XIV LEGISLATURA

PROGETTO DI LEGGE - N. 2487




        Onorevoli Colleghi! - Il nostro Paese può vantare nel mondo un patrimonio storico-artistico di enorme valore ma, mentre le opere più importanti sono riconosciute e quasi sempre tutelate, esiste un patrimonio artistico diffuso, testimonianza importantissima del nostro passato, che si trova in parte ignorato e rischia nel tempo di disperdersi e scomparire. La Toscana è particolarmente contraddistinta dall'eccezionale densità di beni storico-artistici, architettonici e monumentali su un territorio, che, salvo rare eccezioni, si presenta come una cornice di particolare bellezza, anch'essa da tutelare. La continuità delle espressioni artistiche è uno degli elementi che maggiormente contraddistinguono il territorio di questa regione: reperti antichissimi (paleolitici, villanoviani, dell'età del ferro, eccetera) si sommano a quelli archeologici della grande civiltà etrusca, dell'epoca romana ed ellenistica, al medioevo che ha segnato la forma delle città e dei borghi, allo stupefacente rinascimento, al sobrio barocco, alla pienezza ottocentesca, al fascino del liberty fino alle avanguardie del Novecento e ad una quantità di espressioni artistiche, talvolta poco conosciute, che hanno preso forma in Toscana negli ultimi decenni.
        Nel contesto di questo patrimonio immenso da conservare e valorizzare, il territorio compreso tra i fiumi Versilia e Serchio, ha visto nel corso dei millenni il succedersi di vicende storiche ricche di numerose contese che di volta in volta, con il ricambio delle dominazioni, hanno dato luogo a radicali modificazioni nei costumi, nelle attività e nella cultura delle popolazioni locali. Nell'ambito delle province di Lucca e Pisa, questa parte di territorio, peraltro così ricco di testimonianze del passato e teatro di importanti avvenimenti storici e di scontri di contesa per il suo dominio, non ha ancora avuto un'ampia e sistematica ricerca storica e adeguata trattazione dei luoghi, siti e presenze archeologiche e storico-artistiche.
        Numerosi sono i siti archeologici riportati alla luce, parte dei quali ancora in fase di scavo, mentre le vicende riferite in documenti e ricerche storiche sono spesso tali da consentire l'individuazione di nuovi siti archeologici o da dare nuovo impulso a quelli già localizzati. Nel predetto territorio è altrettanto rilevante la presenza di fortificazioni, contraddistinte da stati di conservazione molto diversificati, che richiedono interventi di conservazione, restauro, valorizzazione finalizzati ad una proficua ed accorta fruizione.
        Il territorio versiliese, Nozzano (facente parte del comune di Lucca) e, a sud, i comuni di Vecchiano e S. Giuliano si caratterizzano per un eccezionale stratificazione di insediamenti umani in parte ancora da scoprire. Si tratta di un territorio straordinario in cui sono disseminate fortezze, borghi e torri costiere, testimonianze di un passato che disegnò nel corso della storia le principali città come Pietrasanta, Camaiore, Massarosa, Viareggio, Seravezza e Stazzema nell'alta Versilia, Vecchiano e San Giuliano. In questo ambito vi è una serie di centri minori che possono vantare bellezze naturali straordinarie e una storia ricca di avvenimenti. La Versilia, chiusa tra il Mar Tirreno e la catena delle Alpi Apuane, all'estremità settentrionale della Toscana, sintetizza il binomio natura e cultura, se si considera la presenza di ben due parchi naturali, quello Migliarino-S. Rossore-Massaciuccoli e quello delle Alpi Apuane. Si tratta di una lingua di costa che si estende per una ventina di chilometri, racchiudendo le colline coltivate a ulivo e vite, l'area lacustre di Massaciuccoli, le cime delle Apuane, e la presenza di siti archeologici, pievi romaniche, borghi medievali, fortezze e castelli, testimoniano la lunga storia di questo territorio abitato fin dal Neolitico. Una terra dove in estate si danno appuntamento scrittori, artisti, uomini di spettacolo e un gran numero di appassionati del patrimonio culturale, mentre anche in altri momenti dell'anno manifestazioni culturali, letterarie e cinematografiche vi richiamano specialisti e operatori.
