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Seduta del 9/3/2004


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Esame testimoniale del procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma, Antonino Intelisano.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale del procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma, Antonino Intelisano.
Procuratore, innanzitutto la ringraziamo per essere intervenuto, non senza chiederle scusa per il ritardo con il quale si procede al suo esame, ma purtroppo si è protratta la precedente audizione, cominciata con ritardo perché abbiamo avuto votazioni in Assemblea fino a tarda serata per il decreto-legge sull'Iraq e, quindi, lei ci vorrà comprendere.
Devo solo avvertirla, sapendo bene che non ce n'è bisogno, che lei in questa sede è sentito come testimone, non perché noi abbiamo fatto una scelta di distinguere dalla solite e consuete audizioni alle quali si procede nelle Commissioni parlamentari di inchiesta, ma perché l'atto istitutivo di questa Commissione prevede soltanto la possibilità di procedere all'esame con le forme della testimonianza e con le relative responsabilità, delle quali non le faccio nemmeno cenno perché lei le conosce meglio di tutti noi.
Fatta questa premessa, ci può dare le sue generalità.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Mi chiamo Antonino Intelisano, sono nato a Sambuca il 26 aprile 1943; risiedo a Roma e sono domiciliato in via Nicola Pellati, n. 60.

PRESIDENTE. Attualmente in carica?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma.

PRESIDENTE. Grazie. Come lei sa, questa Commissione si interessa della vicenda legata all'uccisione di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, verificatasi il 20 marzo 1994, nelle circostanze che sicuramente lei conosce, forse anche per ragioni del suo ufficio.
Ci risulta che in alcune attività di indagine da lei svolte e forse anche in relazione ad attività parallele a quelle di indagine in senso stretto, lei si è imbattuto nella vicenda di Ilaria Alpi e di Hrovatin. Voi avete fatto qualche inchiesta specifica sulla vicenda o no?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Mi sono imbattuto più volte, marginalmente, nella vicenda relativa alla morte di Ilaria Alpi, perché la procura militare di Roma, ai sensi dell'articolo 9 della legge n. 180 del 1981, ha la competenza funzionale per i reati militari commessi all'estero.
In relazione a vicende connesse con la missione militare italiana in Somalia, più volte - ripeto, sia pure marginalmente - mi sono imbattuto nella vicenda della quale si occupa la Commissione. Tuttavia, per motivi di difetto di giurisdizione, ho sempre passato la mano, come si dice, cioè


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ho investito, di volta in volta, l'autorità giudiziaria ordinaria competente in questa materia.

PRESIDENTE. Le chiedo scusa: della missione in Somalia si è interessato anche con riferimento al problema delle presunte violenze esercitate su cittadini o militari somali?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Nella fase iniziale sì, perché i rapporti sono venuti a me, però anche in quel caso si trattava di reati comuni, per cui sin dalla vicenda che riguardò - uso un termine giornalistico - l'incaprettamento di soggetti ostili, che erano stati ritratti da un giornalista, le cui foto erano state pubblicate su Epoca, fino ad altre vicende ...

PRESIDENTE. Forse su Panorama?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Sì ... che poi furono pubblicate, in particolare, da Panorama. In tutti questi casi io ho fatto un po', come dire, da smistatore di inchieste, perché, com'è noto, l'articolo 10 del codice di procedura penale prevede la competenza ad occuparsi di fatti costituenti reati comuni in ragione del domicilio, della residenza o della dimora della persona accusata dei fatti o, in ultima analisi, la competenza si radica in funzione della procura che se ne è occupata per prima, ma sempre la procura ordinaria, non quella militare.

