XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 700
Onorevoli Colleghi! - "Il nostro progresso spirituale
ci farà smettere di uccidere gli animali per nutrirci" scrisse
Gandhi, il padre della non violenza.
Nella Genesi del Vecchio Testamento si legge: "Poi Dio
disse: ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su
tutta la Terra e ogni albero in cui è il frutto che produce
seme, saranno il vostro cibo".
Filosseno di Mabbug, scrittore cristiano del V-VI secolo
scrisse: "Procura d'esser magro, per passare dalla porta
stretta, bevi acqua per bere la scienza, nutriti di vegetali
per essere esperto dei misteri; mangia con moderazione per
amare senza misura; digiuna per vedere. Chi mangia vegetali e
beve acqua, raccoglie visioni e rivelazioni celesti, la
scienza dello spirito, la sapienza divina e la rivelazione
delle verità nascoste (...)".
Attraversando i secoli a grandi balzi giungiamo ai giorni
nostri ed al Premio Nobel per la medicina del 1975, Renato
Dulbecco, che asserisce: "Ho adottato una dieta vegetariana e
la consiglio come misura dietetica antitumorale". Dello stesso
avviso si dichiara il professor Umberto Veronesi. Le persone
che, per una ragione o per l'altra, hanno adottato una dieta
vegetariana sono, in Italia, diverse centinaia di migliaia. Un
piccolo esercito in costante crescita profondamente
discriminato che non gode, a tavola, di alcun diritto. I
vegetariani infatti vengono trattati ancora come stravaganti e
folkloristici individui che si privano delle gioie del palato,
delle delizie della carne. Insomma una sorta di masochisti un
po' folli. La manifestazione culturale ed i comportamenti
sociali delineati da media e consumismo hanno indotto
una preoccupante ignoranza anche in campo alimentare, in un
Paese che si distingue proprio per la gran varietà della
propria cucina tradizionale e regionale.
La "grande abbuffata" degli anni '80 ha assordato le
nostre orecchie con il rumore di auto di grossa cilindrata, di
banchetti a base di cacciagione e porchetta, tintinnii di
coppe di champagne e rampanti grida in borsa. Tutto
questo rumore sub-culturale, amplificato dalle televisioni, ha
sovrastato la nostra capacità di captare le cose semplici,
parche e naturali. L'eccesso, l'accumulo hanno provocato il
colesterolo nelle vene della nostra società, narcotizzando la
capacità di pensare agli altri, di limitarsi all'ambito del
necessario. Abbiamo vissuto la politica e l'economia del
superfluo, restringendo l'orizzonte della nostra conoscenza
alla tavola imbandita di ogni bene, sordi ai lamenti di
sofferenza di chi da quel tavolo non riusciva che a
sgraffignare qualche briciola o neppure quella. La crisi
incombente in casa nostra, la bomba demografica e le
raccapriccianti urla di disperate orde fameliche che premono
alle frontiere esclusive del benessere stanno forse
contribuendo a rispalancare le obese palpebre. L'alimentazione
vegetariana consentirà a tutti gli esseri umani di cibarsi,
mentre quello dei carnivori rimane a tutt'oggi un esclusivo
club ristretto e ingordo. La malsana opulenza carnivora
ha falsato i gusti alimentari degli italiani e l'odierno
consumo di carne risponde non ad esigenze dietetiche bensì
all'arroganza di un mercato drogato che impone, tramite i
media, i propri bisogni commerciali ai consumatori. Ma
quando mai si è visto nelle famiglie italiane mangiare carne
due volte al giorno? Solo la scellerata e aleatoria opulenza
degli anni '80 ha consentito un simile spettacolo, la gran
quantità di carne, pesce e insaccati nei nostri piatti ci ha
fatto perdere familiarità con l'infinita varietà della dieta
mediterranea. Tanto che oggi al vegetariano, ritenuto un mero
divoratore di mozzarelle, capita non di rado sentirsi dire:
"ma ...tu cosa mangi?".
Entrando nel vivo della scelta vegetariana, sono
sostanzialmente tre le ragioni che inducono alla opzione
vegetariana:
1) motivazioni di ordine etico;
2) tutela della propria salute e prevenzione delle
malattie;
3) contributo alla risoluzione del problema della fame
nel mondo.
