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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Vittorio Nola.
Dottor Nola, è mai stato lei sentito da altre autorità istituzionali sull'affare Telekom-Serbia?
PRESIDENTE. Quali incarichi ha ricoperto lei nel gruppo STET-Telecom Italia ed in quali periodi di tempo?
VITTORIO NOLA. Io sono stato in STET dal 1990 fino all'agosto 2001, con incarichi sempre crescenti. Inizialmente sono stato nominato assistente del presidente, poi ho avuto la responsabilità degli organi sociali ed ho lasciato Telecom quando era segretario generale di Telecom Italia. In particolare, per quanto riguarda Telekom-Serbia ci sono state due occasioni nelle quali ho lavorato sull'argomento: la prima nel giugno 1997, quando ci fu una riunione del consiglio d'amministrazione. In quel periodo io rivestivo la responsabilità degli organi sociali ed ero coadiutore del segretario del consiglio dell'epoca; quindi partecipai fisicamente a quella seduta, che intervenne subito dopo un'assemblea della STET.
VITTORIO NOLA. Dovrebbe essere 6 giugno 1997, quando fu nominato presidente il professor Rossi. O meglio: il professor Rossi era già stato cooptato in azienda, ma con quell'assemblea iniziava il triennio. Si costituirono tutti gli organi, quindi erano presidente il professor Rossi e amministratore delegato il dottor Tommasi.
PRESIDENTE. Il 6 giugno 1997 ferve la conclusione dell'operazione Telekom-Serbia per la sottoscrizione a Belgrado.
PRESIDENTE. Quindi il ricordo è esatto.
VITTORIO NOLA. Sì, sì, assolutamente. A Torino.
PRESIDENTE. Di questa operazione lei cosa ha saputo in particolare?
VITTORIO NOLA. Assolutamente nulla prima di quella giornata, nel senso che io predisponevo, ovviamente insieme con il segretario del consiglio, la documentazione da inoltrare ai consiglieri e ai sindaci quando c'erano argomenti da discutere. In particolare, quel giorno l'ordine del giorno prevedeva il rinnovo degli organi e «varie ed eventuali», quindi non c'era documentazione da distribuire, né io ne ho preso conoscenza prima.
PRESIDENTE. Noi siamo «ustionati» da questo «varie ed eventuali», perché sappiamo che entro questa voce si riuniva l'universo mondo. Ma le chiedo: lei ha ricevuto per l'occasione disposizioni, direttamente o indirettamente, dal dottor Tommasi di Vignano o dall'ingegner Gerarduzzi?
VITTORIO NOLA. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Agli atti della Commissione risulta che l'operazione Telekom-Serbia è stata gestita direttamente da Telecom Italia quando invece, come lei sa, le acquisizioni all'estero erano di competenza di STET International. Non le sembra questa un'anomalia?
VITTORIO NOLA. In quel momento esistevano due società: la STET, di cui io facevo parte, e la Telecom Italia, che ancora non erano fuse. La procedura di fusione si concretizzò, se non ricordo male, anche qui nel mese di luglio successivo; quindi, in quel momento esistevano la STET, la Telecom Italia e la STET International, di cui tutte e due le aziende erano azioniste (le percentuali, sinceramente, non le ricordo). Se ricordo bene, in quel momento Telecom Italia aveva gli stessi organi sociali di STET.
PRESIDENTE. Quindi aveva il potere di acquisizione all'estero?
VITTORIO NOLA. Avevano il potere di acquisizione all'estero sia la Telecom Italia sia...
PRESIDENTE. Rifletta prima di rispondermi, perché notizie in nostro possesso direbbero che è stata un'invasione di campo, in quanto questo potere non le era riservato. Lei è certo che aveva questo potere?
VITTORIO NOLA. No. Diciamo: proprio perché coesistevano - STET da una parte e Telecom Italia dall'altra - gli organi erano gli stessi, quindi chi faceva l'istruttoria per conto delle aziende era poi l'azienda operativa che doveva chiudere tutta la...
