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Seduta del 21/1/2003


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Audizione del presidente del Consorzio nazionale volontario riciclaggio gomma (ARGO), Ettore Musacchi, del presidente dell'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche (ASSORIMAP), Mirella Galli, e del rappresentante della FISE Assoambiente, Paolo Cesco.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del presidente del Consorzio nazionale volontario riciclaggio gomma (ARGO), Ettore Musacchi, e del presidente dell'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche (Assorimap), Mirella Galli.
Ricordo che, secondo quanto concordato in sede di programmazione dei lavori dall'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, la Commissione sta svolgendo audizioni di soggetti istituzionali ed associazioni di categoria in ordine alle diverse problematiche inerenti i rifiuti derivanti dai veicoli fuori uso, al fine di verificare l'attuale sistema della rottamazione degli autoveicoli usati, anche in relazione all'attuazione della direttiva 2000/53 del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai veicoli fuori uso.
La Commissione ha già ascoltato in audizione, su tale materia, la scorsa settimana, i rappresentanti dell'ADA, della FISE Assoambiente, dell'ANFIA, della Unione nazionale distributori autoveicoli esteri (UNRAE), dell'Assofermet e dell'ACI. Nella giornata odierna saranno ascoltati i rappresentanti del Consorzio nazionale volontariato riciclaggio gomma (ARGO), dell'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche (Assorimap), del Consorzio obbligatorio batterie al piombo esauste e rifiuti piombosi (COBAT) e del Consorzio obbligatorio per il recupero degli oli minerali usati (COOU). Successivamente la Commissione ascolterà in materia, anche in relazione alle modalità di recepimento della direttiva 2000/53/CE, l'APAT e i rappresentanti del Governo.
Nel rivolgere un saluto ed un ringraziamento per la disponibilità manifestata, do la parola al presidente del Consorzio nazionale volontario riciclaggio gomma (ARGO), Ettore Musacchi, al presidente dell'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche (Assorimap), Mirella Galli, e se lo ritenesse opportuno al signor Cesco, dirigente della FISE Assoambiente, riservando eventuali domande dei colleghi al termine dei loro interventi.

ETTORE MUSACCHI, Presidente del Consorzio nazionale volontario riciclaggio gomma (ARGO). Il consorzio ARGO raggruppa i principali operatori del settore del riciclaggio dei pneumatici, ossia aziende che trattano i pneumatici allo scopo di recuperare materie prime oppure di avviare il pneumatico al recupero energetico come


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combustibile alternativo. Purtroppo pochissimi pneumatici raggiungono il circuito del recupero dato che il loro trattamento necessita di un contributo da parte di chi deve smaltire il rifiuto; d'altra parte l'operazione di demolizione di un'autovettura è molto complessa e pochissimi demolitori si fanno carico dell'onere e dell'incombenza di smontare le quattro ruote, di separarle dal cerchione e di avviare il pneumatico al ciclo di recupero.
Ogni anno in Italia i pneumatici fuori uso ammontano a circa 400 mila tonnellate e 95 mila tonnellate provengono dalla demolizione: emerge chiaramente che una notevolissima quota sfugge al circuito del recupero e dello smaltimento in discarica, perché di fatto questi pneumatici vengono triturati con l'autoveicolo finendo nelle fonderie e solo quando si riesce a separare le parti metalliche delle macchine è mandato in discarica. Più di una volta abbiamo analizzato la situazione con gli operatori della demolizione, concludendo che la questione principale è rappresentata dalla mancanza di un contributo capace di alleviare i costi di gestione e di smontaggio sopportati dal demolitore. In sostanza, non si riesce a portare il nostro ciclo di trattamento ad una valorizzazione tale da ricevere il pneumatico a costo zero, il che crea una strozzatura difficilmente superabile.
È auspicabile, perciò, individuare dei comportamenti in grado di favorire l'evoluzione al punto da giungere alla demolizione dell'autovettura separando opportunamente i pneumatici per indirizzarli ai centri di trattamento.
Non ho altro da aggiungere.

