XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 2360
Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge
intende rispondere alle legittime richieste di riconoscimento
formativo e professionale degli psicomotricisti, operatori che
da tempo svolgono interventi qualificati di presa in carico e
di attività psicomotoria in ambito preventivo, socio-educativo
e socio-sanitario.
Regolamentare questa professione, esistente di fatto
grazie all'iniziativa privata in Italia da oltre trent'anni,
attraverso l'istituzione dell'ordine e dell'albo professionale
degli psicomotricisti, significa riconoscere e legittimare una
risposta alla gamma di nuovi bisogni dell'attuale società a
cui fornire coerenti risposte legate ai più svariati disagi
relativi all'identità e all'autonomia individuale e sociale. A
titolo di esempio possiamo ricordare le disabilità sensoriali,
motorie e psichiche nonché la vasta serie di disturbi del
comportamento, della relazione, della comunicazione, delle
difficoltà di apprendimento scolastico, di integrazione
socio-culturale e di adattamento socio-ambientale. Queste
nuove problematiche sono di ordine multifattoriale in cui
convergono variabili biologiche, psicologiche, sociali ed
istituzionali.
Riconoscere istituzionalmente tale professione significa,
ancora, adeguare l'Italia alla regolamentazione di altri Paesi
della Unione europea che hanno saputo da tempo recepire quale
vantaggio rappresenti per l'utenza includere un'offerta che si
rivolga alla persona nella sua unitarietà psico-corporea nel
suo costante rapporto con se stesso e l'ambiente che lo
circonda.
La psicomotricità, sia nei suoi aspetti teorici che nella
sua prassi operativa, è una disciplina scientifica nata in
Francia nei primi anni del 1900, la quale considera l'uomo
nella sua "globalità" psico-corporea, strutturale e
funzionale, il cui "vissuto" complessivo svolge un ruolo
fondamentale per il benessere della persona. In tal senso essa
sottolinea l'importanza dell'esperienza corporea come:
base dello sviluppo dell'identità individuale,
familiare, sociale ed istituzionale;
espressione della vita emozionale;
fondamento dell'attivazione e strutturazione dei
processi intellettivi;
organizzatrice della motricità funzionale, comunicativa
e relazionale;
regolatrice primaria di ogni comportamento.
La psicomotricità oggi, grazie all'impegno scientifico di
alcuni studiosi, è riconosciuta di fatto in alcuni Stati
europei che preparano lo psicomotricista attraverso una
formazione triennale che, per la sua peculiarità, oltre ad
essere costituita nella sua parte teorica tanto da discipline
mediche quanto psicologiche e sociali e da una formazione
metodologico-professionale specifica, si effettua
obbligatoriamente tramite una formazione psicomotoria, il
cosiddetto "vissuto psicomotorio". Si tratta di un'esperienza
costitutiva dell'acquisizione della tecnica professionale che
passa anche attraverso la consapevolezza dell'essere corporeo
creando nello psicomotricista uno specifico atteggiamento
tonico-emozionale.
Va ricordato, tanto per restare vicino a noi, che in
Francia (e nel mondo), grazie alle ricerche di una
significativa équipe diretta da Ajuriaguerra e Soubiran,
il primo diploma di Stato è stato emanato fin dal 1974 su
iniziativa dell'ISRP (Institut Supérieur de Riéducation
Psychomotrice) di Parigi, una scuola triennale privata
convenzionata con il Ministero della sanità e pubblica
istruzione, a cui in seguito si sono aggiunte altre cinque
scuole, un'altra privata convenzionata e quattro universitarie
presso la facoltà di medicina. Nello stesso periodo vengono
istituite tre scuole universitarie anche in Svizzera presso la
facoltà di psicologia. Dagli anni '80 sono presenti alcune
scuole universitarie anche in Germania presso la facoltà di
scienze motorie e, pure, sono attive sette scuole in
Danimarca, tutte private ma riconosciute dallo Stato che dà
loro un contributo economico. Dal 1994, prima presso la
facoltà di scienze umane e ora di medicina, è presente anche
in Libano, mentre in Portogallo è in fase istitutiva la laurea
in psicomotricità, di cinque anni, presso la facoltà di
motricità umana di Lisbona.