        Nella parte centrale della Versilia, l'enclave di Valdicastello è caratterizzata da una grande varietà morfologica: attraversata dal torrente Baccatoio, è dominata dal massiccio del monte Lieto (1016 metri sul livello del mare), mentre colline gradatamente più dolci la fiancheggiano fino allo sbocco in pianura del corso d'acqua. La consistente documentazione archeologica offre l'opportunità di seguirne le complesse vicende umane in un arco di tempo che va dalla preistoria fino all'alto medioevo.
        La presenza di ricchi giacimenti di rame ha favorito il popolamento di questo distretto fin dall'età dei metalli, quando genti del Neolitico seppellirono i loro morti nella Buca della Gigia e nella Tana della Volpe. L'abitato, che durante le fasi iniziali del Bronzo finale è insediato sulla sommità del monte Lieto, in posizione di controllo degli alti pascoli, tende, in un momento avanzato del Bronzo finale, a scendere ai piedi del monte, su un rilievo collinare in località La Costa. Con l'inizio dell'età del Ferro, attestata dalla chiusura di un ripostiglio di metalli a Colle alle Banche, per lo stimolo esercitato dai traffici costieri, il popolamento si proietta verso la pianura e il mare, come documenta l'insediamento relativo alla necropoli del Baccatoio. Materiali databili tra l'età arcaica e la tarda antichità, rinvenuti presso la pieve di S. Giovanni e S. Felicita, documentano la costante presenza umana fino alle soglie dell'alto medioevo.
        Su un modesto rilievo collinare presso l'odierno abitato di Valdicastello, in località La Costa, è stata rilevata la presenza di un abitato riferibile al Bronzo finale; sullo stesso luogo, molto più tardi, tra i secoli III e II avanti Cristo, si è impiantato un abitato ligure apuano. La valle di Camaiore costituiva, invece, uno dei principali itinerari che, risalendo la piana costiera, proseguiva attraverso la valle Freddana per collegare il mare con la valle del Serchio e la piana lucchese, già densamente occupati tra VII e VI secolo avanti Cristo da insediamenti etruschi. Successivamente, in epoca ellenistica, il distretto, come tutto il territorio montuoso della Versilia, fu occupato da insediamenti liguri.
        In località Serra di Vado, poco all'interno dell'imbocco della valle, sono stati recuperati un cippo a clava, del genere noto già per le sepolture etrusche di Pozzi (Via del Poggione, Baraglino), e tre tombe a cassetta con corredo di tipo ligure, che testimoniano la sovrapposizione, nella stessa area, ma in tempi diversi, di necropoli delle due culture. Nel territorio di Vecchiano e nell'entroterra pisano a partire dal VII secolo avanti Cristo dovevano essere presenti piccoli agglomerati sparsi, forse a carattere precario, il cui scavo ha restituito buccheri e ceramiche di impasto di importazione, ma di produzione locale. In questo territorio è già operante la soprintendenza archeologica della Toscana ed un particolare impegno è rivolto al sito etrusco ubicato sul monte Spazzavento a nord di Vecchiano.
        Tra il IV e il III secolo avanti Cristo, a seguito dei nuovi equilibri che si creano nel comprensorio apuo-versiliese per l'arrivo dei Liguri e per i sempre più pressanti interessi di Roma nella regione, gli insediamenti etruschi si dispongono sulle alture che orlano e dominano la pianura versiliese. Le comunità etrusche, così, mantengono un duplice controllo sul versante costiero, dove hanno sede gli scali dei traffici marittimi, e sul retroterra montano, svolgendo il ruolo di intermediari nei rapporti commerciali con i Liguri. Il terrazzo alluvionale del fiume Versilia è stato abitato tra il VII e il V secolo avanti Cristo da una comunità etrusca. La vitalità economica di quest'area dipendeva soprattutto dallo sfruttamento dei giacimenti marmiferi delle Alpi Apuane e da contatti con i centri dell'Etruria attraverso il commercio marittimo. Sono stati rinvenuti resti di abitazioni (Casa Baldi), tombe con oggetti di corredo e numerosi segnacoli funerari in marmo. Inoltre, l'area circostante il lago di Massaciuccoli, che dovette presentarsi anticamente come un'ampia laguna costiera, ha restituito testimonianze della presenza umana sin dall'epoca preistorica. In un periodo compreso tra l'età arcaica e quella ellenistica, la laguna fu occupata da insediamenti etruschi con funzioni commerciali. Tale funzione non cessò neppure in epoca romana, quando la zona, interessata da opere di bonifica, doveva costituire uno dei punti di approdo che segnavano la costa versiliese.
