Allegato B
Seduta n. 757 del 5/4/2006


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LAVORO E POLITICHE SOCIALI

Interrogazioni a risposta scritta:

LUCIDI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il C.C.N.L. della vigilanza privata è scaduto da oltre due anni. Le organizzazioni sindacali e le associazioni imprenditoriali hanno già definito una intesa su tutte le materie oggetto del nuovo contratto. I ministeri dell'interno e del lavoro e delle politiche sociali sono stati coinvolti in tutto l'iter del negoziato per affrontare le specificità del settore quanto alla organizzazione dei servizi e alla conseguente prestazione lavorativa;
l'intesa raggiunta tra le parti sociali è avvenuta dentro un quadro normativo definito anche con il contributo dei ministeri richiamati. In relazione a questo quadro, l'attuazione del nuovo contratto è stato condizionato all'adozione di un decreto interministeriale contenente la regolamentazione di materie relative all'orario di lavoro;
la scorsa settimana, i sindacati di categoria hanno avuto notizia che la bozza di decreto interministeriale, predisposta dal mistero dell'interno è stata respinta dal ministero del lavoro e delle politiche sociali che ha sollevato due eccezioni che, nella sostanza, ne impediscono e, comunque, ne rallentano, con tempi insostenibili, l'adozione;
in particolare il ministero del lavoro ha richiesto la cancellazione dell'articolo 2 della bozza di decreto che prevedeva l'obbligo da parte delle aziende che partecipano agli appalti, di certificare il rispetto dei contratti nazionali e territoriali, vista la delicatezza del settore, anche in considerazione del fatto che il costo degli appalti viene definito attraverso una «tariffa di legalità» fissata dalle prefetture, sulla base di alcuni costi, di cui il principale è proprio quello del lavoro. Si ritiene questa esclusione un vero e proprio ostacolo alla trasparenza nelle procedure degli appalti, in un settore che sappiamo essere, proprio in questi ultimi tempi, sotto i riflettori di preoccupanti fatti di cronaca e che le parti sociali hanno operato per dare regole e trasparenza al settore;
inoltre, ilministero del lavoro ha richiesto che il decreto venga sottoscritto anche dal ministero della sanità e dal ministero dell'economia e delle finanze, due ministeri che, con tutta evidenza, non hanno competenza in materia, non producendo tale atto nessuna spesa per lo Stato o per altri enti pubblici;
la posizione espressa dal ministero del lavoro e delle politiche sociali evidenzia un sostanziale ostacolo alla applicazione in tempi rapidi del nuovo contratto di lavoro. Le conseguenze di questa dilazione, di dubbio fondamento, costringono i lavoratori e le imprese ad una condizione di incertezza economica e occupazionale che diventa, di giorno in giorno, sempre più gravosa;


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i lavoratori della vigilanza privata e le loro organizzazioni sindacali, considerato che i ritardi rischiano di compromettere l'avvenuta conclusione dell'accordo stanno valutando di indire una mobilitazione generale della categoria con manifestazioni di protesta -:
se il Ministro interessato sia a conoscenza di quanto esposto in premessa e delle conseguenze che ne stanno derivando;
se non ritenga di adoperarsi per concludere rapidamente l'iter di adozione del decreto interministeriale che, così come convenuto dallo stesso Ministero, perfezionerebbe e consentirebbe l'entrata in vigore del C.C.N.L. già concluso.
(4-20044)

