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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale del giornalista Riccardo Bocca, del periodico L'Espresso, al quale facciamo presente che è ascoltato con le forme della testimonianza. Ciò significa, come gli è ben noto, non soltanto che si debba rispondere alle domande del presidente e dei commissari, ma soprattutto che si dica la verità. Poi valuteremo, di volta in volta - perché mi rendo conto che la questione è un po' delicata - per quanta parte sia possibile che lei si avvalga del segreto giornalistico.
La avverto che è stato attivato l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Nel momento in cui lei volesse dire delle cose riservate, ci avverta e disattiveremo il circuito.
La prego di declinare le sue generalità: luogo, data di nascita, residenza, attività lavorativa e quant'altro.
RICCARDO BOCCA. Sono Riccardo Bocca, nato a Milano il 13 novembre 1964, sono residente a Roma, in via Alessandria n. 63, di professione giornalista, grado caporedattore, attività relativa a tamburino, inchieste e servizi speciali presso il settimanale L'Espresso.
PRESIDENTE. Lei lavora da molto tempo a L'Espresso?
RICCARDO BOCCA. Dal 5 gennaio 2000.
PRESIDENTE. Di quali inchieste, tra quelle più importanti, si è occupato in questi cinque anni?
RICCARDO BOCCA. Prima lavoravo come caporedattore dell'attualità e, quindi, non svolgevo inchieste, ma mi occupavo di farle svolgere.
In una seconda fase, più recente - non vorrei sbagliare le date -, verso la fine del 2003, ho cambiato incarico, occupandomi delle inchieste, ed ho svolto attività relative ai generi più disparati, come la questione
carceraria o le cartolarizzazioni, vicende che molto spesso sono nate da stimoli provenienti dall'attualità o anche, a volte, dalla casualità o da indicazioni.
PRESIDENTE. Di traffici di rifiuti tossici o di armi - per venire subito al tema di nostro particolare interesse - nel passato si è mai interessato o è stata la prima volta che si è imbattuto in questo settore così delicato?
RICCARDO BOCCA. È stata la prima volta.
PRESIDENTE. Come è accaduto che si sia interessato di queste cose? Le è stato proposto come tema di indagine, di approfondimento da parte di qualcuno.
PRESIDENTE. Oppure è stata una richiesta della direzione de L'Espresso?
RICCARDO BOCCA. È stato piuttosto casuale, nel senso che mi ricordavo molto lontanamente la vicenda della motonave Rosso, che è del 1990, per cui...
PRESIDENTE. Ma non l'aveva fatta lei?
RICCARDO BOCCA. No, io sono del 1964 e nel 1990 stavo diventando professionista: ogni cosa a suo tempo! Era una storia importante e sono usciti alcuni articoli sui giornali locali e su Internet, ci sono state iniziative di associazioni ambientaliste. Io onestamente la conoscevo come tutti, cioè in modo molto generico. La cosa mi ha incuriosito - uso questo termine tra virgolette -, mi ha interessato ed ho iniziato ad occuparmene.
PRESIDENTE. C'è stato qualche elemento scatenante che ha determinato questa curiosità?
RICCARDO BOCCA. Molto sinceramente, è come per tutte le vicende che ahimè durano una quantità di anni incredibile - sto parlando ovviamente in chiave generica -, per certi versi anche a danno delle persone interessate, perché, da una parte, ci sono le esigenze di chi indaga e, dall'altra parte, quelle di coloro che invece si trovano per lungo tempo in una situazione ambigua. Pertanto, purtroppo, come per il tema di cui si occupa la Commissione, anche in quel caso c'erano questi presupposti e, quindi, ero curioso di capire quale fosse lo stato dell'arte in tutta questa vicenda.
PRESIDENTE. Ha svolto attività d'indagine, di ricerca o comunque di acquisizione di elementi, da solo o insieme ad altri giornalisti? Si è confrontato con altri suoi colleghi, magari un po' più esperti di lei (non per esperienza in senso assoluto, ma nel settore), oppure è stata un'iniziativa assolutamente isolata, nel senso che ha fatto tutto da solo? Si è messo in contatto con persone che, anche dalla letteratura con la quale si sarà confrontato prima di cominciare a scrivere, risultava che avessero invece dedicato parecchio tempo della loro attività professionale a questo settore?
RICCARDO BOCCA. Ho quarant'anni ed ho iniziato, come le ho detto, a fare questo mestiere nel 1985 con un maestro, Lamberto Sechi, che mi ha insegnato a ragionare con la mia testa. Quindi la cosa che ho fatto è documentarmi nel modo che ritenevo più serio e ovviamente con l'avallo dei miei superiori, con la correttezza che in questi casi è fondamentale, nel rispetto di tutti.
PRESIDENTE. Come ha fatto a fare queste ricerche? I punti di accertamento, i filoni di indagine... Capisco che se uno è bravo, è bravo, e quindi fa di tutto...
RICCARDO BOCCA. No, per l'amor di Dio, non era un elemento di vanità. Ci mancherebbe.
PRESIDENTE. Per carità. Mi pare di capire che nella sua vita professionale sia
la prima volta che si interessa di rifiuti. L'articolo o gli articoli pubblicati in questo periodo sulla questione...
RICCARDO BOCCA. Dal giugno dell'anno scorso.
PRESIDENTE. Per la Jolly Rosso, mi pare.
RICCARDO BOCCA. Per la motonave Rosso, sì.
PRESIDENTE. Partiamo dalla Jolly Rosso: come le viene in mente, per dirlo in maniera molto semplice, di approfondire il tema della Jolly Rosso? Qualcuno le ha sollecitato questa attenzione?
RICCARDO BOCCA. No. La realtà è molto più semplice: come le dicevo, sono usciti alcuni articoli su vari giornali. Adesso onestamente non ricordo... Li ho trovati su Internet; c'erano articoli su questo tema, che non conoscevo, o meglio, mi ricordavo benissimo della vicenda, ma sfido chiunque a ripercorrerla in modo professionale. Ho iniziato ad approfondire la questione e sono arrivato a questo anche perché c'erano state nel tempo delle attività di associazioni ambientaliste che, stando agli archivi che noi abbiamo a disposizione, avevano per lungo tempo ripercorso queste vicende insieme ai giornalisti. Molto spesso - questo è un po' il fascino del mestiere che svolgiamo - le inchieste, non solo in questo settore, perché ripeto che svolgo anche inchieste totalmente differenti, partono da spunti casuali oppure da curiosità personali. Non dico il «fiuto» ma l'attenzione del giornalista è anche quella di cogliere dei temi che possano poi svilupparsi in modo proficuo. Questo è.
PRESIDENTE. Partendo dalla Jolly Rosso per arrivare poi alla questione di Rotondella, in questo percorso di un anno ci sono state occasioni e situazioni in cui lei si è confrontato con altri suoi colleghi?
PRESIDENTE. Lei conosce i giornalisti di Famiglia Cristiana Scalettari, Chiara e Carazzolo?
RICCARDO BOCCA. Con «conosce» che cosa intende? Se conosco le firme o le persone?
RICCARDO BOCCA. No, non le conosco.
PRESIDENTE. Non ha avuto mai modo di parlare con loro di questi problemi, magari telefonicamente, senza conoscervi di persona?