        Tra i fattori che hanno contribuito allo sviluppo del territorio versiliese, c'è sicuramente la presenza di strade costiere e collinari che mettevano in comunicazione l'una con l'altra le torri costiere e univano la piana versiliese a quella lucchese, nell'entroterra. I Romani raggiunsero questa parte della Toscana a partire dal III secolo avanti Cristo, combattendo con le popolazioni nomadi qui stanziate per garantirsi il controllo del litorale e per la conquista della Spagna e della Gallia. Quando i Romani conquistarono il territorio versiliese, e più precisamente quello compreso tra i fiumi Arno e Magra, questo divenne una posizione di confine tra le colonie di Pisa, alleata con Roma, e quella di Luni. Le strade divennero dunque indispensabili per i commerci, e per il transito di eserciti e compagnie di ventura che scendevano dal nord Europa. Per difenderle sorsero siti fortificati sulla costa e sulle alture dell'entroterra. Oltre l'Aemilia Scauri, realizzata nel I secolo avanti Cristo che partiva dall'Aurelia a Pisa e proseguiva nell'entroterra fino alla Versilia, un'altra importante via di comunicazione fu segnata a partire dal VII secolo: la Francigena o romea che da Camaiore raggiungeva Lucca, mettendo in comunicazione il nord Europa con Roma. Nel corso dei secoli, e fino al Rinascimento, le città di Lucca, Pisa, Genova e anche Firenze si sono contese questo tratto costiero. La parte montuosa della Versilia era la colonia lucensis, appartenente a Lucca, mentre la costa ager pisanus apparteneva a Pisa. Un'altra arteria viaria d'epoca moderna, è quella che ha determinato lo sviluppo di un ridotto magazzino dei marmi sul litorale versiliese in un grande centro: Forte dei Marmi. La sua nascita è dovuta al potenziamento dell'estrazione del marmo a partire dal secolo XVI sotto il governo della famiglia Medici. Una volta stabilito che il porto di Motrone era troppo distante, fu costruita da Querceta una via che arrivava alla costa, per il trasporto del marmo.
        Di particolare rilevanza è anche il territorio di Vecchiano e il comune limitrofo di San Giuliano Terme. I ritrovamenti effettuati hanno evidenziato la presenza degli uomini sin dall'età neolitica e una crescente importanza durante la dominazione romana. Sui colli pisani che sovrastano la zona costiera venne organizzato un sistema di fortezze che si sviluppa in età classica lungo la catena collinare dei Monti pisani, con i siti di Rocca di Ripafratta (rinvenimenti sporadici di ceramica di età arcaica e classica), Monte Spazzavento (fortezza etrusca con due fasi di vita: la prima coeva all'impianto della fortezza tra la fine del VI e gli inizi del V secolo avanti Cristo e la seconda, successiva, da porre tra la fine del IV e gli inizi del III secolo avanti Cristo), Monte Castellare di San Giuliano (per il quale, data l'abbondanza di materiale ceramico pregiato, si è pensato ad un luogo di culto che sacralizzasse questo sito di altura legato ad un importante valico che metteva in comunicazione Pisa con la Lucchesia) ed infine lo Spuntone, meglio conosciuto come Campaccio (con tracce di frequentazione dalla fine dell'età del bronzo fino all'epoca moderna anche se di un vero e proprio insediamento si può parlare solo per la fase classica e per quella tardo-medievale). Il sistema di fortificazioni di età classica sarà ricalcato da un analogo sistema in età medievale, periodo in cui assumerà particolare rilievo in occasione delle dispute territoriali tra lo Stato di Lucca e la Repubblica di Pisa.
        Tra i vasti ritrovamenti archeologici versiliesi si ricordano:

            l'abitato etrusco di Bora dei Frati a Pietrasanta (secoli IV-III avanti Cristo);

            l'area archeologica dell'Acquarella a Camaiore, con ritrovamenti che partono dal periodo etrusco tardo arcaico (VI secolo avanti Cristo), attraverso tutta l'epoca romana, fino al periodo altomedievale (VI-VII secolo dopo Cristo);

            la capanna etrusca di Casa Baldi a Seravezza (secoli VI-V avanti Cristo);

            il Castellaccio di Strettoia (Pietrasanta) dove sono stati rinvenuti materiali di epoca preromana e medievale ed una fortificazione nota da documenti;

            la Fattoria romana di Montiscendi a Pietrasanta (secoli II avanti Cristo - III dopo Cristo);

            l'insediamento etrusco di S. Rocchino a Massarosa (secoli VIII-II avanti Cristo);

            l'insediamento romano di Cafaggio a Seravezza (secoli I avanti Cristo, IV-V dopo Cristo);

            l'abitato in località La Costa a Valdicastello Carducci nel comune di Pietrasanta;

            l'insediamento di Monte Lieto a Stazzema (secoli XII-II avanti Cristo);

            la necropoli del Baccatoio a Pietrasanta (VII secolo avanti Cristo);

            la necropoli di Vado a Camaiore (secoli V-IV avanti Cristo, fine III-II secolo avanti Cristo);

            la necropoli etrusca del Baraglino a Querceta di Seravezza (secoli VII-VI avanti Cristo);

            la necropoli ligure di Levigliani a Stazzema (secoli III-II avanti Cristo);

            la necropoli romana di Crocialetto a Pietrasanta (fine I secolo avanti Cristo, inizi II secolo dopo Cristo);

            la necropoli romana di Pievecchia a Pietrasanta (secoli I-II dopo Cristo);
            la Pieve dei SS. Giovanni e Felicita, necropoli sita nel territorio di Pietrasanta;

            il tesoretto di Colle Tondo a Castiglione di Pietrasanta (inizi I secolo avanti Cristo);

            la tomba della Cappella di Seravezza (prima metà del I secolo avanti Cristo);

            la tomba etrusca di Via del Poggione a Ripa di Seravezza (secoli VII-VI avanti Cristo);

            la tomba etrusca di Villa Mansi a Camaiore (fine VII secolo avanti Cristo, inizi VI secolo avanti Cristo);

            la Villa romana di Massaciuccoli a Massarosa (secoli I-III dopo Cristo).

        A Vecchiano e San Giuliano Terme:

            le necropoli di ville o fattorie, con tombe isolate dal Paleolitico al XII secolo avanti Cristo (Grotta dell'inferno a Baccanella, Grotta o Spacco della Madonna del Castello);

            la necropoli di villa o fattoria con tomba isolata di età romana, dal I secolo avanti Cristo al IV secolo dopo Cristo (Isola di Migliarino);

            gli abitati presitorici, dal Paleolitico al XII secolo avanti Cristo (Grotta della Scaletta, Spacco delle Monete, Grotta del Borghetto);

            testimonianze di età neolitica nella Grotta dell'Inferno ad Avane;

            insediamento di età neolitica e abitato di età preromana dal VII al I secolo avanti Cristo, presso la Cava Andreoni;

