XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 3518
Onorevoli Deputati! - La Svezia è un Paese che ha sempre
perseguito una posizione di non allineamento fra i blocchi.
Ciò ha comportato il mantenimento di un sistema difensivo
molto efficiente e di una costosa politica di autosufficienza
nel settore degli armamenti, con il conseguente sviluppo di
una consistente ed avanzata industria nel settore.
Particolarmente significativo è il livello tecnologico di
cui la Svezia dispone ancor oggi nel settore aeronautico, così
come nel settore dell'elettronica, delle armi controcarro,
delle artiglierie e relativo munizionamento, dei mezzi di
trasporto terrestri, dei sommergibili e del naviglio
veloce.
La limitatezza del mercato interno ha costretto
l'industria svedese degli armamenti a cercare sbocchi esterni;
un'area che è tradizionalmente dipendente dalle forniture
svedesi è quella scandinava, ivi inclusa la Finlandia, ma
altre aree dove l'industria svedese si è mossa sempre con
successo sono quelle dei Paesi non allineati europei (Austria,
Svizzera ed ex Jugoslavia) e quelle dell'Estremo Oriente.
I grandi mutamenti che si sono registrati in questi ultimi
tempi hanno modificato in modo sostanziale l'atteggiamento fin
qui tenuto dalla Svezia nei confronti del resto dell'Europa
occidentale.
Fattori come lo sfaldamento di uno dei due poli che
costituivano il riferimento per il mantenimento della
tradizionale posizione di equilibrio fra i blocchi, le
accresciute preoccupazioni dovute allo spostamento verso
l'area scandinava di molte delle unità sovietiche ritirate
dagli ex Paesi satelliti, la necessità di non rimanere
emarginata dall'ormai irreversibile processo di unificazione
in atto in Europa, hanno già indotto la Svezia a passi
rilevanti verso una maggiore integrazione europea, che l'hanno
portata all'adesione all'Unione europea ed alla richiesta di
partecipare ai lavori dell'Organizzazione dell'Europa
occidentale per gli armamenti (WEAG), in qualità di
osservatore.
Le relazioni fra Italia e Svezia nel settore dei materiali
per la difesa, anche se per diversi anni hanno conosciuto una
certa stasi, attualmente sono diventate piuttosto frequenti a
seguito della firma della LOI (Letter of Intent) da
parte di Francia, Germania, Italia, Spagna, Svezia, Regno
Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e per il comune
impegno nel successivo studio, peraltro ancora in corso, volto
a definirne i documenti applicativi dei princìpi. Inoltre,
l'invito del Ministero della difesa svedese a discutere i
termini dell'Accordo di cooperazione conferma la volontà di
intensificare il dialogo fra i due Paesi.
Come già sottolineato in precedenza, l'industria degli
armamenti svedese è in grado di produrre ottimi sistemi in
quasi tutti i settori di interesse delle Forze armate, sistemi
che però, dovendo rispondere a particolari requisiti
ambientali imposti dall'area di prevista utilizzazione, spesso
comportano oneri aggiuntivi che rendono il prodotto svedese
non competitivo sul mercato internazionale.
Per aiutare, quindi, la propria industria bellica a
mantenere elevato il livello tecnologico raggiunto, il Governo
del Regno di Svezia ha intrapreso la strada della cooperazione
internazionale, con il proposito di realizzare una
significativa apertura del proprio mercato. Alcuni dei
numerosi ostacoli che, a livello politico-legislativo, si
interponevano per un ampliamento delle collaborazioni
industriali e commerciali, sono stati quindi rimossi.
Questo Paese dispone di un comparto industriale per la
difesa che, complessivamente, può essere considerato
abbastanza simile a quello italiano sia per il tipo di
prodotti, sia per il livello tecnologico conseguito; entrambi
infatti sono in grado di coprire buona parte delle esigenze
nazionali, sia pure con sostanziali dipendenze tecnologiche in
alcuni settori, per le quali è ancora oggi necessario fare
affidamento su supporti esterni, in prevalenza
statunitensi.
Un esame più approfondito della capacità dell'industria
svedese nel campo degli armamenti rivela infatti che questa
indipendenza è più una facciata politica che una reale
sostanza; di fatto le componenti occidentali e le cooperazioni
con le relative industrie (in prevalenza statunitensi ed
inglesi) risultano un elemento essenziale del potenziale
produttivo svedese. Basti ricordare che la sospensione della
cessione di tecnologia USA, attuata in occasione della vendita
non autorizzata all'URSS di un sistema di controllo del
traffico aereo con componenti USA, negli anni ottanta,
comportò il blocco del progetto per il nuovo caccia
Gripen.
Le favorevoli dichiarazioni della Svezia per un
allargamento della NATO, intese come contributo alla sicurezza
internazionale, potrebbero in futuro dare luogo a programmi
finalizzati ad una standardizzazione dei propri
equipaggiamenti militari. In tale contesto, si verrebbero a
creare buone prospettive di collaborazione industriale con il
nostro Paese.
Con la firma di un Accordo di cooperazione nel campo dei
materiali della difesa, l'Italia ha l'opportunità di inserirsi
nell'area scandinava (Svezia, Norvegia, Danimarca e Finlandia)
che attualmente offre ottime prospettive di mercato, dovute ai
rispettivi programmi di ammodernamento delle Forze armate.
L'Italia, alla pari di Francia e Gran Bretagna, entra inoltre
a far parte di una ristretta cerchia di Paesi con i quali la
Svezia ha già stipulato Accordi di cooperazione nel settore
della difesa.
La consistenza e la similarità dei rispettivi comparti
industriali fanno ritenere che le possibilità di scambio di
prodotti finiti siano limitate a casi specifici, in aree non
coperte da produzioni nazionali.
Si ritiene invece che eventuali prospettive di
cooperazione debbano essere ricercate verso sistemi ad alto
contenuto tecnologico, settore nel quale la Svezia vanta un
livello elevato e soluzioni spesso innovative ed originali.
Con tali premesse e allo scopo di: a) impiegare nel
modo migliore le risorse finanziarie messe a disposizione da
ambo le Parti, per far fronte alle rispettive esigenze nel
campo dei materiali per la difesa; b) favorire la
standardizzazione e l'interoperabilità necessarie a migliorare
l'intesa nelle eventuali partecipazioni congiunte nelle
operazioni di Partnership for Peace; c) promuovere la
cooperazione industriale per un migliore sviluppo tecnologico
e per l'ampliamento dei rispettivi mercati; l'Ufficio del
Segretario generale della difesa svedese ha ritenuto di
fondamentale importanza arrivare alla sigla dell'Accordo in
questione, nel completo rispetto della legislazione in
vigore.
Infine, trattandosi di un Accordo di principio, non legato
a specifiche azioni programmatiche, la sua sottoscrizione non
comporta oneri finanziari aggiuntivi fra le Parti, se si
prescinde da quelli per le indennità di missione per il
personale che partecipa alle riunioni del Comitato misto.