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PRESIDENTE. Riattiviamo il circuito per passare all'esame testimoniale della Signora Isabel Pisano, che viene avvertita dalla presidenza che viene ascoltata come testimone e quindi assumendo eventuali responsabilità - naturalmente è un avvertimento che facciamo per dovere di ufficio, sapendo che non c'è n'è bisogno - alle quali andrebbe incontro laddove rendesse dichiarazioni false o rifiutasse di renderle. Detto questo, può darci le sue generalità precise?
ISABEL PISANO. Mi chiamo Isabel Pisano, sono nata a Montevideo (Uruguay) il 9 luglio 1942. Sono giornalista iscritta all'albo.
ISABEL PISANO. Abito a Fregene, via Bagnoli 81.
PRESIDENTE. Lei ha conosciuto Ilaria Alpi?
ISABEL PISANO. L'ho conosciuta ad un pranzo di Rifondazione comunista.
ISABEL PISANO. Alla stampa estera.
ISABEL PISANO. Non ricordo. Può essere nel 1994 o nel 1995.
PRESIDENTE. Nel 1995 era morta.
ISABEL PISANO. Allora, prima di morire.
PRESIDENTE. Quanto tempo prima della morte?
ISABEL PISANO. Poco tempo, perché io la conoscevo attraverso i suoi lavori, e lei conosceva me attraverso i miei lavori.
Quel giorno avevamo mangiato insieme.
Le ho chiesto dove l'avrebbero mandata. E lei mi ha detto: di nuovo in Somalia. E poi mi ha chiesto dove andassi, e io le ho risposto che tornavo a Sarajevo.
PRESIDENTE. Lei è stata a pranzo con Ilaria quel giorno? A pranzo o a cena?
PRESIDENTE. Da sola o c'erano altri?
ISABEL PISANO. C'erano altre persone.
PRESIDENTE. Altri giornalisti?
PRESIDENTE. Eravate seduti ad un tavolo?
ISABEL PISANO. Era un tavolo rotondo.
PRESIDENTE. Ricorda qualche altro presente?
ISABEL PISANO. Ricordo, se non comincio a soffrire di arteriosclerosi, che mi pare che c'era Fassino, con il quale ho scambiato qualche parola.
PRESIDENTE. A parte le persone importanti, lei ricorda se c'era qualche giornalista in particolare?
ISABEL PISANO. No, non ricordo.
PRESIDENTE. Comunque, si ricorda di Fassino. Mi pare giusto.
ISABEL PISANO. Mi ricordo di Fassino perché ho discusso con lui perché gli ho chiesto un'intervista, ma lui mi disse: lei lavora per un giornale parafascista, e non le concederò mai un'intervista. E allora gli ho detto: con chi devono parlare i comunisti, se non con i parafascisti?
GIUSEPPE CALDAROLA. Si può sapere qual è il giornale?
ISABEL PISANO. È il giornale dove curiosamente io ho fatto le cose più audaci del mondo, perché nessuno capiva niente, cioè L'indipendente. In un giornale con un maggiore peso o con più persone nella redazione non avrei mai potuto fare questo.
PRESIDENTE. Allora, lei conosce Ilaria Alpi in questa circostanza e non l'aveva mai conosciuta prima, e sapeva che era una brava giornalista.
ISABEL PISANO. L'ammiravo moltissimo.
PRESIDENTE. Avete parlato del futuro e Ilaria ne ha preannunciato che sarebbe tornata in Somalia. Per fare cosa?
ISABEL PISANO. Lei mi disse che andava in Somalia, ma non mi disse per quale motivo. Era ovvio che andava a lavorare. Poi lei se ne è andata prima di altri perché credo che dovesse passare un servizio al telegiornale (credo che fosse verso le due) alla RAI.
Mi ricordo che quando se ne stava andando ed era alla porta l'ho chiamata e lei si è girata con i suoi capelli biondi e lei mi ha detto: che c'è? Le ho detto: te l'hanno mai detto che sei la migliore? E lei mi ha detto: questa cosa non me l'ha mai detta nessuno.
Ed io sono rimasta con questa impressione. Il suo lavoro era veramente straordinario. Infatti, lei possedeva una cosa molto rara nei giornalisti di guerra, o inviati speciali, ed è che non era lei la protagonista della notizia, ma la notizia era la protagonista. Lei aveva sempre questo modo molto umano, molto dimesso. Non si metteva in posa e non si abbandonava ad alcuna teatralità, a nessun gesto estremo.
PRESIDENTE. Dunque, non ha fatto nessun riferimento al tipo di lavoro? Non le ha detto la ragione, o il tipo di lavoro?
ISABEL PISANO. Tra giornalisti non si dice, e poi, se uno fa qualcosa di importante ancora meno. Mi disse che aveva una nuova casa, che avrebbe organizzato una cena, e che ci saremmo visti alla cena e altro.
PRESIDENTE. Le ha raccontato se, dal punto di vista dei rapporti con la RAI ci fossero problemi? Se c'erano delle difficoltà per tornare in Somalia, o se c'erano difficoltà per lo svolgimento della missione in Somalia?
PRESIDENTE. Di Hrovatin le parlò?
ISABEL PISANO. No, perché io conoscevo ed ero stata a Bagdad con il suo cameraman, che era Alberto Calvi.
PRESIDENTE. Poi, quella volta è andato Hrovatin. Non sa perché? No? Al di là di quello che ha saputo dopo? Quando lei ha conosciuto Ilaria in questo pranzo al quale partecipò anche Fassino, Ilaria le disse che sarebbe andata con Hrovatin?
