XIV LEGISLATURA

PROGETTO DI LEGGE - N. 378




        Onorevoli Colleghi! - Il fallimento della Commissione bicamerale per le riforme istituzionali presieduta dall'onorevole D'Alema nella XIII legislatura, che si aggiunge agli infruttuosi tentativi delle Commissioni Bozzi, De Mita e Iotti nelle precedenti legislature, e l'impossibilità di dare vita ad una Assemblea costituente, come da noi tenacemente proposto, non devono impedire di affrontare le questioni istituzionali indispensabili per rendere le istituzioni del Paese efficienti e moderne.
        Le riforme finora realizzate attraverso lo strumento referendario e sotto l'emotività delle campagne referendarie contro il sistema dei partiti hanno portato a riforme prive di un valido collegamento organico, ed anche le aspettative che derivavano dall'introduzione della legge elettorale prevalentemente maggioritaria sono andate deluse.
        A otto anni di distanza dal referendum del 1993 che ha abolito il sistema proporzionale e dalla successiva legge elettorale che ha introdotto un sistema uninominale maggioritario al 75 per cento e una quota di proporzionale al 25 per cento, permangono tutti i problemi di cattivo funzionamento di un sistema che ha registrato la rottura della coalizione di centro-destra nel 1995, dopo la prima verifica elettorale, e, quindi, nel 1998, la crisi dell'accordo politico del centro-sinistra fondato sulle desistenze elettorali in quella successiva.
        La caduta del Governo Prodi nell'ottobre del 1998 ha dimostrato sia la fragilità del nostro sistema elettorale sia la fragilità della coalizione politica che si reggeva su quelle regole.
        Dobbiamo prendere atto dell'inadeguatezza di riforme contraddittorie rispetto alle necessità di definire un modello elettorale e costituzionale funzionale alle esigenze del Paese, prendendo altresì atto che si stanno accumulando ritardi nei confronti della ineludibile esigenza di adeguare i meccanismi istituzionali alle mutate esigenze della società.
        Gli insoddisfacenti risultati della innovazione elettorale sulla spinta della via referendaria sono di tutta evidenza. I partiti anziché diminuire - come si sarebbe potuto auspicare - sono aumentati a dismisura perché le forze politiche, nella difesa della loro identità, hanno finito in definitiva per introdurre sempre più elementi di proporzionale nel sistema uninominale giungendo progressivamente ad un pluripartitismo esasperato.
        Da più parti si ritiene che l'unica via praticabile per correggere le disfunzioni sia quella di apportare modifiche alla Costituzione attraverso lo strumento dell'articolo 138 della Carta costituzionale così come è stato fatto finora per importanti riforme, quali l'elezione diretta del presidente delle giunte regionali per le regioni ordinarie, il giusto processo e il federalismo; sembra pertanto che anche per la sfiducia costruttiva si possa tentare questa via e tale istituto sarà da noi sostenuto con una proposta di legge costituzionale parallela alla presentazione della presente proposta di legge.
        Vi è poi un altro dato su cui riflettere. La disomogeneità delle coalizioni ha portato alla crisi delle coalizioni stesse con il passaggio di parlamentari dall'una all'altra coalizione.
        Il dibattito tra le forze politiche si è ora incentrato sulla necessità di apportare modifiche alla legge elettorale tali da assicurare una indispensabile stabilità all'esecutivo.
        Da parte nostra riteniamo che occorra agire lungo due direttrici. Da un lato prendere atto del fallimento del sistema uninominale reintroducendo un sistema elettorale proporzionale più legato alla nostra storia culturale e politica, che vede un'ampia articolazione di cultura e tradizioni politiche, introducendo uno sbarramento sostanziale al fine di eliminare la dispersione del voto su sigle e movimenti privi di un forte radicamento nel Paese. Dall'altro lato occorre apportare quelle modifiche costituzionali che concorrano alla stabilità dell'esecutivo. A tale riguardo si ritiene che l'istituto della sfiducia costruttiva sul modello tedesco sia quello più funzionale al nostro Paese.
        Di fronte ai profondi, rapidi cambiamenti che investono la società contemporanea e alle spinte che la attraversano, le forze politiche sono chiamate a fornire risposte adeguate e tali da ricreare un solido rapporto tra governanti e governati.
        Il forte astensionismo registrato in ogni tipo di consultazione elettorale deve essere attentamente valutato in tutte le sue implicazioni.
        Non può essere sottovalutato il malessere che attraversa la società italiana che nelle istituzioni non vede risposte adeguate al bisogno di rappresentanza. Le moderne democrazie richiedono infatti una efficace azione di governo che non può essere disgiunta da una coerente riorganizzazione del pluralismo politico, sociale e istituzionale.
        Sono andate deluse le aspettative di quanti si illudevano di importare un sistema elettorale lontano dalla nostra cultura e dalla nostra realtà che - non va dimenticato - privilegia la ricerca di equilibri tra libertà ed uguaglianza, tra diritti e doveri, tra sovranità popolare e pluralismo.
        La Costituzione del 1948 contiene indicazioni e potenzialità da sviluppare e che rappresentano un riferimento utile per adeguare il sistema istituzionale alle regole europee, perfezionando senza indugi quei profili strutturali e funzionali dell'apparato pubblico.
        Riteniamo che la legge elettorale rappresenti il cardine di ogni riforma e che possa incidere sulla partecipazione dei cittadini alla vita politica del Paese restituendo ad essi la capacità di esercitare un effettivo indirizzo sulle scelte di governo. Il nostro obiettivo è ridare centralità al Parlamento, quella centralità offuscata da un "falso" presidenzialismo, ma che al Parlamento fu assegnata dai Costituenti e, dunque, può costituire il punto di partenza per l'adeguamento delle regole.
        Per queste ragioni diviene prioritaria l'esigenza di offrire ai cittadini la possibilità di dare chiare indicazioni sulla formazione della maggioranza di governo, rendendo possibile la realizzazione del programma su cui tale maggioranza ha costruito il consenso degli elettori, e prevedendo la sua sostituzione qualora non abbia soddisfatto le aspettative suscitate al momento della investitura.
        La presente proposta di legge si inquadra all'interno di un progetto di riforma costituzionale che guarda innanzitutto ai problemi della stabilità di governo; si determina con un chiaro rapporto tra elettori ed eletto realizzando un rapporto diretto dell'elettore con il candidato nell'ambito di collegi più ridotti per la Camera dei deputati.
        La presente proposta di legge di riforma elettorale reca disposizioni diverse per la Camera dei deputati e per il Senato della Repubblica, ed ha i seguenti obiettivi:

                a) avvicinare gli eletti agli elettori rendendo più agevole la partecipazione di questi ultimi al processo formativo dell'indirizzo politico; ciò si ottiene attraverso la riduzione dell'ambito territoriale dei collegi e quindi della popolazione di riferimento;

                b) stimolare la formazione di coalizioni di governo tra più liste, riducendo le distanze fra i partiti diversi per garantire una maggiore stabilità; ciò si ottiene con l'attribuzione di un incentivo alla coalizione di liste che ottiene la maggioranza relativa;

                c) assicurare la permanenza di forze politiche intermedie accanto alle maggiori formazioni politiche presenti nel Paese, forze intermedie che rappresentano culture, valori e tradizioni che arricchiscono la nostra democrazia; ciò può essere conseguito evitando sbarramenti facilmente eludibili ma con la possibilità di partecipare al riparto dei seggi in sede nazionale, prevedendo requisiti di rappresentatività al di sotto dei quali non si giustifica la presenza in Parlamento perché espressione solo di una frammentazione esasperata. Questi requisiti sono la presenza in un numero di circoscrizioni elettorali che rappresentino almeno la metà della popolazione e il conseguimento di almeno un milione di voti per essere presenti con proprie liste al riparto dei seggi del collegio unico nazionale.

        La presente proposta di legge mira a semplificare e favorire il formarsi di coalizioni stabili, capaci di governare perché prevalgono le ragioni dei comuni obiettivi della coalizione piuttosto che gli interessi personali. Se viene meno l'omogeneità di un percorso comune tra gli alleati diviene difficile superare la crisi istituzionale con meccanismi esclusivamente elettorali, come si tenta di fare sopprimendo la quota proporzionale.
        Per la composizione del Senato della Repubblica si prevede di pareggiare il numero dei collegi al numero dei senatori. L'area dei collegi sarà divisa in senso riduttivo per territorio e popolazione, adeguando il loro numero alla cifra dei seggi fissati dalla Costituzione secondo criteri di aggiornamento demografico, ed al fine di migliorare ulteriormente, nel senso del suo avvicinamento, il rapporto tra eletti ed elettori. Si propone di fissare al 45 per cento dei voti validamente espressi la quota dei voti necessari per l'assegnazione diretta dei seggi nei collegi uninominali. I seggi non assegnati direttamente saranno attribuiti secondo le regole proporzionaliste su base regionale con una ulteriore innovazione consistente nel fatto che per determinare la cifra elettorale di ogni gruppo di candidati saranno calcolati anche i voti validi espressi nei collegi per i quali è avvenuta la proclamazione del candidato che abbia superato il 45 per cento dei voti.
        Per la Camera dei deputati l'assegnazione dei seggi si effettuerà in circoscrizioni di area ridotta (da sette a quindici deputati).
        Un numero corrispondente all'88 per cento dei seggi (555) sarà ripartito tra le varie liste all'interno di ogni collegio con il sistema proporzionale mentre il restante 12 per cento dei seggi (75) sarà attribuito in sede nazionale mediante il collegio unico nazionale.
        I 75 seggi saranno assegnati alla lista o alle coalizioni di liste che abbiano ottenuto la più alta cifra elettorale nazionale. Con il conferimento del premio si raggiunge in ogni caso l'effetto di incentivare le coalizioni, mentre superato un certo livello di voti ottenuti nelle circoscrizioni sarà possibile conseguire la maggioranza assoluta dei voti.
        Appare evidente come si intenda valorizzare, accanto al criterio della rappresentanza (sistema proporzionale nelle circoscrizioni) quello della stabilità, e garantire la coesione della coalizione di governo (maggioritario nel collegio unico nazionale e premio di coalizione).
        Inoltre si tiene conto delle esigenze dei partiti di minore impatto elettorale, condizionando l'accesso al riparto dei seggi tra le liste nazionali al conseguimento di complessivi un milione di voti validi su tutto il territorio nazionale e prescindendo dal requisito, stabilito dalla previgente legge elettorale proporzionale, dell'acquisizione di un quoziente intero in una circoscrizione.
        E' importante sottolineare la circostanza che l'attribuzione del premio non è condizionata a priori dal raggiungimento di una predeterminata soglia di voti, proprio perché pur partendo da una larga applicazione del sistema proporzionale si vuole comunque incentivare la formazione di coalizioni a fini di governo.
        Con le disposizioni recate dalla presente proposta di legge, si intende stimolare il dibattito politico e il confronto parlamentare su una questione, come quella della legge elettorale, che non può essere affidata allo strumento referendario, ma deve trovare in Parlamento, senza pregiudizi, la sede più alta del confronto chiamando tutte le forze politiche alla definizione delle regole comuni.




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