PRESIDENTE. Conosce Roberto Di Nunzio?
RICCARDO BOCCA. No. So chi è, perché ho seguito i fatti via agenzie, ma non lo conosco.
PRESIDENTE. Quindi, ha fatto tutto da solo.
RICCARDO BOCCA. Voglio dire, ma lo faccio per scrupolo di precisione assoluta, che non escludo, ma onestamente non sono in grado di dirglielo in nessun modo con precisione, di aver ricevuto una volta una e-mail che parlava di Di Nunzio, ma non so neanche se fosse sua o se fosse uscito qualcosa... Io non ho mai avuto contatti...
PRESIDENTE. Le riceviamo tutti.
RICCARDO BOCCA. Ah ecco... Non ho memoria perché non è persona che conosco.
PRESIDENTE. Conosce Luigi Grimaldi?
PRESIDENTE. Come suo collega, come scrittore di libri..
RICCARDO BOCCA. Intende il giornalista che lavorava al TG3?
RICCARDO BOCCA. Non lo conosco.
PRESIDENTE. RAI Tre, più che TG3.
PRESIDENTE. Ha conosciuto Torrealta?
RICCARDO BOCCA. Mai. È un giornalista che conosco per quello che fa.
PRESIDENTE. Certo. Passiamo dai rifiuti e dalle armi ai collegamenti con la Somalia e con la vicenda dell'uccisione dei due giornalisti italiani, Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Come arriva all'interesse specifico del rapporto tra Somalia e rifiuti e, anch'esso specifico, tra l'uccisione dei due giornalisti ed il traffico di rifiuti?
RICCARDO BOCCA. Devo dire che, prima di tutto, mai avrei pensato che il lavoro che stavo svolgendo all'inizio ad un certo punto collimasse con l'argomento che è al centro della questione che trattate, per una ragione molto semplice...
PRESIDENTE. Quali sono gli elementi che le hanno fatto ritenere che l'indagine che lei stava svolgendo sul traffico di rifiuti avesse una - come dice lei - sconvolgente attinenza con i fatti dei quali noi ci interessiamo?
RICCARDO BOCCA. No... Io personalmente, proprio per la delicatezza della questione trattata, come si trova anche negli articoli che ho scritto, non ho proceduto per un'opinione, perché credo sia sbagliato, profondamente sbagliato, per una persona che svolge il tipo di mestiere che svolgo io, sostituirsi a delle attività d'indagine di una Commissione o dei magistrati. Quindi nel momento in cui ci sono state delle documentazioni - mi vengono in mente le cose che ho scritto nei miei pezzi - nelle quali veniva fatto questo collegamento, non da me, mi è sembrato corretto presentare queste questioni illustrandole nello specifico.
PRESIDENTE. Quindi, non ha riscontrato elementi di fatto di collegamento tra il traffico di rifiuti o di armi e l'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.
RICCARDO BOCCA. No, non ho detto questo. Io non ho svolto il mio lavoro per dimostrare una tesi, affatto, anche perché come le dico...
PRESIDENTE. Dato che nei suoi articoli si parla con una certa non dico insistenza ma chiarezza delle interconnessioni tra questi traffici e l'uccisione dei due giornalisti italiani, le chiedo innanzitutto: lei, nella sua indagine giornalistica, si è imbattuto, al di là dei riscontri di letteratura, per così dire, in circostanze di fatto che l'hanno fatta «saltare sulla sedia» e le hanno fatto dire: questo è un elemento che io interpreto come in collegamento tra il traffico di rifiuti o armi e l'uccisione dei giornalisti?
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni, presidente. Per rispondere...
PRESIDENTE. Lei può anche non rispondere...
RICCARDO BOCCA. No, io rispondo. È l'approccio...
PRESIDENTE. Il nostro è un approccio diverso da quello giornalistico.
RICCARDO BOCCA. È quello che sto dicendo. Ha perfettamente ragione, è quello che sto dicendo anche io. Il mio approccio è totalmente diverso, nel senso che non ho scritto degli articoli per dimostrare...
PRESIDENTE. Guardi, mi segua un attimo, poi veniamo al suo approccio. Intanto veniamo all'approccio nostro, perché è quello che ci interessa in questa sede. Le ripeto la domanda: nell'attività di investigazione giornalistica che lei ha fatto, si è imbattuto in elementi di fatto che lei ha interpretato nel senso che essi testimoniassero di una correlazione causale od occasionale tra l'uccisione dei due giornalisti e il traffico di rifiuti tossico-nocivi o radioattivi e armi in Somalia?
RICCARDO BOCCA. Ho trovato documentazioni di persone che questo sostenevano.
RICCARDO BOCCA. E questo è stato il livello di lavoro cui sono arrivato.
RICCARDO BOCCA. Questa è la risposta. Non ho svolto...
PRESIDENTE. Allora, «documentazioni di persone» che significa?
RICCARDO BOCCA. Per esempio, in un articolo c'era una documentazione pubblica, perché già pubblicata da un altro giornale, come dichiarato fin dalle primissime righe...
PRESIDENTE. Mi faccia un esempio di documentazione pubblica.
RICCARDO BOCCA. Il dibattito, una rivista che è stata poi al centro di mille sequestri e di molte vicende controverse, nelle quali venivano riproposti dei documenti dell'indagine che era stata svolta da Reggio Calabria, nella quale i magistrati stessi avevano aperto un fascicolo concernente i rapporti tra il traffico di rifiuti...
PRESIDENTE. Sì, ma questi non sono né fatti né elementi; sono - diciamo così - una letteratura alla quale lei si è riferito.
PRESIDENTE. Ho capito. Gli elementi di fatto sono quelli contenuti nella letteratura di repertorio con la quale lei si è confrontato di volta in volta. Le dico subito che per esempio per Reggio Calabria noi abbiamo proceduto ad un approfondimento e, rispetto a quanto è stato scritto nel giugno dello scorso anno, le cose stavano in maniera completamente diversa. Infatti, il famoso certificato di morte di Ilaria Alpi, che sarebbe stato sequestrato a Comerio, non è mai esistito, né è stato mai trasmesso ad alcuna altra autorità; pertanto, se lei prende questo dato dalla letteratura giornalista, fa il suo mestiere, lo utilizza e per lei è un elemento sufficiente per poter andare avanti.
RICCARDO BOCCA. Io mi sono limitato, nel momento in cui un magistrato fa delle dichiarazioni... come vede nei miei articoli ogni volta...
PRESIDENTE. Infatti. Bravissimo. È esattamente questo che volevo sapere. La dichiarazione del magistrato è stata per lei, giustamente...
RICCARDO BOCCA. L'ho riportata correttamente e in modo non smentibile.
PRESIDENTE. Le comunico che quella dichiarazione era assolutamente infondata. Quindi, il livello del suo approccio, dal punto di vista dei dati con i quali confrontarsi e sulla base dei quali fare delle riflessioni è questo. Dunque, riscontri nei luoghi, con le persone, nei fatti, al di là di Rotondella, di cui adesso parleremo, non ne ha effettuati.