PRESIDENTE. Non esisteva Hrovatin?
ISABEL PISANO. Lo davo per scontato. Infatti, quando sono tornata da Sarajevo quel giorno dell'attentato di Ilaria (in cui casualmente vi era anche stato un bombardamento feroce su Sarajevo che provocò poi l'intervento della NATO) anche perché non ne potevo più, e appena rientrata a casa, mi ha chiamato la mia segretaria dicendomi che avevano ammazzato Ilaria e il suo cameraman a Mogadiscio, le ho
subito chiesto se era Alberto. E lei mi ha risposto: non mi suona questo nome, o qualcosa del genere. Con il passare delle ore ho appreso che non era Alberto.
PRESIDENTE. Lei, a un certo punto, va in Somalia a fare un servizio. Come nasce l'idea di questo servizio? Da chi nasce?
ISABEL PISANO. L'idea nasce da me (presi malissimo la morte di Ilaria Alpi: era una cosa che lei non meritava, era stata una bravissima professionista fin da giovane). Avevo sempre in mente di realizzare questo servizio. Ci fu l'occasione di realizzare una cosa sull'Algeria per la RAI. Era una serie in tre puntate dal titolo Algeria, la bianca. Allora ho chiesto al direttore della rete, che era Locatelli, di fare questo servizio. Lui però mi disse che non ne poteva più di far lavorare giornalisti in Somalia e che quindi non mi avrebbe mai autorizzata a farlo. Comunque, ho presentato la bozza del programma, l'ho dato al mio capostruttura che era Gabriella Carosi, mi pare.
Mi ricordo che era il giorno di Pasqua e volevo fare gli auguri a Locatelli (che era una persona molto seria, normalmente quasi antipatica). Quando sono salita per salutarlo per la Pasqua, la segretaria mi ha detto che non avevo un appuntamento, ma io sono entrata lo stesso e gli ho detto: direttore, sono venuta per farle gli auguri di buona Pasqua. Lui mi ha detto: ho finito di approvare il suo programma. Io ero contentissima. E mi ha detto anche: buona fortuna. È stata l'unica volta che l'ho visto sorridere. Sono uscita e sono partita quasi immediatamente.
PRESIDENTE. In che anno siamo?
ISABEL PISANO. Purtroppo, non glielo posso dire. Non lo ricordo.
PRESIDENTE. Il 1995, il 1996 o due anni dopo.
ISABEL PISANO. Il 1995, sì? Sa perché non mi ricordo? Perché faccio tanti reportage.
PRESIDENTE. Quando è andata in Somalia? Se lo ricorda?
ISABEL PISANO. Sono partita e mi sono recata in Egitto per trovare Remigio Benni.
ISABEL PISANO. Remigio Benni mi aveva dato appuntamento. Io parto con tutta la troupe, ma non c'era a Il Cairo.
Adesso mi ricordo perché non c'era: stava cercando di intervistare il colonnello Gheddafi. Questo infatti aveva invitato il giornalista dell'ANSA a Tripoli. Era più o meno settembre perché il 1o settembre era la festa dell'indipendenza della Libia e mi ricordo che io dissi tra me e me che era inutile andare durante la festa dell'indipendenza perché c'era tutta la stampa internazionale e l'intervista non gli sarebbe stata concessa.
Noi siamo stati lì ad aspettare lui e alla fine siamo ripartiti per il Kenya. Dal Kenya abbiamo aspettato un aereo delle Nazioni Unite che ci facesse entrare in Somalia. Non so se all'inizio o alla fine di questo viaggio in Kenya abbiamo incontrato un tizio che disse di essere l'autista di Ilaria Alpi.
PRESIDENTE. Lei ha fatto un servizio?
GIULIO SCHIMDT. Era il 1995, perché l'articolo su questa vicenda fu nel 1995 ed il programma nel marzo 1996.
ISABEL PISANO. Era il 1995, allora!
PRESIDENTE. Va bene, non ha importanza. Quando è stato fatto è stato fatto.
Che tipo di servizio ha fatto, chi ha sentito e con chi ha parlato, chi ha intervistato?
ISABEL PISANO. Ho parlato con Benni, e con un signore che si faceva passare per l'autista di Ilaria. Comunque, non sono così sprovveduta da credere alla parola del primo che incontro, perciò gli ho detto se aveva qualche prova e lui ha portato una lettera della RAI che io ho passato a Giorgio e Luciana Alpi per fax e mi hanno detto che la firma era quella di Ilaria.
ISABEL PISANO. Era una lettera della RAI in cui c'era il nome di questa persona (che si chiamava Mohamed Abdi) e nella quale Ilaria chiedeva alla RAI che le producesse un documento che certificasse che questo signore lavorava per lei.
ISABEL PISANO. Sì, un accredito. Poi lui mi disse che c'era anche sua madre, che lui aveva i diari di Ilaria e che questi diari erano al nord, in Etiopia. Diceva di aver lasciato da sua madre questi diari e per andare lì era necessario passare sette check point. Ogni check point significava spendere una cifra cospicua perché bisognava cambiare le guardie del corpo (ci avrebbero dato sette, dieci o quindici guardie del corpo, che ci avrebbero accompagnato con la macchina). Era una spesa impossibile, era veramente molto pericoloso e non avevo nessuna garanzia che questi diari ci fossero perché si trattava di un paese in guerra e questa persona ci aveva detto che li aveva lasciati in una capanna.
Non so se, poi, quella signora che abbiamo incontrato fosse veramente la madre di questa persona, perché in Somalia è molto difficile capire come stanno veramente le cose. È molto difficile fidarsi. E penso anche che Ilaria è stata tradita dalle persone che stavano vicino a lei.
