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1. Premessa.
I programmi di intervento delle istituzioni comunitarie per il 2005 giungono all'esame del Parlamento con notevole ritardo, e con una situazione complessiva assai modificata rispetto al momento della loro presentazione, essendo intervenuti nel primo semestre dell'anno in corso una serie di fattori destinati ad influenzare fortemente i lavori delle istituzioni europee.
In questi ultimi mesi hanno trovato conferma i dati relativi alla limitata crescita economica, che si attesterà anche per l'anno in corso a circa il 2 per cento nell'UE a 25; due importanti Paesi membri, la Francia e l'Olanda hanno respinto attraverso una consultazione referendaria il Trattato costituzionale, il cui iter subisce un brusco rallentamento, mentre si fa strada l'idea di un suo complessivo ripensamento; i negoziati sulle prospettive finanziarie vedono una contrapposizione, apparentemente insanabile, tra i Paesi che puntano sulla conferma di un rapporto solidale tra i diversi membri, dotando l'Unione europea di adeguate risorse per il perseguimento dei suoi obiettivi, e i Paesi che invece tendono a ridurre le risorse disponibili, prospettando radicali riduzioni degli stanziamenti per la politica agricola e per quella di coesione. Vi è poi la questione del pieno ed equilibrato funzionamento dell'Europa allargata, sia con riferimento alla fluidità dei processi decisionali che all'attuazione delle politiche dell'Unione.
Occorre poi considerare che molte delle iniziative prioritarie prospettate dai documenti in esame sono state già adottate in tutto o in parte o sono in corso di predisposizione.
Nel programma di lavoro 2005 la Commissione europea individua anzitutto gli obiettivi strategici da perseguire nel rilancio della crescita economica e dell'occupazione finalizzata a far crescere la prosperità, puntando ad una maggiore competitività, intendendo in questo senso l'esigenza di una riforma del patto di stabilità, il rilancio delle infrastrutture e dei programmi di ricerca. Si considerano poi prioritarie anche la solidarietà, intesa come creazione di nuovi e migliori sbocchi occupazionali e riorientamento della politica di coesione; la sicurezza, particolarmente attraverso il controllo alle frontiere esterne dell'Unione e la garanzia della sicurezza nei trasporti; la proiezione verso l'esterno degli obiettivi interni dell'Unione, attraverso la prosecuzione della politica di allargamento; un più efficace impegno nella politica di sviluppo; l'impostazione di una politica specifica per l'Africa.
Anche il programma operativo del Consiglio pone quale suo obiettivo primario la realizzazione dell'Agenda di Lisbona - giunta nel 2005 a metà percorso - che prevede una crescita economica sostenibile e maggiore competitività.
Particolare importanza viene riconosciuta anche allo Spazio di libertà, sicurezza e giustizia, relativamente al quale il Consiglio auspica una più intensa collaborazione tra gli Stati membri per affrontare questioni della rilevanza di terrorismo, asilo, immigrazione e criminalità organizzata, sottolineando la necessità di studiare azioni di rafforzamento delle frontiere esterne e misure per una migliore gestione dei flussi migratori. Si prevede inoltre una serie di misure nel settore della giustizia civile per agevolare l'accesso dei cittadini europei alla giustizia.
Entrambi i documenti in esame rilevano la necessità della rapida definizione del prossimo quadro finanziario 2007-2013. A questo riguardo occorre tuttavia tenere conto del permanere di posizioni fortemente differenziate tra i diversi Stati membri emerse da ultimo nel Consiglio europeo di Bruxelles del 16 e 17 giugno.
Altra priorità comune ai due documenti è il rafforzamento della competitività del sistema dell'Unione europea che è essenziale per porre rimedio all'attuale crisi economica e di consenso in cui versa l'Unione. Il Consiglio e la Commissione ritengono prioritario perseguire l'obiettivo attraverso la riduzione degli oneri per le imprese attraverso il miglioramento della regolamentazione, la semplificazione e il miglioramento della qualità della legislazione, e il ricorso a soluzioni diverse da quelle normative. Sono questi elementi indispensabili ad incentivare la crescita, la competitività e l'occupazione, garantendo al tempo stesso un'adeguata tutela dei cittadini e dell'ambiente.
3. Le prossime prospettive finanziarie e la riforma della politica di coesione.
La definizione delle prossime prospettive finanziarie è di importanza decisiva non soltanto sul piano squisitamente finanziario ma per il futuro stesso del processo di integrazione europea. Dall'entità e dalla distribuzione delle risorse che saranno stabilite dipenderà la capacità dell'Unione europea, soprattutto quando il nuovo Trattato costituzionale sarà entrato in vigore, di esercitare effettivamente i propri compiti e perseguire i propri obiettivi.
L'indagine conoscitiva sulle nuove prospettive finanziarie e sulla riforma della politica di coesione svolta dalle Commissioni bilancio e politiche dell'Unione europea della Camera dei deputati ha consentito di maturare una posizione molto netta su alcuni dei punti principali del negoziato e di sostenere con convinzione la posizione sinora difesa dal Governo italiano.
Dopo il fallimento del Consiglio europeo del 16 e 17 giugno, appare fondamentale addivenire entro la fine dell'anno, ad un compromesso equilibrato sul nuovo quadro finanziario.
Un accordo equilibrato presuppone la fissazione di un tetto di spesa tale comunque da assicurare il perseguimento in misura adeguata di tutti gli obiettivi fondamentali dell'Unione europea e da non pregiudicare o addirittura snaturare le principali politiche comunitarie.
È pertanto irrinunciabile che alla definizione di un massimale di spesa accettabile per tutti, si accompagni una distribuzione appropriata delle risorse tra le grandi categorie di spesa.
In particolare, sarebbero inaccettabili soluzioni che implicassero la cessazione drastica ed immediata del sostegno dei fondi strutturali a favore delle aree in ritardo di sviluppo dei vecchi Stati membri. Se è infatti indiscutibile l'opportunità di concentrare la maggior parte delle risorse sui nuovi Stati membri, non si più rinunciare senza gravi conseguenze all'aiuto comunitario a favore di quelle regioni che per un mero effetto statistico si troveranno al di fuori dei parametri previsti per il nuovo obiettivo convergenza. Verrebbe meno in tal caso uno dei valori fondamentali del processo di integrazione europea, con effetti negativi non soltanto in termini economici, ma anche di credibilità e fiducia nell'Unione.
La crescita e la competitività non possono essere infatti perseguite trascurando le esigenze di coesione economica e sociale, Vi è perciò la necessità di prestare particolare attenzione, nel negoziato sulle prospettive finanziarie e la riforma della politica di coesione, al fatto che alcune regioni italiane sono uscite dall'Obiettivo 1 dei fondi strutturali senza che vi sia stato un reale miglioramento della loro situazione economica o per il mero effetto statistico legato all'ingresso dei nuovi Stati membri.
Un problema particolare è rappresentato dalla situazione di svantaggio strutturale nel quale si trovano le aree montane e le regioni insulari, gravate da problemi specifici e non eliminabili attraverso le politiche di coesione. Si rende pertanto necessario un impegno speciale del Governo affinché tale elemento venga adeguatamente valutato in sede comunitaria e questo handicap sia affrontato con i necessari interventi infrastrutturali, finanziari e con l'adozione di quelle azioni - come quella per un regime stabile e duraturo di continuità territoriale per i passeggeri e le merci - indispensabili e non più rinviabili per lo sviluppo.
