Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 711 del 24/11/2005
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Si riprende la discussione del disegno di legge di conversione n. 6176.

PRESIDENTE. Avverto che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.


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(Esame degli ordini del giorno - A.C. 6176 )

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 6176 sezione 1).
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del regolamento, in quanto relativi a materia estranea all'oggetto della discussione, gli ordini del giorno: Patarino n. 9/6176/2, Giordano n. 9/6176/176, Valpiana n. 9/6176/181 e Mascia n. 9/6176/182, Deiana n. 9/6176/183, Bellillo n. 9/6176/189 e Sciacca n. 9/6176/193.
Ricordo che a norma dell'articolo 88, comma 1, del regolamento, l'esame degli ordini del giorno si articola nelle seguenti fasi: illustrazione, parere del Governo, dichiarazioni di voto e votazione. Avverto che sono stati presentati 214 ordini del giorno e che sono finora pervenute oltre 170 richieste di interventi per l'illustrazione dei medesimi, per un totale di oltre 14 ore, cui bisogna aggiungere il tempo necessario per l'espressione dei pareri da parte del Governo e per gli ulteriori interventi per dichiarazioni di voto sul loro complesso (ne sono stati preannunciati circa 200). Per garantire l'ordinato svolgimento dei nostri lavori e per dare certezza ai colleghi, come già avvenuto in analoghe circostanze, avverto che le votazioni degli ordini del giorno avranno luogo comunque non prima di martedì 29 novembre a partire dalle 11,30.
Proseguiremo, dunque, nella giornata di oggi ed eventualmente anche nelle giornate successive per l'illustrazione degli ordini del giorno, con i pareri del Governo e fino all'esaurimento delle dichiarazioni di voto. Qualora le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno fossero esaurite in tempo utile, la discussione generale degli argomenti previsti dal vigente calendario dei lavori potrà aver luogo regolarmente nella giornata di lunedì 28 novembre. In caso contrario, essa sarà rinviata ad altra seduta.
L'onorevole Molinari ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/27.

GIUSEPPE MOLINARI. Signor Presidente, l'ordine del giorno in esame parte dalla drammaticità della situazione che sta attraversando la Val Basento, la principale area industriale della Basilicata. Nel 2003, con la dismissione da parte della SNIA di Nylstar 1 e la perdita di altri 113 posti di lavoro che dovevano andarsi a sommare alla chiusura della PNT e dell'INCA, i sindacati lanciarono l'allarme sulla progressiva desertificazione del patrimonio industriale e produttivo presente nella valle.
Oggi c'è un vero bollettino di guerra. Vi sono oltre 300 lavoratori in mobilità storica, ai quali questo Governo ha deciso di togliere un ulteriore 10 per cento dall'assegno che percepiscono (30 euro su 300: queste sono le cifre). Vi sono altri 200 lavoratori in mobilità, la cui scadenza è fissata, nella maggior parte dei casi, per la prossima primavera. È cresciuto anche il ricorso alla cassa integrazione e non si intravedono spiragli di rilancio.
A seguito di quella forte iniziativa delle organizzazioni sindacali, nel 2003 fu messa in piedi un'ipotesi di contratto di programma denominato Valsud, sottoscritto da quattro aziende pronte ad investire in Val Basento con programmi industriali in grado di riassorbire le unità in mobilità e dare respiro a una situazione drammatica. Sappiamo che i tempi della burocrazia non coincidono con i tempi dell'economia, ma comunque attendevamo che tale contratto di programma, dopo l'inserimento di Pisticci nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recante le misure previste dalla legge n. 181 del 1989 sulle riconversioni industriali, fosse approvato in tempi abbastanza rapidi. Purtroppo non è stato così. In queste ore l'assessore alle attività produttive della regione Basilicata sta incontrando i vertici di Sviluppo Italia per affrontare il nodo Valsud e per comprendere quale sarà il futuro di questo strumento, in considerazione del fatto che alcune aziende, che


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inizialmente avevano aderito al progetto, viste le lungaggini si sono disimpegnate.
Il sottosegretario Valducci, rispondendo alcuni giorni fa ad un'interrogazione da me presentata in Commissione attività produttive, ha affermato che l'iter del contratto di programma è fermo. È del tutto evidente che questa notizia ha destato forte preoccupazione tra i lavoratori e il sindacato e nel territorio, che è in attesa di risposte certe. Gli ammortizzatori sociali stanno scadendo, e interessano molte persone con un'età anagrafica difficile, intorno ai cinquant'anni, con impossibilità di reinserimento in un territorio critico come quello della Val Basento.
L'ordine del giorno in esame chiede un impegno forte da parte del Governo per il rilancio industriale della Val Basento, a partire proprio dalla definizione, entro la fine del 2005, del contratto di programma Nuova Valsud. Devono essere chiari i tempi e le risorse: non vorremmo trovarci di fronte all'ennesima scatola vuota, che crea illusioni e non risolve i drammatici problemi occupazionali della Val Basento. Ci auguriamo che il Governo rifletta bene prima di esprimere il proprio parere sull'ordine del giorno e non sottovaluti la portata della questione.
Domani avrà luogo uno sciopero generale di quattro ore, in Basilicata esteso ad otto, che trova nella situazione della Val Basento proprio una delle sue questioni più spinose. Nell'incontro tra regione e sindacati è stato concordato di richiedere un tavolo nazionale, governativo, istituzionale e tecnico sulla Val Basento. Bisogna spostare il tema sulle crisi industriali che vive la Val Basento a tutta la Basilicata. La Barilla, la Standardtela, l'indotto Fiat, il polo del salotto sono tutti punti di crisi scoperti che necessitano di una risposta complessiva. Non è possibile andare avanti ad annunci e smentite; ogni volta che vi è un servizio giornalistico a livello regionali sulle indiscrezioni, si alimentano attese e, spesso, delusioni. Proprio come nel caso della scorsa settimana, quando, dopo uno stillicidio continuo di indiscrezioni e comunicati stampa ottimistici, è giunta la doccia gelata del sottosegretario Valducci.
Ora mi auguro che questo ordine del giorno imponga un'accelerazione e, quindi, una risposta definitiva alla vertenza Valsud; per questo, chiedo al Governo d'accoglierlo.