PRESIDENTE. Lasciamo stare quello che pensa. Piuttosto vorrei capire le cose che ha fatto lei, quelle che ha sentito dire con le sue orecchie.
ISABEL PISANO. Ha ragione. Ho visto Ali Mahdi, che era il presidente di Mogadiscio nord, che stava con un avvocato italiano che controllava tutto quello che Ali Mahdi diceva.
PRESIDENTE. E chi era questa avvocato italiano?
ISABEL PISANO. Adesso non lo ricordo, ma dovrei avere qualche traccia di questo signore. Ho moltissime foto con Ali Mahdi, ma non so se c'è anche questo signore.
Poi, ho visto Gasgas, il capo della polizia.
ISABEL PISANO. Sì, detto «Gas gas».
PRESIDENTE. Si riferisce alla polizia di Mogadiscio nord o a quella di Mogadiscio sud?
ISABEL PISANO. A quella di Mogadiscio nord. Mi ha detto che era amico di Ilaria, che andava a fare le passeggiate al mare, e che era molto amico. Poi ho visto un'amica di Ilaria che mi è venuta a trovare in albergo in Kenya.
PRESIDENTE. E «Gas gas», che cosa le ha detto dell'omicidio di Ilaria?
ISABEL PISANO. Avete lì la cassetta betacam. La cosa più importante che mi disse era quella che aveva i nomi degli assassini (io avevo messo una telecamera per terra, però era accesa).
PRESIDENTE. Lui sapeva che era accesa?
ISABEL PISANO. Credo che lui lo avesse capito e infatti mise le gambe davanti per evitare di essere ripreso.
PRESIDENTE. E che lei registrava, lo sapeva?
ISABEL PISANO. Credo che lui lo avesse capito, però siccome questa intervista è stata molto lunga, ad un certo momento si è un po' rilassato perché la telecamera era per terra e non c'era la spia della luce, e lui parlava. Poi, io, ogni due minuti gli dicevo: per favore, mi faccia fare qualche ripresa; sono venuta fin qua, altrimenti non mi serve; io faccio televisione e ho bisogno delle riprese. Ma lui diceva di no.
PRESIDENTE. E dove diceva che fosse successo questo episodio di Ilaria?
ISABEL PISANO. La sua testimonianza non la ricordo molto. Ricordo di più quella di Marocchino.
PRESIDENTE. Abbiamo notato una cosa, quello che è successo dall'aeroporto all'hotel Sahafi. Che significa?
ISABEL PISANO. Questa è un'altra cosa che mi ha detto anche un'altra persona. Non so cosa significhi. È un messaggio in codice per qualcuno. Forse lo capiscono loro. Lo ha detto anche Ali Mussa, corrispondente dell'agenzia ANSA.
PRESIDENTE. È successo dall'aeroporto all'hotel Sahafi. Che cosa è successo? È successo il fatto di Ilaria?
ISABEL PISANO. No, non credo. Penso che lei abbia trovato qualcuno durante quel viaggio. Lui mi ha detto anche che aveva cambiato autista in quel tragitto, che qualcuno era andato a prenderla, ma non era il suo autista di sempre. Infatti, poi lui ha visto l'autista di Ilaria vero nell'albergo.
PRESIDENTE. Dunque, nel tragitto dall'aeroporto all'albergo sarebbe successo qualcosa che poi si è tramutato nell'uccisione di Ilaria?
PRESIDENTE. E a proposito della questione dei mandanti, quali nomi ha fatto?
ISABEL PISANO. Non ne ha fatti.
PRESIDENTE. Conosceva i nomi dei mandanti o degli esecutori?
ISABEL PISANO. Gli ho detto che erano quattro gatti. E giravo intorno a lui, visto che la telecamera stava collocata in quel modo. E gli dicevo: il nome degli assassini ce l'avete? E poi: voi siete quattro gatti. È impossibile non saperli. Questo è più piccolo di un paesino di provincia, voi lo sapete. Alla fine, lui ha riconosciuto ed ha detto che avevano il nome degli assassini. Io gli ho detto: che cosa pensate di fare? E lui mi ha detto: quando finisce la guerra li andrò a trovare. E basta, non ha detto altro.
PRESIDENTE. A parte gli esecutori, perché sarebbe stata uccisa?
ISABEL PISANO. L'ho chiesto ma nessuno mi ha risposto.
PRESIDENTE. Nemmeno «Gas gas»?
ISABEL PISANO. No. Ognuno ha la sua teoria, che poi diversi hanno cambiato. Ho fatto una lunghissima intervista di quattro ore con Starlin, che era amica di Ilaria. Mi disse che secondo lei l'avevano voluta rapinare.
PRESIDENTE. La Starlin poi è stata uccisa?
PRESIDENTE. Sempre in Somalia?
PRESIDENTE. Che cosa faceva la Starlin?
ISABEL PISANO. Non l'ho mai capito. C'era un sacco di gente in Somalia che aveva una marea di soldi e che viveva in
modo sfarzoso, accanto a tutta quella miseria provocata dalla guerra. So che aveva una casa enorme dove ospitava tutti e che aveva moltissime guardie del corpo, credo 30 o 40 o, ma non so se sto dicendo un'enormità, 100. Erano uomini armati che sorvegliavano casa sua giorno e notte.
PRESIDENTE. La Starlin lavorava? Faceva qualcosa?
