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Seduta del 25/3/2004


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Seguito dell'esame testimoniale del maresciallo Vincenzo Vacchiano.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito dell'audizione del maresciallo Vincenzo Vacchiano - iniziata nella seduta di giovedì 18 marzo - al quale, prima di riprendere la trattazione dei temi lasciati in sospeso, desidero rivolgere qualche domanda, anche riflettendo su alcune richieste che provengono dalla Commissione.
Innanzi tutto le chiedo se quella di Vico Equense è una stazione dei carabinieri.

VINCENZO VACCHIANO. Sì, comando di stazione.

PRESIDENTE. Lei è il comandante della stazione?

VINCENZO VACCHIANO. Sì.

PRESIDENTE. Vico Equense è una stazione nella competenza di Torre Annunziata?

VINCENZO VACCHIANO. Nel distretto del circondario di Torre Annunziata.

PRESIDENTE. Benissimo. Questa informativa chi l'ha scritta?

VINCENZO VACCHIANO. Io.

PRESIDENTE. Ed è stata presentata a quale autorità giudiziaria?

VINCENZO VACCHIANO. Io la consegnai a Torre Annunziata e Torre Annunziata, poi, fece lo stralcio e la mandò a Roma, Milano e Venezia.

PRESIDENTE. L'epoca?

VINCENZO VACCHIANO. Credo fine 1997-inizi 1998. C'è la data, comunque.

PRESIDENTE. Questo complesso di indagini che seguito ha avuto per le varie branche, per la parte in cui lei è riuscito ancora a poter controllare, s'intende?

VINCENZO VACCHIANO. Che io sappia, per l'aspetto del riciclaggio c'è stata una richiesta d'archiviazione, credo per una questione di termini. Non so qual è la decisione della procura di Milano. Né conosco l'esito delle indagini di Roma.

PRESIDENTE. Tutta la parte - che è quella che più ci interessa - che riguarda Ilaria Alpi e Miran Hrovatin su cosa è basata? Le attività investigative che hanno fatto seguito o che hanno preceduto sono attività investigative fatte di cosa? Persone informate sui fatti, investigazioni particolari, intercettazioni, pedinamenti? Che tipo di indagini avete fatto?

VINCENZO VACCHIANO. Sulla vicenda della Somalia?

PRESIDENTE. Esatto.

VINCENZO VACCHIANO. Sulla vicenda somala, come dissi la volta scorsa, noi iniziammo da alcuni spunti del collaboratore di giustizia.

PRESIDENTE. A proposito di questo collaboratore di giustizia, come siete arrivati a lui?


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VINCENZO VACCHIANO. Noi lo arrestammo, in esecuzione a delle prime ordinanze di custodia cautelare, mi pare che fossero 25 o 30...

PRESIDENTE. Voi lo avete arrestato?

VINCENZO VACCHIANO. Sì.

PRESIDENTE. Voi come Torre Annunziata?

VINCENZO VACCHIANO. Noi come carabinieri di Vico...

PRESIDENTE. Ah, come carabinieri.

VINCENZO VACCHIANO. Su provvedimento della procura. Lo trasferimmo al carcere di Napoli e nel corso ... Prima fu fatta la prassi per la convalida, poi fu sentito da me, su delega del dottor Fortuna, e lì cominciò a fare una serie di dichiarazioni che, alla fine...

PRESIDENTE. Scusi la domanda quasi ovvia: fu una collaborazione da lui stesso intrapresa o c'è stata una trattativa?

VINCENZO VACCHIANO. Spontanea.

PRESIDENTE. Fu spontanea.

VINCENZO VACCHIANO. Fu spontanea e non aveva neanche chiesto, tra l'altro, di essere sottoposto a protezione. Fu un'iniziativa nostra; quando vedemmo che le cose cominciavano ad essere delicate, ritenemmo opportuno tutelarlo.

PRESIDENTE. Adesso è ancora protetto come collaboratore di giustizia?

VINCENZO VACCHIANO. No. Non è più protetto perché, come spiegai la volta scorsa, per quanto riguarda l'aspetto che è stato oggetto delle mie indagini penso che all'80 per cento i riscontri siano stati trovati; poi, per le altre procure, siccome lui cominciò a parlare di circostanze relative a fatti di mafia, di criminalità organizzata, credo che lì abbia avuto dei problemi, nel senso che qualcuno ha ritenuto Elmo non attendibile.

PRESIDENTE. Tornando alla questione che ci occupa, le intercettazioni telefoniche che riguardano la vicenda Alpi sono, praticamente, quelle che ha fatto la procura di Asti?

VINCENZO VACCHIANO. Esatto. Quando iniziò questa indagine ci fu una riunione di diversi magistrati, che si accordarono per vedere se ci fossero fatti o aspetti che riguardano altre procure. Con Tarditi e la polizia giudiziaria di Asti, mi pare, rimanemmo comunque in contatto, perché avevano attivato questa indagine. Ci avvertirono subito e la ritenemmo molto importante; anzi, credo che questa indagine sia fondamentale per quanto riguarda l'aspetto somalo perché, come ho spiegato, nasce in un contesto completamente diverso, fuori dalla storia, dall'immediatezza del fatto di Alpi, in un fatto occasionale: questa persona era qui quando c'era la Commissione Gallo e molte discussioni fatte al telefono tra Faduma e la zia riguardavano proprio la questione della Commissione Gallo.

PRESIDENTE. Quindi queste intercettazioni furono fatte...

VINCENZO VACCHIANO. Noi le acquisimmo formalmente.

PRESIDENTE. Voi le avete acquisite, ma erano intercettazioni che avete fatto un po' tutti insieme? Furono il risultato di un'iniziativa esclusiva di Tarditi, senza che voi ancora foste in contatto, oppure...

