XIV LEGISLATURA

PROGETTO DI LEGGE - N. 3867




        Onorevoli Colleghi! - In molte zone del pianeta, ammantati da motivazioni etniche, sociali, spesso religiose, permangono costumi che non è possibile accettare senza provare orrore, disgusto e pietà, come le pratiche di mutilazione genitale, dolorose e umilianti, cui sono sottoposte adolescenti e giovani donne. Queste pratiche sono ricorrenti soprattutto nella zona africana, che si estende dall'Oceano Atlantico al Mar Rosso, dall'Oceano Indiano al Mediterraneo orientale (circa 2.000.000 di casi all'anno), ma non mancano anche nello Yemen, nell'Oman, negli Emirati Arabi Uniti, nella comunità musulmana dell'Indonesia e della Malesia, in Pakistan e ora, purtroppo, anche in Europa. Gli Organismi internazionali (Organizzazione Mondiale della Sanità e Organizzazione delle Nazioni Unite) hanno valutato in 100 milioni il totale delle donne viventi che hanno subìto tali barbari trattamenti.
        Esistono modi differenti per infliggere queste ferite corporali e psicologiche: ad esempio, l'infibulazione, che consiste nell'asportazione del clitoride, delle piccole labbra e di almeno due terzi della parte anteriore e, di frequente, dell'intera parte media delle grandi labbra, realizzata con lamette da barba, con pezzi di vetro o con uno speciale coltello, senza alcuna garanzia di igiene.
        Altre atroci pratiche sono l'escissione, che consiste nel taglio del clitoride e di tutte o di parte delle piccole labbra e del cappuccio del clitoride stesso, nonché la clitoridectomia, che consiste nell'asportazione totale dell'organo.
        La descrizione di tali pratiche è indispensabile per comprendere i reali contenuti di usanze che, al di là delle loro motivazioni antropo-culturali, sono fonte di grave rischio o pericolo per l'incolumità delle donne. L'uso di tali pratiche, infatti, comporta il pericolo di emorragie, di shock post-operatori, di lesioni ad altri organi (uretra, vescica) e, a causa delle scarse condizioni igieniche in cui si "opera", finanche il rischio di contrarre malattie quali il tetano o la setticemia nonché altre serie complicazioni (ascessi vulvari, dismenorrea, emorragie, complicazioni nel parto).
        Queste pratiche mortificano la dignità della donna, offendono la sua femminilità e provocano danni permanenti e irreversibili, sia fisici che psicologici.
        Numerosi Stati europei occidentali come la Svezia, la Norvegia, il Belgio, la Gran Bretagna, alcuni Stati degli USA e il Canada (e, inoltre, alcuni Stati africani dove vengono però eluse) hanno provveduto all'adozione di specifiche leggi per arrestare questi penosi fenomeni. In Italia, oltre ad una efficace azione di repressione del fenomeno, è necessario prevedere adeguate misure per la sua prevenzione destinata alle comunità di immigrati, e in particolare alle donne provenienti dalle nazioni dove tali pratiche disumane vengono esercitate e che provocano, oltre a danni fisici, anche danni alla sfera psichica ed emotiva spesso irreversibili.
        Pertanto, la proposta di legge pone a carico del Ministero della salute, di intesa con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il compito di programmare adeguate azioni, così articolate:

            a) campagne di informazione, tenute presso le scuole dell'obbligo e presso i servizi socio-sanitari nei singoli ambiti regionali;

            b) promozione e sostegno alle iniziative realizzate da organizzazioni e associazioni finalizzate alla eradicazione delle pratiche di mutilazione genitale femminile;

            c) interventi scio-sanitari distinti in due filoni di azioni: interventi medici per i danni fisici organici derivanti dall'esercizio delle pratiche di mutilazione ed azioni di sostegno e recupero psicologico al fine di prevenire l'insorgere di patologie psichiche croniche.




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