PRESIDENTE. L'onorevole Lettieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/18.

MARIO LETTIERI. Presidente, le norme fiscali contenute nel decreto non hanno alcuna equità e non mirano ad una giusta redistribuzione delle risorse a favore delle fasce e dei territori più deboli del nostro paese. Non lo si fa nei confronti delle famiglie numerose o monoreddito, né verso i pensionati e i giovani disoccupati, ma non lo si fa neanche verso quei territori che ne hanno diritto, perché con le proprie risorse forniscono un contributo non secondario all'economia del paese. Penso alla Basilicata, dove, come è noto, si estrae una quantità di petrolio non inferiore al 10 per cento del fabbisogno nazionale. È senz'altro vero che le risorse del sottosuolo sono beni dello Stato e non del territorio su cui insistono; è innegabile, però, che l'attività di estrazione produce danni che si riverberano sull'ambiente, sulle attività economiche preesistenti e, quindi, sui redditi dei cittadini che risiedono nei territori interessati.
In Basilicata, in particolare nella Val d'Agri, nella Valle del Sauro e nella Valle del Camastra, che sono dal punto di vista ambientale aree di vero pregio, le estrazioni petrolifere hanno prodotto e producono quotidianamente danni rilevanti, con riferimento non solo all'abbattimento di alberi, spesso secolari, ma anche alle falde idriche e alle sorgenti, nonché alla viabilità e ad altre infrastrutture. Si pensi al disboscamento per la realizzazione delle strade di penetrazione in boschi meravigliosi e alla costruzione del reticolo di tubature per portare il petrolio al centro oli di Viggiano e, successivamente alla raffineria di Taranto. L'ecosistema di un'area, di un'intera piccola regione viene messo a rischio.


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Lo stesso clima è soggetto a mutamento, con pregiudizio per l'industria turistica legata alla neve. Forse molti colleghi non sanno che sulla montagna del Viggiano, sul monte Volturino a Marsico Vetere, alla Sellata di Abriola, a Sasso di Castaldo e sul monte Sirino vi sono stazioni sciistiche importanti che attirano migliaia di turisti ogni anno. Tutto questo è a rischio futuro. Anche le attività agricole e zootecniche subiscono un colpo. Le produzioni di pregio, dalle mele della Val d'Agri ai prodotti ortofrutticoli in genere, potrebbero subire modificazioni alle qualità organolettiche, e, intanto, vi è stata una caduta dei redditi delle aziende agricole operanti in queste aree. Vi è stato anche il crollo dei prezzi degli immobili, perché si sono ridotti gli acquirenti esterni a queste aree.
A fronte di questa non tranquillizzante situazione, che suscita molta e viva preoccupazione tra le popolazioni interessate, lo Stato deve pensare ad un adeguato ristoro per i cittadini lucani, in particolare per quelli che risiedono nei comuni del bacino petrolifero.
L'ordine del giorno che porta la mia firma e quella dei colleghi Boccia e Molinari, impegna il Governo a prevedere, anche promuovendo una specifica modifica della normativa attuale, una riduzione delle accise sui prodotti petroliferi per tutti i cittadini residenti ed operanti in Basilicata con un minimo di agevolazione in più per coloro che risiedono nel bacino petrolifero.
Mi auguro che non sia sottovalutata ma invece presa in considerazione, dai colleghi della maggioranza e soprattutto dal Governo, l'esigenza di rendere giustizia a quelle popolazioni danneggiate. Conseguentemente, chiedo che il mio ordine del giorno sia accolto.

PRESIDENTE. L'onorevole Iannuzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/50.

TINO IANNUZZI. Signor Presidente, con l'ordine del giorno che mi appresto ad illustrare si è voluta sollevare una questione assolutamente rilevante per l'intero sistema economico nazionale. Si tratta della disciplina, relativa al 2006 e agli anni successivi, delle incentivazioni fiscali concesse per le ristrutturazioni edilizie.
Sappiamo bene che, con il tortuoso passaggio avvenuto al Senato, è stata eliminata dal provvedimento la previsione originaria che prevedeva la proroga di tali agevolazioni per tutto il 2006. Faccio riferimento sia alle detrazioni ai fini IRPEF delle spese sostenute per gli interventi di ristrutturazione immobiliare, sia alla possibilità di usufruire della riduzione dell'IVA agevolata ad un tasso non più del 20 ma del 10 per cento.
La mancata riconferma di tali agevolazioni è un errore grave, che si inserisce in un disegno generale di scarsa attenzione e di scarsa condivisione del ministro Tremonti nei confronti di un istituto che dal 1998 fino ad agosto 2005 ha sortito, secondo i dati ufficiali, ben 2.317.941 applicazioni. In pratica, si sono registrate oltre due milioni e trecentomila situazioni nelle quali i proprietari hanno realizzato importanti lavori di ristrutturazione e di riqualificazione dei propri immobili avvalendosi delle agevolazioni fiscali.
Dall'applicazione di tale meccanismo, che sicuramente ha rivelato tutta la sua positività all'interno del sistema economico nazionale, sono derivati, in generale, tre ordini di effetti positivi.
In primo luogo, ne è derivata una rilevante spinta al settore dell'edilizia e ai settori ad esso collegati, facendo registrare anche un incremento dei livelli occupazionali. Ciò è tanto più vero se si considera che il settore edilizio è stato quello che in questi anni ha inciso in maniera maggiore sull'incremento del prodotto interno lordo. Settore edilizio che ha ricevuto uno slancio particolarmente forte e vitale proprio dalla possibilità di usufruire delle agevolazioni fiscali basate sia sulle detrazioni ai fini IRPEF sia sull'IVA agevolata.
In secondo luogo, ne è derivato un importante contributo alla riqualificazione, alla modernizzazione e all'adeguamento del patrimonio immobiliare urbano, spesso in condizioni di manutenzione e di