VINCENZO VACCHIANO. Assolutamente di Tarditi. Loro lavoravano autonomamente.

PRESIDENTE. Quindi voi sulle intercettazioni ci avete lavorato dopo.

VINCENZO VACCHIANO. No. Avendo saputo che noi già lavoravamo sulla Somalia,


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perché Francesco Elmo parlò anche di probabile traffico di scorie radioattive verso la Somalia - ripeto che erano dei flash - ed essendo loro a conoscenza di questo filone, perché ci incontrammo anche con il dottore della procura militare per quanto riguarda l'aspetto Li Causi - perché parlò anche di Li Causi, disse che secondo lui Li Causi stava indagando su questa vicenda e la sua morte poteva essere collegata a questo - ... quindi, sentimmo lui e c'erano molte altre procure con le quali eravamo in contatto, per cui Asia, quando vide che c'erano questi elementi, ci trasmise copia di queste intercettazioni con un formale decreto.

PRESIDENTE. Voi altre intercettazioni sulla vicenda Alpi non ne avete fatte?

VINCENZO VACCHIANO. No. Noi no.

PRESIDENTE. Attività di investigazione - voglio dire: acquisizione di testimonianze, pedinamenti o altro - sulla base di quello che vi ha raccontato Elmo e delle cose che da altre autorità giudiziarie vi venivano indicate, a livello di notizie... Voi avete fatto ulteriori acquisizioni investigative del genere che ho indicato, oppure, a un certo punto, essendo evidente la competenza romana, avete trasmesso gli atti a Roma e non avete fatto più niente?

VINCENZO VACCHIANO. Io stavo indagando su questa vicenda ed ascoltai diversi testimoni; come ho detto la volta scorsa, ho sentito anche Cantone, Rajola, credo, Fiore... diverse persone.

PRESIDENTE. Ha sentito Cantone?

VINCENZO VACCHIANO. Sì, anche lui. E tutti questi atti ve li ho consegnati la volta scorsa. Poi il procuratore, evidentemente, ritenne che trattandosi di un fatto collegato alla vicenda di Ilaria Alpi dovesse essere tutto trasferito e non ho più potuto continuare.

PRESIDENTE. La ringrazio per queste puntualizzazioni, che servono soprattutto per il verbale. Possiamo così tornare alla indicazione delle circostanze sulle quali ci stavamo soffermando la volta scorsa.

VINCENZO VACCHIANO. Dunque, lo volta scorsa mi fu fatta una domanda sulla vicenda Rostagno e Cardella. Io credo di aver già detto che di questa mi sono occupato, anche se non in modo dettagliato, perché, ripeto, in quel periodo io, da solo, mi occupavo di sei filoni di indagini (armi, riciclaggio ed altro), per cui man mano che riuscivo a completarne uno portavo avanti l'altro. Cardella esce fuori quasi alla fine di questa indagine: presi contatti con diverse persone; sentii anche un giornalista che sta negli Stati Uniti (adesso non ricordo il nome), che aveva scritto qualcosa su questa vicenda e volevo incontrarlo; lui mi disse che c'erano delle difficoltà, perché aveva problemi con l'autorità giudiziaria italiana e quindi non voleva venire in Italia. Però sarebbe stato utile, perché vedevo che aveva diverse informazioni utili. Non so come, collegava la vicenda di Cardella con lo studio Meroni, che - non so se avete seguito un poco l'indagine cheque to cheque - era un po' al centro di tutta l'inchiesta sul riciclaggio. Questo me lo ricordo, ma, se non sbaglio, credo di avervi allegato anche questa nota.

PRESIDENTE. Sì, l'abbiamo vista.

VINCENZO VACCHIANO. Quindi, venne fuori questo aspetto delle armi che venivano trasportate con mezzi militari da un porto in Sicilia, non ricordo il sito esatto... Pero, ripeto che io non ho avuto la possibilità... Sto facendo fare un'ulteriore ricerca su tutti gli atti che conservo di questa storia perché penso che qualcos'altro abbia raccolto, forse la testimonianza di un parente (la moglie, credo, e qualcun altro), però poi non ho avuto modo di continuare questa indagine. Per quanto riguarda il resto, come ho scritto nell'informativa...

PRESIDENTE. E sulla storia Li Causi?


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VINCENZO VACCHIANO. Sulla storia Li Causi... Vi ho detto che in quel periodo avevo creato una fonte informativa molto buona.

PRESIDENTE. Seria.

VINCENZO VACCHIANO. Seria. C'era un informatore tedesco che mi parlò addirittura di una nave che era arrivata sulle coste della Somalia con a bordo dei cadaveri, cioè persone morte e in condizioni veramente pessime; faceva riferimento al traffico di materiale radioattivo e collegava anche lui questa vicenda con la morte di Li Causi. Però su Li Causi, oltre all'incontro con Intelisano, che era il procuratore militare che si occupava di questa vicenda... insomma il procuratore non mi autorizzò a chiedere il fascicolo per studiarmelo, per cominciare a vedere se le dichiarazioni di Francesco Elmo potessero avere un nesso o un'attendibilità sulla vicenda. Perché, come ho detto, ci sono aspetti di cui Francesco Elmo si occupò personalmente, quindi per tutte le cose in cui materialmente è stato presente, ha operato, io ho trovato riscontri; ci sono anche altre cose che lui ha raccontato de relato, che pure hanno trovato riscontro; altre cose sono difficili da accertare, perché non sono nel territorio dello Stato italiano.

PRESIDENTE. Si riferisce sempre ad Elmo?

VINCENZO VACCHIANO. Sì.

PRESIDENTE. Ho capito. E su che cosa è caduto Elmo, come credibilità?

VINCENZO VACCHIANO. Io...

