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PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 novembre 2005, n. 245, recante misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza nel settore dei rifiuti nella regione Campania.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 4), nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 5).
Avverto che le proposte emendative presentate sono riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dal Senato (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 6).
Ricordo che sono state presentate proposte emendative riferite all'articolo unico del disegno di legge di conversione (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 7).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezioni 2 e 3).
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo, in particolare, a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, il gruppo Misto, per la componente politica dei Verdi-l'Unione, è stato invitato a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto che la Presidenza, conformemente alla valutazione già espressa dalla presidenza della Commissione di merito nel corso dell'esame in sede referente, non ritiene ammissibile, ai sensi dell'articolo 96-bis, comma 7, del regolamento, in quanto non strettamente attinente alla materia del decreto-legge, l'emendamento Coronella 3.3, limitatamente al comma 2-sexies.
Avverto, altresì, che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi degli articoli 86, comma 1, e 96-bis, comma 7, del regolamento, in quanto non strettamente attinenti alla materia del decreto-legge, le seguenti proposte emendative, peraltro non previamente presentate in Commissione: 8-quater.050 del Governo, volta a consentire al Registro italiano dighe di derogare al limite all'incremento delle proprie spese, di cui all'articolo 1, comma 57, della legge n. 311 del 2004; 8-quater.051 del Governo, volta a prevedere l'obbligo, per i soggetti competenti alla gestione del servizio di trasporto pubblico ferroviario, di comunicare eventuali condizioni di rischio al Dipartimento per la protezione civile; Parolo Dis. 1.010, volta ad introdurre disposizioni di delega nel disegno di legge di conversione; Parolo Dis. 1.011, relativa alla lotta all'evasione della tariffa sui rifiuti; Parolo Dis. 1.012, concernente l'ottimizzazione dei processi di smaltimento dei rifiuti nelle zone montane (vedi l'allegato A - A.C. 6236 sezione 1).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.
DARIO GALLI. Signor Presidente, il problema dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania si protrae ormai da oltre un decennio, in un ciclico alternarsi di periodi di emergenza e in un susseguirsi di proroghe della gestione commissariale.
Numerose sono le problematiche che hanno determinato il reiterarsi di questa situazione di emergenza: la scarsità di impianti di smaltimento a norma di legge, a causa dei diffusi interessi delle associazioni di stampo mafioso nella gestione abusiva dei rifiuti e dell'ostilità della popolazione locale alla creazione di nuovi impianti, specialmente quelli di termovalorizzazione; l'incapacità della FIBE Spa e della FIBE Campania Spa, le società concessionarie della gestione dei rifiuti della regione, di svolgere i servizi in maniera conforme alla legge; i pesanti e reiterati ritardi nell'attivazione del funzionamento della raccolta differenziata; l'inerzia delle amministrazioni locali nello svolgimento dei controlli gestionali e finanziari sull'erogazione del servizio.
La gestione dei rifiuti solidi urbani è stata regolata per la prima volta in Campania con la legge regionale n. 10 del 10 febbraio 1993, che si proponeva di raggiungere nel triennio 1993-1995 una riduzione fino al 50 per cento dell'utilizzo delle discariche, grazie alla raccolta differenziata, al riciclo e riuso dei materiali e alla compattazione di rifiuti. L'inattuazione di tali obiettivi e l'esplosione di una vera e propria emergenza nello smaltimento dei rifiuti urbani ha portato tuttavia il Governo nazionale a nominare, l'11 febbraio 1994, il prefetto di Napoli quale commissario straordinario. Al commissario era demandata la gestione quotidiana dei rifiuti, nelle more dell'emanazione da parte della regione Campania di un piano regionale di smaltimento.
La prima stesura di tale piano, approvata dalla giunta regionale il 3 maggio 1995, non è stata ratificata dal consiglio e non ha pertanto trovato alcuna applicazione a causa della conclusione della legislatura regionale. Il Governo nazionale ha così proceduto, il 18 marzo 1996, ad un secondo commissariamento della regione Campania, nominando il presidente della regione commissario di Governo per la predisposizione di un piano di interventi di emergenza. Tale commissariamento era completamente complementare a quello affidato al prefetto di Napoli: infatti, a questi spettava l'individuazione dei siti di smaltimento in attesa dell'entrata in vigore del piano regionale di emergenza, che il presidente della regione doveva preparare ai sensi dell'ordinanza 18 marzo 1996. Tale piano, promulgato il 31 dicembre 1996, è stato successivamente rivisto e coordinato con la nuova normativa vigente a livello nazionale a seguito dell'emanazione del decreto legislativo n. 22 del 5 febbraio 1997.
Nel frattempo, è stata istituita in Parlamento una Commissione bicamerale di inchiesta sull'emergenza rifiuti in Campania, che nel luglio 1998, adottando il documento finale, ha concluso che l'insieme delle problematiche affrontate sin qui offrono un quadro sicuramente grave per i diversi profili, programmatorio, gestionale, sanitario e criminale. La Campania è tuttora in una fase emergenziale per quanto concerne lo smaltimento dei propri rifiuti e gli interventi attuati sinora non hanno le caratteristiche necessarie per poter superare tale fase. Ai tentativi del prefetto di Napoli, commissario del Governo per l'emergenza smaltimento, di individuare i siti idonei per la localizzazione delle discariche si opponeva infatti l'indisponibilità di alcune amministrazioni comunali a divenire sedi di impianti per il conferimento del rifiuti.
A sei anni di distanza, i problemi dello smaltimento dei rifiuti in Campania sono rimasti sostanzialmente gli stessi. Anche nella legislatura in corso, infatti, nella perdurante gestione commissariale, si sono alternate periodiche fasi di emergenza e si è reiterata l'opposizione della popolazione locale alla localizzazione di nuove discariche.
Già all'inizio della legislatura, nei primi mesi del 2001, la saturazione degli impianti di smaltimento regionali aveva costretto a smaltire i rifiuti conferendoli ad
altre regioni, in particolare alla regione Emilia-Romagna, in cui gli impianti di Forlì, Bologna e Modena avevano contribuito a smaltire, rispettivamente, 10 mila, 12 mila e 20 mila tonnellate di rifiuti. Nel 2002, il rapporto annuale gestione rifiuti, a cura dell'Osservatorio nazionale sui rifiuti del Ministero dell'ambiente, aggiornava il piano di smaltimento elaborato dal commissario straordinario di Governo il 31 dicembre 1996, prevedendo nuovi obiettivi, quali la raccolta differenziata del 35 per cento dei rifiuti urbani prodotti dalla regione, la realizzazione di sette impianti per la produzione del CDR, la realizzazione di impianti di termodistruzione in cinque dei sei ATO in cui è suddiviso il territorio regionale campano, obiettivi puntualmente disattesi. La raccolta differenziata, infatti, ha avuto nelle province campane, un andamento altalenante, mentre tra il 2002 ed il 2003, a fronte di una produzione pressoché stabile di rifiuti, il numero delle discariche scendeva da 85 a 62, gli impianti per la produzione di CDR in funzione rimanevano 4 e nessun progresso veniva realizzato sul versante degli impianti di termodistruzione.
Nel 2003, in particolare, la situazione drammatica dei rifiuti ha dato origine a situazioni di vera e propria emergenza, non solo sanitaria ed ambientale, ma anche sociale, a causa della ricorrente protesta dei cittadini. A fronte dei roghi di immondizia più volte verificatisi a Napoli e provincia, le stesse forze dell'ordine iniziavano a parlare di episodi camorristici. A fronte di tale situazione di profonda confusione, l'unico rimedio posto in atto dalle autorità competenti è stato il conferimento dei rifiuti ad altre regioni o, addirittura, ad altri paesi stranieri, con conseguente aumento dei costi di smaltimento. Per far fronte a tale prolungata situazione di emergenza, il 9 maggio 2003 il Governo centrale ha prorogato al 31 dicembre 2004 lo stato di emergenza per l'aggravarsi della crisi nell'attività di smaltimento dei rifiuti, firmando contestualmente un'ordinanza di protezione civile, la n. 3286, con la quale si attribuivano maggiori poteri al commissario, consentendogli di autorizzare impianti anche in deroga al PRG, ed ai prefetti, nominati commissari delegati in materia di emergenza sanitaria ed igiene pubblica, ai quali passavano i poteri in materia appunto di emergenza sanitaria ed igiene pubblica, che consentivano ai sindaci di bloccare lo stoccaggio di rifiuti nei loro comuni. L'ordinanza prevedeva, inoltre, che il presidente della regione disponesse un contributo a carico dei comuni che conferiscono i rifiuti, da erogare a favore dei comuni in cui sono localizzati i siti di stoccaggio dei rifiuti, mentre lo Stato interveniva ad erogare 5 milioni di euro a carico del Ministero dell'ambiente. Anche l'anno successivo - nel 2004 - l'esecutivo ha stanziato a favore della regione, con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri del 30 marzo 2004, n. 3345, un contributo straordinario pari a 15 milioni di euro per l'emergenza rifiuti, cui si aggiungevano 500 mila euro per il funzionamento del commissariato. Neanche tali stanziamenti aggiuntivi, tuttavia, sono riusciti a modificare la situazione. A seguito delle reiterate denunzie del commissario per l'emergenza rifiuti in Campania, Corrado Catenacci - che, a partire dal marzo 2004, ha sostituito il presidente della regione, Bassolino, nel ruolo di commissario -, nel corso del 2004 la magistratura ha decretato la chiusura degli impianti per la produzione del combustibile da rifiuti, che risultavano assolutamente non in regola con le norme di legge, limitandosi a produrre semplici balle di rifiuti pressati, successivamente stoccati in aree gestite da gruppi criminali, senza il minimo rispetto delle misure di protezione ambientale.
La situazione è ulteriormente precipitata nel corso del 2005, a seguito della chiusura, il 28 febbraio, prima della discarica di Parapoti, e, successivamente, di quella di Giugliano. Al problema della disponibilità di impianti di smaltimento e, soprattutto, di termovalorizzazione si aggiunge, infine, il problema del mancato pagamento da parte dei comuni beneficiari del servizio di smaltimento delle somme derivanti dalla riscossione della tassa sui
rifiuti sia ai concessionari dei servizi di smaltimento sia ai comuni che sono sedi di siti destinati al conferimento dei rifiuti. La Fibe Spa e la Fibe Campania Spa, che hanno in carica la gestione dei rifiuti campani, non riescono, infatti, a riscuotere dai comuni le somme dovute per i servizi svolti, con la conseguenza che da più di un anno e mezzo le suddette società, che lamentano un'insostenibile situazione creditizia, che ammonta, per la provincia di Napoli, a 63 milioni di euro, e per le altre province campane a 44 milioni di euro, hanno prestato i propri servizi senza percepire alcun corrispettivo.