RICCARDO BOCCA. Ho riportato della documentazione, che avevo, come le ho appena detto, recuperato in modo evidente, nel momento in cui in questa documentazione c'erano delle persone «ufficiali», delle persone che parlavano in riferimento alle indagini che avevano svolto. Dopo di che, proprio per questo mi è sembrato molto corretto, in ogni articolo
che ho scritto, sottolineare il fatto, fondamentale, secondo me, per chi scrive articoli di questo tipo, che è sempre molto importante che l'autorità giudiziaria o la Commissione che lei presiede svolgano, a parte la questione Alpi, ma in generale... chi ha gli strumenti per approfondire le questioni che vengono poste all'attenzione dai giornali, le sviluppino; questo è un altro mestiere.
PRESIDENTE. Lei ha intervistato parecchie persone. Ricorda di aver intervistato i genitori di Ilaria Alpi?
PRESIDENTE. Come è arrivato ai genitori di Ilaria Alpi?
RICCARDO BOCCA. Ho telefonato ai genitori di Ilaria Alpi.
RICCARDO BOCCA. C'è stato un tramite; non c'è nulla da nascondere, perché è una cosa banale, ma non vorrei mettere in imbarazzo la persona che ha creato il tramite e quindi mi sembra corretto non citare una persona che mi ha messo in collegamento.
PRESIDENTE. Dato che qua problemi di segreti giornalistici non ce ne sono, perché l'intervista è stata pubblicata, mentre noi abbiamo interesse a sapere...
RICCARDO BOCCA. Infatti, fondamentalmente non ho difficoltà a dirlo: ho telefonato all'editore della Kaos Edizioni, per il quale avevo scritto un libro molti anni fa, intitolato L'esecuzione, e ho chiesto se potevo avere un numero di telefono per contattare la famiglia Alpi. Lo dicevo per discrezione.
PRESIDENTE. È una cosa che si può dire.
RICCARDO BOCCA. Sì, non è una cosa sconcia...
PRESIDENTE. Abbiamo appreso anche di una o più interviste rilasciate dal mio collega presidente della Commissione sul ciclo dei rifiuti, Paolo Russo: come è nata questa idea?
RICCARDO BOCCA. È nata di concerto con la direzione del giornale: nel momento in cui abbiamo toccato questi argomenti abbiamo pensato che fosse il caso di sentire anche chi su questo stava lavorando e quindi ho chiamato la segreteria, chiedendo se potevo avere un appuntamento. Poi sono venuto a fare l'intervista. Questo è stato.
PRESIDENTE. Torniamo un attimo sull'inchiesta di Reggio Calabria: come arriva a Reggio Calabria? Come ha saputo che erano pendenti indagini alla procura di Reggio Calabria sulla vicenda della Jolly Rosso?
RICCARDO BOCCA. Perché era una cosa nota. C'era scritto su tutti...
PRESIDENTE. No, non era nota. L'ha resa nota lei, meritoriamente.
RICCARDO BOCCA. No. Non vorrei confondermi, ma negli articoli che erano usciti in passato si spiegava che l'inchiesta sulla Rosso era una parte di un'altra che era stata svolta in precedenza a Reggio Calabria. Anche perché non conoscevo nessuno per cui non...
PRESIDENTE. Ha preso contatto con qualcuno - magistrati, inquirenti, investigatori - a Reggio Calabria?
RICCARDO BOCCA. Non vorrei sbagliare, l'ho scritto in un pezzo. Ripeto, se faccio una citazione errata si può verificare. Ho chiamato - mi sembra - il procuratore capo di Reggio Calabria chiedendo se era possibile consultare i faldoni che riguardavano questa questione...
PRESIDENTE. E glieli ha fatti consultare?
RICCARDO BOCCA. Domandare è lecito, fa parte del mio mestiere! Mi è stato detto di no, ho chiesto la ragione (perché mi sembrava anche giusto) e mi è stato risposto che, per la delicatezza della questione, in qualunque momento potevano esseri riaperti e quindi basta...
PRESIDENTE. Ha avuto colloqui informativi con i magistrati o con inquirenti?
RICCARDO BOCCA. Ho parlato un paio di volte con il magistrato che lei mi dice aver fatto una dichiarazione...
RICCARDO BOCCA. L'ho chiamato perché volevo verificare che ci fosse corrispondenza tra quello che veniva pubblicato su Il dibattito e quello che era stato fatto, perché poteva anche trattarsi di una cosa che non aveva alcun fondamento.
PRESIDENTE. A proposito del collegamento tra la Jolly Rosso e la vicenda di Ilaria Alpi, lei ha fatto il collegamento sulla base di quei dati ai quali ha fatto riferimento prima, vale a dire da quello che risultava...
RICCARDO BOCCA. La vicenda Rosso, a quanto io ho scritto, non ha un collegamento con la vicenda Alpi.
PRESIDENTE. Nel 2004 addirittura in copertina venne fuori il collegamento tra la Jolly Rosso e...
RICCARDO BOCCA. Per la questione dei rifiuti e delle «navi a perdere», una vicenda all'interno della quale andava contestualizzata quella della motonave Rosso. Essendo quella della motonave Rosso una vicenda ancora aperta, in cui non c'è non dico un colpevole ma c'è un'ipotesi di reato...
PRESIDENTE. Lei conferma che il collegamento...
RICCARDO BOCCA. Non è farina del mio sacco
PRESIDENTE. Ecco. Si tratta di aver utilizzato le notizie...
RICCARDO BOCCA. Le indicazioni che erano...
PRESIDENTE. Le indicazioni che erano riportate dai giornali?
RICCARDO BOCCA. No, non che erano riportate dai giornali; indicazioni che, attraverso il mio lavoro, erano state reperite.
PRESIDENTE. E quali sono queste indicazioni?
RICCARDO BOCCA. Sono quelle che ho pubblicato in quel pezzo. Esattamente quelle.
PRESIDENTE. Ci dica in base a quali elementi...
RICCARDO BOCCA. Che la magistratura aveva indagato su questa questione a Reggio Calabria e che era stato aperto un fascicolo, che c'erano le cose che poi sono state pubblicate nel pezzo.
PRESIDENTE. Da chi ha saputo che c'erano le cose? Parliamoci chiaro: il fatto del certificato di morte da chi l'ha saputo?
RICCARDO BOCCA. C'era scritto su Il dibattito.
PRESIDENTE. Quindi è una notizia che prende dai giornali.
RICCARDO BOCCA. Era una notizia nota, già pubblicata.
PRESIDENTE. Era nota nel senso che lei la prende dai giornali, la trova scritta e la considera un dato di fatto. Questo è il concetto?
RICCARDO BOCCA. Io non ho giudicato un dato di fatto nulla.
PRESIDENTE. Beh, insomma, un dato tale per cui...
RICCARDO BOCCA. Un dato da ritenere...
PRESIDENTE. L'Espresso spara in prima pagina il collegamento con l'uccisione di Ilaria Alpi.
RICCARDO BOCCA. La questione di sparare in prima pagina non la deve rivolgere a me.
RICCARDO BOCCA. Io sono l'estensore degli articoli e, all'interno di questo, ho fatto il mio lavoro. Non ho sparato nulla in prima pagina ma ho svolto il mio lavoro credo correttamente.