PRESIDENTE. Elmo da dove veniva?

VINCENZO VACCHIANO. È siciliano, veniva dalla Sicilia. È un ragazzo di una buona cultura...

PRESIDENTE. Lei ha avuto mai il dubbio che fosse collegato con il SISMI?

VINCENZO VACCHIANO. Guardi, in quelle indagini io mi sono accorto che c'è un sottobosco spaventoso. Cioè ci sono personaggi che sono tutti legati l'uno all'altro e se io fossi un investigatore prenderei contatti con questa gente, perché sono quelli che possono dare le migliori informazioni, sono quelli che materialmente operano. Se io fossi uno dei servizi segreti, ovviamente andrei a cercare questa gente per avere le migliori informazioni, tempestive, precise. Così vale anche per il traffico delle armi.
Francesco Elmo sostiene di essere stato avvicinato da due persone che erano dei servizi, però io...

PRESIDENTE. Prima di essere arrestato?

VINCENZO VACCHIANO. No, dopo.

PRESIDENTE. Dopo essere stato arrestato?

VINCENZO VACCHIANO. Dopo. Addirittura, insiste che uno di queste era Mario Ferraro, però noi questo riscontro non l'abbiamo mai trovato.

PRESIDENTE. Rispetto al momento in cui decide di collaborare, la sua, maresciallo, che tipo di gestione è stata? Cioè la collaborazione è il risultato, anche se nell'ambito di un'assoluta spontaneità, di un rapporto che si era creato tra lei e Francesco Elmo? In mancanza di una fiducia, di una disponibilità da parte dell'aspirante collaborante, di un'affidabilità dell'investigatore è difficile che si crei un rapporto; dunque le domando: la collaborazione che si è costituita da parte di Elmo nei suoi confronti ritiene che sia stata il frutto di queste, come dire?, operazioni esterne a Francesco Elmo o che, invece, sia il risultato del fatto che, essendo stato arrestato, ha vuotato il sacco perché non intendeva pagare per altri?

VINCENZO VACCHIANO. No, lui all'inizio...


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PRESIDENTE. Io le ho fatto una domanda alla quale ancora non ha risposto. Cioè le ho chiesto se abbia notizie dirette o indirette di una inerenza di Francesco Elmo ad un servizio di sicurezza, in particolare al SISMI. Se le faccio questa domanda, vuol dire che la devo fare.

VINCENZO VACCHIANO. Lui sostiene di sì.

PRESIDENTE. Ecco. E cosa sostiene Elmo?

VINCENZO VACCHIANO. Sostiene di essere stato avvicinato da due uomini del SISMI; però - ripeto - abbiamo chiesto formalmente se Francesco risultasse un collaboratore del SISMI e ci hanno risposto... Non hanno risposto, mi pare.

PRESIDENTE. Già è corretto, perché se avessero risposto forse avrebbero dovuto dire una cosa non vera.

VINCENZO VACCHIANO. No, mi pare che non abbiano risposto.

PRESIDENTE. Avete poi fatto accertamenti ulteriori, oppure lui vi ha dato indicazioni, ha fornito elementi per cui vi siate convinti che, in effetti, questi rapporti con il SISMI li aveva?

VINCENZO VACCHIANO. Presidente, ci sono delle cose che io, in 25 anni di esperienza, non conoscevo. Per quanto ci siano anche aspetti di approfondimento politico, di approfondimento criminale, quando comincia a parlare di personaggi del calibro di Monser Alkassar, El Kebas, tutti personaggi che poi, dopo, ho visto essere grossi trafficanti d'armi, tutti vicini al terrorismo islamico, cioè personaggi di spessore, quando comincia a parlare di questi ambienti e fa questi nomi, ovviamente, o è un mostro, che legge dieci-quindici libri al giorno, oppure una cultura in questo campo l'ha fatta per esperienze dirette.

PRESIDENTE. Ha mai dato indicazioni di operazioni fatte come informatore del SISMI?

VINCENZO VACCHIANO. Secondo lui tutto il lavoro svolto sull'ufficio svizzero era per conto dei servizi.

PRESIDENTE. Di Meroni?

VINCENZO VACCHIANO. Sì. Come anche la nave... se voi leggete, quella è una delle sue prime dichiarazioni. Io non conoscevo il signor Munie, non sapevo che esistesse, non sapevo che esistesse la Shifco; e noi scriviamo Munie perché così lui ce ne parla. Dunque, lì compare per la prima volta questo nome. Poi, da lì sono state approfondite le indagini, sono stati fatti accertamenti.

PRESIDENTE. Ho capito, va bene. Tornando ai nostri...

VINCENZO VACCHIANO. Come dicevo la volta scorsa, io ritengo che quella parte delle intercettazioni che Asti ci mandò andavano a collimare con la nostra tesi investigativa, cioè a dire che dietro alla vicenda di Ilaria Alpi sicuramente poteva esserci una storia di traffico d'armi e di cooperazione. È un'ipotesi nostra investigativa di cui non abbiamo mai fatto mistero, anche se altri ritenevano che non fosse così. Però, che ci fosse un traffico d'armi da parte di questa compagnia di navigazione... vedrete dalle note informative precedenti alla morte di Ilaria Alpi in cui già c'erano segnalazioni di questa flotta che faceva traffico d'armi verso la Somalia.

PRESIDENTE. Però questo è il risultato delle dichiarazioni che fa Francesco Elmo.

VINCENZO VACCHIANO. Nascono da lì.

PRESIDENTE. Ecco dunque la mia domanda (che già sinteticamente le avevo fatto prima): queste notizie che voi avete recepito da Francesco Elmo hanno trovato


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poi, nelle attività investigative che avete fatto, un riscontro o non lo hanno trovato?