Le motivazioni etiche si fondano sui princìpi della non
violenza, della coesistenza pacifica e rispettosa delle altre
creature. Pur senza addentrarci nei numerosi anfratti di un
fenomeno in continua crescita come quello dell'animalismo, si
possono citare alcuni illustri esempi che ci forniscono la
chiave di lettura di una sensibilità e di una cultura per
certi aspetti rivoluzionarie. Il rispetto e la considerazione
per gli altri animali non è certo tema o scoperta dei giorni
nostri. Nel Vangelo della pace e nel Vangelo dei dodici
apostoli (ritenuti dall'establishment vaticano
"apocrifi" ma anteriori ai quattro vangeli canonici) è
riportata la frase di Cristo: "Gli animali sono vostri
fratelli e sorelle. Chi si prende cura di loro si prende cura
di Cristo. Chi li maltratta lo fa soffrire". Su questo tema,
come sul Cristo vegetariano, la teologia si divide. Certo è
che lo scritto, eventuale "apocrifo", risale comunque a circa
duemila anni fa.
Significativo è l'esempio fornitoci dal movimento
religioso dei Perfetti catari diffusosi in Occitania (Europa
occidentale) nel secolo XI, che adottò dieta vegetariana (o
meglio vegana, escludendo anche latte e uova), vita povera e
semplice.
Questi precursori di San Francesco (che sicuramente lesse
i Vangeli tradotti in volgare dai catari durante la prigionia
sotto i perugini) furono ben presto additati dalla Chiesa come
"eretici" e perseguitati. Essi scrivevano: "Dovete capire che
bisogna amare Dio con verità (...) Bisogna inoltre che
facciate a Dio la promessa che non commetterete mai omicidio,
che mai scientemente e volontariamente mangerete formaggio,
latte, uova, né carne di uccello, di rettile, di animale
proibita dalla Chiesa di Dio". Nel 1144 a Liegi e nel 1163 a
Colonia vi furono i primi roghi di catari vegetariani. Il Papa
Innocenzo III scatenò una vera e propria crociata contro i
catari condotta nel 1209 dal cavaliere Simon de Montfort. Da
allora questi "eretici" furono identificati principalmente per
la loro dieta vegetariana inducendo nella Chiesa ufficiale
timore e diffidenza verso chiunque rifiutasse cibo di
provenienza animale. Passando dalla religione alla scienza
troviamo altri illustri esempi.
Pitagora scrisse che "quelli che uccidono gli animali e ne
mangiano la carne saranno inclini a massacrare i loro simili".
Fino ad oggi però da Pitagora abbiamo accettato in eredità
solo i teoremi matematici.
Leonardo da Vinci disse a sua volta: "Tempo verrà in cui
la nostra specie giudicherà l'uccisione di qualsiasi animale
alla stessa stregua della soppressione di un uomo".
Uno dei più accreditati uomini di scienza del nostro
tempo, l'oncologo Umberto Veronesi, scrive: "Lo specismo
connota nei riguardi degli animali un atteggiamento non
dissimile da quello tipico del razzismo nei riguardi delle
altre razze umane. Così se centocinquanta anni fa, che un
bianco uccidesse (o torturasse) un negro senza ragione, poteva
sembrare un fatto complessivamente accettabile nella morale
corrente di allora, oggi che un essere umano uccida un animale
non umano, senza ragione è per la maggioranza degli uomini un
fatto accettabilissimo". Schierandosi decisamente sul fronte
vegetariano, Veronesi continua: "Non penso che una persona
sensibile ai problemi della sofferenza negli animali di
laboratorio possa rimanere insensibile al trattamento crudele
cui sono sottoposti gli animali di allevamento, considerati
ormai delle "macchine di trasformazione" di una merce. Anche
la pratica della macellazione risveglia un senso di
ripugnanza, nel vedere come l'animale viene inizialmente solo
stordito, poi sgozzato e infine fatto morire per
dissanguamento".
Esclusi gli animali di mare che, in quanto più muti dei
loro colleghi di terra, vengono calcolati in quintali (più di
4 milioni di quintali di pesci pescati ogni anno in Italia),
le cifre del gran macello italico annuale si aggirano sul
mezzo miliardo di animali (tra cui polli, ovini, suini,
caprini, bovini ed equini). Un rapido excursus nel poco
conosciuto mondo degli allevamenti in batteria, dei macelli e
delle raffinatezze gastronomiche può dare un'idea del perché,
generalmente, chi entra in uno di questi luoghi cessa, a meno
che non sia Attila, di mangiare carne. Il patè de foie gras
viene ottenuto ingozzando fino allo stremo, con l'ausilio
di imbuti, le oche per ottenere un fegato rigonfio. L'aragosta
bollita o arrostita viva soffre come qualsiasi altro animale.