PRESIDENTE. Dottore, lei è persona particolarmente qualificata. La mia domanda è di segno diverso: la società A e la società B hanno gli stessi organi decisionali; la società A può acquistare crusca, la società B può acquistare farina; se si tratta di acquistare farina, la società A non può sostituirsi alla società B, perché c'è un ambito di applicazioni destinato a compiti diversi. Quindi, quando lei mi dice che avevano lo stesso staff societario, lo stesso assetto, non risponde alla domanda se vi fosse la facoltà o il potere che l'operazione Telekom-Serbia venisse sviluppata da un organo piuttosto che da un altro, in quanto lei sa che Telecom Italia non aveva gli stessi poteri di STET International pur avendo, come lei mi dice, lo stesso assetto dirigenziale. Non so se la mia domanda è chiara.
VITTORIO NOLA. È chiara. Le persone che istruirono l'acquisizione nel periodo antecedente sono sempre state le stesse; le delibere sono state diverse.
PRESIDENTE. C'era una confusione anche di oggetto, nel senso che l'una poteva trasfondersi nell'altra?
VITTORIO NOLA. Era un momento in cui le due aziende, di fatto, dovevano tendere alla fusione. Nei mesi precedenti si era svolta un'assemblea propedeutica, per il diritto di recesso, eccetera, quindi, di fatto, c'erano due aziende che andavano a confluire in un'unica piramide. Io ho svolto una semplice attività di raccolta documentale e niente di più. Invece, nel marzo del 2001, in qualità di segretario generale - per la seconda volta ho affrontato il tema Telekom-Serbia -, ero responsabile della funzione di coordinamento istituita all'interno di Telecom, che allora era un'unica società, perché, con l'entrata in vigore della legge Draghi, in base agli articoli 150 e 152 del decreto legislativo del 1998, le aziende quotate in borsa che avevano questo tipo di esigenza dovevano nominare il responsabile per assistere il collegio sindacale in tutte le sue funzioni.
PRESIDENTE. Qui siamo nel 2001.
VITTORIO NOLA. Questi sono i miei ricordi rispetto alle due aziende.
PRESIDENTE. Però è un discorso che lei colloca nel 2001. A noi interessa il periodo che va fino al 9 giugno 1997, tranne che lei abbia saputo fatti successivi.
VITTORIO NOLA. In quel momento conoscevo solo la STET e non Telecom, per cui quello che vi sto dicendo è frutto del lavoro che ho sviluppato dopo. Ecco perché sono in grado di aggiungere qualcosa. Ricordo solo la mia presenza in consiglio di amministrazione e il fatto di avere contribuito a quel tipo di riunione, perché avevo una funzione molto limitata.
Invece, nel 2001, mi è stata riconfermata dal dottor Colaninno la responsabilità che già avevo con il dottor Bernabè nel 1998 (era intervenuto un ulteriore cambio di management: sapete che la Telecom dalla privatizzazione al 2001 ha subito cambi di vertice ogni due anni). Quando intervenne Consob chiese al collegio sindacale un auditing interno su Telekom-Serbia. Io ho coadiuvato il collegio sindacale che ha elaborato un rapporto molto dettagliato e ha ricostruito tutte le fasi dell'operazione: ecco perché posso precisare il discorso dei due consigli composti, di fatto, dalle stesse persone, per cui le istruttorie erano portate avanti sempre dalle stesse persone, mentre le delibere societarie erano state prese da Telecom Italia, come è scritto in un rapporto che è agli atti del collegio sindacale e che contiene tutta la ricostruzione societaria. Ci fu una prima delibera di Telecom Italia che non fu mai applicata perché non si trattava di costituire una società con il Go
verno serbo (che cambiò tutto). In quel momento chi gestiva l'operazione era una controllata di Telecom Italia e di STET, cioè la STET International Netherlands, che svolgeva l'istruttoria.
PRESIDENTE. Conosce il dottor Argentino?
VITTORIO NOLA. Non ne ricordo il viso.
PRESIDENTE. Non importa; a noi interessa la circostanza.