VINCENZO VACCHIANO. Bisogna vedere come viene considerato il riscontro.

PRESIDENTE. Secondo la sua valutazione, quali sono stati gli elementi che hanno convalidato o che hanno smentito?

VINCENZO VACCHIANO. Ci sono: la raccolta di testimonianze di persone che indicano quella flotta come un canale di traffico d'armi; le note...

PRESIDENTE. Testimonianze, per esempio?

VINCENZO VACCHIANO. C'è la testimonianza di Ugolini, dell'altro funzionario che era giù, ma c'è anche la testimonianza di uno che lavorava per conto della Shifco - lo sentii a verbale io e mi esibì una serie di atti che vi ho consegnato - il quale diceva che in un viaggio fatto in Somalia gli fu riferito che Munie e il fratello, che all'epoca era un ammiraglio, facevano questi viaggi frequenti verso la Libia perché c'era un traffico d'armi tra la Libia e la Somalia. Questa è una delle tante testimonianze che fanno riferimento al traffico d'armi.

PRESIDENTE. E sui rapporti di Mugne, da solo o con Marocchino, con le autorità militari in Somalia (naturalmente fino al periodo in cui ci fu il ritiro del contingente) voi avete fatto qualche indagine?

VINCENZO VACCHIANO. Le persone che abbiano sentito ovviamente hanno negato qualunque tipo di conoscenza o di rapporto. Rajola all'epoca mi disse che conosceva il fratello di Mugne, perché era una figura istituzionale, un ammiraglio della marina militare somala e dunque lo conosceva, ma Said Omar disse di non conoscerlo. Noi gli chiedemmo se quegli accertamenti, quelle segnalazioni sui traffici d'armi fossero segnalazioni su cui loro avevano fatto delle verifiche e disse che generalmente sì, venivano fatte. Allora la nostra perplessità stava nel fatto che, se venivano fatte queste segnalazioni, non potevano non sapere; perché le armi arrivavano. Lo dicono loro, ma lo dice anche il SISE, lo dice il SISMI, sono segnalazioni loro.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi.

PIETRO CANNELLA. Maresciallo, ha avuto modo di parlare con Guido Garelli?

VINCENZO VACCHIANO. Questo è un personaggio molto interessante nella vicenda somala. Volevo interrogarlo, ma non sono mai riuscito a sentirlo. Se non sbaglio, all'epoca o era fuori dall'Italia o era agli arresti.

PIETRO CANNELLA. E con tale Corneli?

VINCENZO VACCHIANO. Francesco Corneli, sì, l'ho sentito.

PIETRO CANNELLA. E che idea si è fatto?

PRESIDENTE. Mi scusi: non è riuscito ad interrogare Garelli perché?

VINCENZO VACCHIANO. Era all'estero.

PRESIDENTE. Lei ha detto: poi è stato arrestato.

VINCENZO VACCHIANO. No, non ricordo se fosse all'estero o agli arresti.

PRESIDENTE. È stato tutt'e due, perché è stato pure detenuto.

VINCENZO VACCHIANO. Parlo del periodo mio.

PRESIDENTE. Domando: non è che qualcuno si è frapposto tra lei e il suo interesse a sentire Garelli ed ha fatto in modo che non lo sentisse?


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VINCENZO VACCHIANO. Non sono il tipo da farsi frapporre, presidente, tant'è vero che ne sto pagando le conseguenze.

PRESIDENTE. Ma noi la riabilitiamo.

VINCENZO VACCHIANO. Da quando ho iniziato questa indagine, non ho mai notato una piccola...

PRESIDENTE. Una volta il dottor Tarditi è venuto per sentire Garelli e gli hanno piazzato una microspia nella stanza in cui doveva sentirlo.

VINCENZO VACCHIANO. Sono convinto che ne ho avute diverse anch'io, ma le microspie ormai fanno parte integrante della nostra quotidianità.

PIETRO CANNELLA. Ci si convive!

PRESIDENTE. Noi infatti facciamo conto che nella mia stanza, come nelle stanze dei consulenti, ci siano.

VINCENZO VACCHIANO. Abbiamo noi difficoltà ad averle ufficialmente, formalmente, quando ci servono.

PRESIDENTE. Però comunicheremo alla stampa il giorno in cui le troveremo.

VINCENZO VACCHIANO. Voglio dire che io non ho mai avuto alcun tipo di pressione nell'indagine e sono stato anche molto appoggiato dalla mia scala gerarchica.

PRESIDENTE. Mi pare anche dalla magistratura, se mi permette di ricordarlo.

VINCENZO VACCHIANO. Sì, certo.

PRESIDENTE. Di Torre Annunziata si può dire di tutto e di più, però che sia stata...

VINCENZO VACCHIANO. Penso che quello possa essere un esempio di collaborazione...

PRESIDENTE. Perfetta.

VINCENZO VACCHIANO. In Italia c'è un brutta abitudine: se non si è di una procura importante, le indagini non hanno nessun valore. Questa è la convinzione che mi sono fatto in questo periodo, perché quella procura ha lavorato veramente tanto.

PRESIDENTE. Pure troppo, secondo me.

VINCENZO VACCHIANO. Sicuramente tanto.

PIETRO CANNELLA. Dicevamo di Corneli.

VINCENZO VACCHIANO. Corneli l'ho sentito. Se non sbaglio, perché potrei fare confusione con i nomi, è uno che è stato anche arrestato, ha avuto vicende di traffico d'armi?

PIETRO CANNELLA. Sì, esatto.

VINCENZO VACCHIANO. L'idea che mi sono fatto è questa: è uno che comunque girava in questo... Però, le ripeto, la mia amarezza è quella di non aver potuto - non per ostacoli, ma perché l'indagine è passata a Roma - approfondire questi aspetti, perché l'avrei fatto volentieri.

