La seduta comincia alle 11,05.
LUCIANO DUSSIN, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Ballaman, Biondi, Brugger, Cordoni, Delmastro Delle Vedove, Deodato, Selva, Soro e Stucchi sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ottantotto, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Comunico che, nelle rispettive sedute di mercoledì 26 ottobre 2005, le seguenti Commissioni permanenti hanno proceduto, ai sensi dell'articolo 20 del regolamento, al rinnovo della propria costituzione, che è risultata la seguente:
Affari esteri e comunitari (III):
Presidente: Gustavo Selva;
Vicepresidenti: Dario Rivolta - Umberto Ranieri;
Segretari: Monica Stefania Baldi - Laura Cima.
Difesa (IV):
Presidente: Luigi Ramponi;
Vicepresidenti: Roberto Lavagnini - Giampaolo Nuvoli;
Segretari: Cesare Rizzi - Franco Angioni.
Politiche dell'unione europea (XIV):
Presidente: Giacomo Stucchi;
Vicepresidenti: Nino Strano - Domenico Bova;
Segretari: Andrea di Teodoro - Katia Bellillo.
Nella stessa seduta del 26 ottobre, inoltre, la XII Commissione (Affari sociali), dopo l'elezione del presidente Giuseppe Palumbo avvenuta il 20 ottobre scorso, ha completato il rinnovo della sua costituzione, che è risultata la seguente:
Vicepresidenti: Anna Maria Leone - Giuseppe Petrella;
Segretari: Chiara Moroni - Giovanni Mario Salvino Burtone.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di
legge: Conversione in legge del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, recante interventi urgenti in agricoltura e per gli organismi pubblici del settore, nonché per contrastare andamenti anomali dei prezzi nelle filiere agroalimentari (per l'articolo unico del disegno di legge di conversione, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A - A.C. 6063 sezioni 1 e 2; per le proposte emendative riferite agli articoli del decreto-legge, nel testo recante le modificazioni apportate dalla Commissione, vedi l'allegato A - A.C. 6063 sezione 3).
Ricordo che, nella seduta di ieri, il Governo ha posto la questione di fiducia sull'approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, del suo emendamento Dis. 1.1, nel testo dichiarato ammissibile dalla Presidenza, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge n. 6063, di conversione in legge del decreto-legge n. 182 del 2005 (vedi l'allegato A - A.C. 6063 sezione 4).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno avere luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.
LUANA ZANELLA. Signor Presidente, intervengo per annunciare il voto contrario dei Verdi sulla questione di fiducia posta per l'ennesima volta dal Governo; ancora una volta, siamo dinanzi ad un provvedimento-tampone di un Esecutivo che sostiene, così, di affrontare una crisi che è contemporaneamente congiunturale e strutturale. Non solo; un provvedimento specifico - e anche ciò non rappresenta, certo, una novità -, tanto esaltato dal ministro Alemanno tramite i mass media, diventa invece un decreto omnibus nel quale inserire tutto, ma con un piccolo inconveniente: le risorse insufficienti. Naturalmente, ampliando la platea dei beneficiari, non si soddisfano tutte le richieste ma, anzi, non si accontenta nessuno; analogamente a quanto intendete fare con le famiglie e la cultura, spostate i cespiti di qua e di là: per accontentare tutti, appunto, non si soddisfa nessuno.
Come affronta, il Governo, una crisi che è strutturale? Questo quarto provvedimento-tampone interviene in maniera assolutamente inefficace e produrrà gli stessi effetti - ovvero nessuno - delle misure legislative precedenti. Come la tela di Penelope, verrà disfatto da altri provvedimenti e dall'inefficienza con un cui si erogano gli aiuti o, peggio, solleverà conflitti con l'Unione europea, non essendo stata, quest'ultima, coinvolta in maniera adeguata; e così si potrebbe anche arrivare al blocco totale.
Il Governo è incapace di affrontare alla radice i problemi dell'agricoltura italiana, non è in grado di incidere sulla crisi e, addirittura, sembra non comprenderla. Non esistono, infatti, né un disegno strategico, né una politica agricola nazionale degna di tale nome.
Voi parlate di qualità, di protezione dei redditi degli agricoltori e di competitività, ma forse pensate che esista la famosa «mano invisibile» che, in modo automatico, possa consentire all'agricoltura italiana di affrontare le sfide ed i pericoli della globalizzazione! Voi, infatti, non decidete, non scegliete e non vi assumete la responsabilità conseguente e necessaria.
La vostra politica sembra inerme, contribuendo ad alimentare ed a far crescere le incertezze del mondo agricolo. Vorrei osservare che nulla è stato fatto per rendere meno onerosi, per le aziende, i fattori di produzione, come, ad esempio, l'energia e le assicurazioni. Non è stato adottato alcun serio provvedimento in grado di razionalizzare le filiere produttive, salvaguardando la parte agricola, che è quella più debole nell'ambito della contrattazione per determinare i prezzi.
Vorrei altresì rilevare che nulla è stato fatto a favore dei consumatori, poiché sono rimaste inascoltate le richieste di tracciabilità, oltre che del prodotto, anche del prezzo. È doveroso, a nostro avviso, mettere il consumatore in condizione di poter conoscere, oltre che l'origine di un bene, il luogo di produzione, i metodi impiegati e tutti i processi della sua trasformazione, anche la tracciabilità del suo prezzo, al fine di individuare le responsabilità legate all'aumento del prezzo stesso.
Ritengo necessaria l'adozione di interventi strutturali, nell'ambito di una politica dei piani di settore volta ad aggregarli, al fine sia di evitare che insorgano conflitti all'interno dei diversi settori, sia di consentire loro di avere una maggior forza contrattuale sul piano europeo, poiché ciò è fondamentale.
Assistiamo, invece, al fallimento di numerosissime aziende, alla perdita di posti di lavoro e all'abbandono delle campagne, che provoca danni molto seri all'ambiente! L'analisi dello stato di crisi...
PRESIDENTE. Onorevole Zanella...
LUANA ZANELLA. ... dell'agricoltura - e concludo, signor Presidente - non dovrebbe essere troppo complicato neanche per una maggioranza così miope come quella che ci ritroviamo. Infatti, l'apertura dei mercati internazionali, l'aumento dei costi di produzione e le grandi catene di distribuzione che controllano i prezzi sono i principali fattori che, in un paese moderno, avrebbero fatto varare le adeguate contromisure in termini di innovazione produttiva orientata verso la qualità, di nuovi processi di commercializzazione, di nuove organizzazioni di filiera e di sostegno a colture alternative per produzioni energetiche.
Il Governo, invece, non solo ha ignorato tutto ciò, ma sembra non essere in grado di ascoltare! Lo abbiamo visto anche in occasione del dibattito che ha portato alla controriforma universitaria: agite senza confrontarvi, legiferate a colpi di fiducia, magari avete le piazze militarizzate...
PRESIDENTE. Onorevole Zanella, si avvii a concludere!
LUANA ZANELLA. ... e pensate che, con la propaganda, possiate coprire il vuoto della vostra politica, nonché l'inefficacia della vostra azione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galante. Ne ha facoltà.
SEVERINO GALANTE. Signor Presidente, ci risiamo: a quante richieste di fiducia siamo con questa? Ho fatto un po' di conti, e mi sembra che si tratti della ventunesima posizione della questione di fiducia da parte del Governo: ventuno richieste di fiducia agli indirizzi politici e all'operato del Governo Berlusconi in quattro anni e mezzo! Vorrei osservare che non si entra nel merito del decreto-legge in esame, ma si chiede di convertirlo in legge a scatola chiusa: non c'è male!
Non vi basta avere a disposizione un regolamento? So bene che non l'avete voluto voi così com'è e che esso testimonia anche a noi, all'opposizione di oggi, quanto sia improprio fare la scelta delle regole in modo da non garantire sempre tutti, ma esclusivamente la postazione che si occupa in un determinato momento, dimenticando che «tutto scorre», παντα ρει, come ci insegna il filosofo greco, che il Presidente sicuramente conosce, Eraclito. In tal modo capita che chi di manipolazioni
delle regole colpisce, alla fine, di manipolazioni delle regole perisce, teniamolo tutti a mente.
Non vi basta, come dicevo, disporre di un regolamento che, riducendo i tempi, toglie ai parlamentari dell'opposizione - ed, in particolare, a quelli dei piccoli gruppi quali il mio - persino il diritto di argomentare adeguatamente le proprie opinioni, lasciando solo formalmente, quindi, il diritto di parola. Ciò non vi basta. Ricorrete sempre più spesso alla posizione della questione di fiducia quale strumento principe per governare, giungendo, in tal modo, all'abuso dello strumento del decreto-legge, un altro fattore di distorsione, di grave distorsione del procedimento legislativo.
Tutto ciò non è normale, non appartiene alla normalità, non appartiene alla regolarità del meccanismo legislativo del corretto rapporto tra Governo e Parlamento, persino del corretto rapporto tra Governo e sua maggioranza. Così non siamo più in una condizione normale della democrazia parlamentare. La fiducia blocca la discussione, impedisce, prima in Parlamento, ossia nel luogo in cui ci si dovrebbe parlare, per la sua stessa natura, e costringe tutti a prendere o lasciare, tutti, colleghi della maggioranza compresi. Non nascondetevi, onorevoli colleghi, dietro la bugia per cui tale modo di agire sarebbe un obbligo imposto dall'ostruzionismo delle opposizioni. L'ostruzionismo che noi stiamo conducendo - giustificato, riteniamo, da fondamentali ragioni democratiche - è spesso, lo sanno bene tutti i colleghi, un ostruzionismo svirilizzato dai tempi contingentati e dagli altri vincoli regolamentari. È tutto prevedibile, è tutto scadenzabile, o quasi. Dunque, non mentite, anche perché altrimenti dovreste riconoscere che non siete nemmeno capaci di governare i tempi parlamentari; altro che governare il paese! Non volendolo fare, potreste sottrarci - e, soprattutto, sottrarvi - alla mortificazione della fiducia, vostra mortificazione, perché se è vero che l'abuso del ricorso alla questione di fiducia ferisce, in primo luogo, l'istituzione parlamentare, è altrettanto vero che esso ferisce anche la dignità della stessa maggioranza: pensateci!
Faccio un'analogia, forse irrituale: è come quando un innamorato chiede all'altro ripetutamente di giurargli che è fedele. Lo fa perché non è sicuro di tale fedeltà, perché gli manca la sostanza della relazione di fedeltà e, perciò, deve rifugiarsi nella forma, accontentarsi del rito, dando implicitamente dell'infedele a colui - o a colei - a cui chiede di spergiurare fedeltà. È alla relazione tra Governo e maggioranza, una relazione interna alla maggioranza, che manca la fiducia reciproca e, quanto più spesso vi ricorrete, tanto più spesso dimostrate che non vi è. Tra voi vi è, invece, un rapporto mercantile, anzi un rapporto mercenario. State insieme, non per sostanziale solidarietà politica, non perché abbiate un comune disegno di sviluppo futuro del paese: state insieme per contingente, reciproca utilità, scambiandovi sul mercato politico i quarti più nobili della nostra vita associata, quasi si trattasse di bassa macelleria!
Il vostro sodalizio si regge, dunque, proprio sulla sfiducia reciproca, non sulla fiducia che chiedete e l'uso del termine «metastasi» è stato proprio la sintesi di questa vostra relazione cancerosa per la normale vita democratica dell'Italia. Questo vostro modo di agire è un cancro per le nostre istituzioni. Pensando a questo, pensando al vostro ripetuto chiedere la fiducia, mi è venuto in mente un accostamento (non so il motivo, ma forse solo perché il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce, come disse un altro filosofo che il Presidente sicuramente conosce): ci fu uno che chiese ripetutamente agli italiani un monumento. Piero Calamandrei gli rispose: lo avrai, camerata Kesserling, il monumento che chiedi, ma... E vi risparmio il resto della citazione.
Ecco, l'avrà, cavalier Berlusconi, la fiducia che chiede, la fiducia che pretende. L'avrà dai parlamentari della sua maggioranza, ma quanto durerà ancora a deciderlo tocca a noi che ci sentiamo e siamo ormai espressione della maggioranza del paese; di questo paese che vi sfiducia ogni
giorno di più, di questo paese che, anche attraverso il nostro odierno voto contrario sulla questione di fiducia, vi dice che stiamo preparando con determinazione l'appuntamento del 9 aprile, quando riscatteremo con il voto popolare la vergogna del vostro Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Albertini. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ALBERTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella seduta del 14 aprile la Camera dei deputati discusse un'articolata mozione, a prima firma Violante, sullo stato e sulle prospettive dell'agricoltura italiana, con una particolare attenzione per quella meridionale. L'Unione delineò una serie di risposte alle molteplici difficoltà del settore, collocandole in una logica di innovazione ed inoltre segnalò il rischio che correrebbe la nostra agricoltura se governata seguendo la politica del giorno per giorno: scivolerebbe lentamente, ma inesorabilmente, dentro uno scenario inerziale e perderebbe via via l'importante rango che ha conquistato in Europa.
Già nel 2004 abbiamo registrato tendenze preoccupanti. Le esportazioni sono diminuite del 12,2 per cento e il deficit della bilancia commerciale agricola è aumentato del 7 per cento. Purtroppo, è accaduto e sta accadendo ciò che temevamo: il Governo continua a varare decreti-legge sotto la spinta delle emergenze, senza affrontare alle radici le grandi questioni dell'agricoltura italiana.
Abbiamo bisogno di più competitività, di sostegno alla commercializzazione, di potenziare la ricerca sui prodotti e sui mercati al fine di interpretare le nuove esigenze dei consumatori e, conseguentemente, di valorizzare le produzioni di qualità e di sviluppare colture alternative, specie nel campo delle produzioni energetiche.
Invece, il Governo continua nella politica del giorno per giorno. Nel febbraio scorso, varò il decreto-legge n. 22 del 2005, poi convertito nella legge n. 71 del 2005, recante interventi urgenti (questo aggettivo ricorre sempre più spesso) nel settore agroalimentare. Il provvedimento sta incontrando gravi difficoltà a Bruxelles su punti che l'opposizione aveva segnalato in tempi utili per essere modificati.
Nel frattempo, si è presentata una nuova emergenza: quella dell'uva. Dunque, un nuovo provvedimento, il decreto-legge n. 182 del 9 settembre 2005, recante ancora interventi urgenti in agricoltura e per gli organismi pubblici del settore, nonché per contrastare andamenti anomali dei prezzi nelle filiere agroalimentari.
Per la copertura finanziaria non si prevedono nuove risorse, bensì si svuota il decreto-legge n. 22 del 2005. Nel frattempo, le regioni hanno ricevuto un gran numero di richieste, ai sensi del decreto-legge n. 22 già citato, da aziende riconosciute in crisi di mercato, che chiedevano la sospensione dei versamenti previdenziali ed assistenziali, oltre ad interventi volti a favorire una ripresa dell'azienda.
Con il provvedimento in discussione le richieste potranno essere accolte solo nel limite de minimis (al massimo 3mila euro per azienda). Ci troviamo di fronte ad un fulgido esempio non tanto di finanza fantasiosa - prerogativa del Governo - bensì di finanza delle tre carte.
Il decreto-legge n. 182 del 2005 inizia l'iter presso la Commissione agricoltura, dove, in alcune parti, viene completamente riformulato. L'esame si limita agli articoli 1, 2 e 5. Successivamente, esso è posto all'attenzione dell'aula in una stesura ancora parziale.
Il Governo presenta numerosi emendamenti che prefigurano il ricorrente decreto «mostro», appesantito da tante piccole e provvisorie disposizioni, che saranno eventualmente ritoccate in finanziaria o con un nuovo decreto urgente, a seguito di una nuova emergenza.
Ieri gli emendamenti divengono maxiemendamento e viene posta l'ennesima questione di fiducia su un provvedimento
provvisorio e disomogeneo, impedendo di fatto alla Commissione agricoltura di porvi rimedio. Ancora una volta, il Governo Berlusconi utilizza uno strumento eccezionale per difendersi, a volte, dai dissensi all'interno della sua maggioranza, altre volte, dai vuoti sui suoi banchi.
Non serve a nulla, onorevoli colleghi, ricordare lo stucchevole ritornello delle questioni di fiducia poste dal Governo Prodi. Il Governo Berlusconi può contare su una delle più ampie maggioranze della storia della Repubblica, e pur tuttavia, per avere l'onore di vederla schierata al gran completo, all'ordine del giorno devono essere iscritti provvedimenti ad personam, provvedimenti fatti nell'interesse esclusivo di una lobby amica, oppure la legge elettorale per tentare, attraverso nuove regole, di attenuare gli effetti prodotti dal severo giudizio che gli elettori si apprestano ad infliggere al Governo di centrodestra (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Acquarone. Ne ha facoltà.
LORENZO ACQUARONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo alle solite. Un'altra volta viene chiesto il voto di fiducia non già perché il Governo ponga una questione di rilevante importanza, ma perché, da un lato, non si fida - bisticcio delle parole - dei parlamentari della propria maggioranza e, dall'altro, perché vuole bruciare i tempi per avere la possibilità di portare in Parlamento qualche ulteriore disegno di legge-vergogna, di cui in questi tempi certamente non è stato avaro.
L'ultima volta che, a nome del gruppo dei Popolari UDEUR, ho avuto occasione di spiegare le ragioni per cui noi non potevamo votare la fiducia a questo Governo, avevo detto che ogni giorno che questo esecutivo rimaneva in carica costituiva un danno grave per il nostro paese.
Da allora ad oggi - sono passate soltanto tre settimane -, la questione si è posta in tutta la sua triste evidenza, perché il tempo guadagnato è servito per varare una legge elettorale viziata, a mio avviso, come il collega Zagrebelsky espressamente ricordava ieri su la Repubblica, da molti, numerosi e gravi aspetti di incostituzionalità.
Comunque, si tratta di una legge elettorale fatta non tanto, forse, per cercare di vincere le elezioni, perché la forza dei numeri è quella che è, quanto per limitare i danni e garantire le elezioni del Parlamento e la conseguente immunità parlamentare ad un certo numero di persone, di cui si ha tanta stima che non si vuole che il loro nome compaia neppure sulle schede elettorali. Le liste elettorali, infatti, sono anonime.
Ciò che è più grave è che si è avuto il tempo di far passare una riforma costituzionale che è veramente un vulnus ai principi sacri dell'unità nazionale e della solidarietà e ai principi fondamentali del costituzionalismo moderno.
Questa riforma costituzionale si pone veramente come qualcosa di estraneo alla nostra cultura giuridica e politica. Essa è intrinsecamente contraddittoria ed è stata fatta perché, da un lato, si doveva accontentare la Lega, che, se non vende questa devolution, non può più decentemente presentarsi nelle valli bergamasche. Nello stesso tempo si doveva accontentare AN, che voleva il cosiddetto premierato forte, e si doveva accontentare il Presidente del Consiglio il quale deve cercare di tirare avanti sino alla fine della legislatura con una maggioranza largamente divisa.
Tuttavia, l'esigenza delle legge elettorale e quella di portare a casa la seconda lettura della riforma costituzionale sono solo interesse della maggioranza - anzi di una parte della maggioranza, non dell'intera maggioranza - unita soltanto da questi reciproci ricatti, da queste reciproche promesse, da questi do ut des che consentono al Governo di tirare avanti. Ecco perché riteniamo che ogni giorno che questo Governo resta in carica sia un danno per tutto il paese.
Il paese aveva bisogno, dopo lo scrollone delle elezioni regionali, di andare a
nuove elezioni. Che vincesse, poi, una parte o l'altra al paese interessava relativamente, certamente non così alla mia parte a cui interessa che vinca il centrosinistra. Tuttavia, l'importante era avere un Governo serio: oggi non abbiamo un Governo serio, abbiamo un Governo che si è esposto a qualsiasi colpo di vento perché non ha più una maggioranza solida, pur avendo sulla carta 90 deputati in più. Il Governo non si fida dei propri deputati e, quindi, è obbligato a porre su ogni provvedimento la questione di fiducia.
Quindi, se parlando sullo stesso argomento - dato che, come ho detto all'inizio, siamo alle solite - qualche settimana fa dicevo che i Popolari-UDEUR avevano tutte le ragioni per negare la fiducia a questo Governo, tali ragioni sono non solo le stesse, ma sono accresciute per il modo poco serio ed indecoroso, mi sia consentito dire così, con cui il Governo ha approfittato di queste settimane per far passare leggi forse nell'interesse della propria parte politica, certamente contrarie all'interesse del paese.
Queste sono le ragioni per cui i Popolari-UDEUR, ancora una volta, negheranno la fiducia al Governo e lo faranno con assoluta convinzione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Popolari-UDEUR, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nardini. Ne ha facoltà.
MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, signori del Governo, per la verità molto pochi, quante volte dovremmo ripetervi la nostra sfiducia? Sono trascorsi ormai quasi cinque anni, siamo alla fine del vostro mandato e, dunque, è tempo di bilancio per questo Governo, un bilancio, per la verità, fatto altre volte in quest'aula poiché tante, ma proprio tante, sono state le volte che per far approvare un provvedimento avete fatto ricorso alla questione di fiducia. Questo è segno di grande debolezza, segno che il percorso legislativo non ha tenuto in alcun conto le proposte avanzate dall'opposizione. Non avete neppure saputo far pesare le vostre ragioni di merito, altrimenti non avreste fatto ricorso al voto di fiducia. Anche in questo caso avreste potuto continuare la discussione e raccogliere le ragioni dei soggetti interessati. Sareste andati avanti e, forse, sarebbe uscita una proposta più accettabile.
Come potremmo dare la fiducia a questo Governo? Senza peraltro andare molto indietro, senza ripercorrere i cinque anni, basta soltanto fermarsi agli ultimi tragici avvenimenti come la vicenda dell'omicidio in Calabria e gli avvenimenti in Puglia.
MARIA CELESTE NARDINI. Tutto quello che accade nel paese, signor Presidente, chiama in causa la sua classe dirigente ed il suo Governo. Certo, non possiamo dire demagogicamente e stoltamente che la responsabilità di certi eventi sia del Governo. Possiamo dire, però, quanto è stato fatto dall'attuale esecutivo per contrastare la mafia - o comunque la si voglia chiamare: 'ndrangheta, Cosa nostra, o camorra - e quali sono state le vostre politiche ambientali.
Basti pensare alle scelte legislative tendenti a minare l'indipendenza e l'autonomia della magistratura e a tutte le scelte ad personam che avete compiuto, per mettere al riparo questo o quel personaggio. Ma, soprattutto in quest'ambito, basti pensare alle scelte sul terreno della lotta alla mafia e all'usura, quando avete abolito l'istituto del commissario, vanificando di fatto l'impostazione forte e rigorosa che era nelle mani del commissario Grasso.
Quali provvedimenti avete adottato nei confronti dei beni confiscati alla mafia? Non è forse questo uno dei punti nodali su cui si accentra la lotta alla mafia? Non è forse facendo emergere il loro potere economico, e quindi sottraendoglielo, che si riduce la forza e il potere dei boss? Invece, voi avete sciolto la struttura che si
occupava di questo, il commissario competente. Vi era anche l'ufficio del commissario straordinario del Governo, per la gestione e la destinazione dei beni confiscati. Ebbene, avete eliminato anche questo, sostituendolo con l'Agenzia del demanio. La vostra ultima proposta su tale materia non rafforza e non rende più limpido il senso profondo che deve acquisire un bene confiscato: il suo uso sociale. È più debole, e quindi per questo più inefficace. Per questo siete chiamati in causa.
Come potremmo dunque darvi la fiducia, oggi che la mafia fa sentire ancora più tragicamente la sua protervia e il suo potere? Pensiamo a quei giovani che oggi si sono posti come baluardo del contrasto alla mafia, che hanno alzato le loro bandiere e i loro volti puliti, dicendo «eccoci, ora uccideteci tutti!». A loro noi guardiamo con attenzione e a loro dobbiamo garantire regole certe e forti, non ambigue. Con loro dobbiamo ricostruire un tessuto sociale e produttivo che abbia in se stesso i germi di un cambiamento profondo.
Sul terreno della giustizia non avete fallito: siete stati distruttivi! È vero, avete portato a casa dei risultati, ma nelle vostre case. Pensiamo alla situazione esistente in tema di amministrazione della giustizia, dei suoi tempi, dei tempi dei processi che la gente attende; basti pensare alle cause di lavoro, con riferimento alle quali i lavoratori devono attendere anni per sapere se è giusto o meno un licenziamento, se hanno o meno acquisito il riconoscimento del danno prodotto dall'utilizzo di amianto nello svolgimento del loro lavoro.
Anche le vicende emergenziali vi chiamano in causa; per esempio, quelle della Puglia, quelle che riguardano le questioni ambientali, altro aspetto richiamato costantemente nel nostro paese per le tante emergenze. Esso si evidenzia nella quotidianità, quando ci troviamo di fronte ai disastri prodotti da una mancata politica ambientale, che certo non riguarda solo voi, né solo gli ultimi cinque anni, ma che certamente con voi al Governo sì è esercitata nella peggiori delle pratiche.
Quanti condoni su tutto il territorio nazionale! Quanto affanno ci mettete, soprattutto in questi ultimi mesi, per arrivare a realizzare il fatidico ponte sullo Stretto! Eppure voi sapete che cosa significa: da Bruxelles avete registrato infatti un esito negativo per ciò che concerne l'impatto ambientale. Dunque, fermatevi! Oggi siete ancora in tempo. Non fate questo ulteriore scempio all'ambiente e non consentite che intorno ad esso si muovano e si arricchiscano Cosa nostra e la 'ndrangheta! Utilizzate quelle risorse per sanare il suolo di questo paese, per il suo assetto idrogeologico.
Che dire poi, signori del Governo, dei vostri ultimi provvedimenti, in base ai quali oggi dovremmo valutarvi per darvi la fiducia? Che dire della legge elettorale che vi siete fatti? Perché l'avete fatta per voi, per la vostra tutela, temendo di poter diventare minoranza! Anche questa è una legge ad personam.
Insomma, avete continuato a seguire il vostro filo conduttore che ha visto, nello stravolgimento della Costituzione e del ruolo del Parlamento, nonché in quella maledetta devoluzione, alcuni spostamenti. Vi ricordate l'articolo 88? Avete trasformato gli assetti istituzionali della Repubblica per quanto riguarda la configurazione di poteri che essi fissano ed il danno è stato davvero enorme.
Il vostro è stato ed è un cammino proteso verso l'affermazione sempre più schiacciante del vostro potere, ma gli uomini, le donne ed i bambini del nostro paese non esistono, non li vedete, non vi siete accorti che la vostra politica economica ha prodotto danni che rischiano di diventare irreversibili, se non termina il tempo del vostro Governo! Avete consegnato intere generazioni ad un senso precario del lavoro e della vita. A loro avete tolto la possibilità di progettare il futuro, di avere una formazione che fosse finalizzata alla loro crescita. In questi cinque anni, li avete fatti picchiare se manifestavano per un altro tipo di mondo (mi riferisco ad esempio a Genova) e li avete burlati, l'altra sera, quando manifestavano contro la legge Moratti! Li avete mandati
alla guerra, dipendenti come siete dalla politica di Bush! Siete convinti (ce li avete riproposti) che i CPT siano una cosa buona, mentre sono dei lager.
Pesano molto, dunque, le cose che avete fatto; è, quindi, molto facile non darvi la fiducia! Quello che però più pesa è che la vostra politica, il vostro Governo hanno prodotto in questo paese dei danni gravissimi, su cui il centrosinistra e l'Unione dovranno imprimere una forte svolta, una netta discontinuità, se vorranno alleviare tali danni ed introdurre veri elementi di cambiamento che siano comprensibili da tutti come segno di rottura con il passato.
Come avete potuto ascoltare, ho fatto riferimento solo a pochi passaggi della vostra politica; negli interventi precedenti i compagni del mio partito hanno fatto sentire pesantemente la loro voce. Ho richiamato, molto in breve, solo gli ultimi eventi e gli ultimi provvedimenti, ma essi sono sufficienti per dire «no». La fiducia a questo Governo mai (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Guido Giuseppe Rossi. Ne ha facoltà.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, ancora una volta in quest'aula si discute su una questione di fiducia posta dal Governo. La questione di fiducia, come sappiamo bene, è uno strumento parlamentare che lega, anche limitando la dialettica parlamentare, il Governo alla propria maggioranza. È uno strumento che è stato utilizzato più volte nella passata legislatura dai vari Governi di centrosinistra ed è stato utilizzato - ahimè - anche diverse volte da questa maggioranza e da questo Governo.
Per tale motivo, non vi è entusiasmo nelle nostre parole; noi siamo parlamentari convinti che, in Parlamento, le forze politiche, i vari movimenti debbano potersi esprimere. Tuttavia, mai come in queste settimane riteniamo che si tratti di uno strumento parlamentare di legittima difesa, così lo potrei definire, da parte di una maggioranza parlamentare che è stata liberamente e democraticamente scelta ed eletta quattro anni e mezzo fa.
La questione di fiducia che viene posta su un provvedimento sicuramente importante, ma non fondamentale per quanto riguarda l'azione del nostro Governo e di questa maggioranza, che concerne misure in campo agricolo, prevedendo la possibilità di controllare la filiera dei prezzi, assume sicuramente una valenza politica.
Prima parlavo di legittima difesa, ma da chi e da che cosa?
Si tratta di legittima difesa nei confronti di una opposizione che, in questo momento - è giusto che i cittadini lo sappiano -, sta giocando una partita che poco ha a che vedere con la democrazia, e soprattutto con le regole di quella parlamentare, e legittima difesa rispetto ad un piano molto preciso che ha quale obiettivo quello di bloccare qualsiasi risultato riformista che potrebbe essere conseguito da questa maggioranza e da questo Governo.
Mi riferisco al risultato riformista di carattere costituzionale o istituzionale che abbiamo ottenuto con il voto della cosiddetta devolution - che in realtà contiene una riforma molto più ampia relativa alla forma di Governo ed ai poteri del Presidente del Consiglio, del Presidente della Repubblica, della Corte costituzionale e di altri organi - e in occasione della riforma elettorale che, al di là delle diverse opinioni, rappresenta un cambiamento rispetto alla tradizione elettorale degli ultimi dieci anni, che in alcuni casi ha prodotto risultati non condivisibili. Un risultato riformista evidenziato negli ultimi giorni anche dalla riforma Moratti, in occasione della quale si è scatenato un muro di contestazione che va al di là della non condivisione del provvedimento, ma che palesa una vera e propria contrapposizione ideologica.
Un riformismo anche di tipo economico, che ha evidenziato una opposizione strumentale alla legge finanziaria varata dal Governo che, pur facendo i conti con il rigore dei conti pubblici, tenta di fornire alcune risposte importanti sui temi della famiglia, della lotta agli sprechi nella pubblica
amministrazione, sia a livello centrale sia a livello periferico, per quanto riguarda iniziative di carattere economico, come i tagli del costo del lavoro.
Ebbene, rispetto a tali tentativi riformisti si alza il muro invalicabile dell'opposizione concettuale, strumentale, ideologica e propagandista. Ciò segnala il fatto che, al di là delle differenziazioni nominali tra destra e sinistra, tra maggioranza e opposizione, esistono in realtà due schieramenti: il nostro, che tenta di riformare con difficoltà - e talvolta anche con incapacità e inadeguatezza - questo paese, e quello rappresentato dall'opposizione, che si attesta su posizioni di tipico conservatorismo.
Questo atteggiamento è negativo in sé, essendo negativo per chi lo propone e per il paese, in quanto non crea nulla ma tenta di distruggere tutto, non dà prospettive anzi le annulla, non infonde fiducia nel paese ma solo sospetto e rancore.
Tra gli strumenti posti in essere dall'opposizione per conseguire questo risultato di immobilismo vi è innanzitutto un ostruzionismo parlamentare tout court privo di un preciso obiettivo. Ciò non è positivo per le nostre istituzioni, anche se riconosciamo - avendo svolto più volte attività ostruzionistica - la validità dell'ostruzionismo quale strumento parlamentare per il raggiungimento di specifici risultati e non per l'annullamento totale dell'attività legislativa. Il secondo strumento è l'utilizzo della piazza; in questa settimana abbiamo visto i soliti noti (ormai non più molto o, addirittura, «pochissimo» giovani) che strumentalizzano una massa importante (e sarebbe stupido negare il contrario) di giovani scesa in piazza. In questi giorni abbiamo assistito allo spettacolo di una piazza che ha tentato, in maniera piuttosto esplicita, di intimidire (per usare un termine un po' pesante) o quantomeno di influenzare quanto avveniva in quest'aula. Anche in questo caso, non si tratta di un fatto positivo.
L'utilizzo della piazza ha anche portato a risultati in un certo senso paradossali, come nel caso in qualche modo emblematico del sindaco Cofferati a Bologna. Cofferati, da alfiere della piazza, si è trasformato, nell'immaginario collettivo di un certo tipo di sinistra, in repressore. Continuiamo ad affermare che non si può essere «poliziotti» e «ladri» nello stesso momento. Cofferati è stato «ladro» (ovviamente in senso politico) di produttività e di ore di lavoro strappate alla competitività e alla pace di questo paese, quando guidava milioni di persone, mentre adesso, per strumentali motivi elettorali a vantaggio di questo centrosinistra che si vuole proporre alle elezioni con un minimo di credibilità, vuole diventare «poliziotto» e brandire il concetto di legalità. Questo non si può fare, perché non si può essere allo stesso tempo «poliziotti» e «ladri». I casi di Bologna e Torino (e il caso di Torino verrà discusso questo pomeriggio nel corso del question time), da questo punto di vista, sono lampanti.
Il terzo strumento è l'utilizzo dell'informazione, dei giornali e dei mass media, che hanno iniziato una campagna molto precisa mirata a delegittimare questa maggioranza ed a fornire una versione dei fatti - ritornando ai tafferugli avvenuti negli scorsi giorni - in base alla quale sul banco degli imputati sono finiti i parlamentari che avevano avuto la colpa di sostare davanti al Parlamento. Quindi, la colpa non è stata attribuita ad una manifestazione intimamente violenta, anche se non tanto per i gesti fisici, sia pur minimi ma comunque verificatisi e fatti passare in secondo piano. Vorrei ricordare che l'auto del ministro Calderoli è stata aggredita dai manifestanti e che sui mass media tale aggressione non ha sollevato un grande scandalo, come invece sarebbe avvenuto se un ministro del centrosinistra qualche anno fa fosse stato aggredito nel corso di una manifestazione di giovani del centrodestra o della Lega.
Ebbene, per questi motivi voteremo convintamente questa fiducia, per difenderci da questa aggressione, che poco ha a che fare con la democrazia parlamentare, e per difendere legittimamente i cittadini di questo paese dal possibile - e non auspicabile - ritorno al Governo di una
maggioranza, oggi opposizione, che in passato non ha dato buona prova di essere in grado di guidare questo paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, siamo giunti alla ventiduesima questione di fiducia posta in questa Assemblea. Questo numero mi sembra un po' eccessivo per una maggioranza che si definisce unita e coesa. Tuttavia, al di là delle parole, sappiamo tutti che il Governo non riesce neppure a dialogare con la sua maggioranza, non riesce a contenerla né a mobilitarla. Infatti, la presenza in aula della maggioranza è in questo momento scarsa e ridicola.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Sì, ma è qualificata!
RENZO LUSETTI. Questo Governo evita il dibattito e il confronto all'interno della sua stessa maggioranza. Sappiamo tutti che la questione di fiducia semplifica in maniera eccessiva la politica ma, allo stesso tempo, risolve i molteplici problemi interni alla Casa delle libertà.
Gli italiani chiedono leggi di cui il paese ha veramente bisogno, ed è noto a tutti il discorso del Presidente Ciampi, di cui riferiscono i giornali di oggi, davanti ai nuovi Cavalieri del lavoro che sono stati ricevuti ieri al Quirinale, nel quale, in fondo, si afferma che l'agenda delle istituzioni deve fondarsi sui problemi reali dell'Italia.
Dunque, davanti ad un Governo sordo nei confronti dell'opposizione e cieco nei confronti della situazione economica del paese, ci avete costretti ad avviare un'azione di ostruzionismo al fine di impedirvi di approvare leggi dannose per l'Italia. Con i vostri voti, avete approvato leggi ad personam e in quest'aula avete approvato la riforma elettorale e vi preparate ad approvare una legge finanziaria che colpisce soprattutto gli enti locali e le famiglie. Poco lontano da qui sono riuniti i rappresentanti delle comunità montane, le quali sono tra i soggetti che subiranno di più gli aspetti negativi della legge finanziaria; essi stanno svolgendo un'assemblea, non per tutelare le comunità montane stesse, ma per tutelare i numerosissimi cittadini che risiedono nelle montagne del nostro paese e che hanno bisogno di risposte concrete.
Ebbene, anche di fronte a ciò, il Governo è sordo e cieco (e anche muto, come mi suggerisce il collega Delbono: muto perché non parla...). Ritengo tuttavia che gli italiani abbiano un'ottima memoria. L'agenda del Governo, purtroppo, ha imboccato un'altra strada: al primo posto di questa agenda vi è Rockpolitik, la satira politica. Come è noto, si tratta di un problema molto sentito dagli italiani che fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, come se lo show di Celentano fosse il problema dei problemi del paese. Tuttavia, l'agenda politica del Governo pone Rockpolitik al primo posto, non si capisce bene per quale motivo, senza peraltro ritornare su quanto già detto sulle leggi ad personam, sulle leggi a tutela degli interessi del Presidente del Consiglio, sulla legge elettorale non nuova, ma diversa, per garantire una classe dirigente verticistica e di destra (si tratta di due elementi particolarmente dannosi per il paese), e funzionale a questa maggioranza.
Dunque, onorevoli colleghi, altro che risolvere i problemi della gente! I problemi sono gravi, e sono rimasti purtroppo tutti sul tappeto, a causa dell'incapacità di questo Governo, che oggi si ostina a chiedere la ventiduesima fiducia. Non avete risolto un solo problema, non vi preoccupate di affrontare uno solo di questi problemi e, soprattutto, la tutela del bene comune, che dovrebbe essere una delle aspirazioni della politica, è diventata un miraggio, in particolare per voi della maggioranza. Siamo giunti al Governo dell'irresponsabilità: tanto lo sappiamo, con la fiducia passa tutto, e i problemi scivolano via. Ma scivolano per voi, per la maggioranza, per questo Governo, che se ne frega di tutto, non scivolano via per i cittadini
italiani, che hanno bisogno di risposte concrete alle esigenze della gente. Oggi vi è un ulteriore elemento drammatico e inquietante, vale a dire la recrudescenza della criminalità organizzata, come dimostrano le recenti vicende accadute in Calabria e le recenti dichiarazioni del procuratore antimafia Grasso.
Onorevoli colleghi, siamo veramente preoccupati, perché c'è un Governo che cerca di mantenere in piedi con le stampelle la sua maggioranza fino alle prossime elezioni e che dunque rinuncia a governare, tanto che usa, ancora una volta, la fiducia; e purtroppo temo che la userà nuovamente durante l'esame della legge finanziaria, se il buongiorno si vede dal mattino.
Il provvedimento in esame reca l'ennesimo intervento urgente in materia di agricoltura, teso a fronteggiare l'emergenza del settore. Lo ricordo ai colleghi che mi hanno preceduto e che hanno parlato di altro, non di agricoltura. La verità è che questo Governo non ha affrontato le problematiche della grave crisi strutturale dell'agricoltura ed è mancata una politica agricola nazionale. Certo, il ministro è molto attivo quando si parla di Alleanza nazionale; in materia agricola, lo vedo un po' meno attivo (ogni tanto si occupa anche di queste cose...), però è pur sempre un ministro della Repubblica.
Anni di ritardi e promesse mancate da parte di questo Governo non rimetteranno in moto il settore agricolo, costituito da un milione e 800 mila aziende che oggi stanno affrontando una situazione di estrema difficoltà. E sappiamo tutti che la situazione sociale ed economica delle famiglie italiane non è certamente migliore. L'11,7 per cento delle famiglie italiane è povero; al sud, purtroppo, una famiglia su quattro versa in condizioni di povertà. I dati forniti dall'ISTAT certificano la crisi che sta attraversando l'Italia a causa della politica fallimentare perseguita in questi anni dall'attuale Governo.
Le recenti elezioni regionali, vinte dal centrosinistra, hanno dato vita ad un ciclo negativo per la destra e per il Governo. Da quel momento, è iniziata la messa in discussione della leadership di Berlusconi.
Cari colleghi della maggioranza, tutti i sondaggi vi considerano perdenti in vista delle elezioni politiche del 2006. In quest' aula, avete approvato una legge che assegna in senso proporzionale i seggi parlamentari a liste o gruppi di liste, con un premio di maggioranza. Ma ricordo ai presenti, e ai colleghi della maggioranza - che non vedo molto attenti a questo dibattito -, che 11 anni fa il Presidente Berlusconi scese in campo - se lo ricordate - contro i partiti e contro la degenerazione del sistema proporzionale. Oggi scende di nuovo in campo - deve aver fatto un po' di panchina... -, dicendo esattamente il contrario di quanto aveva affermato 11 anni fa. Ma a lui tutto è permesso; a questo Governo tutto è permesso! Andiamo avanti e il paese continua a soffrire...!
Questa legge avrà l'effetto, onorevoli colleghi, di causare la rottura del rapporto diretto tra elettore ed eletto. Gli elettori, lo sapete molto bene, non voteranno più il loro candidato, ma una lista o gruppi di liste, senza poter influire su chi sarà eletto. La legge in questione avrà inoltre l'effetto di frammentare i partiti e di diminuire la governabilità: questo è il frutto di cinque anni di Governo della destra nel nostro paese!
Onorevoli colleghi, siamo veramente stanchi! Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza: le promesse che avete fatto all'Italia e agli italiani durante la campagna elettorale precedente avevano dato adito ad aspettative altissime. Avevate promesso ai cittadini del nostro paese un nuovo miracolo italiano. Gli italiani, invece, hanno fatto i conti con la realtà e non con i sogni berlusconiani. Gli italiani hanno visto aumentare il costo della vita. Avete perso il contatto, avete perso il dialogo, quello vero, con la società italiana. Siete miopi dinanzi alla diminuzione del potere d'acquisto dei salari delle famiglie. E non si è verificata nessuna ridistribuzione del reddito e della ricchezza a favore dei meno abbienti.
Nell'anno passato avete più volte sostenuto che il 2004 è stato un buon anno e che l'economia italiana non era in recessione. Avete sbagliato anche in questo caso, perché i dati indicano esattamente il contrario! Oggi dite che la legge elettorale è una buona legge e assicurerà la governabilità. Oggi dite che i tagli agli enti locali non si rifletteranno sui cittadini. Sono tutte bugie a cui gli italiani non credono!
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lusetti.
RENZO LUSETTI. Ho terminato, signor Presidente.
Vorrei ricordare una dichiarazione (successivamente dirò da chi è stata pronunciata): «L'euro ci ha finora protetto, in un dato periodo di tempo e su specifiche ragioni di scambio: per esempio, negli ultimi due anni sul petrolio. L'euro, certo, è finora stato un solido strumento patrimoniale, buono per mettere al riparo e conservare la nostra ricchezza». Non è una frase dell'onorevole Castagnetti, di Prodi o degli onorevoli Rutelli o Fassino: è una citazione del ministro Tremonti, presente nel suo ultimo libro, intitolato «Rischi fatali». Dovete allora mettervi d'accordo anche su come dire le bugie agli italiani: non siete d'accordo neanche su questo!
Concludo, ricordando che il Governo ha disatteso e tradito le aspettative e le speranze di milioni di italiani, di famiglie che si trovano a vivere in condizioni precarie e disagiate.
