Back Forward

Seduta del 18/3/2004


Pag. 44


...
Esame testimoniale di Gabriella Simoni.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno prevede l'esame testimoniale della signora Gabriella Simoni, alla quale facciamo presente che la sua audizione è condotta con le forme della testimonianza e quindi con le conseguenze penali che derivano dalla testimonianza falsa o reticente. È una avvertenza alla quale sono obbligato dal mio ufficio, sapendo bene che non ve ne è alcun bisogno.
Vuole declinare le sue generalità?

GABRIELLA SIMONI. Mi chiamo Gabriella Simoni, nata a Firenze il 2 settembre 1959, sono una dipendente Mediaset (prima RTI) dal 1987 ed ero a Mogadiscio il 20 marzo 1994, giorno in cui Ilaria Alpi e Miran Hrovatin sono stati uccisi.

PRESIDENTE. Senza conflitto di interessi, nonostante sia Mediaset!

GABRIELLA SIMONI. No, io sono precedente a tutto, anche alla discesa in campo, quindi non ho conflitti.

PRESIDENTE. Le chiedo: è stata già ascoltata per questa vicenda, e se sì, da chi?

GABRIELLA SIMONI. Sono stata sentita da vari magistrati. Adesso, onestamente, credo di aver partecipato a otto audizioni, o a qualcosa del genere, e quindi non mi ricordo i nomi di tutti i magistrati. Sono stata sentita al processo e sono stata sentita da un'altra Commissione parlamentare in precedenza.


Pag. 45

PRESIDENTE. Veniamo subito al nocciolo del problema: che cosa ha visto dell'attentato ad Ilaria Alpi e Miran Hrovatin?

GABRIELLA SIMONI. Ero a casa di Marocchino quel giorno per tutta una serie di motivi. Cerco di essere breve perché è una storia molto lunga, come saprete.
In quella occasione, per la prima volta, passando da Mombasa, i militari italiani ci avevano avvertito che per gli italiani era molto pericoloso rimanere in Somalia in quel momento. Ci avevano avvertito, come sempre accadeva. Mogadiscio, come tutta la Somalia, era ed è una zona molto complessa dove le alleanze cambiano continuamente.
Una delle buone regole, quando si arrivava a Mogadiscio era quella di andare da chi si trovava lì, per esempio Starlin, una donna somala che è stata uccisa l'anno scorso o due anni fa in Kenya, dicono da un rapinatore. Era una donna che da sempre si era adoperata per la pace in Somalia occupandosi di bambini, di donne e di altro. Un altro era Marocchino, l'unico italiano presente a Mogadiscio, dove non tutti noi andavamo. Personalmente, non ero mai stata a casa di Marocchino. In quel caso, lui aveva invitato molto fermamente me e Giovanni Porzio, che era con me in quella occasione, ad andare a casa sua perché la situazione a Mogadiscio era molto complessa e gli italiani se ne stavano andando. C'erano dei conti in sospeso e di questo pericolo ci avevano avvertito anche i militari italiani a Mombasa.

PRESIDENTE. In che epoca siamo?

GABRIELLA SIMONI. Il 19 marzo.
Quando siamo arrivati a Mogadiscio la prima cosa che abbiamo fatto è stata quella di cercare di capire qualcosa di più su questo avvertimento di pericolo che ci era stato dato. Quindi, eravamo a casa di Marocchino per questo motivo. In quella casa, nella mattinata, avevo incontrato Carmen Lasorella che, però, nel frattempo era già partita, o era partita la sera prima. Scusatemi, ora veramente sono passati tanti anni...
Mentre eravamo lì, l'unico modo di comunicare a Mogadiscio erano le radio ricetrasmittenti, e c'era una radio accesa. Ad un certo punto, Giancarlo ha cominciato ad urlare chiamando noi, e capii che avevano ferito due italiani, poi ha detto: no, li hanno uccisi. La sua abitazione era poco distante dall'Hamana Hotel...

PRESIDENTE. È il 20 marzo.

GABRIELLA SIMONI. Sì, è il 20 marzo. Quando parlavo del 19 marzo mi riferivo alla partenza da Mombasa, all'incontro con l'esercito italiano che ci ha portato con l'aereo militare all'aeroporto di Mogadiscio dove siamo arrivati. Dopo di che siamo andati a sentire la situazione.
Lì ci viene detto che la situazione è molto pericolosa per gli italiani. Siamo lì, sono circa le tre del pomeriggio quando sentiamo quest'urlo alla radio e quindi io e Giovanni, che eravamo insieme, ci precipitiamo davanti all'Hamana Hotel, e lì vediamo...

PRESIDENTE. Illustri con precisione, con calma assoluta.

GABRIELLA SIMONI. Lì vediamo quella macchina.
La cosa che io devo premettere è che - forse ve ne accorgete - questa è una cosa che mi tocca moltissimo, è una vicenda che a distanza di dieci anni rivivo con grande emozione. Io ero amica di Ilaria, e questa vicenda mi ha cambiato la vita.
Ho vissuto quei momenti solo con l'intento di capire che cosa potevo fare per lei. Perciò, quando sono uscita dalla macchina, forse anche tradendo i principi della giornalista, non ho guardato esattamente che cosa c'era intorno. C'era una gran folla, la loro macchina verso il muro.

PRESIDENTE. Signora, lei da dove veniva?


Pag. 46

GABRIELLA SIMONI. Presso l'Hamana Hotel, la macchina era contro il muro dalla parte opposta della strada. Io venivo da questa direzione, perché la casa di Marocchino era dietro e avevamo fatto un giro dalla parte bassa. Non so se voi avete presente. C'è una piazza poco sotto l'Hamana. Siamo arrivati con la macchina lì davanti e dalla parte opposta della strada c'era la jeep di Marocchino posteggiata, che stava portando i corpi da una macchina all'altra, e la macchina di Ilaria e Miran contro il muro.

PRESIDENTE. Con la parte anteriore?

GABRIELLA SIMONI. Con la parte anteriore destra.

PRESIDENTE. Con la parte anteriore contro il muro.

GABRIELLA SIMONI. Sì.
A quel punto abbiamo preso i due corpi.

PRESIDENTE. C'erano solo queste due macchine?

GABRIELLA SIMONI. Sì, però la mia concentrazione...

PRESIDENTE. Era su quella macchina lì.

GABRIELLA SIMONI. Sì, perché la prima cosa che ho fatto è stata quella di toccare Ilaria e Miran. Miran era freddo, Ilaria era calda.

PRESIDENTE. Può descrivere alla Commissione anzitutto, prima di dirci che cosa ha rilevato - ce lo ha detto adesso in sintesi, ci torneremo sopra - come stava il corpo di Ilaria e come stava il corpo di Miran?

GABRIELLA SIMONI. Il ricordo che ho in questo momento è il seguente: Miran era davanti, riverso all'indietro. Però, quando io sono arrivata c'era già una folla di somali che stava prendendo d'assalto la macchina e stava tirando fuori i corpi. Hanno tirato fuori prima il corpo di Miran e dopo quello di Ilaria. Quindi, è per questo che dico che la prima cosa di cui mi sono preoccupata è stata quella di capire, di sentirli e di toccarli.

PRESIDENTE. Quindi Miran stava riverso indietro, sul sedile.

GABRIELLA SIMONI. Si, così.

PRESIDENTE. E Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. Ilaria invece era dietro.

PRESIDENTE. Nella parte posteriore.

ELETTRA DEIANA. Dietro Hrovatin o l'autista?

GABRIELLA SIMONI. In questo momento, non ricordo. Credo di averlo testimoniato nei primi racconti che ho fatto. Ricordo soltanto quando abbiamo tirato fuori i corpi, onestamente.

MICHELE RANIELI. Comunque era seduto dietro?

GABRIELLA SIMONI. Sì, dalla parte dell'autista.

PRESIDENTE. Dalla parte dell'autista, quindi probabilmente non era dietro a Miran Hrovatin, forse stava dalla parte dell'autista?

GABRIELLA SIMONI. No, no, l'altra parte era verso il muro. Lui è stato tirato fuori.

PRESIDENTE. Scusate, andiamo con ordine. Le ricostruzioni sono sempre molto complicate. Miran Hrovatin era seduto anteriormente accanto all'autista. Lei, per quello che ricorda lo ha visto con la testa riversa sul sedile sul quale stava seduto. È esatto?

GABRIELLA SIMONI. Sì.


Pag. 47

PRESIDENTE. Benissimo. Una delle due porte della macchina era attaccata al muro, per cui non era possibile aprirla. È esatto?

GABRIELLA SIMONI. No. Era possibile aprirla, ma c'era una folla tale che era assolutamente complicato passare di là.

PRESIDENTE. A quale delle due porte si riferisce? Era quella dalla parte della guida o era quella dalla parte di Marocchino che non era possibile aprire per la folla che c'era intorno?

GABRIELLA SIMONI. La macchina di Marocchino stava così: questa è la parte davanti della macchina e questa è la parte dietro. Essendo una jeep qui c'era molto spazio. Se questo è il muro, la macchina stava per così, con questa parte contro il muro. Queste portiere erano state aperte.

PRESIDENTE. Ma questa è la parte anteriore o la parte posteriore?

GABRIELLA SIMONI. Questo è il davanti.

PRESIDENTE. Quindi, se la guida era a sinistra, qui era la guida e qui stava Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. No, qui, stava Miran.

PRESIDENTE. Qui stava Miran. E qual era la porta che non si apriva?

GABRIELLA SIMONI. Qui. Le porte erano aperte, erano aperte le porte però ...

PRESIDENTE. ...però c'era la gente e non si passava.

GABRIELLA SIMONI. Sì, esatto.

PRESIDENTE. Quindi lei, Ilaria l'ha trovata qua?

GABRIELLA SIMONI. Ilaria la trovo qua dietro.

PRESIDENTE. Sì, scusi, qua dietro.

GABRIELLA SIMONI. Sì, ed esce da qua.

PRESIDENTE. C'era la porta anteriore e posteriore dell'automezzo?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Benissimo, adesso ho capito. Perfetto.
Mi dica ancora, come era collocata? Dopo torneremo ad esaminarne le condizioni fisiche. Qual era la posizione di Ilaria, per quello che lei ha visto appena arrivata?

GABRIELLA SIMONI. Io ricordo... però poteva già essere stata spostata.

PRESIDENTE. Mi dica quello che ha visto lei, non si preoccupi.

GABRIELLA SIMONI. Era come accucciata sul sedile posteriore.

PRESIDENTE. Che cosa significa accucciata sul sedile? Che era riversa?

GABRIELLA SIMONI. Stava così.

PRESIDENTE. Ma verso il fianco, o proprio centralmente?

GABRIELLA SIMONI. Verso dove si tengono i piedi.

PRESIDENTE. Diciamo che era accucciata.

GABRIELLA SIMONI. Esatto. Se volete ve lo faccio anche vedere.

PRESIDENTE. Era accucciata in modo diritto o era accucciata lateralmente?

GABRIELLA SIMONI. Lateralmente.

PRESIDENTE. Lateralmente a sinistra?


Pag. 48

GABRIELLA SIMONI. Lateralmente verso la parte del muro.

PRESIDENTE. Verso la parte di Hrovatin.

GABRIELLA SIMONI. Esatto.

PRESIDENTE. Ho capito: quindi, stava accucciata a destra.

GABRIELLA SIMONI. Io però posso essere...

PRESIDENTE. Per quello che ha visto.

GABRIELLA SIMONI. È importante: io non sono arrivata per prima. C'erano molti somali e c'era una gran confusione.

PRESIDENTE. Dunque, riassumiamo: Miran Hrovatin si trovava seduto sul sedile accanto all'autista. Esattamente, guardando la macchina da dietro, a destra, con la testa rivolta all'indietro verso la parte posteriore dell'auto.
Ilaria Alpi, invece, si trovava nel sedile posteriore, accucciata in direzione destra, esattamente dalla stessa parte di Miran Hrovatin.
Ho un'ulteriore domanda a precisazione: per quello che lei ricorda, il corpo era al centro del sedile posteriore o era da una parte piuttosto che da un'altra?

GABRIELLA SIMONI. Il ricordo che ho è quello di quando la stavano trascinando via, di quando la stavano tirando fuori, quindi non sono in grado di dire questo.

PRESIDENTE. Dunque non può precisare se stesse al centro, a destra, o a sinistra dell'auto.
Adesso, lei ci dica quello che ha visto quando è arrivata, cioè che cosa stavano facendo i soccorritori o altri.

GABRIELLA SIMONI. Stavano portando i corpi dalla macchina di Ilaria e di Miran a quella di Marocchino.

PRESIDENTE. Stavano tentando di portarli via.

GABRIELLA SIMONI. No, li stavano trasportando e anch'io li ho aiutati a farlo.

PRESIDENTE. Dunque, Miran, che si trovava nella posizione in cui lei lo ha trovato...

GABRIELLA SIMONI. Miran lo stavano tirando fuori in quel momento.

PRESIDENTE. ...Quando lei è arrivata lo stavano tirando fuori e lei li ha aiutati a tirarlo fuori?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. E invece, nei confronti di Ilaria stavano facendo qualcosa?

GABRIELLA SIMONI. No. C'erano altre persone che stavano cercando di tirare fuori questo corpo dalla stessa parte (mi pare).

PRESIDENTE. Perfetto, dalla stessa parte.
Allora, lei prima ha detto che ha toccato Miran Hrovatin ed era freddo, e ha toccato Ilaria ed era calda.