PIETRO CANNELLA. Però non ha avuto...

VINCENZO VACCHIANO. Non c'è stata possibilità perché l'indagine fu trasferita per competenza territoriale.

PIETRO CANNELLA. Devo farle altri due nomi. Tale Ilija Fashoda, somalo con passaporto della ex Iugoslavia, di cui parla Garelli?

VINCENZO VACCHIANO. Così non mi dice niente. Dovrei fare delle verifiche.

PIETRO CANNELLA. Emerge in un'intervista e ne parla Garelli spesso.


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VINCENZO VACCHIANO. Elmo parla molto di Garelli.

PIETRO CANNELLA. Sì, e Garelli parla di Fashoda, e siccome è un somalo con passaporto della ex Iugoslavia è un tipo curioso, originale.
Ultima cosa. A proposito di Rostagno, le è capitato nell'ambito della sua intersezione con questa vicenda di avere contezza del coinvolgimento del boss Vincenzo Virga nell'omicidio Rostagno e dell'eventuale coinvolgimento di questo boss nel traffico di armi? Virga attualmente è detenuto.

VINCENZO VACCHIANO. Io non posso esserle preciso, perché Francesco Elmo sulla vicenda di Rostagno ha fatto delle dichiarazioni, però non ricordo se ci sia un nesso tra quella vicenda e questo Virga. Quando cominciarono ad uscire aspetti che riguardavano la criminalità organizzata, siccome è stata la mia prima esperienza professionale, dopo non ne ho più voluto sapere. Più lontano si sta, meglio è. Se ne sono occupate le procure competenti, perché si parlava di Palermo, è venuto anche un magistrato di Reggio Calabria, quindi ci sono state diverse attività sulle dichiarazioni di Francesco Elmo: quanto queste abbiano contribuito alle attività investigative non lo so.

PIETRO CANNELLA. Va bene, la ringrazio.

PRESIDENTE. La parola all'onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Se ho capito bene, lei prima ha detto di aver fatto alcune verifiche con i responsabili del comando italiano in Somalia riguardo alle tracce trovate sull'attività della flotta Shifco. Ha interrogato il generale Cantone?

VINCENZO VACCHIANO. Noi sentimmo il generale Rajola, il generale Fiore, Cantone e anche un colonnello, mi pare Vezzalini, sulla vicenda.

ELETTRA DEIANA. Ha posto loro domande su questi traffici?

VINCENZO VACCHIANO. A noi interessava il traffico d'armi di questa compagnia verso la Somalia.

ELETTRA DEIANA. La compagnia Shifco?

VINCENZO VACCHIANO. Sì.

ELETTRA DEIANA. Quindi lei ha parlato con il generale Cantone della Shifco?

VINCENZO VACCHIANO. Sì, mi pare di sì. Il verbale dovrei averlo qui. Ma solo Fiore diede una probabilità di arrivo di armi attraverso delle zattere, se ho capito bene, sulla costa somala, perché era ben protetta e quindi, secondo la loro ipotesi, un carico non poteva arrivare. Però nessuno di loro mi ha mai detto che risultasse che questa flotta facesse traffico d'armi. Sarebbe stato...

PRESIDENTE. La confessione di un delitto.

ELETTRA DEIANA. Cosa risultava che sapessero della flotta nel periodo 1993-94?

VINCENZO VACCHIANO. Noi li abbiamo chiamati perché ognuno di loro aveva un ruolo in Somalia, per cui ci ponemmo il problema di dire: c'è un responsabile dei servizi nostri sul posto, vediamo se ci sono delle informazioni, quindi sono stati sentiti su quello che era a loro conoscenza, sia sulla vicenda del traffico d'armi, sia sulla vicenda Alpi. Fiore fu sentito su questo e ricordo che il procuratore, Ormanni o Fortuna, gli fece anche qualche domanda su Li Causi, ma non si è prolungato più di tanto. C'era solo una cosa che mi lasciò col punto interrogativo: il fatto che quando succede un episodio in una struttura come la nostra, o militare, di solito si fa un rapportino sulla vicenda, si chiama «rapporto sul fatto»; mi pare che uno di loro disse di


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non averlo fatto perché non riteneva... Ma è una perplessità, non significa niente; può essere che, essendo lui il responsabile, abbia ritenuto di non doverlo fare.

PRESIDENTE. La parola all'onorevole De Brasi.

RAFFAELLO DE BRASI. Avendo già fatto le mie domande in altra occasione, desidero rivolgerne al maresciallo ancora una sola. Sono rimasto particolarmente colpito dalla memoria dell'avvocato D'Amati, l'avvocato della famiglia Alpi, che al punto 44 dice: «Stralcio dell'informativa della regione carabinieri Campania, stazione di Vico Equense, maresciallo Vincenzo Vacchiano, al procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torre Annunziata (...) ove, tra l'altro, leggesi: 'Sulla scorta di questa ed altra documentazione esistono fondati motivi per individuare nel Mugne e nel Marocchino i mandanti dell'uccisione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin e in particolare il Marocchino sembra avere gestito sul posto le principali fasi dell'operazione'». Intanto le chiedo, maresciallo, se riconosce questa informativa.

VINCENZO VACCHIANO. L'ho scritta io.

RAFFAELLO DE BRASI. Glielo chiedo perché noi cerchiamo sempre riscontri. Lei capisce che questa è un'affermazione molto forte; come arrivò a questa conclusione? Non si tratta, infatti, di un'ipotesi, se si parla di «fondati motivi».