Provate a scottarvi un dito e riflettete su cosa avviene in
quella pentola. E' una morte lenta e atroce. Sarebbe molto più
civile decapitare prima l'animale.
Negli allevamenti in batteria i polli sono in quattro o
cinque in circa mezzo metro quadro di spazio disponibile.
Siano essi "da carne" o galline ovaiole, l'immobilismo nella
gabbia induce al frenetico cibarsi per l'ingrasso e ad una
innaturale produzione di uova. Onde non rischiare di
danneggiare la "merce", ai polli viene smussato il becco con
una apposita forbice. Non tutti i pulcini che nascono nei
forni dalle uova fecondate sono sani o desiderati. Quelli che
non hanno le caratteristiche richieste finiscono ancora vivi
nel trita gusci. Un giornalista, tale Martin Speich, in merito
ad un allevamento di galline ovaiole scrisse: "Davanti, nel
contenitore, tre uova; il quarto oggi non c'è; la macchina che
le produceva è andata definitivamente fuori uso; i suoi resti
giacciono sul fondo in rete. Gli occhi chiusi, il becco
semiaperto, verso il basso, come se volesse ancora mangiare;
sono ben miseri resti, spoglie di una macchina il cui compito
era mangiare, defecare e produrre uova. Come lei, altre
migliaia di macchine in questo stabilimento. La rottura di una
di esse, nella gabbia 52, fila centrale, blocco a sinistra,
non ha praticamente alcuna influenza nella spettrale attività
che si svolge nelle altre 1.300 gabbie. Le urla di dolore
degli animali beccati, calpestati e schiacciati dagli altri
fanno parte del rumore di fondo di questa fabbrica animale,
come il ronzio delle ventole, il crepitio delle migliaia di
zampe che raschiano sul fondo in rete, lo schiamazzo
continuo".
Quando giunge il momento della morte liberatoria, polli e
galline vengono appesi per le zampe e inviati con un nastro
trasportatore alla ghigliottina. Mentre molti Paesi europei
hanno dimensioni minime per le gabbie (l'Olanda dal 2004 non
avrà più batterie, la Svizzera le ha abolite nel 1991), in
Italia non si scorge all'orizzonte alcun cenno di speranza e
civiltà in tale senso.
L'orizzonte dei maiali negli allevamenti intensivi non è
molto più ampio, restringendosi alle sbarre di una cella che
consente solo il cambiamento della posizione da eretta ad
accucciata. L'animale rinchiuso in gabbie singole non può
muoversi, grufolare, grattarsi, farsi aiutare nella pulizia
dai compagni.
Le 15.000 papille gustative che possiedono i maiali devono
accontentarsi di papponi molli atti all'ingrasso. Non una
variazione, non un filo d'erba. Negli stabilimenti con più di
500 capi aumentano notevolmente malattie polmonari e
cardiache. Gli animali spesso sono legati alle sbarre e ciò li
induce a non alzarsi nemmeno per defecare. Il mondo di un
maiale, come quello di una mucca, di un vitello, di un
cavallo, è costituito da pochi centimetri di cemento, acciaio
e lamiera. Oltre allo stress, alle stereotipie, agli
squilibri psichici, gli animali allevati in batteria soffrono
di infiammazioni articolari, artrite deformante, affezioni ai
muscoli ed alle unghie che non essendo né consumate né
tagliate, crescono a dismisura, torcendosi sotto la zampa o
rientrando nelle carni.
E dire che in Olanda da più di 35 anni l'allevamento
"Geelen" che commercializza carne di maiale con il marchio
speciale "cresciuti in libertà" guadagna molto di più di
qualsiasi altro concorrente.
In una relazione sull'allevamento, pubblicata su
"Tierschutz" nel febbraio del 1987 si legge: "In un
grande spazio verde, si vedevano maiali a perdita d'occhio.
L'allevamento era strutturato in recinti di circa 1.000 metri
quadri, in cui si trovavano una decina di femmine ed un
maschio; ogni recinto era letteralmente tappezzato di erba ed
in ognuno vi erano abbeveratoio e capanno, adeguatamente
"arredato" con strame nonché un pezzetto di bosco; un sentiero
attraversava i vari recinti e ad ogni recinto una femmina ci
accoglieva festosamente; dato che eravamo verso sera i piccoli
erano rientrati nelle capanne; avvicinandoci ad esse, vedevamo
la porta, formata da una cappa di gomma, sollevarsi e 9-11
maialini correre strillando e saltellando verso la madre, per
cercare protezione".
