XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 817
Onorevoli Colleghi! 1. La Conferenza organizzata a
Cork, in Irlanda, dal 7 al 9 novembre 1996 dalla Presidenza
del Consiglio dell'Unione europea e dalla Commissione europea,
ha portato all'adozione della "Dichiarazione di Cork" che
definisce in dieci punti gli orientamenti di una nuova
politica a favore delle zone rurali dell'Unione (zone dove
vive un quarto della popolazione europea e che rappresentano
l'80 per cento del territorio comunitario).
La Conferenza, riunitasi a Cork, si è dichiarata:
"consapevole che le aree rurali (...) sono
caratterizzate da un tessuto culturale, economico e sociale
particolare, da uno straordinario mosaico di attività e da una
grande varietà di paesaggi (foreste e terre coltivate, siti
naturali incontaminati, villaggi e piccole città, centri
regionali, piccole imprese);
convinta che le zone rurali e i loro abitanti
rappresentano un'autentica ricchezza per l'Unione europea e
del fatto che sono in grado di essere competitive; (...)
conscia del fatto che i cittadini europei sono sempre
più attenti alla qualità della vita in generale e ai problemi
relativi alla qualità, alla salute, alla sicurezza, allo
sviluppo individuale e al tempo libero in particolare; che le
zone rurali sono in una posizione privilegiata per soddisfare
tali interessi, e che possiedono gli elementi favorevoli ad un
modello autentico e moderno di sviluppo della qualità;
(...)
decisa a promuovere con ogni mezzo possibile la
valorizzazione del potenziale locale per assicurare lo
sviluppo sostenibile delle aree rurali e in particolare le
iniziative private e collettive che si integrino nel contesto
della globalizzazione dei mercati".
In conformità a tali convinzioni - e recependo la
risoluzione del Parlamento europeo su una politica rurale e
sulla creazione di una Carta rurale europea (A4-0301/96) - le
istituzioni comunitarie hanno rimodulato - attraverso i
complessi negoziati di Agenda 2000 - gli strumenti relativi ai
piani di sviluppo rurale, valorizzando fortemente il ruolo e
la responsabilità delle autonomie regionali.
"Considerata il secondo pilastro della PAC, la politica di
sviluppo rurale è un sistema integrato con l'obiettivo di
creare un contesto coerente e sostenibile per valorizzare le
risorse endogene nei territori rurali e migliorare la qualità
della vita delle popolazioni. Diversificando i sistemi
economici locali, sviluppando le potenzialità turistiche e
artigianali, migliorando i servizi alla popolazione, oltre
alla tutela ambientale e al patrimonio storico-culturale, le
misure previste dall'articolo 33 del regolamento 1275/99
intendono contribuire a creare nuovi posti di lavoro o a dare
vita a nuove fonti di reddito supplementari, stabilizzando
anche la popolazione.
I cardini della nuova politica (plurifunzionalità,
approccio plurisettoriale ed efficienza) sono ispirati
all'esperienza dei programmi realizzati nelle aree in ritardo
di sviluppo o nelle zone rurali con problemi di riconversione
(cioè gli ex obiettivi 1,6, 5b). In totale, su 22 misure
previste dal regolamento, ben 13 sono rivolte direttamente a
questi scopi". (Agrimese, marzo 2000, pagina 10).
2. Entro questo scenario la Commissione europea, il 27
gennaio 1999, ha approvato una comunicazione sugli
orientamenti per una politica agricola sostenibile
(COM(1999)22), nella quale mostra quanto l'esigenza di
integrare il tema dell'ambiente nella politica agricola sia
diventata una delle preoccupazioni principali della politica
agricola comune, in particolare nel contesto delle riforme
dell'Agenda 2000 che tengono conto degli elementi ambientali
in diversi contesti.
La comunicazione valuta, da un lato, gli effetti che
l'agricoltura e la silvicoltura hanno sull'ambiente, e
dall'altro, il rischio che la cessazione di queste attività in
molte zone potrebbe minacciare il paesaggio e la biodiversità,
che sono il frutto di secoli di attività agricola.
Il 26 gennaio 2000, la Commissione europea ha approvato
una comunicazione sugli indicatori per l'integrazione della
problematica ambientale nella politica agricola comune
(COM(2000)20), che si prefigge di fornire un quadro degli
indicatori per la politica agricola che rifletta le
caratteristiche specifiche del settore.
