XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 3357
Onorevoli Colleghi! - Con il decreto del Ministro per i
lavori pubblici 18 dicembre 1975, pubblicato nel supplemento
ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 29 del 2 febbraio
1976, adottato di concerto con il Ministro per la pubblica
istruzione, recante "Norme tecniche aggiornate relative
all'edilizia scolastica, ivi compresi gli indici minimi di
funzionalità didattica, edilizia ed urbanistica da osservarsi
nella esecuzione di opere di edilizia scolastica", sono stati
stabiliti le caratteristiche dell'edilizia scolastica
(dimensione e caratteristiche delle aule, dei corridoi, delle
aeree verdi, delle mense, delle cucine, delle palestre,
eccetera), nonché i princìpi di localizzazione (bacino
d'utenza) delle scuole.
Successivamente, la legge 11 gennaio 1996, n. 23, recante
"Norme per l'edilizia scolastica", all'articolo 5 ha previsto
l'adozione da parte dei Ministri competenti di nuove norme
tecniche-quadro, tenuto conto delle proposte dell'Osservatorio
per l'edilizia scolastica.
A distanza di quasi sette anni dalla data di entrata in
vigore della predetta legge, non solo risulta che tali norme
non siano state ancora adottate ma quel che è più grave è che
ancora oggi nel nostro Paese si verificano gravissime tragedie
come quella di San Giuliano di Puglia dove - a seguito del
tremendo terremoto che ha colpito nei giorni scorsi il Molise
- una scuola è crollata provocando la morte di 29 persone, in
gran parte bambini.
L'Italia è, purtroppo, un Paese ad alto rischio di
calamità naturali e, tenuto conto che la rete scolastica è
ormai da tempo inadeguata e in molti casi fatiscente, le
amministrazioni pubbliche non possono più permettersi di
trascurare l'argomento.
Anche a Catania, a seguito dell'evoluzione della crisi
provocata dall'eruzione dell'Etna, l'amministrazione comunale
si è trovata costretta a disporre la chiusura delle scuole al
fine di verificare la stabilità delle strutture e di tutelare
la sicurezza degli studenti.
La situazione è drammatica soprattutto nelle regioni del
sud. Sappiamo, infatti, che più della metà degli edifici che
quotidianamente accolgono bambini e studenti non è in regola
con le certificazioni e con gli adempimenti richiesti dalla
normativa sulla sicurezza.
Nel febbraio di quest'anno, sulla base dei dati forniti
dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della
ricerca, è stato condotto uno studio sulle condizioni
dell'edilizia scolastica per verificare la precarietà delle
strutture. Lo studio ha preso in considerazione sei parametri
fondamentali: qualità di tetti, pavimenti, impianti elettrici,
fognari, idrici e di riscaldamento. I risultati che ne sono
emersi confermano ancora una volta che esistono due Italie:
una con scuole in ottime o in discrete condizioni e una
rimasta tremendamente indietro.
Il dato allarmante è che ben 5.468 istituti, ossia il
57,02 per cento del totale, sono sprovvisti del parametro sul
quale si giudica l'idoneità a sopportare un terremoto. Una
scuola su due non ha il certificato di idoneità statica.
Inoltre, il 20 per cento degli edifici scolastici ha più di
mezzo secolo di vita e un altro 35 per cento è stato
realizzato prima del 1965. Inoltre, il 71,1 per cento delle
scuole non ha il certificato di prevenzione anti-incendi e nel
20,9 per cento dei casi non sono stati addestrati gli alunni
all'emergenza.
Auspicando una rapida approvazione di nuove norme tecniche
sull'edilizia scolastica, ispirate ai più avanzati princìpi di
sicurezza e di prevenzione anti-sismica, si rende nel
frattempo necessario intervenire anche in sede legislativa.
Con la presente proposta di legge si intende, pertanto,
modificare la normativa vigente in materia introducendo
all'articolo 5 della legge n. 23 del 1996 una norma in cui si
prevede che - ai fini della prevenzione del rischio sismico -
gli edifici scolastici di ogni ordine e grado ubicati in zone
a rischio non debbano avere, di norma, più di due piani (piano
rialzato e primo piano).
In tale modo si vuole rispondere all'esigenza di
assicurare ai nostri figli delle scuole sicure, costruite
possibilmente non in cemento armato e su più piani, ma secondo
criteri modulari, ecologici e anti-sismici.