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tenuta assolutamente inadeguate, se non di vera e propria fatiscenza. Si sono così restituiti a maggiore decoro e dignità abitativa una serie considerevole di immobili. Ciò ha comportato, a livello generale, anche una spinta positiva verso il recupero dell'edificato esistente e inadeguato, e a volte poco dignitoso, rispetto alle nuove edificazioni. Questa scelta ha significato, altresì, un risparmio considerevole di territorio, di consumi sociali, di ambiente e di costi complessivi che la comunità sostiene. Difatti, tra il recupero dell'edificazione esistente fatiscente e la nuova edificazione non v'è dubbio che la prima è la via da seguire e sviluppare a 360 gradi per le realtà urbanistiche delle nostre città.
In terzo luogo, attraverso questo meccanismo vi è stata una positivita riemersione di aree significative e rilevanti di lavoro irregolare e di economia sommersa; in tal modo, si sono recuperate aree e zone di fiscalità. Tali agevolazioni fiscali, in questi anni, hanno dimostrato di autofinanziarsi, di essere cioè a costo zero. È vero che esse implicano un decremento degli introiti a seguito delle riduzioni fiscali concesse, ma è anche vero che esse determinano un incremento complessivo delle entrate perché maggiore è il numero degli interventi edilizi e, tra questi, maggiore è il numero degli interventi, realizzati alla luce del sole, soggetti a fiscalità.
Oggi, invece, noi dovremmo preoccuparci di stabilizzare e rendere definitive ...

PRESIDENTE. Onorevole Iannuzzi ...

TINO IANNUZZI. ...tali agevolazioni, di ampliarle e di renderle strutturali.
Al contrario, con il provvedimento in esame, denunciando difficoltà che non si sforza di superare decisamente in sede di Unione europea, il Governo si arrende e ci dice che l'aliquota IVA sarà ridotta dal 20 al 10. Né la misura sarà compensata dall'incremento della detrazione IRPEF dal 36 al 41 per cento.
In tal modo, si dà un colpo formidabile ad uno dei pochi istituti che - possiamo riconoscerlo tutti, serenamente ed obiettivamente - hanno funzionato molto bene nell'intero sistema nazionale.
Pertanto, noi invitiamo, pressiamo, incalziamo il Governo ad attivare ogni iniziativa, anche presso l'Unione europea, per reintrodurre l'aliquota agevolata IVA del 10 per cento già in occasione di questa manovra finanziaria, per riconfermarla nel 2006 e per andare, poi, a definire le cose in sede europea. Allo stesso modo, invitiamo a ridurre da dieci a cinque anni il periodo temporale in cui spalmare le agevolazioni e ad elevare il tetto massimo della spesa detraibile dagli attuali 48 mila euro a 78 mila euro, ripristinando, cioè, il tetto originario di 150 milioni di vecchie lire previsto nel 1998. Proponiamo una misura importante e positiva che l'intero paese attende.
Su queste cose il Governo dovrebbe cimentarsi e, finalmente, dovrebbe spendere le sue energie per dare risposte positive.

PRESIDENTE. L'onorevole Mariotti ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/113.

ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, siamo passati dalla promessa di un miracolo economico del 2001 ad un messaggio molto più concreto: quello di tentare la fortuna. Infatti, con l'articolo 11-quinquiesdecies del decreto-legge si estende la possibilità di gioco e, sostanzialmente, si dice ai cittadini: scommettete sui cavalli e giocate al lotto; fatelo attraverso Internet o la televisione digitale, purché giochiate e tentiate la fortuna! Mi pare veramente una fine degna della vostra maggioranza questa conclusione di legislatura!
Questa è l'ultima finanziaria della XIV legislatura ed è anche l'ultima che questa maggioranza di centrodestra imporrà al paese.
Nel metodo, avete superato voi stessi in ogni momento, stravolgendo ogni regola costituzionale, legislativa e regolamentare sulla sessione di bilancio. Le Commissioni bilancio di Camera e Senato ed il Parlamento in generale sono stati letteralmente


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espropriati e mortificati da un Governo allo sbando che, come ogni esercito in ritirata, distrugge tutto ciò che incontra.
Due voti di fiducia su testi governativi pasticciati e confusi hanno impedito all'opposizione, ma anche ai colleghi della maggioranza, di entrare nel merito della manovra, per chiarire, emendare, verificare. Questo va denunciato con forza al paese - e noi lo faremo - perché le regole democratiche sono di tutti e non di una maggioranza.
Perché tanta fretta di sotterrare questo cadavere? Perché non è stato possibile discutere ed emendare il decreto-legge in modo appropriato? Cosa volete nascondere al Parlamento ed al paese? Ve lo dico io, colleghi! Volete nascondere lo sfascio dei conti pubblici. Volete nascondere il disastro economico-finanziario prodotto dai vostri cinque anni di Governo. Altro che miracolo economico! Questo è il risultato della vostra azione di Governo!
Il decreto-legge in esame, che è l'insieme di tre decreti-legge scippati al Parlamento, è collegato alla finanziaria per il 2006, ma - udite, udite! - è anche collegato, in modo retroattivo, a quella per il 2005, quindi all'anno finanziario che sta per chiudersi, in quanto tenta di correggere i conti dell'anno in corso. Tutto ciò senza conoscere quale sia l'entità dello scostamento da correggere, quale sia il tendenziale del deficit da portare, a fine anno, a quel 4,3 per cento che corrisponda all'impegno concordato con il consiglio Ecofin e con l'Unione europea.
L'unica certezza sono i tagli agli enti locali ed alle regioni, cioè a quegli enti territoriali che, in questi anni, come hanno certificato la Corte dei conti ed il Ragioniere generale dello Stato hanno fatto il proprio dovere sul piano del risanamento e della gestione corretta dei conti, rispettando il patto di stabilità interno. Naturalmente, questi tagli significano tagli ai servizi, alle famiglie: a quelle stesse famiglie alle quali promettete il bonus per i figli ed i 160 euro per mandare i bambini all'asilo nido.
Mi riferisco al taglio di 500 milioni per il fondo per le politiche sociali. Per questo anno, si tagliano i fondi necessari per pagare servizi già erogati dalle regioni, mettendo in difficoltà, ancora una volta, gli enti territoriali ed i loro conti.
Per quanto riguarda i contratti di lavoro per il pubblico impiego, non si capisce se saranno stipulati ed attivati durante il 2005 o se slitteranno al 2006. Naturalmente, colleghi, questo non è di poco conto, perché, se li stipulerete e attiverete nel 2005, il deficit aumenterà, andando oltre il 4,5 per cento. Se li farete slittare - come pare - al 2006, peggiorerete dello 0,26 per cento il deficit del 2006. Quindi, si determinerà la necessità di una manovra economica.
Su tutto questo, colleghi, informeremo adeguatamente il paese ed i cittadini, chiedendo una svolta radicale per mandarvi a casa e per un nuovo Governo del paese e dell'economia (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Maurandi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/116.

PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, siamo all'epilogo delle manovre finanziarie del Governo, un epilogo degno della legislatura, un epilogo che è una fiera, un mix di finzioni e di bugie. Non saprei dire cosa prevalga, ma non ha importanza.
La questione di fiducia posta sul provvedimento in esame è una grande finzione, perché viene giustificata con l'ostruzionismo dell'opposizione. In realtà, ricorrete alla questione di fiducia perché non sapete dove mettere le mani per correggere i guasti che avete compiuto nel corso di una legislatura.
Fra le grandi finzioni e le grandi bugie, vi è una serie di argomenti che vorrei provare rapidamente a toccare.
Il primo argomento riguarda le previsioni che stanno alla base della manovra. Alcuni mesi fa, si è partiti parlando di timidi segnali di ripresa, poi si è passati, progressivamente, nel prosieguo della discussione, a dire che è iniziata la «ripresina». Poi, si è detto che siamo in


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ripresa e, questa mattina, qualche oratore della maggioranza ha dichiarato che siamo in netta ripresa. Francamente, è un crescendo fuori luogo, tanto più che il Governo e la maggioranza hanno tirato fuori la questione della ripresa ad ogni finanziaria e, puntualmente, purtroppo per il paese, siete stati smentiti. Ma il fatto è che non siete credibili su questo.
È vero che ci sono segnali di ripresa, e questo, naturalmente, ci fa piacere per il paese, ma non c'è più di questo, per ora. Ci solo timidi segnali di ripresa, non perché lo dica il Governo, che non è credibile, ma perché vi sono dati obiettivi che lo confermano.
L'altro tema riguarda lo stato della finanza pubblica. La finanza pubblica - alcuni oratori della maggioranza, anche questa mattina, lo hanno dimenticato - è fuori controllo e voi non potete raccontare in giro che l'Italia è come gli altri paesi europei che hanno gli stessi problemi e le stesse difficoltà. Se non altro, il livello del debito pubblico nel nostro paese, di cui non dovreste mai dimenticarvi, dovrebbe indurvi a differenziare la nostra situazione della finanza pubblica da quella di altri paesi europei a noi paragonabili. Questo vuol dire, se non altro per il debito pubblico, che dovremmo essere virtuosi non come gli altri, ma più degli altri. Invece, accade esattamente il contrario: la finanza pubblica è fuori controllo ed è per questo che la Commissione europea vi ha dettato la manovra per riportare il rapporto deficit-PIL sotto il 3 per cento in due anni. Vi ha dettato i numeri della manovra!
Allora, come potete andare in giro per l'Italia e per l'Europa a raccontare che lo stato della finanza pubblica italiana è uguale a quello di paesi come la Francia e la Germania, che hanno, certamente, le loro difficoltà, ma ne hanno meno di noi e hanno un debito pubblico che è enormemente inferiore al nostro?
L'altro argomento della maggioranza è che il Governo non mette le mani in tasca agli italiani. Ma come? Questa mattina, qualche collega, ha ricordato il fiscal drag. Vi siete dimenticati del fiscal drag scippato? Gli italiani, i contribuenti non se ne sono dimenticati.
E ancora: il fondo per la spesa sociale, che per il momento avete tagliato del 50 per cento (poi si vedrà che cosa le regioni e gli enti locali riusciranno a spuntare). Tutto ciò su chi ricade? Ricade sui cittadini, su quelli meno abbienti. È possibile fare un semplice calcolo numerico, un elementare calcolo aritmetico con i numeri forniti da questo decreto.

PRESIDENTE. Onorevole Maurandi la prego di concludere.

PIETRO MAURANDI. Infatti, attraverso le diminuzioni di fondi ai comuni vengono sottratti 1.485 milioni e, attraverso le misure in favore delle famiglie, vengono dati alle stesse 1.140 milioni; quindi, la differenza è pari a meno 345 milioni, che vengono sottratti alle famiglie. Per di più, c'è la questione delle autonomie - sulla quale non posso dilungarmi - che sono sotto attacco da parte del Governo...

PRESIDENTE. Onorevole Maurandi, la invito a concludere.

PIETRO MAURANDI. Altro che federalismo!
Con i nostri emendamenti abbiamo cercato di correggere, di metter fine alla fiera delle finzioni e delle bugie, e ora lo facciamo con i nostri ordini del giorno e lo faremo ancora in sede di esame della legge finanziaria.

