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Seduta pomeridiana del 9/1/2003


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...
Audizione del dottor Antonino Aloia, direttore generale pro tempore di STET International.

PRESIDENTE. Ingegner Aloia, lei è stato sentito da altri soggetti istituzionali?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Dalla procura di Torino.

PRESIDENTE. Quindi lei è già generalizzato in atti.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Credo di sì, se vuole ripeto.

PRESIDENTE. No, non c'è bisogno. Lei è stato direttore generale di STET International dal 16 marzo 1995 al 30 marzo 2000. È esatto?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, è esatto.

PRESIDENTE. Nel novembre 1996, lei ha avuto un incontro con il conte Vitali.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

PRESIDENTE. Nel corso dell'incontro questi le prospettò la possibilità di acquisire una partecipazione di Telekom-Serbia.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

PRESIDENTE. Da chi e in quali termini le è stato preannunciato l'incontro e chi vi ha partecipato?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. L'incontro mi fu preannunziato dalla segreteria del dottor Pascale, allora amministratore delegato di STET, con brevissimo preavviso ed io ricevetti il conte Vitali. Vuol sapere cosa mi disse?

PRESIDENTE. Sì, siamo curiosi.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi disse delle cose strane. Mi disse: «Io sono amico di Milosevic». Me lo ricordo benissimo, perché la cosa mi ha colpito. Disse: «Vado a cavallo con Milosevic, vado a caccia con Milosevic e vado a cena dalla figlia di Milosevic. Sa, questa storia di Telekom-Serbia si è un po' spenta e bisognerebbe ravvivarla». Io dissi: «Questa è un'operazione di Stato, perché lo Stato vende un pezzo dei suoi beni». Di solito, gli Stati vendono pezzi dei loro beni con gare, perciò gli chiesi: «In un'operazione del genere a che serve un mediatore? Dovremmo comprare un pezzo dello Stato serbo dando un sacco di soldi. Perché un mediatore?». Lui si arrabbiò e disse: «Allora lei non capisce». Risposi: «No, non capisco, me lo spieghi lei.» Disse: «No, non capisce, non c'è bisogno». Si alzò e se ne andò irritato dicendo: «Allora, ingegnere, visto che lei non capisce o non vuole capire, mi rivolgo ad altre persone». E fece due nomi.

PRESIDENTE. E cioè?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Tommasi e Gerarduzzi. Io chiamai Pascale e gli disse che non mi sembrava il caso di continuare su questa strada. Lui disse «va bene» e fermò la cosa, per quanto ne so io.

PRESIDENTE. Vitali le disse perché gli era stato indicato di rivolgersi a lei, e quindi alla STET International, e non invece ad altre società del gruppo STET-Telecom Italia?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi, la STET International era la società del gruppo STET che si occupava di acquisizioni all'estero, quindi era la sede naturale nella quale doveva venire Vitali, secondo me. A meno che l'operazione non fosse avocata a sé dal gruppo, come può succedere.

PRESIDENTE. Siccome noi abbiamo appreso che qualche operazione veniva avocata a sé dal gruppo, e nel caso di specie alla fine la Telecom agì da protagonista, la domanda...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi deve scusare, ma ho letto le deposizioni presso la Commissione e ho visto un po' di confusione. Se mi dà cinque minuti...

PRESIDENTE. Ha tutto il tempo che vuole.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Allora, questo è l'elenco delle operazioni che STET International ha studiato nei cinque anni in cui c'ero io (Mostra un documento). Sono trentacinque operazioni di rete fissa, trentadue di rete mobile e diciotto altri servizi. In totale, si tratta di ottantacinque progetti studiati, di cui circa venti, diciannove o venti, andati a buon fine. Quello di Telekom-Serbia è l'unico progetto andato a buon fine non curato da STET International. Dei progetti non andati a buon fine io ho sentito parlare di Uzbekistan, non ho sentito parlare di Zanzibar, che era un altro progetto non andato a buon fine; poi ho sentito parlare di due progetti in Francia, uno sulla rete fissa delle ferrovie e l'altro... non ricordo bene...

PRESIDENTE. Scusi se la interrompo, ingegnere: non si dia carico di quelli andati a buon fine o se sono stati correttamente indicati, perché sono estranei alla nostra indagine. A noi interessa sapere specificatamente, nel caso di specie, chi disse al signor Vitali di rivolgersi a lei, se Vitali lo disse, ovviamente.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Vitali non me lo disse, però lo seppi qualche giorno dopo.

PRESIDENTE. E cioè?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io conosco bene - tra l'altro viene qui fra mezz'ora - il dottor Argentino. Parlavo con lui e gli dissi di questa visita e lui mi disse «Ah, l'ho segnalato io alla segreteria di Pascale». Benissimo. Dopo di che, questo l'ho detto ai procuratori di Torino, che lo hanno chiamato.

PRESIDENTE. Vitali ebbe modo di spiegare a lei qual era il prezzo richiesto a titolo di corrispettivo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no. Vitali era una persona... era sicuramente una persona intelligente: se non vede una rispondenza cosa chiede? Non chiede nulla. È chiaro che Vitali avrebbe chiesto, ma avrebbe chiesto una remunerazione a titolo personale, come intermediatore, ma a me non la chiese sicuramente, non era aria. Presidente, in questa riunione avevo con me una mia collaboratrice, non ero solo.

PRESIDENTE. Chi era?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Si chiama Carla Cico e adesso è presidente di Brasil Telecom. Ha lasciato Telecom Italia-STET International nel 1999, è andata in Brasile per i fatti suoi e ora è diventata presidente di Brasil Telecom, che è la società della quale Telecom Italia ha acquisito una partecipazione notevole. Ma non è stata nominata da Telecom Italia, è stata nominata dai soci brasiliani.

PRESIDENTE. Lei ha dichiarato in altra sede che Vitali le fece capire che la realizzazione dell'operazione Telekom-Serbia era subordinata al pagamento di una somma intorno al 5-8 per cento e che tale importo era destinato asseritamente al solo Vitali.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, scusi, io questo non ricordo assolutamente di averlo dichiarato.

PRESIDENTE. Lo ha detto lei, l'ha detto e l'ha sottoscritto.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Beh, no, io non l'ho detto e se l'ho sottoscritto ho sbagliato. Ma non lo sapevo, come facevo a dirlo? 5-8 per cento? Non me l'ha mai detto.

PRESIDENTE. Mi scusi, se quelle cose risultano, e risulta a noi da fonte istituzionale...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ho capito benissimo.

PRESIDENTE. Ci intendiamo, è chiaro?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non l'ho detto a loro, perché sono stato lì io: non gliel'ho detto.

PRESIDENTE. Quindi, questa circostanza è versata in verbale ma lei non l'ha mai detta.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io non l'ho detta. Onestamente, se l'avessi detta lo direi, non mi importerebbe niente di dirla, ma non l'ho detta, non l'ho detta perché non la sapevo, l'ho saputo dopo dai giornali.

PRESIDENTE. Quindi esclude di averla detta.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. E poi 5-8 per cento mi sembra una cifra così, a caso. 5-8 per cento, ma scherziamo? No. Le assicuro, presidente, io non l'ho detto. Se lei dice che l'ho sottoscritto, sono un imbecille, ma non l'ho detto.

PRESIDENTE. Io non mi permetto di fare alcun apprezzamento.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, lo faccio io.

PRESIDENTE. Dico solo il fatto storico, che lei l'ha detto, per quanto noi abbiamo visto, perché è sottoscritto. Che poi lei abbia detto una cosa inesatta o abbia un cattivo ricordo di quanto ha detto, è un altro problema.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no, scusi, ricordi no, perché io vengo qui con il massimo rispetto per questa Commissione e mi sono ben documentato e quello che dico lo ricordo bene: io non l'ho detto.

GUIDO CALVI. Presidente, mi perdoni, potrebbe far presente al nostro teste che, qualora dica in forma ufficiale di non aver detto, forse può incorrere in qualche eventuale evenienza e che è bene che sia più prudente? Forse non ricorda.


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io non voglio essere prudente, scusi.

PRESIDENTE. Non potevo dirlo questo, senatore Calvi, per la considerazione che non è teste.

GUIDO CALVI. Ho capito, però, anche se non è teste, nel momento in cui afferma che quello che ha dichiarato in altra sede non è assolutamente vero, in qualche modo potrebbe incorrere in qualche...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Va bene, mi prendo tutte le mie responsabilità. Ho capito benissimo.

PRESIDENTE. Ingegnere, non vado oltre perché stiamo drammatizzando una cosa... Senatore Calvi, ho cercato di proporre al teste un tema diverso, e cioè che si può non ricordare una circostanza detta o si può essere stati imprecisi. Non posso sostituirmi a lui nella risposta. Ho detto e ho fatto quanto era in mio potere.

GUIDO CALVI. Noi siamo avvocati...

PRESIDENTE. Appunto perché siamo avvocati.

GUIDO CALVI. ...e abbiamo una vocazione a tutelare le persone.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Chiedo scusa, ma io non l'ho detto e se, nell'affermare che non l'ho detto, incorro in qualcosa, incorro in qualcosa tranquillamente, non ho problemi.

PRESIDENTE. D'accordo. Andiamo avanti.

GIUSEPPE CONSOLO. Scusi, presidente, perché non è teste?

PRESIDENTE. Questa è una libera audizione.

GIUSEPPE CONSOLO. Decisa...?

PRESIDENTE. Da noi, dall'ufficio di presidenza, c'era anche lei.

GIUSEPPE CONSOLO. Veramente, presidente...

PRESIDENTE. Poi ne parliamo in altra sede.

GIUSEPPE CONSOLO. Ecco, perché la decisione era stata diversa.

PRESIDENTE. Procediamo. Ingegnere, quali furono le perplessità da lei esternate a Vitali circa la modalità di realizzazione dell'operazione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Gli dissi che mi sembrava che in un'operazione del genere un mediatore non servisse a niente.

PRESIDENTE. Ma Vitali fece alcune considerazioni abbastanza esplicite sul metodo di montaggio dell'operazione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, guardi...

PRESIDENTE. Io la invito a questo punto a rivedere i suoi ricordi, perché questo lo ha detto lei in un'intervista.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, lo so, ma le interviste le fa un giornalista, bravissimo tra l'altro, amico mio da anni, tra l'altro, che mi ha inseguito per un'intervista, ma l'ambientazione dell'intervista se la fa il giornalista: io ho detto delle cose e lui le ha ambientate in un'intervista. Poi io non mi sono ribellato e non ho scritto, ma non è che tutto quello che c'è nell'intervista è oro colato. Qualcosa il giornalista la fa per ambientare la cosa bene. Scusi, presidente, ma lei si immagina un mediatore intelligente, anche se sgradevole,


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che viene da me, capisce che trova le porte chiuse e mi dice come vorrebbe fare l'operazione? Non è proprio il caso.

PRESIDENTE. In che cosa si sarebbe concretizzato l'intervento, minacciato da Vitali, di Gerarduzzi? A tal proposito, fece un analogo riferimento a Tommasi di Vignano ovvero ad altri?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Tommasi e Gerarduzzi. Tommasi era l'amministratore delegato di Telecom Italia, il numero uno, Gerarduzzi era il capo della rete, un altro grosso personaggio. Erano personaggi influenti. La minaccia era: lo dico a loro e ci pensano loro, ti fanno fuori, non lo so. Minacce... erano impressioni.

PRESIDENTE. Noi abbiamo sentito Vitali. Nel colloquio con lei, alluse mai a possibili interventi di uomini politici sia italiani sia stranieri?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no.

PRESIDENTE. Lei ha dichiarato che quando Vitali se la prese molto, ebbe l'impressione che la trattativa su Telekom-Serbia fosse in corso già da tempo. Ricorda questa circostanza?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io sì, ebbi l'impressione, allora per la prima volta, poi, avendo letto i giornali, adesso so che era molto precedente... adesso lo so, allora... Io stavo in Telecom da un anno circa, non sapevo ancora tutto quello che era successo. Comunque era cominciata prima, questo l'ho saputo, sì.

PRESIDENTE. Lei ha detto di conoscere il dottor Antonio Argentino.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

PRESIDENTE. Come spiega lei il fatto che Vitali, accompagnato dall'imprenditore Albano Bragagni, alla fine del 1996, si rivolse al dottor Argentino, atteso che questi conosceva Pascale, gli riferì che erano in corso delle trattative per l'acquisizione di Telekom-Serbia, ma che si erano arenate, gli chiese di poter essere introdotto presso la STET per poter presentare l'operazione, mentre poi lo stesso Vitali segnala a lei un'operazione di un tale rilievo come se venisse prospettata per la prima volta senza dire, tacendole, l'esistenza già da tempo di trattative condotte da Telecom Italia, cioè da altra società appartenente...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, scusi, allora non sono stato chiaro: Vitali mi disse che l'operazione era in corso da tempo e che si era un po' persa per i corridoi e quindi sperava che, con un intervento presso di noi, l'operazione venisse rivitalizzata. Perché noi eravamo, ripeto, la società di Telecom Italia che era destinata a fare queste cose.

PRESIDENTE. Le risulta con chi abbia parlato Vitali dell'incontro avuto con lei?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. Mai più visto in vita mia.

PRESIDENTE. Quale opinione espresse e quali direttive le impartì Pascale quando venne da lei informato dell'esito dell'incontro con Vitali? Quale reazione ebbe Pascale?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Pascale è un uomo freddo. Mi disse: va bene, allora chiudiamo la cosa.

PRESIDENTE. Chiudiamo la cosa che vuol dire?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non ne parliamo più.

PRESIDENTE. Abbandoniamo.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Abbandoniamo, sì.

PRESIDENTE. Lei ha dichiarato di non credere che il Pascale sia stato allontanato dalla STET per la questione Telekom-Serbia.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Troppo piccola, sì.

PRESIDENTE. Quale fu allora la ragione di tale allontanamento?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Pascale ha detto che bisogna aspettare il giudizio universale...

PRESIDENTE. Lasci perdere il giudizio universale di Pascale.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Va bene. Io non lo so, posso dire le mie idee personali, ma sono idee personali.

