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Seduta del 13/7/2005


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Esame testimoniale di Ezio Scaglione.

PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori in seduta pubblica. L'ordine del giorno reca l'esame testimoniale di Ezio Scaglione, al quale facciamo presente che egli è sentito dalla Commissione in qualità di testimone, quindi con l'obbligo di dire la verità e di rispondere alle domande del presidente e dei commissari, a cominciare dalle sue generalità.

EZIO SCAGLIONE. Sono nato ad Alessandria il 22 luglio 1961, vivo in un comune limitrofo ad Alessandria, Pietramarazzi, in via Alessandria n. 8, di professione artigiano.

PRESIDENTE. Lei ha avuto interessi di carattere economico, personale, professionale, con la Somalia?

EZIO SCAGLIONE. Ho avuto diversi interessi, di cui uno solo è andato a buon fine. I miei rapporti con la Somalia, a livello commerciale, iniziano nel 1987, con una fornitura di pezzi di ricambio per auto, per macchine movimento terra e per vecchi camion della Fiat. La fornitura viene concessa al signor Giancarlo Marocchino. Era una fornitura che all'epoca poteva avere un valore attorno ai cento milioni di lire, lira più, lira meno.
Quello è stato l'unico lavoro che, da un punto di vista professionale, abbiamo condotto in porto con l'azienda di famiglia e che ci ha portato frutto.

PRESIDENTE. Nel 1987?

EZIO SCAGLIONE. Sì, nella primavera del 1987.

PRESIDENTE. Poi non ha più avuto nulla da spartire con la Somalia?

EZIO SCAGLIONE. Ho avuto a che spartire. Vi sono state altre proposte, ma non ci sono più state attività remunerative.

PRESIDENTE. Lei si è recato in Somalia, qualche volta?

EZIO SCAGLIONE. Mi sono recato diverse volte in Somalia, a partire dal 1987, fino al gennaio 1993. Mi pare che questa sia stata l'ultima volta.

PRESIDENTE. Vi si fermava a lungo, oppure si trattava di viaggi andata e ritorno?

EZIO SCAGLIONE. Normalmente, questi viaggi non duravano più di quindici-venti giorni. Solo una volta vi sono rimasto quasi tre mesi.

PRESIDENTE. Andava in Somalia sempre per lavoro?

EZIO SCAGLIONE. Sempre per lavoro, perché avevamo costituito una società che si chiamava Italricambi, che aveva come soggetto sociale proprio la fornitura alla Somalia di ricambi per auto. Avevamo appena acquistato un grosso emporio ad Alessandria, che trattava ricambi per auto, e che aveva grosse giacenze di materiale relativo ad autocarri Fiat degli anni sessanta e settanta che qui da noi, all'epoca, non andavano più, ma che in Somalia erano molto diffusi. Queste forniture andavano giù e questi cento milioni rappresentavano un primo nucleo. Dopo, non ce ne sono più state.

PRESIDENTE. E tutte le altre volte che è andato in Somalia fino al 1993?


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EZIO SCAGLIONE. Una prima volta ero andato per cercare di promuovere un progetto relativo alla messa in opera di un'azienda per la revisione del comparto macchine, movimento terra e altro, che avremmo voluto proporre al finanziamento della cooperazione. Poi sono invece iniziati i disordini al nord che a poco a poco si sono estesi. Perciò il progetto, presentato per la Somalia e per lo Zaire (anche lì è successo quello che è successo), non ha avuto seguito.

PRESIDENTE. E dopo gli anni novanta?

EZIO SCAGLIONE. Se non ricordo male, vi tornai nel periodo di presidenza - chiamiamola così - di Ali Mahdi (che mi investì di un titolo che qui non è mai stato riconosciuto e che è rimasto lettera morta, ma che all'epoca per loro aveva un valore, cioè quello di console onorario), cioè all'incirca nel 1990, a maggio, ad occhio e croce. E non ricordo se l'ultima volta andai via nel 1992 o nel gennaio 1993, quando tra l'altro conobbi Ilaria Alpi.

PRESIDENTE. Si recò giù sempre per queste stesse ragioni di affari?

EZIO SCAGLIONE. Mi recai giù sempre per queste stesse ragioni di affari; tramontato il discorso dell'impianto per la revisione e la manutenzione del parco veicoli circolante (questa era la definizione precisa), avevo comunque questa società e cercavo in qualche modo di farla fruttare e di creare qualche cosa, anche forte dell'appoggio di questo Giancarlo Marocchino.

PRESIDENTE. Di Marocchino ne parliamo dopo.Lei ha ancora rapporti con Ali Mahdi?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. Chi era allora Ali Mahdi? Ali Mahdi succede a Siad Barre, praticamente?

EZIO SCAGLIONE. Esattamente.

PRESIDENTE. Quindi, lei ha vissuto il momento del passaggio da Siad Barre ad Ali Mahdi?

EZIO SCAGLIONE. Durante la guerra contro Siad Barre io non ero giù. Sono arrivato il giorno dello scoppio delle ostilità tra Ali Mahdi e Aidid.

PRESIDENTE. Quindi, quando Siad Barre già non c'era più?

EZIO SCAGLIONE. Siad Barre non c'era più, assolutamente.

PRESIDENTE. Quindi, dopo il 1991?

EZIO SCAGLIONE. Esattamente. Durante la guerra contro Siad Barre, io non ero presente in Somalia.

PRESIDENTE. E lei era in buoni rapporti con Ali Mahdi?

EZIO SCAGLIONE. Sì.

PRESIDENTE. Da che cosa era nato lo scontro tra Ali Mahdi e Aidid?

EZIO SCAGLIONE. Credo, fondamentalmente, dalla voglia, dalla necessità, dall'intenzione di assumere il controllo del paese, sicuramente da questo.

PRESIDENTE. Ed ebbe la meglio Aidid o Ali Mahdi?

EZIO SCAGLIONE. All'epoca sicuramente Ali Mahdi, anche se poi la cosa non si concretizzò in un governo effettivo. Rimase un governo provvisorio e poi, di fatto, venne delegittimato.

PRESIDENTE. Fino a quando ha rivisto Ali Mahdi?

EZIO SCAGLIONE. Forse proprio nel 1991.


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PRESIDENTE. Quindi, da moltissimo tempo. E non vi siete più sentiti? Lei sa che Marocchino aveva sposato una parente di Ali Mahdi?

EZIO SCAGLIONE. Esatto.

PRESIDENTE. Per questo tramite non c'è stato mai...

EZIO SCAGLIONE. Questo tramite venne messo in azione dal signor Marocchino quando si ottenne, a mio favore, la nomina a console onorario. Ci fu un intervento di Faduma, che era la moglie di Giancarlo Marocchino, e una parente - non so in che grado - del capo della tribù (infatti, lì vige il discorso tribale). La tribù al potere era quella e quindi questo contatto era sicuramente importante.

PRESIDENTE. I suoi rapporti con la Somalia sono terminati nel 1993 e non ha più avuto nulla a che spartire, oppure ha continuato ad avere rapporti con altri, per altre ragioni?

EZIO SCAGLIONE. I miei rapporti con la Somalia, a livello istituzionale, con questo presidente, Ali Mahdi, sono terminati in quel periodo. E con lui non ho più avuto rapporti.
Pur non essendo io presente, perché non sono più andato giù, i rapporti sono continuati fino al 1996 o 1997, perché mi venne proposto di curare la realizzazione, in Mogadiscio, di un impianto per la lavorazione dei rifiuti e per la produzione di energia elettrica. Venne inviata un'autorizzazione a firma di Ali Mahdi, che mi autorizzava a prendere contatti con imprenditori italiani interessati ad investire in quel campo, ma anche quella rimase lettera morta e non se ne fece più nulla.

PRESIDENTE. Rifiuti di che genere?

EZIO SCAGLIONE. Rifiuti di qualsiasi genere, indipendentemente dal fatto che loro privilegiavano il discorso della raccolta - almeno così dicevano - in Mogadiscio. Quindi, veniva richiesto principalmente per i rifiuti urbani. Poi, probabilmente, sarebbero state aperte anche altre soluzioni, ma io ho iniziato a non vederci chiaro, e mi sono chiamato fuori.

PRESIDENTE. In che senso?

EZIO SCAGLIONE. Non ci vedevo chiaro perché l'autorizzazione che mi giunse, e che voi probabilmente avrete anche agli atti, arriva dall'ufficio di presidenza di Ali Mahdi, che in quel momento lì già non era più il presidente della Somalia. Ebbi modo di dubitare di quello.

PRESIDENTE. Chi gliela fece avere? Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Mi arrivò da una persona tramite contatti con Marocchino, che poi fosse un suo contatto con Ali Mahdi, o altro, non lo so.

PRESIDENTE. Che significa: una persona tramite contatti con Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Che venne una persona che mi consegnò questo documento, presentandosi a nome del Marocchino.

PRESIDENTE. Come si chiama questa persona?

EZIO SCAGLIONE. Non ne ho la più pallida idea.

PRESIDENTE. Dove venne? A Roma?

EZIO SCAGLIONE. Venne da me ad Alessandria. Mi consegnò questo documento. La firma, però, non era quella di Ali Mahdi (perché sul decreto di nomina ho la firma di Ali Mahdi).

PRESIDENTE. Quindi era una «patacca»...

EZIO SCAGLIONE. Che poi possa valere o non valere, questo è un altro discorso, però la firma è stata messa in mia presenza, e non era la firma che c'era su quel documento. Ciò, unito al fatto che


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si presentava come ufficio di presidenza di un presidente che di fatto ormai non era più presidente, mi fece dire: signori, grazie, non mi interessa.

PRESIDENTE. Quando accade tutto ciò?

EZIO SCAGLIONE. Nel 1996 o nel 1997, all'incirca.

PRESIDENTE. In quel periodo lei intratteneva ancora rapporti con Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. No, era due o tre anni che non lo vedevo e che non lo sentivo.

PRESIDENTE. E come è venuto fuori questo fatto?

EZIO SCAGLIONE. Mi fu detto che c'era questo interesse di Ali Mahdi e del suo entourage a creare un impianto che raccogliesse queste porcherie (perché di porcheria si trattava, e ce n'era tanta) in Mogadiscio e provvedesse a stoccarla e ad eliminarla, secondo quelle che sono le pratiche in uso nel settore che, peraltro, non conosco.

PRESIDENTE. In quel periodo quali erano i suoi rapporti con Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Di semplice cordialità.

PRESIDENTE. Mi faccia un panorama dei suoi rapporti con Marocchino. Lei conosce Marocchino nel 1987?

EZIO SCAGLIONE. Sì.

PRESIDENTE. Fu quando andò per la prima volta in Somalia.

EZIO SCAGLIONE. Esatto.

PRESIDENTE. Che tipo di rapporti intrattiene con Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. I rapporti furono da subito abbastanza cordiali, anche perché io seguii questa spedizione non conoscendo la persona. Inoltre all'epoca cento milioni erano una cifra di una certa entità per la nostra piccola azienda. Perciò volli andare a vedere dove finivano questi ricambi. Venne pagato tutto, anche se non immediatamente, in due o tre tranche, e anzi mi venne fatta questa proposta di aprire una società, dunque direi che i rapporti erano molto cordiali.

PRESIDENTE. Fin quando durano questi rapporti con Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Fino al 1997, dopo di che l'ho perso di vista.

PRESIDENTE. Che affari le ha proposto Marocchino in questi anni, dal 1987 al 1997?

EZIO SCAGLIONE. Questo dei ricambi, quello di curare la predisposizione di un impianto per la revisione del parco circolante e questa struttura per la sistemazione dei rifiuti di Mogadiscio.

PRESIDENTE. In che cosa doveva consistere quest'ultima?

EZIO SCAGLIONE. Avrebbe dovuto essere qualcosa di simile ad un termoregolatore che bruciando - uso termini terra terra e non quelli tecnici - avrebbe potuto produrre energia elettrica per la città.

PRESIDENTE. Tipo termoselect?

EZIO SCAGLIONE. Qualcosa del genere.

PRESIDENTE. E non se ne è fatto niente?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. È rimasto tutto sulla carta? Vi è stata una carta?


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EZIO SCAGLIONE. C'è stata questa carta che mi è arrivata.

PRESIDENTE. Questa «patacca».

EZIO SCAGLIONE. Esatto. È quella che mi ha messo dell'avviso. A quel punto, mi sono fermato. Che cosa abbiano fatto poi, non glielo so dire.

PRESIDENTE. Nei periodi, anche lunghi - da quello che ha detto -, in cui lei si trovava in Somalia e durante i quali presumo che riprendessero questi rapporti con Marocchino, Marocchino stesso le ha presentato delle persone? Che tipo di presenza aveva in Somalia? Era una persona importante? Aveva rapporti con le autorità?

EZIO SCAGLIONE. Indubbiamente, aveva rapporti con le autorità e, da un punto di vista somalo, era sicuramente una persona importante; curava tutto ciò che afferiva ai trasporti, almeno per quello che io potevo vedere, per diverse agenzie di soccorso internazionali (la Croce rossa, per citare l'esempio più eclatante) e per conto della nostra ambasciata.

PRESIDENTE. E dei suoi rapporti con il contingente italiano ha mai potuto constatare qualcosa? Ne ha mai parlato?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. Ne aveva?

EZIO SCAGLIONE. Sì, ne aveva, perché ho visto diverse volte degli ufficiali che venivano a discutere con lui. Però, non essendo cose di mia pertinenza, non so dirle di che cosa discutessero. Ne aveva sicuramente. Questo è certo.

PRESIDENTE. Lei ha detto che ha conosciuto Ilaria Alpi nel gennaio 1993, a Mogadiscio. Mi scusi, ma quando lei parla di Somalia, parla di Mogadiscio o anche di altre zone?