PRESIDENTE. «Tutti connessi da affari che in alcuni passaggi si incrociano con la Somalia e gli eventi che il 20 marzo 1994 sono costati la vita alla giornalista del TG3 Ilaria Alpi e all'operatore Miran Hrovatin». Questo non è sparato in prima pagina, ma consente di sparare in prima pagina. «Il 25 maggio 1995 in Calabria è in corso da circa un anno un'indagine delicata quanto travagliata. Un lavoro investigativo con al centro l'affondamento di una serie di navi avvenuto nei mari del Tirreno e dello Ionio, ma che al suo interno racchiude molteplici altre ragioni di allarme. Il sospetto degli inquirenti è che a bordo di questa nave ci fossero rifiuti tossici e radioattivi e che attorno a questa vicenda, legata a nazioni europee e non, si sia mossa un'impressionante rete di faccendieri, trafficanti d'armi, agenti di servizi segreti, uomini di governo e mafiosi, tutti connessi da affari che in alcuni passaggi si incrociano con la Somalia e gli eventi che il 20 marzo 1994 sono costati la vita alla giornalista del TG3 Ilaria Alpi e all'operatore Miran Hrovatin».
RICCARDO BOCCA. Esattamente quello che confermo. Nel momento in cui...
PRESIDENTE. La connessione... Qual è la ragione in base alla quale lei afferma, in questo articolo, che c'era la connessione?
RICCARDO BOCCA. La ragione è che nel momento in cui trovo delle dichiarazioni precise, anzi non delle dichiarazioni ma dei documenti che riguardano l'indagine di Reggio Calabria all'interno della quale si parla a lungo di questo aspetto...
PRESIDENTE. Quali sono i documenti?
RICCARDO BOCCA. Sono quelli che abbiamo pubblicato. Sono quelli pubblicati da Il dibattito e che erano pari pari... anzi in un modo direi poco giornalistico...
PRESIDENTE. Che documenti sono stati pubblicati da Il dibattito?
RICCARDO BOCCA. Se mi passa l'articolo li ripercorriamo...
PRESIDENTE. Lei parla di documenti o di riproduzione di documenti?
RICCARDO BOCCA. Nel momento in cui un giornale pubblica degli atti, e tra l'altro lo fa in un modo, ovviamente non smentito, e non soltanto, ma dopo la verifica...
PRESIDENTE. Il fatto che non sia smentito non significa che sia vero. Il concetto deve essere questo, vorrei che fosse chiaro una volta per tutte, altrimenti anche lei mi corregga una volta per tutte: quando lei parla di documenti, di dati... Capisce, quando noi legulei sentiamo parlare di documento... Parliamo di certificato
di morte? Significa certificato di morte. Documento, certificato di morte. Invece lei quando parla di documenti si riferisce ai contenuti di resoconti giornalistici non smentiti.
RICCARDO BOCCA. Non sto dicendo affatto questo, mi perdoni. Io sto dicendo una cosa diversa: sto dicendo che in questo caso (stiamo parlando di un articolo, e possiamo parlare di tutti gli articoli, ovviamente, essendo io l'estensore), come dichiarato fin dalla prima riga, era stato pubblicato da un minuscolo giornale, una serie. Lo aveva riprodotto. Ma chiunque svolga il lavoro di giornalista sa, per una ragione molto semplice - ovvero per la leggibilità di quello che viene pubblicato - che è sempre importante, insieme alla correttezza e alla veridicità (il fatto cioè che uno non si deve inventare un documento), che non si pubblicano dei documenti eventuali come in un'inchiesta. Non esiste.
PRESIDENTE. Lei, in qualche giornale, in qualche manifesto, in qualche ciclostilato, ha visto il certificato di morte di Ilaria Alpi?
RICCARDO BOCCA. Io non ho mai detto questo e non l'ho mai neanche scritto.
RICCARDO BOCCA. Non l'ho mai scritto. Se lei trova il punto in cui l'ho scritto...
PRESIDENTE. No, lei non ha scritto di aver visto il certificato, ma lei parla del certificato di morte di Ilaria Alpi...
RICCARDO BOCCA. ...perché è all'interno di documentazione che, dietro mia verifica, con i diretti interessati, mi è stato detto essere corrispondente, e quindi non inventato...
PRESIDENTE. Con chi ha fatto la verifica?
RICCARDO BOCCA. L'ho fatta con Neri, come le ho detto.
PRESIDENTE. Quindi, è Neri che le ha detto che il certificato di Ilaria Alpi stava dentro il fascicolo.
RICCARDO BOCCA. No, l'ho letto sul Dibattito.
PRESIDENTE. Dunque, ha letto sul Dibattito che Neri aveva detto...
RICCARDO BOCCA. Ho letto sul Dibattito quello che è stato riprodotto sul giornale, ovvero il documento che era stato fatto dai magistrati di Reggio Calabria, che raccontavano come ci fosse questo certificato. Siccome io non ne ero a conoscenza, la cosa mi colpì, come può immaginare. Quindi, mi sembra che la cosa corretta da fare in questo tipo di cose sia chiamare la persona che viene citata nei documenti per dirgli: mi scusi, è vera questa cosa?
PRESIDENTE. Si riferisce alla persona che viene citata negli articoli?
PRESIDENTE. Parliamo di articoli, e non di documenti.
RICCARDO BOCCA. No, ma se lei guarda negli originali pubblicati dal dibattito vedrà che non si tratta di un articolo. Sono elencati dei documenti con le intestazioni esattamente come ci sono i documenti di una qualunque indagine. Non è una riproduzione di carattere giornalistico. Ed è una cosa molto anomala, perché normalmente quando si scrive c'è una tecnica giornalistica, per cui si scrive una introduzione, si scrive un pezzo, e non si pubblica un documento in modo integrale,
se non in un box. Quindi, non è stato svolto un lavoro usuale. A quel punto, ho chiamato...
PRESIDENTE....il dottor Neri...
RICCARDO BOCCA. ...per chiedere una verifica di questa cosa, nel senso di verificare se quello che c'era scritto era un'invenzione giornalistica, oppure se corrispondevano le documentazioni all'interno, alla documentazione realmente svolta, e mi è stato risposto di sì.
PRESIDENTE. Per essere precisi, le è stato risposto telefonicamente? Ha parlato personalmente?
PRESIDENTE. Vede, se si dice «solo per telefono», magari si risponde: no, al telefono non c'ero io, ma c'era un altro...
PRESIDENTE. Invece lei ha parlato proprio con il dottor Neri.
PRESIDENTE. E il dottor Neri le ha confermato la circostanza?
RICCARDO BOCCA. No, mi perdoni, il dottor Neri mi ha confermato che i documenti contenuti negli articoli del Dibattito corrispondevano a quello che era stato il loro lavoro.
RICCARDO BOCCA. Come: che significa?
PRESIDENTE. Le ha confermato che il certificato di morte era agli atti del fascicolo, sì o no?
PRESIDENTE. Gliel'ha confermato?
PRESIDENTE. Benissimo, gliel'ha confermato. Invece noi le comunichiamo che tutto questo è assolutamente destituito di fondamento.
RICCARDO BOCCA. Ne prendo atto. Mi fa piacere che la Commissione abbia svolto un lavoro di approfondimento, che a me non era consentito. Infatti, se avessi potuto vedere i faldoni... no?
PRESIDENTE. L'importante è capire.
