IV Commissione:
la Procura militare di Padova ha avviato un'inchiesta in seguito al rinvenimento di un ingente quantitativo di armi da guerra negli scantinati della caserma Berghinz, sede del terzo Reggimento guastatori inquadrato nella Brigata Pozzuolo del Friuli;
tali armi sarebbero state sequestrate da militari italiani del reggimento nella provincia di Nassyria nel periodo della loro missione in Iraq dal maggio al dicembre 2004 e in seguito trasportate in Italia violando le norme che ne impongono la distruzione in loco e quindi importate illegalmente;
per più di un anno l'arsenale, che conta più di 100 pezzi tra cui kalashnikov, lanciarazzi Rpg, pistole Beretta, fucili d'assalto mortai e mitragliatrici, tutti con matricola abrasa è stato conservato al di fuori di ogni legalità e senza alcuna cautela e norma di sicurezza in un locale della Caserma Berghinz di Udine;
l'assenza di qualunque documentazione oltre che costituire di per sé fatto penalmente rilevante, non consente neppure di stabilire se il materiale rinvenuto rappresenti la totalità di quello trasferito in Italia o se altrettanto materiale sia stato portato al di fuori della caserma;
altre armi nonché diversi reperti archeologici sarebbero stati sequestrati, secondo ricostruzioni apparse sulla stampa, nelle abitazioni di alcuni militari coinvolti nell'indagine;
se le notizie riportate dalla stampa trovassero conferma saremmo di fronte ad un episodio molto grave le cui conseguenze non possono essere sottovalutate e che rischia di offuscare l'impegno e l'abnegazione con cui migliaia di militari italiani hanno operato quotidianamente avvicendandosi nelle missioni fuori area;
quali misure siano state adottate per concretizzare un puntuale ed efficace controllo sul materiale proveniente dai teatri operativi all'estero in cui operano contingenti militari e se il Ministro interrogato intenda avviare o abbia già avviato, nell'ambito delle proprie facoltà, un'indagine amministrativa intesa a individuare eventuali altri comportamenti illegittimi e le misure da adottare per evitare il ripetersi di tali situazioni.
(5-05076)
l'11 novembre 1961 13 piloti facente parte di due equipaggi dell'Italian Air Force One in missione Onu di Pace in Congo furono massacrati a Kindu;
nel nostro ordinamento con la legge 3 agosto 2004, n. 206, sono state introdotte «Nuove norme in favore delle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice»;
tale provvedimento all'articolo 15 prevede che i benefìci si applicano agli eventi verificatisi sul territorio nazionale a decorrere dal 1o gennaio 1961 mentre per gli eventi coinvolgenti cittadini italiani verificatisi all'estero, i benefìci si applicano solo a decorrere dal 1o gennaio 2003;
è evidente che vengono ad essere esclusi dai benefìci i congiunti dei tredici piloti trucidati a Kindu;
si tratta, a parere dell'interrogante, di una gravissima dimenticanza nonostante vi fossero precisi impegni assunti anche da parte del Governo -:
quali iniziative di carattere normativo intenda assumere il Governo entro la legislatura per estendere i benefìci della legge 206/2004 anche in favore dei familiari delle vittime della strage di Kindu.
(5-05077)
in Sardegna, la stampa locale ha di recente riferito il caso di Cristian Sirigu, già militare volontario in ferma breve dell'Esercito Italiano, congedato d'autorità, alla fine dello scorso anno, perché, a causa delle lesioni riportate in seguito a un sinistro stradale, aveva subito l'asportazione della milza (L'Unione Sarda, edizione del 23 dicembre 2005, pagina 33);
si è appreso in particolare che il giovane Sirigu, originario di Senorbì, centro agricolo poco distante da Cagliari, la mattina del 20 dicembre 2004, mentre, a bordo della sua autovettura, viaggiava sulla strada statale 128 in direzione di Macomer, per assumere servizio presso la locale caserma, perdeva il controllo del mezzo, che quindi usciva «fuori strada». Il militare proveniva, nell'occasione, dalla zona dell'Ogliastra, tra Galtellì e Villagrande, ove aveva trascorso gli ultimi giorni della settimana «impegnato con i suoi colleghi a dare soccorso alle popolazioni colpite dall'alluvione» che, in quel periodo, si era abbattuta sulla zona predetta;
dal «terribile incidente», provocato dalle condizioni del manto stradale, reso viscido dalla pioggia, il giovane si salvava solo «per miracolo dopo oltre un mese di degenza in ospedale», subendo, però, l'asportazione della milza;
Cristian Sirigu, lamenta di essere stato congedato ingiustamente, perché «dopo un lungo periodo di cure e riabilitazione adesso mi sento perfettamente in grado di svolgere il mio lavoro... Ma circa un mese fa mi sono dovuto presentare all'ospedale militare, sono stato visitato e il responso dei medici è stato: non idoneo» (L'Unione Sarda, citata);
il giovane sostiene che la decisione di congedarlo per la suddetta causa di inidoneità non sarebbe stata assunta se egli «anziché essere» "volontario in ferma breve"» fosse stato «in "servizio permanente"»;
ora, Cristian Sirigu, si trova «senza lavoro» e, rilevando che, al momento del sinistro stradale, si stava recando in caserma, per intraprendervi il servizio, chiede «almeno ... che» gli «venga riconosciuta la causa di servizio» -:
quali dati e notizie siano a disposizione del Governo, a proposito del caso di Cristian Sirigu, cui in premessa si è fatto riferimento;
quali iniziative si ritenga opportuno assumere in favore dello stesso Cristian Sirigu, al fine di soddisfare, ove possibile, le sue aspettative di prestare ancora servizio nelle Forze Armate e comunque per assicurargli ogni utile sostegno, anche di natura economica, in considerazione delle cause del suddetto sinistro stradale e dell'occasione nella quale esso si verificava.
(4-19464)