Alla fine della legislatura, vi è un solo slogan possibile, parafrasando quello cui ricorse la maggioranza qualche anno fa, pensando che Berlusconi avrebbe fatto tutto e subito: «Impoverimento del paese: fatto!». Questo è il vostro slogan, perché siete riusciti ad avviare il paese verso un lento ed inesorabile declino.
Per questi motivi, voteremo contro la fiducia a questo Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Losurdo. Ne ha facoltà.
STEFANO LOSURDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, lunedì pomeriggio, a Casteggio, in provincia di Pavia, si è tenuta una manifestazione celebrativa in occasione della presentazione di un libro su Mario Campagnoli, per undici anni presidente della Commissione agricoltura della Camera dei deputati, sottosegretario e vicepresidente dell'Associazione coltivatori diretti.
Era presente il Presidente della Camera, onorevole Casini, nonché Lo Bianco, presidente storico della Coldiretti, e, nell'occasione, sono stati letti alcuni brani di quel libro. Tra questi, mi ha colpito soprattutto, perché in tema con il decreto-legge al nostro esame, una frase pronunciata da Campagnoli nel lontano 1980, quando gli fu chiesto di esprimere una sua opinione circa la posizione degli agricoltori rispetto al mercato. Egli, in quell'occasione, affermò testualmente: «Se Gianni Agnelli costruisce la Panda, conoscendo tutti gli elementi di costo, è lui stesso che, nel rispetto delle regole di mercato, ne fissa il prezzo. Gli agricoltori, invece, producono latte, vino, carne, ma non sono sicuramente loro a fissare il prezzo dei prodotti immessi sul mercato. Pertanto, l'agricoltura e l'agricoltore sono fuori dal mercato».
Da questa considerazione dell'onorevole Campagnoli si desumono una fisiologica assenza degli agricoltori dal mercato e, quindi, un conflitto fra agricoltura e mercato. In una società liberista - alcuni la definiscono ultra liberista ma tale in effetti non è - gli agricoltori sono fuori dal gioco delle regole di mercato. Ciò costituisce, evidentemente, un fatto che li danneggia ed è, ripeto, un aspetto da considerarsi fisiologico. Se poi a questa incompatibilità - definiamola così anche se il termine usato è forte - fra agricoltura e mercato, dovuta ad un primo elemento fisiologico, si aggiungono anche altri fattori emersi nel corso di questi ultimi anni - mi riferisco alla globalizzazione e alle
sue regole, ancora tutte da definire, alle virosi che ormai attanagliano sempre più il mondo della produzione agricola nonché alle devastazioni che avvengono a seguito di calamità naturali che ormai non rispecchiano più il progredire ordinato e organico delle stagioni - allora risulta chiaro che fra agricoltura e mercato esiste una crisi epocale. E tale crisi è dovuta sia ad un elemento fisiologico sia anche ad elementi nuovi che creano situazioni tipo quelle che ora stiamo vivendo.
Per fare fronte a tali situazioni di emergenza, il Governo è costretto ad intervenire con provvedimenti di emergenza perché sull'emergenza si deve intervenire con emergenza. Tutto ciò, ripeto, si pone nel quadro di un rapporto fra mercato e agricoltura e, quindi, fra mercato e agricoltori in cui quest'ultimi, di fatto, sono assenti dal mercato. Ed è proprio per questi motivi che il provvedimento al nostro esame, a mio avviso, non avrebbe dovuto incontrare l'opposizione feroce, sebbene legittima, del centrosinistra; al contrario, si sarebbe dovuto tener conto di questo quadro critico e delle difficoltà che l'agricoltore incontra nel rapportarsi con il mercato. Se questo è il quadro della situazione, allora quanto è stato previsto nel decreto-legge al nostro esame, che non è chiaramente il massimo che si sarebbe potuto prevedere ma rispecchia la situazione dell'economia nazionale e mondiale, cerca di affrontare le emergenze nate in settori importanti dell'agricoltura italiana quali, in particolare, quelle relative ai noti fatti della regione Puglia dell'estate scorsa e, soprattutto, al settore vitivinicolo.
In tale provvedimento sono stati previsti interventi che ritengo sufficientemente utili ad aiutare gli agricoltori ad affrontare la crisi emergenziale. Per gli interventi de minimis, di cui all'articolo 1, previsti dal regolamento n. 1860 della Commissione europea, si prevede un'applicazione che considero assolutamente giusta, oggettiva e corretta. Tali interventi, che si ispirano a criteri di giustizia, hanno trovato un'opposizione quasi feroce del centrosinistra, nonostante parametri quale, ad esempio, l'estensione del terreno, siano da considerarsi giusti, proporzionalistici e, come tali, in grado di assicurare una giustizia piena.
Il provvedimento contiene anche altri interventi emergenziali che ritengo saranno sicuramente apprezzati dal mondo agricolo; essi sono da considerarsi, tenendo conto della situazione, il massimo che si poteva fare in questo momento per contrastare l'emergenza del settore. Si è intervenuti, ad esempio, in settori importanti, qual è quello dell'uva da tavola, con il ritiro, da parte dell'AGEA, di 800 mila quintali di prodotto, ad un prezzo che ritengo soddisfacente, per destinarli agli aiuti internazionali, estraendone succhi di uva. Ancora, si è intervenuti con appositi provvedimenti sulla flavescenza dorata, che, in certe zone d'Italia, ha ripreso virulenza. Si è intervenuti anche riguardo ai formaggi stagionati (in relazione, quindi, ad un problema che riguarda un po' tutta l'agricoltura italiana), prevedendo interventi previa consultazione con le regioni. Si è intervenuti, infine, sulla blue tongue, sui danni indiretti che essa ha provocato alle aziende che si trovavano in vicinanza dei focolai (anche qui con una somma, che ritengo adeguata, di 37 miliardi per i danni indiretti).
In altre parole, il decreto-legge contemplava tutte le misure possibili per evitare che l'emergenza causasse un disastro. Certo, si poteva fare di più, ma per venire incontro alle esigenze prodotte dalle varie emergenze che hanno colpito l'agricoltura italiana in questi ultimi anni si dovrebbe disporre di mezzi illimitati.
Ciò detto - i colleghi che interverranno in dichiarazione di voto finale si dilungheranno sul merito del provvedimento -, ritengo di dover svolgere alcune osservazioni sul metodo che l'opposizione di centrosinistra adotta nei confronti dei provvedimenti che questo Governo propone in materia di agricoltura. L'ossessivo, lecito e, devo dire, competente intervento di contrasto a tutti i provvedimenti, a tutte le norme riguardanti la materia agricola, si innesta su una base ideologica. L'opposizione continua a ripetere, in maniera ossessiva, appunto, che questi provvedimenti,
in fin dei conti, servono a poco, che rappresentano null'altro che toppe e che a questo Governo manca soprattutto una cosa per operare bene a favore dell'agricoltura: un'adeguata e seria politica agricola.
Ritengo che quella dell'opposizione sia veramente un'ossessione! Al di là degli interventi emergenziali, questo Governo ha sicuramente operato a favore dell'agricoltura italiana, in un momento difficile per le economie nazionale e mondiale, con provvedimenti che definisco di valore storico e che, pur essendo stati reclamati per decenni da tutti gli operatori agricoli italiani, non erano mai stati adottati prima! Voglio fare qualche esempio.
Nei sette anni di durata dei Governi Dini, Prodi, D'Alema e Amato, tutta la materia delle quote latte si era aggrovigliata in maniera eccessiva, direi disgustosa. L'allevatore non sapeva più districarsi: trovare un ago nel suo fienile era, per lui, più facile che districarsi nella miriade di leggi, leggine, decreti ministeriali e circolari esplicative, che avevano ingarbugliato la materia in maniera indegna.
Questo Governo ed il ministero competente hanno sicuramente avuto il merito di intervenire in conformità alle direttive comunitarie ...
PRESIDENTE. Onorevole Losurdo ...
STEFANO LOSURDO. ... e di fare chiarezza, mettendo l'importante settore dell'allevamento italiano in condizione di poter agire, finalmente, all'interno di un quadro chiaro.
L'agricoltura italiana, soprattutto quella meridionale, si dibatte da anni sotto la spada di Damocle dell'emergenza previdenziale. Gli agricoltori meridionali, soprattutto in alcuni settori (ad esempio, ortofrutta), si sono indebitati fino al collo per pagare il debito nei confronti dell'istituto di previdenza. Il precedente Governo fece una sciagurata cartolarizzazione, mentre avrebbe dovuto offrire la possibilità di una sanatoria, alla quale gli agricoltori avrebbero certamente acceduto.
Esiste anche un problema in materia previdenziale, riguardante l'adeguamento della nostra normativa a quella europea: il nostro livello contributivo, nell'ambito della previdenza, è superiore a quello della Comunità europea.
PRESIDENTE. Onorevole Losurdo...
STEFANO LOSURDO. Nel disegno di legge finanziaria, con ogni probabilità, sarà risolto sia il problema del condono previdenziale sia quello di un adeguamento, da lungo tempo atteso, ma mai attuato, a livello previdenziale europeo. Ciò consentirà, per la prima volta, un calo dell'onere del costo dell'impresa che opera in agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Vorrei rivolgere un saluto alla delegazione del Centro diurno anziani di San Salvo, presente in tribuna (Applausi).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rossiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE ROSSIELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la richiesta della fiducia da parte del Governo è irritante in sé, perché evidenzia la debolezza della Casa delle libertà, la sua perenne litigiosità e, quel che a mio avviso è più grave, il suo disinteresse nei confronti del paese.
Non è stata posta la questione di fiducia sul progetto di legge elettorale, con cui avete ipotizzato una limitazione dei danni, un vero esproprio ai danni del cittadino elettore rispetto alle scelte di collegio e territoriali, con l'obiettivo di indebolire il Governo Prodi. Tuttavia, 4 milioni e 300 mila cittadini attivi - chiamiamoli così - vi hanno fatto capire, ancora una volta, ciò che vi accadrà, poiché non ne avete voluto prendere atto dopo il risultato delle elezioni regionali: un disastro che dimostra che la maggioranza sta da questa parte e non da quella.
Non avete chiesto la fiducia sulla devolution, che, qualora si dovesse spiegare in pillole, è l'esatto contrario del federalismo.
Vi siete divisi la tunica per partes, per cui ognuno è contento delle chiacchiere che sono state fatte, ma non si capisce bene cosa sia l'interesse nazionale.
Ora, chiedete la fiducia su un decreto-legge riguardante un comparto specifico. Questo è, sul serio, il massimo! Infatti, quando si discute di agricoltura, è del tutto evidente che possono esserci profili - e ce ne sono! - diversi, ma è altrettanto vero che, nell'analisi su alcuni temi, vi è un'ampia condivisione.
Chiedete la fiducia su un decreto-legge che l'onorevole Losurdo, poco fa, ha definito, per il momento, il massimo. Non mi metterò a discutere, poiché si tratta di una questione seria, del conflitto verbale fra il massimo e il de minimis, che è del tutto evidente: il massimo sono i de minimis! Ma questo Governo sa molto bene che il decreto-legge 28 febbraio 2005, n. 22, di fatto, ha dimostrato la sua inefficacia; è stato il punto di arrivo di una serie di inciampi del Governo. Infatti - diciamocelo con franchezza -, questo Governo non ha un ministro per l'agricoltura! Ha il ministro che si occupa di economia, di famiglie, del suo partito, di tante altre cose, ma dell'agricoltura, sicuramente, no! Anche quel decreto, infatti, con gli «omnibus», fu ritirato e poi ripresentato e convertito in legge.
Ebbene, il decreto-legge n. 182 del 2005, così come lo avete presentato, ha disvelato che quella legge, che pure aveva trovato in parte una condivisione dell'opposizione (caro onorevole Rossi, altro che conservatorismo, altro che immobilismo; poi spiegheremo come ci siamo attivati riguardo ai problemi di questo paese), parlava di crisi di mercato, non contrattata con l'Europa, dove siamo deboli! All'onorevole Losurdo, che parla di quote latte, ricordo che il Governo D'Alema ha portato di fatto al nostro paese le quote «C», che non erano di nostra competenza, allargando la platea!
Dicevo, dunque, che la legge n. 71 del 2005 si è fermata: non si parla di crisi di mercato, non si prevedono aiuti rispetto all'indebitamento delle imprese, non vi è più nulla di quel poco che c'era; e voi disvelate che è nullo, perché prendete le risorse stanziate dal decreto-legge n. 22 del 2005, convertito nella legge n. 71, dello stesso anno e le spostate nel decreto-legge n. 182 in esame!
Qualcuno dice che il nostro è un atteggiamento demagogico: siamo pronti a dimostrare esattamente il contrario. Ritengo che sul decreto-legge in esame, sul quale avete posto la questione di fiducia, si sia raggiunto un livello intollerabile di proponimenti. Non siamo andati noi sulla strada statale n. 106 o sulla n. 98 a dire alle imprese che sono al disastro e che sono disponibili 80 milioni di euro! Ne avete stanziati soltanto 40, e il fatto che questi 40 milioni siano veramente disponibili è per noi soltanto una speranza!
Essendovi accorti che vi è un'emergenza da affrontare, avete stanziato 21 milioni di euro, che devono coprire i commi 1-bis e 1-ter dell'articolo 1 della legge n. 71 del 2005 (ne erano stati stanziati circa 120!); pensate di utilizzare i suddetti 21 milioni di euro anche per il sostegno all'UNIRE, ente che ha già bisogno di 20 milioni di euro per le sue necessità. Poi, sempre con quei 21 milioni di euro, credete di sostenere l'Ente di sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia; poi pensate di ricavare, all'interno sempre di quei 21 milioni di euro, dieci milioni di euro per sostenere la lotta contro la flavescenza dorata dei vitigni; poi, ancora, per il sostegno alla crisi vitivinicola della Calabria, e poi per una incerta valorizzazione delle produzioni agricole mediterranee: tutto con 21 milioni di euro! Siamo al ridicolo! Però, vi è un ridicolo che può, in qualche modo, spingere al sorriso, mentre ve n'è un altro che ci spinge all'irritazione.
Con una nota di protocollo, datata 12 ottobre 2005, il ministro Alemanno ha di fatto comunicato che «l'accelerazione del processo di cambiamento dei contesti competitivi internazionali ed europei sta generando situazioni di gravi crisi»: noi lo diciamo da quattro anni in Commissione agricoltura, presentando proposte di legge e risoluzioni, e il ministro scopre oggi che
sta scoppiando la crisi! Noi da anni vi diciamo che la nostra agricoltura è in una situazione strutturale di difficoltà ed egli ci addolcisce la pillola dicendo che «alcune» filiere sono in difficoltà.
Al riguardo, mi soffermo su quella dell'olio, che conosco meglio di altre. Ebbene, oggi si è contenti di vendere l'olio extravergine di oliva a 400 euro al quintale, con 63 euro di integrazione, considerato l'abbassamento.
PRESIDENTE. Onorevole...
GIUSEPPE ROSSIELLO. Si arriva, di fatto, nella migliore delle ipotesi, a 900 mila delle vecchie lire; dieci anni fa, l'olio si vendeva ad un milione di lire al quintale. Dobbiamo essere contenti di tale risultato ma voi, anziché affrontare i piani di settore, mettete le filiere in contrasto l'una con l'altra, rendete la Conferenza Stato-regioni luogo non di accordi ma di rotture in ordine all'applicazione del Titolo V. Ma noi vi abbiamo sempre esortato a fare attenzione alle regioni, al loro ruolo di primi attori; vi accorgerete che le richieste oggi sono demagogiche ed impraticabili, ma chi pure sostiene che sono praticabilissime le sovvenzioni e le forme dell'assistenzialismo è il vostro ministro. Sostenete che vi sarebbe il ridimensionamento di ogni forma di sostegno al mondo agricolo...
PRESIDENTE. Onorevole...
GIUSEPPE ROSSIELLO. Ho terminato, Presidente.
Con la nota dianzi citata, il ministro Alemanno, di fatto, sta producendo una sorta di programma per la prossima legislatura; ma si tratta di quanto avrebbe dovuto realizzare in questa e non ha compiuto!
Siamo convinti che affrontare questi grandi temi di discussione sarà compito del Governo che verrà e che sarà di centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Misuraca. Ne ha facoltà.
FILIPPO MISURACA. Signor Presidente, essendo relatore sul provvedimento, ho chiesto al mio gruppo di poter esprimere la relativa dichiarazione di voto sulla questione di fiducia; ma devo annunciare la delusione provata per le altre dichiarazioni di voto - ad eccezione che per quella fatta dall'onorevole Rossiello - rese stamani dai colleghi di quasi tutti i gruppi. I colleghi di tutti i gruppi hanno utilizzato stamattina il loro tempo attaccando il Governo su argomenti che nulla hanno a che fare con il provvedimento; non sono entrati nel merito, ma hanno parlato di mortificazione per la richiesta della fiducia. Non cito i cognomi dei colleghi, ma noto l'esistenza di un denominatore comune, un imbarazzo da parte di tutti loro nell'affrontare i temi del «come» e del «perché» il Governo abbia chiesto il voto di fiducia su questo provvedimento.
Ma allora, da relatore, è giusto che io ricostruisca i momenti per i quali siamo giunti alla richiesta di votazione sulla fiducia; il provvedimento, pubblicato il 12 settembre, deve essere approvato entro l'11 novembre. Ebbene, devo riconoscere che in Commissione agricoltura abbiamo lavorato intensamente; ricordo lo svolgimento di audizioni informali di tutti i soggetti istituzionali, nessuno escluso, pur di completare ed arricchire il provvedimento. Un lavoro ben compiuto, con la collaborazione dei colleghi dell'opposizione ed il recepimento da parte mia, in veste di relatore, di tutti i suggerimenti che provenivano dal mondo politico e da quello dell'agricoltura.
Però, riconosciamolo apertamente, è l'ostruzionismo dei colleghi dell'opposizione che ci ha indotto a chiedere un voto di fiducia; ne rendono testimonianza i tanti ordini del giorno che i colleghi dell'opposizione hanno presentato. Senz'altro, lo hanno fatto legittimamente e democraticamente, ma non nascondiamoci il fatto che ragioni di ostruzionismo erano sottostanti alla loro presentazione.
Trattasi di un ostruzionismo sul merito o di mero ostruzionismo politico? Da quanto ho sentito stamattina, è un ostruzionismo solo politico: infatti, si è parlato di legge elettorale, di par condicio, di cosiddetta legge ex Cirielli, addirittura dei CPT. Ma, attenzione, i colleghi intervenuti stamani hanno forse evidenziato i temi concernenti il mondo dell'agricoltura?
I veri problemi, invece, risiedono nella difficoltà dei colleghi dell'opposizione a comprendere che questo Governo sta adottando provvedimenti estremamente importanti. Sì, è vero: noi ce li intestiamo! Infatti, la riforma della legge elettorale e la cosiddetta devolution sono temi importanti, sui quali la maggioranza ha dimostrato compattezza, senza avere avuto bisogno del contributo di qualche voto proveniente dall'opposizione, anche se qualche volta, come nel caso della riforma elettorale, ciò si è verificato! Dimostreremo tale compattezza anche in questa occasione, quando tutta la Casa delle libertà voterà unanimemente a favore del provvedimento in esame.
Sono questi i motivi per cui il Governo ha posto la questione di fiducia, onorevoli colleghi. Si tratta di una richiesta di fiducia che si giustifica con i tempi molto ristretti a disposizione del Senato della Repubblica, il quale, in questo momento, sta esaminando il disegno di legge finanziaria e che, indubbiamente, non può procedere ad incardinare il presente provvedimento in tempo utile per convertirlo in legge entro l'11 novembre prossimo.
Sono questi i reali motivi della posizione della questione di fiducia. Non è vero, come è stato affermato, che bisogna giustificare il comportamento di una maggioranza disaggregata. La maggioranza, infatti, in questo ultimo scorcio di legislatura sta dimostrando di essere veramente compatta; e lo sarà, cari colleghi! Perché, colleghi dell'opposizione, non avete parlato del merito del provvedimento? Perché non dite che si tratta di un provvedimento (auspico che lo farete successivamente, in sede di dichiarazioni di voto finale) al quale anche voi avete offerto il vostro contributo?
Vorrei ricordare che, in qualità di relatore, ho accolto numerosi vostri suggerimenti, concernenti l'intero settore dell'agricoltura. È evidente che ci siamo sforzati unanimemente di reperire il massimo possibile di risorse finanziarie a favore degli aiuti de minimis, utilizzando tutti i 130 milioni di euro che l'Unione europea ha messo a disposizione dell'Italia.
Non dimentichiamo, inoltre, che il decreto-legge in esame reca misure altrettanto importanti. Abbiamo impresso una svolta veramente importante, infatti, ai controlli sulla qualità e sui prezzi dei prodotti. Vorrei ricordare, con grande orgoglio, che il Governo ha voluto tutelare anche i prodotti locali e regionali, poiché il concetto espresso nell'ambito del provvedimento in esame è innovativo. I Governi di centrosinistra non lo avevano mai fatto, mentre l'Esecutivo in carica intende operare a favore dei prodotti agricoli regionali e locali!
Per cosa ci criticate, allora: per aver concesso risorse finanziarie all'UNIRE? Orbene, vorrei ricordare che si trattava di un atto dovuto! Desidero altresì segnalare che anche voi condividete interventi come quelli a favore del Consorzio irriguo della Puglia e della Basilicata. Sono previste, dunque, misure importanti, necessarie per dare risposte sia agli agricoltori, sia ai lavoratori di quei territori!
Vorrei altresì ricordare che, con il provvedimento in esame, sono stanziate risorse finanziarie a favore della Calabria, una regione sicuramente governata non dal centrodestra, ma dal centrosinistra. Allora, cosa avete da criticare, colleghi dell'opposizione? Dovete confrontarvi su questi temi!
LUIGI BORRELLI. Non ci sono soldi!
FILIPPO MISURACA. Riconosco sicuramente come la critica politica sia un fatto dovuto; tuttavia, vorrei invitare i colleghi dell'opposizione a non utilizzare queste occasioni per sostenere - come ha fatto l'onorevole Acquarone, pur dall'alto della sua saggezza, in sede di dichiarazione di voto sulla questione di fiducia -
che il Governo non si fida della propria maggioranza!
Perché, onorevole Acquarone, il Governo non dovrebbe fidarsi della sua maggioranza? La maggioranza governativa è tutta qui, è compatta ed unita, e lo sarà ancora questa mattina, oggi pomeriggio e, se dovesse occorrere, anche domani! Ciò perché si tratta di un provvedimento che vogliamo sicuramente approvare, nell'interesse dell'agricoltura. Se oggi pomeriggio continuerete a fare opposizione, colleghi dell'opposizione, sarà una vostra responsabilità!
Attenzione, tuttavia, a non dire alla gente che conducete una battaglia di opposizione a favore dell'agricoltura perché il provvedimento non è buono. Infatti, fate ciò solo ed esclusivamente perché, in questo momento, state compiendo una mistificazione: la mistificazione di chi vuole tornare al Governo! Sono tuttavia certo che, con questi vostri comportamenti, sviluppando ragionamenti diversi dal merito, rimanete ancora poco credibili! È questo, signor Presidente, il motivo per cui il Governo ha voluto porre la questione di fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Congratulazioni)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà.
Onorevole Mazzuca Poggiolini, le ricordo che ha due minuti e mezzo di tempo a disposizione.
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, desidero rappresentare il pensiero ed il convincimento dei Repubblicani europei dell'MRE nel ribadire il «no» alla richiesta di fiducia da parte di questo Governo. E non si tratta di un «no» motivato solo dalla circostanza che noi facciamo parte dell'opposizione, di un «no» scontato. È, invece, un convincimento profondo tale nostra posizione, anche in rapporto alle promesse mancate di cui - anche con questo provvedimento - il Governo si è fatto carico, quanto meno in relazione alle somme stanziate, a dispetto delle moltissime necessità di questo comparto. Un «no» motivato anche dal fatto che in questo scorcio di fine legislatura non si può che prendere atto che ben tre quarti del tempo della stessa legislatura sono stati utilizzati da questo Governo per questioni molto poco attinenti all'interesse generale del paese e molto attinenti, invece, agli interessi particolari di componenti della sua maggioranza. Un «no», quindi, profondamente radicato nel nostro convincimento, perché per i Repubblicani europei, per coloro che si richiamano a grandi uomini quali Mazzini - ed anche, più recentemente, ad Ugo La Malfa e a Spadolini - l'interesse generale, l'interesse del popolo, l'interesse di tutti i cittadini prevale su qualsiasi altra questione. Ciò dovrebbe investire le responsabilità di ogni persona, di ogni cittadino chiamato, nel corso della propria vita, a rappresentare i cittadini che l'hanno votato proprio per interessarsi della cosa pubblica, per far sì che tutte le energie, le intelligenze e le competenze di chi è chiamato a rappresentare i medesimi cittadini - energie, in questo caso, del Governo, ma anche dei parlamentari che compongono le Camere - siano orientate a migliorare le condizioni di questo paese, a migliorarle in un ottica di reale attenzione verso coloro che ne hanno più bisogno.
Credo pertanto che nel valutare un bilancio complessivo della presente legislatura, giunta al suo termine, non possiamo dimenticare il tempo perso, ad esempio, a discutere della cosiddetta legge Gasparri e delle grandi aspettative che tale provvedimento preannunziava, quali il digitale terrestre, che avrebbe cambiato la vita degli italiani, che avrebbe rappresentato la «svolta», la ripresa di questo paese. Successivamente, tale legge si è constatato essere un provvedimento che rispondeva ad interessi molto precisi e molto poco nobili.
Dunque, il nostro «no» è molto motivato. È un «no» alla fiducia, al pari di tutti gli altri amici e colleghi di quella che
oggi è minoranza, ma che domani spero divenga maggioranza, se i cittadini capiranno che solo affidandosi a noi potranno ridare slancio a questa nostra adorata, e per il momento negletta, Italia (Applausi)!
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sulla questione di fiducia.
Poiché la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia non potrà aver luogo prima delle 13, sospendo la seduta sino a tale ora.
La seduta, sospesa alle 12,40, è ripresa alle 13.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione della questione di fiducia.
Avverto che, essendo pervenuto un eccessivo numero di richieste da parte di colleghi di votare per primi, la Presidenza ha deciso che, salvo i ministri e i colleghi che presentino un certificato medico per un problema serio, tutti gli altri voteranno secondo l'ordine alfabetico (Applausi).
Indico la votazione per appello nominale sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, nel testo dichiarato ammissibile, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia.
Estraggo a sorte il nome del deputato dal quale comincerà la chiama.
(Segue il sorteggio).
La chiama avrà inizio dall'onorevole De Brasi.
Invito i deputati segretari a procedere alla chiama.
LUCIANO DUSSIN, Segretario, fa la chiama.
(Segue la chiama)
PRESIDENTE. Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione sull'emendamento Dis. 1.1 del Governo, nel testo dichiarato ammissibile, interamente sostitutivo dell'articolo unico del disegno di legge di conversione del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, sulla cui approvazione, senza subemendamenti ed articoli aggiuntivi, il Governo ha posto la questione di fiducia:
Presenti 509
Votanti 507
Astenuti 2
Maggioranza 254
Hanno risposto sì 300
Hanno risposto no 207
(La Camera approva - Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
A norma dell'articolo 116, comma 2, del regolamento, sono pertanto precluse tutte le restanti proposte emendative presentate.
Hanno risposto sì:
Adornato Ferdinando
Airaghi Marco
Alemanno Giovanni
Alfano Angelino
Alfano Ciro
Alfano Gioacchino
Amato Giuseppe
Amoruso Francesco Maria
Anedda Gian Franco
Aprea Valentina
Aracu Sabatino
Armani Pietro
Armosino Maria Teresa
Arrighi Alberto
Ascierto Filippo
Azzolini Claudio
Baccini Mario
Baiamonte Giacomo
Baldi Monica Stefania
Ballaman Edouard
Barbieri Antonio
Barbieri Emerenzio
Bellotti Luca
Benedetti Valentini Domenico
Berruti Massimo Maria
Berselli Filippo
Bertolini Isabella
Bertucci Maurizio
Blasi Gianfranco
Bocchino Italo
Bondi Sandro
Bono Nicola
Bornacin Giorgio
Brancher Aldo
Bricolo Federico
Briguglio Carmelo
Bruno Donato
Brusco Francesco
Buontempo Teodoro
Burani Procaccini Maria
Butti Alessio
Buttiglione Rocco
Caligiuri Battista
Caminiti Giuseppe
Cammarata Diego
Campa Cesare
Cannella Pietro
Caparini Davide
Capuano Antonio
Cardiello Franco
Carlucci Gabriella
Carrara Nuccio
Caruso Roberto
Casero Luigi
Castellani Carla
Catanoso Basilio
Cesaro Luigi
Cicala Marco
Cicchitto Fabrizio
Cicu Salvatore
Cirielli Edmondo
Cola Sergio
Collavini Manlio
Colucci Francesco
Conte Gianfranco
Conte Giorgio
Contento Manlio
Conti Giulio
Conti Riccardo
Coronella Gennaro
Cosentino Nicola
Cossa Michele
Cossiga Giuseppe
Crimi Rocco
Cristaldi Nicolò
Crosetto Guido
Cuccu Paolo
D'Agrò Luigi
D'Alia Giampiero
Dalle Fratte Paolo
Degennaro Carmine
de Ghislanzoni Cardoli Giacomo
De Laurentiis Rodolfo
Delfino Teresio
Dell'Anna Gregorio
Dell'Elce Giovanni
Deodato Giovanni
De Seneen Massimiliano
Didonè Giovanni
Di Giandomenico Remo
Di Luca Alberto
Di Teodoro Andrea
Di Virgilio Domenico
Dozzo Gianpaolo
Drago Filippo Maria
Drago Giuseppe
Dussin Guido
Dussin Luciano
Ercole Cesare
Fallica Giuseppe
Falsitta Vittorio Emanuele
Fasano Vincenzo
Fatuzzo Fabio
Ferro Giuseppe Massimo
Floresta Ilario
Follini Marco
Fontana Gregorio
Fontanini Pietro
Foti Tommaso
Fragalà Vincenzo
Franz Daniele
Fratta Pasini Pieralfonso
Frigerio Gianstefano
Galati Giuseppe
Galli Daniele
Galli Dario
Galvagno Giorgio
Gamba Pierfrancesco Emilio Romano
Garagnani Fabio
Garnero Santanchè Daniela
Gasparri Maurizio
Gastaldi Luigi
Gazzara Antonino
Geraci Giuseppe
Germanà Basilio
Ghedini Niccolò
Gianni Giuseppe
Gibelli Andrea
Giorgetti Alberto
Giorgetti Giancarlo
Giovanardi Carlo
Giudice Gaspare
Grillo Massimo
Grimaldi Ugo Maria Gianfranco
Jacini Giovanni
Jannone Giorgio
La Grua Saverio
Lainati Giorgio
Lamorte Donato
Landi di Chiavenna Gian Paolo
Landolfi Mario
La Starza Giulio Antonio
Lavagnini Roberto
Lazzari Luigi
Leccisi Ivano
Lenna Vanni
Leo Maurizio
Leone Anna Maria
Leone Antonio
Lezza Giuseppe
Licastro Scardino Simonetta
Liotta Silvio
Lisi Ugo
Lo Presti Antonino
Lorusso Antonio
Losurdo Stefano
Lucchese Francesco Paolo
Lupi Maurizio Enzo
Lussana Carolina
Maceratini Giulio
Maggi Ernesto
Maione Francesco
Mancuso Filippo
Mancuso Gianni
Maninetti Luigi
Mantovano Alfredo
Marinello Giuseppe Francesco Maria
Marotta Antonio
Marras Giovanni
Martinat Ugo
Martinelli Piergiorgio
Martini Luigi
Martusciello Antonio
Masini Mario
Massidda Piergiorgio
Matteoli Altero
Mauro Giovanni
Mazzocchi Antonio
Mazzoni Erminia
Menia Roberto
Mereu Antonio
Meroi Marcello
Messa Vittorio
Michelini Alberto
Migliori Riccardo
Milanato Lorena
Milanese Guido
Minoli Rota Fabio Stefano
Misuraca Filippo
Mondello Gabriella
Montecuollo Lorenzo
Moretti Danilo
Mormino Nino
Moroni Chiara
Muratori Luigi
Nan Enrico
Napoli Angela
Napoli Osvaldo
Naro Giuseppe
Nespoli Vincenzo
Nicolosi Nicolò
Nicotra Benedetto
Onnis Francesco
Orsini Andrea Giorgio Felice Maria
Pacini Marcello
Pagliarini Giancarlo
Palma Nitto Francesco
Palumbo Giuseppe
Paniz Maurizio
Paoletti Tangheroni Patrizia
Paolone Benito
Parodi Eolo Giovanni
Paroli Adriano
Parolo Ugo
Patarino Carmine Santo
Patria Renzo
Pecorella Gaetano
Pepe Antonio
Pepe Mario
Peretti Ettore
Perlini Italico
Perrotta Aldo
Pezzella Antonio
Pinto Maria Gabriella
Pittelli Giancarlo
Porcu Carmelo
Possa Guido
Prestigiacomo Stefania
Previti Cesare
Raisi Enzo
Ramponi Luigi
Ranieli Michele
Riccio Eugenio
Ricciotti Paolo
Ricciuti Riccardo
Rivolta Dario
Rizzi Cesare
Rodeghiero Flavio
Romani Paolo
Romano Francesco Saverio
Romele Giuseppe
Romoli Ettore
Ronchi Andrea
Rositani Guglielmo
Rossi Guido Giuseppe
Rossi Sergio
Rosso Roberto
Rotondi Gianfranco
Russo Antonio
Saglia Stefano
Saia Maurizio
Santelli Jole
Santori Angelo
Sanza Angelo
Saponara Michele
Saro Giuseppe Ferruccio
Savo Benito
Scalia Giuseppe
Scaltritti Gianluigi
Scarpa Bonazza Buora Paolo
Scherini Gianpietro
Schmidt Giulio
Selva Gustavo
Spina Diana Domenicantonio
Stagno d'Alcontres Francesco
Sterpa Egidio
Stradella Francesco
Strano Nino
Tabacci Bruno
Taborelli Mario Alberto
Taglialatela Marcello
Tamburro Riccardo
Tanzilli Flavio
Taormina Carlo
Tarantino Giuseppe
Tarditi Vittorio
Tassone Mario
Testoni Piero
Tortoli Roberto
Trantino Enzo
Tucci Michele
Urso Adolfo
Valducci Mario
Valentino Giuseppe
Vascon Luigino
Verdini Denis
Verro Antonio Giuseppe Maria
Viale Eugenio
Viceconte Guido
Viespoli Pasquale
Vietti Michele Giuseppe
Vitali Luigi
Vito Alfredo
Vito Elio
Volontè Luca
Zama Francesco
Zanetta Valter
Zanettin Pierantonio
Zorzato Marino
Zuin Michele
Hanno risposto no:
Abbondanzieri Marisa
Acquarone Lorenzo
Adduce Salvatore
Agostini Mauro
Albertini Giuseppe
Albonetti Gabriele
Amici Sesa
Annunziata Andrea
Banti Egidio
Barbieri Roberto
Bellillo Katia
Bellini Giovanni
Benvenuto Giorgio
Bettini Goffredo Maria
Bianchi Dorina
Bianchi Giovanni
Bianco Gerardo
Bielli Valter
Bimbi Franca
Bindi Rosy
Boato Marco
Boccia Antonio
Bogi Giorgio
Bolognesi Marida
Bonito Francesco
Borrelli Luigi
Bottino Angelo
Bova Domenico
Buemi Enrico
Buffo Gloria
Buglio Salvatore
Bulgarelli Mauro
Burtone Giovanni Mario Salvino
Cabras Antonello
Caldarola Giuseppe
Camo Giuseppe
Carbonella Giovanni
Carboni Francesco
Cardinale Salvatore
Carli Carlo
Carra Enzo
Castagnetti Pierluigi
Cazzaro Bruno
Cennamo Aldo
Ceremigna Enzo
Cialente Massimo
Colasio Andrea
Collè Ivo
Coluccini Margherita
Crisci Nicola
Crucianelli Famiano
D'Antoni Sergio Antonio
De Brasi Raffaello
Delbono Emilio
De Luca Vincenzo
De Mita Ciriaco
De Simone Titti
Detomas Giuseppe
Diana Lorenzo
Di Gioia Lello
Di Serio D'Antona Olga
Duca Eugenio
Duilio Lino
Falanga Ciro
Fanfani Giuseppe
Finocchiaro Anna
Fioroni Giuseppe
Fistarol Maurizio
Fluvi Alberto
Folena Pietro
Franceschini Dario
Franci Claudio
Frigato Gabriele
Fumagalli Marco
Galante Severino
Galeazzi Renato
Gambale Giuseppe
Gambini Sergio
Gasperoni Pietro
Gentiloni Silveri Paolo
Giacco Luigi
Giachetti Roberto
Giacomelli Antonello
Gianni Alfonso
Giordano Francesco
Giulietti Giuseppe
Grandi Alfiero
Grignaffini Giovanna
Grillini Franco
Grotto Franco
Guerzoni Roberto
Iannuzzi Tino
Innocenti Renzo
Kessler Giovanni
Labate Grazia
Ladu Salvatore
Leoni Carlo
Lettieri Mario
Lion Marco
Loddo Santino Adamo
Lolli Giovanni
Lucà Mimmo
Lulli Andrea
Lumia Giuseppe
Luongo Antonio
Lusetti Renzo
Maccanico Antonio
Magnolfi Beatrice Maria
Mancini Giacomo
Mantini Pierluigi
Mantovani Ramon
Manzini Paola
Marcora Luca
Mariani Paola
Mariani Raffaella
Marino Mauro Maria
Mariotti Arnaldo
Marone Riccardo
Martella Andrea
Mattarella Sergio
Maurandi Pietro
Mazzarello Graziano
Mazzuca Poggiolini Carla
Meduri Luigi Giuseppe
Melandri Giovanna
Merlo Giorgio
Meta Michele Pompeo
Milana Riccardo
Monaco Francesco
Montecchi Elena
Morgando Gianfranco
Mosella Donato Renato
Motta Carmen
Mussi Fabio
Nannicini Rolando
Nardini Maria Celeste
Nesi Nerio
Nieddu Gonario
Nigra Alberto
Oliverio Nicodemo Nazzareno
Olivieri Luigi
Oricchio Antonio
Ottone Rosella
Panattoni Giorgio
Papini Andrea
Pappaterra Domenico
Pasetto Giorgio
Pennacchi Laura Maria
Pepe Luigi
Petrella Giuseppe
Pettinari Luciano
Pinza Roberto
Pisa Silvana
Pisapia Giuliano
Piscitello Rino
Pisicchio Pino
Pistone Gabriella
Preda Aldo
Provera Marilde
Quartiani Erminio Angelo
Raffaldini Franco
Rainisio Giovanni
Ranieri Umberto
Rava Lino
Realacci Ermete
Reduzzi Giuliana
Ria Lorenzo
Rocchi Carla
Rosato Ettore
Rossi Nicola
Rossiello Giuseppe
Rotundo Antonio
Ruggeri Ruggero
Rugghia Antonio
Ruggieri Orlando
Rusconi Antonio
Ruta Roberto
Ruzzante Piero
Sandi Italo
Sandri Alfredo
Santagata Giulio
Sasso Alba
Sciacca Roberto
Sedioli Sauro
Sereni Marina
Sgobio Cosimo Giuseppe
Sinisi Giannicola
Squeglia Pietro
Stradiotto Marco
Stramaccioni Alberto
Susini Marco
Tanoni Italo
Tedeschi Massimo
Tidei Pietro
Tocci Walter
Trupia Lalla
Tuccillo Domenico
Ventura Michele
Vigni Fabrizio
Villari Riccardo
Volpini Domenico
Widmann Johann Georg
Zaccaria Roberto
Zanella Luana
Zanotti Katia
Zeller Karl
Zunino Massimo
Si sono astenuti:
Milioto Vincenzo
Sgarbi Vittorio
Sono in missione:
Angioni Franco
Berlusconi Silvio
Bianco Enzo
Biondi Alfredo
Bonaiuti Paolo
Brugger Siegfried
Calzolaio Valerio
Cordoni Elena Emma
Cusumano Stefano
Delmastro Delle Vedove Sandro
Fini Gianfranco
Fiori Publio
La Malfa Giorgio
Maroni Roberto
Martino Antonio
Miccichè Gianfranco
Molgora Daniele
Pecoraro Scanio Alfonso
Pescante Mario
Pisanu Beppe
Polledri Massimo
Russo Paolo
Scajola Claudio
Soro Antonello
Sospiri Nino
Stefani Stefano
Stucchi Giacomo
Tremaglia Mirko
Tremonti Giulio
Valpiana Tiziana
Violante Luciano
PRESIDENTE. Avverto che l'esame degli ordini del giorno e le dichiarazioni di voto finale avranno luogo a partire dalle 16.
Sospendo la seduta, che riprenderà, con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle 15.
La seduta, sospesa alle 14,30, è ripresa alle 15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderà il ministro per i rapporti con il Parlamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Ruta ha facoltà di
ROBERTO RUTA. Signor Presidente, signor ministro, tre anni fa, un sisma in Molise ha provocato il crollo di una scuola di San Giuliano di Puglia, che costò la vita di 27 bambini e della loro maestra. Inoltre, 14 comuni del «cratere» vennero danneggiati; conseguentemente, le comunità coinvolte si apprestano a vivere il quarto inverno consecutivo in villaggi di casette di legno.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, a seguito del terremoto del 2002, con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri (del 23 novembre 2002) sono stati subito resi disponibili 50 milioni di euro, mentre il totale del ricavo netto, derivante da mutui contratti ai sensi dell'ordinanza sempre della Presidenza del Consiglio, ammonta a 197 milioni e 549 mila euro; ai quali la Comunità europea ha aggiunto altri 21 milioni e 800 mila euro.
contributo fra le regioni interessate. La quota assegnata alla regione Molise è stata di ulteriori dieci milioni 250 mila euro, che frutterà, grazie all'accensione dei relativi mutui, una disponibilità complessiva di circa 113 milioni di euro, di cui 51 dedicati alla ricostruzione di San Giuliano di Puglia, a cui vanno aggiunte le liberalità indirizzate al suddetto comune. Si tratta quindi di un volume ingentissimo di fondi destinati alla ricostruzione.
PRESIDENTE. L'onorevole Ruta ha facoltà di
ROBERTO RUTA. Onorevole ministro, prenda le foto dei comuni colpiti dal terremoto del 2002 e le confronti con quelle di oggi: il dramma è che sono identiche, perché non una casa è stata ricostruita dopo tre anni.
tempi, regole e trasparenza. A voi questi tempi vanno bene, ma al Molise no! Vi siete macchiati del reato politico di omissione di futuro. Se gli italiani ed i molisani vorranno, a noi affideranno il compito di restituire dignità alle istituzioni che, proprio nella efficacia della risposta a tragedie come quella di San Giuliano di Puglia, misurano il grado di civiltà raggiunto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. L'onorevole Fiori ha facoltà di
PUBLIO FIORI. Signor Presidente, ogni qual volta in questi ultimi anni ho chiesto la perequazione delle pensioni, l'aggancio delle stesse alle retribuzioni e la fine delle pensioni d'annata, i Governi che si sono succeduti mi hanno risposto: non ci sono soldi. I soldi non ci sono, se non si operano delle scelte politiche.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, quanto alla richiesta formulata dall'onorevole Fiori di valutare l'opportunità di modificare la norma del testo unico delle imposte sui redditi che, come riporta l'interrogazione in esame, attribuisce alle banche l'ingiustificato privilegio di dedurre le perdite su crediti derivanti dalla cessione degli stessi con risparmi di imposta sia in termini di IRES sia in termini di IRAP, la mia sarà, inevitabilmente, una risposta tecnica.