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Come e dove? Come ha fatto a toccare Ilaria? Dove stava Ilaria quando lei l'ha toccata? Quando la soccorrevate, o quando era ancora sul sedile?

GABRIELLA SIMONI. No, mentre la stavamo portando fuori dalla macchina, io l'ho toccata come si tocca un'amica...

PRESIDENTE. ...per capire cosa stesse succedendo.

GABRIELLA SIMONI. La cosa che mi ricordo è che volevo sapere se fosse ancora viva. Se c'era qualcosa da fare.

PRESIDENTE. Ed era viva?


Pag. 49

GABRIELLA SIMONI. Non lo so. Non glielo so dire. Io so che lei era calda e lui era freddo, ma se era viva non glielo so dire.

PRESIDENTE. Che gesti ha fatto lei per portarla fuori dalla macchina? Con chi ha fatto questi gesti? Con persone che non conosceva o con persone che conosceva?

GABRIELLA SIMONI. Con persone che non conoscevo e con persone che conoscevo.

PRESIDENTE. Le persone che non conosceva erano somale?

GABRIELLA SIMONI. Somale.

PRESIDENTE. E quelle che conosceva erano somale oppure no?

GABRIELLA SIMONI. Le uniche persone che conoscevo erano Giancarlo Marocchino e Giovanni Porzio.

PRESIDENTE. Voi due insieme avete collaborato a tirare fuori i corpi?

GABRIELLA SIMONI. Sì, li abbiamo aiutati.

PRESIDENTE. Ma soprattutto lei?

GABRIELLA SIMONI. No, tutti e due, ma con una certa difficoltà.

PRESIDENTE. Senza coraggio?

GABRIELLA SIMONI. Non ce la fai. Provi, poi ti ritiri. È complicato. Non hai una dimestichezza con questo tipo di cose. Probabilmente chi è abituato a farlo ce l'ha di più. Noi no.
Mi dava poi molto fastidio che tutti toccassero i corpi. Ero molto irritata e volevo che nessuno li toccasse.

PRESIDENTE. Ciò avveniva mentre li portavano alla macchina di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. E li avete portati verso la macchina di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. Sì, soprattutto questa sorta di gruppo di persone che collaborava a questo fine (c'era una grande folla tutto intorno che aumentava sempre di più), poi alla fine hanno preso i due corpi e, insieme a Marocchino e agli aiutanti di Marocchino, li hanno portati nel bagagliaio della jeep di Marocchino.

PRESIDENTE. Era aperto o chiuso?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Erano all'aria, cioè la jeep di Marocchino era chiusa oppure...

GABRIELLA SIMONI. No, era chiusa.

PRESIDENTE. Quindi tutti e due dietro.

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Sappiamo che Miran è morto sul colpo, quindi abbiamo un interesse fino ad un certo punto per l'indagine, per carità, non vorrei essere frainteso. Per quello che riguarda Ilaria, lei l'ha seguita mentre veniva portata verso la jeep?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Come l'ha seguita? Continuava a toccarla?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Continuava a vederla?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Come stava laterale, davanti o dietro? Lei che cosa vedeva: la testa distesa? Che cosa ha visto di Ilaria?


Pag. 50

GABRIELLA SIMONI. L'ho vista passare così e poi l'ho vista caricare sulla macchina e io ho tre foto di quel momento.

PRESIDENTE. E come l'hanno messa nella jeep? È stata messa con la testa in che modo?

GABRIELLA SIMONI. La testa dava verso i sedili.

PRESIDENTE. Dentro, verso l'interno?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Anche Miran Hrovatin fu collocato allo stesso modo?

GABRIELLA SIMONI. Sì, però...

PRESIDENTE. Ma lei guardava di più Ilaria.

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Ho capito.

GABRIELLA SIMONI. Sì, le ho detto per quale motivo.

PRESIDENTE. Ho capito tutto.
Adesso, le chiedo uno sforzo di memoria perché, nonostante tutto quello che è successo, per ragioni che non posso pubblicamente dire, abbiamo incertezze su tutto, anche sulle cose sulle quali le sto facendo delle domande.
Allora, lei mi deve descrivere, facendo uno sforzo di memoria, senza commuoversi e senza perdere la lucidità in questo momento, che cosa ha visto di Ilaria, soprattutto che cosa ha visto sulla testa di Ilaria.

GABRIELLA SIMONI. Ho visto il buco accanto all'orecchio, cioè il foro del proiettile.

PRESIDENTE. Mi dica che significa accanto all'orecchio.

GABRIELLA SIMONI. Vuol dire qui, in questa posizione, in questo punto.

PRESIDENTE. Dunque, si dà atto che la signora Gabriella Simoni, nel descrivere il luogo in cui constatò l'esistenza di un buco nella testa di Ilaria indica l'orecchio sinistro, la parte posteriore, nella congiunzione tra i capelli e la pelle. Il buco che lei ha visto era sulla pelle o sui capelli?

GABRIELLA SIMONI. Era a pelle.

PRESIDENTE. Era a pelle. E che altro ha visto?

GABRIELLA SIMONI. Il dito.

PRESIDENTE. E sulla testa non ha visto altro?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Non ha visto altro sulla testa?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Sangue?

GABRIELLA SIMONI. Sì, ma ora che mi dice sangue mi viene in mente...

PRESIDENTE. Il viso era sporco di sangue o no?

GABRIELLA SIMONI. Adesso che me lo dice, sì. Però non mi ricordo esattamente dove. Ricordo il segno del sangue secco, e poi ricordo il dito, ne sono sicura. Ricordo il dito di una mano.

PRESIDENTE. Gli occhi erano chiusi?

GABRIELLA SIMONI. Gli occhi erano stati chiusi.

PRESIDENTE. Perché mi dice che erano stati chiusi?


Pag. 51

GABRIELLA SIMONI. Perché un somalo le ha chiuso gli occhi quando è uscita dall'automobile.

PRESIDENTE. Quindi, sangue che sgocciolava sulla testa e ovviamente dalla ferita. Poi, che altro ha visto?

GABRIELLA SIMONI. Il dito.

PRESIDENTE. Se le ha viste all'origine, dove ha visto le mani di Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. No, all'origine non le ho viste (cioè fin dall'inizio). Quando è stata portata via dalla macchina non le ho viste.

PRESIDENTE. E nella macchina le ha viste?

GABRIELLA SIMONI. Sì, le ho viste.

PRESIDENTE. Non nella macchina di Marocchino, ma nella macchina dove è morta Ilaria, dove è stata colpita.
Ma non le mani sulla testa?

GABRIELLA SIMONI. Però, ricordo di avere pensato alla mano sulla testa perché c'era questa ferita.

PRESIDENTE. Sì, questo poi lo vediamo, ma intanto lei risponda cortesemente alla mia domanda.

GABRIELLA SIMONI. No, non aveva la mano sulla testa.

PRESIDENTE. Non aveva né l'una né l'altra mano sulla testa?
Nessuna delle due mani sulla testa?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Nessuna delle due mani sulla testa. Benissimo.
Quando ha visto le mani di Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. Quando è stata messa sulla jeep.

PRESIDENTE. E dove stavano queste mani distese? Le aveva in grembo, o in qualche altra parte del corpo?

GABRIELLA SIMONI. No, prima le aveva così, poi le è stata poggiata sul seno, anche perché, nello spostarla da una macchina all'altra, le avevano tirato via la maglietta e ricordo, per esempio, che aveva il reggiseno che usciva dalla maglietta e io mi ero preoccupata di rimetterlo a posto. Capisco che può sembrare una cosa...

PRESIDENTE. No, no, è giustissimo. Descriva la mano, quale mano o quali mani, o come erano.

GABRIELLA SIMONI. Se non sbaglio, si trattava dell'indice della mano sinistra.

PRESIDENTE. Che cosa aveva questo indice?

GABRIELLA SIMONI. Si capiva che era passata la pallottola.

PRESIDENTE. Lasci stare quello che ci è passato. Lei questo non l'ha visto. Mi dica com'era il dito.

GABRIELLA SIMONI. Mancava un pezzo di dito nella parte centrale.

PRESIDENTE. Solo a questo dito, per quello che lei ha visto?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Per quello che ha visto o per quello che era?

GABRIELLA SIMONI. Per quello che io ho visto.

PRESIDENTE. E lei non ha visto l'altra mano?

GABRIELLA SIMONI. No, l'ho vista, ma non ho questo ricordo.

PRESIDENTE. Non ha questo ricordo?


Pag. 52

GABRIELLA SIMONI. No, ricordo solo questo dito.

PRESIDENTE. Può descrivermi la ferita sul dito?

GABRIELLA SIMONI. Mancava un pezzo di pelle e di carne.

PRESIDENTE. Ma non l'osso, l'osso si vedeva?

GABRIELLA SIMONI. L'osso si vedeva, anzi si intravedeva l'osso.

PRESIDENTE. Ho capito. E basta? Non c'era altro sul corpo di Ilaria?
Queste sono le cose che lei ha visto?

GABRIELLA SIMONI. Sì, queste sono le cose che ho visto.

PRESIDENTE. Scusate colleghi, ci manteniamo su questa parte, poi andremo avanti. Chi deve fare domande, le faccia.

MICHELE RANIELI. Avrei una sola domanda, perché mi sono distratto all'inizio.

PRESIDENTE. Su questo punto relativo alla rilevazione e alla ricostruzione delle cose viste. Poi dopo parleremo delle altre cose. Dopo si faranno le domande.

MICHELE RANIELI. Vorrei solo capire se la notizia sia arrivata via radio.

GABRIELLA SIMONI. Sì, c'era un collegamento. Ognuno di noi quando era a Mogadiscio aveva una radio e dava l'altra radio a qualcuno con cui lavorava.

MICHELE RANIELI. L'avete ricevuta sulla radio di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. Sì, perché era a casa sua, c'era sua moglie, quindi lui, sapendo anche che noi in quel momento eravamo lì perché non avevamo ancora la scorta per muoverci a Mogadiscio - c'eravamo già mossi la mattina da soli, e ci avevano detto che eravamo pazzi ad andare in giro senza scorta - e allora ci aveva raccomandato di non muoverci da lì che, a suo dire, era un posto sicuro.

MICHELE RANIELI. Lui era presente?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. No, Marocchino non c'era, è chiaro.

GABRIELLA SIMONI. Era fuori con la macchina e noi sapevamo che stava preparando delle cose al porto, ma non sapevamo esattamente cosa.

PRESIDENTE. Sì, ma voglio dire che la macchina era quella che poi lei ha visto che stava lì. Quindi la macchina stava sul posto in cui è stata uccisa Ilaria.

GABRIELLA SIMONI. Sì, però lui stava arrivando. Lui, a un certo punto, ha chiamato dalla macchina dicendo: è successo qualcosa, è successo qualcosa, mentre arrivava, ha detto...

PRESIDENTE. Ma lei non lo ha visto arrivare? Lei ha trovato la macchina ferma?

GABRIELLA SIMONI. Era già lì quando io sono arrivata.

PRESIDENTE. Basta quello che ha visto, il resto non ci interessa.

GABRIELLA SIMONI. Rispondevo all'onorevole.

PRESIDENTE. Sì, mi deve perdonare, ma questi sono momenti...

GABRIELLA SIMONI. No, no, per l'amor di Dio.

MICHELE RANIELI. Sul posto, lei è giunta con un suo collega? A piedi o con un'altra macchina?


Pag. 53

GABRIELLA SIMONI. Con una macchina dalla casa di Marocchino e, prima di arrivare lì, siamo passati da un'altra casa a prendere un uomo armato perché lui non voleva che ci muovessimo, soprattutto con questa sua macchina, visto che il nostro autista, con la nostra macchina, era andato a cercare la scorta.

MICHELE RANIELI. Cosa ricorda del sangue, oltre al rigagnolo seccato sulla fronte e sulla guancia? Il corpo era intriso di sangue (il petto, ad esempio, visto che lei ha aggiustato il reggiseno)? O no?

GABRIELLA SIMONI. Onestamente, io non ricordo tanto sangue. Ricordo il dito, ricordo il foro e ricordo delle macchie qua e là, ma secche. Quindi, non ricordo.

PRESIDENTE. Tra poco ci torneremo.
Prego, onorevole Schmidt. Onorevoli, vi prego di fare delle domande secche, perché se no interrompiamo il ritmo dell'audizione.

GIULIO SCHMIDT. Chiedo una conferma. Non vorrei che ci fosse stato un lapsus. La parte verso il muro della macchina è la parte anteriore o la parte posteriore?

GABRIELLA SIMONI. Io ricordo la parte anteriore.

GIULIO SCHMIDT. Quindi, come se fosse andata contro il muro.

GABRIELLA SIMONI. Contro il muro. Sì.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Vorrei sapere se ricorda se c'era anche un foro sulla parte superiore della testa, perché questo è ciò che ci è stato detto da altri testimoni. A noi risulta, da testimonianze che abbiamo raccolto e dagli atti che abbiamo letto, che il foro sarebbe stato prodotto nella parte superiore a sinistra, più o meno a sinistra. Questo è ciò che ci è stato detto.

GABRIELLA SIMONI. Io lo ricordo dietro l'orecchio, onestamente, con molta chiarezza, poi, può darsi anche che io...

ELETTRA DEIANA. Va bene, siccome è un particolare non di poco conto...

