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Tagliente


PRESIDENTE. Sempre per il settore dell'agricoltura ha la parola il presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo, Giuseppe Tagliente.

GIUSEPPE TAGLIENTE, Presidente del Consiglio regionale dell'Abruzzo. La novella costituzionale del Titolo V ha aperto problematiche di notevole respiro, soprattutto per quanto concerne i rapporti tra istituzioni ed all'interno di queste tra Organi.
Occorre in questa fase, dunque, ricercare e dare regole certe e momenti di confronto tra Organi legislativi, sia di livello politico che tecnico.
Non sfugge certamente l'attuale esigenza, infatti, di ribilanciare gli assi della politica che la Costituzione ha spsostato a favore di governi forti cui certamente non ha inteso contrapporre Assemblee deboli.
Se questo è l'assunto, sono le funzioni precipue delle Assemblee che devono essere valorizzate e potenziate secondo percorsi nuovi in grado di svilupparle nella direzione della rappresentanza democratica, della legislazione, del controllo.
Sembra di poter affermare che il percorso del rapporto diretto, che trova radicamento nella funzione della rappresentanza, possa essere la migliore risposta per il superamento dei conflitti di competenza.
Il livello regionale, in questo contesto, si accinge ad aprire un più ampio dialogo con i soggetti del sistema regionale portatori di rappresentanza specifica. Parlare di autonomie locali è oggi forse inadeguato se si trascurano le autonomie funzionali.
Parimenti, è il raccordo tra istituzioni assembleari regionali con il Parlamento nazionale e con quello Europeo che può servire a superare sul piano della legislazione la conflittualità, sempre in agguato.
Un primo passo in questa diezione è nelle modifiche regolamentari delle due Camere del Parlamento, che aprendo la partecipazione delle Regioni alla così detta "Bicameralina", certamente muovono su tale percorso.
Meno condivisibile, in verità, è la condizione in cui anche questo aspetto è venuto a maturarsi; se è vero, infatti, che dagli Statuti regionali dovranno venire, le risposte, è, però, necessario che non sussistano dubbi sul piano interpretativo che le rappresentanze siano di eletti e di nomina consiliare.
Tuttavia il processo non può ritenersi esaurito in tale primo passo, necesstà che a questo seguano più decise azioni rivolte anche al giudice costituzionale ed alla Unione europea, presso la quale le Regioni devono domani, ancor più di oggi, svolgere la loro funzione nel quadro della partecipazione alla legislazione.
Ovviamente anche le Regioni devono assolvere al proprio impegno attraverso la massima esaltazione delle loro funzioni assembleari, cui deve corrispondere la qualificazione del prodotto legislativo e delle azioni di controllo delle politiche.
Sono quindi il dialogo ed il confronto che possono contenere i momenti di conflitto, ma nel rispetto delle reciproche funzioni e competenze.
Poco potrà risolvere una norma rigida ed una regola-cornice per tutte le stagioni; molto potrebbe una ulteriore modifica costituzionale che con i nuovi Statuti regionali ha certamente il potere di rivedere il rapporto dei livelli di legislazione e quello tra organi.
Riteniamo che più marcata deve essere la distinzione tra le funzioni: legislativa e di governo, che, non ponendosi in contrasto, devono tornare ad essere gli elementi fondanti del sistema.
L'analisi effettuata per l'Abruzzo sul tema dell'Agricoltura ha dimostrato significativamente l'esistenza di tutta questa problematica come appena ha rilevato anche il Presidente De Ghislanzoni.
Si ha, infatti, qui, una produzione legislativa ancora moderata, ancora per lo più contenuta nell'alveo di quella statale in materia, con alcune prime tendenze, che potrebbero però svilupparsi sino a condurre anche a momenti di conflitto, soprattutto in tema di ambiente, di prodotti fitosanitari, di caccia e di agriturismo.
Ciò è avvenuto o non è avvenuto, perchè le intese in sede di Conferenza Stato-Regioni hanno retto ma sono intese che non hanno registrato in alcun modo l'apporto delle Assemblee.
In definitiva occorre potenziare i momenti di raccordo politico ma forse anche tecnico, perchè sia reso possibile il dialogo costruttivo in un contesto di democrazia partecipata dai diversi livelli di rappresentanza, le cui regole debbono però essere scritte insieme anche per fissare il valore reciproco del momento partecipativo.
Indubbiamente tutti gli strumenti di collaborazione e dialogo potranno mostrare ancora la propria utilità, ma sicuramente la risposta più compiuta non potrà che venire dalla così detta camera delle Regioni.
Nell'immediato, la realizzazione di strumenti paralleli a quelli del Parlamento nazionale, come la costituzione di un Comitato regionale per la legislazione, che è stato in questa sede ipotizzato ed al quale il Consiglio regionale dell'Abruzzo sta lavorando, potrebbe dare una prima risposta e in qualche modo colmare il provvisorio.

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