EZIO SCAGLIONE. Di Mogadiscio.

PRESIDENTE. È stato mai a Bosaso?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. A Merca?

EZIO SCAGLIONE. A Merca sono stato una volta, a livello di vacanze.

PRESIDENTE. Insomma, è Mogadiscio la sede dei suoi viaggi?

EZIO SCAGLIONE. Sicuramente. L'unica puntata che ho fatto a nord l'ho fatta nel 1987, perché non riuscivo a combinare niente, non riuscivo a smuovere questo contratto per l'azienda per la revisione del parco autoveicoli. A quell'epoca, c'era un contingente della Danida - che non so se esista ancora, ma all'epoca era l'Ente aiuti della Danimarca, tipo il nostro FAI, per intenderci - che doveva trasportare tre grandi generatori di corrente al nord. Il trasporto venne effettuato con i mezzi di Marocchino. Per non restare a Mogadiscio senza far niente, decisi di andare con loro. Questa è l'unica puntata che ho fatto, partendo da Mogadiscio. Poi, sono passato una volta per il nord perché chi ci organizzò il volo ci fece andare da Milano a Parigi, poi a Gibuti e a Mogadiscio. Sorvolai dunque il nord.Quando parlo di Somalia, parlo di Mogadiscio, decisamente.
Comunque, conobbi Ilaria Alpi a Mogadiscio.

PRESIDENTE. A Mogadiscio dove?

EZIO SCAGLIONE. Ho visto Ilaria Alpi due volte. La prima volta l'ho vista a casa del signor Marocchino, per non più di trenta secondi, perché stava trasmettendo alla radio; ritengo che si trattasse di un servizio a Nairobi - non avendo la possibilità di trasmetterlo direttamente, come invece facevano Carmen Lasorella o altri - da dove veniva inviato in Italia. Non furono più di trenta secondi, perché quando vidi che stava parlando alla radio chiesi scusa e uscii.


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PRESIDENTE. Che stava facendo?

EZIO SCAGLIONE. Trasmetteva.

PRESIDENTE. Ma abitava li?

EZIO SCAGLIONE. È stata ospitata per un certo periodo lì. E trasmetteva con la radio di Marocchino.

PRESIDENTE. Nelle sue dichiarazioni, lei parla del gennaio 1994.

EZIO SCAGLIONE. No, era il gennaio 1993.

PRESIDENTE. Diceva che era ospite di Marocchino? Come lo sa?

EZIO SCAGLIONE. L'ho vista lì.

PRESIDENTE. L'ha vista perché stava usando la radio?

EZIO SCAGLIONE. Forse mi sono espresso male. Era ospite, ma non nel senso che dormisse lì, bensì nel senso che veniva lì ad usare la radio di Marocchino per trasmettere. Ospiti, invece, sono stati Carmen Lasorella ed altri, che hanno proprio dormito lì.

PRESIDENTE. Ilaria Alpi, che lei sappia, invece non ha mai dormito lì?

EZIO SCAGLIONE. No, però veniva lì per usare questo grande apparato radio per trasmettere a Nairobi.

PRESIDENTE. Dunque, la vide solo per trenta secondi?

EZIO SCAGLIONE. Solo il tempo di chiedere scusa e di chiudere la porta.
L'ho rivista qualche giorno dopo perché, per combinazione, siamo tornati insieme in Italia. Siamo partiti da Mogadiscio con un volo delle Nazioni Unite (l'aereo aveva una capienza di una decina di persone). Ci siamo incontrati su quello. Poi siamo arrivati all'aeroporto di Nairobi. Una tornava con Air France e l'altro con British Airways, o viceversa. Le dissi: è stato un piacere, ci vediamo. Ma la sua risposta fu: non mi lascerai mica sola? E mi disse: mangiamo qualcosa insieme, offro io la cena. Le dissi: va bene, volentieri.

PRESIDENTE. Era praticamente la prima volta che la vedeva?

EZIO SCAGLIONE. Sì, a parte quei trenta secondi.

PRESIDENTE. Ma lei in quei trenta secondi fu presentato ad Ilaria?

EZIO SCAGLIONE. No. Io la conoscevo perché l'avevo vista nei reportage. A quel punto posò la borsa per terra e l'aprì, e c'erano parecchi soldi.

PRESIDENTE. A Nairobi?

EZIO SCAGLIONE. A Nairobi. Le dissi: ma sei matta a girare in un posto come quello da cui arriviamo con tutto questo denaro?

PRESIDENTE. Dove stavate? In albergo?

EZIO SCAGLIONE. Saremmo partiti la sera stessa, per cui non avevamo bisogno di spostarci.

PRESIDENTE. Eravate in un ristorante?

EZIO SCAGLIONE. Eravamo in uno dei ristoranti dell'aeroporto di Nairobi. Lei mi disse che quella era la dotazione che le dava la RAI. E pensai: contenta tu, problemi tuoi.

PRESIDENTE. Stava rientrando a Roma?

EZIO SCAGLIONE. Sì. Però mi fece impressione il fatto che avesse aperto con tanta naturalezza la valigia con tutti quei soldi dentro - praticamente in una sala dell'aeroporto - e che con quella fosse arrivata da Mogadiscio.


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Le dissi proprio: ma sei mica matta a girare così? C'erano sia lire che dollari. Quanti fossero non so, ma le mazzette erano abbastanza corpose. Lei mi disse che quella era la dotazione che le veniva data dalla RAI per le spese.E pensai: affari tuoi, contenta tu, contenti tutti. Cenammo. Poi, mi imbarcai con British Airways e lei con Air France, o viceversa, e non la vidi mai più.

PRESIDENTE. Scusi, sarà che sono vecchio e quindi non ho la vostra mentalità giovanile, ma lei aveva visto questa ragazza per trenta secondi, da Marocchino; poi la incontra, va bene, era una persona gioviale, per cui vi sarete dati subito del tu...

EZIO SCAGLIONE. Sì, certo.

PRESIDENTE. ...perché fra ragazzi si fa così (anche i miei figli fanno così, per cui se incontrano il Presidente della Repubblica gli danno del tu), ma poi, questo tipo di franchezza. nel tratto del vostro rapporto, era normale?

EZIO SCAGLIONE. Direi di sì, che è normale, nell'ottica di chi vive o comunque lavora per un certo periodo all'estero. Diciamo che per gli italiani c'è questo genere di rapporto, che si instaura abbastanza facilmente.

PRESIDENTE. Di che cosa le ha parlato Ilaria Alpi? Del suo lavoro? Della ragione della sua presenza in Somalia? Del perché stava in Somalia? Le avrà detto che non era la prima volta che ci andava...

EZIO SCAGLIONE. Onestamente, non rammento di che cosa abbiamo parlato, però credo che questo sia indicativo del fatto che non abbiamo parlato di cose particolarmente pregnanti, altrimenti qualcosa mi sarebbe rimasto.

PRESIDENTE. Per esempio, le ha parlato di sue inchieste che intendeva fare o che aveva fatto?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. Non le ha fatto alcuna confidenza di questo genere?

EZIO SCAGLIONE. No. Le posso solo dire - ma si è trattato di una mia sensazione, e quindi vale come tale - che quando seppi della sua morte mi venne in mente quella frase - mi lascerai mica sola? - e, non dico che ci fosse qualche paura o qualche timore, ma istintivamente l'associai a quello. Comunque, è una mia sensazione, e come tale va considerata.

PRESIDENTE. E non l'ha mai più vista?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. Ha avuto modo di trattare con persone che la conoscevano?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. E dopo l'uccisione di Ilaria Alpi? Solo quella frase?

EZIO SCAGLIONE. Sì.

PRESIDENTE. Accendiamo i riflettori sui rapporti con Marocchino. Mi ha detto di questi affari, o meglio, di quest'unico affare, perché per il resto si è trattato solo di proposte o tentativi di truffa, praticamente (questo mi è parso di capire). Che cos'è la Italricambi?

EZIO SCAGLIONE. È l'azienda che le ho detto, costituita nel 1987, se non vado errato, che aveva come oggetto sociale l'importazione dall'Italia o da paesi esteri di ricambi per autovetture, per macchine per movimento terra e per autoarticolati.

PRESIDENTE. Questa è la società che avete costituito in Somalia?

EZIO SCAGLIONE. Esattamente.

PRESIDENTE. Di che cosa si è occupata?


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EZIO SCAGLIONE. Praticamente, di nulla, perché l'unica fornitura che è stata fatta è stata erogata prima della costituzione della società. Da quando abbiamo costituito la società, per una ragione o per un'altra, non abbiamo potuto mandare giù niente, quindi, di fatto è rimasta inoperosa.

PRESIDENTE. Lei, al magistrato di Asti, dottor Tarditi, ha detto di essersi occupato anche della fornitura di materiale edile.

EZIO SCAGLIONE. Ma non per Marocchino. Venne data una fornitura per la SOS Save the children, me la chiese la sede di Nairobi per Mogadiscio. Quindi, Marocchino non c'entrava per niente, forse fece solo i trasporti dal luogo d'arrivo alla sede di utilizzo, ma null'altro.

PRESIDENTE. Quali erano le cose di cui si interessava Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Per quanto ne so io, si interessava di trasporti.

PRESIDENTE. Di rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Che io sappia, no. Ho visto trasportare generi di conforto. Mi ricordo che venne trasportata moltissima acqua, carichi di materiale edile come calce, cemento e altro...

PRESIDENTE. Di rifiuti non se n'è mai parlato?

EZIO SCAGLIONE. Non ho mai visto trasportare rifiuti dal signor Giancarlo Marocchino.

PRESIDENTE. Ne ha mai parlato?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. E di armi?

EZIO SCAGLIONE. Idem. L'unica cosa che mi viene in mente, e che all'epoca era un po' la barzelletta di Mogadiscio, è quella dell'importazione di armi con un aereo della Croce rossa, sotto l'egida della Croce rossa stessa e con la collaborazione dell'ambasciatore italiano dell'epoca, che fu anche oggetto di tiri della contraerea. Non ho verificato tutto ciò di persona, ma all'epoca a Mogadiscio girava questa voce.

PRESIDENTE. Che ruolo aveva Marocchino in tutto ciò?

EZIO SCAGLIONE. Assolutamente nessuno. Mi venne prospettata come una cosa ridicola, da scriteriati.

PRESIDENTE. Nell'interrogatorio dell'11 dicembre 1998, lei ha dichiarato: «I rapporti con Marocchino riprendono nel 1996, quando questi mi chiama e mi dice che la Somalia aveva raggiunto un poco di stabilità e secondo lui si poteva riavviare il progetto che allora era stato esaminato da me in Nairobi. Preciso che intendo in senso lato, e cioè mi riferisco sempre ad un progetto di esportazione di rifiuti transfrontaliera».

EZIO SCAGLIONE. Lei, leggendo quel passo, fa riferimento ad un progetto che si chiama Urano, ritengo. Questo progetto Urano è stato formalizzato, con lettera di intenti, a Nairobi (e credo che la lettera sia agli atti, o comunque lo era ad Asti), e prevedeva una compensazione per la Somalia, in generi di prima necessità, medicinali e alimentari. Non se ne fece mai nulla. Rimase un intento.

PRESIDENTE. Sì, ma lei qui parla di rapporti con Marocchino che riprendono nel 1996.

EZIO SCAGLIONE. Esatto.

PRESIDENTE. E che cosa le propone Marocchino? Lei parla di riavviamento di un «progetto che allora era stato esaminato da me in Nairobi. Preciso che intendo in senso lato e cioè mi riferisco sempre ad un progetto di esportazione di rifiuti transfrontaliera. A questo punto, mi sono attivato e su indicazione di Marocchino mi


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sono rivolto ad uno spedizioniere di Livorno, un tale Nesi, che Marocchino stesso mi indicò come sua persona di fiducia, ciò per avere un'idea di costi di trasporto e altri oneri che quell'attività comportava. Io dovevo formulare una relazione per la Somalia, anzi per il presidente Ali Mahdi. A tal fine, ho consultato anche imprenditori del settore». Lei però mi ha detto che Ali Mahdi dal 1991 non lo ha visto più!

EZIO SCAGLIONE. Infatti, non l'ho visto più. La cosa mi è arrivata via lettera.

PRESIDENTE. Leggo ancora: «A tal fine, ho consultato anche imprenditori del settore per avere contezza anche dei profili tecnici che erano connaturati all'esportazione dei rifiuti all'estero e anche ai costi di realizzazione del sito per lo smaltimento dei rifiuti. Preciso che quando ebbi l'autorizzazione da Ali Mahdi, peraltro inviatami da un amico di Marocchino, precisai poi con il Marocchino che di rifiuti nucleari radioattivi non se ne faceva nulla, per quanto mi riguardava. Dico ciò perché Marocchino mi fece la proposta, anche in questa occasione, dello smaltimento anche di quel tipo di rifiuti» - quindi sia di rifiuti normali che di rifiuti nucleari e radioattivi - «dicendo che lui stava costruendo un porto a El Mahan e che quei rifiuti lui li poteva smaltire cementandoli in cilindri simili a quelli del disegno che Garelli mi sottopose e che lui poi avrebbe messo in container con i quali faceva la banchina del porto di El Mahan».
Mi pare che questo sia un quadro particolarmente importante e inquietante. Lei è testimone in questo momento di una proposta - lasciamo perdere che poi sia andata o no in porto - che passa per Marocchino che si pone alla testa di un possibile mercato di rifiuti nucleari e radioattivi. Ci può spiegare bene?