PRESIDENTE. L'onorevole Fiori ha facoltà di
PUBLIO FIORI. Signor ministro, lei mi ha fornito una risposta tecnica, ma ha eluso la mia domanda politica.
privilegio delle banche (di quello che io ritengo un privilegio) di non pagare le tasse sulle perdite dovute a finanziamenti che forse vengono concessi, talvolta, superficialmente (si veda il caso Parmalat).
PRESIDENTE. L'onorevole Nardini ha facoltà di
MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, signor ministro, nei giorni scorsi, si è presentata davanti ai nostri occhi, davanti agli occhi di tutti coloro che hanno potuto vedere le immagini televisive, la scena di un treno che, grazie alla prontezza del macchinista, è rimasto in bilico su un baratro. In Puglia, vi sono stati sei morti, tante case alluvionate, tanti poderi allagati: un disastro vero e proprio!
PRESIDENTE. Onorevole Nardini...
MARIA CELESTE NARDINI. ... le risorse che avete stanziato per il ponte sullo stretto di Messina e di destinarle, con la prossima legge finanziaria, a vantaggio della difesa del suolo e del sistema idrogeologico.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, purtroppo, le calamità naturali che hanno funestato, negli ultimi mesi, l'Italia, gli Stati Uniti e tanti paesi europei hanno provocato danni molto gravi in termini sia di perdite umane sia materiali.
da precipitazioni a carattere localizzato di fortissima intensità, le quali hanno interessato la penisola salentina e, poi, le province di Bari e di Brindisi. Esse hanno provocato crolli ed allagamenti e sono state, tra l'altro, la causa del crollo del ponte sulla provinciale a Cassano delle Murge e del deragliamento dell'Eurostar.
PRESIDENTE. L'onorevole Nardini ha facoltà di
MARIA CELESTE NARDINI. Signor Presidente, signor ministro, se sarà proclamato lo stato di emergenza, le diremo grazie. Lei ha affermato che è stato predisposto lo schema di decreto. Per questo motivo, ci riteniamo, in qualche modo, soddisfatti.
vogliate vedere. Per questo motivo, vi chiediamo di tornare indietro, di arretrare. Vi è il rischio reale che quella quantità di soldi possa finire nelle tasche di Cosa nostra e della 'ndrangheta. Vi preghiamo di arretrare e di non compiere quello scempio. Tra l'altro, non avete avuto la certificazione ambientale per il ponte sullo stretto. Quindi, tornate indietro e consentite il risanamento del suolo italiano (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, durante la manifestazione di Torino, il 22 ottobre scorso, un gruppo di anarchici dei centri sociali, dopo aver preso di mira con insulti ed urla alcuni cattolici riuniti nella chiesa del Carmine, ha fatto esplodere un petardo all'interno della chiesa, orinato sulla facciata della stessa ed imbrattato le mura con scritte minacciose nei confronti del ministro Pisanu, oltre che di tutti i cittadini di religione cattolica.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. La ringrazio, signor Presidente. Onorevole Volontè, nel pomeriggio del 22 ottobre scorso si è svolta a Torino, indetta dal locale movimento anarchico, una manifestazione nazionale con corteo per le vie cittadine in segno di protesta contro i recenti sgomberi dei centri sociali de l'Alcova e Rosalia e, più in generale, contro il clima di asserita (naturalmente da parte degli anarchici) repressione preolimpica (per le Olimpiadi di Torino), che avrebbe interessato la locale area anarchica in vista delle prossime Olimpiadi invernali.
PRESIDENTE. L'onorevole Volontè ha facoltà di
LUCA VOLONTÈ. Onorevole ministro Giovanardi, la ringrazio di questa risposta. Non è la prima volta che ci troviamo a discutere di questi argomenti e a tale proposito ne ricorderò uno solo: le indagini e le attività repressive e preventive svolte dagli organi di polizia nei confronti degli insulti e dei saccheggi delle sedi delle Misericordie in Emilia-Romagna, ma non solo, qualche mese fa.
PRESIDENTE. L'onorevole Guido Giuseppe Rossi ha facoltà di
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, i fatti sono stati già ricordati ed è significativa la circostanza che ben due gruppi importanti della maggioranza abbiano ritenuto di utilizzare questo strumento di sindacato ispettivo per segnalare l'episodio; episodio cui, a mio avviso, attesa la sua gravità, non è stato dato adeguato risalto dai mass media nazionali. Ribadiamo che si è trattato di aggressione ad una funzione religiosa, con lancio di petardi e di quant'altro; di atti osceni di fronte a luogo sacro; infine, di apposizione di scritte, atto, quest'ultimo, cui purtroppo siamo abituati, ma si è registrata una escalation.
del 27 luglio 2005, perché parlai allora di un vero e proprio «caso Torino».
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, dopo gli episodi appena illustrati in risposta all'interrogazione Volontè n. 3-05110, verificatisi dinanzi alla chiesa Madonna del Carmine, i manifestanti hanno compiuto a Torino ulteriori atti vandalici: davanti alla sede dei Democratici di sinistra «Domenico Carpanini», hanno lanciato una bottiglia contenente liquido infiammabile, che ha prodotto un leggero annerimento della serranda esterna; presso l'agenzia bancaria di corso Regina, angolo piazza della Repubblica, è stata lievemente danneggiata una vetrata esterna con il lancio di una pietra; sull'obelisco di piazza Savoia sono state scritte frasi offensive nei confronti di un magistrato della locale procura.
PRESIDENTE. L'onorevole Guido Giuseppe Rossi ha facoltà di
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. La risposta del Governo, che ovviamente è abbastanza simile a quella che fu data nelle scorse occasioni, sottolinea due elementi.
EMERENZIO BARBIERI. Bravo! Bravo!
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Ecco, dunque, questo doppio binario, purtroppo «tipico» della storia di questo paese, che sappiamo aver portato, negli anni Settanta, ad una deriva molto sanguinosa e pericolosa.
PRESIDENTE. Onorevole Guido Giuseppe Rossi, concluda!
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Lei, signor ministro - e concludo, signor Presidente -, ha affermato che bisogna evitare guai peggiori: ma dobbiamo forse arrivare alla guerra civile spagnola, quando si sparava contro i crocifissi o si fucilavano preti e suore?
PRESIDENTE. L'onorevole Buglio ha facoltà di
SALVATORE BUGLIO. Signor Presidente, il ministro dell'interno ha indicato la città di Torino, in occasione delle Olimpiadi invernali del 2006, come uno dei luoghi maggiormente a rischio di attentati terroristici. Lo stesso ministro ha assicurato che verrà profuso ogni sforzo per aumentare le misure di sicurezza dei cittadini e degli atleti.
PRESIDENTE. Onorevole Buglio...
SALVATORE BUGLIO. Nel periodo olimpico, la concentrazione di siti, eventi sportivi e di pubblico spettacolo, flussi di traffico, afflusso di centinaia di migliaia di visitatori richiederà lo svolgimento di compiti di vigilanza aggiuntivi e il potenziamento del servizio di soccorso nelle valli olimpiche. Se le attuali carenze non verranno colmate prima delle Olimpiadi, saranno esposti a gravi rischi tanto la popolazione quanto gli atleti.
PRESIDENTE. Onorevole Buglio, si avvii a concludere!
SALVATORE BUGLIO. ... affinché siano garantiti, nel periodo indicato, organici e servizi adeguati dei vigili del fuoco.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Buglio, il Ministero dell'interno, attraverso un apposito gruppo di lavoro, ha già predisposto la pianificazione di uomini, mezzi ed attrezzature necessari per assicurare attività di soccorso e di sicurezza nei luoghi e nelle settimane interessati ai giochi olimpici.
PRESIDENTE. L'onorevole Nigra, cofirmatario dell'interrogazione, ha facoltà di
ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, signor ministro, la nostra interrogazione è originata dalla condivisione della preoccupazione che le Olimpiadi invernali di Torino del 2006, come è stato già rilevato, possano rappresentare uno tra i possibili obiettivi del terrorismo internazionale. Proprio per tale ragione è necessario rafforzare ogni comparto del sistema della sicurezza, al fine di proteggere i cittadini residenti, gli atleti ed i turisti. Sicuramente, affinché si possa affermare di aver agito con la necessaria ed indispensabile attenzione, occorre rafforzare un settore importante - come è stato ricordato - quale quello del corpo dei vigili del fuoco, concentrando sullo stesso risorse, personale e mezzi, in relazione alla straordinarietà dell'evento olimpico.
PRESIDENTE. Onorevole Nigra, concluda.
ALBERTO NIGRA. ...e di migliaia di spettatori e turisti. Concludo, signor Presidente.
PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questa interrogazione a risposta immediata il gruppo di Alleanza Nazionale si domanda - e domanda al Governo - in quale città d'Italia e d'Europa sia possibile che, in pieno giorno, alle 13,30, in via Calzaioli, nota in tutto il mondo, e, dunque, nella parte più interna del centro storico di Firenze, una madre ed un padre vedano due persone che tentano di portare via il loro figlioletto, nato da pochi mesi. Ciò è accaduto, ieri l'altro, a Firenze ed ha destato evidente stupore e rabbia da parte della popolazione, perché tale fatto rappresenta la punta di un iceberg di degrado e d'illegalità che, in modo incontrastato, nelle ultime settimane e negli ultimi mesi regna nel capoluogo toscano.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevole Migliori, dopo il tentato rapimento di un bimbo il 25 ottobre scorso, in pieno centro a Firenze, la prefettura ha intensificato i servizi dispositivi di controllo del territorio in atto, che peraltro nel caso specifico, hanno consentito ai militari dell'Arma dei carabinieri in servizio nelle immediate vicinanze di arrestare per tentato sequestro di persona una delle due nomadi coinvolte, di 34 anni e di origine rumena, che è risultata sprovvista di regolare permesso di soggiorno.
PRESIDENTE. L'onorevole Migliori ha facoltà di
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, ringrazio il signor ministro che, a nome del Governo, mi sembra abbia annunciato un fatto di grande rilevanza, ossia la decisione di realizzare sul nostro territorio quei centri di permanenza temporanea voluti - lo ricordo - non dalla cosiddetta legge Bossi-Fini, ma dalla cosiddetta legge Turco-Napolitano, senza i quali ci troviamo in una situazione di grave difficoltà, che umilia le forze dell'ordine, la loro capacità di indagine e le relative consequenziali azioni repressive.
PRESIDENTE. L'onorevole Caminiti ha facoltà di
GIUSEPPE CAMINITI. Signor ministro, onorevoli colleghi, la celiachia rappresenta una malattia di carattere sociale, atteso che il celiaco diagnosticato deve seguire una dieta senza glutine molto rigorosa, la quale ha pesanti ricadute sulla vita quotidiana, mentre il celiaco non diagnosticato, e quindi non trattato con opportuna dieta, oltre a vivere una condizione molto precaria, va incontro a complicanze molto serie. Tra le più gravi, va ricordata l'aumentata probabilità di insorgenza di osteoporosi precoce, infertilità, linfomi, eccetera.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, i soggetti con diagnosi di celiachia, caratterizzata da un'intolleranza permanente al glutine, devono escludere gli alimenti quali pane, pasta e derivati dai cereali comuni, anche quelli con la più piccola traccia di farina.
PRESIDENTE. L'onorevole Caminiti ha facoltà di
GIUSEPPE CAMINITI. Signor ministro, la ringrazio per la risposta data all'interrogazione in esame anche a nome del Governo, che lei ha citato nella sua risposta facendo riferimento a quando verrà data attuazione alle disposizioni impartite dal recepimento della direttiva CE 2003/89. Ha citato anche l'Associazione italiana celiachia, che aspetta con molta ansia il recepimento della suddetta norma. In tal modo, sugli alimenti saranno applicate, ad opera delle aziende produttrici di prodotti alimentari, le etichette riguardanti la presenza di glutine o di altri allergeni liberando, quindi, i soggetti malati di celiachia dal pericolo di alimentarsi con prodotti contenenti il suddetto allergene.
per le informazioni che ha voluto fornire e mi ritengo soddisfatto della sua risposta.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Alemanno, Armani, Armosino, Baccini, Ballaman, Berselli, Bindi, Boato, Bono, Brancher, Bricolo, Caligiuri, Cannella, Carrara, Cicu, Colucci, Gianfranco Conte, Contento, D'Alia, De Brasi, Delfino, Dell'Elce, Deodato, Di Virgilio, Dozzo, Giuseppe Drago, Foti, Fragalà, Galati, Galvagno, Gentiloni Silveri, Giordano, Giancarlo Giorgetti, Giovanardi, Landolfi, Mantovano, Manzini, Raffaella Mariani, Martinat, Martinelli, Martusciello, Matteoli, Mazzocchi, Moroni, Motta, Palumbo, Pistone, Possa, Prestigiacomo, Romani, Romano, Rosso, Santelli, Saponara, Scarpa Bonazza Buora, Schmidt, Selva, Sgobio, Tanzilli, Taormina, Tassone, Tortoli, Tuccillo, Urso, Valducci, Valentino, Viceconte, Viespoli, Vietti e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Colleghi, ricordo che prima della sospensione della seduta ha avuto luogo la votazione per appello nominale sulla questione di fiducia ed è stato approvato l'emendamento Dis. 1.1 del Governo, nel testo dichiarato ammissibile.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 6063 sezione 5).
GABRIELE FRIGATO. Sul merito del provvedimento, mi rifaccio all'intervento svolto dal collega Marcora in sede di discussione sulle linee generali. Per ciò che concerne invece la parte di politica generale, il vice capogruppo della Margherita, Renzo Lusetti, ha bene espresso la posizione del nostro gruppo. Il giudizio su questo provvedimento, signor Presidente, onorevoli colleghi, è assolutamente insufficiente. D'altronde con la posizione della questione di fiducia voi avete azzerato tutte le nostre proposte emendative, eliminando così qualsiasi possibilità di miglioramento del testo.
PRESIDENTE. L'onorevole Ria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/266.
LORENZO RIA. Signor Presidente, vorrei entrare nel merito dell'ordine del giorno presentato, essendo già intervenuto sul complesso degli emendamenti ed avendo, quindi, già svolto considerazioni di carattere generale sul provvedimento.
vista della stagione invernale che ormai è alle porte. Il costo energetico, rispetto alla produzione del comparto florovivaistico, incide mediamente dal 30 al 40 per cento, con picchi che arrivano sino al 90 per cento. Ciò accadeva sino alla passata stagione. Infatti, nella prossima stagione, con il rincaro che si è registrato, sicuramente non sarà conveniente riscaldare le serre, anche quelle dotate di tecnologie evolute.
PRESIDENTE. L'onorevole Rusconi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/242.
ANTONIO RUSCONI. Signor Presidente, colleghi, siamo di fronte all'ennesimo decreto-legge di una maggioranza che conta su cento deputati di vantaggio e che - incomprensibilmente per il paese - pone l'ennesima questione di fiducia.
discutere in sede di Commissione. Si sarebbe dovuto migliorare il provvedimento in Assemblea, ma anche in quel caso fu posta la questione di fiducia.
ANTONIO RUSCONI. Avevamo presentato anche un emendamento sulle quote latte, volto a chiedere la proroga del regime transitorio per il pagamento mensile ridotto per quanto riguarda le imprese di montagna, quelle delle zone svantaggiate e quelle titolari di quote B.
PRESIDENTE. L'onorevole Duilio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/243.
LINO DUILIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel corso del tempo che mi è concesso intendo articolare minimamente un discorso, in quanto l'ordine del giorno a mia firma, pur all'interno di una strategia ostruzionistica, nel senso migliore del termine, intende porre l'accento su alcune correzioni del provvedimento, considerato il fatto che ci troviamo in presenza di un decreto-legge sul quale è stata posta la questione di fiducia, e dunque non abbiamo potuto utilizzare neppure lo strumento degli emendamenti per tentare di migliorarne il testo.
dalla produzione alla distribuzione. Si tratta di un fine certamente condivisibile, ma sappiamo che il problema non risiede tanto nell'evocazione dei fini, anche nell'attività legislativa, quanto nel rapporto tra i mezzi e i fini, vale a dire nella predisposizione degli strumenti atti a conseguire il fine.
PRESIDENTE. L'onorevole Santino Adamo Loddo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/244.
SANTINO ADAMO LODDO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, chiedo che venga accolto il mio ordine del giorno, che impegna il Governo a prevedere e finanziare i corsi di formazione per i carabinieri impegnati nei nuovi compiti assegnati dal decreto-legge in via di conversione.
PRESIDENTE. L'onorevole Burtone ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/175.
GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, esprimiamo la nostra opposizione al decreto-legge in esame. Sollecitiamo il Governo con la presentazione di diversi ordini del giorno, nel tentativo di convincere maggioranza ed esecutivo ad invertire la rotta sui temi dell'agricoltura; anche perché, abbiamo più volte affermato che consideriamo sbagliato proseguire con provvedimenti «tampone», che hanno esclusivamente la funzione di fronteggiare, quando vi riescono, le emergenze.
dare una risposta seria al mondo agricolo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Squeglia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/202.
PIETRO SQUEGLIA. Onorevoli colleghi, l'ordine del giorno da me presentato nasce dalla necessità di soffermare un attimo l'attenzione sui problemi dell'agricoltura in Campania e, in particolare, nella provincia di Caserta.
sconfiggere speculatori e faccendieri in assenza di piani ed indirizzi pubblici organici.
PRESIDENTE. L'onorevole Bottino ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/180.
ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, guardando al merito del decreto-legge in esame, l'ordine del giorno a mia firma sollecita un'attenzione anche per la floricoltura, settore che risente di sistematiche imprevedibilità e carenze di liquidità, in presenza di forti investimenti, a tutela di un'attività e di una produzione che incontrano la forte concorrenza del mercato estero.
PRESIDENTE. L'onorevole Reduzzi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/185.
GIULIANA REDUZZI. Signor Presidente, con la posizione della questione di fiducia è stata bloccata la discussione sul decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, sottoposto all'attenzione dell'Assemblea della Camera per la relativa conversione in legge. Si tratta di un decreto-legge riguardante l'agricoltura con il preciso obiettivo di definire interventi urgenti, idonei a fronteggiare la crisi del settore.
PRESIDENTE. L'onorevole Carbonella ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/176.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, il decreto-legge al nostro esame dovrebbe contenere alcuni interventi urgenti inerenti il settore agricolo, con particolare riferimento a quello vitivinicolo. I tempi di tale decreto-legge sono stati scanditi, più che dalla volontà, sensibilità e consapevolezza maturata nel Governo, dalle poderose manifestazioni che vi sono state sia in Puglia che in Sicilia nei primi giorni di settembre e che hanno visto migliaia di produttori agricoli rivendicare più attenzione da parte del Governo verso i loro drammatici problemi.
per l'economia del paese come è l'agricoltura, quando soprattutto questa è situata nel Mezzogiorno (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. L'onorevole Lettieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/663/186.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato impegna il Governo, ad individuare ogni misura utile e risorse adeguate per contenere i costi sopportati dagli agricoltori, e a favorire l'accesso delle imprese agricole al credito.
PRESIDENTE. Onorevole Lettieri, si avvii a concludere!
MARIO LETTIERI. ... ma non ci è stato neppure consentito dall'ennesima posizione della questione di fiducia da parte del Governo: ne prendiamo atto (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL, L'Ulivo e Misto-Popolari-UDEUR)!
PRESIDENTE. L'onorevole Rocchi ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/241.
CARLA ROCCHI. Signor Presidente, l'ordine del giorno di cui sono prima firmataria, che intendo illustrare all'Assemblea, evidenzia l'assoluta necessità di adottare interventi sostanziali, strutturali e decisivi in una serie di comparti del settore agricolo che hanno un notevole bisogno di sostegno, pena una contrazione che risulterebbe davvero perniciosa sia per i settori stessi, sia per la nostra economia in generale.
non può sfuggire al ministro competente, e non dovrebbe sfuggire neanche al ministro dell'economia e delle finanze.
PRESIDENTE. L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/178.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, come hanno già avuto modo di osservare i colleghi che mi hanno preceduto, questo numero elevato - ed anche ricco - di ordini del giorno certamente rinviene il suo fondamento nella posizione dell'ennesima questione di fiducia, che impedisce l'esame dei singoli emendamenti. L'ordine del giorno n. 9/6063/178, da me presentato, prende spunto da uno dei passaggi più significativi del decreto-legge e del relativo disegno di legge di conversione, recante interventi urgenti in agricoltura e per gli organismi pubblici del settore, nonché per contrastare - ed è nota la finalità - andamenti anomali dei prezzi nelle filiere agroalimentari.
più, eventi sporadici, perdendo la sistematicità che si era progettata nella scorsa legislatura.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei salutare la delegazione del Parlamento della Bolivia, che sta svolgendo un seminario di studi presso la Camera dei deputati, in preparazione dell'Assemblea costituente. Praticamente, stanno studiando la nostra riforma costituzionale, perché devono fare la loro (Applausi)!
ORLANDO RUGGIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio ordine del giorno intende impegnare il Governo a verificare, dopo un anno dall'approvazione del provvedimento al nostro esame, gli effetti dell'articolo 2-bis, al fine di aumentare, eventualmente, la percentuale minima della superficie di vendita destinata ai prodotti agricoli e agroalimentari regionali.
PRESIDENTE. L'onorevole Provera ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/38.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, con questo ordine del giorno vorremmo esplicitare il nostro punto di vista sulla capacità del Governo di risolvere i problemi di fondo dell'agricoltura, sottolineando l'insufficienza delle risorse che sono messe a disposizione e l'improvvisazione delle politiche e delle strutture di sostegno all'agricoltura.
La Puglia negli ultimi anni è diventata terra di conquista del mercato dell'olio d'oliva da parte di produttori provenienti da Grecia, Spagna, Tunisia ed Ucraina, accanto alle importazioni di agrumi e di prodotti come i pomodori stessi da altri paesi un tempo insospettabili.
PRESIDENTE. L'onorevole Mantovani ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/35.
RAMON MANTOVANI. Signor Presidente, con questo ordine del giorno - che ha palesemente scopi ostruzionistici ma che, comunque, pone un problema reale - intendiamo chiedere al Governo di impegnarsi a ridurre drasticamente le accise sul gasolio usato dalla marineria italiana per l'attività della pesca. Già immagino l'obiezione: non si può provvedere per via fiscale o per via diretta attraverso un sostegno economico alle piccole imprese perché ciò violerebbe le regole del mercato. Peraltro, tali regole non sono state fissate da questo Parlamento, bensì dagli accordi commerciali che nel passato diversi Governi hanno firmato e che hanno obbligato, poi, il Parlamento - perché di obbligo si è trattato - a ratificare la conseguenza dei suddetti accordi.
territori -, mentre i nostri contadini non riescono più a competere sul mercato, perché esso è di fatto dominato dalle grandi società multinazionali.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, come lei sa - e ricorda molto bene - abbiamo concluso poche ore fa la Conferenza dei presidenti di gruppo, che ha programmato il calendario dei lavori dell'Assemblea per il mese di novembre. Mi pare che anche nella definizione di tale calendario, per quanto possa esserci qualche formale riserbo, sono state accolte, come ormai accade da diversi mesi, tutte le proposte formulate dall'opposizione, sia in tema di intervento in aula del ministro Pisanu, reiterato, su interpellanze, informative e comunicazioni, sia in tema di priorità chieste dall'opposizione in calendario di provvedimenti dalla stessa segnalati, per quanto non ancora iniziati dalle Commissioni, sia per ciò che riguarda il primo punto all'ordine del giorno della seduta del 9 novembre.
MARCO BOATO. Anche perché la causa siete stati voi!
STEFANO LOSURDO. Ma stai zitto!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, per cortesia!
ELIO VITO. Cerco di fare un ragionamento pacato (Commenti dell'onorevole Boato)...
PRESIDENTE. Onorevole Boato, per cortesia, lasci parlare l'onorevole Vito.
ELIO VITO. ... e non raccogliere provocazioni.
MARCO BOATO. Ma cosa c'entra tutto questo?
PRESIDENTE. Onorevole Boato! Onorevole Boato, sull'ordine dei lavori l'onorevole Vito può parlare, come tanti che lo fanno in modo più estraneo ancora di quanto sia adesso l'intervento dell'onorevole Vito. Le regole valgono per tutti: se parlano i deputati dell'opposizione sull'ordine del lavori, parla anche l'onorevole Vito.
MARCO BOATO. Dica quello che pensa lui!
PRESIDENTE. Onorevole Boato, la richiamo all'ordine!
ELIO VITO. Non vi preoccupate! Credo che il collega Boato è sicuramente una persona tollerante; lo conosco da anni, quindi (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), mi perdonerà se mi permetto di parlare io qualche minuto in più e apparentemente fuori argomento.
PRESIDENTE. Questo è vero!
ELIO VITO. Quindi, signor Presidente, siamo di fronte a questo ostruzionismo. Ora è evidente che, di fronte ad un ostruzionismo sui decreti-legge che non sono contingentati, per quanto il Governo abbia posto la questione di fiducia, non vi è alcuna garanzia che il decreto-legge, che deve essere ancora trasmesso al Senato, sia convertito in tempo utile.
MARCO BOATO. Parla per te, non per noi!
ELIO VITO. Credo, quindi, che il Governo debba prendere atto che siamo di fronte ad una situazione di ostruzionismo generalizzato e permanente delle opposizioni (infatti, lo abbiamo riscontrato anche in occasione della costituzione delle Commissioni permanenti) e debba riflettere quando vara provvedimenti di urgenza.
LUIGI OLIVIERI. Come la Cirielli!
ELIO VITO. Ecco perché le chiedo, Presidente se lo riterrà opportuno, di valutare l'opportunità di convocare una nuova riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo per prendere atto di questa situazione, affinché ne prenda atto anche il Governo, di far venir meno questa priorità che, giustamente e doverosamente lei riconosce ai decreti-legge che, però, nei fatti, finisce per essere una priorità che impedisce alla Camera di approvare altri provvedimenti...
GIOVANNI KESSLER. Ben più importanti!
ELIO VITO. ... e di procedere a quelle convocazioni eventuali che avevamo già previsto per la settimana prossima, giovedì e venerdì...
LUIGI OLIVIERI. E sabato?
ELIO VITO. ... mettendo direttamente all'ordine del giorno gli altri punti che sono già previsti per questa settimana. È comunque una riserva del nostro gruppo di fare in modo che nella giornata di giovedì si proceda senz'altro con l'esame degli altri argomenti.
PRESIDENTE. Hanno chiesto di parlare sull'ordine dei lavori gli onorevoli Innocenti, Giordano, Boccia e Boato.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, sulle questioni sollevate dal collega Vito vorrei dire innanzi tutto che vi ringrazio per questo riconoscimento, per questo eccesso di generosità nei confronti dell'opposizione. Devo dire che noi, come opposizione, non ci siamo accorti di questa grande generosità nei nostri confronti e, soprattutto, non se ne sono accorti i milioni di cittadini italiani che continuano a darci sostegno (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), criticando le vostre ...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! Tutelo l'onorevole Vito, ma anche l'onorevole Innocenti!
RENZO INNOCENTI. Vi sono diversità di impostazione, ma consentite anche al sottoscritto, dopo aver ascoltato il collega Vito dire quelle cose...
PRESIDENTE. Certo, certo!
RENZO INNOCENTI. ...di far presente che le affermazioni fatte rispondono ad una sua visione molto particolare e non corrispondente alla realtà dei fatti. Non esiste assolutamente questo eccesso di generosità nei confronti delle nostre richieste.
come primo punto del calendario della prossima settimana o dei prossimi mesi, invece di insistere con veemenza per l'esame di un provvedimento che riguarda la possibilità di salvare dai processi alcuni amici, alcuni colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione); finiamola con questa ipocrisia!
PRESIDENTE. Prego, onorevole Giordano ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, l'onorevole Vito scambia brillantemente le cause con gli effetti!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia.
FRANCESCO GIORDANO. Lo ripeto, poiché la storia è della cronaca parlamentare, e probabilmente gli ululati sono rivolti a questa storia e a questa tradizione democratica e non certo a me! Non era mai successo che una legge elettorale venisse approvata da metà del Parlamento e da metà del paese contro l'altra metà del paese. È così. Questa è la causa; gli effetti sono che noi continuiamo a fare una battaglia politica in Parlamento.
(secondo i dati a disposizione). Di questo si tratta! (Applausi dei deputati dei gruppi dei Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. La prego, onorevole Boccia, ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ho ben accolto i toni sereni dell'onorevole Elio Vito ed accetto anche la parte costruttiva del suo intervento. L'onorevole Giordano ha testè chiarito l'affermazione fatta dal capogruppo della Casa delle libertà sulle questioni poste all'ordine del giorno dalla Conferenza dei capigruppo nel pieno rispetto dell'articolo 24 del regolamento, che riserva alle opposizioni una percentuale di argomenti da includere nell'ordine del giorno. Quindi, ciò avviene nel pieno rispetto del regolamento.
decreti-legge, soprattutto quando non si tratta di materie straordinarie ed urgenti!
UGO LISI. Ma basta!
ENZO RAISI. Tempo!
ANTONIO BOCCIA. Questa è la riflessione che deve fare il Presidente della Camera: deve interporre tutti i suoi buoni uffici per ottenere che la causa di questa situazione venga rimossa (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
ENZO RAISI. Ricoveratelo!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego... Onorevoli colleghi, calma! Onorevole Boccia, sta esaurendo il tempo a sua disposizione.
ANTONIO BOCCIA. Concludo, signor Presidente. Ci troviamo ora di fronte a una situazione che si aggrava «al quadrato», perché l'onorevole Vito, dopo aver invitato il Governo e il Presidente della Camera a riflettere, non si limita a parlare del passato, ma annunzia per il prossimo futuro - devo dire con molto garbo e dunque non mi sento di rivolgergli critiche da questo punto di vista -, una qualche azione, come ad esempio la richiesta di inversione dell'ordine del giorno o altro, per ottenere che prima la legge «salva Previti», poi la legge sulla par condicio, poi non so quale altro accidente verrà avanti prima della fine della legislatura in questo saccheggio finale, possano ottenere il gradino più alto dell'ordine del giorno dei lavori della Camera dei deputati.
ENZO RAISI. Ricoveratelo!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia. Grazie, onorevole Boccia...
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, mi consenta, se l'onorevole Elio Vito vuole sostenere che giovedì prossimo, o in seguito, con i numeri di cui dispongono, intendono inserire al primo punto altre leggi «spazzatura», lo facciano pure! Però, il Governo, e lei stesso, signor Presidente, dovrebbero spendersi di più, come accaduto finora (soprattutto da parte del Presidente della Camera), per impedire che queste leggi «spazzatura» vadano avanti (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti)!
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori l'onorevole Boato.
MARCO BOATO. Signor Presidente, anzitutto mi devo scusare con lei e con il collega Elio Vito per averlo interrotto in precedenza. Mi scuso per la forma, lei mi ha richiamato e aveva il diritto-dovere di farlo. Non ho alcuna difficoltà a scusarmi: nella forma ho sicuramente sbagliato. Però, durante l'intervento del collega Boccia, poco fa, ho ascoltato delle urla che andavano ben oltre la mia interruzione, ma in questo caso non vi è stato alcun richiamo. Comunque non ha importanza.
cultura del nostro paese, e non solo di quella scolastica - su chi sembra l'aggredito ed è l'aggressore, e viceversa.
e lei ci ha annunciato quello scenario, che ora si sta verificando. Infatti lo scenario è esattamente quello che lei, Presidente, aveva previsto (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-SDI-Unità Socialista)!
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, ho fatto fatica a capire come mai si sia aperto questo dibattito. A nome del gruppo di Alleanza Nazionale, desidero far osservare che a noi pare ovvio che, alla fine di una legislatura e in presenza di un ostruzionismo, sia pure fatto rispettando le regole del nostro regolamento, più che legittimo nella vita parlamentare (d'altronde ognuno si assume le proprie responsabilità di fronte agli elettori), il calendario dei lavori dell'Assemblea debba essere adeguato alle esigenze politiche e a quelle della stessa Assemblea.
FRANCESCO GIORDANO. Ma la «ex-Cirielli», Buontempo...!
TEODORO BUONTEMPO. La legge elettorale, onorevoli colleghi, onorevole Giordano ...
FRANCESCO GIORDANO. Sì, ma la «ex-Cirielli»?
TEODORO BUONTEMPO. Ci arriviamo!
FRANCESCO GIORDANO. Ma è stata condivisa!
TEODORO BUONTEMPO. ... condannare quanto ci pare!
KATIA BELLILLO. I 320 voti li avevate voi!
ROLANDO NANNICINI. La potevate modificare!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, calma, calma!
TEODORO BUONTEMPO. E checché ne diciate negli studi televisivi e nelle vostre riunioni, anche la non preferenza, la lista bloccata, è dovuta al vostro voto contrario all'unico emendamento che ci poteva fare uscire da quella strettoia, presentato da deputati della maggioranza!
LUIGI OLIVIERI. Cancellate le norme!
TEODORO BUONTEMPO. Quando giungeranno al nostro esame la «ex-Cirielli» e gli altri progetti, voi farete il vostro dovere e noi faremo il nostro! Ma voi, con questa scusa, state tentando di paralizzare il Parlamento riguardo a provvedimenti che non sono a favore dei deputati di centrodestra, ma dei cittadini, che sono anche di sinistra, che votano anche per i DS, per Rifondazione e per la Margherita!
FRANCESCO GIORDANO. Previti non ci vota!
LUIGI OLIVIERI. Preparate gli atti per non andare in galera!
TEODORO BUONTEMPO. È bene che lo sappiano tutti, a cominciare dagli agricoltori, il danno che state facendo al paese reale in nome di un pregiudizio ideologico (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
PRESIDENTE. Allora, cari colleghi ...
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, sto per concludere.
PRESIDENTE. Pensavo che avesse finito, onorevole Buontempo: l'avevo sentita entrare nella «fase finale»...
TEODORO BUONTEMPO. Allora, la mia proposta, signor Presidente, è che non si recitino troppe parti in commedia: noi di Alleanza nazionale diamo la nostra disponibilità a continuare l'esame del decreto-legge, se necessario, con la notturna di oggi, con la notturna di domani e con quella di domenica! Basta con le scuse (Applausi polemici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
FRANCESCO GIORDANO. Bene! Anche di lunedì!
TEODORO BUONTEMPO. Quando il Parlamento faceva il suo dovere, non si lasciava bloccare da queste situazioni, perché il calendario è adeguato alle esigenze della Camera!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, innanzitutto vorrei salutare la comunità di San Nicola di Palagiano, in provincia di Taranto, che segue i nostri lavori dalle tribune (Applausi).
dei lavori dell'onorevole Elio Vito abbia dato modo a tutte le forze politiche di precisare, in ordine alle questioni legate al calendario, le proprie posizioni politiche. Questo è sempre un bene, perché siamo una «casa di vetro», aperta. È bene, dunque, che chi sia sintonizzato sul canale satellitare della Camera possa avere ben chiara la situazione.
FRANCESCO GIORDANO. Hai capito, Buontempo?
ELIO VITO. Sarebbe masochismo andare a giovedì per farvi parlare!
PRESIDENTE. Questo fa parte dei poteri che lei potrebbe esercitare anche adesso. A maggior ragione, li potrà esercitare nella seduta di giovedì prossimo.
ANTONIO BOCCIA. No, no.
PRESIDENTE. ... ma io non cambio atteggiamento.
ANTONIO BOCCIA. No, no!
PRESIDENTE. Ma non è questo il punto.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, lei può facilmente immaginare come non sia agevole intervenire sui temi che sto per affrontare immediatamente dopo il dibattito appena svoltosi... Altissimo...! E poi, come lei può vedere, ho una propensione ad intervenire su questi temi!
PRESIDENTE. All'altezza..., soprattutto!
FRANCESCO GIORDANO. Soprattutto, Presidente. Vorrei dire che, su una materia così delicata come quella dell'agricoltura... Presidente, mi piacerebbe potermi soffermare su questo aspetto... Immagino che vi siano importanti questioni che riguardano...
PRESIDENTE. No, riguardano il calendario, visto che l'onorevole Volontè si lamenta sempre che i suoi provvedimenti vengono cancellati...!
FRANCESCO GIORDANO. Forse lei non l'avrà notato, ma il gruppo cui appartengo è riuscito, su un tema così delicato come quello dell'agricoltura, a far parlare della valorizzazione di quella meridionale una valdostana come Marilde Provera e riuscirà in seguito a far parlare della qualificazione dell'agricoltura e dei grandi vini del nord esponenti meridionali del gruppo stesso. Dubito che la maggioranza riesca con grande determinazione a fare una tale operazione di livello nazionale. Come vede, noi possiamo parlare a qualunque parte del paese e con grande tranquillità!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, credo di avere fatto involontariamente una gaffe. Mi scusi se la interrompo, onorevole Giordano.
FRANCESCO GIORDANO. Avevo creduto che la gaffe si riferisse alla discussione avuta con me all'inizio del mio intervento sull'«altezza»!
PRESIDENTE. Non sia mai detto!
FRANCESCO GIORDANO. Dunque, signor Presidente, l'elevato costo dei carburanti in agricoltura rende i prodotti agroalimentari, in particolar modo quelli del settore ortofrutticolo, assai meno competitivi sul mercato internazionale, producendo un danno economico rilevante per gli agricoltori italiani.
PRESIDENTE. Onorevole...
FRANCESCO GIORDANO. Le assicuro, Presidente, che faccio fatica ad esplicitare fino in fondo il mio pensiero; se poi mi mette fretta, diventa particolarmente complicato farlo.
MARCO BOATO. Bravo Franco!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giordano, per il suo importante contributo.
KATIA BELLILLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vi prego di ascoltare bene ciò che dirò, poiché cercherò di convincervi a sostenere l'ordine del giorno con cui chiedo al Governo di stanziare, in favore del settore agricolo della Basilicata, un contributo straordinario pari a 20 milioni di euro, ed intendo illustrarne le ragioni.
ripresa delle attività e gli investimenti delle aziende agricole colpite sia necessario stanziare un contributo straordinario ed importante per il settore vinicolo per la Basilicata (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Sciacca ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/263.
ROBERTO SCIACCA. Signor Presidente, purtroppo siamo di fronte, ancora una volta, ad una situazione assurda: una larghissima maggioranza parlamentare si rifiuta di confrontarsi con l'opposizione. Ancora una volta, il Governo espropria il Parlamento del diritto di intervenire e di incidere nel merito dei provvedimenti, ponendo la questione di fiducia. Uno strumento, quello della posizione della questione di fiducia, utilizzato dal Governo e dalla maggioranza ogni qual volta si presenta nel nostro paese un problema di carattere industriale. È così per le aziende in crisi ed è così per i problemi che riguardano l'agricoltura italiana, ed è il caso di questo decreto-legge.
decreto-legge n. 22 del 2005 e, più precisamente, dall'articolo 1, commi 1-bis e 1-ter.
PRESIDENTE. L'onorevole Grotto ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/196.
FRANCO GROTTO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, prima di illustrare il mio ordine del giorno, vorrei svolgere una breve premessa rispetto agli interventi che mi hanno preceduto, alcuni dei quali mi hanno anche offeso come parlamentare.
volta, l'ipocrisia di questa maggioranza, che ha bocciato le quote rosa.
PRESIDENTE. L'onorevole Di Gioia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/197.
LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, tenterò di illustrare il mio ordine del giorno nel tempo che mi è consentito.
bisogno oggi in una situazione di grande difficoltà economica e produttiva delle imprese e degli operatori agricoli.
PRESIDENTE. L'onorevole Ceremigna ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/194.
ENZO CEREMIGNA. Signor Presidente, interveniamo in questa discussione con la consapevolezza di aver subito due gravi forzature da parte della maggioranza.
spurie, che non fanno altro che far lievitare, a volte in modo esponenziale, i prezzi fra la produzione ed il consumo.
ENZO CEREMIGNA. Ma sono i prezzi della produzione che mi interessa in modo particolare affrontare, perché in questo campo la politica adottata dal Governo in tema di spostamento dei fondi da un settore all'altro e di politica emergenziale non ha risolto alcuno degli elementi di crisi strutturale, così che si rischia di affossare sempre di più la nostra agricoltura. La politica del Governo, così come la sua azione su aspetti essenziali, come lo sviluppo della competitività, della commercializzazione e della ricerca sui prodotti agricoli, non è stata in maniera assoluta capace di elaborare un'iniziativa politica che fosse produttiva.
PRESIDENTE. L'onorevole Oricchio ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/249.
ANTONIO ORICCHIO. Signor Presidente, il decreto-legge n. 182 del 9 settembre 2005, come rilevato all'inizio della discussione, non soddisfaceva questa parte del Parlamento per le disposizioni interlocutorie, approssimative e non finanziate in esso contenute: si tratta di un assetto che è stato ripetutamente richiamato e chiarito negli interventi precedenti. Si avvertiva, pertanto, la necessità di migliorare tale decreto-legge con un adeguato dibattito ed un esame nel merito in questa sede.
nulla in merito alle modalità di attuazione delle disposizioni di cui ho fatto cenno, né prevede un decreto del ministro delle politiche agricole e forestali, in particolare, da emanare di concerto con quello dell'economia e delle finanze, sentite le maggiori organizzazioni sindacali del settore agricolo e della cooperazione allo sviluppo.
PRESIDENTE. L'onorevole Sedioli ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/154.
SAURO SEDIOLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nel tempo necessario all'approvazione dei decreti occorre considerare anche quello che abbiamo perso perché i provvedimenti non erano completamente istruiti, magari per mancanza di coperture finanziarie, con la conseguente necessità di invertire l'esame dei provvedimenti all'ordine del giorno. Bisogna considerare anche il tempo perso per la mancanza del numero legale, non garantito dalla maggioranza.
minimo del de minimis, con un minimo - come dicevo nel mio intervento in sede di discussione sulle linee generali - più vicino al nulla che al minimo!
PRESIDENTE. L'onorevole Lumia ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/108.
GIUSEPPE LUMIA. Signor Presidente, l'ordine del giorno da me presentato non si propone semplicemente di richiamare genericamente l'attenzione del Governo ad una maggiore disponibilità nei confronti del settore agricolo. Si tratta invece di un documento che solleva questioni ben precise, avanzando anche soluzioni che sono il frutto della riflessione critica sviluppatasi in questi mesi e in queste settimane nella società del Mezzogiorno, e in modo particolare in Sicilia.
il problema, ma nemmeno per avviare un percorso costruttivo e positivo nei confronti di numerosi operatori che hanno investito e che oggi si aspettano dalla politica un supporto adeguato e ben strutturato.
PRESIDENTE. L'onorevole Olivieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/130.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'illustrazione del mio ordine del giorno n. 9/6063/130, per richiamare l'attenzione dell'aula, del rappresentante del Governo e del relatore su una questione non sufficientemente individuata, né individuabile, se non a seguito di un'attenta lettura.
tale questione, ma questa, probabilmente, sfugge alla totalità degli altri parlamentari. La problematica che desidero evidenziare, correlata anche agli ordini del giorno, è in «codice», ed è difficilmente decifrabile se non si compie uno sforzo interpretativo di approfondimento.
(Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. L'onorevole Preda ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/140.
ALDO PREDA. Signor Presidente, desidero tranquillizzare, e probabilmente intervengo solo per questo motivo, i colleghi della maggioranza che, negli interventi svolti nel primo pomeriggio di oggi, erano preoccupati che il decreto-legge in esame decadesse per mancanza dei «tempi giusti» per essere approvato al Senato.
futuri scenari. Occorrono fantasia ed azioni strutturali pesanti. Occorre incidere nei vari settori in maniera profonda: ci vogliono i piani di settore. Noi abbiamo ripetutamente chiesto, da mesi, quasi da anni, un piano per il settore ortofrutticolo ed uno per quello vitivinicolo. Abbiamo chiesto modifiche ...