Ecco la differenza tra noi investigatori di professione e voi investigatori giornalistici...
RICCARDO BOCCA. Guardi che io sono il primo a sottolineare questa differenza. Per l'amor di Dio!
PRESIDENTE. Sì, lo so, ma vede, tante volte, siccome gli investigatori di professione non fanno niente, diventano oggetto di investigazioni di professione quelle che sono state invece investigazioni giornalistiche. E allora, quando lei ha letto un articolo dove si dice che c'è il certificato di morte di Ilaria Alpi negli atti del processo di Reggio Calabria, se nessun altro fa l'accertamento per stabilire come stanno le cose, il suo risultato dell'investigazione giornalistica diventa il risultato dell'investigazione professionale, perché è tanto comodo prendere il lavoro degli altri e farlo proprio.
E poi, ci possono essere anche altre operazioni più complicate, nelle quali ci sono sinergie tra investigatori giornalistici e investigatori di professione, e quindi... no?
RICCARDO BOCCA. Credo che più di aver sentito le fonti che riguardavano il documento...
PRESIDENTE. Ma lei ha fatto egregiamente il suo lavoro!
RICCARDO BOCCA. ...più di aver chiesto di vedere i faldoni per poter verificare,
ovviamente - tant'è che nei miei articoli, in seguito ho dato conto della vostra attività sul luogo, nei limiti di quella che era la conoscenza che potevo avere ufficialmente - ...
PRESIDENTE. Va bene.
A Reggio Calabria ha parlato solo con il dottor Neri? E con nessun altro?
RICCARDO BOCCA. Le ho detto: non vorrei confondermi, ma c'è scritto in fondo ad un pezzo che ho chiamato - non vorrei sbagliarmi - il procuratore capo al quale dicevo ufficialmente che mi mettevo a disposizione per poter guardare questa...
PRESIDENTE. Ha contattato qualche magistrato a Paola?
RICCARDO BOCCA. Su quello che riguarda...? Ho sentito, per dei virgolettati, il dottor...
PRESIDENTE. Ha parlato con lui a proposito della Jolly Rosso?
RICCARDO BOCCA. Sì ho parlato con lui per telefono.
RICCARDO BOCCA. L'ho anche incontrato di persona, perché ero andato per vedere... sono stato anche... mi è capitato, insomma, di andare una volta, intervistato da una trasmissione.
PRESIDENTE. Veniamo al problema centrale, che è quello di questo collaboratore di giustizia, che noi naturalmente abbiamo identificato e ascoltato, il quale non ha fatto mistero di tutti i suoi contatti, i suoi rapporti e via dicendo. Ci abbiamo capito molto poco, per la verità, e chiediamo ausilio proprio a lei.
Le dico questo affinché lei abbia consapevolezza che tutto quello che doveva essere evidenziato lo è stato, a cominciare dall'identificazione della fonte, per cui, di segreto giornalistico, salvo situazioni assolutamente eccezionali, non è il caso di parlare. Come è entrato in contatto con fonti?
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni, ma su questo abbiamo una prospettiva...
PRESIDENTE. Sì, lo valuteremo poi di volta in volta.
RICCARDO BOCCA. No, no. Vorrei fare una premessa che mi sembra importante, ferma restando la correttezza di come svolgo il mio lavoro, e dello scrupolo in ogni tipo di attività che viene svolta nel giornale, in quello che mi riguarda in particolare, perché è quello che conosco; per una ragione molto precisa non ho indicato sul giornale quale fosse la fonte. Da una parte, c'è il fatto della sicurezza, e di esporre chiunque - chiunque - sulla terra a qualunque rischio (cosa che mai mi perdonerei, a prescindere dal mio mestiere) e, dall'altra, c'è il fatto che in questo caso specifico si tratta di una fonte fiduciaria, anzi di fonti fiduciarie con cui ho avuto contatti in questa parte della vicenda - che, sia detto per inciso, non ho collegato (se non per il fatto che questa persona ha citato fatti della Somalia) alla vicenda Alpi, onestamente - ed è il fatto che c'è una legge sulla professione che in questo senso parla di una fonte o di più fonti fiduciarie. Invece, in questo caso mi sembra proprio una questione su cui sono costretto... non avrei alcun problema ma...
PRESIDENTE. Sì, ma se non ci svela il nome non c'è problema, perché lo conosciamo noi.
RICCARDO BOCCA. Questa è una questione che riguarda voi. Per fortuna, come diceva lei, c'è chi fa poi investigazioni vere e proprie.
PRESIDENTE. Noi l'abbiamo individuata e l'abbiamo anche adeguatamente saggiata.
Il nome l'ho fatto io, non lo fa lei e quindi stiamo tranquilli.
RICCARDO BOCCA. Non mi è possibile, purtroppo. Questo lo dico per correttezza professionale.
PRESIDENTE. Si tratta di questa persona. Non c'è problema. Comunque, al di là del nome, anche se non dice il nome lei ha pubblicato tutte le cose e quindi, al di là del nome, sulle circostanze di fatto non c'è assolutamente alcun problema. Com'è arrivato a questo personaggio?
RICCARDO BOCCA. Su questo, come le dicevo prima, non sono in grado di risponderle.
PRESIDENTE. Perché non è in grado di rispondere?
RICCARDO BOCCA. Perché non posso rendere pubblico tutto quello che riguarda fonti riservate.
PRESIDENTE. Innanzitutto, le ho già detto che la fonte non è assolutamente riservata perché la Commissione conosce il nome e il cognome di questo personaggio con cui lei ha preso contatto.
RICCARDO BOCCA. Io questo non lo metto in dubbio.
PRESIDENTE. Non le sto dicendo che mi deve dire i nomi.
PRESIDENTE. Lei ha pubblicato un servizio nel quale ha detto di tutto e di più, e ha fatto il suo dovere, per carità...
RICCARDO BOCCA. Le chiedo scusa, mi perdoni.
PRESIDENTE. Lei oppone il segreto professionale in merito a queste circostanze, ma una volta che noi abbiamo chiarito di chi si tratti - e su questo punto lei può mantenere la sua posizione di segretezza - dopo che lei ha già ha svelato i contenuti, noi non possiamo non ammettere la domanda. Perciò, se lei non vuole rispondere, non risponde...
RICCARDO BOCCA. La sua domanda è lecita e sacrosanta. Non è la domanda che contesto, assolutamente. Sto dicendo un'altra cosa. Sto dicendo che il lavoro che ho svolto è stato quello di pubblicare un documento, un memoriale, introdotto da una lunga introduzione nella quale spiegavamo che cos'era questa cosa e premettevamo che, essendo venuti a conoscenza di questa documentazione che era stata consegnata alla Direzione nazionale antimafia...
PRESIDENTE. Di questo parleremo dopo. Questo è tutto un altro capitolo. Mi faccia andare con ordine. Prendiamo atto delle sue opposizioni e noi di volta in volta decidiamo come andare avanti.
La mia domanda è questa: com'è arrivato a questo personaggio? Si è proposto lui? Lo ha raggiunto lei? Qualcuno gliel'ha indicato? Le chiedo cioè le modalità attraverso le quali è arrivato a contattare questa persona.
RICCARDO BOCCA. Non posso rispondere.
