XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 3225
Onorevoli Colleghi! - La Valle Camonica è la più estesa
vallata delle Alpi centrali lombarde, sede di una delle più
importanti testimonianze dell'uomo preistorico e del rapporto
millenario con l'ambiente alpino: sulle sue rocce si possono
ammirare migliaia di incisioni rupestri istoriate da 500
generazioni nel corso di 10.000 anni. Per questa sua
particolarità l'UNESCO ha inserito quest'area nella "Lista del
Patrimonio culturale mondiale".
Il Parco delle incisioni rupestri ha sede a Capo di Ponte
ed è un museo all'aperto che offre la maggiore concentrazione
di incisioni rupestri preistoriche che si conosca. E' uno dei
primi Parchi di arte rupestre in Europa e la più importante
istituzione tesa alla valorizzazione ed alla salvaguardia del
patrimonio artistico e culturale più completo e significativo
che l'uomo della preistoria ci ha lasciato. E' posto a circa
460 metri sul livello del mare rispetto al fondovalle sulla
sinistra orografica del fiume Oglio e quindi sul versante
orientale della valle. Per accedervi si percorre la strada
che, all'ingresso del paese, si diparte dalla statale, sulla
destra per chi proviene da sud, salendo lungo il fianco della
montagna fino a raggiungere il promontorio roccioso
interamente ricoperto di fiorente vegetazione.
Il Parco delle incisioni rupestri è stato istituito nel
1955 dalla soprintendenza archeologica della Lombardia in
collaborazione con il comune di Capo di Ponte, grazie alla
competenza e all'instancabile opera del professor Mario
Mirabella Roberti allora soprintendente.
Molte rocce erano da tempo conosciute e studiate, in modo
particolare da G. Marro, G. Laeng, E. Suss e tanti altri.
Mirabella ha continuato le ricerche in modo da raggiungere
oltre cento rocce di grandi dimensioni e totalmente
istoriate.
Il Parco si estende a mezza costa per oltre 300.000 metri
quadrati, totalmente recintato e custodito da dipendenti dello
Stato che sorvegliano affinché non vengano rovinati le
incisioni e l'ambiente naturale nel quale esse sono immerse.
Le rocce del Parco sono perfettamente levigate dal ghiacciaio
e si presentano ora piatte e uniformi, ora caratterizzate da
sinuosi meandri, segno evidente del lavorio esercitato dai
detriti trasportati dallo stesso, durante la stia lunga fase
di scioglimento. Dall'ingresso del Parco, raggiungibile sia a
piedi, sia in auto, strade e sentieri si snodano tra le rocce
e le superfici rocciose incise.
La visita del Parco è subordinata al rispetto del
regolamento redatto dalla soprintendenza competente che è
disponibile presso i custodi, nella biglietteria all'ingresso.
Tutte le rocce sono numerate e indicate da appositi cartelli.
E' impossibile in questa sede tentare una descrizione delle
incisioni dell'area del Parco, sia per il numero, che supera
le trentamila figure, sia per la mancanza di spazio. Sulle
rocce del Parco, gli artisti preistorici hanno narrato tutta
la loro vita, usi, costumi, tradizioni, attività agricole e
artigianali, il culto della Natura, della Dea madre, del Sole
e degli Spiriti; hanno esaltato la forza dell'uomo e la sua
sottomissione al soprannaturale, l'attività guerriera e
venatoria. Le incisioni caratterizzano ed illustrano tutta
l'evoluzione culturale, tecnologica e religiosa del popolo
camuno dal Neolitico fino al Medioevo in una sequenza di
avvenimenti, di periodi, di fasi e di sottofasi che non
lasciano sconosciuto a noi, che ora li osserviamo e li
studiamo, nemmeno un lasso di tempo sia pur breve. Quasi
potremmo dire che ogni giorno l'uomo ha redatto la sua storia,
ha descritto i momenti più salienti della sua esistenza
attraverso migliaia di scene ora simboliche, ora dettagliate e
veriste.
