La seduta comincia alle 11,35.
ANTONIO MAZZOCCHI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 21 ottobre 2005.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Armani, Enzo Bianco, Biondi, Boato, Bono, Brancher, Bricolo, Carrara, Cicchitto, Colucci, Gianfranco Conte, Cordoni, Cusumano, Diana, Gasparri, Gentiloni Silveri, Giordano, Giancarlo Giorgetti, Giovanardi, Martinelli, Martino, Molgora, Moroni, Pecoraro Scanio, Pescante, Pisanu, Possa, Romani, Paolo Russo, Sgobio, Taormina, Tortoli e Violante sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono novantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dalla Camera e modificato dal Senato: Nuove disposizioni concernenti i professori e i ricercatori universitari e delega al Governo per il riordino del reclutamento dei professori universitari.
Ricordo che nella seduta di ieri si è conclusa la discussione sulle linee generali delle modifiche introdotte dal Senato.
PRESIDENTE. Ricordo che sono state presentate le questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità Castagnetti ed altri n. 1 e Violante ed altri n. 2 (vedi l'allegato A - A.C. 4735-B sezione 1).
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del regolamento, le questioni pregiudiziali possono essere illustrate per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Zaccaria ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Castagnetti ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, discutiamo oggi della costituzionalità di questo disegno di legge, che interviene sul tormentato iter della disciplina dello stato giuridico dei professori universitari e sulle modalità del loro reclutamento.
Credo di conoscere abbastanza bene il mondo dell'università, per avervi dedicato una parte rilevante della mia vita, e ritengo che il principio dell'autonomia degli atenei sia uno dei cardini fondamentali del sistema, una caratteristica connaturata alla natura stessa del livello di istruzione universitario e della ricerca che si svolge all'interno dell'università.
Ciò che conta in questa discussione, però, non è quanto può portare la mia modesta e personale opinione, ma il portato di secoli di evoluzione in cui, sin dal Medioevo, le istituzioni universitarie hanno saputo e dovuto ritagliarsi la propria indipendenza dal potere politico, in ragione della loro stessa sopravvivenza come enti di studio e di ricerca. Ancor di più, il principio dell'autonomia dell'università è il caposaldo della disciplina costituzionale dell'articolo 33.
L'articolo 33, comma 6, della Costituzione, infatti, riconosce l'autonomia delle università e ne inquadra il diritto di darsi ordinamenti autonomi, nei limiti peraltro stabiliti dalle leggi dello Stato. È qui che si ravvisa il palese contrasto con il testo proposto dalla maggioranza, ed è per questa ragione che chiediamo di non procedere ulteriormente nell'esame del provvedimento: per questi palesi vizi di costituzionalità, sui quali cercherò di soffermarmi.
Non è un caso, del resto, che il Comitato pareri della Commissione affari costituzionali aveva espresso all'unanimità una esplicita condizione, nell'ambito del parere favorevole, volta alla soppressione del comma 1, dell'articolo 1 salvo poi rivedere a maggioranza tale parere nel pomeriggio della stessa giornata.
L'articolo 1, comma 1, del disegno di legge in discussione dispone che la gestione dell'università sia ispirata ai principi di autonomia e responsabilità; ma si prevede, al contempo, che tutto ciò avvenga nel quadro degli indirizzi fissati con decreto dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
I profili che credo opportuno analizzare sono inizialmente due.
Innanzitutto, come ricordato ieri nel corso della discussione sulle linee generali da parte dell'onorevole Tocci, vi è la violazione della riserva di legge prevista dall'articolo 33, comma 6, della Costituzione da parte del richiamato articolo 1, comma 1, del disegno di legge, così come novellato al Senato. Si dispone, in questo modo, il salto di un livello normativo, assegnando ad una fonte ministeriale ciò che la Costituzione demanda espressamente alla fonte legislativa.
Inoltre, non sono in alcun modo previsti dalla legge principi e criteri per l'esercizio di tale potere da parte del ministro, recuperando - anche se solo parzialmente - una riserva di legge relativa o, comunque, una riconduzione del nuovo potere ministeriale all'interno dei canoni del principio di legalità.
Si ricorda che questo comma è stato introdotto al Senato, dove, ancora una volta, si è proceduto alla posizione della questione di fiducia sul maxiemendamento completamente sostitutivo dell'articolato.
Sotto il secondo profilo, credo sia necessario richiamare la contraddittorietà riscontrabile all'interno della disciplina proposta da questo testo in merito alla considerazione del parametro costituzionale dell'autonomia. Ciò è evidente se si analizzano congiuntamente i commi 1 e 5 dell'articolo 1. Mentre nel comma 1 si circoscrive l'autonomia universitaria nell'ambito delle linee di indirizzo fissate dal ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al comma 5, in tema di delega al Governo per la disciplina del reclutamento dei professori universitari, si indica espressamente il doveroso rispetto dell'autonomia delle istituzioni universitarie. Perché tale contraddizione? Queste riflessioni saranno ribadite ulteriormente sotto il profilo della copertura finanziaria.
Ritengo sia molto più facile difendere l'autonomia come mero canone di riferimento, piuttosto che attuarla nei fatti. Si cita l'autonomia, ma non la si pratica, lasciando alle università la possibilità di darsi effettivi ordinamenti autonomi. Si noti il fatto - non credo si tratti di una semplice dimenticanza di forma - che il
richiamo all'autonomia non è inserito tra i principi e i criteri direttivi veri e propri della delega.
Il testo di cui stiamo discutendo, inoltre, pone problematiche che la stessa Corte costituzionale ha già avuto modo di affrontare con la sentenza n. 383 del 1998, citata nella questione pregiudiziale da noi presentata. In quel caso, il giudice delle leggi aveva sottolineato, proprio in materia di autonomia delle istituzioni universitarie, come la volontà del legislatore di istituire un potere ministeriale svincolato da adeguati criteri di esercizio configurerebbe una palese - sottolineo: palese - violazione della riserva di legge prevista dalla Costituzione.
Per quanto riguarda la questione sollevata in merito alla copertura finanziaria del provvedimento, credo sia necessario richiamare il dibattito avvenuto in prima lettura alla Camera. In quella circostanza, infatti, la risposta fu elusiva e, con un escamotage più formale che sostanziale, si sono determinati soltanto una riduzione delle supplenze ed un aumento del carico per i docenti già esistenti, per bilanciare i nuovi costi: con una mano si dà e con l'altra si prende!
Entrando nel merito del provvedimento, le modifiche apportate dal Senato hanno rafforzato le contraddizioni interne a questo testo. Da un lato, si restringe l'autonomia universitaria, rendendo preponderante il potere del ministro, come si è descritto in precedenza; dall'altro, si esonera lo Stato da qualsiasi intervento finanziario - questo è l'aspetto decisamente più grave -, accollando tutti gli oneri economici sopravvenuti alle università. Anche questo è un bel modo di intendere l'autonomia!
Tutto ciò costituisce un paradosso. Si vincolano gli atenei ad indirizzi eterodeterminati e, allo stesso tempo, li si obbliga a trovare le risorse per adempiere tali funzioni.
Se non fossero in gioco canoni costituzionali, si potrebbe parlare della «sublimazione dell'ipocrisia». È il caso, ad esempio, dell'articolo 1, comma 5, lettera a), punto 3), in base al quale tutti gli oneri relativi a ciascuna commissione di valutazione sono posti a carico dell'ateneo ove sia espletata la procedura. Oppure, cito i commi 8 e 9, in tema di copertura dei posti di professore ordinario e associato, per i quali si procede nell'ambito delle relative disponibilità di bilancio delle università e previa attestazione della sussistenza di adeguate risorse nei rispettivi bilanci.
Anche qui è molto facile fare riforme a carico di altri soggetti. Questo è il motivo conduttore di molte leggi. Si attribuiscono compiti agli enti locali e non si danno loro le risorse o le si tolgono. Si dice: facciano le università, ma non si danno le risorse o queste vengono tagliate.
Si potrebbero citare anche altre disposizioni relative alla copertura dei costi per le future chiamate degli idonei, ai maggiori costi derivanti dalle diverse ipotesi di conferimento di incarichi di insegnamento o alle diverse tipologie previste per i contratti di ricerca e di docenza.
Certo, a fronte di tali norme la formula di rito secondo cui «dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica» sembra essere, a dir poco, pilatesca. Altro che finanza creativa, signor Presidente! In questo caso stiamo superando noi stessi perché immaginiamo di coprire gli oneri finanziari facendo riferimento ad altri enti. Ci manca poco che, tra qualche anno, li copriremo facendo riferimento al bilancio di Stati esteri.
In altre parole, lo Stato decide di dettare regole senza curarsi minimamente di come provvedere all'attuazione delle stesse, scaricando sull'università la responsabilità in merito all'adempimento. Tale situazione è tanto più vera se si considera la lettera del citato comma 1 (dopo le modifiche del Senato), in base al quale gli indirizzi ministeriali da emanare con decreto andranno ad incidere sulla gestione dell'università. Anche volendo interpretare in senso restrittivo il termine «gestione dell'università», lo si deve intendere in una dimensione prettamente economica,
per cui è innegabile che la dimensione organizzativa implichi conseguenze anche di natura finanziaria.
Una notazione ulteriore riguarda la circostanza per cui l'accuratezza nel definire una riforma così ampia dello stato giuridico e del reclutamento dei docenti prevedendo che non scaturiscano nuovi oneri, appare totalmente strumentale. Infatti, si ravvisa in tutto questo non un tentativo, seppur contraddittorio, di riconoscimento dell'autonomia dell'università almeno dal punto di vista finanziario, ma la volontà di approvare ora ad ogni costo questa legge in piena sessione di bilancio. Sul tema i regolamenti di Camera e Senato (articoli 119, comma 4, e 126, comma 11) sono chiari: non è possibile approvare provvedimenti che comportino nuovi o maggiori oneri per lo Stato, mentre è in discussione il disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria...
ROBERTO ZACCARIA. Ho concluso, signor Presidente.
Dunque, anche questo rinvio alla finanziaria, diretto o indiretto, per la copertura è una sostanziale elusione dell'articolo 81 della Costituzione, è una sorta di gioco delle tre carte: è già successo l'anno passato e poi si è recuperato in extremis. Il rinvio delle leggi per mancato rispetto dell'articolo 81 è uno dei motivi classici del rinvio presidenziale. Anche il Presidente Ciampi ha operato rinvii per tale motivo. Vi esorto in maniera accorata a non giocare con il fuoco su questo argomento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. L'onorevole Amici ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Violante ed altri n. 2, di cui è cofirmataria.
SESA AMICI. Signor Presidente, già il collega Zaccaria nel suo intervento ha svolto una serie di considerazioni riguardanti gli aspetti di legittimità costituzionale del disegno di legge al nostro esame. Prima di entrare nel merito dei motivi che determinano la nostra richiesta di non procedere all'esame del provvedimento rilevando i suoi punti di incostituzionalità, parto da una premessa. Mi riferisco al fatto che il Comitato pareri della I Commissione aveva posto una condizione con riferimento al comma 1 dell'articolo 1 del disegno di legge. La I Commissione, in seduta plenaria, ha poi cambiato il parere trasformando la condizione in osservazione. Del resto, se si legge esattamente il testo della motivazione, quegli elementi di contenuto rimangono, al punto che si invitava la Commissione di merito a verificare la congruità del testo rispetto ai principi dell'articolo 33 della Costituzione, cosa che la Commissione di merito si è guardata bene dall'esaminare. Anche ciò è indicativo di un metodo di procedere di fronte a pareri che pongono condizioni od osservazioni, per i quali non si ha alcun tipo di rispetto dialettico o di capacità di ragionamento.