PRESIDENTE. Certo, sono idee personali.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Pascale era un gran dirigente, ragionava con la sua testa, e questo già, a volte, non è buono; ma soprattutto, secondo me, Pascale aveva in testa un altro tipo di privatizzazione di Telecom Italia, che avrebbe preso più tempo e che sarebbe stato condotto in altro modo. Questa è la mia impressione e questo è, secondo me, il punto sul quale fu allontanato. Però a me non lo ha detto nessuno, io speculo...

PRESIDENTE. Questa è una sua convinzione.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì. Devo dire che, se l'avesse fatta come diceva lui, l'avrebbe fatta meglio sicuramente, ma questa è un'altra idea personale.

PRESIDENTE. Mi segua, perché c'è un passaggio complicato. Nella riunione del 9 giungo 1997, il consiglio di amministrazione di STET International, alla quale lei ha assistito, viene a sapere dall'amministratore delegato, dottor Massimo Masini, che la controllata STET International Netherland, con apposita delibera di quattro giorni prima...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Il 5 giugno.

PRESIDENTE. ...il 5 giugno 1997, dati i ristretti tempi disponibili, su indicazione della capogruppo STET, a seguito delle negoziazioni e delle valutazioni condotte dalla STET e dall'azionista Telecom Italia, ha deliberato l'acquisizione di una quota azionaria della società serba Telekom-Serbia.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, ce l'ho qui, presidente.

PRESIDENTE. Nella stessa riunione viene quindi approvata l'operazione e ratificata la sottoscrizione degli accordi contrattuali. Aggiungo io che il consiglio di amministrazione di STET aveva già approvato l'operazione Telekom-Serbia nel corso della riunione del 6 giugno del 1997.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

PRESIDENTE. Può dire alla Commissione se, nel caso di Telekom-Serbia, la procedura adottata fu corrispondente a


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quella di norma seguita in occasione dell'acquisizione di partecipazioni in società estere o fu anomala?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì. La procedura che veniva di norma seguita veniva seguita per operazioni sviluppate e portate a termine da STET International, cioè tutte meno una, meno questa. Quindi, in questo caso, la procedura era anomala per forza, perché era un caso unico. Di solito le operazioni venivano prospettate a Telecom Italia, che le portava in consiglio, non le portava in consiglio, informava il consiglio, questi erano affari suoi. Dopo di che, noi ricevevamo l'approvazione dell'azionista di maggioranza, cioè di Telecom Italia, come STET International. Come STET International, in consiglio di amministrazione, approvavamo l'operazione e, una volta approvata l'operazione, questa veniva approvata nel consiglio di STET International Netherland, che era la cassa, che provvedeva ai pagamenti e a incamerare le azioni delle società. Nel caso di Telekom-Serbia questa procedura non fu seguita, però non è... In questo caso comprava Telecom Italia, non comprava STET International, quindi Telecom Italia incaricò STET International Netherland di deliberare di acquisire la partecipazione, e dopo quattro giorni STET International avallò l'operazione. Effettivamente, è il procedimento inverso, di solito la controllante delibera e la controllata a sua volta delibera, mentre qui è stata prima la controllata a deliberare e poi la controllante ad approvare l'operazione. È anomala, ma non è tecnicamente sbagliato.

PRESIDENTE. Confesso che riesco sempre ad essere più interrogante di me stesso. Non riesco a capire, ma è un mio limite, come possa essere anomala e allo stesso tempo normale. Credo che, nel caso di specie, se anomala significa al di fuori dei percorsi normali, delle prassi normali...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, è al di fuori delle prassi normali, però è l'unica operazione in cui l'acquirente è la Telecom Italia e non STET International, perciò era anomala di per sé stessa. Telecom Italia, come capogruppo, può chiedere ad una qualunque delle sue società di intervenire; lo chiese prima a STET International Netherland. Su questo io posso fare delle supposizioni personali: probabilmente era stato stabilito che l'acquisto dovesse avvenire il 9 giungo, supponiamo; allora, per comprare il 9 giungo bisogna trasferire dei fondi e per trasferirli ci vogliono dei giorni, perché sono 700 milioni di marchi. Quindi, bisogna trovare i soldi nelle banche, bisogna andare dai notai, far vidimare le procedure... ci vogliono dei giorni. Quindi, probabilmente, fu incaricata STET International Netherland prima perché il 9 fosse tutto pronto per il trasferimento dei fondi; il 9 STET International, controllante, approvò l'operazione e venne concluso il contratto a Belgrado.

PRESIDENTE. Scusi, ingegnere, siccome il 9 giugno...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non è chiaro, presidente?

PRESIDENTE. No, no, è chiaro, volevo sapere un'altra cosa. Per le notizie in mio possesso, non era stata annunciata la fine del mondo: questa accelerazione verso il 9 giugno non suscitò in voi una perplessità, una protesta, un sospetto? È normale?

GIUSEPPE CONSOLO. Un tormento?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Senta, lei mi ha fatto una domanda che io pensavo mi facesse: non lo so a cosa è dovuta questa fretta, non l'ho mai capito. Non lo so, non ero io che portavo avanti la trattativa. C'è stata una fretta di chiudere in un certo modo, ma se mi chiede perché, non glielo so dire. Non glielo so dire perché non me lo dicevano.


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PRESIDENTE. Nella riunione del 9 giugno il dottor Masini rappresentava che l'UBS aveva determinato il valore totale di Telekom-Serbia in un range da 2.410 a 3.298 milioni di marchi, mentre il consigliere ingegner Vito Gamberale precisava che il valore di riferimento assunto era pari a 3.070 milioni di marchi e che l'iniziativa presentava prospettive positive stante soprattutto la peculiare natura di gestore di telefonia fissa di Telekom-Serbia.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

PRESIDENTE. Considerato che l'operazione presentava prospettive positive, non quindi eccezionali, vennero forniti i necessari chiarimenti in relazione al fatto che il valore di riferimento prescelto era superiore di 660 milioni di marchi rispetto al minimo fissato dall'UBS, che già comportava, calcolando il 29 per cento, un maggiore esborso di ben 192 milioni di marchi?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. In sede di consiglio di STET International?

PRESIDENTE. Sì.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Beh, insomma, il dottor Masini ha chiarito che STET International nella trattativa non è entrata. Se vuole le leggo le frasi del verbale: «A tale proposito egli comunica» - egli è Masini - «che la controllata STET International Netherland, con apposita delibera del proprio consiglio di amministrazione in data 5 giugno ultimo scorso, dati i ristrettissimi tempi disponibili, su indicazione della capogruppo STET e a seguito delle negoziazioni e delle valutazioni condotte dalla stessa STET e dall'azionista Telecom Italia, ha deliberato...» eccetera. STET International, quindi, era fuori dal discorso, approvava un'operazione della quale non si era mai occupata.

PRESIDENTE. Ma questo surplus... Mi faccia capire, perché siamo davanti a statue di sale: ognuno di voi assiste a queste cose indifferente.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Le faccio capire. Lei si deve anche riportare al periodo, il periodo delle grandi acquisizioni: tutte le società Telecom del mondo acquisivano, perché chi non acquisiva, chi non contava, veniva punito in borsa, massacrato sul mercato, e perciò bisognava comprare a prezzi alti rispetto a quelli di oggi. Questa era l'atmosfera. Allora, un'operazione Telekom-Serbia, a parte Vitali o non Vitali, poteva anche essere considerata. Tecnicamente, Baldizzone ha fatto il suo lavoro, ha fatto una valutazione come se la Serbia fosse diciamo la Lituania, cioè un paese povero... Cosa non è stato considerato in questa operazione? Il rischio politico, ma non è il valutatore che valuta il rischio, e neanche la banca d'affari, il rischio politico lo valuta il management.
Io volevo citare un'altra operazione...

MAURIZIO EUFEMI. Il dottor Baldizzone ha detto che il rischio politico era stato valutato. Ha parlato del tasso di cambio...

PRESIDENTE. Scusate, colleghi, fatelo completare.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no, non il cambio.

GIUSEPPE CONSOLO. Tant'è vero che i rapporti scendevano...

PRESIDENTE. Scusate, il rischio politico lo ha definito il dottor Baldizzone e non solo con un'accezione più ampia che si chiamava rischio paese.


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Il rischio paese è un'altra cosa.

PRESIDENTE. No, lui ha detto che il rischio paese contiene anche il rischio politico e che il rischio politico consentiva non di accelerare l'operazione (non l'ha detto Baldizzone, l'abbiamo appreso da altre fonti), ma di ponderarla ulteriormente.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, ma vede, il rischio politico c'è in tutti i paesi emergenti, c'è in tutti i paesi poveri; ma in un paese dove c'è un dittatore, dove vi è una guerra in corso, una pace stirata e un'altra guerra che sta per scoppiare il rischio politico è un'altra cosa, va valutato in un altro modo.

PRESIDENTE. Scusi, ma allora questa corsa perché? Io capisco l'acquisizione di nuove fette di mercato, ma non credo vi fosse solo la Jugoslavia nell'orbe terracqueo.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no.

PRESIDENTE. Allora, se nell'orbe terracqueo ci sono altri paesi...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Abbiamo fatto 85 progetti.

PRESIDENTE. Ancora lei non ha risposto su questa accelerazione, che io mi permetto di definire soltanto eccessiva, non voglio aggiungere altro. Non lasciò turbato nessuno di voi, era normale?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Turbato... io l'operazione non l'avrei fatta.

PRESIDENTE. Perché non l'avrebbe fatta?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Se avesse dovuto farla Masini con me, non l'avrei fatta, oppure, a meno che nello studio della situazione non fossero emersi dati economici così eclatanti che indicavano che valeva la pena di farla...

PRESIDENTE. Lei non l'avrebbe fatta. Allora perché altri l'hanno fatta?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Perché non l'avrei fatta io ve lo posso dire.

PRESIDENTE. Mi dica perché non l'avrebbe fatta lei.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io ho lavorato trentuno anni all'ENEL e cinque a Telecom Italia, e sono stato abituato, se possibile, a lavorare in paesi ricchi, perché poi i telefoni funzionano bene nei paesi che... il paese povero non rende né in termini di energia elettrica né in termini di telefoni. Questa è un'idea mia, che può valere o non valere. Oltretutto, andare a lavorare in un paese dove ci sono state tre guerre, poi la pace, poi un'altra guerra, non so... perché comprare proprio lì? A meno che la situazione economica non fosse così eclatante da dire che si poteva anche rischiare, ma non era il caso, perché era una situazione al limite. Se non sbaglio Baldizzone ha parlato del 12 per cento di RR: era un limite inferiore, perché noi facevamo operazioni al 14, al 15, al 16 o anche al 12, ma è il limite inferiore. Se lei mi chiede perché, io non lo so, perché non ho condotto io l'operazione. Le posso dire che molte volte nelle società interessarsi di internazionale è piacevole e qualcuno vuol fare un progetto sull'internazionale, togliendo di mezzo quelli che di solito lo fanno...

PRESIDENTE. Scusi, ma questa piacevolezza era con i soldi del cittadino italiano.


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente, e poi in quell'epoca era ancora nazionalizzata.

PRESIDENTE. Parliamo di quell'epoca, perché dopo c'è un altro regime. Allora le chiedo: atteso che lei non l'avrebbe fatta, in ragione della sua qualità, poiché lei non era un usciere, ma era un uomo qualificato, non sentì il dovere di manifestare questa sua avversione all'operazione, queste sue osservazioni in negativo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. A chi la manifestavo, presidente?

PRESIDENTE. C'era una piramide, c'era Pascale che non la pensava così.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, Pascale non c'era più, Pascale è andato via...

PRESIDENTE. No, io non sto parlando di quell'occasione; dicevo che c'era Pascale che non la pensava in un certo modo e lo manifestò. Agnes...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. E io con lui, ma lui andò via a fine gennaio.

PRESIDENTE. Successivamente, lei non disse a Tommasi che non condivideva questa operazione e che si permetteva di fare delle osservazioni, perché era denaro pubblico e occorreva pensarci un po' di più?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. L'avrei detto se Tommasi mi avesse visto una volta, ma Tommasi non mi ha mai visto.

PRESIDENTE. Quindi si agiva in regime monocratico, a questo punto. Tommasi decideva...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. STET International era una società del gruppo che si occupava di certe cose. Fu tolta di mezzo e non fu mai interpellata, mai. Posso parlare un minuto?

PRESIDENTE. Può parlare quanto vuole.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Perché ho visto citare un'altra operazione, in Russia, era l'operazione Sviasinvest. Si è detto che questa operazione l'ha condotta il gruppo. Allora c'era Pascale. La Russia non è Zanzibar, quindi giustamente Pascale avocò a sé, come gruppo, la trattativa, perché era politicamente complessa. Però Pascale usava tutto il gruppo, chiamava anche noi, tornava dalla Russia e ci chiamava alle riunioni, informandoci di quanto era successo. Alla fine ci disse che non aveva accettato di chiudere l'operazione perché il rischio politico gli sembrava troppo altro.

PRESIDENTE. Tommasi invece non vi informava?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. Pascale si tirava dietro tutta la sua organizzazione, STET International, Telecom Italia: se la gestiva tutta in simbiosi, come fa un buon dirigente. Tommasi separò le cose, dicendo: STET International non se ne occupa, me ne occupo io, punto e basta. Se ne occupò lui con Gerarduzzi, Baldizzone e qualche altro.

PRESIDENTE. Quindi possiamo dire che Tommasi non era un buon dirigente, se Pascale agiva in questo modo.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io dico che Pascale era un buon dirigente.

PRESIDENTE. Tommasi agiva in modo diverso da Pascale.


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Diverso da Pascale, sì.

PRESIDENTE. Qui non stiamo facendo una conversazione da bar, ingegnere, le curiosità non mi interessano, mi interessano i fatti oggettivi. Se Pascale, da buon dirigente, si trova nella condizione di informare correttamente il suo staff e gli organi statutari, nel momento in cui c'è un altro dirigente che gli succede, il quale non vi dà alcuna notizia, lei continua a considerarlo un buon dirigente?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Per quanto riguarda la mia sfera d'azione no. Può darsi che fosse un ottimo dirigente per altre cose.

GUSTAVO SELVA. Lo interroghiamo sulle sue azioni.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sulle mie azioni, il mio giudizio personale è che non era un buon dirigente. Però siamo sempre ai giudizi personali.

