XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 4703
Onorevoli Colleghi! - I più recenti sviluppi della
sfortunata vicenda dei bond argentini sono tutt'altro
che tranquillizzanti.
Causa non secondaria di ciò, a nostro giudizio, risiede
nella esitante azione del Governo pro-tempore, che -
tipicamente - sembra sottovalutare la portata, in primo luogo
socio-economica, di un default che colpisce nel
portafoglio e nella fiducia oltre 400 mila privati
risparmiatori italiani, in parte piccoli e piccolissimi, resi
portatori, anche per le pressioni esercitate dalle banche, di
un impressionante bagaglio di 14 miliardi di euro di titoli
argentini, pari al 15 per cento dell'intero debito finanziario
estero del paese sudamericano.
Di tale atteggiamento liquidatorio del Governo è vivente
testimonianza, ancora nei giorni scorsi, il blando intervento
nell'Aula di Montecitorio del Ministro per i rapporti con il
Parlamento durante il question-time dell'11 febbraio
2004.
Riteniamo inoltre che, in assenza di capacità (o di
volontà?) di attivazione e di pressione internazionale del
nostro Esecutivo pro-tempore, a poco possa servire la
pur meritoria azione di rappresentanza e di raccordo
esercitata dall'Associazione per la tutela degli investitori
in titoli argentini ("Task Force Argentina" o TFA)
costituita dalle maggiori banche italiane sotto gli auspici
dell'Associazione bancaria italiana (ABI).
Né certamente si può imputare al Gruppo dei Democratici di
sinistra una scarsa sensibilità al problema o l'acquiescenza
alla passività del Governo e delle autorità monetarie (in
primo luogo il Comitato interministeriale per il credito e il
risparmio), a partire da quello stesso dicembre 2001 in cui
l'Argentina ha dichiarato la moratoria sul debito estero.
Ricordiamo infatti che fin dall'aprile 2002 presso la
Commissione finanze della Camera dei deputati è stata posta
all'ordine del giorno la risoluzione n. 7-00102 di Benvenuto,
Olivieri e altri, con la quale si intendeva impegnare il
Governo, con riferimento appunto al caso Argentina, ad
"adottare gli interventi normativi e amministrativi volti a
garantire una più accurata informazione, da parte degli
intermediari e dei promotori finanziari, a vantaggio delle
fasce di investitori con bassa propensione al rischio e, in
particolare, dei pensionati".
Tale iniziativa ha condotto, nella seduta del 30 maggio
2002, all'audizione dei rappresentanti delle associazioni dei
consumatori e dell'ABI e alla successiva conclusione
dell'esame della risoluzione nel giugno 2002, allorquando il
Governo ha però imposto, come condizione per accettarla,
l'"annacquamento" dell'impegno, nel senso di limitarlo al
"valutare l'opportunità di adottare" gli interventi.
Purtroppo siamo stati facili profeti, in quanto il
risultato del disimpegno governativo è oggi sotto gli occhi di
tutti: proprio gli investitori con bassa propensione al
rischio, in prima linea, ma non solo, i pensionati, sono fra
le maggiori vittime, soprattutto in termini proporzionali
individuali, del " virus Argentina". E' di essi che una
forza politica di matrice popolare e riformista come la nostra
principalmente si preoccupa e si fa carico nel sottoporre la
presente proposta di legge.
L'articolato mira a dare soluzione equitativa ed
equilibrata ad un contenzioso fra il sistema bancario italiano
e la sua clientela, che rischia altrimenti di trascinarsi
all'infinito, in quanto le pretese argomentazioni
formalistiche sui "rischi sovrani" (risvolto internazionale) e
sulle "liberatorie" fatte - forse - firmare ai sottoscrittori
dei bond (risvolto interno) poco reggono di fronte agli
inevitabili sospetti di conflitto di interesse e di tradimento
del rapporto fiduciario creditizio, che la vicenda dei
bond argentini ha ampiamente contribuito, insieme ad
altre, ad alimentare.
Occorre a nostro giudizio cercare di sgomberare al più
presto il campo dagli equivoci e "ripulire" il rapporto fra
banche e clienti, poiché in caso contrario è più che
realistico - e già se ne sono viste le avvisaglie - il
pericolo di una seria "fuga" del risparmio nazionale dagli
investimenti finanziari, con tutta la coda di deleterie
conseguenze che una simile evenienza provocherebbe
sull'economia interna e sulla competitività internazionale del
nostro sistema finanziario e in definitiva del nostro stesso
sistema-Paese.
