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Seduta del 21/1/2003


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Audizione del presidente del Consorzio obbligatorio batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi (COBAT), Giancarlo Morandi.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente del Consorzio obbligatorio batterie al piombo esauste e rifiuti pericolosi (COBAT), Giancarlo Morandi.
La Commissione ha ritenuto opportuno procedere ad una serie di audizioni mirate ad approfondire l'attuale sistema della rottamazione degli autoveicoli usati, anche in relazione all'attuazione della direttiva 2000/53 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai veicoli fuori uso. L'audizione del presidente del Consorzio obbligatorio batterie al piombo esauste e rifiuti pericolosi potrebbe costituire un utile contributo al fine di acquisire dati ed elementi informativi sulle diverse problematiche inerenti ai rifiuti derivanti dai veicoli fuori uso e le prospettive di riforma delineate dalla direttiva 2000/53.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do la parola al presidente Giancarlo Morandi, riservando eventuali domande dei colleghi della Commissione al termine del suo intervento.

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi (COBAT). Grazie per averci voluto sentire e auguri per i vostri lavori.
Prima di entrare nel merito specifico dell'audizione, mi corre l'obbligo di dire qualche parola sul nostro Consorzio. Esso nasce da una felice intuizione del Parlamento italiano che, nel 1988, ha deciso di promuovere la raccolta delle batterie esauste al piombo acido con la creazione di un consorzio obbligatorio, in anticipo rispetto alla direttiva dell'Unione europea che solo successivamente, nel 1991 e nel 1992, ha chiesto agli Stati membri di farsi carico della raccolta dei prodotti accumulatori elettrici che contengono quantità di metalli pericolosi (mercurio, piombo, eccetera) in misura rilevante. Siamo operativi dal 1991 e al nostro interno sono rappresentate tutte le aziende e le imprese che partecipano al ciclo di vita del prodotto batteria al piombo acido. Ciò vuol dire i produttori di batterie, le associazioni degli artigiani e delle imprese che le installano sulle automobili e negli impianti fissi, le associazioni che rappresentano coloro che raccolgono le batterie esauste (un rifiuto pericoloso, secondo la terminologia di legge), ed infine le aziende che si fanno carico di ricevere le batterie esauste, lavorarle, frantumarle, riciclarle e produrre


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piombo, plastica e, in qualche caso, anche acido solforico, con una produzione secondaria di scorie che devono essere necessariamente messe in discarica.
Si tratta di un ciclo virtuoso che è stato possibile attuare perché il Parlamento ha istituito un sovrapprezzo che i consumatori pagano all'atto dell'acquisto della batteria nuova e che permette al consorzio di garantire la raccolta delle batterie anche quando il loro contenuto in piombo, cioè il loro valore, non pagherebbe la raccolta. Infatti la batteria come rifiuto vale in quanto può essere trasformata in piombo nuovo; il piombo è una materia prima che, come tutte le materie prime, ha una quotazione mondiale (in genere si fa riferimento al mercato di Londra) e purtroppo il suo valore si è depresso nel tempo: basti pensare che costa oggi circa 420 euro alla tonnellata, lo stesso prezzo del 1978. Il sovrapprezzo che il COBAT riceve dai consumatori serve a rendere possibile la raccolta anche quando il valore del piombo è molto basso, come in questi tempi, e a non lasciare disperse per le strade, nelle discariche abusive o nei torrenti le batterie al piombo che contengono composti per loro natura estremamente velenosi come solfati, ossidi e biossidi che sono mortali per ogni forma di vita vegetale, animale e umana. Se le batterie vengono disperse e riversano il proprio carico nell'ambiente, i composti che ho citato possono finire nella falda acquifera con evidente danno anche per la disponibilità di acque potabili.
Quante batterie raccogliamo? Il numero esatto possiamo darlo in termini di peso e cioè 183 mila tonnellate all'anno; ciò vuol dire 13-14 milioni di batterie (il numero non è esatto perché a volte le batterie sono raggruppate tra di loro, ma è esatto il numero delle batterie di automobile, che sono 10 milioni).
Confrontandoci con il resto d'Europa possiamo dire che l'Italia in questo caso è maestra, è la nazione a cui tutti stanno guardando per risolvere il problema. Nelle nazioni a noi vicine e simili, Francia, Germania e Inghilterra, non esiste alcuna organizzazione analoga, non si hanno dati certi sulla raccolta delle batterie esauste e il problema è all'esame dei ministeri competenti e delle aziende interessate. Invece in Norvegia, Svezia e Danimarca esistono delle organizzazioni simili alla nostra (la dice lunga il fatto che esistono nelle nazioni che hanno un'antica consuetudine di rispetto ambientale), però, a differenza di quanto succede in Italia, pur cogliendo loro e noi le stesse quantità di batterie con riferimento al mercato e al numero di abitanti, noi chiediamo ai consumatori uno sforzo molto inferiore: 1600 delle vecchie lire per ogni batteria che il consumatore compra, mentre in quei paesi si chiede una cifra vicina alle 10 mila lire. Questo testimonia l'efficienza e l'efficacia del nostro Consorzio che sono state volute dal legislatore, che ha inserito in esso tutte le aziende che si occupano del ciclo di vita della batteria e ha previsto la presenza di rappresentanti del Governo nel consiglio di amministrazione e tra i revisori dei conti con lo scopo di controllare che il Consorzio stesso non prenda derive che non siano quelle volute dal legislatore. Nel nostro consiglio di amministrazione, infatti, siedono due rappresentanti del Ministero dell'ambiente e due del Ministero per le attività produttive e tra i revisori dei conti vi sono rappresentanti del Ministero dell'economia.
La nostra organizzazione, per quanto riguarda le batterie d'auto, si fa carico di raccogliere tutte quelle che giungono a fine vita, sia che provengano dalla sostituzione, sia che appartengano ad automobili rottamate. Come sapete, in quest'ultimo caso vi è addirittura l'obbligo per chi detiene i rottami di separarli dalle batterie che vengono poi raccolte dai nostri associati ed avviate ad un processo di riciclo. Non c'è differenza tra una batteria che muore e giacerà presso un artigiano elettrauto o un garagista e che lì sarà raccolta dal nostro associato, e una batteria che sta su un'automobile ormai fuori servizio, che sarà raccolta dal nostro associato presso l'autodemolitore. Le leggi prevedono che i detentori di questi prodotti li mantengano in modo corretto dal punto di vista ambientale, con registri di carico e scarico: tutti i nostri organizzati devono avere non solo le autorizzazioni del caso, ma anche i mezzi e le strutture adatti. Li