MIRELLA GALLI, Presidente dell'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche (Assorimap). Ringrazio la Commissione per l'opportunità offerta e consegno al presidente una documentazione contenente i nostri suggerimenti.
In qualità di presidente dell'Associazione riciclatori delle materie plastiche vorrei innanzitutto spiegare che l'espressione «materie plastiche» comprende tutte le tipologie di questo materiale; inizialmente il riciclaggio è nato da scarti industriali, a cui poi si sono aggiunti quelli commerciali ed agricoli ed infine gli imballaggi da raccolta differenziata, anche se gli imballaggi in generale venivano già riciclati dal settore commerciale. Oggi la sfida viene dal riciclaggio degli autoveicoli. Dallo svolgimento del censimento annuale è emerso che dalla demolizione provengono circa 5.100 tonnellate di materie plastiche derivanti da varie componenti dell'automobile e 5.000 tonnellate di plastica da batterie che, insieme ai paraurti, sono più facilmente asportabili. Altre componenti dell'automobile sono difficilmente riciclabili, posto che alcune materie plastiche appartengono ad un'unica tipologia e sono stampate in un unico pezzo. Si tenga conto che nel settore del riciclaggio il costo delle materie plastiche riciclate varia in funzione del costo della materia prima vergine, per cui il prezzo particolarmente basso di quest'ultima penalizza il mercato del riciclaggio e scoraggia, in certe fasi, l'attività. Di qui la nostra condivisione dell'ipotesi di individuare un soggetto - o un organismo, dato che l'idea del consorzio è stata scartata - che svolga un'attività di controllo e di gestione allo scopo di compensare i momenti sfavorevoli del mercato. In sostanza, il soggetto in questione dovrebbe gestire l'eventuale contributo, anche perché se non viene coinvolto il produttore dell'automobile non si capisce in quale modo possano essere raggiunti gli obiettivi prefissati.
Le materie plastiche in rapporto al peso dell'automobile rappresentano circa il 10 per cento: se si pensa che in circolazione vi sono un milione 800 mila autoveicoli da rottamare, circa 180 mila tonnellate costituiscono la componente plastica.
L'Associazione è disponibile ad effettuare sperimentazioni che vadano al di là dei materiali già riciclati, tenuto conto che le aziende di riciclaggio sono dislocate in tutta Italia, al contrario di quelle che effettuano il recupero del ferro, localizzate quasi esclusivamente al nord.
Certo è che per arrivare al riciclaggio delle materie plastiche si deve essere sicuri dell'approvvigionamento e quest'ultimo può essere garantito da un ottimale funzionamento


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del soggetto di cui ho parlato in precedenza. Si potrebbe cominciare dalle materie plastiche economicamente sostenibili, ossia le omogenee, che significa composte da un unico polimero o da polimeri compatibili nel sistema di riciclaggio; non va dimenticato infatti che le materie plastiche fondono a temperature diverse ed hanno caratteristiche meccaniche differenti, per cui la certezza del riciclaggio è assicurata solo da flussi omogenei per polimeri singoli, da assenza di frantumazione, perché nel momento in cui si macina il tutto difficilmente questi materiali possono essere riciclati, e dalla monomaterialità, nel senso che non devono essere inquinate da altri fattori quali il vetro e il ferro. Il sistema di riciclaggio delle plastiche eterogenee oggi richiede un contributo, altrimenti non è economicamente sostenibile.
La tecnologia sta compiendo notevoli passi in avanti e se i flussi fossero certi potremmo collaborare non solo con chi effettua la raccolta, con chi demolisce e con chi conferisce, ma anche con i costruttori di autovetture per orientarli all'utilizzo di materiali omogenei, compatibilmente con le loro esigenze. Finora questo contatto non si è mai verificato e questa potrebbe essere l'occasione da sfruttare per far collaborare tutti gli anelli della filiera. Ripeto, la disponibilità è totale e siamo pronti a collaborare con gli autodemolitori per indicare i metodi da seguire e le parti dell'autovettura che interessano maggiormente. Se in prospettiva vi sarà anche un contributo e si potrà lavorare sulla plastiche eterogenee, sicuramente gli obiettivi imposti dalla legge - concernenti l'85 per cento entro il 2006 e il 95 per cento per il futuro - potranno essere perseguiti. Importante a tale fine è che il riciclatore colloqui con il produttore della macchina e con gli altri anelli della filiera.
Attualmente il sistema di riciclaggio prevede l'asportazione delle parti di plastica dalla macchina ed una selezione per materiali omogenei; successivamente viene fatta una divisione per colore - dato che i blu, i verdi e il nero possono essere utilizzati - a cui segue la fusione da cui si ottiene la materia prima oppure, talvolta, il manufatto finito. Vi ringrazio.