PRESIDENTE. Di fronte a questa attività di Tommasi, considerata in negativo, considerata in senso critico (vogliamo essere più eleganti) da parte vostra...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Tommasi e Gerarduzzi, non solo Tommasi.

PRESIDENTE. Sì, Tommasi e Gerarduzzi. Non ci fu un'iniziativa vostra per frenare l'attività di questi signori? Oppure questi agivano in un compartimento stagno, senza dare conto a nessuno, in assoluta indipendenza?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Era un compartimento stagno. Le faccio un altro esempio. Baldizzone ha parlato di come ha utilizzato l'UBS, dicendo di aver utilizzato il software dell'UBS perché non era in grado di farsi un modello. Noi, invece, i modelli ce li facevamo. La banca d'affari per noi era un'altra cosa: a che serve una banca d'affari? Si studia un'operazione da 2.000 o 3.000 miliardi e si portano le proprie considerazioni, alla fine, in un consiglio di amministrazione che ti dice «approvale a questo prezzo». Bene, portiamo al consiglio di amministrazione anche una valutazione indipendente di una banca d'affari, e sottolineo indipendente, che poi viene preparata sulla base dei nostri dati tecnici, perché l'UBS non è in grado di ricavare dati tecnici. Per essa utilizziamo dati macroeconomici forniti dalla stessa UBS, ma le due valutazioni sono indipendenti, e il modello nostro è nostro.

PRESIDENTE. Tommasi, quindi, non vi dà conto e agisce per conto suo. Ad un certo punto deve pur dar conto ad un organo statutario, che è il consiglio di amministrazione. Una volta arrivata al consiglio di amministrazione, lei sa in quanto tempo la questione si definì?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ho detto che l'hanno portata in «varie ed eventuali». Suppongo che si definì in qualche secondo, ma non lo so, non ho idea.

PRESIDENTE. Perché lo suppone?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Le «varie ed eventuali» di solito non vengono... Presidente, io ho fatto parte di consigli di amministrazione: un consiglio di amministrazione, soprattutto se rappresenta il padrone (e i consiglieri del Ministero del tesoro era tre e rappresentavano il padrone), se vede un argomento da 1.000 miliardi nelle «varie ed eventuali» dice: scusi, presidente, interrompiamo la riunione e ci porti un promemoria sull'argomento domani. La riunione viene sospesa. Se questo non viene fatto, viene avallata la possibilità di portare un argomento da 1.000 miliardi sotto «varie ed eventuali» nel consiglio di amministrazione.


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PRESIDENTE. Può considerare questa come una procedura anomala, oppure è la prassi seguita in altre situazioni?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Portare un affare da 1.000 miliardi in «varie ed eventuali» è sicuramente una procedura anomala, che però può essere corretta come si vuole dal consiglio di amministrazione che può dire: alt, aspetta e dammi i dati.

PRESIDENTE. Quando lei è venuto a conoscenza dell'operazione Telekom-Serbia quali incombenze ha avuto?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Nessuna.

PRESIDENTE. Il dottor Masini, che peraltro era anche consigliere di STET International, quali compiti le risulta abbia avuto nell'operazione Telekom-Serbia?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Masini era consigliere, ma era anche amministratore delegato di STET International Netherland. Che io sappia, nessuno.

PRESIDENTE. Lei ha riferito un episodio risalente alla fine del 1997, in cui il dottor Riccardo Varetto di Telecom Italia chiese al dottor Masini di autorizzare il pagamento di una fattura di 42 miliardi di lire riguardante l'operazione Telekom-Serbia, dicendo che Masini si alterò e si rifiutò di fare quanto richiesto.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, però qui c'è un'imprecisione del giornalista: non era la fine del 1997, era aprile-maggio del 1997, prima della chiusura dell'operazione.

PRESIDENTE. Ancor meglio, aprile-maggio del 1997. Conferma la circostanza?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente, sì.

PRESIDENTE. Con la correzione della data.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, con la correzione della data.

PRESIDENTE. Le risulta se tale ingente somma sia stata comunque pagata, ed in ogni caso chi era il reale ed effettivo beneficiario?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non mi risulta niente, però penso che, quando l'operazione fu chiusa, e fu chiusa da STET International Netherland, tutte le fatture che dovevano essere pagate siano state pagate. Però, onestamente non lo so, io non ho mai partecipato ad un consiglio di STET International Netherland: non so come sono stati effettuati i pagamenti, però penso che tutte le fatture siano state pagate.

PRESIDENTE. In proposito il dottor Varetto ha riferito di un iniziale riaddebbito complessivo di 36 miliardi di lire per spese relative all'operazione Telekom-Serbia, di cui circa 22 a carico di STET International Netherland e 14 a carico di OTE, riaddebito al quale fece seguito, a distanza di pochi giorni, un altro, a carico della sola STET International Netherland, per ulteriori 42 milioni di lire circa.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Milioni o miliardi?

PRESIDENTE. Milioni. Può aiutarci a capire se vi siano stati equivoci sull'entità degli importi ed in particolare sull'unità di misura - miliardi o milioni - ovvero se si tratta di somme diverse tra loro, e quali siano state corrisposte e a chi?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, presidente, mi dispiace, non la posso aiutare. Io - ma non io Aloia, la mia società - non sono entrato in queste cose, non sappiamo nulla, non ci dicevano niente.

PRESIDENTE. Vi erano documenti giustificativi di tali spese?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non lo so. Le dico di più: non ho mai visto il contratto Telekom Serbia-Telecom Italia.

PRESIDENTE. Con nota del 28 gennaio 1998, a firma del vicedirettore generale di STET International, ha addebitato a STET International Netherland...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi: a firma del vicedirettore generale di...?

PRESIDENTE. Di STET International.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non c'era.

PRESIDENTE. Così risulta nel documento. Sarà un'improprietà del documento.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

PRESIDENTE. ...una serie di prestazioni effettuate nel 1997 a favore di quest'ultima, quale la concessione in uso di alcuni uffici, attività svolte da proprio personale quantificate in lire 600 milioni, nonché attività di consulenza ed assistenza relativa agli investimenti all'estero di STET International quantificata in lire 18 miliardi 657 milioni e rotti. La stessa STET International ha poi emesso la fattura 1271 del 26 maggio 1998, nei confronti di STET International Netherland, per un importo non imponibile di 19 miliardi e 497 milioni. Tali importi, ed in particolare quello attinente agli investimenti all'estero, si aggiungevano a quelli già riaddebitati da Telecom Italia a STET International nei mesi di novembre e dicembre, ovvero si trattava di somme in tutto o in parte coincidenti?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non lo so, mi dispiace, non lo so. Non ho mai saputo queste cose, non le ho neanche capite bene, per la verità.

PRESIDENTE. C'è un'operazione di riaddebito...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi parla di un vicedirettore generale di STET International che non c'è.

PRESIDENTE. Lasciamo stare se c'è o non c'è: è un'improprietà che non interessa. Ciò che interessa è la somma.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Però non posso capire chi è la persona.

PRESIDENTE. Ma il problema è la circostanza, la persona lasciamola stare, perché non stiamo facendo il processo a nessuno. Stiamo dicendo che c'è una somma di 16 miliardi e rotti che poi diventa di 19 miliardi e rotti. Questa somma presuppone un riaddebito della somma di 16 miliardi caricata in quella di 19 o sono somme autonome?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non lo so.

PRESIDENTE. Lei non è in condizioni di dirlo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, assolutamente, mi dispiace.

PRESIDENTE. Nei casi di acquisizioni di partecipazioni in società estere, vigevano


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nell'ambito del gruppo STET-Telecom Italia particolari regimi autorizzativi di informative nei confronti dell'autorità di governo, dell'IRI o di altri soggetti istituzionali?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. Noi informavamo Telecom Italia, la quale nel suo consiglio di amministrazione aveva tre consiglieri del Ministero del tesoro. Non esisteva alcun obbligo nei confronti del ministro degli affari esteri e degli ambasciatori.

PRESIDENTE. E dell'IRI?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ma l'IRI credo che a quell'epoca fosse già... ma certamente, ai tempi in cui c'era l'IRI, Telecom Italia sicuramente l'informava, e l'IRI informava il ministro del tesoro. Ma ai tempi miei il tesoro aveva direttamente tre consiglieri nel consiglio di amministrazione.

PRESIDENTE. Ricorda chi erano?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No... Uno era Izzo, ma lo dico perché ho letto la sua deposizione; gli altri due non li ricordo.

PRESIDENTE. Questi consiglieri avevano un ruolo? Potevano bloccare l'operazione, potevano incidere?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. In un consiglio di amministrazione il rappresentante del padrone può fare quello che vuole, secondo me.

PRESIDENTE. E questi invece come si comportavano? Erano inerti?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non so. Ho letto quello che dice Izzo e mi ha spaventato; io pensavo che fosse diversa... Sa, ho avuto qualche ripensamento «di vita» su quello: pensavo che se un ambasciatore informa il ministro degli esteri il ministro degli esteri è informato; pensavo che se un consigliere partecipa ad un consiglio di amministrazione e si trova una cosa da mille miliardi in «varie ed eventuali» sia alza in piedi dicendo: cos'è questa storia? Pensavo, ma pensavo male, evidentemente, e mi ha molto deluso la cosa.

PRESIDENTE. L'ha delusa la dichiarazione di Izzo o il lavoro della Commissione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, mi hanno deluso la dichiarazione di Izzo e anche quelle di Bascone e di altri.

PRESIDENTE. Negli anni 1997-1998 il gruppo STET-Telecom Italia ha incrementato la voce di bilancio consolidato riflettente le partecipazioni non consolidate, e quindi riferibili di norma alle partecipazioni non di controllo, per complessivi 10 miliardi e 226 milioni.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Di dollari?

PRESIDENTE. No, di marchi, di cui una buona parte concernenti società estere. Vi era una strategia...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non di dollari? Noi abbiamo fatto acquisizioni per 8 miliardi e mezzo di dollari. Il totale delle acquisizioni finché ci sono stato io, all'incirca, era sopra gli 8 miliardi di dollari. Quindi, 16 mila miliardi di lire.

PRESIDENTE. Dimentichi l'ammontare della cifra, a me interessa il principio. Vi era una strategia che ispirava tali acquisizioni, e in particolare si procedeva nelle singole occasioni alla predisposizione di business plan o di documenti comunque


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utili alla valutazione, ancorché in prospettiva, della bontà dell'investimento, oppure si andava alla ventura?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. C'era una strategia ben precisa. STET, ad un certo punto, decise di partecipare con vivacità al processo mondiale di acquisizioni di partecipazioni in società estere di telecomunicazioni e diede le priorità. La prima priorità che diede fu l'Europa orientale. Noi partecipammo a tutte le gare in Europa orientale: Ungheria, Polonia, Romania, Bulgaria. Le perdemmo tutte, perché in Europa orientale siamo meno forti di altri, tranne una piccola partecipazione in Repubblica Ceca che prendemmo per caso. Allora, decidemmo di spostare la nostra attenzione sull'America latina, anche perché i tempi erano maturi. Quindi, la strategia era: Europa orientale, America latina ed Europa continentale. In America latina abbiamo vinto varie gare, in Europa continentale abbiamo vinto in Spagna e in Francia. Come non c'era una strategia? Uno può spendere 10 mila miliardi senza una strategia?

PRESIDENTE. Una strategia non presuppone un lavoro di collegialità, ognuno per le proprie competenze?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certo.

PRESIDENTE. E lei come rende compatibile questa sua dichiarazione con il fatto che Tommasi e Gerarduzzi andavano per conto proprio senza dare conto a nessuno?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ma la strategia era stata fatta ai tempi di Pascale. Io sto parlando di quando fu fatta la strategia.

PRESIDENTE. Finita l'epoca di Pascale, praticamente si instaura - insisto nel dire - una specie di monarchia assoluta, non dà conto più a nessuno. Questo si può dire oppure c'è un controllo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, però devo dire che la strategia si continuò a seguirla: continuavamo ad andare in America latina anche con Tommasi, continuavamo ad andare in Austria e in Francia anche con Tommasi. Posso dire una cosa? L'avocazione di Telekom-Serbia al gruppo è comprensibile. Io poi, quando i miei collaboratori, come dice lei, si ribellarono e mi chiesero «perché non la facciamo noi?», dissi: secondo me è un'operazione politicamente complessa, come quella della Russia, è in un paese difficile, e il gruppo, giustamente, avoca a sé tutte le responsabilità perché non vuole fare errori. Non c'era niente di male nel fatto che se l'avocassero. In un processo di avocazione, poi, si possono anche usare le strutture che si hanno a disposizione, cioè uno può anche fare un'operazione come Telecom sfruttando le strutture di STET International, che da questo punto di vista erano nettamente migliori; però questo non rientra nelle mie decisioni, presidente.

PRESIDENTE. Nei casi di acquisizione di partecipazioni in società estere da parte del gruppo STET-Telecom Italia, venivano di norma presi contatti...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No.

PRESIDENTE. Non ho concluso.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi, mi è scappato un «no».

PRESIDENTE. Io me lo spiego, perché mi pare che il «no» qui è preventivo. Venivano di norma presi contatti con il Ministero degli affari esteri o con le rappresentanze diplomatiche al fine di ottenere informazioni per una migliore valutazione del cosiddetto rischio paese?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io ho lavorato trent'anni all'estero e in tutti i paesi dove ho lavorato ho preso contatto con gli ambasciatori, non con il Ministero degli affari esteri.

PRESIDENTE. Che poi informavano.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Che poi informavano, perché per noi l'ambasciatore era il Ministero degli affari esteri.

PRESIDENTE. Come spiega questa ulteriore anomalia - stiamo facendo una collezione di anomalie - per cui l'ambasciatore Bascone ha dichiarato di non essere stato per nulla coinvolto in questa operazione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Per nulla, no, ha detto che è stato ad una riunione. Lui ha detto che ebbe una riunione con Miranda e Rosati all'inizio. Poi, una riunione con Miranda e Rosati non so a cosa possa servire... però poi Baldizzone dice che a fine periodo, in vicinanza dell'acquisizione, fece una cena all'ambasciata; quindi non ho capito se poi furono una o due le riunioni. Secondo me furono di più di una o due, ma comunque... Le dico una cosa: per caso Gerarduzzi era mio compagno di scuola in terza liceo a Padova. Era un famoso liceo di Padova e lui era mio compagno di scuola. Ci ritrovammo per caso in Telecom Italia. Il fatto di essere stati compagni in terza liceo dava una certa... non so come spiegarlo. Gerarduzzi mi parlava di Telekom-Serbia, così, tra amici: secondo me, dall'ambasciatore ci è andato un sacco di volte, però, presidente, non è che io ero lì... Ci sono andati parecchie volte, ma come faccio a dirlo? L'ambasciatore dice di no, quell'altro dice di no... Secondo me ci andavano. Come si fa, in Serbia...

