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il consiglio dell'ordine degli avvocati di Nocera Inferiore (Salerno) ha approvato ed inviato alle competenti autorità ed ai parlamentari eletti nella provincia di Salerno, una nota di protesta riguardo la grave carenza di organico nel settore amministrativo del tribunale di Nocera inferiore; la scopertura, rispetto alle piante organiche è di 25 posti di cancelliere o altre figure similari;
a seguito di nota informativa inviata il 27 ottobre 2005 al Ministro interrogato,
la carenza provoca un notevole disagio al buon andamento dei lavori del tribunale, collocato peraltro in una delle aree a «rischio criminalità» della Campania, ricadendo negativamente sull'interesse dei cittadini; il protrarsi di questa situazione potrebbe, infatti, portare alla paralisi della giustizia civile nel circondario;
per tali motivi, è stato fissato un incontro per il 15 dicembre 2005 tra tutti i sindaci dell'agro Nocerino-Sarnese, al fine di costituire una conferenza permanente sui problemi della giustizia, con funzioni di segnalazione e stimolo nei confronti delle autorità costituite -:
se non ritenga opportuno adottare iniziative in relazione alla funzionalità del Tribunale di Nocera Inferiore, prevedendo la revisione verso l'alto della pianta organica dei funzionari di cancelleria, tenendo conto dei carichi di lavoro di gran lunga aumentati rispetto a quando fu istituito il tribunale;
se non ritenga opportuno adottare iniziative perché siano coperti, almeno provvisoriamente, i vuoti in organico con personale comandato o distaccato da altre amministrazioni o da Uffici giudiziari vicini.
(4-18999)
la situazione del personale del Tribunale di Gorizia appare particolarmente preoccupante per quanto riguarda la carenza di cancellieri (B3, C1 e C2): infatti su 22 unità previste nella pianta organica mancano 8 unità, pari al 36 per cento, e delle 14 presenti, specialmente della categoria B3, tre risultano in part time all'83,33 per cento e due in maternità;
ciò non consente, tenuto conto che una parte dei cancellieri sono addetti al settore civile, un'adeguata assistenza alle udienze penali dibattimentali, che sono attualmente fissate in una media di 25 al mese;
la situazione sarà aggravata dal fatto che la prossima apertura del Centro di Permanenza ed Assistenza (c.p.t.a.) in Gradisca d'Isonzo determinerà in futuro la presenza nella struttura di una media di 250 cittadini stranieri sottoposti a decreto di trattenimento del Questore, che poi deve trasmettere gli atti al Giudice di Pace, cosicché l'attività del Centro determinerà il rientro nella sede del Giudice di Pace di Gradisca d'Isonzo di un cancelliere, attualmente applicato al Tribunale di Gorizia, con conseguente ulteriore impoverimento dell'organico di quest'ultimo;
tutto ciò necessita di un intervento urgente del Ministero della Giustizia per garantire la necessaria copertura dei posti del personale del Tribunale di Gorizia, ove in mancanza di questo intervento si potrebbe determinare una sostanziale paralisi degli uffici giudiziari -:
quali urgenti iniziative intenda adottare per assicurare la massima funzionalità ed efficienza del Tribunale di Gorizia garantendo la copertura integrale della pianta organica affinché in tale sede si possano svolgere nel migliore dei modi le funzioni di garanzia della legalità e della certezza del diritto.
