XIV LEGISLATURA

PROGETTO DI LEGGE - N. 507




        Onorevoli Colleghi! - Il progetto dell'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione sociale dell'anziano costituisce una prima iniziativa nell'ambito di un più vasto disegno di verifica della condizione dell'anziano nel nostro Paese e per la promozione di interventi mirati per favorire l'inserimento sociale della persona anziana.
        L'obiettivo del pieno utilizzo della "risorsa-anziano" va visto quale punto di riferimento per una avanzata politica sociale che sposti le politiche in favore della terza età dall'ambito puramente socio-assistenziale ad una più ampia funzione economica, politica e culturale.
        Il nostro Paese ha subìto negli ultimi due decenni un deciso e costante processo d'invecchiamento della popolazione. Una tendenza che ha influito sulle dinamiche economiche e produttive con evidenti riflessi sociali sia dal punto di vista delle caratteristiche che delle componenti della nostra spesa pubblica. Basti pensare alle conseguenze del processo di invecchiamento in atto per quanto riguarda gli assetti di un sistema previdenziale a ripartizione, quale è il nostro attuale sistema.
        Dal Rapporto LABOS 1994:

        "Definire quale sia il ruolo degli anziani nella società contemporanea è possibile solo se si individua con precisione e proprietà quale sia il soggetto sociale cui si fa riferimento. Occorre cioè definire innanzitutto chi siano gli anziani, e quindi quali siano le loro condizioni di vita, ovvero secondo quali modelli si sviluppi l'interazione tra il soggetto anziano e le diverse strutture sociali".

        Anzianità, età anziana, condizione anziana, sono quindi concetti e categorie che non riescono a definire con esattezza quale sia il referente (soggetto, gruppo, fascia sociale) che sottintendono. Anche qualora si assuma come criterio di identificazione l'età anagrafica, questa non può essere assunta aprioristicamente, senza cioè definire convenzionalmente una soglia di età al di là della quale si possa ipotizzare il passaggio all'età anziana.
        E', però, evidente come proprio la definizione della soglia di età non sia una operazione di poco rilievo. Stabilire che oltre una certa soglia di età si diventa anziani non può essere altro che il risultato di un processo di accumulazione di conoscenze (biologiche, sociologiche, antropologiche) che danno senso, attribuiscono significato sia alla soglia fissata, sia, soprattutto, alla immagine dell'anziano che viene socialmente definita.
        Le analisi sulla condizione anziana individuano di volta in volta la fascia di popolazione di riferimento facendo ricorso a diversi paradigmi. E quindi possibile incontrare:

            definizioni che considerano come anziani i ritirati dal lavoro o comunque, in senso più estensivo, quei cittadini che abbiano oltrepassato la soglia di età pensionabile;

            definizioni che fanno riferimento a valutazioni di carattere demografico: vengono quindi considerati anziani quanti abbiano oltrepassato una soglia di età calcolata sulla base della speranza di vita alla nascita, dalla quale va sottratto un certo numero di anni;

            definizioni di carattere funzionalista, che individuano come tratto distintivo proprio dell'età anziana la perdita di abilità funzionali imputabili al deterioramento delle capacità psicofisiologiche degli individui.

        Tutte le definizioni assumibili hanno come tratto comune quello di considerare anziano il soggetto che si trova al di fuori del ciclo produttivo-riproduttivo.
        E' invece importante sottolineare come ad ognuna delle citate definizioni risulti sottesa una ben precisa immagine del ruolo attribuito al cittadino nella struttura sociale. Un ruolo evidentemente marginale, secondario, per definizione inattivo rispetto al complesso dei processi vitali. Il cittadino anziano, potremmo dire, viene quindi visto come esclusivo destinatario passivo di risorse transizionali, di flussi di solidarietà intergenerazionale.
        Che questo sia il ruolo prevalentemente riconosciuto agli anziani nella società contemporanea può essere confermato considerando in che termini si affronta la questione anziani sia a livello istituzionale sia nella produzione scientifica specialistica.
        Nella legislazione delle regioni italiane la condizione degli anziani va assumendo connotati tali da richiedere la predisposizione di interventi dovuti proprio e solo in quanto il cittadino ha raggiunto una certa soglia di età. Evidentemente, quindi, si è affermata una immagine del cittadino anziano come soggetto da tutelare perché comunque esposto al rischio di non riuscire a soddisfare con strumenti propri i suoi bisogni specifici, siano essi di ordine economico, sanitario, socio-relazionale, abitativo, eccetera.
        Sempre dal citato Rapporto LABOS:

        "La questione anziani è costantemente stata al centro delle politiche sociali. Secondo alcuni parametri si può anzi sostenere che sono gli anziani i destinatari del maggior numero di interventi e servizi che sostanziano l'offerta assistenziale, previdenziale, di sicurezza sociale. Dal punto di vista storico - sociale, l'anziano si è trovato al centro delle politiche di sicurezza sociale in dipendenza dell'affermarsi di un modello di struttura sociale ed economica che considera le marginalità anagrafiche (quindi i più vecchi, ma anche i più giovani) come marginalità sociale, sulla base della estraneità ai processi di produzione come a quelli di riproduzione.
        E' evidente che se si è giunti ad una tale situazione di allarme conclamato, ciò dipende in larga misura dal mancato adeguamento delle regole che determinano la struttuazione sociale nel mentre alcuni parametri della stessa venivano modificandosi rapidamente".
        E ancora: "Se per tutti gli anni '80 la questione anziani sia stata costantemente al centro del dibattito sulle politiche sociali, la pesante crisi delle strutture economiche con cui si sono aperti gli anni '90 ha portato ad uno spostamento di attenzione che, complessivamente, potremmo identificare nel movimento di ripresa di centralità delle fasce medio-basse della struttura sociale. Se infatti nel corso degli anni '80 sono stati predisposti, discussi e talora realizzati interventi a favore dei più marginali (gli anziani, ma anche gli emigrati, gli handicappati, i tossicodipendenti, eccetera), oggi le politiche sociali si trovano a dover risolvere la questione prioritaria di quanti sono stati o vengono repentinamente estromessi dal sistema occupazionale, e quindi da un sistema di garanzie che non si riesce più a mantenere. In queste condizioni l'attenzione per le aree più deboli del sociale può contare sicuramente su minori disponibilità di carattere politico, culturale ed economico".

        Il nostro Paese si trova quindi a dover ancora compiutamente valutare in termini di offerta di politiche, di servizi e di interventi questo fenomeno. I tempi e gli spazi di organizzazione della città e dell'economia, la rimozione degli ostacoli, la promozione di iniziative per restituire piena cittadinanza sociale al cittadino anziano: l'Italia ha la necessità di colmare al più presto questo ritardo culturale prevedendo soluzioni che tengano conto delle esigenze specifiche di questi cittadini.
        Da notare l'attenzione maggiore anche da parte degli operatori economici, data la modificazione intervenuta nella stessa domanda commerciale. E' inoltre da valutare l'impatto sulla popolazione anziana delle conseguenze derivanti dai mutamenti intervenuti sul mercato del lavoro e nel mondo produttivo. I rischi di conflitto intergenerazionale sono ben presenti, soprattutto sul fronte delicatissimo del lavoro e della previdenza: si rivela quindi oltremodo urgente una verifica delle caratteristiche dei fenomeni in atto e la conseguente definizione di nuove e coordinate politiche di intervento.
        Il generale miglioramento delle condizioni di vita ha peraltro reso più forte la consapevolezza e la percezione di sé della persona anziana.
        Il miglioramento economico e culturale permette dialogo e sostegno dell'anziano alle generazioni più giovani, anche sotto il profilo economico, ma non bisogna dimenticare la crescita di nuove e vecchie povertà.
        L'inadeguatezza del quadro normativo per quanto riguarda le politiche a sostegno della condizione del cittadino anziano è grave e palese. Progressività nel pensionamento, sostegno all'impiego in lavori socialmente utili, interventi socio-sanitari, attività formative ed informative, promozione di servizi: ecco alcuni dei campi che richiedono una programmazione di ampio respiro, che colleghi la risorsa-anziani alla più generale riforma del sistema di Stato sociale. Dalla protezione alla valorizzazione attraverso un processo di riconoscimento della funzione e del ruolo sociale del cittadino anziano: questa la prospettiva che il legislatore è chiamato a definire attraverso politiche adeguate e fortemente innovative. Diritto ad un tenore di vita dignitoso, tutela socio-assistenziale, diritto alla formazione permanente ad un uso attivo e socialmente positivo del tempo libero. Programmare iniziative nel senso indicato richiede preliminarmente una verifica puntuale sulla condizione sociale dell'anziano. Questo è, per l'appunto, l'obiettivo di questa proposta di legge per l'istituzione di una Commissione parlamentare di inchiesta sulla condizione sociale dell'anziano.
        Il compito, precisato nell'articolo 1, è quello di acquisire gli elementi conoscitivi sulla condizione dell'anziano, verificando ruolo ed efficacia dei risultati delle politiche adottate nell'arco degli ultimi dieci anni da parte della pubblica amministrazione e delle iniziative private e del mondo del volontariato. Compito della Commissione, ai sensi della Costituzione, è fornire alle Assemblee gli elementi utili per l'esercizio delle relative funzioni legislative e di controllo.




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