PRESIDENTE. Con riferimento alla missione in Somalia ed ai fatti ai quali lei si è riferito fino ad un attimo fa, aggiungendo poi di avere trasmesso, per difetto di giurisdizione, gli atti alla magistratura ordinaria, ci fu una commissione presieduta dall'allora ex presidente della Corte costituzionale, Ettore Gallo, che svolse delle indagini, svolse delle audizioni e poi rassegnò delle conclusioni, che mi pare di ricordare fossero sostanzialmente liberatorie, diciamo, per la parte italiana.
Lei si è interessato anche di ciò? Le pongo la domanda perché, all'interno della vicenda della quale la Commissione parlamentare di inchiesta si sta interessando, ci sono anche delle indicazioni che vanno verso una sorta di possibile reazione, che si sarebbe verificata con l'uccisione di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin, a questo tipo di violenze che si diceva fossero state praticate in Somalia da nostri connazionali.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Per quanto riguarda i lavori della commissione Gallo, io non ne ho fatto parte, ovviamente, perché era una commissione ...

PRESIDENTE. Le chiedo se le siano rivenuti come atti per ragione del suo ufficio.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Naturalmente, conosco gli atti. So per certo che la seconda parte dei lavori della commissione Gallo fu innescata da un memoriale che era stato consegnato al mio ufficio.
Il memoriale era stato consegnato dalla compagna di vita di un sottufficiale dei carabinieri, il maresciallo Aloi; la signora, che credo si chiamasse Giuseppina Guerriero, venne da me e presentò un corposo memoriale. Il memoriale fu poi confermato dal sottufficiale e, in seguito al clamore che suscitò quel memoriale, la commissione Gallo riprese la propria attività e produsse la seconda relazione, più corposa rispetto alla prima.
In uno dei passaggi di questo memoriale il sottufficiale dell'Arma riferiva che, secondo lui - naturalmente c'era una costellazione di fatti; io mi limito solo a quelli di interesse per la Commissione -, l'uccisione poteva essere avvenuta perché la giornalista aveva fatto un'indagine mirata e aveva scoperto delle verità scomode


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che coinvolgevano pesantemente nostri militari; per intenderci: stupri nei confronti di appartenenti alla popolazione femminile locale e cose di questo genere. In particolare, l'Aloi riferiva che era stato, insieme alla giornalista, testimone di fatti sconcertanti.
Per tutte le parti del memoriale che concernevano reati di competenza dell'autorità giudiziaria ordinaria - una molteplicità di casi: dall'uccisione di Li Causi, ad esempio, che era un appartenente ai Servizi o comunque un militare italiano, all'omicidio Mandolini in quel di Livorno, ed altri - il verbale in pratica venne segmentato nelle parti di interesse e mandato alle procure ordinarie competenti.

PRESIDENTE. Ed è avvenuto anche per la parte relativa al collegamento che veniva fatto con Ilaria Alpi?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Certamente. Peraltro, quando è venuto fuori il verbale, già era esplosa la vicenda di Panorama, con i maltrattamenti a carico di somali.

PRESIDENTE. Quindi, lei non ha fatto nessuna indagine su questi possibili collegamenti? Ha immediatamente rimesso gli atti all'autorità giudiziaria ordinaria?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Nessuna, perché, come ripeto, la più rilevante fu un'indagine che arrivò a Milano, in cui l'accusa era relativa all'uccisione di un bambino somalo da parte di un ufficiale italiano, una vicenda della quale credo si sia occupato anche lei.

PRESIDENTE. Ha avuto altre notizie, direttamente o indirettamente collegate con l'esercizio della sua funzione di procuratore militare?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Sì, relativamente alla vicenda Alpi, l'unico dato è questo ...