BULGARELLI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la società Nuova Scaini di Villacidro (Cagliari), di proprietà di Agip Petroli spa, è stata ceduta per l'80 per cento nell'ottobre del 1997 alla società svizzera Zacharias Management AG;
il nuovo azionista, contrariamente agli impegni assunti, non ha presentato alcun piano di rilancio aziendale, determinando un ulteriore aggravamento della situazione della società, né l'Agip Petroli, che restava azionista al 20 per cento, ha richiamato la Zacharias Management al rispetto degli accordi;
in conseguenza delle continue perdite, la Nuova Scaini nell'aprile del 1999 viene messa in liquidazione e il liquidatore viene incaricato di ricercare possibili acquirenti della società che possano garantirne il rilancio;
dal settembre del 2000 i lavoratori dello stabilimento di Villacidro (Cagliari) della Nuova Scaini sono in mobilità; nel corso di questi anni essi hanno percepito una retribuzione fortemente decurtata, che nell'ultimo periodo si è ridotta a poche centinaia di euro; va sottolineato che i due terzi dei 120 dipendenti ha più di 50 anni di età e troverebbe fortissime difficoltà a ricollocarsi sul mercato del lavoro;
il ministero, più volte sollecitato dalle organizzazioni sindacali, ha infine preso l'impegno di esercitare pressioni sull'azienda affinché accettasse un accordo sulla concessione di tre anni di mobilità ma la sottoscrizione degli accordi con l'azienda è saltata perché la legge che ha convertito il decreto n. 68 del 2006, che spostava al 31 marzo il termine ultimo per la firma degli accordi, non è stata ancora pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale e dunque non è applicabile;
va inoltre ricordato che per il giorno 27 marzo 2006, era stato convocato un incontro tra le rappresentanze sindacali e il ministro, disdetto però all'ultimo momento e riconvocato a data da destinarsi;
l'atteggiamento del ministero appare secondo l'interrogante segnato da colpevole negligenza e completo disinteresse per la sorte dei lavoratori, prima rassicurati sulla possibilità di raggiungere un accordo entro tempi utili e poi abbandonati a se stessi, senza alcuna indicazione circa il loro futuro; tale comportamento, a parere dell'interrogante, appare inaccettabile e gravemente lesivo della dignità dei lavoratori, già costretti a sopportare da anni una difficilissima situazione economica -:
se non ritenga doveroso convocare con la massima urgenza un tavolo politico che porti allo sblocco della vertenza e alla concessione della mobilità lunga per i lavoratori della Nuova Scaini di Villacidro.
(4-20048)

DILIBERTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il 10 marzo 2006, il signor Dante De Angelis, dipendente di Trenitalia, macchinista e delegato per la sicurezza dei lavoratori, riceveva senza preavviso lettera di licenziamento a seguito del suo rifiuto di