Se la vita in libertà è decisamente diversa da quella
infernale in batteria, la morte giunge comunque inesorabile
per gli animali destinati a divenire carne o prosciutti.
L'animale aspetta, in code interminabili, la conclusione del
proprio triste e fugace passaggio terreno. Nell'attesa sente
l'odore del sangue dei compagni che lo precedono, gli strilli,
i lamenti e la puzza della morte. Per ogni animale da carne a
quattro zampe è previsto lo stordimento con scarica elettrica
e la fine con un colpo di pistola in mezzo agli occhi che fa
giungere nel cervello un lungo chiodo. La fretta, il
nervosismo e il pressapochismo di molti operatori fanno sì che
non sempre tutto vada liscio, che l'animale non sia stordito,
che non muoia subito, che agonizzi. In questi non rari casi il
regista Dario Argento non riuscirebbe certo a fare di
meglio.
Un problema a parte è costituito dai trasporti. Gli
animali, tra cui gli intelligentissimi cavalli e le
ipersensibili mucche, vengono fatti viaggiare come sardine per
centinaia di chilometri stivati in TIR e navi. Sotto il sole,
esposti al freddo, senza acqua e cibo per giorni, spesso
bloccati alle frontiere, quasi sempre legati alle sbarre dei
camion. Quando giungono ai luoghi di smistamento, ai mercati,
ai fori boari molti hanno le zampe spezzate, le ferite da
morsi non si contano, alcuni hanno partorito piccoli resi
subito poltiglia da decine di zoccoli, altri sono morti di
stenti. I maltrattamenti, le bastonate, l'impiego di corde
alle zampe, di pungoli e arnesi elettrici rappresentano la
norma nei mercati del bestiame.
Innanzitutto va smentita la presunta natura carnivora
dell'uomo. L'uomo, come i suoi progenitori, è un tipico
animale vegetariano. L'organismo dell'animale carnivoro tende
ad espellere rapidamente le tossine di un alimento che inizia
subito il processo putrefattivo: l'intestino dei carnivori è
lungo tre volte il loro corpo, quello dei frugivori è lungo
ben dodici volte il corpo. L'uomo, anatomicamente frugivoro,
inizia a mangiare animali nella preistoria, durante il
pleistocene, quando l'ultima glaciazione distrusse gran parte
delle foreste (e quindi dei vegetali di cui si nutriva).
L'uomo sconfinò nelle savane dove per sopravvivere fu
costretto a uccidere e a divorare gli erbivori. Passata la
preistoria l'uomo ha perso il pelo ma non il vizio... di
mangiare carne. E' bene sapere che la decomposizione della
carne nell'intestino produce acido urico, urati, ptomaine,
creatina, acido lattico, indolo, putrescina, scatolo ed altre
tossine, costringendo fegato e reni ad un pluslavoro di
smaltimento. La carne favorisce inoltre l'insorgere della
gotta, crea ipertensione, pletora. E' un alimento pressocché
privo di glicidi, sali minerali e vitamine e favorisce
trombosi, embolie, calcoli biliari, ipertrofia prostatica e
fibromi uterini. A causa delle sostanze somministrate agli
animali in vita, la carne contiene estrogeni, tra i quali il
DES (dietilstiberolo, cancerogeno) cortisone, antibiotici,
sulfamidici, antitiroidei, vaccini, anemizzanti, tranquillanti
e ormoni vari (esemplare nel 1988 il caso dei bambini ai quali
era cresciuto il seno perché avevano mangiato omogeneizzati di
pollo e tacchino estrogenati).
Fra gli estrogeni più usati ed iniettati vi sono:
progesterone, testosterone, 17 beta estradiolo e composti
sintetici come il zeranolo, il trembolone ed il famigerato
dietilstilbestrolo. Questi prodotti, in un mese di
trattamento, sono capaci di fare aumentare il peso di un
vitello da 200 chili di altri 30-40 chili. Il dottor Luciano
Gregorio, del sindacato veterinari liberi professionisti,
afferma: "I farmaci sono usati a piene mani per ingrassare
artificiosamente gli animali in beffa ai divieti. Il mercato
non consente spazio a chi ne fa a meno, quindi tutti li
usano".
