XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 263
Onorevoli Colleghi! - La proposta di legge che si
propone per l'approvazione, ha ad oggetto il finanziamento
della costituenda fondazione denominata "Agenzia per il
patrimonio culturale euromediterraneo".
Per quanto concerne il settore dei beni culturali,
materiali ed immateriali, il bacino del Mediterraneo
rappresenta probabilmente un caso assolutamente unico al
mondo. Infatti, questa area è stata la culla di civiltà
fondamentale per almeno tre continenti nonché l'elemento ora
di divisione ora di coesione tra culture diverse come quelle
cristiana, ebraica ed islamica.
Proprio per questa sua peculiare caratteristica, il
Mediterraneo concentra la maggior parte dei beni culturali del
pianeta.
Questo immenso patrimonio, le cui evidenti potenzialità
culturali ma anche economiche con sempre maggiore
consapevolezza vengono da tutti i Paesi riconosciute, comporta
un altrettanto immenso sforzo di gestione per ciò che attiene
alla documentazione, alla tutela e alla conservazione dei beni
stessi. Il patrimonio culturale, infatti, non soltanto si
arricchisce in ogni momento delle nuove produzioni, ma si
rinnova e cresce attraverso tutte le iniziative di ricerca in
grado di far emergere nuovi beni o anche soltanto di proporre
nuove chiavi di lettura di beni o autori del passato.
Dal punto di vista economico, ciò significa che la cultura
è meno dominata dalla categoria della scarsità, ed è, invece,
caratterizzata da situazioni di abbondanza che rendono
sottoutilizzato il patrimonio esistente, come ad esempio nel
caso del patrimonio storico-artistico e monumentale
italiano.
Le esternalità positive più significative del settore
derivano dal ruolo rilevante che la cultura svolge nella
determinazione della qualità della vita, attraverso la
fruizione dei beni culturali.
I vantaggi che la collettività riceve da questo settore, a
fronte dei quali vi sono spesso sussidi pubblici e privati,
sono quantificabili monetariamente attraverso la disponibilità
a pagare dei consumatori.
Un approccio alternativo fonda sul "merito" intrinseco del
settore culturale la giustificazione dell'intervento pubblico
nell'industria culturale. Sulla base di questa teoria i
prodotti del settore culturale avrebbero "un valore in sé"
indipendentemente dalle preferenze degli individui, la cui
quantificazione è affidata agli esperti. Un "merit good"
(bene meritorio) è quel bene che soddisfa bisogni così
meritevoli che appare giustificato il finanziamento parziale o
totale da parte dello Stato. Un bene meritorio esprime le
preferenze dello stesso offerente e non è, quindi, soggetto al
principio della "sovranità del consumatore". Si assume,
infatti, che le preferenze individuali in questo settore siano
caratterizzate da incertezza o da ignoranza nella definizione
del proprio benessere, per cui non è possibile fondare su di
esse l'allocazione delle risorse.
In definitiva l'individuazione dei beni meritori
costituisce un prerequisito per l'analisi economica esterno
alle regole del mercato, anche se in una società democratica
per l'attribuzione del carattere "meritevole" a certi beni
deve, comunque, esistere un certo consenso dell'opinione
pubblica.
Molte attività culturali sono influenzate positivamente
dal progresso tecnico, e soprattutto dall'uso dell'informatica
e delle nuove tecnologie dell'informazione e della
comunicazione, oltre che dall'evoluzione nei materiali e nelle
tecnologie per la diagnosi, il rilevamento, il restauro e la
conservazione. In questo campo esiste però una sostanziale
disparità tra i Paesi dell'area mediterranea: mentre alcuni di
essi sono tra i più tecnologicamente avanzati e
contemporaneamente raccolgono elevatissime competenze ed
esperienze nel settore della ricerca scientifica come pure in
quello tecnico e gestionale, in altri Paesi questo processo
non è ancora sviluppato.
Inoltre, modesti sforzi sono stati compiuti perché il
know-how di alcuni possa essere utilizzato degli altri,
in un quadro di mutuo scambio e collaborazione avente come
obiettivo superiore la conservazione del patrimonio culturale
di tutti e la sua consegna alle generazioni future.
Tuttavia questa situazione non è stata determinata, o
meglio non è stata solo determinata, da problemi di carattere
politico, culturale, religioso o economico, ma soprattutto
dall'oggettiva difficoltà di confronto e diffusione delle idee
e delle problematiche particolari che ogni caso concreto
intrinsecamente racchiude.