Come detto all'inizio, anche in Italia la psicomotricità è
presente fin dal 1968-1969. Tuttavia, è doveroso riconoscere
che la formazione fino ad ora è stata proposta esclusivamente
da associazioni ed enti privati che nel tempo sono andati
strutturando un programma formativo su tre anni. Anche
l'Italia è ormai matura su questo piano sia scientificamente,
con congressi nazionali ed internazionali, sia nei programmi
formativi e nelle risposte professionali adeguate alle nuove
esigenze del mercato sanitario, sociale ed educativo.
Attualmente si contano venti scuole triennali professionali di
psicomotricità, con una formazione di 2.700 ore che, ad oggi,
hanno fornito la qualifica professionale ad oltre 3.500
psicomotricisti. Gli attuali allievi sono circa 900 e va
ricordata l'esistenza di un'alta domanda sia di formazione che
di lavoro, in ogni ambito che va dal preventivo-educativo,
allo psico-sociale fino al socio-sanitario e
clinico-terapeutico.
La psicomotricità è una scienza che riguarda tutti ed è
relativa alla comprensione dell'uomo nel suo rapporto, vissuto
ed agito, con se stesso e l'ambiente. In tale senso, essa può
essere oggi definita come un "intervento preventivo-educativo
e di presa in carico a mediazione corporea" che utilizza
l'azione ed il movimento come strumenti mediatori della
comunicazione e della relazione con se stessi e con il mondo
esterno.
Il corpo, elemento fondamentale del processo evolutivo nei
suoi aspetti neurobiologici, neuropsicologici e nella sua
dimensione emotivo-affettiva e relazionale, viene utilizzato
nel setting psicomotorio come mezzo di comunicazione e
come elemento per favorire l'espressione della personalità, la
rappresentazione mentale dell'esperienza e gli apprendimenti
in generale all'interno di una significativa relazione
operatore-utente. Per questo, il suo tipo di approccio alla
persona è in termini di normalità di fronte a qualsiasi
problematica di ogni età e situazione, anche in presenza di
una reale patologia.
Lo psicomotricista non legge il movimento in termini
funzionali, poiché i disturbi psicomotori non sono di origine
strumentale e non si esprimono attraverso una singola
funzione, ma coinvolgono la totalità della persona.
Riferendoci al vero padre della psicomotricità in termini
scientifici, Jean de Ajuriaguerra, i disturbi psicomotori non
necessariamente hanno un'origine organica, senza peraltro
escluderla, ma rappresentano comunque una disfunzione
relazionale, della comunicazione o psicologica in generale:
disagio comunque espresso sul piano corporeo con il
coinvolgimento della totalità della persona nelle sue
manifestazioni e nel rapporto con l'ambiente. Per questo, il
soggetto diviene il rivelatore di un disagio più ampio, di
ordine familiare, di gruppo ed istituzionale; coerentemente,
lo psicomotricista trova la sua specificità nella competenza a
comprendere e a utilizzare nel proprio lavoro il linguaggio
corporeo non verbale, in particolare tonico-emozionale.
L'utente dello psicomotricista, così, non è mai solo il
soggetto interessato, ma anche la famiglia, i gruppi e le
istituzioni.
In sintesi, l'intervento psicomotorio tende a favorire,
sia in fase evolutiva che di riorganizzazione e
stabilizzazione della personalità, un'armonia tra emotività,
competenze motorie, attività mentale e capacità comunicativa
all'interno di una dinamica di relazione con gli altri e con
l'ambiente.