Il Parco delle incisioni rupestri comprende cinque zone.
La prima corrisponde alla località detta "Ronchi di Zir",
posta poco prima dell'ingresso e si estende sia sotto la
strada carrozzabile, sia sopra, seguendo la recinzione del
Parco stesso. La seconda, detta "Naquane", occupa la parte
centrale del Parco e in essa hanno sede il maggior numero di
rocce ed in particolare la roccia numero 1 o Roccia grande (la
più estesa fino ad ora rinvenuta in Vallecamonica). La terza
zona, detta anche "Verdi", si estende oltre la casa dei
custodi, verso sud andando a confinare con la regione di
"Foppe di Nadro", la riserva di Ceto-Cimbergo-Paspardo e con
la sottostante regione di "Zurla". La quarta, o "Coren del
Valento", posta nella parte più elevata è dominata da alti
roccioni e si collega alla quinta detta anche "Bait del Pedù"
che confina con la regione di "Campanine" nel comune di
Cimbergo.
I Massi di Cemmo, sul versante opposto della Valle, di
fronte al Museo didattico d'arte e vita preistorica, fanno
parte del Parco. Della zona "Ronchi di Zir", sono da ricordare
alcune particolari incisioni. Sulla roccia numero 82, un
grande cervide è rappresentato colpito da frecce, attorniato
da altri animali, armati in atteggiamento bellicoso,
rappresentazioni di orme di piedi, costruzioni, eccetera. Le
altre rocce prima dell'ingresso del Parco mostrano grandi
costruzioni e figure umane armate, oltre ad alcune coppelle.
Nella parte alta, sopra la strada, si riconoscono numerosi
simboli solari accostati a rappresentazioni di luoghi di
culto, palette e scene di lotta. Di notevole interesse sono le
rocce dal numero 89 al numero 93, oltre ad altre della zona
non numerate.
La zona di Naquane, all'interno dell'area recintata, offre
le più belle ed interessanti rocce che si conoscano. La roccia
numero 1, di arenaria permiana dura e compatta, è
caratterizzata da circa un migliaio di figure, incise (a
partire dal Neolitico finale), nell'Eneolitico, nella età del
Bronzo, del Ferro ed anche in età cristiana e medioevale. Le
incisioni sono spesso sovrapposte le une alle altre, ora
concentrate in tre punti ben circoscrivibili, ora sparse sulla
restante roccia. Le scene rappresentate sono assai varie: si
osservano figure umane stilizzate arcaiche, composte a
illustrare una possibile scena di iniziazione della donna.
Nella parte centrale sono rappresentate alcune decine di scene
di caccia, di lotta, uomini armati, simboli solari ed oggetti
legati al culto, palette, orme di piedi e figure di uccelli.
Nella parte destra sono di notevole interesse alcuni telai
accostati da lavoranti; un piccolo carro, sovrapposto da un
telaio; un labirinto, rappresentazione corretta di un
possibile percorso rituale legato all'iniziazione dei giovani
in procinto di divenire adulti; sacerdoti, guerrieri a cavallo
e non. Oggi una passerella in legno permette di vedere la
roccia, detta anche "Roccia grande", senza il pericolo di
calpestare le incisioni; la stragrande maggioranza delle
quali, come per altre del Parco, è stata realizzata durante il
primo millennio avanti Cristo. Sulla stessa Roccia,
soprattutto nella parte bassa a destra, sono presenti numerose
croci, realizzate con l'intento di cristianizzare la Roccia ed
esautorare le funzioni delle incisioni pagane. Attorno alla
Roccia grande numerose altre sono caratterizzate dalla
presenza di costruzioni con segni che probabilmente richiamano
simboli solari, segni scaliformi, animali, orme di piedi
singole o appaiate. Qua e là appaiono alcune coppelle, la
maggior parte delle quali disposte secondo un modulo definito
"Modulo otto", che si ripete in continuazione all'interno di
tutto il Parco e nella riserva di Ceto-Cimbergo-Paspardo.