PRESIDENTE. Onorevole Preda...
ALDO PREDA. ... al decreto del Presidente della Repubblica n. 162 del 1965 per il vino: sono ferme in Commissione perché, pur essendoci unanimità nella Commissione, non c'è accordo con il Governo.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi per l'illustrazione degli ordini del giorno.
TERESIO DELFINO, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Molinari n. 9/6063/1 e Lucchese n. 9/6063/2, non accetta l'ordine del giorno Antonio Russo n. 9/6063/3 ed accetta l'ordine del giorno Volontè n. 9/6063/4, ove riformulato nel modo che mi accingo a precisare.
dell'articolo 1-ter, comma 2, a riservare, infine, fino a 10 milioni di euro per le finalità di cui alla lettera a) del medesimo comma e fino a 5 milioni di euro per la finalità di cui alla lettera b)».
n. 9/6063/125, Nannicini n. 9/6063/126, Nieddu n. 9/6063/127, Nigra n. 9/6063/128, Gerardo Oliverio n. 9/6063/129, Olivieri n. 9/6063/130, Ottone n. 9/6063/131, Panattoni n. 9/6063/132, Pennacchi n. 9/6063/133, Petrella n. 9/6063/134, Pettinari n. 9/6063/135, Piglionica n. 9/6063/136, Pinotti n. 9/6063/137, Pisa n. 9/6063/138, Pollastrini n. 9/6063/139, Preda n. 9/6063/140, Quartiani n. 9/6063/141, Raffaldini n. 9/6063/142 e Rainisio n. 9/6063/143.
gli ordini del giorno Giovanni Bianchi n. 9/6063/231, Meduri n. 9/6063/232 e Dorina Bianchi n. 9/6063/233.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole sottosegretario.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Pisapia ed altri; Mazzoni; Finocchiaro ed altri: Istituzione del garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale.
PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
NITTO FRANCESCO PALMA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione affari costituzionali ha avviato, il 30 luglio 2003, l'esame delle proposte di legge A.C. 411 dell'onorevole Pisapia, A.C. 3229, dell'onorevole Mazzoni ed A.C. 3344 dell'onorevole Finocchiaro, concernenti l'istituzione del garante dei diritti delle persone detenute o privati della libertà personale ed ha svolto, tra il 30 ottobre ed il 19 novembre 2003, una rilevante attività conoscitiva in materia, procedendo a numerose audizioni.
PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.
GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, mi riservo di intervenire in sede di replica.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, con questo articolato si avvia un importante discorso legislativo, che mi auguro venga ulteriormente sviluppato nel corso del dibattito e che subisca ampliamenti e definizioni progressive che offrano la misura della importanza di un'iniziativa del genere.
ossia nelle sedi della denunzia dell'abuso o della violenza. Tali diritti - così come avete ascoltato dalla relazione e come emerge dalla nostra proposta e dalle altre che sono state fatte proprie, in parte, dall'articolato finale al nostro esame - debbono formare oggetto di una sorta di vigilanza continua, di presidio e di garanzia. Ciò per consentire anche all'autorità di sorveglianza ed al magistrato di sorveglianza di recepire tale funzione certamente non alternativa, ma rilevantemente aggiuntiva. Si tratta di una funzione di diritto pubblico esercitata attraverso un ufficio con un organico previsto di 40 persone.
ispettivo a contenzioso, che preveda la presenza e la partecipazione degli interessati.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei svolgere alcune considerazioni generali sul provvedimento in esame a nome del gruppo della Margherita; mi permetto anche di riportare alcune delle considerazioni che l'onorevole Boato ha ripetutamente sviluppato in Commissione (sono stati assunti dei toni largamente convergenti).
tracciata da documenti internazionali; nella relazione dell'onorevole Pisapia si ricorda come il Comitato europeo per la prevenzione della tortura, delle pene e trattamenti inumani o degradanti abbia costantemente sollecitato i Governi a dotarsi di organi interni di controllo delle condizioni di detenzione.
e alle strutture indicate informazioni e comunicazioni. Si tratta, in fondo, di una attività ispettiva particolarmente rilevante in relazione alla natura di tali luoghi.
PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Pisapia. Ne ha facoltà.
GIULIANO PISAPIA. Signor Presidente, negli ultimi anni la situazione degli istituti penitenziari e degli altri luoghi ove vengono trattenute persone private o limitate, per le ragioni più diverse, della libertà personale è esplosa nel nostro paese in tutta la sua drammaticità: sovraffollamento; carenza di operatori; esiguità dei fondi; incremento di eventi critici quali suicidi, tentativi di suicidio, mancati suicidi; atti di autolesionismo o più in generale episodi di violenza.
di un nuovo soggetto di controllo e di verifica delle condizioni di detenzione, che operi a livello nazionale, che abbia un'effettiva autonomia ed indipendenza. E oggi finalmente, dopo anni da quando questa proposta è nata all'interno del dibattito tra coloro i quali si sono sempre battuti per la tutela dei diritti e delle garanzie, anche di chi è detenuto e privato della libertà personale, non posso non ringraziare, oltre ai firmatari delle diverse proposte di legge, il relatore, onorevole Nitto Francesco Palma, e l'onorevole Marco Boato, che tanto si è battuto, sia in sede di Commissione che in Conferenza dei capigruppo affinché il provvedimento pervenisse finalmente all'esame dell'Assemblea.
le condizioni igienico-sanitarie dell'istituto; garantire, tramite visite ispettive, una continua verifica del rispetto di standard minimi di trattamento; verificare la congruità e la compatibilità con i nostri principi costituzionali, con le convenzioni internazionali sui diritti umani sottoscritte e ratificate dall'Italia e fatte proprie dal nostro paese; monitorare i regolamenti interni, la loro compatibilità con condizioni dignitose di detenzione e con gli standard europei e la loro fruibilità anche da parte degli extracomunitari.
degradanti. Durante le sue visite ispettive, è stato lo stesso mediatore ad evidenziare, nella sua relazione al Parlamento, il rischio di maltrattamenti a cui i detenuti vanno incontro durante la detenzione nelle stazioni di polizia.
stato, almeno a parole, fin dall'inizio di questa legislatura un ampio consenso.
PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il relatore, onorevole Palma.
NITTO FRANCESCO PALMA, Relatore. Signor Presidente, rinunzio alla replica.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare il rappresentante del Governo.
GIANFRANCO CONTE, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, sono rimasto particolarmente colpito per l'ampia discussione svoltasi sul provvedimento al nostro esame. Di questo desidero ringraziare i colleghi intervenuti.
PRESIDENTE. Avverto che, prima dell'inizio della discussione sulle linee generali, sono state presentate la questione pregiudiziale per motivi di merito Luciano Dussin e Fontanini n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 411 ed abbinate - sezione 1) e la questione sospensiva Luciano Dussin e Fontanini n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 411 ed abbinate - sezione 2), che saranno discusse e votate in altra seduta.
PRESIDENTE. A seguito dell'odierna riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo è stato predisposto, ai sensi dell'articolo 24, comma 3, del regolamento, il seguente calendario dei lavori per il periodo dal 3 al 30 novembre 2005.
Giovedì 3 (ore 12 e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) e venerdì 4 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 6063 - Conversione in legge del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, recante interventi urgenti in agricoltura e per gli organismi pubblici del settore, nonché per contrastare andamenti anomali dei prezzi nelle filiere agroalimentari (da inviare al Senato - scadenza: 11 novembre 2005);
proposta di legge n. 411 ed abbinate - Istituzione del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (previa votazione della questione pregiudiziale e della questione sospensiva presentate);
proposta di legge n. 2055-B - Modifiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (previa votazione delle questioni pregiudiziali e della questione sospensiva presentate);
disegni di legge n. 6118 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2004 e n. 6119 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2005 (Approvati dal Senato).
Lunedì 7 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei disegni di legge:
n. 6150 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2005, n. 184, recante misure urgenti in materia di guida dei veicoli e patente a punti (Approvato dal Senato - scadenza: 20 novembre 2005);
n. 6144 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria (Approvato dal Senato - scadenza: 30 novembre 2005).
Martedì 8, mercoledì 9 e giovedì 10 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 11 novembre) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei disegni di legge (ove non conclusi nella settimana precedente):
n. 6118 - Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2004 e n. 6119 - Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle Amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2005 (Approvati dal Senato).
Seguito dell'esame dei disegni di legge:
n. 6150 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 21 settembre 2005, n. 184, recante misure urgenti in materia di guida dei veicoli e patente a punti (Approvato dal Senato - scadenza: 20 novembre 2005);
n. 6144 - Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 1o ottobre 2005, n. 202, recante misure urgenti per la prevenzione dell'influenza aviaria (Approvato dal Senato - scadenza: 30 novembre 2005).
Seguito dell'esame delle proposte di legge (ove non concluse nella settimana precedente):
n. 411 ed abbinate - Istituzione del Garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (previa votazione della questione pregiudiziale e della questione sospensiva presentate);
n. 2055-B - Modifiche al codice penale e alla legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di attenuanti generiche, di recidiva, di giudizio di comparazione delle circostanze di reato per i recidivi, di usura e di prescrizione (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato) (previa votazione delle questioni pregiudiziali e della questione sospensiva presentate).
Seguito dell'esame della mozione Lucidi ed altri n. 1-00486 concernente misure a sostegno del personale addetto agli istituti penitenziari.
Seguito dell'esame del disegno di legge n. 5835 e abbinata - Riordino del Consiglio universitario nazionale (Approvato dal Senato).
Martedì 8 novembre alle ore 10 avrà luogo l'informativa urgente del ministro dell'interno sulla recente manifestazione di protesta svoltasi a Roma in occasione della discussione parlamentare sulla riforma universitaria.
Lunedì 14 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
proposta di legge n. 2436-B - Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);
disegno di legge n. 6139 - Conversione in legge del decreto-legge 17 ottobre 2005, n. 211, recante misure urgenti per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e disposizioni in materia aeroportuale (da inviare al Senato - scadenza: 17 dicembre).
Discussione sulle linee generali delle mozioni Bielli ed altri n. 1-00464 e Violante ed altri n. 1-00481 sulle questioni applicative concernenti la normativa in favore delle vittime del terrorismo.
Martedì 15, mercoledì 16 e giovedì 17 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 18 novembre) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
proposta di legge n. 2436-B - Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari (Approvata dalla Camera e modificata dal Senato);
disegno di legge n. 6139 - Conversione in legge del decreto-legge 17 ottobre 2005, n. 211, recante misure urgenti per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e disposizioni in materia aeroportuale (da inviare al Senato - scadenza: 17 dicembre 2005);
disegno di legge n. 5362 ed abbinate - Delega al Governo per il riordino della disciplina in materia di gestione e destinazione delle attività e dei beni sequestrati o confiscati ad organizzazioni criminali.
Seguito dell'esame delle mozioni Bielli ed altri n. 1-00464 e Violante ed altri n. 1-00481 sulle questioni applicative concernenti la normativa in favore delle vittime del terrorismo.
Nel corso della settimana potrà aver luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella precedente settimana e non conclusi.
Lunedì 21 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3617 - Conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 2 dicembre 2005);
proposta di legge n. 3532 - Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari.
Discussione sulle linee generali della mozione Giordano ed altri n. 1-00489 sui presupposti tecnici, economici ed ambientali del progetto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
Martedì 22, mercoledì 23 e giovedì 24 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna e nella giornata di venerdì 25) (con votazioni):
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge S. 3617 - Conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2005, n. 203, recante misure di contrasto all'evasione fiscale e disposizioni urgenti in materia tributaria e finanziaria (ove trasmesso dal Senato - scadenza: 2 dicembre 2005);
proposta di legge n. 3532 - Modifica all'articolo 67 della legge 26 luglio 1975, n. 354, in materia di visite agli istituti penitenziari.
Seguito dell'esame della mozione Giordano ed altri n. 1-00489 sui presupposti tecnici, economici ed ambientali del progetto per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina.
Nel corso della settimana potrà aver luogo il seguito dell'esame di argomenti previsti nella precedente settimana e non conclusi.
Lunedì 28 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna):
Discussione sulle linee generali delle proposte di legge:
n. 6141 - Disposizioni in materia di svolgimento contestuale delle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e delle elezioni amministrative (ove conclusa dalla Commissione);
n. 5982 ed abbinate - Modifica all'articolo 52 del codice penale in materia di diritto all'autotutela in un privato domicilio (Approvata dal Senato).
Martedì 29 e mercoledì 30 novembre (antimeridiana e pomeridiana, con eventuale prosecuzione notturna) (con votazioni):
Eventuale seguito dell'esame degli argomenti previsti nelle precedenti settimane e non conclusi.
Seguito dell'esame dei progetti di legge:
disegno di legge n. 4129 - Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni;
proposta di legge n. 6141 - Disposizioni in materia di svolgimento contestuale delle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica e delle elezioni amministrative (ove conclusa dalla Commissione);
proposta di legge n. 3452 - Disposizioni in materia di messa alla prova dell'imputato;
proposta di legge n. 5982 ed abbinate - Modifica all'articolo 52 del codice penale in materia di diritto all'autotutela in un privato domicilio (Approvata dal Senato).
Nella settimana 14-18 novembre avrà luogo l'informativa del ministro dell'interno concernente la prima applicazione della recente normativa sul contrasto del terrorismo internazionale.
L'organizzazione dei tempi per la discussione degli argomenti iscritti nel calendario dei lavori sarà pubblicata in calce al resoconto stenografico della seduta odierna.
Il programma dei lavori si intende conseguentemente aggiornato.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Venerdì 28 ottobre 2005, alle 9,30:
Svolgimento di interpellanze urgenti.
La seduta termina alle 20,40.
Tempo complessivo: 12 ore e 30 minuti, di cui:
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 27 ottobre 2005.
Tempo complessivo: 13 ore, di cui:
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 26 settembre 2005.
Seguito dell'esame: 5 ore e 10 minuti.
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
(*) I tempi indicati sono stati in parte utilizzati nella seduta del 17 ottobre 2005.
Seguito dell'esame: 5 ore.
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Tempo complessivo: 15 ore, di cui:
Relatori Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione di ciascuna mozione.
Seguito dell'esame: 7 ore e 30 minuti.
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Tempo complessivo: 10 ore e 30 minuti, di cui:
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Ecologisti democratici
Tempo complessivo, comprese le dichiarazioni di voto: 6 ore (*).
Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
(*) Al tempo sopra indicato si aggiungono 5 minuti per l'illustrazione della mozione.
Tempo complessivo: 15 ore, di cui:
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Discussione generale: 6 ore e 30 minuti.
Relatore Governo Richiami al regolamento Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Seguito dell'esame: 4 ore e 30 minuti.
Relatore Governo Richiami al regolamento Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Alleanza Nazionale
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Seguito dell'esame: 5 ore e 30 minuti.
Relatore Governo Richiami al regolamento Tempi tecnici Interventi a titolo personale Gruppi Forza Italia
Democratici di sinistra-L'Ulivo
Margherita, DL-L'Ulivo
UDC
Lega Nord Federazione Padana
Rifondazione comunista
Gruppo misto Popolari-UDEUR
SDI - Unità Socialista
Comunisti italiani
Verdi-l'Unione
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
Minoranze linguistiche
Ecologisti democratici
Il Presidente Berlusconi, il 3 novembre 2002, in una conferenza stampa garantì una ricostruzione esemplare, che avrebbe richiesto solo due anni. Ne sono trascorsi tre e a San Giuliano di Puglia sono state tolte solo le macerie, come del resto anche negli altri 14 comuni del «cratere», per i quali mancano adeguati finanziamenti.
Eppure, il presidente della regione parla di «modello Molise», per la ricostruzione. Ma se ci sono voluti tre anni per togliere le macerie, quanti ne occorranno, con questo ritmo, per completare la ricostruzione?
Pertanto, signor ministro, chiediamo quali provvedimenti urgenti intenda adottare il Governo per garantire, al Molise ed alla nazione, un'iniziativa efficace ed adeguata.
Inoltre, con delibere del CIPE del 9 maggio 2003 e del 29 settembre 2004 (la n. 20) sono stati stanziati, rispettivamente, 60 e 92 milioni destinati alla regione Molise. Ulteriori risorse sono derivate dalla legge finanziaria per il 2005, nella quale è stato previsto che almeno il 5 per cento del contributo quindicennale di 58,5 milioni di euro annui fosse destinato alla realizzazione del piano di ricostruzione del comune di San Giuliano di Puglia.
Con ordinanza del Presidente del Consiglio del 2005, è stato ripartito il predetto
Per quanto riguarda invece lo stato di avanzamento dell'opera di ricostruzione, il comitato di rientro nell'ordinario, istituito dal Dipartimento della protezione civile, il 5 e 6 ottobre si è recato in Molise per acquisire elementi informativi relativi all'attività di ricostruzione ed ha effettuato un sopralluogo a San Giuliano di Puglia. In quella sede si è appreso che è stato formulato ed emanato il primo piano di finanziamento per le opere di edilizia privata, limitando gli interventi finanziari agli edifici di classe «A», ossia alle residenze abituali o relative alle attività produttive per le quali sia stata emanata un'ordinanza di sgombero totale.
Per il comune di San Giuliano di Puglia sono stati predisposti ed approvati una variante al piano regolatore generale ed un piano di recupero del centro storico, secondo le vigenti procedure di natura sismica ed urbanistica.
Il soggetto attuatore ha avviato e completato i primi lavori di bonifica dell'abitato, la riparazione delle strade d'accesso e la riattivazione del campo sportivo.
Sempre per il comune di San Giuliano di Puglia, sono in atto i lavori per il ripristino di 30 unità immobiliari (per le quali è stato concesso un contributo massimo di ventimila euro per la riparazione funzionale; mentre le altre 70 unità immobiliari sono già state riparate e risultano abitate), per la realizzazione di otto comparti di edilizia residenziale, relativi alla citata classe di priorità, e per l'esecuzione di vari progetti affidati al soggetto attuatore, per un importo complessivo pari a circa 24,5 milioni di euro, relativi all'area della nuova scuola, al palazzo marchesale, al centro storico, alla chiesa madre e ad alcuni comparti costituiti da immobili pubblici e privati, da spazi pubblici, da strade e dal servizio di rete.
Infine, sono in corso i lavori di completamento di 12 abitazioni da parte degli IACP, da assegnare a coppie di giovani sposi, per i quali il comitato di rientro aveva sollecitato un'assegnazione urgente di 300 mila euro da parte del commissario delegato.
L'Italia, commossa per gli «angeli » di San Giuliano di Puglia, aveva confidato in un qualche risarcimento attraverso una ricostruzione esemplare. Voi avete deluso quell'aspettativa, prima che politica, umana, di una intera nazione. Dal dolore e dalla rabbia sperate che si passi alla rassegnazione, ma sbagliate! A quanti ogni mattina guardano dai villaggi di legno i propri paesi e le proprie case senza vita diciamo di resistere e di non andare via. Se è intollerabile il tempo trascorso senza risposte visibili, è vicino il tempo in cui governare il Molise vorrà dire avere una priorità: ricostruire subito le case e il tessuto sociale, economico e produttivo di comunità che reclamano una risposta di straordinaria operosità e di esemplare determinazione.
Il Governo Berlusconi ha promesso tanto, ha mantenuto poco e male le promesse fatte, con riforme che nessuno vuole, e, come, quella dell'università, che taglia le gambe alle nuove generazioni che vogliono volare sulle ali della ricerca, della conoscenza e dei saperi. La mancata ricostruzione in Molise strappa future identità a tante comunità molisane. Per questo immaginavo che oggi avreste avvertito l'esigenza improrogabile di cambiare rotta. Nulla di tutto ciò.
Avete rifiutato le nostre proposte di legge volte a garantire certezza di diritti,
Con la presente interrogazione chiedo al Governo di compiere una scelta politica: abrogare, con la prossima legge finanziaria, la norma che consente al sistema bancario di dedurre dall'imponibile le somme per crediti divenuti inesigibili, quelle somme cioè per crediti concessi con errori di gestione che consentono alle banche di risparmiare in termini di tasse, perché su queste somme non pagano le tasse. Quant'è tale ammontare? Il sistema bancario in questi giorni sta vendendo a società terze crediti per 50 miliardi di euro; da ciò conseguirà un risparmio di imponibile, un risparmio di imposte per circa 20 miliardi di euro, cioè 40 mila miliardi di vecchie lire. Con questa cifra si può realizzare la perequazione delle pensioni e si può fare molto di più per un rinnovato Stato sociale.
In via preliminare, va osservato che la disciplina delle perdite su crediti non reca, ai fini dell'IRAP, alcuna specifica disposizione che faccia riferimento al solo settore bancario. La norma di riferimento ai fini dell'IRES è l'articolo 101, comma 5, del decreto del Presidente della Repubblica del 22 dicembre 1986, n. 917, che riguarda tutte le imprese, non solo quindi quelle bancarie. In particolare, là dove la perdita su crediti sia caratterizzata dal requisito della certezza, la stessa è deducibile dal reddito di impresa.
A tale riguardo, il Dipartimento per le politiche fiscali ha rappresentato che la perdita su crediti è pari al differenziale fra il corrispettivo derivante dalla cessione e il valore fiscale del credito stesso, e non al solo corrispettivo della cessione come, invece, sembra desumersi dall'interrogazione nella parte in cui si fa riferimento a presunte notizie di stampa (le somme di cui stiamo parlando non sono, quindi, delle entità citate dall'onorevole interrogante).
Infine, il Dipartimento per le politiche fiscali ha precisato che, ai fini IRAP, le perdite su crediti non sono deducibili.
Io le ho rappresentato l'interesse di milioni di pensionati, i quali chiedono l'adeguamento delle pensioni e l'aggancio delle stesse alle retribuzioni, a fronte del
La risposta del Governo è tecnica e, in sostanza, negativa. Io, però, voglio tornare sull'argomento. Se questi 50 miliardi di euro possono rappresentare un fatto eccezionale, dai dati della Banca d'Italia e dell'ABI risulta chiaramente che ogni anno, quindi periodicamente, per effetto delle indicate deduzioni e detrazioni, le banche risparmiano circa 2,5 o 3 miliardi, vale a dire 5 mila miliardi di vecchie lire. Con tale somma si potrebbero fare molte cose - dalla perequazione delle pensioni all'assistenza ai disabili, ai meno abbienti, agli emarginati, ai meno fortunati - che, invece, le ristrettezze del bilancio dello Stato non consentono.
Allora, io chiedo al Governo un atto di coraggio, un atto che qualifichi l'azione del Governo stesso in una direzione popolare, in una direzione solidaristica: tolga al sistema bancario il suddetto privilegio, che è ingiustificato, anche perché le banche raccolgono i risparmi in regime di monopolio ed attraverso un meccanismo che, praticamente, consente loro di farlo quasi a costo zero! Non è giusto, da un punto di vista di legittimità morale, che il sistema bancario goda anche di questo privilegio.
Quindi, chiedo al Governo una riflessione: in sede di legge finanziaria, prenda in considerazione tali fondi, faccia pagare le tasse alle banche ed avvii, finalmente, la perequazione delle pensioni!
Allora, vi abbiamo chiesto, e ve l'ha chiesto anche la regione Puglia, di darci innanzitutto conto, in qualche modo, di quanto è stato fatto nel corso di questi anni per evitare danni siffatti. Sappiamo che essi possono essere causati anche dall'incuria delle regioni; e, purtroppo, abbiamo alle spalle una regione che ha avuto un pessimo governo. Oggi, vi chiediamo di dichiarare lo stato di calamità.
Vi poniamo, altresì, un'altra questione. Basta con le opere pubbliche: cerchiamo di recuperare ...
Per quanto riguarda la difesa del suolo, il Governo ha stanziato proprio in tale direzione risorse specifiche, destinate ad aree particolarmente svantaggiate. Parte di tali risorse, com'è noto, viene attribuita direttamente dalle regioni, che possono assegnare le quote di competenza per gli interventi di difesa del suolo.
È noto che l'evento che ha colpito la Puglia la scorsa settimana è stato determinato
In primo luogo, il fenomeno meteorologico è stato attentamente monitorato dal Dipartimento della protezione civile e seguito dall'unità di crisi istituita presso la prefettura di Bari.
A seguito di questi eventi, la regione Puglia ha richiesto la dichiarazione dello stato di emergenza, per cui è già stato predisposto lo schema di decreto all'attenzione della Presidenza del Consiglio.
Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha effettuato investimenti per la manutenzione ordinaria dell'infrastruttura ferroviaria, pari a circa mille milioni di euro per ciascuno degli anni 2003, 2004 e 2005.
Per la manutenzione straordinaria delle linee degli impianti, nonché per il piano di miglioramento dei livelli di sicurezza e degli standard di prestazione della rete ferroviaria, gli investimenti previsti dal contratto di programma 2001-2005 ammontano a 5.018 milioni di euro. Circa il 10 per cento del valore degli investimenti infrastrutturali presenta caratteristiche tecnologiche finalizzate alla sicurezza, come i sistemi automatici di distanziamento dei treni in linea e gli apparati di sicurezza nelle stazioni.
Il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha fatto presente che le autorità di bacino competenti della regione Puglia hanno perimetrato il 6,5 per cento di quella regione come territorio a rischio, comprendente aree franabili ed aree di tipo alluvionale. Sulle aree perimetrate sono imposte misure di salvaguardia. Attraverso la definizione di piano per l'assetto idrogeologico, ogni regione può programmare e proporre a finanziamento la realizzazione, in via preventiva, di interventi di mitigazione del rischio.
Del 1991 ad oggi, lo Stato ha finanziato più di 5,3 miliardi di euro per la difesa del suolo in Italia, con i fondi delle leggi del 1989 e del 1998; altri 350 milioni sono stati destinati alla regione Puglia, che, tra l'altro, con delibera della Giunta regionale del 15 giugno scorso, ha approvato un'intesa istituzionale di programma Stato-regione Puglia, con presa d'atto dell'accordo di programma quadro di difesa del suolo, per cui sono stati stanziati circa 86 milioni 540 mila euro assegnati alla regione Puglia dal CIPE.
Non siamo, invece soddisfatti, per quanto riguarda il resto. Lei, infatti, non ha fornito risposte (ed era questo il senso profondo della nostra interrogazione) in ordine alle grandi opere che state portando avanti e che stanno sottraendo risorse. Infatti, le risorse che avete stabilito non sono ancora state destinate, non sono state messe in opera. Sono ancora sulle vostre carte.
Dovete, in qualche modo, compiere un passo indietro. Avete la possibilità di farlo attraverso la prossima legge finanziaria. Vi preghiamo, perché tutto l'assetto idrogeologico italiano, da nord a sud, ha bisogno di essere risanato e rivisto. Ci sarebbe la possibilità di dare tanto lavoro a tante figure diverse. È così che si crea lavoro ed è così che si difende veramente il suolo.
Voi non volete fare questa operazione e ciò produrrà un danno all'ambiente. Tra l'altro, anche l'Unione europea vi sta richiamando, perché non avete portato a termine, entro giugno 2004, il piano delle acque (c'è un monito dell'Europa) che avrebbe potuto far riscrivere i distretti delle acque.
Ministro, come può constatare, non è solo Rifondazione comunista a richiamarvi ad un lavoro assiduo. Credo che voi non
Non è il primo caso: basti ricordare le contestazioni al cardinal Ruini avvenute durante il referendum, oppure quelle fatte sempre allo stesso cardinale nel mese di settembre a Siena, o ancora le accuse indegne, di cui abbiamo già parlato, del professor Tozzi nei confronti dello stesso cardinale e quelle rivolte, contemporaneamente, il 20 ottobre contro la seconda carica dello Stato, il Presidente Pera.
Chiediamo al Governo se non ritenga, anche a fronte dei primi due articoli della Costituzione (soprattutto il 2 e 3), di intervenire con durezza e severità nei confronti di questa crescente intolleranza che viola i diritti fondamentali del cittadino previsti dalla Carta costituzionale.
Alla manifestazione, che era stata regolarmente preavvisata al questore, hanno partecipato circa 800 antagonisti provenienti anche da altre città. Quando il corteo è giunto in piazza Savoia, alcuni giovani, approfittando della copertura offerta dagli striscioni in testa al corteo e dalle dimensioni ridotte della via Carmine, lungo la quale gli stessi si trovavano ancora, hanno scritto sulla facciata della chiesa della Madonna del Carmine frasi offensive contro il Santo Padre e contro il ministro dell'interno, orinato sul sagrato della chiesa e lanciato un petardo nella area antistante l'ingresso.
Preciso che le forze dell'ordine sono ripetutamente intervenute per evitare che quella manifestazione degenerasse ulteriormente, rispetto a quanto già non fosse accaduto, e per impedire il verificarsi di ulteriori, ancora più gravi, atti criminosi, come espliciterò in modo più completo nella successiva risposta all'interrogazione dell'onorevole Gibelli.
L'attenzione del Governo e delle forze dell'ordine rispetto ad atti di inciviltà e di violenza, come quelli sottolineati dagli interroganti, è massima in quanto è chiaro che tali manifestazioni mirano a ridurre gli spazi di libertà per tutti, e non solo per i credenti, oltre ad intimidire particolarmente questi ultimi.
L'episodio di intolleranza religiosa è poi molto grave e il Governo lo condanna con assoluta fermezza ricordando, come hanno fatto anche gli interpellanti, che si tratta di una lunga serie di atti di intolleranza, che colpiscono particolarmente gli esponenti del mondo cattolico (sacerdoti, alti prelati) o, comunque, coloro che testimoniano pubblicamente la loro fede.
Assicuro che l'attività anti istituzionale delle frange più estreme dell'area antagonista è oggetto di continuo monitoraggio al fine di prevenire, controllare e contrastare la commissione di atti violenti o criminosi e ha trovato e trova una risposta immediata da parte dell'autorità di pubblica sicurezza e delle forze dell'ordine, che, nel caso specifico, stanno procedendo agli accertamenti volti all'individuazione dei responsabili e alla loro denuncia all'autorità giudiziaria.
Le chiedo, e mi affido a lei come rappresentante del Governo, che non accada ciò che è accaduto allora, e cioè che chi viola costantemente, e oramai con una escalation terrificante, non tanto la libertà dei cattolici ma la libertà dei cittadini debba essere preventivamente messo nelle condizioni di non poterlo fare. È legittimo manifestare opinioni diverse, come è legittimo contestare chiunque, ma non è legittimo violare «patentemente» gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana per chiunque.
Allora, l'impegno del Governo - le chiedo un'ulteriore riflessione anche con il ministro dell'interno - non può essere esclusivamente limitato ad una indagine di intelligence, ma deve arrivare ad evitare che tutto ciò che è accaduto fino a questo momento continui ad accadere, poiché l'escalation dalla prima contestazione e dalla prima notizia di agenzia di stampa ai fatti accaduti a Torino il 22 ottobre scorso non fa ben pensare in un paese come il nostro nel quale si passa velocemente dalla tolleranza nei confronti di questi atti alla patente intolleranza nei confronti di chi questi atti contesta.
Abbiamo impostato l'interrogazione in esame soprattutto in modo da mettere in luce il «caso Torino»; ciò, per due motivi: anzitutto, ormai a Torino esiste un clima di violenza politica che ha oltrepassato la soglia di guardia; in secondo luogo, sul tema eravamo intervenuti ben altre due volte, con la presentazione di due interrogazioni a risposta immediata in Assemblea (rispettivamente, del 6 marzo 2002 e del 27 luglio 2005). Ricordo bene il mio intervento in occasione dello svolgimento dell'ultimo atto di sindacato ispettivo citato,
Preciso che le fasi della manifestazione sono state documentate dalla polizia scientifica e che sono in corso approfonditi accertamenti da parte della questura di Torino, di concerto con l'autorità giudiziaria, per individuare gli autori di tutti gli episodi criminosi verificatisi durante il corteo.
Sul piano generale, ricordo che nella città di Torino sono attivi e presenti sedici centri sociali autogestiti, per un totale di 600 aderenti, di indirizzo politico diversificato, prevalentemente riconducibili all'area anarchica ed autonomistica.
Ribadisco che l'azione di prevenzione, di monitoraggio e di contrasto rispetto alle attività antiistituzionali di questi centri è costantemente svolta dalle forze dell'ordine. Aggiungo che a Torino, a seguito di indagini di polizia giudiziaria, recentemente sono stati emessi dieci provvedimenti di custodia cautelare in carcere nei confronti di appartenenti al locale movimento anarco-insurrezionalista ed è stato disposto il sequestro preventivo dei locali abusivamente occupati del cosiddetto osservatorio contro la repressione Fenix e, da ultimo, si è proceduto allo sgombero, già ricordato, dei centri sociali Rosalia e Alcova.
Concludo sottolineando che a tutti i violenti, a chi li sostiene ed anche a chi, in qualche modo, li giustifica, deve essere chiaro che tali comportamenti non costituiscono in alcun modo una manifestazione di pensiero, ma sono soltanto atti incivili ed illegali ai quali le forze dell'ordine rispondono con la dovuta professionalità e fermezza. Da Torino a Bologna e a Firenze, è infatti avvertita la preoccupazione per il moltiplicarsi di episodi che sicuramente destano allarme sociale e che devono essere seguiti con grandissima attenzione da parte delle Forze di polizia, perché la storia del nostro paese ha dimostrato, purtroppo, che recrudescenze di tali episodi sono avvisaglie di eventi molto più gravi che inevitabilmente seguono.
Anzitutto, a Torino esiste un livello di violenza politica pericolosamente alto, che colpisce istituzioni, uomini della maggioranza - ma anche dell'opposizione, cui va la nostra solidarietà - ed il sentimento religioso. Dunque, qualcosa non funziona a Torino; vi è un «caso Torino», in questo momento.
In secondo luogo, possiamo osservare come, in questo paese, sempre e costantemente, esista un doppio binario: situazioni siffatte, poste in essere da movimenti politici, per così dire, vicini alla sinistra estrema - alla sinistra extraparlamentare, se vogliamo ancora utilizzare questo termine -, vengono messi in secondo piano; fossero stati posti in essere, episodi di questo tipo, da giovani appartenenti a movimenti riconducibili all'area del centrodestra, ben immagino cosa sarebbe accaduto.
Una piccola prova l'abbiamo avuta in occasione degli scontri avvenuti, nei giorni passati, di fronte alla Camera dei deputati, dove le intemperanze dei giovani di sinistra vengono considerate «piccoli» incidenti anche quando viene aggredito un ministro: vorrei infatti ricordare che il ministro Calderoli è stato aggredito!
Vorrei evidenziare un ulteriore elemento di riflessione. A Torino bisogna fare un esame di coscienza, perché, negli ultimi dieci o quindici anni - in cui vi sono state giunte di centrosinistra -, si è creato un «brodo di coltura» di permissivismo nei confronti dei centri sociali e di tutto quel mondo anarchico, autonomista e di estrema sinistra - definiamolo come vogliamo! -, di cui oggi si raccolgono i frutti avvelenati.
Dunque, su tale questione deve svolgersi una riflessione molto chiara.
Forse, questa è un'esagerazione, tuttavia a Torino il Governo e le autorità municipali devono dare una risposta molto decisa e ferma (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Le organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL dei vigili del fuoco del Piemonte hanno denunciato, nei giorni scorsi, gravissime carenze di organico del Corpo. Tali carenze già oggi espongono a rischi gravi i cittadini, nonostante lo spirito di abnegazione e la capacità professionale degli addetti al Corpo dei vigili del fuoco.
Le chiedo pertanto, signor ministro, quali saranno i provvedimenti e le misure che verranno adottati...
Nell'ambito delle località alpine dove si svolgeranno le gare, è stato previsto l'insediamento di altrettanti presidi operativi dei vigili del fuoco, ciascuno con un'adeguata dotazione di uomini e di mezzi. È stata altresì pianificata la presenza di vigili del fuoco in formazione di vigilanza su ogni sito di gara, nonché la partecipazione di due elicotteri del Corpo di vigilanza dei vigili del fuoco al dispositivo di soccorso aereo.
Relativamente all'equipaggiamento individuale, alcune nuove dotazioni sono in corso di fornitura, mentre per gli automezzi si farà ricorso all'invio da parte dei comandi provinciali della regione e delle regioni limitrofe. Complessivamente, verranno inviati in Piemonte 106 mezzi di soccorso, che si aggiungeranno a quelli già in dotazione localmente.
Relativamente alle risorse umane da impiegare, è stato programmato il richiamo in servizio di circa 500 vigili discontinui e l'assegnazione provvisoria ai comandi della regione, ai fini dello svolgimento di un periodo applicativo, di altri 269 vigili permanenti in prova, che stanno attualmente frequentando il corso di formazione. Inoltre, all'occorrenza, possono essere mobilitate le colonne mobili regionali ordinariamente previste per interventi in caso di necessità.
Ricordo altresì che, dal 18 marzo 2005, è operativo, presso il Ministero dell'interno, il centro nazionale di informazioni sulle olimpiadi, che svolge compiti di coordinamento, ottimizzazione delle risorse, pianificazione e impulso anche sul piano della necessaria collaborazione internazionale. In particolare, ai fini della predisposizione di misure di vigilanza tese ad innalzare lo standard di sicurezza del capoluogo piemontese, sono state impartite direttive contenenti puntuali indicazioni sui dispositivi ed i servizi da adottare in chiave preventiva.
A tale proposito, la questura di Torino dispone, già dal gennaio scorso, di aliquote di rinforzo dei reparti inquadrati per i servizi di vigilanza ai siti olimpici. Il complesso dispositivo di ordine e sicurezza pubblica prevede, inoltre, l'invio progressivo di ulteriori contingenti delle Forze di polizia, tra cui il personale specializzato per garantire il regolare svolgimento dell'evento, nonché la sicurezza delle delegazioni estere e dei partecipanti.
Aggiungo, onorevole Buglio, che se centinaia - o migliaia - tra poliziotti e carabinieri devono essere impegnati, ogni giorno, a Bologna, Torino od a Firenze, per contrastare i fenomeni di cui parlavamo in precedenza - abbiamo ricordato, in particolare, il caso della città di Firenze -, diviene molto difficoltosa la tenuta delle forze dell'ordine, quando giustamente sono richieste centinaia e centinaia di agenti, di carabinieri o di vigili del fuoco in più per svolgere compiti di istituto che riguardano, ad esempio, la sicurezza delle gare e, contemporaneamente, viene richiesta la presenza delle Forze di polizia per contrastare fenomeni quali quelli che abbiamo vissuto pochi giorni fa a Roma, a Bologna ed a Torino.
Ritengo, quindi, che anche la società nel suo complesso dovrà svolgere considerazioni e riflessioni complessive sul rapporto che intercorre tra la sicurezza e l'impiego delle Forze dell'ordine in una serie di eventi a cui assistiamo e che rendono davvero difficilmente gestibile la situazione, se non con la collaborazione di tutti.
La denuncia effettuata dalle organizzazioni sindacali CGIL, CISL e UIL del Piemonte negli scorsi giorni, attraverso una conferenza stampa, segnala che, ad oggi, la situazione del Corpo - nonostante le precisazioni testé rese - a Torino ed in Piemonte presenta gravi deficit che rischiano di compromettere non poco l'efficienza degli interventi.
Va constatata la totale assenza di atti da parte del Governo per rafforzare o bloccare l'emorragia degli organici: come è stato ricordato, infatti, in presenza di trasferimenti avvenuti nelle settimane scorse, 156 vigili del fuoco sono stati trasferiti dal Piemonte e solo 56 in Piemonte. Va rilevato come tutto ciò abbia ulteriormente ridotto il numero complessivo dell'organico, con rischi a tutti chiari (anzitutto, il raddoppio dei turni di lavoro da 12 fino a 24 ore continuative, il rischio di una lentezza nell'effettuare gli interventi urgenti, con pericoli per coloro che necessitassero di soccorso, la riduzione dell'efficienza degli interventi alla popolazione residente). Deve altresì porsi rilievo al fatto che lo stesso carente organico dovrà farsi carico, nel corso di svolgimento delle olimpiadi, oltre che delle centinaia di «normali» - si fa per dire - interventi, anche dei villaggi olimpici...
Chiediamo, quindi, l'adozione di misure straordinarie e ci auguriamo che anche questa nostra interrogazione a risposta immediata possa contribuire al miglior svolgimento dell'evento olimpico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Il quesito che noi poniamo è molto semplice: cosa intende fare il Governo affinché la maggioranza dei fiorentini si senta meno sola di fronte ad una situazione veramente intollerabile?
Sull'accaduto sono in corso accertamenti dell'autorità giudiziaria, anche al fine di ricostruire l'esatta dinamica dei fatti e giungere all'individuazione dell'altra nomade. Ciò si ricollega anche all'altro grande problema degli extracomunitari presenti in Italia e dei fatti di criminalità collegati alla condizione di clandestinità.
Le piazze e le vie del centro storico di Firenze, da sempre luogo privilegiato del turismo e punto di ritrovo e di aggregazione dei residenti, sono interessate anche da situazioni di disagio sociale e da conseguenti episodi di illegalità, peraltro molto diffusi.
Per arginare, in particolare, i fenomeni dell'accattonaggio e dell'abusivismo commerciale, che accrescono indubbiamente il degrado cittadino, la prefettura di Firenze, in collaborazione con l'amministrazione comunale e secondo le rispettive competenze (ricordo, infatti, che vi sono competenze diversificate: ad esempio, il contrasto al commercio ambulante abusivo è attribuito in via prioritaria alla polizia municipale) ha messo in atto, già dal luglio scorso, una serie di misure di prevenzione e contrasto.
In sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica è stato predisposto un piano straordinario di controllo delle principali piazze cittadine con l'obiettivo di prevenire attività illecite, consentire il sereno svolgimento delle intense attività culturali e commerciali e dare una risposta efficace alla domanda di legalità che proviene dalla cittadinanza e dai settori economici.
L'attuazione del piano operativo prevede l'impiego di tutte le forze territoriali disponibili e si avvale anche dell'ausilio costante del reparto prevenzione e crimine della polizia di Stato del Lazio. Le iniziative assunte si sono tradotte anche in un rafforzamento dei meccanismi di coordinamento delle forze dell'ordine e del concorso dei vigili urbani per l'attività di controllo del territorio.
Dal 20 gennaio 2003 è in atto a Firenze anche il servizio di poliziotti e carabinieri di quartiere.
Infine, bisogna anche ricordare l'attività di contrasto, a Firenze e provincia, nei confronti dei laboratori in cui vengono prodotte merci contraffatte, culminata in numerosi sequestri.
Credo che queste attività debbano essere intensificate (so di dire una cosa non gradita a tutta l'Assemblea e ad alcuni presidenti delle regioni) anche attraverso la costituzione di nuovi centri di permanenza temporanea, con un controllo della clandestinità, dietro la quale stanno fenomeni di criminalità non lievi. Pensiamo al sequestro di un bambino, con il trauma psicologico che può comportare per i genitori che lo hanno subito, e all'allarme sociale che vicende come il traffico di stupefacenti, il racket della prostituzione o i borseggi, inducono nella popolazione.
Bisogna anche svuotare il mare in cui nuota questa criminalità, con un'azione di grande efficacia nei confronti della clandestinità e l'immigrazione clandestina non legale. Lo ripeto: anche gli enti locali e le regioni devono collaborare a tal fine, fornendo le strutture adatte per arginare questo fenomeno.
Fino ad oggi, la regione Toscana, con una scelta politica che definisco criminogena, ha finito per escludere dal proprio territorio la presenza di questi CPT, il che determina poi una situazione di degrado intollerabile nei grandi centri urbani.
