XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 2633
Onorevoli Colleghi! - Un vecchio e noto aforisma
recita: noi siamo quello che mangiamo!
A ben riflettere in queste poche parole è efficacemente
condensato il profondo rapporto esistente fra cibo e salute.
Il nostro corpo, infatti, si trova per tutta la vita in uno
stato di continuo equilibrio dinamico, durante il quale
miliardi di molecole e di cellule vengono incessantemente
distrutti e sostituiti tramite i nuovi materiali apportati con
gli alimenti.
I vari cibi che noi ingeriamo, debitamente digeriti,
assorbiti dall'intestino e metabolizzati dalle singole cellule
di ogni tessuto, sono dunque la fonte unica ed insostituibile
della nostra sopravvivenza.
Un regime alimentare sano, ispirato ai princìpi
fondamentali dell'equilibrio, della varietà e della
moderazione, rappresenta uno dei principali fattori esterni in
grado di assicurare il raggiungimento ed il mantenimento di
uno stato di salute ottimale, nell'ambito del quale ciascun
individuo può usufruire del massimo grado di benessere fisico
e psichico. Attualmente la comunità scientifica internazionale
operante nel settore della nutrizione è d'accordo, pressoché
all'unanimità, nel ritenere che il modello alimentare
mediterraneo rappresenta la soluzione migliore per garantire
all'organismo umano un'alimentazione bilanciata e ricca di
tutti quei fattori, noti ed ignoti, capaci di ostacolare o
addirittura di prevenire l'insorgere di molte patologie:
diabete, obesità, malattie cardiovascolari, tumori,
eccetera.
Al contrario, abitudini alimentari errate possono, da sole
o più spesso insieme ad altri fattori, facilitare la comparsa
di queste patologie o aggravarne l'evoluzione.
D'altra parte il notevole sviluppo tecnologico-industriale
che caratterizza l'attuale società sembra comportare, in modo
ineluttabile, un inquinamento ambientale sempre più vasto, che
colpisce senza distinzioni e rispetto alcuno le acque, i
terreni e l'aria stessa che respiriamo, con gravi
ripercussioni sull'integrità e la genuinità degli alimenti.
Nel campo agroalimentare l'uso di sostanze chimiche
antiparassitarie sempre più potenti sembra non avere più fine:
assistiamo giorno dopo giorno ad una sempre più massiccia
"chimicizzazione" dei nostri alimenti. Sempre più grandi
risultano le quantità di antiparassitari residuate negli
alimenti che consumiamo ogni giorno.
La generale tendenza a considerare ogni alimento come
qualcosa di sicuramente buono e vitale solo perché generato da
"Madre natura", se poteva avere un fondamento nelle società
del passato, oggi va certamente riconsiderata alla luce
dell'imponente chimicizzazione che domina i processi
produttivi, sia agricoli (diserbanti, insetticidi,
fertilizzanti) sia industriali (additivi e contaminanti
vari).
La legislazione in vigore si limita a disciplinare l'uso
di tali sostanze per quanto concerne le dosi, i casi e le
modalità di impiego, stabilendo, altresì, limiti ben precisi
alle quantità che possono residuare negli alimenti, senza che
ciò possa comportare danni per la salute. Purtroppo, spesso si
dimentica che il pericolo maggiore è costituito non tanto da
conseguenze immediate, quanto dall'accumulo di tali sostanze
nel fegato ed in altri organi, con probabile effetto
cancerogeno a lungo termine.
