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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Colfelice, Bernardo Donfrancesco, e del sindaco di San Giovanni Incarico, Giuseppe Petrucci.
L'odierna audizione potrà costituire l'occasione per acquisire dati ed elementi informativi sugli aspetti connessi allo stato di attuazione nel territorio dei comuni della vigente normativa in materia di gestione del ciclo dei rifiuti, con particolare riferimento agli aspetti connessi alla vicenda relativa all'impianto di riciclaggio rifiuti di Colfelice.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do la parola al sindaco di Colfelice, professor Bernardo Donfrancesco, e successivamente al sindaco di San Giovanni Incarico, dottor Giuseppe Petrucci, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione al termine dei loro interventi.
BERNARDO DONFRANCESCO, Sindaco di Colfelice. Ringrazio la Commissione per questa audizione che ci consente, per la prima volta, di esprimere il nostro parere sul funzionamento di questo impianto nato male, in quanto doveva risolvere i problemi di smaltimento dei rifiuti di una parte della provincia di Frosinone, o meglio inizialmente del Lazio sud (erano compresi nel consorzio anche Gaeta, Formia e Minturno, grossi comuni del sud pontino), ma poi è stato riportato in ambito provinciale anche se è stato inserito l'intero territorio della provincia. Ciò ovviamente non è stato, all'epoca, di nostro gradimento perché l'intera provincia ha 500 mila abitanti e un impianto, nato con la tecnologia di venti anni fa, o forse più, non poteva certo risolvere in maniera ottimale il problema dello smaltimento dei rifiuti.
I timori che avevamo inizialmente si sono concretizzati quando l'impianto è stato attivato, con una messa in funzione rapida perché qualcuno (la regione, il commissario nominato dalla regione) volle avviare comunque l'impianto anche se mancava la discarica. È infatti noto che l'impianto ricicla poco e soprattutto produce i cosiddetti sovvalli, i residuati delle lavorazioni, che hanno bisogno di un'ampia discarica (il problema dei mesi scorsi è proprio quello di una discarica che accolga il 70-80 per cento dei residuati della lavorazione).
Come dicevo, all'inizio non si trovò una discarica e il commissario regionale cercò soluzioni tampone, per cui inizialmente i residuati della lavorazione furono allocati presso Ceprano, Cassino, Pontecorvo e forse anche in qualche altra località. Di fatto non è stata mai individuata una discarica a servizio dell'impianto che, nel contempo, è divenuto fatiscente e obsoleto, per cui tutto ciò che doveva essere riciclato (materiali ferrosi, carta, plastica) ad un certo punto non è stato più riciclato. L'impianto, quindi, tratta questi rifiuti solo per avviarli a discarica.
Tutto ciò è stato causa in passato di grossi problemi di ordine igienico-sanitario tanto che, per almeno un paio di volte, sono stato costretto, come sindaco del comune e quindi autorità sanitaria del posto, ad emettere un'ordinanza di chiusura dell'impianto, perché le esalazioni erano impossibili da sostenere e vi era la giusta reazione degli abitanti della zona, in particolare del comune di San Giovanni Incarico. L'impianto, infatti, è sito al confine tra i comuni di Colfelice, Roccasecca e San Giovanni Incarico e, onestamente, ho sempre dovuto ammettere che il disagio maggiore è sostenuto dagli abitanti di quest'ultimo, come il collega sindaco può confermare.
Per il momento ho concluso. Sono a disposizione per eventuali richieste di chiarimento o approfondimento. Preciso comunque che l'impianto, essendo gestito da un consorzio di riciclaggio, non è nelle competenze del mio comune, per cui io posso seguirlo semplicemente come sindaco del posto.
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. Ringrazio l'onorevole presidente e i commissari per averci dato la possibilità di conferire con questa Commissione.
Confermo ciò che ha detto il collega, professor Donfrancesco, cioè che i disagi maggiori sono subiti dal territorio di San Giovanni Incarico, perché l'impianto è stato costruito nelle vicinanze del nostro territorio, anzi è vicinissimo a due frazioni molto popolose.