PRESIDENTE. Perché sia chiaro, siccome poi si fa dietrologia sulle Commissioni parlamentari di inchiesta, la domanda ha una ragione evidente; io non ho la sfera di cristallo, ma è meglio dire che, in occasione di un incontro informale che ho avuto con il procuratore militare, sono venuto a conoscenza di questa circostanza di cui lo pregai immediatamente di riferire alla Commissione.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. In pratica, quando ero, insieme alla commissione Gallo, di ritorno dalla Somalia con un aereo militare ... Ero sullo stesso aereo, anche se non facevo parte della commissione, perché per ottimizzare la spesa, ognuno per la parte di rispettiva competenza, avevamo usato lo stesso aereo, ma io andavo per vicende di carattere giudiziario e la commissione andava per esperire il suo mandato. Nel viaggio di ritorno, oltre ad avere sullo stesso aereo alcuni giornalisti - almeno due, ricordo -, era con noi anche un diplomatico, l'incaricato d'affari allora in Somalia, che credo oggi sia ambasciatore in uno Stato africano, ma non saprei quale, di cui ricordo il cognome, Cassini.
Cassini mi avvicinò e mi disse: io potrei metterla in contatto con persone che potrebbero essere disponibili anche a parlare dell'uccisione di Ilaria Alpi perché hanno individuato, sono a conoscenza degli autori del fatto. Io dissi: prendo atto di quello che mi dice. Ovviamente, se c'è questa disponibilità, che poi è anche un obbligo da parte sua, appena arrivato a Roma lo riferirò a chi di competenza. Tornato a Roma, riferii l'accaduto al procuratore Vecchione ed al dottor Ionta. So che poi il dottor Cassini è stato sentito da loro, però ovviamente, anche per una questione di doveroso riserbo da parte mia, non ho più approfondito né chiesto.

PRESIDENTE. Posso chiederle, procuratore, se quando dette questa informazione


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alla procura di Roma lei sia stato assunto a verbale o sia rimasta traccia di questa sua informazione.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. No, sicuramente non c'è stata traccia di questa cosa. Ho dato semplicemente questa indicazione e ho fornito anche i riferimenti telefonici del dottor Cassini. So per certo - non posso essere più preciso per quanto riguarda le date - che il contatto ci fu.

PRESIDENTE. Il dottor Cassini non andò oltre quanto lei ha qui dichiarato o entrò in qualche particolare in più con lei rispetto a queste sue consapevolezze?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Non fece nomi, anche perché io opposi un fine di non ricevere ....

PRESIDENTE. Nomi no, ma, quando parlava dei possibili responsabili di questo delitto, fece riferimento a persone somale o a persone italiane?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Fece riferimento - questo lo ricordo per certo - a personaggi somali che pretendevano - lo dico con le parole che mi furono riferite allora - un salvacondotto per collaborare, ma di più non so.

PRESIDENTE. Anche questo frammento di informativa lei lo trasmise all'autorità giudiziaria ordinaria?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Verbalmente.

PRESIDENTE. Sempre verbalmente. Quindi, si trattava di persone che volevano un salvacondotto, dalla Somalia verso l'Italia ovviamente, ma quando le ha parlato - lo faccio solo per sollecitare la memoria, non per altro - dei possibili responsabili ha fatto riferimento - mi permetto di ribadire la domanda - a persone somale o a persone italiane o a persone somale e italiane?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Ha fatto riferimento a persone che erano in grado di riferire in ordine alla individuazione dei soggetti.

PRESIDENTE. Chi era questo dottor Cassini, o chi è?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Siccome dovevo venire qui stasera, ho rintracciato il biglietto da visita che mi diede. Le leggo quale era all'epoca: «consigliere diplomatico». So dai giornali che successivamente è stato nominato ambasciatore; onestamente, non ricordo di quale Stato africano. Questo me lo diede sull'aereo militare che ci riportava in Italia.

PRESIDENTE. Come mai lui era in Somalia e tornava indietro?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Il suo incarico ufficiale era quello di incaricato d'affari, perché in Somalia - è un fatto notorio - non solo non c'era una forma di Governo, ma addirittura neanche una forma di Stato, c'era una lotta tribale e, quindi, c'era un tentativo di tenere relazioni paradiplomatiche in quel caos e c'era questo diplomatico che era incaricato di affari.

PRESIDENTE. Procuratore, che anno era quando lei ha incontrato il dottor Cassini?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Onestamente non me lo ricordo, però lo possiamo ricostruire


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perché fu lo stesso anno in cui andò la commissione Gallo. Presumo, ma posso sbagliarmi, che fosse il 1997.