(4-19078)
il numero delle donne detenute in Italia oscilla da sempre tra il 4 per cento e il 5 per cento del totale, anche se, in linea con la situazione determinata da una normativa che prevede quasi esclusivamente la pena detentiva per ogni tipo di reato, il loro numero sta aumentando;
l'interrogante, che periodicamente, in ottemperanza al proprio ruolo parlamentare visita la casa circondariale di Verona Montorio, ha potuto direttamente constatare, per esempio, che le donne ivi recluse, che nei primi anni novanta non superavano la trentina, si attestavano, nei primi anni di questo decennio mediamente intorno alla cinquantina ed erano, all'inizio di questo mese di settembre 2005, ben 77;
nonostante l'esiguo numero, le detenute in Italia si trovano ad affrontare durante la detenzione e al momento del loro reingresso in società problemi che sono diretta conseguenza del sovraffollamento, determinato in massima parte dalle presenze maschili;
le donne detenute ed ex detenute presentano problematiche peculiari legate alla loro condizione di genere, prime fra tutte, ma non unicamente, quelle sanitarie e quelle legate alla maternità, per far fronte alle quali gli strumenti utilizzati si rivelano inadeguati;
le donne detenute in Italia si trovano in sette istituti femminili (Trani, Pozzuoli, Rebibbia, Perugia, Empoli, Genova, Venezia) e in 62 sezioni all'interno di carceri e case circondariali e questa frammentazione determina una tendenza a trascurare tali sezioni;
il problema non è risolvibile eliminando le sezioni femminili all'interno degli istituti e contenendo l'intera popolazione detenuta femminile nelle poche prigioni interamente destinate, in quanto, così facendo, si costringerebbe la maggior parte delle donne a scontare la pena lontano dal luogo di residenza del proprio nucleo familiare;
le detenute devono scontare pene di durata mediamente breve, la maggior parte non superando i cinque anni;
l'ordinamento penitenziario prevede strutture specifiche per le carceri e per le sezioni femminili, come, per esempio, gli asili nido, là dove l'istituto o la sezione ospiti gestanti o madri con bambini;
circa 70 bambini al di sotto dei tre anni di età sono ingiustamente e intollerabilmente in carcere con le loro madri, in prigioni femminili o in sezioni di carceri;
la legge 8 marzo 2001, n. 40 «Misure alternative alla detenzione a tutela del rapporto tra detenute e figli minori», anche in attuazione del principio costituzionale di proteggere la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo (articolo 31 cost.), ha inteso perseguire l'obiettivo di assicurare al bambino un sano sviluppo psicofisico permettendo alla madre di vivere i primi anni dell'infanzia del minore al di fuori delle mura carcerarie, estendendo l'ambito di operatività degli istituti del differimento dell'esecuzione della pena e della detenzione domiciliare il legislatore ha voluto evitare situazioni nelle quali a madri detenute si aggiungano bambini detenuti -:
in che modo sia stata data attuazione alla citata legge destinata alla tutela del rapporto qualificato madre-figlio;
se e come sia stato applicato l'istituto del differimento dell'esecuzione pena e della detenzione domiciliare;
se intenda istituire un apposito Ufficio del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria che si occupi del trattamento delle donne detenute.
(4-19083)
notizie apparse sulla stampa locale di Firenze del 6 e 7 dicembre 2005 riportano la denuncia di 11 associazioni di volontariato in merito a presunte violenze contro alcuni detenuti del Nuovo Complesso dell'Istituto penitenziario di Sollicciano (Firenze);
secondo quanto dichiarato dalle suddette associazioni in un documento pubblico, negli atti di violenza sarebbero coinvolti alcuni agenti ed un ispettore della polizia penitenziaria;
i presunti abusi sarebbero avvenuti fra il 2 e il 17 novembre scorso, periodo in cui i detenuti hanno portato avanti una protesta per denunciare il sovraffollamento e le precarie condizioni igienico sanitarie del penitenziario fiorentino;
le associazioni di volontariato hanno informato, dettagliatamente, la direzione del carcere di Sollicciano dei presunti atti di violenza sui detenuti;
la Procura di Firenze ha aperto un'indagine conoscitiva per avviare una serie di accertamenti sulle presunte violenze all'interno del carcere di Sollicciano e per individuare eventuali responsabilità penali;
il Garante dei diritti dei detenuti, Franco Corleone, nel commentare quanto denunciato dalle associazioni di volontariato, è tornato a sollecitare le istituzioni sul gravissimo problema del sovraffollamento del carcere di Sollicciano, che continua ad ospitare oltre mille detenuti a fronte di una capienza massima di 450 persone, in un quadro nazionale altrettanto grave;
si rende necessario, a giudizio dell'interrogante, un intervento volto ad accertare i fatti sopra esposti, anche per ristabilire un clima sereno di collaborazione fra la direzione dell'Istituto penitenziario di Sollicciano, i detenuti e il mondo del volontariato che opera all'interno della struttura -:
quali iniziative intenda porre in essere per verificare quanto denunciato dalle associazioni;
se non ritenga opportuno dare luogo ad una indagine interna volta ad accertare la verità, individuare eventuali responsabilità, anche a tutela dei lavoratori del carcere e degli operatori della polizia penitenziaria, la cui professionalità e il cui operato non possono essere messi in discussione da fatti che, se accertati, sarebbero gravissimi.
(4-19085)