L'impianto, quando è nato, nel 1995, è stato concepito come un impianto di incenerimento dei rifiuti speciali, tossici e ospedalieri. Poi, in conseguenza delle grandi proteste delle popolazioni vicine, è stato convertito in impianto di riciclaggio e stoccaggio. Attualmente, per ammissione degli stessi membri del consiglio di amministrazione e per bocca della provincia, con dati di fatto alla mano, l'impianto non ricicla, o meglio ricicla solo per il 17 per cento e anche se dovesse farlo per il 20 per cento, di fatto è un impianto che non funziona o funziona a rovescio. Il ciclo dei rifiuti, di cui tutti ci dobbiamo far carico, non è completo e il termovalorizzatore di San Vittore non funziona: spiegherò brevemente perché.
Nella provincia di Frosinone, che comprende 91 comuni, si producono - in base ad una stima per difetto - 500 tonnellate al giorno di rifiuti. Ammesso che se ne ricicli il 20 per cento - una percentuale ottimistica -, ne va in discarica l'80 per cento e cioè 400 tonnellate al giorno di rifiuti non trattati, presi dal cassonetto, portati direttamente all'impianto di riciclaggio e stoccaggio di Colfelice, imballati e messi a dimora. Si tratta di 400 tonnellate di rifiuti non trattati - e non di sovvalli - che equivalgono a circa 300 metri cubi di balle. Per essere ancora più chiaro, posso dirvi che 300 metri cubi equivalgono ad un fabbricato per abitazioni civili avente le dimensioni di 10 per 10 per 3 metri di altezza. Quindi ogni giorno posizioniamo in discarica questa quantità, occupando in un giorno 100 metri quadrati per un'altezza di tre metri; in 10 giorni un ettaro di terreno (100 per 100) per tre metri di altezza; in 100 giorni, cioè poco più di tre mesi, avremo occupato - e di fatto sono stati occupati - un milione di metri quadrati per un'altezza di tre metri. Se i rifiuti non vengono trattati e riciclati, le discariche necessarie per gli impianti di riciclaggio e stoccaggio, invece di durare anni, si esauriscono nel breve tempo di qualche mese. Ecco perché, a fianco di questi impianti, ed in particolare di quello di Colfelice, nascono discariche che deturpano il territorio e che col tempo si uniranno e vi saranno percolato, combinazioni chimiche, esalazioni, con conseguenze devastanti per le popolazioni.
Noi, che siamo ufficiali di Governo, ci troviamo a gestire una situazione politica alquanto difficile. Immaginate come possa essere difficile per le popolazioni vivere nel nostro territorio dove vi sono questo impianto che non funziona e le discariche a fianco. È un diritto delle popolazioni vivere in maniera decente, senza sentire odori nauseabondi. Chi si trova a governare queste popolazioni incontra molte difficoltà proprio perché ha il dovere di difendere il territorio.
L'impianto di Colfelice produce soltanto RDF, cioè la frazione secca del combustibile che dovrebbe far funzionare il termovalorizzatore di San Vittore, ma non produce il CDR, cioè la frazione umida non inquinante, per cui tutto il ciclo dei rifiuti non ha motivo di esistere. Infatti, se abbiamo costruito un termovalorizzatore così efficiente e tecnologicamente avanzato come quello di San Vittore con soldi pubblici, non capisco perché il CDR debba provenire dalla Toscana (Colfelice non lo produce). Così facendo, la Reclas, la società che gestisce l'impianto di Colfelice, sta danneggiando i cittadini, i quali pagano un servizio che non è efficiente. Noi paghiamo il cento per cento per un servizio che viene effettuato solo per il 20 per cento. A questo punto i cittadini, per conferire i rifiuti a Colfelice, dovrebbero pagare il 20 per cento.
Il problema è che l'impianto di Colfelice così com'è non funziona perché, come diceva il collega Donfrancesco, tecnologicamente è vecchio e produce tutti i guasti
che abbiamo indicato. A Natale scorso ci sono state proteste da parte dei cittadini di San Giovanni Incarico perché non si poteva più respirare a causa del malfunzionamento dell'impianto di Colfelice e della discarica nata - non si capisce per quale motivo - a 500 metri di distanza, una discarica che dovrebbe essere provvisoria ma che si sta esaurendo per i motivi detti prima. In proposito abbiamo fatto ricorso al TAR di Latina; vi è stata poi un'ordinanza cautelare del tribunale di Latina con la quale si affermava che i nostri motivi erano fondati e si fissava l'udienza nel merito per il 7 marzo; non si capisce perché il tribunale di Roma abbia sottratto il nostro ricorso e lo abbia spostato a Roma (si dice che la discussione nel merito avverrà a novembre).