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condurre il 4 febbraio 2006 l'Eurostar 9311 Bologna-Roma perché dotato del sistema VACMA (cosiddetto «pedale uomo morto»);
dal 2001 il gruppo Ferrovie dello Stato (oggi Trenitalia) ha introdotto, unilateralmente, senza previo parere delle rappresentanze sindacali, nell'organizzazione del lavoro del macchinista il dispositivo VACMA, apparecchio vigilante di presenza macchinista, detto anche «vigilante attivo», strumento di concezione obsoleta, già utilizzato negli Anni '30 senza risultati apprezzabili per i livelli di sicurezza;
il dispositivo, cosiddetto «pedale a uomo morto», consiste in un pedale o pulsante, da attivarsi ad intervalli di tempo regolari, non superiori ai 55 secondi nella posizione di «premuto» e di 2,5 secondi nella posizione di «rilasciato»: in caso di mancato rispetto della tempistica prescritta da parte del macchinista, vengono ad azionarsi automaticamente i freni di emergenza;
l'adozione da parte di Trenitalia del dispositivo, ufficialmente giustificata con la necessità di incrementare i livelli di attenzione dei macchinisti, sembrerebbe piuttosto rispondere a strategie aziendali compatibili con la esigenza di riduzione del personale;
l'articolo 4, comma 1 del decreto legislativo n. 626 del 1994, impone al datore di lavoro di effettuare la valutazione del rischio, prima di introdurre una nuova attrezzatura di lavoro; inoltre sempre lo stesso decreto, all'articolo 19, comma 1, lettera b) impone che il rappresentante dei lavoratori per la sicurezza venga consultato preventivamente e tempestivamente in ordine alla valutazione dei rischi; tutte azioni fino ad oggi disattese da TRENITALIA;
la valutazione dei rischi per la salute e la sicurezza del personale di condotta per effetto del dispositivo vigilante VACMA ai sensi dell'articolo 4 del decreto legislativo n. 626 del 1994 riguarda sia il dispositivo in se stesso, sia nel contesto impiantistico in cui è inserito (cabina di guida, locomotore);
dovendo costantemente mantenere attivo il sistema V.A.C.M.A., l'attenzione del macchinista viene sistematicamente riportata all'interno della cabina di guida, mentre la condizione essenziale per la sicurezza intrinseca del sistema è quella di rivolgere la massima attenzione in via continuativa agli eventi esterni ed ai segnali;
la struttura orografica del territorio (forti pendenze, numerose gallerie) ed il livello di manutenzione delle linee ferroviarie italiane, la permanente criticità di alcune situazioni che impongono rallentamenti/riduzioni di velocità, la vetustà di linee rotabili e croniche carenze di personale rappresentano altri elementi che impegnano l'attenzione del macchinista e che possono determinare una situazione di contrasto, non conciliabile, con l'utilizzo del V.A.C.M.A;
l'inadeguatezza della strumentazione è stata confermata da studi di esperti in medicina del lavoro ed in ergonomia e dalle valutazioni di importanti istituzioni come l'università Tor Vergata di Roma, il Politecnico di Milano ed il «Coordinamento Tecnico Interregionale della Prevenzione nei luoghi di Lavoro» delle Asl (queste ultime titolari ai sensi dell'articolo 23 del decreto legislativo n. 626 dei 1994 del potere di vigilanza sulle aziende del rispetto della normativa in materia di sicurezza), tutti unanimi nel ribadire che il sistema è molto dannoso;
sul sistema VACMA la stessa azienda Trenitalia ha commissionato uno studio all'Università di Verona che evidenzia chiaramente come l'utilizzo del sistema abbassi lo stato di vigilanza di colui che lo utilizza aumentando in modo esponenziale il rischio di incidenti;
d'altra parte l'Asl di Livorno con lettera del 17 maggio 2005 inviata alla Società Trenitalia, dichiarava testualmente che: «l'attrezzatura VACMA è inidonea ai