Il disegno di legge, all'articolo 1, comma 1, dispone che la gestione dell'università si ispira ai principi di autonomia e di responsabilità nel quadro degli indirizzi fissati con decreto del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. L'articolo 33 della nostra Costituzione, al sesto comma, sancisce formalmente che le istituzioni di alta cultura, università ed accademie hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
È poi intervenuta la sentenza della Corte costituzionale n. 383 del novembre 1998, che ha previsto una importante innovazione rispetto ad un caso di giurisprudenza. Ritengo, tuttavia, che tale sentenza debba essere letta nella sua interezza, in quanto stabilisce che l'articolo 33 della Costituzione riserva alla legge la fissazione dei limiti dell'autonomia ordinamentale e organizzativa delle università, pur non escludendo la possibilità che la legge, ove non disponga essa stessa direttamente ed esaustivamente, preveda l'intervento normativo dell'esecutivo, sempre che l'attività normativa secondaria sia limitata alla specificazione concreta della disciplina legislativa e purché ne siano
precisate e circoscritte le condizioni di esercizio o dalla stessa disposizione di legge che riconosce il potere normativo al ministro, ovvero da altre determinazioni legislative che lo circoscrivano, ricavabili anche con riferimento all'ordinamento nel suo insieme. In ciò si ravvisa quell'articolazione tra norme primarie e secondarie prima evidenziata dal collega Zaccaria.
In materia di autonomia delle università, le uniche norme rinvenibili nel nostro ordinamento dispongono: all'articolo 6, comma 1, della legge 9 maggio 1989, n. 168, che «le università sono dotate di personalità giuridica e, in attuazione dell'articolo 33 della Costituzione, hanno autonomia didattica, scientifica, organizzativa, finanziaria e contabile; esse si danno ordinamenti autonomi con propri statuti e regolamenti»; all'articolo 6, comma 2, della stessa legge n. 168, che «nel rispetto dei principi di autonomia stabiliti dall'articolo 33 della Costituzione e specificati dalla legge, le università sono disciplinate, oltre che dai rispettivi statuti e regolamenti, esclusivamente da norme legislative che vi operino espresso riferimento»; all'articolo 1, comma 2, della medesima legge n. 168, che il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca «dà attuazione all'indirizzo ed al coordinamento nei confronti delle università e degli enti ricerca, nel rispetto dei principi di autonomia stabiliti dall'articolo 33 della Costituzione e specificati dalla legge e dalle disposizioni di cui alla legge 23 agosto 1988, n. 400».
Proprio alla luce di tali richiami è evidente che il potere di indirizzo del ministro nei confronti delle università è legittimamente esercitabile, in conformità anche all'esplicito enunciato dell'articolo 1, comma 2, della legge n. 168 del 1989, soltanto nel rispetto dei principi di autonomia stabiliti dall'articolo 33 della Costituzione. Pertanto, è costituzionalmente illegittima, alla luce della richiamata giurisprudenza della Corte costituzionale, la previsione dell'articolo 1, comma 1, del provvedimento in esame che attribuisce al ministro un generale ed indeterminato potere di indirizzo in ordine alla gestione delle università, senza che la norma stessa ne definisca i contenuti sostanziali e le condizioni di esercizio e posto che tali contenuti e tali condizioni non sono ricavabili né da altre disposizioni di legge, né dall'insieme dell'ordinamento.
Siamo dunque di fronte ad un intervento incostituzionale, visto che nel provvedimento in esame non sono fissati gli indirizzi entro i quali potranno essere emanati i successivi decreti. Tutto ciò, unito a quanto avvenuto in sede di Commissione affari costituzionali, testimonia la giustezza della nostra tesi.
Siamo di fronte ad un disegno di legge che forza questi contenuti e, proprio per tale motivo, chiediamo all'Assemblea di non procedere all'esame del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, intendo aderire pienamente alle pregiudiziali di costituzionalità testé illustrate.
Intanto, vorrei fare riferimento al contenuto specifico delle pregiudiziali, cioè all'evidente e «rumoroso» contrasto con l'articolo 33 della Costituzione, ultimo comma, relativo all'autonomia statutaria e alla capacità di autodeterminazione delle università italiane, nonché ai profili che saranno affrontati nel momento in cui si entrerà nel merito dei singoli articoli.
Infatti, onorevoli colleghi della maggioranza, la filosofia complessiva che ispira questo provvedimento è assolutamente inaccettabile. Essa tende a realizzare una sorta di precarizzazione della docenza che si riverbera anche sulla mancanza di dati concreti relativi agli aspetti stipendiali e alle risorse con le quali affrontare la dimensione della docenza in una situazione di normalità della nostra università.
Si tratta di due profili fondamentali, mentre il provvedimento sembra costruito ed immaginato da chi è al di fuori della realtà universitaria e perciò disegna un quadro di riferimento astratto, che non
tiene conto in alcun modo del concreto svolgimento dell'attività didattica, formativa e di ricerca. Inoltre, non si tiene conto neppure della necessaria autonomia universitaria, che va salvaguardata in Italia coerentemente al dettato costituzionale.
Per tali ragioni il gruppo Misto-Popolari-Udeur voterà convintamente in senso favorevole alle pregiudiziali presentate (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Popolari-UDEUR).
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Palma. Ne ha facoltà.
NITTO FRANCESCO PALMA. Signor Presidente, evidentemente soffermerò la mia attenzione solo sulla seconda delle questioni pregiudiziali, in quanto la prima, attinente a problemi di copertura di spesa, è ampiamente superata dalle determinazioni della Commissione bilancio.
Il problema che viene avanzato è estremamente semplice: si assume che la disposizione dell'ultimo periodo del comma 1 dell'articolo 1 - secondo la quale il ministro dell'istruzione fissa gli indirizzi all'interno dei quali si deve muovere l'autonomia universitaria - è in contrasto con l'articolo 33 della Costituzione, ultimo comma, che prevede per l'appunto che le istituzioni di alta cultura (università e accademie) hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato.
Orbene, se il problema è questo, la questione pregiudiziale sollevata dall'opposizione è completamente infondata per diverse ragioni. Intanto, la disposizione di cui all'ultimo comma dell'articolo 33 della Costituzione prevede una riserva che, per costante dottrina ed anche per costante giurisprudenza della Suprema Corte, è riserva relativa di legge e non assoluta. Questo comporta che il legislatore primario può tranquillamente delegare a quello secondario la normazione di dettaglio. In tal senso, la Corte costituzionale, in termini estremamente chiari, nelle sentenze n. 34 del 1986 e n. 383 del 1998 ha affermato la natura relativa della riserva di legge in questione.
Venendo al punto specifico, mi meraviglio della parte argomentativa posta a sostegno della questione pregiudiziale perché essa è già ampiamente superata dalla citata sentenza n. 383.
Tale sentenza afferma, come è noto, che è legittimo sotto il profilo costituzionale delegare al ministro l'attuazione dei principi, a patto che il ministro si muova all'interno di un quadro di indirizzo ricavabile dall'ordinamento. Ricavabile, dunque, non dalla stessa disposizione che delega al ministro il potere di normazione, ma ricavabile...
PRESIDENTE. Chiedo scusa, onorevole Palma. Vorrei pregare i colleghi che sostano nell'emiciclo di sgombrarlo e di sedersi, se possibile... Grazie!
Prego, onorevole Palma, prosegua pure.
NITTO FRANCESCO PALMA. Infatti, la sentenza citata afferma in termini estremamente chiari: «tali determinazioni (...) possono essere ricavate, e così le esigenze della riserva di legge possono essere soddisfatte, con riferimento all'ordinamento nel suo insieme e non devono necessariamente essere contenute nella disposizione specifica istitutiva del potere dell'amministrazione».
Così stando le cose, è chiaro come la questione pregiudiziale sia assolutamente
infondata. Dispiace il fatto che l'opposizione dovrebbe conoscere la sentenza n. 383 del 1998, in quanto essa è stata pronunciata con riferimento a questioni di legittimità costituzionale relative all'articolo 17, comma 116, della legge 15 maggio 1997, n.127, vale a dire una legge varata dal Parlamento quando il Governo era presieduto dal Presidente Prodi e che, per l'appunto, delegava al ministro la facoltà di stabilire i tetti di accesso degli studenti all'università. Credo che al riguardo valga il detto per cui non vi è persona più sorda di chi non vuole sentire (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Nessun altro chiedendo di parlare, al fine di consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta, che riprenderà alle 12,20.
La seduta, sospesa alle 12,05, è ripresa alle 12,20.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dobbiamo votare le questioni pregiudiziali; vi prego pertanto di prendere posto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulle questioni pregiudiziali per motivi di costituzionalità Castagnetti ed altri n. 1 e Violante ed altri n. 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 279).
Poiché sono state testé respinte le questioni pregiudiziali di costituzionalità Castagnetti ed altri n. 1 e Violante ed altri n. 2, si passerà all'esame dell'articolo unico del disegno di legge.
PRESIDENTE. Passiamo dunque all'esame dell'articolo unico del disegno di legge, nel testo modificato dal Senato, e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 4735-B sezione 4).
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 4735-B sezioni 2 e 3).
Ricordo che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
Informo, inoltre, l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, i gruppi dei Democratici di Sinistra, della Margherita e di Rifondazione comunista sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
Avverto, peraltro, che la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento in via equitativa consentendo - in particolare - la votazione di un numero di emendamenti pari al doppio di quelli previsti dalla richiamata norma regolamentare.
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
MARIO PEPE, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutte le proposte emendative presentate (Commenti).
PRESIDENTE. Il Governo?
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello del relatore.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambale 1.60.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghi, oggi non è un bel giorno per le università del nostro paese (Commenti).
Con la forza dei numeri, con un percorso parlamentare alquanto accidentato e rifiutando un vero confronto con il mondo dell'università e con le forze di opposizione, sia in questo ramo del Parlamento sia al Senato, state per approvare una riforma che non si può definire tale, che non è neanche una piccola riformetta del sistema universitario del nostro paese.
Signor ministro, immagino che lei insieme al Presidente del Consiglio dei ministri, oggi presente in aula, si appresterà nei prossimi giorni a tenere una conferenza stampa con cui presenterà questa riforma del sistema universitario. Ma di riforma non si tratta e i vostri inganni verranno svelati. Quello in discussione è un pessimo provvedimento, dannoso e nocivo per la nostra università. Che si tratti di un pessimo provvedimento lo dimostra del resto la presenza in aula di un gran numero di esponenti del Governo, cosa questa avvenuta ogni qual volta il Parlamento è stato chiamato ad approvare pessime leggi, leggi-vergogna, leggi contro i cittadini italiani e volte a demolire i sistemi di autonomia dei vari settori del nostro paese.
Oggi, con questo provvedimento si lede fortemente il sistema di autonomia dell'università e si vogliono approvare delle norme, a nostro parere, confuse, rabberciate e irrazionali, perfino incostituzionali come abbiamo cercato di dimostrare con le questioni pregiudiziali di costituzionalità presentate.
Quello al nostro esame è un provvedimento senza copertura finanziaria che finisce per arrecare un ulteriore danno alle università, le quali si troveranno a dover affrontare maggiori oneri che, anche in questo caso, violano l'autonomia dell'università e la Costituzione (l'articolo 81).
Signor ministro, lei probabilmente si candiderà alla carica di sindaco di Milano, però, va detto che nel corso di questi cinque anni, in cui ella ha diretto il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, non è stata capace di affrontare in modo serio i nodi veri e irrisolti del nostro sistema universitario. Non ha prodotto nulla; al contrario, ha prodotto una dequalificazione del sistema universitario, una contrazione delle risorse, il blocco per anni delle assunzioni ed ha penalizzato l'autonomia delle università.