EZIO SCAGLIONE. Certamente. Come ho detto, ho iniziato a non vederci chiaro in questa questione, e premetto che mi sono fatto da parte. Il fatto che sia arrivata questa telefonata di Marocchino conferma quello che ho detto prima, cioè che è stata inviata questa autorizzazione, che a me non ha convinto per i motivi che ho già spiegato prima. Per quanto mi riguarda, la cosa è morta lì, nel senso che io non ne ho voluto più sapere perché non volevo crearmi dei problemi di gravità tale da dover poi rispondere di azioni di questo genere. A me la cosa non è interessata più, non ne ho più voluto sapere. Mi sono attivato per vedere quali erano i costi, quali erano le tasse (credo ci sia anche questo), e cioè che avrei dovuto pagare in forma regolare per esportare rifiuti tradizionali. Non ho mai trattato di rifiuti nucleari o radioattivi.

PRESIDENTE. Ma lei conferma che Marocchino le fece questa proposta?

EZIO SCAGLIONE. Sì, lo confermo.

PRESIDENTE. Lei conferma che Marocchino le fece la proposta per il trasporto di rifiuti nucleari e radioattivi?

EZIO SCAGLIONE. Sì, mi fece una proposta, ma non se ne fece nulla, almeno per quanto ne so io.

PRESIDENTE. Mi dica i passaggi di questa proposta. Come nasce questa proposta? Telefonicamente?

EZIO SCAGLIONE. Sì, da una telefonata.

PRESIDENTE. Spieghi bene. Lei telefona a Marocchino o è Marocchino che la chiama?

EZIO SCAGLIONE. Mi ha chiamato lui, un pomeriggio, ad Alessandria.

PRESIDENTE. La chiama, e che cosa le dice?

EZIO SCAGLIONE. Mi disse che vi sarebbe stata la possibilità di unire ai rifiuti ordinari anche questa tipologia.


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PRESIDENTE. Perché lei stava facendo traffico di rifiuti ordinari?

EZIO SCAGLIONE. No, stavo interessandomene, come le ho detto prima.

PRESIDENTE. Era a livello di interessamento?

EZIO SCAGLIONE. Esattamente, non siamo mai andati oltre.

PRESIDENTE. E lui aggiunge che parallelamente si sarebbero potuti trattare anche i rifiuti nucleari e radioattivi?

EZIO SCAGLIONE. Esattamente. C'era anche questa possibilità. Ricordo una mia frase in risposta. Gli dissi: Giancarlo, voglio continuare a mangiare a spese mie, e non a spese dello Stato.Questa fu la mia risposta.

PRESIDENTE. Cioè: non voglio andare in galera.

EZIO SCAGLIONE. Ma scherziamo davvero...!

PRESIDENTE. E lui che cosa le disse?

EZIO SCAGLIONE. Da quel momento in avanti il discorso del nucleare e del radioattivo non fu più ripreso, almeno con me.

PRESIDENTE. Insomma, lui le fece la proposta, ma poi non la coltivò.

EZIO SCAGLIONE. Vista la reazione...

PRESIDENTE. Ha conosciuto Garelli?

EZIO SCAGLIONE. Certo.

PRESIDENTE. Dove?

EZIO SCAGLIONE. Mi venne presentato a Milano nello studio di un certo Flavio Zaramella nel 1986-87, che all'epoca diceva di essere presidente dell'associazione di amicizia Italia-Somalia. Nello studio dello Zaramella mi venne presentato questo signore, Garelli, come alto ufficiale dell'amministrazione del Sahara occidentale. Infatti, questo signore era in divisa, tipo da colonnello o qualcosa del genere.

PRESIDENTE. Gliel'hanno presentato come Garelli?

EZIO SCAGLIONE. Mi venne presentato come Guido Garelli Suleiman Rinaldi.

PRESIDENTE. Che cosa le disse Garelli?

EZIO SCAGLIONE. Mi disse che lui rappresentava questa fantomatica amministrazione del Sahara occidentale, che era in Europa ad acquisire derrate alimentari e autoveicoli, che avrebbe portato nel Sahara. All'epoca stavo cercando di cambiare una mia macchina, e gli dissi che ero interessato ad un veicolo e lui, anzi Zaramella, mi portò a casa un'autovettura (una Mercedes 2500 turbodiesel nera), dopo pochi giorni, che io pagai. Feci fare dei controlli, all'epoca, e la vettura risultò pulita. Poi, invece, scoprii che era stata rubata in Germania. Feci sporgere dai miei legali una querela per truffa contro questo signore e contro Zaramella, e la causa va ancora avanti ora, dopo dodici o tredici anni.

PRESIDENTE. Le faccio tre nomi: Bellotto, Brambilla e Gambaruto. Che cosa le dicono? Chi sono?

EZIO SCAGLIONE. Si sono presentati a me come operatori nel settori dello smaltimento dei rifiuti: due nella zona di Latisana, nell'Italia del nordest, e uno di Asti, se non vado errato.
Nel famoso quadro dei colloqui e delle informazioni che chiedevo per realizzare il famoso sito di smaltimento, mi sono rivolto a questi tre personaggi, venendo a sapere poi che due di questi - è uscito fuori in un processo ad Alba - erano stati


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messi «dietro di me» dalla procura di Asti, per trasportare il processo da dove si sarebbe potuto realizzare ad Asti.

PRESIDENTE. Ce lo spieghi. Bellotto chi era?

EZIO SCAGLIONE. Un imprenditore del settore, uno che aveva un'azienda che faceva smaltimento dei rifiuti.

PRESIDENTE. Dove?

EZIO SCAGLIONE. Vicino a Latisana, se non ricordo male.

PRESIDENTE. E Brambilla? Faceva sempre smaltimento di rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Sì, sicuramente.

PRESIDENTE. E Gambaruto?

EZIO SCAGLIONE. Se non vado errato, nelle immediate vicinanze di Asti, nella periferia.

PRESIDENTE. Come e quando ha conosciuto questi signori?

EZIO SCAGLIONE. Nel 1996 o 1997, quando ho svolto quell'indagine, ritengo tra l'altro abbastanza dettagliata, per stabilire costi, noli, oneri di trasporto. Parlai anche con uno spedizioniere, un certo Nesi, che mi mandò Marocchino, e che vidi peraltro una sola volta (e che mi mandò una brochure con tutti i dati sui costi dei noli marittimi da pagare). Nel corso di questa indagine ebbi a conoscere questi tre personaggi.

PRESIDENTE. In successione, o tutti insieme?

EZIO SCAGLIONE. In successione. L'ultimo è stato Gambaruto.

PRESIDENTE. Perché lei ha detto: messi alle calcagna dalla procura di Asti?

EZIO SCAGLIONE. Perché, in un procedimento che c'è stato ad Alba,..

PRESIDENTE. Che è stato archiviato.

EZIO SCAGLIONE. ...sono stati messi per portare - questo è quello che ho letto, quindi relata refero - la mia posizione sotto l'egida della procura di Asti.

PRESIDENTE. In che senso? Non capisco questa cosa.

EZIO SCAGLIONE. Onestamente, non l'ho capita neanche io. Ho avuto la sensazione che qualcuno volesse che quest'indagine si svolgesse ad Asti, siamo però nell'ambito delle sensazioni.

PRESIDENTE. Che lo volesse qualcuno che non era suo amico...?

EZIO SCAGLIONE. Probabilmente, si trattava di qualcuno che non era mio amico.

PRESIDENTE. E di chi era amico, invece?

EZIO SCAGLIONE. Non lo so, onestamente.

PRESIDENTE. Ha mai conosciuto Roghi?

EZIO SCAGLIONE. Non so chi sia.

PRESIDENTE. Di chi poteva essere amico?

EZIO SCAGLIONE. Non lo so.

PRESIDENTE. Chi sono le persone che sono state messe alle calcagna, di questi tre?

EZIO SCAGLIONE. Gambaruto sicuro. È uscito fuori che si trattava di uomini «della procura di Asti».

PRESIDENTE. Anche Brambilla?


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EZIO SCAGLIONE. Anche Brambilla, che mi risulta che ora sia anche in galera.

PRESIDENTE. Invece Bellotto?

EZIO SCAGLIONE. Non saprei.

PRESIDENTE. Sa se Bellotto fosse amico di Marocchino o conoscesse Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Ritengo di poterlo escludere, per lo meno per quello che ne so io.

PRESIDENTE. Senta cosa racconta Bellotto: «Obiettivo di padre e figlio Scaglione era quello di incamerare più soldi possibile nelle operazioni di smaltimento di rifiuti in Somalia, e quindi, su tale presupposto, mi dissero anche che potevano essere smaltiti anche rifiuti radioattivi».

EZIO SCAGLIONE. Falso!

PRESIDENTE. Leggo ancora: «La proposta di smaltire rifiuti radioattivi mi venne fatta sicuramente in sede di incontro diretto e non per via telefonica. Ricordo che il primo incontro, colloquio in presenza del Kop, fu solo una richiesta di rifiuti tossici da spedire, mentre nei successivi incontri, due o tre, sia padre che figlio Scaglione mi dissero espressamente che oltre a smaltire rifiuti tossici potevano occuparsi di smaltire rifiuti radioattivi, perché avevano necessità di incamerare più soldi possibile da inviare in Somalia per mantenere le spese della guerra. Avevano possibilità di interrarli all'interno del nuovo molo in via di costruzione nel porto da loro indicato come punto di sbarco della merce, inteso i rifiuti tossici, da inviare in Somalia. Mi venne detto che stavano costruendo un molo per l'attracco e che in funzione della costruzione di tale molo avrebbero interrato tali rifiuti radioattivi nel corpo della banchina di futura realizzazione. A domanda dico che i rifiuti tossici e radioattivi da interrare al molo dovevano essere contenuti in bidoni e container, come mi era stato detto dagli Scaglione. L'unica cosa che mi era stata proposta per i rifiuti radioattivi era quella di smaltirli attraverso la costruzione del molo anzidetto».

EZIO SCAGLIONE. No!

PRESIDENTE. Calunnioso, questo?

EZIO SCAGLIONE. Per quanto possa valere la mia posizione, ovviamente, le dico no.

PRESIDENTE. Chi era questo Kop?

EZIO SCAGLIONE. Era il primo segretario dell'ambasciata cecoslovacca, all'epoca, che avevo conosciuto per altre ragioni e al quale avevo chiesto se anche nel suo paese si poteva avviare comunque un genere di lavoro come questo. E lui, invece di mettermi in contatto con persone del paese, mi aveva presentato questo signore.

PRESIDENTE. A proposito dei suoi rapporti, lei ha detto che non le risulta che ci fosse un rapporto tra Bellotto e Marocchino. Però, mi sembra che il porto lo stesse costruendo Marocchino, se non sbaglio...

EZIO SCAGLIONE. Per quanto ne so io non si conoscevano assolutamente.

PRESIDENTE. Anche Marocchino dice la stessa cosa, e cioè che siccome stava costruendo il porto si potevano infilare i bidoni, o no?

EZIO SCAGLIONE. Per quanto ne so io, non si conoscevano.

PRESIDENTE. Come funziona questa esportazione transfrontaliera di rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Su questo mi rispose nel dettaglio il signore di Asti. Mi disse che aveva già fatto altre operazioni di quel genere. Si era offerto lui di curare i rapporti a livello di Stati. Mi spiegò


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infatti che andavano fatti tra lo Stato somalo, o comunque quello che si poteva definire così, e lo Stato italiano. Quindi, lui sosteneva di poter avere tutte le informazioni ed eventualmente tutte le autorizzazioni atte ad consentire questo trasporto. Mi disse che mi avrebbe fatto avere - ma io non l'ho mai vista - una relazione tecnica su questo aspetto. Non lo sentii più per tre mesi. Quando mi chiamò era già subentrato il discorso della mia diffidenza. Gli dissi che non se ne sarebbe fatto più niente.
Per quanto mi riguarda, con quella telefonata i rapporti cessarono completamente.

PRESIDENTE. Per fare traffico o smaltimento di rifiuti radioattivi bisogna avere anche attrezzature adeguate, perché non si tratta di rifiuti solidi urbani. Voi eravate attrezzati?

EZIO SCAGLIONE. Assolutamente, non avevo alcun genere di attrezzatura.

PRESIDENTE. Ha mai visto il porto che Marocchino stava costruendo?

EZIO SCAGLIONE. No, non l'ho mai visto.

PRESIDENTE. Però, sta di fatto che nel materiale sequestrato presso i suoi uffici, abbiamo trovato una piantina.

EZIO SCAGLIONE. Sì, mi venne mandato per fax (l'ho visto su un disegno fatto a mano) da Marocchino.

PRESIDENTE. Quando le fu mandato a mano da Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Non me lo ricordo.

PRESIDENTE. A che fine?

EZIO SCAGLIONE. Mi mandò questa cosa probabilmente a supporto di quello che ebbe a dirmi.

PRESIDENTE. Ma sempre per i rifiuti radioattivi?

EZIO SCAGLIONE. Probabilmente, sì.

PRESIDENTE. Quindi, eravate giunti ad un colloquio abbastanza avanzato o, quanto meno, lui si era...

EZIO SCAGLIONE. Lui si era esposto. Io no.

PRESIDENTE. Conosce Marco Zaganelli?

EZIO SCAGLIONE. Sì, è un carissimo amico.

PRESIDENTE. Chi è Marco Zaganelli?

EZIO SCAGLIONE. L'ho conosciuto in Somalia. Era rappresentante per la Somalia di una grossa azienda, una grossa cooperativa agroalimentare, la Giza. È un veterinario, una bravissima persona, per quanto ne so. È qui fuori, adesso.

