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stata abitata in modo costante e cospicuo nel corso dei secoli (l'atto di dedizione alla Serenissima risale al 1238), al pari di innumerevoli altri borghi e città dell'Istria e della Dalmazia, da una popolazione di lingua e cultura italiana;
ritenga di coinvolgere le comunità degli esuli piranesi e quella degli italiani tuttora ivi residenti.
ha suscitato sconcerto ed incredulità la notizia che il Ministero per Beni e le Attività Culturali starebbe predisponendo un provvedimento finalizzato ad accorpare la sede della Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoantropologico della Basilicata con sede in Matera alla sede dirigenziale della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Potenza;
la paventata decisione non può che nascere da una scarsa conoscenza della origine della istituzione nel 1971 a Matera di una sede periferica del Ministero per i Beni e le Attività Culturali che rappresentò non una gratificazione politica bensì il giusto coronamento di un lungo, ricco ed articolato dibattito culturale, politico e parlamentare iniziato nel lontano aprile 1964;
Matera per il suo straordinario patrimonio storico, artistico ed ambientale oltre ad essere un eccezionale luogo del Mezzogiorno d'Italia, è patrimonio del mondo, proprio per la sua unica tessitura urbana. Il riconoscimento UNESCO del 1993 infatti non investe un singolo o isolato monumento, ma i trenta ettari dei rioni Sassi e l'intero altopiano murgico, dove la vicenda dell'uomo, da oltre ventimila anni, non ha subito interruzioni e pause storiche;
il comune di Matera ha ceduto in comodato al Ministero il grande ex-monastero di S. Agostino all'uopo perfettamente restaurato e che attualmente ospita la sede della Soprintendenza e successivamente il Palazzo Lanfranchi dove oggi è ospitato il Museo di Arte Medioevale e Moderna della Basilicata e che custodisce tra l'altro i quadri del 600/700 napoletano, della raccolta d'Errico, una raffinata antologica di Carlo Levi, nella quale è presente il grande e noto panello della Basilicata dipinto nelle ricorrenza di Italia '61;
il comune di Matera ha messo gratuitamente a disposizione del Ministero due ettari di area infrastrutturata nella zona PAIP (area insediamenti artigianali) dove nel 1984 è stato costruito ed opera con grande competenza un laboratorio di restauro dotato di ampi e moderni spazi sia per gli operatori che per i depositi; sempre il comune ha reso disponibile una preziosa area centrale della città su cui il Ministero ha edificato l'ala nuova del Museo Archeologico Nazionale «Domenico Ridola» continuando e valorizzando una tradizione di leale rapporto tra la comunità locale e lo Stato iniziata già nei primi anni del secolo scorso dall'archeologo Ridola che donò all'Italia il 21 giugno 1910 la propria straordinaria collezione di reperti preistorici rinvenuti nel territorio materano, donazione accettata con legge 9 febbraio 1911 n. 100;
sono in corso di esecuzione numerosi progetti, alcuni dei quali facenti parte e finanziati dall'accordo di programma Stato-Regione Basilicata come il Museo dell'habitat rupestre, la Galleria espositiva per le grandi mostre nell'ex-convento di S. Giovanni, l'area espositiva dell'arte contemporanea, il museo demoantropologico dei sassi, la «casa Ortega» museo delle arti applicate intitolato al grande maestro da poco scomparso, il museo della scultura contemporanea in Palazzo Pomarici;
il territorio materano ospita manifestazioni di livello nazionale ed internazionale nel campo delle arti plastiche e figurative -:
alla luce di tutto quanto sopra richiamato se non appaia all'onorevole Ministro per i beni e le attività culturali del tutto incomprensibile la eventuale decisione di trasferire la Sovrintendenza da Matera a Potenza azzerando la grande ricchezza, accumulata per anni e, che costituisce un patrimonio disponibile per ogni persona che voglia rintracciare le radici della nostra civiltà;
in particolare quali iniziative il Ministro intenda assumere per scongiurare il paventato trasferimento.