E' ormai noto che la maggior parte dei tumori (secondo
l'Istituto nazionale per il cancro degli Stati Uniti circa
l'85-90 per cento) sia da attribuire a cause esterne, cioè
legate all'ambiente, al tipo di lavoro e alle abitudini
personali. In quest'ultimo ambito è stato dimostrato che le
abitudini alimentari svolgono un ruolo di primo piano, sia
perché il cibo è sempre più spesso veicolo di sostanze
cancerogene (pesticidi, additivi chimici ed ormoni), sia
perché un'alimentazione squilibrata, con abusi di vario tipo,
può essere di per sé fonte di tumori. Basta ricordare, ad
esempio, che il tumore al colon è molto diffuso nei Paesi in
cui l'alimentazione risulta povera di fibra vegetale, rispetto
a quei Paesi in cui, invece, vi è un alto consumo di frutta,
di verdure e di cereali integrali.
E' ormai assodato che esistono taluni tumori cosiddetti
"dieto-sensibili", la cui insorgenza può venire facilitata da
errori alimentari continuati. Adottando opportune e specifiche
regole dietetiche vi è la possibilità di ridurre di circa un
terzo il rischio di contrarre queste neoplasie.
In campo alimentare l'autocontrollo istintivo, cioè la
capacità naturale che gli animali possiedono di nutrirsi
adeguatamente alle esigenze del proprio organismo, non guida
più l'uomo nella scelta degli alimenti. Egli, al contrario,
poggia le sue abitudini alimentari su fattori totalmente
artificiali (pubblicità, mode più o meno cervellotiche,
reddito, stampa, ritmi di lavoro, eccetera), che spesso lo
spingono verso modelli alimentari poco adatti al mantenimento
dello stato di salute.
In nessun campo come nell'agricoltura i campanelli
d'allarme stanno suonando all'impazzata. Dopo il caso della
"mucca pazza", del "pollo alla diossina", dei "maiali al
cromo" e prima ancora dei danni causati dall'incidente
nucleare di Chernobyl appare di fondamentale importanza, sul
piano educativo-nutrizionale, mettere in evidenza come sia
importante affiancare ad un modello di "alimentazione sana" il
consumo di "alimenti sani".
E' necessario promuovere una politica nutrizionale capace
di incanalare le scelte dei consumatori verso abitudini
alimentari più sane. L'obiettivo da raggiungere è
un'alimentazione sicura e adeguata al soddisfacimento corretto
ed equilibrato delle esigenze del nostro organismo.
L'acquisizione di questo concetto va maturata attraverso la
conoscenza delle diverse cause di "inquinamento alimentare",
delle relative misure preventive e delle norme legislative che
operano nel settore della tutela igienico-sanitaria degli
alimenti.
Oltre l'inquinamento chimico è la manipolazione genetica a
preoccupare il mondo scientifico e i consumatori. La messa in
commercio di organismi geneticamente modificati (OGM), come
vedremo in seguito, in campo agroalimentare può provocare
sconvolgimenti epocali ed innescare effetti irreversibili ed
imprevedibili.
La possibilità di cambiare il programma genetico di un
organismo, agendo sul suo DNA, poiché offre all'uomo la
possibilità di creare nuove forme viventi e di modificarne
altre già esistenti, pone enormi problemi di natura etica,
economica, sociale ed ambientale.
Processi che, in condizioni "naturali", avrebbero
richiesto migliaia di anni per verificarsi, oggi, grazie
all'ingegneria genetica possono venire realizzati nell'arco di
una notte.
L'intera agricoltura potrebbe ritrovarsi nel bel mezzo di
una grande transizione, con una quantità sempre maggiore di
cibo e di fibra fatta crescere con l'aiuto di batteri
all'interno di giganteschi bagni di coltura, il tutto ad un
prezzo molto inferiore a quello delle varietà che crescono sul
terreno. Se da un lato l'agricoltura indoor potrebbe
significare maggiori disponibilità di cibo a costi contenuti,
dall'altro milioni di contadini, sia nei Paesi in via di
sviluppo sia in quelli già sviluppati, potrebbero essere
sradicati dalla loro terra, incentivando uno dei più grandi
sconvolgimenti sociali nella storia del mondo.