ISABEL PISANO. Loro dicevano che lavoravano per una ONG, insieme con un'altra signora che lei portò in albergo. Anche questa signora aveva una casa molto bella in Somalia. Dicevano di lavorare per la cooperazione e per opere umanitarie. L'unica cosa che le ho visto fare è stata portare una cartomante per leggermi le carte e mi ha fatto pagare 100 dollari (poi ha parlato in somalo per cui non so neanche cosa ha detto).
PRESIDENTE. Quanti anni aveva questa Starlin? Era anziana?
ISABEL PISANO. Non lo so, perché era di una razza che non ci si capisce molto. Poteva avere 40 anni.
ISABEL PISANO. Sì, era la sua migliore amica in Somalia.
PRESIDENTE. Non siete entrate in confidenza, per parlare, per capire?
ISABEL PISANO. È accaduta una cosa molto strana. Lei si è trovata di fronte a questo autista; mi riferisco all'autista fasullo. Egli, uscendo, dopo l'intervista con me, ha salutato lei che saliva a fare l'intervista nella mia camera. L'ha salutata e le ha detto che era molto amico di suo fratello. E sembravano conoscersi.
PRESIDENTE. Nell'incontro che lei ha avuto con questa Starlin, avete parlato delle ragioni per cui fu uccisa Ilaria, cioè se Starlin le conoscesse? Le ha detto niente?
ISABEL PISANO. Lei mi ha mentito. Mi ha detto delle cose che non servivano a niente. Per me lei era un personaggio che non aveva un grande peso nel programma.
PRESIDENTE. Perché dice che ha mentito?
ISABEL PISANO. Ha mentito perché dopo lei ha fatto un programma con Fusi, un mese più tardi, e ha detto una cosa completamente diversa da quella che ha detto a me.
ISABEL PISANO. A me ha detto che si è trattato di una rapina, o di un tentativo di sequestro. Un sequestro in Somalia mi pare strano. Comunque questa è stata la cosa che ha detto a me. Nel programma di Fusi invece dice una cosa completamente diversa, più simile alla testimonianza iniziale di Marocchino.
ISABEL PISANO. Quando Marocchino è andato a raccogliere i corpi - lo vedrete nel filmato - dice: sono andati dove non dovevano andare. E poi, a me invece ha detto tutta un'altra cosa, cioè che la volevano rapire.
PRESIDENTE. Lei aveva conosciuto Marocchino prima?
ISABEL PISANO. No, lo ho conosciuto in Somalia.
PRESIDENTE. L'ha conosciuto in quella circostanza?
ISABEL PISANO. Sì, a casa sua.
PRESIDENTE. Dove abitava Marocchino?
ISABEL PISANO. In una casa molto bella, molto grande, con tante guardie del corpo, tanti soldati armati e moltissimi ospiti della cooperazione, tra cui quella signora che mi ha portato la cartomante.
PRESIDENTE. Aveva rapporti con le autorità italiane?
ISABEL PISANO. Non lo so. So che con me è stato gentilissimo, che c'erano un sacco di donne, una moglie molto bella e giovane.
PRESIDENTE. Lei conosceva l'autista vero e l'autista falso?
ISABEL PISANO. No, l'autista vero era sparito dalla circolazione. Non c'era più lì. Non era nemmeno a Nairobi.
PRESIDENTE. Come ha capito che era un impostore?
ISABEL PISANO. Me lo ha detto Starlin. Poi, quando sono tornata nuovamente in Egitto, ho parlato con Benni. Lui però è rimasto con il dubbio. Allora Benni ha chiamato subito Alberizzi e un altro - un giornalista del Corriere della sera ed uno di La Repubblica - e ha detto loro: sono qui con Isabel Pisano che ha una cassetta con questo autista e con alcuni documenti. Loro si sono messi in allerta e si sono preoccupati molto. Comunque, visto che sono state fatte molte indagini, credo che sia stato accertato che questo non era.
PRESIDENTE. Ho capito. Di tutta questa storia, cosa le ha detto Marocchino? Le ha detto che in questa circostanza l'uccisione sarebbe dovuta a rapina o tentativo di sequestro?
PRESIDENTE. E le ragioni per le quali avrebbero compiuto un sequestro o una rapina gliele ha mai dette?
ISABEL PISANO. No. Sarebbe stato normale se lo avessero fatto sparando alla gente e comunque l'avrebbero portata mezza morta. Infatti, mentre mi trovavo lì, sequestrarono un cooperante delle Nazioni Unite e lo ferirono, tanto che le Nazioni Unite hanno ritirato tutto il personale di Mogadiscio.
PRESIDENTE. Lei ha conosciuto Mugne?
ISABEL PISANO. No. Ho conosciuto l'avvocato italiano amico di Ali Mahdi, e avvocato di Ali Mahdi, che ha presenziato a tutta l'intervista: era amico di Mugne. Infatti, mi disse che mi avrebbe fatto fare un'intervista. Abbiamo girato e rigirato intorno a questo avvocato, poi l'ho richiamato da qui e ho fatto tutto il possibile, però non c'è stato verso.
PRESIDENTE. Lei ha parlato anche con il proprietario e gestore dell'albergo?
PRESIDENTE. Era l'albergo dove era andata Ilaria?
ISABEL PISANO. Quello vicino a dove è stata uccisa.
PRESIDENTE. E cosa le ha detto?
ISABEL PISANO. Mi ha detto che tre macchine seguivano Ilaria, non una; che una l'ha bloccata e che la seguivano dietro. E voi avete la testimonianza perché ci sono le cassette betacam. Mi pare che mi disse anche che tutte e tre le macchine si dileguarono, che l'autista si è messo sotto la macchina e sparava agli assalitori. E gli ho detto: se tutti quanti sparavano, come mai sono morti con un colpo alla testa sia Miran che Ilaria, e come mai a quello che sparava nessuno ha fatto niente? Mi ha risposto: perché lui ha sparato per un po' e poi è uscito da sotto la macchina ed è scappato.