PRESIDENTE. Le ha mai confidato di aver avuto rapporti con Marocchino e, se sì, con riferimento al traffico di rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Con riferimento al traffico di rifiuti, assolutamente no. Che si conoscessero, sì, erano amici e credo che lo siano ancora.

PRESIDENTE. Zaganelli le ha mai parlato dei suoi rapporti con Mugne?

EZIO SCAGLIONE. No, so che...

PRESIDENTE. Lei sa chi è Mugne?

EZIO SCAGLIONE. So che era un'autorità, in Somalia, uno degli - tra virgolette - intoccabili del regime.

PRESIDENTE. Lei non lo ha conosciuto?

EZIO SCAGLIONE. No, non ho mai avuto a che vedere.


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PRESIDENTE. Sa che faceva traffico di rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. No.

PRESIDENTE. Ha conosciuto Ahmed Duale?

EZIO SCAGLIONE. Ahmed Duale? Sì, era un socio di Giancarlo.

PRESIDENTE. Nelle stesse attività?

EZIO SCAGLIONE. Sì, nelle stesse attività. Ed era parente - non mi chieda in che grado, perché non lo so - del generale Aidid.

PRESIDENTE. Questa è una lettera (Mostra un documento)...

EZIO SCAGLIONE. Sì, la ricordo.

PRESIDENTE. ...che è stata sequestrata non nel suo ufficio, bensì nella sua casa, il 19 agosto 1996.

EZIO SCAGLIONE. Posso permettermi di dire una cosa?

PRESIDENTE. La leggiamo, così la Commissione viene messa a parte del contenuto.

EZIO SCAGLIONE. Certo.

PRESIDENTE. «All'attenzione del professor Scaglione Ezio». A proposito, lei è professore di quale materia?

EZIO SCAGLIONE. Di musica.

PRESIDENTE. «In riferimento al decreto presidenziale allegato il 19 agosto 1996, vi comunichiamo le seguenti condizioni di pagamento. Invio 5 mila tonnellate per i primi 3-4 mesi delle seguenti tipologie: fanghi galvanici, morchie di vernice, terre di fonderia, ceneri da elettrofiltro. Il prezzo è concordato in lire 400 al chilogrammo, incluso il trasporto. Forme di pagamento: 10 per cento del valore della merce alla firma del contratto, da effettuarsi entro il 30 agosto 1996 a mezzo contanti in valuta DM, a mezzo di nostro incaricato, che vi indicheremo telefonicamente; 40 per cento alla partenza della nave, con bonifico bancario; 50 per cento allo scarico definitivo della nave, a mezzo bonifico bancario».
Il documento reca, come mittente: «Morris Supplies, Somalia, phone number 25027» e la data è il 19 agosto 1996. Ci vuole spiegare che cos'è questa lettera?

EZIO SCAGLIONE. È quel che loro proponevano come condizioni di pagamento.

PRESIDENTE. Chi gliela manda?

EZIO SCAGLIONE. Questo Morris Supplies onestamente non so chi sia. Ritengo che arrivi da Marocchino, ma di chi sia Morris Supplies non ne ho la più pallida idea. Comunque, questo è quel che loro chiedevano. Mi ha insospettito (oltre alla firma di Ali Mahdi, che per me è fasulla) questa richiesta del 10 per cento del valore della merce alla firma del contratto. Mi sono detto: qui c'è qualcosa che non funziona, c'è qualcosa che non mi convince. E proprio per questo motivo, al momento della firma, ho fatto un passo indietro.

PRESIDENTE. D'accordo, però i rapporti erano andati parecchio avanti: qui si parla di un traffico di rifiuti che più illecito di così non avrebbe potuto essere.

CARMEN MOTTA. Rifiuti altamente tossici, presidente.

PRESIDENTE. Infatti, si parla di rifiuti radioattivi. Se Marocchino - supponendo che il documento provenga da lui - si espone fino a questo punto, che cosa dobbiamo concludere? Le ha mandato una piantina del porto, le ha fatto una proposta e non mi sembra che da parte sua vi sia stata, d'emblée, una risposta negativa. Cose del genere, infatti, non si fanno in un giorno, bensì in una progressione


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di tempo. Addirittura, costui si espone con l'indicazione del prezziario - per così dire - del traffico di rifiuti radioattivi. Insomma, mi sembra che le cose siano andate parecchio avanti!

EZIO SCAGLIONE. Posso risponderle?

PRESIDENTE. Prego.

EZIO SCAGLIONE. Lei ha detto che questo documento è stato sequestrato a casa mia: verissimo, ma con un'unica variante: è stato sequestrato perché io l'ho consegnato.

PRESIDENTE. Se non lo avesse consegnato, glielo avrebbero sequestrato.

EZIO SCAGLIONE. Dove sono passati non lo hanno nemmeno trovato; gliel'ho consegnato io. Comunque, questo è un altro discorso. Ho detto chiaramente che questo genere di commercio non mi interessa; ed è agli atti una registrazione telefonica in cui si sente chiaramente che dico che voglio continuare a mangiare a spese mie, non a spese dello Stato. Queste cose a me non interessano. Lui può averne mandate duecentomila di queste lettere, ma ciò non vuol dire che io abbia fatto di questi trasporti. E io non ho fatto di questi trasporti, né di questo commercio, checché altri ne possano pensare. Mi dimostrino che ho fatto una cosa di questo genere; io non l'ho fatta!

PRESIDENTE. Sa se Marocchino l'ha fatta?

EZIO SCAGLIONE. Per quanto mi risulta, no. Per quello che è a mia conoscenza, no.

PRESIDENTE. Non lo sa o non le risulta?

EZIO SCAGLIONE. Per quello che è a mia conoscenza, no.

PRESIDENTE. E allora, come mai vengono fuori queste cose? Mi chiedo, allora, quale possa essere stato il percorso di questa piuttosto stupida ed ingenua forma di esibizione che, onestamente, mi sembra alquanto strana; sembrerebbe quasi che sia opera di Garelli; lui è capace di fare cose del genere...

EZIO SCAGLIONE. Può darsi.

PRESIDENTE. Garelli era in rapporti con Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Sì, si conoscevano. Si conoscevano, a quanto mi risulta, da un mese prima che io conoscessi Garelli, sempre tramite questo Zaramella.

PRESIDENTE. E come le risulta?

EZIO SCAGLIONE. Mi venne detto dallo Zaramella e da Marocchino.

PRESIDENTE. E questi prezzi, come sono? Sono buoni?

EZIO SCAGLIONE. E che ne so! Non ne ho la più pallida idea. Io non li ho neanche fatti verificare.

PRESIDENTE. Si parla di prezzo concordato di lire 400 al chilogrammo.

EZIO SCAGLIONE. Concordato là; non concordato con me, assolutamente.

PRESIDENTE. E i rifiuti tossici urbani che prezzo hanno?

EZIO SCAGLIONE. Non ne ho la più pallida idea, dottore. Non lo so.

PRESIDENTE. Ma lei non fa smaltimento di rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Io? No, non l'ho mai fatto in tutta la mia vita.

PRESIDENTE. Ma scusi, prima non ha detto che si interessa di rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Me ne sono interessato all'epoca, per vedere se era possibile


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farlo; ma quale sia il prezzo, adesso, non ne ho la più pallida idea. E comunque non l'ho fatto.

PRESIDENTE. Ha detto di aver fatto un'indagine per capire come stessero le cose.

EZIO SCAGLIONE. Certamente.

PRESIDENTE. Dunque, 400 lire al chilogrammo sono un buon prezzo?

EZIO SCAGLIONE. Non lo so, non saprei dirle.

PRESIDENTE. Questa (Mostra un documento) è la sua calligrafia?

EZIO SCAGLIONE. No, è di mio padre.

PRESIDENTE. «Caraibi»...

EZIO SCAGLIONE. «Caraibi» è scritto da me.

PRESIDENTE. Glielo leggo: «Se le ditte accettano, consegna del 10 per cento. Come fare? A Nairobi e Gibuti, tempi per ditte» eccetera. «Come avviene lo scarico? Tasse e fatture. Contenuto dei fusti. Altri rifiuti come radioattivi. Prezzi, una media. Carta intestata», e via dicendo.
Che significato ha questo documento?

EZIO SCAGLIONE. Le dico una cosa...

PRESIDENTE. Mi dirà di chiedere a suo padre, il che sarebbe anche giusto.

EZIO SCAGLIONE. No, veramente non pensavo di dirle questo però, se posso permettermi, vorrei evidenziare una cosa. C'è scritto: «Tasse e fatture». Credo che mio padre - come del resto il sottoscritto -, se si fosse fatta qualche cosa, l'avrebbe fatta sicuramente in forma, come dire, visibile e legale, tant'è che ci eravamo interessati anche su quanto avremmo dovuto pagare a livello di tasse e di fatturazione. Penso che questa cosa sia già indicativa.

PRESIDENTE. Va bene. Passiamo alle intercettazioni.

CARMEN MOTTA. Le ascoltiamo, presidente?

PRESIDENTE. Non ce n'è bisogno, abbiamo le trascrizioni. Ne do lettura.
«Giancarlo: Pronto.
Scaglione: Giancarlo?
Giancarlo: Sì.
Scaglione: Sono Ezio. Ma chi è che risponde sempre al telefono, lì?
Giancarlo: È qualche coglione.
Scaglione: Ecco, l'hai detto tu, sono d'accordo.
Giancarlo: Sei tu, che hai chiamato, Ezio?
Scaglione: Sì, ho chiamato io cinque minuti fa. Mi hanno fatto stare dieci minuti al telefono. Non rispondevano.
Giancarlo: Ma roba da matti!
Scaglione: Chiamo dall'Italia, non chiamo da...
Giancarlo: Ma che capiscono qua? Non capiscono un cavolo! Adesso io ho parlato con Ali Mahdi».

ELETTRA DEIANA. Presidente, chi è che parla?

PRESIDENTE. È Giancarlo Marocchino.
«Giancarlo: Adesso io ho parlato con Ali Mahdi, però non ho potuto parlare realmente... capisci?
Scaglione: Sì.
Giancarlo: L'ho visto con gente... una cosa e l'altra... e ci ho detto: guarda, mi hanno chiamato, così, così, così, io ti devo vedere. E mi ha detto: questi giorni qua è un continuo di riunioni. Io purtroppo sono qui in porto, mi stai chiamando in porto, eh?
Scaglione: Sì, ho capito.
Giancarlo: Io è dodici giorni che non vado giù a Mogadiscio.
Scaglione: Ho capito.
Giancarlo: Ho questa nave da finire e m'ha dato l'appuntamento a dopodomani.
Scaglione: Dopodomani!


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Giancarlo: Dopo, mi ha detto: te, quando finisci la nave, quando hai finito la nave che sei pronto vieni da me giù e ci vediamo. Così, io ci ho parlato anche che mi hai rubato dei documenti e però devo vedere»...

ELETTRA DEIANA. Presidente, questa parte preferirei sentirla, se possibile.

PRESIDENTE. Va bene, come volete. Chiedo di individuare le intercettazioni dell'agosto 1997.
(Viene trasmessa una registrazione audio)

Lei dice: «C'è la possibilità di avere quel documento che ci mancava all'epoca». A cosa si riferisce, in questo passaggio?

EZIO SCAGLIONE. Mi riferisco - per lo meno, per quello che posso ricordare - a quell'autorizzazione, a quel, come dire, completamento che mi doveva dare questo signore di Asti per dirmi quello che avremmo dovuto fare per realizzare tutto, diciamo così, a regola d'arte.

PRESIDENTE. Ma di quale tipo di rifiuti stiamo parlando: di rifiuti solidi urbani o d'altro?

EZIO SCAGLIONE. Stiamo parlando di quello che avrebbe dovuto finire nell'inceneritore, quindi di rifiuti solidi urbani della città di Mogadiscio.

CARMEN MOTTA. Presidente, vorrei chiedere una precisazione.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. Si parla di rifiuti solidi urbani di quale nazione?

EZIO SCAGLIONE. Italiana e...

CARMEN MOTTA. Che sarebbero stati trasportati dall'Italia in Somalia e lì inceneriti?

EZIO SCAGLIONE. Unitamente a quelli della città di Mogadiscio. Questo è quel che mi fu presentato all'epoca.

CARMEN MOTTA. Dottore, mi scusi, ma mi sembra una cosa un po' strana.

ELETTRA DEIANA. Si parla di rifiuti convenzionali da portare in Somalia?

EZIO SCAGLIONE. Sì.

ELETTRA DEIANA. Da incenerire lì?

EZIO SCAGLIONE. Sì, da incenerire, unitamente a quelli della città.

ELETTRA DEIANA. Ma come?

CARMEN MOTTA. Ma secondo lei questa è una cosa normale?

EZIO SCAGLIONE. Non so se è normale. Per uno che non ne sa niente di queste cose, potrebbe benissimo essere una cosa normale. Io non ne ho mai saputo nulla, quindi...

CARMEN MOTTA. Mi scusi, dottore ma...

EZIO SCAGLIONE. La ringrazio per il «dottore» ma non sono tale.

CARMEN MOTTA. Va bene, allora la chiamerò «signor Scaglione».

EZIO SCAGLIONE. Benissimo.

CARMEN MOTTA. Dunque, lei dice che non aveva competenza in materie di questo genere.

EZIO SCAGLIONE. Esatto.

CARMEN MOTTA. Ma allora, scusi, perché si mette a trattare argomenti, materie nelle quali lei non ha nessuna competenza? Stiamo parlando, infatti, di rifiuti. Ripeto, di rifiuti!

EZIO SCAGLIONE. Posso?