Tale intervento, per la sua peculiarità e complessità,
deve essere affidato ad operatori con una formazione specifica
sia sul piano personale che esperenziale corporeo, e non solo
competenti sul piano teorico e su quello
tecnico-professionale. Lo psicomotricista deve essere in grado
di adattare se stesso e la metodologia al soggetto o al gruppo
con cui opera riconoscendo le modalità di approccio e di
risposta ottimali, non tanto relativamente ai sintomi, quanto
ai bisogni fondamentali che affiorano durante il processo di
relazione.
Questa forma mentis riconosce la persona come
importante in ogni sua parte ed in ogni sua manifestazione
esaltandone la dignità.
Le aree di competenza dello psicomotricista si
concretizzano in:
area anamnestico-diagnostica, finalizzata alla
comprensione della totalità del soggetto in vista di un
profilo psicomotorio e della successiva elaborazione di
progetti di intervento;
area preventivo-educativa, allo scopo di favorire uno
sviluppo psicomotorio e della personalità armonici, prevenire
difficoltà relazionali e di apprendimento, prevenire disturbi
da stress lavorativo e facilitare l'integrazione delle
diversità individuali;
area psicosociale, in cui proporre attività di
psicopedagogia corporea agli adulti, genitori ed operatori,
sensibilizzazione informativo-culturale e orientamento
scolastico e professionale;
presa in carico individuale e di gruppo, in ogni ambito
istituzionale, nelle diverse età;
nell'età evolutiva: ritardi psicomotori e sindromi
psicomotorie, disturbi del carattere, del comportamento, della
comunicazione e dell'apprendimento; disturbi precoci della
relazione corporea con conseguente sviluppo disarmonico della
personalità (autismo, psicosi), problemi di identità, in
particolare in età adolescenziale; vissuti e disturbi
secondari ad handicap organici; disturbi legati a
prematurità, a ospedalizzazione, a malattie oncologiche, a
adozione, a istituzionalizzazione, eccetera;
nell'età adulta: disagio psicofisico con alterazione
delle funzioni psicomotorie, psicosomatiche e della
comunicazione; problematiche psichiatriche come quelle legate
alle diverse forme di dipendenza (alcool, droga, farmaci), a
nuove situazioni psicosociali (AIDS, sindromi da
disadattamento) e al vissuto di malattia;
nell'anziano: problemi psicosociali e psicofisici
legati al periodo postlavorativo, al processo di
invecchiamento e alla fase terminale;
area didattico-formativa, per l'insegnamento, la
formazione e la ricerca nell'ambito della propria disciplina
professionale.
Risulta evidente quanto lo psicomotricista rappresenti un
operatore necessario all'interno dell'area socio-sanitaria,
proprio perché si fa carico di aspetti spesso trascurati e
socialmente nuovi che, se non affrontati precocemente e
adeguatamente, comportano facilmente nel tempo l'instaurarsi
di vere e proprie patologie con ulteriore dispendio economico
per la famiglia e la società. Possiamo citare ancora, a titolo
di esempio, le situazioni a rischio dei minori, degli
adolescenti, degli anziani, delle famiglie non ben
stabilizzate, delle difficoltà di integrazione sociale e
scolastica, delle diversità, dei rapidi cambiamenti nel lavoro
e nei mezzi di comunicazione. Va sottolineata però qualche
incongruenza:
a) la rilevazione, con i nuovi strumenti
diagnostici psicomotori, di specifiche patologie psicomotorie
e psicosociali a cui non rispondono adeguatamente le
tradizionali figure riabilitative e pedagogiche. In una
recente ricerca risulta che tra i bambini in cura presso un
servizio di neuropsichiatria infantile e di psicomotricità il
33 per cento presenta inibizione o instabilità psicomotoria,
il 46 per cento disordine motorio e della lateralità, il 14
per cento disturbi relazionali ed il restante 7 per cento
disturbi di personalità. In un'altra ricerca ancora, sempre