Egli ha riferito alla Commissione di una richiesta di 120 miliardi di lire avanzata dall'ingegner Gerarduzzi, somma da versare per il buon esito dell'operazione Telekom-Serbia. Lei ebbe mai conoscenza di tale episodio?
VITTORIO NOLA. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Si è mai occupato, anche sul piano organizzativo, del trasferimento aereo di personale del gruppo STET Telecom connesso con l'affare Telekom-Serbia?
VITTORIO NOLA. Assolutamente no. Non ricordo precisamente il periodo (aprile 2001 o prima), ma noi andammo in Serbia con il dottor Colaninno ed una delegazione aziendale e incontrammo il primo ministro scomparso Djindjic e il ministro delle telecomunicazioni Marija Raseta Vukosavljevic. Quel giorno mi sono interessato del nostro viaggio, perché eravamo abbastanza preoccupati.
PRESIDENTE. Quale compagnia ha contattato?
VITTORIO NOLA. Se ricordo bene, la servizi aerei del gruppo ENI.
PRESIDENTE. C'erano procedure particolari di riservatezza in queste occasioni?
VITTORIO NOLA. Io ho gestito solo questa, non ne conosco altre.
PRESIDENTE. In questa occasione, lei impiegò particolari cautela e riservatezza, oppure non ce ne fu bisogno?
VITTORIO NOLA. L'unica attenzione fu la richiesta di assistenza nel momento dell'arrivo per essere protetti.
VITTORIO NOLA. Al momento dell'arrivo.
PRESIDENTE. Lei ha effettuato viaggi all'estero connessi in tutto o in parte con l'operazione Telekom-Serbia?
VITTORIO NOLA. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Si è mai occupato - sempre con riferimento a Telekom-Serbia - degli aspetti di natura valutaria (reperimento della valuta straniera, operazioni presso banche) considerato, tra l'altro, che c'era l'inconvertibilità della moneta perché il dinaro era carta straccia?
VITTORIO NOLA. Assolutamente no.
PRESIDENTE. Lei sa che il dinaro era carta straccia?
VITTORIO NOLA. Ricordo che proprio nella riunione del 6 giugno 1997 ci furono due interventi in cui fu chiesto se era previsto il deprezzamento marco-dinaro. Questo è l'unico momento in cui ne ho avuto contezza. Successivamente nel 2001 la svalutazione del dinaro ha comportato la svalutazione della partecipazione di Telekom-Serbia nei bilanci delle controllate di Telecom.
PRESIDENTE. Quindi ha avuto effetti nefasti.
VITTORIO NOLA. È una considerazione oggettiva: il dinaro si è svalutato. C'è anche il discorso del Kosovo, nel senso che la prima licenza comprendeva due regioni, ma poi una non era più in disponibilità, così quella partecipazione subì due contraccolpi:
non c'era più la disponibilità di un pezzo; il dinaro si svalutava e di ciò occorreva tenere conto nell'ambito dei bilanci del 1997, 1998 e 1999.
PRESIDENTE. Si può dire, usando un'espressione contadina, che pioveva sul bagnato.
VITTORIO NOLA. Io sono titolare di un'azienda agricola: siamo esposti spesso a problemi meteorologici...
PRESIDENTE. Le ho fatto un omaggio, considerato l'attuale periodo di siccità...
Ha mai avuto conoscenza, anche dopo aver lasciato il gruppo STET Telecom Italia, dello svolgimento di indagini interne concomitanti o successive all'operazione Telekom-Serbia?
VITTORIO NOLA. Dopo che ho lasciato l'incarico no. Ho seguito le notizie sui giornali.
PRESIDENTE. Non ha avuto notizie dirette in ordine alle indagini interne?
VITTORIO NOLA. Dopo la mia uscita, assolutamente no.
PRESIDENTE. Durante la sua permanenza?
VITTORIO NOLA. L'unica che conosco è quella alla quale ho contribuito.
PRESIDENTE. Che risultato ha dato?