Penso che vi sia anche una questione di sottovalutazione che nel corso degli ultimi anni ha visto vari poteri dello Stato dibattere attorno ai temi della tolleranza e della legalità, della sicurezza e della solidarietà, senza comprendere, anche da un punto di vista culturale (come mi sembra, seppur tardivamente, abbia cominciato a fare il sindaco di Bologna, Cofferati), che la prima forma di solidarietà e di tolleranza è proprio il rispetto della legalità, che significa rispetto dei diritti dei più deboli.
Quindi, signor ministro, spero che dalle parole si passi ai fatti. La ringrazio per la sua risposta, che fa comprendere come, da parte del Governo, vi sia piena consapevolezza della gravità del fatto accaduto a Firenze. Soprattutto, spero che questo episodio possa anche politicamente determinare una svolta rispetto ad una politica che, fino ad oggi, ha privilegiato la demagogia rispetto alle esigenze fondamentali di garanzia e di sicurezza dei cittadini (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Il problema della popolazione celiaca sommersa è molto grave, considerato che, a fronte di un dato epidemiologico ormai consolidato, che conferma la presenza di un celiaco ogni 100-150 persone, solo una piccola parte di questi casi (circa il 10 per cento) sono oggi diagnosticati, ossia circa sessantamila contro gli almeno 400 mila presenti in Italia.
Per quanto riguarda la dieta, gli ostacoli maggiori ancora presenti riguardano l'impossibilità di riconoscere gli alimenti idonei attraverso la semplice lettura delle etichette apposte sulle confezioni dei prodotti alimentari e la difficoltà di ottenere pasti senza glutine nella ristorazione collettiva.
Nel 2005, sono stati approvati due importanti provvedimenti legislativi. Il primo è la legge comunitaria per il 2005, che prevede l'indicazione degli ingredienti sulle etichette degli alimenti. Il secondo, approvato dal nostro Parlamento, è la legge 4 luglio 2005, n. 123, recante norme per la protezione dei soggetti malati di celiachia.
Si chiede di sapere se il Governo ritiene che sarà possibile esercitare nei termini la delega legislativa relativa alla disciplina sull'etichettatura dei prodotti alimentari e, in generale, quali iniziative siano in atto per dare tempestiva attuazione alle previsioni di cui alla legge quadro in materia di celiachia.
Ai fini della commercializzazione, gli alimenti dietetici privi di glutine sono soggetti ad una procedura di notifica dell'etichetta al Ministero della salute, che richiede la verifica da parte della commissione consultiva per i prodotti destinati ad una alimentazione particolare.
In caso di parere favorevole, gli alimenti possono essere erogati gratuitamente agli aventi diritto, con spese a carico del Servizio sanitario nazionale. L'elenco degli alimenti erogabili è riportato nel registro nazionale previsto dall'articolo 7 del decreto 8 giugno 2001, che viene aggiornato periodicamente e reso disponibile sul portale del Ministero della salute.
Il decreto citato è in fase di aggiornamento, alla luce delle disposizioni della legge n. 123 del 2005. Per consentire ai consumatori una più agevole individuazione dei prodotti erogabili, è stata data facoltà alle imprese produttrici di apporre sull'involucro esterno degli alimenti dietetici senza glutine, nello stesso campo visivo della denominazione, un riferimento all'inclusione nel registro nazionale.
Nell'ambito del recepimento delle direttive europee, si prevede che il Governo, quando adotterà i decreti legislativi, debba attenersi ai seguenti principi e criteri direttivi: stabilire, anche mediante un decreto del Ministero della salute, sulla base dei sistemi di rilevazione analitica disponibili, in attesa di norme comunitarie specifiche, la soglia al di sopra della quale deve essere indicata sull'etichetta la presenza di elementi che possono provocare allergie ed intolleranze; stabilire per le imprese le procedure di autocertificazione da adottare per la verifica della presenza degli ingredienti suddetti nei propri prodotti; stabilire la disciplina relativa all'informazione contenuta in etichetta.
Il provvedimento di recepimento è in corso di definizione, avendo già acquisito il parere favorevole del Dipartimento delle politiche comunitarie.
Per l'attuazione dei compiti affidati al Ministero della salute dalla legge n. 123 del 2005, è stato istituito un gruppo di studio, la cui seduta di insediamento si terrà nei primi giorni del mese di novembre, del quale fanno parte esperti di istituti nazionali di ricerca - l'Istituto superiore di sanità e l'Istituto nazionale per le ricerche e la nutrizione -, gli istituti universitari impegnati nella diagnosi e cura della celiachia ed i rappresentanti dell'Associazione italiana celiachia.
Attualmente, sono all'esame degli uffici competenti del ministero gli aspetti connessi agli adempimenti previsti dalla legge citata, in particolare la rivalutazione dei tetti di spesa necessaria per l'erogazione gratuita degli alimenti ai soggetti celiaci. A tale scopo, nella giornata del 26 ottobre, si è svolto un incontro con l'Associazione italiana celiachia e con le associazioni di categoria rappresentative delle imprese produttrici.
La mia sollecitazione, anche a nome dei tanti soggetti affetti da tale malattia, è che l'iter legislativo - come da lei annunciato - si concluda al più presto. La ringrazio
Sospendo, brevemente la seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono centodue, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Avverto dunque che, consistendo il disegno di legge di un solo articolo, si procederà direttamente alla votazione finale.
Avverto che la Presidenza non ritiene ammissibili, ai sensi dell'articolo 89 del regolamento, in quanto relativi ad argomenti estranei all'oggetto della discussione, gli ordini del giorno Pisapia n. 9/6063/33, Russo Spena n. 9/6063/36, Titti De Simone n. 9/6063/40, in materia di contrasto al «caporalato», e Nardini n. 9/6063/42, in materia di accesso al Servizio sanitario nazionale da parte degli immigrati impiegati nel settore agricolo.
Avverto altresì che l'ordine del giorno n. 9/6063/253 deve intendersi a prima firma dell'onorevole Pisicchio e che l'ordine del giorno Volontè n. 9/6063/4 è sottoscritto anche dagli onorevoli Misuraca, Masini e Marinello.
L'onorevole Frigato ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/187.
Questo è l'ennesimo decreto-legge in materia di agricoltura. Ciò dimostra come il Governo si muova con una politica del giorno per giorno, mancando dunque, sui temi dell'agricoltura, una visione strategica ed una politica organica. D'altronde, i decreti-legge, venendo adottati sull'onda dell'emergenza, producono aspettative e confusione - uno di questi ultimi decreti, per esempio, è ancora al vaglio dell'Unione europea - ed alla fine uno stato di scoramento nel settore e soprattutto tra i produttori.
Non ci resta, colleghi, che provocare una qualche riflessione con gli ordini del giorno, perché noi riteniamo che davvero l'agricoltura sia un settore straordinario. Essa è, come sempre diciamo tutti, il settore primario.
Pertanto, anche con la presentazione degli ordini del giorno vogliamo che si rifletta a tale proposito (spero che il Governo vi ponga attenzione, accogliendone qualcuno).
In particolare, nel mio ordine del giorno n. 9/6063/187, ho sollevato un problema particolare che mi sembra essenziale per l'agricoltura italiana e che attiene al ruolo della piccola azienda diretto-coltivatrice, uno degli oggetti principali della legge sull'orientamento agricolo che è stata approvata al termine della scorsa legislatura con ampia maggioranza in questo Parlamento, ma - ahimè - senza che vi sia stata un'effettiva e concreta traduzione della medesima.
Con questo ordine del giorno, colleghi, vorrei sottolineare l'importanza delle piccole aziende. Se è vero com'è vero che l'agricoltura vive uno stato di particolare difficoltà e di pesantezza nel nostro paese, le piccole aziende, le aziende di medie dimensioni, le aziende diretto-coltivatrici vivono questi problemi e queste difficoltà in maniera più forte, più pregnante e preoccupante. Pertanto, dal nostro punto di vista, hanno bisogno di maggiore attenzione.
Uno degli elementi che vorrei porre all'attenzione vostra e del Governo riguarda la rete delle piccole aziende agricole che rappresenta, ai fini della tutela ambientale e della salvaguardia del territorio, un elemento portante ed essenziale (anche da questo punto di vista, merita l'attenzione nostra e del Governo).
Anche con riferimento a quel lavoro di riscoperta della qualità dei prodotti (parliamo tutti di tracciabilità, di nuovo rapporto tra produttore e consumatore, di conoscenza diretta del percorso produttivo), riteniamo che tutto ciò vada coniugato con il recupero della specificità territoriale, della cultura e delle tradizioni contadine.
Con questo ordine del giorno, faccio appello al Governo per difendere le potenzialità e rilanciare il ruolo della piccola e media azienda diretto-coltivatrice in ambito nazionale, attraverso il varo di politiche nazionali, ma anche con gli aiuti comunitari. Sappiamo che il prossimo bilancio europeo è in discussione.
Crediamo che il nostro Governo debba attivarsi perché i contributi agricoli non vengano attribuiti genericamente a chi in agricoltura fa anche speculazione, ma a quelle aziende, a quegli operatori, a quelle imprese, medie e piccole, che operano davvero in agricoltura (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
L'ordine del giorno parte da un dato oggettivo, vale a dire dal rincaro pesantissimo dei prodotti petroliferi ed, in particolare, del gasolio registrato nelle ultime settimane, negli ultimi mesi (è andato oltre anche le più pessimistiche previsioni).
Dai dati forniti dal mondo non soltanto della produzione, ma anche del commercio emergono le ripercussioni pesantissime che il rincaro del petrolio avrà sull'intero sistema floricolo italiano, soprattutto in
Gli effetti negativi di tale dato oggettivo si noteranno a diversi livelli: sulle aziende floricole, su quelle che hanno investito in strutture e in colture che necessitano del riscaldamento; sulla produzione lorda vendibile, che registrerà un calo; sul sistema complessivo dell'offerta floricola italiana, che non sarà più in grado di fornire una soddisfacente produzione, al fine di mantenere fidelizzata la commercializzazione del prodotto, che ormai subisce la concorrenza di tanti altri paesi.
Tali effetti negativi determineranno anche un calo dell'occupazione, condizionando negativamente la qualità del prodotto e la continuità dell'offerta. Dunque, il comparto nel suo complesso avrà il problema di non riuscire a raggiungere la cosiddetta massa critica del prodotto, costituita anche da un vasto assortimento per la commercializzazione del prodotto stesso.
Mi soffermo brevemente su alcune cifre che riguardano il settore del florovivaismo, che rappresenta il 7 per cento del totale della produzione agricola. Le aziende operanti nel settore sono 32 mila, con un numero di addetti al settore produttivo pari a 100 mila.
Occorre dunque procedere ad un intervento immediato, nonché alla predisposizione di un serio programma energetico volto alla ricerca di fonti alternative. Corriamo il rischio di perdere ancora una quota di mercato del settore floricolo, che già subisce la concorrenza di importanti paesi, come l'Olanda.
L'ordine del giorno in oggetto impegna quindi il Governo a prevedere, anche nella legge finanziaria, risorse aggiuntive al fine di ridurre le accise in riferimento al costo dei carburanti. Si tratta di un atto di indirizzo per fornire riscatto in un contesto caratterizzato dalla crisi del settore agricolo in generale, consentendo alle imprese un incremento degli investimenti e delle innovazioni produttive.
Ci dovremmo domandare se la maggioranza e il Governo ritengono di disporre del dono dell'infallibilità, per cui è inutile discutere gli emendamenti, oppure se siamo di fronte ad una vera e propria carenza di democrazia, con una maggioranza che ha il timore della discussione al proprio interno e con tutte le altre forze politiche; praticamente, se stiamo assistendo allo svuotamento del ruolo del Parlamento.
Ma, allora, perché insistiamo e chiediamo che almeno si approvino gli ordini del giorno? Perché si tratta dell'unico tentativo di ascoltare, non solo e non tanto la minoranza, quanto le esigenze e i problemi del paese, e in questo caso del mondo dell'agricoltura.
Questi ordini del giorno rappresentano la voce del mondo agricolo, che chiede di integrare e di migliorare questo provvedimento, che invece, con una scelta assurda, non si è voluto discutere, anche perché, come bene ha sottolineato l'onorevole Marcora in sede di discussione generale, sono numerosi gli elementi di perplessità che esso suscita. Ciò a partire dal dato fondamentale che, ancora una volta, ci troviamo a fronteggiare gli effetti delle crisi senza andare ad incidere sulle cause che sono alla radice delle crisi stesse.
Non casualmente siamo sulla stessa lunghezza d'onda di un ennesimo decreto-legge, quello sulla violenza negli stadi, discusso solo 15 giorni fa; anche in quell'occasione, vi fu pochissimo tempo per
Mi pare che sia il terzo o il quarto intervento legislativo che viene denominato «Interventi urgenti in materia di agricoltura». In effetti, l'attività di questo Governo è stata prevalentemente finalizzata a fronteggiare le emergenze e gli effetti delle crisi. È mancata, invece, una politica agricola nazionale che intervenisse alla radice delle stesse. È un dato di fatto che oggi, in Italia, vi sono numerosi settori agricoli (anzi, purtroppo quasi tutti) che stanno soffrendo. Da ultimo, vorrei segnalare il settore vitivinicolo, che fino allo scorso anno registrava sufficienti livelli di redditività, ma che oggi versa in una crisi sicuramente grave per cui, non a caso, è oggetto di questo decreto. Tuttavia, vi sono anche altri settori, come quello ortofrutticolo, quello lattiero-caseario e quello della floricoltura.
Il gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo aveva presentato alcuni emendamenti (da qui la presentazione del mio ordine del giorno) in materia di Corpo forestale dello Stato, dei quali uno in particolare interessava i parenti delle vittime appartenenti al personale di tale Corpo. La nostra proposta è volta ad equiparare tale organismo agli altri Corpi di polizia. Si tratta di una misura assolutamente legittima, perché si tratta di sanare un'ingiustizia. Inoltre, è stata presentata una proposta di carattere finanziario, volta a recuperare 10,5 milioni di euro dalle disponibilità relative ai corsi per allievi ufficiali, non utilizzati per intero, che possono servire a sanare i problemi di bilancio del Corpo forestale dello Stato.
Tuttavia, rimane la nostra opposizione di fondo, come ricordavo prima. Anzitutto, tale opposizione è incentrata sul merito, perché si tratta soltanto di interventi urgenti che non colpiscono le cause di questa crisi.
In secondo luogo, ma non da ultimo, vi è la questione finanziaria. Come ricordava bene l'onorevole Frigato pochi minuti fa, non si può continuare a trattare l'agricoltura come il parente povero, ovvero un settore al quale gettare le briciole per le urgenze all'ultimo momento. Vi sono veri drammi umani relativi ad aziende che in questi mesi rischiano la chiusura.
Infine, vi è una questione di metodo. Sostanzialmente, su questa materia abbiamo dovuto esaminare tre decreti, diversi l'uno dall'altro e in continuo cambiamento.
Inoltre...
Auspico che l'ordine del giorno in esame venga accolto, affinché si tenga conto del suo contenuto. L'ordine del giorno è relativo ai compiti della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle entrate, che, sulla scorta di quanto previsto dal testo, sono chiamate a esercitare un controllo volto ad evitare che vi siano distorsioni nella fissazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari nella filiera che conduce
Abbiamo già assistito in precedenti occasioni, da ultimo nel corso dell'esame del decreto-legge sulla violenza negli stadi precedentemente richiamato, ad una situazione che mi permetto di definire un poco ipocrita. Anche in tal caso, infatti, si prevedeva l'installazione dei metal detector e l'adozione di una serie di altre misure, ponendo tuttavia a carico di comuni disastrati dal punto di vista finanziario l'onere di apprestare tali strumenti, il che significa soltanto evocarli, un po' demagogicamente, senza poi avere la possibilità di introdurli concretamente.
Nel provvedimento in esame, si prevede che la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate debbano controllare che non vi siano distorsioni abnormi ed ingiustificate nella pratica dei prezzi, rispetto al costo all'origine. Tuttavia, se non poniamo la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate nelle condizioni di compiere un'effettiva verifica di ciò che accade nella filiera produttiva, questo fine, pure in sé condivisibile, è certamente destinato a rimanere frustrato. E che vi sia una distanza fra il costo all'inizio del processo produttivo e il prezzo fissato per il consumatore è arcinoto e risaputo. Vi sono state anche manifestazioni davanti a Montecitorio, nel corso delle quali sono stati esibiti cartelli recanti il prezzo che si sarebbe potuto praticare all'origine e il prezzo, molto distante, che viene praticato al consumatore. Dentro questa filiera vi sono molti elementi parassitari, moltissime distorsioni e numerosi aspetti che andrebbero affrontati, ad evitare che il prezzo non rifletta correttamente il costo all'origine.
Tale azione non si giustifica in sé solo per un giudizio negativo sulle enormità presenti nell'ambito della filiera produttiva, ma anche con riferimento al potere d'acquisto delle famiglie italiane, che, dovendo acquistare prodotti che hanno un prezzo ingiustificato, si vedono sempre più impoverite e il loro reddito disponibile continua a calare. Si tratta peraltro di prodotti che rientrano nel paniere vitale delle famiglie italiane.
Auspico pertanto che si tenga conto dell'ordine del giorno in esame e che si pongano la Guardia di finanza e l'Agenzia delle entrate nella condizione effettiva e reale di poter combattere le distorsioni alle quali ho fatto cenno, affinché il risultato finale sia costituito da prezzi più coerenti con i costi all'origine, in modo da tutelare, anche attraverso questa via, il potere d'acquisto delle famiglie italiane. Se si riuscisse a conseguire tale risultato, pur all'interno di un provvedimento carente sotto alcuni aspetti e che non abbiamo potuto migliorare, potremmo affermare, almeno su questo punto, di aver ottenuto una conclusione accettabile, che sarebbe certamente apprezzata dalle famiglie italiane (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Del resto, le disposizioni di cui al comma 4 dell'articolo unico del testo in esame prevedono che venga affidato al reparto centrale repressione frodi, al Corpo forestale dello Stato e al Comando carabinieri politiche agricole il compito di vigilare sull'attuazione dei programmi in questione.
Colgo l'occasione per annunciare che sto predisponendo una proposta di legge svolta ad istituire presso la Presidenza del Consiglio dei ministri l'ufficio del garante della sicurezza dei trasporti aerei, specializzato nel contrasto all'impiego di ricambi aeronautici non approvati.
Giorni fa, a Milano, la fondazione «8 ottobre 2001» ha presentato un rapporto in materia di sicurezza del volo che affronta, tra l'altro, il tema dei ricambi aeronautici non approvati, delle responsabilità penali e degli illeciti civili, delle deviazioni tecniche gestionali emergenti nel trasporto aereo e dei riflessi in materia nelle riforme delle normative nazionali nella Comunità europea e negli Stati Uniti d'America.
Signor Presidente, la suddetta proposta di legge è stata praticamente sottoscritta da tutti i gruppi presenti in Parlamento. Chiedo che venga supportata e quindi approvata al più presto.
Il Governo ha delle gravi colpe, perché avrebbe dovuto mettere in campo una strategia più ampia, generale, e dare vita ad un impegno forte per la realizzazione di una filiera alimentare moderna, capace di mettere insieme la produzione, la trasformazione e la commercializzazione.
Il Governo ha avuto a disposizione oltre 4 anni, con una certa stabilità governativa: vi è stato un unico ministro, che, soprattutto, si è caratterizzato per dichiarazioni enfatiche, per grandi promesse, senza però alla fine sortire alcuna conseguenza. Non è stato fatto nulla di concreto.
I pochi provvedimenti adottati sono rimasti inapplicati; la tanto propagandata legge omnibus, che serviva per rilanciare l'agricoltura colpita dalle avversità atmosferiche, dalle calamità naturali, è rimasta nel cassetto, non è mai stata applicata. Questa legge prevedeva, tra l'altro, il ripianamento dei debiti, con la possibilità, per le aziende agricole, di contrarre dei mutui, con la partecipazione dello Stato sugli interessi.
Coloro i quali, con fiducia e speranza hanno chiuso le operazioni bancarie, oggi pagano il tasso corrente: dopo il danno la beffa! Analogamente è avvenuto per gli aiuti economici compensativi, previsti per i danni subiti dalle aziende e dagli operatori agricoli: ancora oggi nessun produttore, dopo tanti anni, ha ricevuto un solo euro.
Non meno «efficace» è la stessa legge per la crisi di mercato, tanto enfatizzata, tanto pubblicizzata dal Governo e dalla maggioranza. Questa legge è bloccata dall'Unione europea. Non abbiamo notizia di una sola iniziativa seria da parte del Governo per renderla operativa.
Ma il capolavoro del Governo è proprio questo decreto-legge, che fa ancora peggio: ci sono finanziamenti largamente insufficienti e, tra l'altro, si attinge a risorse prelevate da altre leggi. Il Governo mette in campo una serie di vasi comunicanti delle risorse.
Il terminale, però, non sono gli agricoltori; pertanto, queste risorse rimangono ferme - una delle solite invenzioni della finanza creativa del ministro Tremonti - e l'agricoltura continua a vivere un grande stato di disagio e di crisi che sta determinando ripercussioni sociali con la perdita di tanti posti di lavoro (soprattutto, braccianti agricoli). Nel Mezzogiorno, fra l'altro, la crisi assume anche carattere ambientale a seguito dell'abbandono delle campagne. Noi, quindi, diciamo «no».
Abbiamo voluto presentare questi ordini del giorno nella speranza di sensibilizzare il Governo affinché lo stesso, nel corso di questi pochi mesi che rimangono al termine della legislatura, inverta la rotta e metta in campo una strategia generale di rilancio dell'agricoltura che consenta di
La Campania, infatti, è una delle principali aree di produzione di frutta e ortaggi per il consumo fresco; non a caso, la regione è la quinta area ortofrutticola dell'Europa. Questo dato è la base dello sviluppo dell'industria di trasformazione degli stessi prodotti. Si pensi che la più alta concentrazione di imprese operanti nella trasformazione dell'ortofrutta si rinviene proprio in Campania (21 per cento), seguita dall'Emilia-Romagna (11 per cento) e dalla Calabria (10 per cento). Insomma, l'agricoltura e l'ortofrutta ricoprono un ruolo fondamentale nello sviluppo dell'economia campana e casertana.
È evidente che le difficoltà incontrate dal settore mettono in crisi l'intera economia regionale e provinciale. A Caserta, in particolare, l'ortofrutta classica mediterranea per il mercato fresco rappresenta circa il 25 per cento dell'intera superficie agraria utilizzata, con circa ventimila aziende coinvolte, e rappresenta circa trecento miliardi delle vecchie lire di PIL diretto e almeno due milioni e mezzo di giornate di lavoro, con un indotto grandissimo con il suo parco macchine, fertilizzanti, carburanti, trasporto, confezionatura e quant'altro.
Nonostante siano stati notevoli gli sforzi di competitività, di ammodernamento e di conversione, che hanno condotto ad una riduzione della superficie destinata a quel settore di circa 6 mila ettari negli ultimi dieci anni, continua l'aggravarsi della crisi di mercato che falcidia progressivamente i redditi e che si va ad aggiungere al disastro economico della calamità della primavera del 2003 e al fatto che il settore ortofrutticolo, per lo sforzo compiuto direttamente dalle imprese, rappresenta la strabiliante cifra del 40 per cento di tutte le esposizioni e sofferenze bancarie dell'intero settore agro-alimentare della provincia.
La situazione di gravità è tale da innescare sia effetti a catena, con conseguenze gravissime sull'intera economia sia problemi seri anche per l'ordine pubblico. Non possiamo, infatti, sottovalutare che un'attenzione seria deve essere posta anche verso i flussi di migliaia di lavoratori extracomunitari che, in assenza di lavoro, rimarrebbero nello sbandamento più totale per l'acuirsi della crisi ortofrutticola che già, in queste ore, sta dando segnali di blocco di recepimento dei mercati, che si va ad aggiungere al blocco dei prezzi alla produzione.
Rispetto a questa crisi profonda del settore, bisogna sottolineare, purtroppo, le irresponsabili assenze del Governo, nonché l'atteggiamento superficiale in termini di attenzione e di analisi e di ricerca di correttivi; ciò ha fatto sì che la crisi si incancrenisse, con il rischio che la stessa diventi strutturale.
Non si può, da un lato, insistere, giustamente, anche se molto spesso in un modo inappropriato, invitando gli agricoltori ad essere competitivi sulla qualità ed incitare alla tracciabilità, e, dall'altro, non muovere un dito in termini di controllo di tante derrate alimentari importate da paesi terzi ad opera di faccendieri ed affaristi, italiani ed europei, consentendo così una concorrenza sleale operata nei confronti dei nostri agricoltori, peraltro senza tutelare i consumatori.
Non è possibile inondare la stampa quotidiana di denunce circa le incomprensibili contraddizioni tra i miserabili prezzi agricoli erogati ai produttori agricoli e gli alti prezzi praticati ai consumatori, che sempre più sono costretti a consumare meno frutta ed ortaggi.
È impensabile che le imprese agricole casertane o meridionali possano organizzarsi per far fronte alla competitività e
È doppiamente grave assistere alla gratuita propaganda sul decreto anticrisi e scoprire, poi, che la comunità europea non l'ha ancora «omologato». In ogni caso, non vi sarebbero risorse finanziarie sufficienti.
In particolare, per Caserta e per la Campania, si rivendica un urgente piano di ristrutturazione aziendale nel settore ortofrutticolo, con un programma di ripiano dei debiti. Gli agricoltori casertani non vogliono assistenza, ma garanzie in merito al rispetto della normativa comunitaria, soprattutto di quella inerente alla qualità ed alla sicurezza alimentari e, nell'immediato, un intervento straordinario tendente a scongiurare lo spettro della definitiva chiusura di tante aziende (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Tutto il settore dell'agricoltura richiederebbe, nel medio e lungo periodo, una puntuale indagine di mercato. Alla luce delle difficoltà strutturali, le prospettive future richiedono attenzione. Valutazioni su energia e costi di produzione, sul costo del lavoro e sui connessi oneri contributivi, assistenziali e previdenziali ed accesso al credito sono tutte formule che assillano le piccole e medie imprese del settore. Le dimensioni economiche sono insufficienti per permettere alle imprese di resistere e di superare il periodo di crisi.
Non sono necessari interventi tampone per fronteggiare la crisi del mercato: ci vorrebbe un disegno strategico capace di individuare le cause ed i limiti dei problemi; bisognerebbe cercare margini di manovra per delineare una nuova e forte strategia di difesa, riorganizzazione e sviluppo e per difendere la produzione, trasformare e commercializzare.
Questo Governo, pur avendo avuto a disposizione il tempo necessario ed una forte maggioranza, ha assunto le sue decisioni ricorrendo, forse troppo spesso, al voto di fiducia, che taglia un percorso costruttivo ed impedisce di recepire proposte emendative che potrebbero apportare interessanti miglioramenti ai provvedimenti.
Eppure, è forte la necessità di individuare un piano agricolo nazionale serio, che assicuri garanzie, continuità e soprattutto redditività, per investire sulla difesa e sulla commercializzazione del prodotto. Si assiste, invece, ad interventi urgenti o, meglio, limitati all'urgenza, quindi parziali, che impediscono una garanzia di crescita e di sviluppo.
Lo strumento utilizzato per far procedere il provvedimento non appare quello più idoneo alla praticabilità. Le risorse che dovrebbero assistere i vari interventi non producono alcunché, perché sono prive di una precisa finalizzazione, sono insufficienti e, probabilmente, sono sottratte da altri capitoli di intervento. È un sistema che può illudere, ma che non permette il rafforzamento della struttura agricola!
La situazione preoccupa sempre di più: se non si daranno indicazioni precise, la crisi del settore si acuirà e contribuirà ad aggravare la crisi del paese, che è già seria. In questo momento, le aziende agricole sono in difficoltà ed attendono risposte chiare e condivise - senza inganni - da chi governa. Occorre, adesso, attivare strumenti capaci di affrontare la crisi dell'agricoltura e di guidarne i processi di modernizzazione. Occorre attivare un dialogo costruttivo che assicuri futuro e terapie a sostegno di un settore che è importante per tutta l'economia nazionale (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Il disegno di legge in questione presenta, però, non pochi limiti, suscitando dubbi sulla sua validità e sulla sua applicabilità. È evidente che non è frutto di una politica agricola organica, nazionale, efficace, atta a rimuovere le cause che sono alla base della crisi dell'agricoltura. Ancora una volta, si limita a fronteggiare gli effetti della crisi del settore agricolo con «proposte tampone», non idonee a risolvere in modo definitivo i seri problemi dell'agricoltore. Inoltre, le misure introdotte a tutela del settore sono accompagnate da risorse decisamente inadeguate. Eppure, il quadro della situazione dei diversi comparti della produzione agricola è particolarmente preoccupante e perciò meriterebbe interventi legislativi più mirati e più efficaci.
Le imprese agricole italiane sono in grave difficoltà economica, perché non possono contare su una redditività sufficiente. Per competere sul mercato devono produrre con qualità, ma la qualità costa ed è ovvio che i prezzi adeguati e redditizi del prodotto pongono le imprese agricole fuori mercato.
Una politica lungimirante dovrebbe puntare, innanzitutto, a strategie finalizzate a ridurre i costi di produzione, intervenendo, per esempio, sul costo dell'energia, del gasolio, delle assicurazioni, dell'acqua per l'irrigazione, così come dovrebbe prevedere misure atte ad abbattere il costo del lavoro, ancora troppo elevato, soprattutto per i pesanti contributi assistenziali e previdenziali a carico dell'imprenditore per ogni suo dipendente.
Un secondo elemento dovrebbe qualificare un progetto politico risolutivo dei problemi dell'agricoltura. Alludo all'individuazione di processi nuovi di commercializzazione capaci di mettere fine alla situazione attuale che, come tutti sappiamo, penalizza e mette in ginocchio il produttore.
Un provvedimento efficace dovrebbe, altresì, garantire un risarcimento immediato e sicuro dei danni provocati alle imprese agricole dalle calamità naturali, eventi che, per di più, stanno diventando sempre più frequenti e imprevedibili.
L'attuale testo del provvedimento, invece, non affronta, con una visione strategica, il complesso problema del settore agricolo. Genera perplessità, perché lascia aperte ancora troppe questioni.
Il gruppo della Margherita, in sede di Commissione, ha lavorato in modo costruttivo sul provvedimento in approvazione e ha offerto contributi significativi al miglioramento del testo. Ma, poiché la proposta legislativa pervenuta in aula rispetto a quelle esaminate in Commissione risulta stravolta dagli emendamenti introdotti dal Governo e dal relatore, ci troviamo nell'assurda posizione di esprimere un voto su un provvedimento non discusso nella sua completezza in Commissione e neppure in aula, a causa della posizione della questione fiducia.
Con l'ordine del giorno a mia firma si intende richiamare l'attenzione su uno dei tanti problemi che stanno alla radice della crisi delle imprese agricole. Infatti, si chiede al Governo di prevedere interventi concreti che aiutino le aziende a ridurre i costi di produzione, pur salvaguardando la qualità del prodotto. Nello specifico, si impegna il Governo ad individuare norme e risorse idonee a contenere i costi dell'acqua per irrigazione.
Aspetto fiduciosa che l'ordine del giorno sia pertanto accettato (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Ebbene, pur prendendo atto del fatto che alcune esigenze sono state accolte, resta tuttavia l'amarezza di dover ancora una volta constatare che la filosofia espressa dal decreto-legge è intrisa dalla cultura dell'emergenza, di misure tampone, tanto da rendere il provvedimento medesimo confuso, pasticciato e non in grado di affrontare in alcun modo i nodi strutturali che sono alla base della nostra agricoltura.
L'unica coerenza che in modo inossidabile il Governo mostra di avere, risiede nella esiguità delle risorse che in ogni circostanza - lo registriamo - mette a disposizione ogni qual volta si parli di agricoltura e di Mezzogiorno. Insomma, «emergenza scaccia emergenza» pare essere il vostro motto, se è vero, come è vero, che prima abbiamo subìto la crisi del settore ortofrutticolo e ora facciamo i conti con quello della viticoltura. Ad ambedue i settori avete promesso le stesse risorse, magìe strane: sappiamo tutti, invece, che il decreto-legge riguardava i produttori di uva da vino, ai quali era stato promesso di elargire circa 80 milioni di euro. Occorre dire al riguardo, per onestà, che le regioni hanno subito respinto tale operazione, richiedendo risorse aggiuntive per fronteggiare la crisi dell'uva da vino.
Tutto ciò mi sembra essere lineare, atteso che gli interventi previsti dal decreto-legge n. 22 del 2005 dovevano consentire alle imprese in stato di crisi il riconoscimento della sospensione dei versamenti dei contributi previsti, sia dal punto di vista previdenziale che da quello assistenziale, propri e per i propri dipendenti: il tutto finalizzato alla ripresa economica tramite finanziamenti a lungo termine con contributi in conto capitale nei limiti previsti dal de minimis.
Quanto all'articolo 2, il contenuto è assolutamente insufficiente: si dice di voler contrastare il fenomeno dell'andamento anomalo dei prezzi nelle filiere agroalimentari, ma non si compiono scelte mirate, non si adottano strumenti incisivi per debellare questo grave fenomeno che sta affamando tante famiglie. Sappiamo che al regime di mercato non possiamo chiedere di imporre dei prezzi e, tuttavia, non è possibile non introdurre misure cogenti per colpire chi specula, chi si approfitta, chi fa i propri comodi sapendo in partenza di non dover pagare il dazio.
Insomma, è così difficile immaginare un'attività di controllo e di accertamento e consentire alla Guardia di finanza di intervenire e colpire fiscalmente, e non solo, azioni speculative, rendendo obbligatorio l'accertamento fiscale? È mai possibile assistere inermi ad aumenti ingiustificati dei prodotti agricoli, man mano che si va dal produttore al consumatore? È ora di dire basta: chi produce deve essere rispettato, deve essere adeguatamente remunerato poiché mette fatica e risorse!
Ci si lamenta dell'euro: ma quanta parte di responsabilità vi è nella mancanza di controlli e quanto ciò colpisce soprattutto le famiglie monoreddito, i pensionati e i lavoratori, siano essi occupati, precari o disoccupati?
Concludendo, sarebbe il caso che il Governo e la propria maggioranza si mettessero d'accordo sul da farsi e non con i voti di fiducia che cancellano ogni possibilità di contribuire a modificare i provvedimenti che contengono ingiustizie e squilibri devastanti.
Riteniamo di poter dire che siamo stanchi di questo stantìo gioco delle parti. Siate seri: quando promettete, dovete mantenere! Non si spengono i fuochi con le chiacchiere, come è capitato in Puglia: occorrono misure efficaci, risorse adeguate, impegni precisi per un settore vitale
Il dibattito sul provvedimento, attraverso tutti gli interventi svolti, ha evidenziato, in verità, la pesantezza della situazione, che ha generato proteste nel settore; da ultimo, quella dei viticoltori della Sicilia. Prima, lo ricordo, si sono avute le manifestazioni dei coltivatori pugliesi e lucani, dei produttori di pomodoro e di ortofrutta, dei produttori di pesche e via dicendo. Si lamentano gli alti costi di produzione, le enormi difficoltà del mercato, che costringono a lasciare nei campi il raccolto perché non redditizio e non remunerativo; non è remunerativa, infatti, l'immissione sul mercato di tali prodotti, donde la scelta di lasciarli nei campi.
Ricordo che prima dell'euro, un quintale di grano era pagato 40 mila lire mentre oggi è pagato appena 11 euro; le pesche, un anno fa, erano pagate ai produttori anche 72 centesimi al chilo, quest'estate sono state pagate, invece, appena 22 centesimi.
Naturalmente, per il consumatore finale, il costo si è più che quintuplicato, come ben sanno le famiglie, che non riescono più a far quadrare i conti. Si è infatti registrato un calo dei consumi, anche alimentari, calo che, nel Mezzogiorno, è stato dell'11 per cento; ciò la dice lunga sullo stato dell'economia, della disoccupazione, dei redditi nelle città e nei comuni, soprattutto meridionali.
L'agricoltura italiana, lo sappiamo bene, è parte non secondaria dell'economia del nostro paese; perciò, occorre intervenire per superare le difficoltà strutturali che interessano il settore. Nel Mezzogiorno, in particolare, a causa delle ripetute calamità, il settore è davvero in ginocchio; molte aziende hanno un indebitamento elevato nei confronti del sistema bancario e degli istituti di previdenza. Nonostante la serietà che caratterizza gli agricoltori, essi, oggi, oggettivamente non riescono a far fronte ai loro debiti. Il Governo non può essere indifferente e deve intervenire, da un lato per la riduzione dei costi dell'acqua, dell'energia, della bonifica, e via dicendo; dall'altro, per concordare con l'ABI la possibilità di una ristrutturazione delle varie situazioni debitorie e per agevolare, comunque, l'accesso al credito bancario. A tal fine, bisogna attivare, con le regioni e con le organizzazioni professionali, uno specifico tavolo di confronto, per sbloccare una situazione che rischia di assumere i caratteri del dramma.
Si è parlato tante volte dei problemi dell'agricoltura e anche il sottosegretario Delfino, che vedo impegnato in una conversazione evidentemente non riguardante gli agricoltori, conosce bene, per essere stato qualche volta nel Mezzogiorno, i problemi dei produttori di olio, di vino, di pomodori, e via dicendo. Però, nulla si è operato per ottenere la tipicizzazione dei prodotti con il riconoscimento DOP e DOC e per apprestare una tutela attraverso la lotta alle frodi in commercio, intervenendo sulla filiera che determina la formazione di prezzi che non gratificano il lavoro e le derrate ottenute dai produttori e, nel contempo, danneggiano i consumatori.
Sono problemi dei quali tante volte abbiamo discusso; ma ribadisco che, con un decreto siffatto, che stanzia risorse del tutto insufficienti, non si interviene per dare risposte adeguate a problemi riguardanti migliaia e migliaia di famiglie e concernenti, altresì, complessivamente l'economia italiana; economia che vive un momento di difficoltà e che non si appresta neanche a cogliere le occasioni per un futuro rilancio, del quale, pure, si comincia ad intravedere qualche segnale.
Mi auguro, signor Presidente, che il ministro delle politiche agricole e forestali, al di là delle tante declamazioni rese, in occasione delle manifestazioni cui ho precedentemente fatto riferimento, ai produttori agricoli, possa offrire risposte non più verbali, ma concrete, attraverso l'adozione di misure idonee a fronteggiare una situazione che vorrei ribadire essere diventata estremamente grave.
Rimediare ai danni in agricoltura significa anche proteggere le nostre produzioni agricole, conducendo una serrata lotta contro l'invasione di prodotti stranieri non controllati. Infatti, un conto, è commercializzare, ad esempio, l'olio di Barile o di Rapolla (due piccoli comuni della Basilicata), oppure l'olio umbro, un altro è vendere un prodotto «tagliato» con oli importati dalla Tunisia o dalla Grecia. Ritengo importante, pertanto, sostenere anche l'opera di alcune forze dell'ordine (come, ad esempio, i carabinieri dei NAS o la Guardia forestale), per far sì che effettuino controlli severi, al fine di tutelare le nostre produzioni agricole.
Le questioni trattate nel decreto-legge in esame avrebbero meritato un dibattito molto più approfondito...
Mi riferisco, in particolare, al settore vitivinicolo, il quale versa in una situazione di grave crisi. Sappiamo che il Governo ha tentato di offrire un sostegno a tale settore; tuttavia il tipo di approvvigionamento predisposto risulta essere dell'ordine di grandezza addirittura di un terzo rispetto alle reali necessità.
Vorrei altresì ricordare che anche il settore bieticolo-saccarifero vive un momento di grave difficoltà. Esiste, dunque, la necessità davvero impellente, non più procrastinabile, di sostenere tali comparti. È quanto abbiamo cercato di fare, nel corso dell'esame del provvedimento, attraverso la presentazione di una serie di proposte emendative che ci auguravamo venissero approvate dall'Assemblea.
Ciò che è oggi in discussione, in realtà, non è la valutazione delle proposte emendative presentate dall'opposizione, poiché ritengo che la maggioranza stessa non avrebbe avuto difficoltà ad accoglierle, se avesse potuto individuare le risorse finanziarie necessarie per poterle sostenere.
Voglio credere che il ministro competente, i sottosegretari e l'intero Ministero delle politiche agricole e forestali avrebbero piacere almeno quanto noi, e probabilmente anche di più, nel sostenere, con risorse finanziarie adeguate, le misure necessarie al comparto.
Il vero punto di frizione, infatti, è costituito dal contrasto non tra l'opposizione ed il Ministero delle politiche agricole e forestali, bensì tra detto dicastero ed il Ministero dell'economia e delle finanze. Ciò perché riteniamo inadeguato il tipo di supporto economico concesso alle iniziative a sostegno dell'agricoltura.
Il mio ordine del giorno, pertanto, chiede proprio che vengano stanziate risorse adeguate: con tale aggettivo intendo dire non ridondanti, ma veramente adeguate. Il livello e la gravità della crisi, infatti, sono sotto gli occhi del paese, oltre che degli addetti ai lavori: ciò, ovviamente,
Noi ci auguriamo che, al di là delle dichiarazioni di intenti e di buona volontà, un intervento di questo tipo possa essere attuato con forza ed intendiamo sollecitarlo con i numerosi ordini del giorno presentati dall'opposizione - tra cui vi è anche il mio -, che richiamano il ministro dell'economia - ed il Governo, nel suo complesso - alla necessità di stanziamenti opportuni in sede di approvazione del provvedimento ed in sede di disegno di legge finanziaria, che, in questo momento, è avviato e che, se non dotato delle risorse necessarie, si avvia ad essere, per questo comparto - al pari di altri - poco più che una passeggiata che, contrariamente a quelle di salute che fanno bene, è di «non salute», perché non farebbe bene ai comparti interessati, non farebbe bene agli addetti ai lavori, che davvero meritano un'attenzione forte e, soprattutto, non farebbe bene al paese che da questo settore molto si attende e molto spera che accada (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
La tematica della competitività risulta rilevante, come è noto, per la redditività delle nostre imprese agricole e per la qualità di certi fattori di produzione presenti, dai costi difficilmente comprimibili. Bisogna anche considerare che vi sono altri oneri, quali quelli collegati ai numerosissimi adempimenti burocratici - è un problema antico, ma in questo campo è certamente più accentuato - che le imprese agricole devono sostenere e rispetto ai quali dovrebbe essere necessario e possibile mettere in campo politiche di contenimento. Quindi, lo scopo del mio ordine del giorno n. 9/6063/178 è individuare misure e risorse idonee a ridurre gli adempimenti burocratici per le imprese agricole.
Nell'illustrare questo ordine del giorno, vorrei richiamare l'attenzione del Governo sul problema delle risorse agricole e della riduzione degli oneri e delle formalità burocratiche a carico delle imprese che vi operano. È da considerare con favore l'introduzione, con l'articolo 1-quinquies del provvedimento, di elementi che facilitano l'accesso al credito anche da parte delle imprese agricole, per le quali le procedure sono sempre state difficoltose, se non del tutto ostili. Ricordo la disposizione recata dall'articolo 1-quinquies, in ordine alle «Garanzie creditizie in agricoltura»: «L'ISMEA è autorizzato a utilizzare le risorse finanziarie ad esso attribuite (...) anche per gli interventi di cui all'articolo 17 del decreto legislativo 29 marzo 2004, n. 102». Come affermavo, tale disposizione è, in linea di principio, da considerare con favore, ma - purtroppo - non può risultare in sé sufficiente. Infatti, le formalità e gli oneri accessori costituiscono carichi sempre più gravosi. È una specie di contraddizione: da un lato, si mira ad un certo alleggerimento; dall'altro ci si rende conto che vi è un rafforzamento di tali oneri. Ritengo sia compito del legislatore snellire, con appositi provvedimenti di semplificazione amministrativa la materia, sostenendo parallelamente il sistema attraverso incentivi dell'azione dei privati.