con bambini presentanti difficoltà di apprendimento
scolastico, emerge un'enorme presenza di difficoltà
psicomotorie: l'80 per cento è affetto da disturbo dello
schema corporeo, il 92 per cento da motricità impacciata e
poco vissuta e l'84 per cento da difficoltà di controllo
tonico-motorio;
b) la realtà di fatto della presenza di un numero
elevato di psicomotricisti formatisi presso le scuole private
il cui titolo rilasciato ad oggi non è riconosciuto a livello
pubblico. Mentre le scuole sono rappresentate da due
Federazioni, FISSPP (Federazione italiana scuole superiori
professionali di psicomotricità) e FISCOP (Federazione
italiana scuole e operatori della psicomotricità), gli
psicomotricisti sono rappresentati da tre associazioni
professionali: ANUPI (Associazione nazionale unitaria
psicomotricisti italiani), FIPm (Federazione italiana
psicomotricisti) e la già citata FISOP. Esiste poi l'AIF
(Associazione italiana formatori) che raggruppa gli
psicomotricisti che abbiano un'adeguata competenza sul piano
didattico-formativo specifico. L'Italia, poi, sul piano
internazionale, è rappresentata tramite la delegazione
italiana OIPR (Organisation international de
psychomotricitè et relaxation) e la delegazione del FEP
(Foro europeo di psicomotricità). La popolazione di
psicomotricisti - come rilevato da una ricerca del CENSIS per
conto del CNEL nel 1999 - è così costituita: per il 65 per
cento da lavoratori autonomi libero-professionali, per il 5
per cento in forma di impresa individuale, per il 15 per cento
da lavoratori dipendenti e per il 15 per cento sotto forma di
prestazione coordinata e continuativa, che risponde all'utenza
secondo un "grado di soddisfazione elevato";
c) la forte domanda da parte di parecchi servizi
pubblici dello psicomotricista e l'impossibilità di bandire
concorsi pubblici specifici rendendo latitante, così, la
domanda dell'utenza;
d) la forte domanda di presa in carico
psicomotoria (le richieste oggi, oltre che dal medico
specialista, provengono anche in maniera elevata dal pediatra,
dallo psicologo, dall'insegnante e dall'assistente sociale),
domanda che viene spesso corrisposta tramite figure
professionali diverse dallo psicomotricista. Ad esempio,
l'impegnativa sanitaria proposta dal medico nelle aziende
sanitarie locali è di fatto per prestazione psicomotoria ma
poi questa viene svolta da altri operatori o dallo stesso
psicomotricista, risultando, comunque, alla fine, come una
prestazione di fisioterapia, logopedia o altro;
e) la forte presenza, al contrario, dello
psicomotricista nelle istituzioni pedagogiche e riabilitative
private convenzionate e non, figura prevista in alcuni
contratti della sanità privata fin dal 1991. In particolare si
stanno allargando le esperienze in ambito preventivo.
Significativa è un'esperienza effettuata a Verona nel
2000-2001 in molte scuole materne, dove si rileva il
significativo apporto di prevenzione della psicomotricità nel
rapportare i risultati prima e dopo un anno di attività
psicomotoria; oltre alla possibilità di un'individuazione
precoce di certi disagi, si riscontra un miglioramento
notevole negli stessi: inibizione (27 per cento-14 per cento),
instabilità (18 per cento-11 per cento), difficoltà
relazionali lievi (27 per cento-12 per cento), impaccio
motorio (12 per cento-9 per cento), stati tensionali (16 per
cento-8 per cento).
In questo contesto, regolamentare al più presto questa
professione, esistente di fatto e non ancora di diritto da
oltre trenta anni, significa evitare la banalizzazione di
questo intervento e le relative conseguenze di grave danno per
la comunità.
Onorevoli colleghi, per le motivazioni di cui sopra
risulta chiaro come adeguare la nostra legislazione in questo
senso verrebbe annoverato tra le conquiste di questo
Parlamento a tutela dell'essere umano.