PRESIDENTE. No, no, lei deve rispondere, mi dispiace.
RICCARDO BOCCA. Non posso rispondere perché questo è...
PRESIDENTE. Non c'entra niente con il segreto giornalistico.
RICCARDO BOCCA. C'entra molto.
PRESIDENTE. No, no, nossignore. La segretezza giornalistica riguarda la fonte e i contenuti (Commenti di Riccardo Bocca). E siccome sui contenuti la segretezza non può essere operativa per il fatto che lei ha esplicitato i contenuti fino al punto di tradurre, praticamente, il famoso esposto nel contenuto sostanziale del suo articolo,
queste sono circostanze rispetto alle quali non può opporre il segreto giornalistico.
RICCARDO BOCCA. Ritengo invece di poterlo opporre perché quando si parla di fonti - questo lo dico per quello che riguarda l'attività che svolgo, cioè il giornalista -, le fonti, intese come tutte le fonti che hanno senso in un'inchiesta...
PRESIDENTE. Infatti, noi gliela riserviamo la fonte, non è che non gliela riserviamo. Lei ha detto che non vuole fare il nome? Non fa il nome.
RICCARDO BOCCA. Forzatamente ribadisco, per una legge professionale, per un rapporto fiduciario nei confronti delle fonti che utilizzo, che non posso rispondere a domande lecite e sacrosante che in alcun modo possano inficiare tutto questo. Quindi le modalità non...
PRESIDENTE. Scusi, ma che c'entra la fonte con le modalità con le quali lei è arrivato alla fonte? Una cosa è che lei mi dica che la fonte non me la dice e i contenuti non me li dice...
RICCARDO BOCCA. I contenuti li ho pubblicati...!
PRESIDENTE. Appunto, e quindi, sotto questo profilo...
RICCARDO BOCCA. E quindi è un altro aspetto!
PRESIDENTE. È un altro aspetto, ma le modalità attraverso le quali lei perviene alle fonti rappresentano una cosa completamente estranea sia al soggetto che ai contenuti della dichiarazione, che sono gli unici elementi tutelati dalla segretezza giornalistica, peraltro in maniera - come lei sa - abbastanza morbida, che comunque noi rispettiamo fino in fondo.
RICCARDO BOCCA. Non mi sento di rispondere a domande che in qualche modo possano... Quello che posso fare è chiedere alle fonti interessate da qualunque domanda lei mi ponga di essere sciolto da questo vincolo.
PRESIDENTE. E quali sono le fonti?
RICCARDO BOCCA. Capisca la mia situazione.
PRESIDENTE. Ma l'interessato è venuto qui e ci ha detto tutto! Ma scusi...
RICCARDO BOCCA. Sono contento...
PRESIDENTE. Se vuole, le leggiamo le dichiarazioni, così sta tranquillo.
RICCARDO BOCCA. Ma non è stare... mi perdoni. Non posso che essere lieto, anzi, di più, ho scritto che mi auspicavo che ci fosse un'attività su queste cose. Non è una questione di contrapposizione, tutt'altro! La mia collaborazione, per quanto possibile, è massima sui contenuti e sui temi. Ma su quello che sono le caratteristiche dello svolgimento del mio mestiere e dei rapporti con le fonti - mi perdoni - non posso. Lo farei, ma non posso.
PRESIDENTE. A me dispiace molto tutto questo, ma lei - per quelle che sono le nostre valutazioni - innanzitutto è in errore nel momento in cui individua nell'oggetto della domanda che le ho fatto in questo momento un elemento induttivo della segretezza professionale: primo. In secondo luogo, la segretezza giornalistica è una segretezza sulla cui opponibilità c'è la discrezionalità oculata e motivata di chi procede per capire se essa possa essere garantita. Io le dico che le domande che le stiamo facendo sono domande che non hanno nulla a che spartire con la segretezza professionale e le dico che laddove così fosse, poiché noi siamo di fronte ad un resoconto giornalistico che più preciso non poteva essere, e del quale è stata data conferma in questa sede dal diretto interessato, non sussistono gli estremi perché lei possa avvalersi, sotto questi profili, del segreto giornalistico. Dopo di che, lei sa che può benissimo continuare a negare la
sua collaborazione e a non rendere la sua testimonianza. Noi abbiamo il dovere di trasmettere gli atti all'autorità giudiziaria e lei risponderà all'autorità giudiziaria. Più di questo non le posso dire. Quindi, se vuole riflettere, bene, altrimenti chiudiamo qui.
RICCARDO BOCCA. Non ho bisogno di riflettere su quello che è un dovere.
PRESIDENTE. Nemmeno noi. Lei però confonde il dovere.
PRESIDENTE. Non vi è riferimento al dovere rispetto a situazioni che non riguardano l'identificazione della persona e i contenuti della testimonianza.
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni. Per quello che è il mio punto di vista giornalistico, lei mi informa che voi avete interrogato questa persona. Avrete interrogato questa persona, chiunque essa sia. Ho il dovere, per quello che mi riguarda, di mantenere un rapporto fiduciario con tutte le fonti che sono in contatto con questo...
PRESIDENTE. Ne prendiamo atto. Le facciamo le domande che abbiamo predisposto, in modo tale che lei potesse rispondere. Lei ci risponde di no, e poi risponderà all'autorità giudiziaria, sono fatti suoi.
PRESIDENTE. La prima domanda è questa: come è entrata in contatto con questa persona? Lei risponde che non ce lo vuole dire. È esatto?
PRESIDENTE. Le è stato chiesto come sia arrivato a questa persona, se si sia proposta da sola, se sia stato lei a ricercarla, se ci sia stato qualcuno che le ha dato l'indicazione per individuarla e quindi per mettersi in contatto con questa persona, ma anche su questo non vuole rispondere.
PRESIDENTE. Lei conosce il giornalista Giancarlo Dotto?
RICCARDO BOCCA. Certo, lavorava a L'Espresso.
PRESIDENTE. Sa se, per caso, si è interessato della stessa persona della quale poi si sarebbe interessato lei e di cui stiamo parlando noi oggi?
RICCARDO BOCCA. Questo credo vada chiesto a Giancarlo Dotto.
PRESIDENTE. No, lo chiedo a lei! Lei può rispondere che non vuole rispondere, ma io lo debbo chiedere a lei.
RICCARDO BOCCA. Certo, va bene.
PRESIDENTE. Poi, vedremo che cosa risponde Dotto. Intanto, ci dica lei che cosa...
RICCARDO BOCCA. Non rispondo ad una cosa...
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni, posso finire solo la risposta?
RICCARDO BOCCA. Non rispondo ad una domanda che non solo riguarda delle fonti, ma anche un collega.
PRESIDENTE. No, qui non è un problema di fonti o di colleghi. Le ho fatto una domanda.
RICCARDO BOCCA. Quale, mi scusi?
PRESIDENTE. Le risulta se questo giornalista, Giancarlo Dotto, fosse stato in
precedenza in contatti con la persona che poi lei avrebbe successivamente contattato?
RICCARDO BOCCA. La risposta è: non rispondo perché non posso né rivelare particolari sulle fonti, né rivelare l'attività di colleghi, tanto meno.
PRESIDENTE. Va bene. Senta, qualcuno le ha fornito il numero di telefono di questa persona?