Per vigilare sull'integrazione della problematica
ambientale nella politica agricola comune è attualmente
possibile elaborare una serie di indicatori; per sfruttare
appieno il potenziale degli indicatori, tuttavia, è necessario
intraprendere varie azioni volte a:
migliorare gli attuali indicatori e aumentarne il numero
in modo da prendere in considerazione tutto lo sviluppo
sostenibile;
potenziare le infrastrutture di raccolta delle
informazioni;
elaborare metodologie per l'efficienza ambientale e per
la classificazione degli ecosistemi agricoli;
accrescere la comunicazione sui problemi agroambientali.
A questo fine si deve tenere presente:
la situazione attuale dell'ambiente agricolo e i suoi
mutamenti nel corso del tempo, ponendo in rilievo tutte le
modifiche indesiderabili che è necessario combattere e anche
le situazioni che si devono preservare;
individuare le pressioni che hanno portato a mutamenti
indesiderabili ed i benefìci ambientali derivanti da
coltivazioni agricole che hanno contribuito a preservare o a
migliorare l'ambiente;
collegare le pressioni e i processi suddetti alle forze
motrici dell'economia.
Il regolamento (CE) n. 1257/1999 del Consiglio, del 17
maggio 1999, sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del
Fondo europeo agricolo di orientamento e di garanzia (FEOGA) e
che modifica ed abroga taluni regolamenti stabilisce,
nell'ambito degli obiettivi 1 e 2, il sostegno finanziario
alle seguenti iniziative:
1. diversificazione delle attività del settore agricolo
e delle attività affini allo scopo di sviluppare attività
plurime o fonti alternative di reddito;
2. incentivazione di attività turistiche e
artigianali.
La comunicazione della Commissione relativa ai fondi
strutturali e coordinamento con il fondo di coesione - Linee
direttrici per i programmi del periodo 2000-2006 - in linea
con l'articolo 10, paragrafo 3, del regolamento n. 1260/1999
del Consiglio, del 21 giugno 1999, recante disposizioni
generali sui Fondi strutturali, ha adottato alcune linee
direttrici relative alle politiche comunitarie rilevanti per
gli obiettivi dei Fondi. Le linee direttrici intendono
orientare le autorità nazionali e regionali nell'elaborazione
delle strategie di programmazione per gli obiettivi 1, 2, e 3
dei Fondi strutturali e dei relativi collegamenti con il Fondo
di coesione.
Tra le priorità la Commissione indica il turismo
sostenibile di qualità. In proposito rileva che uno sviluppo
equilibrato e sostenibile del settore turistico può essere
garantito in particolare attraverso:
a) l'ammodernamento delle infrastrutture
turistiche e il miglioramento della relativa efficienza;
b) il miglioramento delle qualifiche e dei profili
professionali per meglio soddisfare le aspettative dei turisti
e le esigenze del settore;
c) l'incentivazione del partenariato tra singole
imprese, della cooperazione tra settore pubblico e privato e
del collegamento in rete, allo scopo di rafforzare
l'integrazione dei vari servizi che fanno parte della "catena
turistica".
Un'altra delle priorità segnalate è lo sviluppo rurale
finalizzato all'ammodernamento, alla diversificazione e alla
tutela dell'ambiente. Secondo la Commissione, per l'Unione
europea, nel suo insieme, un importante obiettivo della
politica di sviluppo rurale è assicurare la sostenibilità del
modello di agricoltura europea.
Lo sviluppo rurale costituisce uno dei pilastri della
politica agricola comune e richiede, in quanto tale, una
duplice linea d'azione favorevole allo sviluppo di un settore
agricolo polifunzionale, da un lato, e al più ampio contesto
sociale e territoriale nel quale opera il settore agricolo,
dall'altro. Nelle regioni più svantaggiate, rientranti negli
obiettivi 1 e 2 la politica rurale deve porsi il duplice
obiettivo di sviluppare un settore agricolo competitivo
caratterizzato da metodi di produzione rispettosi
dell'ambiente e di favorire la diversificazione delle aziende
agricole e dell'economia rurale attraverso nuove fonti di
occupazione.
I Fondi strutturali e il FEOGA, secondo la Commissione,
dovranno favorire la diversificazione di una struttura
economica rurale competitiva, promuovendo nuove attività
attraverso programmi integrati. Gli obiettivi previsti
sono:
a) rafforzamento del settore agricolo;
b) rafforzamento della competitività delle zone
rurali;
c) salvaguardia dell'ambiente e del patrimonio
culturale europei: la tutela ambientale rappresenta
necessariamente un'importante priorità della politica rurale e
comprende la conservazione del paesaggio e delle risorse
naturali, la tutela delle zone rurali tradizionali, la
promozione dell'agriturismo e il rinnovamento dei villaggi.
