XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 414
Onorevoli Colleghi! - Gli ultimi dati dell'Istituto
nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
(INAIL) continuano a confermare la gravità della situazione
relativa agli infortuni sul lavoro nel nostro Paese: nel 2000
sono morte per incidenti sul lavoro 1.325 persone e gli
infortuni - che, anche se non mortali, provocano spesso gravi
invalidità - sono stati oltre un milione. Anche nel 1999 sono
stati accertati oltre un milione di infortuni, che hanno
causato 1.335 morti e 30 mila casi di invalidità permanente:
un tributo all'attività lavorativa che non può essere
accettato in nessun Paese civile.
Tali dati - a cui si deve aggiungere il "numero oscuro"
degli infortuni nell'area, purtroppo vastissima, del "lavoro
nero" - sono inconciliabili con alcuni fondamentali princìpi
sanciti nella Costituzione: articolo 1 ("L'Italia è una
Repubblica democratica, fondata sul lavoro"); articolo 2 ("La
Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili
dell'uomo"); articolo 32 ("La Repubblica tutela la salute come
fondamentale diritto dell'individuo e interesse della
collettività").
Le responsabilità, nella gran parte di tali infortuni sul
lavoro, sono da attribuire alla mancanza di misure di
prevenzione ed alla illegalità diffusa.
E' necessario, dunque, un impegno urgente su questo tema a
livello politico ed istituzionale, attraverso misure
legislative che pongano rimedio, con la emanazione di un testo
unico, alla frammentarietà ed alla disorganicità della
normativa vigente, costituita da numerosissime leggi che si
sono sovrapposte nel corso degli anni. Non sono più
procrastinabili, inoltre, interventi tesi a rafforzare,
attraverso controlli maggiori e più efficaci, gli strumenti,
oggi del tutto inadeguati, di prevenzione
antinfortunistica.
Oltre all'esigenza di riordinare il quadro normativo, il
testo unico dovrebbe anche provvedere ad introdurre
nell'ordinamento quelle innovazioni che appaiono ormai
ineludibili per dare piena attuazione all'articolo 32 della
Costituzione. Infatti, mentre il fenomeno degli infortuni sul
lavoro rimane ben più alto della media europea, si manifestano
nuove malattie professionali, frutto dell'evoluzione delle
metodologie produttive, dell'impiego di nuove sostanze e di
nuovi prodotti, di fronte alle quali il nostro ordinamento
prevenzionistico non è ancora attrezzato. Inoltre, è
necessaria la previsione di uno stanziamento significativo di
fondi per interventi preventivi, in modo da rendere effettive
le garanzie per l'incolumità dei lavoratori. A tale scopo si
prevede che il ricavato delle sanzioni per le violazioni delle
norme antinfortunistiche sia utilizzato per potenziare i
controlli, in modo da renderli realmente preventivi (mentre
attualmente essi intervengono la maggior parte delle volte
dopo che l'infortunio si è verificato).
Intervenire dopo che si sono verificati gli infortuni, con
le conseguenze personali e collettive che sono davanti agli
occhi di tutti, non produce altro risultato che quello di un
doveroso risarcimento o indennizzo, restando fermo il
pregiudizio irrecuperabile alla vita ed all'integrità fisica
del lavoratore infortunato od ammalato. Si consideri, inoltre,
che, nella gran parte dei casi di "lavoro sommerso", il
lavoratore non viene neppure risarcito dei danni personali e
morali subìti a causa dell'infortunio avvenuto nel corso
dell'attività lavorativa. Prevenire, invece, significa evitare
vittime, impedire la dispersione di un patrimonio umano
fondamentale per la collettività, eliminare o ridurre costi
rilevanti. Significa, inoltre, garantire sicurezza e serenità
negli ambienti di lavoro, contribuendo così non solo alla
produttività, ma anche al miglioramento dei rapporti
collettivi. Spesso la sicurezza è considerata un costo, se
possibile, da evitare; ma così si ignora che il costo dovuto
agli infortuni sul lavoro ogni anno ammonta a circa 50 mila
miliardi di lire.
Si tratta di interventi non più procrastinabili, vista la
crescita vertiginosa di episodi così tragici che, in un Paese
civile e democratico, non sono più tollerabili.