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CARMEN MOTTA. E i rifiuti sono materiale - lei lo saprà benissimo - particolarmente delicato. Le viene proposto di fare un'operazione del genere e lei dice, pur senza avere una particolare competenza, che le hanno chiesto di prendere i rifiuti solidi dall'Italia e di portarli in Somalia per incenerirli a Mogadiscio, insieme ai rifiuti solidi urbani di quella città, con un inceneritore.

EZIO SCAGLIONE. Io...

CARMEN MOTTA. Secondo lei questo è un ragionamento che tiene?

EZIO SCAGLIONE. Io non ho detto questo. Ho detto che mi sono informato, ho chiesto a degli esperti e ho fatto uno studio su questa vicenda.

CARMEN MOTTA. Ah, però!

EZIO SCAGLIONE. Mi sono informato, mi sono rivolto a degli esperti, proprio perché non ne capivo nulla, l'ho appena detto.

CARMEN MOTTA. Insomma...

ELETTRA DEIANA. Mi scusi, ma chi era il committente del trasporto di questi rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Allora, il trasporto, per quanto ne so io... lo scarico doveva essere fatto dal signor Marocchino con le sue attrezzature.

ELETTRA DEIANA. Le ho chiesto chi fosse il committente. Chi è che le aveva dato l'incarico di caricare tutta questa roba?

EZIO SCAGLIONE. Di fare questo studio?

ELETTRA DEIANA. No, non lo studio! Lei parla di una nave...

EZIO SCAGLIONE. No, io non parlo di nessuna nave!

ELETTRA DEIANA. ... che aspetta solo un documento.

EZIO SCAGLIONE. Io non parlo di nessuna nave. È una cosa di Marocchino, non è mia. Stava scaricando una nave, che probabilmente doveva essere carica di prodotti umanitari, non certamente di rifiuti. Non si parla di rifiuti nella registrazione, e io non l'ho mai detto.

CARMEN MOTTA. Se ne parla in altre, comunque vedremo.

EZIO SCAGLIONE. Se ne parlerà in altre, ma non in questa e in riferimento a questa nave.

CARMEN MOTTA. Abbiamo anche le altre, non si preoccupi.

ELETTRA DEIANA. Ma chi era l'eventuale committente, relativamente al quale lei ha elaborato uno studio?

EZIO SCAGLIONE. Il Governo somalo.

ELETTRA DEIANA. Il Governo somalo? E voleva portar via i rifiuti dall'Italia?

EZIO SCAGLIONE. Questo è quello...

PRESIDENTE. Scusate, siccome vedo che la passione vi prende fino al punto di non far parlare il presidente...

EZIO SCAGLIONE. Chiedo scusa, presidente.

PRESIDENTE. Non dicevo a lei, mi stavo rivolgendo ai commissari.
Dunque, vorrei dare lettura del seguente documento: «Autorizzazione alla realizzazione di una discarica per lo smaltimento di rifiuti speciali e tossici-nocivi». Si tratta del decreto firmato da un certo direttore, che si chiama Ibrahim Farah Abdi, per la Repubblica somala.
Ne do lettura: «Considerato il decreto presidenziale emesso il giorno 19 agosto 1996» - vi ricordo che l'intercettazione che stiamo esaminando è del 1997 - «che


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autorizza il professor Ezio Scaglione, già console onorario della Repubblica somala, nato ad Alessandria il 22 luglio 1961, a realizzare e gestire, ai sensi delle leggi vigenti nel territorio della Repubblica somala, una discarica di tipo C per smaltimento di rifiuti tossici», eccetera.
Ricordo che la lettera «C» rappresenta il massimo di tossicità e nel nostro paese non vi è possibilità di trattare tale materiale.

CARMEN MOTTA. Allora non erano rifiuti solidi urbani, presidente!

PRESIDENTE. Appunto. «Decreta che detto impianto verrà ubicato in idonea località atta a riceverlo, in ossequio ai principi di sicurezza idrogeologici ed ambientali e a ricevere rifiuti riconducibili alla tabella C, individuati come tali dalle normative italiane e internazionali. La discarica di cui all'oggetto si situerà nella zona denominata El Baral» (o El Baraf).

ELETTRA DEIANA. Presidente, di chi è questo documento?

PRESIDENTE. Di Ali Mahdi. Esatto?

EZIO SCAGLIONE. Esatto. Posso parlare?

PRESIDENTE. Prego.

EZIO SCAGLIONE. Quando ho ricevuto questa, unitamente alle altre cose che mi avevano lasciato perplesso, ho detto: «Signori, me ne chiamo fuori; non mi interessa più, non è più quello che avevamo stabilito, non ne voglio più sapere».

PRESIDENTE. Però, c'è un particolare: questo documento è del 23 settembre 1996, mentre l'intercettazione è del 1o agosto 1997.

EZIO SCAGLIONE. Certamente.

PRESIDENTE. Come sarebbe a dire, «certamente»?

EZIO SCAGLIONE. Attenzione, io ho continuato la mia indagine e ho preso dati che facevano riferimento a quanto abbiamo stabilito noi all'inizio, cioè rifiuti assimilabili...

PRESIDENTE. Insomma, l'accordo con Marocchino lo avevate già fatto!

EZIO SCAGLIONE. No! Non c'è niente!

PRESIDENTE. Mi scusi, ma c'è un decreto di autorizzazione...

EZIO SCAGLIONE. Certamente.

PRESIDENTE. ...col quale si autorizza il professor Ezio Scaglione.

EZIO SCAGLIONE. Certamente. Ma io non l'ho mai fatto.

PRESIDENTE. Lei non lo avrà mai fatto ma forse non sa - adesso le spiego la questione giuridica - che per quanto riguarda il traffico di rifiuti, che lo si faccia o lo si contratti, è esattamente la stessa cosa: è sempre un reato! Non so se rendo l'idea. Comunque, per quanto la riguarda, il procedimento è stato archiviato.

EZIO SCAGLIONE. Posso risponderle, dottore?

PRESIDENTE. Prego.

EZIO SCAGLIONE. Non c'è un mio documento o una mia firma con cui autorizzo questa cosa. Quindi, questi signori potevano anche dirmi che io trafficavo con la luna, ma...

PRESIDENTE. Va bene, andiamo avanti.

CARMEN MOTTA. Presidente, vorrei chiedere una precisazione.


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PRESIDENTE. Certamente. L'importante è che ci capiamo e che magari non impediate al presidente di concludere i suoi discorsi.

CARMEN MOTTA. Presidente, noi non impediamo niente. Lei stava leggendo e allora ci siamo permessi di fare due domande!

PRESIDENTE. Prego.

CARMEN MOTTA. Signor Scaglione, a quali parti d'Italia - o a quali città - facevano riferimento questi rifiuti solidi che lei ha chiamato «urbani»? Si parla dell'Italia del nord, del centro o del sud? Si parla della città di Milano, di Bologna o di Venezia?

EZIO SCAGLIONE. Le posso dire che i contatti erano con quei tre nominativi che avete sentito prima. Ed era onere loro recuperarli. Io non saprei dove cercarli, i rifiuti. Loro avevano l'incarico - se le cose fossero andate - di recuperare questo materiale, non io; non saprei da che parte prendere...

CARMEN MOTTA. Quindi, non sa nemmeno se fossero rifiuti provenienti dal nord o dal sud Italia?

EZIO SCAGLIONE. No, non glielo so dire.

PRESIDENTE. Insomma, qual era il suo ruolo in questo contratto?

EZIO SCAGLIONE. Semplicemente e solo quello di collettore, di mettere in contatto la parte A con la parte B, punto. Nient'altro.

PRESIDENTE. E no, lei ha detto di essersi informato per capire come si fanno i traffici, come si trasferiscono i rifiuti, e così via.

EZIO SCAGLIONE. È ovvio, mi dovevo interessare di questa cosa; e, ovviamente, mi sono informato, visto che non ne capivo nulla.

CARMEN MOTTA. Ma come mai quell'autorizzazione è intestata a lei?

EZIO SCAGLIONE. Questo signore, per conto del presidente Ali Mahdi, ha dato a me l'autorizzazione per darmi una veste, diciamo, istituzionale, per contattare questa gente e avviare questo genere di contatti, per stabilire... per potermi presentare.

CARMEN MOTTA. Due secondi fa lei ha detto che sostanzialmente non era titolare di nulla. Lo ha detto lei, no?

EZIO SCAGLIONE. Esatto.

CARMEN MOTTA. E ha aggiunto di aver svolto una funzione di intermediario. Dico bene?

EZIO SCAGLIONE. Esattamente.

CARMEN MOTTA. Però, mi scusi, un intermediario non riceve questo tipo di lettere direttamente.

EZIO SCAGLIONE. No, mi permetta...

CARMEN MOTTA. La lettera è indirizzata a lei, quindi spieghi bene qual era la sua funzione: o lei vi compariva in quanto intermediario e serviva solo a mettere in rete - diciamo così - persone interessate a questo scopo, oppure aveva un altro ruolo e pertanto le è stata indirizzata l'autorizzazione che il presidente ha poc'anzi letto. È un'autorizzazione, per quello che può valere.

PRESIDENTE. È un decreto di Ali Mahdi.

EZIO SCAGLIONE. C'è una terza soluzione, che lei non considera: se mi interesso di musica e vado a parlare con qualcuno, dicendogli che ho studiato pianoforte,


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ho una competenza di settore e posso essere credibile. Se invece mi fossi presentato per chiedere informazioni e ragguagli tecnici dicendo di essere Ezio Scaglione, punto e basta, soprattutto su questo argomento, non mi avrebbero fornito informazioni. Io mi sono presentato con questa veste ufficiale, per dire: «Signori, sono io che mi muovo, in questo momento, perché mi hanno dato quest'autorizzazione. Non vengo come Ezio Scaglione (il che potrebbe valere poco, per non dire nulla) ma vengo con alle spalle un Governo - per quel che potesse valere all'epoca - che mi ha autorizzato a fare questo genere di indagine».
La mia era una richiesta, come dire, di ufficializzazione della mia posizione. Poi, onorevole, lei è ovviamente libera di non credermi.

CARMEN MOTTA. Non è questione di non crederle, la questione è un'altra.

PRESIDENTE. Signor Scaglione, nell'intercettazione che abbiamo ascoltato, ad un certo punto Giancarlo Marocchino le dice: «Dopo mi ha detto, te, quando finisci la nave, vieni da me giù e ci vediamo, così io ci ho parlato anche che mi hai rubato dei documenti», eccetera.
Siamo nell'agosto 1997, quando lei - così ci ha detto - aveva compreso che si trattava di una fregatura.

EZIO SCAGLIONE. Esatto.

PRESIDENTE. Ebbene, il conto non torna. Lei, infatti, risponde a Marocchino: «Ecco, spiega a questo signore, cerca di capirmi adesso, che io ho parlato ancora in settimana, quindi l'altro ieri, con giù e mi hanno detto che c'è la possibilità, cioè che la cosa è fattibile, e c'è la possibilità di avere quel documento che ci mancava all'epoca. Quindi se di lì ci confermano, per iscritto, la cosa e qui siamo pronti a partire ci vorrà poi quindici o venti giorni per aggiustare la cosa, che si parte. Ma insomma, la cosa si può fare, ecco».
Insomma, questa interlocuzione avviene quando, secondo le sue affermazioni, lei si era reso conto di tutto e aveva mollato ogni cosa; invece, qui c'è una pressione da parte sua affinché l'operazione possa essere fatta.

EZIO SCAGLIONE. Qui c'è scritto anche: «Si riferisce a colloqui intercorsi col signor Gambaruto».

PRESIDENTE. È una nota della polizia.

EZIO SCAGLIONE. Mi riferivo ai colloqui col signor Gambaruto.

PRESIDENTE. Però, a distanza di un anno lei sta ancora lì, per cercare di concludere l'affare, non per cercare di sottrarsi! Le leggo il seguito:
«Scaglione: Diglielo bene, mi raccomando! Perché insomma, adesso io la tengo buona ancora, questi dieci giorni, poi devo dirgli dentro o fuori.
Giancarlo: No, no, io dopodomani finisco qua, vado giù e parlo chiaro con lui e via di seguito.
Scaglione: E poi mi dici qualcosa tu, allora.
Giancarlo: Sì, ti chiamo io, è logico. Senti...
Scaglione: Dimmi.
Giancarlo: Io devo metterla giù, qua, in modo che noi faremo una specie di, come posso dire, chiamiamolo bruciatore.
Scaglione: Sì, sì, certo, certo, certo, certo, certo.
Giancarlo: Quello lì per dare l'energia elettrica alla popolazione e via di seguito.
Scaglione: Raccoglieremo, non è una cosa di subito, con i guadagni dello smaltimento dei rifiuti... partiremo anche per quello.
Giancarlo: Ecco, sì.
Scaglione: Sì, certo.
Giancarlo: La cosa va impostata in quel modo lì, per cui lui lì può dimostrare che fa questa cosa qua per dare benessere al paese, per dare energia al paese».
Dunque, qui vi è una contraddizione insanabile - mi spiace che l'autorità giudiziaria che ha proceduto non lo abbia notato - tra queste pressioni e la motivazione che lei sta dando in questo momento


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(e che presumo abbia dato anche nella sede giudiziaria), ovvero di aver capito che Marocchino era un truffatore e che quello era un giro che non le piaceva.
Addirittura, vi è il riferimento ad un marchingegno - il bruciatore - che avrebbe fatto fare bella figura persino ad Ali Mahdi, in quanto avrebbe dimostrato alla popolazione che egli stava facendo il bene del paese. Come risponde a questa contestazione?

EZIO SCAGLIONE. Come rispondo a questa contestazione? In maniera molto semplice. Adesso, questa cosa qui onestamente mi coglie abbastanza di sorpresa...