Vietati, seppur senza effetti pratici in Italia, gli
ormoni sono comunque consentiti in vari Paesi esteri. E poi
importiamo il 60 per cento del consumo nazionale. I controlli
presso gli allevamenti e le frontiere sono pressoché
inesistenti e le industrie farmaceutiche produttrici delle
sostanze chimiche atte a trattare le carni hanno raggiunto un
giro di affari miliardario. Molti dati che indicano le
necessità umane di assorbimento di proteine ed aminoacidi
essenziali sono frutto di esperimenti sui ratti, ma poiché
l'uomo non è un ratto, ha diversi parametri e differenti
esigenze.
Ricercatori forse più professionali ed attendibili mettono
in guardia da un eccesso di proteine nella dieta, poiché
l'alimentazione iperproteica sovraccarica il sistema urinario
predisponendo a malattie croniche degenerative. I sostenitori
dell'alimentazione a base di carne agitano a guisa di bandiera
la vitamina B12 presente nel fegato di vitello e nelle carni,
utile come antianemico. Orbene, il fabbisogno giornaliero di
vitamina B12 per un uomo adulto è stato fissato
dall'Organizzazione mondiale della sanità e dalla FAO in 2
microgrammi al giorno. Tralasciando il fatto che il nostro
fegato ha scorte sufficienti di vitamina B12 per anni, la
preziosa sostanza si trova in quantità anche nel lievito di
birra, nell'alga nori, nel mis, nel tamari (sono sufficienti
5-10 grammi di nori o mezzo cubetto di lievito per soddisfare
l'esigenza quotidiana di B12). La carne contiene, a seconda
dei casi, dal 14 al 20 per cento di proteine, mentre i
formaggi vanno da un minimo del 25 ad un massimo del 45 per
cento. Anche i legumi contengono notevoli quantità di proteine
(lenticchie 24 per cento, soia 40 per cento). L'uomo nei primi
sei mesi di vita raddoppia il proprio peso alimentandosi
unicamente con il latte materno che contiene appena l'1,2 per
cento di proteine. Con un tale alimento superiamo il periodo
più impegnativo della nostra vita.
La carne se insaccata o inscatolata viene addizionata di
nitriti di sodio, se "fresca", per mantenere il colore rosso e
non dare luogo al tipico marrone marciscente, viene integrata
con solfiti e meta bisolfiti (prodotti chimici dannosi). La
carne contiene inoltre le tossine sprigionate dagli animali al
macello a causa del terrore e dell'agonia. Non si salvano
dall'inquinamento gli animali d'acqua che diventano veicoli di
prodotti tossici quali il mercurio, il piombo, il rame o di
infezioni come le salmonelle e l'epatite virale. Secondo molti
medici e scienziati, tra cui il professor Dulbecco, il
professor Veronesi e i clinici americani Armstrong e Doll, la
carne è cancerogena. Il professor Russel, nel saggio Notes
on the causation of cancer scrive: "Ho rilevato che su 25
nazioni la cui popolazione è prevalentemente carnivora,
diciannove registrano un'alta percentuale di cancro e soltanto
una presentava una percentuale bassa, mentre su 35 nazioni ad
alimentazione prevalentemente vegetariana, nessuna presentava
una percentuale notevole di cancro". Il Journal of the
American Medical Association scrive che il 97 per cento
delle malattie cardiache, che causano più della metà dei morti
negli Stati Uniti, si poteva prevenire con una dieta
vegetariana (dati confermati dall'American Hearth
Association). I professori Iotekyo e Kipani dell'università
di Bruxelles, hanno potuto dimostrare che i vegetariani
riescono a protrarre alcune particolari prestazioni fisiche
per un tempo doppio e talvolta anche triplo, rispetto ai
carnivori, prima di accusare stanchezza e si riprendono dalla
fatica in un quinto del tempo necessario agli altri. Nella
lunga lista dei primati dei vegetariani vi è anche il caso di
Hulda Crooks, 90 anni, che ha scalato per la ventiseiesima
volta il Monte Whitney (4000 metri), negli USA (Paese
Sera 12 agosto 1986). Il professor Marcello Ticca,
dell'Istituto nazionale della nutrizione, ha presentato il 17
maggio 1992 la dieta piramide, molto simile alla dieta
mediterranea, che prevede alla base, come elementi
fondamentali, pasta, cereali, pane, latte, formaggio e patate,
come cibi complementari frutta e verdura e in quanto cibi
superflui carne, pesce e uova. In tutte le scuole
statunitensi, norvegesi e svedesi viene adottata e diffusa la
dieta piramide, anche al fine della educazione alimentare. La
riconversione gastronomica dei Paesi del nord Europa e degli
USA porterà, oltre che un'ondata di salute, un beneficio
economico per l'industria alimentare e per la cucina italiana,
basata sulla dieta mediterranea, anche se ultimamente
imbastardita da hamburger e carni in scatola made
in USA.