Signor ministro, lei è riuscita in un unico obiettivo, quello cioè di alleare tutto il mondo dell'università contro di lei e contro questa riforma. Non le dicono nulla le proteste dei rettori delle università, i documenti approvati all'unanimità, i pronunciamenti di senati accademici, le mobilitazioni e manifestazioni in corso da mesi in tutto il paese? Anche oggi, con una grande manifestazione, qui a Roma, migliaia di persone protestano sostenendo che questa riforma non va bene, che non deve essere approvata e che questo provvedimento va ripensato radicalmente. E ciò, badate, viene richiesto non per tutelare interessi corporativi e particolari, ma a difesa di una grande idea che vede l'università come il settore strategico fondamentale su cui investire per il futuro economico, sociale e civile del nostro paese. Questo è il senso delle manifestazioni che si stanno svolgendo, e questo è il senso anche della manifestazione odierna. A queste mobilitazioni voi rispondete con la solita sordità, con la solita chiusura, incapaci come siete di affrontare in maniera seria i temi irrisolti dell'università italiana i quali richiedevano che l'intero Parlamento avesse prestato su di essi un'attenzione importante.
Noi abbiamo sempre sostenuto che una riforma del sistema universitario fosse necessaria ed urgente, ma quella da voi
proposta non va bene. Abbiamo sempre detto che era necessario concedere un riconoscimento ai 20 mila ricercatori senza stato giuridico, voi, invece, con questa riforma, li umiliate. Abbiamo sempre detto che l'invecchiamento del corpo docente delle nostre università andava affrontato con l'immissione di giovani studiosi da avviare alla ricerca e alla didattica, voi, invece, «tagliate fuori» i giovani e, così facendo, finirete per fare morire di vecchiaia la nostra università. Abbiamo anche sostenuto che era necessario definire sia i diritti e i doveri dei docenti con un nuovo stato giuridico sia un adeguato sistema di valutazione dei docenti e degli atenei. Di tutto ciò non c'è traccia nel provvedimento, e questo ci fa capire che siamo di fronte ad un pessimo provvedimento, ad una «riformetta» inutile e dannosa che arrecherà ulteriori danni e sulla quale noi dovremo sicuramente intervenire. Noi continueremo a farlo fin d'ora, nel prosieguo dell'esame del provvedimento, con ulteriori interventi (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, colleghe e colleghi, signori rappresentanti del Governo, signora ministra, le modalità di reclutamento della docenza, l'organizzazione delle carriere, le definizioni dei diritti e dei doveri dei professori e di chi fa ricerca e lavora nelle università, costituiscono fattori cruciali per il funzionamento e la qualità del sistema universitario: sul versante simbolico, essi contribuiscono a definire l'ethos professionale degli universitari e a legittimare o delegittimare il loro status nei confronti della società tutta; sul versante organizzativo e funzionale, influiscono sul prevalere delle buone o delle cattive pratiche della governance e sulla stessa qualità dei processi di riproduzione delle specifiche comunità scientifiche e disciplinari.
Nel provvedimento in esame - che ha ricevuto giudizi negativi in tutte le audizioni effettuate dalla Camera e dal Senato, esclusi quelli di uno o due gruppi che rappresentavano specifici settori beneficiari di riserve nei concorsi - non c'è il merito, non c'è la qualità, non c'è l'autonomia delle università, non c'è il ringiovanimento della docenza, non c'è la celerità dei concorsi: non c'è quello che il sistema universitario richiede e che il ministro, in tutte le interviste rilasciate alle televisioni ed ai giornali, asserisce di avere assicurato con il provvedimento medesimo.
Non c'è il merito perché ci sono le riserve di anzianità. Abbiamo già valutato che una buona parte dei docenti associati, che ha i titoli per partecipare per merito ai concorsi universitari possono essere superati in virtù dei criteri di anzianità e delle riserve che avete proposto. Lo stesso vale per i ricercatori che faranno domanda per diventare associati.
Non c'è il merito perché non c'è la valutazione delle persone rispetto alla didattica ed alla ricerca. Non c'è il merito perché non c'è integrazione valutata tra ricerca e didattica. Non c'è la qualità perché non c'è la valutazione delle strutture e non c'è la valutazione indipendente degli atenei. Noi crediamo che il comitato nazionale per la valutazione ed il comitato nazionale per la ricerca abbiano svolto un buon lavoro, ma abbiamo chiesto un'agenzia indipendente per la valutazione (indipendente sia dal sistema accademico sia dal ministero), che è stata dapprima votata anche dall'Assemblea e, successivamente, rifiutata dal Governo mediante gli emendamenti presentati al Senato.
Non c'è l'autonomia, non soltanto perché è negata nel comma di cui chiediamo la soppressione, ma anche perché, come ha sottolineato ieri l'onorevole Aprea, le università, di fatto, saranno obbligate a chiamare gli idonei: non si faranno nuovi concorsi finché tutti gli idonei, anche per anzianità e non per merito, non saranno stati chiamati!
Non c'è il ringiovanimento della docenza, innanzitutto perché ci sono le ri
serve per gli anziani, ma anche perché non si riconosce il dottorato di ricerca come titolo necessario per accedere all'insegnamento universitario e, anzi, lo si è messo in concorrenza con qualsiasi profilo professionale di sostegno al lavoro scientifico della docenza già utilizzato nelle università. Molti tecnici di laboratorio potranno diventare professori universitari. Costoro stanno facendo bene il loro lavoro ma, anche se non hanno i titoli scientifici, potranno superare i dottori di ricerca, i quali si sono sacrificati fino a circa trent'anni in un durissimo training di studio. E così gli assegnisti di ricerca, ai quali non avete voluto riconoscere la trasformazione dell'assegno in contratto a tempo determinato.
Come ho già detto, non c'è celerità nei concorsi. Quindi, i colleghi universitari che giudicano con favore il ricorso ad un concorso nazionale sappiano che l'idoneità di cui al disegno di legge ...
PRESIDENTE. Onorevole Bimbi ...
FRANCA BIMBI. ... non garantisce né trasparenza né merito.
Credo sia stato detto abbastanza. Pensiamo, dunque, che le nostre proposte per il ringiovanimento degli atenei, per sostenere il merito dei giovani e la qualità della ricerca e della didattica siano state completamente disattese dal disegno di legge del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambale 1.60, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 427
Votanti 426
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 263).
Prendo atto che gli onorevoli Campa e Zanetta non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tocci 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, prendo spunto dall'emendamento Tocci 1.1 per approfondire alcune delle questioni riguardanti il provvedimento in esame, che giudichiamo grave e negativo per l'università del nostro paese.
Il collega Tocci, in sede di discussione sulle linee generali, ha posto in evidenza, in maniera puntuale, quali siano gli inganni contenuti in questo provvedimento. Attraverso le osservazioni che svilupperemo oggi e nei prossimi giorni, vorremmo dimostrare che quello che userete per valorizzare questa «pseudoriforma» è uno spot destinato a non produrre alcun risultato, anzi, a diventare un vero e proprio flop nei confronti non solo delle università, ma anche di altri settori del nostro paese.
Signor ministro, lei spesso parla di merito e di eccellenza da valorizzare secondo il principio dell'autonomia e della competizione tra le università e nelle università. Ebbene, in questo provvedimento, di merito non si parla. Si tratta di una grande ope legis. Nel testo vi è la previsione del principio di anzianità dei concorsi e nei concorsi, altro che merito! Vi è persino la riserva verso alcuni microinteressi, verso alcune categorie puntualmente elencate. Su questo ha svolto un lavoro magistrale l'onorevole Mario Pepe, che si è occupato in maniera particolare di questi microinteressi. Il merito non c'è! Non parlatene, quindi! Sono tutelati, invece, gli interessi corporativi e viene premiata l'anzianità.
Lei, signor ministro, in più di un'occasione, ha parlato di un nuovo ingresso dei giovani. Bene, queste porte aperte per i
giovani non ci sono! Per i giovani è previsto un percorso lunghissimo, non retribuito, di assoluto precariato, che li porterà ad entrare nell'università ad un'età avanzata, a raggiungere un determinato ruolo all'età di cinquant'anni, ossia alla stessa età degli attuali ricercatori.
Lei, signor ministro, sostiene di voler fare largo ai giovani, ma le vorrei ricordare che il presidente della conferenza dei rettori, nel corso di un'audizione in Commissione cultura, ha dichiarato (il verbale lo dimostra) che questo provvedimento taglia fuori i giovani dalle università. Non possiamo crederle, dunque! Crediamo a chi nelle università svolge un ruolo di coordinamento. Non possiamo prendere per buone le sue parole, che, del resto, sono smentite in maniera puntuale da questo provvedimento.
Lei, signor ministro, in più di un'occasione, ha parlato della necessità di valorizzare i ricercatori. Questo è stato il punto più dibattuto nell'intera gestazione del disegno di legge. Abbiamo proposto la terza fascia per i docenti universitari e per i ricercatori, per risolvere in maniera definitiva un problema che va avanti da più di 25 anni. Abbiamo chiesto di risolvere questo problema affinché ciò fosse propedeutico ad una riforma complessiva dello stato giuridico dei docenti! C'era un accordo tra le forze maggioranza e le forze di opposizione! Non si è fatto perché è intervenuto lei con questo provvedimento, che rende i ricercatori ad esaurimento e che di fatto li umilia tentando di premiarli con il titolo di «professore aggregato», che è una specie di presa in giro. Anche su questo cito il presidente della CRUI, il quale afferma: questa legge non risolve il problema dello stato giuridico degli attuali ricercatori; gli è stato dato solamente un titolo, che suona come una beffa. Signor ministro, lei dovrebbe convincere in primo luogo chi governa le nostre università; noi non pretendiamo che riesca a convincere noi!
Lei ci ha detto che i concorsi ritorneranno ad essere nazionali, ma di questo - concludo, Presidente - non vi è traccia, mentre vi è una cosa molto diversa, cioè l'idoneità nazionale per il doppio dei posti disponibili e il fatto che i concorsi continueranno ad essere locali: lei produrrà solamente l'effetto di bloccare i concorsi, e quindi di impedire quel rinnovamento delle nostre università di cui vi sarebbe bisogno.
Questi e molti altri che vedremo in seguito sono gli inganni di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 276).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 276).
Prendo atto che l'onorevole Crisci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 274).
Prendo atto che l'onorevole Crisci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 276).
Prendo atto che l'onorevole Crisci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 1.3.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, approfitto dell'autorevole presenza del Presidente del Consiglio ai nostri lavori per invitarlo a votare il presente nostro emendamento, poiché esso è costruttivo e propositivo, così come molti di quelli che abbiamo presentato nel corso dei lavori.
Abbiamo proposto emendamenti che istituivano la terza fascia della funzione docente, riconoscendo il lavoro svolto dai ricercatori; abbiamo proposto l'istituzione di una authority, unica garanzia di un sistema di valutazione autonomo e in grado di definire i livelli di efficacia e di competitività del sistema universitario, come anche la presentazione di un piano straordinario per l'immissione di giovani talenti all'interno dell'università.
Presidente del Consiglio, lei dice sempre che l'opposizione non fa proposte: ne abbiamo fatte, ma voi non ci ascoltate; non siete riusciti ad entrare in una relazione dialettica e riflessiva con le nostre proposte.