PRESIDENTE. Passiamo alle domande dei commissari.
BENITO SAVO. Vorrei chiedere ai colleghi - colleghi in quanto sindaci - un piccolo flash. Il professor Donfrancesco si occupa della gestione di Colfelice e dintorni da epoca immemorabile.
BERNARDO DONFRANCESCO, Sindaco di Colfelice. Nell'assemblea, mai nel comitato direttivo.
BENITO SAVO. La presenza del termovalorizzatore a San Vittore è stata tollerata perché esso avrebbe dovuto bruciare il CDR dell'impianto di Colfelice. Perché quando esso è stato costruito non si è proceduto di pari passo alla conversione dell'impianto di Colfelice affinché producesse CDR? Perché l'impianto di Colfelice non fu adeguato a produrre il CDR che poi potesse essere combusto a San Vittore?
Inoltre, il termovalorizzatore di San Vittore non riesce ad immettere nel circuito elettrico l'energia che produce con la combustione. Ne conosce il motivo?
LOREDANA DE PETRIS. Vorrei chiedere al sindaco Petrucci un chiarimento sulla vicenda della discarica provvisoria nella cava di Cerreto di Roccasecca (se non sbaglio c'è stata anche una serie di impegni della regione in proposito). Lei ha detto che di fatto è già in via di esaurimento, ma non ho capito se sia funzionate. Ricordo che vi è stato un impegno da parte dell'assessore Verzaschi con le due amministrazioni per un ammodernamento, con un forte investimento, dell'impianto di Colfelice.
GIUSEPPE SPECCHIA. Alcune domande dei colleghi riguardano fatti pregressi e responsabilità che vanno accertate. A me, come commissario, interessa sapere ciò che succede oggi: mi sembra assurdo che funzioni ancora un impianto di riciclaggio che non ricicla. Quali strade sono state attivate per ottenere la momentanea chiusura dell'impianto, in attesa che lo stesso venga adeguato?
PRESIDENTE. Non ho ancora capito quale sia la tipologia dell'impianto, cosa fa o cosa dovrebbe fare.
ORESTE TOFANI. Impacchetta l'immondizia che arriva!
GIUSEPPE SPECCHIA. Nel frattempo, i rifiuti potrebbero essere smaltiti altrove, considerato che attualmente non vengono smaltiti come la legge prevede; motivo per cui sarebbero dovute intervenire anche altre autorità.
ORESTE TOFANI. Ringrazio i due sindaci per la loro presenza e partecipazione e rivolgo in primo luogo una domanda al professor Donfrancesco, che giustamente ha detto che nel corso di questi anni ha dovuto emettere ordinanze di chiusura per motivi di sicurezza sanitaria. Oggi, cioè dopo che lei, sindaco, ha dovuto procedere con queste decisioni, c'è qualcosa di diverso? Ci sono stati miglioramenti nell'organizzazione dell'impianto, oppure siamo più o meno nella stessa situazione di allora, atteso che esso non ricicla, come è stato detto prima dal sindaco di San
Giovanni Incarico (in modo molto speranzoso perché non credo che si andrà oltre il 14 per cento)?
Devo immaginare che lei, signor sindaco, si sia trovato solo di fronte a questa situazione nell'ambito di un quadro più generale di autorità preposte, sia pure per competenze specifiche, cui ha fatto riferimento il collega Specchia.
Al sindaco Petrucci vorrei rivolgere un'altra domanda. Al di là del problema della non funzionalità, l'impianto in che condizione si trova? Da un punto di vista strutturale e ambientale, ci sono tutele che questo impianto comunque dovrebbe osservare? A me risulta che vi è stato un incendio massiccio.
LOREDANA DE PETRIS. Ci sono stati anche due o tre attentati.