La fantasia ha già superato la realtà. Non è così lontano
il giorno in cui la spremuta verrà fatta "crescere" in grosse
vasche, eliminando la necessità di piantare aranceti. Infatti,
alcuni ricercatori sono riusciti a far crescere con successo
vescicole di arance e limoni da colture di tessuti.
Nell'università del Wisconsin, gli scienziati hanno alterato
geneticamente i tacchini da cova per aumentarne la
produttività, questi non mostrano più l'istinto materno, ma
producono molte più uova. Gli scienziati dell'università del
Michigan, grazie all'interruzione del ciclo di deposizione
delle uova dei salmoni, sono riusciti a produrre salmoni del
peso di 31 chilogrammi contro gli 8 attuali. Altri hanno
prelevato il gene che codifica una proteina "anticongelante"
dalla passera nera, un pesce, e l'hanno inserito nel codice
genetico dei pomodori con lo scopo di proteggerli dal gelo. I
geni dei polli sono stati inseriti nelle patate per aumentare
la resistenza alle malattie. I geni delle lucciole sono stati
iniettati nel codice biologico delle piante del granturco come
marcatori genetici, e potremmo continuare all'infinito.
Se poi consideriamo che l'industria della carne è
fortemente interessata allo sviluppo dell'ingegneria genetica
e sta investendo ingenti somme di denaro, allora è facilmente
comprensibile come le nostre preoccupazioni siano reali.
Inoltre l'applicazione dell'ingegneria genetica nel campo
agroalimentare favorirebbe il depauperamento della diversità
genetica già di per sé messa in crisi dalle moderne pratiche
di coltivazione che enfatizzano la monocultura sui metodi di
coltivazioni differenziati. L'erosione genetica è già ad uno
stadio avanzato nella maggior parte dei Paesi. Il raccolto di
soia degli Stati Uniti, pari al 75 per cento della soia
mondiale, è una monocoltura che può essere ricondotta a sole
sei piante importate dalla Cina.
In India i contadini, solo cinquant'anni fa, facevano
crescere più di 30 mila varietà tradizionali di riso. Oggi,
dieci varietà moderne rendono circa il 75 per cento del riso
coltivato in quel Paese.
Ecologi hanno già avvertito che ogni volta che un
organismo trattato geneticamente viene liberato, esiste almeno
una piccola probabilità che esso diventi pericoloso.
Introdurre nell'ambiente esseri nuovi significa innescare una
specie di "roulette ecologica": se esiste anche solo una
piccola probabilità di scatenare un'esplosione ambientale, e
se questo dovesse davvero accadere, le conseguenze potrebbero
essere significative ed irreversibili.
Nonostante queste preoccupazioni, nel prossimo decennio
centinaia di organismi manipolati geneticamente saranno senza
nessun controllo introdotti nell'ecosistema. Molti di questi
saranno benigni, ma calcoli statistici sulle probabilità
suggeriscono che almeno una piccola percentuale di essi si
dimostrerà pericolosa ed altamente distruttiva per
l'ambiente.
L'introduzione di nuovi geni nei genomi delle piante
coltivate potrebbe creare caratteristiche imprevedibili e
incontrollabili. E' un tentativo ad alto rischio, con poche
regole base e pochi punti di riferimento. Stiamo nagivando al
buio nella nuova era della biotecnologia agricola, con grandi
speranze, poche costrizioni e nessuna idea dei potenziali
risultati.
Gli esseri umani potrebbero alla fine rivelarsi come le
cavie di quell'esperimento, davvero singolare, che vorrebbe
ripopolare la Terra con i frutti di una nuova genesi da
laboratorio.