VINCENZO VACCHIANO. Le spiego. Sulla vicenda del traffico d'armi raccogliemmo le informazioni cui già ho accennato e che vi ho dato. Ci sono anche delle altre testimonianze, che pure vi ho allegato, che parlano genericamente della vicenda Alpi; ma, secondo me, l'aspetto più importante, che se fosse successo in un contesto diverso, sulla base di questa intercettazione telefonica fatta da Faduma Aidid... Qualche procuratore un po' più coraggioso avrebbe spiccato mandato di cattura per queste cose, perché ci stavano non solo elementi indiziari - e i provvedimenti restrittivi vanno fatti sulla base di ipotesi indiziarie, non di prove -, ma fondati elementi, perché più di una persona indicava in quel gruppo una società che trafficava armi verso la Somalia; c'erano testimonianze che indicavano Mugne come probabile mandante; c'erano - purtroppo non possono essere indicati come elementi di prova, ma sono indiziari - le note del SISMI, del SISDE, che danno segnalazione di una notizia secondo cui Mugne, e in alcuni casi Marocchino (lo troverete negli atti che vi ho consegnato) erano i mandanti di questo omicidio; ci sono le dichiarazioni di Giorgi Franco (di cui ho parlato la volta scorsa), che è un personaggio interessante, un trafficante d'armi di spessore, che va a parlare con Ali Mahdi e lì gli dicono «Ilaria è morta perché Mugne faceva traffico d'armi» (vi ho letto la trascrizione).

PRESIDENTE. Lei, ad un certo punto, è stato trasferito a Grosseto?

VINCENZO VACCHIANO. No, no. Per Grosseto ho fatto io la domanda.
Quindi, alla fine, come «ciliegina sulla torta» c'è questa intercettazione, che nasce così, e dove, stranamente, si fa riferimento ad una persona importante, perché questa persona in Somalia è una che conta, la quale afferma - perché effettivamente può sapere quello che è successo - di andare a denunciare alla Commissione questi personaggi se non facevano quello che diceva lei; infatti, come dissi la volta scorsa, in quel periodo lei tentava di accreditare il fratello: c'era un convengo perché dovevano eleggere un presidente ad interim della Somalia e attraverso le sue conoscenze, cioè quel Fortunato e il suo capo, spingeva perché questo venisse accreditato come futuro presidente della Somalia. Penso che questi siano elementi abbastanza indiziari per poter ritenere, sulla base di quello che noi avevamo fatto, che causa di quella morte possa essere l'attività che lei stava svolgendo in quel periodo, cioè il traffico d'armi e la...


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PRESIDENTE. I verbali di Cantoni e degli altri non li abbiamo.

VINCENZO VACCHIANO. Avete tutto, presidente.

PRESIDENTE. Quelli di Cantone e Fiore no.

VINCENZO VACCHIANO. Li avete, perché io li ho controllati, li ho allegati e ci sono di sicuro. Comunque, se non li trovate, ve li rispedisco. Vede, presidente, c'è quello di Vezzalini, di Rajola, del colonnello Jacono Quarantino, che pure è stato lì, Cantone Luigi, Picucci Amedeo, Miragliotta Ernesto: c'è tutto. Lo ricordo perché l'avevo riletto.

PRESIDENTE. Questi sono i nostri?

VINCENZO VACCHIANO. È tutto vostro. Sono i verbali che avevo lasciato la volta scorsa e che ho chiesto agli uffici di poter consultare.

PRESIDENTE. Sta bene. La parola all'onorevole Schmidt.

GIULIO SCHMIDT. Maresciallo Vacchiano, lei ha fatto riferimento, come fonte, ad un giornalista negli Stati Uniti: era un giornalista italiano?

VINCENZO VACCHIANO. Sì, era italiano. Non mi chieda il nome perché non lo ricordo, altrimenti l'avrei detto.

GIULIO SCHMIDT. Mi ha preceduto.

VINCENZO VACCHIANO. Comunque ce l'ho scritto agli atti. Lo contattai e feci anche un'annotazione.

GIULIO SCHMIDT. Quindi il nome è recuperabile?

VINCENZO VACCHIANO. Sì, feci un'annotazione d'indagine di questa conversazione, perché la ritenevo importante. Come dicevo prima, non so come, a meno che non abbia letto le vicende pregresse dell'indagine che stavamo conducendo, lui collegava lo studio Meroni che, guarda caso, era lo stesso studio che Francesco Elmo indicava per andare a controllare la roba che riguardava la Shifco, con la vicenda di Rostagno. Gli chiesi di poterlo incontrare, ma rispose «se volete, venite in America, perché io in Italia non posso venire» (non so quale problema avesse con qualche altra procura). Ripeto che ho fatto un'annotazione: ne estrarrò copia e ve la trasmetterò.

GIULIO SCHMIDT. Grazie. Maresciallo, parlando di Francesco Elmo lei lo ha chiamato più volte Francesco.

VINCENZO VACCHIANO. Sì.

GIULIO SCHMIDT. Questo mi fa pensare che quando lei nella scorsa audizione mi rispose che sul 100 per cento dei riscontri tentati l'80 per cento era effettivamente...

VINCENZO VACCHIANO. Per quello che riguardava la mia indagine.

GIULIO SCHMIDT. Sì. La mia impressione è che si fosse instaurato un rapporto di una certa fiducia, di una certa reciprocità.

VINCENZO VACCHIANO. Sì; per farle capire, se lo chiamassi adesso e gli dicessi «buongiorno Francesco, sono il maresciallo Vacchiano», mi risponderebbe «comandi». Questa è sempre stata sin dall'inizio una sua attitudine militare, non so se era dovuto a questo... ma l'ho detto per farle capire.

GIULIO SCHMIDT. Comunque, lei l'ha sempre considerato un personaggio molto interessante.

VINCENZO VACCHIANO. Sì.