GABRIELLA SIMONI. Lo capisco.

ELETTRA DEIANA. Lei ha memoria soltanto di questo foro?

GABRIELLA SIMONI. Sì, però - e non mi voglio dilungare - potete ben immaginare la situazione. Perciò non posso darvi una risposta che vi potrebbe dare un medico legale. Sono una giornalista, un'amica di Ilaria che il quel momento continuava a dire a tutti: levatevi, levatevi, portiamola via! Questo era il mio intento, quindi non potevo immaginare mai tutto questo e quindi non ho fatto attenzione, ma ho fatto attenzione a fare il più in fretta possibile.

ELETTRA DEIANA. L'ha colpita questo foro...

GABRIELLA SIMONI. Dietro l'orecchio.

ELETTRA DEIANA. Dietro la parte posteriore sinistra.

GABRIELLA SIMONI. Ricordo che nella prima corrispondenza che ho fatto, quando ho detto che sembrava un'esecuzione, ho detto che sembrava un'esecuzione perché sembrava che lei si fosse mossa in questo modo e le avessero sparato da dietro. Questa era la sensazione che io avevo avuto. Però, parlo di una sensazione.

PRESIDENTE. Sì, ma parliamo delle altre cose, onorevole.


Pag. 54


Vorrei fare una puntualizzazione. Vorrei sapere un'altra cosa.Lei ha visto Ilaria distesa sulla jeep di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. L'ho vista anche quando la trasportavano.

PRESIDENTE. Lei l'ha vista anche quando era ferma dentro la jeep di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Ha visto il volto? Ha visto la parte anteriore di Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Se le ha sistemato anche l'indumento, il reggiseno, evidentemente l'avrà vista proprio in faccia. È giusto?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Se avesse avuto un buco qua, lo avrebbe visto?

GABRIELLA SIMONI. Penso di sì.

PRESIDENTE. Ecco, questo è ciò che volevo sapere.

GABRIELLA SIMONI. Io ricordo il volto normale.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. L'altra domanda che volevo farle riguarda i comportamenti, insomma, il ruolo che questo Marocchino aveva in quel contesto. Che cosa faceva? Dirigeva?

GABRIELLA SIMONI. Stava cercando di contattare Scialoja via radio.

ELETTRA DEIANA. Penso che lì ci fossero solo uomini.

GABRIELLA SIMONI. C'erano anche delle donne, però avevano un ruolo più defilato e non si stavano occupando di questa cosa. Per darle un'idea, c'era anche qualcuno che stava cercando di rubare gli occhiali a Miran. Capisce, allora, perché ho interrotto il trasporto del corpo? Perché ho preso per il collo uno.

ELETTRA DEIANA. Presidente, degli oggetti parliamo dopo?

PRESIDENTE. Sì, degli oggetti parliamo dopo.
Prego, onorevole De Brasi.

RAFFAELLO DE BRASI. Invece, sul corpo di Miran Hrovatin lei vide delle ferite o altro? Riuscì a vedere qualcosa, o si concentrò esclusivamente sul corpo di Ilaria Alpi? Non si ricorda?

GABRIELLA SIMONI. No, non mi ricordo perché lui era nella parte più arretrata del bagagliaio, mentre Ilaria, essendo stata portata per seconda, era più avanti, poi, appena messi dentro ...

RAFFAELLO DE BRASI. Ma prima di averli messi dentro non vide nulla?

GABRIELLA SIMONI. No, vidi soltanto questa cosa, poi siamo andati tutti verso Ilaria. Poi, si tratta di secondi. Porti un corpo e porti l'altro corpo.

RAFFAELLO DE BRASI. Siccome lei ha detto che il corpo di Hrovatin era rivolto all'indietro, non notò ferite, nulla? Cioè, non riuscì a vedere nulla?

GABRIELLA SIMONI. Adesso che me lo dice, mi sembra di ricordare una ferita, sul corpo di lui, forse frontale, sulla testa.

RAFFAELLO DE BRASI. Frontale, le sembra di ricordare una ferita frontale.

GABRIELLA SIMONI. Sì, però io ho sempre avuto più chiaro il ricordo di Ilaria, devo essere onesta.


Pag. 55

RAFFAELLO DE BRASI. È stato sostenuto che Ilaria Alpi non fosse morta, ma respirasse, e che poi sia stata trasportata e si sia tentato di intubarla ...

GABRIELLA SIMONI. È così.

RAFFAELLO DE BRASI. Lei mi ha detto prima che non riusciva a capire se fosse viva o morta.

GABRIELLA SIMONI. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, lei non si è resa conto se lei respirava.

GABRIELLA SIMONI. No, io ricordo solo questa cosa e poi ricordo che tutti, urlando ...

PRESIDENTE. Questa cosa? Specifichi per il verbale.

GABRIELLA SIMONI. Ricordo che era calda. L'avevo toccata qua.

RAFFAELLO DE BRASI. Però non si è resa conto se respirava, se il battito c'era ancora, nulla?

GABRIELLA SIMONI. No, anche perché l'unica cosa a cui pensavo era che siccome non c'era nessuno a Mogadiscio in quel momento e tutti i militari italiani e quindi tutti i medici militari italiani erano sulla nave, l'unica speranza era quella di far mandare un elicottero dalla Garibaldi. Infatti, in maniera ossessiva, continuavamo a dire: l'elicottero, l'elicottero!
In quel momento, la prima cosa che fa Marocchino è quella di contattare Scialoja che era dall'altra parte di Mogadiscio, nel compound militare. Scialoja dice: io non posso fare niente. A quel punto, la nostra unica speranza era quella che arrivasse un elicottero dalla Garibaldi, che poi è arrivato con un medico militare a bordo.
Quindi, quando poi siamo arrivati a Porto vecchio e i corpi sono stati estratti dalla macchina è arrivato quasi subito un elicottero dalla Garibaldi con un medico militare che ha preso una specie di sonda (non so come si chiami tecnicamente). Però, lì, l'unica cosa che io ricordo, perché c'era l'elicottero e non si sentiva niente, è il gesto con la testa del medico militare che ci ha fatto capire che non c'era più niente da fare. Ma era passato pochissimo da quando noi li avevamo caricati sulla macchina.

RAFFAELLO DE BRASI. Quanto tempo? Ricorda, più o meno?

GABRIELLA SIMONI. Cinque minuti, cioè pochissimo.

RAFFAELLO DE BRASI. Solo cinque minuti?

GABRIELLA SIMONI. Sì, sì, ero ossessionata da questa cosa. Continuavo a dire a tutti: andiamo, andiamo, andiamo, andiamo, perché penso che sia chiaro che la cosa che io avevo in testa era quella di arrivare il prima possibile da qualcuno che potesse darci una mano, in qualche modo.

RAFFAELLO DE BRASI. Il foro che lei ha visto era un foro nitido?

GABRIELLA SIMONI. Preciso.

RAFFAELLO DE BRASI. Preciso, netto?

GABRIELLA SIMONI. Sì, quello sulla testa, cioè dietro l'orecchio.

PRESIDENTE. Mi riannodo a questa domanda: com'era questo foro?

GABRIELLA SIMONI. Lo ricordo preciso, di questa dimensione, non so come dire.

PRESIDENTE. Di che colore era?

GABRIELLA SIMONI. Blu.

PRESIDENTE. Quando lei fa questa cosa qua, che indica questa cerchiatura, che colore aveva?


Pag. 56

GABRIELLA SIMONI. C'era il rosso, ovviamente.

PRESIDENTE. Nero o rosso?

GABRIELLA SIMONI. Ricordo un colore scuro, ho detto blu, ma poteva essere nero. Insomma, ricordo il cerchio nitido e non vi era spappolamento, per spiegarsi.

PRESIDENTE. Era secco?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Non ha visto delle sbavature intorno al foro?

GABRIELLA SIMONI. Non lo ricordo. Sbavature? No, non mi ricordo. Mi ricordo l'idea ...

PRESIDENTE. Il contorno del buco era un contorno che lei dice blu, quindi non rosso.

GABRIELLA SIMONI. Ricordo scuro.

PRESIDENTE. Lo ricorda scuro. Lo ricorda netto o sbavato?

GABRIELLA SIMONI. Ho capito: non era una cosa precisissima.

PRESIDENTE. Era come un timbro, come fosse il contorno di un timbro, oppure lo ricorda più irregolare? Parlo del cerchietto. Noi lo chiamiamo l'orletto, il cerchietto.

GABRIELLA SIMONI. Forse era un po' più irregolare, ma a vederlo, la prima impressione era quella di un foro netto. Questa insomma era l'impressione.

PRESIDENTE. Non rosso, ma blu?

GABRIELLA SIMONI. Io ho questo ricordo.

PRESIDENTE. No, per carità.

GABRIELLA SIMONI. Devo anche dirvi che volutamente, non è una cosa che sto leggendo, ma quello che io vi dico è quello che mi ricordo, rispetto a dieci anni fa.

PRESIDENTE. Ho capito.

GABRIELLA SIMONI. I motivi, credo, siano abbastanza chiari.

PRESIDENTE. Allora, raccogliendo il suggerimento dell'onorevole Deiana, veniamo agli oggetti che lei ha visto. Passiamo dunque al secondo aspetto delle sue dichiarazioni. Parliamo degli oggetti che ha visto quando è arrivata sul posto.
Prima domanda: ha visto armi?

GABRIELLA SIMONI. Lì era pieno di armi.

PRESIDENTE. No, no, parlo di quando è arrivata, quando ha visto Ilaria che stava morendo, lì, proprio lì, alla jeep. Ha visto armi? Se sì, chi aveva le armi?

GABRIELLA SIMONI. No, io ricordo molta gente armata, ma non un'arma in particolare.

PRESIDENTE. Molta gente armata?

GABRIELLA SIMONI. Sì, ma a Mogadiscio sono tutti armati, sempre.

PRESIDENTE. Allora, lo scenario che noi abbiamo, secondo la ricostruzione che lei ha fatto, è la jeep con il muso verso il muro, nei termini che lei ha in precedenza indicato, i corpi di Ilaria e di Hrovatin che stavano là e che vengono trasportati verso la jeep di Marocchino. C'erano altre jeep?

GABRIELLA SIMONI. No. Forse c'erano delle macchine molto distanti, all'altezza forse dell'ambasciata italiana. Non lì vicino.

PRESIDENTE. Vi erano delle macchine molto distanti.


Pag. 57

GABRIELLA SIMONI. Cinquanta metri, insomma non intorno.

PRESIDENTE. La gente armata, con tante armi, di cui ha detto un attimo fa, dove stava?

GABRIELLA SIMONI. Lì, intorno a noi.

PRESIDENTE. E chi era questa gente? Era gente di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. No, anche gente normale. Somali.

PRESIDENTE. E questa gente andava in giro con le armi?

GABRIELLA SIMONI. A Mogadiscio era normale. C'erano delle donne.

PRESIDENTE. Lei non ha visto gente che fuggiva?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Allora, vediamo gli oggetti materiali che lei ha visto: ha visto telecamere?

GABRIELLA SIMONI. Sì, ho visto una telecamera d'un freelance della ABC.

PRESIDENTE. Ha visto la telecamera insieme con il giornalista o all'operatore che sia?

GABRIELLA SIMONI. Sì, e ad un certo punto si era messo sul tetto di un'altra macchina che si è avvicinata dopo e che io pensavo che fosse la sua. Era una specie di camioncino, di pick-up, come erano tutti, e dall'alto ha filmato il trasporto dei corpi, il passaggio dei corpi.

PRESIDENTE. Ho capito, ha filmato il passaggio dei corpi.
Ha visto altre telecamere?

GABRIELLA SIMONI. No, ho visto solo quella.

PRESIDENTE. E nell'auto in cui si trovavano Ilaria e Miran, ha visto telecamere?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Che oggetti ha visto nell'auto dove si trovavano Ilaria e Miran?

GABRIELLA SIMONI. In quel momento non c'erano degli oggetti. Una parte degli oggetti che sono stati trovati mi sono stati consegnati da Marocchino più tardi.

PRESIDENTE. Aspetti. Dopo Ilaria e Miran sono stati portati via?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. E lei è rimasta sul posto?

GABRIELLA SIMONI. Sono rimasta a Mogadiscio.

PRESIDENTE. È rimasta sul posto dove è successo il fatto?

GABRIELLA SIMONI. No, prima sono tornata sul posto, sono andata a telefonare alla redazione del TG3, alla mia redazione e a casa mia dal telefono dell'ANSA di Remigio Benni, che era dentro l'Hamana, dove era stata anche Ilaria a telefonare un attimo prima. Poi, sono andata al Sahafi Hotel a prendere gli effetti personali di Ilaria, dove ho trovato Chiesa che ha filmato quello che stavamo facendo. Poi, da lì sono andata all'ufficio di Marocchino, che ci ha consegnato una serie di cose che lui aveva trovato. Poi lì è arrivato l'ordine di evacuazione e quindi sono andata al Porto vecchio dove sono stata presa da un elicottero e portata sulla Garibaldi.

PRESIDENTE. Dopo apriremo il capitolo sulla Garibaldi. Per quello che riguarda la sua presenza sul posto in cui è avvenuto l'agguato, lei è presente al momento in cui arriva (e ci ha descritto le


Pag. 58

cose che ci ha descritto). Poi, mi pare di capire che si è allontanata dal luogo, per poi tornarci.