GUIDO CALVI. Ha elementi per affermarlo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no.

GUIDO CALVI. Allora non ci racconti di sue supposizioni, si limiti ai fatti.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi, fatti non ne ho. I fatti sono le due riunioni, una che dice Baldizzone e una che... Chiedo scusa.

PRESIDENTE. Nel novembre 1996 lei riceve la visita di alcuni intermediari che vantano delle conoscenze politiche grazie alle quali si potrebbe configurare la possibilità di concludere un affare con la Serbia.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questo è il conte?

PRESIDENTE. Ne abbiamo già parlato. C'è una brusca interruzione dicendo «lei non capisce niente, so a chi rivolgermi». Ci vuole raccontare quell'incontro in modo più particolareggiato? Che cosa succede? Innanzitutto, chi sono i signori che vengono da lei?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Arriva sulla porta del mio ufficio il conte accompagnato da una persona, che mi saluta, non dice chi è e se ne va. Io chiamo alla riunione la mia collaboratrice Carla Cico e ci sediamo su un divano.

PRESIDENTE. Lei, il conte e Carla Cico, mentre l'altra persona se ne è andata.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non è neanche entrata dalla porta: ha salutato e se ne è andato. Il conte si è seduto e mi ha detto subito: le vengo a parlare perché questa storia di Telekom-Serbia non va avanti, bisogna un po' ravvivarla e le dico chi sono. Devo ripetere? Mi disse: sono un amico di Milosevic, vado a caccia...


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PRESIDENTE. Questo lo ha detto.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ripeto che dopo gli chiesi: che senso ha, in questa operazione, che è un'operazione di Stato, un mediatore? E lui mi disse: lei capisce poco. Capirò poco...

PRESIDENTE. La persona che se ne è andata ha appreso successivamente se poteva essere Alberto Bragagni?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Successivamente l'ho appreso, sì.

PRESIDENTE. Era Alberto Bragagni?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Così mi hanno detto, sì. Io non lo conosco Alberto Bragagni.

PRESIDENTE. Tramite chi arrivarono a lui?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Le ho detto: secondo me arrivarono tramite Argentino, perché Bragagni è amico di Argentino, ma io non lo conosco.

PRESIDENTE. Vitali ha detto di conoscere o di vantare conoscenze di intermediari, di altre personalità, o di politici?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Lui ha vantato soltanto le sue conoscenze in Serbia: Milosevic e la figlia di Milosevic.

PRESIDENTE. Riuscì a parlare di somme di denaro?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, ma non era proprio possibile.

PRESIDENTE. Dopo lei con chi ne parlò, e quali decisioni vennero prese?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io telefonai a Pascale e gli dissi: ho ricevuto il conte, non mi piace per questi motivi, fai come ti pare. Lui disse: benissimo, se non piace a te, non piace neanche a me, arrivederci e grazie.

PRESIDENTE. Dopo quell'incontro, lei sentì parlare di Telekom-Serbia?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente. Presidente, io stavo a STET International, stavo in mezzo alla cosa: non me ne occupavo, però ne sentivo parlare. Nei gruppi si parla.

PRESIDENTE. Da quanto ho capito - mi corregga se sbaglio, non è un'osservazione polemica - era una specie di cicaleccio, tanto voi non avevate un investimento ufficiale.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. In tutti i gruppi c'è cicaleccio: quello ha fatto questo, quell'altro ha fatto quest'altro, è andato lì, è tornato... Questo all'ENEL, in Telecom, alla FIAT. Si chiama pettegolezzo aziendale.

PRESIDENTE. Pettegolezzo aziendale, abbiamo appreso un'altra novità. Secondo la prassi e la sua esperienza, il Governo poteva non essere a conoscenza dell'affare?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Lei dice il Governo. Io dico che il ministro degli esteri non poteva non essere a conoscenza dell'affare, perché lo aveva informato l'ambasciatore. Secondo me, in base alle mie credenze trentennali, un ministero che ha tre persone in un consiglio di amministrazione dovrebbe essere informato di quello che succede. Se poi non è così, io non so che dirle, presidente.

PRESIDENTE. Può ripetere quali erano i ministeri che erano rappresentati?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Il padrone di STET era il Ministero del tesoro, che aveva tre consiglieri nel consiglio di amministrazione di STET.

PRESIDENTE. Il Ministero delle poste era rappresentato?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questa è una bella domanda: non lo so.

PRESIDENTE. Come spiega il fatto che la SIN delibera l'acquisizione prima che venga fatto da Telecom-STET e da STET International?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Le ho detto che la mia impressione - ma è un'impressione - è che avessero bisogno di chiudere l'operazione il giorno della firma del contratto e pertanto, per predisporre i pagamenti, ci volevano almeno quattro giorni, e ha fatto un consiglio quattro giorni prima.

PRESIDENTE. Mi segua bene: 9 giugno 1997, lei è presente, siamo al consiglio di amministrazione di STET International. Sono assenti giustificati Desario, Battiato, De Julio e Varetto. Giustificati da chi e perché?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mandavano delle lettere. Comunque, Desario stava a Belgrado, questo lo so; gli altri non lo so. Desario, all'epoca, era presidente di STET International ma era anche direttore generale di STET. La STET aveva una divisione che si occupava di internazionale, e Desario era direttore generale della divisione internazionale di STET. Quindi era normale che fosse lì, secondo me.

PRESIDENTE. Alla fine del 1997, lei ricorda una certa tempestosa telefonata nell'ufficio di Masini?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Quella di cui ho già parlato?

PRESIDENTE. Sì.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Beh, tempestosa... Masini si arrabbiò, disse «non pago» e chiuse il telefono.

PRESIDENTE. Chi era l'altro funzionario STET presente, oltre a lei?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Se non sbaglio, era sempre Carla Cico. Come fa a sapere che c'era un altro?

PRESIDENTE. Lei ha parlato di cicaleccio... noi abbiamo il nostro cortile.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi. Comunque sì, c'era Carla Cico.

PRESIDENTE. C'era Carla Cico. Come vede, il cicaleccio funziona. Se Masini era ancora in STET International oppure era andato in SIN, come ha visto questo nuovo incarico di Masini? Si è fatto un'idea sui motivi? Sa a cosa era destinato quel pagamento riferito ai 42 miliardi richiesti a Masini e chi ha firmato poi quell'assegno?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non ho capito l'inizio della domanda.

PRESIDENTE. Si riceve una richiesta di firmare un assegno di 42 miliardi. Masini si rifiuta. Quell'assegno chi l'ha firmato?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Secondo me, quando hanno firmato i contratti e deliberato i pagamenti, ha pagato anche quelle fatture. Questo è quello che penso, ma è sicuramente così, anche se non ho elementi per dirlo. Si firma un


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contratto, si stabilisce di pagare, suppongo che vengano pagate tutte le fatture che si riferiscono al contratto.

PRESIDENTE. Ingegnere, lei si è dimostrato persona informata dei fatti, perché ha letto i nostri atti, ha letto gli interrogatori e altro, quindi non viene qui per tentare soluzioni.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non mi sarei mai permesso.

PRESIDENTE. Alla fine si possono tentare soluzioni come valutazioni proprie personali. Lei di questa operazione si è fatto un'idea: è un'operazione che lei considera pulita, per gli elementi a sua conoscenza (non per sua impressione, non ci interessano le impressioni)?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Presidente, fa delle domande terribili.

PRESIDENTE. È un complimento?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non so... Lei dice una mia valutazione personale dell'operazione?

PRESIDENTE. Sì.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. «Pulita» è troppo grosso come aggettivo. È un'operazione ambigua, sì, ambigua, non direi sporca: ambigua, sì.

PRESIDENTE. Per me basta. Do ora la parola ai colleghi.

ALFREDO VITO. Vorrei cercare di essere più dettagliato, non dico più preciso, perché lei si è sforzato notevolmente e gliene do atto. Il colloquio con il conte Vitali. Il conte Vitali vanta amicizie con gli jugoslavi. Cosa dice, che le sue amicizie possono far sì che l'affare si concluda?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Possono agevolare l'operazione.

ALFREDO VITO. E chiede un compenso di mediazione per questo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. Lui si è presentato come mediatore; il mediatore chiede un compenso quando trova un ambiente favorevole, non aveva senso che lo chiedesse a me che gli stavo tagliando le gambe.

ALFREDO VITO. Che significa «gli stavo tagliando le gambe»? Lui viene e dice di essere amico di Milosevic, di andare a cena, di andare a caccia, di conoscere la figlia, afferma di poter essere utile nell'operazione. Lei come taglia le gambe?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non mi interessava la cosa. Non vedo perché quando uno va in un paese e porta una barca di soldi per fare un'operazione deve anche stare attento all'amico di Milosevic. Io faccio l'operazione se è conveniente per loro, cioè se pago abbastanza: a cosa mi serve un intermediario? È un mercato ristretto. Le Telecom, come le società elettriche, sono società che dispongono di grandi quantità di denaro. Non è un affare normale. Io partecipo ad una gara e metto sul tavolo competenze tecniche e soldi: perché ho bisogno di mediatori? Non servono! Il mediatore serve in una transazione fra due società piccole, ma quando ho soldi e competenze, li metto sul tavolo, come gli altri cinque: chi giudica guarda i soldi e la competenza, fa le sue valutazioni e ne sceglie uno.

PRESIDENTE. Quindi era una mediazione inutile, visto che c'erano gli altri ingredienti...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Per me era completamente inutile, perché quando lei porta mille miliardi perché deve pagare


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un mediatore? Se porta 50 milioni, posso anche capirlo, ma chi glieli porta mille miliardi?

ALFREDO VITO. E il conte Vitali le disse che l'affare si era arenato, che c'erano state delle difficoltà.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

ALFREDO VITO. E queste difficoltà da dove provenivano?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questo non lo so, perché poi ho saputo - come ha detto il presidente - che l'operazione era in corso già da prima. Non lo so. Credo che l'operazione fosse in corso da quando ancora c'era l'Iritel e che fosse stata avviata sotto l'Iritel. Così mi è arrivata, però sono tutte informazioni che ho avuto così... quindi nel 1993, addirittura... 1994, 1995, era tanto che se ne parlava. Io onestamente non lo sapevo, perché ero appena arrivato nel gruppo.

ALFREDO VITO. Lei ha detto: noi portiamo una barca di soldi, perché ci vuole la mediazione? Quindi, in quel momento lei sapeva, per esempio, quanto la Telecom era disponibile a spendere, evidentemente.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io non sapevo quanto, però di operazioni ne ho fatte decine.

ALFREDO VITO. E avete sempre portato una barca di soldi dovunque.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, però in Brasile abbiamo vinto con il 2 per cento sopra il prezzo base d'asta, quindi non buttavamo via i soldi, stavamo molto attenti, perché era un impegno professionale: non si può vincere una gara offrendo il doppio del secondo. Ricordo che questo successe una volta in America e cacciarono via chi vinse la gara. Sono valutazioni che tutti fanno. Tutte le Telecom valgono nello stesso modo, tutte le banche d'affari usano gli stessi criteri, quindi, grosso modo, alla fine, durante una gara, tutti arrivano allo stesso risultato; dopo - e questo è il punto qualificante della cosa - il management valuta il suo interesse in quell'operazione. Voglio dire che un'operazione in Brasile può essere più interessante per Telecom Italia che per una società americana o per France Telecom, e il management ci mette sopra qualcosa perché il suo interesse lo quantifica per vincere la gara. Questa è la procedura, ma non sono prezzi a caso: tutti, alla fine, arrivano più o meno alle stesse valutazioni, perché un business plan si fa secondo certe regole che sono uguali per me, per France Telecom, per Deutsche Telekom, per UBS, per Morgan Stanley.

PRESIDENTE. C'erano state gare ovunque?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ovunque tranne che in Serbia, sì. Ovunque, anche in Bulgaria hanno fatto una gara.

ALFREDO VITO. Il business plan, il lavoro di Baldizzone la trova completamente d'accordo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no gliel'ho detto perché: il modello ce lo facevamo noi. Baldizzone non era in grado di farsi un modello perché non era il suo mestiere, non è colpa sua.

ALFREDO VITO. Chi nominò Baldizzone responsabile del business plan?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Baldizzone era la persona che in Telecom Italia si occupava di quelle cose nella direzione - allora stava con Sardo - controllo di gestione. Quindi, aveva in mano la possibilità di fare valutazioni, ma la squadra...


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ALFREDO VITO. Da dove proveniva Baldizzone?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Da Telecom, non lo so: io sono arrivato in Telecom nel 1995. Baldizzone, quando si occupava di Telekom-Serbia, era un impiegato.

ALFREDO VITO. Le risulta che fosse molto vicino a qualche dirigente di Telecom?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, però era una persona molto simpatica, era uno che ci sapeva fare, era di bell'aspetto; anche a me era simpatico. Sapeva le sue cose, ma gli mancava l'organizzazione. Noi, in STET International - non lo dico perché... sono tre anni che sto fuori e non me ne frega più niente - avevamo veramente una bella organizzazione, anche per merito di Masini, che era il più ferrato per quanto riguarda business plan, valutazioni, eccetera. Avevamo Miglio con noi, che è super, e avevamo una squadra di ragazzotti bravissimi, che sapevano fare il loro lavoro.

ALFREDO VITO. E perché foste scavalcati allora?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questo non me lo chieda.