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fini della sicurezza e della salute dei lavoratori. Vengono introdotti elementi di ripetitività e di monotonia, fonte di fatica psichica e stress. Sussiste infine la possibilità di una riduzione della vigilanza stessa (controllo di percorso, controllo di segnali, eccetera, da parte dei macchinisti)», e pertanto imponeva alla Società Trenitalia di rimuovere l'apparecchiatura e di introdurre elementi idonei che evitassero la ripetitività e salvaguardassero l'ergonomicità;
nello specifico i rischi riguardano lo stato psicofisico del lavoratore, dovuti allo stress da lavoro, e i disturbi muscolo-scheletrici. Per lo stress da lavoro, si rimanda a quanto affermato dall'ISPESL, e cioè «risposta non specifica dell'organismo davanti a qualsiasi sollecitazione che si presenti, innescando una normale reazione di adattamento che può arrivare ad essere patologica in situazioni estreme»; (Definizione tratta dal libretto dell'ISPESL «Lo stress in ambiente di lavoro»). Per disturbi muscolo-scheletrici, si intendono le patologie connesse a lavori che presentano «l'esecuzione di gesti ripetitivi per tempi prolungati, il mantenimento di posture fisse» (Definizione tratta dal libretto «I disturbi muscolo-scheletrici lavorativi», promosso da: IIMS, INAIL, ISPESL, CGIL, CISL, UIL, UGL, UNIONEQUADRI e CONFAGRICOLTURA);
numerose fonti testimonierebbero che nel disastro ferroviario di Crevalcore (Bologna) dello scorso 7 gennaio 2005, dove persero la vita 17 persone e ne rimasero ferite 80, il macchinista, deceduto nell'incidente, stesse utilizzando il vigilante VACMA;
si rileva infine che gli accordi nazionali firmati il 19 aprile e del 23 giugno 2005 tra Trenitalia e sigle sindacali, nei quali si è giunti dopo scioperi sulla sicurezza proclamati unitariamente da tutti i sindacati e che prevedono l'eliminazione del sistema VACMA ad oggi restano inapplicati da Ferrovie dello Stato, mentre si è altresì avuto da parte di Trenitalia un inasprimento delle sanzioni disciplinari nei confronti del personale che, in seguito ad iniziative sindacali, rifiuta l'utilizzo delle locomotive attrezzate con il Vigilante, per sconfinare a forare di licenziamento senza preavviso come nel caso del signor Dante De Angelis;
per tutto quanto premesso da diversi mesi i macchinisti delle ferrovie italiane, hanno portato avanti ripetute azioni di protesta contro la reintroduzione del VACMA. Negli ultimi tempi poi, loro malgrado, di fronte all'inerzia di Trenitalia ed alla situazione di stallo della vertenza, i macchinisti hanno adottato una serie di misure di autotutela rifiutando quei locomotori attrezzati con l'apparecchiatura Vacma, primo fra tutti il signor Dante De Angelis, delegato per la sicurezza appartenente al sindacato Orsa, con la conseguente soppressione di diversi treni del trasporto regionale, passeggeri e merci;
i sindacati d'altra parte, per contrastare la definizione di «selvagge» delle loro azioni di protesta, si appellano al loro diritto di sciopero ed alla deroga prevista dall'articolo 2, comma 7 della legge n. 46 del 1990 («Norme sull'esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali») che recita testualmente: «Le disposizioni del presente articolo in tema di preavviso minimo e di indicazione della durata (dello sciopero) non si applicano nei casi di astensione dal lavoro in difesa dell'ordine costituzionale, o di protesta per gravi eventi lesivi dell'incolumità e della sicurezza dei lavoratori e dei cittadini»;
quasi contemporaneamente alla lettera di licenziamento inviata al De Angelis, la Asl di Bologna e la Procura della Repubblica di Bologna hanno sanzionato Trenitalia per aver violato, con l'adozione sui suoi convogli del sistema VACMA, l'articolo 35 del decreto legislativo n. 626 del 1994, adducendo nel dispositivo di condanna che: «Il Vacma nuoce alla salute dei lavoratori ed è potenzialmente pericoloso per la sicurezza ferroviaria»;
si è allargata intanto la rete di solidarietà nei confronti del dipendente De Angelis. Infatti i macchinisti delle Rsu


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hanno minacciato la proclamazione di uno sciopero nazionale di otto ore da indire tra il 31 marzo ed il 5 aprile prossimi, nel caso in cui lo stesso non venga immediatamente reintegrato -:
quali iniziative urgenti il Governo intenda assumere, in qualità di azionista di riferimento della società Trenitalia spa, in merito all'intera vicenda;
se non ritenga, alla luce delle premesse, dover ritenere come infondato il provvedimento di licenziamento emesso nei confronti del signor De Angelis;
per tutte queste considerazioni, se non ritenga urgente intervenire presso la società Trenitalia spa per diffidarla dall'adottare in futuro sui propri convogli il sistema Vacma.
(4-20051)