Sempre con riguardo al negoziato sulle prospettive finanziarie, si ritiene opportuno rappresentare nelle sedi europee quei correttivi al sistema delle risorse proprie, ancora rimasti disattesi, che permetterebbero di realizzare un sistema maggiormente equilibrato in sede europea per quanto attiene alla situazione dei Paesi contributori netti, tra cui l'Italia.
Si tratta, in particolare, della cosiddetta questione del rimborso britannico, la correzione agli squilibri di bilancio concessa al Regno Unito nel 1984, nel Consiglio europeo di Fontainebleau. Rispetto al 1984 la situazione appare infatti oggi profondamente cambiata: il Regno Unito presenta uno dei redditi pro capite più alti dell'Unione, essendo secondo dati Eurostat, pari a 119, rispetto a quello di 105 dell'Italia, 111 della Francia, 109 della Germania, 98 della Spagna. La struttura del bilancio è inoltre cambiata e il peso della PAC è meno rilevante rispetto al passato; mentre i rientri britannici su questa politica sono aumentati, tanto che nel 2003 il Regno Unito è stato il quinto beneficiario della PAC, con 4 miliardi di euro. D'altro canto il Regno Unito non è più il solo Paese a presentare squilibri di bilancio, visto che altri Stati membri presentano una situazione simile. Si ritiene quindi che una correzione ad hoc per un solo Paese, nel contesto di un'Unione allargata a 25 e, in futuro, a 27 Stati membri, caratterizzata da forti disparità di sviluppo, risulta difficilmente giustificabile.
Nel negoziato sulle prospettive finanziarie occorre anche evitare la riduzione del livello di stanziamenti per le aree del nuovo obiettivo 2 «Competitività e occupazione regionale», prospettata negli schemi negoziali presentati prima del Consiglio europeo del 16 e 17 giugno dalla Presidenza Lussemburghese.
Va ricordato, infatti, che attualmente rientra nell'obiettivo 2 una parte consistente del territorio delle regioni del Nord e del Centro Italia caratterizzate da problemi strutturali che richiedono interventi di riconversione economica e sociale. Una drastica riduzione dei contributi dei fondi strutturali per tali aree sarebbe paradossale proprio nel momento in cui la bassa crescita economica e l'accresciuta concorrenza internazionale hanno acuito o creato una situazione di forte criticità per il sistema produttivo del nostro Paese, soprattutto in alcuni settori quali quello tessile, dell'abbigliamento e calzaturiero.
Il Governo dovrebbe, pertanto, in sede negoziale, assicurare un livello adeguato di stanziamenti per il nostro Paese anche relativamente al nuovo obiettivo 2, garantendone in ogni caso la concentrazione sulle aree maggiormente colpite dalla crisi del settore tessile, dell'abbigliamento e calzaturiero.
Vanno, pertanto, condivise le proposte della Commissione, compreso il nuovo sistema di correzione generalizzata per i maggiori contribuenti netti, che prende atto dell'effettivo contributo degli Stati membri al bilancio europeo eliminando disparità di trattamento non più giustificate.
4. Sicurezza per i cittadini europei e lotta contro il terrorismo.
Si tratta di un tema che appare sicuramente centrale nei programmi in corso di attuazione, e ribadito anche con forza dal programma presentato dalla presidenza di turno britannica del Consiglio.
È sicuramente da condividere il principio affermato dal Programma di lavoro della Commissione europea per cui la sicurezza è una delle attese principali dei cittadini europei. In questo senso si ritiene che il Governo debba principalmente promuovere nell'ambito dell'Unione europea una politica di lotta al terrorismo sempre più responsabile e coordinata. A tal fine si concorda innanzitutto con l'esigenza di definire al più presto norme comuni sull'immigrazione legale e sulle procedure di rimpatrio che offrirebbero condizioni paritarie ai potenziali immigranti. Rimane ferma la necessità di distribuire gli oneri finanziari fra tutti gli Stati membri e non solo su quelli su cui ricadono direttamente gli obblighi conseguenti.
Appare inoltre fondamentale realizzare una cooperazione operativa nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata nonché un migliore uso dell'intelligence. Si ritiene che il collegamento tra tali strutture passi sicuramente anche attraverso una migliore comunicazione dei dati.
Nell'ambito dei programmi per il 2005 sia il Consiglio che la Commissione hanno considerato altresì prioritario l'adempimento degli impegni previsti dal Piano d'azione contro il terrorismo approvato dal Consiglio europeo, tra cui rientra, in particolare, il tema della tutela delle vittime di tali forme di criminalità. Si tratta di un tema che assume una rilevanza fondamentale, soprattutto alla luce degli ultimi accadimenti che hanno dimostrato, una volta di più, l'efferatezza e la drammaticità del fenomeno terroristico. In ambito nazionale appare condivisibile la politica del Governo che è andato in questa direzione con l'approvazione della legge 3 agosto 2004, n. 206, recante nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice. Un passo avanti nella tutela delle vittime dei fatti delittuosi è stato compiuto proprio in questo senso con il recepimento della Direttiva Europea 2004/80/CE con cui sono state introdotte le linee guida per l'indennizzo delle vittime di reato negli Stati membri dell'U.E.. In base a tali disposizioni, infatti, le vittime di reato nell'Unione europea hanno il diritto di ottenere un indennizzo equo e adeguato per le lesioni subite, indipendentemente dal luogo della Comunità europea in cui il reato è stato commesso. La nuova legge n. 206 del 2004, colmando una rilevante lacuna legislativa, ha stabilito che le nuove disposizioni si applichino a tutte le vittime degli atti di terrorismo e delle stragi di tale matrice, compiuti sul territorio nazionale o extranazionale, se coinvolgenti cittadini italiani, nonché ai loro familiari superstiti, con ciò estendendo la portata della normativa agli atti subiti dalle vittime del terrorismo anche al di fuori del territorio nazionale.
L'impegno del Governo contro il terrorismo dovrebbe comunque essere potenziato, anche attraverso l'adozione di misure speciali per la prevenzione e la repressione del fenomeno terroristico internazionale, tenendo conto di quanto di recente previsto dalla legislazione nazionale in materia di mandato di arresto europeo e dell'istituzione di Eurojust. È da ricordare infatti che per quanto attiene al settore della cooperazione giudiziaria in materia penale il legislatore nazionale ha recepito nell'ordinamento italiano la decisione quadro relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri (2002/584/GAI), con la legge 22 aprile 2005, n. 69 recante appunto disposizioni per conformare il diritto interno alla decisione quadro 2002/584/GAI del Consiglio, del 13 giugno 2002, relativa al mandato d'arresto europeo e alle procedure di consegna tra Stati membri. A ciò si deve aggiungere l'importanza di aver dato seguito nell'ordinamento nazionale anche alla decisione del Consiglio che istituisce l'Eurojust per rafforzare la lotta contro le forme gravi di criminalità (Dec. 28/2/2002, n. 2002/187/GAI), con la legge 14 marzo 2005, n. 41, recante disposizioni per l'attuazione della decisione 2002/187/GAI del Consiglio dell'Unione europea del 28 febbraio 2002, che istituisce l'Eurojust per rafforzare la lotta contro le forme gravi di criminalità. Eurojust sostituisce in via definitiva il precedente organismo provvisorio ha sede a L'Aja ed è un organo dell'Unione europea, dotato di personalità giuridica e finanziato a carico del bilancio dell'Unione.