PRESIDENTE. Lei nel 1997, dunque, è andato in Somalia e mi pare di aver capito che lei sia andato in Somalia per ragioni del suo ufficio.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Certo.

PRESIDENTE. Cioè, siccome fa il procuratore della Repubblica e non il maniscalco, per ragioni investigative.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Certo.

PRESIDENTE. Siccome noi siamo molto arretrati dal punto di vista delle consapevolezze, che servono poi per svolgere la nostra attività di indagine, ci può dire qual era la situazione nel 1997 dal punto di vista della possibilità che l'autorità giudiziaria - militare nel suo caso, ma ordinaria nel nostro caso - potesse svolgere indagini in Somalia e, in particolare, a Mogadiscio?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Attraverso i canali canonici, classici - codice di procedura penale e normativa regolare - era pessima, perché, come ripeto, non c'era una forma di Governo, ma addirittura - e questa è una valutazione non solo mia - non c'era una forma di Stato. Era una situazione veramente aperta a scontri tribali: una rogatoria a chi si mandava?
Quando io andai giù, lo feci anche per rendermi conto personalmente della possibilità di indirizzare le indagini, per la parte di mia competenza, verso canali più precisi e mi resi conto che la situazione effettivamente era molto problematica. Addirittura noi non fummo in grado di andare in Somalia e ci fermammo in Kenya perché c'era una situazione di estrema pericolosità, anche sotto il profilo dell'incolumità personale.

PRESIDENTE. Allora?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Sì, siamo stati prima in Kenya e poi ad Addis Abeba, ma non siamo andati in Somalia. Io personalmente non sono mai andato.

PRESIDENTE. Quindi, non vi è stato possibile svolgere indagini?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Per la mia parte, sicuramente no.

PRESIDENTE. E attraverso l'opera dei servizi, militari o civili?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. In quella sede io incontrai il rappresentante locale ...

PRESIDENTE. Di una tribù?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Il nostro «agente all'Avana», se mi passa l'espressione, che venne proprio ad Addis Abeba e mi fece un quadro della situazione assolutamente negativo. Ma neanche la commissione Gallo andò in Somalia, almeno in quella tornata in cui andai io.

PRESIDENTE. Quindi, nessun tentativo. Attualmente la situazione qual è, che lei sappia?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. La situazione è sicuramente di gran lunga migliorata rispetto ad allora. I dettagli non li conosco, però non è comparabile.


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PRESIDENTE. L'onorevole Schmidt ha chiesto di intervenire: ne ha facoltà.

GIULIO SCHMIDT. Dottor Intelisano, corrisponde al vero che, quando le fu consegnato il memoriale, o diario, del maresciallo Aloi, lei secretò questo diario?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. All'inizio, sì.

GIULIO SCHMIDT. Quando tolse il segreto?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Adesso non ricordo. Probabilmente in una con la diramazione del memoriale parcellizzato alle varie procure. Avevo messo il segreto, perché il contenuto di quel memoriale era emotivamente forte, ma per altri aspetti - uso il passato e naturalmente riferisco dell'impressione che mi fece - poteva anche essere un collage di fatti notori appresi in parte dai giornali, ma prevalentemente stando in zona. Quindi, io avevo l'esigenza di andare a fare una verifica in relazione alla genuinità dei fatti che venivano rappresentati ed ecco perché in un primo momento il documento fu secretato.

GIULIO SCHMIDT. Quando le fu consegnato questo diario, lei fu messo al corrente che il diario era già nelle mani dei genitori di Ilaria Alpi?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Ricordo che c'erano stati dei contatti tra la signora Guerriero o, comunque, il maresciallo Aloi e i genitori della giornalista. Anche per verificare questo fatto, ricordo che in un paio di occasioni mi recai nell'abitazione dei genitori della Alpi.