GABRIELLA SIMONI. Poi, con i corpi di Ilaria e Miran, vado a Porto vecchio, dove arriva l'elicottero con il medico militare.

PRESIDENTE. Quanto è distante Porto vecchio?

GABRIELLA SIMONI. Cinque minuti di macchina, c'era però da passare il posto di blocco, c'erano dei carabinieri all'entrata che non volevano farci passare perché non sapevano e non capivano, quindi anche lì ci sono state urla ed altro. Arriviamo sul molo del porto. Lì arriva l'elicottero. Lì viene fatto un tentativo, viene fatto un controllo dei due corpi. Portano via i corpi e noi rimaniamo lì. A quel punto, io torno all'Hamana, cioè lì dove si era svolto l'agguato, e telefono.

PRESIDENTE. Aspetti, lei torna sul posto dell'agguato, e che cosa fa prima di telefonare? Le macchine erano rimaste lì?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Lei torna lì?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Lei torna lì, e va a guardare le macchine?

GABRIELLA SIMONI. No, ho pensato di avvertire la famiglia.

PRESIDENTE. Quindi lei non ha visto più le macchine, se per caso dentro ci fosse qualcosa di Ilaria o di Miran?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Dunque, non c'è andata più, è solo passata di lì?

GABRIELLA SIMONI. Sono andata di corsa a telefonare.

PRESIDENTE. Tornando dal posto in cui sono stati presi i corpi dall'elicottero, lei ripassa su quel posto, ma ci ripassa, punto e basta?

GABRIELLA SIMONI. Sì, anche perché c'era una grande folla tutta intorno.

PRESIDENTE. Benissimo, allora le domando: tutte le sue rilevazioni, relativamente al posto in cui si è verificato l'agguato, sono limitate a quei due, tre, cinque, dieci minuti, o quelli che saranno stati, dedicati al soccorso e alla collocazione dei due corpi sulla jeep di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Dentro la jeep, in quella occasione, in quel frangente, in quei minuti, lei ha visto se c'era qualcosa che riguardava Miran o Ilaria? Oggetti, macchine fotografiche, o qualsiasi altra cosa?

GABRIELLA SIMONI. Io non ricordo macchina fotografica, che mi è stata data nell'ufficio di Marocchino. Ricordo l'orecchino di Ilaria, so che è irrilevante, ma comunque...

PRESIDENTE. No, no, deve dire tutto quello che ricorda.

GABRIELLA SIMONI. Ricordo gli occhiali di Miran che avevo salvato dal furto.

PRESIDENTE. Dove stava l'orecchino di Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. All'orecchio.

PRESIDENTE. Ne portava uno o due?

GABRIELLA SIMONI. Uno, l'altro era nella sua camera.

PRESIDENTE. Aveva un solo orecchino?

GABRIELLA SIMONI. Sì, ne portava uno.


Pag. 59

PRESIDENTE. Ricorda di materiali per riprese televisive?

GABRIELLA SIMONI. No, perché se non sbaglio la telecamera l'avevano lasciata nella camera dell'albergo.

PRESIDENTE. Quindi, non c'erano degli oggetti?

GABRIELLA SIMONI. No, non c'erano degli oggetti, ma c'erano degli oggetti perché poi mi sono stati consegnati.

PRESIDENTE. Dove erano questi oggetti? In macchina?

GABRIELLA SIMONI. Sì, in macchina.

PRESIDENTE. Quindi c'erano degli oggetti?

GABRIELLA SIMONI. Sì, c'erano degli oggetti perché poi mi sono stati consegnati.

PRESIDENTE. Allora, quali oggetti le sono stati dati? Quanto tempo dopo le sono stati consegnati? E da chi?

GABRIELLA SIMONI. Dunque, la cosa è questa: da lì sono andata a Porto vecchio, sono tornata all'Hamana Hotel, sono andata al Sahafi (il Sahafi era l'albergo dove stavano Ilaria e Miran). Lì, ho preso la borsa di Ilaria e vi ho messo tutti i suoi effetti personali: il passaporto e le altre cose.

PRESIDENTE. E dove aveva preso gli effetti personali?

GABRIELLA SIMONI. Nella sua camera. Poi, con questa borsa che non ho più mollato fino alla Garibaldi, siamo tornati da Marocchino. Giovanni, per esempio, ha pagato l'autista con dei soldi che abbiamo trovato. Questo, infatti, chiedeva comunque i soldi. Queste sono situazioni assolutamente paradossali: in situazioni di quel tipo loro pensano che non c'è più nessuno che li paga, per esempio.
Siamo quindi andati da Marocchino, e Marocchino mi pare che mi abbia consegnato alcune cose tra le quali ricordo sicuramente le radio, le ricetrasmittenti, poi mi pare che ci fosse un taccuino, una penna, cioè una serie di cose che probabilmente erano nella macchina.

PRESIDENTE. Marocchino le ha detto che erano nella macchina, o lei lo pensa?

GABRIELLA SIMONI. No, mi ha detto che queste erano le cose che stavano nella macchina.

PRESIDENTE. Nella macchina dove stavano Ilaria e Miran, non nella macchina di Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. No, mi ha detto: queste cose sono di Ilaria. La frase era una frase del tipo: queste sono le cose di Ilaria.

PRESIDENTE. Signora, non si ricorda le cose con precisione per le quali lui le ha detto: sono le cose di Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. Guardi, può darsi che lo abbia scritto nel memoriale che ho scritto non appena sono rientrata, per non dimenticare tutto quello che poi avrei dimenticato, però, onestamente, in questo momento mi vengono in mente le due ricetrasmittenti, un taccuino e non mi viene in mente altro.

PRESIDENTE. E microcassette?

GABRIELLA SIMONI. Cassette? Le cassette erano tutte in camera di Miran, in una borsa.

PRESIDENTE. Lei ha fatto un memoriale, lo ha reso pubblico da qualche parte?

GABRIELLA SIMONI. No, è qualche cosa che abbiamo raccolto mettendo insieme quello che ci veniva in mente.

PRESIDENTE. È pure su internet?


Pag. 60

GABRIELLA SIMONI. No, assolutamente no. Questa è la mia e-mail e ce lo siamo mandato io e Giovanni Porzio.

PRESIDENTE. Ce lo può dare, che ne facciamo una copia?

GABRIELLA SIMONI. Sì. È stata fatto per cercare di ricordarci i fatti. Adesso non l'ho riletto, però quando siamo tornati la prima cosa che abbiamo pensato di fare è stata quella di buttare giù tutto quello che ci veniva in mente. La e-mail è stata mandata da Giovanni a me perché ce l'ha lui nel suo archivio. Io ho cancellato tutto.

PRESIDENTE. Fermiamoci qui. Vi sono domande? Prego, onorevole Deiana.

ELETTRA DEIANA. Lei ha fatto cenno prima a Remigio Benni, che sarebbe stato all'Hamana.

GABRIELLA SIMONI. Non c'era.

ELETTRA DEIANA. Non c'era?

GABRIELLA SIMONI. L'ufficio di Remigio Benni era all'Hamana. L'ANSA aveva una persona fissa a Mogadiscio, al contrario di noi che andavamo e venivamo da Mogadiscio avanti e indietro. L'ANSA aveva una persona fissa lì, questa persona era Remigio Benni che stava all'Hamana, ma è stato anche in una casa privata, per certi periodi.

ELETTRA DEIANA. Conferma che non c'era.

GABRIELLA SIMONI. Non c'era. In quel periodo a Mogadiscio c'erano Remigio Benni, Odinzoff di la Repubblica e forse qualcun altro, però in quel momento erano a Nairobi. Infatti, ogni tanto andavano a Nairobi per qualche giorno e poi tornavano (mi riferisco a quelli di stanza).

ELETTRA DEIANA. Era solamente per avere conferma che questo giornalista non c'era.

GABRIELLA SIMONI. Non c'era. Non c'era più nessuno. Gli unici giornalisti italiani presenti a Mogadiscio in quel momento eravamo io, Giovanni Porzio, Miran e Ilaria.

ELETTRA DEIANA. L'autista di Ilaria...

GABRIELLA SIMONI. Ali.

ELETTRA DEIANA. Era lì quando lei è arrivata? Cosa faceva?

GABRIELLA SIMONI. L'ho visto per la prima volta nell'ufficio di Marocchino.

ELETTRA DEIANA. Quando lei è arrivata, questi due uomini, la scorta e l'autista, non erano lì oppure lei non li conosceva e quindi non li ha individuati?

GABRIELLA SIMONI. No, io li conoscevo. Però quando arrivi e sei concentrato su una cosa, tutto il resto passa in secondo piano. E l'unica cosa su cui ero concentrata era quella di portarli via il prima possibile e cercare di capire se si poteva fare qualcosa.

ELETTRA DEIANA. Quando ha visto l'autista?

GABRIELLA SIMONI. Io ricordo di averlo visto all'ufficio di Marocchino.

ELETTRA DEIANA. Sì, ma quanto tempo dopo l'agguato?

GABRIELLA SIMONI. Sarà stato un'ora dopo, più o meno.

ELETTRA DEIANA. Ma l'autista di Ilaria Alpi non era stato ferito? Non le risulta?

GABRIELLA SIMONI. Mi ricordo di averlo visto lì. Era lì, anche perché lo abbiamo pagato.

PRESIDENTE. Prego, onorevole Schmidt.


Pag. 61

GIULIO SCHMIDT. La macchina fotografica è stata consegnata da Marocchino a lei?

GABRIELLA SIMONI. Così ricordo.

GIULIO SCHMIDT. E fu messa nella borsa o nella valigia?

GABRIELLA SIMONI. No, tutto nella borsa Mandarina duck.

GIULIO SCHMIDT. E come mai poi non si è più trovata questa macchina fotografica?

GABRIELLA SIMONI. Non ho idea.

GIULIO SCHMIDT. Comunque lei è certa della macchina fotografica.

GABRIELLA SIMONI. Anche se non la ricordo fisicamente adesso, ricordo che era una delle cose che avevo segnalato, quindi evidentemente era una cosa che avevo notato, anche perché avevo fatto molta attenzione alle cose che avevo messo via. Tutto quello che era strettamente personale era in questo zainetto della Mandarina duck, che poi non ho più lasciato a nessuno, cioè l'ho tenuto proprio io fisicamente, fino a che non siamo arrivati sulla Garibaldi.

GIULIO SCHMIDT. Il taccuino, che taccuino era? Era un block notes?

GABRIELLA SIMONI. I taccuini di Ilaria erano tutti uguali. Erano dei block notes, alcuni blu, alcuni rossi, con delle strisce gialle steno.

GIULIO SCHMIDT. Con la cerniera alta?

GABRIELLA SIMONI. Sì, quelli che hanno la spirale.

GIULIO SCHMIDT. Di fianco o alta?

GABRIELLA SIMONI. Alta.

GIULIO SCHMIDT. Era uno solo?

GABRIELLA SIMONI. Quello che mi è stato dato lì, però ce ne erano degli altri in camera.

GIULIO SCHMIDT. Dunque, lei ha messo quel block notes nella Mandarina duck.

GABRIELLA SIMONI. Dunque, di block notes ne ho messi due nella Mandarina duck, se non sbaglio (uno o due) e poi c'era un'altra borsa nella quale vi erano cassette e altri block notes. Comunque, ho tenuto anche quella fino all'arrivo sulla Garibaldi, ma in particolare la Mandarina duck.

GIULIO SCHMIDT. Nella camera di Ilaria quanti block notes c'erano?

GABRIELLA SIMONI. Me ne ricordo adesso: cinque, se non sbaglio.

PRESIDENTE. Magari, se possiamo ampliare la domanda, onorevole Schmidt, con il suo permesso per capire. Quali sono stati gli oggetti che voi avete trovato sia da Ilaria che da Miran quando siete andati nell'albergo?

GABRIELLA SIMONI. Dunque, in camera di Miran c'era tutta l'attrezzatura tecnica.

PRESIDENTE. Sì, va bene l'attrezzatura tecnica, ma ce la deve descrivere.

GABRIELLA SIMONI. C'era la telecamera, il cavalletto, dei microfoni, dei fili, c'erano diverse cassette...

PRESIDENTE. Che significa diverse?

GABRIELLA SIMONI. Il numero non lo so.

PRESIDENTE. Cinque, sei o venti?

GABRIELLA SIMONI. Tipo dieci o dodici.


Pag. 62

PRESIDENTE. Più di cinque?

GABRIELLA SIMONI. Sì. Erano in una borsa tipo Speedo, di quelle che una volta erano tonde, cilindriche. E non dico che fosse piena zeppa, ma insomma ce n'erano diverse, tutte betacam.

GIULIO SCHMIDT. Signora, può concentrarsi, per favore, sulla quantità di cassette, perché dobbiamo fare una verifica sulle sei cassette che sembrerebbero essere quelle contenenti i filmati di Miran, e quattro cassette che sarebbero state date ad Ilaria, ma che riguardavano il precedente viaggio (la spedizione in Kosovo). Quindi, in totale, sarebbero dieci. Le risulta che fossero dieci o che fossero più di dieci?

GABRIELLA SIMONI. No, erano di più, ma qualcuna di queste poteva ancora essere vergine.

GIULIO SCHMIDT. Però erano di più?

GABRIELLA SIMONI. Sì, erano di più. Però qualcuna poteva essere ancora vergine.

GIULIO SCHMIDT. Queste cassette che erano di più, non sa se fossero vergini o incise?