Si tratta di strumenti importanti che devono costituire la base per la costruzione di un più efficace intervento del Governo nazionale, volto a realizzare in sede europea quella fratellanza sancita dalla Carta europea dei diritti, confluita nel Trattato che adotta una costituzione per l'Europa, nella difesa peraltro dei diritti e delle libertà fondamentali di tutti i cittadini europei, anche e soprattutto nella lotta ad un terrorismo sempre più spietato e ispirato da un folle piano criminale.
5. L'allargamento dell'Unione, il conseguente obiettivo di un potenziamento della politica di vicinato e il consolidarsi di una politica estera unitaria dell'Unione europea.
Tra le priorità del programma di lavoro della Commissione e del programma operativo del Consiglio figura la continuazione del processo di allargamento che prevede l'adesione di Bulgaria e Romania il 1o gennaio 2007. L'apertura dei negoziati con la Croazia è stata rinviata dal Consiglio al momento in cui quel Paese avrà dimostrato di cooperare pienamente con il Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia. I negoziati con la Turchia, invece, dovrebbero prendere avvio il prossimo ottobre. All'indomani della domanda di adesione di nuovi Paesi - anche la ex Repubblica jugoslava di Macedonia ha infatti manifestato la volontà di aderire all'Unione - scaturisce quindi naturalmente la necessità di un coordinamento della politica di allargamento dell'Unione e di buon vicinato con altri Paesi.
È da sottolineare innanzitutto che, soprattutto allo scopo di realizzare una più efficace lotta al terrorismo, appare fondamentale che l'Unione europea sappia definire una politica estera idonea a creare buoni rapporti di vicinato, soprattutto con i Paesi islamici. Si concorda quindi con la Commissione europea quando rileva nel programma di lavoro che la nuova dimensione dell'Unione dopo l'allargamento rende urgente un quadro politico stabile e articolato con i paesi limitrofi meridionali e orientali, quale priorità esterna centrale. Al contempo, il processo di stabilizzazione e di associazione deve rimanere la pietra angolare delle politiche per i paesi dei Balcani occidentali. È necessari quindi senz'altro che la politica europea di vicinato porti ai paesi limitrofi i benefici dell'allargamento dell'Unione in termini di rafforzamento della stabilità, della sicurezza e della prosperità. Una risorsa particolare in questo senso deve essere riconosciuta nel bacino mediterraneo, soprattutto per il nostro Paese. L'obiettivo fissato dal programma di lavoro per il 2005 della Commissione di rivedere e ridefinire il processo di Barcellona affinché rimanga lo strumento più efficace di partenariato e dialogo e offra una prospettiva regionale all'interno dell'approccio generale, dovrebbe peraltro essere coordinato con l'obiettivo di rendere questa area una grande opportunità per l'intera Unione europea di confronto e di sviluppo economico e commerciale.
Nell'ambito del Mediterraneo particolare attenzione si ritiene dovrebbe essere assegnata proprio ai Paesi nordafricani dell'area sahariana e subsahariana. Si ritiene quindi necessario, e non solo opportuno, che la nuova dichiarazione sulla politica di sviluppo e il riesame generale dei progressi compiuti dall'Unione europea verso la realizzazione degli obiettivi di sviluppo del millennio siano integrati da una strategia specifica per l'Africa.
Se l'Unione europea vuole infatti assumere un ruolo sempre più di rilievo sul piano internazionale è necessario che acquisisca in questa dimensione una maggiore consapevolezza ed una politica estera connotato sui grandi temi che allo stato occupano la politica internazionale.
Come emerso infatti nel corso dell'ultimo vertice G8 di Gleneagles, in Scozia, occorre al più presto fornire una risposta specifica ai problemi propri dell'Africa, in particolare di quella subsahariana. È indispensabile quindi che la Commissione europea definisca e dia attuazione in tempi stretti ad una strategia specifica per l'Africa, volta a modificare sostanzialmente il sostegno attuale all'Africa, sia in termini di quantità che di qualità, con l'obiettivo di un vero partenariato fondato su relazioni politiche e commerciali mature. Si auspica quindi che la Commissione europea riesca a svolgere a livello mondiale, al più presto, un ruolo più incisivo nella promozione dello sviluppo sostenibile. In questo senso, la riforma dell'ONU, rappresenta sicuramente un primo piano di verifica per riuscire a definire anche in quella sede un ruolo unitario dell'Unione europea, al di là dei particolarismi nazionali. Il rapido spiegamento di aiuti umanitari d'altra parte dopo la tragedia dello Tsunami del dicembre 2004 ha dimostrato quale contributo possono dare all'adempimento delle responsabilità globali dell'UE la rapida ed efficace fornitura di aiuti umanitari ed altri interventi dell'UE.
La Commissione europea, nell'ambito del programma legislativo e di lavoro per il 2005, sottolinea inoltre la necessità di un rafforzamento del partenariato economico con gli Stati Uniti, senza dimenticare l'opportunità di un approfondimento in merito agli aspetti istituzionali dei rapporti tra USA e UE. Il programma operativo del Consiglio condivide la necessità di una più sviluppata cooperazione economica con Washington, cui aggiunge l'enfasi sul partenariato transatlantico quale strumento essenziale per la risoluzione dei più gravi conflitti internazionali, così come per un'efficace lotta al terrorismo e alla proliferazione di armi di distruzione di massa (ADM).
Il confronto con il mercato asiatico rappresenta peraltro per l'Unione europea l'altro obiettivo per il prosieguo del 2005. Appare positivo quindi che nel programma di lavoro sia indicato l'obiettivo di un potenziamento dei rapporti con l'Asia, che verranno sviluppati sia sul piano bilaterale - o in particolare con Giappone, India e Cina - sia sul versante multilaterale proseguendo la collaborazione nel quadro dell'ASEAN (Asia - Europa meeting) e con le varie organizzazioni regionali. È da sottolineare in ogni caso che l'attività parlamentare ha preso in esame in varie forme le questioni collegate ai rapporti con l'Asia. Si ricorda in particolare l'indagine conoscitiva della Commissione Politiche dell'Unione europea della Camera, dedicata alle iniziative comunitarie per rafforzare la competitività del sistema produttivo europeo, anche alla luce dei crescenti rapporti commerciali tra Europa e Asia.
L'indagine, iniziata nel gennaio 2004, in riferimento alla quale la Commissione procederà a breve all'adozione di un documento conclusivo, ha fatto emergere in modo netto l'esigenza di intervenire in maniera drastica per limitare i danni dovuti ad una esportazione incontrollata di prodotti cinesi in alcuni settori specifici: ciò tuttavia nella piena consapevolezza che la crescita economica dei mercati asiatici rappresenta sicuramente anche un'opportunità per l'Unione europea.
6. La tutela dell'ambiente come difesa del territorio dai fenomeni inquinanti.
Una delle priorità, indicate nel Programma operativo del Consiglio per il 2005 è quella di continuare a promuovere l'approccio graduale comunitario allo sviluppo sostenibile, considerato il più vasto tra gli obiettivi da perseguire. Il Consiglio intende, altresì, all'interno della strategia complessiva elaborata nell'agenda di Lisbona, proseguire la sua attività nei quattro settori-chiave del VI programma comunitario di azione in materia ambientale - cambiamenti climatici, natura e biodiversità, ambiente, salute e qualità della vita e risorse naturali e dei rifiuti - al fine di garantirne un orientamento strategico più incentrato sui risultati per la politica ambientale e dello sviluppo sostenibile.