In questo frangente, movimenti popolari capeggiati da stretti parenti di uomini politici che ricoprono alte cariche istituzionali dello Stato hanno impedito al commissario governativo di procedere alla realizzazione della discarica di Montesarchio (Benevento), i cui lavori sono stati recentemente sospesi proprio a causa delle numerose manifestazioni di protesta inscenate dalle popolazioni locali.
Nel tentativo di ovviare a questa situazione di emergenza diffusa, lo scorso anno è stato adottato il decreto-legge n. 14 del 2005, con il quale si sono introdotti meccanismi di accelerazione delle procedure di riscossione delle risorse dovute dai comuni per l'attività di smaltimento e di conferimento dei rifiuti. Nello specifico, si è autorizzato il commissario ad accendere mutui con la Cassa depositi e prestiti a copertura dell'intero debito con una rateizzazione massima di quattro anni.
Con il decreto-legge n. 14 del 2005 sono state, inoltre, introdotte disposizioni volte ad accelerare l'avvio del funzionamento a norma di legge dei sette impianti di smaltimento e recupero rifiuti presenti nella regione Campania.
Si evidenzia che, al momento dell'adozione del decreto-legge n. 14 del 2005, il debito dei comuni campani con il commissario preposto alla gestione del problema dei rifiuti era stimato, per gli anni dal 2001 al 2004, in 137 milioni di euro, e per il 2005 in 95 milioni di euro, per un totale di 232 milioni di euro. In virtù delle procedure di accertamento delle situazioni debitorie previste dallo stesso decreto-legge, i comuni hanno provveduto oggi a certificare debiti per 4 milioni e mezzo di euro e, quindi, la Cassa depositi e prestiti ha provveduto ad anticipare solo questo importo al commissario straordinario. Rimane, pertanto, da chiarire quale copertura riservare ai 228 milioni di euro mancanti rispetto alla stima complessiva di 232 milioni di euro dovuti a titolo di copertura delle situazioni debitorie pregresse.
Anche a seguito dell'adozione del decreto-legge n. 14 del 2005 permane, peraltro, il problema dello smaltimento degli oltre 3 milioni di tonnellate di ecoballe fino ad oggi accumulate in attesa della definitiva realizzazione dei termovalorizzatori di Acerra e Santa Maria La Fossa nel sito di stoccaggio di Villa Literno.
Si ricorda, infine, che negli ultimi anni anche la regione Calabria sta sperimentando problematiche nello smaltimento dei rifiuti analoghe a quelle già registrate in Campania, tra cui la grande frammentazione delle società miste di gestione che attraversano una forte crisi economica.
Quanto al sistema di tariffazione a riscossione dei tributi, che non ha dato risultati soddisfacenti, ed ai ritardi nella realizzazione della raccolta differenziata, per ovviare a tale situazione di diffusa problematicità già il decreto-legge n. 14 del 2005 aveva autorizzato l'adozione di ordinanze di protezione civile, al fine di assicurare il compimento delle attività solutorie inerenti alle tariffe per lo smaltimento dei rifiuti e per la depurazione delle acque nella regione Calabria, anche attraverso il ricorso agli strumenti sostitutivi nei confronti degli enti locali, inclusa la nomina di appositi commissari delegati.
Non proseguo nella trattazione del merito del provvedimento: lo faranno successivamente i miei colleghi, che affronteranno nello specifico i singoli passaggi. Però, vorrei sottolineare brevemente che la Lega Nord è assolutamente contraria - come già dichiarato e votato al Senato - a questo tipo di provvedimento, perché va in una direzione esattamente opposta a
quella di una corretta gestione non tanto dei rifiuti, ma delle collettività italiane e regionali in senso generale.
Per estrapolare in maniera sintetica quanto detto, ci troviamo in questa situazione: i comuni, le province e la regione Campania non sono stati in grado di fare quanto dovuto, ossia raccogliere e smaltire i rifiuti, secondo quanto previsto dalla legge e secondo le indicazioni dell'Unione europea, che prevede comunque una quantità minima di riciclaggio di rifiuti (e non di altre cose, rispetto a cui in Campania vi è una certa esperienza) e di recupero di parte di essi attraverso la raccolta differenziata.
Non solo: per ovviare alla insostenibile situazione che si è venuta a creare negli anni, si è fatto ricorso a risorse esterne, portando tali rifiuti in altre regioni o addirittura all'estero (ad esempio, nei termovalorizzatori tedeschi, a 1500 lire al chilo) con costi facilmente immaginabili di raccolta, stoccaggio, successivo trasporto e vero e proprio smaltimento in impianti che, ovviamente, si fanno pagare per tale attività.
Questo debito, questo costo creato negli anni è ancora lì, tutto da pagare, perché i comuni, oltretutto, non hanno neanche raccolto - oltre alla spazzatura - i tributi dei cittadini, che normalmente si dovrebbero pagare - come avviene in tutte le regioni italiane (perlomeno di una certa parte d'Italia) - per consentire la raccolta della spazzatura fuori l'uscio di casa.
Alla fine, il provvedimento fa sì che il buco che la regione Campania ha creato nell'ultimo decennio venga colmato dalla collettività nazionale, dal pubblico erario, dalle tasse degli italiani, dalle tasse dei padani. Anche su questo punto va svolta qualche considerazione...
PRESIDENTE. Onorevole Galli, la prego di concludere...
DARIO GALLI. Qui sono tutti bravissimi - soprattutto quelli del centrosinistra - a criticare le altre regioni, ma ci sono il «super governatore» Bassolino, coordinato dal super amministratore legale, il sindaco Jervolino di Napoli, che non riescono a raccogliere la spazzatura nei propri comuni! Nonostante questo, essi spendono soldi per aprire «ambasciate» a New York, per far fare viaggi ai propri amministrati in Palestina, danno soldi per costruire moschee e poi pontificano, in televisione, sui mass media, sui giornali, sulla mala gestione delle altre regioni d'Italia!
Colleghi del centrosinistra, visto che la Campania e Napoli da sempre sono governate dal centrosinistra, vi faccio questa semplice domanda: come fate a candidarvi alla guida del paese se nelle regioni nelle quali amministrate non riuscite neanche a raccogliere la spazzatura fuori dalle case dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, mi sembra che l'intervento iniziale del collega Dario Galli abbia centrato la questione principale di cui si discute oggi in questa Assemblea. Si tratta di un decreto-legge che, con i suoi requisiti di urgenza ed immediatezza, tenta, a nostro avviso in maniera assolutamente sbagliata (la Lega Nord al Senato ha già votato in maniera contraria), di dare una risposta a quella che viene definita giornalisticamente l' «emergenza rifiuti» in Campania, ma che va definita più correttamente la «vergogna rifiuti» della Campania.
Lo diciamo senza timore di essere accusati di propaganda o di svolgere una azione politica di basso livello; lo diciamo sulla base di una serie di dati che ormai sono di dominio pubblico, che ormai vengono pubblicati da diversi quotidiani - non solo da La Padania, ma anche da quotidiani meridionali, come Il Mattino di Napoli ed altri -, che hanno dato notizia, per fortuna, di quello che è successo in questo ultimo decennio nella gestione dei rifiuti nella regione Campania: una serie di catastrofici errori di gestione, che
hanno portato allo sperpero di decine, di centinaia di milioni di euro, relativamente al trasporto di balle, di immondizia, caricata sui treni e trasportata in altre zone d'Italia e d'Europa. Di questo stiamo parlando, di un vero e proprio stillicidio di azioni non solo totalmente dannose, ma totalmente prive di senso, totalmente fuori da ogni logica economica, aziendale, di buona gestione e di buona amministrazione.
Oltre a questo, sta emergendo, soprattutto dai giornali - vedremo poi se la magistratura riuscirà ad intervenire in maniera puntuale -, tutta una serie di sprechi ulteriori - dalle consulenze d'oro, ai viaggi, ai rimborsi spese -, che si sono sommati in maniera drammatica a quelle scelte sbagliate di politica industriale - se così le possiamo definire -, sulla gestione e lo smaltimento dei rifiuti nella regione Campania.
Di questo stiamo parlando; di questo deve avere coscienza l'Assemblea; di questo devono avere coscienza e conoscenza i cittadini che ci stanno ascoltando in questo momento.
Ebbene, tutto ciò è avvenuto nella regione Campania, che non è una regione qualsiasi. Infatti, oltre ad essere una delle regioni più importanti e popolose del nostro paese, è anche una regione dove, almeno da un decennio, si è sviluppato un laboratorio politico che vede il centrosinistra in assoluto primo piano e come assoluto protagonista sia a livello regionale, con un esponente di primo piano della politica nazionale come Antonio Bassolino, sia a livello della città di Napoli e di diverse province.
Dunque, si tratta di un modello del centrosinistra che esprime leader di livello nazionale nell'ambito della coalizione dell'Ulivo e dell'Unione e che in Campania da anni ha avuto la possibilità di costruire un modello di gestione e di amministrazione che, alla prova dei fatti, si è dimostrato non solo inefficace - talvolta l'inefficacia è una delle conseguenze dell'azione politica, altre volte ci sono delle difficoltà - ma anche disastroso. Vedremo, come alcuni colleghi approfondiranno, che esso si è dimostrato disastroso per scelte sbagliate e, probabilmente, che poco hanno a che fare con una gestione onesta del denaro pubblico.
Nella regione Campania, si è sviluppato questo modello, che cresce totalmente in dispregio dei principi della buona amministrazione e della responsabilità. Se c'è un settore dove la responsabilità delle regioni e della classe dirigente locale si vede e si misura è proprio quello della gestione dei rifiuti, perché i rifiuti sono il prodotto finale dei cittadini e delle comunità che vivono su quel territorio, con il quale, purtroppo, bisogna fare i conti. Non c'è niente di più localistico e di più autonomistico della gestione dei rifiuti, che è la tipica attività in cui si misura l'onestà e la capacità delle classi dirigenti locali (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Questa capacità non c'è stata in maniera assoluta. I giornali parlano di oltre 800 milioni di euro, quasi un miliardo, che sono stati sperperati in dieci anni di follia gestionale in questo settore. Ciò è drammatico.