PAOLO CESCO, Dirigente della FISE Assoambiente. Ringrazio la Commissione per l'opportunità di approfondire altri settori del recupero rappresentati da FISE Assoambiente che, da tempo, è impegnata nella ricerca di un'integrazione tra vari comparti della gestione dei rifiuti, per cui oltre al trattamento dei rifiuti ci occupiamo del recupero, che deve essere sviluppato e incentivato.
La parte più critica è rappresentata da ciò che si rinviene all'interno del fluff, ossia materiali potenzialmente riciclabili che, non subendo alcun trattamento, si ritrovano negli impianti di frantumazione. L'obiettivo della direttiva deve essere raggiunto correttamente e i tempi non sono molto lunghi considerato che l'85 per cento deve essere raggiunto nel 2006. Da questo punto di vista l'Associazione ha promosso un'integrazione tra i vari settori per contenere le diseconomie e ridurre gli eventuali costi di cessione del materiale; l'impegno è sia a monte, nella fase di separazione, sia a valle, specie dove si evidenziano problemi connessi al riciclaggio di alcuni materiali ed al loro mercato.
L'individuazione di un organismo che svolga anche funzioni di controllo rispetto ai costi di riciclaggio di alcuni materiali ed alla loro variabilità in funzione del marcato dei materiali rende necessaria un'attenta attuazione della normativa, come hanno fatto altri paesi.
Per quanto riguarda le difficoltà tecniche del recupero dei pneumatici e delle plastiche, il signor Musacchi e la signora Galli hanno illustrato le modalità di recupero ed i conseguenti aspetti economici che non sono marginali; da parte mia, consegno alla Commissione due rapporti riguardanti rispettivamente l'attività di recupero dei pneumatici e della plastica. Nel documento concernente i pneumatici sono illustrate le realtà presenti in Europa e in Italia nonché i possibili cicli di trattamento e di utilizzazione, oggi non pienamente considerata. Recentemente l'Associazione ha promosso iniziative volte a concentrare l'attenzione sull'utilizzazione delle gomme per la preparazione di asfalti speciali. Credo che i ministeri competenti


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abbiano assunto un impegno affinché a breve sia adottato un provvedimento per l'acquisto di prodotti realizzati con materiali riciclati da parte delle amministrazioni pubbliche. Sicuramente ciò potrà dare un contributo notevole al mercato dei materiali, anche se non rappresenterà la soluzione di tutti i problemi evidenziati specie in ordine al costo di determinate tipologie di materiali.

MIRELLA GALLI, Presidente dell'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche (Assorimap). Permettetemi di insistere sulla certezza dei flussi, perché solo se i materiali vengono forniti le tecnologie potranno essere applicate. Insisto su questo per evitare che si riproponga quanto ho avuto modo di spiegare in questa sede due anni fa, ossia che il consorzio dei beni in polietilene non funzionava perché i produttori di materie prime non volevano farlo funzionare non essendo interessati al riciclaggio. Auspichiamo che non succeda la stessa cosa per l'autodemolizione.

