XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 3714
Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge
prende spunto da una richiesta avanzata dall'associazione
"Città del Vino", che riunisce 488 comuni associati e che, di
concerto con il comune di Moltefalco, ha dato vita alla
fondazione "Centro nazionale vini Passiti d'Italia", con la
quale, fra l'altro, si chiede la classificazione dei vini
passiti.
L'associazione chiede la modifica della legge vitivinicola
nazionale in nome della salvaguardia del prodotto, poiché i
vini passiti sono un patrimonio che merita di essere
salvaguardato in modo opportuno e la loro protezione e
valorizzazione passano da una tutela adeguata che attualmente
non è prevista nella legislazione vitivinicola nazionale ed
europea.
L'Italia è il Paese dell'Unione europea che vanta il più
alto numero di IGT, DOC e DOCG in cui è prevista la produzione
di vini passiti, cioè ottenuti mediante la pratica di
appassire le uve (al sole, sulla pianta, nei fruttai, per
effetto della botrytis, eccetera). Basti pensare che
nell'ambito delle DOC sono circa 110, di cui 4 sono DOCG
(Albana passito, in Emilia-Romagna; Sagrantino passito, in
Umbria; Recioto di Soave, in Veneto; Verduzzo di Ramandolo, in
Friuli-Venezia Giulia) e abbracciano vini prodotti in tutte le
regioni italiane, dalle Valle d'Aosta all'isola di
Pantelleria, a conferma di quanto questa antichissima pratica
sia connaturata con la nostra tradizione enologica. Ciò
nonostante, questa tipologia, in realtà, non è mai stata
adeguatamente descritta nell'ambito della legislazione
vitivinicola nazionale (legge n. 164 del 1992) e di quella
europea (regolamento (CE) n. 1493/1995 del Consiglio, del 17
maggio 1999), al contrario della tipologia vini liquorosi, e
questo vuoto crea una notevole confusione sia nel settore sia
nel mercato. Tutto questo comporta che solitamente per vini
passiti si intendono dei vini dolci, anche se non mancano
esempi di vini secchi prestigiosi ottenuti con l'appassimento
delle uve.
La modifica, nel concreto, darebbe slancio anche
occupazionale e produttivo al settore, perché riconoscerebbe,
finalmente, a questo particolare segmento vinicolo le
caratteristiche legislative necessarie ai fini
dell'incremento, della commercializzazione e della conseguente
distribuzione del prodotto.