PRESIDENTE. L'onorevole Olivieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/1.

LUIGI OLIVIERI. Signor presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno - che tra l'altro porta il numero 1 - firmato da chi parla e dai colleghi Boato e Kessler. Questo è sicuramente l'esempio paradigmatico di come non si dovrebbero fare le leggi quando si hanno responsabilità nazionali e, anche, di come siano profondamente giuste le osservazioni, sia


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di merito sia di valore morale, fatte dai colleghi dell'opposizione sia questa mattina nel corso delle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia, sia poc'anzi in merito agli ordini del giorno.
A cosa mi riferisco, a cosa ci riferiamo? Ci riferiamo, in buona sostanza, all'articolo 11-quaterdecies, comma 2, del decreto-legge cosiddetto fiscale, collegato alla finanziaria, sul quale poc'anzi la maggioranza ha espresso il consenso dando il voto di fiducia al Governo. Un decreto sul quale non abbiamo potuto dire assolutamente nulla, né in Commissione né in aula, perché - come si suol dire - è un decreto blindato. Se fossimo potuti intervenire - come si doveva intervenire, come era necessario intervenire per superare le enormità di cui più avanti darò un esempio - avremmo avuto - o meglio: voi maggioranza avreste avuto - la possibilità di approvare un provvedimento che, quanto meno, non avrebbe contenuto atti sui quali è sicuramente necessario stendere un velo pietoso; norme che non possono essere assolutamente condivise e che, se fossero state compiutamente conosciute anche dai colleghi senatori, non avrebbero sicuramente ottenuto il loro consenso.
L'articolo 11-quaterdecies, comma 2, che poc'anzi ho citato, autorizza una spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2006 per l'organizzazione e l'adeguamento degli impianti necessari allo svolgimento del convegno internazionale interconfessionale. A questo proposito è interessante leggere le quattro righe che su questa norma aggiunge il nostro Servizio studi nell'esemplare compito di decifrare, ad ausilio dei deputati, questa norma: «Si sottolinea che la disposizione omette di fornire indicazioni utili all'individuazione del convegno citato; sembrerebbe, pertanto, opportuno fornire qualche elemento ulteriore utile all'individuazione della manifestazione per la quale viene disposto il contributo». Questa necessità, questa ovvietà che non sarebbe dovuto essere necessario che ci venisse segnalata dal Servizio studi, perché il Senato stesso avrebbe già dovuto dircelo, è stata svelata da coloro che dovevano essere i beneficiari.
A beneficiarne doveva essere la curia trentina ma, in modo clamoroso e pubblico, la chiesa trentina ha dichiarato di non voler profittare della disposizione di legge in esame e di rifiutare la somma stanziata per realizzare quanto, appunto, la disposizione prevede; ecco, quindi, perché noi abbiamo presentato un ordine del giorno. Ignoriamo quale sarà il pronunciamento del Governo su tale atto; siamo però assolutamente convinti che detto pronunciamento non potrà che essere favorevole nel senso che, se lo stesso beneficiario, sdegnosamente, dichiara che, dinanzi ad una situazione nella quale si prevedono tagli...

PRESIDENTE. Onorevole...

LUIGI OLIVIERI. Sto terminando, Presidente. Ebbene, dinanzi ad una situazione nella quale si effettuano tagli drastici sulle risorse degli enti locali, sul fondo sociale, si azzera il fondo nazionale della montagna e si interviene ancora su quant'altro, è quanto meno immorale stanziare tale somma per realizzare opere sicuramente utili ma con risorse che, in questo momento, andrebbero utilizzate diversamente.
Siamo convinti che il Governo non potrà che darci ragione e cancellare, conseguentemente, la previsione sicché la somma potrà essere utilizzata in finanziaria - e noi presenteremo proposte emendative affinché ciò avvenga - in modo più utile e sicuramente più produttivo per le sorti del paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Kessler ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/45.

GIOVANNI KESSLER. Signor Presidente, intervengo per illustrare l'ordine del giorno n. 9/6176/45, a firma mia e del collega Olivieri, sull'argomento testé discusso, ovvero il comma 2 dell'articolo