DILIBERTO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
Trenitalia Spa ed il Gruppo FS da alcuni giorni, attraverso insolita procedura, stanno sferrando a giudizio dell'interrogante un attacco personale al macchinista Dante De Angelis, saltato alla ribalta delle cronache nazionali lo scorso 4 febbraio 2006 per essersi rifiutato di condurre nella tratta Bologna-Roma Termini l'Eurostar 9311 perché dotato del contestato congegno VCMA (pedale a uomo morto);
la vicenda, già oggetto di autonoma interrogazione presentata dall'interrogante agli stessi ministri in indirizzo, ha scatenato la spontanea ed unanime solidarietà delle rappresentanze sindacali, e dei ferrovieri autoconvocati dal 13 marzo2006, che hanno deciso di indire perla data odierna lo sciopero nazionale indetto da ORSA e SULT contro il provvedimento di licenziamento emanato lo scorso 10 marzo nei confronti del De Angelis ed a sostegno della revoca del provvedimento stesso;
la campagna mistificatoria e denigratoria messa in atto da Trenitalia Spa e dal Gruppo FS nei confronti di Dante De Angelis a mezzo di comunicati stampa e di una nota inviata a tutti i dipendenti dell'azienda, mira oltrecché ad avvalorare le ragioni del licenziamento anche, secondo l'interrogante, a delegittimare l'incarico di rappresentante sindacale della sicurezza sul lavoro ricoperto dal De Angelis all'interno dell'azienda;
il De Angelis, macchinista delle ferrovie italiane da 25 anni, è anche impegnato nel sindacato Orsa nel quale ricopre incarichi nazionali, delegato per la sicurezza eletto dai lavoratori con oltre il 55 per cento dei consensi, oltre ad essere stato uno degli otto firmatari dell'esposto-denucia per il disastro di Crevalcore e tra i promotori degli scioperi per la sicurezza che ne sono conseguiti, è da anni esposto in prima linea - insieme a tutti i sindacati ed i delegati per la sicurezza - nella battaglia contro l'introduzione dell'uomo morto -:
se non ravvisano nell'atteggiamento di Trenitalia e del Gruppo FS il tentativo di attaccare le prerogative sindacali, esautorando di fatto il sindacato ed i rappresentanti per la sicurezza del proprio ruolo, limitandone libertà e diritti.
(4-20053)

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Metronotte s.r.l. opera esclusivamente nel campo della vigilanza privata ed ha iniziato ad operare dal 1982 con sede a Barletta, in via Callano 41;
l'azienda suddetta occupa attualmente 34 dipendenti, di cui 33 addetti con la qualifica di guardia particolare giurata;
in data 8 giugno 2005, la Metronotte s.r.l. ha avviato una procedura di mobilità per 9 unità e si è conclusa con la messa in mobilità di 4 addetti, con il licenziamento di 2 unità per differente giustificato motivo, con lo spostamento di 1 addetto


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dal settore tecnico a quello amministrativo e per le restanti 2 unità con la sottoscrizione di un contratto di solidarietà;
nella seconda decade di dicembre 2005, la Metronotte s.r.l. ha unilateralmente annullato tale contratto di solidarietà, facendo così in intendere di aver superato il periodo di crisi denunciando ai fini dell'apertura della procedura di mobilità;
il 4 gennaio 2006, la Metronotte s.r.l. ha comunicato l'apertura di una nuova procedura di mobilità (licenziamento collettivo) ex articolo 24 e 4 della legge n. 233 del 1991, per ben 17 dipendenti;
le motivazioni adottate sono le medesime riportate nella precedente procedura di mobilità;
il 10 febbraio 2006, il Sindacato Autonomo di Vigilanza Privata (SAVIP) denunciava con una nota del segretario provinciale inviata al Prefetto, Dr. Tommaso Blonda, l'interruzione unilaterale da parte della Metronotte s.r.l. delle trattative in corso, richiedendo la sottoscrizione del mancato accordo;
alla richiesta del 15 febbraio 2006 del suddetto Sindacato di copia del bilancio della Metronotte s.r.l., concernente l'annualità 2004, sì da verificare i dati economici, allo scopo di tutelare meglio gli interessi dei lavoratori, la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bari rispondeva con nota del 16 febbraio 2006 dichiarando che «...non risulta depositato ed annotato il bilancio di esercizio al 31 dicembre 2004» -:
se e quali iniziative intende assumere per scongiurare questa ennesima perdita di posti di lavoro;
se e quali atti di controllo di sua competenza può avviare sulla procedura di mobilità avviata.
(4-20055)