VITTORIO NOLA. È stata impostata sul controllo di legittimità. La preoccupazione principale era quella di ricostruire le basi dell'operazione e soprattutto i flussi che originarono da STET o dal gruppo per i pagamenti connessi alla transazione.
PRESIDENTE. Quale fu la conclusione? Fu un'operazione accorta? Fu sbagliata? Fu irregolare, anomala?
VITTORIO NOLA. La conclusione fu che si trattava di un'operazione nella quale, secondo le normali prassi seguite all'epoca, alcune verifiche interne potevano essere più approfondite (nel rapporto vi sono alcune notazioni). Però ho l'impressione che in quel momento si lavorasse in maniera molto veloce.
PRESIDENTE. È in condizione di farci avere questo documento?
VITTORIO NOLA. No, perché non sono più in Telecom Italia. Il documento è agli atti del collegio sindacale.
PRESIDENTE. Ci può dare qualche elemento in più al fine di identificarlo per poterlo richiedere?
VITTORIO NOLA. Il periodo è il 2001, prima dell'assemblea. Una parte è stata utilizzata per la memoria presentata all'assemblea di Telecom Italia del 16 giugno.
PRESIDENTE. Era presidente Bernabè?
PRESIDENTE. Allora, per identificare il documento possiamo dire: presidenza Colaninno...
VITTORIO NOLA. Presidente del collegio sindacale era il professor Germani. Se la procedura è rimasta quella che era, il documento esiste agli atti del collegio sindacale attuale di Telecom Italia.
PRESIDENTE. Definiamolo: era una relazione, un'inchiesta interna?
VITTORIO NOLA. Non era un'inchiesta interna.
PRESIDENTE. Come possiamo chiamarlo?
VITTORIO NOLA. Telekom-Serbia, come c'è scritto.
PRESIDENTE. Il grande Angelo Musco diceva che quando c'era una difficoltà si chiamava Gaetano. Si può dire qualcosa per non chiamarlo «Gaetano»?
VITTORIO NOLA. Si chiama auditing su Telekom-Serbia.
PRESIDENTE. Ha conosciuto il conte Vitali e il signor Dimitrijevic?
PRESIDENTE. Non ne ha mai sentito parlare?
VITTORIO NOLA. Sì, perché sono citati nel documento.
PRESIDENTE. Ricorda se venissero citati con benevolenza oppure con critica?
VITTORIO NOLA. Sono citati perché sono risultati entrambi destinatari di consulenze attribuite loro dal gruppo.
PRESIDENTE. Questo è un modo elegante per dire il fatto, ma, dietro questo, venivano criticati gli esborsi che qualcuno ha definito «esagerati»? Tenga conto che si tratta di parcelle considerate legittime.
VITTORIO NOLA. Non posso riferire cose non successe.
PRESIDENTE. Le chiedo quello che c'è scritto nel documento.
VITTORIO NOLA. Nel documento c'è una ricognizione puntuale dei fatti, ma non ci sono commenti di terzi. Si tratta di professionisti che hanno lavorato accuratamente con le strutture aziendali per fare il punto...
PRESIDENTE. E il capitolo Vitali e Dimitrijevic è affrontato in termini critici, in termini storici?
VITTORIO NOLA. In termini ricognitivi: il soggetto ha fatto questo perché esisteva un contratto che gli affidava alcune responsabilità che hanno consentito le modifiche di alcune leggi all'interno della compagine ministeriale del Governo serbo. La differenza tra i due è che Dimitrijevic ebbe una consulenza prima della conclusione del contratto, mentre Vitali ebbe una consulenza successiva. Questa è l'unica cosa che ricordo bene.
PRESIDENTE. Era indicato il tempo che hanno impiegato per questa operazione?
VITTORIO NOLA. Ricordo che Dimitrijevic, a detta dei colleghi intervistati dal gruppo di lavoro formato dal collegio sindacale, dall'auditing e dalla società di revisione, ha assistito il gruppo in un arco temporale abbastanza lungo (due, tre anni, se non di più), mentre Vitali è entrato in gioco, almeno ufficialmente, successivamente all'acquisizione, con una consulenza molto più limitata, che aveva una durata temporale di un anno, a partire dal 1997, ed un importo decisamente inferiore.