E' ormai scientificamente accertato che molti geni che
vengono trasferiti nel codice genetico dei prodotti alimentari
derivano da microrganismi di piante e di animali che non hanno
mai fatto parte della dieta umana e che possono scatenare
nuove e violente allergie. Nei soggetti allergici il contatto
con una determinata sostanza potrebbe scatenare una reazione
di difesa talmente anomala ed esagerata da mettere in pericolo
la vita stessa dell'individuo. Tale reazione si rinnova ogni
volta che si ripete il contatto con l'allergene, divenendo
sempre più violenta e pericolosa. Per ovviare in qualche modo
ai fenomeni di intolleranza alimentare è indispensabile che i
consumatori siano a conoscenza di ciò che mangiano. E'
necessario porre, da subito, particolare attenzione
all'etichettatura dei prodotti destinati al consumo umano e
animale. A tale proposito l'etichettatura non deve indurre in
errore l'acquirente sulle caratteristiche del prodotto
alimentare e precisamente sulla natura, sulla identità, sulla
qualità, sulla composizione, sulla quantità, sulla durabilità,
sull'origine o sulla provenienza, sul modo di fabbricazione o
di ottenimento del prodotto stesso e sull'eventuale
contenimento di OGM. L'etichetta di un prodotto alimentare
deve contenere un insieme di informazioni rivolte al
consumatore, allo scopo di renderlo più consapevole al momento
dell'acquisto e, soprattutto, meno influenzabile da messaggi
pubblicitari subdoli, illusori ed ingannevoli.
La lettura consapevole delle etichette dei prodotti
alimentari diventa così uno strumento insostituibile per
"decifrarne" la composizione e, quindi, il reale valore
nutritivo e la genuinità. Solo così gli ebrei e i musulmani,
ad esempio, potrebbero sapere se il loro cibo contiene un gene
preso da un maiale. Allo stesso modo i vegetariani potrebbero
sapere se una verdura che stanno mangiando contiene geni
animali.
Una etichettatura completa degli ingredienti non solo
assicurerà un'informazione ottimale dei consumatori quanto
alla composizione di un prodotto alimentare, ma assicurerà nel
contempo la necessaria informazione di quei consumatori che,
per ragioni sanitarie od etiche, devono o intendono evitare
certi ingredienti.
Comunque è indispensabile, per tutelare e promuovere la
salute dei consumatori, che la politica nazionale degli
alimenti sia fondata su standard elevati di sicurezza e
di conoscenza, perché la produzione e il consumo di alimenti
sono un fatto centrale di ogni società ed hanno rilevanti
ripercussioni economiche, sociali, sanitarie ed ambientali.
Sappiamo, ad esempio, che le condizioni e la qualità
dell'ambiente, in particolare dell'ecosistema, possono
influire sui diversi anelli della catena alimentare e che la
politica ambientale svolge un ruolo importante al fine di
assicurare alimenti sicuri ai consumatori.
Crediamo che una politica efficace di sicurezza alimentare
debba riconoscere la natura interrelata della produzione
alimentare e non possa prescindere da una attenta valutazione
e monitoraggio dei rischi che possono derivare alla salute dei
consumatori dalle materie prime, dalle prassi agricole e dalla
lavorazione degli alimenti: l'approccio deve essere integrato
e totale, dai "campi alla tavola", deve considerare l'intera
catena alimentare, coprendo tutti i settori della catena
alimentare, compresa la produzione dei mangimi, la produzione
primaria, la lavorazione degli alimenti, l'immagazzinamento,
il trasporto, la vendita al dettaglio, la rintracciabilità dei
percorsi dei mangimi e degli alimenti nonché dei loro
ingredienti.
Per fare ciò è necessario, attraverso strumenti
appropriati, adeguare, rafforzare, migliorare e sviluppare
ulteriormente i sistemi esistenti di sicurezza dell'Unione
europea e degli Stati membri al fine di evitare nei prossimi
anni emergenze per quanto concerne alimenti e mangimi.
I pilastri della sicurezza alimentare si devono basare
sull'analisi del rischio, sulla consulenza scientifica, sulla
raccolta e l'analisi dei dati, sui controlli, nonché
sull'informazione dei consumatori.