È condivisibile in questo senso il nuovo approccio alla politica ambientale della Commissione, inteso a massimizzare le interconnessioni al suo interno e tra l'ambiente e gli altri ambiti strategici settoriali, fondato sulle strategie tematiche. È necessario quindi che l'UE si impegni a favore di una maggiore trasparenza dei costi sociali e ambientali legati alle diverse scelte in materia di trasporti, promuovendo ulteriormente le fonti di energia rinnovabili. Uno dei temi più attuali, di cui si è discusso anche in occasione dell'ultimo vertice G8, riunito a Gleneagles, in Scozia, l'8 e il 9 luglio scorsi, è d'altra parte il controllo del cambiamento climatico del pianeta. È necessario infatti che il governo nazionale si adoperi affinché in sede europea siano prese in considerazione le possibili strategie per far fronte ai mutamenti climatici nella prossima decade. Programmare ora le misure di adeguamento al cambiamento climatico, comprese nuove iniziative mirate ad una maggiore efficienza energetica, permetterebbe di facilitare l'adattamento della popolazione e del mondo imprenditoriale e di attenuare i pericoli futuri. Si condivide quindi quanto previsto nel Programma di lavoro della Commissione europea circa la necessità di una gestione più durevole delle risorse naturali avviata con le riforme della politica agricola comune e della politica comune della pesca, che hanno rilanciato la competitività tramite un maggior orientamento al mercato, conformemente alla strategia di Lisbona, e hanno fornito un maggior sostegno alle comunità più esposte.
In questo senso, anzi, la politica per la difesa dell'ambiente si collega sempre più ad una politica che dell'ambiente fa una risorsa economica per l'Unione e per l'Italia in particolare. Fermo infatti che un nuovo approccio strategico garantirà la coerenza dello sviluppo agricolo su scala comunitaria, promuovendo al contempo la crescita e la prosperità delle zone rurali. Per quanto riguarda la politica della pesca, il raggruppamento di tutte le azioni sotto un unico strumento dovrebbe garantire una gestione migliore e più semplice.
Tra gli obiettivi da perseguire a breve termine vi è senz'altro comunque il varo di un nuovo sistema per lo scambio dei diritti di emissione e applicazione del protocollo di Kyoto, la realizzazione del piano di interventi in vista di una politica marittima dell'Unione, nonché l'attuazione del piano comunitario sulla biodiversità. È d'altro canto da evidenziare come sia il programma legislativo della Commissione, sia il programma operativo del Consiglio, evidenziano, tra gli obiettivi d'azione prioritari per il 2005, il consolidamento del mercato interno dell'energia e la sicurezza dell'approvvigionamento energetico, la sostenibilità della produzione e del consumo di energia, facendo altresì riferimento alle questioni nucleari e, tra queste, alla corretta gestione delle scorie radioattive.
Sul piano delle azioni in materia di inquinamento marino accidentale e sicurezza ambientale della navigazione è da ricordare che nel 2003 la Commissione ha presentato la proposta di direttiva COM(2003)92 relativa all'inquinamento provocato dalle navi e all'introduzione di sanzioni, anche di natura penale, per i reati di inquinamento. Si tratta di un provvedimento condivisibile. La proposta, che segue la procedura di codecisione, è stata esaminata in prima lettura dal Parlamento europeo il 13 gennaio 2004. In quella sede il Parlamento europeo ha adottato alcuni emendamenti che non sono stati recepiti nella posizione comune adottata dal Consiglio trasporti del 7 ottobre 2004. Al fine di evitare la procedura di conciliazione, il Parlamento europeo e il Consiglio hanno negoziato un testo di compromesso che prevede, in particolare, che le sanzioni siano proporzionate alla gravità dell'infrazione e che quelle più gravi siano considerate reati in conformità alle disposizioni di una futura decisione-quadro volta a completare questa direttiva. La Commissione, entro la fine del 2006, dovrà predisporre uno studio di fattibilità riguardo alla creazione di un servizio di guardacoste europeo, presentando eventualmente una proposta a tal riguardo. Il compromesso prevede, infine, che l'Agenzia europea per la sicurezza marittima cooperi con gli Stati membri per l'attuazione di questa direttiva e per la realizzazione di altre azioni quali l'individuazione degli scarichi mediante il ricorso al monitoraggio e alla sorveglianza satellitare. È da evidenziare d'altro canto che la lotta contro l'inquinamento marino rientra fra le priorità della Presidenza lussemburghese che intende adoperarsi al fine di raggiungere un accordo con il Parlamento europeo sulla suddetta proposta. La tutela dell'ambiente marino è da tempo perlatro all'attenzione della Commissione europea che già nel 2003 ha presentato la proposta di decisione quadro COM(2003)227 intesa a rafforzare la cornice penale per la repressione dell'inquinamento provocato dalle navi, completando la proposta di direttiva relativa all'inquinamento provocato dalle navi precedentemente descritta. Si tratta di una proposta che mira a rafforzare le misure di diritto penale volte a ravvicinare le disposizioni legislative e regolamentari degli Stati membri applicabili ai reati di inquinamento provocato dalle navi, nonché a facilitare e ad incoraggiare la cooperazione tra gli Stati membri ai fini della repressione dei reati in questione.
7. E la tutela ambientale come risorsa economica, in particolare in riferimento ai settori del turismo, dell'agricoltura e della pesca.
Tra i settori sui quali la difesa dell'ambiente può costituire senz'altro un importante risorsa economica vi è innanzitutto il turismo. Si tratta d'altra parte di un settore cui la Commissione europea assegna da tempo grande rilevanza, avendo ormai da alcuni anni definito con la comunicazione COM (2003)716 relativa agli orientamenti di base per la sostenibilità del turismo europeo. È condivisibile quindi l'obiettivo della Commissione di presentare, per il prossimo autunno 2005, al Consiglio europeo e alle altre istituzioni comunitarie una relazione sullo stato di attuazione delle iniziative previste al fine di poter preparare, non oltre il 2007, una Agenda 21 per il turismo europeo. Si tratterà cioè di definire un documento di intenti ed obiettivi programmatici come quello redatto su ambiente, economia e società sottoscritto da oltre 170 Paesi di tutto il mondo, durante la Conferenza delle Nazioni Unite su Ambiente e Sviluppo (UNCED) svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 1992. Il Consiglio competitività ha esaminato la comunicazione della Commissione europea nella riunione del 18 aprile 2005, adottando conclusioni sulla sostenibilità del turismo europeo nelle quali ha invitato gli Stati membri a partecipare all'attuazione di un approccio cooperativo tra gli operatori turistici al fine di contribuire ai lavori del gruppo per la sostenibilità del turismo, e ad incoraggiare gli organismi esistenti specializzati nelle questioni relative al turismo sostenibile per creare una rete di contatti a livello europeo per facilitare lo scambio di informazioni tra destinazioni turistiche. Si tratta quindi di una risorsa economica per l'Unione europea che non può essere dimenticata ed è senz'altro condivisibile che il Consiglio abbia invitato la Commissione europea ad informare gli Stati membri sulle attività del gruppo per la sostenibilità del turismo nella prima metà del 2006, e trasmettere entro il 2007 al Consiglio una comunicazione su un'Agenda europea 21 per il turismo, recante raccomandazioni di azioni concrete da parte degli operatori pubblici e privati.