VITTORIO NOLA. Dal 1997 al 1998.
PRESIDENTE. Non ricorda il periodo in cui fu avviata la consulenza?
VITTORIO NOLA. Fu successiva al 6 giugno.
PRESIDENTE. Quindi è una consulenza successiva all'acquisto?
PRESIDENTE. E noi paghiamo 14 miliardi...
VITTORIO NOLA. Sono due fatti completamente diversi.
PRESIDENTE. Non ci parli della consulenza successiva, quella in cui Vitali chiede la gestione successiva dell'affare: questo è noto e ci interessa assolutamente
poco. Parlo di prima: Dimitrijevic prende in cura l'affare e per lungo tempo si attiva. Quando entra in gioco Vitali?
VITTORIO NOLA. Dalla ricognizione emerge che Vitali compare dal giugno 1997 in poi. Probabilmente lavoravano insieme, ma io non posso dirlo.
PRESIDENTE. Lei non sa se Vitali lavorasse assieme a Dimitrijevic e fosse noto come partecipante all'affare in qualità di facilitatore? Non lo avete appurato?
VITTORIO NOLA. Nel rapporto individuiamo il percettore, colui che aveva avuto i contratti di consulenza. Se poi nelle dichiarazioni dei colleghi sentiti si parlava della gestione congiunta delle due persone, probabilmente sarà così.
PRESIDENTE. Dimitrijevic era noto.
VITTORIO NOLA. Non a me, probabilmente alla società.
PRESIDENTE. Nessuno sta contestando la sua responsabilità. Dimitrijevic era noto alla società. Si conclude l'affare e Dimitrijevic chiede 16 miliardi. Improvvisamente spunta un signore, che si chiama Vitali, e dice che c'era anche lui. La partecipazione di Vitali era nota alla società?
VITTORIO NOLA. Dalla ricognizione risulta che il contratto principale indica non 16 ma 30 miliardi: questo è l'unico contratto che esiste.
PRESIDENTE. È quello della Mak.
PRESIDENTE. Ma Vitali non viene certificato come presente.
VITTORIO NOLA. Sì, e non viene certificato come percettore di denaro.
PRESIDENTE. Mi interessa la sua partecipazione fisica e professionale.
VITTORIO NOLA. Probabilmente c'è stata, ma noi non lo abbiamo potuto dire. A noi interessava conoscere i contratti, gli intestatari, i firmatari e coloro che avevano preso i soldi. Questo era l'obiettivo della ricognizione.
PRESIDENTE. Quindi non siete stati in condizione di appurare quanto tempo avesse lavorato Vitali, perché avete pagato direttamente alla Mak la parcella unica di 30 miliardi.
VITTORIO NOLA. No. Un contratto unico e due fatture: una nel 1997 e una nel 1998.
PRESIDENTE. Una di 16 ed una di 14 miliardi.
VITTORIO NOLA. Oppure 15 e 15.
PRESIDENTE. No: 16 e 14, perché avevano già deciso così i due facilitatori.
VITTORIO NOLA. Le due tranches sono registrate nel rapporto che non è nella mia disponibilità.
PRESIDENTE. Lei non aveva notizia della notorietà di Vitali in Serbia, del fatto che era amico di Milosevic, che andavano a cavallo assieme?
VITTORIO NOLA. Assolutamente no. Non era il mio mestiere in quel momento: ho semplicemente appreso e seguito le cose sui giornali.
PRESIDENTE. Uccidevano i cervi, e pare ne abbiano uccisi 12: questi cervi ci sono costati quasi 2 miliardi e mezzo l'uno. Considerata la carne pregiata, mi pare un prezzo piuttosto elevato!
Sulla Mak il rapporto del collegio sindacale cosa ha appurato?