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11-quaterdecies del decreto in esame, il quale, come si ricorda nell'ordine del giorno, dispone «la spesa di 5 milioni di euro per l'anno 2006 per l'organizzazione e l'adeguamento infrastrutturale necessario alla realizzazione di un (...) "convegno internazionale interconfessionale"». Un convegno «non meglio definito», anzi, direi, piuttosto misterioso; a svelare il mistero, ha pensato per primo il senatore Tarolli che, in interviste pubbliche rilasciate sulla stampa, ha indicato il destinatario, l'arcidiocesi di Trento, dove si sarebbe dovuto svolgere un convegno del quale nessuno aveva mai sentito parlare. Il senatore si è vantato di essere l'autore della norma e di avere trattato direttamente con il Governo e con il ministro Tremonti l'inserimento nel provvedimento del comma 2 dell'articolo in esame (ovvero la previsione di questo finanziamento). Si è altresì vantato, addirittura, in interviste pubbliche, di essere uno dei pochissimi parlamentari capaci di ottenere tali risultati; su 945 parlamentari, ad avviso del senatore, solo lui ed altri tre riuscirebbero a compiere operazioni di tale genere. Peccato per lui che l'articolata ed orgogliosa arcidiocesi trentina abbia subito reagito, parlando di un biglietto della lotteria dal prezzo troppo caro, dal prezzo inaccettabile!
Peraltro, nessuno nella diocesi, nemmeno il responsabile per il dialogo ecumenico, ha sentito parlare di questo convegno; alla fine, la diocesi, proprio pochi giorni fa, ha formalmente rifiutato questo finanziamento «nella consapevolezza di come nell'attuale congiuntura economica sia decisivo porre un segno di sobrietà e di condivisione con le difficoltà provate da tante famiglie».
Questa è la saggezza dell'arcidiocesi di Trento di fronte alla quale, invece, noi mostriamo un inaccettabile atto di malcostume consistente in finanziamenti dati senza alcuna trasparenza, senza alcuna verifica di progetto, senza alcun progetto credibile e verificabile! Un assalto alla diligenza dove il parlamentare che si crede più bravo e più potente, volendo dimostrare la sua capacità di influenza e di potenza, riesce a «mungere» qualcosa nelle pieghe del bilancio dello Stato. Un atto di clientelismo, che umilia la funzione del parlamentare che lo compie - appunto, colui che riesce a «mungere» qualcosa per il suo collegio elettorale - ed umilia, altresì, colui che la accetta, riducendolo al ruolo di cliente.
Ma ancor di più, signor Presidente e onorevoli colleghi - e, in questo caso, desidero rivolgermi ancora, in maniera particolare, al Governo -, vorrei rilevare che tale finanziamento realizza un'invasione di campo del livello nazionale di governo nell'autonomia speciale della provincia trentina. Infatti, l'organizzazione di convegni, nonché la ristrutturazione di edifici ecclesiastici, rientra pienamente nell'ambito delle competenze attribuite alla provincia autonoma di Trento, che su tale materia ha anche legiferato ed è altresì capace di intervenire economicamente, come del resto già accade.
Non vi era alcun bisogno, dunque, dello stanziamento di tali somme da parte dello Stato. A tale riguardo, vorrei ricordare che, spesso a torto, la nostra provincia è ritenuto un ente privilegiato per i finanziamenti provenienti dallo Stato di cui gode. Tale scelta di finanziamento, pertanto, appare ingiustificata, vista la grande mole di competenze di cui dispone la provincia di Trento.
Un intervento legislativo come quello recato dal comma 2 dell'articolo 11-quaterdecies del provvedimento in esame determina, dunque, non solo un'invasione di campo...

PRESIDENTE. Onorevole Kessler, si avvii a concludere!

GIOVANNI KESSLER. Ho concluso, Presidente - ma anche uno spreco, trattandosi di una duplicazione di finanziamenti.
Credo allora che, se il Governo accettasse il mio ordine del giorno, congelando conseguentemente l'erogazione di tali stanziamenti e rendendoli nuovamente disponibili al patrimonio dello Stato, dimostrerebbe una saggezza pari almeno a quella dell'arcidiocesi di Trento.


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PRESIDENTE. L'onorevole Preda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/134.

ALDO PREDA. Signor Presidente, con l'ordine del giorno da me presentato intendo sollecitare il Governo ad intervenire in merito al problema del numero degli enti e delle aziende locali coinvolte nel processo di privatizzazione.
L'ennesimo ricorso agli ordini del giorno, e non ad una seria discussione prima in sede di Commissione, poi in quest'Assemblea su proposte emendative, è la dimostrazione non solo dell'esistenza di un problema, ma anche del mancato rispetto della funzione primaria del Parlamento, consistente nel suo contributo alla formazione delle leggi.
Si tratta di una questione politica che deve essere sollevata su tutti provvedimenti, in particolare su quelli relativi alla manovra economico-finanziaria, nonché su quelli ad essa collegati, soprattutto in questo momento difficile per il paese. Il provvedimento in esame, infatti, si inserisce sia in uno scenario critico per la nostra gente, sia in un momento nel quale occorre cogliere tutte le opportunità, le proposte, le idee e le invenzioni per uscire dalla crisi che sta attraversando il nostro paese.
Ciò perché crisi significa, essenzialmente, nuove povertà per la gente, poiché il livello di povertà sia delle famiglie, sia delle aziende sta crescendo, e vuol dire anche nuove difficoltà per ogni tipo di impresa del nostro paese. Uscire dalla crisi significa offrire certezze sulle manovre correttive della finanza pubblica, e non confusione, come è avvenuto e sta tuttora avvenendo; vuol dire controllo dei conti pubblici, concertazione con le forze sindacali ed imprenditoriali ed un'efficace politica industriale, economica e fiscale. Uscire dalla crisi, in altri termini, significa uniformarsi ad un grande principio, quale quello dell'uguaglianza.
Di tutto ciò non c'è traccia né nei provvedimenti passati, né nel decreto-legge in esame, né, tanto meno, nel prossimo disegno di legge finanziaria. Tutto ciò, ripeto, non c'è, e manca anche, attraverso la ripetuta posizione della questione di fiducia, da parte del Governo, il confronto democratico.
Non vorrei che, a causa della confusione che vi è nella maggioranza, il decreto-legge in esame, su cui avete chiesto ed ottenuto la fiducia da parte della Camera dei deputati - il quale, peraltro, assorbe altri quattro provvedimenti d'urgenza nel frattempo decaduti, reca misure contraddittorie e risulta perfino di difficile valutazione anche per lo stesso Governo -, e sul quale avete voluto dare una dimostrazione di forza (perché questo è la posizione della questione di fiducia, dal momento che rappresenta la «legge» della maggioranza), dovesse essere successivamente emendato, tra qualche giorno, in sede di esame del disegno di legge finanziaria. Mi sembra che, almeno per quanto sia dato comprendere, sarà così.
Cosa faremo riguardo alla legge finanziaria? Mi auguro che vi sia, in quest'aula, un confronto sui problemi reali del nostro paese. Ho l'impressione - tuttavia - che non sarà così, e me ne rammarico. Ho l'impressione che anche sulla legge finanziaria, in quest'aula, in poche ore o in pochi giorni, l'esame sarà esaurito. Vi sarà, ancora una volta, il ricorso al voto di fiducia. Saranno «cassati» gli emendamenti, sia quelli della maggioranza sia quelli dell'opposizione. Ma state attenti: perché saranno «cassati» anche la vostra maggioranza ed il vostro Governo, tra pochi giorni o tra pochi mesi.