Come possiamo constatare, tuttavia, le misure di semplificazione, divengono, sempre
La stessa semplificazione come concetto generale è stata intesa in un'accezione diversa, di cui purtroppo è elemento emblematico la scellerata norma cosiddetta «taglia leggi» che, nonostante le perplessità sollevate in quest'aula (anche da parte mia) e, soprattutto, nella comunità scientifica, è stata approvata in prima lettura, senza colpo ferire.
Si è adottata, quindi, una sorta di concezione eroica della legge di semplificazione, dimenticando che dovrebbe essere proprio lo strumento di una progressiva semplificazione delle procedure amministrative e delle formalità burocratiche, a tutto vantaggio dei cittadini e delle imprese.
La connessione tra semplificazione amministrativa e rilancio della competitività risulta evidente a tutti. Le stesse norme in materia di adempimenti amministrativi delle imprese sono letteralmente rimbalzate, in cerca di un canale più veloce di approvazione, dal disegno di legge di semplificazione, dove erano state inizialmente inserite al Senato, ai recenti provvedimenti sulla competitività.
Con ciò si dimostra un'azione del Governo e della maggioranza - mi dispiace doverlo sottolineare ancora una volta - totalmente disarticolata e priva di una matrice di natura unitaria. È evidente che, poi, pagano le conseguenze di questa disarticolazione una serie di provvedimenti sostanziali, come quelli che stiamo esaminando.
Per questo motivo, è importante trovare un nuovo slancio dell'azione delle istituzioni a sostegno del settore agricolo in particolare, che subisce non solo le conseguenze degli alterni cicli economici, ma anche le esternalità negative, indipendenti dalla volontà degli operatori, come le calamità naturali e le emergenze sanitarie che in questi giorni ben conosciamo.
Da un altro e più limitato punto di vista, emerge un problema generale non risolto che, come spesso succede, vi trovate a dover gestire in diversi e molto delicati frangenti (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
Cari colleghi, al riguardo i pareri sono diversi, per cui orientatevi con la prudenza che caratterizza il legislatore boliviano...
L'onorevole Ruggieri ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/245.
Esso muove da alcune considerazioni e preoccupazioni che ho cercato di porre all'attenzione dell'Assemblea nel mio precedente intervento sul complesso degli emendamenti, che intendo brevemente riproporre in questa sede.
È indubbio che la legislazione d'urgenza messa sistematicamente in atto dal Governo per fronteggiare la crisi nel comparto agricolo non incide minimamente sulle cause che sono all'origine della crisi stessa e denota sostanzialmente una palese latitanza di politiche di sistema serie e profonde, in grado di risolvere i due grandi temi che attanagliano l'agricoltura italiana, ossia quelli della competitività e della commercializzazione dei prodotti delle imprese.
Il mio ordine del giorno intende impegnare il Governo su un particolare ma importante aspetto riferito al secondo tema, ossia quello della commercializzazione.
Da questo punto di vista, occorre dire che, in questi quattro anni, poco o niente si è fatto; mentre è necessario dare regole chiare e trasparenti all'interno della filiera, poiché molto spesso la parte agricola è quella più debole nella fase della contrattazione.
La risoluzione dei problemi connessi alla commercializzazione dei nostri prodotti certamente passa anche attraverso una politica di sostegno degli investimenti in infrastrutture di trasporto e logistiche, la cui cronica carenza ci ha fatto perdere la battaglia per l'ortofrutta con la Spagna, nostra diretta concorrente in Europa, e ha permesso ad essa di portare i propri prodotti sui mercati del nord Europa prima di noi ed in modo più efficace e meno costoso.
Sotto questi aspetti, l'opposizione, con un paziente sforzo, aveva presentato importanti emendamenti, alcuni dei quali erano stati recepiti in sede di Commissione sia dal relatore, sia dal Governo che, invece, con il maxiemendamento presentato, ha smorzato e, in qualche modo, annacquato gli effetti del nostro contributo.
Mi riferisco proprio al tema toccato dal mio ordine del giorno e che era sostanziato in un emendamento che prevedeva, da parte della grande distribuzione organizzata, l'obbligo di destinare una percentuale significativa e prefissata della superficie di vendita destinata ai prodotti alimentari a quelli della regione su cui insiste il grande magazzino.
Si trattava di un emendamento importante, perché il rapporto tra agricoltura e grande distribuzione organizzata oggi vede sicuramente la prima, unitamente ai suoi prodotti, in una situazione di debolezza e di inferiorità in termini di potere commerciale, e porta ad una proliferazione dei prezzi che spesso arriva a triplicare quanto pagato al produttore agricolo o, in altri casi, come nel settore dell'ortofrutta, addirittura a dieci volte tanto.
Pertanto, signor Presidente, onorevoli colleghi, comprenderete perché io insista per l'approvazione del mio ordine del giorno, che sostanzialmente intende impegnare il Governo ad aumentare la percentuale minima della superficie di vendita destinata ai prodotti agricoli e agroalimentari regionali (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista).
Ci domandiamo quale impronta si voglia dare alla nostra agricoltura. Siamo oggi nel genericismo, nel ricercare «pannicelli caldi», peraltro inesigibili, come quelli previsti dal provvedimento, mentre l'import dall'estero al nostro paese nel settore agricolo aumenta e mentre l'aumento dei costi dei nostri prodotti agricoli corrisponde ad un impoverimento dei lavoratori del settore agricolo e al maggiore sfruttamento dei lavoratori bracciantili che operano nel settore.
L'agricoltura italiana scende sempre di più in una situazione di crisi. Non si riesce a capire quale direzione si intenda dare su cosa produrre, come produrlo, dove e quanto produrlo, per riuscire ad ottenere una qualità del prodotto che valorizzi il lavoro e il terreno agricolo e che sia garante della valorizzazione del concetto di salute del produttore e del consumatore del prodotto agricolo.
È per questo che noi chiediamo una qualificazione delle possibilità di produrre in agricoltura e del modo con il quale si produce.
Abbiamo detto che l'agricoltura italiana scende sempre di più in una situazione di crisi. Ad esempio, nel nostro ordine del giorno, utilizziamo i dati emersi per il progetto denominato «La fabbrica del futuro», realizzato da Assindustria di Bari.
Accanto all'aumento delle importazioni dell'olio d'oliva resta da sottolineare l'esistenza di traffici illeciti dei prodotti agricoli, fenomeno non ancora emerso in tutta la sua drammaticità, e la questione della qualità dei prodotti e della tutela della salute dei consumatori.
Per riuscire a ridare impronta, finalità e garanzie di salute, per riuscire a riposizionare strutture e risorse, pensiamo si debba impegnare il Governo - questo è l'oggetto del nostro ordine del giorno - ad adottare iniziative a livello nazionale e comunitario per difendere le produzioni tipiche italiane e, in particolar modo, pugliesi. Chiediamo, inoltre, al Governo di impegnarsi a garantire controlli severi e continuativi sul prodotto, per la sua tracciabilità e per comprendere come mai un agricoltore possa guadagnare così poco ed il prodotto finale debba costare così tanto, senza contenere al suo interno tutte le garanzie di bontà del prodotto, come concimi non dannosi per la salute. È necessario, inoltre, garantire una nuova esportabilità dei nostri prodotti come elemento che caratterizzi il sistema del paese.
Iniziative del passato a garanzia dei vini e di prodotti tipici dell'allevamento sono oggi vanificate. Le poche risorse previste in questo decreto-legge sicuramente non sono di sostegno neppure nei luoghi, come è avvenuto in Puglia quest'estate, duramente colpiti. È per questo che riteniamo necessario un impegno preciso del Governo a garanzia della qualità del lavoro e del prodotto italiano, a garanzia della salute di tutti i cittadini e, quindi, a garanzia dell'economia e delle risorse del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
Si sta producendo, nel mondo, una situazione piuttosto grave, ma per alcuni versi anche paradossale. Come ha detto adesso la mia compagna e collega Provera, in Italia subiamo la concorrenza su prodotti tipicamente italiani da parte di paesi che fino a qualche anno fa non producevano tali prodotti. Qualcuno dirà che ciò è bene per tali paesi, i quali possono competere perfino con l'Italia su prodotti storicamente italiani, come l'olio d'oliva o gli agrumi. Ebbene, possiamo verificare che tutto ciò non è vero: a competere con i nostri prodotti non sono i piccoli e medi produttori di quei paesi, bensì le società multinazionali che, peraltro, hanno espropriato le terre di piccoli e medi produttori di quei paesi per produrre coltivazioni intensive di prodotti che non vengono consumati in quei paesi, ma esportati nel nostro.
Il risultato è che i contadini di quei paesi hanno perso le terre e magari muoiono anche di fame - vi sono infatti paesi, nei quali la trasformazione dalla coltura per l'autosufficienza alla coltura intensiva per l'esportazione ha prodotto grandi esodi di massa, perché le persone non potevano più sopravvivere su quei
Questo è il prodotto della globalizzazione, cioè di quegli accordi commerciali, che negli anni passati sono stati firmati all'oscuro del Parlamento, in stanze segrete, ed i cui effetti si sono visti solo in seguito; e sono quelli che abbiamo oggi di fronte ai nostri occhi. Anche coloro che sostengono che non bisogna dare sussidi all'agricoltura e che non bisogna proteggere le produzioni locali, perché altrimenti si farebbe un torto ai paesi emergenti, ai paesi poveri, sono bugiardi! Doppiamente bugiardi, perché ho già dimostrato come questo non sia vero, e bugiardi perché usano un artifizio demagogico, in realtà per servire sempre lo stesso interesse, quello del mercato in cui dominano le società multinazionali.
Per tornare al settore della pesca, bisogna sapere che le nostre marinerie saranno particolarmente colpite, se non si provvederà con questa drastica riduzione delle accise sul gasolio. Infatti, mentre le grandi flotte pescherecce delle grandi società possono ben ammortizzare gli aumenti del gasolio, le imbarcazioni di piccolo cabotaggio si troveranno ad affrontare una situazione veramente drammatica. Non si faccia quindi gli ipocriti e si metta mano a questa possibilità concretamente esistente. Ciò, anche perché - lo dico esplicitamente, uscendo un po' fuori dal tema, anche se il settore della pesca è in realtà strettamente connesso con quello che sto per dire - vi sono grandi società che stanno sfruttando una delle coste a più alta redditività e produttività ittica del mondo; parlo della costa prospiciente il Sahara occidentale: territorio e mare, sul quale non si potrebbe avviare alcuno sfruttamento economico di nessun tipo, essendo, secondo numerose risoluzioni delle Nazioni Unite, un territorio conteso ed oggetto di una trattativa di pace fra due soggetti che hanno fatto la guerra e che attualmente sono in una fase di tregua.
Ebbene, ci sono grandi società, il cui consiglio di amministrazione sta anche in Italia, che hanno stipulato illegalmente (dal punto di vista del diritto internazionale) contratti con il Regno del Marocco, per procedere allo sfruttamento delle risorse ittiche di tutta quella costa, che è lunga più di 1500 chilometri e che produce l'8 per cento della produzione ittica mondiale. Oltre all'ingiustizia verso il popolo sahrawi, c'è anche la sleale concorrenza nei confronti delle marinerie italiane che sono dedite all'attività della pesca (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione).
Signor Presidente, siamo in presenza - è evidente - di un ostruzionismo dell'opposizione che perdura da diverse settimane e che non voglio giudicare, perché appartiene - come è evidente - alla responsabilità politica dei colleghi dell'opposizione che lo praticano. Ed è ...
Credo, signor Presidente, che si tratti di un ostruzionismo chiaramente del tutto slegato dal provvedimento di merito, per il quale le opposizioni (a partire da alcuni colleghi calabresi, meridionali, della Margherita o dei DS), che sia un de minimis o sia un massimo, hanno diverse ragioni per essere soddisfatte.
Ed è un ostruzionismo che ha anche prodotto alcuni risultati (ma non voglio giudicarli): ha prodotto il ritiro da parte del Governo di alcuni decreti, anche se poi, per uno di questi, l'opposizione sollecita l'approvazione in sede legislativa di un provvedimento che, parzialmente,...
Però, Presidente, innanzi tutto cominciamo a riflettere noi in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo quando predisponiamo il calendario dei lavori. Infatti, anche per il mese di novembre, vi sono alcuni decreti-legge che giustamente e doverosamente lei inserisce in calendario, ma che sappiamo, in questa situazione, essere destinati a non essere convertiti, ed il cui esame rischia solo di paralizzare il lavoro parlamentare, impedendo così l'approvazione di altri provvedimenti che, invece, potrebbero essere utilmente esaminati dall'Assemblea.
Prego, onorevole Innocenti, ha facoltà di parlare.
Si considera quasi un piacere, un privilegio, quello di aver ottenuto che il ministro dell'interno si rechi in aula a rispondere con riferimento ad una situazione di ordine pubblico che si è creata nei giorni scorsi in una piazza qui vicino? Se è così, vorrei capire quale concezione ha il collega Vito del Parlamento e del rapporto di interlocuzione dei poteri anche di sindacato ispettivo, del ruolo, comunque, che il Parlamento ha sempre di chiamare il Governo per chiedere, interrogandolo, e per discutere rispetto a questioni che si determinano.
Io ho un metro con cui misurare se effettivamente le proposte che le opposizioni avanzano di inserire in calendario alcuni provvedimenti da loro sollecitati, poi corrispondano alla realtà dei fatti, vale dire valutando a posteriori quante proposte sono state esaminate realmente dall'Assemblea. Allora, onorevole Vito, quante di queste proposte sono state effettivamente esaminate? Se si esclude qualche mozione, qualche volta portata all'attenzione del Parlamento in questa legislatura, non vi è stato altro! Ad esempio, il fondo sociale necessario per fornire servizi ai non autosufficienti è una questione che, per responsabilità della maggioranza e del Governo, resta bloccata in Commissione e non se ne discute, pur trattandosi di un grande tema sociale che riguarda migliaia e migliaia di cittadini e di famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione). Voi avete la responsabilità di tenerlo bloccato e inchiodato lì dentro!
Allora, onorevole Vito, se vuole essere così generoso, faccia in modo che questo problema sia esaminato anche domani o
È chiaro che noi facciamo una battaglia di opposizione con tutti gli strumenti consentiti dal regolamento. Lo abbiamo dichiarato!
Concludo, dicendo che forse la memoria è corta, perché queste cose ve le avevamo dette quando in questo Parlamento si è consentito uno strappo, una lacerazione istituzionale gravissima attraverso il cambiamento delle regole del gioco in corso d'opera con la modifica delle norme elettorali. Non si può dire che questa cosa, una volta finita, tutto procede a tarallucci e vino, in quanto essa ha segnato profondamente i rapporti all'interno del Parlamento e ritengo che di questo si debba tenere conto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione)!
Questo ostruzionismo c'è in virtù del fatto che è stato prodotto un trauma, un vulnus, mai successo nella storia della Repubblica... Vi siete votati... (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)...
L'onorevole Vito afferma che, nella predisposizione del calendario, signor Presidente, lei viene incontro a tanti aspetti sollecitati dalle opposizioni; vogliamo vedere quali sono onorevole Vito?
La presenza in aula del ministro Pisanu, ad esempio, è stata accordata su tre questioni. La prima riguarda un fatto di una gravità notevolissima, cioè di Lampedusa e tra l'altro l'informativa avviene un martedì mattina, per non intralciare i lavori parlamentari che iniziano quasi sempre dopo. La seconda informativa serve per discutere, cosa voluta da tutti - e credo che sia un dovere istituzionale di un ministro dell'interno, il quale si presta immediatamente a farlo -, sugli incidenti verificatisi fuori la Camera.
Infine, la terza questione riguarda alcune affermazioni rilasciate dallo stesso ministro Pisanu, che dovrebbe venire in aula a discutere sull'osservatorio delle dinamiche del terrorismo. Tale questione è stata voluta dal ministro Pisanu e non proposta dalle opposizioni. Quindi, si tratta semplicemente di adempimenti istituzionali che, invece, l'onorevole Elio Vito definisce favori alle opposizioni.
Inoltre, l'onorevole Elio Vito afferma che il Governo dovrebbe evitare i decreti-legge per cominciare invece una discussione sugli aspetti legislativi che seguono i decreti. Quindi, tutto ad un tratto non vi è più urgenza e tutto scompare.
Onorevole Elio Vito, dica come stanno le cose: voi avete a cuore solo ed esclusivamente una legge. Si tratta di una legge che insieme a quelli che sono stati definiti imputati eccellenti, e su tutti l'onorevole Previti - perché di questo si tratta - permetterà di bloccare 140 mila processi
Allora tutto il vostro ardire, tutta la vostra discussione e tutta la vostra correttezza istituzionale, dopo il trauma inferto con l'approvazione del disegno di legge in materia elettorale, finisce su un punto: togliamo di mezzo i decreti-legge ed ogni altra attività perché vogliamo discutere della cosiddetta legge «ex Cirielli». Dica in faccia agli italiani che voi volete salvare l'onorevole Previti! Solo ed esclusivamente per questo state affossando ogni dinamica parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione).
L'onorevole Innocenti ha chiarito, come meglio non posso fare, che il contenuto del decreto-legge potrebbe anche avere un interesse per noi, ma francamente fa parte di una strategia più generale che nasce dalla decisione del centrodestra di mettere mano alla qualità della nostra democrazia con leggi quali la riforma della Costituzione, la riforma elettorale e quelle che ancora si annunciano e che possono compromettere tale qualità. È per questo che stiamo combattendo e, pertanto, non aggiungo altro perché è stato già stato detto bene ed in maniera ampia da altri.
Invece, vorrei soffermarmi sui richiami fatti dal presidente del gruppo di Forza Italia, sicuramente a nome dell'intera Casa delle libertà, visti il peso, il ruolo e l'autorevolezza che riveste. Si pone con evidenza il problema della conversione dei decreti-legge e l'onorevole Elio Vito ha messo il dito sulla piaga. Infatti, ha detto che occorre che il Governo rifletta sull'opportunità di approvare decreti-legge perché, dato l'atteggiamento ostruzionistico tenuto dall'opposizione, è dubbio che essi possano essere convertiti e in ogni caso, la loro conversione causa difficoltà ai lavori parlamentari.
Signor Presidente, non possiamo che essere d'accordo su questo punto. Il Governo Berlusconi ha battuto tutti i record in merito all'approvazione di decreti-legge.
All'inizio della legislatura, il ministro Giovanardi ogni tre mesi inviava a tutti i parlamentari un resoconto dell'attività legislativa, mettendo in evidenza il paragone con la precedente legislatura, ed ovviamente esaltava il fatto che vi fosse una sproporzione tra decreti-legge e decreti legislativi approvati nella scorsa legislatura e i pochi atti analoghi adottati nella presente. Ora questi termini sono invertiti: i decreti-legge sono molti, molti, molti di più in questa legislatura rispetto alla precedente.
Non possiamo, quindi, che essere d'accordo: il Governo smetta di fare decreti-legge che non riguardino questioni straordinarie ed urgenti; il Governo, infatti, continua ad adottare decreti-legge anche per questioni che non sono né straordinarie né urgenti, in contrasto con le previsioni della Costituzione! Dunque, non per il nostro ostruzionismo, ma per il buon andamento dell'attività legislativa e per il corretto rapporto tra potere legislativo e potere esecutivo, l'invito dell'onorevole Vito a non fare più decreti-legge andrebbe accolto dal Governo. Sono pertanto pienamente consenziente con il richiamo rivolto dall'onorevole Vito al suo Governo: che Berlusconi non faccia più
Tuttavia, signor Presidente, l'onorevole Vito ha rivolto un richiamo anche a lei, dicendo alla Presidenza della Camera: attenzione, perché quando il Presidente della Camera definisce la programmazione dei lavori, deve riflettere. Signor Presidente, mi consenta di dire che sono d'accordo anche su questo: lei ricorderà che nella penultima riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, facendo il suo mestiere, invitava l'opposizione al senso di responsabilità e a convenire sulla necessità di approvare alcuni provvedimenti (anche in quel caso si trattava di un decreto-legge), affinché vi fosse una certa mitigazione nell'attività di ostruzionismo, a favore del buon andamento dei lavori della Camera. In tale occasione, Presidente, dissi: mi consenta, se è giusto un richiamo all'opposizione, sarebbe altrettanto giusto un richiamo alla maggioranza, la quale, varando una legge di riforma elettorale, che è certamente una truffa, per ridurre i danni in termini di seggi per l'attuale maggioranza di centrodestra derivanti dal vecchio sistema, ha provocato tale conseguenza. La invito, Presidente, a riflettere esattamente in questa direzione: lei deve interporre tutti i suoi buoni uffici affinché la causa che impedisce anche alla Camera dei deputati, oltre che al Senato, di lavorare fattivamente venga rimossa. Il centrodestra ritiri la legge elettorale, e l'ostruzionismo il giorno dopo finirà (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
Ma, Presidente, sappiamo bene che la maggioranza ha il diritto-dovere di portare all'esame dell'Assemblea i provvedimenti che crede, che ha il diritto-dovere (con i numeri di cui dispone) di ricorrere a tutte le inversioni dell'ordine del giorno che desidera e che ha il diritto-dovere di approvare le leggi che vuole.
Sono quattro anni e mezzo che approvano leggi «spazzatura», senza che riusciamo a fermarli, perché questa è la regola della democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
Il collega Elio Vito, poi, mi ha anche risposto con molto garbo e con molto rispetto. Lo ringrazio anche di questo, dal punto di vista della correttezza e dei rapporti formali che non guastano mai, in particolare in una fase di scontro politico acuto come questa.
La ragione della mia interruzione (sia pure intemperante) era legata al merito di ciò che egli stava affermando. Nessuno può contestare al presidente del principale gruppo di questo Parlamento di intervenire sull'ordine dei lavori e avanzare proposte o richieste al Presidente della Camera.
Ciò che io ho criticato, e che torno a criticare non più con una interruzione, ma con una riflessione, è che il collega Elio Vito pretendeva di parlare anche a nome nostro. Egli ha ripetutamente sostenuto che l'opposizione ha ottenuto tutto quello che aveva richiesto. Egli ha ripetutamente affermato che l'opposizione è stata soddisfatta di come è stato predisposto il calendario dei lavori.
Signor Presidente, lo dico con rispetto (perché è con rispetto che mi è stato risposto), ma non credo che possiamo prenderci in giro. Lo dico anche a lei come Presidente della Camera. Sono mesi che in aula non giunge un solo provvedimento dell'opposizione, non dico sino all'approvazione (l'Assemblea non ha nessun dovere di approvare le nostre proposte), ma neanche al solo esame.
Signor Presidente, non sono mesi, ma è da un anno che il sottoscritto chiede che l'Assemblea esamini il disegno di legge «Berlusconi» sulla libertà religiosa. È un anno che in ogni riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo rivolgo la richiesta che il suddetto disegno di legge sulla libertà religiosa venga esaminato da quest'aula. Ho chiesto anche che venga esaminata, in «quota opposizione», una proposta di legge sulle garanzie per i detenuti, il cui relatore è il collega Nitto Palma, del gruppo di Forza Italia. Tale proposta è stata approvata in Commissione con il 90 per cento dei consensi.
Siamo arrivati al punto, signor Presidente, che siamo costretti a chiedere che vengano considerati in «quota opposizione» i disegni di legge del Governo che attengono a quelli che potremmo definire adempimenti costituzionali (una legge di attuazione della Costituzione in materia di libertà religiosa).
Siamo giunti al punto che, al riguardo, il ministro per i rapporti con il Parlamento esprime contrarietà ed il ministro dell'interno, Pisanu, il titolare di questa competenza, continua a chiedere in tutte le sedi, istituzionali ed extraistituzionali, che questa materia venga affrontata dal Parlamento.
Signor Presidente, non avrei voluto ripetere qui oggi questi argomenti. Lei sa con quale passione io lo faccia nella Conferenza dei capigruppo, ma quella sede coinvolge solo dieci persone. Ritengo che almeno quest'Assemblea dovrebbe rendersi conto di cosa sta accadendo da mesi.
Adesso, è in atto l'ostruzionismo. Se io fossi Sciascia leggerei qui una pagina bellissima del Manzoni - Presidente, lei la conosce sicuramente perché fa parte della
Presidente, noi non stiamo agendo, ma stiamo semplicemente reagendo. Noi non stiamo attaccando, ma stiamo difendendo non noi stessi, ma le regole della democrazia e quelle che presiedono ad un corretto confronto democratico nel paese. L'ostruzionismo è peraltro ridottissimo da quando i regolamenti parlamentari furono modificati in epoca ormai lontana per impedire qualunque forma di ostruzionismo consistente. L'ostruzionismo nasce come risposta difensiva ad un colpo di mano istituzionale operato con l'imposizione unilaterale di un nuovo sistema elettorale approvato in questo ramo del Parlamento con la violazione sistematica, dal punto di vista del procedimento legislativo, dell'articolo 72 della Costituzione, e contenente palesi aspetti di incostituzionalità.
Presidente, mi consenta, anzi mi permetta «mi consenta» è un'espressione che lascio ad altri) di dire una battuta, anche perché la gente dell'esterno non capisce più nulla di quanto sta accadendo. Mi riferisco, in particolare, al fatto che nella nuova legge elettorale è stato inserito un articolo che prevede che le coalizioni che si presentano alla competizione elettorale devono presentare un unico programma e devono indicare un unico capo della coalizione. Ebbene, sono alcuni giorni che gli esponenti delle forze politiche della Casa delle libertà stanno dicendo a milioni di italiani che useranno le elezioni politiche del 9 aprile del 2006 come elezioni primarie per decidere chi sarà il candidato a Primo ministro per il centrodestra. Ma come pensate di poter prendere in giro il Parlamento e gli italiani in questo modo? Voi scrivete nella nuova legge elettorale che si deve depositare il programma e lì si deve indicare anche l'unico capo della coalizione, e, poi, voi stessi andate a dire agli italiani che userete le elezioni politiche come primarie per sapere se sarà Casini, Fini o Berlusconi il futuro capo della vostra coalizione. Non si può, e chiudo questa parentesi che a me pare allucinante, arrivare fino a questo punto!
Da ultimo, Presidente - la ringrazio per la pazienza, ringrazio anche i colleghi e mi scuso per il piccolo incidente di prima -, credo che lei abbia aperto la Conferenza dei presidenti di gruppo di oggi - e quello che sto per dire lo ha ripetuto tre volte, lei sa bene, Presidente, che io verbalizzo tutto nel mio verbale personale, anche se so che viene redatto un resoconto stenografico della riunione della Conferenza - dicendo: annuncio una mia decisione. Se entro questa sera l'esame del decreto-legge recante interventi urgenti in agricoltura si chiude, la Camera dei deputati non si convoca per il 3 e il 4 novembre e si va al 7 novembre per le discussione sulle linee generali e all'8 novembre per l'esame dei provvedimenti che lei, Presidente, ha inserito nel calendario dei lavori. Se invece questa sera non si conclude l'esame del decreto-legge in questione, la Camera si convoca il 3 e il 4 novembre - e lei, Presidente, ha addirittura indicato i provvedimenti da esaminare - per l'esame del decreto-legge recante interventi urgenti in agricoltura, del provvedimento sulla istituzione del garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, nonché della cosiddetta ex Cirielli (vede Presidente, non ho «toccato» questo argomento, ma è talmente presente che non abbisogna di essere «toccato») e, infine, per l'esame del disegno di legge concernente il rendiconto generale dell'amministrazione dello Stato e del disegno di legge recante disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato.
Presidente, credo di aver verbalizzato bene quello che è stato il suo pensiero, ripetutamente dichiarato in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo. Lo scenario era già tutto chiaro. Non riesco, quindi, a capire - il collega Elio Vito ha pienamente diritto di fare proposte, ci mancherebbe altro, e comunque non spetta a me doverlo autorizzare, bensì a lei, Presidente, che presiede l'Assemblea - cosa sia cambiato da quando alle 13 ci siamo riuniti nella biblioteca del Presidente
Stiamo esaminando un provvedimento che gli agricoltori attendono; pertanto, far saltare il decreto-legge in esame non crea danno alle forze politiche della maggioranza, ma alle migliaia di famiglie di operatori dell'agricoltura, i quali, senza alcuni provvedimenti contemplati dal decreto-legge medesimo, avranno seri problemi a continuare la loro attività.
Quindi, signor Presidente, le rivolgo una domanda: perché perdere ancora tempo nella discussione sul calendario? Ne abbiamo uno che è stato approvato dalla Conferenza dei presidenti di gruppo, che l'Assemblea osserverà con i suoi tempi! A me pare incredibile che, di fronte ad un legittimo ostruzionismo dei colleghi di centrosinistra, e di fronte alle emergenze che abbiamo, con riferimento a quello in esame e ad altri provvedimenti, si abbia un calendario di ordinaria amministrazione: si comincia il martedì pomeriggio, un po' sul tardi, si prosegue il mercoledì ed il giovedì terminano i lavori della Camera!
Io credo, signor Presidente, che si debba procedere ad oltranza quando è necessario; e andare ad oltranza significa che dobbiamo trattare gli argomenti inseriti nel calendario (se vi sarà tempo, speriamo che possano essere esaminati anche altri provvedimenti). Noi non condividiamo un sistema per il quale dobbiamo vedere paralizzati i lavori parlamentari e, nello stesso tempo, dobbiamo assistere a questo ping pong!
La legge elettorale non è stata mai approvata - mai! - all'inizio di una legislatura: lo possiamo ...
Se qualcosa non va, è l'atteggiamento del centrosinistra, che, per muoversi nella logica del «tanto peggio, tanto meglio!», non ha fatto assolutamente nulla per tentare di migliorare il provvedimento che era stato presentato. L'abbiamo visto con le cosiddette quote rosa, che non sono passate perché voi avete votato contro (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)! E checché ne diciate ...
Quindi, la legge elettorale approvata da questo ramo del Parlamento è più che legittima. Se c'erano dei miglioramenti da apportare, come io ritengo, è stata la vostra chiusura preconcetta ad impedirli! Allora, continuate pure legittimamente questo tipo di ostruzionismo! Esso non blocca le leggi che voi ritenete inquietanti: sta bloccando le leggi a favore dei cittadini comuni! Da due mesi ostacolate questo Parlamento!
Prego, concluda pure.
Quindi, c'è chi vuole bloccare i lavori in nome di un pregiudizio o di un sospetto e chi, invece, vuole far saltare questo provvedimento, per farne altri! Se si devono fare, si facciano, ma non bloccando questo decreto-legge!
Presidente, la invito, all'occorrenza, a predisporre un calendario attraverso una nuova riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, perché la Camera, in questo scorcio di legislatura, lavori, non due giorni e mezzo la settimana, ma, almeno, cinque giorni la settimana a tempo pieno!
Onorevoli colleghi, non tutti i guai vengono per nuocere. Infatti, mi sembra che l'appassionato intervento sull'ordine
Onorevole Vito, devo dire però che la fattispecie cui ha fatto riferimento l'onorevole Boato era già stata affrontata, questa mattina, nel corso della riunione della Conferenza dei presidenti dei gruppi, quando stabilimmo che, se i lavori non si fossero conclusi nella giornata di oggi, avremmo lavorato nella giornata di giovedì e di venerdì della prossima settimana.
Ovviamente, nell'ambito del calendario predisposto per la giornata di giovedì e che contiene, oltre al disegno di legge di conversione in oggetto, anche altri tre provvedimenti, il suo gruppo di maggioranza relativa, la maggioranza, l'opposizione o qualsiasi gruppo parlamentare, avranno senz'altro la possibilità, in base al regolamento, di chiedere, eventualmente, un'inversione dell'ordine del giorno.
In conclusione - poi darò la parola agli altri colleghi -, comprendo chiaramente la situazione in cui ci troviamo. È una situazione dovuta all'approvazione della legge elettorale e ad un clima che l'opposizione ha dichiarato come negativo, esercitando una sua forma legittima di ostruzionismo.
Tuttavia, pur nell'ambito di un ostruzionismo legittimamente esercitato, bisognerebbe tentare di trovare tempi che siano compatibili anche con l'interesse comune che abbiamo di affrontare determinati provvedimenti.
Ognuno risponde ai provvedimenti che si approvano in quest'aula sulla base del voto elettorale. La maggioranza ha presentato alcuni provvedimenti: se siano giusti o sbagliati, sarà il corpo elettorale a deciderlo. L'opposizione chiede, legittimamente, l'esame dei suoi provvedimenti: se sono giusti o sbagliati, lo decideranno gli elettori. Tuttavia, ciascuno ha interesse a che i provvedimenti degli uni e degli altri possano essere affrontati. Invece, purtroppo, questa situazione rischia di trattenerci sull'esame dei decreti per un tempo assolutamente smodato rispetto al calendario complessivo.
D'altronde - mettetevi nei miei panni -, in tutta la legislatura non ho esercitato i poteri con una forza maggiore rispetto ai decreti-legge, proprio per consentire ai gruppi parlamentari di esprimersi, atteso che l'esame dei decreti non è contingentato come per gli altri provvedimenti. Sappiamo benissimo che ci sono pronunce che mi consentirebbero un atteggiamento diverso...
Onorevole Boccia, in merito alle pronunce, dato che lei parla di precedenti, posso fornirgliene «a pacchi», dichiarazioni rese dal presidente Violante e da me personalmente, mai contestate.
Mi sono attenuto ad un atteggiamento di cui sono convinto. Infatti, sono convinto che il ruolo del Presidente sia anche quello di non forzare oltre misura la situazione e di cercare di garantire tutti.
Devo anche dire che, ove fosse possibile, non sarebbe male pensare ad una rapida approvazione del decreto-legge al nostro esame, viste le molte ore di discussione già svolte e le molte ore in cui ancora discuteremo.
Comunque, affronteremo tale questione nella giornata di giovedì prossimo e, anzi, a tale proposito vorrei comunicare ai colleghi che ora andremo avanti, esaurendo con calma tutte le illustrazioni e le dichiarazioni di voto sugli ordini del giorno, procedendo poi alla votazione degli ordini del giorno medesimi nella giornata di giovedì prossimo, dato che il numero degli iscritti a parlare fa ritenere che ciò non sarà possibile prima. Lo dico per rispetto nei confronti dei colleghi che sono in aula, che debbono partire ed è giusto che sappiano, quindi, che chi è interessato potrà rimanere, nella consapevolezza che però oggi non si procederà a votazioni.
L'onorevole Giordano ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/34.
Il tema che intendo sollevare in questa sede, illustrando l'ordine del giorno da me presentato, è quello riguardante l'aumento del costo della spesa per i carburanti in agricoltura che incide moltissimo, direi quasi in maniera prevalente, sull'aumento dei prodotti agroalimentari, in particolar modo quelli del settore ortofrutticolo, all'ingrosso e al dettaglio con un rischio molto serio per quelle classi sociali che in agricoltura soffrono in modo particolare della crisi e che sono prevalentemente monoreddito.
Vorrei precisare che prima, quando parlavo dell'andamento dei lavori, non ho fatto riferimento alla discussione sulle linee generali del testo unificato delle proposte di legge riguardanti l'istituzione del garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, iscritta all'ordine del giorno della seduta di oggi, che si svolgerà in serata e che deve intendersi dunque, confermata. Lo dico soltanto per i colleghi che, non sapendolo, sarebbero andati via e non avrebbero potuto parteciparvi.
Questo è particolarmente vero nelle realtà meridionali, dove sarebbe utile valorizzare, anche con ingenti risorse economiche, la ricchezza delle produzioni locali, rafforzare l'autonomia produttiva nonché determinare investimenti qualitativi in grado di intervenire positivamente su quel tipo di agricoltura.
L'intervento indicato nel nostro ordine del giorno non solo valorizza l'agricoltura meridionale, ma incide anche non poco sulle risorse naturali del Mezzogiorno. Tutti sanno - lo dichiara anche la Coldiretti - dell'aumento assai consistente del prezzo del gasolio ad uso agricolo (più 13 per cento), che ha raggiunto un livello record, facendo registrare il valore più alto del 2005 (per l'appunto, l'aumento, nei primi otto mesi dell'anno, è stato dell'entità dianzi riferita).
Dunque, il rincaro è così forte e grave da determinare un disequilibrio nel settore e da rendere la nostra agricoltura molto meno competitiva delle altre. Per tale ragione, abbiamo chiesto, con il nostro ordine del giorno, un intervento diretto, inteso a «valutare l'opportunità e, successivamente, ad adottare, dal 1o gennaio del 2006, l'applicazione delle accise per il gasolio nella misura del 15 per cento dell'aliquota normale e per la benzina nella misura del 30 per cento dell'aliquota normale per gli impieghi in lavori nel settore ortofrutticolo». Ritengo che si tratti di un intervento indispensabile, che sarebbe bene accolto soprattutto dagli operatori del settore.
Contro l'aumento dei prezzi del petrolio - lo dichiara la Coldiretti -, va quindi percorsa con decisione anche la strada dello sviluppo delle energie alternative; ciò è particolarmente significativo ed importante - mi riferisco alle energie alternative rinnovabili -, e bisogna accelerare gli investimenti per recuperare i ritardi accumulati nello sfruttamento del fotovoltaico, delle biomasse e dei biocarburanti. Si tratta di alternative sostenibili dal punto di vista ambientale; esse diventano anche più convenienti con il prezzo al barile del petrolio che ormai supera i 60 dollari. Potenziando le coltivazioni dedicate alla produzione di biocarburanti - il biodiesel ed il bioetanolo -, utilizzando residui agricoli, forestali e dell'allevamento e installando pannelli solari nelle aziende agricole, è possibile giungere a coprire, entro il 2010, fino al 13 per cento del fabbisogno energetico nazionale, a risparmiare oltre 12 milioni di tonnellate di petrolio equivalenti e a ridurre le emissioni di anidride carbonica di origine fossile di 30 milioni di tonnellate.
Come si vede, questa proposta - sono dichiarazioni della Coldiretti, quindi di esponenti del settore; si tratta infatti dell'organizzazione più rappresentativa del settore...
Osservavo che mai come in questo momento - e concludo - si può determinare la condizione per la quale l'intervento dianzi illustrato sulle accise, favorendo i produttori agricoli, potrebbe altresì favorire l'avvio di un processo di riconversione del sistema dalla dipendenza dal petrolio; oltre ad intervenire positivamente sull'agricoltura, si agirebbe così anche sul versante della valorizzazione ambientale (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione).
L'onorevole Bellillo ha facoltà di illustrare il suo ordine del giorno n. 9/6063/257.
Credo che dobbiate ascoltare e riflettere, poiché auspico che, successivamente, riusciate a comprendere l'importanza dell'accettazione del mio documento di indirizzo. Ciò anche perché, onorevoli colleghi, nella legislatura in corso, il Parlamento ha affrontato per ben due volte i problemi dell'emergenza e della crisi in agricoltura. In Italia, i problemi che affliggono tale settore sono numerosi e derivano anche da deficit strutturali antichi.
Bisognerebbe intervenire, allora, in modo efficace, dal momento che le situazioni di emergenza richiedono l'adozione di un progetto di ampio respiro. Occorre delineare una strategia per il futuro, garantendo la certezza degli strumenti a disposizione delle imprese per accedere agli interventi previsti dalle normative e, soprattutto, la disponibilità di risorse finanziare certe. Voi, invece, non offrite alcuna garanzia.
Infatti, attraverso il decreto-legge in esame, che volete convertire in legge grazie al voto dell'Assemblea, ancora una volta non offrite garanzie, poiché non avete preso seriamente in considerazione nessuna delle condizioni che ho testè tentato di delineare.
In realtà, la vostra politica agricola, al pari dell'intera politica che avete condotto in questi quattro anni e mezzo, quando non è dannosa risulta, come in questo caso, precaria e superficiale. Essa si fonda, infatti, sui proclami del ministro Alemanno, sulle emergenze e sugli interventi straordinari, i quali, tuttavia, non vengono concepiti al fine di rimuovere situazioni di difficoltà e di carenza.
Non parliamo, poi, delle risorse finanziarie messe a disposizione. Con il decreto-legge in esame, infatti, è come assistere al gioco delle tre carte: c'è la carta vincente, guardate dov'è la carta, trovate la carta, ma la carta non si trova! Voi fate credere che vi siano risorse, ma le risorse non ci sono, e, se ci sono, le offrite soltanto ai soliti noti, vale a dire ai vostri cari amici! Questo è il vostro gioco più abile, tuttavia gli italiani, in questi quattro anni e mezzo, lo hanno scoperto, e per tale motivo non vedono l'ora che si vada a votare per mandarvi a casa vostra!
Vedete, onorevoli colleghi, non si può proseguire su questa strada, poiché il sistema delle imprese agricole si trova in una condizione di estremo disagio. Vorrei denunciare come gli operatori del settore - tra questi, vi assicuro che vi sono numerosi giovani, nonché tante donne, che hanno creduto e credono tuttora nell'agricoltura e nei sistemi innovativi, e che intendono praticarla ancora - oggi provino una forte frustrazione e, soprattutto, si sentano soli e abbandonati!
Mi riferisco anche agli operatori agricoli della Basilicata, beneficiari specifici dell'ordine del giorno da me presentato. Vorrei ricordare che, nei primi giorni dell'estate scorsa, quelle terre hanno subito un terribile nubifragio: infatti, sono stati devastati circa 11 mila ettari e si sono registrati danni agli impianti ortofrutticoli, ai vigneti, agli agrumeti, alle serre ed ai vivai.
I gravi danni prodotti da tale devastazione sono stati quantificati in oltre 50 milioni di euro. L'evento ha colpito un comprensorio nel quale le persone sono laboriose, ma devono fare i conti, naturalmente, con l'assenza di quella politica meridionale che questo Governo non ha potuto, né voluto intraprendere. Si tratta di una realtà fortemente provata da reiterate calamità naturali, oltre che, ovviamente, dalla crisi del mercato agricolo.
Le ricadute sociali ed economiche sono pesanti per i territori colpiti e deve, inoltre, essere rilevata la circostanza che tali territori avvertono la mancanza di una chiara e trasparente politica meridionalista da parte degli organi centrali e da parte del vostro Governo. Oltre agli interventi ad hoc che sono stati definiti, come al solito, urgentissimi e che voi non fate assolutamente nulla per accelerare, credo che per sostenere con più incisività la
Noi pensiamo che non sarà con i decreti-legge e con i voti di fiducia che si metterà al riparo la nostra agricoltura dai grandi mutamenti commerciali in atto nel pianeta. Le nuove sfide imposte dalla globalizzazione ci dovrebbero, invece, spingere verso modifiche strutturali del nostro sistema industriale. Produzione di qualità, valorizzazione del territorio, ricerca di produzioni energetiche ed innovative a basso costo, rimodulazione della filiera commerciale: questi sono i temi che dovremmo affrontare.
Il ministro Alemanno è molto spesso intervenuto sul tema della filiera. Debbo dire, che egli è più spesso intervenuto su tale tema negli appuntamenti televisivi e meno nelle aule parlamentari; tuttavia egli ci ha riferito della moltiplicazione dei costi dei prodotti ortofrutticoli e della depressione delle aspettative di reddito degli agricoltori. Ciò è vero, siamo d'accordo. Ma la riforma, gli interventi in merito, chi li dovrebbe fare? Chi li dovrebbe elaborare, se non il Governo? Chi dovrebbe proporli all'attenzione del Parlamento? Si segue, ancora una volta, la cultura dell'emergenza: ad ogni stagione, ad ogni produzione, vi è un decreto-legge per inseguire una nuova emergenza: il vino da tavola, per esempio, come avviene con questo decreto-legge.
Nel merito del provvedimento, poi, lo hanno già rilevato altri colleghi, vi sono numerosi aspetti non condivisibili. I giudizi sono stati già stati espressi, come dicevo, dai colleghi che mi hanno preceduto, ma voglio ulteriormente approfondirli. Non vi è alcuna risorsa aggiuntiva, si spostano risorse già destinate ad altri capitoli di spesa per finanziare questo provvedimento. In pratica, si tappano alcuni buchi, lasciandone scoperti altri.