VITTORIO NOLA. Proprio perché quel contratto era particolarmente elevato, il
collegio sindacale, d'accordo con gli uffici, dette una consulenza ad una società esterna, che ha fatto un accesso in Macedonia, perché voleva essere certo che questa società quanto meno esistesse. Agli atti del documento che vi sto illustrando esiste un rapporto di tale società di consulenza - sostanzialmente una agenzia investigativa - che contiene anche fotografie della sede sociale, se ben ricordo.
PRESIDENTE. Lei ha riscontrato difetti procedurali nell'operazione Telekom-Serbia?
VITTORIO NOLA. No, tenuto conto che abbiamo svolto controlli di legittimità e verifiche molto approfondite sulle riconciliazioni sui bilanci. Sicuramente, tuttavia, in alcuni passaggi le procedure interne potevano essere applicate meglio.
PRESIDENTE. Significa che non sono state applicate bene.
VITTORIO NOLA. No, che sono state in qualche caso trascurate o un po' leggere.
PRESIDENTE. Non sto dando un giudizio: non sono state applicate bene.
VITTORIO NOLA. Non sono state con accortezza...
PRESIDENTE. Ma perché usate questo lessico cauto, di copertura? Stiamo parlando di pubblico denaro, dottor Nola, non di una partita a scopa! Non è un appunto a lei, che non c'entra; anzi, è parte offesa perché è cittadino e quindi, se le procedure sono state applicate male, lei, da cittadino, deve sentirsi parte offesa.
VITTORIO NOLA. Quello che riferisco riguarda le mie attività svolte in due società: la prima è la STET, in cui prima della fusione le regole e le procedure erano particolarmente severe; la seconda è Telecom Italia dopo la fusione. Le procedure interne di Telecom Italia - ex SIP, per capirci - non le conoscevo perché non ho mai lavorato lì: io provengo da STET Torino.
PRESIDENTE. La faccio uscire dai confini, così è più libero. C'è stato un incontro con il ministro delle telecomunicazioni serbo e con il Primo ministro Djindijc in ordine all'affare Telecom? C'è stata una delegazione...
VITTORIO NOLA. Riallacciandomi a quanto ho detto in relazione al viaggio aereo, la preoccupazione nel 2001 era di valorizzare l'investimento fatto e trovato nel portafoglio dopo l'OPA sviluppata da Colaninno. In quel momento volevamo rivalorizzare la partecipazione avendo dal Governo serbo, anche esso ovviamente rinnovato, la garanzia degli investimenti e delle tariffe oltre che del rispetto di tutte le regole del gioco stipulate al momento dell'acquisizione. Devo dire che da parte serba non c'è mai stata alcuna agevolazione, perché in quel periodo l'attività che Telecom Italia voleva svolgere nei Balcani consisteva nella creazione di un «corridoio» che partisse da STET Hellas (ricordo che Telecom ha un'altra partecipazione in quell'area, la telefonia mobile in Grecia) e valorizzasse le sinergie tra la Grecia stessa, la Serbia, Telekom Austria (un'altra partecipazione di Telecom Italia)...
PRESIDENTE. Non ci illustri il contenuto di questi incontri. Ci interessa sapere se in quell'occasione i serbi parlarono di trattativa privata, nel senso che loro erano favorevoli mentre noi eravamo per l'acquisto pubblico o viceversa.
VITTORIO NOLA. In quel momento si parlava solo dell'acquisto di quell'azienda: parlo del 2001 e quindi era un'attività che si stava sviluppando per il futuro dell'azienda serba. Ci interessavano i soldi che avevamo investito. Se poi il Governo, come succede nelle telecomunicazioni, non agevola il gestore, diventa complicato recuperare l'investimento.
PRESIDENTE. Questo affare, visti i suoi risultati - che sono quelli che sono e
che non devo illustrare perché altrimenti darei un giudizio - poteva, secondo il suo parere tecnico, essere protestato nelle sedi internazionali? Poteva chiedersi un arbitrato per giudicare la qualità dell'affare? Lo chiedo in linea di principio: lasci stare il caso singolo.