ORESTE TOFANI. Sono poi sopravvenute condizioni di sicurezza da questo punto di vista, oppure l'impianto è come l'ho visto qualche mese fa, cioè quasi abbandonato a se stesso, con scarse protezioni e sicurezze? In questo modo il quadro sarebbe ancora più definito in termini di degrado, dal punto di vista del funzionamento e della struttura.
PRESIDENTE. La settimana prossima audiremo il presidente della regione e l'ARPA del Lazio, ulteriormente approfondendo la vicenda di carattere generale e nuovamente entrando in questo specifico. Ma laddove si individuasse la necessità di verifiche su singole questioni in sito, non ci sottrarremmo. Do la parola ai nostri ospiti per le repliche.
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. La discarica di Cerreto, che si trova a 500 metri in linea d'aria dall'impianto di Colfelice, è stata individuata dalla regione in maniera provvisoria, dopo che la provincia aveva individuato altri siti, diversi da Cerreto; non si capisce bene come - poiché il piano dei rifiuti provinciale non è stato fatto -, ma Cerreto è balzata agli onori della cronaca ed è stata individuata come discarica provvisoria, non avendo, secondo noi e secondo chi ha svolto delle indagini, i requisiti di idoneità, tra l'altro in barba ad una delibera provinciale che affermava che tutte le discariche dovessero essere situate oltre il limite di un chilometro e mezzo dagli impianti di smaltimento dei rifiuti. Il funzionamento della discarica, a seguito delle proteste pacifiche e legittime dei cittadini, è stato ritardato, ma poiché l'emergenza era gravissima (nel periodo di Natale la provincia di Frosinone era paralizzata dall'accumulo dei rifiuti) essa è stata aperta con la costruzione di un sub lotto - il primo lotto funzionale - non collaudato che sta per esaurirsi, per cui fra poco andremo in emergenza, perché la quantità dei rifiuti è enorme e tale da esaurire subito l'area funzionale.
BERNARDO DONFRANCESCO, Sindaco di Colfelice. Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Savo, il problema del termovalorizzatore, o meglio combustore (il neologismo è servito semplicemente per attenuare le proteste della popolazione del posto) è andato al di là delle competenze dei singoli comuni, ed in particolare del mio. Credo che la decisione sia scaturita non tanto dall'assemblea dei comuni consorziati, quanto dalla regione o dalla provincia, che hanno ritenuto che il ciclo di smaltimento dei rifiuti di Colfelice si completasse con l'incenerimento della parte residua. Infatti, da sempre è vero che una parte dei rifiuti, per quanto riciclati, doveva o dovrà andare all'incenerimento (termovalorizzazione o termodistruzione sono la stessa cosa). Come dicevo, ritengo che la decisione sia stata assunta dalla regione e dalla provincia. Forse all'epoca l'onorevole Savo faceva parte dell'amministrazione provinciale.
BERNARDO DONFRANCESCO, Sindaco di Colfelice. Per quanto riguarda l'ammodernamento dell'impianto, di fatto c'è stata la promessa di un grosso finanziamento da parte regionale. Io stesso ho preso parte ad incontri con l'assessore
Verzaschi che ha promesso, alcuni mesi fa, un finanziamento di almeno 9 miliardi di vecchie lire per la sistemazione dell'impianto che, nel frattempo, è divenuto maggiormente obsoleto per il fatto che è cambiata la normativa sulla termodistruzione. Inizialmente, venti anni fa, l'impianto così com'era produceva un tipo di residuato che poteva essere bruciato, ma la recente normativa - se ne è sentito parlare anche nell'ambito del comitato direttivo del consorzio - stabilisce che si produca direttamente CDR e questo impianto non è in grado di produrlo, per cui il materiale che esce dall'impianto non può essere bruciato per produrre energia elettrica o per essere incenerito. Questo è un primo problema che però, ad onor del vero e forse a difesa di chi ha costruito l'impianto, quindici o venti anni fa non poteva essere previsto.
Circa il funzionamento - e qui rispondo al senatore Tofani - inizialmente l'impianto ha funzionato male perché mancavano i biofiltri. Ho accennato prima che il commissario regionale volle comunque avviare l'impianto, quando mancavano le strutture di abbattimento delle esalazioni maleodoranti. I biofiltri furono installati ed attivati solo un paio di anni dopo, a seguito delle forti proteste delle popolazioni del posto. Ecco perché furono emesse delle ordinanze che però vennero sistematicamente disattese, anzi annullate dall'intervento del prefetto, il quale disse di dover sostenere le ragioni della popolazione dell'intera provincia e quindi le ragioni dei tre comuni a ridosso dell'impianto poco contavano (scusate, ma disse quasi esplicitamente così il prefetto che attualmente non è più a Frosinone).