RICCARDO BOCCA. Di quale persona?
PRESIDENTE. Non parlo di Dotto, ma parlo del personaggio che poi lei ha ascoltato.
RICCARDO BOCCA. Non posso risponderle.
PRESIDENTE. Ha mai conosciuto i recapiti di questo personaggio? Ricorda se l'ha mai raggiunto presso qualche recapito di sua conoscenza?
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni, ma non intendo rispondere a questo tipo di domande per le ragioni che le ho detto.
PRESIDENTE. Ha conosciuto i familiari di questa persona? Ha preso contatti con persone che convivevano con il personaggio, o no?
PRESIDENTE. Non intende rispondere?
RICCARDO BOCCA. No. Tutto quello che può riguardare... Lo ripeto, io parlo in questo caso dell'autore del memoriale, quindi suppongo che parliamo della stessa persona.
PRESIDENTE. Ha mai parlato con i suoi avvocati (non di lei - poi ne avrà bisogno - ma con quelli della persona di cui si parla)?
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni, ma non intendo rispondere su quello che riguarda le modalità di questa cosa.
PRESIDENTE. Le risulta che siano stati chiesti o elargiti compensi a favore di questa persona?
RICCARDO BOCCA. Posso rispondere. Non pago notizie né informazioni. Questo è un altro discorso.
PRESIDENTE. Mica è necessario che le paghi lei direttamente, può darsi che le paghi qualcun altro per conto suo.
RICCARDO BOCCA. Beh, insomma...
PRESIDENTE. I giornali sono ben interessati ad assumere informazioni - direi in maniera lecita - pagandole.
RICCARDO BOCCA. Lecito o non lecito, io non do denaro a nessuno.
PRESIDENTE. Non sarebbe la prima volta che un servizio giornalistico sia stato preceduto dal pagamento di somme.
RICCARDO BOCCA. È l'unica domanda di questo tipo a cui rispondo perché la ritengo lecita, ma anche, eticamente...
PRESIDENTE. D'accordo. Com'è entrato in possesso del memoriale di questa persona (Segni di diniego del testimone)? No, questo... ancora di più! Già per il resto lei sta fuori, oltre modo borderline, ma come abbia ottenuto...
PRESIDENTE. Il memoriale l'ha pubblicato!
RICCARDO BOCCA. Appunto. Di questo rispondo.
PRESIDENTE. Appunto! Allora, come ha ottenuto questo memoriale?
RICCARDO BOCCA. Non posso risponderle su questo.
PRESIDENTE. Da chi le è stato fornito questo memoriale? Come le è pervenuto?
RICCARDO BOCCA. È la stessa domanda.
PRESIDENTE. Sì, ma io gliele faccio le domande.
RICCARDO BOCCA. Ci mancherebbe.
PRESIDENTE. Come le è pervenuto questo memoriale?
RICCARDO BOCCA. Non posso rispondere.
PRESIDENTE. Sa se è stato recapitato a lei personalmente, oppure al settimanale del quale lei è giornalista?
RICCARDO BOCCA. Non posso rispondere.
PRESIDENTE. Noi abbiamo una risultanza telefonica dalla quale risulta che il 3 giugno 2005 ha telefonato al dottor Vincenzo Macrì e in quella telefonata gli ha rappresentato che il memoriale di questa persona era stato recapitato all'ufficio dello stesso dottor Macrì. Ricorda questa telefonata?
RICCARDO BOCCA. Ricordo di aver telefonato al dottor Macrì, ma per rispetto al dottor Macrì, e poiché si tratta di una persona con cui ho avuto un colloquio, ritengo che il contenuto della telefonata debba restare riservato.
PRESIDENTE. No, scusi, guardi che non deve restare riservato assolutamente nulla. Lei, di fronte alla rilevazione di cui la Commissione è in possesso, riceve questa domanda: è vero o non è vero che lei ha telefonato al dottor Macrì il 3 giugno 2005?
PRESIDENTE. È vero che al dottor Macrì, in quella circostanza, lei ha rappresentato...
RICCARDO BOCCA. Mi scusi un momento. Ho detto avventatamente che è vero, senza controllare la data del 3 giugno. Onestamente, non ricordo se si trattava del 3 giugno. Mi perdoni, ma...
PRESIDENTE. Comunque, gli ha telefonato. La sua precisione, se la usasse sempre, sarebbe meglio.
RICCARDO BOCCA. È un appunto professionale?
PRESIDENTE. No, ritengo che lei debba rispondere a queste domande.
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni. Se potessi farlo, lo farei molto volentieri.
PRESIDENTE. No, no. Lo dovrà poi fare in qualche occasione. Noi qui stiamo prendendo atto della sua renitenza.
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni: del rispetto di quello che è il dovere fiduciario verso le fonti. Mi perdoni.
PRESIDENTE. La Commissione le ribadisce che i punti sui quali la segretezza giornalistica è opponibile non sono quelli sui quali vertono queste domande. Infatti, mentre il rispetto della segretezza ha una sua plausibilità giuridica con riferimento al nome della persona e al contenuto delle dichiarazioni, peraltro in questo caso venuto meno perché lei ha pubblicato tutto sul suo periodico, il resto non attiene agli aspetti della tutela della segretezza.
Comunque, siccome lei ha preso una decisione, noi ne prendiamo atto.
RICCARDO BOCCA. Lei ha ribadito e io devo ribadire la ragione che ritengo molto importante di questa questione, che è diversa, cioè il fatto che al di là della vostra attività meritoria di verifiche e di analisi non posso essere io la persona che,
per questioni fiduciarie, dà elementi qualunque che possano sviluppare questo.
RICCARDO BOCCA. Questo è un vincolo. Capisco la sua posizione, ma...
PRESIDENTE. A me non me ne interessa niente, sa...
RICCARDO BOCCA. La rispetto, ma mi vedo costretto ad opporre un rifiuto di fronte a certe domande.
PRESIDENTE. Rifiuta, d'accordo. Abbiamo detto intanto della telefonata. Lei non ricorda il giorno, ma comunque conferma che la telefonata con il dottor Macrì c'è stata. La seconda domanda conseguente è questa: ricorda che in questa telefonata lei rappresentò al dottor Macrì che era stato recapitato all'ufficio del dottor Macrì il famoso memoriale di questo signore, precisandogli che lei aveva pubblicato degli stralci sul suo settimanale L'Espresso?
RICCARDO BOCCA. Questa cosa è imprecisa.
PRESIDENTE. Lei risponda se sì o no.
RICCARDO BOCCA. No, mi perdoni, io le rispondo se lei mi chiede se ho telefonato al dottor Macrì, persona per la quale ho grande stima, mentre non rispondo sul contenuto della telefonata.
PRESIDENTE. Guardi che queste cose le ha dette Macrì...
RICCARDO BOCCA. Ripeto: non posso sapere, non so e non voglio neanche sapere quello che voi sentite da altre persone. Quello che io devo fare è il rispetto delle persone con cui ho dei contatti riservati.
PRESIDENTE. Guardi che noi l'abbiamo saputo dal dottor Macrì.