Sarebbe drammatico se queste scelte sbagliate ricadessero solo sui cittadini della Campania, perché essi, loro malgrado, sarebbero anche vittime di questo disservizio; ma ciò è due volte drammatico ed ingiusto perché tale gestione scellerata ed incapace di rispettare i principi di responsabilità ricade sulla collettività nazionale, ossia intaccando il principio di solidarietà nazionale, che talvolta può essere condivisibile, quando vede la comunità statale giustamente intervenire in diverse situazioni di disagio economico e sociale, che hanno bisogno di tempo per essere riequilibrate.
Qui siamo esattamente nella situazione opposta; qui abbiamo una gestione scientifica del denaro pubblico per creare disavanzo, spreco e disuguaglianza sociale. Lo dobbiamo dire, al di là delle grandi parole della sinistra sui temi della uguaglianza sociale e della giustizia sociale: rubare, dal punto di vista politico, ossia sprecare e buttare dalla finestra 800 milioni di euro per la gestione dei rifiuti,
significa aver tolto questi soldi, in questi anni, a chi ne aveva bisogno, significa aver sottratto soldi ai servizi sociali, all'istruzione e alle famiglie.
Questo è successo in questi anni. Non solamente si è sbagliata la gestione, ma si sono tolte risorse all'intera comunità, non solo regionale, ma addirittura nazionale.
Quindi, la lotta contro il federalismo, il regionalismo e la devoluzione, che abbiamo sentito evocare in questi ultimi mesi da parte di molti esponenti del centrosinistra, di molti esponenti regionali del centrosinistra (nonostante il risultato storico della modifica della nostra Costituzione) non è stata altro che una critica interessata: a voi non interessa l'autonomia ed il regionalismo perché volete continuare a gestire in maniera assolutamente inefficace, «sprecona», i soldi dei cittadini, perché avete bisogno di uno Stato centrale che vada a riparare i vostri sbagli, al di là di ogni principio di responsabilità.
Questo è ciò che è successo. Allora, capiamo le critiche interessate che muovete ad un processo di devoluzione che porta responsabilità alle classi dirigenti amministrative del territorio, che debbono farsi carico di questi problemi.
Altro che storie! Come si fa a essere credibili, a chiedere la guida del Governo nazionale quando la tua classe dirigente, in una regione importante del paese, non riesce nemmeno a gestire l'immondizia? Ce la fanno tutti nel mondo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Ci sono i termovalorizzatori, la raccolta differenziata; non siamo più a cinquant'anni fa! La tecnica ha fatto passi in avanti. Come si fa a non gestire un'emergenza di questo tipo? Come si fa a fare la morale agli altri quando sul territorio non si è capaci, perché non si è in grado di dettare le regole alla criminalità organizzata o, peggio ancora, perché non si è nemmeno capaci di scrivere regole decise, precise nei confronti dei cittadini, perché già si sa che qualcun altro pagherà al posto tuo? Qualcun altro, qualcuno che non arriva neanche a fine mese con la propria pensione in qualche altra parte d'Italia, dovrà pagare per gli sbagli commessi e che non dovevano esserci!
Di questo stiamo discutendo oggi; di questo il Senato ha già discusso, purtroppo dando un voto favorevole. Non dimentichiamo che su questo tema destra e sinistra, al di là del gruppo della Lega Nord, scompaiono. Vi è un partito trasversale su questi temi negativi, che rendono non competitivo il nostro paese.
Nell'Unione europea non vi è più nessuno che non sia capace di trattare la propria immondizia: tutti sono capaci! Anzi, addirittura vi guadagnano, producono energia. Noi, con questa gestione, abbiamo speso soldi nostri e li abbiamo dati ai tedeschi, che con la nostra immondizia producevano energia per loro e si prendevano i soldi anche da noi: 160 milioni di euro! Questo è successo in questi anni in Campania!
Ancora una volta, si propone un decreto-legge finalizzato a ripianare per via nazionale, per via statale, gli sbagli di queste gestioni, senza chiederne nemmeno conto. Non vi è neppure una richiesta di conto da parte della classe politica regionale. Nessuno chiede conto a Bassolino o ai suoi assessori di ciò che hanno fatto in questi anni. Se non sono capaci di gestire la loro immondizia, la loro emergenza rifiuti, vuol dire che non sono capaci di gestire il loro territorio. Allora, devono «abdicare», e così subentrerà lo Stato centrale.
Il potere regionale, la capacità di autogoverno delle comunità locali è inesistente in Campania. La classe dirigente locale è incapace di programmare, di dare prospettive di sviluppo alla sua gente o, meglio, è capace soltanto di aumentare gli stipendi nelle assemblee del consiglio regionale, di aumentare il numero degli assessori regionali, di aumentare il numero delle consulenze. Ma questo non è federalismo, non è regionalismo: questo è prendere in giro i cittadini!
L'azione della Lega Nord non è propagandistica, contro la gente del sud, ma è rivolta contro la classe dirigente del sud che, spesso e volentieri, viene a dare
lezioni di moralità e di capacità politica quando a casa sua non è capace. È qui che si vede la superiorità o, meglio, la capacità di essere competitivi o la capacità di essere onesti nei confronti dei cittadini delle altre regioni d'Italia.
Non è possibile che nella maggior parte delle altre regioni d'Italia si paghino le tasse sullo smaltimento dei rifiuti, si smaltiscano i rifiuti, si faccia la raccolta differenziata, si brucino e si crei energia con i rifiuti, mentre in Campania ciò non avviene! Non è possibile che ogni due anni venga varato un decreto-legge per far fronte a tutte le spese compiute e vengano disposti dei commissariamenti per poi scoprire che, in seguito agli stessi, non solo la situazione non è stata ben gestita, ma vi sono stati degli sprechi! Basta! Non è accettabile!
Sarebbe ancora peggio, sul finire di questa legislatura, se venisse approvato un provvedimento di questo tipo che, a mio avviso, rappresenta un segnale sbagliatissimo per il paese! Vi sono moltissimi altri provvedimenti che sono parcheggiati e che aspettano di essere approvati: penso, ad esempio, al provvedimento, sul quale il gruppo della Lega ha puntato la propria attenzione, relativo alla legittima difesa, vale a dire alla possibilità per i cittadini di potersi tutelare a casa propria. Invece no! Ancora una volta, stiamo discutendo in ordine ad un decreto-legge che sana l'incapacità di gestire certe situazioni.
Penso che ciò sia il segno ed il simbolo dell'incapacità di questo paese di essere competitivo. È inutile, poi, che si organizzino convegni sulla competitività! È inutile che Montezemolo e soci ci vengano a raccontare che questo paese non compete più con gli altri paesi dell'Unione europea e del mondo! Se non riusciamo nemmeno a smaltire l'immondizia, come faranno i nostri prodotti, le nostre imprese a competere con agli altri? È ridicolo! Immagino i nostri partner dell'Unione europea ridere come dei matti! Immagino che i tedeschi o i francesi possano dire che non ce la facciamo nemmeno a smaltire l'immondizia! È ovvio, poi, che il debito pubblico si attesta al 106 per cento rispetto a quanto si produce. In queste condizioni, non ce la faremo mai, perché se non vi è un'inversione di tendenza in ordine a tale questione (la Casa della libertà avrebbe dovuto iniziare a promuovere questa inversione di tendenza), sinceramente vedo poco futuro per questo paese.
Se poi, malauguratamente, il Governo del paese dopo le elezioni passasse all'Unione, ai cugini, politicamente parlando, di quelli che gestiscono questo schifo e questa vergogna nella regione Campania, altro che competitività! Altro che capacità per il nostro paese di essere l'onore del mondo e dell'Unione europea! Scivoleremo sempre di più verso una condizione che, probabilmente, più ci compete: saremo un paese di seconda fascia, votato all'assistenzialismo ed allo statalismo. Questo è il futuro che si prospetta se continueremo a proporre ed a votare decreti-legge di questo tipo (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Fontanini. Ne ha facoltà.
PIETRO FONTANINI. Signor Presidente, come i colleghi hanno potuto ascoltare, gli onorevoli Dario Galli e Guido Giuseppe Rossi hanno evidenziato alcuni aspetti macroscopici e scandalistici di questo provvedimento.
L'intera questione dell'emergenza rifiuti in Campania solleva numerosi interrogativi. La situazione diffusa è che, attraverso la gestione del commissario, che si è protratta per più di dieci anni con continui decreti che si sono reiterati uno dietro l'altro, si sia cercato di coprire non solo le inefficienze diffuse del servizio, ma anche le irregolarità giuridiche e finanziarie, spesso legate al diretto coinvolgimento della mafia nella gestione degli impianti e dei siti di stoccaggio.
Ciò riguarda non solo la Campania, ma molte altre regioni del sud; al Senato è stato, infatti, presentato un emendamento, per cui la questione si allarga alla Calabria, alla Puglia, al Lazio. Pertanto, quasi
tutto il sud d'Italia è coinvolto con questo decreto nella ricerca di una risposta ad un problema che tutte le regioni italiane, da anni ed autonomamente, hanno cercato di affrontare in modo credibile per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento dei rifiuti.
Quindi, esiste un problema di cultura sociale nella gestione e nello smaltimento del rifiuto. Problema che, com'è noto, si manifesta sia nel mancato sviluppo della raccolta differenziata sia nelle diffuse manifestazioni di protesta per la localizzazione degli impianti di smaltimento e dei termovalorizzatori. Ricordo ai colleghi che nelle regioni del nord stanno operando moltissimi termovalorizzatori, fornendo in tal modo una risposta concreta al problema dello smaltimento dei rifiuti e creando ricchezza, in quanto dai termovalorizzatori si ricava energia, calore e diversi benefici mentre, attraverso la gestione attuata nel sud e in particolare in Campania, si creano solo sprechi, diseconomie e sperpero di denaro pubblico, senza fornire risposte concrete ad un problema che invece in altre regioni si è riusciti a gestire correttamente.
È evidente che siamo di fronte ad una questione di gestione ordinaria dei rifiuti. L'incapacità palesata dai tre presidenti della regione ed anche dai numerosi prefetti che si sono avvicendati nella carica di commissari straordinari di risolvere sistematicamente e definitivamente il problema dei rifiuti in Campania testimonia che solo attraverso la progressiva responsabilizzazione degli utenti, degli enti locali competenti e delle stesse società concessionarie del servizio sarà possibile ripristinare una situazione di ordinata e regolare gestione del ciclo dei rifiuti.