GIULIO SCHMIDT. Lei ha anche fatto riferimento - e mi sembra un riferimento opportuno - al fatto che, per poter raccontare quello che stava raccontando, o


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aveva letto quintali di libri oppure era impossibile che potesse essere a conoscenza di certi dettagli, nomi e circostanze. Quindi, mi sembra che, anche sulla base di queste indicazioni, il rapporto, citato dal collega De Brasi, che lei inviò fosse fondato su elementi abbastanza significativi.

VINCENZO VACCHIANO. Sì.

GIULIO SCHMIDT. Le faccio una domanda finale. Lei ritiene che su questa vicenda siano ancora possibili spazi di investigazione nuovi o non percorsi? Ritiene che tutto sia stato fatto, tutto sia stato sentito, o che qualche filone di approfondimento possa ancora esserci?

VINCENZO VACCHIANO. Sì, sicuramente sì.

GIULIO SCHMIDT. Lei è in grado di indicare, secondo la sua impressione, in quale direzione?

VINCENZO VACCHIANO. Ci sono due aspetti. Uno è quello che indicai la volta scorsa e riguarda la mia fonte di Malta, da dove uscì la storia di Cardella: quella mi interessava, sì, ma soprattutto, essendo Malta un punto strategico, sarebbe stato importante per me poter andare sul posto e fare delle verifiche di persona; infatti, se ripercorrerete (non è difficile avere gli atti) le rotte delle navi della cooperazione, qualche perplessità vi sorgerà, perché nessuna di queste rotte andava diritta verso la Somalia, ma faceva sempre scalo o in Libia o nello Yemen o da qualche altra parte. Addirittura - la cosa mi lasciò molto perplesso - c'era un carico di mele mi pare proprio in Libia e credo che la Libia non abbia bisogno di mele, o qualcosa del genere. Certo, ci sarebbe tanto da fare, quanto meno per chiarire esattamente quali fossero le attività di questa... noi le abbiamo raccolte sulla base delle dichiarazioni di Elmo, delle dichiarazioni di qualche somalo che lavorava sulla nave e che furono raccolte dal capitano di Gaeta dell'epoca, che pure si occupò di questa vicenda. Però, di fatto credo che non si siano mai studiate veramente le attività, i percorsi che facevano, anche se ricordo che c'era qualche testimonianza - che comunque dovrebbe essere agli atti - in cui si parlava di un trasbordo di armi dalla nave ferma nelle acque internazionali e che poi proseguiva la sua rotta. Fu fatto anche riferimento a questo.

PRESIDENTE. Lei ha parlato di due filoni: questo è il primo. L'altro?

VINCENZO VACCHIANO. Poi c'è l'aspetto del porto di Talamone, da dove sono partite tutte quelle... e lì c'è una segnalazione interessante dall'attività del dottor Carlo Palermo, se vi ricordate. Quella, secondo me, è stata un'indagine molto importante, perché tirò fuori tutto il traffico d'armi che riguardava i paesi dell'Africa e anche lì uscì fuori una nave che fece sosta in quel porto e poi proseguì. Quindi, penso che ci siano ancora dei margini di attività da poter svolgere, in questa vicenda.

GIULIO SCHMIDT. La ringrazio.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fragalà.

VINCENZO FRAGALÀ. Maresciallo, la ringrazio per la sua disponibilità e le rivolgo soltanto due richieste di chiarimento. La prima è la seguente: nell'ambito delle indagini sul traffico d'armi, di cui ha parlato rispondendo alle domande del presidente e del collega Cannella, avete anche rivolto la vostra attenzione investigativa verso i flussi di denaro e i passaggi di denaro attraverso banche svizzere, banche italiane o banche moscovite, questo, naturalmente, dopo la caduta del muro di Berlino?

VINCENZO VACCHIANO. L'attività nasce proprio sul riciclaggio.

VINCENZO FRAGALÀ. Il tema è questo, io lo so, però bisogna che la Commissione ne prenda consapevolezza.


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VINCENZO VACCHIANO. Facemmo una serie di accertamenti e, se ben ricordo, la volta scorsa - lei non era presente - feci un quadro sul fenomeno del riciclaggio.

VINCENZO FRAGALÀ. Ho letto il resoconto stenografico.

VINCENZO VACCHIANO. Successe questo: quando saltarono fuori questi personaggi, che erano apparentemente degli spiantati, qualcuno cominciò a sorridere, chiedendosi come potessero, non avendo neanche i soldi per comperarsi una macchina, parlare di un movimento di così alto valore, anche se, poi, in queste attività gira di tutto (i bond e quant'altro). Ovviamente, una società che vuole ripulire del danaro non lo fa attraverso i canali istituzionali, ma ha bisogno di trovare delle persone capaci, che siano inserite negli ambienti per poterlo fare. Alla fine, anche se le diffidenze, come dicevo, erano tante, ho avuto ragione quando sono stato in Svizzera, a Lugano, perché la polizia svizzera arrestò una persona che era indagata nella nostra vicenda, cioè il riciclaggio, e accertai che in un anno aveva riciclato per conto di una organizzazione di spaccio di droga a livello internazionale 30 miliardi. È chiaro che quella era la conferma della tesi investigativa che noi conducevamo.
A questi personaggi, ovviamente, si affiancano anche persone di un certo livello. Ad esempio, la persona che andai a caldeggiare in America che ci venisse data - perché non volevano darcelo, mentre un certo giudice Carmine Russo, molto disponibile, ce lo fece venire in Italia - raccontò delle cose importantissime a proposito della triade cinese, del rapporto con la mafia americana e del modo in cui avvenivano questi movimenti. Cioè, sono persone che comunque girano attorno a questo... Abbiamo anche trovato 600 milioni su un conto corrente che provenivano dal traffico d'armi ed erano destinati a Karadzic: lo individuai, lo segnalai alla procura e ricordo che il GIP fece anche un provvedimento di sequestro, ma l'autorità svizzera non ce lo ha mai dato.