Il de minimis prevede un contributo massimo per azienda pari a 3 mila euro nel triennio. Si tratta di un intervento assolutamente inadeguato rispetto alla crisi attraversata dal settore. Per quanto riguarda il commissario ad acta, non ci convince la possibilità da parte del commissario stesso di intervenire sui fondi per le aree sottoutilizzate - ex Agensud -, in assenza di strumenti di controllo realmente efficaci, al pari dell'idea di utilizzare tali fondi per misure parziali e localistiche.
Se, poi, si entra ulteriormente nel dettaglio del provvedimento, vi sono aspetti ancora più contraddittori. Il decreto-legge n. 182 del 2005 non viene dotato di nuove risorse, ma si saccheggiano le risorse già destinate, ad esempio, alla copertura degli oneri previsti dal decreto-legge n. 22 del 2005 per fronteggiare la crisi di mercato, impegnandoli nuovamente per la copertura finanziaria del decreto-legge in corso di conversione.
Le regioni hanno acquisito centinaia di migliaia di richieste, ai sensi del decreto-legge n. 22 del 2005, di aziende riconosciute in crisi di mercato, che chiedevano la sospensione del versamento dei contributi previdenziali ed assistenziali e interventi indennizzatori finalizzati alla ripresa economica. Tutti interventi previsti dal
Con il decreto-legge n. 182 del 2005, nel nuovo testo che giunge in aula, le richieste cui ho fatto riferimento potranno essere accolte solo nel limite del de minimis (al massimo 3 mila euro per azienda). Il collega mi ricorda che tali risorse non ci sono, il che è addirittura peggio!
Stessa sorte tocca alle aziende che producono uva da vino, con l'aggravante che a queste sono destinati solo 40 milioni di euro.
Il ministro con il decreto-legge nel testo originario - cioè non modificato dalla maggioranza in Commissione - aveva promesso di destinare ai produttori di uva da vino 80 milioni di euro che ora non ci sono più. Le proteste accesissime in Puglia, in particolare, e nelle altre regioni sono ormai alle spalle.
La maggioranza taglia i fondi. Intanto, il Governo non riesce ad ottenere i quantitativi richiesti per la distillazione di crisi del vino (6 milioni di ettolitri) e ne ottiene da Bruxelles solo 2 milioni, con gravi problemi che rimangono a carico dei produttori di uva da vino.
Anche sul decreto-legge n. 22 del 2005 manca la risposta della Commissione europea e, quindi, lo stesso non è operativo. Per l'incapacità e la scarsa credibilità del Governo in sede di Comunità europea il mondo agricolo italiano paga prezzi gravissimi.
Noi proponiamo di considerare gli interventi previsti dal decreto-legge n. 22 del 2005 distinti da quelli previsti dal provvedimento in esame e indichiamo una diversa copertura finanziaria per gli interventi previsti da questo decreto-legge.
L'utilizzo del de minimis in agricoltura prevede un contributo massimo per le aziende - lo ripeto ancora una volta - nel triennio, di 3 mila euro e un budget annuale di 130 milioni di euro. Tale budget può essere utilizzato dallo Stato e dalle regioni e, dunque, occorre che il Governo trovi un'intesa con le regioni per definire i criteri per l'elargizione dei contributi.
Nel decreto-legge ciò non è previsto e il Governo opera un'ennesima intromissione nelle competenze delle regioni - alla faccia del federalismo! - che porterà ad un nuovo contrasto davanti alla Corte costituzionale.
Noi proponiamo che la materia venga regolamentata con un decreto ministeriale, previa intesa con le regioni e le province autonome.
Queste sono le ragioni che ci muovono: ne ho riferite alcune; gli altri colleghi hanno esposto molto bene le nostre perplessità, le nostre critiche e la nostra polemica rispetto al metodo che avete usato. Lo ribadisco ancora una volta, perché credo che il tempo a mia disposizione sia ormai terminato: continueremo ad esporre le nostre critiche e, sicuramente, esprimeremo un voto contrario sul decreto-legge in esame (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e Misto-SDI-Unità Socialista).
Credo che la vera vergogna non sia tanto il modo con il quale opera l'azione parlamentare dell'opposizione. La vera vergogna, a mio avviso, è il modo con il quale legifera questa maggioranza che - come è stato detto più volte - pensa più a fatti personali o di parte rispetto ai problemi del paese. Penso, ad esempio, alla cosiddetta legge ex Cirielli, ma soprattutto alla legge elettorale che, fra l'altro, toglie territorialità e, quindi, elimina una delle cose positive esistenti, ossia il rapporto tra l'elettore e l'eletto.
Per quanto riguarda le quote rosa (vedo che, purtroppo, il collega Buontempo non è più presente in aula), credo sia ora di finirla con la propaganda. Penso che quel voto abbia messo in risalto, ancora una
Il mio ordine del giorno impegna in modo particolare il Governo a non utilizzare le risorse del decreto-legge n. 22 del 2005, ma a trovare nuovi finanziamenti per far fronte ai problemi della nostra agricoltura. Il disegno di legge al nostro esame non viene dotato di nuove risorse, ma prevede di utilizzare i fondi già destinati alla crisi di mercato del settore. A questo proposito, va ricordato che le regioni hanno già acquisito migliaia di richieste da parte di aziende riconosciute in crisi di mercato.
La verità, purtroppo, è che per l'incapacità e la scarsa credibilità del Governo in sede comunitaria, il mondo agricolo italiano paga prezzi altissimi. Le nostre aziende agricole stanno attraversando un periodo di estrema difficoltà, rispetto al quale il Governo non è stato in grado di attuare politiche adeguate.
Si è proceduto con politiche di emergenza, spostando fondi da un settore all'altro, senza risolvere alcuno degli elementi di crisi strutturale. La crisi investe numerosi settori. Oltre a quello vitivinicolo, penso al settore bieticolo-saccarifero, che è attraversato da una profonda crisi. I gravi ritardi accumulati nella definizione di un piano di settore, in grado di affrontare e governare le ricadute della imminente riforma, mettono gravemente a rischio la sopravvivenza della filiera.
L'azione del nostro Governo appare poco incisiva. Se non ci sarà una netta inversione di tendenza, il rischio di portare a casa esclusivamente quello che gli altri ci concederanno appare purtroppo inevitabile. In questa situazione, il comparto bieticolo-saccarifero rischia il proprio futuro.
Bisogna abbandonare, secondo me, la strada della propaganda, che il Governo ed il ministro molto spesso portano avanti in tutte le realtà territoriali del nostro paese. Invece di difendere adeguatamente un settore ricco di storia e di potenzialità occupazionale, essi pensano a fare propaganda.
Ripeto che ritengo opportuno sostenere con forza, al tavolo delle politiche agricole comunitarie, le ragioni della bieticoltura italiana e degli zuccherifici presenti in Italia, molti dei quali rischiano a breve la chiusura, con notevole perdita di posti di lavoro. In particolare, credo in quelle realtà territoriali vocate a questo tipo di coltura, come la regione Veneto.
Concludo il mio intervento con un richiamo al Governo e al ministro: non limitatevi a fotografare l'attuale situazione, ma agite con determinazione, predisponendo un piano ed un progetto di sviluppo rurali in grado di rilanciare la competitività dell'impresa agricola del nostro paese, valorizzando lo spazio rurale e le sue potenzialità economiche (Applausi dei deputati del gruppo Misto-SDI-Unità Socialista).
Prima di entrare nel merito, tuttavia, mi pare opportuno e giusto che resti agli atti della Camera una considerazione che credo sia del tutto fuori luogo. Mi riferisco alla considerazione di qualche minuto fa del collega Buontempo, il quale, nell'esporre le ragioni di una discussione che si è sviluppata, ha tenuto a precisare che, da parte del centrosinistra, vi è un'opposizione ostruzionistica non soltanto dettata dagli elementi che conosciamo, ossia da ciò che è accaduto in quest'aula qualche tempo fa, ma anche in virtù di questo decreto.
Credo che il collega Buontempo debba ricordare con dovizia di particolari che l'opposizione, in Commissione, ha tentato di modificare in meglio il decreto-legge in esame. Dunque, non si è tentato di dare risposte in negativo ai problemi del mondo agricolo e dei produttori agricoli ma, anzi, abbiamo contestato il provvedimento d'urgenza perché riteniamo che esso non produca quegli effetti positivi di cui vi è
Lo stesso relatore, durante la discussione in Commissione, ha stravolto il provvedimento presentato dal Governo perché aveva capito che si trattava semplicemente di un bluff: esso, infatti, non affronta i nodi strutturali della nostra agricoltura e non pone in una condizione di positività il mondo dell'impresa agricola. Basta ricordare l'articolo 1 per capire che esso non va nella direzione di dare risposte ai problemi dell'agricoltura del nostro paese.
Voglio sottolineare con forza, come ha già fatto la collega Bellillo, che il provvedimento non risponde alle problematiche, alle attese, alle ansie ed alle possibilità di ripresa di un'agricoltura come quella della Lucania, della Campania, della Calabria, della Puglia, dove qualche mese fa ha avuto luogo la grande rivolta degli agricoltori. Questi ultimi hanno posto in essere meccanismi di lotte democratiche per far capire al Governo che non aveva intrapreso le iniziative idonee a fornire risposte positive al mondo agricolo ed all'imprenditoria agricola.
Il decreto-legge in esame svuota le risorse previste dal decreto-legge n. 22 del 2005, cioè determina lo svuotamento di una legge che prevedeva la possibilità di finanziare le cosiddette crisi di mercato delle aziende. Tali crisi sono dovute soprattutto alle condizioni di difficoltà create da agenti atmosferici, calamità naturali ed altre situazioni che abbiamo verificato negli anni e nei mesi passati. Non vi è stata, da parte del Governo, la possibilità di recepire le istanze dell'opposizione: vi era la necessità di rimpinguare il decreto-legge perché vi fossero certezze per gli agricoltori in ordine alla crisi vitivinicola, alla crisi del pomodoro ed a quella del settore bieticolo-saccarifero, come sottolineava poco fa, con forza, il collega Grotto.
Con questo ordine del giorno chiediamo al Governo di istituire rapidamente una commissione tecnica che valuti con puntualità e serenità i problemi del mondo agricolo e delle aziende agricole affinché si dia una risposta in termini strutturali e si determini l'aumento di risorse che, oggi più che mai, serve al mondo dell'agricoltura. Credo sia possibile che il Governo lo accetti; pertanto, invito il rappresentante del Governo ad esprimere un parere favorevole sull'ordine del giorno che cerca di dare risposte ai problemi veri del paese. Mi riferisco ai problemi di un settore che oggi è in ginocchio, perché vede giorno dopo giorno perdere competitività e quote di produzione, insieme alla perdita di ricchezza del nostro paese.
Concludo, invitando ancora una volta il Governo ad accettare il mio ordine del giorno (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
La prima è quella rappresentata dal fatto che, per affrontare in sede parlamentare i gravi ed importanti problemi riguardanti il nostro settore primario, il Governo ha imposto la decretazione d'urgenza. La seconda forzatura è che è stata interrotta la discussione di merito sui singoli articoli, ponendo la questione di fiducia. Pertanto, sia la presentazione dei nostri ordini del giorno, sia la loro illustrazione, non costituiscono semplicemente un fatto ostruzionistico, bensì la difesa, nei limiti del possibile, della nostra funzione di parlamentari.
Per quanto riguarda il mio ordine del giorno, esso si rifà al titolo stesso del decreto-legge in esame: «interventi urgenti in agricoltura e per gli organismi pubblici del settore, nonché - questo è il punto che a me interessa di più - per contrastare andamenti anomali dei prezzi nelle filiere agroalimentari». Già la definizione di «filiera agroalimentare» dovrebbe preoccupare molto, perché si sa che in queste filiere trovano posto molte intermediazioni
Che dire, poi, dell'altrettanto fallimentare politica del Governo in materia di riduzione dei costi delle imprese agricole italiane, dal momento che tali costi rischiano di produrre un'estromissione delle imprese agricole dal mercato?
Ci portiamo dietro questa situazione già dal 2004, quando abbiamo verificato un fortissimo calo delle nostre esportazioni. A ciò si aggiunge l'incapacità di contrastare il fenomeno dell'andamento anomalo dei prezzi, dalla produzione alla commercializzazione ed alla distribuzione, in tutte le filiere agroalimentari.
Proprio riferendomi ai costi ed alle condizioni di soggezione nelle quali molte, se non tutte, le imprese agricole del nostro paese sono obbligate a sottostare, con questo ordine del giorno intendo sollevare un problema che, a mio avviso, è fondamentale per quanto riguarda i costi; mi riferisco all'accertamento fiscale, che non deve limitarsi soltanto all'applicazione degli studi di settore, ma, soprattutto, deve seguire l'andamento dei prezzi e dei costi e su, quella base, introdurre una tassazione equa (Applausi dei deputati del gruppo Misto-SDI-Unità Socialista).
Il Governo, tuttavia, ha ancora una volta posto la questione di fiducia; non è la prima volta, e non è una novità che la maggioranza di Governo adotti questa strategia, ma la cosa più grave è che in questa circostanza si è posto l'obiettivo di concludere i lavori e convertire questo decreto-legge entro una certa data, per poi discutere degli altri provvedimenti più o meno ad personam ai quali è stato fatto ampiamente cenno nel corso del dibattito.
Viene, dunque, spiegato il motivo di un ostruzionismo che è legittimo e che dipende dalla reiterazione di queste posizioni di questioni di fiducia, dalla mancata capacità di confrontarsi in Parlamento da parte del Governo, che dimostra ulteriormente la volontà di andare avanti ad ogni costo, come è avvenuto anche nel caso della legge elettorale che - ripeto - aleggia sempre con la sua ipoteca sull'andamento dei lavori di questa fase finale della legislatura.
Con l'ordine del giorno presentato, ho richiamato l'attenzione sul comma 1 dell'articolo 1 del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, che prevede l'applicazione del regime degli aiuti de minimis ai produttori di uva da tavola con il conferimento del prodotto ai trasformatori, nonché sul comma 2 del medesimo articolo, che autorizza l'AGEA ad acquisire sul mercato fino ad un massimo di 800 mila quintali di uva da tavola.
Sia in un caso come nell'altro, il Governo, tuttavia, pur prevedendole, non definisce
Pertanto, l'ordine del giorno mira, ove accolto, a minimizzare i danni causati da questo tipo di decretazione d'urgenza e di conversione in legge del decreto ed impegna, quindi, il Governo a definire nell'anno in corso le modalità di attuazione delle disposizioni richiamate con un decreto del ministro delle politiche agricole e forestali, di concerto con quello dell'economia e delle finanze e sentite le maggiori organizzazioni sindacali, ai fini dell'applicazione di questo regime di aiuti.
Se questo è il motivo di merito del mio ordine del giorno - che mi auguro sia accettato dal Governo, se non altro in quell'ottica di minimizzazione e di contenimento del danno dovuti a questo tipo di legislazione -, ritengo tuttavia che sia giunta l'ora di farla finita con l'affermare che l'ostruzionismo non è giusto e che danneggia l'approvazione dei decreti-legge.
Quando una maggioranza - che è cosciente di essere minoranza nel paese - porta avanti disegni di stravolgimento dell'ordinamento e del sistema elettorale, quando non vi è alcun dialogo con il resto del paese, non può esservi che una risposta decisa e ferma, ed è dunque legittimo l'ostruzionismo.
Il Governo, che è inversamente piccolo rispetto alla complessità e alla grandezza del nostro paese, non ha ben presente che il paese reale è cosa diversa rispetto a ciò che si afferma nei servizi giornalistici. Ad esempio, questa mattina, proprio nei paraggi del Parlamento, vi erano rappresentanze delle associazioni dell'UNCEM e delle comunità montane che protestavano contro l'insana idea di voler abolire, dalla sera alla mattina, le comunità montane. Anche in questo caso abbiamo la riprova di un esecutivo che non è all'altezza e che, proprio per questo, cerca con espedienti di prorogare la propria permanenza.
Sono convinto che al più presto il popolo italiano deciderà che è giusto che chi non si è dimostrato all'altezza di governare questo paese torni a casa!
Siamo qui a discutere non solo per fare ostruzionismo: non siamo dei perditempo, ma facciamo di necessità virtù, utilizzando il tempo per l'illustrazione dei nostri ordini del giorno affinché nei prossimi provvedimenti si tenga conto di ciò che non è stato possibile discutere (mi riferisco a proposte che abbiamo avanzato su problemi delicati ed urgenti); dunque, riteniamo che questa discussione possa servire a definire meglio la politica agricola del nostro paese.
Siamo qui a discutere proprio perché sentiamo l'esigenza di approfondire alcune questioni che oggi sono al centro dell'attenzione del nostro paese e degli agricoltori italiani.
Abbiamo iniziato questa legislatura con roboanti promesse da parte del ministro delle politiche agricole e forestali: ci aveva promesso che l'agricoltura sarebbe stata al centro della politica economica e che avrebbe avuto un processo di ammodernamento, di innovazione, di maggiore competitività. Purtroppo, nulla di tutto questo è avvenuto; abbiamo iniziato la legislatura con grandi promesse e la terminiamo con il de minimis, anzi con il
Signor Presidente, di fronte a questo provvedimento, che ha sottratto risorse ad altri importanti capitoli di spesa, ad esempio al sostegno alla montagna nonché ad altri comparti rilevanti, mi chiedo come si potrà affrontare la crisi che sta attraversando un settore importante della nostra economia come quello avicolo. Si pensa forse che gli stanziamenti per il de minimis servano ad affrontare una situazione che ha determinato il crollo di un settore in ginocchio come quello avicolo? Questo settore ha 80 mila addetti (che aumentano a 180 mila se consideriamo anche quelli dell'indotto), 6150 allevamenti ed un fatturato di 4,5 miliardi di euro. Ebbene, questo settore ha subìto un calo delle vendite pari al 60 per cento, mentre i prezzi al consumatore sono scesi del 50 per cento. Si tratta di una crisi enorme, che certo non può essere ricompresa - e spero che il Governo non ci pensi proprio - all'interno di questo provvedimento.
Abbiamo bisogno di uno scatto e di misure urgenti; abbiamo bisogno di dare risposte alla manifestazione che si terrà sabato prossimo, indetta dagli allevatori, dalla cooperazione e dai sindacati proprio per salvare il settore avicolo. Abbiamo bisogno di uno scatto per quanto riguarda l'informazione, per far rientrare allarmismi e paure ingiustificate che in Italia - e non negli altri paesi europei - hanno determinato il crollo dei consumi, dei prezzi e dei redditi degli occupati nella filiera avicola. Abbiamo bisogno di dare maggiore affidabilità, così come si sta facendo, al nostro sistema sanitario e di valorizzare l'impegno concreto degli allevatori in merito ai sistemi di produzione, in modo che essi siano rassicuranti per i consumatori. L'intera filiera agricola rischia di scomparire senza che siano stati assunti interventi urgenti.
Abbiamo bisogno che i ministri delle politiche agricole e forestali, delle attività produttive e del lavoro - insomma, il Governo - convochino subito un tavolo di crisi per affrontare questi problemi. Abbiamo bisogno di sostenere le aziende costrette ad una drastica riduzione dell'attività o addirittura alla chiusura. Abbiamo bisogno dell'alleggerimento e della rateizzazione dei costi energetici; abbiamo bisogno di una sospensione dei contributi fiscali e previdenziali.
Tutto questo non emerge e non sentiamo la presenza del Governo, così come non l'abbiamo sentita nell'intero decreto. Per questi motivi, signor Presidente, siamo in quest'aula non per perdere tempo ma per discutere di problemi concreti. Pertanto, chiediamo con forza un intervento del Governo e del ministro delle politiche agricole e forestali diverso dal nulla contenuto in questo decreto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
È chiaro ed è ormai sotto gli occhi di tutti che il settore agricolo attraversa una grave crisi. Non lo si può più nascondere ed anche alcune parti del centrodestra lo hanno dovuto riconoscere. Quindi, è chiaro a tutti che il decreto-legge in esame non è in grado di affrontare i nodi di fondo che oggi attanagliano la nostra agricoltura.
Vi sono settori particolari. Ho voluto affrontare e sollevare, ad esempio, la questione vitivinicola, facendo notare che anche gli incontri che recentemente si sono svolti in Sicilia non hanno assolutamente posto le condizioni non dico per risolvere
Il governo della regione siciliana, ad esempio, ha annunciato ieri, nel corso dell'incontro con le parti sociali, che è pronto a contribuire, per quanto riguarda la distillazione di crisi, con fondi regionali. Faccio rilevare che su questo particolare aspetto del settore vitivinicolo il Governo del paese è arrivato in ritardo, il ministro Alemanno è arrivato in ritardo nel rapporto con l'Unione europea e si è arrivati anche con un metodo sbagliato.
In Sicilia si producono 7 milioni di ettolitri l'anno. Un milione, a detta degli esperti, viene conservato per essere utilizzato come «mosto muto». Ne rimangono 6 milioni, di cui 800 mila ettolitri vengono diffusi nei punti vendita e offerti direttamente ai clienti. Ne rimangono quindi 5 milioni 200 mila; 1 milione 200 mila è il massimo livello di imbottigliamento che si raggiunge in un anno. Vi è stata una crescita, dal 1994 ad oggi, dal 7 al 13 per cento; vi è stato un salto di qualità notevolissimo, ma, ripeto, si tratta di 1 milione 200 mila ettolitri: ne rimangono ben 4 milioni. Lo «sfuso» che si riesce a piazzare in Italia e in Europa raggiunge mediamente 2 milioni-2 milioni e mezzo di ettolitri. Alla distillazione vanno avviati normalmente 1 milione-1 milione e mezzo di ettolitri. Quest'anno, con la crisi che vi è stata in Italia e in Europa, i 2 milioni e mezzo di «sfuso» sono rimasti invenduti. Dunque, neppure con 1 milione e mezzo di distillazione facoltativa si è riusciti a dare una risposta al problema costituito da tale notevole quantità, che resta non piazzata.
Per tali motivi, abbiamo chiesto che alla Sicilia fossero avviati 4 milioni di ettolitri tra distillazione facoltativa e distillazione di crisi. Tale richiesta è stata formulata, dalle organizzazioni di categoria, dalle organizzazioni professionali e dalle centrali delle cooperative, a marzo. Anche a giugno, diversi esponenti dell'opposizione, fra cui chi vi parla, hanno presentato atti di sindacato ispettivo per spingere il Governo ad assumere iniziative in tale direzione. Invece, tutto ciò non è avvenuto, e si sono quindi persi mesi preziosi. Nel frattempo, la Spagna, il Portogallo e la Francia hanno chiesto la distillazione di crisi, l'hanno ottenuta, hanno avuto l'autorizzazione dell'Unione europea e grazie a tale iniziativa sono riusciti altresì ad ottenere prezzi seri ed interessanti. L'Italia è arrivata per ultima e in ritardo, spuntando un prezzo nettamente inferiore rispetto a quello ottenuto dagli altri paesi.
Ho fatto ricorso a questo esempio per sottolineare che è necessario confrontarsi con le proposte da noi avanzate per abbassare i costi, per risolvere questo stato di crisi, per costruire una risposta seria all'indebitamento delle aziende agricole. Chiediamo con viva forza al Governo di scegliere realmente una dinamica progettuale, di mettere a disposizione le risorse finanziarie, di creare quel «tavolo verde» serio in grado realmente di poter concertare soluzioni efficaci.
Tutto ciò non è ancora accaduto. Lo chiediamo e abbiamo formulato una proposta alternativa. L'ordine del giorno in esame, per quanto riguarda la Sicilia, avanza indicazioni che possono essere senz'altro accolte, in quanto sono il frutto della fatica e del lavoro di concertazione che abbiamo avviato con le parti sociali, che meritano in questo Parlamento un'interlocuzione con il Governo nazionale.
Sicuramente, i colleghi della Commissione di merito, data la loro competenza specifica in materia, conoscono perfettamente
Mi riferisco all'articolo 1-quinquies, comma 1, introdotto dal maxiemendamento sul quale oggi si è votata la fiducia, ovviamente con il nostro voto contrario. Si tratta di una disposizione di assoluta pericolosità. Ed è opportuno evidenziarlo - sembra che ciò avvenga di proposito - proprio nella giornata che ha registrato a Roma la presenza di una moltitudine di amministratori delle comunità montane (e quindi anche di «montanari») per protestare contro un'improvvida dichiarazione di alcuni rappresentanti del Governo (poi ritirata, quanto meno nell'incontro tenutosi ieri dall'UNCEM e dal Governo) sulla ventilata possibilità di soppressione delle comunità montane, ritenute da alcuni settori dell'esecutivo degli enti inutili sui quali far cassa.
Signor Presidente, evidenzio questo tema perché dinanzi all'affermazione di questa oceanica manifestazione svoltasi stamane poco lontano da Montecitorio, alcuni colleghi della maggioranza, in particolare del gruppo di Forza Italia (ricordo gli onorevoli colleghi Osvaldo Napoli e Crosetto, che maggiormente si occupano di questioni di bilancio e di enti locali) hanno affermato, a loro avviso in maniera inequivocabile, che nei confronti delle montagna, dei territori montani non vi sarebbero stati interventi restrittivi delle risorse a disposizione. Pertanto, si sono impegnati (lo verificheremo prima al Senato, poi alla Camera) a far rifinanziare il fondo nazionale sulla montagna, il fondo che riguarda l'incentivazione all'associazionismo.
Ebbene, i colleghi forse erano disattenti; infatti, proprio il provvedimento ora al nostro esame, il cui voto finale, come dichiarato poc'anzi dal Presidente, si terrà la prossima settimana, rappresenta un'ulteriore dimostrazione non solo di una volontà avversa a tale comparto, ma anche del continuo stillicidio di norme che interviene a privare delle risorse, alcune già stanziate, per interventi specifici in favore della montagna.
Ebbene, la norma che ci vede assolutamente contrari è l'articolo 1-quinquies, comma 1, presente nell'emendamento Dis. 1.1 del Governo, oggi approvato, il quale dispone che l'ISMEA sia autorizzato ad utilizzare le risorse finanziarie ad esso attribuite dall'articolo 5-bis, comma 4, della legge n. 97 del 1994 (la famosa legge recante misure in favore della montagna) anche per gli interventi di cui all'articolo 17 del decreto legislativo n. 102 del 2004.
Signor Presidente, si tratta di norme che vanno decifrate. Analizziamo, seppure in estrema sintesi e rapidità, considerato il tempo rimasto, le disposizioni recate dall'articolo 5-bis, comma 4, della legge n. 97 del 1994.
Quest'articolo reca disposizioni per favorire le aziende agricole montane. Qual è l'obiettivo di questa norma? È quello di incentivare una maggiore aggregazione dei territori in quanto una delle peculiarità, purtroppo negative, dei terreni agricoli montani è quella di essere molto frammentati perché detenuti in proprietà da tanti piccoli coltivatori. Questa è, quindi, una norma che incentiva, anche dal punto di vista fiscale, l'aggregazione di territori montani.
Con questa norma si tolgono oppure si possono utilizzare 2 milioni 320 mila euro, già in precedenza destinati, per realizzare interventi volti a favorire la capitalizzazione delle imprese; certo, di imprese dei territori montani, ma anche di imprese che non hanno nulla a che vedere con i territori montani. Questa costituisce la prova provata, se vi fosse stata la necessità di provarla, che risorse, destinate con bilanci di anni passati alla montagna, sono ora distolte da quegli scopi e destinate ad interventi aventi finalità diverse. Ciò è l'ulteriore dimostrazione che questa maggioranza e questo Governo predicano bene e razzolano male perché non hanno alcuna sensibilità nei confronti di settori, come la montagna, importanti, delicati e fondamentali per il rilancio del paese
A mio avviso, se questo provvedimento non passasse alla Camera e al Senato, anche per questioni di carattere tecnico, ciò rappresenterebbe probabilmente un grande vantaggio per il settore agricolo italiano perché esso non reca alcun beneficio al sistema agricolo del nostro paese.
Se noi andiamo ad esaminare l'iter che ha avuto il provvedimento in questione possiamo osservare con quante insicurezze e incertezze esso è stato portato avanti. Tale decreto-legge è stato approvato il 9 settembre dal Consiglio dei ministri a seguito delle note vicende dei produttori agricoli pugliesi che hanno occupato autostrade e stazioni. Tale provvedimento è stato prima giustamente modificato in diversi aspetti dal relatore, poi modificato con una serie di emendamenti presentati in Commissione dal Governo, ed è stato, infine, ulteriormente modificato, sempre dal Governo, con un maxiemendamento presentato poche ore fa.
Sul decreto-legge in esame, anche lo stesso Ministero delle politiche agricole e forestali ha manifestato tanta insicurezza e tanta incertezza. Difatti, in data 12 ottobre 2005 il ministro delle politiche agricole e forestali ha scritto ai componenti le Commissioni agricoltura di Camera e Senato rilanciando, con risorse che probabilmente non ci sono o che non abbiamo trovato, la necessità di un piano straordinario per la ristrutturazione delle filiere agroalimentari del paese e disegna scenari futuri per l'agricoltura italiana diversi da quelli di emergenza che ora si vivono. Questa iniziativa non so se sia fumo o possa considerarsi sostanza, in ogni caso, il decreto-legge in esame è grossolano proprio perché redatto in maniera grossolana; esso, inoltre, non tiene conto degli scenari futuri dell'agricoltura italiana soprattutto rispetto alla PAC e ai mercati europei e mondiali; non tiene conto, altresì, delle prospettive che potrebbero avere a livello europeo alcune nostre produzioni di qualità (il decreto-legge ne tiene parzialmente conto solo quando, ad esempio, ipotizza alcune soluzioni, quali le DOP per i formaggi); esso, infine, non tiene conto delle situazioni di crisi che si stanno ripetendo nel paese.
Noi siamo partiti, da circa due anni a questa parte, da una situazione di crisi grave del settore della frutta che coinvolgeva alcune regioni, ma non l'abbiamo risolta. Poi ci siamo trovati davanti alla crisi dell'uva da tavola in Puglia, e non l'abbiamo risolta. All'improvviso, ci siamo trovati di fronte alla crisi del settore vitivinicolo, non solo nelle regioni del sud - in Sicilia, in Calabria - ma anche in quelle del nord, partendo dal Piemonte, e neanche queste abbiamo risolto.
Credo di dover sottolineare che per il de minimis - qui previsto in 3 mila euro per imprenditore agricolo in caso di superfici pari o superiori a 6 ettari, in 2 mila euro per imprenditore agricolo in caso di superfici pari o superiore a 3 ettari ed in mille euro per imprenditore agricolo in caso di superfici pari o superiore a 0,3 ettari - sarà, probabilmente, con le risorse previste nel provvedimento, un de profundis! Vi sarà qualche centinaio di euro per il de minimis! In altre parole, come ho cercato di dimostrare in un precedente intervento, mettiamo ancora in crisi la filosofia del de minimis, che è quella delle situazioni critiche, delle emergenze, non quella di una ristrutturazione del settore agricolo.
Il decreto-legge in esame non tiene conto del fatto che, nei momenti di crisi - ed oggi il nostro settore agricolo sta attraversando un momento di crisi profonda - deve esserci la capacità di individuare i
Allora, probabilmente, se il decreto-legge in esame decadesse sarebbe un bene per l'agricoltura italiana: esso non affronta i nodi della nostra agricoltura in un momento in cui la crisi, in alcuni settori, sta incidendo gravemente sulle capacità reddituali dei produttori agricoli di tutte le regioni del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Avverto che l'onorevole Delbono sottoscrive l'ordine del giorno Mantini n. 9/6063/217 e che gli ordini del giorno da Ballaman n. 9/6063/7 a Stucchi n. 9/6063/24 sono stati ritirati dai presentatori, i quali hanno sottoscritto l'ordine del giorno Guido Giuseppe Rossi n. 9/6063/6.
Avverto, inoltre, che l'ordine del giorno Delbono n. 9/6063/236, vertendo su materia analoga a quella oggetto degli ordini del giorno Pisapia n. 9/6063/33, Russo Spena n. 9/6063/36 e Titti De Simone n. 9/6063/40, già dichiarati inammissibili dalla Presidenza, deve parimenti ritenersi inammissibile.
Invito il rappresentante del Governo ad esprimere il parere sugli ordini del giorno presentati.
Nelle premesse, andrebbero inseriti, all'inizio, i seguenti periodi: «la situazione di crisi in cui alcuni comparti dell'agricoltura versano necessita di attivare con rapidità tutte le risorse pubbliche disponibili»; ed inoltre: «risulta necessario dare al più presto attuazione all'articolo 1-ter, definendo le finalizzazioni previste dalla norma predetta anche con riferimento alle quantificazioni finanziarie;». La parte dispositiva, invece, andrebbe riformulata nel seguente modo: «a dare attuazione all'articolo 1-ter del decreto-legge n. 182 del 2005, come approvato dalla Camera dei deputati, riservando, nell'ambito delle disponibilità del commissario ex Agensud derivanti dall'articolo 5, comma 7, della legge n. 122 del 2001, fino a 5 milioni di euro per la finalità di cui al comma 2, lettera c), dell'articolo 1-ter ed, in particolare: fino a un milione di euro per il rilancio del Marsala DOC a cura del Consorzio di tutela; fino a 500 mila euro per il rilancio dell'Istituto regionale della vite e del vino e della regione siciliana; fino a 1,5 milioni di euro per il rilancio del grano duro, in particolare attraverso consorzi regionali di imprenditori della filiera, finalizzati allo sviluppo e alla valorizzazione di varietà siciliane di grano duro; fino a un milione di euro a favore di consorzi e comitati di tutela, riconosciuti dal Ministero delle politiche agricole e forestali, degli olii extravergini di oliva a DOP presenti in Sicilia; ai fini dell'attuazione dell'articolo 1-ter, comma 1, a riservare, altresì, nell'ambito delle predette disponibilità, 20 milioni di euro per le finalità concernenti l'Unione nazionale per l'incremento delle razze equine (UNIRE) e fino a 15 milioni di euro per le finalità concernenti l'Ente per lo sviluppo dell'irrigazione e la trasformazione fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia; ai fini dell'attuazione
Con le predette integrazioni, il Governo accetta, lo ripeto, l'ordine del giorno Volontè n. 9/6063/4.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Grillo n. 9/6063/5; accetta, altresì, l'ordine del giorno Guido Giuseppe Rossi n. 9/6063/6, purché riformulato nella parte dispositiva nei seguenti termini: «Ad adottare le disposizioni necessarie, anche attraverso le iniziative di Buonitalia spa e la collaborazione dei Consorzi di tutela dei vini a denominazione d'origine, per l'effettuazione di campagne di promozione e comunicazione, finalizzate ad accrescere, in Italia e all'estero, la conoscenza dei caratteri qualitativi dei vini nazionali di qualità DOC e DOCG».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Lion n. 9/6063/25, mentre non accetta l'ordine del giorno Boato n. 9/6063/26. Il Governo accetta, inoltre, l'ordine del giorno Pecoraro Scanio n. 9/6063/27 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Cento n. 9/6063/28, Cima n. 9/6063/29, Zanella n. 9/6063/30, Perrotta n. 9/6063/31 e Moretti n. 9/6063/32.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Giordano n. 9/6063/34, Mantovani n. 9/6063/35 e Folena n. 9/6063/37. Accetta invece l'ordine del giorno Provera n. 9/6063/38, purchè riformulato nei seguenti termini: al secondo paragrafo della parte dispositiva, dopo la parola: «importazioni» deve essere inserita la seguente: «illegali»; inoltre, le parole da: «non corrispondenti alla qualità» fino a: «vigente in Italia» debbono essere sostituite dalle seguenti: «agricoli ed agroalimentari».
Il Governo accoglie, inoltre, come raccomandazione l'ordine del giorno Mascia n. 9/6063/39, mentre non accetta gli ordini del giorno Alfonso Gianni n. 9/6063/41, Deiana n. 9/6063/43, Valpiana n. 9/6063/44, Abbondanzieri n. 9/6063/45, Adduce n. 9/6063/46, Agostini n. 9/6063/47, Albonetti n. 9/6063/48, Angioni n. 9/6063/49, Amici n. 9/6063/50, Bandoli n. 9/6063/51, Roberto Barbieri n. 9/6063/52, Bellini n. 9/6063/53, Benvenuto n. 9/6063/54, Bettini n. 9/6063/55, Bielli n. 9/6063/56, Bogi n. 9/6063/57, Bolognesi n. 9/6063/58, Bonito n. 9/6063/59, Borrelli n. 9/6063/60, Bova n. 9/6063/61, Buffo n. 9/6063/62, Buglio n. 9/6063/63, Cabras n. 9/6063/64, Caldarola n. 9/6063/65, Calzolaio n. 9/6063/66, Capitelli n. 9/6063/67, Carboni n. 9/6063/68, Carli n. 9/6063/69, Cazzaro n. 9/6063/70, Cennamo n. 9/6063/71, Chianale n. 9/6063/72, Chiti n. 9/6063/73, Cialente n. 9/6063/74, Coluccini n. 9/6063/75, Cordoni n. 9/6063/76, Crisci n. 9/6063/77, Crucianelli n. 9/6063/78, Dameri n. 9/6063/79 e Di Serio D'Antona n. 9/6063/80.
Il Governo accetta gli ordini del giorno De Brasi n. 9/6063/81, De Luca n. 9/6063/82, Alberta De Simone n. 9/6063/83, Diana n. 9/6063/84, Duca n. 9/6063/85, Filippeschi n. 9/6063/86, Finocchiaro n. 9/6063/87, Fluvi n. 9/6063/88, Franci n. 9/6063/89, Fumagalli n. 9/6063/90; accoglie, altresì, come raccomandazione l'ordine del giorno Galeazzi n. 9/6063/91.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Gambini n. 9/6063/92, Gasperoni n. 9/6063/93, Giacco n. 9/6063/94 e Giulietti n. 9/6063/95.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Grandi n. 9/6063/96, Grignaffini n. 9/6063/97, Grillini n. 9/6063/98, Guerzoni n. 9/6063/99, Innocenti n. 9/6063/100, Kessler n. 9/6063/101, Labate n. 9/6063/102, Leoni n. 9/6063/103, Lolli n. 9/6063/104, Lucà n. 9/6063/105, Lucidi n. 9/6063/106 e Lulli n. 9/6063/107.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Lumia n. 9/6063/108 ed accetta gli ordini del giorno Luongo n. 9/6063/109, Magnolfi n. 9/6063/110, Manzini n. 9/6063/111, Maran n. 9/6063/112, Paola Mariani n. 9/6063/113, Raffaella Mariani n. 9/6063/114, Mariotti n. 9/6063/115, Marone n. 9/6063/116, Martella n. 9/6063/117, Maurandi n. 9/6063/118, Mazzarello n. 9/6063/119, Melandri n. 9/6063/120, Meta n. 9/6063/121 e Minniti n. 9/6063/122; non accetta invece gli ordini del giorno Montecchi n. 9/6063/123, Motta n. 9/6063/124, Mussi
Il Governo accetta gli ordini del giorno Ranieri n. 9/6063/144, Rava n. 9/6063/145, Nicola Rossi n. 9/6063/146, Rossiello n. 9/6063/147, Rotundo n. 9/6063/148, Rugghia n. 9/6063/149, Ruzzante n. 9/6063/150, Sabattini n. 9/6063/151, Sandri n. 9/6063/152, Sasso n. 9/6063/153, Sedioli n. 9/6063/154, Sereni n. 9/6063/155, Siniscalchi n. 9/6063/156, Soda n. 9/6063/157, Spini n. 9/6063/158, Stramaccioni n. 9/6063/159, Susini n. 9/6063/160, Tedeschi n. 9/6063/161, Tidei n. 9/6063/162, Tocci n. 9/6063/163, Tolotti n. 9/6063/164, Trupia n. 9/6063/165, Turco n. 9/6063/166, Michele Ventura n. 9/6063/167, Vianello n. 9/6063/168, Vigni n. 9/6063/169, Visco n. 9/6063/170, Zanotti n. 9/6063/171 e Zunino n. 9/6063/172.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Bindi n. 9/6063/173, a condizione che venga riformulato nel senso di aggiungere, dopo la parola: «in vendita», le seguenti: «, secondo la vigente normativa.».
Il Governo accetta l'ordine del giorno Boccia n. 9/6063/174 ed accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Burtone n. 9/6063/175, Carbonella n. 9/6063/176, Gerardo Bianco n. 9/6063/177, Zaccaria n. 9/6063/178, Iannuzzi n. 9/6063/179, Bottino n. 9/6063/180, Merlo n. 9/6063/181, Zara n. 9/6063/182, Ladu n. 9/6063/183, Vernetti n. 9/6063/184, Reduzzi n. 9/6063/185 e Lettieri n. 9/6063/186.
Il Governo accetta, altresì, l'ordine del giorno Frigato n. 9/6063/187, a condizione che venga riformulato nel senso di inserire, dopo le parole: «impegna il Governo ad individuare e realizzare», le seguenti: «nell'ambito della normativa comunitaria» e, inoltre, nel senso di sostituire le parole comprese da «in ambito Europeo» fino a «le piccole aziende diretto coltivatrici.» con le seguenti: «in ambito Europeo.».
Il Governo accetta l'ordine del giorno de Ghislanzoni Cardoli n. 9/6063/188, mentre non accetta gli ordini del giorno Mancini n. 9/6063/189, Villetti n. 9/6063/190, Intini n. 9/6063/191, Pappaterra n. 9/6063/192, Nesi n. 9/6063/193, Ceremigna n. 9/6063/194, Buemi n. 9/6063/195, Grotto n. 9/6063/196, Di Gioia n. 9/6063/197, Boselli n. 9/6063/198 e Albertini n. 9/6063/199.
Il Governo non accetta, inoltre, gli ordini del giorno Bulgarelli n. 9/6063/200, Volpini n. 9/6063/201, Squeglia n. 9/6063/202, Ruta n. 9/6063/203, Tanoni n. 9/6063/204, Tuccillo n. 9/6063/205, Stradiotto n. 9/6063/206, Santagata n. 9/6063/207, Ruggeri n. 9/6063/208 e Rosato n. 9/6063/209.
Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Realacci n. 9/6063/210, Piscitello n. 9/6063/211 e Pasetto n. 9/6063/212.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Papini n. 9/6063/213, Mosella n. 9/6063/214 e Milana n. 9/6063/215, mentre accetta l'ordine del giorno Marino n. 9/6063/216.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Mantini n. 9/6063/217, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Lusetti n. 9/6063/218, Giacomelli n. 9/6063/219 e Giachetti n. 9/6063/220.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Gambale n. 9/6063/221 e Fistarol n. 9/6063/222, mentre non accetta gli ordini del giorno Fioroni n. 9/6063/223 e Fanfani n. 9/6063/224.
Il Governo accetta l'ordine del giorno D'Antoni n. 9/6063/225, mentre non accetta gli ordini del giorno Colasio n. 9/6063/226, Carra n. 9/6063/227 e Cardinale n. 9/6063/228.
Il Governo accetta gli ordini del giorno Bressa n. 9/6063/229 e Bimbi n. 9/6063/230, mentre accoglie come raccomandazione
Il Governo accetta l'ordine del giorno Banti n. 9/6063/234, mentre non accetta gli ordini del giorno Annunziata n. 9/6063/235, Camo n. 9/6063/237 e Sinisi n. 9/6063/238.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Morgando n. 9/6063/239, mentre accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Marcora n. 9/6063/240.
Il Governo accetta l'ordine del giorno Rocchi n. 9/6063/241, mentre accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Rusconi n. 9/6063/242, Duilio n. 9/6063/243, Santino Adamo Loddo n. 9/6063/244 e Ruggieri n. 9/6063/245.
