XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 3182
Onorevoli Colleghi! - Le ripetute polemiche relative
alla presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche, hanno
profondamente ferito il significato non solo religioso, ma
anche e soprattutto di "simbolo della civiltà e della cultura
cristiana, nella sua radice storica, come valore universale,
indipendentemente da una specifica confessione religiosa" del
Crocifisso, così come ha autorevolmente sostenuto il Consiglio
di Stato, nel parere n. 63 conferito in data 27 aprile
1988.
"La Costituzione repubblicana", continua il Consiglio di
Stato, "pur assicurando pari libertà a tutte le confessioni
religiose, non prescrive alcun divieto all'esposizione nei
pubblici uffici di un simbolo che, come quello del Crocifisso,
per i princìpi che evoca, fa parte del patrimonio storico".
Il parere del Consiglio di Stato, che ha avuto come
oggetto le norme del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965, e
del regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297, afferma che le
suddette disposizioni, relative all'esposizione del Crocifisso
nelle scuole, non sono state modificate per effetto della
revisione dei Patti Lateranensi.
Nel nuovo assetto normativo in materia, derivante
dall'accordo, con protocollo addizionale, intervenuto tra la
Repubblica italiana e la Santa Sede, con il quale sono state
apportate modificazioni al Concordato Lateranense dell'11
febbraio 1929, nulla viene stabilito relativamente
all'esposizione del Crocifisso.
Non si ritiene che l'immagine del Crocifisso nelle aule
scolastiche, negli uffici pubblici, nelle aule dei tribunali e
negli altri luoghi nei quali il Crocifisso o la Croce si
trovano ad essere esposti, possano costituire motivo di
costrizione della libertà individuale a manifestare le proprie
convinzioni in materia religiosa.
Risulterebbe inaccettabile per la storia e per la
tradizione del popolo italiano, se la decantata laicità della
Costituzione repubblicana fosse malamente interpretata nel
senso di introdurre un obbligo giacobino di rimozione del
Crocifisso; esso, al contrario, rimane per migliaia di
cittadini, famiglie e lavoratori il simbolo della storia
condivisa da un intero popolo.
Rispettare le minoranze non vuole dire rinunciare,
delegittimare o cambiare i simboli e i valori che sono parte
integrante della nostra storia, della cultura e delle
tradizioni del nostro Paese.
Pur prendendo atto dell'odierna aconfessionalità e
neutralità religiosa dello Stato, nonché della libertà e della
volontarietà dei comportamenti individuali, i fatti da ultimo
registrati evidenziano come si renda necessaria l'emanazione
di un provvedimento che, pur nel rispetto dell'autonomia
scolastica, assicuri che non vengano messi in discussione i
simboli e i valori fondanti della nostra comunità.