Vorrei spiegare il senso dell'emendamento 1.3 a mia prima firma per dimostrarle la capacità di proposta ed anche la generosità dell'opposizione. Infatti, nonostante il voto da voi già espresso sulla questione pregiudiziale di costituzionalità, questo provvedimento è ancora a rischio di incostituzionalità, come ci indicano tutti e due i pareri della Commissione affari costituzionali, che dapprima aveva dichiarato incostituzionale l'articolo 1 e poi ha ribadito che sulla costituzionalità avrebbe dovuto decidere la Commissione cultura, scaricando su di essa e su una sua ulteriore decisione la «patata bollente».
Certo, voi avete i numeri e, con la legge dei numeri, oggi avete votato a favore della costituzionalità; ma non avete ragione e questa arroganza vi si ritorcerà contro, a meno che non vi rendiate conto che, approvando l'emendamento in esame, andreste incontro alle osservazioni fatte dal collega Nitto Palma.
È vero che in quella sentenza si stabilisce che non vi sia bisogno di disposizioni specificamente recate al riguardo dall'articolato della delega, ma il fatto, collega Palma, è che tali disposizioni specifiche che disciplinino l'autonomia dell'università ed il potere di indirizzo del Ministero non si evincono da alcuna parte dell'ordinamento.
Dunque, con questa nostra proposta emendativa, si vuole indicare che può essere previsto non tanto un potere di indirizzo del Governo quanto la sua capacità di definire gli obiettivi strategici attraverso un piano triennale, ovviamente sentendo tutte le forze, le competenze, il CUN, la conferenza dei rettori e quant'altro. Quindi, se volete, potete proseguire sulla vostra strada, ma sapendo che «sbandiererete» oggi il risultato ottenuto
con l'approvazione del provvedimento dichiarando, a mo' di puro titolo, «abbiamo fatto la riforma»: un titolo che non varrà nulla domani, perché il testo rimane incostituzionale. Altrimenti, fermatevi, riflettete, approvate la proposta emendativa in esame e, da tale vostro atto, si riaprirà anche il discorso sul merito di questo provvedimento, del tutto inadeguato per risolvere le questioni dell'università italiana (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 271).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Intervengo nello stesso spirito della collega Grignaffini, che ha illustrato il precedente emendamento. In questo caso, con il semplice inserimento della parola «costituzionali» cerchiamo di correggere una situazione veramente incresciosa che continua a caratterizzare questo disegno di legge. Per quanto, ieri ed oggi, il sottosegretario Aprea, e chi è intervenuto contro la pregiudiziale di costituzionalità, abbiano cercato di convincere l'Assemblea sull'inesistenza di motivi di incostituzionalità, questi ultimi rimangono proprio perché il riferimento diretto agli «indirizzi fissati con decreto del Ministro dell'istruzione» confligge col fatto che l'autonomia universitaria può essere esplicitata esclusivamente attraverso strumenti di legge, e non direttamente attraverso indirizzi ministeriali.
D'altra parte, è vero che, durante la prima lettura, il testo approvato dalla Commissione di merito in sede referente recava questa dizione, ma si trattava di una stesura che rubricava l'articolo 1 Principi e che aveva anche recepito proposte emendative presentate dall'opposizione. Per esempio, tra gli indirizzi che venivano indicati nell'articolo 1 sui principi vi era quello della valutazione cui doveva essere sottoposta l'attività didattica e di ricerca proprio in ordine al cambiamento delle modalità di reclutamento e delle definizioni di stato giuridico. Inoltre, in questo stesso articolo erano previste le modalità di finanziamento ed era, altresì, previsto un «piano programmatico di investimenti», che il ministro avrebbe dovuto sottoporre al Consiglio dei ministri secondo alcuni indirizzi finalizzati a - ed era questa la parte proposta dall'opposizione ed approvata -: «a) garantire l'accesso e il mantenimento agli studi ai capaci e meritevoli anche se privi di mezzi; b) aumentare il numero di laureati e di dottori di ricerca, nonché in generale il numero di giovani con titolo universitario e di formazione professionale superiore, in maniera congruente con i migliori risultati a livello europeo ed internazionale, nonché con le necessità dello sviluppo socioeconomico del Paese».
Come si vede, avevamo in mente anche l'integrazione europea.
Si prevedeva, inoltre di ampliare e migliorare i servizi destinati agli studenti; di favorire l'accesso dei giovani alla docenza universitaria, in modo da garantire un qualificato ricambio generazionale; di potenziare la ricerca di base e l'alta formazione, anche attraverso le reti nazionali, europee ed internazionali; di sostenere il processo di internazionalizzazione degli atenei; infine, di sostenere il processo di convergenza dei sistemi di alta formazione dell'Unione europea, anche assicurando un adeguato rapporto tra docenti e studenti.
FRANCA BIMBI. Come si vede, nella precedente stesura dell'articolo 1 del provvedimento al nostro esame, gli indirizzi erano contemplati ed avrebbero dovuto essere esplicitati mediante la legge, non attraverso atti di natura amministrativa del ministro competente.
È questo il motivo per cui riteniamo che l'approvazione del nostro emendamento dia un'indicazione di buonsenso alla ripresa della discussione sulla qualità dell'ordinamento universitario che intendiamo sostenere, cambiando le regole del reclutamento e della progressione in carriera e ridefinendo...
PRESIDENTE. Onorevole Bimbi, concluda!
FRANCA BIMBI. ... i diritti ed i doveri dei professori universitari, nonché dei ricercatori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 175
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Martella 1.4.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, con l'emendamento in esame proviamo a far sì che il testo del provvedimento che ci è stato presentato diventi costituzionale, e non resti palesemente incostituzionale.
È stato chiaramente ribadito dalla I Commissione (Affari costituzionali) come il disegno di legge in esame fosse incostituzionale. Essa, infatti, nel corso dell'esame del provvedimento in sede consultiva, lo scorso giovedì mattina, ha dichiarato incostituzionale il testo in esame. All'improvviso, tuttavia, con un'iniziativa magistrale dell'onorevole Francesco Nitto Palma, nonché del presidente della VII Commissione, onorevole Adornato, il disegno di legge è tornato ad essere legittimo e costituzionale.
Insistiamo nel ribadire che così non è. Infatti, come ha testé precisato l'onorevole Grignaffini, vi è bisogno di introdurre all'interno del testo, in maniera molto più chiara, un principio di autonomia e di responsabilità delle università italiane conforme all'articolo 33 della Costituzione. Pertanto, attraverso l'emendamento in esame, riteniamo di sanare una previsione che rende ancora più grave il provvedimento in esame, essendo stato inferto un vulnus iniziale così pesante da non poterne consentire l'applicazione da parte delle università. Pertanto, se non verranno approvate le nostre proposte emendative e se il disegno di legge in esame continuerà a mantenere i propri principi ispiratori, le università italiane non dovrebbero applicarlo, perché palesemente incostituzionale, in quanto viola l'autonomia universitaria.
Vorrei ricordare, infatti, che l'autonomia dell'università è garantita dall'articolo 33, comma 6, della Costituzione, il quale recita che le istituzioni di alta cultura, università ed accademie, hanno il diritto di darsi ordinamenti autonomi nei limiti stabiliti dalle leggi dello Stato. È del tutto evidente che, attraverso il provvedimento in esame, si tenda invece a demandare tale autonomia alla potestà normativa dell'Esecutivo, mediante l'adozione di un decreto ministeriale che non disciplinerà gli aspetti applicativi o di dettaglio, ma fisserà proprio gli indirizzi in ordine alla gestione delle università.
Con ciò, verrà illegittimamente subordinata l'autonomia gestionale delle università, che ricordo essere costituzionalmente garantita, all'incondizionata discrezionalità del ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Mi riferisco a qualsiasi ministro, anche se, probabilmente, il ministro Moratti sarà in carica ancora per poco, ed ancora per poco sarà ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca un esponente del centrodestra.
È evidente, tuttavia, che varrebbe lo stesso discorso per un ministro di qualsiasi altra parte politica. Deve, infatti, essere sancita l'autonomia dell'università, che va intesa...
PRESIDENTE. Onorevole Martella, concluda.
ANDREA MARTELLA. Concludo, signor Presidente. Dicevo che l'autonomia dell'università va intesa come titolarità in capo agli atenei di quel potere di autonormazione, autorganizzazione ed autogoverno che è fondamentale e che non può essere penalizzato. Questo è un provvedimento...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Martella.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martella 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 433
Astenuti 4
Maggioranza 217
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 261).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tocci 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, noi vorremmo che - avendo espresso parere contrario su tutti gli emendamenti che correggevano il carattere di evidente incostituzionalità di questo provvedimento - il Governo, almeno, recepisse questo nostro emendamento che aggiunge al secondo periodo del comma 1 dell'articolo 1 le parole: «recependo la raccomandazione della Commissione europea» - quindi votata da tutti i Governi dell'Unione europea - «dell'11 marzo 2005, nota come Carta dei diritti e dei doveri dei ricercatori».
Mi rivolgo al ministro Moratti, che in questo momento non è presente in aula, rilevando che uno stato giuridico dovrebbe essere coerente con la missione dell'università quale luogo della ricerca, dell'elaborazione del sapere e dell'alta formazione, quale luogo che garantisce la speranza di sviluppo - non solo economico, ma civile e culturale - per il nostro paese.
La Carta dei diritti e dei doveri dei ricercatori è frutto di un'analisi che gli organismi europei compiono da molto tempo: essa rileva come molti giovani abbandonino l'insegnamento e le nuove leve siano scoraggiate dall'iniziare questa professione, sia per quanto riguarda la scuola, sia per quanto riguarda l'università. Ciò è destinato a provocare un forte abbassamento degli standard educativi ed è una circostanza molto grave in un momento in cui cresce, con ritmi travolgenti, il bisogno di nuove conoscenze e di nuovi saperi. Dunque, il problema di come attrarre verso l'insegnamento insegnanti giovani e migliori è un tema centrale delle politiche europee. Vi è uno specifico rapporto su tale problema, che si chiama «Attrarre, sviluppare e trattenere gli insegnanti competenti». Cosa fa, invece, questo provvedimento? Questo provvedimento, in pratica, premia i candidati ad entrare in questa professione sulla base della loro capacità e possibilità di resistere in condizioni di precariato e con stipendi
\`veramente al di sotto del limite di sopportabilità. Lei lo sa, signor Presidente Berlusconi, quanto guadagna un dottorando o quanto guadagna un ricercatore agli inizi della propria carriera? Probabilmente non le interessa, ma si tratta di stipendi che vanno da un minimo di 1.000 euro ad un massimo di 1.700-1.800 euro. Credo sia veramente doloroso assistere ad uno spreco di talenti e di intelligenze di giovani dai 25 ai 35 anni che non riescono ad entrare in tale professione. Ritengo che i giovani del nostro paese meritino molto di più di quanto questo provvedimento consentirà alle università italiane (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Buffo 1.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, il ministro Moratti, negli ultimi giorni, ha fatto recapitare - credo a tutti i parlamentari, ma sicuramente a quelli appartenenti alla Commissione cultura - un opuscolo che si intitola: «L'università in cifre - 2005».
È una lettura interessante - mi rivolgo sia al ministro sia al Presidente del Consiglio - perché si tratta di dati che vengono emessi dal ministero stesso. Quindi, su questi dati, non ci dovrebbe essere l'abituale conflitto tra le fonti e le cifre che caratterizza i nostri dibattiti.
Questo opuscolo del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca ci dice che è vero che la spesa per l'università in Italia cresce dal 1994 al 2004; ma cresce soprattutto tra il 1996 e il 2000. Poi, dal 2002, continua a calare, fino ad arrivare al tetto del 1996.