GABRIELLA SIMONI. No, alcune si vedeva che erano state incise, perché c'era scritto sopra.

GIULIO SCHMIDT. Lei ha controllato cassetta per cassetta?

GABRIELLA SIMONI. Mettendole via le ho viste. Io faccio questo mestiere, quindi...

GIULIO SCHMIDT. Nel senso che lei ha aperto la custodia e ha visto?

GABRIELLA SIMONI. No, era già scritto sull'esterno.

GIULIO SCHMIDT. Quante scritte c'erano? Si ricorda che scritte c'erano?

GABRIELLA SIMONI. No, c'erano delle scritte tipo Bosaso, donne, porto. Erano delle scritte molto brevi.

GIULIO SCHMIDT. Questo è molto interessante. Quindi vi era scritto: Bosaso, porto, donne.

GABRIELLA SIMONI. Mi ricordo una cosa sulle donne.

GIULIO SCHMIDT. Si ricorda qualcos'altro?

GABRIELLA SIMONI. No.

GIULIO SCHMIDT. E le altre cassette non avevano scritte come Kosovo o altro?

GABRIELLA SIMONI. No, non me lo ricordo.

GIULIO SCHMIDT. Le dava l'impressione che le altre cassette fossero vergini nel vero senso della parola?

GABRIELLA SIMONI. Insomma, non avevano il cellophan intorno, però lei sa che il cellophan riveste dieci cassette tutte insieme, quindi potevano essere cassette vergini come girate, ma non scritte. È abitudine di noi giornalisti televisivi, quando giriamo una cassetta, di prendere l'etichetta e dalla parte scura, girarla e scriverci sopra che cos'è.
Poi, io sono disordinata e non lo scrivo mai.

GIULIO SCHMIDT. L'etichetta era stata tirata fuori e applicata all'esterno?

GABRIELLA SIMONI. No, erano quelle che si girano e si mettono dentro.

GIULIO SCHMIDT. C'erano?

GABRIELLA SIMONI. Sì.


Pag. 63

GIULIO SCHMIDT. Quindi, le cassette erano state aperte?

GABRIELLA SIMONI. Sì, e qualcuna invece riportava ancora la scritta 60, o 30, mi pare.

GIULIO SCHMIDT. L'attrezzatura professionale di Miran era composta - ovviamente - da una telecamera betacam?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

GIULIO SCHMIDT. Quindi erano cassette betacam? Anche questo è molto interessante, perché erano piccole.

GABRIELLA SIMONI. Sì.

GIULIO SCHMIDT. Quindi erano da 30 minuti?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

GIULIO SCHMIDT. Anche perché, oltre i 30 minuti, non ce ne sono.

GABRIELLA SIMONI. C'è solo la sx.

GIULIO SCHMIDT. Le risulta che ci fossero cassette da un'ora?

GABRIELLA SIMONI. No.

GIULIO SCHMIDT. Facciamo il punto sui block notes. Un block notes le viene dato da Marocchino. A noi risulta che i block notes erano cinque e ne sono stati ritrovati soltanto tre, se non sbaglio. Nella camera di Ilaria lei ha trovato quattro block notes, quindi.

GABRIELLA SIMONI. Nella camera di Ilaria ne ho trovati due scritti quasi per intero, poi ce ne era un terzo che era quasi all'inizio.

GIULIO SCHMIDT. Dato da Marocchino?

GABRIELLA SIMONI. Sì. E poi ce ne erano altri due nuovi, non usati.

GIULIO SCHMIDT. Questo è interessante. Due non erano assolutamente scritti?

GABRIELLA SIMONI. Sì, mi pare.

GIULIO SCHMIDT. I due scritti sono stati da lei sfogliati velocemente?

GABRIELLA SIMONI. Sì, ma poi l'ho fatto anche sulla Garibaldi, cercando di capire se c'era qualcosa ...

GIULIO SCHMIDT. Che cosa ha trovato?

GABRIELLA SIMONI. Ho trovato molti time code, che, per gli addetti ai lavori, sono dei numeri che servono per indicare il punto della cassetta in cui c'è qualcosa.

GIULIO SCHMIDT. Con a fianco la descrizione?

GABRIELLA SIMONI. Con a fianco la descrizione, sì.

GIULIO SCHMIDT. Sfogliando questi time code, che idea si è fatta del relativo filmato?

GABRIELLA SIMONI. L'idea che mi sono fatta è che lei fosse andata a Bosaso e avesse preso questo aereo di Bosaso perché, come spesso succede in una situazione del genere, si prende l'aereo che c'è in quel momento. Dopo qualche giorno a Mogadiscio, se vuoi vedere altra Somalia, non sempre puoi andare dove più ti interesserebbe andare, ma ogni tanto vai in altri posti. Non sembrava che ci fosse un motivo vero per andare a Bosaso. La cosa che posso dire è che quando ho visto tutti i time code ed ho visto alcuni appunti, ho pensato che in quel momento non avrei avuto la possibilità di leggere tutto, e quindi ho pensato di metterli via perché qualcuno potesse poi vederli.
L'unica cosa che ho cercato di fare è stata quella di raggruppare il più possibile tutto quello che in qualche modo poteva portare qualche informazione.


Pag. 64

GIULIO SCHMIDT. I due block notes più il terzo block notes appena iniziato era solo esclusivamente fatto di time code o c'erano anche...

GABRIELLA SIMONI. C'erano anche degli appunti.

GIULIO SCHMIDT. ...che potevano essere appunti per il servizio che avrebbe dovuto inviare?

GABRIELLA SIMONI. Sì. Potevano essere appunti vari, di vari servizi, alcuni già inviato e alcuni no.

GIULIO SCHMIDT. Ne ha letto qualcuno?

GABRIELLA SIMONI. Sì, mi ricordo delle cose del tipo su ...

PRESIDENTE. ...la parte superiore della nuca.

GABRIELLA SIMONI. Prego?

PRESIDENTE. È confermato quello che lei diceva prima sul foro d'entrata.
Un altro proiettile ha colpito Ilaria nella parte superiore della nuca. Preciso.

GABRIELLA SIMONI. Sì, solo che questa è una cosa che io ho scritto allora insieme a Giovanni Porzio, perché eravamo insieme e volutamente non l'ho letta. Infatti non ha senso, se devo imparare quello che ho già detto dieci anni fa: non ha senso. In questo momento sto andando a memoria.

GIULIO SCHMIDT. E io mi scuso se insisto su questi block notes.

GABRIELLA SIMONI. Sui taccuini c'erano anche degli appunti. Ricordo ad esempio questa cosa sulle donne. C'era una scritta del tipo: incontro donne somale. C'era tutta una serie di cose sulle donne. Questo me lo ricordo. È una delle cose che ho letto. Poi, sa, c'è anche un po' di imbarazzo nell'andare a leggere.

GIULIO SCHMIDT. Ha mai trovato la parola armi o rifiuti in questi appunti?

GABRIELLA SIMONI. No, perché era una cosa che cercavo nel senso che, anche dandogli un'occhiata veloce cercavo di capire se c'era un appuntamento con qualcuno, anche se devo dire, con grande onestà, che se avesse avuto una grande cosa in mente non so se lo avrebbe scritto. Le cose di un certo tipo sono cose che ti danno una grande tensione, e che non scrivi.

GIULIO SCHMIDT. Però aveva annunciato un servizio.
Per esperienza, come avrebbe preparato il servizio Ilaria? Dove e come?

GABRIELLA SIMONI. In che senso?

GIULIO SCHMIDT. Lo avrebbe preparato all'Ebu, dove trasmettevano le immagini?

GABRIELLA SIMONI. Sì, certo, non aveva un montaggio dietro. Non c'era un montaggio RAI.

GIULIO SCHMIDT. Presso l'Ebu c'era un montaggio?

GABRIELLA SIMONI. Sì, ci sono sempre i montaggi Ebu o Aptn, che all'epoca era Ap (cioè agenzie internazionali).

GIULIO SCHMIDT. Esatto. Quindi, avrebbe montato il servizio prima di montarlo? Non avrebbe fatto una selezione delle immagini e avrebbe riversato via satellite le immagini?

GABRIELLA SIMONI. Questo dipende dalle decisioni che prendono le redazioni.

PRESIDENTE. Sì, però rimaniamo sulle descrizioni dei fatti. Poi andiamo sulle altre cose.

GIULIO SCHMIDT. Va benissimo. Quali altri oggetti personali ha trovato?


Pag. 65

GABRIELLA SIMONI. In camera di Ilaria?

GIULIO SCHMIDT. Sì.

GABRIELLA SIMONI. L'altro orecchino, il passaporto, poi c'era il portafoglio, tutta una serie di cose che erano già dentro la borsa. I taccuini per esempio erano appoggiati su un tavolinetto che stava in camera, poi c'era, se non sbaglio, una valigia nell'armadio che io ho aperto, e credo - se non sbaglio - di aver trovato lì dentro il passaporto. In questo momento, mentre parlo, ricordo di aver trovato lì dentro la macchina fotografica.
Per le cose che mi sono state date da Marocchino, il ricordo che ho, fotografico, sono le ricetrasmittenti.
Invece, lì, mi ricordo di aver aperto questa valigia. E ricordo di averla aperta perché ho ragionato sul numero che poteva aprire la combinazione, che era la data di nascita di Ilaria. Quindi, il passaporto era fuori, perché io l'ho vista sul passaporto, ho aperto la valigia e dentro c'era la macchina fotografica.

GIULIO SCHMIDT. Se posso aiutarla, dalle riprese fatte dall'operatore dell'Abc si vede...

GABRIELLA SIMONI. Era un free lance che lavorava per la Abc.

GIULIO SCHMIDT. ... la macchina fotografica in mano a Marocchino.

GABRIELLA SIMONI. Allora, mi sbaglio io.

GIULIO SCHMIDT. Quindi, lei poi in un passaggio ha detto che Marocchino le ha dato la macchina fotografica.

PRESIDENTE. E quindi è giusto.

GIULIO SCHMIDT. Mi scusi se insisto su questo, perché poi la macchina fotografica non si è più trovata, nel senso che non esiste. Quindi vorrei capire dove è finita. La macchina fotografica non è arrivata in Italia.

GABRIELLA SIMONI. Sì, ma anche alcuni taccuini non sono arrivati.

GIULIO SCHMIDT. Esatto.

GABRIELLA SIMONI. Però, io ho messo via i taccuini sicuramente, perché io ho sollevato il problema dei taccuini che non c'erano.

GIULIO SCHMIDT. Lei ricorda di aver messo via anche la macchina fotografica, sia pure consegnata o trovata nella valigia che era nell'armadio. Comunque, lei ricorda una macchina fotografica.

GABRIELLA SIMONI. Ricordo una macchina fotografica.

GIULIO SCHMIDT. Grazie.

PRESIDENTE. Prego, senatore De Brasi, sempre su questi punti.

RAFFAELLO DE BRASI. Vorrei solo un chiarimento. Forse anche il presidente può aiutarmi. Mi riferisco al pick-up Toyota che era fermo con il muso contro il muro. Ora, la mia domanda è questa. È una domanda che mi faccio io e che ci facciamo insieme: ma questa macchina, questa Toyota, non fa retromarcia, ad un certo punto, e va a sbattere contro il muro? La mia domanda è, siccome ...

PRESIDENTE. Così sapevo anche io.

RAFFAELLO DE BRASI. ... la dinamica che ci è stata raccontata, perché l'autista ne parla, e ne parlano in diversi nel processo, e cioè che loro partono dall'Hamana, vengono seguiti, c'è uno sbarramento da parte del Land Rover. Loro, la prima cosa che fanno è quella di arretrare di 30 metri e vanno a sbattere prima contro il marciapiede e poi contro il muro. Quindi, io non riesco a capire come sia possibile, se questa è la dinamica, avere


Pag. 66

invece il muso contro il muro. Questo è il mio dubbio, nel senso che non riesco a capire bene come sia possibile. Lei, invece, ricorda benissimo che era il muso contro il muro, non con la parte dietro.

GABRIELLA SIMONI. Io mi ricordo il muso contro il muro, però vorrei dire che la folla che era lì intorno avrebbe comunque potuto anche spostare la macchina. Quello che, secondo me, non si riesce a capire da qua, ed è la difficoltà che ho avuto tante volte raccontando questa vicenda, è quello che può essere una folla di somali intorno che sposta, che prende, che apre le portiere.

PRESIDENTE. Sì, però siccome qui siamo nel campo dei secondi, perché Ilaria era calda, da qui non si scappa.

RAFFAELLO DE BRASI. Qui c'è qualcosa che non quadra rispetto alla dinamica.

PRESIDENTE. Voglio dire questo, sa perché, onorevole? Perché il nostro medico legale ha dubbi proprio su questo punto e addirittura ha chiesto di vedere, se possibile, le macchine in Somalia.

RAFFAELLO DE BRASI. Questo è importante anche per le modalità e, secondo me, può influire anche sulle diverse ipotesi che si sono fatte intorno a questo omicidio. La seconda cosa è questa.

PRESIDENTE. E quindi, la risposta qual è, dottoressa?

GABRIELLA SIMONI. Io ricordo la macchina come ho detto.

RAFFAELLO DE BRASI. Col muso contro il muro?