(2-01714)
«Adduce, Luongo, Molinari, Potenza, Maran, Marone, Pisa, Filippeschi, Fluvi, Olivieri, Dorina Bianchi, Fanfani, Abbondanzieri, Zanotti, Pinotti, Montecchi, Vigni, Raffaella Mariani, Coluccini, Cialente, Nigra, Bottino, Raffaldini, Ruggeri, Sgarbi, Boccia, Lettieri, Galeazzi, Martella, Susini, Mariotti, De Luca, Buglio, Piglionica, Sandri, Vertone, Michele Ventura, Giacco, Maurandi, Nieddu, Merlo, Burtone, Valpiana, Trupia, Carli».
Pirano d'Istria, cittadina ora sotto la sovranità della Repubblica di Slovenia, è
la presenza italiana in Istria e Dalmazia è tuttora testimoniata non solo dalle nostre comunità che vi risiedono, ma anche dalla ricchezza e vastità del patrimonio culturale e artistico, che comprende anche preziose architetture e complessi urbanistici;
tra queste architetture una considerazione particolare merita sicuramente il Duomo di Pirano d'Istria, un edificio barocco intitolato a San Giorgio la cui costruzione è iniziata dopo il 1595 modificando le strutture di una preesistente chiesa gotica consacrata nel 1344, al cui interno sono conservati ricchissimi arredi risalenti al XVII secolo;
il Duomo di Pirano costituisce una delle insigni testimonianze delle radici culturali dell'Istria veneta, come è possibile constatare anche dall'inclusione delle opere d'arte figurativa da esso provenienti nell'ambito della mostra «Histria», attualmente visibile a Trieste e dedicata ai capolavori dell'arte veneta in Istria;
sei anni fa il Governo della Repubblica di Slovenia ha proclamato il Duomo di San Giorgio bene architettonico d'importanza nazionale;
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Piccolo di Trieste, sarebbero «a dir poco allarmanti se non catastrofici i risultati di una perizia effettuata sulle strutture portanti della chiesa della società edile piranese Projektiva inzeniring, addetta ai lavori di ristrutturazione», al punto da non potersi escludere «il rischio di crollo dell'intero edificio» se non si provvederà a interventi radicali;
tali interventi richiederebbero un investimento pari a ottocentomila euro, somma che non è nella disponibilità del Comune di Pirano e che, a causa di incertezza di attribuzione delle competenza tra i Ministeri sloveni della Cultura e dell'Ambiente, non è prevedibile possa giungere in tempi sufficientemente brevi dal Governo sloveno;
non è ragionevole ipotizzare un diretto e necessariamente ingente intervento finanziario dello Stato italiano su un edificio che è a tutti gli effetti patrimonio dello Stato sloveno;
non risulta che sia mai stata fatta alcuna domanda per ottenere eventuali fondi europei;
la perdita del Duomo di Pirano rappresenterebbe una gravissima lesione alla memoria storica di una terra e di una popolazione già duramente colpite dalla tragedia dell'esodo, comportando un ulteriore passo verso la cancellazione del retaggio italiano in Istria -:
se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Ministro per gli Affari Esteri non intendano attivarsi urgentemente affinché l'Italia, in accordo con la Slovenia, si faccia promotrice di un consorzio internazionale finalizzato alla salvaguardia di un patrimonio storico e artistico insostituibile qual è il duomo di Pirano;
se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali non ritenga di valutare la possibilità di agire in accordo con il corrispondente Ministro sloveno per coinvolgere l'Unione europea attraverso i suoi programmi di finanziamento specificamente destinati alla tutela del territorio e del patrimonio culturale, sviluppando in tal modo anche una politica virtuosa di collaborazione;
se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali non ritenga di coinvolgere istituzioni di salvaguardia culturale internazionale quali l'UNESCO al fine di reperire i fondi destinati a mettere in sicurezza l'edificio a rischio;
ove ritenuto di procedere nelle direzioni sopra proposte, se il Ministro per i Beni e le Attività Culturali d'intesa con il Ministro per gli Italiani all'estero, non
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