In tale prospettiva di intervento, il decreto-legge in esame, invece di risolvere i problemi, a nostro avviso, solleva dubbi e perplessità. In particolare, si ritiene necessario garantire che il termine del 31 maggio 2006, fissato dall'articolo 1 quale conclusione dello stato di emergenza, sia interpretato in termini tassativi, non passibile cioè di ulteriori proroghe e rinvii. In tal senso si ricorda che il Governo, nel mese di dicembre, ha accolto un ordine del giorno della XIII Commissione del Senato nel quale si condannava l'esercizio dei commissariamenti e si invitava a porre termine agli stessi non solo nella regione Campania, ma anche in Calabria, in Puglia, in Sicilia.
Pertanto, è quanto meno sintomatico che il Governo, subito dopo aver accettato questo ordine del giorno, abbia provveduto attraverso il decreto-legge al nostro esame a prorogare il commissariamento nella regione Calabria, assegnando tutte le funzioni al responsabile della protezione civile, dottor Bertolaso. Quindi, se da una parte si assumono impegni per terminare questa fase emergenziale, dall'altra il Governo attraverso continui decreti ripropone ancora la gestione straordinaria dei rifiuti nella regione Campania e purtroppo anche in altre regioni del sud.
Peraltro, è auspicabile che siano portati a compimento anche gli stati di emergenza delle altre regioni che si sono aggiunte alla Campania - la Calabria, il Lazio, la Sicilia, la Puglia -, per le quali è opportuno evitare che la gestione commissariale si protragga oltre il termine stabilito, vale a dire quello del 31 maggio 2006.
È infatti importante evidenziare che la proroga della gestione commissariale e più in generale dello stato di emergenza tende a produrre nelle regioni interessate almeno tre alterazioni degli equilibri ordinari. In primo luogo, si determina una deresponsabilizzazione delle amministrazioni (regioni, province, comuni) di regola deputate a gestire e a fornire risposte concrete sull'efficienza della gestione e sulla corretta erogazione del servizio per quanto riguarda la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti.
In secondo luogo, a causa dell'istituzione della gestione commissariale, si produce una sovrapposizione di ruoli, una duplicazione di competenze che rischia di compromettere la stessa tempestività ed efficienza delle decisioni.
Infine, la gestione commissariale determina, di regola, un afflusso straordinario di risorse nella regione interessata dallo stato di emergenza, che, se può essere
legittimo nel breve periodo, rischia invece di produrre nel lungo periodo - stiamo infatti parlando di dieci anni di gestione straordinaria - una pericolosa alterazione degli equilibri economico-finanziari. In pratica, i cittadini si abituano a non pagare, e chi gestisce o dovrebbe gestire l'emergenza si abitua a non rispondere, a non essere corretto, a non adottare criteri di economicità ed efficienza nella gestione di un servizio fondamentale per la collettività come quello della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti.
Il decreto-legge in esame si presenta problematico anche sotto altri punti di vista. Esso non provvede, infatti, a risolvere il problema della regolazione delle situazioni debitorie pregresse, con la corrispondente liquidazione di 228 milioni di euro tuttora dovuti dai comuni per la gestione del servizio rifiuti, ma da questi non ancora accertati e quindi non ancora erogati al commissario straordinario dalla Cassa depositi e prestiti. Non è una cifra di poco conto, 228 milioni di euro: si tratta di quasi 500 miliardi di vecchie lire, e dunque di una cifra significativa, che nella gestione corretta di questo servizio darebbe senz'altro una boccata d'ossigeno a chi, in questi anni, ha cercato di mettere delle toppe al problema dei rifiuti, in particolare in Campania. A questo riguardo, richiamo l'attenzione sul fatto che l'articolo 2, pur condivisibile laddove, al comma 2, prevede la regolazione delle situazioni debitorie irrisolte anche attraverso corrispondenti riduzioni di trasferimenti erariali ai comuni, sembra essere formulato in termini di mera disposizione di principio, in quanto si tratta di una norma priva di concreta efficacia attuativa.
Va inoltre osservato che il decreto-legge in esame non solo proroga la gestione commissariale, ma sollecita il coinvolgimento nell'emergenza di nuovi organi, quali il nuovo contingente previsto per il Dipartimento della protezione civile e la neoistituita consulta regionale per la gestione dei rifiuti. Quindi, non soltanto ci sarà il commissario, ma anche numerosi funzionari aggiuntivi, alle dipendenze della Protezione civile, e ci sarà una consulta regionale, con compiti che probabilmente riguarderanno in seguito anche altre regioni. Dal momento che, a seguito dell'esame da parte del Senato, alla regione Campania si sono aggiunte altre regioni, dovremo costituire infatti almeno cinque o sei consulte regionali. Ciò determinerà la proliferazione non soltanto delle lungaggini burocratiche, ma anche della confusione e della mancata efficienza nel rispondere al problema della gestione dei rifiuti.
In questa direzione, ci si interroga anche sulla reale condivisibilità della scelta di affidare la gestione della raccolta differenziata ai 18 consorzi di bacino obbligatori, subordinatamente al vincolo di commissariare gli stessi consorzi in caso di inerzia prolungata. La Lega ricorda che proprio nel settore della raccolta differenziata la regione Campania si presenta come un caso emblematico di sprechi e di inefficienze.
Ricordiamo, noi della Lega, che, proprio nel settore della raccolta differenziata, la regione Campania si presenta come un caso emblematico di sprechi e di inefficienze, come confermato dalla stessa relazione presentata il 1o dicembre 2005 dall'Osservatorio nazionale dei rifiuti, che testimonia come ogni cittadino in Campania costi 92 euro per la raccolta differenziata, ovvero il 30 per cento in più di quanto costa la raccolta dei rifiuti e lo smaltimento in Lombardia. Nonostante queste maggiori risorse disponibili, in Campania la raccolta differenziata è arrivata a sfiorare solo il 10 per cento del totale, mentre in Europa ci si avvia verso una percentuale del 35 per cento.
Ci sono regioni in questo paese, come la Lombardia, il Veneto o il Friuli, che sono arrivate, rispettivamente, a percentuali del 38 e del 45 per cento per quanto riguarda la raccolta differenziata. La raccolta differenziata, quindi, si può fare, ma è necessario che vi sia la volontà; certo, un 10 per cento in Campania è scandaloso, se confrontato con il 45 per cento di altre regioni italiane!
Alla luce di questi dati, si ritiene pertanto che anche nel settore della raccolta differenziata si debba evitare la proliferazione di organismi a vario titolo competenti e la sovrapposizione di vari livelli di governo, che rischiano di ostacolare ancora una volta le riforme organiche del sistema.
In ordine, poi, al profilo attinente alle nuove risorse straordinarie stanziate per l'emergenza rifiuti in Campania, noi evidenziamo, ancora una volta, che con questo decreto-legge lo Stato centrale provvede ad elargire risorse aggiuntive per l'emergenza rifiuti in Campania, senza peraltro alcuna concreta garanzia in ordine all'utilizzo delle stesse e, soprattutto, al raggiungimento di concreti obiettivi di riequilibrio del sistema. In tal senso, noi riteniamo che potrebbe essere opportuno prevedere anche nei confronti della regione Campania meccanismi di riduzione dei trasferimenti erariali in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi prefissati, perché, purtroppo, cari colleghi, in questi anni siamo stati abituati a dare e a vedere poi che le risorse aggiuntive non hanno fornito risposte concrete e che, anzi, sono state elargite senza alcuna possibilità di rivalersi sui soldi che la collettività dell'intero Stato ha destinato ad alcune regioni italiane.
Evidenziamo, inoltre, che numerose perplessità sorgono anche in relazione alla scelta di affidare la gestione straordinaria del servizio rifiuti alle attuali concessionarie, che si sono dimostrate manifestamente incapaci di portare avanti qualsiasi gestione corretta in un campo così delicato come quello dei rifiuti.
Signor Presidente, noi siamo molto perplessi, così come lo siamo stati quando abbiamo esaminato altri decreti che hanno suscitato il nostro scandalo di fronte ad uno sperpero di denaro pubblico che va a favore di qualcuno che non è stato capace di fornire risposte concrete ad un problema, che, ripeto, le regioni del nord hanno risolto da anni. È ora di finirla! È ora che il sud sia più responsabile di fronte alla gestione dei propri rifiuti (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.
MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, signor sottosegretario, onorevoli colleghi, vorrei quasi scusarmi perché forse stiamo parlando dei rifiuti con toni accesi: d'altronde, dai leghisti ce lo possiamo anche aspettare e sulla loro intelligenza si potrebbe anche discutere, in quanto l'intelligenza è la capacità di adattarsi al proprio ambiente e di poter vivere in sintonia con esso.
A questi uomini del nord, che si occupano con livore di rifiuti, noi dobbiamo opporre altre persone o magari il modo di governare che lei, signor Presidente, forse conosce bene, di uomini ben adattati a paesi ben più ridenti che si occupano di cose ben più belle. E quali sono le cose più belle? Ma perché occuparsi di rifiuti, di soldi, di numeri e di emergenza? Signor Presidente, cosa c'è di più bello che occuparsi della bellezza femminile? Il presidente Bassolino si occupa giustamente e con estremo successo di bellezza femminile: di ciò siamo a conoscenza tutti anche perché a volte ne abbiamo parlato. E quale beltà è maggiormente diffusa nell'Italia se non le veline televisive? Il presidente Bassolino, allora, si occupa giustamente di un corso per novantasette aspiranti veline televisive con un costo pari «solamente» ad un milione 280 mila euro. Si spende poi anche qualcosa per il benessere del personale della regione Campania - e nessuno sa di cosa si tratti effettivamente - ma, in questo caso, si spendono «solamente» 216 mila euro e, quindi, si fanno «poche cose».
Presidente, dopo aver pensato alle donne, a che cosa pensiamo? Alla buona tavola, al gusto, ai sensi! A questo riguardo, osserviamo che il presidente Bassolino giustamente si occupa anche di cucina. E come se ne occupa? Se ne occupa spendendo pochi euro: 200 mila euro per far inserire in un portale Internet,
gestito dalla RAI, 150 ricette di cucina perché è noto che le casalinghe di Napoli e di altre parti del territorio campano, prima di cucinare, si collegano sul portale del presidente Bassolino e di RAI 2. Si spendono, quindi, 200 mila euro per 150 ricette: più di mille euro per ciascuna ricetta. In un periodo di devoluzione, ai miei colleghi dico: ma no, loro la devoluzione la vogliono, ma la vogliono quando fa comodo (la devoluzione va bene quando c'è da spendere, mentre non va più bene quando c'è da risparmiare)!