PRESIDENTE. Ricorda lo spigolo destro contro il muro?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. Sarà importante anche ricostruire i movimenti dei corpi sulla base di come lei dice di avere trovato il Toyota.
La seconda cosa riguarda l'hotel Hamana. Ad un certo punto, Ilaria Alpi e Hrovatin, vanno da Mogadiscio sud a Mogadiscio nord, dal Sahafi all'hotel Hamana?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. Lei dice, all'Hamana non c'era più nessuno, quindi non solo non c'era più Remigio Benni...

GABRIELLA SIMONI. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. E sembra che poi Benni avesse già detto alla Alpi, alla partenza, che andava a Nairobi, ma lei dice che non c'era nessuno, cioè che non c'era più nessun giornalista. All'Hamana di solito i giornalisti...

GABRIELLA SIMONI. Non c'era più nessuno.

RAFFAELLO DE BRASI. Però, lei ha detto che Ilaria Alpi è andata a telefonare all'Hamana. Da dove è venuta questa informazione così precisa?

GABRIELLA SIMONI. Dunque, quand'è che ho saputo che Ilaria era andata a telefonare? Credo che me l'avessero detto dall'Italia, quando ho chiamato il TG3, perché mi ha detto: ha appena chiamato, o qualcosa del genere.

RAFFAELLO DE BRASI. La domanda è questa: lei non poteva telefonare dall'hotel Sahafi?

GABRIELLA SIMONI. Credo che avesse telefonato da lì, però era andata all'Hamana per vedere se era tornato Remigio, perché non è che i giorni di rientro sono precisissimi in questi posti.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, sarebbe andata a verificare. Infatti, l'autista


Pag. 67

ha dichiarato nel processo che aveva ripetuto ad Ilaria Alpi che non c'era Benni all'Hamana, ma che lei volle andarci lo stesso.

GABRIELLA SIMONI. Probabilmente, perché voleva verificare se era tornato, se magari era tornato un giorno prima.

RAFFAELLO DE BRASI. Lei si ferma all'Hamana per pochissimi minuti, quindi perfino incompatibili con una telefonata, ma compatibili con il tempo occorrente a porre una domanda per sapere se c'è qualcuno. Infatti, si è trattato di un momento brevissimo e, in effetti la telefonata non si spiega molto.

GABRIELLA SIMONI. Comunque questo è verificabile nel caso, nel senso che nei tabulati dei telefoni satellitari esistono tutti i numeri di telefono. Lei sicuramente aveva telefonato dal Sahafi.

RAFFAELLO DE BRASI. Lei ha tentato di capire, con riferimento anche al personale dell'Hamana, che cosa avesse fatto lì?

GABRIELLA SIMONI. È difficile fare delle verifiche rispetto a quello che succede a Mogadiscio.

RAFFAELLO DE BRASI. Comunque, non c'era più nessuno?

GABRIELLA SIMONI. No, però noi avevamo accesso alla camera di Remigio Benni. Alcuni di noi potevano entrare. Il personale dell'Hamana ci lasciava passare, anche perché era l'unico telefono che c'era.

RAFFAELLO DE BRASI. Era l'unico telefono che c'era?

GABRIELLA SIMONI. Oltre a quello di Ap e di altri. Però noi giornalisti avevamo una sorta di accordo con l'ANSA per cui segnando il numero e la durata della telefonata poi ...

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, queste telefonate non potevano essere fatte dall'hotel Sahafi?

GABRIELLA SIMONI. Potevano essere fatte dall'hotel Sahafi, ma noi preferivamo farle dall'hotel Hamana dove c'era il telefono dell'ANSA perché c'erano degli accordi tra i nostri giornali e l'ANSA.

RAFFAELLO DE BRASI. Questo è interessante.

GIULIO SCHMIDT. Questo è molto interessante.

RAFFAELLO DE BRASI. Sì, perché ci siamo interrogati spesso...

PRESIDENTE. Però, rimaniamo sui punti, sugli oggetti.

RAFFAELLO DE BRASI. Quante erano queste radiotrasmittenti che le hanno dato?

GABRIELLA SIMONI. Io ne ricordo due.

RAFFAELLO DE BRASI. Quindi, lei si ricorda che Hrovatin e Ilaria avessero ciascuno una radiotrasmittente?

GABRIELLA SIMONI. No, non ho visto Ilaria e Miran in quella occasione, a Mogadiscio, perché quando sono arrivata a Mogadiscio loro erano a Bosaso. Ricordo che mi sono state date due radiotrasmittenti.

RAFFAELLO DE BRASI. E non sa se l'autista di Ilaria avesse una radiotrasmittente sul pick-up?

GABRIELLA SIMONI. Quello che io presumo è che, se io sto insieme al cameraman, una radio la tengo io ed una la lascio all'autista. Non è che io ed il mio cameraman che stiamo dalla mattina alla sera insieme ci prendiamo due radio. Se ci separiamo, ne prendiamo una per uno. Se


Pag. 68

no, ne lascio una all'autista per poterlo chiamare nel mezzo della notte, se succede qualcosa.

RAFFAELLO DE BRASI. Di solito succedeva così?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

RAFFAELLO DE BRASI. I bagagli che lei ha fatto quando è arrivata all'hotel Sahafi, li ha - suppongo - fatti in maniera ordinata? Le dico questo perché sono arrivati in maniera molto disordinata.

GABRIELLA SIMONI. Ho piegato ogni singola cosa con molta precisione.

ELETTRA DEIANA. Quelli di Hrovatin erano disordinati?

RAFFAELLO DE BRASI. Sì, ma chi ha fatto quelli di Hrovatin?

GABRIELLA SIMONI. Quelli di Hrovatin li hanno fatti altri colleghi, perché c'era poco tempo.

RAFFAELLO DE BRASI. Non si ricorda se l'avessero fatti in modo ordinato o meno?

GABRIELLA SIMONI. No, perché erano colleghi stranieri, perché lì a quel punto ci hanno aiutato un po' tutti. Per esempio, Giovanni era andato a smontare il satellitare, se non sbaglio.

RAFFAELLO DE BRASI. Infine, lei ha parlato ad un certo punto di un avviso che l'esercito le aveva fatto rispetto al clima che c'era a Mogadiscio in quei giorni. E ha parlato anche di conti in sospeso da regolare, così come la signora Lasorella ci ha fatto un riferimento di questa natura rispetto ad un qualcosa che doveva succedere, di grosso, nella fase di ritorno dei militari dalla Somalia. Anche lei ha avuto questa percezione?

GABRIELLA SIMONI. Mi è stato detto, e non era una percezione.

RAFFAELLO DE BRASI. Da chi?

GABRIELLA SIMONI. Dai militari che ci hanno portato in aereo a Mombasa. Quando siamo arrivati a Mombasa abbiamo passato una sera con i militari che facevano la spola tra Mombasa e Mogadiscio e loro ci hanno detto: cosa andate a fare? Stiamo andando via. Non è più sicuro, pensateci bene!
C'era un clima di confidenza che si crea tra le persone che vivono una situazione molto simile.

PRESIDENTE. Riprendiamo il suo esame da un altro aspetto.
Le domande poi devono riguardare, cortesemente (altrimenti poi non si capisce niente sui verbali) i punti specifici. Intanto le chiedo una cortesia. Lei sa che noi sabato facciamo la commemorazione di Ilaria Alpi. Le chiedo se può venire sabato e le spiego perché. Sabato proiettiamo il filmato che comprende tutti gli aspetti del trasferimento di Ilaria e di Hrovatin dalla jeep nella quale si trovavano alla jeep di Marocchino. Ci sono delle riprese che noi stasera non saremmo in grado di poterle far vedere, mentre sabato abbiamo organizzato tutto. Sono 30 minuti, e se lei è a Roma ci può fare la cortesia di venire. In 30 minuti può vedere questa cosa in modo tale che poi magari la richiamiamo e ci facciamo dire le sue impressioni.

GABRIELLA SIMONI. Va bene.

PRESIDENTE. La proiezione sarà sabato mattina alla saletta del Cenacolo alla Camera dei deputati.
Avrei ancora una domanda. Lei è entrata nella stanza di Miran?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Oltre alle cose che ha visto: la decina di cassette, il treppiedi, la telecamera...

GABRIELLA SIMONI. ...le batterie, il caricabatterie, l'attrezzatura tecnica.


Pag. 69

PRESIDENTE. ..., non ha visto effetti personali in circolazione?

GABRIELLA SIMONI. C'era un libro sulla Serbia che aveva un titolo che ho ricordato, ma che adesso non ricordo e che aveva a che fare con i ciliegi. Un libro molto famoso su Sarajevo.

PRESIDENTE. Insomma, niente di particolare.

GABRIELLA SIMONI. No, niente di particolare. Ricordo che era una stanza diversa, molto più da tecnico, molto più incasinata.

PRESIDENTE. Veniamo alla Garibaldi. Cos'è successo alla Garibaldi? Quando lei è arrivata, i due corpi stavano già lì?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Dove stavano?

GABRIELLA SIMONI. Non li ho più visti.

PRESIDENTE. Ha avuto colloqui con qualcuno sulla Garibaldi? Con medici o con militari?

GABRIELLA SIMONI. Quando sono arrivata, ricordo che un ufficiale mi ha detto di consegnare questa borsa, ma io, come ho detto, ero abbastanza...

PRESIDENTE. ...guardinga.

GABRIELLA SIMONI. Non per l'ufficiale, ma perché avevo in mente di portare questa cosa ai genitori di Ilaria, mentre loro mi hanno detto che dovevano fare tutto l'inventario di queste cose e, se non sbaglio, hanno chiamato Giovanni Porzio per fare l'inventario.

PRESIDENTE. Tutte le cose di Ilaria, che stavano nella stanza, come anche quelle di Hrovatin...

GABRIELLA SIMONI. Sono state messe nella valigia e nella borsa.

PRESIDENTE. Sì, ma le avete già trovate lì, o ancora dovevano arrivare?

GABRIELLA SIMONI. Le abbiamo portate noi.

PRESIDENTE. Cioè, tutte le cose che stavano nelle due stanze le avete portate voi?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Cosa ne hanno fatto di questi bagagli? Chi li ha presi in consegna?

GABRIELLA SIMONI. I militari.

PRESIDENTE. Lei è stata attenta a vedere se chiudevano, se sigillavano?

GABRIELLA SIMONI. Sì, questo lo ha fatto Giovanni. Giovanni ha partecipato all'inventario e al sigillo della borsa famosa che mi è stata restituita, cioè poi io ho materialmente portato la Mandarina duck dalla Garibaldi a Mogadiscio quando la mattina dopo c'è stata la cerimonia funebre all'aeroporto di Mogadiscio. E l'ho consegnata (mentre tutto il resto era come in una grande rete) ad una persona dell'aereo che era più nostro amico, che era anche quello che ci aveva detto di fare attenzione. In questo momento, però, non ne ricordo il nome (sicuramente lo posso recuperare). A lui ho detto: mi raccomando, questa cosa deve arrivare ai genitori di Ilaria perché c'è tutto dentro. Tanto che, quando poi ho saputo che non era arrivata tutta una serie di cose che io avevo messo via, una delle prime persone che ho chiamato è stato lui. E lui mi ha detto: ti assicuro che nessuno ha aperto la borsa da Mombasa a Luxor; l'unica cosa che non so è da Luxor a Ciampino, dove, nel frattempo, era arrivato un rappresentante della Farnesina.

PRESIDENTE. E lei, signora Simoni, che cosa ha fatto?


Pag. 70

GABRIELLA SIMONI. Sono rimasta a Mogadiscio.

PRESIDENTE. Cioè, è arrivata alla Garibaldi, e poi da lì se n'è andata ed è rimasta a Mogadiscio?

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Ho capito. Quindi queste sono le ultime cose che lei ha personalmente visto. Quanto tempo è stata sulla Garibaldi?

GABRIELLA SIMONI. Una notte.

PRESIDENTE. E non c'è niente di notevole che lei abbia notato, rilevato, che possa essere di nostro interesse?

GABRIELLA SIMONI. No, ho notato che avevano bisogno ad un certo punto di uno di noi due per fare l'inventario e hanno chiamato Giovanni.

PRESIDENTE. Lei sa se è stato redatto un certificato medico, qualcosa, intorno alle condizioni constatate dei corpi di Ilaria e Miran? C'era un medico?

GABRIELLA SIMONI. C'era un medico, che è venuto a Porto vecchio, quello che è venuto con l'elicottero.

PRESIDENTE. Lei sa se egli ha redatto un verbale, qualcosa, un certificato di morte? Non sa assolutamente nulla?

GABRIELLA SIMONI. No, perché non ho più visto i corpi.

PRESIDENTE. Adesso lei mi deve dare una risposta precisa. Il giorno 20 succede quello che succede. E lei, quando aveva visto Ilaria per l'ultima volta?

GABRIELLA SIMONI. L'avevo vista qualche mese prima. L'ultima volta ci eravamo incontrate a Mogadiscio.

PRESIDENTE. Quindi, il 19 non l'ha vista?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Il 18 non l'ha vista?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Il 17 non l'ha vista?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Lei, quando è arrivata in Somalia?

GABRIELLA SIMONI. Il 19 sera.

PRESIDENTE. E il 19 sera, quando è arrivata, dove ha alloggiato?

GABRIELLA SIMONI. Da Marocchino.

PRESIDENTE. Mentre Ilaria stava in albergo?

GABRIELLA SIMONI. No, Ilaria era a Bosaso.

PRESIDENTE. Ilaria era in un albergo a Bosaso?

GABRIELLA SIMONI. No, era a casa di Valentino, a Bosaso.