PRESIDENTE. L'onorevole Susini ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/152.

MARCO SUSINI. Signor Presidente, il mio ordine del giorno n. 9/6176/152 riguarda un tema molto delicato, quello delle infrastrutture aeroportuali. Più in generale, il tema delle infrastrutture è stato assolutamente dimenticato, non solo nella legge finanziaria per il 2006, ma in tutto il corso della legislatura.
Sulla ormai celeberrima lavagna di Bruno Vespa il Presidente del Consiglio


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tracciò la promessa di grandi opere da realizzare con tutta celerità. Ormai, invece, e a distanza di cinque anni, gli unici cantieri aperti dal Governo di centrodestra sono stati quelli a suo tempo deliberati, progettati e finanziati dai Governi di centrosinistra.
Anche nella legge finanziaria per l'anno 2006 si continuano a togliere ed a «tagliare» in modo pesantissimo risorse alle ferrovie; si ignorano i problemi della logistica; si blocca, assurdamente, la capacità di spesa delle autorità portuali e non si danno risposte serie alla gravissima crisi del trasporto aereo. Questo è il bilancio vero, al di là degli spot elettorali, di questa legislatura!
Vorrei ricordare che questa legge finanziaria è la terza manovra economica per dimensioni nella storia della Repubblica. Onorevoli colleghi, il Fondo monetario internazionale, pochi giorni fa, ha detto al Governo - e, purtroppo, al mondo intero - che la manovra di bilancio italiana si colloca ben al di sotto delle pratiche di trasparenza adottate dai paesi industriali e che si riscontra l'urgente necessità di migliorarla. Ciò vuol dire che il nostro è un paese «sotto tutela». Alla quinta legge finanziaria del centrodestra, l'Italia è sotto la «tutela» ed il «controllo» delle autorità monetarie e finanziarie mondiali. È un paese, dunque, «guardato a vista».
I voti di fiducia ripetuti servono, quindi, anche ad occultare la sostanza dei fatti, comprese le profonde divisioni che vi sono all'interno della maggioranza sugli indirizzi fondamentali della politica economica, divisioni che sono riemerse clamorosamente anche ieri, nel Consiglio dei ministri, sulla questione cruciale del TFR. Tutto è diventato, in questa logica, merce di scambio: la farsa della devolution con la legge ex-Cirielli; magari, domani, la par condicio con qualche provvedimento ad hoc da inserire, quale spot elettorale, nella legge finanziaria.
Siamo, dunque, di fronte ad un esercito in rotta, che si sta spartendo i resti delle sue devastazioni e dei suoi fallimenti.
Con la legge finanziaria per l'anno 2006 si chiude una fase. Nel 2001, all'inizio della legislatura, il ministro Tremonti, presentando la prima legge finanziaria del Governo di centrodestra, aveva detto che sarebbe stata una manovra di crescita, che avrebbe contenuto l'aumento delle pensioni e la riduzione delle tasse e che tutti quei soldi potevano andare in una sola direzione, ossia l'aumento dei consumi. Ebbene, nel 2005, ossia nell'anno in corso, i consumi sono crollati nella misura del 3-4 per cento. Anche nel 2001 - vorrei ricordarlo - si parlava, non solo da parte del ministro Tremonti, ma - ad esempio - anche del Governatore della Banca d'Italia, Fazio, di un nuovo possibile «miracolo economico» alle porte. In questi anni, invece - e purtroppo - l'Italia ha assistito ad un film completamente diverso: il debito pubblico è salito nuovamente al 108,2 per cento; l'indebitamento netto è pari al 4,3 per cento del prodotto interno lordo; sono diminuite le entrate tributarie, anche grazie alla scellerata pratica dei condoni e sono cresciute le spese correnti; il saldo primario è stato azzerato; ed, infine, forse il dato più emblematico del vostro fallimento, l'economia reale italiana registra, anche oggi, una crescita di molto poco superiore allo zero ed è il fanalino di coda dell'Europa.
Potremmo continuare a riportare questi dati, che misurano le tasche degli italiani.
Mentre si parla di soldi elargiti ai nuovi nati e via dicendo, vorrei concludere citando un dato significativo. Il reddito pro capite ha conosciuto un crollo addirittura clamoroso: 7,2 punti in meno rispetto al 2001. Questo è il bilancio della politica economica e finanziaria del Governo di centrodestra (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Adduce ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/54.

SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, pensiamo che, con la manovra che vi apprestate ad approvare, aumenterà


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ulteriormente la confusione e, soprattutto, l'incertezza che regna sovrana sui conti pubblici e, più in generale, nella politica economica del Governo. La manovra, infatti, risulta del tutto confusa e vi sono grandi incertezze sull'attendibilità dei dati che voi stessi avete fornito. Tutto ciò è testimoniato proprio dal numero di provvedimenti che avete presentato e che si sono succeduti nell'arco di poco più di un mese, per giungere poi al voto sulla questione di fiducia.
Meraviglia che chi è promotore di un'idea efficientista dell'economia, di una sorta di ideologia dell'efficienza, si presenti puntualmente nelle aule parlamentari - come è accaduto già negli scorsi anni ed accade ancor più in questo scorcio del 2005, alla fine della legislatura - con una documentazione confusa, incerta ed incapace di indicare una strada al paese; una strada di cui il paese avverte il massimo bisogno.
Il provvedimento fiscale del quale ci stiamo occupando e sul quale avete posto la questione di fiducia si colloca in nettissima controtendenza rispetto agli annunci roboanti ed assordanti sulla riduzione delle tasse che, per quattro anni ed oltre, il Governo ha distribuito a piene mani.
Sapevate di non poter cogliere i risultati che vi eravate proposti e, tuttavia, avete voluto insistere su un tema dal quale non siete riusciti a sottrarvi per mera esigenza di propaganda.
In effetti, nel 2005, dalla propaganda siete passati ai fatti, attraverso una riduzione fiscale che, però, ha riguardato in modo ridondante, e in molti casi in modo esclusivo, i cittadini con redditi più elevati. Avete, quindi, prodotto un risultato peggiore di quello della propaganda. Non ci saremmo aspettati, nel corso degli anni, un susseguirsi di complicazioni così gravi e così grandi. Ci saremmo accontentati persino del fatto che andavate in televisione a turlupinare, rivolgendo al popolo italiano annunci menzogneri; quanto meno, quest'anno, non ci saremmo trovati a dover rastrellare soldi qua e là per coprire i buchi che avete determinato nel bilancio dello Stato!
Invece, no. Per tentare di risolvere il grave problema della vostra inattendibilità, nel 2005 avete praticamente sciupato, sperperato, buttato dalla finestra 6 miliardi e mezzo di euro, che sono andati a ristorare le tasche di contribuenti che di quegli euro non avevano assolutamente bisogno: parlo di redditi superiori ai 70 e agli 80 mila euro all'anno. Oggi, a causa di questa inusitata opera di spreco, siete al rastrellamento ...