Ancora, questo opuscolo ci dice che il rapporto tra docenti e studenti in Italia è quello più alto d'Europa, con una media da 1 a 30, e con punte in alcuni settori disciplinari che arrivano ad 1 su 80.
Questo rapporto ci dice, inoltre, che tutti gli indicatori danno fortemente in crescita la domanda, la consapevolezza e il bisogno di università nella società italiana: crescono le immatricolazioni, crescono le lauree, i corsi post-laurea e le specializzazioni.
Dunque, vi è un paese che sta investendo in università, che ha capito che la sfida si colloca sulla frontiera del sapere. E il Governo, a questa domanda, risponde con i tagli nella legge finanziaria, il blocco delle assunzioni e del turn over.
La fotografia che viene qui rappresentata, invece, ci dice che ciò di cui ha veramente bisogno la nostra università sono più docenti e più ricercatori, per innalzare la qualità del sistema. Non si tratta di spostare risorse dall'università pubblica a quella privata, ma di rendere funzionante e competitivo il sistema universitario attraverso specifici e controllabili criteri di valutazione e di meritocrazia.
Diciamolo: chi ha tolto la possibilità di valutare in modo indipendente la qualità e l'efficacia del lavoro che si compie all'interno delle università? È stata questa maggioranza! L'opposizione ha presentato un emendamento in materia che era stato approvato in Commissione cultura: l'avete soppresso con l'ultimo emendamento al Senato sul quale è stata posta la questione di fiducia. Il che significa che questa maggioranza non ritiene che vi sia bisogno di un sistema autonomo di valutazione,
perché pensa all'università come una prateria per le scorribande del Governo e come una struttura da riempire di università personali (come quella di Tremonti e come quella recente di Reggio Calabria). Pensa che non ci sia un investimento nell'autonomia dell'università e nel futuro di questo paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nicola Rossi. Ne ha facoltà.
NICOLA ROSSI. Signor Presidente, signor ministro, l'articolo 1, comma 1, del provvedimento in esame recita che la gestione delle università si ispira ai principi di autonomia e di responsabilità nel quadro degli indirizzi fissati con decreto dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Signor ministro, vorrei ricordarle che, da parecchi secoli a questa parte, a tutte le latitudini, le università hanno registrato il loro successo in stretta dipendenza dalla loro autonomia di giudizio e dalla loro capacità di decidere autonomamente e indipendentemente la loro gestione. Ciò accadeva mille anni fa a Bologna e con Galileo a Padova. Oggi accade ad Harvard, a Chicago, al MIT.
Questo comma, signor ministro, è insultante. La cosa più grave - lo dico anche come professore universitario - è che questo comma denota una incultura accademica straordinaria in un ministro dell'università.
Francamente, una classe dirigente può scrivere leggi buone o cattive, ma non dovrebbe mai dimostrare di essere così lontana dal tema che tratta. Parlo di nuovo come professore universitario, prima ancora che come membro di questo Parlamento: signor ministro, posso rispettare l'autorità del mio rettore, posso rispettare l'autorità del mio preside o del mio direttore di dipartimento, posso rispettare l'autorità di una struttura di valutazione esterna e indipendente e, certamente, rispetto la comunità scientifica a cui appartengo. Non posso rispettare un ministro dell'università che scrive cose di questo genere e, quindi, oggi non posso rispettare lei (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buffo 1.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tocci 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Onorevoli colleghi, vorrei dire una parola chiara ed impegnativa. Non è vero che noi siamo contro la riforma Moratti. Noi siamo contro il ministro Moratti perché non ha fatto la riforma (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Siamo ad un paradosso. In questo dibattito ci sono due proposte, quella che il ministro Moratti racconta nei suoi monologhi televisivi e giornalistici e quella al nostro esame e rispetto alla quale abbiamo presentato i nostri emendamenti. Tra le due proposte c'è un abisso.
Il ministro Moratti, infatti, parla di valutazione. Bene, siamo d'accordo. C'è bisogno di valutazione nell'ambito dell'università italiana, in modo tale che coloro che si impegnano abbiano un premio e che
ciò che va male abbia un riscontro negativo. Siamo d'accordo quindi sulla valutazione. Ebbene, andiamo a cercare in queste norme dove si parla di valutazione: è stata cancellata l'authority che pure avevamo inserito con un nostro emendamento. Perché, ministro Moratti, lei che parla sempre di valutazione, ha cancellato l'authority per la valutazione che era prevista dall'articolo 2 del testo licenziato dalla Camera?
La giustificazione ufficiale è che questo argomento verrà trattato nella legge finanziaria. A noi questa è sembrata una furbizia. Comunque, oggi la legge finanziaria è al Senato e la Commissione bilancio ha stralciato l'articolo sull'istituzione dell'authority per la valutazione. Quindi, in questo momento l'authority non è né qua né là, non è da nessuna parte!
Ministro Moratti, lei ora può dimostrare la sua buona fede. Può dimostrare che la nostra malizia era un po' eccessiva ripristinando l'authority per la valutazione esattamente dove stava nel testo precedentemente approvato dalla Camera, cioè all'articolo 2. Se lo farà, accettando il nostro emendamento, la nostra malizia risulterebbe eccessiva ed io le chiederò scusa. Ma se, invece, lei non accetta questo emendamento, allora diventiamo ancora più maliziosi. Ci viene da pensare che voi non volete l'authority per la valutazione perché volete avere le mani libere per portare avanti in Italia diverse operazioni clientelari, che vorrei riassumere brevemente.
Il Presidente del Consiglio, nel concludere la sua sfortunata campagna elettorale a Reggio Calabria per le regionali, annunciò l'istituzione di una nuova università in quel di Reggio Calabria. Ciò non sarebbe accaduto se ci fosse stata un'authority per la valutazione, che avrebbe riscontrato la mancanza dei requisiti.
In questi giorni, la seconda carica dello Stato, il Presidente del Senato Marcello Pera, ha annunciato, affiggendo manifesti in quel di Lucca, l'istituzione di una nuova università a Lucca, a pochi chilometri da Pisa, il più grande centro universitario nazionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Il ministro Tremonti ha trasformato la vecchia scuola delle finanze in una nuova università delle finanze, realizzando probabilmente il sogno della sua vita, che era quello di nominare per decreto governativo il rettore di quella università, come si faceva nel ventennio.
Siccome state facendo queste operazioni clientelari in giro per l'Italia, istituendo nuove università laddove non servono e laddove non ci sono i soldi, dobbiamo pensare che avete stralciato l'authority per la valutazione che era prevista in questo comma proprio per tale motivo? Se non è così e se avete davvero a cuore la parola «valutazione», che il ministro usa tanto nei suoi monologhi, bene: date prova di coerenza e approvate questo emendamento (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Tocci 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 276).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Martella 1.50.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor ministro, lei parla di valutazione, come ho ricordato prima. Con l'emendamento in esame proponiamo una cosa veramente nuova per l'università italiana: sottoporre a valutazione i singoli professori universitari in
maniera tale che i tanti professori universitari che si impegnano dalla mattina alla sera ottengano un riconoscimento per tale impegno, mentre coloro che non danno l'impegno necessario per l'università ricevano dall'università stessa una risposta negativa.
Voglio ricordare ai colleghi che oggi nel nostro paese la carriera e la dinamica retributiva di un professore avviene soltanto ed esclusivamente per anzianità: vi sono 15 classi stipendiali che si attraversano soltanto per anzianità. Noi proponiamo di abbandonare il criterio dell'anzianità e di istituire il criterio del merito. Quindi, si valuti il professore per il suo impegno, per la ricerca, per la didattica, per il rapporto con gli studenti: laddove vi sono impegni positivi questi verranno premiati; viceversa ciò non avverrà laddove non vi è tale merito. Ci sembra che l'approvazione di tale emendamento davvero costituirebbe una svolta nell'università italiana.
Vi siete nascosti dietro il problema della copertura finanziaria, ma questo emendamento non reca alcun problema di copertura, perché stabilisce solo il principio della valutazione dei singoli professori. Quindi, ancora una volta, se c'è coerenza, se davvero le parole usate dal ministro in televisione e sui giornali corrispondono al vero, mi aspetto dal Governo un parere favorevole sull'emendamento in esame. Altrimenti, dobbiamo pensare che fate soltanto propaganda, che raccontate la favola della riforma dell'università mentre la realtà è quella di una conferma del passato, quella degli scatti di anzianità, quella dell'università come l'abbiamo sempre conosciuta, quella di un'università all'antica che non corrisponde alle esigenze di modernizzazione del paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martella 1.50, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 268).
Prendo atto che l'onorevole Giuseppe Gianni non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Titti De Simone 1.29.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso... No, mi dice di no (Commenti del deputato Sasso).
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.29, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 270).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, avevo chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale sul precedente emendamento Martella 1.50.
PRESIDENTE. Scusi, non avevo capito.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Si tratta dell'ennesimo emendamento che abbiamo presentato per trasformare da subito il Comitato nazionale per la valutazione del sistema universitario ed il Comitato per gli indirizzi della ricerca in apposita autorità indipendente, valutando positivamente il lavoro di questi due organismi, ma delineando su un percorso tutt'affatto diverso.
Non abbiamo inventato tale esperienza tanto per omologare la suddetta autorità alle authority già esistenti, quanto piuttosto partendo dalle riflessioni sulle migliori esperienze di valutazione di altri paesi europei. Credo che il riferimento debba essere prevalentemente al sistema del Regno Unito, il quale ha ormai messo a punto, con un'esperienza trentennale, un sistema di valutazione delle strutture degli atenei, ma anche dei singoli docenti, che è stato sperimentato ed anche cambiato più volte. Si tratta di costruire strumenti agili che possano essere man mano rivisti se vi sono effetti perversi e se cambia il contesto delle dinamiche dell'università.
Riteniamo che debba essere un organismo che si occupi sia della didattica, sia della ricerca, peraltro non solo di quella universitaria. In prospettiva, tale organismo dovrebbe occuparsi non solo della ricerca pubblica, ma che anche di quella privata che attinge a fonti pubbliche. Occorre infatti che il Governo e il Parlamento abbiano di fronte una valutazione puntuale e continua di come funzionano gli organismi universitari e quelli della ricerca. Non crediamo che questo tipo di valutazione debba dare luogo a degli automatismi immediati e diretti sul finanziamento degli atenei, perché il finanziamento del sistema pubblico degli atenei deve tener conto dei bisogni di base, semmai per sollecitare gli atenei con performance più basse a riqualificarsi.
Riteniamo però che occorra un sistema di incentivi legato alla valutazione e in particolare di incentivi legati ai risultati delle ricerche, sia della ricerca libera, sia di quella applicata e quindi di tutto il complesso del risultato della ricerca. Riteniamo che debba trattarsi di un organismo sufficientemente numeroso, che incorpori le competenze sulla valutazione - considerando anche le differenze necessarie dei metodi di valutazione delle diverse discipline - e che sia composto in grandissima maggioranza da esperti, cioè da professori e da ricercatori di quelle discipline, i quali però siano messi nella condizione di non interferire, neanche dopo il loro mandato, con i meccanismi della riproduzione della comunità scientifica universitaria o comunque degli assetti delle università e degli enti di ricerca. Quindi, a seguito della loro partecipazione all'authority, deve essere prevista non solo un'aspettativa senza assegni (finché fanno parte dell'authority), ma anche dei vincoli di incompatibilità, in particolare per la partecipazione alle commissioni di idoneità, di concorso e di valutazione dei progetti di ricerca, per un periodo di tempo sufficiente a non interferire con i risultati stessi.