PRESIDENTE. Lei ha lavorato da sola in Somalia?
ISABEL PISANO. No, ero con il mio cameraman, e basta.
PRESIDENTE. Chi era il suo cameraman?
ISABEL PISANO. Era un ragazzo spagnolo. Non potevo portare italiani perché ci avevano detto che, siccome avevo passaporto spagnolo, avevo qualche possibilità in più di sopravvivere.
PRESIDENTE. Lei conosce i signori Alpi?
PRESIDENTE. L'hanno aiutata in questo lavoro?
ISABEL PISANO. Sì, molto. Mi hanno aiutato per ciò che mi serviva. Ho raccontato loro tutto quello che ho fatto e credo che umanamente ci sia un grande rapporto. Professionalmente, non so se loro siano contenti di quello che ho fatto.
PRESIDENTE. Oltre a queste indicazioni, ne ha altre?
ISABEL PISANO. Purtroppo, se fossi stata interrogata in quel momento, magari avrei fatto tesoro di alcune cose di quel momento, però poi è venuta la guerra del Golfo, altre notizie dal Kosovo, e poi si confondono le cose.
PRESIDENTE. Colleghi, volete fare qualche domanda? Prego onorevole Schmidt.
GIULIO SCHMIDT. Signora Pisano, c'è un punto che non capisco assolutamente. Come può essere finita nelle mani di questo autista numero uno la lettera intestata alla RAI e indirizzata a Unosom 2? Come faceva ad averla in mano?
ISABEL PISANO. Molti mi hanno detto che in Somalia ed a Nairobi si fanno delle copie. Però era impossibile farlo perché il logo della RAI è molto particolare, con l'indicazione di tutti i telefoni. Era un originale.
GIULIO SCHMIDT. Era un originale o era una fotocopia?
ISABEL PISANO. Adesso, io questo non glielo posso dire, però in quel momento io l'ho dato assolutamente per valido, anche se lui ha avuto qualche cosa in mano, perché poi il suo nome era Mohamed Abdi.
GIULIO SCHMIDT. Sì Ali Mohamed Abdi, che era lo stesso nome.
ISABEL PISANO. Sì, era lo stesso.
GIULIO SCHMIDT. Apparteneva, mi pare, alla famiglia dei Cekaal?
GIULIO SCHMIDT. Se non ricordo male, Benni - e lo ha confermato - non ha riconosciuto in questo autista numero uno l'autista di Ilaria.
GIULIO SCHMIDT. Lo stesso Benni aveva dato l'autista ad Ilaria, ed era un altro Abdi, che conosceva molto bene e che però era della stessa famiglia dei Cekaal. Successivamente, Marocchino le disse che l'autista vero di Ilaria non era certamente né il numero uno né il numero due, ma che era un appartenente alla famiglia Batul, che era basso ed un po' tarchiato.
GIULIO SCHMIDT. In questa girandola di ipotesi, lei non ha pensato di approfondire effettivamente questa identità?
ISABEL PISANO. Sì, ma era praticamente impossibile. Ho fatto delle indagini a vuoto. Infatti, nessuno dice niente. Per esempio, Marocchino ti dice una cosa, che
poi non è vera, e non ti dà nessun modo di verificare, come avviene in una città normale. D'altronde, quella è una città distrutta, senza strade, senza luci, senza i nomi delle strade. È come stare in un limbo. È una cosa molto frustrante.
L'altro giorno ho visto, alla RAI, un collega che è andato all'ospedale di Mogadiscio a vedere i feriti del 20 marzo. C'erano altri due feriti, però erano stati cancellati. Per cui era impossibile. Sulla storia dell'autista ho girato fino alla morte, ma nessuno mi ha aiutato, nessuno mi ha dato niente.
Ho chiesto dove fosse il «grasso» (il «grasso», quando fa le prime dichiarazioni è tutto pieno di sangue, ma ciò richiama l'attenzione, perché se lui è scappato subito sotto l'automobile e poi è fuggito, non poteva macchiarsi di sangue). Ho chiesto di lui e mi hanno detto che era a Nairobi.
Ho chiesto di lui anche a Nairobi. Sono andata al mercato dove si trovavano tutti i somali, e ho chiesto a tutti, ma non l'ho trovato, e poi uno mi ha detto di sapere che si trovava a Mogadiscio, ma io venivo da Mogadiscio. Poi mi hanno detto: sta in Etiopia, ma non c'è modo, non funzionano i telefoni; l'unico telefono che funzionava era quello delle Nazioni Unite e quello di Marocchino, perché sono due i telefoni a Mogadiscio.
GIULIO SCHMIDT. Non essendoci nessun grado di parentela tra l'uno e l'altro, o tra i tre, continuo ad avere questo grande punto di domanda. Tra l'altro, non ho capito bene se le fu presentato o se si presentò lui da solo. Cioè venne lui da lei, o ci fu una persona che lo presentò a lei? Come avvenne il contatto?
ISABEL PISANO. Questo non lo ricordo.
GIULIO SCHMIDT. Dunque lei andò a Mogadiscio...
ISABEL PISANO. Io non l'ho visto a Mogadiscio, ma a Nairobi.
GIULIO SCHMIDT. E le fu segnalato da qualcuno?
ISABEL PISANO. Sì, ma non riesco a ricordare.