GIULIO SCHMIDT. Confermarono di essere in possesso di copia del diario?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Mi informarono di essere a conoscenza del contenuto del diario, almeno nella parte di loro interesse.

GIULIO SCHMIDT. Per quanto riguarda la parte di interesse su Ilaria Alpi, c'è una coincidenza tra le dichiarazioni, che il maresciallo Aloi riporta, di Li Causi e quelle di Ilaria Alpi. Entrambi avevano paura per la loro vita e tutti e due per lo stesso motivo, cioè la conoscenza di un traffico di armi collegato al traffico di rifiuti radioattivi.
Il maresciallo Aloi è molto preciso nel ricordare l'incontro con Ilaria Alpi e riporta testualmente che Ilaria confessò ad Aloi di essere in possesso di prove certe per quanto riguardava il traffico di armi in cambio di rifiuti radioattivi, tanto è vero che il maresciallo Aloi la consigliò di stare molto attenta. Nello stesso tempo, Ilaria Alpi disse di essere a conoscenza che Li Causi aveva fatto molti rapporti sullo stesso tema, ma che questi non erano stati tenuti in considerazione.
Quindi, risulta da questa testimonianza che già nel luglio del 1993 Ilaria Alpi era a conoscenza di certi fatti. Lei quale valutazione ha dato, tenendo conto di quello che era in atto in quel momento su Ilaria Alpi, di queste dichiarazioni testimoniali di Aloi?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Per quanto riguarda la parte concernente Li Causi, io ho mandato lo stralcio del verbale al procuratore di Trapani, credo che fosse il dottor Garofalo; per quanto riguarda, invece, la vicenda relativa ad Ilaria Alpi, ho mandato gli atti alla procura ordinaria di Roma.

GIULIO SCHMIDT. Per quanto riguarda la testimonianza di uno stupro perpetrato ai danni di una somala in presenza di Ilaria Alpi, lei ha fatto delle verifiche?


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ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Come ripeto, anche questo era un reato ordinario. Il limite in quella missione, per una serie di tecnicalità procedurali, era che mi dovevo arrestare tutte le volte in cui c'era un problema di reati ordinari.

GIULIO SCHMIDT. Infine, l'ultima domanda: il memoriale di Aloi è stato considerato attendibile o no?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. I riscontri di verosimiglianza o inverosimiglianza si possono fare quando si ha la possibilità di andare personalmente, per ragioni del proprio ufficio, a verificare tutti i singoli episodi.
Le posso dire che noi non abbiamo opposto un fine di non ricevere. La signora Guerriero è venuta da noi, ha impegnato il mio personale di polizia giudiziaria per più giorni, il materiale lo abbiamo raccolto noi per primi, abbiamo sentito poi il maresciallo Aloi, il quale ci ha dato anche tutti i canovacci, gli stralci del diario in cui, prima ancora di ridisegnare tutto il memoriale in termini completi, aveva fatto le sue annotazioni.
Quindi, ci siamo posti, di fronte alle rivelazioni del sottufficiale, con la massima disponibilità e con la massima apertura. Va da sé che tutte le volte in cui c'era un problema di difetto di giurisdizione, che è ancora più radicale del difetto di competenza, dovevamo passare la mano ed è cosa che abbiamo fatto.

GIULIO SCHMIDT. Per quale motivo venne la signora Guerriero e non personalmente il maresciallo Aloi?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Probabilmente perché aveva una sorta di pregiudizio e pensava di poter incappare anche in alcune ritorsioni, tra virgolette, interne. Mandando in avanscoperta la compagna, che era un'estranea alle Forze armate ... ma questa è una mia impressione.