La cultura può offrire ampie occasioni per guadagni di
produttività e per la crescita dei volumi di offerta a parità
di costi, attuando alcune modifiche degli assetti regolativi e
delle politiche d'intervento come il seguente elenco di misure
mette in evidenza;
a) l'organizzazione di poli di offerte culturale,
come musei e monumenti, la cui messa in comune è in grado di
creare economie di scala e d'integrazione;
b) la diversificazione dell'offerta museale scalo
attraverso una politica di differenziazione del prezzo e dei
servizi; attualmente, la domanda con elevata disponibilità
economica paga lo stesso prezzo della domanda collettiva,
viceversa un'adeguata politica di segmentazione (offerta fuori
orario, affitto di spazi) è in grado di aumentare i rientri
con pochi costi aggiuntivi;
c) lo scambio e la circolazione temporanea di
opere, che consentono di modificare l'offerta senza incorrere
nella spesa per l'acquisto;
d) l'utilizzo delle nuove tecnologie nella
riproduzione, nella didattica e nelle funzioni di monitoraggio
e di sorveglianza.
Uno degli approcci adottati per la valutazione dei
benefìci in questo settore si fonda sulla caratteristica del
bene culturale di stimolare la spesa per consumi, legata al
turismo culturale.
Il "prodotto turistico" è un prodotto complesso, frutto
dell'interazione sistemica di diverse offerte produttive nel
campo dei trasporti, della ricettività, dei servizi pubblici
commerciali e finanziari, dei servizi di offerta ricreativa e
culturale, e di diverse risorse che caratterizzano i luoghi,
dal punto di vista storico, culturale e ambientale.
L'ambiente naturale e il patrimonio culturale
rappresentano, quindi, gli elementi fondanti su cui sviluppare
il turismo nell'area mediterranea, come peraltro è già
accaduto in passato, all'inizio del ciclo di vita delle
principali attrazioni turistiche dell'area, sia in Europa
meridionale che nella riva sud del Mediterraneo.
Una politica di promozione turistica che parte da queste
premesse, oltre a generare nuovi fabbisogni imprenditoriali e
occupazionali nel settore privato, deve intervenire su tutti
gli elementi che definiscono il prodotto turistico nel suo
complesso, e che presentano forti elementi di omogeneità fra i
diversi Paesi dell'area mediterranea, come:
a) la conservazione del territorio, dell'ambiente
e del patrimonio storico-artistico;
b) la tutela e il risanamento dei centri
storici;
c) il risanamento delle risorse marine e delle
coste;
d) la massimizzazione delle opportunità di
fruizione dei beni ambientali e culturali;
e) l'innovazione organizzativa nella gestione dei
beni pubblici coinvolti, come musei e aree archeologiche.
Una strategia di organizzazione e di programmazione capace
di unire interesse imprenditoriale, attenzione alla
conservazione delle risorse deperibili e valore sociale di
queste risorse è indispensabile per massimizzare il rendimento
dell'attività turistica. Naturalmente, questo tipo di
strategia non è semplice da definire, soprattutto perchè le
scelte politiche in materia di turismo oscillano, spesso, tra
liberismo, in cui tutto è affidato al mercato, con il rischio
del deperimento delle risorse ambientali e culturali, e rigido
vincolismo, in cui la domanda di fruizione è razionata e la
conservazione delle risorse fa premio sulla loro
valorizzazione, rinunciando alle opportunità di sviluppo
economico e di crescita occupazionale.
Nel bacino del Mediterraneo sono molti gli esempi di
interventi fortemente depauperativi del patrimonio ambientale
e culturale, dove lo sviluppo di un turismo di massa ha fatto
premio su ogni provvedimento rivolto alla protezione e alla
conservazione di rilevanti complessi monumentali e di
esclusivi paesaggi naturali.
La devastazione del territorio e la perdita irreversibile
di molte bellezze naturali e artistiche-monumentali hanno,
soprattutto negli ultimi anni, avviato un processo di
revisione nella progettazione turistica portando alla
realizzazione di interventi dove la protezione e la
valorizzazione dei beni culturali rappresentano il richiamo
primario per attirare flussi turistici aggiuntivi, sensibili
alle tematiche culturali.
L'analisi di un certo numero di "study-case" di
questo tipo, dove il restauro e la conservazione si
intrecciano con politiche rivolte alla valorizzazione,
gestione e organizzazione manageriale del bene culturale,
consente di rilevare le linee di tendenza più innovative
presenti nel bacino mediterraneo, diffondendo una tipologia
del progetto turistico strettamente connesso alla fruizione
del patrimonio artistico-monumentale.
L'istituzione di una "Agenzia per il patrimonio culturale
euromediterraneo" che effettui la programmazione e il
monitoraggio di modelli, progetti e politiche pubbliche,
ispirati a queste modalità di intervento si configura come uno
strumento di notevolissima importanza per il Mezzogiorno
d'Italia, e costituisce un'adeguata risposta alle
problematiche esposte. Inoltre, conferisce alla stessa Agenzia
un ruolo centrale di promozione, anche per i Paesi del
Mediterraneo, che le consentirà ritorni particolarmente
consistenti in termini di maggiori risorse economiche e
culturali.