PRESIDENTE. Prima di dare la parola ai colleghi che intendono intervenire, vorrei acquisire la vostra opinione sui problemi legati al conferimento, che è un argomento rilevante ai fini dell'economia della gestione integrata e coordinata dell'intero ciclo del trattamento e della demolizione dei veicoli usati. È stato detto che raccoglitori di veicoli usati per l'autodemolizione sono 2.150, una pletora di operatori che riduce le possibilità di un conferimento quantitativamente interessante e comunque tale da rendere economico il trattamento.
Parlando di una società, di un soggetto o di una gestione complessiva dell'intero ciclo di trattamento delle plastiche, credo non si possa trascurare il conferimento, ma come immaginate di intervenire sul frazionamento della raccolta delle carcasse? Ritenete possibile che il ciclo integrato del trattamento delle materie preveda la raccolta delle carcasse da parte delle vostre organizzazioni?

ETTORE MUSACCHI, Presidente del Consorzio nazionale volontario riciclaggio gomma (ARGO). Non siamo in grado di gestire le carcasse degli autoveicoli per un motivo semplice: bisognerebbe trasportare un quantitativo enorme di materiale per sfruttare solamente il 3 per cento, che è la quota che rappresenta i pneumatici. Secondo noi questa operazione dovrebbe essere accentrata presso centri capaci di approntare gli strumenti idonei per separare i vari materiali, avvalendosi anche della nostra consulenza. È vero, le limitate dimensioni degli operatori del settore scoraggiano questo atteggiamento; per questo invitiamo a studiare incentivi affinché i piccoli operatori si consorzino per una maggiore economicità, considerato che il pneumatico è un rifiuto estremamente voluminoso e leggero rispetto al peso e che nella raccolta dei pneumatici si ha più convenienza ad effettuare carichi ottimali anziché microraccolte frazionate.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai colleghi che desiderano intervenire.

GIUSEPPE SPECCHIA. Constato con piacere che i rappresentanti delle associazioni condividono le questioni di fondo più volte emerse e sottolineate nel corso delle audizioni precedenti: mi riferisco in particolare all'attuazione della normativa europea nonché all'esigenza di individuare un soggetto che coordini e gestisca il settore. Al di là del peculiare contenuto delle vostre introduzioni, vi sono particolari tematiche che, secondo voi, meritano un approfondimento particolare oppure una correzione?

MIRELLA GALLI, Presidente dell'Associazione nazionale riciclatori materie plastiche (Assorimap). Come ho sottolineato poc'anzi, il soggetto che dovrà essere individuato non dovrà solo gestire, ma anche controllare i flussi. Ipotizzando un intervento sul decreto Ronchi, vorrei evidenziare l'importanza di prevedere una gestione globale delle plastiche, comprendendo gli imballaggi, le materie plastiche in genere e l'autodemolizione. Importante è affermare la volontà di riciclare, per cui nel consiglio di amministrazione di questo


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nuovo soggetto - comunque lo si volgia denominare - si dovrà stabilire la partecipazione paritetica di tutti i rappresentanti della filiera, perché la presenza della maggioranza dei produttori di un determinato bene creerebbe una situazione squilibrata o quantomeno limitativa rispetto al raggiungimento degli obbiettivi prefissati. Chi produce materie prime o fabbrica autoveicoli tenderà sempre ad utilizzare o a far utilizzare materie plastiche vergini, per cui ribadisco il concetto che ritengo fondamentale per il raggiungimento ottimale degli obbiettivi sanciti dalla normativa, quello cioè che nella composizione del consiglio di amministrazione sia stabilita una rappresentanza paritetica di tutti i soggetti, dal produttore di materie prime o di manufatti al riciclatore, che è l'ultimo anello della filiera. Solo questo potrà garantire la realizzazione di un concreto sistema di riciclaggio.