È da ricordare d'altra parte che il Trattato che adotta una Costituzione per l'Europa, prevede disposizioni specifiche relative al turismo. L'articolo I-17 inserisce il turismo tra i settori per i quali l'Unione ha competenza per svolgere azioni di sostegno, di coordinamento o di complemento rispetto alle azioni condotte dagli Stati membri, senza tuttavia potersi sostituire alla loro competenza. L'articolo III-281 dispone che l'Unione completi l'azione degli Stati membri nel settore del turismo, in particolare promuovendo la competitività delle imprese dell'Unione in tale settore.
È auspicabile quindi un'azione di sostegno, anche su scala europea, del settore turistico, attraverso convergenti azioni promozionali volte, in particolare, a valorizzare le singole peculiarità e ricchezze nazionali, così come evidenziato dalla Commissione attività produttive.
Per quanto attiene alla politica agricola comune, in linea di principio sarebbe opportuno attuare tutte le misure necessarie volte al mantenimento dei contributi agricoli della PAC, nella misura stabilita dal Consiglio europeo dell'ottobre 2002, perseguendo al contempo, sia in ambito comunitario che in ambito nazionale, l'obiettivo di semplificare le regole e le procedure di applicazione della normativa comunitaria.
D'altra parte, non si può negare che nel contesto del negoziato sulle prospettive finanziarie è realistico che una riduzione degli stanziamenti per la politica agricola possa divenire necessaria per trovare un compromesso equilibrato che non pregiudichi eccessivamente le risorse per la coesione. In questo quadro andrebbe valutata con particolare attenzione la possibilità di introdurre un limitato cofinanziamento delle spese agricole, che è stato prospettato dal Governo italiano nel corso del negoziato sulle prospettive finanziarie come estrema ratio soltanto per evitare un pregiudizio grave per la politica di coesione e lo sviluppo rurale. Il cofinanziamento, infatti, non significa necessariamente una riduzione del sostegno all'agricoltura ma la sostituzione di parte di contributi europei con contributi nazionali.
Sempre con riferimento al settore agricolo, va considerata altresì imprescindibile la tutela della filiera bieticolo-saccarifera e la riforma del settore con misure adeguate a preservare le capacità di produzione nazionali. La riforma del settore bieticolo-saccarifero può determinare d'altra parte gravi conseguenze per i produttori di barbabietole e l'industria saccarifera italiana con una perdita di reddito che potrebbe giungere sino al 60 per cento e rischio di perdita di posti di lavoro. Sempre sul versante agroalimentare si rende necessario perseguire l'obiettivo di tutelare a livello internazionale le denominazioni di origine, attraverso il loro riconoscimento in ambito WTO.
In riferimento al settore della pesca, è da ricordare innanzitutto che nell'ambito delle proposte per la riforma della politica di coesione per il periodo di programmazione 2007-2013, la Commissione europea ha presentato, nel 2004, una proposta di regolamento che istituisce il nuovo Fondo europeo per la pesca (FEP) relativo al periodo di programmazione 2007-2013 (COM(2004)497). Il Fondo è volto a facilitare, in conformità alla riforma del settore della pesca adottata nel 2002, la messa in opera di misure destinate ad assicurare una pesca sostenibile e la diversificazione economica delle zone di pesca. Obiettivo principale del Fondo sarà quello di contribuire a ridurre la pressione esercitata dalle attività di pesca in modo da consentire la ricostituzione degli stock ittici, e di incoraggiare l'utilizzazione di attrezzature e pratiche più ecologiche nel settore della pesca e dell'acquacoltura. Il FEP sostituirà l'attuale Strumento finanziario di orientamento per la pesca (SFOP) e, a differenza di questo, non farà parte dei fondi strutturali veri e propri. Si tratta di una proposta che è in corso di esame, secondo la procedura di consultazione, dal Parlamento europeo. Il Consiglio, che ne ha iniziato l'esame il 22 novembre 2004, non è riuscito a raggiungere un accordo politico nella seduta del 22 giugno 2005 per le difficoltà emerse soprattutto a proposito della possibilità di continuare ad erogare, dal 2007 in poi, gli aiuti per il rinnovamento e ammodernamento dei pescherecci. È da precisare che alcuni Stati membri - Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo e Polonia - vorrebbero estendere la possibilità di erogare tali aiuti; al contrario la Commissione, appoggiata da Regno Unito, Svezia, Paesi Bassi e Germania, chiede la cessazione degli aiuti alla costruzione di nuovi pescherecci e la restrizione degli aiuti all'ammodernamento degli stessi. Una posizione di compromesso è stata avanzata dalla Commissione che ha rivisto la propria posizione su alcune forme di aiuti alla piccola pesca - la possibilità di sostituire i motori per i pescherecci inferiori ai 12 metri - per l'ammodernamento dei pescherecci, che sarebbe consentito senza aumentare le attività di pesca, e ai giovani pescatori per l'acquisto di pescherecci usati. Sulle proposte di compromesso della Commissione, non essendo gli Stati membri riusciti a trovare un accordo, i negoziati sono stati rinviati ad ulteriori sedute. È da condividere in ogni caso la necessità, evidenziata d'altra parte dalla XIII Commissione agricoltura nella relazione approvata, di intraprendere tutte le azioni possibili, perché l'Italia possa assumere un ruolo strategico di primo piano nell'ambito della pesca nel Mediterraneo, non solo nei confronti dei partner comunitari, ma di tutti i Paesi rivieraschi.
Proprio di recente, d'altra parte, il 2 marzo 2005, la Commissione europea ha presentato una comunicazione riguardante l'elaborazione di una futura politica marittima dell'Unione europea, con l'intento di elaborare un approccio integrato volto ad ottimizzare le sinergie fra le varie attività legate al mare, aumentandone il potenziale economico e proteggendo l'ambiente. La Commissione intende avviare, entro la metà del 2006, una consultazione pubblica i cui risultati saranno presi in considerazione per la preparazione delle proposte necessarie alla realizzazione della politica marittima comune. La Commissione ha deciso di istituire una task force presieduta dal Commissario europeo Borg, responsabile per la pesca e gli affari marittimi, e alla quale parteciperanno anche i Commissari responsabili per le imprese e l'industria, per i trasporti, per l'ambiente, per la politica regionale, per la ricerca e per l'energia. Vale la pena di ricordare in ogni caso che da ultimo, il 25 maggio 2005, la Commissione ha proposto di stanziare 154 milioni di euro per il finanziamento pluriennale delle funzioni di lotta all'inquinamento dell'Agenzia europea per la sicurezza marittima. Il contributo finanziario, valido per un periodo uguale a quello delle nuove prospettive finanziarie 2007-2013, sarà suscettibile di essere rivisto in seguito alla definizione delle nuove prospettive finanziarie.
