XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 1052
Onorevoli Colleghi! - Nel nostro Paese è assai poco
sviluppata una cultura dell'alimentazione concepita come
conoscenza delle caratteristiche nutritive e dei rischi legati
al consumo di cibi e bevande, e quindi come consapevolezza
delle scelte alimentari. In buona parte questa carenza di
informazione è dovuta al modesto impiego della politica di
prevenzione della salute e della educazione alimentare a
partire dalle istituzioni scolastiche.
Attraverso l'alimentazione a scuola vengono proposti ed
acquisiti modelli culturali e comportamentali che
condizioneranno tutta la vita del bambino e del ragazzo; è
pertanto attraverso un'adeguata educazione alimentare che
possono e devono essere valorizzate le politiche della
prevenzione, della socialità e in generale della qualità della
vita.
Educare i bambini ad acquisire e a mantenere un sano stile
alimentare rappresenta un importante intervento di "promozione
della salute" in quanto i fattori protettivi insiti in una
corretta alimentazione, mantenuta nel tempo, permettono al
bambino di esprimere al meglio, fin dalla delicata età
dell'infanzia, il proprio potenziale genetico di salute,
prevenendo una serie di patologie correlate ad una
alimentazione squilibrata. In tale senso la mensa scolastica
può utilmente essere il campo strategico di una adeguata e
continuativa azione educativa rivolta ai bambini ed alle loro
famiglie, oltre che agli operatori, ben al di là della
semplice offerta di un pasto igienicamente e nutrizionalmente
appropriato da consumare a scuola.
La normativa vigente è insufficiente ed inadeguata nel
tutelare lattanti e bambini dal rischio tossicologico cronico
legato all'esposizione a residui di pesticidi e di nitrati
nella dieta e necessita perciò, nel più breve tempo possibile,
di essere migliorata, introducendo nuovi criteri di
valutazione del rischio accettabile, criteri che tengano conto
in modo specifico delle peculiarità dell'età evolutiva.
Da numerose indagini è emersa la prova scientifica che le
abitudini alimentari errate, come quelle diffuse sin
dall'infanzia nello stile di vita occidentale, rappresentano
uno dei più importanti fattori ambientali in causa in quasi
tutti i tipi di tumore (35 per cento di tutte le cause
ambientali di cancro).
Se è vero che mancano ancora i numeri per trasformare
l'alimentazione biologica in un fenomeno di massa, è questo il
momento di prendere coscienza di quanto sia importante
assicurare alle generazioni future un'alimentazione sana.
L'alimentazione biologica, come sappiamo, è quella che ammette
esclusivamente cibi che non contengano un microgrammo di
pesticidi o di concimi chimici: prodotti, cioè, che non siano
entrati a contatto con sostanze di sintesi - a vari livelli
nocive per l'uomo - durante tutto il percorso della filiera
alimentare che va dal campo al punto di vendita, attraverso
tutte le lavorazioni intermedie.
I prodotti biologici comportano un minore rischio
tossicologico attribuibile ai seguenti fattori:
a) contenuto in nitrati (precursori di nitriti e
di nitrosammine cancerogene) nettamente inferiore rispetto ai
prodotti convenzionali, grazie all'impiego di concimi organici
a lento assorbimento;
b) assenza di residui di fitofarmaci (pesticidi
chimici di sintesi) il cui impiego è totalmente escluso nella
coltivazione biologica, conformemente alla normativa
dell'Unione europea.
La diffusione del sistema alimentare biologico nella
ristorazione collettiva deve essere un obiettivo da
raggiungere in virtù di alcune fondamentali considerazioni:
a) il regime dietetico è un elemento fondamentale
per la salute dell'uomo;
b) la popolazione infantile è la più sensibile ai
rischi tossicologici e la meno tutelata dalle contaminazioni
degli alimenti;
c) il sistema alimentare biologico è l'unico
modello di filiera agroalimentare controllata e
certificata;
d) per avviare un programma di educazione
alimentare è indispensabile attivare specifiche azioni miranti
a divulgare i precedenti concetti presso i bambini, gli
insegnanti, gli operatori e le famiglie.
La "dieta mediterranea" presenta una riconosciuta valenza
salutistica e nutrizionale e questa caratteristica rende
auspicabile la sua diffusione nella ristorazione collettiva.
La dieta mediterranea biologica si contraddistingue per lo
stesso legame delle produzioni agroalimentari al territorio
italiano; i prodotti sono così identificabili dalla
provenienza non di origine sconosciuta come spesso avviene per
le forniture di prodotti convenzionali.