Deve trattarsi di un organismo, che possa avere anche membri esterni e che possa anche prevedere che esperti di altre discipline affini partecipino alla valutazione dei risultati delle discipline, che cioè siano orientati da criteri anche di interdisciplinarietà. Esso deve inoltre essere sufficientemente snello ed ovviamente aperto alla presenza di membri di altri paesi europei, soprattutto di altri paesi che fanno esperienze analoghe. Ciò non per esterofilia, ma perché ci poniamo nella prospettiva dell'integrazione del nostro sistema universitario della ricerca con le migliori pratiche dei sistemi europei ed internazionali.
Si tratta di un emendamento, che non a caso era stato accolto dall'Assemblea, perché l'immediata trasformazione dei due comitati non avrebbe prodotto un aggravio di spesa. Probabilmente, il Governo e la maggioranza hanno avuto il timore dell'aggettivo «indipendente», che abbiamo inserito nella nostra proposta. Eppure, il criterio dell'indipendenza, sia dall'autorità accademica sia dal Governo, è
quello che dà veramente la garanzia di cominciare a lavorare per migliorare la qualità del sistema universitario.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, torno ad insistere su questo tema della valutazione del sistema universitario. Devo dire, ministro Moratti, che siamo rimasti molto stupiti dal fatto che un emendamento, accolto alla Camera dei deputati, sia stato poi cassato nella discussione al Senato, o meglio dal maxiemendamento, che ha modificato questo testo. Infatti, riteniamo - e anche il ministro lo ha dichiarato più volte, soprattutto nel corso dei programmi televisivi - che la valutazione sia un problema cruciale, che sottintende la capacità di leggere ciò che avviene nel mondo universitario. La valutazione non consiste solo nel dare i voti, nel distinguere i buoni dai cattivi, la valutazione è un sistema complesso che funziona se si riesce a valutare l'efficacia dei processi formativi, se si vigila - come affermava in precedenza il collega Tocci - sull'istituzione di nuove università e di nuovi corsi e, soprattutto, se si riesce a fornire informazione sul sistema. Nel nostro emendamento prevediamo, infatti, non solo le attività di vigilanza e di valutazione, ma anche la realizzazione di banche dati e la circolazione di flussi informativi all'interno e all'esterno dell'università. Si tratta dunque di uno strumento per rendere trasparente l'attività universitaria, per inserire in rete informazioni, proposte, lavoro, eccetera.
Eliminando la possibilità di valutare il sistema, potrà accadere - come affermava il collega Tocci - che vengano istituite università senza un minimo di controllo e che continuino a sussistere alcuni corsi senza che abbiano più le caratteristiche che ne avevano consentito l'attivazione.
Se viene meno tutto ciò, le università diventano impermeabili all'esterno, venendo meno quel rapporto università-società che è alla base dello stesso sistema universitario. Dunque, espungendo dal testo in esame l'autorità per la valutazione, quale segnale stiamo fornendo all'economia del paese, se sparisce la capacità di leggere quanto accade nell'università, se sparisce la valutazione dei risultati e, quindi, se sparisce il merito? Vorrei che qualche volta il ministro Moratti provasse a risponderci su tali questioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 269).
Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo all'emendamento Grignaffini 1.52.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Intendo soffermarmi ulteriormente sul problema della valutazione in quanto, signor ministro, riteniamo che lei stia di fatto perdendo una occasione, vale a dire l'opportunità di introdurre in questo testo sia la valutazione del sistema universitario nel suo complesso sia la valutazione dell'attività scientifica e didattica dei professori universitari. Si tratta di un'occasione persa perché l'intero mondo universitario nelle audizioni, nei pronunciamenti, nei documenti approvati e nelle manifestazioni sta
chiedendo la valutazione del sistema nel suo complesso. Quindi, lei sta sciupando l'occasione fornita da un emendamento presentato dal centrosinistra durante l'esame in sede referente ed approvato dalla Commissione, perché lo ha voluto stralciare con la furbesca motivazione di introdurlo nella legge finanziaria, dove peraltro non vi è traccia. Dunque, è stata stralciata l'unica vera novità, l'unica vera innovazione, l'unico intervento che avrebbe dato senso a questo provvedimento che - come abbiamo detto - non è una riforma, che è completamente sbagliato e che rischia di arrecare gravi danni all'università.
Mi domando perché non abbia voluto inserire la valutazione, quali siano gli interessi da proteggere, quali garanzie debbano essere date. Signor ministro, non esiste alcuna professione moderna in cui l'avanzamento in carriera non avvenga anche in base alla valutazione e non solo per anzianità. Invece, siamo di fronte alla figura del professore universitario la cui carriera professionale è interamente basata sull'anzianità e non sulla valutazione periodica della produttività scientifica e didattica.
Ci domandiamo: chi dovete proteggere? State proteggendo la parte più retriva e conservatrice dell'università italiana, quella che vuole difendere i propri interessi, quella che non vuole essere valutata, quella che non vuole essere messa in discussione. È questo l'unico vero principio che ottenete con lo stralcio della norma sulla valutazione dei professori.
PRESIDENTE. Onorevole Martella...
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, più «rock» di così non riesco ad essere.
Inoltre, avevamo previsto la possibilità che vi fosse un'authority esterna per la valutazione del sistema didattico, indipendente dal sistema universitario e dal potere del ministro. Perché non volete introdurla? Evidentemente, non volete che esista un'authority esterna indipendente dal potere politico.
Si tratta di un grave errore ed è uno sbaglio che pagherete, anche perché si tratta di una richiesta che proviene dalla stessa università e che avrebbe avvantaggiato gli studenti. Infatti, essi avrebbero potuto scegliere il proprio ateneo non in base alle campagne di marketing dalle varie università, magari collegate a questo o a quel potere economico o ad una determinata azienda, bensì in base ad un principio che valuta seriamente la produttività scientifica e didattica delle singole università e dei professori che in esse lavorano. Tale intervento avrebbe di gran lunga migliorato il provvedimento, ma non avete voluto inserirlo per tutelare in maniera evidente alcuni interessi e per impedire quel rinnovamento di cui la nostra università ha bisogno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.52, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 267).
Onorevoli colleghi, sospendo la seduta fino alle 16.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento,
i deputati Armosino, Baccini, Ballaman, Berlusconi, Berselli, Bindi, Bonaiuti, Bono, Brancher, Bricolo, Caligiuri, Cannella, Carrara, Cicu, Colucci, Gianfranco Conte, Contento, Cordoni, De Brasi, Deiana, Delfino, Diana, Di Virgilio, Dozzo, Fragalà, Frigerio, Gibelli, Giovanardi, Landolfi, Raffaella Mariani, Martinat, Martinelli, Martino, Matteoli, Molgora, Moroni, Motta, Pecorella, Pinotti, Pisanu, Possa, Romani, Romano, Rosso, Santelli, Saponara, Schmidt, Tanzilli, Taormina, Tassone, Tortoli, Valentino, Valpiana, Viceconte, Viespoli e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono centonove, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Grignaffini 1.52.
TITTI DE SIMONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, colleghi della maggioranza, ministro Moratti, ci rivolgiamo a voi perché in queste ore Roma...
UGO PAROLO. Ladrona...!
TITTI DE SIMONE. ...è stata protagonista di una grandissima manifestazione (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di aiutarmi: ogni oratore ha diritto alla parola, per cui l'onorevole Titti De Simone deve sviluppare il suo intervento...
TITTI DE SIMONE. La ringrazio, signor Presidente. In queste ore, dunque, Roma è protagonista di una grandissima manifestazione, ministro Moratti (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)! Una grandissima manifestazione, migliaia di studenti, di docenti, di ricercatori: tutto il mondo dell'università (Commenti del deputato Menia)...
PRESIDENTE. Onorevole Menia, per cortesia...
TITTI DE SIMONE. ...è oggi in piazza contro questo provvedimento, contro questa riforma, per chiedere a questa maggioranza e a questo Governo di non essere sordi, anche oggi, a quanto sta succedendo dentro le università di questo paese, di non essere sordi alla richiesta di confronto e di dialogo e di fermarsi, per non approvare un provvedimento che l'università non vuole, che tutto il mondo dell'università respinge! Chiede al Governo di compiere questo atto e aprire un vero confronto democratico con l'università, con i suoi protagonisti, con quanti sono in queste ore qui a Roma e con quanti, in tante università italiane, da Palermo fino a Trento, si stanno mobilitando per chiedere al Governo di fermarsi.
Ministro Moratti, oggi, qui, davanti a Montecitorio e anche nelle strade di Roma, c'è una grande manifestazione. Riteniamo che sarebbe un atto di buon senso e di ascolto, un atto dovuto, da parte di questo Governo, di questa maggioranza e di questo Parlamento, fermarsi, ascoltare le ragioni di quanti, in migliaia, stanno manifestando contro questo provvedimento e vi chiedono di fermarvi...
PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, la prego di concludere.
TITTI DE SIMONE. Noi vi chiediamo di sospendere l'esame del disegno di legge e di aprire un vero confronto con il mondo
dell'università (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista - Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Avverto che gli altri colleghi che chiedono di parlare sul punto avranno a disposizione tre minuti.
PIER PAOLO CENTO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, desidero anzitutto ringraziare la Camera dei deputati, che, consegnando, attraverso i commessi, credo su iniziativa della Presidenza, alcune casse di acqua sia ai manifestanti sia alle forze dell'ordine, ha contribuito con intelligenza (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
ROBERTO MENIA. È uno schifo! Ma chi le ha pagate?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi... Onorevole Menia, la richiamo all'ordine...
PIER PAOLO CENTO. ...ha contribuito con intelligenza, dicevo, a creare le condizioni per rasserenare gli animi fuori da Montecitorio, animi che erano stati agitati in maniera irresponsabile, signor Presidente, da deputati di Alleanza nazionale, che in maniera (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
SERGIO COLA. Bologna...!
DANIELE FRANZ. Vergognati!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi (Commenti del deputato Menia)... Onorevole Menia, la richiamo all'ordine... Onorevole Franz, dopo potrà parlare: c'è l'onorevole Cannella che ha chiesto la parola...
Onorevole Cento, coraggio, continui. Il coraggio certo non le manca...
PIER PAOLO CENTO. Come dicevo, in maniera irresponsabile alcuni deputati di Alleanza Nazionale hanno cercato di alimentare questo clima, con l'obiettivo di creare tensione fuori da Montecitorio (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
IGNAZIO LA RUSSA. Basta!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! È stato chiesto di intervenire sull'ordine dei lavori...
IGNAZIO LA RUSSA. Ma non si insultino i colleghi!
PRESIDENTE. Non credo che si stiano insultando i colleghi...
PIER PAOLO CENTO. Ci sono le agenzie di stampa!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, mi sembra che questo dibattito si potrebbe serenamente concludere in pochi minuti. Se poi vogliamo farne l'affare di Stato della giornata, possiamo farlo!
Onorevole Cento, concluda, le resta un minuto e mezzo a disposizione.
PIER PAOLO CENTO. Credo che quella odierna sia stata una giornata importante. Anche noi Verdi ci associamo alla richiesta rivolta al ministro Moratti, a cui diamo atto di aver mandato il sottosegretario Aprea sulla piazza di Montecitorio per parlare con i manifestanti. Ma quella richiesta di incontro e di dialogo con i ricercatori universitari ed i rappresentanti delle varie facoltà può avere una sola premessa, signor ministro, ossia sospendere la discussione in corso in questo momento in aula (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale) perché non si può affrontare un tavolo con una rappresentanza dello straordinario movimento che oggi a Roma ha portato oltre centomila persone contro la riforma che porta il suo nome (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega
Nord Federazione Padana - Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale: Anche a Bologna!)...