VITTORIO NOLA. Vi porto un'altra esperienza di questi giorni. Quando c'è una possibilità del genere si va in tutte le sedi. Avrete notato che con la Turchia si è seguita questa procedura da parte dell'attuale gestione.
PRESIDENTE. Ciò significa che era una procedura possibile.
VITTORIO NOLA. In situazioni in cui sono in corso gare internazionali e non vengono rispettati alcuni principi, è responsabilità del management valutare questa possibilità. Con la Turchia l'attuale gestione di Telecom Italia l'ha fatto e ha vinto.
PRESIDENTE. È un nuovo tema di indagine che sottopongo ai colleghi perché non l'abbiamo mai affrontato in questa sede.
Un'ultima domanda. Nella qualità di responsabile della segreteria generale, lei ha collaborato allo sviluppo dell'auditing richiesto dalla Consob e, in caso positivo, questo documento è lo stesso di cui lei ha parlato?
VITTORIO NOLA. Assolutamente sì.
PRESIDENTE. Ho concluso. Do ora la parola ai colleghi che intendano formulare domande.
GIUSEPPE CONSOLO. Dottor Nola, lei è stato addentro a tutte le vicende prima della SIP e poi della Telecom: in base alla sua esperienza, di quale livello erano i personaggi contattati per questa operazione al Ministero degli esteri e a quello del tesoro?
VITTORIO NOLA. Non ne so assolutamente nulla, per la semplice ragione che mi sono interessato della cosa in due fasi completamente distinte nel tempo, per cui non ho mai partecipato e non ho mai saputo nulla di questa trattativa precedente a quel consiglio di amministrazione.
GIUSEPPE CONSOLO. Quando venivano acquisite società estere (prima di lei il dottor Masini ci ha detto che ne erano state acquisite diverse), venivano interpellati il Ministero del tesoro e quello degli esteri per l'assistenza dovuta, ovviamente da parte di società pubbliche?
VITTORIO NOLA. A quanto ricordo, con la presidenza Agnes vi furono acquisizioni molto importanti da parte della STET dell'epoca: ad esempio, Telecom Argentina. Per gestire quel tipo di gara e di privatizzazioni le regole del gioco erano piuttosto diverse, perché in quel periodo la STET dipendeva dall'IRI e quindi le procedure erano molto stringenti.
PRESIDENTE. C'è una domanda alla quale deve rispondere. Premesso che c'erano procedure stringenti, ci fu quest'obbligo di informativa oppure si verificò una evasione da tale obbligo?
VITTORIO NOLA. Parliamo della successiva...
PRESIDENTE. Siamo in regime di controllo IRI.
VITTORIO NOLA. No, ad un certo punto ci fu una modificazione.
GIUSEPPE CONSOLO. Si passò al controllo del Tesoro: ma il presidente lo sa bene.
PRESIDENTE. È una situazione che ci accompagna per tutto il «viaggio»: non è che quando si passa dall'IRI al Tesoro si liberalizza tutto e ognuno può fare quello che vuole. Il controllo c'era?
VITTORIO NOLA. Ricordo una mia esperienza personale: quando ero nella STET e valevano le regole stringenti del gruppo IRI, esistevano, oltre alle riunioni del consiglio di amministrazione, le riunioni del comitato esecutivo nelle quali si condivideva una linea con i rappresentanti dell'IRI prima di andare in consiglio di amministrazione. Dalla privatizzazione in poi...
PRESIDENTE. Non ci interessa più: siamo ancora in un regime non privatizzato.
VITTORIO NOLA. Ma la procedura era partita: attenzione.
PRESIDENTE. Il Tesoro conosceva questi vostri passi?
VITTORIO NOLA. Non posso dirlo perché non ho avuto quel tipo di rapporti.
PRESIDENTE. Le faccio allora una domanda diversa: doveva conoscerli?
VITTORIO NOLA. Aveva dei rappresentanti nel consiglio. Come me erano presenti quel giorno rappresentanti, se ricordo bene, del Tesoro: nel momento in cui la questione fu affrontata, seppure tra le «varie ed eventuali», in assenza di una informativa preventiva persino agli uffici (sto parlando di un evento cui ero presente) essi, così come hanno fatto domande sulla svalutazione del rapporto marco-dinaro, potevano dire che non erano d'accordo e che volevano una delibera sul punto. Perché non l'hanno chiesta?