            Grotta di sepoltura di età neolitica - età del bronzo in località Spacco delle monete;

            oltre a numerosi ritrovamenti di limitata estensione sia preistorici che di età romana (Le Grevole, Riparo Grande, Avane, Troncolo, Isola di Migliarino);

            sito etrusco del monte Spazzavento, a nord di Vecchiano;

            fattoria romana presso la grotta del Paduletto ad Avane;

            fornace di età romana presso la Cava Mori;

            Monte Castellare di San Giuliano (ritrovamento di materiale ceramico pregiato).

        Quanto alle fortificazioni, il territorio preso in esame dalla presente proposta di legge, ha dato origine a una presenza di siti fortificati che si differenziano nei loro aspetti tipologici e funzionali. Accanto alle torri costiere, sono presenti rocche e castelli, un patrimonio tipologicamente assai variegato che, nel corso dei secoli, ha testimoniato la dimensione di "terra di confine" dell'area, contesa fra le città di Lucca, Pisa, Firenze, Genova e il dominio estense, nella fascia più settentrionale.
        Tra le torri costiere, si segnala il Mastio Vecchio (di cui si ha notizia solo dai documenti) e la Torre Matilde di Viareggio, il forte di Motrone e quello di Forte dei Marmi, l'importante rocca di Sala e la Rocchetta Fiorentina, entrambe a Pietrasanta, e la cinquecentesca torre del Salto della Cervia anch'essa nel territorio di Pietrasanta. Particolare rilevanza ha, nell'ambito territoriale oggetto della proposta, il sistema di castelli delle colline camaioresi. Anche nel comune di Vecchiano sono presenti importanti opere che meritano salvaguardia e valorizzazione e che sono inserite in un contesto di ricche presenze storiche, artistiche e archeologiche di un territorio che mostra interessi ancora da approfondire, quali la fortezza etrusca sul monte Spazzavento, il campanile di Sant'Alessandro, completato nella metà superiore nel 1385 e Santa Maria in Castello le cui prime testimonianze risalgono al 1136 citata nella Rationes Dicimarum del 1276-1277.
        Se le torri costiere medievali erano essenzialmente torri di avvistamento con lo scopo di segnalare alle altri torri le incursioni piratesche, i fortini settecenteschi che le sostituirono, unirono al servizio di vigilanza, quello doganale e sanitario. Ne costituisce tipico esempio il settecentesco fortino di Forte dei Marmi.
        Sulle colline, i castelli rappresentano costruzioni più complesse che dovevano sintetizzare la funzione di difesa con quella di abitazione. Analizzando la carta della distribuzione dei castelli, si nota che questi sono costruiti ad altitudini mai superiori ai 400 metri. Fino a questa altitudine, infatti, si coltivava vite e ulivo, essenziali per la popolazione, mentre alle quote superiori il bosco forniva il legname e, la montagna, le sorgenti d'acqua. Erano dunque piccole comunità autosufficienti che si raggruppavano entro le mura del castello per sfuggire agli attacchi del nemico. Ne sono validi esempi i villaggi fortificati distribuiti nel territorio di Camaiore.
        In sintesi le più importanti fortificazioni in territorio versiliese sono:

            Castello di Montebello (Camaiore) intorno alla sua chiesa alle pendici del Monte Gabberi. I resti di un sito fortificato, documentato fin dal 1192 e noto come "il Castellaccio", sono tuttora visibili a nord dell'attuale abitato;

            Torre di Montebello dalla forma circolare e tratti della cinta muraria che si sviluppava con andamento irregolare, assecondando la conformazione del suolo;

            Castello di Greppolungo a nord-ovest di Camaiore, documentato fin dal 1219; si conservano frammenti murari a sud dell'abitato e una macina ricavata nella roccia, nascosti fra le terrazze coltivate a ulivo;