GIULIO SCHMIDT. Glielo portò qualcuno.
GIULIO SCHMIDT. Non ha in mente chi le segnalò o le disse: io le posso far incontrare l'autista di Ilaria?
ISABEL PISANO. Mi sembra che un corrispondente molto gentile dell'ANSA a Nairobi mi segnalò questo mercato dove stavano i somali e lì ho trovato qualcuno che mi ha detto che mi avrebbe portato a casa di questa persona, e che lui lo conosceva.
GIULIO SCHMIDT. Lei stava cercando l'autista di Ilaria?
GIULIO SCHMIDT. Ma lei pensi che strana coincidenza: questo personaggio non si fa avanti da solo, quindi non va di sua iniziativa a cercare la signora Pisano. Casualmente, viene portato da un corrispondente dell'ANSA nella casa di questo signore...
ISABEL PISANO. Non dal corrispondente dell'ANSA, che mi parla del mercato.
GIULIO SCHMIDT. Lo porta in questa casa e, guarda caso, questo ragazzo ha in mano una lettera della RAI.
GIULIO SCHMIDT. Dunque questo ragazzo non sapeva che Isabel Pisano stava cercando l'autista. Non sapeva assolutamente che questo documento poteva avere una certa importanza...
ISABEL PISANO. No, quello sì, penso che lo sapesse.
GIULIO SCHMIDT. Lei arriva in questa casa a sorpresa e c'è questo documento. Francamente, io non so darmi una spiegazione.
ISABEL PISANO. Posso anche dirle che quando sono arrivata a casa sua, lui non c'era. Ho lasciato detto che volevo parlare con lui e che ero all'albergo Panafrican. Dopo di che, arriva questo signore che mi dice di essere l'autista di Ilaria. Gli ho detto: e le prove? E lui mi ha chiesto: che prove vuole? Così ho chiesto il documento di identità, ma siccome in quel posto non c'è il documento di identità, ma la partita di nascita (la troverete nel filmato) lui mi ha detto: posso venire domani pomeriggio, però voglio un rimborso spese. E mi ha detto ancora: se lei deve tenersi questi miei documenti, li devo cercare e devo nuovamente richiedere la partita di nascita e altro, per cui voglio un rimborso spese perché devo andare non so dove a prenderli.
Gli ho dato dei soldi e lui mi ha portato la sua partita di nascita ed il documento della RAI, che è la cosa che mi ha convinto. Infatti, non conoscevo la firma di Ilaria e allora l'ho passata attraverso il fax delle Nazioni Unite a Oggi.
PRESIDENTE. A chi avete dato il documento?
ISABEL PISANO. Penso di averlo ancora.
PRESIDENTE. Lui le ha consegnato questa lettera della RAI?
PRESIDENTE. E lei se l'è portata via?
ISABEL PISANO. Non so se ho fatto una fotocopia o se ce l'ho in originale.
PRESIDENTE. Poi a chi ha consegnato questa lettera?
ISABEL PISANO. Credo di averla tra i documenti.
GIULIO SCHMIDT. Questo è importante.
ELETTRA DEIANA. Lei ha mandato una fotocopia ai coniugi Alpi?
ISABEL PISANO. L'ho mandata a Oggi. E la mia collega Serena mi ricorda che ne abbiamo mandata una.
GIULIO SCHMIDT. Dunque, lei ne ha mandata una a Oggi e poi la redazione di Oggi ne ha mandata una copia ai coniugi Alpi per la verifica della firma?
ISABEL PISANO. Oppure ne ho mandata copia sia a Oggi che agli Alpi. Credo che l'abbiamo pubblicata, e forse l'originale della lettera si trova alla rivista Oggi.
GIULIO SCHMIDT. Immagino di sì. È il numero di Oggi del 28 dicembre 1995.
ISABEL PISANO. Sicuramente ce l'hanno loro, perché normalmente loro conservano le cose. Comunque, c'è il filmato e quindi la potete vedere nel filmato.
PRESIDENTE. Sì, però a noi interessa l'originale.
GIULIO SCHMIDT. Mi fermo qua, perché questo è effettivamente un mistero, anche perché, signora, lei trova questa persona a Nairobi e non a Mogadiscio. Ancora: questo ragazzo le disse che si era trasferito da Mogadiscio a Nairobi, o che è sempre stato a Nairobi?
ISABEL PISANO. No, mi disse che lui era di Mogadiscio, dove ho incontrato sua madre a Mogadiscio, perché mi è venuta a trovare.
PRESIDENTE. Prego, onorevole De Brasi.
RAFFAELLO DE BRASI. Vorrei tornare un momento sulla questione dell'autista fasullo. La mia domanda è abbastanza secca: nel 1995-96, quando lei andò in Somalia, non esistevano immagini di questo autista. Noi abbiamo visto e rivisto delle immagini filmate nel momento dell'omicidio e abbiamo visto le immagini sia dell'autista sia della guardia del corpo, e in effetti c'è un po' di sangue che scorre sul viso. Queste immagini esistevano, allora la mia domanda è: non era possibile fare un raffronto?
ISABEL PISANO. Lì no. Io l'avevo visto allora.
Prima di partire non ho guardato tutto quello che esisteva perché non volevo essere influenzata da quello che avevano fatto altri. Volevo fare un po' per conto mio. Per cui, non l'ho guardato. Adesso ho presente l'immagine finché campo, però in quel momento no.
RAFFAELLO DE BRASI. Quello che volevo dire è che era possibile un riscontro fra le fotografie.
ISABEL PISANO. Io non ho guardato niente. Bisogna anche tenere presente ciò che è possibile portare su un aereo delle Nazioni Unite. Già portavo il materiale per il filmato.
