XIV LEGISLATURA
PROGETTO DI LEGGE - N. 259
Onorevoli Colleghi! - L'intervento eccezionale,
mediante lo strumento della legge speciale (di cui abbiamo per
i beni culturali un esempio nella legge 9 marzo 1967, n. 121,
per Aquileia), deve essere considerato sempre con grande
cautela.
Ma la proposta di un intervento straordinario per la
conservazione dei castelli e delle fortificazioni del
territorio lunigianese trae ampia giustificazione nel
rilevante patrimonio culturale che essi rappresentano proprio
nel loro complesso, nel pericolo che alcune parti rilevanti di
esso corrono dal punto di vista dello stato di conservazione e
nella necessità di dare all'intervento stesso una dimensione
organica e programmata allo scopo di favorirne una fruizione
integrata e suscettibile di operare una valorizzazione della
zona sia dal punto di vista propriamente culturale che da
quello dello sviluppo delle correnti turistiche.
Il territorio lunigianese, già dal periodo romano e per
tutto il Medioevo e nell'età moderna, è stato percorso da
importanti vie di comunicazione che, attraverso valichi
appenninici, univano il Tirreno con la Padania. Le stesse
fonti medioevali designano questo territorio come clavis et
ianua Tusciae. Pertanto, quando si parla di "comitatus
o provincia o marca de Lunisana" nelle fonti si
indica quell'ampio territorio compreso tra la valle del Magra
e dei suoi affluenti, la valle del Serchio e, a nord,
l'Appennino tosco-emiliano.
Tale territorio viene oggi correntemente denominato
"Lunigiana storica", ma, dal punto di vista amministrativo, è
diviso in tre regioni (Toscana, Liguria ed Emilia) e più in
particolare nella provincia di Massa Carrara (che ne racchiude
la maggior parte), nella provincia di Lucca (per quello che
compete ai comuni dell'Alta Garfagnana), nella provincia di La
Spezia, e nei comuni di Albareto e Borgo Val di Taro in
provincia di Parma.
Questa zona costituì nell'alto medioevo il confine
amministrativo tra le dominazioni bizantina e longobarda:
testimonianze notevoli di questo periodo restano a Filattiera
(Torre di S. Giorgio) ed a Piazza al Serchio (Lucca).
Del periodo alto medioevale, dominato dalla potente
famiglia degli Obertenghi, restano esempi significativi nella
rocca del castello di Massa e in molte torri sparse nel
territorio a difesa della Via "Francigena".
Nel periodo medievale i continui contrasti tra i
discendenti degli Obertenghi (Malaspina e Massa-Corsica) ed il
vescovo conte di Luni sono all'origine dei molti "castra,
fortalicia, turris" che si edificarono in gran numero in
Lunigiana tra il secolo X ed il secolo XV.
Ancora oggi rimangono cospicui ricordi di quel periodo
(oltre ottanta tra castelli, torri, borghi murati e
case-torri). Gli esempi più rappresentativi di tali
insediamenti sono i "castra" malaspiniani e vescovili.
Per limitarci solo ad alcuni esempi, la Rocca di Fosdinovo dei
Malaspina dello Spinofiorito, oggi di proprietà privata, si
può ascrivere al XIII secolo; il Castello venne nel corso del
secolo XVI riadattato con decisi ed organici interventi di
riassetto interno: cortili, loggiati, portali e saloni
conferiscono dignità di residenza rinascimentale al severo
impianto medievale.
Una simile ristrutturazione aveva già interessato la Rocca
Obertenga di Massa trasformata da Jacopo Malaspina nella
seconda metà del secolo XV in bella residenza marchionale che
ospitò, tra gli altri, Carlo VIII re di Francia, l'imperatore
Carlo V, e il Pontefice Paolo III.
Una tipologia del tutto diversa ci presenta la fortezza
della Brunella di Aulla. Il castello che domina la città
dall'alto di uno scosceso sperone roccioso costituisce,
insieme con il forte di Sarzanello, l'esempio più avanzato di
tecnologia militare nelle costruzioni fortificate dell'area
Lunigianese. La tipologia del castello si collega agli esempi
più evoluti dell'"età di transizione" (XV-XVI secolo).