3. Il 13 ottobre 1999, la Commissione europea ha adottato
la comunicazione concernente gli orientamenti per la nuova
iniziativa comunitaria di sviluppo rurale denominata LEADER+
(COM(99)475). Conformemente alla nuova politica di sviluppo
rurale e a differenza delle precedenti iniziative LEADER I e
II, ne possono beneficiare tutte le zone rurali. LEADER+ dà la
possibilità di cofinanziare progetti di sviluppo rurale e si
prefigge di dare un importante contributo alla
rivitalizzazione dell'economia rurale locale nonché alla
creazione e alla salvaguardia di posti di lavoro nelle zone in
questione. I criteri di selezione dei gruppi d'azione locale
saranno resi più rigorosi al fine di concentrare le risorse
finanziarie e dare rilievo a strategie di sviluppo innovative
a carattere "pilota". Per il periodo 2000-2006 è previsto un
contributo complessivo dell'Unione europea a LEADER+ di 2.020
milioni di euro. La Commissione ha inoltre approvato la
ripartizione indicativa per ogni Stato membro dello
stanziamento LEADER+.
Il 15 febbraio 2000 il Parlamento europeo ha adottato una
risoluzione sull'iniziativa LEADER+. Il Parlamento ritiene che
si debba riconoscere un'importanza tutta particolare anche
alle misure a carattere sociale, che creano posti di lavoro
nelle zone strutturalmente deboli ed è dell'avviso che una
partecipazione di LEADER+ a una rete europea di regioni rurali
sia necessaria per realizzare lo scambio di esperienze,
informazioni e know-how. Il Parlamento esprime la
preoccupazione che la dotazione finanziaria di LEADER+, pari a
2.020 milioni di euro per il periodo 2000-2006, possa essere
troppo limitata e chiede che sia evitata la dispersione dei
finanziamenti. Il Parlamento raccomanda di mantenere la
flessibilità e la duttilità introdotte in LEADER II e di
autorizzare l'adattamento dei piani d'azione LEADER+ durante
la loro attuazione, nonché di rafforzare il coordinamento tra
LEADER+ e i programmi INTERREG, PHARE, SAPARD e MEDA".
(Servizio studi - Ufficio rapporti con l'Unione europea).
4. Sulle oggettive potenzialità dell'iniziativa LEADER+ -
e sulle particolarissime situazioni di talune zone nel nostro
Paese - si è soffermata l'iniziativa congiunta di Legambiente
e Confcommercio "Investire sul Bel paese: i servizi
territoriali diffusi per la competizione globale"
(presentata a Roma l'11 ottobre 2000) che ha disegnato sia
una mappa del "disagio insediativo" relativa a ben 2.830
comuni italiani sia un significativo ventaglio di dati,
preoccupazioni e proposte per la possibile "rivincita
dell'Italia minore" attraverso la valorizzazione dei prodotti
tipici, la manutenzione del territorio, il turismo rurale, la
persistenza - agevolata e "voluta" - di forme non residuali di
attività commerciale ed artigianale.
Se è certamente vero che alcuni obiettivi paiono oggi più
vicini - si pensi alla "Guida alle specialità regionali
italiane" edita dall'Istituto per studi, ricerche ed
informazioni sul mercato agricolo (ISMEA) e dall'Istituto per
il commercio estero (ICE) nel 1999, alle 16.000 aziende
agrituristiche già oggi attive in Italia, al rilevante
interesse del 1^ Forum mondiale su "Agriturismo e
turismo rurale" coordinato dal professor Adriano Ciani a
Perugia nell'ottobre 2000 - è altrettanto opportuno ripensare,
anche per favorire l'adozione di testi unici sul settore, ad
alcune elaborazioni, già oggetto di specifici disegni di legge
nel corso della XIII legislatura che si possono oggi
riproporre e assemblare in relazione anche al pregevole lavoro
svolto da tutte le amministrazioni regionali per cogliere le
opportunità dei finanziamenti comunitari. Un insieme di misure
di sostegno e di proposte che si riconducono certamente alla
"logica" stringente dei diversi regolamenti europei, ma non
trascurano una "memoria" che può essere futuro.