FABIO GARAGNANI. Ma dove?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!
Onorevole Cento, concluda, le restano trenta secondi a disposizione.
PIER PAOLO CENTO. Non si può pensare di aprire un vero dialogo mentre il Parlamento va avanti con le votazioni. Credo che la proposta che abbiamo avanzato di sospendere la discussione e di avviare un confronto che fornisca delle risposte, se è possibile, al movimento che è sceso in piazza e ha occupato numerose facoltà italiane, sia una questione di buon senso.
Ovviamente, di fronte ad una sua negazione di questa possibilità, non rimane altro che il giudizio fortemente negativo su questa riforma. Ma questo è un problema di merito...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Cento.
GIOVANNI LOLLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Le ricordo che ha tre minuti di tempo a disposizione.
GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, mi rivolgo ai colleghi del centrodestra, che rumoreggiano di fronte agli argomenti qui esposti. Onorevoli colleghi, siete la maggioranza, avete tutto il diritto di governare questo paese e di avanzare le proposte di riforma che vi sembrano più giuste. Ma dovete lasciare agli altri il diritto di criticare le vostre proposte e di esprimere critiche nelle forme civili (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Vi prego di ascoltarci, perché le cose che vogliamo qui brevemente esporre sono cose serie. Quindi, calma ed ascoltate!
Qui fuori si è tenuta una manifestazione; purtroppo, cari colleghi, poiché vi è una certa situazione sociale nel paese e le proposte che state avanzando, non solo sulla scuola, ma anche in altri settori, acuiscono la tensione sociale, purtroppo noi assisteremo, anzi già stiamo assistendo, a momenti di grave tensione. Parte di tali gravi tensioni si riflettono proprio qui, davanti al Palazzo di Montecitorio (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
GIORGIO BORNACIN. Anche a Bologna!
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Sono quattro «scafati» vergogna!
GIOVANNI LOLLI. Colleghi, vi prego di ascoltarmi, non serve che rumoreggiate (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... Sto cercando di porre una questione seria e desidero ascoltare cosa ne pensate.
Le forze dell'ordine sono impegnate nel tentativo di consentire lo svolgimento di queste manifestazioni. Già qualche giorno fa c'è stato (Commenti del deputato Lamorte)...
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Si deve consentire ai parlamentari di entrare nel Palazzo!
PRESIDENTE. Colleghi! Onorevole Lamorte, la richiamo... Onorevole Lamorte, per cortesia, lei che è un uomo saggio...
GIOVANNI LOLLI. È scritta anche nel suo cognome, per così dire, la sua idea del mondo (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)...
VINCENZO ZACCHEO. Imbecille! Sei un imbecille (Proteste dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)!
SERGIO COLA. Ma ha sentito, Presidente? È un idiota!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! Onorevole Lamorte...! Onestamente, non ho sentito cosa abbia detto...
IGNAZIO LA RUSSA. Hai sentito benissimo!
PRESIDENTE. Con il rumore che c'è come faccio a sentire? Onorevole La Russa, non ho sentito!
Onorevole Lolli, non ho capito quanto lei ha detto.
GIOVANNI LOLLI. Se mi fa continuare, tenterò di spiegare ai colleghi di Alleanza Nazionale qual è secondo me il punto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...!
GIOVANNI LOLLI. Cari colleghi di Alleanza nazionale... (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
DONATO LAMORTE. Buffone!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, se continua questo caos sospendo la seduta (Commenti)...! Onorevoli colleghi (Commenti)! O l'onorevole (Commenti)...
RENZO INNOCENTI. Presidente, non è possibile parlare in queste condizioni!
PRESIDENTE. No, colleghi, poiché l'onorevole La Russa ha fatto tacitare i parlamentari del suo gruppo, adesso l'onorevole Lolli può continuare il suo intervento, a meno che non lo interrompiate voi...
GIOVANNI LOLLI. Caro Presidente (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
DONATO LAMORTE. Buffone!
GIOVANNI LOLLI. ...io ero lì fuori...
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, Lolli ha offeso l'onorevole Lamorte e deve chiedere scusa!
PRESIDENTE. Ma non ho capito...
GIOVANNI LOLLI. ...quando alcuni colleghi di Alleanza nazionale, probabilmente pensando di fare degli atti goliardici, si sono rivolti agli studenti che stavano manifestando con gesti che rischiano di acuire la tensione che invece deve essere smorzata (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale) per permettere ai cittadini di esprimersi democraticamente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Mi chiedo, cari colleghi, se un comportamento di questo genere ci può aiutare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... a governare situazioni di tensione che voi determinate!
GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA. Vergognati!
GIOVANNI LOLLI. Infine, voglio dire ai rappresentanti del Governo, qui presenti: non crediate che qui siamo o che siete solo di fronte a qualche migliaio di studenti, perché insieme a quegli studenti c'è l'intero mondo universitario, gli insegnanti, i ricercatori, i rettori delle università (Commenti). Vi prego colleghi, ripensateci, ritirate questo provvedimento che non serve (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevoli Lolli. Sicuramente lei non intendeva offendere l'onorevole Lamorte perché egli non ha certamente colpa, così come non ho colpa io che mi chiamo Casini, per cui ad ognuno (Applausi)... Se, scherzando, posso sdrammatizzare... Colleghi, se noi prendiamo gli atti parlamentari dei primi anni del dopoguerra, le polemiche tra Togliatti e De Gasperi erano peggiori di queste, perciò non drammatizziamo!
Ha chiesto di parlare il collega Cannella. Prego, onorevole Cannella. Ne ha facoltà.
PIETRO CANNELLA. Grazie, Presidente, ma al mio posto interverrà il presidente La Russa.
PRESIDENTE. Sta bene, ha facoltà di parlare, onorevole La Russa.
IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, premetto che non abbiamo assolutamente da muovere alcuna contestazione a degli studenti che lecitamente, grazie a Dio, in Italia possono manifestare in ogni parte di Roma e dove vogliono (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
LUIGI OLIVIERI. Grazie a Dio, non grazie a te!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi,...
IGNAZIO LA RUSSA. Se avete da protestare anche su questo, ditemelo!
ROBERTO BARBIERI. Ma stai zitto!
IGNAZIO LA RUSSA. Ah, bravo! Meno male (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Ciò premesso, voglio ricordare all'Assemblea che duecento ragazzi, era l'anno 1993, molto più rispettosi di quelli che abbiamo visto oggi, avevano scherzosamente scritta su una maglietta la frase «siete circondati». Tra loro c'era l'onorevole Butti, che per quel fatto venne indagato dalla magistratura e caricato dalle Forze di polizia, e c'era anche l'attuale ministro dell'ambiente, Altero Matteoli. Tutto ciò avvenne tra le vostre grida di plauso per quella grande azione della polizia che stroncava un attentato alla democrazia (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)! Ciò detto, allora, fa bene Cofferati a trattarti, Cento, per quello che sei (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: «Cofferati, Cofferati»)!
Presidente, oggi ho visto l'onorevole Lamorte, che prima le chiedeva la parola, che voleva passare per andare al ristorante Settimio, strattonato, quasi buttato a terra, sputato e insultato e rispetto a tutto questo non sento, in quest'aula, neanche una parola di scuse da parte di coloro che hanno preteso addirittura che quelle persone venissero rifocillate, quasi fossimo nel deserto o in mezzo ad una autostrada senza acqua (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)! Presidente, mi sono meravigliato di questa opera da buoni samaritani non necessaria! Non necessaria perché sono aperti i bar, ci sono le fontane e non siamo né nel deserto, né in una zona dove non sia possibile accaparrarsi un po' di acqua per i fatti propri (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!
Ciò detto, Presidente, rispondo anche all'ultima bassa e calunniosa insinuazione. Appena usciti fuori, ci hanno gridato parole irripetibili. L'unico gesto che è stato fatto in risposta era di ringraziamento quando ci hanno gridato: La Russa a Nassiriya! Io sono orgoglioso di un insulto come questo, perché, se fossi giovane, andrei a Nassiriya con chi fa davvero qualcosa per la pace (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
MARCELLA LUCIDI. Bugiardo! L'abbiamo visto!
CARLA ROCCHI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Colleghi, poi concluderemo questo dibattito.
Onorevole Rocchi, prego.
CARLA ROCCHI. Signor Presidente, la ringrazio.
Davanti a questa polemica senza fine, che, secondo me, riscalda inutilmente gli animi in quest'aula, vorrei tentare un'inversione di tendenza e vorrei tornare, per un attimo, alla sostanza del tema che ci vedrà impegnati oggi nei nostri lavori parlamentari. Da persona che ha insegnato all'università e che ha lavorato al Ministero della pubblica istruzione, ma anche da parlamentare, voglio dire che la riforma che ci troviamo ad esaminare mostra una serie di punti a nostro parere criticabili. Segnalo, preliminarmente, il parere di un'illustre scrittrice ed intellettuale, Dacia Maraini, la quale, oggi, si cimenta da par suo sull'argomento.
Per quanto mi riguarda, rilevo con dispiacere i tre seguenti punti. La riforma non consente all'università di proseguire nel cammino dell'autonomia, una conquista faticosa che aveva reso tutti noi più liberi, più capaci, più autonomi, più produttivi. La riforma non ha ali per volare, ossia, detto con parole più modeste, non può contare su denaro che la sostenga e, quindi, è velleitaria. Chissà perché dobbiamo continuare a creare situazioni senza fondamento! Infine, per chi, oggi, abbia vent'anni - quindi, non lo dico per me, anche se mi piacerebbe rientrare nella categoria -, pensare di percorrere la carriera universitaria, di svolgere nell'università una professione, un lavoro, una missione (adoperate la definizione che preferite), come io ho avuto la possibilità di fare (e non finisco di rallegrarmene), è poco meno o poco più di un'utopia!
Non capisco perché tutto questo ci venga proposto e spero che sia ancora possibile ripensare l'intero pacchetto legislativo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Sgobio.
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, impiegherò meno dei tre minuti che mi ha concesso per chiedere di sospendere l'esame del provvedimento (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana); e di farlo perché, fuori da quest'aula, c'è quel popolo (Commenti) al quale tante volte vi siete rivolti. Ci sono migliaia e migliaia di ragazzi che saranno la futura classe dirigente di questo paese, che chiedono (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
MAURIZIO SACCONI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Laureati in scienze della comunicazione, in sociologia...
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Saranno, nonostante voi, la futura classe dirigente di questo paese (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Chiedono di interloquire con voi: chiedono che siano ascoltate le loro ragioni. Non vi chiedono atti rivoluzionari o impossibili: chiedono solamente che le loro aspirazioni, le loro speranze non siano frustrate da una legge che ritengono iniqua, che ritengono non rispondente ad un futuro tranquillo.
Fuori, qui in piazza, ci sono quei giovani che pagheranno quelle che voi chiamate le riforme degli ultimi anni! Sono i giovani, probabilmente anche arrabbiati, che pagheranno le conseguenze della legge n. 30 sul mercato del lavoro, sono quelli condannati all'eterna precarietà!
MAURIZIO SACCONI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Sono i docenti che li fanno precari, altro che la legge Biagi!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Sono i giovani che pagheranno le conseguenze della riforma della previdenza! Sono i giovani che, probabilmente, non avranno mai il diritto alla pensione, perché non riusciranno mai a raggiungere i requisiti previsti! Sono i giovani che vi chiedono speranza per il futuro! Non sono violenti!
Abbiamo, quindi, bisogno di ascoltarli; e loro hanno bisogno di farsi ascoltare. Non saranno un'ora o due di sospensione dei lavori di quest'Assemblea ad impedire al disegno di legge di essere approvato. Ma li si ascolti, per cortesia!