RAFFAELLO DE BRASI. Ho capito. La seconda cosa è questa. L'albergatore dell'hotel Hamana le ha riferito le modalità con le quali è avvenuta l'aggressione per quanto riguarda il numero delle auto. Questo è abbastanza importante perché c'è una questione che non è chiara, non è precisa. Infatti, se l'autista, come è stato detto e come lui stesso ha detto, ha fatto marcia indietro per trenta metri, è chiaro che se andare dietro non era possibile, non poteva farlo. Naturalmente dico se ha fatto marcia indietro, perché poi c'è stata la ricostruzione di Gabriella Simoni che ci ha dato un'immagine di cosa trovò, di cosa si ricorda, quando andò sul luogo dell'omicidio, e ci disse che questa Toyota era inchiodata contro il muro. Quindi, non siamo ancora riusciti a capire - magari con il tempo ci riusciremo - se effettivamente ci fu un tentativo di sottrarsi a quell'agguato o se invece non ci fu. Quindi, la testimonianza dell'albergatore rimane abbastanza dubbia, così come per quanto riguarda l'altra domanda. Lei fece la domanda all'albergatore su che cosa avesse fatto Ilaria Alpi all'hotel Hamana? Infatti, Ilaria Alpi va lì, però non si capisce cosa fa.
ISABEL PISANO. L'albergatore mi fece salire dove era salita Ilaria a cercare Benni.
RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, le disse che Ilaria era andata a cercare Benni.
ISABEL PISANO. Sì, poi però qualcuno gli disse (lo stesso Benni me lo disse) che lei sapeva che non c'era, che lui l'avrebbe chiamata a Bosaso.
PRESIDENTE. È sicura di questa circostanza, che l'accompagnò dove era stata Ilaria?
ISABEL PISANO. Sì, e sa perché? Perché c'era una signora accanto a questa camera (è un albergo molto elementare), che aveva una specie di primus, un fornelletto, con dei bambini piccoli.
ISABEL PISANO. Sì, c'era una scala, era un albergo con molte bouganville.
PRESIDENTE. È certa di questa circostanza, perché è molto importante.
RAFFAELLO DE BRASI. Anche perché, signor presidente, la signora Simoni ci ha detto che c'era l'abitudine di andare anche quando non c'era Benni - ricorda? - a telefonare nella camera. Insomma, c'era libero accesso alla camera di Benni.
PRESIDENTE. Mi ricordo benissimo.
E disse che aveva telefonato da lì?
ISABEL PISANO. No, non mi disse questo. Mi disse che era andata lì. Mi ha fatto vedere questo giardino con tante bouganville.
PRESIDENTE. Invece, qualcuno ci ha detto che Ilari Alpi era stata avvertita che Benni non c'era e che quindi era completamente inutile che andasse.
RAFFAELLO DE BRASI. Presidente, però Benni stesso - io l'ho letto e lei ha confermato - dice che glielo aveva detto. Nonostante questo, nonostante lei sapesse che non era lì ma era a Nairobi, lei ci va. Va su, sapendo che non c'è. E la Simoni dice: ci andavamo - avevamo libertà di accesso - per telefonare. Poi vi sono tutti amici profondissimi di Ilaria Alpi, ma poi alla fine non sanno niente e non dicono niente. Lei ha parlato della migliore amica somala di Ilaria Alpi. Ma questa migliore amica non sapeva nulla delle indagini che voleva fare. Le aveva mai detto nulla?
ISABEL PISANO. No, anzi lei ha insistito molto sul fatto che lei non stava facendo niente di importante e che non nascondeva alcun segreto.
RAFFAELLO DE BRASI. Però questo contraddice l'altra dichiarazione di un'altra signora che lei conosceva, tale Faduma, che era una sua amica a cui lei parlò invece di rifiuti tossici e disse che andava a Bosaso per fare una indagine. Dunque, c'è una contraddizione evidente, perché questa sarebbe stata una sua amica carissima alla quale non ha detto assolutamente nulla, mentre ad un'altra persona sì.
ISABEL PISANO. Può averglielo detto, ma lei può non averlo detto a me.
RAFFAELLO DE BRASI. Era questo che volevo dire perché il mio sospetto è questo. Infatti, se è una carissima amica e ha un rapporto intimo, e tra l'altro è somala, eccetera, qualche cosa deve averle detto, altrimenti non è una grande amica.
PRESIDENTE. Prego, onorevole Deiana.
ELETTRA DEIANA. Vorrei dei chiarimenti sul suo soggiorno a Nairobi. Lei va lì ed è casuale l'incontro di cui ha parlato? A Nairobi lei cerca di incontrare dei somali? Insomma, l'incontro con l'autista è del tutto casuale?
ELETTRA DEIANA. Dunque lei ha chiesto se c'erano dei somali?
ISABEL PISANO. Mi avevano detto che i somali si incontravano sempre in quel mercato.
ELETTRA DEIANA. E quindi lei va lì a vedere se può raccogliere qualche notizia?
ISABEL PISANO. Sì, vado in quel mercato a raccoglierne, e trovo una persona, che poi mi ha fatto da autista per tutto il periodo in cui mi sono trattenuta lì, che mi ha detto che mi avrebbe portato personalmente questo signore. Due ore più tardi viene questo signore che mi ha detto che era l'autista e io gli ho chiesto le prove di questa affermazione.
ELETTRA DEIANA. Poi come viene a sapere che invece era fasullo?
ISABEL PISANO. Me lo disse Starlin.
