XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 4660
Onorevoli Colleghi! - L'UNESCO, nel 1997, motivava così
l'inserimento della costiera amalfitana nei siti del
patrimonio mondiale: "La fascia litoranea di Amalfi è di una
gran bellezza naturale. E' stata popolata intensivamente
dall'inizio del Medio Evo. (...) Le relative zone rurali
testimoniano l'adattabilità dei relativi abitanti, che hanno
saputo trarre beneficio dalla diversità della terra per
coltivarla, dalle vigne e dai frutteti in terrazzi su pendii
bassi, ai grandi pascoli degli altopiani". In questo
unicum la coltivazione dei limoni, da sempre, ha svolto
un ruolo fondamentale per l'economia agraria e per la tutela
idrogeologica del territorio, occupando anche i versanti più
acclivi con pendenze spesso ai limiti della coltivabilità. La
maggior parte di queste coltivazioni, infatti, realizzate nel
corso di un millennio e perfezionate a partire dagli inizi
dell'ottocento alla fine dello stesso secolo, è tuttora
impiantata su piccole estensioni di terreno, lungo i versanti
acclivi della costiera, chiamate "piazze", sostenute da grossi
muri di pietrame a secco a cui si accede attraverso ripide
scalinate che rendono esclusivo e tipico il
paesaggio costiero, caratterizzandolo con i noti
terrazzamenti. Adeguate opere di canalizzazione per
l'irrigazione hanno permesso la preservazione di quest'opera
dell'uomo, la sua manutenzione e la continua coltivazione. Nei
mesi invernali, per la protezione contro le avversità
atmosferiche e per ritardare la maturazione, era prevista la
copertura delle coltivazioni sotto impalcature di legno di
castagno su cui erano poste apposite coperture di frascame.
Oggi, per la copertura invernale sono utilizzate reti in
materiale sintetico.
Recenti ritrovamenti nella zona degli scavi di Pompei
dimostrano che già in epoca romana la coltivazione dei limoni
era conosciuta nella costiera amalfitana. La presenza di
limoneti è testimoniata da numerosi documenti, già a partire
dagli inizi dell'XI secolo: la diffusione avvenne soprattutto
grazie alla necessità di diffondere la coltivazione dei limoni
dopo la scoperta della loro grande utilità nella lotta allo
scorbuto, malattia dovuta a carenza di vitamina C, di cui gli
agrumi sono notoriamente ricchi. Per questa ragione la
Repubblica di Amalfi decretò che a bordo delle navi vi fossero
sempre provviste di tali frutti. I "giardini di limoni" lungo
la costiera sono citati da diversi autori nei secoli a venire,
documenti nei quali si trova anche un accenno ad un "limon
amalphitanus", nel '600, dalle caratteristiche molto simili
all'odierno limone della costiera. Matteo Camera scrive, nella
seconda metà dell'ottocento, di limoni che, da Minori,
venivano trasportati, già a partire dal '400, via mare verso
altri mercati italiani, assieme a "limoncelli" e a
"cetrangoli", termini con i quali venivano indicate le arance
mature. La Scuola medica salernitana ebbe modo di praticare, a
sua volta, mediante l'uso dei limoni provenienti dalla vicina
costa, esperimenti scientifici assimilati dagli studi diffusi
dal mondo arabo. Le fortune commerciali del limone della
costiera sono registrate a partire dalla seconda metà
dell'ottocento quando i produttori e i commercianti locali
spedivano il prodotto negli Stati Uniti, in Francia e in
Inghilterra. La coltivazione dei limoni in tutti i comuni
della costiera amalfitana (Amalfi, Atrani, Cetara, Conca dei
Marini, Furore, Maiori, Minori, Positano, Paiano, Ravello,
Scala, Tramonti, Vietri sul Mare) registra ormai da anni un
inesorabile degrado a causa delle continue e crescenti
difficoltà incontrate dai sempre meno numerosi, e al contempo
più anziani, coltivatori. Questo processo di abbandono, oltre
a determinare una progressiva alterazione del paesaggio della
costiera, con la crescente e vistosa presenza di zone incolte
tra il verde curato dei limoneti, costituisce un serio rischio
di frane e di smottamenti dei terrazzamenti a secco che,
privati della costante manutenzione dei coltivatori, cedono
sotto l'effetto delle intemperie.