PRESIDENTE. Leggo: «Ricevetti una telefonata da parte del giornalista Riccardo Bocca, che non conosco, se non di nome, il quale aveva avuto non so da chi il mio numero di telefono cellulare», eccetera «gli risposi che avevo comprato L'Espresso, ma che non avevo ancora avuto il modo e il tempo di leggerlo. Al che mi disse sommariamente (la conversazione fu brevissima) che era stato pubblicato appunto un memoriale, e mi chiese cosa ne pensassi. Aggiunse che il memoriale era stato mandato anche alla Direzione nazionale antimafia. Gli dissi che non ne avevo avuto notizia e che fino a quel momento non avevo ricevuto assolutamente nulla. Le assicuro - mi rispose - che il memoriale è arrivato, altrimenti non l'avremmo pubblicato. Non l'avremmo fatto se non avessimo avuto la certezza della trasmissione anche alla procura nazionale. Gli risposi» - questo è lei...
RICCARDO BOCCA. Sono io che rispondo?
PRESIDENTE. No, è Macrì. Leggo ancora: «Gli risposi che non sapevo che cosa dirgli e che comunque non ne avevo notizia. Quando arrivai in ufficio, alle ore 14 di quel giorno, mi venne recapitato dalla mia segreteria il memoriale, così com'era arrivato in ufficio. È arrivata in questa busta - che ci viene consegnata - che è priva di affrancazione e che è diretta al dottor Vincenzo Macrì, via Giulia 52, Roma, e ha come mittente Francesco...» - lasciamo stare il cognome - «Vi è anche l'indirizzo di quel collaboratore. Dal numero di protocollo ho accertato che la busta è arrivata in ufficio in data 1o giugno 2005. Tenga conto, presidente, che siamo al 3 giugno, il giorno 2 era un festivo, il 1o giugno ero in ferie per un motivo semplicissimo - era il giorno del mio compleanno - quindi non avevo avuto modo di vedere questo pacco, pertanto ho annotato: a me pervenuta il 3 giugno 2005, alle ore 14».
Lei conferma queste circostanze, o no?
RICCARDO BOCCA. Non entro nel merito di dichiarazioni di mie telefonate fatte con il dottor Macrì. È la mia forma di rispetto. Se il dottor Macrì ha ritenuto...
PRESIDENTE. Scusi, ma questa non è una fonte! Non ho capito...
PRESIDENTE. ...queste sono circostanze di fatto! Lei deve rispondere e se non risponde se ne assume la responsabilità!
RICCARDO BOCCA. Mi assumo le mie responsabilità. Però...
PRESIDENTE. Mentre lei, giustamente, si assume le sue responsabilità quando si tratta di problemi riguardanti il segreto giornalistico, e ne discuterà nella sede competente, questa è una vera e propria - se lei persiste nel suo atteggiamento - testimonianza reticente, rispetto alla quale non posso che assumere le determinazioni che la legge mi impone. Non so se rendo l'idea.
Questa è una cosa completamente diversa.
PRESIDENTE. Qui stiamo discutendo di un frammento del suo rapporto non con la fonte, non con chi le procura la fonte, ma con una persona che non ha alcuna attinenza con la fonte, perché è la persona alla quale arriva questo memoriale - secondo quelli che sono i contenuti delle interlocuzioni - del quale lei stesso fa richiesta dell'arrivo o meno. Quindi, siamo completamente fuori; poi, se vuole fare così, come vuole, faccia.
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni, ma il concetto di fonte, per quanto riguarda noi giornalisti...
PRESIDENTE. No, guardi, scusi, il concetto di fonte lo faccia valutare a noi. Lei valuti la sua posizione.
RICCARDO BOCCA. No, io sto parlando. Io vorrei...
PRESIDENTE. Lei pensa di non dover rispondere? Se lei pensa di non dover rispondere...
RICCARDO BOCCA. Vorrei poter parlare.
PRESIDENTE. Il problema non è quello di poter parlare.
RICCARDO BOCCA. Vorrei poter parlare...
PRESIDENTE. E non abbia atteggiamenti da vittimismo, perché se lei vuole parlare...
RICCARDO BOCCA. Vorrei dire quello che vorrei dire.
PRESIDENTE. Ma io le sto dicendo, da presidente della Commissione, che mentre discute del segreto giornalistico quando si parla dell'indicazione della fonte e di altre cose, sulle quali, come ho già detto, lei non può esercitare questa opposizione, qui stiamo parlando di una circostanza di fatto, che non c'entra assolutamente niente con il segreto giornalistico! Non so se rendo l'idea. Poi, lei è libero di assumersi la sua responsabilità e di non rispondere, e noi agiremo di conseguenza! Non possiamo fare altro. Non possiamo mica costringerla.
RICCARDO BOCCA. Vorrei solo precisare una cosa: che il concetto di fonte non è legato soltanto alla persona che fornisce o meno un'informazione, oppure a tutti coloro che vengono sentiti all'interno di un'attività giornalistica, ma riguarda tutte le persone che all'interno di questa ti forniscono delle informazioni, che sono informazioni riservate.
PRESIDENTE. Perché, il dottor Macrì le ha fornito delle informazioni? Mi scusi, mi faccia capire.
RICCARDO BOCCA. Mi perdoni. Io questo non lo so e non sono tenuto a dirlo.
PRESIDENTE. Ma il dottor Macrì ha fatto le sue dichiarazioni qui, gliel'ho lette!
RICCARDO BOCCA. Le ripeto: il dottor Macrì ha ritenuto di rivelare il contenuto di una telefonata riservata, quindi...
PRESIDENTE. Ma che, ci sono le telefonate riservate?
PRESIDENTE. Le telefonate sono telefonate. Che cos'è riservato? Dove sta scritto che è riservato? Questo è un ufficio pubblico. Lei ha telefonato ad un ufficio pubblico - ma scherziamo? -, ad un organo pubblico dello Stato. Chi è il dottor Macrì? Non è mica un quisque de populo, è un magistrato della Repubblica!
RICCARDO BOCCA. È uno stimatissimo magistrato.
PRESIDENTE. Certo, al quale viene fatto presente che è stato pubblicato un articolo sul giornale e che gli sta per arrivare o gli è arrivato il memoriale. È una circostanza per noi molto importante da accertare per capire come siano andate le cose, che non ha alcuna attinenza con la segretezza professionale del giornalista, per cui...
PRESIDENTE. Questa è una sua valutazione.
RICCARDO BOCCA. Ma è una valutazione importante perché, se dovessi ritenere che...
PRESIDENTE. Sì, ma le posso dire che...
RICCARDO BOCCA. Può dire quello che vuole.
PRESIDENTE....è una valutazione assolutamente erronea, della quale si assume in maniera ormai sistematica nel corso di questa audizione la responsabilità?
PRESIDENTE. Quindi, lei è consapevole di questo. Intanto, sospendiamo l'esame, perché dobbiamo prendere alcune decisioni. Si accomodi fuori. Sospendo brevemente la seduta.
La seduta, sospesa alle 20,55 è ripresa alle 21.05.
PRESIDENTE. Propongo di procedere in seduta segreta. Non essendovi obiezioni, dispongo la disattivazione del circuito audiovisivo interno.
(La Commissione procede in seduta segreta).
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. Dispongo la riattivazione del circuito audiovisivo interno. Dichiaro concluso l'esame testimoniale.
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