Nel programma di lavoro per il 2005 la Commissione ha preannunciato la presentazione, nel mese di giugno 2005, del terzo pacchetto sulla sicurezza marittima (Erika III) che dovrebbe comprendere, fra l'altro una proposta di direttiva che modifica la direttiva 95/21/CE relativa all'attuazione di norme internazionali per la sicurezza delle navi, la prevenzione dell'inquinamento e le condizioni di vita e di lavoro a bordo, per le navi che approdano nei porti comunitari e che navigano nelle acque sotto la giurisdizione degli Stati Membri - controllo dello Stato di approdo - nonché una proposta di regolamento nel settore dell'assicurazione e della responsabilità civile per l'inquinamento provocato dalle navi. A questa si aggiunge una proposta di regolamento sull'ispezione, la visita e la certificazione delle navi al fine di conformarsi alle convenzioni internazionali in materia di sicurezza marittima e di prevenzione dell'inquinamento marino.
8. Il rilancio della strategia di Lisbona, tra ricerca di stabilità e crescita dell'economia.
Il rilancio della crescita economica costituisce l'obiettivo politico cardine della Commissione europea e del Consiglio, il che implica un maggior sostegno ai fattori determinanti della crescita, quali la ricerca e l'innovazione, e l'individuazione delle esigenze settore per settore, con una particolare attenzione a quello dei servizi. Il Consiglio europeo di primavera, svolto a Bruxelles il 22 e 23 marzo, ha infatti fissato l'obiettivo del rilancio della competitività del modello europeo quale strada per la prosperità e l'occupazione.
È condivisibile quindi fissare come obiettivo prioritario il rilancio della strategia di Lisbona tramite una serie di azioni specifiche volte ad individuare alcuni elementi di base di una politica di crescita vincente. Ferma in questo senso la consapevolezza che la prosperità economica è imprescindibile da un contesto macroeconomico sano, va considerata con estremo favore la riforma del patto di stabilità e crescita, recentemente definita con le modifiche ai regolamenti 1466 e 1467 del 1997, la quale garantirà stabilità tramite un rinnovato accordo sulle regole che governano il patto stesso, senza penalizzare quei Paesi, come l'Italia, che più di altri hanno risentito dell'ingresso di nuovi dieci Paesi membri nell'UE.
Appare condivisibile la linea assunta dalla Commissione europea e dal Consiglio, in questo senso, di affidare il rilancio della strategia di Lisbona ad una nuova generazione di programmi di ricerca volti a colmare il divario tra l'impegno dell'Europa e quello dei sui principali concorrenti. Gli stanziamenti del bilancio comunitario per la ricerca dovrebbero essere di molto superiori all'obiettivo stabilito del 3% del PNL. In questo senso, i programmi di ricerca dovrebbero far leva sui punti di forza reali dell'UE, promuovendo l'eccellenza e incentivando la collaborazione su scala europea, garantendo la realizzazione del potenziale di ricerca europeo nel suo insieme e offrendo economie di scala, efficacia e semplificazione. È da ritenere infatti che proprio sul terreno del potenziamento della ricerca si muova il confronto con i mercati asiatici, in particolare l'India che appaiono sempre più proiettati verso investimenti significativi in questi settori.
È da auspicare inoltre una maggiore considerazione per le piccole e medie imprese, che rappresentano il 99,8 per cento del totale delle imprese operanti in Europa. È apprezzabile, sotto questo profilo, che la Commissione europea concentri i propri sforzi sul credito alle imprese, e le azioni che stimolano la cooperazione internazionale tra PMI e le attività di rete tra le parti interessate, anche come veicolo di innovazione. È da condividere perciò l'impegno del Governo di adoperarsi per una rapida approvazione della proposta di rifusione della direttiva 2000/12/CE e della direttiva 93/6/CE, concernenti l'attività degli enti creditizi, al fine di trasporre nell'ordinamento comunitario l'accordo cosiddetto «Basilea II» relativo all'adeguatezza patrimoniale delle imprese d'investimento e degli enti creditizi. Si tratta di profili la cui rilevanza è stata d'altro canto evidenziata anche nella relazione approvata dalla VI Commissione finanze. In termini più specifici - soprattutto in un momento di confronto intenso con i mercati asiatici - apparirebbe necessario rendere compatibile la proposta di direttiva COM (2002) 92, sulla brevettabilità del software con le esigenze di sviluppo e libero mercato dell'economia nazionale. Resta l'esigenza di rafforzare ulteriormente la cooperazione tra le amministrazioni degli Stati membri competenti in materia fiscale e doganale, in particolare per rendere più incisiva l'azione di contrasto delle pratiche volte all'evasione ed elusione degli obblighi fiscali, nonché delle attività di riciclaggio dei capitali di provenienza illecita; analogamente vale per le procedure di indagine antidumping.
Non si possono ignorare inoltre le perplessità emerse nel corso delle audizioni informali di rappresentanti di categoria, oltre che di componenti della Commissione sulla cosiddetta direttiva Bolkenstein sui servizi 2004/21.
9. Politica fiscale.
Il rilancio dell'economia d'altro canto passa anche per una politica fiscale più efficiente.
Appare innanzitutto necessario proseguire gli sforzi per eliminare i fenomeni di concorrenza fiscale dannosa tra i paesi membri, che ostacolano la sana concorrenza tra operatori ed imprese, determinando distorsioni del mercato, in particolare per quanto riguarda la tassazione delle società e sul risparmio, nonché delle piccole e medie imprese che operano con filiali in più Stati membri.
Appare inoltre opportuno che il Governo si adoperi per un rapida approvazione della proposta di modifica della sesta direttiva IVA per quanto riguarda il luogo delle prestazioni di servizi, nonché l'esigenza di adottare in sede comunitaria tutte le iniziative utili a consentire l'inserimento tra i beni e servizi assoggettati ad aliquota IVA ridotta dei servizi turistici e di altri beni ad ampia diffusione, quali i CD ed i DVD.
Va segnalata altresì l'opportunità rafforzare ulteriormente la cooperazione tra le amministrazioni degli Stati membri competenti in materia fiscale e doganale, in particolare per rendere più incisiva l'azione di contrasto delle pratiche volte all'evasione ed elusione degli obblighi fiscali, nonché delle attività di riciclaggio dei capitali di provenienza illecita.
10. Servizi finanziari e diritto societario.
Relativamente alla disciplina dei servizi finanziari, al fine di sostenere la crescita dell'economia europea, va ribadita l'esigenza di una rapida definizione della strategia dell'Unione europea sul seguito da dare al Piano d'azione per i servizi finanziari. Si consentirebbe in tal modo di consolidare i progressi verso un mercato europeo dei servizi finanziari integrato, aperto, competitivo ed economicamente efficiente, e di migliorare il livello di vigilanza prudenziale e di protezione dei consumatori.
Un particolare rilievo rivestono anche le proposte legislative tese all'attuazione del Piano d'azione per l'ammodernamento del diritto societario e il rafforzamento della corporate governance, anche al fine di prevenire i conflitti di interesse e di eliminare le lacune normative che sono alla base dei recenti scandali finanziari, È pertanto opportuno il massimo impegno, da parte del Governo, per una rapida approvazione delle medesime proposte, con specifica attenzione alla proposta di direttiva sulla revisione legale dei conti.
Con specifico riferimento, infine, al settore delle assicurazioni, sarebbe opportuno favorire il raggiungimento di un accordo definitivo, in sede comunitaria, sulla quinta direttiva in materia di responsabilità civile derivante dalla circolazione di veicoli, nonché proseguire proficuamente i lavori sulle proposte di direttiva relative ai requisiti dei margini di solvibilità per le imprese di assicurazione operanti nei rami vita e non vita, ai fini della definizione di un sistema di solvibilità basato sul rischio.