Le produzioni biologiche, inoltre, vengono realizzate
nelle aree destinate a ridurre le azioni agrotecniche di
protezione e di sostegno alle colture, realizzando prodotti
che, rispettando la loro stagionalità, esaltano in ogni caso
al massimo il loro valore nutrizionale (fibre, vitamine,
eccetera).
La "dieta mediterranea" ha poi la peculiarità di offrire
fonti proteiche diversificate privilegiando le fonti vegetali
rispetto a quelle animali (esempio: i legumi in sostituzione
della carne).
La scelta di questa dieta è anche fondamentale per
contenere al massimo gli incrementi di costo ed agevolare la
disponibilità per i bambini di questo tipo di alimentazione
controllata e certificata; il costo delle proteine di origine
vegetale è infatti inferiore a quello di origine animale ed in
media l'ortofrutta biologica costa il 30 per cento in più
dell'ortofrutta convenzionale. Adottando un sistema biologico
che preveda una dieta mediterranea in grado di favorire le
fonti proteiche vegetali, è possibile stimare l'incremento di
costo globale della ristorazione biologica intorno al 10 per
cento rispetto a quella convenzionale che non adotta questo
modello dietologico.
Va ricordato, però, che un aumento dei costi è sostenibile
se si considerano le conclusioni del rapporto USA "I
pesticidi nella dieta dei bambini" in cui si rileva che i
bambini sono più esposti, e si stima che rischino dieci volte
più degli adulti; questo accade perché le sostanze di sintesi,
che in presenza di residui chimici negli alimenti si
dimostrano nocive e soprattutto in grado di interferire con i
meccanismi metabolici umani, sono tanto più pericolose quanto
più veloce è il ritmo di accrescimento cellulare ed è noto
che, durante l'infanzia e l'adolescenza, l'accrescimento è
molto più rapido che nell'età adulta.
Purtroppo l'introduzione di menu innovativi, più
consoni alle corrette e salutari esigenze dietetiche delle
scolaresche, incontra spesso forti resistenze sia per la
semplice diffidenza nei confronti di una novità, che per la
sottovalutazione della funzione didattica della ristorazione
scolastica.
Tutto questo è poi enfatizzato laddove non si sia
provveduto ad un adeguato momento informativo ed educativo dei
genitori che non sempre si trovano in possesso delle
conoscenze necessarie per esprimere un ponderato giudizio sul
servizio di refezione.
Pertanto l'iniziativa della promozione di mense
scolastiche biologiche può rappresentare un importante
investimento in quanto non si può pretendere di educare i
giovani alla salute dando il cattivo esempio.
La proposta di introdurre l'alimentazione biologica nelle
scuole deve però essere assolutamente supportata da efficaci
azioni di divulgazione tese a sviluppare la conoscenza e le
valenze culturali che si intendono proporre. E' questa la
condizione indispensabile per la massima valorizzazione di
tale esperimento nelle scuole; i soggetti che devono essere
informati prioritariamente sono gli insegnanti, i bambini, le
famiglie, gli addetti.
Gli insegnanti delle scuole elementari e medie devono
porsi in un atteggiamento costruttivo cercando di coinvolgere
gli alunni alla comprensione dell'importanza di questo momento
della giornata spiegando il perché di determinate diete e i
vantaggi di una alimentazione corretta, sana e rispettosa
dell'ambiente.
Per realizzare le finalità della proposta di legge, presso
il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca
è istituita la Commissione mense biologiche con poteri di
indirizzo e controllo sulla provenienza dei prodotti da
coltivazioni esclusivamente biologiche ai sensi del
regolamento (CEE) n. 2092/91 del Consiglio, del 24 giugno
1991, e successive modificazioni.
Una stretta collaborazione in questo settore con le
aziende sanitarie locali (ASL) potrebbe stimolare
significative sinergie portatrici di interessanti risultati;
le ASL dovrebbero agire sviluppando progetti di ricerca
epidemiologica, di vigilanza igienico-sanitaria, di
informazione e di prevenzione. La divulgazione deve attivarsi
preventivamente rispetto all'avvio della somministrazione di
pasti biologici e deve continuare con azioni periodiche di
sensibilizzazione e di informazione.
Solo ristabilendo un circolo virtuoso tra produzione
alimentare, alimentazione ed abitudini di consumo si potrà
davvero migliorare la qualità e la durata della vita degli
esseri viventi, rispettando, senza danneggiarla, la natura,
giacché, come sosteneva Feuerbach, noi siamo quello che
mangiamo.