Ma l'abbandono dei terrazzamenti potrebbe causare danni
ben più gravi. La costiera, infatti, da un punto di vista
litostratigrafico è costituita da un substrato calcareo
dolomitico coperta da una coltre di terreni piroclastici a
spessore ridotto che varia dai pochi centimetri fino alle
diverse decine di metri lungo le principali linee di impluvio.
Si capisce quindi l'importanza dei limoneti e dei
terrazzamenti nell'opera di irreggimentazione delle acque e di
imbrigliamento dei terreni che, in caso contrario,
scivolerebbero a valle lasciando i calcari esposti agli agenti
atmosferici con il possibile distacco di interi costoni e il
conseguente irreparabile danno per il paesaggio della costiera
e dell'intera popolazione allocata a valle. Un primo segno di
ripresa è rappresentato dal riconoscimento della indicazione
geografica protetta al "Limone Costa Amalfi" con regolamento
(CE) n. 1356/2001 della Commissione, del 4 luglio 2001. Segue,
ai fini, della tutela, della promozione e della valorizzazione
il riconoscimento, con decreto del direttore generale per la
qualità dei prodotti agroalimentari e la tutela del
consumatore - Ministero delle politiche agricole e forestali
29 luglio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.
193 del 21 agosto 2003, del Consorzio di Tutela "Limone Costa
d'Amalfi IGP" a svolgere le funzioni di cui all'articolo 14,
comma 15, della legge n. 526 del 1999.
La presente proposta di legge, proprio per salvaguardare
l'immenso patrimonio rappresentato dalla costiera amalfitana,
considerata l'antieconomicità della coltivazione dei limoni
nei terrazzamenti a causa dell'eccessiva incidenza dei costi
di produzione relativi ad un tipo di coltivazione
prevalentemente manuale, al trasporto a spalla dei prodotti, e
all'assenza di strade carrabili, nonché a causa di lavori
agricoli da eseguire in giardini per il raggiungimento dei
quali occorre percorrere ripide ed anguste scalinate di
centinaia e centinaia di gradini, unitamente alle oggettive
difficoltà di accesso dovute alle asperità dei luoghi, prevede
all'articolo 2 un contributo annuale, a copertura parziale,
dello Stato per gli interventi di recupero, manutenzione e
salvaguardia dei limoneti ricadenti nei comuni della costiera
amalfitana, calcolato nella misura di 10 euro per ogni albero,
di cui 5 euro a carico del Ministero dell'ambiente e della
tutela del territorio e 5 euro a carico del Ministero per i
beni e le attività culturali. Alla residua spesa
contribuiscono, nella misura di 2 euro, i comuni dove sono
impiantati i limoneti. L'articolo 3 prevede un contributo
unico, a copertura parziale, dello Stato per il ripristino dei
limoneti abbandonati di 80 euro per ogni albero di cui 40 euro
a carico del Ministero dell'ambiente e della tutela del
territorio e 40 euro a carico del Ministero per i beni e le
attività culturali. Alla residua spesa contribuiscono, nella
misura di 20 euro, i comuni dove sono impiantati i limoneti.
L'articolo 6 prevede l'obbligatorietà alla spesa per i comuni,
mentre l'articolo 7 prevede l'adeguamento dei contributi agli
indici di svalutazione monetaria. Infine, l'articolo 8 demanda
ad un regolamento del Ministro dell'ambiente e della tutela
del territorio, di concerto con il Ministro per i beni e le
attività culturali l'individuazione delle modalità di
attuazione della legge.