11. Lavoro e politica sociale.
La Commissione europea ha chiesto al Consiglio europeo il rilancio della strategia di Lisbona attraverso un partenariato europeo per l'occupazione e la crescita, basato su un programma d'azione, incentrato sulla realizzazione degli obiettivi della capacità d'attrazione, da parte dell'Europa, di investimenti e lavoro; di porre conoscenza e innovazione al servizio della crescita; di creare nuovi e migliori posti di lavoro. È condivisibile in questo senso la proposta emersa nel corso dell'esame dei provvedimenti in XIV Commissione di promuovere il raggiungimento di un accordo politico sul programma comunitario per l'occupazione e la solidarietà sociale (PROGRESS), già esistente in forma di proposta e articolato in cinque grandi settori di attività: occupazione, protezione sociale, condizioni di lavoro, lotta contro la discriminazione e le diversità e le pari opportunità. Risulta prioritario al contempo l'esame della nuova Agenda per la politica sociale per il periodo 2006-2010, relativa a interventi in merito all'occupazione, lotta alla povertà e promozione delle pari opportunità.
In merito al mercato del lavoro, appare necessario raggiungere un accordo sulla direttiva relativa al lavoro temporaneo COM 2002/149, presentata dalla Commissione il 20 marzo 2002. Si tratta di una direttiva che fissa una tutela minima comunitaria, lasciando poi gli Stati membri liberi di adeguarla alle specificità nazionali, e prevedendo al contempo una serie di norme complementari volte a migliorare la situazione dei lavoratori temporanei. Si agevola l'accesso all'occupazione permanente, migliorandone le condizioni materiali di lavoro e rafforzandone le capacità d'inserimento professionale.
Sul piano del potenziamento delle politiche di solidarietà, particolare rilevanza assumono invece nei provvedimenti esaminati le politiche per i giovani. A questo proposito è da ricordare che la Commissione ha formalizzato una Proposta di obiettivi comuni per le attività di volontariato dei giovani, COM(2004)337, che fa seguito al libro bianco sulla gioventù COM(2001)681 e alla risoluzione del Consiglio del 27 giugno 2002 che definisce un nuovo quadro di cooperazione in tema di gioventù. La Commissione si propone l'obiettivo globale di sviluppare, promuovere e riconoscere le attività di volontariato ad ogni livello per potenziare la cittadinanza attiva dei giovani e il loro senso di solidarietà. Per conseguire questa finalità la comunicazione propone come obiettivi comuni sviluppare le attività di volontariato per i giovani al fine di accrescere la trasparenza delle possibilità esistenti, di ampliarne l'ambito di applicazione e di migliorarne la qualità; facilitare l'impegno volontario dei giovani eliminando gli ostacoli esistenti; promuovere il volontariato al fine di rafforzare la solidarietà e l'impegno civico dei giovani; garantire il riconoscimento delle attività di volontariato dei giovani al fine di riconoscere le loro competenze personali e il loro impegno nella società. La Commissione suggerisce linee d'azione relative a ciascun obiettivo e propone agli Stati membri di concordare sull'attuazione di tutti gli obiettivi comuni approvati, nonché di presentare entro la fine del 2006 relazioni sui contributi nazionali all'attuazione degli obiettivi comuni in tema di volontariato, dopo aver consultato, attraverso i canali ritenuti più opportuni, giovani, giovani volontari e rispettive organizzazioni, nonché, se del caso, i consigli nazionali e regionali della gioventù.
Il Consiglio occupazione ha d'altro canto adottato, il 15 novembre 2004, una risoluzione sull'attività di volontariato dei giovani nella quale, fra l'altro, invita gli Stati membri a presentare, entro la fine del 2006, relazioni sui contributi nazionali all'attuazione della priorità in materia di attività di volontariato e a consultare i giovani e le loro associazioni, i volontari e le organizzazioni di volontariato, nonché i consigli nazionali e regionali della gioventù, per l'elaborazione di dette relazioni. Da ultimo, in particolare il 30 maggio 2005, la Commissione europea ha presentato la comunicazione COM(2005) 206 sulle politiche europee relative ai giovani, nella quale, fra l'altro, ribadisce l'importanza della promozione delle attività di volontariato, per favorire il rafforzamento della cittadinanza attiva dei giovani e del loro spirito di solidarietà.
12. Considerazioni conclusive.
Appare innanzitutto necessario evidenziare l'esigenza, per il futuro, che il Governo assicuri la presentazione al Parlamento dei documenti esaminati in termini più tempestivi, al fine di consentire alle Commissioni di incidere con maggiore efficacia sull'orientamento dell'azione dell'Esecutivo nelle competenti sedi comunitarie. È da considerare favorevolmente in questo senso la disponibilità manifestata dal Ministro delle politiche comunitarie, Giorgio La Malfa, volta in generale a garantire una migliore e più puntuale informazione su questi temi.
La relazione rappresenta innanzitutto il risultato finale di un ampio ed intenso dibattito svolto in Commissione Politiche dell'Unione europea, tenendo conto delle osservazioni svolte dalle Commissioni di settore e dal Comitato per la legislazione sulle diverse tematiche di competenza. Anche quest'anno, poi, la relazione si è arricchita delle considerazioni emerse nel corso delle audizioni dei rappresentanti italiani al Parlamento europeo, che ha avuto un particolare risalto anche per l'intervento di saluto svolto dal Presidente della Camera dei deputati, Pier Ferdinando Casini.
La relazione conclusiva della Commissione politiche dell'Unione europea intende valorizzare la funzione parlamentare di indirizzo in relazione alla futura attività dell'Unione europea e concorrere - in un rapporto sinergico con l'Esecutivo - alla definizione delle priorità per l'ormai imminente allargamento dell'Unione europea a 25 Stati. Vi è quindi innanzitutto il riconoscimento del valore fondante del ruolo dei Parlamenti nazionali. In questo contesto, anzi, la sessione di esame di questi provvedimenti si è completato in questa occasione oltre che delle audizioni dei rappresentanti di categoria e delle parti sociali anche di quelle dei rappresentanti della Conferenza dei presidenti delle assemblee dei consigli regionali e delle province autonome, di ANCI, UPI, UNCEM e CO. NORD.
Come già evidenziato in passato, questo tipo di intervento parlamentare, d'altro canto, è di estrema importanza, in quanto, se pienamente e correttamente utilizzato, costituisce il principale strumento di incisione sulla «fase ascendente» del ciclo decisionale europeo. Vi è quindi l'opportunità di definire attraverso questa relazione un indirizzo per la ripresa del processo negoziale anche attraverso l'adozione di un atto di indirizzo al Governo, per le principali questioni esistenti sul piano del dibattito europeo, e che verranno affrontate nell'ambito della Presidenza di turno britannica.
Rimane innanzitutto l'esigenza di assicurare il perfezionamento del processo di allargamento dell'unione europea, con l'ingresso di Romania e Bulgaria, nonché quello di ratifica del trattato che adotta una Costituzione per l'Europa. In questo ultimo senso è necessario sì tenere conto dell'indicazione proveniente dai cittadini di alcuni Stati membri, segnatamente francesi e olandesi, ma allo stesso tempo non dimenticare l'orientamento favorevole finora espresso da dodici Paesi membri dell'Unione.