            Castello di Montecastrese (Camaiore) come Monte La Torre, si trovano i resti dell'ultimo castello caduto sotto le armi lucchesi, nel 1226 con testimonianze archeologiche di epoca romana, due iscrizioni funerarie e monete di età repubblicana;

            Castello di La Penna a nord-est di Camaiore, nel territorio meridionale della frazione di Casoli, sulla sommità del monte La Penna, si trovano i resti dell'omonimo castello documentato fin dal 1310;

            Castello di Peralla nella frazione di Pieve di Camaiore, documentato nel 1208, il borgo fortificato è attualmente testimoniato dai ruderi della torre, a nord est del moderno villaggio turistico, e della cinta muraria;

            Castello di Pedona (Camaiore) documentato fin dal 1099. Fonti cinquecentesche alludono alla presenza di due torri;

            Castello di Albiano (Camaiore) ricordato fin dal 1183, è attualmente occupata dalla località Castello nella frazione di S. Maria di Albiano;

            Castello di Gombitelli (Camaiore) ricordato in documenti del 1029, era un villaggio fortificato di cui si sono conservati ruderi di abitazioni e di due torri;

            Castello di Fibbialla (Camaiore) eretto tra il febbraio e il luglio 1123, venne distrutto da Uguccione della Faggiola, signore di Pisa, nel 1313. Non ne rimangono tracce;

            Castello di Orbicciano (Camaiore) di cui si hanno notizie in un documento del 1183;

            il Castello di Montemagno a Camaiore, le cui prime notizie risalgono al 1099;

            la Rocca di Monteggiori (Camaiore) le cui prime notizie risalgono al 1224;

            il Borgo fortificato di Camaiore, fondato nel 1374;

            il Castello di Rotaio che risale al 1223;

            il Fortino di Forte dei Marmi, fondato tra il 1785-1788;

            la Torre del Salto della Cervia a Pietrasanta le cui prime notizie risalgono all'XI secolo;

            la Rocca di Sala a Pietrasanta le cui prime notizie risalgono al XIII secolo;

            la Rocchetta Arrighina a Pietrasanta, fondata nel 1324 e ricostruita nel 1486;
            l'antico costello di Viareggio (Mastio Vecchio) di cui si ha notizia in diversi documenti;

            la Torre Matilde a Viareggio, fondata tra il 1534 e il 1542.

        Nel territorio di Vecchiano e S. Giuliano Terme si trovano:

            Vecchiano campanile di Sant'Alessandro, completato, nella metà superiore, nel 1385;

            Santa Maria in Castello a Vecchiano le cui prime testimonianze risalgono al 1136 citata nella Rationes Dicimarumn del 1276-1277;

            il Castellaccio, già Monastero Santa Viviana di Filettole, di cui si ha notizia sin dal 1158, trasformato nel corso del '300 e residenza estiva degli arcivescovi pisani tra 1381 ed il 1420;

            Castello di Rosaiolo (XIII-XIV secolo) ad Avane;

            la Rocca di Castiglione o delle Muraccia, sui colli sovrastanti Filettole, la cui costruzione lo Stato lucchese iniziò nel 1223;

            Torre dell'Aquila (oggi detta Torre Segata) a Filettole edificata dai pisani dopo il 1262;

            Castello di Cotone o Cotrone che Lucca iniziò ad edificare nel 1223 a Filettole;

            Castello di Monte Bastione (XII-XIII secolo) a Vecchiano;

            il Castello di Ripafratta a S. Giuliano Terme risalente al 1004;

            il Castello di Nozzano che si trova nel comune di Lucca.