Come vede, Presidente, noi dobbiamo occuparci di cose «elevate», quali, ad esempio, il mantenere rapporti con l'esterno per ben rappresentare l'immagine all'estero. Ecco, allora, New York: anche New York è un pezzo del nostro cuore. E così, a New York, la regione Campania ha istituito una bella sede; spero che lei, Presidente, sia andato a visitarla. Per quella sede sono stati spesi 11 «miliardini» di vecchie lire, per un salone e tre uffici posti al quarto piano di un palazzo a Manhattan (in questo modo si sta abbastanza bene); e, sempre per collegarci ai sensi e al piacere del buon vivere, madrina d'eccezione è stata Isabella Rossellini. Ma poi bisogna collegarsi anche alla tradizione; e, allora, negli ultimi mesi si sono spesi un milione di euro per presepi. Presidente, sul presepe non ho nulla da eccepire perché sappiamo che è una cosa fantastica; però, sono stati spesi, lo ripeto, un milione di euro per il presepe gentilmente donato alla comunità napoletana del posto. A tutto ciò, si aggiunga qualche piccola inserzione che ha comportato una spesa di più di 174 mila euro. Presidente, come può vedere, ci stiamo occupando di «cose importanti».
Come dicevo prima, occupiamoci ora di olfatto. Perché, non occuparci dell'olfatto? Perché non occuparci del belvedere? Ma anche di questo i comunisti o il centrosinistra se ne occupano bene! Per questo dico che ha ragione la signora Ciampi quando sostiene che i meridionali sono più intelligenti! Noi per questo ce la prendiamo parlando alla luna di sprechi, mentre, invece, il serafico presidente della provincia ha fondato la SIS: noi non parliamo neanche inglese, lui, invece, ha fondato la Social innovation service Spa.
È molto importante: si occupa del monitoraggio per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, strumentale (chiedo scusa per la prolissità) alla realizzazione di un sistema di mobilità destinato ai soggetti appartenenti a categorie svantaggiate e diversamente abili; sembra un'elucubrazione dei nostri amici di Rifondazione e, invece, si occupa di cose serie, vale a dire del monitoraggio delle condizioni di inquinamento ambientale. Innanzitutto, signor Presidente, vanno sui pullman - sì, vanno sui pullman per fare controlli nelle ore di punta; tutto sommato, non è che il servizio costi molto: un milione di euro l'anno ... -, cominciano ad andare sui pullman per verificare il numero delle auto che circolano per strada.
Ma poi, signor Presidente, tutti i sensi devono essere valorizzati, anche gli occhi. Infatti, nella delibera si legge: il progetto intende avviare a soluzione la problematica dell'inquinamento ambientale nel territorio della provincia di Napoli causato dalle attività antropiche - qui c'è un parolone difficile, che noi padani ignoranti non capiamo; per fortuna, il giornalista ce lo spiega! - di più evidente influenza sulle condizioni di equilibrio ecologico. Allora, cosa si fa? Il personale dovrà percorrere le vie pubbliche esclusivamente a piedi. Quindi, intanto, il personale si riposa e fa una bella passeggiata (questa sì che è intelligenza, signor Presidente; ha sicuramente ragione la signora Ciampi ...!), ponendo attenzione a tutte le aree, edifici, manufatti ed automezzi esaminabili dalla via pubblica, al fine di verificare - sto leggendo il testo di una delibera, signor Presidente - se siano percepibili ai normali sensi (vista, udito ed olfatto; per fortuna, non hanno detto «tatto» ...) eventi tali da far ritenere possibile la presenza di un agente inquinante. Ecco, dunque, che si possono immaginare - al costo di 2 «miliardini» di vecchie lire - persone che, incaricate di tale alto compito, percorrono le vie di Napoli, naso al vento
ed occhio vigile, per dare finalmente un contributo alla nostra patria (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana e di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Signor Presidente, possiamo andare avanti, perché il buon gusto arriva anche al campo dell'arte. C'è gente che vuole lavorare e che, se non ci riesce, si arrabbia. Invece, giustamente, dobbiamo pensare anche all'arte...! Il presidente Bassolino ha tempo di fare tante cose, presidente Mastella. Secondo me, non dorme: pensa; e le pensa tutte. Mi riferisco, in particolare, alla stazione ferroviaria di Monte Sant'Angelo, a Napoli. Appena la devoluzione porta le risorse alle regioni (intanto, la stazione ci è costata 47 miliardi di vecchie lire, che ha pagato lo Stato), cosa fa Bassolino? Avvalendosi dei consigli di Bonito Oliva, il quale è storico dell'arte e suo consulente, decide di affidare ad un famoso artista anglo-indiano, tale Anish Kapoor, vincitore - per carità - del Premio internazionale Turner, un progetto del costo di 2 milioni di euro. C'è un piccolo particolare: poiché questo signore non è architetto, mi domando quale progetto possa realizzare per la predetta opera.
Ma possiamo ricordare altre forme d'arte, quali le installazioni di alcune opere. La prima fu, nel 1995, la famosissima «Montagna di sale», di Mimmo Paladino, i cui resti sono riemersi un anno dopo la realizzazione. Era una bellissima montagna di sale che costò pochissimo (circa mezzo milione di euro ...!). L'hanno ritrovata da qualche parte: se ne erano dimenticati!
Signor Presidente, tutte queste sono cose serie! Perché occuparsi di sistemare i rifiuti, che puzzano e che danno fastidio? Noi dobbiamo occuparci di cose serie e il centrosinistra, rivelando una maggiore capacità di adattamento, assicurando una migliore qualità della vita e dimostrando, sicuramente, una intelligenza migliore di quella di questi poveri padani, ai quali mi onoro di appartenere, fornisce, secondo me, alcune soluzioni.
Signor Presidente, se dovessimo fare i «conti della serva» in quest'alta espressione politica costituita da questa Assemblea, ci abbatteremmo, saremmo depressi. Se dovessi affermare che ci sono 2 mila 300 lavoratori socialmente utili che, forse, non fanno molto e per i quali abbiamo speso 142 milioni di euro, porterei un po' di tristezza in questa Assemblea. Si è parlato di mafia e c'è stata una conferenza stampa, presso la regione, durante la quale i colleghi ed amici di Alleanza nazionale hanno denunciato significative infiltrazioni mafiose e il presidente di Legambiente, che non penso aderisca a questa parte politica, è arrivato anche a citare i numeri, affermando che il guadagno di un trafficante campano di rifiuti è di 25 mila euro al giorno e che un milione e mezzo è il fatturato realizzato, in un mese, da un imprenditore campano che ha smaltito rifiuti fuori regione. Tuttavia, non si vede un magistrato e non si assiste alla emissione di ordini di carcerazione. Anche in questo caso, due pesi e due misure; anche in questo caso, forse, prima bisogna fiutare l'aria, pensare e ragionare. Su tutte queste cose, sicuramente, non si deve intervenire. Vi sono 9 milioni di euro che sono stati spesi per studi convenzionati.
Per fortuna, signor Presidente, ci tirano su alcune facezie, come le telefonate partite degli uffici del commissariato. Voi direte che si è trattato di telefonate che sono intervenute nel momento dell'emergenza. Un'emergenza, sì, ma non so se si trattasse di quella dei rifiuti. Forse, è stata una emergenza antropica, in quanto questi 70 mila euro sono stati spesi per telefonate a linee porno; sempre di emergenza stiamo parlando, ma - lo ripeto - di un'emergenza di altro tipo.
Su questo, signor Presidente, oggi siamo chiamati a dare una risposta politica, in qualche modo. Certamente, dobbiamo risolvere il problema di un contenzioso che ha a che fare con Impregilo.
Mi piacerebbe sapere anche da quale parte stia questo Parlamento, perché si afferma che sono necessari gli inceneritori, che produrrebbero meno diossina di quella che c'è. Senonché, mentre noi ap
proviamo la legge, da un'altra parte, magari a Villa Caudina, i nostri parenti (dico «nostri», in generale, perché sono di tutti: i parenti sono sempre di tutti) scendono in piazza per bloccare le discariche. Allora, mettiamoci d'accordo. Certamente, non posso comandare in casa mia, non posso ordinare a mia moglie di stare a casa e di non andare a bloccare le discariche. Però, sicuramente, un minimo di discussione politica si può svolgere, sempre nella serenità che ci contraddistingue. Speriamo che Dio ce la mandi buona!
Nel frattempo, il presidente Bassolino spende 280 mila euro - è notizia apparsa sui giornali - per raccomandarsi a Padre Pio. Anche queste sono tutte cose interessanti. In un momento in cui si discute troppo di consorti, di consorterie, di «fiori», di Fiorani, di fioristi e quant'altro, noi, che siamo sempre fessi, siamo finiti sui giornali per 100 milioni che non si sa chi li abbia presi. Sono saltati fuori 100 miliardi e nessuno dice niente!
Signor Presidente, noi non siamo intelligenti, lo si evince anche dai giornali. Raccomandiamoci a Padre Pio, come giustamente fa il presidente Bassolino! Quindi, «Una voce per padre Pio», brillante varietà canoro tenutosi tre giorni prima di luglio, per il quale abbiamo speso 280 mila euro.
Affidandomi, perciò, come poc'anzi ricordavo, alle raccomandazioni paterne di padre Pio, concludo il mio intervento annunciando il voto sicuramente contrario su queste proposte emendative (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana e del deputato Benedetti Valentini - Congratulazioni).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Vascon. Ne ha facoltà.