La situazione è quella che abbiamo descritto, nel senso che si ricicla poco; si pensa che con il finanziamento promesso (pare che i fondi siano già disponibili nel bilancio regionale) si possa migliorare l'impianto e quindi produrre il CDR che, nel frattempo, sistemato l'impianto di San Vittore, potrebbe completare il ciclo dello smaltimento dei rifiuti. Però questo è ciò che sentiamo dire da qualche anno, ma non sappiamo quando si verificherà.
Circa gli attentati, posso dire che si tratta di voci: in una precedente commissione d'inchiesta, i cui atti sono stati pubblicati, qualcuno disse che poteva trattarsi di camorra, di delinquenza o altro, ma di fatto prove non ne furono trovate. L'incendio invece si è verificato e ha costretto a fermare l'impianto per vari mesi. Ciò ha comportato un aggravio dei costi di cui attualmente i comuni stanno subendo le conseguenze.
PRESIDENTE. Posso chiedervi quanta raccolta differenziata facciano i vostri comuni?
VINCENZO DEMASI. Mi inserisco al solo scopo di chiedere una precisazione che non mi pare di aver colto. Voi avete parlato di una sorta di città delle ecoballe, che sta lì a dimora, stoccata in discariche più o meno provvisorie: quando parlate di regime - parziale o totale, si vedrà poi - di questo impianto che verrà recuperato, fate riferimento anche agli stoccaggi attualmente esistenti o vi riferite soltanto a ciò che quotidianamente verrà prodotto e conferito? Vi sono, infatti, due variabili da esaminare: tutto quello che si è accumulato (se, come ho ben capito, qualcosa si è accumulato) e quello che sia accumulerà; quali conseguenze possono derivare, a vostro giudizio, dalla loro somma?
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. Per quanto riguarda il primo problema, esistono alcune discariche, almeno sei o sette, che sono sature. In quella di San Paride di Pontecorvo, che è a sette chilometri, in linea d'aria, dall'impianto, la situazione sta diventando drammatica: sta, infatti, uscendo il percolato, c'è quindi un autocombustione in corso, con reazioni chimiche e sviluppo di elementi tossici di cui non conosciamo gli effetti. Dall'altra parte c'è la discarica di via Le Lame, a Frosinone, centro commerciale, che è anch'essa completamente satura (centinaia di migliaia di metri cubi). Queste discariche dovranno essere bonificate.
Altro problema è che giornalmente l'impianto si trova a smaltire 600 tonnellate (si tratta di una approssimazione per difetto) di rifiuti, che per l'80 per cento tornano in discarica così come vengono conferiti. Vi è una produzione di CDR di pessima qualità e si produce RDF, che è la frazione secca, che, mandata al termovalorizatore di San Vittore, produce ceneri che devono essere, poi, a loro volta, smaltite.
In conclusione, sarò anche ripetitivo, ma torno a dire che si tratta di un impianto che non funziona. Tanto vale partire con una massiccia raccolta di rifiuti differenziata per tutti i comuni. Io credo anche che sarà molto difficile mettere a norma l'impianto di riciclaggio di Colfelice con 12 miliardi, perché a mio modesto parere - parlo come tecnico - non saranno sufficienti.
PRESIDENTE. La raccolta differenziata?
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. La raccolta differenziata la facciamo per il 10-15 per cento, perché abbiamo problemi di smaltimento per quanto riguarda i rifiuti che vengono differenziati, poiché la politica del consorzio non è quella di differenziare.
Dico un'ultima cosa: nella convenzione che c'è tra il consorzio volontario dei comuni...
PRESIDENTE. Mi scusi, sindaco, ma dal momento che questa Commissione pone particolare attenzione al problema della raccolta differenziata, le chiedo di essere più preciso a questo proposito. Per quale ragione vi fermate al 10-15 per cento?