ALFREDO VITO. Mi consenta: lei è un alto dirigente di un'azienda e ce ne sono altri come lei; svolgete professionalmente un certo tipo di attività, l'avete fatto per 80 progetti, è sempre andata bene, siete sempre stati ringraziati. Poi, all'improvviso, si pone una questione, c'è un rischio politico, c'è un rischio paese, vi viene tolto di mano e un giovane, diciamo, bravo, preparato, capace, estroverso, viene messo in questa attività: nessuno di voi si ribella, nessuno di voi chiede come mai questo è avvenuto? Il pettegolezzo aziendale che dice?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Me l'hanno chiesto, io ho detto: il gruppo avoca a sé perché l'operazione è politicamente complessa e quindi se la vuole gestire direttamente ai massimi livelli del gruppo e non di STET International. Per me l'intervento del gruppo era giustificato. Quello che non ho capito è perché il gruppo, poi, quando si dedica ad un'operazione del genere, non utilizza tutte le risorse che ha, e quindi anche quelle di STET International. Questo non l'ho mai capito e non mi chieda perché, perché non lo so.

ALFREDO VITO. Si è posto il problema, che lei ha giustificato con un'esigenza di provviste di cassa, i quattro giorni, eccetera. Ma in questa procedura di STET Netherland perché STET International viene messa da parte? E perché proprio Netherland? Ce n'erano tante...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no, mi scusi, Netherland era la società che sulle acquisizioni di partecipazioni in società estere era la cassa, era quella che aveva le azioni e pagava. Quindi la società operativa di cassa era STET Internationl Netherland, cioè i soldi per le operazioni venivano da Telecom Italia-TIM, a volte passavano da STET International e andavano in STET International Netherland, a volte andavano direttamente in STET International Netherland con aumenti di capitale, con...

ALFREDO VITO. Chi era l'amministratore di STET Netherland?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Era Masini.

ALFREDO VITO. I rapporti tra Masini e Tommasi di Vignano quali sono?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Buoni, sì, vecchia conoscenza.


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ALFREDO VITO. Grazie.

KATIA ZANOTTI. Ingegnere, lei ebbe questo colloquio con il conte Vitali. Può affermare, quindi, che il conte Vitali, quando interloquì con lei in quell'incontro, non chiese soldi per sé.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No.

KATIA ZANOTTI. E non chiese soldi neppure per i suoi amici slavi per «rivitalizzare» l'affare?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, non li chiese.

KATIA ZANOTTI. Lei informò il dottor Pascale che il colloquio che aveva avuto era con il conte Vitali?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente.

KATIA ZANOTTI. Perché il dottor Pascale - lo avrà visto anche dai verbali - ha sempre detto di non sapere chi erano gli interlocutori e i mediatori. Lei è informato del fatto che ci fu un consiglio di amministrazione di Telecom nel 1996, al quale parteciparono anche il dottor Pascale, il dottor Silvestri e Chirichigno, che diede l'assenso alla prosecuzione della trattativa, nonostante le valutazioni che in sede STET International erano state date fino ad arrivare ad uno stop?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Però Pascale nella sua deposizione ha detto che lui non avversava l'operazione Serbia. Ha detto: mediatore no, ma Serbia si può anche fare. Quindi, che abbiano autorizzato l'operazione Serbia - anche se io del consiglio non so assolutamente nulla - penso che sia successo, prima o poi.

PRESIDENTE. Onorevole Zanotti, mi inserisco in questo argomento perché l'ingegnere, approfittando della sua domanda, che a me sembra non esaustiva nella risposta, dovrebbe meglio chiarire per quale ragione, mentre nel primo incontro con Vitali stoppò l'operazione, successivamente, nel giugno 1997, diede incarico a Mario Agliata, direttore degli affari societari di STET International, di recarsi a Belgrado per formalizzare il contratto.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Beh, Agliata ha fatto un po' di confusione sulla storia, perché è andato a Belgrado per altre cose, come ho saputo, non certo per firmare il contratto.

PRESIDENTE. E allora perché andò, per turismo? Cosa fece?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Agliata era il capo societario di STET International, cioè colui che si occupa delle questioni societarie, dei verbali dei consigli di amministrazione e altre cose. In società dipendeva direttamente da Masini, non da me, il che non vuol dire niente, però...Fu mandato a Belgrado non ho mai capito perché: lui ha scritto delle cose sul giornale e ne ha dette altre, ma non certamente per firmare il contratto, presidente.

PRESIDENTE. Quindi ha detto una cosa non vera.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non aveva capito niente, ma non è colpa sua.

PRESIDENTE. È abituato a non capire niente? Io non lo conosco.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Secondo me nell'occasione non ha capito quello che faceva.

PRESIDENTE. Insomma, era un'allegra brigata, un circolo di conversazione simpatico...io invidio questo, perché vorrei anch'io trovare ragioni di umanità varia...


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Scusi, presidente, ma STET International non era un'allegra brigata, era una società seria. Il fatto è questo e sono valutazioni personali.

GIUSEPPE CONSOLO. Allora chi era l'allegra brigata?

PRESIDENTE. Gli altri.

KATIA ZANOTTI. Lei dice che Pascale aveva un piano strategico che riguardava anche l'Europa orientale. Dopo che Pascale se ne andò via, il piano strategico continuò naturalmente con interventi nei diversi paesi e c'è la vicenda Telekom-Serbia, dalla quale tutti prendono le distanze. Questo è quanto, personalmente, ricavo da queste audizioni, nonostante sul piano strategico l'operazione fosse considerata positiva e utile.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

KATIA ZANOTTI. In quel consiglio di amministrazione c'è l'assenso alla prosecuzione delle trattative, c'è un giudizio di congruità sul costo dell'operazione, perché i parametri presentati sono sufficientemente plausibili. Tuttavia, succede che la presa di distanza...si dice che è la capogruppo che tiene in mano l'operazione per gestioni politiche, eccetera. Da questo punto di vista, chiedo una sua opinione e una sua valutazione: tutto rientrava nel piano strategico, o alla fine il punto di caduta erano i mediatori, perché facevano riferimento ad amicizie di caccia e di cavallo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. La Serbia rientrava nel piano strategico, anzi, come paese confinante aveva una certa prevalenza nel piano strategico.

KATIA ZANOTTI. Quindi il punto di caduta, in realtà, per STET International, in quel momento, fu il fatto che i mediatori non erano affidabili.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi, vorrei chiarire. Io non dissi a Pascale che non bisognava andare in Serbia, bensì che il mediatore non mi era piaciuto, che la mediazione non la capivo. Ma se il gruppo avesse deciso di andare in Serbia e avesse dato l'incarico a STET International, noi avremmo svolto l'incarico, punto e basta, e saremmo arrivati ad una conclusione, positiva o negativa non lo so, perché non l'abbiamo trattata. Ma nessuno ci ha detto di occuparcene. Se ce l'avessero detto, lo avremmo fatto, perché non facevamo quello che volevamo noi, ma quello che ci diceva il gruppo, che era il nostro azionista al 100 per cento.

KATIA ZANOTTI. La mia sintesi è questa: i mediatori si sono presentati a STET International e non hanno funzionato, sono passati da Tommasi e sono stati considerati più affidabili, la capogruppo, attraverso questo lavoro di mediazione, ha proseguito, dopo di che vedo che Pascale, in quel consiglio di amministrazione, insieme agli altri, dice che si può proseguire nella trattativa. C'è congruità sul prezzo, quindi questa operazione, in realtà, non aveva un esito di tale incongruità e anomalia...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, gliel'ho detto, era un'operazione che probabilmente era giusto che il gruppo avocasse a sé, vista la complessità del sistema. La mia osservazione è terra terra, perché io dico che un gruppo che dispone di tante risorse se le usa punto e basta, fa quello che vuole, le usa come vuole: invece noi non fummo utilizzati, tutto qui, ma noi eravamo quelli che sapevano fare queste cose.

PRESIDENTE. Mi complimento con i colleghi per i ritmi impressi alla seduta, perché stiamo procedendo nei tempi giusti.
Presidente Selva, ho fatto un atto di autorità giustificato dall'etica. Il presidente Selva oggi è stato estromesso, in quanto


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alla fine è stato costretto a rinunciare, quindi devo recuperare un commissario che ha subito già l'affronto di non aver parlato prima.

GUSTAVO SELVA. La ringrazio per la sua cortesia, presidente.
Dopo le dichiarazioni dell'ingegner Aloia, ci troviamo in uno scenario, e alla fine chiederò se non sia fantasioso, da parte mia, ma lo ritengo realistico. L'ingegner Aloia ha del conte Vitali un'impressione assolutamente negativa, al punto che...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, ma non mi piacciono i mediatori in generale.

GUSTAVO SELVA. Questo aggrava la posizione del conte Vitali. Le decisioni vengono prese, le responsabilità politiche finanziarie vengono assunte da tre rappresentanti del Ministero del tesoro...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Scusi, dal consiglio di amministrazione di Telecom in cui ci sono tre rappresentanti...

GUSTAVO SELVA. Quelli che avevano, come ha detto lei... Siccome non sarebbe possibile dar luogo ad un'operazione di questo genere senza il consenso del Governo, sono sostanzialmente quelli i tre rappresentanti del Governo che danno, diciamo così, la parola finale. Nonostante il suo parere, nonostante tutto questo sia stato fatto in consiglio di amministrazione in «varie ed eventuali», a vincere la partita è Vitali, cioè la persona che lei giudicava assolutamente non necessaria. Qual era il potere di Vitali per arrivare al risultato che aveva perseguito e per il quale c'era il suo parere negativo, assolutamente condiviso da Pascale? Da dove derivava questo forte potere di convinzione? Soltanto dalle battute di caccia con Milosevic o dall'amicizia della figlia di Milosevic? Chiedo una sua valutazione.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Voi fate delle domande difficili. Secondo me, in queste operazioni internazionali dove tutti credono di essere bravi, chi ci si avventura si accorge che invece non è facile, perché anche questo mestiere è un'arte come le altre; allora, è più facile, forse, in mancanza di altri requisiti, prendere un mediatore che aiuta. Non so, io penso questo. A me un mediatore non serve, a Masini non serviva, forse a Gerarduzzi serviva, perché non era capace di fare le cose, tutto qui. Non so, onorevole.

MICHELE LAURIA. Siccome tutti conoscevano l'operazione Telekom-Serbia ipotizzata fin dal 1993-1994 e conclusa nel 1997, e abbiamo anche assistito a differenti valutazioni, nel senso che nessuno la disconosce, però si prendono le distanze (è valida, non è valida), l'operazione era comunque inserita in un quadro strategico...

PRESIDENTE. È un fatto storico.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io non ho detto né che sia valida né...

MICHELE LAURIA. Sto facendo soltanto una breve premessa. Quindi, battere sempre sul fatto se era opportuna o non era opportuna, se il Governo sapesse o meno e sino a che punto... Il problema è se ci sono state irregolarità, se ci sono state tangenti e chi le ha prese. Quindi, anche se il ministro del tesoro o quello degli esteri, o l'ambasciatore, come del resto ha ammesso, è stato bypassato ed informato solo alla fine, il problema è un altro: la strategia era quella, non c'era l'embargo, si poteva andare avanti. In questi giorni, addirittura, avrà letto una dichiarazione del responsabile della Telekom-Serbia...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Hanno venduto, sì.


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MICHELE LAURIA. Avendo acquisito le quote della Telecom Italia a prezzo ragionevole, hanno detto di aver fatto l'affare del secolo.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

MICHELE LAURIA. Quindi, non era tanto improvvido andare ad acquisire la Telekom-Serbia, sgombriamo il campo una volta per tutte da questo.

PRESIDENTE. Scusi, senatore Lauria, non per polemica, solo per la precisione dell'addebito: l'affare del secolo l'hanno fatto per il prezzo stracciato con cui hanno acquistato.

MICHELE LAURIA. Hanno fatto l'affare del secolo perché hanno pagato poco, perché è un'azienda che ha prospettive enormi, pur nella difficoltà del settore delle telecomunicazioni.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Hanno pagato la metà, e poi bisogna capire se è veramente la metà.

MICHELE LAURIA. Appunto, perché è tutto legato... Ora, fatte queste premesse le rivolgo una domanda. Lei ritiene che Chirichigno o Agnes o Pascale si siano allontanati, per ricorrere a un eufemismo, non siano stati riconfermati, oppure siano stati invitati alle dimissioni dal gruppo Telecom-STET, perché c'erano differenti valutazioni su come procedere alla privatizzazione - ricorderà che a quell'epoca c'erano anche pressioni della Comunità europea - oppure vede un collegamento con l'affare Telekom-Serbia?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ho già detto che non lo vedo proprio, è troppo piccolo per giustificare una cosa del genere. Vedo un collegamento con i criteri di privatizzazione.

MICHELE LAURIA. Ma come lei tanti altri. Un'altra domanda. Lei ha parlato di ambiguità. Io stesso potrei sposare questa tesi, anche perché non risultano pressioni politiche, nessuno ha detto, nel corso delle audizioni, di aver ricevuto pressioni politiche per chiudere il negoziato. Chissà se lo stesso conte Vitali alla fine non abbia millantato questa amicizia con il dittatore serbo e poi non si sia addentrato in altre... Lei, fiutando che dietro possibili mediazioni ci possono essere margini anche oscuri, ambigui, ha avuto una sorta di rigetto per questa figura del mediatore in generale, e di Vitali in generale.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. E dei soldi che ha preso.

MICHELE LAURIA. Quindi, l'ambiguità poteva anche essere in uno dei due poli dell'operazione, poteva essere nel polo serbo, che quindi inquinava, non riguardando livelli istituzionali italiani, rendeva «ambigua» (ha usato un termine esatto) l'operazione. Penso di interpretare questo termine «ambiguo», così, senza prove...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, troppi consulenti, troppa gente in mezzo.

MICHELE LAURIA. Le risulta che per altre negoziazioni vi siano stati mediatori negli anni precedenti?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, abbiamo fatto solo gare. Sempre e solamente banche d'affari.

MICHELE LAURIA. Di questa operazione Telekom-Serbia ha parlato con Chirichigno?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, io Chirichigno lo conosco pochissimo.

MICHELE LAURIA. Ne ha parlato solo con Pascale?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, solo con Pascale. Io sono stato portato in Telecom solo da Pascale. E poi, prima che li conoscessi sono andati via tutti: è stato un anno tumultuoso il mio primo anno in Telecom Italia.

PRESIDENTE. Senza nulla togliere a lei, mi pare che non abbia portato fortuna a nessuno, perché c'è stata una moria.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io sono stato con cinque differenti amministratori delegati in cinque anni: Pascale, Tommasi, Rossignolo, Bernabè e Colaninno. I miei amici all'Enel si lagnavano che c'era Tatò ed io ne ho avuti cinque. Quindi, Chirichigno è stato lì troppo poco tempo perché io potessi conoscerlo.