GIULIO SCHMIDT. La signora Guerriero non disse: sono qua per questo motivo a presentare questo diario?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. La Guerriero disse che voleva fare delle rivelazioni importanti. Naturalmente noi ci ponemmo anche il problema della genuinità e venimmo a conoscenza che c'era un contenzioso tra l'Aloi e l'Arma dei carabinieri relativamente alla non utilizzabilità di un alloggio di servizio perché il rapporto parafamiliare tra i due non era un rapporto matrimoniale e, quindi, non rientrava nei canoni. Ciò perché - lo dico a me stesso - la prima cosa è andare a verificare la genuinità delle fonti, vedere quale pulsione, nobile o meno nobile, di vendetta o altro, spinge una persona; può essere anche un fine di giustizia, però noi avevamo l'obbligo, quanto meno, di ipotizzare il quadro, la gamma delle possibili spiegazioni.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Bulgarelli.

MAURO BULGARELLI. Signor procuratore, le vorrei porre alcune domande in relazione a Li Causi e, in particolare, se è stata scartata l'ipotesi di fuoco amico per l'uccisione di Li Causi e se è stata fatta l'autopsia su Vincenzo Li Causi.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Relativamente all'omicidio o alla vicenda Li Causi, non sono in grado di dire più di quello che ho riferito, perché, se Li Causi fu ucciso da un soggetto ostile, si tratta di un reato comune di competenza dell'autorità giudiziaria ordinaria, mentre, se Li Causi fu ucciso per omicidio colposo, quindi non un omicidio volontario, l'ipotesi dell'omicidio colposo, per quelle tecnicalità procedurali di cui parlavo, sfugge alla competenza dell'autorità giudiziaria militare, che è una competenza oggi abbastanza


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frammentata, abbastanza singolare, residuale, per una serie di vicende, anche istituzionali, in parte note.

PRESIDENTE. Però, chi svolge l'indagine per stabilire se sia omicidio colposo o omicidio consumato da persone non rivestenti la qualità di militare?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. I primi accertamenti li abbiamo fatti noi e parlavano di un intervento fatto nel corso di un trasferimento con i camion. In quella occasione era stato colpito.
Non voglio dire che noi non abbiamo fatto i primi accertamenti, però da essi emergeva un difetto di giurisdizione da parte nostra.

MAURO BULGARELLI. Mi risulta che alcuni militari abbiano dichiarato al dottor Ionta che il sospettato dell'omicidio Li Causi era stato individuato quasi subito, tant'è che gli uomini del SISMI a Balahd avevano teso una «trappola» per arrestarlo, ma furono bloccati dal capo centro SISMI di Mogadiscio. Le risulta?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. Non mi risulta.

MAURO BULGARELLI. Le risulta che ci sia una discrepanza nelle versioni dei diversi testimoni oculari riguardo al fatto che Li Causi sia arrivato vivo o morto a Balahd? Ossia, i militari che erano con lui hanno dichiarato che era morto, mentre il medico, poi Fiore e Attanasio dicono che era vivo e in grado di capire e parlare almeno per un quarto d'ora. È chiaro che se fosse arrivato vivo avrebbe potuto dire qualcosa riguardo all'agguato. Le risulta questa discrepanza?

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. No, neanche questo mi risulta, perché - ripeto - le carte andarono subito all'autorità giudiziaria ordinaria. C'è un po' la segmentazione che c'è anche attualmente per Nassirija, rispetto alla quale abbiamo la competenza relativamente a vicende in ipotesi verificatesi all'interno degli appartenenti alla missione italiana, mentre relativamente alla responsabilità per i soggetti ostili la competenza è della procura ordinaria, pur essendo in regime di applicazione del codice di guerra, che è abbastanza diverso dal regime penale che caratterizzava i fatti somali.

MAURO BULGARELLI. Le risulta o meno la presenza a Balahd all'arrivo di Li Causi della crocerossina, Maria Cristina Luinetti, uccisa poco tempo dopo a Mogadiscio.

ANTONINO INTELISANO, Procuratore militare della Repubblica presso il tribunale militare di Roma. So molto poco di quella vicenda per i problemi che le ho detto. Quindi, anche questo dato non mi risulta.

PRESIDENTE. Grazie per la disponibilità e per le informazioni che ci ha dato.
Dichiaro concluso l'esame testimoniale.

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