PRESIDENTE. E certo.

EZIO SCAGLIONE. ... però le dico, tornando al nucleo, per come la vedo io...

PRESIDENTE. Quelle che ho letto sono parole sue.

EZIO SCAGLIONE. Sì, ma così come queste sono parole mie, è anche vero il fatto che io queste cose non le ho fatte!

PRESIDENTE. Che lei non le abbia fatte mi sembra pacifico. Però, siccome ci interessa capire che tipo di traffici facesse Marocchino, vogliamo renderci conto fino in fondo di quale fosse il livello di approfondimento.
Risolvere la questione in una battuta - e cioè che lei, non appena ha subodorato la truffa, ha preso e ha buttato tutto per aria - non corrisponde a verità, perché l'operazione è andata avanti, c'è stato l'intervento di Ali Mahdi, c'è stato un decreto, c'è stata una trattativa ulteriore, è stata esercitata una pressione, c'è stata una raccomandazione affinché l'operazione si concludesse...

EZIO SCAGLIONE. E la cosa è finita lì.

PRESIDENTE. D'accordo, andiamo avanti. La parola all'onorevole Schmidt.

GIULIO SCHMIDT. Grazie, presidente.
Signor Scaglione, in più occasioni, nelle sue risposte, lei si è definito «artigiano» e più volte ha ripetuto una estraneità di competenza sul tema dei rifiuti. Nell'ambito di questa incompetenza, le è stato spiegato da qualcuno quali siano i livelli di tossicità dei rifiuti? Mi spiego meglio: qualcuno le ha detto se si stesse parlando di rifiuti radioattivi di prima, seconda o terza categoria?

EZIO SCAGLIONE. Mi venne data una spiegazione abbastanza sommaria da questi tre personaggi; l'ultimo è Gambaruto, che tra tutti è stato il più dettagliato nelle sue spiegazioni.

GIULIO SCHMIDT. Lei, quindi, conferma che Gambaruto le spiegò e le citò in modo preciso: prima, seconda e terza categoria?

EZIO SCAGLIONE. Sì, cosa volevano dire. Non lo sapevo.

GIULIO SCHMIDT. Che cosa ha capito?

EZIO SCAGLIONE. Onorevole, sono passati tanti anni, non ricordo più. So che me lo hanno spiegato, però non chiedetemi che cosa lui mi abbia detto dieci anni fa.

GIULIO SCHMIDT. Mi può spiegare un fatto, cercando di essere semplice e sintetico? Lei non sa nulla sul tema dei rifiuti, ha soltanto qualche carta di rapporti tra Italia e Somalia e, sostanzialmente, da dilettante riesce ad avere tutti questi contatti, addirittura con un certo Gambaruto che le parla di rifiuti radioattivi. Credo che lei sappia che comunque il «gioco» dei rifiuti non è da dilettanti.

EZIO SCAGLIONE. Chiaramente.

GIULIO SCHMIDT. Allora mi può spiegare per quale motivo soprattutto Gambaruto l'accoglie e dà credibilità ad una persona che non sa nulla di rifiuti, che ha contatti da dimostrare con la Somalia, che è un artigiano che esporta e trasferisce in


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Somalia materiali che nulla hanno a che fare con i rifiuti? Per quale motivo un sistema di persone che sono protagoniste nel mondo dei rifiuti dovrebbe farle credito?

EZIO SCAGLIONE. Credo che la risposta prima di tutto stia in una sentenza del tribunale di Alba. Quando mi è stata rilasciata quell'autorizzazione dalla Somalia molto probabilmente non è stata data solo a me, ma ne è stato portato a conoscenza qualcun altro perché da quel momento in avanti, stando alle risultanze del tribunale di Alba, io ho avuto i telefoni sotto controllo, prima ancora che io facessi nulla, solo quando è stata emessa.
Io sono stato dirottato dal Veneto ad Asti proprio perché la persona di Asti era vicina alla procura. Quindi, io sono stato portato, secondo quanto stabilisce il tribunale di Alba - relata refero - ad Asti per questo motivo, perché la procura di Asti era interessata ad approfondire il discorso dei rifiuti. Quindi, le dico subito perché Gambaruto mi ha dato credito: perché aveva tutto l'interesse, probabilmente non per me ma per altri, a che io parlassi e confidassi chissà quali inenarrabili segreti, che non ho e non ho mai avuto.
Il primo contatto, quello da cui la procura di Asti ha preso spunto, mi è stato dato da un amico - all'epoca un amico, un buon conoscente -, che era il primo segretario dell'ambasciata cecoslovacca a Roma, al quale mi ero rivolto semplicemente perché persona molto addentro alle cose della vita, mi passi l'espressione, chiedendo: «ha mica la possibilità di segnalarmi qualcuno?». E da qui è partito, con questa presentazione iniziale più che autorevole e con la necessità di spostare questa indagine ad Asti; non mi chieda perché, non glielo so dire, ma sono risultanze che arrivano dal tribunale di Alba: sono due persone, Gambaruto e quello che è venuto prima di lui - adesso non ricordo più quale dei due - che sono legate mani e piedi alla procura di Asti.

GIULIO SCHMIDT. Mi faccia capire, perché adesso comincio ad essere in confusione. Lei sta dicendo in questo momento che le persone che ha incontrato in Veneto l'hanno dirottata su Gambaruto perché lei sarebbe stato strumento di un possibile approfondimento giudiziario da parte della procura di Asti?

EZIO SCAGLIONE. Non lo dico io, lo dice il tribunale di Alba.

GIULIO SCHMIDT. Lo dice il tribunale di Alba, ma lei che cosa dice?

EZIO SCAGLIONE. Che io all'epoca non sapevo nulla di tutto questo, ho scoperto questa cosa quando ho letto queste risultanze.

GIULIO SCHMIDT. Rifaccio la domanda.

ELETTRA DEIANA. Quali sono le risultanze di cui parla?

EZIO SCAGLIONE. Parlo di un processo che si è svolto, credo abbastanza di recente, se non sbaglio, ad Alba, da cui è emerso che taluni di questi personaggi, due in particolare, erano corrispondenti, confidenti della procura di Asti.

PRESIDENTE. Che cosa cambia?

EZIO SCAGLIONE. Mi dice perché mi davano tanto ascolto: io ritengo per questo motivo.

PRESIDENTE. Che il processo lo abbia fatto Alba o Asti...

EZIO SCAGLIONE. No, questo non è influente.

GIULIO SCHMIDT. Ritorniamo al principio. Lei ha una sua attività molto precisa e ci vuole un'idea imprenditoriale per allargare la sua attività. Questa idea imprenditoriale o ce l'ha lei o qualcuno gliela suggerisce, ed è quella dei rifiuti, perché mi sembra chiaro che lei ha un'attività che


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ha fatto, ed è accertata, e un'attività che, secondo le sue dichiarazioni, ha cercato di fare e non ha fatto.
Mi spiega su quali basi ha pensato di poter introdursi, lei piccolo artigiano, in un mondo così complesso, difficile e, se mi permette, anche pericoloso, tanto da esporla a situazioni a cui lei effettivamente è andato incontro? Qual è la ratio imprenditoriale di un discorso di questo genere? Lei improvvisamente si sveglia, dalla sera alla mattina, e decide di fare il mediatore di rifiuti tra la Somalia e qualcun altro in Italia. Ma si rende conto?

EZIO SCAGLIONE. Non è esattamente così.

GIULIO SCHMIDT. Lei ha detto che faceva da mediatore.

EZIO SCAGLIONE. Mi sono espresso male, onorevole.

GIULIO SCHMIDT. Era un broker.

EZIO SCAGLIONE. Non è che io mi sia svegliato una mattina. Mi è stato proposto da giù, mi hanno chiesto di fare questa indagine ed io l'ho fatta. Se si fosse potuto fare legalmente, avrei anche fatto quello.

GIULIO SCHMIDT. «Da giù» vuol dire da Marocchino?

EZIO SCAGLIONE. Dalla Somalia, anche da Marocchino certamente.

GIULIO SCHMIDT. Ma si rende conto che Marocchino non aveva bisogno di lei probabilmente per fare operazioni di questo genere? Io cerco di capire qual è l'incastro della sua persona, con la sua attività, in un disegno più generale. Per quale motivo la Somalia - parlo di Ali Mahdi, di Marocchino e della Somalia in generale - avrebbe avuto interesse a rivolgersi a lei, che non ha mai trattato i rifiuti, che aveva un'attività assolutamente diversa da questa e che non aveva conoscenze, perché lei comunque in Italia non aveva conoscenze e presumo che Marocchino e gli altri di conoscenze ne avessero di ben più alto livello? Perché lei? Mi spieghi perché lei.

EZIO SCAGLIONE. Non so risponderle su questo. Non saprei dire per quale motivo loro abbiano optato per me, forse perché ero una persona pulita, ritengo, una persona che non aveva mai avuto contatti di questo genere, una persona seria, checché qualcuno ne possa pensare. Non saprei darle una motivazione.

GIULIO SCHMIDT. Io non metto in dubbio la sua onestà e correttezza, perché non mi arrischierei mai, ma certamente da come si sono svolti i rapporti non sembrava una cosa molto normale, perché lei parla di proposte di trasbordo e trasferimento di rifiuti radioattivi, secondo le categorie che Gambaruto le dice, e tra l'altro la terza categoria, come forse ricorderà, è un rifiuto nucleare. Io francamente non riesco a rendermi conto della magia di questa nascita di contatti, non riesco a rendermi conto di chi l'abbia indirizzata veramente.

EZIO SCAGLIONE. Tutto è partito da Marocchino, sicuramente, è lui che mi ha parlato per primo di questa cosa.

PRESIDENTE. Accanto alla rilevazione che abbiamo fatto prima, relativa a questa sua posizione molto pressante nei confronti di Marocchino perché si cerchi di andare in porto nei suoi rapporti con Ali Mahdi, vi è una successiva intercettazione telefonica di sette giorni dopo, esattamente dell'8 agosto 1997, in cui lei torna alla carica e continua a dire: «Allora io sono andato dal capo, ho portato i tuoi documenti, però era una sera che ci saranno state duemila persone, un casino insomma, pensa che io non volevo neanche, poi si è incazzato e allora io sono sceso dal porto alle undici».

EZIO SCAGLIONE. Questo lo ha detto lui non io, Marocchino.


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PRESIDENTE. Il rapporto persiste, la questione è sempre viva anche nel suo interesse. «Ho capito, ci sentiamo mercoledì, va bene». «Ecco mercoledì, sì, io mercoledì ti saprò dire se è arrivato e mercoledì sapremo tutto bene». «Va bene, allora ti chiamo mercoledì per quest'ora». Lei dice a Marocchino: «Ti chiamo io mercoledì».

EZIO SCAGLIONE. Non ho chiamato io.

PRESIDENTE. Quando lei è stato interrogato dall'autorità giudiziaria di Asti, il magistrato ha avuto la nostra stessa perplessità e lei ha risposto in questo modo alla contestazione rispetto alla sua consapevolezza immediata che si trattasse di una truffa e le telefonate che invece dimostrano il suo interesse: «Il Marocchino mi disse che ai capi tribù doveva essere prospettato un progetto di costruzione di un forno inceneritore bruciatore che mai sarebbe stato realizzato, ma che doveva coprire lo smaltimento dei rifiuti tossici in Somalia e questo escamotage era stato studiato da Marocchino e da Ali Mahdi per nascondere il vero motivo dell'arrivo dei rifiuti tossici in Somalia, che in realtà non andava ad alimentare un inceneritore per produrre energia per la città di Mogadiscio, ma dovevano essere scaricati in una zona di terra a nord di Mogadiscio ove era previsto un sito a norma di legge italiana per lo smaltimento dei rifiuti».
Un attimo fa ci siamo soffermati sulla storia del bruciatore e lei ha posto tale bruciatore come il punto di arrivo di questa operazione che era in trattativa con Marocchino. Qui invece, quando lei risponde al magistrato dice che anche quella del bruciatore era un'altra truffa, stavolta una truffa della quale lei era consapevole, nel senso che invece di fare il bruciatore si sarebbero fatte operazioni di diverso tipo, «secondo la legge italiana», come se noi fossimo proprietari della Somalia!

EZIO SCAGLIONE. Per carità, non voglio mettere il becco sulla sua interpretazione...

PRESIDENTE. Io leggo le sue parole.

EZIO SCAGLIONE. Questa è stata semplicemente l'ennesima goccia che ha fatto traboccare il vaso e che mi ha fatto togliere da questa situazione.

PRESIDENTE. Vi è poi un'altra telefonata intercorsa il 14 agosto 1997, che è quella che si annoda a quel mercoledì in cui lei dice: stai tranquillo che ti chiamo io. «Ezio: dimmi. Giancarlo: è una operazioncina, tanto una operazione fatta diciamo tra noi, in poche parole, non so, due-tremila fusti, roba del genere. Ezio: sì, ma qui se non c'è l'autorizzazione non si muove nulla. Giancarlo: ho capito. Ezio: io posso fare anche da ventimila ...

EZIO SCAGLIONE. Sì, basta che ci sia l'autorizzazione.

PRESIDENTE. ... il tempo di organizzarla, il problema è che ho bisogno dell'autorizzazione, di qualcuno che firmi, se no non si sposta neanche una paglia qui in Italia. Ho capito», dice Giancarlo, «io non chiederei di meglio però finché di lì non»... Ezio: no, quell'ambito lì guarda, per carità. Giancarlo: no, no, ma ti chiedo. No, voglio continuare a mangiare a spese mie, capisci?«, dice Giancarlo.

EZIO SCAGLIONE. No, lo dico io.