MICHELE LAURIA. Per me sono sufficienti le domande che ho rivolto e più che soddisfacenti le risposte, con un'appendice. Per quanto riguarda il distacco, di cui si è parlato stamattina, presso la Presidenza del Consiglio, formalizzo la richiesta alla presidenza - poiché poi, in un certo momento, i distacchi sono terminati - di conoscere tutti i distacchi di un certo livello eseguiti presso ministeri, la stessa Presidenza del Consiglio o altri, dal 1994 in poi.

PRESIDENTE. Abbiamo detto che riprenderemo il tema in una sede in cui lei è presente. Abbiamo differito la trattazione all'ufficio di presidenza.

MICHELE LAURIA. Va bene, presidente, con questa aggiunta: tutti i distacchi dal 1994 in poi.

PRESIDENTE. In genere si dice che i distacchi sono dolorosi, ma questi erano graditissimi, non si sa perché...!
Prima di dare la parola al senatore Consolo vorrei chiederle, ingegnere: quale disposizione ha dato al dottor Milvio per gli incontri del marzo 1995 e perché risultava presente Vitali agli incontri?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Milvio era mio collaboratore. Milvio di queste cose, per quanto mi riguarda, non può essersi occupato. Se lo ha fatto, se ne è occupato per conto suo, a titolo personale, e ha fatto male, se è vero quello che dice lei.

PRESIDENTE. Non «se è vero» quello che dico io, scusi.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, non l'ho mai saputo. A marzo?

PRESIDENTE. Le preciso, per essere chiaro, che non sono io l'audito: io sono qui per audire.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Presidente, lo so, mi scusi, non mi dica questo, ho il massimo rispetto.

PRESIDENTE. La circostanza che è emersa...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. È che Milvio ha partecipato a delle riunioni con Vitali?

PRESIDENTE. Sì. A che titolo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. A titolo personale, contro il parere della società, senza informare la società.

PRESIDENTE. Ricorderanno i colleghi che si diceva che questo non parlava mai, che stava lì come un albero. Lei ha letto i verbali: ha letto anche quello che ha detto Vitali?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, perché non c'è.

PRESIDENTE. C'è una sorpresina, perché Vitali dice che non è affatto vero


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che lui è stato allontanato per questioni di moralità, per non avere tra i piedi un mediatore e così via, ma che vi era un contrasto verticale tra Telecom e STET International.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Boh, ma che ne sa Vitali di queste cose, chi gliele dice queste cose?

PRESIDENTE. Vitali era uno di casa lì.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non credo proprio. Io ero un sopravvenuto, però Masini stava lì da vent'anni e con Tommasi andava d'accordissimo. Poi, cosa vuol dire, mi scusi? È il contrasto tra l'elefante e la pulce: non ci può essere contrasto fra Telecom e STET, perché Telecom è il mostro che prende a calci nel sedere e la manda via.

PRESIDENTE. STET sarebbe gelosa di questa iniziativa che Telecom assumeva in via protagonistica.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. STET o STET International?

PRESIDENTE. STET International ad un certo punto vede che Telecom la precede in questa iniziativa in Serbia.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. E allora? Ne aveva altre 44 per le mani. Telecom Italia faceva quello che voleva perché era azionista al 100 per cento di STET International; se mi voleva cacciare via, mi cacciava in tre giorni...

GIUSEPPE CONSOLO. Ingegner Aloia, tra i vari aspetti della sua deposizione, uno mi ha colpito in particolare. Parlando del siluramento (se mi si passa il termine) di Pascale, lei ha detto che l'operazione Telekom-Serbia era una piccola cosa. Poiché l'operazione è di 1.500 miliardi, mi spiega l'uso dell'aggettivo «piccola»?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Intanto preciso che si è trattato di 890 miliardi per Telecom e di 1.500 in tutto. Noi abbiamo fatto operazioni in Austria da 2.300 milioni di dollari, in Brasile abbiamo speso 1.300 milioni di dollari, in Francia una cifra equivalente. Quindi, fra tutte le operazioni che abbiamo fatto, quella di Telekom-Serbia non era certo la più grossa, era una delle operazioni normali.

GIUSEPPE CONSOLO. Ma tra dire che non era la più grossa e dire che era piccola...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi, è una valutazione... Prima ho parlato di società grosse che portano una barca di soldi. In questo ambito 800 miliardi era una cosa abbastanza normale. Mi rendo conto che non è piccola: è piccola nell'ottica della Telecom, ma non piccola, media. Mi riferisco al livello di cui si parlava in quel periodo. Per San Paolo Telefonica de Espana ha pagato 5.800 milioni di dollari, cioè dieci volte Telekom-Serbia. Quindi, in quest'ottica l'operazione era piccolo-media.

GIUSEPPE CONSOLO. Quindi lei l'ha considerata piccola. Ma può considerare questa operazione peculiare, in relazione alle 85 operazioni progettate in quel periodo?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Che vuol dire peculiare?

GIUSEPPE CONSOLO. Con delle caratteristiche specifiche, diversa dalle altre 84.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Era diversa, l'ho detto tre volte, era un'operazione in un paese in cui c'era un dittatore che ha fatto tre guerre etniche, dove c'era una pace, quella di Dayton, che era appesa ad un filo, dove la guerra poteva scoppiare da un momento all'altro. Quindi, era sicuramente


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un'operazione diversa dalle altre, ma soltanto per questi motivi, che non sono oggetto di valutazione. Sono i capi azienda che fanno queste valutazioni, non i ragazzotti che fanno i business plan.

GIUSEPPE CONSOLO. Lei ci ha elencato cinque amministratori. Agnes, Pascale e Chirichigno portano utili record e, guarda caso, vengono tutti e tre silurati. Secondo la sua valutazione, perché? Secondo le sue valutazioni e secondo «radio azienda» (come diceva lei)...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ho detto la mia idea: secondo me volevano privatizzare in un altro modo, differente da come voleva privatizzare Prodi. Però, onestamente, io queste cose non le so, sono cose che ho pensato, a cui ho pensato a lungo, perché Pascale era mio amico ed ero sull'aereo da Stoccolma quando ho letto La Repubblica e la sera l'hanno mandato via. Mi è dispiaciuto, ed ho cercato di capire perché. La valutazione mia personale è che non potesse essere questo il motivo, ma che il motivo fosse molto, molto più grosso, come in effetti era molto più grosso il processo di privatizzazione.

GIUSEPPE CONSOLO. Ingegnere, io le pongo queste domande - che a lei possa interessare o meno - perché ho fiducia in lei come testimone, anche se è audito liberamente.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Grazie.

GIUSEPPE CONSOLO. Mi sembra infatti che le sue dichiarazioni, al di là di qualche sbavatura caratteriale, di emozione, eccetera, siano assolutamente genuine, forse differentemente da quanto è successo in altri casi.
Che lei sappia - a noi interessano anche i fatti che lei è riuscito a sapere all'interno in quel periodo - questi fondi per l'acquisto come furono trasferiti? E perché, poi, questa fretta straordinaria di chiudere l'operazione il giorno 9?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non lo so. Il problema della fretta straordinaria me lo sono posto anch'io, ma non l'ho mai capita. Però, se uno non sa quello che succede, come fa a giustificare la fretta? Io non lo so, onestamente. Probabilmente dovevano chiudere il contratto il 9 giugno e per farlo bisognava che qualcuno cominciasse ad occuparsene almeno il 5 giugno, ma con molta fretta. Di solito, noi vincevamo una gara e i pagamenti si effettuavano tre mesi dopo, con tutta calma: avevamo tutto il tempo di sistemare le questioni burocratiche, i notai, la ricerca del denaro... Perché anche cercare due miliardi di dollari sul mercato... Facevamo saltare il valore del dollaro, non è così semplice. Tutta questa fretta... Non lo so, veramente non lo so.

GIUSEPPE CONSOLO. Non ci sono stati dei commenti? Come Commissione, abbiamo interesse di arrivare alla verità, non ad una verità precostituita.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Abbiamo pensato che i serbi volessero chiudere l'operazione finanziaria il giorno in cui firmavano il contratto, perché è gente sospettosa, che non si fida. Allora, se doveva essere così, le procedure di STET International Netherland dovevano essere avviate almeno quattro giorni prima. Ma se lei mi chiede perché doveva essere chiusa il 9, io non lo so. Secondo me, il 12 o il 15 era lo stesso.

GIUSEPPE CONSOLO. Le risulta se il pagamento fu effettuato in contanti?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no, questo l'ho letto sui giornali, non lo so, mi sembra una cosa ridicola... A me è sembrata un'avventura di cappa e spada, così come l'ha descritta sul giornale quel


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giorno: questi che partono, con i sacchi di iuta, gli aerei... Mi è sembrata una cosa... Poi tutto è possibile, si può anche fare così, ma proprio non lo so, non lo so, non ci voglio neanche entrare in mezzo.

GIUSEPPE CONSOLO. Questa operazione a me ricorda un pochino quella del 19 luglio 1985. Mi riferisco al venerdì nero della lira.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Me lo ricordo benissimo.

GIUSEPPE CONSOLO. Reperire sul mercato una tale quantità di denaro provoca, per chi si occupa professionalmente di tali questioni, la cosiddetta onda anomala del denaro, specie considerando che in quel periodo non eravamo nel rapporto euro-dollaro, come oggi, e quindi un'eccessiva domanda... Qualcuno si pose questo problema o no?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questo era un problema che la nostra direzione finanziaria si poneva sempre, perché voleva sempre il tempo necessario per poter comprare la valuta senza farla saltare. Se lei compra 2 mila milioni di dollari sul mercato in un giorno lo fa saltare. Quindi, secondo me, hanno anticipato di quattro giorni anche per evitare queste cose. In quattro giorni, 800 milioni di marchi li compra senza far saltare niente.

GIUSEPPE CONSOLO. Tra gli 84 residui progetti - molti dei quali, però, non furono chiusi - ve ne fu qualcuno per il quale si usò una fretta simile?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No.

GIUSEPPE CONSOLO. Quindi questo è l'unico. Ultima domanda. Lei ha detto - con un ragionamento che mi ha convinto - che quella mediazione le sembrava inutile. Le chiedo allora in modo secco: secondo la sua valutazione, le mediazioni erano strumentali all'operazione o l'operazione era strumentale alle mediazioni medesime?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questa mi sembra la domanda del secolo... è una bella domanda, la faccia ad un altro perché io non so cosa rispondere, onestamente.

GIUSEPPE CONSOLO. Desidero solo una sua valutazione su questo.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no, non ho valutazioni su questo, perché non ho il minimo elemento per valutare.

PRESIDENTE. Ingegnere, lei ha detto al senatore Consolo che l'operazione può essere considerata medio-piccola.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Media, sì, in termini di affari di Telecom in quel periodo.

PRESIDENTE. Riusciamo a capirlo, nel rapporto generale. Come mai, allora, l'OTE subentra per rilevare certa parte delle azioni, atteso che è un'operazione quasi routinaria?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questa è un'altra domanda del secolo: non l'ha mai capito nessuno a cosa servita l'OTE. Probabilmente... voglio pensare che, siccome l'operazione era a rischio, giustamente Telecom Italia ha detto: facciamo entrare un altro e ci teniamo soltanto il 29 per cento invece del 49, così abbassiamo il rischio dell'operazione. Questa è la mia interpretazione positiva. Lei sa che i greci da sempre vogliono entrare in Serbia e non li fanno entrare: sono stati agevolati ad entrare e sono entrati. Secondo me, comunque, visto dal punto di vista di Telecom Italia, è stato un buon modo per abbassare il rischio dell'operazione.


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MAURIZIO EUFEMI. Ingegner Aloia, se l'operazione era medio-piccola, allora potrebbe dar ragione a quanto ha detto il professor Izzo che si poteva fare in sette minuti, come è stato fatto, e senza business plan.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi scusi, c'è sempre una valutazione comparativa e una assoluta: medio-piccola nell'ottica delle operazioni di telecomunicazioni di quel periodo, ma 900 miliardi sono sempre tanti, in valore assoluto. È sempre una bella operazione. Io le dico che in Austria abbiamo speso 2.300 milioni di dollari, ma abbiamo dedicato la stessa attenzione alle operazioni da 500 milioni di dollari, perché sono sempre 500 milioni di dollari.

MAURIZIO EUFEMI. Era questo che volevo sapere. Torno sull'audizione del dottor Baldizzone, richiamando la domanda che fece il presidente Trantino, quando chiese se nel business plan era stato considerato il rischio paese.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, sempre.

MAURIZIO EUFEMI. A domanda rispose che era stato valutato intorno agli 8-9 punti percentuali.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Il tasso di sconto, sì.

MAURIZIO EUFEMI. Quindi era stato esplicitamente fatto. Ritiene congrua questa valutazione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, la ritengo congrua senza considerare - adesso qualcuno si arrabbia... - il rischio politico. Nel rischio paese viene anche inserita una parte di rischio politico, però viene inserita in Lituania, in Estonia, in Lettonia, in Russia ed in Francia. Lì, secondo me, il rischio paese era prevalentemente politico. Poi in effetti la guerra è scoppiata: io non lo sapevo, però lo immaginavo, e quando scoppia una guerra sa cosa bombardano subito? Prima le centrali elettriche, ma non le rovinano, perché costano troppo, bombardano le sottostazioni; invece bombardano gli impianti di telecomunicazioni uno per uno, ed in Serbia hanno distrutto l'80 per cento degli impianti. Quindi, alla fine la società valeva zero, dopo la guerra.

MAURIZIO EUFEMI. Nel caso di acquisizioni estere, secondo lei doveva essere informato il Ministero delle poste e telecomunicazioni oppure no?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Adesso sicuramente no.

MAURIZIO EUFEMI. E allora?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, scusi, io non ricordo chi era il padrone di Telecom Italia e di STET, cioè se era il Ministero del tesoro o quello delle poste e telecomunicazioni. Se il Ministero delle poste aveva delle azioni, doveva essere informato, se non le aveva no, non lo so. Aveva una partecipazione? Onestamente, questo non lo ricordo.

GUSTAVO SELVA. Era il Tesoro.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Era il Tesoro, sì.