PRESIDENTE. Sì, ha ragione. E quando lei è arrivata il 19, vi siete sentite per telefono?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Dei programmi di Ilaria lei sapeva niente?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Quindi, non ha mai saputo per quale ragione non era partita il giorno prima con l'aereo?

GABRIELLA SIMONI. A casa di Marocchino, non mi ricordo se Carmen o Romolo, la sera prima, il 19, mi avevano detto...


Pag. 71

PRESIDENTE. Romolo chi è?

GABRIELLA SIMONI. Romolo Paradisi è il cameraman di Carmen Lasorella.

PRESIDENTE. Dunque, Carmen Lasorella o Romolo Paradisi cosa le avevano detto?

GABRIELLA SIMONI. Che era andata a Bosaso e che aveva perso l'aereo del giorno prima, oppure che non c'era stato l'aereo il giorno prima, però era una cosa abbastanza normale a Mogadiscio. Se anche riuscivi a prendere un aereo per andare da qualche parte, e si prevedeva che l'aereo tornasse il mercoledì, spesso i giornalisti...

PRESIDENTE. Ilaria doveva partire il 19?

GABRIELLA SIMONI. Doveva partire il 19.

ELETTRA DEIANA. Non il 16?

PRESIDENTE. Doveva partire il 18?

GABRIELLA SIMONI. Il 18.

PRESIDENTE. Domanda: lei ha questo ricordo che adesso ci ha trasferito, e cioè che Carmen Lasorella o Romolo Paradisi le abbiano detto che Ilaria aveva perso l'aereo?

GABRIELLA SIMONI. Sì, che c'era stato un problema con l'aereo. Insomma, che non c'era stato l'aereo.

PRESIDENTE. Bene, c'era stato un problema con l'aereo.
Adesso io le domando: per caso qualcuno le ha mai detto che invece Ilaria avrebbe potuto prendere regolarmente l'aereo, ma per sua scelta volle rimanere ancora a Mogadiscio?

GABRIELLA SIMONI. Era una delle due ipotesi, perché c'era un giorno di sciopero alla RAI e quindi poteva rimanere un giorno di più a Bosaso senza per questo mancare o avere problemi.

PRESIDENTE. Che significa che era una delle due ipotesi?

GABRIELLA SIMONI. Sì, perché quando uno non torna il giorno in cui è previsto che torni uno dice: può darsi che ci sia stato un problema con l'aereo o può darsi che abbia deciso di rimanere un giorno di più.

PRESIDENTE. Sì, ma mi pare che lei abbia fatto riferimento ad una notizia.

GABRIELLA SIMONI. Sì, perché all'inizio loro hanno detto questa cosa.

PRESIDENTE. Loro?

GABRIELLA SIMONI. Loro. E poi ricordo che c'era stata questa sorta di cena in cui avevamo parlato di chi c'era e di chi non c'era, di chi era in un posto e di chi era in un altro: Remigio è a Nairobi, e torna domani. Per cui, il giorno dopo uno va a vedere se è tornato Remigio. Se non è tornato, e se il giorno dopo non è tornato ancora, uno comincia a preoccuparsi. Se invece non torna, ma c'è un giorno di scarto rispetto ai programmi, chiedi notizia, ma non è così preoccupante, perché è normale che non parta l'aereo, perché è normale che uno decida di rimanere un giorno di più, soprattutto se c'è sciopero in RAI in quel giorno e quindi non aveva problema di satellite.

PRESIDENTE. Lei ci ha detto che è stata ospite di Marocchino. Che faceva Marocchino in Somalia?

GABRIELLA SIMONI. Aveva tutta un'attività che girava intorno al porto: carico e scarico delle poche navi che approdavano al porto di Mogadiscio.

PRESIDENTE. Lei sa che si parla dei commerci in Somalia. Lei è stata parecchie volte in Somalia?


Pag. 72

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Credo che anche Ilaria sia stata parecchie volte in Somalia.

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. Forse avevate le stesse consapevolezze intorno alla vita in Somalia. In Somalia accadevano parecchie cose: c'era traffico di armi, depositi di rifiuti tossici, ed era in atto la cooperazione con il nostro paese. C'era una serie di situazioni che credo non sia neanche il caso che sottolinei, perché lei sicuramente le conosce meglio di me. E quando si parla di Marocchino, giustamente o ingiustamente, e per noi si tratta di un punto da accertare e quindi non intendiamo fare nessuna illazione, anche perché ci sono stati dei procedimenti penali peraltro archiviati (va doverosamente detto), l'attenzione intorno ai suoi rapporti con queste attività «commerciali», è costante.

GABRIELLA SIMONI. Certo.

PRESIDENTE. Che lei sappia, queste attenzioni che anche giudiziariamente sono state riservate a questi commerci e ai relativi rapporti con Marocchino, sono fondate o non sono fondate?

GABRIELLA SIMONI. Se questa è la domanda che lei mi fa, non ho mai avuto la prova che lui facesse dei commerci o tutta un'altra serie di attività di un certo tipo. Quello che sappiamo è che vivere a Mogadiscio significa avere a che fare con un certo tipo di mondo.

PRESIDENTE. Uscendo fuori dalla metafora?

GABRIELLA SIMONI. Significa comunque avere a che fare con un mondo che ha armi da tutte le parti. Per quanto riguarda la cooperazione, avevamo più volte trovato una serie di tracce di quella che noi chiamavamo la mala cooperazione. Per quanto riguarda i rifiuti tossici, non siamo mai riusciti a trovare nessuna evidenza.

PRESIDENTE. Ilaria è stata in Somalia più volte e con lei forse lei avrà parlato perché mi fa capire che non solo eravate conoscenti, ma anche fortemente amiche. Che lei ricordi, Ilaria, per effetto dei viaggi che aveva fatto in Somalia, per la serie di consapevolezze che aveva maturato, le ha mai rappresentato di avere raggiunto determinati risultati nell'inchiesta che conduceva, negli accertamenti che aveva fatto, negli approfondimenti che anche in quell'ultimo viaggio aveva fatto o si proponeva di fare? Che cosa sa di questi rapporti di Ilaria con questi commerci, dal lato dell'interesse investigativo?

GABRIELLA SIMONI. Come ogni giornalista che si occupava di Somalia, Ilaria era sicuramente interessata a tutta una serie di aspetti che in quel momento erano interessanti: il mondo islamico, le donne, e anche quello che era successo negli anni della cooperazione e quello che poteva essere successo con il traffico di armi. Il problema è che il traffico di armi a Mogadiscio è una cosa evidente che avviene alla luce del sole, nel senso che c'è un mercato delle armi dove si può andare e dove andavamo a filmare (certe volte era possibile e certe volte meno). Quindi, lei non aveva mai detto di avere scoperto una cosa e probabilmente non l'avrebbe detto a me, perché, per quanto ci conoscessimo, comunque lavoravamo per televisioni diverse. Credo che per quanto riguarda la Somalia, molte cose che non andavano erano state dette e scritte in libri e articoli. Quindi, onestamente, non era una zona su cui si erano taciute connivenze, malacooperazione e quant'altro.

PRESIDENTE. Forse sulla cooperazione, tenendo presente che era il 20 marzo e che il 27 marzo 1994 si votava, qualche notizia in più vi poteva essere, ad esempio, come qualcuno ha prospettato - anche oggi il maresciallo Vacchiano - di una possibile utilizzazione dei veicoli della cooperazione, cominciando dalla Shifco e dalla sua flottiglia, per il traffico di armi. Questa poteva essere una notizia di un certo rilievo.


Pag. 73

ELETTRA DEIANA. Molte cose erano state dette, è vero, però, specifiche responsabilità non erano mai state portate alla luce.

GABRIELLA SIMONI. È anche vero che in Somalia e a Mogadiscio era molto difficile verificare, perché chiunque per la strada poteva dirti di conoscere un grande segreto. C'era chi diceva di conoscere il posto in cui era stato fatto il traffico d'armi. Si diceva: Italia mafia. C'era tutta una serie di cose per cui tante volte si seguiva una pista che poi non portava a nulla. In realtà, non era così facile trovare delle evidenze.
C'era sicuramente la Shifco a largo di Bosaso.
Per esempio, delle immagini che io ho visto velocemente non ricordo un'immagine che tentasse di riprendere queste navi al largo, ma ricordo delle immagini del porto di Bosaso. Questo lo ricordo sicuramente.

PRESIDENTE. Da parte di Ilaria, cosa significava giornalisticamente l'intervista fatta al sultano di Bosaso (detto ex post, si intende) ?

GABRIELLA SIMONI. Sicuramente, era un'intervista interessante perché individuava delle responsabilità precise e raccontava qualcosa in cui il nostro paese era entrato o stava entrando o comunque aveva un ruolo, in qualche modo. Ma, dall'altro lato, era anche una cosa assolutamente da verificare perché di persone come il sultano di Bosaso - ahimè - a Mogadiscio ed in Somalia se ne trovano molte. Infatti, se voi guardate l'intervista noterete che è ammiccante, dice e non dice, è molto giocata sul mistero e poi è allusiva ed era un atteggiamento che si trovava abbastanza frequentemente. Questa era la vera difficoltà, cioè riuscire a recuperare tutta una serie di informazioni. Infatti, molti di quelli che poi continuavano a lavorare sul traffico di armi o su queste notizie - l'ho fatto anch'io per un periodo - dovevano svolgere un'attività quasi poliziesca, cercando di recuperare tutta una serie di anelli per capire se quello che veniva detto aveva un minimo di credibilità. A Mogadiscio, frasi come Craxi mafia oppure che Lagorio portava navi di armi erano cose che venivano dette. Non voglio offendere nessuno e non voglio parlare di nessuno, però questa è una cosa che veniva detta. Da lì, indagare per capire se c'era qualche specifica responsabilità era quasi impossibile.

PRESIDENTE. Lei ha conosciuto Mugne?

GABRIELLA SIMONI. No.

PRESIDENTE. Ne ha mai sentito parlare?

GABRIELLA SIMONI. Sì, Giovanni, il mio compagno - credo che lo sappiate -, lavorando per Panorama, ha avuto la possibilità di continuare a fare questa inchiesta, che io ho seguito, non con le telecamere, ma in qualche modo. Giovanni si è recato sulle navi di Mugne, perché ha chiesto di verificare i libri di bordo di Mugne per capire se i movimenti, che si diceva che quelle navi avevano avuto, li avevano avuti veramente.
Infatti, come si sa, sulle navi ci sono i libri di bordo, i libri sono certificati dai Lloyd, che sono l'unica garanzia.

PRESIDENTE. Lei ha conosciuto il generale Fiore?

GABRIELLA SIMONI. Sì, sulla Garibaldi.

PRESIDENTE. Soltanto sulla Garibaldi?

GABRIELLA SIMONI. Soltanto sulla Garibaldi.

PRESIDENTE. Aveva dato disposizioni perché si abbandonasse la Somalia da parte di tutti gli italiani?

GABRIELLA SIMONI. So che avevano lasciato la Somalia un giorno prima rispetto


Pag. 74

a quello che era previsto, e ovviamente il generale Fiore non veniva a dire a me quali fossero i motivi.

PRESIDENTE. Era stato raccomandato agli italiani di andarsene?

GABRIELLA SIMONI. Aveva raccomandato attraverso i suoi uomini di non stare in Somalia perché era un momento delicato per gli italiani.

PRESIDENTE. Lei è rimasta?

GABRIELLA SIMONI. Sono rimasta ancora un po' e poi sono andata via.

PRESIDENTE. Quanti giorni?

GABRIELLA SIMONI. Sono andata a Mombasa, poi sono tornata e sono rimasta ancora pochi giorni, però non era la prima volta che non facevo quello che dicevano i militari.

PRESIDENTE. Nei giorni successivi, si è parlato dell'uccisione di questi due italiani? Lei ha potuto raccogliere qualche notizia, ha fatto qualche servizio?

GABRIELLA SIMONI. Ho incontrato il generale Aidid.

PRESIDENTE. Dopo l'uccisione di Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. Il 22 marzo a Nairobi.

PRESIDENTE. Che le disse il generale Aidid?

GABRIELLA SIMONI. Disse che c'era il coinvolgimento di una potenza straniera.

PRESIDENTE. Gli italiani?

GABRIELLA SIMONI. Intendeva un paese straniero di radice islamica. Comunque, ho registrato questa intervista, però ho fatto tre traslochi nel frattempo.

PRESIDENTE. Ce l'ha ancora?

GABRIELLA SIMONI. Spero.

PRESIDENTE. Noi la preghiamo di trovarla.
Il suo ricordo qual è? La mia domanda è questa: dopo il 20 lei è rimasta lì (è per questo che le ho chiesto quanti giorni è rimasta), e naturalmente per tutto il trauma che aveva subito ...

GABRIELLA SIMONI. No, sono rimasta quel giorno, poi sono rientrata.

PRESIDENTE. Non si è preoccupata? Non ha cercato di sapere chi potesse avere ucciso Ilaria e Miran, o si sapeva già chi aveva ucciso Ilaria quando ve ne siete andati? Cioè, quando siete andati via, lei è andata all'elicottero, poi è tornata indietro...

GABRIELLA SIMONI. Vuole sapere quale idea c'era su questa vicenda?

PRESIDENTE. C'era chi diceva chi l'aveva ammazzata? E se era stata ammazzata?