L'approvazione della presente proposta di legge comporterà
che, entro cinque mesi dall'entrata in vigore, la grande massa
degli obbligazionisti-Argentina potrà ottenere dalle banche
collocatrici dei bond un corrispettivo compreso fra il
60 e il 70 per cento del valore facciale dei titoli, a seconda
che scelga il ritiro in contanti <articolo 2, comma 1,
lettera a)> ovvero <articolo 1, comma 2, lettera
b)> in obbligazioni quinquennali emesse dalle banche
stesse, che frutteranno una cedola intorno al 4 per cento
nelle condizioni attuali del mercato finanziario. Sono posti
limiti individuali di corrispettivo.
Le banche otterranno in cambio i bond argentini, per
i quali si sta trattando in sede internazionale un rimborso
almeno a quota 25 per cento, nonché la proporzionale
ripartizione di un apposito "fondo bancario di mutualità"
(articolo 3) alimentato con un prelievo "una tantum" dal
patrimonio di vigilanza delle banche del sistema, che abbiamo
in prima battuta ipotizzato nell'uno per mille, corrispondente
a circa 180 milioni di euro (ricordiamo che l'utile netto
annuo del sistema è di circa 10 miliardi di euro).
Per quella fascia, verosimilmente più esigua, composta da
sottoscrittori dei bond argentini che siano meno
pressati da esigenze economiche immediate e perciò
maggiormente disponibili a calcoli economico-finanziari di più
lungo periodo, abbiamo previsto in alternativa la possibilità
(articolo 2, commi 2 e 3) di fruire di un credito d'imposta,
spalmabile in cinque anni e soggetto anch'esso a tetto
individuale, pari alla metà delle minusvalenze che emergeranno
dalla cessione dei titoli argentini in sede di adesione ad
offerte pubbliche di scambio con categorie di titoli
consentite allo scopo dalle autorità di vigilanza sul mercato
finanziario (Banca d'Italia e CONSOB), che sappiamo essere
allo studio su iniziativa di primarie istituzioni finanziarie
europee.
Le offerte pubbliche dovranno essere lanciate entro dodici
mesi dalla data della delibera attuativa della Banca d'Italia
e della CONSOB, vale a dire entro quattordici mesi dalla data
di entrata in vigore della legge.
Gli aderenti alle offerte pubbliche di scambio otterranno
il ricordato credito di imposta nonché, in una certa
proporzione rispetto al valore nominale dei bond
argentini, strumenti finanziari che sarà ovviamente loro
responsabilità individuale di valutare nel merito, ma che,
come detto, le nostre autorità di vigilanza verificheranno a
priori non essere speculative o altrimenti "pericolose" oltre
ad un certo grado, che dovrà comunque risultare chiaramente
esplicitato dal prospetto informativo dell'offerta.
Per quest'ultimo intervento è previsto un tetto annuale di
100 milioni di euro di minori entrate per il quinquennio
2005-2009, da coprire (articolo 4) con la manovra dell'imposta
di consumo sui prodotti da fumo.
E' conclusivamente da rilevare che l'intera operazione che
proponiamo sarà condotta sotto l'egida e il controllo
congiunto di Banca d'Italia e CONSOB, e che dovrà venire
ampiamente pubblicizzata sui "media" e su INTERNET
(articolo 1, comma 3).
Poiché ovviamente l'adesione ad una delle tre opzioni che
prospettiamo comporterà di diritto per l'obbligazionista la
rinuncia ad esperire o a continuare qualsiasi azione di tipo
legale nei confronti delle banche collocatrici e degli
emittenti dei bond (articolo 1, comma 4), l'effetto
netto dell'approvazione della proposta di legge si tradurrà
nella chiusura, che ha già fin troppo tardato, del
"contenzioso Argentina" per la grande massa dei risparmiatori
entro pochi mesi (o comunque entro poco più di un anno anche
per gli eventuali aderenti ad offerte pubbliche di scambio) e
nel suo trasferimento sulle più capaci e capienti spalle del
sistema bancario nazionale, che è di certo maggiormente
attrezzato per il contenzioso internazionale in corso.
Come ricaduta, tutt'altro che secondaria, il sistema delle
banche dovrebbe riuscire, con un sacrificio in definitiva
comparativamente limitato, a "ricucire", almeno per il
versante argentino, il rapporto, oggi compromesso, con il
mondo dei risparmiatori e degli investitori.