PRESIDENTE. Onorevole Adduce, la prego di concludere.

SALVATORE ADDUCE. Ho finito, signor Presidente.
Siete al rastrellamento selvaggio di ogni rivolo di risorse, siete allo strangolamento degli enti locali, che mai come con questa legge finanziaria per il 2006 si vedranno decurtare risorse necessarie a garantire servizi minimi ed elementari. Tagliate i fondi all'ANAS e alle Ferrovie dello Stato, che si vedranno costrette non solo a ridurre o ad annullare progetti in corso di realizzazione, ma persino a limitare le opere necessarie per la ordinaria manutenzione delle reti. Gli enti locali, come ho detto prima, subiranno il massimo dei risultati negativi di questa manovra, che si ripercuoteranno direttamente sulle spalle di milioni di cittadini, i quali avevano diritto ad un'altra legge finanziaria e ad un decreto fiscale che avesse un altro respiro. Voi non siete stati in grado di assicurare un risultato minimo ed è per questa ragione che noi abbiamo votato contro la fiducia e voteremo contro il decreto-legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. L'onorevole Frigato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6176/17.


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GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, ho presentato anche io un ordine del giorno, il n. 9/6176/17, che riguarda la viabilità e la sicurezza nelle strade del Veneto. Per la verità, esso fa seguito ad un analogo ordine del giorno che il Governo aveva accolto, però soltanto come raccomandazione, per un altro provvedimento la scorsa settimana.
Tuttavia, voglio usare anche io questi pochi minuti per fare una riflessione rispetto al contenuto di questo decreto-legge, perché ho un pesante dubbio proprio in riferimento ai contenuti stessi. Il titolo del decreto-legge al nostro esame recita «Misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria». Mi fermo alle «misure di contrasto all'evasione fiscale» perché ho il dubbio se dover credere al titolo e alla dichiarazione di buone intenzioni di questo decreto-legge o se, invece, dover scorrere nella mia memoria l'azione del Governo Berlusconi e della maggioranza berlusconiana di questi quattro anni e mezzo, proprio in riferimento ai temi della evasione fiscale o più in generale della fiscalità.
Ebbene, signor Presidente, rappresentante del Governo, in questa sede non posso non ricordare i condoni che voi avete puntualmente offerto all'attenzione e alle cosiddette «opportunità» - lo dico tra virgolette - del paese. Non posso non ricordare il provvedimento sullo scudo fiscale per il rientro dei capitali dall'estero e non posso non ricordare la depenalizzazione del reato del falso in bilancio. Infatti, su questi provvedimenti voi avete dato una linea, vi siete espressi ed avete legiferato in maniera diametralmente opposta al titolo dei provvedimenti in discussione. Allora, davvero non riesco a capire la faccia del Governo: se il Governo risponde realmente al titolo di questo provvedimento, se vuole fare una lotta seria all'evasione fiscale o, se invece, il Governo è quello che abbiamo conosciuto in questi anni, laddove è stato - come dire? - accondiscendente, per non usare parole più pesanti.
In questi anni, il Governo Berlusconi e la maggioranza berlusconiana hanno dato, dal mio punto di vista, dei messaggi devastanti per quanto attiene al senso di responsabilità, anche fiscale. Si è trattato di messaggi devastanti per quanto riguarda il senso di appartenenza stessa ad una comunità e, quindi, la partecipazione ai problemi e alle difficoltà.
Voi avete strizzato l'occhio ai furbi, avete premiato gli sbadati, quelli che non si ricordavano, che, magari, non si sono mai ricordati della scadenza delle imposte e dei propri doveri fiscali. Peggio ancora, avete lasciato credere, ancora una volta, a quegli stessi che potevano continuare a dimenticarsi, perché poi ci sarebbe stato un ulteriore passaggio e un ulteriore condono.
Lo so, signor rappresentante del Governo, che lei potrebbe dirmi - e, magari, mi dirà - che le risorse pubbliche vanno spese bene e che, quando si tratta di amministrare le tasse, in definitiva, si tratta di compiere un ragionamento serio sulla spesa pubblica e su come questa viene impegnata. Tuttavia, credo che i numeri di questi cinque anni di Governo, anche da questo punto di vista, dicano una cosa sola, anzi tre. Voi avete comunque aumentato le tasse, avete speso male il denaro pubblico e, alla fine, avete ridotto i servizi alla persona e alle famiglie.
Prendo atto che il titolo di questo provvedimento è davvero buono. Lo condivido. Ma temo, come si dice dalle mie parti, come dice la gente comune, che voi state chiudendo la stalla quando, purtroppo, i buoi sono scappati. Mi pare una grave responsabilità che pesa, insieme ad altre, proprio sulle spalle di questo Governo.

PRESIDENTE. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15.

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