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abbiamo scelti nel 1997 con il sistema della gara per partecipare alla quale erano richieste non solo le autorizzazioni ma anche la funzionalità tecnico-operativa per potere svolgere il lavoro.
I risultati hanno dato ragione al Parlamento che ha scelto questo tipo di struttura. Nel corso di questi anni qualcuno ha avanzato delle perplessità sul fatto che il monopolio costituito dal nostro Consorzio non fosse conforme alle leggi dell'Unione europea sulla libera concorrenza e, per evitare che l'Italia dovesse essere chiamata a rispondere di un'infrazione, il Consorzio autonomamente, con una delibera propria, ha rinunciato alla previsione della legge istitutiva secondo cui ognuno è obbligato a conferire le batterie al nostro Consorzio; poi la delibera, già portata a conoscenza dell'Unione europea, è diventata un articolo dell'ultima legge comunitaria, approvata nel gennaio dello scorso anno, per cui non vi è più l'obbligo degli operatori del mercato di conferire le batterie al nostro Consorzio, potendo conferirle dove credono in Italia e all'estero; hanno però il dovere di informarci, per cui a fine anno, quando compilano i documenti che devono inviare alla regione (quindi senza incrementare gli obblighi burocratici), ne inviano una copia al COBAT, che deve garantire la raccolta delle batterie esauste anche in momenti sfavorevoli di mercato ed anche nei punti in cui non è conveniente andarle a raccogliere (perché sono poche o troppo lontane e il costo sarebbe eccessivo per un imprenditore privato) ed ha il compito di controllare che le batterie vengano effettivamente raccolte ed avviate al riciclo e al recupero nel pieno rispetto ambientale.
Da questo punto di vista, nonostante la liberalizzazione intervenuta, l'attenzione nei confronti del COBAT è rimasta costante e non si è registrata una flessione nelle quantità che raccogliamo abitualmente, anche perché i nostri organizzati - che sono circa 90 - sono presenti capillarmente e offrono il servizio richiesto dagli utenti, che ormai si è consolidato nel tempo e risponde adeguatamente al problema ambientale che ci è stato affidato dal Parlamento italiano.

PRESIDENTE. Grazie, presidente. Do la parola ai colleghi che intendano porre domande.

RENZO MICHELINI. Vorrei sapere se il Consorzio si occupi anche del riciclaggio delle batterie non provenienti dalle automobili e di quelle della generazione successiva, come le ricaricabili o quelle al litio. Poiché si tratta di batterie anche molto piccole, qual è il sistema di raccolta e quale garanzia si ha che queste non vengano buttate nei bidoni dell'immondizia?

GIANCARLO MORANDI, Presidente del Consorzio obbligatorio batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi (COBAT). La legge ci ha affidato la missione di occuparci delle batterie al piombo acido e solo per queste possiamo utilizzare il finanziamento proveniente dall'applicazione del sovrapprezzo. Però, nel tempo, sia i ministeri nei casi delle emergenze rifiuti in alcune regioni, sia alcuni imprenditori privati ci hanno chiesto di occuparci di altre batterie. Noi non possiamo farlo senza un incarico ufficiale del Governo o del Parlamento se non in accordo con i privati del settore, per cui interveniamo in modo non esaustivo o così definito come invece avviene quando ci occupiamo delle batterie al piombo.
Al riguardo un'azienda telefonica ha firmato con noi una convenzione in base alla quale siamo obbligati ad effettuare la raccolta delle loro batterie ( in genere usate per i telefoni cellulari) di qualsiasi tipo e ad avviarle alle aziende che effettuano la separazione e il riciclo, aziende che però in Italia non esistono per cui le batterie devono essere portate in Francia. La raccolta viene fatta dall'azienda che si occupa di comunicazione telefonica e noi andiamo a rilevare carichi anche piccolissimi di batterie per avviarle al riciclo nelle aziende europee.

PRESIDENTE. Ringrazio il presidente Morandi per il contributo di conoscenza che ci ha offerto con la sua relazione.
Dichiaro conclusa l'audizione.

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