Se fossimo tutti vegetariani non ci sarebbe nessuno
costretto a morire di fame poiché il cibo sarebbe sufficiente,
anzi abbondante, per tutti gli abitanti del pianeta.
Le terre coltivabili e le foreste basterebbero a fornire
cibo e vegetali a 25 miliardi di persone. Oggi siamo 5
miliardi e centinaia di milioni muoiono di fame nei Paesi
poveri. Il nord ricco e industrializzato mangia carne, consuma
risorse cerealicole o proteiche, inquina, distrugge foreste e
degrada i suoli. Il 40 per cento dei cereali prodotti nel
mondo serve a nutrire gli animali da carne. Negli USA la
percentuale sale al 75 per cento. Per produrre un chilo di
carne occorrono da 5 a 16 chili di cereali. Un sacco di grano
"trasformato" in carne nutre un uomo, in pane ne nutre 7 ed in
germogli ne nutre 20. Per produrre un chilo di carne di maiale
occorrono 6 chili di vegetali, per un chilo di pollo venti di
mangimi, per un chilo di manzo 7 di vegetali. Da 2.600 grammi
di proteine vegetali si ottengono appena 220 grammi di
proteine animali. In Brasile la superficie a soia per il
bestiame è cresciuta da 15 a 55 milioni di ettari. Nel 1982 la
produzione di soia per l'esportazione occupava 8,2 milioni di
ettari, l'equivalente di farina per 40 milioni di maiali.
Sfruttando la stessa superficie si potrebbero produrre fagioli
neri ottenendo proteine per 35 milioni di persone o mais utile
per 59 milioni di persone. Non che il "terzo mondo" non riceva
cibo, lo riceve eccome. Per le nostre vacche e per i maiali
occidentali. Secondo la FAO nel 1981 il 75 per cento dei
cereali importati dai Paesi del terzo mondo vennero utilizzati
come cibo per il bestiame destinato poi all'esportazione. In
sostanza il 20 per cento della popolazione mondiale può
concedersi il lusso di mangiare carne perché il restante 80
per cento patisce la fame e "rinuncia" alle risorse della
terra che vengono destinate al bestiame. Poi parliamo di
"fratellanza e solidarietà".
Non basta, gli allevamenti, oltre ai fertilizzanti di
sintesi, sono responsabili dell'80-90 per cento delle
emissioni di ammoniaca che provocano le piogge acide.
In conclusione, chi mangia carne deve rendersi conto di
che impatto umano ed ambientale ha la sua dieta. Persino il
World Watch Institut ha lanciato l'allarme: "I carnivori
stanno distruggendo la Terra.
Così non può durare, non c'è cibo a sufficienza per
tutti".
Chiudete pure occhi e orecchie quando scorrono in
televisione le immagini dei bimbi somali, ma rammentate che
ogni vostro boccone di bistecca sottrae un pasto intero ad uno
di quei bambini. La fame nel mondo non è lontana, è in casa
nostra perché siamo noi a crearla. Un esame di coscienza
farebbe bene a tutti. E non vi è miglior metodo per
sollecitare la coscienza e la riflessione che fornire spunti
in tale senso. Recarsi in tutti i luoghi ove ci si ciba e
trovare ovunque anche i piatti vegetariani indurrà molti
uomini a riflettere sull'alimentazione non-violenta, sulla
propria salute, sul terzo mondo, sulla sofferenza degli
animali.
L'intento pratico e culturale della presente proposta di
legge è quello di fornire ai vegetariani la possibilità di
trovare ovunque piatti senza animali ed ai carnivori uno
spunto di curiosità, riflessione ed approfondimento.
L'attuazione della presente proposta di legge non comporta
spese per alcuno ma solo l'adeguamento e la differenziazione
delle abitudini alimentari.