PRESIDENTE. Quindi, è sbagliato. «Giancarlo: ok, sì sì, hai pienamente ragione, sì sì, va bene, niente, dobbiamo aspettare che mi rientri lui». Questi fusti che cosa sono? Tremila fusti, lei dice anche ventimila.

EZIO SCAGLIONE. Se si poteva fare l'operazione...

PRESIDENTE. Ma fusti di che?

EZIO SCAGLIONE. Non ne ho la più pallida idea. Lui chiedeva se si poteva fare un'operazione veloce prima di questa autorizzazione e io gli ho detto che non se ne parlava neppure.


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PRESIDENTE. Le vorrei leggere alcune intercettazioni ambientali del 7 novembre 1996: «Ecco era la nostra, abbiamo ceduto due anni fa, ora nel corso dell'azienda io ho fatto alcune grosse forniture di ricambi per determinati paesi africani, Zaire, Malawi, Somalia, Eritrea e altri due o tre staterelli sperduti lì in mezzo. Ho iniziato a conoscere la Somalia nel 1988, lì il primo viaggio nel gennaio 1988 e ho tuttora rapporti buoni, direi buoni con i nuovo governanti, tanto buoni che nel 1992 mi hanno nominato console onorario loro in Italia. Nell'ambito di questo incarico ho ricevuto due tre, li chiamano input al giorno d'oggi, per realizzare per loro dei progetti. Uno di questi progetti riguarda giustappunto la creazione, e sta a me decidere i tempi e i modi e, come dire, le fattezze di un impianto per lo smaltimento di una discarica e questo in prima battuta. Ora mi è già stata riservata un'area distante da centri abitati su base di leggi italiane per oltre tre chilometri». Mi spiega questa intercettazione ambientale? È lei che parla.

EZIO SCAGLIONE. Non capisco cosa ci sia da aggiungere. Mi stavo presentando a questo signore, gli ho detto chi ero, per quale motivo avevo rapporti con la Somalia, che avevo già lavorato, ed è vero, in altri paesi africani per le forniture di ricambi per la CEE.

PRESIDENTE. Voglio dirle una cosa, professore. Le prime parole che lei ha detto sono state queste: appena ho visto la lettera ho immediatamente capito che era una truffa. Qui invece addirittura lei si magnifica e dice: mi è già stata riservata un'area distante da centri abitati, sulla base di leggi italiane, per oltre tre chilometri. Questo che significa? Che non ha fatto niente? Non è possibile. O lei racconta cose così tanto per raccontarle, e allora noi ne prendiamo atto e le valuteremo, ma se invece c'è una razionalità, una plausibilità in queste frasi, che non sono senza senso, mi pare che dicano esattamente il contrario di quello che lei fino a questo momento ha detto alla Commissione. Come spiega questa telefonata?

EZIO SCAGLIONE. Molto probabilmente è una mia presentazione, niente più di questo.

PRESIDENTE. Praticamente un'esaltazione...

EZIO SCAGLIONE. Un gonfiare la mia posizione.

PRESIDENTE. «Comunque è tutta strada, quindi non sono assolutamente problemi. Ora io ho l'autorizzazione a stoccare in questa zona dei rifiuti tossici nocivi. Premetto subito che verbalmente, - verbalmente - subordinato al fatto che vediamo come va questa, mi hanno dato l'ok anche per scorie diciamo di altro tipo. Io sto parlando di altro genere di scorie in questo momento, tanto per intenderci, però in questo momento limitiamoci al rifiuto tossico nocivo». Dopo il tossico nocivo c'è il radioattivo e il nucleare. Anche qui gonfia?

EZIO SCAGLIONE. La risposta è molto semplice: che io qui mi stia gonfiando credo sia abbastanza evidente, ma è altrettanto evidente che io comunque queste cose non le ho fatte. Capisco la sua posizione ed anche quella di chi mi sta ascoltando, però è altrettanto evidente che io queste cose non le ho fatte. Quindi, al di là di capire la posizione di Marocchino e la mia posizione, non capisco se in questo momento sono accusato di aver commesso qualche illecito o qualcosa, perché se è così è un altro discorso. Io però non l'ho fatto.

PRESIDENTE. Io sono meravigliato - lo dico in pubblica, come diciamo noi - delle ragioni per le quali lei è stato archiviato: «Io premetto una cosa. Mi scuso se la interrompo. Ho intenzione, ne parlavamo prima scherzando ma non è uno scherzo, di continuare a dormire a spese mie. Quindi, voglio dire, non ho intenzione di fare delle cose, classica 'botta e via', e


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fuggire. Per cui, se si può fare un discorso serio continuativo, valido, mi va bene; se è per fare un'una tantum le dico già subito che non mi interessa». Qual era l'una tantum che le prospettavano?

EZIO SCAGLIONE. Quella che voleva Marocchino prima di mandare quei ventimila.

PRESIDENTE. Ma lei sa chi parla qui? Non è Marocchino.

EZIO SCAGLIONE. Sì, certo, so che non è Marocchino.

PRESIDENTE. Chi è?

EZIO SCAGLIONE. È uno di quelli con cui ho parlato.

PRESIDENTE. Gambaruto.

EZIO SCAGLIONE. Esattamente.

PRESIDENTE. «Cinquanta miliardi, è riuscito con la forza delle armi, ma con la forza della diplomazia, dei contatti, del dialogo, comunque a mettere da parte il famoso Aidid», si riferisce evidentemente ad Ali Mahdi, «per metterlo fuori e poi proprio metterlo fuori, cioè fisicamente, è riuscito a ribaltare tutto, quindi è in una posizione in questo momento delicatissima, cioè non può permettersi di giocare cinque anni di guerra, cinque anni di spese, comunque, per fare appunto la famosa 'botta e via'. «Scaglione: radioattivo, ve l'ho detto, cioè io ho un'autorizzazione verbale che non serve a niente, però dimostra la disponibilità a parlarne. O li bruciano o li fanno saltare in aria, in qualche modo spariscono». «Certo, certo, un po' di guerra c'è e quindi stanno tranquilli. L'USL non va a controllare (ridacchia)». «No, risponde Scaglione, credo proprio di no decisamente». «Ma lì c'è qualche organo di controllo o no su quelle robe lì?». «L'organo di controllo è il Presidente», risponde lei «il Presidente, cioè quello che dice il Presidente». «Padre padrone?». «Sì, decisamente. La grossa forza di quelle autorizzazioni è proprio questa qui». Come vede, le intercettazioni telefoniche consegnano una realtà diversa da quella che lei ci rappresenta.
Do la parola all'onorevole Schimdt.

GIULIO SCHMIDT. Signor Scaglione, leggendo alcuni documenti ufficiali, risulta che lei in realtà non è, come poi ha precisato, proprio un mediatore, ma in realtà è un operatore. Lei si è presentato in quanto tale, nel senso che il documento intitolato «autorizzazione alla realizzazione di una discarica per lo smaltimento di rifiuti speciali e tossici nocivi», decreto, come lei ben sa, firmato il 23 settembre 1996 dal direttore dell'ufficio del presidente - Ali Mahdi, immagino -, la autorizza personalmente a realizzare e gestire una discarica di tipo C per lo smaltimento dei rifiuti tossici.
Io vorrei capire da lei quali sono i pesi. Da una parte, lei dice che mette in contatto A con B - lo ha detto ufficialmente -, dall'altra, dice che non è proprio così, ma che lei è stato strumento di un'operazione, è stato spostato dal Veneto ad Asti, secondo la sentenza di Alba, perché comunque dovevano capire. Ma che cosa dovevano capire di lei? Nulla, perché lei, secondo le sue dichiarazioni, non sa assolutamente nulla. Però, guarda caso, ci sono dei documenti che dicono che lei è autorizzato in prima persona a gestire una discarica di tipo C. Mi spieghi: lei è non è competente nella materia dei rifiuti?

EZIO SCAGLIONE. Non sono competente.

GIULIO SCHMIDT. Allora mi spiega per quale ragione le danno credito su una materia tanto delicata, che è fuori dalle convenzioni internazionali, è fuori dalla convenzione di Basilea, è fuori da qualsiasi controllo perché, essendoci un Governo non stabile, in Somalia può andar di tutto e quindi si può andare oltre le leggi italiane? Mi spiega per quale motivo danno fiducia a lei che non è nessuno nel mondo dei rifiuti e che non dà nessuna garanzia di poter maneggiare questo tipo


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di materiale con garanzie precise? Mi spieghi per quale miracolo lei riesce a farsi autorizzare una discarica di rifiuti tossici e un prodotto probabilmente anche nucleare. Addirittura - questa è veramente una cosa ridicola - vi è un fax della Morris Supplies Somalia, una società che fa capo a Marocchino, in cui si parla di rifiuti, fanghi galvanici, morchie di vernici, terre di fonderia, ceneri da elettrofiltro, materie che sono per legge diffondibili in qualsiasi situazione italiana.
Che cosa c'è dietro a tutto questo? Lei non ce la può raccontare dicendo: io non ho fatto nulla. Lei ha provato a fare qualcosa di molto serio e non può più trincerarsi dietro una situazione. Veniamo al nodo: questa è una storia che dura anni, complicatissima, con rapporti ben precisi. Quindi, abbia rispetto della Commissione. Qui risulta che lei ha fatto una società con Marocchino il 17 marzo 1988.

EZIO SCAGLIONE. Sì, per l'importazione di ricambi.

GIULIO SCHMIDT. No, veramente è per l'importazione di tutte le merci - questo dice lo statuto - possibili e immaginabili, in particolare ricambi. Poiché si tratta della Somalia, ovviamente ci stanno dentro i rifiuti e qualsiasi...

EZIO SCAGLIONE. No, assolutamente, questa è una sua deduzione che io le contesto.

GIULIO SCHMIDT. Nell'atto costitutivo è scritto: tutti i materiali, tutte le merci consentite dalla legge della Somalia - che leggi non ha - e, in modo particolare, importazione e vendita di pezzi di ricambio, mezzi di trasporto, fuoristrada, trattori.
Mi spiega perché Marocchino fa una società con lei per un'attività che lui già sta svolgendo molto bene e per cui non ha bisogno di lei?

EZIO SCAGLIONE. Onorevole, non se ne abbia a male per la risposta, perché può sembrarle scortese e le assicuro che non è affatto mia intenzione, però lei ha aggiunto che possono essere anche rifiuti. Non si è mai parlato di rifiuti in quella sede, assolutamente. Quella società è nata per importare ricambi, parti per abitazioni, quindi cose che riguardano l'edilizia, e null'altro. Nulla è stato portato.

GIULIO SCHMIDT. Questa è una sua dichiarazione: se lei mi dice che questa società non è stata creata per fare smaltimento di rifiuti, la prendo per buona, ma qui non c'è scritto.
Se mi posso permettere, le dico un'altra cosa. Questo documento è del 1988; nel 1996, quindi otto anni dopo, lei sta parlando di rifiuti. Questo non riesco a capirlo e lei me lo deve spiegare. Noi non siamo dei dilettanti al riguardo, ci sono Commissioni d'inchiesta sul ciclo di smaltimento dei rifiuti. Lei mi deve dire qual è la ragione o la persona, o le persone, che le hanno permesso di entrare in questo meccanismo, poiché lei da solo non ci poteva entrare.

EZIO SCAGLIONE. Torno solo per una frazione di secondo sul primo punto. In questi dodici anni sono stato accusato da una valanga di gente di qualsiasi nefandezza. Secondo un giornalista io sarei introvabile persino dalla Commissione parlamentare d'inchiesta: questo è riportato su libri che non ho, ma che posso far vedere. In questi dieci-undici anni hanno detto di me qualsiasi cosa, salvo poi non provarla, perché comunque non la possono provare, ma non perché io sia particolarmente abile a confondere le carte. Sapevo perfettamente, entrando qui, di avere l'occasione di parlare con persone competenti - non l'ho mai messo in dubbio -, ma il problema, checché lei ne pensi, è che queste operazioni non le ho fatte.
Arrivo alla sua seconda domanda. Perché abbiano pensato a me onestamente non glielo so dire, perché le confermo - e, se vuole, lo veda - che io non ho competenza. Ha pensato a me il signor Giancarlo Marocchino, ritenendo di avere a che fare con una persona seria e onesta: lei ha


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detto che non lo mette in dubbio ed io la ringrazio. Oltre a questo io non so risponderle, perché non ho argomenti per risponderle e non perché non voglia. Non ho nessun interesse a non voler rispondere o ad oppormi ad un componente della Commissione, non sono mica scemo, non ci penso neppure.

GIULIO SCHMIDT. Facciamo chiarezza su un punto. Un conto sono le risultanze di tipo giudiziario: lei è a posto e, quindi, noi non mettiamo in discussione questo. A noi interessa capire un percorso che comunque coinvolge persone audite, sentite, citate, intercettazioni telefoniche, che sono di nostro fondamentale interesse. Una cosa è certa: vi è un ricco materiale documentale in cui si parla di smaltimento di rifiuti tossici. Non si parla di esportazione ed importazione dalla Somalia di ciò che riguarda la sua tradizionale attività; si parla di un tentativo, è chiaro che vi è un tentativo in un certo senso che dura anni. Lei ha tempo da perdere? Ha un'attività, non si è accorto che questo è un mondo in cui o si hanno degli agganci giusti e si hanno situazioni di potere pesante oppure si è tagliati completamente fuori?
Lei sembra uno che è sceso dalla luna e improvvisamente qualcuno le ha detto di provare ad interessarsi di rifiuti. Ma stiamo scherzando? Mi permetta, con tanta franchezza: questa è una presa in giro della Commissione. Lei può sostenerlo forse con un magistrato che non si interessa di rifiuti, ma non può dire a noi: io arrivo dalla luna, qualcuno mi dice di interessarmi di rifiuti tossici radioattivi, mi fa anche un percorso di categorie, fa una lettera di autorizzazione di tipo C, e poi dire che non è competente, che non conosce nulla! Lei pensa che noi possiamo crederle? Dieci anni di attività in questo settore con Giancarlo Marocchino e con altri, attraverso un tentativo di megaoperazione di smaltimento di rifiuti in Somalia, senza avere competenza, senza avere agganci, senza avere coperture?