        La presente proposta di legge si pone dunque l'obiettivo di promuovere un progetto speciale di tutela di un'area caratterizzata da una vasta offerta di beni culturali, da una diffusa presenza di siti archeologici, fortificazioni, castelli, rocche e di contesti ambientali e naturalistici di grande pregio.
        In pratica si intende mettere "a sistema", ricostruire e ricomporre una rete di testimonianze storico-monumentali, archeologiche ed ambientali diffuse, che diversamente appaiono disperse sul territorio e sovrapposte in modo caotico, quindi di difficile fruizione per i non addetti ai lavori.
        Ciò è possibile attivando le innumerevoli risorse umane impegnate sul territorio, negli enti locali, nelle sovrintendenze per i beni culturali, nelle organizzazioni di volontariato impegnate in ambito culturale ed ambientale.
        Obiettivi prioritari del citato progetto di tutela sono:

            a) tutelare, conservare, valorizzare e consentire la fruizione e il riuso dei beni culturali oggetto della presente proposta di legge;

            b) promuovere e avviare, tramite specifici finanziamenti, nuove ricerche di carattere storico;

            c) promuovere e sostenere, sulla base di presupposti scientifici, campagne di scavi sia in nuovi siti che in siti precedentemente individuati;

            d) creare itinerari culturali e ambientali escursionistici con particolare riguardo alla valorizzazione delle antiche strade.

        Per raggiungere tali obiettivi si propone che il progetto speciale di tutela sia finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali, mediante un accordo di programma tra il Ministero stesso, la regione Toscana e i privati. I comuni interessati a tale programma sono Pietrasanta, Seravezza, Stazzema, Forte dei Marmi, Camaiore, Viareggio, Massarosa, Vecchiano, S. Giuliano Terme, Lucca (per la parte relativa a Nozzano) e la fascia di territorio tra il Serchio e il Fiume Morto (Ripafratta).
        La parte del territorio, così delimitato, non ha avuto nel passato una sufficiente attenzione, sia dal lato dell'approfondimento della conoscenza e dello studio, sia per quanto riguarda gli interventi di recupero e conservazione, attività che si sono concentrate invece sul versante del territorio della provincia di Lucca, per la presenza dell'importante sistema di difesa imperniato sulle mura di Lucca.
        In sintesi il predetto progetto, con l'obiettivo di dare continuità all'opera di tutela, conservazione, studio e rilancio dei beni culturali oggetto della presente proposta di legge, assegna alla regione, alle province ed ai comuni interessati, il compito di avviare una programmazione di questa parte del territorio, nella quale confluiscano le attività di ricerca storica e archeologica, il recupero ed il restauro delle citate opere, ed il censimento e la catalogazione delle medesime.
        La regione Toscana, la provincia di Lucca, la Provincia di Pisa ed i comuni interessati sono pertanto incentivati ad individuare tale sistema, a creare una banca dati dei beni culturali ed ambientali che sono presenti nel loro territorio e, grazie all'impiego di importanti risorse da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, pari a 13 milioni di euro per gli anni 2003, 2004 e 2005, ad impegnarsi nel ripristino di importanti testimonianze storico-monumentali, e nel riutilizzo di una parte rilevante del territorio, anche tramite lo sviluppo di un sistema integrato di itinerari storici ed ambientali, di sistemi museali e di centri di documentazione in materia di patrimonio storico-archeologico e di restauro.
        Il riferimento all'articolo 5 della legge n. 135 del 2001, recante riforma della legislazione del turismo, consente, inoltre, di utilizzare i finanziamenti previsti per i sistemi turistici locali quale strumento per il sostegno di processi di aggregazione e di integrazione territoriale, per attuare interventi intersettoriali ed infrastrutturali, per sostenere l'innovazione tecnologica degli uffici di informazione e di accoglienza ai turisti, per qualificare le imprese turistiche, commerciali e artigianali, per la promozione del marketing telematico del sistema medesimo. Un sistema al centro del quale si intende collocare il visitatore, il turista, inteso come city user, come soggetto critico e competente sulla qualità della destinazione. Un processo orientato, quindi, a garantire il benessere del visitatore e del turista, in modo da generare una propensione alla visita dei luoghi di interesse archeologico-culturale ed al ritorno nei medesimi.




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