LUIGINO VASCON. Signor Presidente, dopo l'intervento del collega Polledri, occorre fare una riflessione. Temo infatti che i colleghi che mi hanno preceduto abbiano sottovalutato gli amministratori campani in quanto costoro, dal canto loro, sanno fare bene i conti; perlomeno, sanno gestire bene quella che è, in effetti, una forma di inadempienza delle leggi. Infatti, se bene consideriamo, in Italia, per quanto riguarda i rifiuti, vige un decreto: guarda caso, si tratta di un provvedimento varato proprio da un ministro di un Governo dell'Ulivo, il ministro Ronchi, che viene quindi totalmente dimenticato proprio dalla sua parte politica. In buona sostanza, cosa succede? Accade che l'emergenza viene praticamente gestita come una risorsa. Altro che raccolta differenziata! Altro che forme alternative di smaltimento per produrre energia: tali misure a loro non interessano. A loro interessano i soldi, il denaro, l'argent, come dicono i francesi. Ricordo le notizie diffuse dai giornali quest'anno (con riferimento al periodo di piena estate, quindi con temperature esterne di una certa rilevanza); ad esempio, Il Mattino di Napoli titolava: «Rifiuti: contro la paralisi servono subito 400 milioni». Quella è una resa economica: altro che l'inceneritore, il termovalorizzatore, il compost, il biogas e via dicendo!
Cari colleghi, loro hanno trovato il modo di avere le risorse senza fare niente. D'altra parte, hanno sempre agito così; non è una novità. Quindi, è evidente che la Lega Nord, in questo momento ed in questo passaggio, è fortemente in disappunto sui contenuti del decreto medesimo. Peraltro, se consideriamo nello «specifico», chi non attuava il cosiddetto decreto Ronchi - e mi rivolgo in particolar modo ai colleghi che hanno avuto esperienze amministrative - passava i suoi guai. Però, guarda caso, dal Po' in su: quindi, in Veneto, in Friuli, nella Lombardia e nel Piemonte. Sono quelle regioni che hanno raggiunto addirittura, nello smaltimento del rifiuto urbano, punte del 45 per cento di riciclaggio. Quindi, succede che, come sempre, ancora una volta vi è la parte «polentona», «sgobbona», che paga, rispetta le leggi ed i decreti mentre, guarda caso, vi è invece una parte che, i decreti, li utilizza, come abbiamo appena notato, per portare a casa risorse «fresche» senza fare nulla.
Ma quanto è ancora peggio è che poi, in ipotesi, politicamente, costoro si erigono a paladini della salute; al riguardo, mi
riferisco ai Verdi, ai signori Verdi, in particolar modo all'ex ministro dell'agricoltura Pecoraro Scanio, eletto proprio in Campania. Non dimentichiamo che per un lungo periodo, in questo paese, si mangiavano mozzarelle alla diossina (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana); caro Realacci che mi guardi stupito, sai benissimo che la diossina è il prodotto di materie plastiche combuste assieme alla carta. Automaticamente, le ceneri scendono e contaminano prati ed erba, sicché gli animali che poi se ne nutrono producono alimenti particolarmente composti con tali sostanze.
Però, nessuno ha mosso un dito, non solo per la mozzarella alla diossina ma neanche per le discariche abusive! Attenzione, colleghi, la Campania - e spero mi corregga il presidente onorario di Legambiente - è la regione con la più alta percentuale di discariche abusive. Ovviamente, abusive per la legge, ma non per la gestione: tenete conto, infatti, che il rifiuto è un grandissimo business, tant'è che queste discariche abusive sono ben gestite dai capipopolo e dai capibastone che fanno riferimento alla mafia, alla camorra, e via dicendo.
Non è una novità, quindi, che non sia mai stata attuata alcuna forma, almeno minima, di raccolta differenziata. No: ci ritroviamo con le ecoballe (per le quali sono già stati pagati, anticipatamente, fior di centinaia di milioni di vecchie lire) che vanno ad inondare tutta la regione Campania con i loro maleodoranti odori e profumi! Non solo, ma, così, offriamo un'immagine pessima all'estero, perché ciò che fanno vedere per screditarci e metterci all'indice sono non le spiagge di Lignano Sabbia d'oro, di Riccione o Cesenatico, ma le discariche e gli ammassi di immondizia che, a volte, non consentono nemmeno il normale scorrimento del traffico lungo le vie dei paesi e delle città.
È evidente, dunque, che non possiamo lasciar passare, in maniera supina, un decreto-legge del genere. Il problema dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, infatti, si protrae ormai da oltre un decennio: si è registrato un continuo alternarsi di periodi di emergenza ed un susseguirsi di proroghe della gestione commissariale. Anche lì, guarda caso, non si è mai giunti al capolinea, poiché, al termine di un commissariamento, ne è stato disposto ancora un altro, e via dicendo, continuando a mantenere in funzione un indotto che non risolve il problema, ma semplicemente lo rimanda. Ciò perché politicamente lo si vuole rimandare: lo si rimanda per una questione clientelare e politica nei confronti del territorio!
Si tratta di un territorio particolarmente pressato e che, se vogliamo, è sotto il tacco della malavita, laddove la connivenza politica con la malavita è palpabile. Ma, guarda caso, ancora volta è solamente la Lega a denunciarlo pubblicamente! Vedo molti colleghi provenienti dal sud d'Italia, anche dalla Campania, che annuiscono quando noi interveniamo su questo argomento. Dovete trovare il coraggio di dirlo, ma probabilmente non potete, perché è evidente che ciò limita la vostra azione politica! Essi non possono e non vogliono!
Comunque, tornando al nostro argomento, vorrei segnalare le problematiche che determinano la reiterazione di questa situazione di emergenza, compresa la scarsità di impianti per lo smaltimento dei rifiuti. Anche in questo caso, come ha giustamente osservato il collega che mi ha preceduto, succede, in buona sostanza, che la parte politica manovra e movimenta le proteste, proprio perché da tali proteste trae profitto politico, e quindi un consenso camuffato da un sostegno economico!
Andiamo ancora avanti: stavamo parlando dei pesanti e reiterati ritardi nell'attivazione e nel funzionamento della raccolta differenziata, nonché dell'inerzia delle amministrazioni locali nello svolgimento dei controlli gestionali e finanziari sull'erogazione del servizio. Ancora una volta, guarda caso, ritroviamo alcune connivenze tra il controllore ed il controllato; addirittura, scopriamo connivenze di tipo familiare.
Pertanto, è ovvio che diventa quasi impossibile applicare le norme e le regole, mentre al contrario, come ho precedentemente
affermato, in altre parti d'Italia guai a quel sindaco o a quell'amministratore che non avesse applicato tempestivamente il decreto in materia: era prevista la denuncia in sede penale, tanto per intenderci! Tuttavia, guarda caso, i controlli si fermano sempre in una determinata area!
La gestione dei rifiuti solidi urbani è stata oltretutto regolata per la prima volta in Campania da una legge regionale (dunque, da un provvedimento di emanazione territoriale). Mi riferisco alla legge 10 febbraio 1993, n. 10, che si prefiggeva l'obiettivo di raggiungere, in un triennio (quindi, dal 1993 al 1995), una riduzione fino al 50 per cento dell'utilizzo delle discariche. Ebbene, nonostante ciò fosse stato messo nero su bianco, nulla si è mosso, tutto è rimasto come prima e niente è cambiato!
Ciò avrebbe dovuto essere conseguito grazie alla raccolta differenziata, al riciclo ed al riuso di materiali nella compattazione dei rifiuti. Non ci si affida, quindi, al riciclaggio o allo smaltimento dei rifiuti, ma al compattamento: ciò significa mandare a casa di altri, ancora una volta, il rifiuto, anziché incenerirlo o neutralizzarlo in loco!
L'azione per il raggiungimento di tali obiettivi e l'esplosione di una vera e propria emergenza nello smaltimento dei rifiuti urbani, tuttavia, ha indotto il Governo nazionale a nominare, l'11 febbraio del 1994, il prefetto di Napoli quale commissario: si tratta di un commissario, ovviamente, straordinario. A questo commissario, peraltro, competeva una gestione quotidiana dei rifiuti, nelle more dell'emanazione, da parte della Campania, del piano regionale per lo smaltimento.
Ciò nonostante, la prima stesura di tale piano, approvato dalla giunta regionale nel marzo del 1995, non è stata mai ratificata dal consiglio. Questo significa, in buona sostanza, che è stato emanato un atto amministrativo-politico che non è mai divenuto operativo, perché non è stato mai approvato definitivamente! Ciò significa che politicamente non si è mai voluto arrivare alla conclusione, che politicamente non si è mai voluta trovare una via d'uscita e che, sempre politicamente, è tutto bloccato! Ancora una volta rileviamo che la volontà è sempre espressamente politica.
Detto questo, comunque, il commissariamento - peraltro complementare, come ho detto prima -, era stato affidato al prefetto di Napoli, a cui spettava l'individuazione dei siti di smaltimento, in attesa, peraltro, dell'entrata in vigore del piano regionale, rispetto al quale il presidente della regione doveva intervenire già dal marzo del 1986 (quindi, torniamo indietro di ben dieci anni). Sto parlando non di una forma di attuazione, ma della concretizzazione del piano regionale. Anche questa volta, smentito tutto, non si è fatto niente: l'emanazione del decreto è stata fatta slittare fino al 5 febbraio del 1997, ma ancora niente...! Nel frattempo, è stata istituita dal Parlamento una Commissione bicamerale di inchiesta sull'emergenza dei rifiuti. Se ne è fatto un gran parlare sui giornali, ci sono stati incontri e dibattiti. Morale, risultato: niente, zero! Peraltro, nel 1998 è stato adottato un documento finale, nella cui conclusione venivano in pratica riassunte le problematiche affrontate. Queste problematiche riguardavano solo ed espressamente - torno a ripetere - la regione Campania. Tuttavia non vi è stato alcuni tipo di seguito e da allora permane ancora uno stato emergenziale.
Sotto l'aspetto burocratico e politico, tutto questo è una «pezza», perché va a coprire un vuoto. D'altra parte, però, regolarmente, ormai a scadenza fissa, la regione Campania chiede erogazioni costanti, continue e sempre più corpose allo Stato centrale per questa emergenza tuttora in essere. Quindi, se andiamo a vedere, dal commissariamento all'epoca del prefetto di Napoli a tutt'oggi, non si è mosso niente; come ho detto nel mio intervento, il tutto è servito per creare un secondo indotto. Dall'emergenza rifiuti della regione Campania ne trae profitto, in primis, la camorra; sappiamo benissimo come nella gestione dei rifiuti questi siano suddivisi tra quelli che deve uscire dalla regione e quelli che, invece, vengono smaltiti nelle discariche abusive. In secondo
luogo, c'è la parte politica che gestisce questo commissariamento, con riferimento alla quale verificheremo la volontà espressa di non voler far niente, tant'è che poi, come vedremo nei mesi prossimi, quando arriverà l'estate, scoppierà di nuovo, per l'undicesima, dodicesima, tredicesima, quattordicesima volta, l'emergenza rifiuti in Campania. Allora, a questo punto, sono o non sono i politici campani a non voler risolvere il problema? Sono o non sono coloro i quali salgono in cattedra con la presunzione di voler insegnare agli altri come amministrare? Incapaci, inerti, indolenti: non vogliono in alcuna maniera e in alcuna forma trovare una soluzione! Per quale motivo? È evidente che vanno ad urtare degli interessi! È evidente che il potere politico è strettamente connesso al potere malavitoso! Non possiamo trovare altra spiegazione. Quindi, ci ritroviamo ancora una volta con una voragine enorme, quasi impossibile da colmare proprio perché manca la volontà, manca l'azione politica che ne determina automaticamente una certa conduzione amministrativa.