VINCENZO FRAGALÀ. La ringrazio. Il secondo tema è questo: Trapani, nella vicenda che ci occupa, è al centro di avvenimenti importanti, delle confidenze che avete raccolto sul traffico d'armi ed anche di due delitti eccellenti, l'omicidio di Rostagno e, prima di questo, l'attentato a Carlo Palermo, che costò la vita a due gemelline. Su questo attentato a Carlo Palermo, rispetto al quale le investigazioni furono quasi immediatamente dirottate verso la pista della mafia locale, e quindi ebbero l'esito che tutti conosciamo, voi avete coltivato l'ipotesi investigativa che, invece, collega il movente e i mandanti all'indagine che a Trento, fino a qualche mese prima dell'attentato, Carlo Palermo aveva svolto proprio sul traffico d'armi?

VINCENZO VACCHIANO. Io ho avuto un incontro con il dottor Palermo perché, quando iniziammo questa indagine, trovammo delle attività simili a quelle da lui svolte. Sono stato da lui e abbiamo chiesto, con regolare autorizzazione, alla procura di Venezia l'acquisizione di quella indagine di Carlo Palermo, che ci è stata molto utile, ci ha dato delle indicazioni. Però, sulla sua vicenda siciliana non è emerso nulla, tant'è che la domanda che io gli feci fu più che altro una considerazione personale, cioè che in un periodo come questo, in cui ormai i pentiti sono molti e parlano tanto, è strano che nessun pentito abbia mai fatto riferimento a quella vicenda.

VINCENZO FRAGALÀ. Quindi, è significativo che nessun pentito abbia parlato.

VINCENZO VACCHIANO. Non credo che ci sia un pentito...

VINCENZO FRAGALÀ. Però le investigazioni non sono andate avanti sul...

VINCENZO VACCHIANO. No, no. Onorevole, il fatto è che io non ho avuto...

PRESIDENTE. Gliela diamo noi.


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VINCENZO VACCHIANO. Cioè, non è che non ho avuto, nel momento in cui sono scaduti i termini per le indagini - che mi pare fossero iniziate nel 1994 - dopo i due anni di proroga, ci fu la richiesta di rinvio a giudizio e quindi, inevitabilmente, il procuratore dovette decidere, anche se non con piacere, perché ci teneva molto a portare avanti questa cosa... di fronte al fatto che non c'era la competenza territoriale, dovette mandare le indagini alle varie procure.

VINCENZO FRAGALÀ. Le sono grato. Non ho altre domande.

PRESIDENTE. Io vorrei cogliere l'occasione per fare un'immediata riflessione alla presenza del maresciallo Vacchiano, che credo abbia contribuito in maniera determinante ad individuare dei percorsi, al di là dei risultati che, come tutti i risultati d'indagine, dovranno essere approfonditi. Io credo che il riferimento che è stato, da ultimo, fatto dallo stesso maresciallo Vacchiano alla vicenda del traffico delle armi, che aveva un punto di partenza, o di approdo - questo non lo sto, lo stabiliremo -, nel porto di Talamone, un porto che rientra nella giurisdizione...

VINCENZO VACCHIANO. Nell'ambito del comando provinciale di Grosseto.

PRESIDENTE. Quindi, rientra nella sua giurisdizione.

VINCENZO VACCHIANO. Non proprio, però è nell'ambito provinciale.

PRESIDENTE. Comunque, lei opera lì. Poiché qualcuno, oggettivamente, al di là della volontarietà o altro, ha reso impossibile che lei portasse a compimento certe indagini e poiché a noi interessa molto sapere se abbia fondamento il percorso che individua il traffico d'armi come una delle possibili alternative dal punto di vista della causale della vicenda di cui ci interessiamo, credo che, prendendo atto di questa coincidenza, la Commissione possa metterla in condizione di compiere approfondimenti di carattere investigativo che si concentrino, ma con un raggio adeguato, sulla vicenda del traffico d'armi che potrebbe essere partito da Talamone, visto che una nave Shifco risulta alla rada di Talamone da molti atti che noi abbiamo conosciuto e da alcune dichiarazioni che sono state fatte anche da testimoni che abbiamo ascoltato.
Quindi, io chiedo se vi sia la volontà della Commissione di investire ufficialmente il comando provinciale dei carabinieri di Grosseto - e, per esso, la struttura che fa capo al maresciallo Vacchiano, che potrebbe essere nominativamente indicato come la persona che, sulla base delle notizie affluite alla Commissione, possa riprendere l'indagine - di compiere questo approfondimento. Che si chiami prosecuzione di indagine o in altro modo, è un accertamento del quale la Commissione ritiene di aver bisogno; poi, come si debba collocare rispetto al passato, o al futuro, è una cosa che non ci interessa. Se vi è disponibilità a fare in modo che questi filoni possano essere ravvivati rispetto a ciò che è accaduto e che ci è stato rappresentato - anche con un tono piuttosto dispiaciuto - dal maresciallo Vacchiano, la Commissione può senz'altro deliberare in tal senso e, se autorizzato, il presidente preparerà una lettera di richiesta di questi approfondimenti, che sottoporrà all'ufficio di presidenza e poi alla Commissione plenaria, per essere successivamente inoltrata per le vie gerarchiche.

PIETRO CANNELLA. D'accordo.

VINCENZO FRAGALÀ. Noi condividiamo.

PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

Maresciallo Vacchiano, tutte la carte che poteva consegnarci le ha lasciate, ora aspetti le nostre! La ringrazio e dichiaro conclusa l'audizione.

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