Il Governo non accetta gli ordini del giorno Luigi Pepe n. 9/6063/246 e Cusumano n. 9/6063/247, mentre accetta l'ordine del giorno Acquarone n. 9/6063/248.
Il Governo non accetta l'ordine del giorno Oricchio n. 9/6063/249; l'ordine del giorno Burani Procaccini n. 9/6063/250 è assorbito dall'ordine del giorno Volontè n. 9/6063/4, nel testo riformulato.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Nuvoli n. 9/6063/251, mentre accetta l'ordine del giorno Ostillio n. 9/6063/252.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pisicchio n. 9/6063/253, mentre non accetta l'ordine del giorno Mongiello n. 9/6063/254.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Santulli n. 9/6063/255, mentre non accetta gli ordini del giorno Diliberto n. 9/6063/256 e Bellillo n. 9/6063/257.
Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Sgobio n. 9/6063/258, mentre non accetta gli ordini del giorno Armando Cossutta n. 9/6063/259, Maura Cossutta n. 9/6063/260 e Galante n. 9/6063/261.
Il Governo, infine, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Pistone n. 9/6063/262, mentre non accetta gli ordini del giorno Sciacca n. 9/6063/263, Vertone n. 9/6063/264, Villari n. 9/6063/265, Ria n. 9/6063/266, Monaco n. 9/6063/267 e Franceschini n. 9/6063/268.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi
è pubblicato in calce al vigente calendario dei lavori dell'Assemblea (vedi calendario).
Avverto che il presidente del gruppo parlamentare dei Democratici di sinistra-L'Ulivo ne ha chiesto l'ampliamento senza limitazioni nelle iscrizioni a parlare, ai sensi dell'articolo 83, comma 2, del regolamento.
Avverto, altresì, che la I Commissione (Affari costituzionali) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Palma, ha facoltà di svolgere la relazione.
A seguito delle riunioni del Comitato ristretto, costituito l'11 dicembre 2003, è stata predisposta una proposta di testo unificato adottata dalla Commissione quale testo base nella seduta del 27 gennaio 2004, successivamente modificata solo marginalmente, a seguito dell'esame degli emendamenti.
Per quanto riguarda il contenuto del provvedimento, l'articolo 1 prevede che il garante dei diritti è organo collegiale, composto dal presidente, nominato con determinazione adottata d'intesa dai Presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati e da quattro membri eletti con voto limitato, in numero di due dal Senato della Repubblica, ed in numero di due dalla Camera dei deputati.
Il comma 3 dello stesso articolo dispone inoltre che il garante dei diritti rimane in carica per quattro anni, non rinnovabili, fatto salvo, evidentemente, il regime di prorogatio.
L'articolo 2, dispone invece, che componenti del garante dei diritti sono scelti tra persone che abbiano un'esperienza ventennale nel campo dei diritti umani dei detenuti ovvero che abbiano una formazione culturale specifica e documentata nel campo giuridico dei diritti umani, precisando altresì che non possono ricoprire la carica di componente del garante dei diritti coloro che hanno riportato condanna definitiva per delitto.
Le questioni connesse all'incompatibilità sono affrontate dall'articolo 3, ai sensi del quale ognuno dei componenti del garante dei diritti non può assumere cariche elettive, governative o istituzionali o ricoprire altri incarichi o uffici pubblici di qualsiasi natura e non può svolgere attività lavorativa subordinata o autonoma, imprenditoriale o libero professionale, né attività inerenti ad un'associazione o partito politico.
L'articolo 4 elenca, in modo tassativo, i casi in cui occorre procedere all'immediata sostituzione di taluno dei componenti del garante, precisando che tale adempimento si rende necessario nell'ipotesi di dimissioni, morte, incompatibilità sopravvenuta, accertato impedimento fisico o psichico, grave violazione dei doveri inerenti l'incarico affidato, o nel caso in cui riporti condanna penale definitiva per delitto.
L'articolo 5 dispone che alle dipendenze delle garante dei diritti è istituito un ufficio composto da dipendenti dello Stato o di altre amministrazioni pubbliche in numero non superiore a 40, collocati fuori ruolo. Le norme concernenti l'organizzazione dell'ufficio, nonché quelle dirette a disciplinare la gestione delle spese, sono adottate con regolamento emanato con decreto del Presidente della Repubblica entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della legge.
L'articolo 6 prevede che il garante possa avvalersi dell'opera di consulenti remunerati in base alle vigenti tariffe professionali, mentre l'articolo 7 definisce le funzioni ed i poteri del garante dei diritti dei detenuti e delle persone private della libertà personale.
Ai fini del compimento delle predette funzioni, il garante può visitare senza necessità di autorizzazione gli istituti penitenziari, gli ospedali psichiatrici giudiziari e gli istituti penali per minori, prendere visione, previo consenso dell'interessato, degli atti e dei documenti contenuti nel fascicolo della persona privata della libertà personale, fatta eccezione per quelli coperti da segreto relativo alle indagini o al procedimento penale, richiedere alle amministrazioni responsabili degli istituti penitenziari, degli ospedali psichiatrici giudiziari e degli istituti penali per minori le informazioni ed i documenti che ritenga necessari, prevedendosi che, in caso di inottemperanza dell'amministrazione nel termine di trenta giorni a tale richiesta il garante informi il magistrato di sorveglianza territorialmente competente, al quale può richiedere di emettere ordine di esibizione dei documenti richiesti.
Inoltre, il garante, al precipuo fine di verificare l'idoneità delle relative strutture edilizie a salvaguardare la dignità delle persone ivi ristrette, con riguardo al rispetto dei diritti fondamentali, può, previo preavviso, ma senza autorizzazione, visitare i centri di permanenza temporanea ed assistenza nonché le camere di sicurezza eventualmente esistenti presso le caserme dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza e dei commissariati di pubblica sicurezza.
I componenti del garante dei diritti sono tenuti al segreto e nel caso in cui venga opposto il segreto di Stato, il garante dei diritti può informare il magistrato di sorveglianza territorialmente competente affinché questi valuti se richiedere l'intervento del Presidente del Consiglio dei ministri per la conferma, entro sessanta giorni, dell'esistenza del segreto stesso.
L'articolo 8 prevede che tutti i detenuti e i soggetti comunque privati della libertà personale possano rivolgersi al garante dei diritti senza vincolo di forma.
L'articolo 9 dispone che, ove il garante dei diritti verifichi che le amministrazioni responsabili delle strutture indicate all'articolo 7, comma 2, lettera a), tengano comportamenti non conformi ovvero che le istanze e i reclami ad esso rivolti siano fondati, richiede alle amministrazioni interessate di agire in conformità, anche formulando specifiche raccomandazioni.
In proposito, si prevede un procedimento amministrativo in forza del quale, ove le amministrazioni direttamente interessate non si conformino, il garante può rivolgersi anche agli uffici ad esse sovraordinati. Qualora si registri un'ulteriore inerzia, il garante può ricorrere al tribunale di sorveglianza, che procede i sensi dell'articolo 71-septies della legge 26 luglio 1975, n. 354, introdotto dall'articolo 10 della presente legge.
L'articolo 11 prevede, poi, in capo al garante dei diritti, l'obbligo di denuncia all'autorità giudiziaria competente dei fatti di cui venga a conoscenza nell'esercizio delle sue funzioni che possano costituire reato.
Infine, l'articolo 12 stabilisce che il garante dei diritti presenti annualmente al Parlamento una relazione annuale sull'attività svolta.
Sul testo predisposto in sede referente la Commissione giustizia ha espresso parere favorevole con osservazioni. La Commissione difesa ha espresso parere favorevole con condizioni e osservazioni, mentre la Commissione affari sociali e la Commissione parlamentare per le questioni regionali hanno espresso parere favorevole. La Commissione lavoro ha, invece, espresso parere contrario.
Quanto alla copertura degli oneri legati al provvedimento, la Commissione bilancio ha espresso un primo parere contrario l'8 febbraio 2005, un successivo parere favorevole con condizioni, ai sensi dell'articolo 81, comma 4, della Costituzione, il 25 maggio 2005 e, infine, un ulteriore parere contrario il 27 luglio 2005.
A fronte di tali pareri, la I Commissione ha, di volta in volta, proceduto a modificare conformemente il testo, da ultimo con gli emendamenti approvati nella seduta del 18 ottobre 2005, volti, da un lato, a far decorrere gli effetti finanziari del provvedimento a partire dal 2006 e, dall'altro, a utilizzare per la relativa copertura, nell'ambito dei fondi speciali di parte corrente per il triennio 2006-2008, l'accantonamento relativo al Ministero dell'interno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Fa parte di questo complesso di proposte una proposta già presentata il 4 novembre 2002 dai deputati del gruppo dei democratici di sinistra in Commissione giustizia, a prima firma dell'onorevole Finocchiaro e sottoscritta da tutti noi. Così come hanno fatto altri colleghi, non abbiamo proposto la definizione di garante (che è stata poi adottata), ma quella di un vero e proprio difensore civico, che svolgesse una attività di controllo e di tutela, con la possibilità di diventare soggetto che ricorra e non si limiti solamente ad una constatazione nei confronti delle persone detenute; non solo nei confronti delle persone detenute, come avete ascoltato dal relatore, negli istituti di pena, negli stabilimenti carcerari, ma anche nei confronti di tutte quelle persone che si trovano, anche per ragioni amministrative (si fa specifico riferimento ai centri di permanenza temporanea, ai centri di accoglienza, agli istituti manicomiali, alle case di detenzione per i minori o ai luoghi di compressione della libertà dei tossicodipendenti) in tutti quei luoghi nei quali la privazione della libertà personale, totale o parziale, deve subire una forma di maggiore garanzia. Essa deve essere presidiata da un controllo che, per quanto riguarda gli stabilimenti di pena, non può limitarsi soltanto a ciò che prevedono l'ordinamento e la provvida legge Gozzini; non può limitarsi solamente alle attività e all'intervento doveroso e necessario, ma enormemente difficile dal punto di vista della rapidità, del magistrato di sorveglianza. Essa deve avere, così come accade anche nei paesi anglosassoni, un'autorità di garanzia, che non sia un ente solamente ordinamentale e burocratico, ma che abbia poteri di accertamento che consentano di dare trasparenza ai momenti della detenzione e della libertà personale.
Sono troppo note e ricorrono ad ogni finanziaria le gravi difficoltà nelle quali si dibatte il nostro sistema di detenzione e carcerario. Deputati e senatori di tutti gli schieramenti spesso formulano interrogazioni, interpellanze, ordini del giorno e mozioni per segnalare casi, quando non di vero abuso, di grave trascuratezza ed inosservanza delle forme elementari e - vorrei dire - del diritto naturale alla tutela sanitaria, fisica, intellettuale e del lavoro dei detenuti.
Queste proteste, evidentemente, non potendo emergere nell'attività giurisdizionale vera e propria e nell'attività dei tribunali e dei magistrati di sorveglianza, meritano di ottenere la possibilità di un controllo diverso. È necessario, quindi, un difensore civico, ossia un organismo che non sia un'authority in più, ma che sia direttamente collegato al principio costituzionale del diritto alla tutela della salute e all'integrità fisica.
Sono troppo noti i casi, ricorrenti in questi ultimi tempi con lugubre insistenza, di suicidi nelle carceri, nei confronti dei quali non basta fare riferimento all'inchiesta o all'ispezione che certamente compie l'organismo amministrativo o ministeriale. Si avverte una sorta di separatezza eccessiva tra il luogo di detenzione e un controllo che renda trasparente il luogo di detenzione stesso.
Anche per quanto riguarda i centri di permanenza temporanea, sono troppo recenti le illustrazioni di carattere televisivo o giornalistico dei giorni scorsi. Credo che tutti abbiano potuto rendersi conto delle gravi difficoltà in cui versano questi sistemi di costrizione della libertà personale, che producono una riduzione della soglia di sicurezza e anche del trattenimento in alcuni di questi luoghi, seppur necessari sotto altri profili.
Credo che questa legge, quindi, debba nascere nel dibattito parlamentare - se vi riuscirà - con una condivisione un po' più forte, non solo di grandi fondamenti filosofici o teleologici di carattere politico, ma delle sue fondamentali istanze e della sua essenziale necessità all'interno del nostro ordinamento.
Certo, è necessario un garante, ma che sia - lo ripeto - difensore dei diritti, che non possono essere fatti valere soltanto nelle sedi del contenzioso penale o civile,
Abbiamo qualche riserva sul risultato finale del testo, che potrà essere migliorato, e sul quale vi sarà un lavoro emendativo. Siamo preoccupati per il parere drasticamente negativo della Commissione bilancio: ci auguriamo che non si tratti di una legge bandiera, di una legge simbolo che lasci il tempo che trova. Speriamo che la condivisione di tali rilievi e di tali riserve si traduca nella costruzione effettiva di una legge di garanzia, e non solamente nell'accettazione della scrittura di un principio.
Dobbiamo ricordare che alla base della nostra proposta e delle altre proposte di legge presentate vi sono i lavori svolti nelle Commissioni giustizia che si sono succedute nel corso delle ultime legislature attraverso i Comitati carceri: questi hanno sempre realizzato tale servizio ispettivo che, tuttavia, non riusciva ad avere la forza di una rappresentazione in forma di denunzia nei confronti delle amministrazioni responsabili.
L'articolo 2 prevede alcune questioni riguardanti lo status ed i requisiti per far parte di tale autorità di garanzia. Gradiremmo che venisse recepito il primo punto del parere della Commissione giustizia, che chiede di individuare una soglia più bassa di esperienza nel campo dei diritti umani. Viene, infatti, prevista una soglia di ventennale esperienza nell'esercizio della tutela dei diritti umani, che è questione anche un po' generica dal punto di vista lessicale. La Commissione giustizia, all'unanimità, nella prima parte del suo parere, ha chiesto di abbassare tale soglia per evitare che si giunga a forme di professionalizzazione di tale funzione all'interno dell'autorità di garanzia.
Dovremo lavorare certamente sul campo delle incompatibilità previste dall'articolo 3, dovremo completarle ed essere più avveduti per evitare qualsiasi forma di burocratizzazione di un organismo che di burocratico deve avere solamente la struttura, ma deve avere una profonda aspirazione costituzionale e sociale per rispondere alla finalità che abbiamo voluto attribuirgli con le nostre proposte.
In merito alle funzioni ed ai poteri ci pare positivo sviluppare la possibilità della trasformazione del procedimento di semplice controllo e di carattere ispettivo (la presenza continua nelle carceri, nei luoghi di detenzione, nelle caserme in tante occasioni che, purtroppo, hanno suscitato grande sconcerto nell'opinione pubblica in relazione ad episodi a tutti perfettamente noti) in una presenza che consenta maggiore trasparenza e, soprattutto, l'immediatezza della constatazione che deve essere fatta da un organismo terzo e non può essere soltanto affidata a sanitari chiamati per l'occasione o a controlli che si risolvono in una sorta di verifica interna che non soddisfa le esigenze di chiarezza. Non si tratta solo delle violenze, ma anche - ripeto - delle condizioni oggettive e soggettive di detenzione degli uomini e delle donne, dei maggiorenni e dei minorenni sottoposti ad un trattamento di privazione della libertà personale.
Noi pensiamo di poter lavorare partendo dall'attuale testo dell'articolo 9, che prevede l'apertura del procedimento da parte del garante, in funzione di promozione dell'azione contro le amministrazioni colpevoli, contro gli uffici colpevoli di forme di inerzia o di forme di abbandono, quando non di deplorevole tolleranza di forme di degrado interno all'edificio o di degrado anche nell'assistenza normale e quotidiana. Lavoreremo sull'articolo 9 e sull'articolo 10, del quale segnaliamo la trasformazione del procedimento da puramente
Si tratta di una norma molto importante, in quanto essa solleva il detenuto, o colui il quale si trova in una restrizione di libertà personale, dall'onere della denunzia, perché tale onere implica necessariamente l'accettazione di una rinunzia in luogo della denunzia, della rinunzia a denunziare. In questi luoghi vi sono molti più casi di lesione della libertà e della dignità delle persone di quanti non ne vengano denunziati. Le denunzie esplodono solamente in occasione di episodi clamorosi, che spesso si concretizzano nella morte del detenuto o nel suo suicidio; i casi, tuttavia, sono molti di più, e non possono essere denunziati tutti.
Ecco dunque qual è l'importanza di queste norme illustrate dall'onorevole relatore: quella di sollevare il soggetto, che vede compresso il suo diritto alla salute e il suo diritto al rispetto della dignità personale, così com'è scritto in tutte le Convenzioni sui diritti umani, da questa impossibile, formale e spesso pretestuosa richiesta di denunzia, che rischia di esporlo alle reazioni, alle punizioni e alle forme di intervento vendicativo da parte di coloro i quali sono preposti alla vigilanza nei loro confronti.
L'articolo 10, attraverso la trasformazione del procedimento da meramente ispettivo in procedimento contenzioso - con gli ampi poteri, riconosciuti ai funzionari del garante, di ingresso, previo avviso, in tutti i luoghi, seppur nel rispetto del segreto, delle regole e dei limiti di un'invadenza, che non può avere evidentemente l'effetto invasivo nei confronti della delicatezza delle indagini che si svolgono o dei motivi per i quali è stata decisa la forma di privazione della libertà personale - contiene una profonda innovazione, sulla quale potremo lavorare.
Si tratta di un grande passo avanti, di un inizio forse in tono minore, con la speranza che le esigenze così pressanti poste sempre davanti ad ogni iniziativa di carattere parlamentare non facciano naufragare una proposta ed un testo che a nostro avviso rappresentano un buon avvio, che deve essere però ulteriormente integrato, ma soprattutto deve essere condiviso, creduto ed accettato, in una sua cultura che non è cultura di carattere ideologico, bensì cultura che nasce da profondi valori costituzionali e da profondi valori sociali.
Ecco perché i Democratici di sinistra sperano di poter continuare a collaborare nella realizzazione di questa importante legge, sperando che non vengano frapposti ostacoli ad un suo iter concreto e realistico, che superi qualsiasi forma di ostruzione, che possa rappresentare un motivo di arretramento dei principi da cui stasera questa legge può partire (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista - Congratulazioni).
Già nell'ottobre del 2003, quindi due anni fa, qualche quotidiano aveva sottolineato che il primo accordo bipartisan sull'istituzione del difensore civico per i detenuti si ebbe in Commissione affari costituzionali; è, quindi, una questione posta non tanto tempo fa, in ordine alla quale si sono effettuati alcuni approfondimenti, come ha ricordato molto compiutamente nella sua introduzione il relatore Nitto Palma, e si svolte ripetute audizioni, con apporti di varia natura. Quindi, il testo è arricchito di tutti questi contributi.
In fondo, la strada maestra per arrivare a questo testo (si ringraziano i primi firmatari delle proposte di legge presentate in merito, gli onorevoli Pisapia, Finocchiaro e Mazzoni) è in qualche modo
Si ricorda anche come l'Italia si presenti carente, in quanto non è stata ancora istituita la figura del difensore civico e non è previsto nell'ordinamento penitenziario un organo indipendente dall'amministrazione della giustizia avente poteri ispettivi.
In questa materia, vi è una pluralità di fonti internazionali: vorrei ricordare la Convenzione dell'ONU contro la tortura, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e la Convenzione europea per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d'Europa.
La figura del difensore civico viene in qualche modo assimilata a quella delle authority che sono largamente diffuse nel nostro paese, in alcuni casi anche in misura sovrabbondante. Non vi è dubbio che, in questo caso, la sua finalità è essenziale, perché si tratta non solo di garantire il pieno rispetto dei principi di imparzialità e di buon andamento della pubblica amministrazione, funzioni generali dell'amministrazione, ma di tutelare - è la funzione più specifica - i diritti fondamentali delle persone detenute o, comunque, private della libertà personale.
Ci troviamo in qualche modo nel filone dell'attuazione di quelle garanzie che l'articolo 3, secondo comma, richiede, perché nei fatti e nei luoghi che configurano situazioni di detenzione questi diritti, seppure compressi e limitati, richiedono interventi di particolare tutela.
Si è detto che il giudice di sorveglianza non possa per sua natura adempiere a queste funzioni e, quindi, in questo contesto nasce la struttura, il disegno di questa norma.
Non ho molto da aggiungere alle considerazioni che sono state svolte e che riguardano la composizione, la struttura di questo organo. Si tratta di un modello a quattro membri, che assomiglia a quello dell'Autorità per la privacy, eletti dal Parlamento, con un voto limitato ed un meccanismo abbastanza snello. Mi pare sia anche snella la struttura di tale organo che, evidentemente, non riproduce le dimensioni molto più rilevanti di altre autorità indipendenti.
Probabilmente la strada con la quale alcuni problemi sollevati dalla Commissione bilancio sono stati bypassati può essere considerata proprio sotto questo particolare profilo.
In ordine ai poteri, occorre che alcuni di essi restino in capo a tale autorità, altrimenti la funzione finisce per essere soltanto teorica ed astratta e, quindi, ininfluente. Ricordo che il punto centrale è che il difensore civico concorre con il magistrato di sorveglianza alla vigilanza diretta ad assicurare che l'esecuzione della custodia dei detenuti, degli internati nonché dei soggetti sottoposti a custodia cautelare sia attuata in conformità alle norme e ai principi stabiliti dalla Costituzione, dalle Convenzioni internazionali sui diritti umani ratificate dall'Italia, dalle leggi dello Stato e dai regolamenti.
Per ragioni di tempo e di maggiore conoscenza da parte di coloro che hanno partecipato alla predisposizione di tale testo, non mi soffermo sui numerosi esempi - citati oltre che nella proposta di legge a prima firma Pisapia anche in quella presentata dall'onorevole Finocchiaro - di organismi paralleli - già funzionanti in Austria, in Danimarca, in Finlandia, in Ungheria, in Olanda, in Norvegia e in Portogallo - che hanno la precisa caratteristica di consentire al difensore civico di effettuare sopralluoghi periodici, con la previsione dell'accesso nei luoghi di detenzione. Tutto ciò può avvenire, naturalmente, senza preavviso, con la possibilità di ispezionare qualunque luogo e di incontrare chiunque senza restrizioni e senza accompagnamento.
Inoltre, il difensore civico, ai sensi dell'articolo 7, può prendere visione, previo consenso dell'interessato, degli atti e dei documenti contenuti nel fascicolo e può richiedere all'amministrazione responsabile
La funzione è di natura persuasoria, di raccomandazione che, in alcuni casi, può anche estendersi ad altro, come nel caso di denuncia di fatti di rilievo penale, di dichiarazioni pubbliche di biasimo e di attivazione di procedimenti disciplinari.
Se ciò si considera a fronte di una massima informalità consentita ai detenuti nel rivolgersi a tale autorità, questo istituto di garanzia potrebbe risolvere molti problemi.
Naturalmente, è prevista anche la possibilità di presentare una relazione annuale al Parlamento, comprensiva di tutte le attività che possono essere svolte da tale organismo.
Ho voluto soltanto fare un accenno a questo percorso, non solo sollecitato a livello internazionale, ma che mi pare sia anche moderno nella nostra legislazione e, quindi, ho ricordato quanto sommessamente è stato detto dai colleghi che mi hanno preceduto, ovvero che la Costituzione prevede restrizioni particolari per coloro che si trovano in condizioni di detenzione. Tuttavia, l'articolo 13, laddove recita che «è punita ogni violenza fisica e morale sulle persone sottoposte alla restrizione della libertà» e in particolare l'articolo 27, laddove recita che «le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato» sono le linee guida di un intervento di questo tipo.
Quindi, il senso e la filosofia sono quelli di assicurare effettività (per questo motivo ho richiamato il secondo comma dell'articolo 3) ad alcuni diritti fondamentali, la quale in realtà, non sempre è garantita.
Mi auguro pertanto che il dibattito possa contribuire ad apportare ulteriore miglioramenti al testo e che le perplessità espresse da qualche gruppo in Commissione non siano determinanti nel dibattito in aula, perché il percorso prefigurato mi appare estremamente concreto e positivo.
Quindi, si imponeva da tempo la necessità di intervenire non solo sulle condizioni di detenzione, sempre più disumane, ma anche e prima ancora per garantire forme di controllo della legalità nei luoghi di privazione della libertà personale, nonché per creare meccanismi di tutela dei diritti fondamentali delle persone detenute, spesso nei fatti non sufficientemente tutelati e non raramente calpestati.
L'eccessivo cumulo di funzioni poste a carico di magistrati di sorveglianza, sempre più giudici delle misure alternative e sempre meno della possibilità di esercitare funzioni di controllo sull'esecuzione della custodia dei detenuti e degli internati nonché dei soggetti sottoposti a custodia cautelare in carcere, la carenza di organico della magistratura di sorveglianza nonché di altre figure che hanno un ruolo fondamentale all'interno degli istituti carcerari e la presenza massiccia negli istituti penali di soggetti socialmente deboli, quali tossicodipendenti ed extracomunitari, pari a più del 50 per cento della popolazione detenuta e maggiormente esposti al rischio di abusi, rendono attuale ed urgente la necessità di interventi per un carcere più trasparente.
Non era quindi più procrastinabile l'individuazione di nuove forme e di nuovi strumenti di controllo della legalità nei luoghi di detenzione, senza ovviamente mettere in discussione quelli già esistenti. Proprio a questa esigenza risponde il provvedimento oggi al nostro esame, teso all'istituzione
Sin dalla scorsa legislatura, del resto, il gruppo di Rifondazione comunista, riprendendo una proposta avanzata dall'associazione Antigone e sostenuta anche da altre associazioni che a vario titolo si occupano di carcere, aveva presentato proposte di legge tese all'istituzione di una figura già presente in molti paesi europei - basti ricordare il Portogallo e la Spagna -, ovvero quella del difensore civico delle persone private o limitate nelle libertà personale.
Oggi, nel nostro paese, il garante delle condizioni di detenzione nelle carceri è, a livello ordinamentale, il magistrato di sorveglianza. I parlamentari dispongono, invece, di un potere di visita in generale sulle condizioni degli istituti penitenziari, ma hanno limitate possibilità di intervento rispetto a casi singoli, se non attraverso gli strumenti del sindacato ispettivo che risultano spesso inefficaci.
La legge, infine, indica altri soggetti, quasi tutti interni all'amministrazione penitenziaria a cui i detenuti possono rivolgere reclamo. Ma non esistono forme di ispezione, da parte di soggetti autonomi e indipendenti, nei commissariati di polizia o nelle caserme dei carabinieri.
In un carcere, come in ogni altro luogo in cui le persone vengono private della libertà personale, gli equilibri sono estremamente precari e, talvolta, si creano situazioni di tensione, anche per problemi ai quali non sarebbe difficile trovare adeguate soluzioni. Ogni intervento deve tener conto della fragilità e della difficoltà dei rapporti tra la popolazione detenuta e il personale di polizia penitenziaria.
Il difensore civico penitenziario avrebbe diverse finalità: l'allentamento delle tensioni; la mediazione; la raccolta e l'elaborazione di un utile patrimonio informativo. Avrebbe inoltre - ne siamo convinti - un'importante funzione di deterrenza rispetto al rischio di abusi, siano essi lievi o gravi, che, purtroppo, non sono infrequenti e che raramente vengono denunciati, per motivi facilmente intuibili, fra cui il rischio di inammissibili, ma possibili ritorsioni o addirittura di atti vendicativi. Ciò chiaramente non significa generalizzare in maniera facile e assolutamente ingenerosa nei confronti dell'abnegazione della gran parte degli operatori e degli ufficiali ed agenti di polizia penitenziari che svolgono, con fatica e difficoltà, oltre che con encomiabile impegno, il loro difficile, delicato e faticoso compito. Il garante dei diritti dovrebbe avere anche il ruolo di cassa di risonanza dell'inadeguatezza dell'organico degli operatori penitenziari, che drammaticamente si ripercuote sulla realizzazione in concreto del diritto a quel trattamento teso al reinserimento previsto dall'ordinamento penitenziario e dalla nostra Costituzione.
Snellire le procedure, ridimensionare la litigiosità, informare correttamente l'opinione pubblica sulla situazione esistente nei luoghi ove vengono trattenute le persone private della libertà personale, fra cui ben possono esservi tanti innocenti, in modo da superare le emergenze legislative: anche questi saranno, o dovranno essere, i compiti del garante nazionale dei diritti delle persone private o limitate nella libertà personale, che il provvedimento al nostro esame intende istituire.
Può essere utile ricorrere ad alcuni esempi che quotidianamente si presentano nelle realtà detentive: abbreviare i tempi per un ricovero ospedaliero; fornire le informazioni per l'accesso al patrocinio gratuito per i non abbienti; sollecitare l'effettuazione dei lavori necessari per migliorare
Per assicurare queste, come altre funzioni di controllo della legalità nelle carceri e negli altri luoghi di privazione della libertà personale, è assolutamente necessario che il garante sia dotato di un potere effettivo. Questo è il motivo per il quale, insieme agli altri gruppi dell'opposizione, Rifondazione comunista ha presentato alcuni emendamenti, sia in Commissione sia in Assemblea, tesi a rendere maggiormente incisivo il ruolo di tale figura, rendendo possibile per il garante la visita nei CPT senza preavviso. Occorre inoltre affiancare al generico potere di visita alle camere di sicurezza presso le caserme dei carabinieri e della Guardia di finanza e presso i commissariati di pubblica sicurezza quello di una verifica effettiva delle condizioni in cui si trovano le persone ivi trattenute e di come siano effettivamente trattate. Non si può ignorare, a tale proposito, che nei suoi rapporti il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene e dei trattamenti inumani e degradanti ha costantemente sollecitato i Governi a dotarsi di organi interni di controllo delle condizioni di detenzione ed ha spesso utilmente attinto, in vari paesi europei, informazioni attendibili dalle relazioni del difensore civico nazionale.
Tale Comitato, come emerge testualmente dai suoi rapporti, ha invitato ripetutamente i vari Stati a prevedere ispezioni da parte di specifici organismi indipendenti e autonomi, a garanzia di un dignitoso trattamento di tutte le persone private della libertà personale. Né si può ignorare che il nostro paese, fin dall'agosto 2003, ha sottoscritto il Protocollo opzionale alla Convenzione contro la tortura e altri trattamenti o pene crudeli, inumani o degradanti, firmato a New York il 10 dicembre 1984 e che l'ONU ha adottato il 18 dicembre 2002, confermando così il proprio impegno nella protezione dei diritti umani.
Tale Protocollo prevede, tra l'altro, l'istituzione di un sottocomitato di prevenzione facente capo al Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti disumani e degradanti e l'introduzione, in ogni Stato, in ogni paese, di un meccanismo di prevenzione consistente in un organo indipendente di controllo dei luoghi in cui le persone sono private della libertà.
Oltre al previsto comitato internazionale di esperti indipendenti, con facoltà di verifica ispettiva degli istituti di detenzione e dei posti di polizia dei paesi membri, nel Protocollo è stabilito - testualmente - che ogni Stato debba istituire un sistema interno di controllo affidato ad una autorità indipendente che abbia accesso a qualsiasi luogo di privazione della libertà personale: carceri, commissariati, ospedali psichiatrici, e quant'altro.
Mi preme anche sottolineare, a supporto della proposta di istituire anche nel nostro paese il garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, alcune esperienze di altri paesi, dove simili organismi hanno avuto un ruolo estremamente positivo.
In Austria, un simile organismo ha il compito di verificare le condizioni di trattamento dei detenuti, con l'obbligo di effettuare, almeno una volta all'anno, una visita, senza preavviso, in ciascuno degli stabilimenti penitenziari. Vi è inoltre il mediatore, istituito con legge del 1o luglio 1981, che ha il potere di visionare i fascicoli personali dei detenuti. Tutti i responsabili di istituzioni pubbliche hanno l'obbligo di fornire al mediatore le informazioni richieste. La relazione annuale del mediatore (è sempre il caso dell'Austria), nella parte riguardante le carceri, è stata la più utile fonte di informazioni per il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e dei trattamenti disumani e
In Danimarca, vi è un organo indipendente, composto da due membri eletti per quattro anni in ciascuna regione, il quale può effettuare ispezioni, anche non preannunciate, nei luoghi dove sono reclusi detenuti in attesa di giudizio definitivo. Ogni abuso riscontrato è riferito al ministro della giustizia, che dovrà esaminare il caso e successivamente predisporre una relazione. Il comitato parlamentare che si occupa della riforma del codice penale, nel 1994, ha proposto di affidare ad un difensore civico parlamentare questo compito ispettivo.
In Finlandia, gli stabilimenti penitenziari sono regolarmente ispezionati dal difensore civico parlamentare, un esperto eletto dal Parlamento per quattro anni. Il Parlamento elegge, inoltre, un assistente parlamentare al difensore civico, che ha il compito della supervisione del sistema penitenziario, con poteri di visita sia nelle carceri sia negli altri luoghi di detenzione ove vi sia il rischio di maltrattamenti.
Nel 1995, è stato istituito in Ungheria l'ufficio dell'ombudsman parlamentare, che può ricevere i reclami di detenuti ed effettuare visite ispettive di controllo nelle carceri.
Un sistema diversificato di controlli è presente in Olanda. Un supervisory board (organo indipendente composto da membri con differenti professionalità) è istituito in ogni carcere. Ha compiti di supervisione del trattamento dei detenuti e di garanzia del rispetto della legge. Mensilmente, i membri di questo organismo incontrano il direttore del carcere, relazionando sulla situazione nell'istituto, ed hanno libero accesso nello stabilimento. Uno dei membri dell'ufficio ha il dovere di sentire i detenuti almeno una volta al mese.
In Norvegia, il difensore civico può ricevere reclami da detenuti e fra i suoi poteri vi è anche quello ispettivo, esercitato di propria iniziativa. Nelle relazioni annuali viene segnalata l'estrema importanza di tali ispezioni, in particolar modo negli istituti dove i reclusi hanno difficoltà a tutelare i loro diritti e la loro integrità personale.
In Portogallo, dal 1996 opera l'IGAI, che dispone di penetranti poteri ispettivi diretti a verificare la legalità dell'operato delle Forze di polizia.
La legislazione italiana, per concludere, si presenta doppiamente carente, sia perché non è stata ancora istituita la figura del difensore civico, sia perché non è previsto nell'ordinamento penitenziario un organo indipendente dall'amministrazione della giustizia avente poteri ispettivi.
Il provvedimento al nostro esame tende, quindi, a porre rimedio a tale lacuna, denunciata anche dalle più recenti relazioni sui diritti fondamentali dell'Unione europea, nelle quali è stata altresì evidenziata una valutazione di tendenziale peggioramento della situazione carceraria in diversi paesi europei, tra cui purtroppo anche l'Italia. Inoltre, viene rivolto a tutti gli Stati membri un esplicito invito ad istituire un organismo indipendente ed imparziale e a ratificare in tempi brevi il protocollo ONU del 2002.
È utile anche ricordare, da ultimo, che recenti direttive europee hanno sottolineato il peggioramento delle condizioni di vita dei detenuti e la carenza di sorveglianza e di controlli all'interno delle carceri, affermando la necessità di verificare il rispetto dei diritti che vengono proclamati.
Alla luce di tali considerazioni, non posso non ribadire l'importanza che l'attività del garante sia estesa anche ai centri di permanenza temporanea e assistenza per stranieri senza alcun tipo di preavviso, nonché ai commissariati di pubblica sicurezza e alle caserme della Guardia di Finanza e dei carabinieri.
Nell'auspicio, pertanto, che si arrivi al più presto all'approvazione del provvedimento al nostro esame, non posso non ricordare come, sull'istituzione del garante nazionale dei diritti delle persone private o limitate della libertà personale, vi sia
Il gruppo di Rifondazione comunista, mio tramite, farà di tutto affinché finalmente, dopo tanti anni, il Parlamento passi dalle parole ai fatti.
La necessità di intervenire in questo settore allineando la nostra legislazione a quella dei paesi europei, così ampiamente citati dall'onorevole Pisapia, è indiscutibile. Il problema è come intervenire e se vi sono le risorse per farlo.
A quanto ci risulta, sul provvedimento in esame, di iniziativa parlamentare, la Commissione bilancio non ha ancora espresso il proprio parere perché in questo caso ci troviamo, ahimè, di fronte alla creazione di una struttura che ha un costo di 3 milioni seicentomila euro l'anno. Un costo che va assolutamente contro quella che è l'indicazione data dal Governo in più occasioni, anche recentemente, sulla necessità che gli uffici delle authority siano realizzati utilizzando strutture già esistenti o comunque che si provveda sulla base dell'autofinanziamento. Non possiamo chiedere che si autofinanzi il garante per la tutela dei diritti; però, è certo che bisognerà trovare un'altra soluzione. La posizione del Governo su questo aspetto non potrà che tener conto anche delle esigenze di bilancio.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata (question time) avrà luogo il mercoledì (dalle 15 alle 16) compatibilmente con la convocazione del Parlamento in seduta comune.
Lo svolgimento di interrogazioni, di interpellanze e di interpellanze urgenti sarà inserito nelle sedute del martedì, del giovedì o del venerdì, secondo l'andamento dei lavori dell'Assemblea.
Giovedì 10 novembre avrà luogo lo svolgimento dell'interpellanza urgente Violante ed altri n. 2-01687 sul centro di permanenza temporanea di Lampedusa.
Il Presidente si riserva di inserire nel calendario l'esame di progetti di legge di ratifica licenziati dalle Commissioni e di documenti licenziati dalla Giunta per le autorizzazioni.
Il Parlamento in seduta comune è convocato mercoledì 9 novembre 2005, alle 13,30, per procedere all'elezione di un componente del Consiglio superiore della magistratura (primo scrutinio), nonché dei giudici aggregati della Corte costituzionale (secondo scrutinio).
Discussione generale
Seguito esame
15 minuti
15 minuti
15 minuti
15 minuti
10 minuti
10 minuti
25 minuti
55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
55 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
3 ore e 45 minuti
3 ore e 50 minuti
35 minuti
52 minuti
34 minuti
44 minuti
32 minuti
36 minuti
32 minuti
33 minuti
31 minuti
24 minuti
31 minuti
22 minuti
30 minuti
19 minuti
42 minuti
42 minuti
9 minuti
9 minuti
8 minuti
8 minuti
8 minuti
8 minuti
6 minuti
6 minuti
5 minuti
5 minuti
4 minuti
4 minuti
2 minuti
2 minuti
Discussione generale
Seguito esame
15 minuti
15 minuti
15 minuti
15 minuti
10 minuti
10 minuti
25 minuti
1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
55 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
4 ore
3 ore e 50 minuti
39 minuti
52 minuti
37 minuti
44 minuti
35 minuti
36 minuti
34 minuti
33 minuti
32 minuti
24 minuti
32 minuti
22 minuti
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45 minuti
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8 minuti
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15 minuti
15 minuti
10 minuti
10 minuti
45 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
3 ore
32 minuti
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22 minuti
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14 minuti
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2 minuti
25 minuti
10 minuti
5 minuti
Interventi a titolo personale
50 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
3 ore e 45 minuti
51 minuti
43 minuti
Alleanza Nazionale
36 minuti
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18 minuti
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10 minuti
8 minuti
8 minuti
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15 minuti
15 minuti
10 minuti
20 minuti
40 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
2 ore e 50 minuti
29 minuti
43 minuti
Alleanza Nazionale
21 minuti
32 minuti
14 minuti
13 minuti
18 minuti
31 minuti
7 minuti
6 minuti
6 minuti
4 minuti
3 minuti
3 minuti
2 minuti
Discussione generale
Seguito esame
15 minuti
15 minuti
15 minuti
15 minuti
10 minuti
10 minuti
1 ora e 10 minuti
1 ora (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun
deputato)
1 ora (con il limite massimo di 10 minuti per il complesso degli interventi di ciascun
deputato)
4 ore e 35 minuti
4 ore e 25 minuti
32 minuti
46 minuti
1 ora e 7 minuti
1 ora e 7 minuti
31 minuti
32 minuti
52 minuti
51 minuti
UDC
30 minuti
21 minuti
30 minuti
20 minuti
33 minuti
28 minuti
45 minuti
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10 minuti
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8 minuti
8 minuti
8 minuti
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7 minuti
7 minuti
5 minuti
5 minuti
4 minuti
4 minuti
3 minuti
3 minuti
25 minuti
10 minuti
5 minuti
50 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
3 ore e 45 minuti
51 minuti
43 minuti
36 minuti
33 minuti
23 minuti
21 minuti
18 minuti
45 minuti
10 minuti
SDI - Unità Socialista
8 minuti
8 minuti
7 minuti
5 minuti
4 minuti
3 minuti
15 minuti
15 minuti
10 minuti
45 minuti
1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun
deputato)
4 ore e 15 minuti
45 minuti
1 ora e 5 minuti
31 minuti
48 minuti
20 minuti
19 minuti
27 minuti
45 minuti
10 minuti
8 minuti
8 minuti
7 minuti
Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI
5 minuti
4 minuti
3 minuti
Discussione generale
Seguito esame
15 minuti
15 minuti
15 minuti
15 minuti
10 minuti
10 minuti
15 minuti
55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
40 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
3 ore e 45 minuti
2 ore e 30 minuti
35 minuti
34 minuti
34 minuti
28 minuti
32 minuti
24 minuti
32 minuti
22 minuti
31 minuti
15 minuti
31 minuti
14 minuti
30 minuti
13 minuti
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27 minuti
9 minuti
6 minuti
8 minuti
5 minuti
8 minuti
5 minuti
6 minuti
4 minuti
5 minuti
3 minuti
Minoranze linguistiche
4 minuti
2 minuti
2 minuti
2 minuti
25 minuti
10 minuti
5 minuti
50 minuti (con il limite massimo di 9 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
3 ore e 45 minuti
51 minuti
43 minuti
36 minuti
33 minuti
23 minuti
21 minuti
18 minuti
45 minuti
10 minuti
8 minuti
8 minuti
7 minuti
5 minuti
4 minuti
3 minuti
Discussione generale
Seguito esame
20 minuti
20 minuti
20 minuti
20 minuti
10 minuti
10 minuti
30 minuti
1 ora (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
1 ora e 5 minuti (con il limite massimo di 11 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
4 ore e 25 minuti
4 ore e 45 minuti
47 minuti
1 ora e 5 minuti
43 minuti
55 minuti
39 minuti
45 minuti
38 minuti
41 minuti
34 minuti
29 minuti
33 minuti
27 minuti
31 minuti
23 minuti
45 minuti
51 minuti
10 minuti
11 minuti
8 minuti
10 minuti
8 minuti
10 minuti
7 minuti
7 minuti
5 minuti
6 minuti
4 minuti
4 minuti
3 minuti
3 minuti
20 minuti
20 minuti
10 minuti
55 minuti (con il limite massimo di 15 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
4 ore
39 minuti
37 minuti
35 minuti
34 minuti
32 minuti
32 minuti
31 minuti
45 minuti
10 minuti
8 minuti
8 minuti
7 minuti
5 minuti
4 minuti
3 minuti
10 minuti
10 minuti
10 minuti
Tempi tecnici
10 minuti
40 minuti (con il limite massimo di 6 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
2 ore e 40 minuti
28 minuti
40 minuti
19 minuti
31 minuti
13 minuti
12 minuti
17 minuti
31 minuti
7 minuti
6 minuti
6 minuti
4 minuti
3 minuti
3 minuti
2 minuti
15 minuti
15 minuti
10 minuti
20 minuti
45 minuti (con il limite massimo di 8 minuti per il complesso degli interventi di ciascun deputato)
3 ore e 10 minuti
42 minuti
36 minuti
Alleanza Nazionale
30 minuti
28 minuti
20 minuti
18 minuti
16 minuti
36 minuti
8 minuti
7 minuti
7 minuti
5 minuti
4 minuti
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2 minuti