MAURIZIO EUFEMI. Al fine di valutare il valore di un'azienda estera, solitamente si deve effettuare una due diligence presso l'azienda che si deve acquisire.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente.

MAURIZIO EUFEMI. In Serbia, da quello che abbiamo appurato, nessun dipendente


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né Telecom né STET ha mai valutato impianti e beni di Telekom-Serbia andando sul posto.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questo lo ha detto Baldizzone?

MAURIZIO EUFEMI. Lo abbiamo accertato. Ritiene corretta la redazione del business plan senza valutazione di due diligence?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Assolutamente no, però mi sembra stranissimo che non l'abbiano fatta.

MAURIZIO EUFEMI. Lo abbiamo accertato.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non è possibile.

PRESIDENTE. Va bene, lei si limiti al suo giudizio.

MAURIZIO EUFEMI. Per quanto riguarda il «chiacchiericcio» (così lo ha definito) aziendale, cosa si è detto sulle cifre pagate e sulle modalità di pagamento?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sulle modalità di pagamento nessuno sa niente, ma sulle cifre pagate, onestamente, posso dire che in quel periodo erano accettabili. Le cifre pagate in quel periodo erano altissime. D'altra parte, France Telecom sta fallendo per quello che ha pagato in quel periodo, Deutsche Telekom sta fallendo per quello che ha pagato in quel periodo. Noi, devo dire, nell'insieme dei progetti, abbiamo speso poco, perché abbiamo perso molte gare. Allora ci seccava, adesso possiamo dire che è stato un bene. Abbiamo perso molte gare perché facevamo offerte molto limitate, non volevamo buttare via i soldi. Può andare bene e può andare male, servirebbe la sfera di cristallo per saperlo prima. A posteriori ci è andata bene. Ma a quell'epoca, per quanto riguarda i prezzi pagati, c'era una follia collettiva. Il prezzo viene asseverato non sulla base degli assett della società, ma sulle prospettive di sviluppo che una società ha in un certo numero di anni, e poi viene scontato, a tempo zero, con il tasso di sconto che più è alto e più abbassa il valore dell'operazione. Però è tutta una valutazione prospettica: si pensa che il numero dei clienti aumenti in un certo modo, che il fatturato per cliente aumenti in un certo modo, che le spese per cliente diminuiscano in un certo modo. Si fanno i conti in otto anni e si stabilisce quale è la prospettiva, comprando sulla prospettiva, non sulla base attuale. Se poi scoppia una guerra e la prospettiva va a zero, è tutto finito.

MAURIZIO EUFEMI. Io mi riferivo ad una altra questione. Pertanto scindo la domanda. La prima è la seguente: STET International nel 1995 vince la gara per l'acquisizione della società di telecomunicazioni russa...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, non la fa.

MAURIZIO EUFEMI. Come no? Nel 1995 STET International non vince la gara per...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, partecipa, ma non compra.

MAURIZIO EUFEMI. Va bene. Per 160 milioni di abitanti. Paga poi, invece, 890 miliardi per una popolazione di 11 milioni di abitanti, in Serbia. Ritiene proporzionati questi due valori?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. Però l'operazione russa - l'operazione Sviasinvest - riguardava una società che aveva non tutta la Russia, ma solo una parte. E non fu conclusa da Pascale, come


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ho detto all'inizio, perché mi disse che la ritenne politicamente non affidabile, anche se il prezzo andava bene. Mi fece anche un ragionamento dicendo: ti immagini, anche ambientalmente, in una città a mille chilometri da Mosca, un ingegnere russo e un ingegnere di Telecom che si guardano in faccia e si parlano uno in russo e uno in italiano? Che si dicono? L'operazione in Russia prevedeva che andassero là almeno venti italiani, ma i russi non parlano inglese e gli italiani nemmeno; i russi non parlano italiano e gli italiani non parlano russo. Era un gran casino. Anche queste sono considerazioni che vengono fatte.

MAURIZIO EUFEMI. A me interessa sapere se c'è la proporzione tra gli 890 miliardi per 11 milioni di abitanti e i 1.500 miliardi della vostra offerta riguardante 160 milioni di abitanti.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, c'è la proporzione, perché l'offerta riguardava non tutta la Russia, ma una parte ben delimitata.

MAURIZIO EUFEMI. Ha memoria di qualche altra acquisizione fatta da Telecom Italia senza l'intervento di STET International?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no. Ho memoria di alcune operazioni avviate, che sono 4 su 85.

MAURIZIO EUFEMI. Ho detto che ho scisso la domanda perché io mi riferivo al pagamento dei facilitatori.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, no. Tranne la Telekom-Serbia, tutte le altre operazioni avviate da Telecom Italia senza STET International furono poi riportate in sede STET International. Quella dell'Uzbekistan fu riportata in sede STET International, quella di Zanzibar pure. Le esaminammo e le chiudemmo, ma senza nessuna... Però le dico che, siccome l'operazione era stata avviata da Telecom Italia, in Uzbekistan e a Zanzibar c'ero andato io a vedere di che si trattava. Perché non si può chiudere l'operazione di una capogruppo senza tutte le giustificazioni del caso.

MAURIZIO EUFEMI. La questione dei facilitatori. Mi riferisco alla questione dei...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mai presi, sì.

MAURIZIO EUFEMI. È stata pagata una certa cifra che sappiamo.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

MAURIZIO EUFEMI. Chi ha dato materialmente l'ordine di pagarla, secondo lei?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Chi ha firmato il contratto.

MAURIZIO EUFEMI. E chi è stato?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Posso immaginarlo, ma non lo so. Però i contratti ce li avete.

MAURIZIO EUFEMI. Ci dica chi immagina. Chi può aver dato l'ordine di pagare questa cifra?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. L'ordine può averlo dato solo Tommasi. Questi poteri li aveva solo lui. Poi, se l'ha firmato lui, Gerarduzzi o un delegato non lo so. Tommasi aveva il potere di firmare e delegare qualcuno alla firma. Quindi, non so se ha delegato o no, però i poteri erano i suoi.


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MAURIZIO EUFEMI. Queste cifre sono state poi riportate nella relazione al bilancio? Come sono state giustificate?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Io il bilancio di STET Netherland non l'ho visto, perché non era mia competenza. Non so, senatore. Devo pensare di sì, ma non lo so. Di solito, se è tutto normale, vengono portati... ma non lo so. Però, se un contratto viene firmato, si porta anche a bilancio.

PRESIDENTE. Ingegnere, spenga una mia curiosità. Siamo davanti ad un'operazione che offre rischi di una guerra che sta per precipitare, come ha detto lei. Sappiamo altresì - e non ci vuole scienza bellica - che i primi obiettivi strategici da colpire sono proprio quelli delle telecomunicazioni. Attesa questa delicatezza e sovraesposizione dell'operazione, dove il rischio è ancora più alto di quanto si possa immaginare, non pensa che è stato veramente un eccesso, una sfida, pagare addirittura dei mediatori per un'operazione che offriva solo rischi?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Lo penso e l'ho detto.

CARLO TAORMINA. Torno al suo incontro con Vitali nel quale le fu rappresentato che era amico di Milosevic e della figlia e che questa era una ragione importante perché lui si interessasse della questione.
Vitali come reagì alla sua posizione negativa?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Fredda.

CARLO TAORMINA. Le rappresentò quali sarebbero stati i suoi ulteriori propositi? Che cosa avrebbe voluto fare per portare avanti l'operazione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Mi disse: «Lei non capisce niente. Vado a parlare con altri», che sono Tommasi e Gerarduzzi.

CARLO TAORMINA. Le ha detto espressamente i nomi?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, mi ha detto i nomi ed ho un testimone.

CARLO TAORMINA. Chi è il testimone?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Carla Cico.

CARLO TAORMINA. Della quale lei ha detto prima.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

CARLO TAORMINA. La decisione del 5 giugno di STET International Nederland e la deliberazione del 9 giugno 1997 di STET International hanno identico contenuto?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, perché STET International Netherland fu autorizzata a procedere all'acquisizione e STET International, in due pagine e mezza, conferma che STET International Netherland è stata autorizzata a procedere all'acquisizione. Quindi non parla di come si fanno le cose.

CARLO TAORMINA. STET International da chi è stata autorizzata?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Fu autorizzata da Telecom Italia dopo il consiglio del 6 giugno, in cui l'argomento fu presentato da Telecom Italia come «varie ed eventuali». Il 5 giugno STET International Netherland fece il suo consiglio di


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amministrazione e il 9 STET International fece il suo consiglio e avallò la decisione.

CARLO TAORMINA. Voglio capire: avallò la decisione restandone fermi i contenuti.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Leggo il testo: «Delibera di approvare l'operazione di acquisto da parte della controllata olandese STET International Netherland del 29 per cento del capitale azionario della società serba Telekom-Serbia con un prezzo di acquisto fino a 892,93 milioni di marchi tedeschi, con la correlata possibile opzione per il 4 per cento da accordarsi alla società greca OTE, come sopra illustrato. Il pagamento di detto prezzo avverrà in due tranches, la prima all'atto del closing per un ammontare pari a 701,77 milioni di marchi e la seconda alla data del 2 gennaio 1998 per un ammontare pari a 191,16 milioni di marchi. Delibera di ratificare la sottoscrizione da parte di STET International Netherland degli accordi contrattuali relativi alla predetta operazione avvenuta in data 9 giugno», questo è un errore perché da noi è andata il 5 giugno.

CARLO TAORMINA. Questa è STET International.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Esatto.

CARLO TAORMINA. La delibera di STET Netherland che cosa prevedeva specificamente?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non l'ho mai vista, però devo presupporre - perché ho visto altre delibere - che prevedesse...

CARLO TAORMINA. ... la stessa cosa.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, e l'ordine di procedere all'acquisizione, quindi di trovare i soldi, di fare le procure necessarie, eccetera.

CARLO TAORMINA. E la ragione tecnica di questa pubblicità di deliberazione da cosa nasce?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Nasce dal fatto che STET International è una società al cento per cento di Telecom Italia; STET International Netherland è una società al cento per cento STET International, in cui successivamente Telecom Italia è entrata. Ad un certo punto decise di fare, invece che un'operazione in denaro per l'acquisizione, un aumento di capitale, aumentando la sua quota. Tant'è vero che, in occasione di Telekom-Serbia e dell'aumento di capitale legato agli 890 milioni di marchi, STET International scese in STET International Netherland sotto il 51 per cento. Noi avevamo un contratto con la Bolivia per l'acquisto di una società di Stato che prevedeva che STET International non potesse scendere sotto il 51 per cento in STET International Netherland; mi occupai io di far sì che poi accettassero questo cambio.

CARLO TAORMINA. Comunque STET International avrebbe potuto deliberare da sola senza bisogno che in precedenza STET Netherland avesse assunto la deliberazione del 5 giugno.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente. Di solito è la controllante che delibera per prima e la controllata delibera dopo.

CARLO TAORMINA. Al limite sarebbe stato necessario e sufficiente che STET International avesse deliberato, anche senza STET Netherland.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.


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CARLO TAORMINA. Perché sono state fatte due deliberazioni?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Perché poi, per procedere al pagamento...

CARLO TAORMINA. Perché STET International si limita all'avallo di quello che era stato già deliberato da STET Netherland?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Perché STET Netherland aveva già deliberato e qualcuno doveva avallare. La domanda è: perché STET Netherland ha deliberato prima di STET International?

CARLO TAORMINA. Sì, o ha deliberato in genere, perché se STET International sarebbe stata in grado di deliberare in maniera autonoma, bastava la sua deliberazione perché l'operazione si facesse. Mi spiega la ragione per cui STET Netherland ha dovuto deliberare prima?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Se il pagamento - questa è una mia ipotesi - doveva essere effettuato un certo giorno (il 9 giugno), era necessario che STET International Netherland se ne fosse già occupata per almeno quattro giorni, perché nessuno riesce a pagare 890 milioni di marchi se non ha quattro giorni di tempo. Quindi io penso che si sapesse che il contratto doveva essere firmato il 9; quindi il 5 hanno incaricato STET Netherland di procedere a tutte le pratiche, dopo di che soltanto successivamente all'approvazione da parte di STET International hanno provveduto al pagamento.

CARLO TAORMINA. Era regolare questa procedura?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non è normale, però secondo me può essere regolare, perché alla fine, siccome era la Telecom che agiva...

CARLO TAORMINA. STET International avrebbe potuto deliberare diversamente da quello che aveva deliberato STET Netherland il 5 giugno?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente, se Telecom Italia avesse deliberato diversamente, ma, siccome aveva deliberato approvando, non avrebbe potuto.

CARLO TAORMINA. Quindi, STET International si trova di fronte - uso una formula forte, magari non corrispondente alla realtà - al fatto compiuto.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

CARLO TAORMINA. Avete parlato con il collega che mi ha preceduto dei valori di Telekom-Serbia. A lei, come pensiero personale, è mai venuto in mente che la cifra individuata come prezzo dell'acquisizione potesse non essere corrispondente alla realtà di ciò che si acquisiva?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non avevo gli elementi, perché non ho visto il business plan, né altro. Però, ripeto, sicuramente la valutazione era alta, ma quanto lo fosse, in un momento in cui tutte erano alte, è difficile dirlo.

CARLO TAORMINA. Il presidente ha fatto presente il contesto particolare in cui si verificava la contrattazione, che induceva a prezzi non alti ma quanto più modesti possibile. In quel contesto, o precedentemente, lei ha mai avuto modo di ritenere che la cifra individuata come prezzo potesse essere eccessiva?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. A occhio, secondo me era un po' alta.

CARLO TAORMINA. Di quanto, secondo lei?


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Un po' alta. Però, il problema di Telekom-Serbia è che mancano i paragoni, nel senso che non essendo una gara non vi sono le offerte Telecom, TNT, Telekom Austria, eccetera, con cui fare un confronto.

CARLO TAORMINA. Però voi che siete abituati a quel tipo di contrattazione sapete mettere sul banco dell'analisi una serie di dati e vedere la differenza fra Telekom-Serbia, in quella condizione politica sull'orlo della guerra, e altre situazioni normalmente trattate da voi. Credo che la ragione fosse sufficiente per capire che il prezzo eventualmente praticabile non potesse che essere di gran lunga inferiore.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Per dare una risposta seria avrei dovuto vedere un po' di carte che non ho visto. Ad occhio e croce quello che dice lei è giusto se si prende in considerazione il rischio politico, cioè il rischio di guerra.