Io credo che la cittadinanza di Napoli, i cittadini di Napoli siano prigionieri, effettivamente rinchiusi all'interno di un sistema dal quale non potranno uscire se non ci sarà una svolta politica ed amministrativa, se la politica non si scrollerà di dosso una serie di contiguità e di apparentamenti di tipo malavitoso. D'altra parte, sappiamo benissimo che in determinate parti d'Italia il sistema sia politico che amministrativo non può esistere, o, perlomeno, non può camminare, se non ha questo tipo di sostegno e di supporto, anche perché, come abbiamo visto nelle recenti elezioni, nonostante le condizioni siano estremamente precarie ed in parecchi casi invivibili, nulla cambia perché non si può e non si vuole cambiare.
D'altra parte, la grandissima responsabilità è - e rimane - sempre dell'apparato politico, che non si vuole né ammodernare né «ripulire» dalle connivenze che ne hanno caratterizzato, negli anni, i comportamenti, le scelte e tutte le peculiarità che le contraddistinguono.
In buona sostanza, il provvedimento, peraltro originariamente composto da nove articoli, conteneva tutte le disposizioni riguardanti la sola emergenza rifiuti in Campania. Era come un «vestito su misura»...
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Vascon.
LUIGINO VASCON. Concludo immediatamente, signor Presidente.
Nel corso dell'esame del provvedimento in Senato - abbiamo peraltro assistito all'esito delle votazioni - abbiamo constatato quale sia stata la posizione espressa dai diversi partiti. Nonostante, torno a ripetere, il decreto-legge in esame fosse stato ricavato come un «vestito su misura», la Lega Nord ha espresso in maniera chiara, forte e vibrante, la sua contrarietà, poiché non vuole - nel modo più assoluto - far pagare - ancora una volta - ai cittadini del nord gli oneri di altri cittadini. Mi riferisco, nella fattispecie, a tutti quei cittadini che sono amministrati da amministratori che ben poco hanno da insegnare agli amministratori del nord (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi sia della maggioranza sia dell'opposizione. Credetemi, non intervengo per fare polemica o perché ho del livore. Credo che se i membri del Parlamento non approveranno la conversione in legge di questo decreto-legge, veramente si segnerà una fase decisamente importante, perché si darà l'idea di voler cambiare, che la politica non accetta più certe situazioni. Veramente non so se rivolgermi maggiormente ai colleghi dell'opposizione od a quelli della maggioranza: se riuscissimo - tutti assieme, non solo i membri della Lega Nord - a non convertire in legge questo decreto-legge, si darebbe, a mio avviso, un messaggio importante.
Ho cercato di acquisire alcuni dati. Solo di spese straordinarie, oltre all'ordinaria amministrazione, la situazione dei rifiuti della Campania, fino ad oggi, ci è costata, onorevoli colleghi, più di un miliardo di euro; se ci pensate bene, è una cifra veramente enorme. Questo decreto-legge, come costi, rispetto a ciò che si è speso fino ad oggi, non è straordinario: sono previsti, infatti, circa 35 milioni di euro per il 2005 e circa 45 milioni di euro per il 2006, che - tra l'altro - si prelevano dal fondo per la protezione civile. Tuttavia, non vi è stato un terremoto, non vi è stata «l'ira di Dio»; vi è stata una classe politica - che mi auguro non abbia alcun supporto, alcun «amico», alcun «collaboratore» nel Parlamento - che, come minimo, non ha fatto il proprio dovere. Onorevoli colleghi, sul giornale di Napoli, Il Mattino, è stato riportato che dagli uffici del commissario sono stati spesi 70 mila euro in chat line per telefonate verso le linee porno! Noi stiamo finanziando una cosa del genere: non so se ce ne rendiamo conto! Quindi, si tratta non dell'ammontare degli 80 milioni di euro previsti dal testo in esame, ma di una «cultura» e noi forse, se respingeremo il provvedimento, faremo capire che qui si cerca veramente di migliorare la cultura e la struttura del paese, che non si accettano più certe cose.
Certo, se qualcuno volesse fare una battuta, direbbe che dovremmo approvare una norma finalizzata a recuperare tutti i beni che coloro i quali hanno amministrato in questo modo possiedono - direttamente, indirettamente o per interposta persona, in Italia ed in tutti gli altri paesi del mondo - quale rimborso dei danni che hanno provocato fino a questo momento. Sarebbe una battuta; tuttavia, credetemi, al di là delle battute, se non passa la conversione in legge di questo decreto-legge, si dà il segnale che la politica è una cosa seria e che si vogliono cambiare le cose. Altrimenti, fuori da questo palazzo diranno: «Quelli, i politici, eccetera, eccetera...» - non staranno certamente a dire «ma la Lega no!» - «...hanno finanziato coloro che fanno le telefonate porno dagli uffici, invece di pensare a smaltire i rifiuti!». Lo stesso testo di questo decreto-legge fa riferimento a misure straordinarie per fronteggiare l'emergenza. Ma tale emergenza va avanti da più di dieci anni; ormai è diventata strutturale! Non venitemi a dire che dobbiamo aiutarli, che dobbiamo dare loro lavoro e che anche questo è un lavoro. Diamo loro lavori veri! Ma daremo loro lavori veri solo se li metteremo di fronte a responsabilità precise, smettendo di finanziare tutto e tutti.
Ricorderete l'inchiesta svolta da Il Sole 24 Ore sui lavoratori socialmente utili: era emerso che, in Campania, 17 mila lavoratori socialmente utili rifiutavano il posto di lavoro fisso da 1.000, 1.500, 2 mila euro al mese. Lo rifiutavano affermando di volere continuare a lavorare come lavoratori socialmente utili. In questo modo, percepivano una retribuzione fissa e dopo arrotondavano lo stipendio con lavori non ufficiali. Altrimenti, non è possibile che non si accetti un lavoro fisso, perché si vuole continuare a lavorare come lavoratore socialmente utile.
Anche questa cultura è dovuta al fatto che noi, purtroppo, approviamo troppo acriticamente i testi presentati dal Governo. Veramente, chiedo a tutti di riflettere e di non prendere la questione alla leggera. Dobbiamo cercare di dare un segnale nel senso che il Parlamento certe cose non le vuole più!
Onorevoli colleghi, vi dico qual è il risultato di questa cultura, presente prevalentemente in Campania, ma che tocca purtroppo tante altre regioni. Nel fondo di Panebianco, pubblicato quattro giorni fa sul Corriere della sera, si legge che la Heritage foundation prepara ogni anno uno studio molto analitico e dettagliato sulla libertà economica dei paesi (tra l'altro, oggi un articolo dell'onorevole La Malfa lo commenta) e che l'Italia è scivolata al quarantaduesimo posto al mondo in termini di libertà economica. Quando non vi è libertà economica, non si attirano gli investimenti, non si attirano i capitali e si fanno scappare gli imprenditori: il risultato
è la disoccupazione, le pensioni che non sono sicure, i lavori che non sono fissi, bensì provvisori, come giustamente qualcuno dice. Se non arrivano gli investimenti, come si fa a far ripartire il sistema paese?
Lo studio della Heritage foundation analizza 10 punti, uno per uno, molto in dettaglio: uno dei punti riguarda l'economia sommersa ed un altro concerne l'eccessivo intervento dello Stato. Se ci pensate bene, vi sono amministrazioni che non sono in grado di sistemare i loro rifiuti, per cui deve intervenire lo Stato. Ma lo Stato dovrebbe dire: ragazzi, svegliatevi, giù dalle brande, datevi da fare! Lo Stato non è lo spazzino! Lo Stato deve dire che vi sono delle responsabilità e che gli amministratori locali devono farvi fronte.
GIANCARLO PAGLIARINI. Ho citato il drammatico studio della Heritage foundation; ne cito un altro del World Economic Forum di Ginevra, che a Davos organizza tutti gli anni un incontro sull'economia del mondo. Tale istituto, ogni anno, stila una classifica di competitività dei paesi: l'Italia è al quarantasettesimo posto nel mondo! L'anno scorso eravamo davanti al Botswana; nell'ultimo studio, pubblicato l'8 ottobre, siamo dietro al Botswana: ci rendiamo conto? Questo è il risultato di una cultura presente nel paese: noi, colpevolmente, dal Parlamento consentiamo che si diffonda e non facciamo niente per bloccarla.
Ecco perché chiedo ai colleghi della maggioranza e dell'opposizione di dire «no» a questo decreto-legge. Non sarebbe nemmeno male se qualcuno di coloro che esprimeranno un voto favorevole intervenisse illustrando le sue motivazioni.
Le considerazioni che stiamo svolgendo non sono mosse - come qualcuno ha affermato - da livore o dalla voglia di fare polemica. Volessi fare polemica, mi piacerebbe sentire cosa ha da dire in merito a tali questioni la moglie del Presidente Ciampi. Ho letto sui giornali - e in quell'occasione il ministro Calderoli si era arrabbiato...
PRESIDENTE. Onorevole Pagliarini, non vada fuori tema, la prego.
CESARE ERCOLE. È in tema! Sono quelli intelligenti, loro!
GIANCARLO PAGLIARINI. Non sto andando fuori tema; siamo in tema, signor Presidente! Questo è esattamente un problema di cultura diffusa nel paese. Per carità, non dico che queste persone non sono belle, simpatiche ed intelligenti: conosco ragazze fantastiche, eccezionali, stupende che vengono dalla Campania.