Il tracciato dell'opera, infatti, si può riallacciare alle
idee progettuali del Sangallo ed in particolare si assimila
talmente alla struttura della fortezza di Civita Castellana da
far pensare, se non proprio ad un intervento diretto del
maestro, certo all'opera di un valido discepolo. Di analoga
tipologia è il castello di Lusuolo, risalente all'insediamento
malaspiniano in Val di Magra (secoli X-XIII), in severe e
squadrate forme di fortezza militare, posto a presidio della
strada della Cisa. Il castello della Verrucola presso
Fivizzano presenta sia gli aspetti tipologici della fortezza
posta a difesa dell'importante via che, attraverso il valico
del Cerreto collega il modenese ed il reggiano con il litorale
tirrenico, che l'aspetto di residenza marchionale: pertanto
nel contesto delle severe strutture militari si inseriscono
mirabilmente il palazzo e la chiesetta quattrocentesca, il cui
arioso loggiato rinascimentale ingentilisce il complesso
monumentale, che resta tutt'oggi tra i più significativi della
Penisola.
Gli insediamenti vescovili, se meno rilevanti dal punto di
vista monumentale rispetto a quelli malaspiniani, rivestono,
comunque, grande importanza a partire dal "castrum" di
Caprigliola, edificato intorno al XII secolo ed ampliato nel
secolo successivo, e da quello di Bibola, edificato nei secoli
XI e XII, forse riadattando le vetuste opere difensive
precedenti. Le consorterie nobiliari minori non restarono
certo indietro in quest'opera di edificazione e di
fortificazione: i Bianchi di Erberia fortificarono il borgo di
Viano, loro residenza, e posero castelli a Codiponte, a Casola
e a Minucciano a difesa dell'importante strada, che metteva in
comunicazione la Lunigiana con la Lucchesia. I "domini de
Marciaso" insieme con quelli di Moregnano edificarono castelli
e borghi murati nella Lunigiana orientale. I signori di Dallo
e i Gherardini edificarono rispettivamente la torre di Sillano
ed il castello della Verrucola Gherardinorum presso San
Romano (Lucca).
I vicedomini del vescovo lunense non rimasero indietro in
quest'opera di edificazione: ad essi si devono le torri ed i
borghi murati di Ameglia, Trebbiano, Bolano. Il più
prestigioso dei vicedomini lunensi, Castruccio Castracani,
costruì a difesa della città di Sarzana il grande complesso
architettonico della fortezza di Sarzanello che ancora oggi
porta il suo nome; rilevanti furono gli interventi
dell'Antelminelli nel borgo di Pontremoli dove edificò torri
di difesa. Il rinascimento si è fatto sentire soprattutto a
Sarzana (al Sangallo si deve la fortezza di Firmafede ed il
nuovo circuito delle mura), a Massa (nel nuovo palazzo dentro
la rocca fatto costruire da Jacopo Malaspina), e nel circuito
murario delle città di Massa e di Carrara ad opera del
Lanci.
La varietà rilevante delle tipologie architettoniche
rappresentative di otto secoli di storia, che sono state sopra
esposte come esempio, dimostra la necessità di uno strumento
legislativo apposito per la tutela e la salvaguardia di queste
testimonianze del passato. Alcune di esse corrono oggi grande
pericolo per la loro conservazione. Limitandosi ad alcuni
esempi, il castello malaspiniano di Tresana (Massa) del XII
secolo vede una proprietà ormai talmente spezzettata e
dispersa che, anche per l'emigrazione dei discendenti degli
antichi proprietari, il comune non è ancora riuscito ad
effettuare la notifica. Uguale difficoltà (spezzettamenti di
proprietà per effetti dei passaggi ereditari) impediscono il
recupero del castello Granducale di Terra-rossa (XVII secolo).
Altri importanti monumenti come il castello e il borgo murato
di Codiponte (XII secolo), il castello di Comano e il borgo
murato del Treschietto, vicini a vie di comunicazione, sono in
stato di serio abbandono, per non parlare del castello
Aghinolfo di Montignoso (IX-X secolo) su cui sarebbe
necessario un intervento di consolidamento.
Gli enti pubblici della provincia di Massa Carrara già
negli anni sessanta sentirono l'urgente necessità di
valorizzare il proprio patrimonio storico artistico dando vita
all'istituto lunigianese dei castelli, che ha per scopo
specifico la rivalutazione di questi beni culturali.