GIUSEPPE CONSOLO. Possiamo dire che Tesoro ed Esteri (o IRI prima ed Esteri) dovevano essere informati, attraverso i loro rappresentanti?
VITTORIO NOLA. I rappresentanti del Tesoro vengano chiamati in una riunione dove si discutono o deliberano certe cose: è nei fatti che quando dei soggetti vengono chiamati a svolgere un ruolo non sono invitati come liberi cittadini ma perché rappresentano interessi. Pertanto, se non fanno osservazioni, le cose vanno avanti.
GIUSEPPE CONSOLO. Ho concluso.
PRESIDENTE. Conosce il dottor Franco Brescia?
VITTORIO NOLA. Certamente. Si tratta di una persona che ho trovato in Telecom e che per un certo periodo ha lavorato con me. Ricordo perfettamente che quando arrivò il professor Rossi lasciai l'incarico di assistente di quest'ultimo - che era intervenuto subito dopo Agnes, con cui io lavoravo - per assumere la responsabilità degli organi sociali e Franco Brescia prese il mio posto come assistente del professor Rossi.
PRESIDENTE. Il dottor Franco Brescia, nel periodo in cui si consuma l'operazione Telekom-Serbia, aveva un ruolo, era presente?
VITTORIO NOLA. Bisogna chiederlo a lui.
PRESIDENTE. Lei sa se c'erano... Se conosceva o no, lo chiederemo a lui. Ma che ruolo aveva nel giugno 1997 o nei mesi precedenti?
VITTORIO NOLA. Sinceramente non lo so. L'ho conosciuto, ha lavorato con me per un certo periodo, ma che io sappia - siamo rimasti in contatto - è andato in Serbia successivamente. Lo ricordo perché ora è uscito dal gruppo, ma in precedenza ha avuto l'incarico di seguire l'evoluzione della partecipazione in Serbia prima che l'attuale gestione la dismettesse. Questo è il mio ricordo dei fatti.
PRESIDENTE. Quindi non ha un ruolo particolare.
VITTORIO NOLA. Non mi sembra proprio.
ALFREDO VITO. La mia domanda nasce da un'altra fatta dal presidente: vorrei comprendere meglio la possibilità di rivedere un contratto. Lei ha detto che l'attuale gestione ha rivisto il rapporto con la Turchia: si riferisce forse ad una licenza che fu acquisita per il cellulare?
VITTORIO NOLA. Per un fatto specifico. Fu acquisita per un certo prezzo e a certe condizioni.
ALFREDO VITO. Fu acquisita per 5 mila miliardi, mentre nel bilancio della Telecom oggi vale 100 miliardi: si riferisce a questo?
ALFREDO VITO. Benissimo: questa sarebbe un'indagine molto più seria di Telekom-Serbia, secondo me. Comunque, voglio solo sapere chi è l'autorità internazionale che decide chi ha vinto. È stata la Telecom Italia a fare ricorso in questo momento.
VITTORIO NOLA. Sono uscito da Telecom e riferisco cose che ho letto sui giornali: c'è un'autorità internazionale cui ci si può rivolgere per un arbitrato.
PRESIDENTE. È previsto dalla legge.
ALFREDO VITO. Quindi ci si è rivolti ad una autorità internazionale?
ALFREDO VITO. Invece nella vicenda attuale si è preferito rivendere la partecipazione ad un prezzo nettamente inferiore.
VITTORIO NOLA. Attenzione, perché negli anni di cui parliamo i valori di bilancio erano già stati svalutati, per cui quanto si è incassato lo si ricava anche dalla tabella che illustra le dismissioni del gruppo.
ALFREDO VITO. Quindi, la possibilità esisteva. La ringrazio.
PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Nola, e ringrazio tutti i colleghi intervenuti.
Dichiaro conclusa l'audizione.
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