ETTORE MUSACCHI, Presidente del Consorzio nazionale volontario riciclaggio gomma (ARGO). Senatore Specchia, in risposta alla sua richiesta di eventuali suggerimenti per modificare la normativa indicherei la possibilità di qualificare le materie ottenute dal trattamento del pneumatico - ossia la polvere e i granuli di gomma - come materie prime anziché come rifiuto secondo l'attuale normativa. Ciò potrebbe essere un'ottima opportunità per i medi e piccoli operatori che potrebbero utilizzare queste materie prime con notevoli vantaggi economici ed incrementi di valore dell'attività svolta.
Inoltre, con appositi strumenti normativi si potrebbero promuovere talune applicazioni come, per esempio, l'utilizzazione dei residui della gomma per la produzione di asfalti modificati analogamente a quanto avviene negli Stati Uniti, in Svezia e in Grecia, utilizzando le tecnologie esistenti come ha già anticipato il signor Cesco. Da noi nessuno è riuscito a stimolare la produzione di questo tipo di asfalto di qualità elevata per la sicurezza e per il rumore. Riteniamo che piccole iniziative coordinate tra vari settori, amministrazioni o dicasteri potrebbero favorire la nostra attività.

RENZO MICHELINI. So che i pneumatici sono utilizzati come combustibile per la produzione di calore e di energia elettrica, con una discreta utilità di bilancio. Vi risulta qualcosa in argomento? E, in caso affermativo, quanto è esteso questo utilizzo e quali precauzioni vengono adottate per le emissioni in atmosfera?

LUCIO ZAPPACOSTA. Con riferimento allo smaltimento dei pneumatici lei ha parlato del recupero delle materie prime e di quello energetico: nel secondo caso, e qualora ciò si svolgesse attraverso processi di combustione, che tipo di produzione aeriforme si verificherebbe e quali problemi si porrebbero?

ETTORE MUSACCHI, Presidente del Consorzio nazionale volontario riciclaggio gomma (ARGO). Osservando le esperienze di altri paesi europei abbiamo notato che il recupero energetico è una forma di smaltimento tra le più compatibili e tecnicamente perseguibili, specie se attuata nei forni da cemento.
Per quanto riguarda le emissioni, basandomi su esperienze dirette in Italia e su campagne di controllo svolte da autorevoli istituti di ricerca, posso dire con fondata sicurezza che non vi sono peggioramenti sui livelli delle emissioni. Mi spiego: il forno da cemento tecnicamente è un combustore che brucia coke da petrolio o carbone fossile, cioè combustibili la cui matrice è simile a quella del pneumatico, ma con maggiori impurità. Un pneumatico bruciato in un forno da cemento inquina meno di un combustibile tradizionale, perché il forno da cemento brucia a 1400 gradi, ha una capacità di sterilizzazione impressionante e pone il pneumatico a contatto con il calcare e le varie argille di cui è composto il forno stesso, costituendo una sorta di filtro. Questi impianti sono anche dotati di elettrofiltri e spesso di monitoraggi continui delle emissioni permettendo un'analisi ed una composizione


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minuto per minuto, al contrario di altri cementifici che, non essendo autorizzati a bruciare pneumatici, utilizzano combustibili tradizionali e inquinano notevolmente. Il tutto deve essere ricondotto ad una corretta gestione del processo oltre che al rispetto dei limiti imposti dalla normativa e dalle autorizzazioni.
I pneumatici sono stati utilizzati anche per la produzione di energia elettrica: personalmente ho visitato uno di questi impianti e devo dire che la qualità, i filtri ed i sistemi elettronici di controllo erano di prim'ordine ed il livello delle emissioni è risultato dieci volte inferiore ai limiti di legge. È chiaro che quando si pensa alla combustione del pneumatico viene subito in mete una colonna nera che sale verso il cielo, mentre all'interno di forni dedicati alla combustione dei pneumatici le emissioni prodotte sono molto al di sotto dei limiti normativi. L'importante è prevedere ed eseguire i controlli affinché il recupero avvenga in totale sicurezza.
Aggiungo che nei paesi europei che hanno quasi azzerato il conferimento dei pneumatici in discarica sono stati raggiunti ottimi risultati stimolando in egual misura il recupero energetico e quello della materia prima, mentre dove sono state fatte scelte, forse più ideologiche che pratiche, preferendo l'uno o l'altro, le percentuali raggiunte non sono risultate elevate. Vi ringrazio.

PRESIDENTE. Ringrazio gli ospiti intervenuti ed i colleghi e dichiaro conclusa l'audizione.

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