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L'Archivio della Camera dei deputati nasce nel 1848, a meno di un mese dalla prima seduta della Camera del Regno di Sardegna, con la nomina di un funzionario cui è attribuito il compito di bibliotecario-archivista.
In seguito l'archivio viene separato dalla biblioteca e unito agli uffici di segreteria. Trasferito da Torino prima a Firenze e poi a Roma, in seguito ai mutamenti di sede del Parlamento del Regno d'Italia, l'archivio resta nella capitale dell'Unità dal 1871 al 1943. In quell'anno è parzialmente trasferito a Venezia a seguito dello spostamento degli organismi istituzionali della Repubblica sociale italiana nel nord del Paese.
Dopo la Liberazione le carte dell'archivio tornano a Roma e progressivamente la sezione storica (quella cioè costituita dagli originali dei documenti prodotti nello svolgersi dei compiti istituzionali della Camera) acquista una relativa indipendenza funzionale dall'archivio corrente, depositario dei documenti a stampa.
Il suo profilo istituzionale si precisa definitivamente con la legge 3 febbraio 1971 n. 147 che istituisce gli archivi storici dei due rami del Parlamento in coerenza con il principio di autonomia costituzionale delle Camere, sancito dalla Carta del 1948.
Contestualmente viene abrogata la norma, peraltro mai applicata, che prevedeva l'obbligo di versamento all'Archivio centrale dello Stato dei documenti degli organi legislativi (DPR 30 settembre 1963 n. 1409).
In attuazione della legge 147/1971 l'articolo 28 del Regolamento dei servizi della Camera attribuisce all'Archivio storico il ruolo di istituto culturale dotato di propria autonomia organizzativa. Il suo funzionamento è disciplinato dal Regolamento approvato, con le ultime modifiche, dall'Ufficio di Presidenza della Camera il 29 settembre 1994.
Dal 1982 l'Archivio storico ha sede nel palazzo di via del Seminario (dove si trova anche la Biblioteca della Camera); il restauro e il trasferimento dei fondi nella nuova sede sono stati completati nel 1991.