EZIO SCAGLIONE. C'è un problema: lei ha parlato di dieci anni di attività. Vogliamo ridurre a cose concrete questi dieci anni? Sono quattro contatti telefonici e due fax e i miei contatti in Italia per chiedere informazioni. Io di attività non ne ho mai fatta.

GIULIO SCHMIDT. Come non ne ha mai fatta? Addirittura risulta autorizzato a gestire una discarica di tipo C!

EZIO SCAGLIONE. E questo secondo lei è svolgere un'attività? Mi hanno mandato l'autorizzazione.

GIULIO SCHMIDT. Ma santo Dio, ma sta scherzando? Se lei avesse portato a conclusione una gestione di questo tipo, probabilmente non sarebbe in Italia, ma sarebbe ai Caraibi con il suo patrimonio. C'è un'autorizzazione ben precisa. Che poi lei non lo abbia fatto è un altro discorso.
Noi vogliamo capire quali sono gli intrecci, che non sono evidenti dalle sue dichiarazioni, e quali sono i pesi effettivi di questo rapporto. Giancarlo Marocchino non è nato ieri e, quindi, lei mi deve spiegare per quale motivo fa una società con lei per materie non riguardanti i rifiuti, come dice lei. Mi deve spiegare perché Marocchino si rivolge a lei per un settore come questo, quando sappiamo benissimo che ci sono altre relazioni di Marocchino. Insomma, lei che cosa rappresenta per Marocchino? Una persona che cade dal mondo delle nuvole, che non si è mai interessata di rifiuti, che non ha rapporti? Lo vada a raccontare a qualcun altro!

PRESIDENTE. Tanto non risponde. I soldi ad Ali Mahdi chi glieli avrebbe dati?

EZIO SCAGLIONE. Marocchino.

PRESIDENTE. Però lei sapeva che Ali Mahdi costava caro.

EZIO SCAGLIONE. Sì, mi chiese o mi mandò qualche cosa.

PRESIDENTE. Intercettazione ambientale del 13 luglio: «Sì, penso che i costi


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siano abbastanza limitati». «No, il costo grande sarà il Presidente», dice lei. Gambaruto: «Parlandoci chiaramente, il costo grande sarà il Presidente. Pensa che lo smaltimento sia tutto il suo».

EZIO SCAGLIONE. Lo dice Gambaruto.

PRESIDENTE. La frase «il costo grande sarà il Presidente» fa pensare che, siccome lei era pure console onorario, i soldi al Presidente glieli avrebbe portati lei. Qual era la percentuale del Presidente?

EZIO SCAGLIONE. Mi pare volesse il 40 per cento.

PRESIDENTE. Ali Mahdi non era solo, Ali Mahdi viene fuori da Siad Barre.

EZIO SCAGLIONE. Era stato un suo collaboratore, se non ricordo male.

PRESIDENTE. Siad Barre significava per il mondo politico italiano un certo settore, in particolare quello del partito socialista, e via dicendo. I suoi referenti politici, direttamente o indirettamente, attraverso Ali Mahdi, quali erano? Lei aveva dei referenti politici o no?

EZIO SCAGLIONE. No, per questa operazione non ho mai avuto...

PRESIDENTE. E per le altre?

EZIO SCAGLIONE. Quali altre?

PRESIDENTE. Lei ha detto che per questa operazione non aveva referenti politici. E per altre?

EZIO SCAGLIONE. Io ero in contatto con diverse persone in ambito politico, ma non abbiamo mai discusso di quello.

PRESIDENTE. Per la Somalia con chi trattava sul piano politico, come italiani?

EZIO SCAGLIONE. Posso contraddirla?

PRESIDENTE. Non si tratta di contraddire, io sto facendo una domanda. Quindi, Ali Mahdi sicuramente.

EZIO SCAGLIONE. Certamente.

PRESIDENTE. Vorrei sapere chi altri conoscesse delle autorità somale, oltre ad Ali Mahdi.

EZIO SCAGLIONE. Mi pare fosse il primo ministro quello che conoscevo, ma non abbiamo mai parlato di questo, e poi sono paesi in cui conoscere le persone, tutto sommato, è relativamente facile.

PRESIDENTE. Invece, come italiani, come tramiti?

EZIO SCAGLIONE. Per questa operazione nessuno.

PRESIDENTE. E in generale, per i suoi rapporti con la Somalia?

EZIO SCAGLIONE. Con la Somalia nessuno.

PRESIDENTE. Con il Ministero degli esteri che rapporti aveva, con chi trattava al Ministero degli esteri?

EZIO SCAGLIONE. L'unica cosa che avevo fatto era stata mandare i miei documenti per la nomina a console onorario, se non vado errato, alla terza divisione consolare.

PRESIDENTE. Ha conosciuto personalità del Ministero degli esteri?

EZIO SCAGLIONE. Eravamo andati, non per la Somalia, ma per lo Zaire, a parlare con una persona che penso fosse un dirigente e poi è risultato essere un ambasciatore; aveva l'ufficio al quarto piano del Ministero degli esteri, se non


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ricordo male. Adesso è difficile ricordare il nome, so che poi è stato inquisito comunque, lo ricordo bene.

PRESIDENTE. Lei conosceva Forte?

EZIO SCAGLIONE. L'ho conosciuto perché lo avevo invitato ad Alessandria per una conferenza. Forte è stato presidente del FAI, ma non è venuto in quella veste. Era sottosegretario, non so se alle finanze o al tesoro.

ELETTRA DEIANA. Vorrei fare una domanda su questo consolato onorario. Lei ha un attestato di questa nomina a console onorario?

EZIO SCAGLIONE. Sì.

ELETTRA DEIANA. Da chi è rilasciato?

EZIO SCAGLIONE. Da Ali Mahdi.

ELETTRA DEIANA. Su segnalazione dei suoi meriti?

EZIO SCAGLIONE. Di Marocchino.

ELETTRA DEIANA. Quindi, Marocchino la segnala ad Ali Mahdi: una cosa in famiglia.

EZIO SCAGLIONE. Dipende dal senso che lei vuole dare all'espressione «in famiglia»; comunque sì, in famiglia.

PRESIDENTE. In Italia chi doveva pagare per fare questi lavori?

EZIO SCAGLIONE. In Italia probabilmente avrebbero riservato una provvigione al sottoscritto per il lavoro fatto, e basta.

PRESIDENTE. L'Ali Mahdi italiano di turno chi era?

EZIO SCAGLIONE. Non c'era.

PRESIDENTE. Ali Mahdi doveva dare questi soldi a qualcuno?

EZIO SCAGLIONE. Non ne ho la più pallida idea. Io so che quello che loro hanno chiesto era il 40 per cento.

PRESIDENTE. Non sa se dovesse dare dei soldi ad italiani?

EZIO SCAGLIONE. No, più che altro penso dovesse darli a somali del suo clan probabilmente.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Motta.

CARMEN MOTTA. Sempre a proposito del titolo di console onorario, dal registro di bordo della nave Garibaldi ...

EZIO SCAGLIONE. Questo è uscito fuori. Non sono io.

CARMEN MOTTA. Non è lei?

EZIO SCAGLIONE. No, assolutamente.

CARMEN MOTTA. Sapeva già la domanda che le dovevo porre?

EZIO SCAGLIONE. Sì, perché in un libro, intitolato L'agguato, si dice che io sarei stato su questa nave e che, non essendoci notizia di altri consoli, non poteva che essere Scaglione. Questa cosa è risibile...

CARMEN MOTTA. Guardi...

EZIO SCAGLIONE. Le chiedo scusa, mi faccia finire e poi non la interrompo più, lo prometto. Lo stesso giornalista dice, nello stesso libro, che secondo lui questo Scaglione sarebbe introvabile persino dalla Commissione parlamentare d'inchiesta. Voi mi avete cercato e mi avete trovato, come mi sembra logico che sia. Questo signore sostiene questo; quindi, personalmente ritengo che sia scarsamente attendibile e comunque sulla nave non c'ero io.

CARMEN MOTTA. È molto importante che lei confermi questo davanti alla Commissione.


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Non era una domanda per farsi dire di sì, ma per sapere e lei ha risposto esaurientemente.
Lei ha dichiarato di aver fatto parte della segreteria dell'onorevole Boniver. Può cortesemente dirci con quali funzioni, per quali compiti e in quale periodo?

EZIO SCAGLIONE. Ero presidente del centro studi Calamandrei. Ho organizzato delle manifestazioni ad Alessandria e ad una di queste è intervenuto anche Francesco Forte.

CARMEN MOTTA. Io le ho chiesto dell'onorevole Boniver.

EZIO SCAGLIONE. Infatti, l'onorevole Boniver ad Alessandria nella sua segreteria aveva anche un centro studi - il centro studi Calamandrei - di cui io sono stato presidente fino al 1990-1992. Successivamente è stata chiusa la segreteria e il centro, di conseguenza, ha chiuso i battenti.

CARMEN MOTTA. I suoi rapporti con Marocchino perdurano ancora oggi?

EZIO SCAGLIONE. È passato a salutarmi, non so se a settembre o ottobre dello scorso anno.

CARMEN MOTTA. Allora perdurano?

EZIO SCAGLIONE. È passato a salutarmi. Se con questo intende che perdurano, sì, è passato da casa a salutarmi.

CARMEN MOTTA. Era proprio un saluto amicale?

EZIO SCAGLIONE. Sì.

CARMEN MOTTA. Non avete avuto motivo di affrontare nessun argomento?

EZIO SCAGLIONE. So che il giorno dopo c'era un'udienza ad Alba. Quindi, è passato per Alessandria mentre andava ad Alba. A questa udienza sarebbe andato nella mattinata successiva.

CARMEN MOTTA. Non avete avuto modo di parlare, anche solo di sfuggita, dei lavori della Commissione, del fatto che questa Commissione si era insediata?

EZIO SCAGLIONE. Assolutamente no.

PRESIDENTE. Da quanto tempo non lo vedeva?

EZIO SCAGLIONE. Non lo vedevo da anni. Non so dire da quanto, ma sicuramente si tratta di anni.

CARMEN MOTTA. Cosa ci può dire di Mugne?

EZIO SCAGLIONE. Me lo ha già chiesto prima il presidente.

CARMEN MOTTA. Mi scusi, forse ero fuori.

EZIO SCAGLIONE. Non so chi sia. È un nome che ho sentito diverse volte, però non l'ho mai conosciuto direttamente. L'unica cosa che posso dire, ma non so se era Mugne, riguarda un personaggio piccolino, magrolino, con la barba ed i baffetti. Per combinazione, ero a Viareggio in ferie - anche in questo caso parliamo di prima del 1990, credo - e nello stesso albergo c'era questa persona, questo somalo che tutti trattavano con deferenza, chiamandolo presidente. Io chiesi chi era questo presidente e, se non ricordo male, mi dissero che era il signor Mugne, ma io non mi presentai e questo signore non mi conosceva e quindi non venne da me. Se era lui, è stata l'unica volta che l'ho visto perché non lo conosco.

CARMEN MOTTA. Attualmente lei, se è consentito, di che cosa si sta occupando sul piano professionale? Qual è la sua attività?

EZIO SCAGLIONE. Onorevole, mi permetta solo un breve inciso per arrivare alla risposta. Nel 1996 per acquisire un'azienda nel settore dolciario noi ci siamo affidati ad un commercialista di


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Alessandria. Purtroppo questa operazione si è rivelata una truffa e questo commercialista ci ha rovinati. È tutto davanti al magistrato di Alessandria e credo che prima di agosto si arriverà alla sentenza di primo grado. Di questa truffa si è occupata la stampa, se ne sono occupati i giornali, se ne è occupato lo stesso Capo dello Stato, su mia segnalazione, il CSM e via dicendo.
Io sono artigiano di nome, perché di fatto la mia piccola azienda non c'è più in quanto le banche se la sono portata via per rientrare dei crediti causati da questa truffa. Quindi, il mio lavoro in questo momento è seguire la causa, seguire gli avvocati, ad Alessandria e in parte anche a Milano.

CARMEN MOTTA. La sua piccola azienda di che cosa si occupava?

EZIO SCAGLIONE. Si occupava di assemblaggi plastici. Noi lavoravamo per il gruppo Burago, quello dei modellini, quindi assemblaggio dei modellini. Però ormai esiste solo sulla carta, non esiste più. Al di là dell'enorme perdita finanziaria, questo è costato un infarto al sottoscritto, quattro anni fa, e cinque ictus a mia madre. Capisco che possa non interesse a nessuno ...

CARMEN MOTTA. Anzi, ci mancherebbe.

EZIO SCAGLIONE. Quindi la mia azienda esiste sulla carta, era una ditta individuale, ma non c'è più finché non recupererò i soldi che ci hanno truffato.

PRESIDENTE. Ci dice la verità su Marocchino? Propongo di procedere in seduta segreta.
(Così rimane stabilito - La Commissione procede in seduta segreta).

PRESIDENTE. Riprendiamo i lavori in seduta pubblica. Ringrazio il signor Ezio Scaglione e dichiaro concluso l'esame testimoniale.

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