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. Perché non abbiamo la possibilità che il materiale riciclato sia ritirato. Questo anche perché tra i 91 comuni della provincia di Frosinone e il consorzio di Colfelice non c'è una politica che faccia fare a tutti i comuni la raccolta differenziata. La convenzione che c'è tra il consorzio volontario e la Reclas prevede, in un articolo...
ORESTE TOFANI. Chi vive nella territorio interessato sa cosa sia la Reclas, ma sarebbe bene che lei lo spiegasse all'intera Commissione.
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. Il consorzio volontario di comuni ha fatto una convenzione con la Reclas, che è in parte pubblica e in parte privata (non so in quale percentuale). In base ad un preciso articolo della convenzione, la Reclas guadagna il 14 per cento sui costi: voi capite, quindi, che più c'è emergenza, più aumentano i costi, più si guadagna. È una gallina dalle uova d'oro! Se si smaltisse, il 14 per cento sui costi sarebbe pochissimo; invece, sono sei anni che l'emergenza continua ad aumentare, quindi aumentano i costi.
BENITO SAVO. Sindaco Petrucci, lei è convinto che se contemporaneamente alla realizzazione del termocombustore di San Vittore si fosse adeguato l'impianto di Colfelice per quanto riguarda la produzione di CDR, il problema della discarica di Roccasecca si sarebbe almeno dimezzato? E perché non si è fatto, secondo voi?
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. Dobbiamo rispondere noi?
BENITO SAVO. Sì, se siete a conoscenza del perché non fu fatto.
PRESIDENTE. Non mi pare precipua competenza delle amministrazioni comunali.
BERNARDO DONFRANCESCO, Sindaco di Colfelice. Noi non abbiamo una specifica competenza. Abbiamo soprattutto osservato dall'esterno; anzi, ne abbiamo subito le conseguenze, come abbiamo cercato di spiegare. Di fatto, le decisioni sono sempre state assunte dalla
provincia, per quanto di competenza, e dalla regione Lazio anche per quanto riguarda la realizzazione e l'avvio, come si è detto prima, di questo impianto, nonché e soprattutto per i finanziamenti. Infatti, tutto gira, adesso, intorno ai grossi finanziamenti necessari per ammodernare questo impianto e per realizzare le cosiddette stazioni di trasferenza. Qui non abbiamo parlato di tutto, ma c'è una serie di problemi, come, ad esempio, quello del trasporto, per cui anche dal più piccolo comune della provincia arrivano camioncini, con conseguente inquinamento da traffico. Dunque, il problema è molto più grosso.
Di fatto, però, la raccolta differenziata - rispondo all'altra domanda - non si è attuata o si è attuata in parte perché c'è un consorzio - messo su dall'amministrazione provinciale ed al quale hanno aderito molti comuni, tra cui quello che io rappresento - che provvede in parte. Però, intanto, non è adeguato quanto a numero di raccoglitori, di contenitori, di cassonetti o altro. Peraltro - in questa sede dobbiamo dire esplicitamente ciò che pensiamo - manca anche la cultura della raccolta differenziata, che noi amministratori dovremo sollecitare e che cerchiamo di sollecitare, mentre accade di trovare materassi o altro gettati dove capita, quando, invece, esiste una convenzione che prevede addirittura la raccolta porta a porta. Se una famiglia telefona al numero verde della nostra organizzazione, questa va a ritirare direttamente il televisore o il materasso a domicilio e gratuitamente, invece li troviamo abbandonati nei punti più impensati del paese. Questo volevo dire, a difesa, in parte, delle istituzioni.
PRESIDENTE. Ringrazio il sindaco di Colfelice, professor Donfrancesco, e il sindaco di San Giovanni Incarico, dottor Petrucci, per la disponibilità manifestata nell'accogliere l'invito della Commissione e per avere utilmente relazionato rispetto alle materie specifiche che questa sta affrontando.
GIUSEPPE PETRUCCI, Sindaco di San Giovanni Incarico. Chiedo, presidente, se sia possibile consegnare alla Commissione della documentazione.
PRESIDENTE. Certamente. Se avete della documentazione, la accettiamo con piacere.
Ringraziando nuovamente i nostri interlocutori, dichiaro conclusa l'audizione.
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