CARLO TAORMINA. Questo è il discorso dell'uovo e della gallina. Se il rischio di guerra era presente e non è stato preso in considerazione come elemento che dovesse gravare sulla determinazione del prezzo, ne prendiamo atto.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Senza prendere in considerazione il rischio di guerra, secondo me, il prezzo era quello; se prendiamo in considerazione tale rischio il prezzo era molto alto.

CARLO TAORMINA. Era molto alto.
In questi giorni abbiamo saputo che Telekom-Serbia è stata rivenduta e che c'è una differenza «ballerina» di circa 500 miliardi in lire italiane rispetto al prezzo che è stato pagato all'epoca. Lei ha riflettuto su questo particolare? Trova stravagante questa conclusione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Se si vendessero oggi molte delle partecipazioni comprate all'epoca (non solo noi, ma anche dai francesi) sarebbe difficile fare prezzi simili a quelli pagati. Mi dicono che hanno venduto a 400 miliardi, ma come? Un po' adesso, un po' nel 2006, un po' nel 2008? Intendo dire che se non vedo il contratto come faccio a valutare?

CARLO TAORMINA. Però 500 miliardi scalati oggi rispetto al corrispettivo del 1997, quindi quasi cinque anni fa, rappresentano un'entità che potrebbe corrispondere a quel rischio guerra non calcolato.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Oggi a 500 miliardi Telecom ha fatto un affare, Tronchetti Provera ha fatto un affare, se veramente li prende, cosa di cui dubito.

CARLO TAORMINA. Ha fatto un affare, quindi figuriamoci quello che era nel 1997, se avessimo calcolato il rischio guerra! Praticamente abbiamo venduto a zero!

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non c'era stata la guerra; c'erano prospettive di sviluppo diverse.

CARLO TAORMINA. D'accordo, ma se i 500 miliardi di oggi equivalessero ad 800 miliardi del 1997, tenuto conto del rilievo che lei attribuisce al rischio guerra, dovremmo praticamente essere nello stesso ordine di idee, o sbaglio?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, ha ragione.

CARLO TAORMINA. La ringrazio.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Però lo attribuisco io il rischio guerra.


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CARLO TAORMINA. Certo, è una valutazione sua.
Circa il ruolo dell'UBS, le risulta qualcosa?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certo. Non sono assolutamente d'accordo con quello che ho letto sulla deposizione. Il ruolo dell'UBS è stato stravolto. Io ho detto che il ruolo della banca d'affari consiste in un parere indipendente, a lato del mio, che lo deve confortare. Cioè io porto in un consiglio d'amministrazione un'operazione dicendo che vale mille miliardi e, a supporto, dico che vale mille miliardi anche per l'UBS. Invece lì hanno usato UBS come co-preparatore del lavoro, cioè hanno fatto il business plan insieme su un modello UBS. È ridicolo, perché i modelli in STET International li facevamo noi.

CARLO TAORMINA. Mi sta dicendo che UBS praticamente non ha fatto niente?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. Ha fatto molto meno di quello che fa in casi analoghi e anche Telecom Italia ha fatto molto meno. Hanno fatto metà per uno.

CARLO TAORMINA. Hanno dichiarato invece che UBS avrebbe fatto un grossissimo lavoro per avviare a soluzione la trattativa.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Questo è un altro discorso.

CARLO TAORMINA. Quindi non le risulta.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. È una mia idea personale.

CARLO TAORMINA. Il vostro schema di lavoro...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Era molto diverso. Noi avevamo una banca d'affari e c'era un'altra banca d'affari; noi facevamo un business plan con un nostro modello e loro lo facevano con il loro modello.

CARLO TAORMINA. Lo fornivate voi il modello?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Loro avevano il loro e noi avevamo il nostro. Noi fornivamo le informazioni tecniche che non avevano e loro ci davano, in alcuni casi, i dati macroeconomici del paese che noi non avaevamo.

CARLO TAORMINA. Quindi, in sintesi il ruolo di UBS non è stato quello che lei ha potuto apprendere e comunque, dal punto di vista della predisposizione, è stato inferiore a quello rappresentato.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certamente. Non ha svolto il ruolo che dovrebbe svolgere una banca d'affari, che dovrebbe lavorare per presentare una sua valutazione indipendente.

CARLO TAORMINA. Lei sa quanto ha percepito l'UBS?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ho letto tre miliardi.

CARLO TAORMINA. Sono giustificati secondo lei?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Si tratta di qualche «per mille».

CARLO TAORMINA. Lo 0,3.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. In Brasile, dove avevamo un'operazione da 1300 miliardi...


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CARLO TAORMINA. Questa quota sarebbe nell'ottica che ci ha indicato in precedenza per tutto l'affare.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Come dicevo, in Brasile per un'operazione da 1 miliardo e 300 milioni di dollari, avevamo un success fee di 3 milioni di dollari. Ciò vuol dire che la banca lavorava per noi e noi pagavamo una quota mensile che avrebbe assorbito, in teoria, il success fee che sarebbe stato pagato soltanto in caso di vittoria. Tre milioni di dollari su 1 miliardo e 300 milioni equivalgono circa al 2-2 e mezzo per mille.

CARLO TAORMINA. Avendo svolto tutta l'attività.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Si parla sempre in millesimi, mentre qui si parla di centesimi.

CARLO TAORMINA. Rispetto ad un'attività che già di per sé non ha una corrispondenza con le percentuali praticate quando la banca d'affari svolge integralmente la sua funzione. È esatto?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, però sia generoso!

CARLO TAORMINA. Qui parliamo dei soldi degli italiani!

ENRICO NAN. Lei ha seguito altre operazioni.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Tutte.

ENRICO NAN. Ci può dire quali fossero le modalità di pagamento?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Del pagamento si occupava la direzione finanza di Telecom, che non voleva interferenze; però di solito si usavano i bonifici bancari.

MICHELE LAURIA. Non con sacchi di iuta?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Lo ha detto lei, ma a me sembra di vedere un film.

ENRICO NAN. Bonifici bancari su quali banche, quelle dei paesi interessati o altre?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sulle banche dei paesi interessati che i governi comunicavano.

ENRICO NAN. Quindi non su banche o società off shore?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No. Erano tutte gare, meno questa.

ENRICO NAN. Quindi per lei è anomalo versare su altre banche che non siano quelle dello Stato acquirente?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì.

ENRICO NAN. Era normale pagare con partite di giro? Mi spiego meglio: in questo caso la somma venne anticipata tutta dalla Telecom Italia anche per la OTE, la quale poi pagò la sua quota scontandola con partite di giro. Era una prassi normale?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non era normale nel senso che non abbiamo mai comprato niente con qualcun altro, tranne che in questo caso. Forse se avessimo comprato qualcosa con qualcun altro in altri casi lo avremmo fatto. Non lo so.


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ENRICO NAN. Possiamo dire che in questo caso ci troviamo in presenza di una procedura anomala?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Unica, perché non può che essere tale, non essendoci altre operazioni simili.

ENRICO NAN. Di fronte al fatto che l'UBS si doveva occupare anche della quantificazione del prezzo, considerato che avevate professionalità vostre per farlo e che lo avevate sempre fatto voi, non vi è stata una discussione o qualcuno ha domandato come mai?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, anche perché queste pecche di Baldizzone sono venute fuori adesso. Io pensavo allora che Baldizzone facesse il suo modello; non avrei mai pensato che non fosse in grado di farlo, altrimenti sarei intervenuto. Comunque non sono cose gigantesche.

GIAMPIERO CANTONI. Il dottor Pascale nella sua audizione ha dichiarato che il conte Vitali era amico di Tommasi. Le risulta?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. No, Vitali non me lo ha detto. So che Vitali andava a cavallo.

PRESIDENTE. Non esclude che possa essere amico di Tommasi?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Tommasi andava a cavallo. Però non me lo ha detto.

GIAMPIERO CANTONI. Posso tradurre questa anomalia o questa unicità - come lei curiosamente dice - dell'operazione nel fatto che l'UBS - come spesso, ahimè, è avvenuto nel contesto di curiose privatizzazioni fatte nel nostro paese negli ultimi anni, quando spesso venivano coinvolte banche estere per avere una valutazione che potesse confermare dei prezzi anomali - potrebbe essere stata tirata in ballo per affermare la congruità di un prezzo assolutamente fuori della realtà, tenendo presente che la Serbia nel momento in cui è stata fatta la valutazione - ho consegnato al presidente Trantino il modello di valutazione che è stato oggetto del prezzo scaturito e poi pagato - aveva un reddito pro-capite di 1700 dollari all'anno, quindi fra i più bassi in Europa?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Il mondo è bello perché è vario, ma io onestamente trovo singolare che una banca come l'UBS si vada a screditare in questo modo per 3 miliardi! Tutto è possibile, ma mi sembra strano. Per 3 miliardi, ma sapete cos'è l'UBS?!

GIAMPIERO CANTONI. Per quanto riguarda la formazione della provvista per il pagamento del prezzo d'acquisto del 29 per cento di Telekom-Serbia e della mediazione a Vitali e a Dimitrijevic, nel verbale di riunione del consiglio d'amministrazione di STET International (di cui lei era direttore generale) del 9 giugno 1997, una riunione fra l'altro coeva alla firma del contratto, l'amministratore delegato dottor Massimo Masini illustrava che il denaro necessario all'acquisto del 29 per cento delle azioni di Telekom-Serbia sarebbe stato ricavato attraverso un finanziamento concesso alla controllata olandese dalla capogruppo STET Telecom Italia. Veniva quindi illustrato che tale finanziamento sarebbe stato convertito in aumento di capitale da sottoscriversi. Tutto ciò premesso appare evidente che l'esborso di denaro per l'acquisto di Telekom-Serbia fu sopportato da Telecom Italia.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certo.

GIAMPIERO CANTONI. Per cui bisogna stabilire chi all'interno di Telecom dette l'ordine di versare il denaro.


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ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. La direzione finanza.

GIAMPIERO CANTONI. Allora dovrebbe cortesemente indicarci...

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Quando c'ero io c'era Battiato; no, allora non c'era più Battiato, ma non ricordo il nome, basta chiedere chi fosse il direttore finanza in quel periodo. Tutte le questioni finanziarie collegate alle erogazioni erano curate direttamente dalla direzione finanza di Telecom Italia. Chiedo scusa, non ricordo chi fosse in quel periodo il direttore finanziario.

PRESIDENTE. Può essere Battiato?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. È molto probabile che sia Battiato. Sì, nel 1996 era Battiato.

GIAMPIERO CANTONI. Quindi sarà opportuno sentire Battiato per farci illustrare questa situazione. A chi rispondeva Battiato?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Rispondeva all'amministratore delegato, cioè a Pascale all'epoca e poi a Tommasi.

GIAMPIERO CANTONI. A Tommasi o a Pascale?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. A Pascale finché è rimasto e dopo a Tommasi.

GIAMPIERO CANTONI. Pascale non c'era più.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. È andato via, se non sbaglio, ai primi di marzo.

GIAMPIERO CANTONI. Era stato dimissionato.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. A Pascale o a chiunque fosse l'amministratore delegato di Telecom.

GIAMPIERO CANTONI. Per quale motivo STET International Netherland delibera per conto e prima di Telecom Italia? Questo, a mio avviso, è il nodo dell'unica (come dice lei) o anomala (come dico io) operazione.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Penso di avere già risposto a questa domanda. Vuole che risponda un'altra volta?

GIAMPIERO CANTONI. Mi piacerebbe.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Secondo me, ha dovuto deliberare prima perché bisognava che contestualmente alla firma del contratto avvenisse l'erogazione del denaro.

CARLO TAORMINA. I soldi erano di Telecom?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Certo perché i soldi venivano trasferiti da Telecom a STET International Netherland, la quale ne disponeva. Quindi il pagamento lo faceva STET International Netherland, anche se i soldi erano di Telecom. I soldi erano sempre di Telecom.

PRESIDENTE. Sì, ma l'onorevole Taormina e il senatore Cantoni intendevano osservare che questo sembra un cammino a ritroso.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. È un cammino a ritroso.


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GIAMPIERO CANTONI. Se lei era contrario, come ha detto sin dall'inizio della sua audizione, per quale motivo ha avallato l'operazione?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Non è che l'abbia avallata. Si trattava di un'operazione unica (lei dice «anomala»), però Telecom Italia, azionista al cento per cento di STET International, poteva fare quello che voleva. E poi l'avallo di STET International era necessario formalmente. Telecom Italia poteva dire a STET International Netherland «Preparati per comprare», scavalcando noi.

CARLO TAORMINA. Poteva farlo o no direttamente?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, ma non voleva farlo perché voleva portare tutte le partecipazioni in una società olandese, dove - come lei sa benissimo - ci sono vantaggi fiscali.

GIUSEPPE CONSOLO. Perché questa Commissione che ha tutti i verbali non riesce a trovare quello della formalizzazione da parte di Telecom e di STET di questo discorso? Mi riferisco al verbale autorizzativo.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Se vuole posso darle io il verbale di STET International.

GIUSEPPE CONSOLO. Mi riferisco a quelli di STET SpA e di Telecom SpA. Il resto viene a cascata.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Come è possibile che non li troviate?

GIUSEPPE CONSOLO. Per il semplice motivo che non ci sono.

PRESIDENTE. Alcuni ci sono. Quello di Telecom del 1996...

GIUSEPPE CONSOLO. Quello dell'8 marzo 1996 che ha autorizzato l'eventuale joint venture.

PRESIDENTE. Abbiamo anche quelli del 1997, ma questo è un problema nostro.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Ci deve essere.

PRESIDENTE. Non deve essere lei a portarcelo, non si preoccupi.

GIOVANNI KESSLER. STET Netherland era già stata utilizzata da Telecom per acquisire altre partecipazioni estere?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Sì, moltissime. Vuole che le citi?

GIOVANNI KESSLER. Una o due.

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. In Cile, a Cuba.

GIOVANNI KESSLER. Era una procedura normale?

ANTONINO ALOIA, Direttore generale pro tempore di STET International. Era studiata, fatta apposta per questo.

PRESIDENTE. La ringraziamo.

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