Venendo verso l'ingresso del Parco, maggiormente interessanti
sono: la roccia numero 44, con un cervide in corsa, guerrieri
armati ed in particolare una paletta trasformata volutamente
in figura antropomorfa, lasciandone l'impugnatura quale fallo;
la roccia numero 47, una delle più istoriate, con armati
guerrieri in atteggiamento di lotta, figure mitologiche con
sembianze umane e animali, un carro a quattro ruote piene e
numerose palette dalle fogge più svariate. Scendendo oltre la
roccia numero 47, si raggiunge il gruppo costituito dalle
rocce numeri 70, 71, 72, 73, 74 e 75, caratterizzate da
costruzioni o luoghi di culto e simboli solari (roccia numero
73). La roccia numero 70, oltre a numerose figure stilizzate,
offre nella parte bassa la rappresentazione dei dio
"Chernunnos", divinità dei boschi di importazione celtica. Da
qui, risalendo si raggiungono le rocce numero 102, 50, 49 e
67. Di tutte, la roccia numero 50 è la più ricca ed
interessante, sia per le sue grandi dimensioni, sia per la
ricchezza delle incisioni, le quali, come per la Roccia
grande, caratterizzano tutta la cultura camuna dalle sue
origini fino all'avvento della storia. Sul lato sinistro,
osservandola dalla passerella orizzontale, è rappresentato un
folto gruppo di uomini in forme stilizzate tipiche del periodo
più arcaico. Nella parte centrale, dall'alto al basso,
numerose scene eseguite nell'età del Ferro rappresentano
guerrieri armati di scudo e di spada. Tra questi si
riconoscono tre figure umane di grandi dimensioni,
probabilmente eseguite nella tarda età del Ferro, in periodo
di influenza etrusca; delle tre, quella più in basso ha subìto
alcune trasformazioni nella spada, nello scudo e l'aggiunta
dell'elmo in età romana. Accanto a queste, sono rappresentati
cavalli e cavalieri in uno spettacolare movimento; il più
grande, in basso, originariamente armato di scudo e di spada,
ha subìto l'aggiunta di una croce in età cristiana. Si
riconoscono poi orme di piedi incise, iscrizioni (simili a
tante altre rinvenute in Vallecamonica, probabilmente di
influenza italica e dette "Reto-etrusche"), personaggi (che
portano appesa ad un palo la cacciagione), luoghi di culto,
uccelli, palette ed alcune coppelle. Nella parte bassa della
roccia, al di sotto della passerella, sono rappresentati
alcuni armati, oltre ad una scena detta del "Costruttore di
carri", per essere costituita da una figura umana accostata da
due ruote, dall'assale e dal timone del carro.