Pertanto, qualora l'iniziativa portata avanti dalla
costituenda fondazione fosse allocata nel sud Italia, ne
conseguirebbe una serie di vantaggi di cui il Mezzogiorno
potrebbe fruire; e ciò non soltanto sul piano formale ma anche
sotto il profilo sostanziale. Infatti, la peculiarità e la
vocazione anche internazionale di alcuni dei componenti del
comitato promotore, quali l'Unione delle università del
Mediterraneo (sessanta università aderenti), e l'Associazione
Civita (di cui sono socie imprese di rilievo nazionale ed
internazionali, enti e fondazioni), impongono di effettuare
una scelta anche politica, per un investimento finanziario che
ponga le basi oggettive per il radicamento di tale iniziativa
nel sud Italia.
Inoltre, tale scelta è confortata dalla partecipazione al
comitato promotore della fondazione di soggetti istituzionali
della Puglia, quali il comune di Lecce e l'università degli
studi di Lecce, e dall'effettuazione da parte del medesimo
comune di una serie di iniziative, idonee a qualificare l'area
del leccese nel settore del patrimonio culturale, quali:
a) la redazione di programmi di riqualificazione
urbana e sviluppo sostenibile del territorio ed in particolare
del programma denominato "Valorizzazione del patrimonio
storico artistico e culturale dei Comuni di Lecce, Galatina e
Poggiardo", finalizzato e rendere fruibile il patrimonio
artistico e culturale locale e a favorire lo sviluppo di
iniziative produttive nel settore turistico e ricettivo;
b) l'attivazione di una linea finanziaria pari a
lire 75 miliardi con la Banca europea per il investimenti,
dedicata ai cofinanziamenti infrastrutturali, con interventi
che interesseranno anche il settore del restauro, tutela e
conservazione del patrimonio artistico e architettonico;
c) la predisposizione nell'ambito degli interventi
a valere sul programma operativo regionale Puglia 2000-2006,
di un piano integrato settoriale denominato "Lecce, cuore
del Barocco";
d) l'attivazione, nell'ambito del progetto
comunitario Urban, di interventi di sostegno alle attività del
patrimonio culturale, di riqualificazione urbana e del
patrimonio architettonico culturale;
e) il riconoscimento con legge 9 marzo 2001, n.
59, del patrimonio urbanistico, architettonico ed artistico
barocco della città di Lecce, come bene di interesse
nazionale, e la previsione di un piano triennale di interventi
finalizzati ad attività di restauro, tutela e
conservazione;
f) l'ottenimento il premio "Cento città", per
l'attività di recupero e restauro del patrimonio
architettonico della città, conferito al comune di Lecce da
parte della Fondazione San Paolo di Torino.
La vocazione culturale dell'area, le sue radici storiche e
le realtà in essa presenti rappresentano al tempo stesso una
premessa ed un obiettivo per l'Agenzia per il patrimonio
culturale euromediterraneo che la costituenda fondazione si
propone di istituire.
Una premessa, in quanto si ritiene che la collocazione
geografica debba essere effettuata in un contesto che sia in
armonia con le attività dell'Agenzia e che fornisca le risorse
umane, tecnologiche e culturali necessarie.
Un obiettivo, perché l'integrazione dell'Agenzia con il
territorio potrà garantire l'attivazione di processi virtuosi
sia dal punto di vista della creazione di nuovi sbocchi
professionali, (si pensi ai giovani laureati dell'università
degli studi di Lecce), sia per la qualificazione del sistema
che potrà garantire opportunità anche a figure professionali
ad alta specializzazione.
A prescindere da quelle culturali, coerenti ad una
politica di sviluppo, le ricadute economiche saranno ben
visibili anche sul sistema turistico e quindi sull'economica
locale.
In sintesi, la presenza di un'Agenzia di tale importanza
nel Mezzogiorno d'Italia costituisce un punto di forza tale
che consentirà alla stessa Agenzia di essere il centro logico
di una complessiva strategia di marketing territoriale,
anche internazionale, con le ricadute economiche e culturali
esposte.
L'articolo 1 della presente proposta di legge prevede
l'erogazione di un contributo di 200 milioni di lire al
comitato promotore per la costituzione della Fondazione
"Agenzia per il patrimonio culturale euromediterraneo",
composto dal comune di Lecce, (presso cui tale comitato ha la
sua sede provvisoria) dall'università degli studi di Lecce,
dall'Unione delle università del Mediterraneo e
dall'Associazione Civita, quest'ultime aventi sede in Roma,
per la copertura delle spese relative alla promozione e
costituzione dell'Agenzia.
Gli articoli 2 e 3 prevedono la dotazione finanziaria di
lire 1.400 milioni annue da erogare alla fondazione a titolo
di contributo a fondo perduto, per sostenerne l'attività e
parte delle spese di funzionamento, e le modalità di utilizzo
di tale contributo.
L'articolo 4 reca norme sul consiglio di amministrazione
dell'Agenzia.
L'articolo 5 reca la copertura finanziaria.