Varie sono state le iniziative dell'istituto concretatesi
nella creazione di quattro musei di enti locali, ubicati in
castelli di proprietà statale (Massa, Pontremoli, Aulla) ed in
un immobile storico all'inizio del borgo di Villafranca di
proprietà comunale; nella stessa Pontremoli sono stati
collocati anche importantissimi ritrovamenti archeologici
dell'era preistorica. Mostre didattiche sui beni culturali
della Lunigiana, curate dall'istituto, hanno fatto conoscere
il nostro patrimonio artistico in Italia ed all'estero.
Pubblicazioni e convegni storici, tra cui di grande rilevanza
quello organizzato sugli Obertenghi dall'Ecole
francaise a Parigi, hanno approfondito e fatto
conoscere la storia della Lunigiana che per il medioevo,
assume rilevanza a livello europeo.
Gli enti locali consci della rilevanza del patrimonio
ambientale ed artistico hanno valorizzato questi beni
culturali incentivando un recupero funzionale dei centri
storici.
Alla buona volontà delle istituzioni fa riscontro
l'incapacità finanziaria degli enti locali che non possono
accollarsi spese di tale genere stante la legislazione statale
in materia che non delega ai comuni tali compiti, riservandoli
agli organi periferici del Ministero per i beni e le attività
culturali. Negli anni passati le competenti sovrintendenze di
Pisa, Genova e Parma sono in effetti intervenute, ma
necessariamente in modo frammentario, su alcuni immobili di
maggiore rilievo artistico, iniziando restauri tuttora in
corso.
Si riscontra invece la necessità di dare una dimensione
organica e programmata nel tempo all'intervento, fissando
precise priorità. Si potrebbe così arrivare ad una
valorizzazione turistica integrata della Lunigiana
(sull'esempio delle routes turistiche francesi) nonché
allo studio di forme più avanzate di collaborazione con i
proprietari dei beni culturali a proprietà privata, campo in
cui sono stati raggiunti ottimi risultati in Gran Bretagna.
La situazione socio-economica della Lunigiana, che non
vede ancora la presenza di insediamenti industriali di grandi
dimensioni, ha provocato in passato una emigrazione di
dimensioni assai rilevanti che hanno depauperato quel
territorio.
Ma la Lunigiana, posta tra il mare Tirreno e l'Appennino
Tosco-Emiliano, attraversata dall'autostrada della Cisa che la
collega a Parma e a Milano, potrebbe richiamare anche nella
sua parte più interna correnti turistiche di considerevole
interesse con benefici effetti anche per l'agricoltura. Di qui
la necessità di una legge apposita che, tutelando e
conservando beni monumentali così rilevanti e risolvendo molte
situazioni giuridicamente complesse, prospetti un intervento
di restauro su immobili di proprietà statale, di enti locali,
privata e mista (pubblico e privato insieme) come momento di
rilancio in un territorio economicamente depresso.
L'intervento statale non dovrebbe costituire che un primo
elemento di spinta in questa direzione. Le regioni e gli enti
locali, le forze culturali ed economiche interessate
dovrebbero a loro volta intervenire mobilitando idee ed
energie, facendo leva sul patrimonio storico della Lunigiana
per tonificare più in generale la situazione economica del
territorio.
Una proposta di legge analoga presentata nella VIII
legislatura (n. 2021 del 24 settembre 1980), e riproposta
nella IX (n. 83 del 21 luglio 1983), ha costituito la base -
dopo un apposito convegno organizzato dal comune di Aulla -
per uno dei progetti speciali del Ministero per i beni
culturali e ambientali, il Fondo d'investimento e occupazione
(FIO) e cioè il reticolo culturale e naturalistico della
Lunigiana, basato sul recupero dei castelli e dei centri
antichi, attuato con significativi risultati.
Di tali realizzazioni traccia un quadro organico una
pubblicazione della Cassa di Risparmio di Massa Carrara. Ma
l'esaurimento delle disponibilità del FIO consiglia ora di
riprendere la strada dell'iniziativa legislativa, proprio per
non lasciare incompiuta un'azione di siffatta rilevanza e
conferire, invece, ad essa tutta l'organicità necessaria.