Sul lato opposto della strada, oltre la roccia numero 50,
le rocce numero 51, 52, 53, 54, 55 e 56 offrono numerose altre
costruzioni, simboli solari, cavalieri. Salendo verso il
confine nord-est del Parco, lungo la recinzione, le rocce
numero 57 e 58, offrono alcuni dei più begli esempi di
sovrapposizioni. In particolare la roccia numero 57 è
caratterizzata da una decina di fasi di incisioni nella parte
media quasi verticale: sono costruzioni, una delle quali con
tre rampe di scale, uomini, animali; la parte bassa presenta,
oltre a cinque carri a quattro ruote, anche una figura umana
che cavalca un cervide, mentre la parte alta è caratterizzata
da una aratura, cervidi monocorni, scene di lotta, palette ed
orme di piedi. La roccia merita particolare attenzione per il
grande e vario numero di incisioni. Ritornando verso la Roccia
grande e poco sopra la stessa, ai margini di un esteso
pianoro, le rocce numero 8, 9 e 99 presentano interessanti
costruzioni, in particolare quella che si vede sulla roccia
numero 9: originariamente eseguita con la rappresentazione
delle travi sporgenti sul tetto ed in seguito rifinita con un
alto strato probabilmente di paglia. Sulla stessa roccia sono
alcune asce dell'età del Ferro, una delle quali trasformata in
figura antropomorfa. La roccia numero 99, lunga e sinuosa,
oltre a numerose figure umane con una spiccata ricerca
anatomica, sottoposte sulla parte sinistra ad una iscrizione
latina (SEC. CON. F.-OVF-P.P). Accanto vi sono alcune palette,
un simbolo solare, una iscrizione "reto-etrusca" e alcune
costruzioni. Dalla parte opposta della Roccia grande, in
direzione sud, di notevole interesse sono la roccia numero 98,
con un carro, e le rocce numero 23 e 24; la prima con un altro
carro lungo a quattro ruote e numerosi casi di
sovrapposizioni, la seconda interessata dalla presenza di
numerosi affilatoi. Poco discosto il gruppo di rocce dal
numero 25 al numero 30. La roccia numero 32 presenta
l'iniziazione della donna ed alcune scene di caccia. Più a sud
ancora, la roccia numero 35, con poche altre, chiude il
magnifico complesso di rocce incise del Parco. Questa, lunga
parecchi metri, raccoglie alcune delle più belle espressioni
rupestri della regione: sono ancora costruzioni, animali,
rappresentazioni di guerrieri a cavallo, il cosiddetto
"Sacerdote che corre", la scena del "Fabbro" ed alcune
incisioni filiformi. La zona dei "Coren del Valento",
nell'area alta del Parco, la roccia numero 59 presenta una
scena di culto solare e la roccia numero 60 cavalli con
cavalieri e scudieri, costruzioni, stelle e palette, un grande
cavallo con criniera cavalcato da una piccola figura umana ed
iscrizioni varie. La roccia strapiomba nel sottostante bosco,
nel quale vi sono alcuni ripari. Più in alto ancora sono le
rocce numeri 64, 68, 63, 61 e 62, le quali presentano, tra
l'altro, due carri molto simili a quello della roccia numero
23 ed alcune asce incise a tecnica lineare.
Nella zona è stata individuata recentemente una imponente
struttura di tipo megalitico, costituita da una gradinata che,
salendo, conduce ad un rifugio sotto roccia.
La struttura, contornata da grandi muraglioni, appartiene
sicuramente ad un complesso preistorico di cui sono testimoni
anche altre strutture di tipo megalitico sparse nella zona
alta del Parco che ulteriori indagini potranno metterle in
luce. Accanto alla casa dei custodi, un masso di arenaria
giace sul prato, portato da poco lontano; si tratta di un
altare di età preromana, lavorato in modo da renderlo piano e
levigato sulla superficie e con forma pressoché rotonda nei
bordi. L'altare induce ancora di più a pensare che tutta
l'area del promontorio del Parco fosse un grande luogo di
culto, quasi una specie di "Santuario della preistoria".
All'interno del Parco, sono esposti il terzo ed il quarto
Masso di Cemmo; nel prato circostante sono visibili alcuni
massi (incisi con composizioni monumentali) provenienti da
Borno e da Ossimo.
La presente proposta di legge istituisce, all'articolo 1,
il Parco nazionale delle incisioni rupestri indicando le
finalità che si intendono perseguire attraverso l'istituzione
del Parco nazionale i cui confini saranno delimitati
dall'attuale estensione del Parco delle incisioni rupestri
della Valle Camonica; l'articolo 2 definisce i compiti del
Parco; gli articoli 3 e 4 disciplinano le modalità di gestione
del Parco; l'articolo 5 prevede lo stanziamento di un
contributo straordinario e di un contributo ordinario a
decorrere dal 2003 per il funzionamento del Parco; gli
articoli 6 e 7 recano, infine, rispettivamente, la copertura
finanziaria e l'entrata in vigore della legge.