È altresì essenziale per il futuro stesso del processo di integrazione raggiungere un accordo equilibrato sulle prospettive finanziarie e sul sistema di risorse proprie, al fine in particolare di salvaguardare le risorse destinate alla politica di coesione. È da aggiungere che appare particolarmente significativo, come emerso nel corso dell'audizione degli europarlamentari italiani, che nel documento recante le prospettive finanziarie per il periodo 2007 - 2013, sia stata la previsione di contributi in conto interesse per la realizzazione delle grandi infrastrutture di carattere europeo, una norma che può avere un impatto molto importante soprattutto nel nostro Paese.
Uno dei temi che appare in ogni caso prioritario nella prossima agenda del Consiglio europeo è quello della lotta al terrorismo. La salvaguardia della cultura, della identità e dei principi comuni europei passa infatti per una difesa strenua e caparbia di questi valori, contro la minaccia di una violenza barbarica.
In questo senso appaiono significativi gli impegni assunti dopo i gravi attentati che hanno colpito la Spagna l'11 marzo 2004, dal Consiglio europeo, riunito il 25 e 26 marzo 2004 a Bruxelles. È necessario proseguire in questo senso nello scambio di informazioni fra le autorità giudiziarie e di polizia; recuperare i ritardi nell'attuazione degli strumenti normativi adottati nell'ambito della cooperazione in materia giudiziaria penale e di polizia.
All'indomani dei recenti attentati di Londra si tratta di misure che andranno potenziate, assicurando alla figura del coordinatore antiterrorismo, una struttura adeguata dedicata all'intelligence. Il principio dello scambio transfrontaliero di informazioni in materia di ordine pubblico emerge come prioritario d'altra parte già dal Programma di L'Aja adottato dal Consiglio europeo del 5 novembre 2004. La prevenzione e il contrasto del terrorismo sono considerati elementi chiave del programma, si tratterà soprattutto per i prossimi mesi di elaborare quella strategia per combattere i fattori che contribuiscono alla radicalizzazione e al reclutamento per attività terroristiche, ormai indicata da più di sei mesi.
Si ritiene quindi imprescindibile proseguire nell'attuazione degli impegni già assunti dalle Presidenze lussemburghese e del Regno Unito del Consiglio. Si tratta cioè di semplificare le procedure di valutazione delle minacce terroristiche e proseguire la valutazione reciproca in materia di disposizioni antiterroristiche nei nuovi Stati membri, al fine di raggiungere un efficiente scambio di informazioni finalizzate alla conoscenza e quindi al controllo della diffusione del fenomeno terroristico. Appare altresì necessario potenziare i lavori relativi alla protezione di infrastrutture, alla lotta al finanziamento del terrorismo e all'attuazione del programma di solidarietà dell'UE. Nell'ambito dell'agenda per le relazioni esterne dell'UE dovranno intensificarsi inoltre gli sforzi per elevare il livello della lotta contro il terrorismo tramite un impegno con i paesi terzi.
Per quanto attiene alle relazioni esterne dell'Unione, appare importante rilanciare la cooperazione euromediterranea. Rimane, come già evidenziato in passato, la sfida per l'Italia di svolgere un ruolo prioritario nel riaffermare la valenza mediterranea dell'Unione europea - oggi a 25 Stati membri, ma presto a 27 - che appare ancora troppo sbilanciata verso le aree centro-settentrionali. Così pure permane, tra le priorità della politica estera europea, quella di fare dell'Unione Europea un protagonista autorevole sul piano dei rapporti internazionali, capace di contribuire, attraverso l'autorevolezza della propria politica al miglioramento del sistema di sicurezza internazionale basato sulle Nazioni Unite, soprattutto per quanto riguarda le operazioni di mantenimento della pace e di gestione delle crisi. In questo senso, anche ai fini di un miglior controllo delle attività illecite di finanziamento del terrorismo, appare necessario che il Governo assicuri il massimo impegno in sede comunitaria per una rapida approvazione della proposta di terza direttiva sul riciclaggio.
Risulta sicuramente necessario, sul piano economico invece, proseguire gli sforzi per eliminare i fenomeni di concorrenza fiscale dannosa tra i paesi membri, che ostacolano la sana concorrenza tra operatori ed imprese, determinando distorsioni del mercato, in particolare per quanto riguarda la tassazione delle società e sul risparmio, nonché delle piccole e medie imprese che operano con filiali in più Stati membri. Sul piano della tutela dell'occupazione appare necessario invece sottoporre ad una riconsiderazione la cosiddetta direttiva Bolkenstein, la quale, a causa del principio del paese d'origine, rischia di provocare conseguenze negative sul piano occupazionale nel nostro Paese, con pericolosi effetti di dumping sociale.
In particolare, andrebbe escluso il rischio che la direttiva possa pregiudicare in qualsiasi misura la qualità e l'accesso ai servizi di interesse generale, con particolare riferimento alla sanità e ai servizi pubblici locali, che costituiscono uno dei caratteri essenziali del modello di società europeo.
In materia ambientale, appare invece opportuno favorire, tra le priorità indicate nel Programma operativo del Consiglio per il 2005, la prosecuzione dell'approccio graduale comunitario allo sviluppo sostenibile. Si tratta di uno tra i più vasti obiettivi da perseguire, anche ai fini del completamento del quadro legislativo finalizzato ad assicurare il funzionamento della disciplina per lo scambio delle quote di emissione, previsto dal protocollo di Kyoto, e l'attuazione congiunta degli strumenti flessibili di Kyoto. Al contempo risulta condivisibile l'esigenza di adottare ogni possibile iniziativa tendente alla definizione di una strategia comune di prevenzione delle catastrofi naturali. Nell'ambito delle proposte della Commissione europea rientranti nell'obiettivo della sicurezza e della responsabilità verso l'esterno e riguardanti il cosiddetto «Terzo Pacchetto per la Sicurezza Marittima» (Erika III), appare opportuno inoltre - in sede di attuazione - porre una particolare attenzione agli interventi che assumono un ruolo decisivo per la prevenzione degli incidenti marittimi con particolare riferimento alla responsabilità per i danni arrecati alle persone e all'ambiente, in linea con quanto segnalato nel Programma operativo del Consiglio in ordine alla proposta di direttiva del 5 marzo 2003 relativa all'inquinamento provocato da navi e all'introduzione di sanzioni, anche di natura penale, per i reati di inquinamento (COM (2003)92).
In materia di agricoltura, risulta prioritariamente necessario intervenire nelle sedi opportune per tutelare la filiera bieticolo-saccarifera, e riformare il settore con misure adeguate a preservare le capacità di produzione nazionali.
In riferimento inoltre al confronto sempre più difficile con i mercati asiatici, si rende inoltre necessario perseguire l'obiettivo di tutelare a livello internazionale le denominazioni di origine, attraverso il loro riconoscimento in sede di organizzazione mondiale del commercio. Si ritiene d'altro canto opportuno sul versante della pesca che il Governo intraprenda le azioni idonee a consentire all'Italia di assumere un ruolo strategico di primo piano nell'ambito della pesca nel Mediterraneo, non solo nei confronti dei partner comunitari, ma di tutti i Paesi rivieraschi.
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