GABRIELLA SIMONI. Si parlava degli Abgal che nella famiglia dei Murursade avevano un conto in sospeso con gli italiani.

PRESIDENTE. Un conto in sospeso con gli italiani?

GABRIELLA SIMONI. Sì, gli Abgal sono quelli che facevano riferimento ad Ali Mahdi.

PRESIDENTE. Contro Aidid?

GABRIELLA SIMONI. Sì. Si aspettavano un aiuto dagli italiani perché storicamente avevano avuto un rapporto migliore con gli italiani. Ora, veramente la situazione somala è complessa, molto complessa: vi sono clan, sottoclan eccetera,


Pag. 75

che sono anche quelli che hanno potere su Mogadiscio nord, cioè la parte in cui è avvenuto l'assassinio.

PRESIDENTE. Questa era una voce che circolava o qualcuno glielo ha detto che poteva essere questa la fonte dell'attentato?

GABRIELLA SIMONI. Questa voce circolava.

PRESIDENTE. Che significa circolava? Non è che circola da sola, c'è qualcuno che la fa circolare.

GABRIELLA SIMONI. Sì.

PRESIDENTE. L'ha raccolta parlando con chi? Con i somali?

GABRIELLA SIMONI. Parlando con i somali.

PRESIDENTE. Dunque, i somali dicevano questo. Lei non ricorda chi erano questi somali?

GABRIELLA SIMONI. Ricordo che questa cosa è avvenuta all'aeroporto di Mogadiscio.

PRESIDENTE. Questa cosa quale?

GABRIELLA SIMONI. Questa serie di informazioni.

PRESIDENTE. Quindi, lei le ha apprese all'aeroporto di Mogadiscio.

GABRIELLA SIMONI. Le prime, sì.

PRESIDENTE. Da chi le ha apprese? Da inservienti, dall'Alitalia?

GABRIELLA SIMONI. Erano quelli che poi sono stati portati in Italia, quelli che facevano gli informatori dell'esercito.

PRESIDENTE. Ecco, vede. Erano gli informatori somali dell'esercito?

GABRIELLA SIMONI. Certo, somali.

PRESIDENTE. Dunque, da questi informatori somali dell'esercito ha ricevuto questa informazione. Quindi non è una voce corrente nel pubblico: primo. Quando lei parla con Aidid, perché parla con Aidid? Già sapeva di questa voce corrente nel pubblico, oppure no?

GABRIELLA SIMONI. No, perché io poi da lì sono rientrata a Mombasa.

PRESIDENTE. Quando lei parla dell'aeroporto, sa queste cose dall'aeroporto prima di incontrare Aidid, o dopo?

GABRIELLA SIMONI. Prima.

PRESIDENTE. Allora, il colloquio con Aidid aveva un particolare significato, messo sotto la lente di ingrandimento, perché lei era consapevole di queste notizie che aveva avuto all'aeroporto dagli informatori somali degli italiani, e quindi parla con Aidid. Anzitutto come viene fuori il colloquio con Aidid?

GABRIELLA SIMONI. Perché io l'ho cercato.

PRESIDENTE. Quindi lei stava cercando di capire cosa fosse successo?

GABRIELLA SIMONI. Certo.

PRESIDENTE. Bene, allora lei ha cercato Aidid. E si potrebbe dire che Aidid avesse tutto l'interesse ad attribuire la responsabilità al clan avversario.

GABRIELLA SIMONI. Certo.

PRESIDENTE. Certamente. Aidid le è sembrato animoso? Ipocrita? O che volesse scansare le sue responsabilità accusando altri? Che convincimento s'è fatta quando ha parlato con Aidid? Comunque, è nostro amico, Aidid? Comunque, è più amico degli italiani, Aidid, per quello che so io. Sarebbe il padre di Faduma. Forse il nonno.


Pag. 76

GABRIELLA SIMONI. Sì. Aidid aveva una simpatia per Ilaria. Lui stava partecipando ad una riunione di somali a Nairobi. Sapete che ci sono state conferenze di pace che sono durate anni, praticamente. E io sono andata a cercarlo attraverso uno dei suoi uomini di fiducia, che è quello che poi è stato tenuto dagli americani, di cui ora mi sfugge il nome. Egli è stato tenuto a lungo dagli americani. Attraverso di lui ho chiesto di incontrare il generale Aidid. Ho aspettato, poi alla fine ci ha fatto entrare e ci ha detto che gli dispiaceva moltissimo per questa cosa che era successa a Ilaria. Ha detto che lei era una persona in gamba.
Quando ne parla con me in questo albergo di Nairobi, ne parla in maniera molto carina e poi dice: in questa vicenda, c'è la responsabilità di un paese straniero. Basta, alla somala, esattamente come il sultano di Bosaso.

PRESIDENTE. E per paese straniero si intendeva la fazione avversaria?

GABRIELLA SIMONI. No, si intendeva un paese straniero. Non so perché, parlando poi con Giovanni, ci eravamo fatti l'idea che il paese fosse l'Egitto.

PRESIDENTE. Ho capito.

GABRIELLA SIMONI. Ovviamente, di questo poi abbiamo ancora parlato e riparlato negli anni.

PRESIDENTE. E in che modo entrerebbero gli avversari?

GABRIELLA SIMONI. Perché questa cosa degli Abgal e dei Murursade, che erano gli avversari di Aidid a Mogadiscio, erano quelli che si sapeva che erano arrabbiati con gli italiani o, meglio, questo era quello che si diceva.

PRESIDENTE. Lei ha detto una cosa che va annotata. Aidid aveva in simpatia Ilaria. Da che cosa le risulta, e che cosa intende per simpatia?

GABRIELLA SIMONI. Dalle cose che mi ha detto e che non era tenuto a dirmi.

PRESIDENTE. Non sa di rapporti di amicizia o di frequentazione di Ilaria?

GABRIELLA SIMONI. Assolutamente no.

PRESIDENTE. E perché parla di simpatia, da come glielo ha detto?

GABRIELLA SIMONI. Sì. E, comunque, Ilaria mi aveva parlato di questo suo rapporto molto schietto e molto franco con Aidid. Però, lui in quel momento la prima cosa che ci tiene a dire è quella che ho detto.
Fra l'altro, adesso vi dico una cosa che non so quanto vi interessi, ma ve la dico lo stesso: a Nassiriya ho appena incontrato Calvi, il cameraman che ha sempre lavorato con Ilaria. Non so se sia stato sentito nei precedenti processi o audizioni delle Commissioni parlamentari precedenti, perché Calvi è quello che ha lavorato di più con Ilaria in Somalia e mi ha raccontato di una violentissima discussione fra lei e Ali Mahdi. In quell'occasione, lui non era potuto partire - non so per quale motivo - e quindi Miran, che aveva lavorato fino a quel momento, fino a poco tempo prima, con Ilaria in Bosnia, è partito lui.
Però lui è quello che è stato di più in Somalia. Lo dico perché, oltre a cercare in quei due giorni di Bosaso, forse bisognerebbe cercare prima.

PRESIDENTE. Su questo siamo d'accordo tutti.

GABRIELLA SIMONI. Forse occorre capire chi lei abbia visto, cosa abbia saputo, e chi abbia incontrato. Inoltre, consentitemi una cosa che non mi chiedete, ma che dico tanto per essere chiara, una delle cose che mi ha sempre colpito di questa vicenda, e ci sono in mezzo e fuori da dieci anni, è il fatto che ognuno avesse una piccola o grande bugia da dire, per coprire. Per fare un esempio, l'esercito


Pag. 77

italiano paga il somalo per avere delle informazioni, ma poi alla fine non è bene che si sappia. Allora, su quello si tace una piccola cosa, però magari era importante in quel momento per capire chi diceva cosa. Altrettanto, occorre capire chi erano i somali portati via con l'aereo da Mogadiscio perché non gli facessero la pelle, visto che avevano collaborato con l'esercito italiano. Ancora: le donne che vengono portate via e che a Mogadiscio dicono che fossero le donne degli italiani. Io capisco che poi il soldato italiano non voglia dire questo, ma ai fini dell'inchiesta, è un'altra piccola bugia. Ed è una piccola bugia il fatto che nessuno abbia mai detto chiaramente che i taccuini sono spariti alla presenza dei dirigenti della RAI. Dunque, i dirigenti o i giornalisti della RAI che erano presenti lì, o gli uomini della Farnesina, sanno chi ha preso quei taccuini.
Tutto ciò, infatti, sgombrerebbe il campo da una serie di piccole cose e permetterebbe di focalizzare l'attenzione su quelle importanti. Probabilmente, anzi sicuramente, ricordo male tante cose. Posso cercare di recuperare tutto il materiale di cui c'è bisogno, ma è importante capire che se in Somalia c'era rabbia nei confronti degli italiani, e questa rabbia ha fatto dire che dovevano dare un segnale per farcela pagare - motivo per cui i militari ci avvertono, e anche a Mogadiscio ci dicono: fate attenzione - la scelta di colpire Ilaria può essere motivata. In primo luogo, perché i militari erano andati via, in secondo luogo, perché i militari sono armati e quindi è più facile colpire i giornalisti. E questo si vede sempre di più. Infatti, le persone che sono state prese o rapite, erano persone della cooperazione, persone, rappresentanti del nostro paese, non armate.
Allora, è probabile, è possibile, è immaginabile, che se si mette insieme il bisogno di dare un segnale eclatante a questo paese che si ritiene abbia tradito - gli italiani in quel momento sono pochi - e si sceglie quelli su cui può essere più eclatante agire, si può scegliere quello che ha fatto un torto. Sono quelle che io ho sempre chiamato le concause, senza pensare ad un fatto come quello di avere filmato qualcuno, e quel qualcuno dice ad un altro che da l'ordine di sparare. Questa è una consecutio logica che non è detto che sia andata così ma che potrebbe essere molto più farraginosa.

PRESIDENTE. Ho capito.

GABRIELLA SIMONI. Ecco perché credo che Calvi, che è quello che di più ha lavorato con lei, sappia esattamente quali erano i rapporti che Ilaria aveva con i leader somali.

PRESIDENTE. E Calvi, dove lo troviamo?

GABRIELLA SIMONI. Alla RAI. È un cameraman, e credo che adesso lavori al TG2, alla sede di Cagliari.

PRESIDENTE. Va bene. Io ho terminato, a lei, onorevole Schmidt, la parola.

GIULIO SCHMIDT. Nel vedere la macchina, i vetri come erano? Erano intatti o avevano il rosone di una eventuale pallottola?

GABRIELLA SIMONI. Mi sembra che ce ne fosse uno dietro e uno davanti. Davanti dalla parte di Miran...

GIULIO SCHMIDT. Dunque, c'era un rosone dalla parte di Miran e anche uno dietro?

GABRIELLA SIMONI. Però non era un rosone, forse era stato spaccato, ma non mi ricordo.

GIULIO SCHMIDT. E per quanto riguarda la carrozzeria della macchina, c'erano dei fori di pallottole?

GABRIELLA SIMONI. No, la portiera era aperta, quindi non mi ricordo.

GIULIO SCHMIDT. Va bene.


Pag. 78


Per scrupolo, sono arrivati i soccorsi italiani prima di portare i corpi al Porto vecchio?

GABRIELLA SIMONI. Assolutamente no. Soccorsi intende? Gli unici che c'erano erano i carabinieri e l'ambasciatore.

GIULIO SCHMIDT. C'erano i carabinieri?

GABRIELLA SIMONI. No.

GIULIO SCHMIDT. E non c'era nessun altro rappresentante dell'esercito italiano?

GABRIELLA SIMONI. No. Né dell'esercito, né il rappresentante italiano che c'era in quel momento, che abbiamo chiamato e che ci ha detto di arrangiarci, tanto che questo è uno dei motivi per cui mi sono preoccupata di prendere - io so che quello è un lavoro che di solito fanno i rappresentanti diplomatici - gli effetti personali, se no non l'avrei fatto io.

PRESIDENTE. Ringraziamo la signora Simoni. È stata non utile, ma essenziale.

GABRIELLA SIMONI. Spero.

PRESIDENTE. Lei ci ha detto delle cose che ci hanno fortemente impressionato, realtà e dati che risultano addirittura da questo memoriale che ha fatto in epoca non sospetta, quando le cose se le ricordava in maniera certamente più precisa, ma è stata precisa anche oggi.
Grazie di tutto. Lei ha preso l'impegno con la Commissione di rintracciare quella cassetta cui ha fatto riferimento durante la sua deposizione. Quando è pronta ci avverta in modo che noi possiamo averla. Ha preso anche l'impegno di venire sabato mattina - questo è l'invito e l'aspettiamo - è una giornata di lavoro anche quella. Glielo abbiamo già spedito, ma sicuramente non è ancora arrivato per cui glielo diamo adesso. Faremo la proiezione della mezz'ora di un servizio fatto da Minoli a Format, liberato da tutte le parti in più (c'è solo il filmato). Perciò lei potrà darci un ulteriore contributo in quella sede.

GABRIELLA SIMONI. Mi scuso per le indecisioni che ho avuto. Avrete capito che per me questa storia è molto difficile. Volutamente non ho voluto né rileggere né recuperare delle cose.

PRESIDENTE. Per conservare la genuinità.

GABRIELLA SIMONI. Sì, perché credo che sia più vero, meno giornalistico ma più vero.

PRESIDENTE. Grazie.

La seduta, sospesa alle 20,05, è ripresa alle 20,10.

Back Forward