L'istituzione di un'Agenzia nazionale per l'alimentazione,
così come previsto dalla presente proposta di legge, è una
prima risposta per garantire un accettabile livello di
sicurezza alimentare. Essa non solo fungerebbe da centro di
eccellenza scientifica ma sarebbe anche disponibile per i
consumatori onde fornire loro consulenze ed orientamenti sugli
sviluppi nel campo della sicurezza alimentare.
Se per gli aspetti legati alla sicurezza degli alimenti è
essenziale che il consumatore venga riconosciuto come parte
interessata, è necessario che tutte le fasi del processo
decisionale in seno all'Agenzia nazionale per l'alimentazione
siano improntate alla totale trasparenza, perché per quanto
buono possa essere un nuovo sistema, se non vi è trasparenza i
consumatori non saranno in grado di seguire lo sviluppo delle
nuove misure e di cogliere appieno i miglioramenti che esse
recano con sé. La trasparenza implica che vi sia la necessaria
apertura al pubblico e che si assicurino il controllo
democratico e la responsabilità.
Alimentazione sicura ed alimenti sicuri, dunque, sono le
due facce della stessa medaglia, cioè la sicurezza alimentare.
Per garantirci ciò numerose agenzie, enti e comitati operano
in tutto il mondo una continua ed attenta sorveglianza
alimentare; fra gli organismi più importanti ricordiamo i
seguenti:
CAC: Codex Alimentarius Commission, struttura
sussidiaria della FAO e della WHO;
FAO: United Nation Food and Agriculture
Organization;
WHO: World Health Organization;
FDA: Food and Drug Administration;
JEFCA: è il Joint FAO/WHO Expert Committee on
Food Additives. Ha il compito di elaborare gli ADI
(acceptable daily intakes), cioè le quantità giornaliere
di una sostanza che si possono ingerire con l'alimentazione
senza rischio;
OMS: Organizzazione mondiale della sanità.
Con la presente proposta di legge ci auguriamo che, in
quest'elenco, possa essere inserita l'Agenzia nazionale per
l'alimentazione.
L'Agenzia è un ente di diritto pubblico operante nel campo
dell'alimentazione a tutela della qualità dei prodotti
agroalimentari destinati agli uomini o agli animali. L'Agenzia
ha come compito fondamentale, oltre la promozione di una
alimentazione sana e sicura, la vigilanza e la valutazione dei
rischi sanitari e nutrizionali degli alimenti destinati agli
uomini o agli animali, compresi quelli che possono derivare
dalle condizioni di produzione, trasformazione, conservazione,
trasporto, stoccaggio e distribuzione delle derrate
alimentari, dalle malattie degli animali, dai fitofarmaci, dai
farmaci ad uso veterinario, dai prodotti antiparassitari ad
uso agricolo, dalle sostanze fertilizzanti e dai materiali che
vengono in contatto con tali sostanze.
Per esercitare le proprie funzioni l'Agenzia:
può decidere di affrontare ogni tipo di questione e
proporre alle autorità competenti misure volte a tutelare la
sanità pubblica; rende pubblici i propri pareri e documenti e
ricerche; può essere investita delle questioni anche dalle
associazioni dei consumatori;
raccoglie i dati scientifici e tecnici necessari e
procede ad analisi e studi, in particolare quelli che
permettono di valutare l'evoluzione dei consumi alimentari;
predispone, nel rispetto del segreto industriale,
programmi di ricerca scientifica e tecnica nei settori della
salute animale e delle possibili conseguenze sulla salute
umana, della medicina veterinaria, della sicurezza
alimentare;
è consultata sui programmi di sorveglianza sanitaria
attuati dai servizi statali competenti; può richiedere ai
Ministri competenti di procedere a controlli o
investigazioni;
presenta al Governo e al Parlamento un rapporto annuale
sulla propria attività; tale rapporto viene reso pubblico.