Resta il fatto che lo Stato non deve intervenire per aiutare gli amministratori locali a sistemare i rifiuti: devono imparare a sistemarli da soli! Continuo a confondere e a parlare di maggioranza e di opposizione, ma la differenza - lo sapete benissimo - non è tra destra e sinistra, ma tra statalisti e liberisti. Ho paura che gli statalisti, che purtroppo sono la stragrande maggioranza, voteranno a favore di questo testo. Questo provvedimento afferma che c'è gente che non riesce a fare il suo mestiere! E, invece di tirargli le orecchie e di dirgli di svegliarsi, lo Stato dichiara di aiutarli. Basta con questi interventi dello Stato! Non se ne può più, veramente (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Non lo dico per polemica o per ideologia, lo dico - credetemi - perché il paese sta andando veramente a rotoli, santo cielo!
C'è qualcuno che dice che siamo belli, che siamo bravi, che siamo la settima potenza del mondo, che eravamo sesti e che adesso la Cina ci ha superato di poco; attenzione: se prendiamo il nostro PIL - la nostra ricchezza - e lo dividiamo per il numero degli abitanti, non siamo più i settimi, ma siamo oltre il ventesimo posto nel mondo! Questo vuol dire che i nostri genitori hanno lavorato, ci hanno consegnato un paese nel quale la qualità della
vita era buona, il futuro era sicuro, c'era lavoro, mentre noi adesso lo stiamo distruggendo. Quando dico «noi» non mi riferisco alla sinistra o alla destra, ma agli statalisti, alla cultura statalista del paese, che è riflessa in questo decreto.
Tale provvedimento sarà poca cosa - sono 80 milioni di euro - , ma noi dobbiamo trovare la forza di guardarci nello specchio! Dobbiamo dire di no, non dobbiamo approvare questo testo, non possiamo! Non è per il costo di 80 milioni di euro, ma per dimostrare che la cultura prevalente non è più accettata dai membri di questo Parlamento e - mi auguro - anche dai membri del prossimo Parlamento. È come un messaggio che diamo a chi verrà qui con la prossima legislatura.
Noi dobbiamo cambiare la cultura del paese, altrimenti non ne veniamo più fuori, credetemi!
Si parlava prima di quanto ci costa questa scelta. Pensate che, nella regione Lombardia - è uscito adesso uno studio sui bilanci dell'INPS regionalizzati -, per ogni 100 euro di pensione che si incassano, quelli che lavorano a ripartizione ne versano 99 e qualcosa (quindi, la Lombardia incassa lo 0, 44 per cento in meno di quello che versa); in Veneto ne versano 102 e ne incassano 100. Ho fatto la somma di tre regioni nelle quali questa cultura statalista è fortemente prevalente - Campania, Puglia e Sicilia -; lo sapete quant'è la differenza in queste tre regioni tra i contributi sociali versati e le pensioni pagate dall'INPS ogni anno, da più di vent'anni a questa parte? Nell'anno 2003, che è l'ultimo per cui abbiamo dovuto elaborare questi dati, la differenza è stata, colleghi, di 16 miliardi di euro in meno. In altre parole, la collettività ha regalato ai pensionati di Sicilia, Puglia e Campania 16 miliardi di euro. Prendendo le stime correnti e aggiornate del costo dell'autostrada Brebemi, quella che dovrebbe collegare Brescia con Milano, che, arrotondando per eccesso, è di circa un miliardo e mezzo di euro all'anno, regaliamo a gente che vuole essere, purtroppo, mantenuta dallo Stato - che lo Stato e questo Parlamento mantengono perché vogliono comprarsi i loro voti, non per altro! -, l'equivalente di 11 autostrade Brebemi ogni anno (arrivando a centodieci in dieci anni). Andatelo a dire a quei signori che magari, da Bergamo, devono venire a lavorare a Milano e si alzano alle quattro di mattina! Se alle cinque non si è in autostrada, non si arriva sul posto di lavoro; se si prende l'autostrada da Bergamo per andare a Milano dopo le 7-7,30, prima di mezzogiorno non si arriva a Milano!
Io, per fortuna, abito a Milano, però ho tanti amici a Romano di Lombardia, dove la Candy ha una fabbrica che produce frigoriferi. Questa fabbrica chiuderà per poi riaprire vicino a Praga, perché mentre da noi il costo del lavoro è di 20 euro l'ora, a Praga è di 3 euro l'ora. Signori, ricordatevi che di quei 20 euro l'ora ne vanno in tasca ai lavoratori a dir tanto 9, mentre gli altri servono per finanziarie queste cose!
Se prendete i giornali di Napoli, che per fortuna sono spesso liberi e costruttivi, oltre al discorso di cui ho parlato prima (ossia che l'ufficio del commissario, che dovrebbe seguire questi problemi, ha speso 70 mila euro per le linee porno e voi, approvando questo decreto, finanziate quelli che, invece di lavorare e di fare il loro mestiere, stanno negli uffici e fanno le telefonate verso le linee porno), c'è un elenco incredibile di consulenze.
Come sapete, sono tantissime le consulenze: come se si potessero risolvere i problemi con le consulenze e non andando a lavorare. Tra queste, vi è quella dell'avvocato Enrico Soprano, consulente anche della regione, che ha istituito la società Soprano-Tuccillo-Greco. Non credo che il collega Tuccillo sia coinvolto, perché ha presentato una mozione che è veramente storica...
PRESIDENTE. Onorevole Pagliarini...
GIANCARLO PAGLIARINI. Ho già finito il mio tempo?
PRESIDENTE. In sua compagnia, onorevole Pagliarini, i minuti volano!
GIANCARLO PAGLIARINI. Mi dispiace. Me spias moltissimo...
Signori, colleghi, datemi retta veramente: non votate questo decreto. Voltiamo pagina. Diamo un messaggio culturale importante (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana e di deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pagliarini, e mi dispiace di averla interrotta.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Didonè. Ne ha facoltà.
GIOVANNI DIDONÈ. Signor Presidente, ci stiamo occupando di un problema che definire cronico è ancora poco. Il problema dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania dura ormai da un decennio in un critico alternarsi di periodi di emergenza e in un susseguirsi di proroghe della gestione commissariale.
Numerose sono le problematiche che hanno determinato il reiterarsi di questa situazione di emergenza: prima fra tutte la scarsità di impianti di smaltimento a norma di legge, a causa dei diffusi interessi delle associazioni di stampo mafioso nella gestione, molto spesso abusiva, dei rifiuti; l'ostilità della popolazione locale alla creazione di nuovi impianti, specialmente quelli della termovalorizzazione; l'incapacità della Fibe e della Fibe-Campania, società concessionarie della gestione dei rifiuti, di svolgere il servizio in maniera conforme alla legge; i pesanti e reiterati ritardi nell'attivazione e nel funzionamento della raccolta differenziata; l'inerzia delle amministrazioni locali nello svolgimento dei controlli gestionali e finanziari sull'erogazione del servizio.
Il fallimento è completo da parte di tutta la classe politica e, in modo particolare, da parte del governatore Bassolino, che non riesce a risolvere gli importanti problemi della gestione dei rifiuti, che è una funzione delegata.
Oltre agli sprechi di cui ha parlato prima il mio collega, onorevole Polledri, vorrei citarne altri, perché sono esempi significativi e provengono sempre dalla stessa regione. Essi sono stati raccolti in una bella pubblicazione che ci ha inviato la Confedilizia.
Il primo esempio riguarda un medico della ASL5, il quale, in un anno, prescrisse clisteri per 3 miliardi di lire. Non so se vi rendete conto, signor Presidente, onorevoli colleghi. Lo vorrei ripetere: clisteri per 3 miliardi di lire!
Cinque anni dopo, nel 2003, sempre durante il «regno» del governatore Bassolino, si è verificata una storia analoga: la ASL coinvolta stavolta è la numero 3 di Napoli. Otto medici generici hanno prescritto antibiotici in misura esagerata, l'80 per cento in più di quelli previsti dal protocollo della regione. Considerando il costo medio dei farmaci prescritti (tra l'altro di case farmaceutiche mai considerate nei protocolli regionali), si è calcolata una spesa compresa tra 650 mila e un milione di euro di sprechi.
Ma ciò che è peggio sono le sanzioni erogate ai medici, che sono stati sospesi per sei mesi dalla loro retribuzione mensile. Parliamo di sperperi pari a circa due miliardi delle vecchie lire e tutto si risolve con sei mesi di sospensione dello stipendio. Anche questo è un sistema sbagliato di gestire una regione.
Questi sprechi si sommano all'incapacità di gestire e di portare a termine una gestione seria e coscienziosa del problema rifiuti. Signor Presidente, il tutto è determinato dalle persone che gestiscono questi problemi, che sono elette dai cittadini per risolverli.
Ricordo quando ero un giovane (non d'età ma di esperienza) amministratore; avendo da poco iniziato a svolgere le funzioni di sindaco, mi sono recato nel paese con cui siamo gemellati, Schallstadt, vicino Friburgo. La prima cosa che ho notato (a parte la pulizia, l'ordine, l'erba tagliata, la mancanza di rifiuti e carte lasciati in giro per la città) e che mi ha sorpreso è stata la mancanza di cassonetti lungo le strade per la raccolta dei rifiuti.
GIOVANNI DIDONÈ. Per me è stata una sorpresa ed ho incaricato l'assessore del mio comune che si occupava del problema di introdurre lo stesso sistema anche da noi. Abbiamo iniziato nel 1996, molto prima del decreto Ronchi, a praticare la raccolta differenziata. È un sistema che, indipendentemente dal decreto Ronchi, rende evidente la civiltà e la correttezza dei cittadini nel loro comportamento quotidiano.
Abbiamo introdotto questa modalità prima del decreto Ronchi e siamo stati soddisfatti dei risultati ottenuti. Quando il decreto Ronchi è stato promulgato, avevamo già preparato e in parte attuato il programma e i risultati si sono visti. Eravamo arrivati al 60 per centro di prodotto riciclato. È stato un ottimo risultato, che anticipava le leggi dello Stato. Avevamo eliminato quella cosa obbrobriosa che rappresentano i cassonetti lungo le strade.
La nostra non è una grande città, di cui non conosco i problemi, però è stato importante dare questo segnale. Questo inizio ha fatto sì che fossimo tra le realtà locali che hanno ottenuto da subito risultati importanti.
Concludo, signor Presidente, invitando tutti a votare contro il provvedimento in esame, e a riflettere comunque bene prima di votare a favore.
PRESIDENTE. Considerando che vi sono altri deputati che desiderano intervenire, chiedo all'onorevole Ercole di soprassedere temporaneamente al suo intervento.
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