ELETTRA DEIANA. Questa amica somala?
ISABEL PISANO. Sì, che la trovò e disse: assolutamente no, assolutamente no.
ELETTRA DEIANA. I due si conoscevano?
ELETTRA DEIANA. Lei non ha indagato?
ISABEL PISANO. Io ho tentato però lì è muro contro muro.
ELETTRA DEIANA. Se ho capito bene, lei ha assistito all'incontro tra l'autista fasullo e la signora.
ISABEL PISANO. Si sono salutati e lui le ha chiesto del fratello.
ELETTRA DEIANA. Quale fratello?
ISABEL PISANO. Il fratello della Starlin.
Lei ha detto: sono molto amico di tuo fratello. E lei poi ha detto: questo non è l'autista, questo è un bastardo. Io conosco l'autista, è quello che è venuto subito a dirmi a casa che avevano ammazzato Ilaria. Subito dopo la sua morte, prima di lavarsi o altro, quando ha saputo che era morta Ilaria...
ELETTRA DEIANA. Lei ha incontrato a Mogadiscio questo autista, dopo averlo visto a Nairobi?
ISABEL PISANO. No. L'ho incontrato a Nairobi. L'ho incontrato prima e l'ho incontrato dopo e basta. A Mogadiscio, no.
ELETTRA DEIANA. Quindi, lei non ha visto l'incontro tra la signora...
ISABEL PISANO. L'incontro con la signora somala è avvenuto anche a Nairobi, nello stesso albergo. Forse faccio confusione quando spiego.
Lei è venuta a fare l'intervista con me quando lui usciva. Quando lui aveva finito, aveva lasciato i documenti e avevamo fatto l'intervista. Eravamo rimasti d'accordo che io avrei incontrato sua madre a Mogadiscio.
ELETTRA DEIANA. E lei ha incontrato la madre.
ISABEL PISANO. Sì, ho incontrato sua madre, ma non l'abbiamo messa nel filmato perché lei diceva di avere questi diari che stavano in Etiopia, però era impossibile arrivarci, che c'era Mohamed Aidi, che stava attaccando Osman Atto e altro. Insomma, c'era una situazione abbastanza pericolosa.
PRESIDENTE. Va bene. Prego, onorevole Caldarola.
GIUSEPPE CALDAROLA. Lei trova a Nairobi questo finto autista che ha questo documento. Mi vuol dire come ha preparato il viaggio a Nairobi e con chi ha parlato?
GIUSEPPE CALDAROLA. Chi sapeva del suo viaggio a Nairobi? Ha contattato qualcuno da Roma che poteva sapere che lei sarebbe arrivata a Nairobi per andare a Mogadiscio per parlare di Ilaria Alpi? Colleghi, funzionari?
ISABEL PISANO. Lo sapeva Stefania Pace, che lavora con la cooperazione.
GIUSEPPE CALDAROLA. Dunque, lei ha informato questa signora che sapeva che lei sarebbe andata a Nairobi e poi a Mogadiscio?
ISABEL PISANO. Sì, però non da Roma.
GIUSEPPE CALDAROLA. Gliela dico meglio. Lei non arriva a Nairobi senza che nessuno sapesse che lei arrivava a Nairobi per andare poi a Mogadiscio?
ISABEL PISANO. Avevo parlato con alcune persone delle Nazioni Unite che avevo conosciuto a Sarajevo per dirgli che dovevo andare con i loro aerei. Loro mi hanno detto di rivolgermi a Stefania Pace. Quello che non posso stabilire con precisione è se io ne ho parlato prima o dopo. Lei mi ha predisposto l'aereo.
GIUSEPPE CALDAROLA. Quindi, del suo viaggio si sapeva! Che sarebbe arrivata si sapeva.
ISABEL PISANO. A Nairobi? Chi? Nessuno. Si è saputo all'ambasciata perché a Nairobi mi hanno sequestrato tutto il materiale e mi hanno detto che dovevo pagare centomila dollari se li avessi voluti indietro. Perciò mi sono recata all'ambasciata italiana, disperata.
GIUSEPPE CALDAROLA. Sa perché le faccio questa domanda? Perché vorrei capire perché questo signore somalo tenga una lettera di Ilaria non sapendo che prima o poi qualcuno gliela avrebbe chiesta.
GIUSEPPE CALDAROLA. La domanda è insidiosa, ovviamente non per lei. Non mi sto riferendo a lei. Mi chiedo solo se qualcuno non abbia informato qualcun altro in Somalia che stava arrivando una giornalista che stava indagando su Ilaria Alpi. E quindi si mette in moto un microcosmo, che potrebbe anche solo essere un microcosmo che vuole fare denaro. Dunque, lei non arriva inaspettata. Questa è la mia domanda.
GIUSEPPE CALDAROLA. Lei è un'inviata sperimentata. Lei prepara il viaggio. Lei informa qualcuno: delle autorità, dei corrispondenti, informa qualcuno. Qualcuno dice: io sto andando a Mogadiscio. Così fanno i giornalisti. Vado a Mogadiscio e passo da Nairobi: a chi l'ha detto?
ISABEL PISANO. Cerco di ricordare, però mi pare di no. Ho provato a fare questo presso le Nazioni Unite. Però, non a livello italiano.
GIUSEPPE CALDAROLA. In ogni caso, qualcuno sapeva che lei arrivava a Mogadiscio.
ISABEL PISANO. Gente di Unprofor. Capisce?
GIUSEPPE CALDAROLA. Ho capito.
PRESIDENTE. Va bene. Abbiamo terminato.
La seduta termina alle 19,35.
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