In quanto all'onorevole La Russa...
PRESIDENTE. Onorevole Sgobio, potrei interrompere la sua polemica, perché ha terminato i tre minuti di tempo a sua disposizione. Dunque, concluda velocemente, solo per mandare un messaggio positivo...
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Vorrei leggere solamente una notizia trasmessa dall'ANSA. Onorevole La Russa, non è un trinariciuto comunista che glielo dice, ma è una notizia dell'ANSA delle 13,52: «La presenza davanti all'ingresso della Camera di una folta rappresentanza di deputati di AN ha fatto salire la temperatura tra gli studenti che stanno manifestando in piazza».
FILIPPO ASCIERTO. Poverini!
COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. «Si susseguono...»
PRESIDENTE Va bene, onorevole Sgobio. Poi leggeremo la notizia dell'ANSA. Ha esaurito abbondantemente i tre minuti.
FABIO MUSSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. L'onorevole Mussi, come presidente del Comitato competente in materia di sicurezza, ha facoltà di concludere questo dibattito.
No, mi scusi, onorevole Mussi, ma precedentemente aveva chiesto di parlare l'onorevole Guido Giuseppe Rossi.
Tra le altre cose, mi fa piacere rilevare come l'onorevole Cento abbia giustamente colto la sensibilità del ministro Moratti, che ha mandato il sottosegretario Aprea a parlare con gli studenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Dunque, mi fa piacere che, da parte dell'opposizione, sia giunto il riconoscimento di una certa attenzione.
Onorevole Guido Giuseppe Rossi, se rinuncia ad intervenire non commette un peccato! Sarebbe un gesto di disponibilità verso tutti noi.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Sono un peccatore, Presidente!
PRESIDENTE. Lo so, lo so...
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, innanzitutto vorrei esprimere la solidarietà a tutti cittadini romani (e non) e a tutti quei cittadini italiani che vengono a lavorare nella capitale e sono stati bloccati da una serie di manifestazioni (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro) che travalicano il diritto sacrosanto e difeso dalla Costituzione e da questa maggioranza di protestare in questo paese!
Ma oggi è capitato qualcosa di diverso. Infatti, a tutti i deputati che hanno avuto la ventura di uscire sul piazzale di Montecitorio si è presentata davanti agli occhi non la solita manifestazione di fronte al palazzo Montecitorio, come ne abbiamo fatte tante (la stessa Lega, più di una volta, ha manifestato, ha fatto sentire la propria voce di fronte al simbolo di questo Stato, dove si fanno le leggi). Oggi c'era qualcosa di diverso. C'era una piazza organizzata che impediva «militarmente» (mi si consenta l'utilizzo di questo termine), l'uscita dei deputati (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
EUGENIO DUCA. Vergognati!
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. ...e soprattutto prendeva di mira quei deputati che non appartenevano all'opposizione e al centrosinistra (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)! Questo è avvenuto oggi! Questo abbiamo visto oggi!
C'è una manifestazione verbalmente molto violenta, con aggressioni verbali molto dure alle istituzioni e, se non sbaglio, anche alla persona del Presidente della Camera e all'istituzione della Camera (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
ANTONIO SODA. Vergognati!
LUCIANO PETTINARI. Ma che stai blaterando!
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Ebbene, questo non può essere consentito!
I colleghi dell'opposizione, invece di condannare questo tipo di manifestazioni, non il diritto a manifestare, non hanno trovato niente di meglio che stigmatizzare il comportamento dei colleghi di Alleanza nazionale, che non facevano nient'altro che uscire sulla piazza e manifestare il loro punto di vista (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale)! Questo non è possibile!
Ho paura che questo tipo di atteggiamento sia il frutto anche di una semina, di un vento di odio politico che si sta tentando di far diventare tempesta (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Anche lei, come Presidente della Camera, dovrebbe impedire che avvenga (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Guido Giuseppe Rossi.
La prego, onorevole Mussi, ha facoltà di parlare. Poi concludiamo questo dibattito.
FABIO MUSSI. Signor Presidente, voglio dire sole due parole, Cari colleghi, noi siamo il Parlamento della Repubblica e abbiamo due doveri...
IGNAZIO LA RUSSA. Dare da bere...!
FABIO MUSSI. Il primo dovere è garantire la libertà di manifestare il proprio pensiero in ogni forma e questa libertà è scritta nel bronzo della nostra Costituzione.
Il secondo dovere politico ... Onorevole La Russa, ...
IGNAZIO LA RUSSA. Non parlo con lei, onorevole Mussi!
FABIO MUSSI. ...poiché, mi sono sentito chiamato in ballo, la prego di ascoltare!
Il nostro secondo dovere politico è quello di fare in modo che le manifestazioni si svolgano pacificamente, di evitare gli incidenti e di tenere liberi gli accessi ai Palazzi delle istituzioni, che sono accessi sacri e che, in questa occasione, non sono mai stati messi in discussione o in difficoltà (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Io su questo, ossia sul dovere di evitare gli incidenti, onorevole La Russa, ho l'onore di portare...
IGNAZIO LA RUSSA. Perché parli con me? Parla con Donato Lamorte!
FABIO MUSSI. ... una responsabilità precisa, come responsabile del Comitato per la sicurezza, una responsabilità a cui non intendo abdicare.
In questi anni abbiamo sempre garantito a tutti, in collaborazione stretta con le Forze di polizia, di manifestare liberamente nelle piazze (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) di fronte alle istituzioni e credo che questo diritto debba essere garantito a tutti i cittadini italiani! Lo abbiamo garantito anche quando non erano mille studenti, ma erano magari allevatori molto arrabbiati che spargevano i liquami delle
vacche per protestare contro le quote latte (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)! Anche in quella occasione abbiamo garantito, per quanto si trattasse di una manifestazione meno pacifica, che quel pensiero venisse espresso.
Voglio approfittare per ringraziare il sottosegretario Aprea, che è venuta a parlare con gli studenti in un incontro nel quale sono stato al suo fianco.
PRESIDENTE. Bravo, bene...!
ITALO BOCCHINO. L'acqua?
FABIO MUSSI. Sì, ho dato io disposizione di portare l'acqua in piazza agli studenti e ai poliziotti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Applausi polemici dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale): ciò ha disteso gli animi e corrisponde, onorevole La Russa, al precetto evangelico (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana) di dare da bere agli assetati!
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Potevano usarla per lavarsi le mani!
FABIO MUSSI. E spero che non se ne lamentino, particolarmente quelli che si sono adoperati per inserire il richiamo alle tradizioni cristiane nella Costituzione europea (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Socialisti democratici italiani).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mussi.
ELIO VITO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, intendo intervenire brevemente per una questione che, spero, possa essere condivisa da tutta l'Assemblea.
Vorrei, salutare, Presidente, la storica approvazione, avvenuta poche ore fa, della Costituzione da parte del popolo iracheno (Applausi). Sulla missione in Iraq in Parlamento ci siamo anche divisi, ma credo che un evento così importante di democrazia, partecipazione e libertà da parte del popolo iracheno meriti il saluto e l'approvazione della nostra Assemblea.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Vito. Mi associo a lei, che però ha avuto un applauso corale da parte di tutta l'aula, a dimostrazione...
LUIGINO VASCON. No!
GUIDO DUSSIN. No!
PRESIDENTE. Scusate, ma da qui vi è una migliore visuale: hanno applaudito i settori in alto e quelli della Margherita, per cui...! Non sono strabico e vi sfido a vedere i filmati!
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.30.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, torniamo al merito di questa «controriforma», come è stata definita.
Pochi giorni fa il Financial Times riportava uno studio sull'incremento della spesa per la ricerca, da cui risulta che a livello internazionale si è avuto nell'ultimo anno un incremento del 7 per cento da parte dell'Asia e degli Stati Uniti, del 4 per cento da parte del Giappone, del 40 per cento da parte di alcuni paesi, come la Corea del sud addirittura, e solo del 2 per cento da parte dell'Europa.
È noto che l'Italia è dello 0,5 al di sotto della media europea nella spesa per la ricerca e che, inoltre, in Italia vi è un bassissimo contributo da parte dei privati per la ricerca. Questo è il primo dato, signora ministro, da cui si doveva partire nella valutazione di questa riforma e,
invece, nella legge non c'è nulla: mi chiedo io, e se lo chiede anche il mondo dell'università, quale sia l'atteggiamento, ad esempio, dell'università nei confronti dell'economia della conoscenza, per esempio del vasto mercato delle consulenze (il fenomeno del cosiddetto outsourcing) anche in questo campo e come si attrezzino le università per partecipare ai mercati dell'economia della conoscenza. La risposta nella sua politica non c'è!
Abbiamo chiesto un'università impostata su criteri di merito: la sua proposta di legge ci dà invece delle ope legis.
Abbiamo chiesto più spazio per accogliere i ricercatori; anche quelli stranieri, per attrarre cervelli a livello internazionale e contenere le fughe verso l'estero. La sua riforma ci consegna, invece, l'aumento del precariato tra i ricercatori e della frammentazione; stabilizza - per così dire, con un titoletto, quello di professore aggregato - l'esercito degli sfruttati costituito dai professori a contratto. Forse, non tutti sanno in questo Parlamento che costoro sono remunerati con 3 mila ovvero con 4 mila euro l'anno; l'anno! Non si valorizza il merito, né si prevede in tal senso alcuna procedura tenure track - procedura che, invece, avevamo ipotizzato - in base alla quale il dottorato di ricerca venga considerato il primo passo del percorso universitario; non si prevede alcunché di ciò di cui l'università ed il paese hanno bisogno. Eppure, abbiamo avanzato proposte ragionevoli, concrete e sensate; le abbiamo predisposte, se non d'intesa, ascoltando però tutti i settori universitari a partire, come lei sa, dagli stessi rettori.
PRESIDENTE. Onorevole Mantini...
PIERLUIGI MANTINI. L'emendamento Bimbi 1.30 è volto ad istituire, nell'ambito del sistema nazionale, la valutazione dell'attività didattica e di ricerca; ciò è alla base non solo della proposta di istituire un'autorità indipendente in relazione alle università ma anche delle valutazioni riguardanti, appunto, la didattica. Naturalmente, questo nostro emendamento fa salvi i nuclei di valutazione e di autovalutazione già esistenti negli atenei, ma chiediamo un passo in avanti sul sistema delle valutazioni perché appunto le università non possono essere lasciate alla logica del localismo, del clientelismo e dell'anarchia, se dobbiamo, con sinergia, progredire sui temi legati alla ricerca.
La prego, ministro: abbiamo apprezzato la sua presenza in Assemblea: non parla con gli studenti in modo diretto; parli, però, almeno con il Parlamento!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor ministro, questo dibattito farebbe un passo avanti se lei avesse la bontà di rispondere ai nostri quesiti; sono due anni che le poniamo domande molto precise e non abbiamo mai ottenuto una risposta.
In una democrazia parlamentare deve esserci, appunto, un dibattito tra il Parlamento ed il Governo, ma - ci consenta l'osservazione - noi abbiamo avuto la sensazione di avere di fronte non un ministro ma un ufficio stampa. Infatti, esistono soltanto le dichiarazioni che lei rende sulla stampa; dichiarazioni che in parte condivido, perché quando lei parla di valutazione noi siamo d'accordo. Tant'è che la proposta emendativa stabilisce un principio molto importante - lei lo sa bene -, quello di valutazione dei singoli professori: il professore universitario non è un sacerdote; è una persona che deve essere sottoposta a valutazione, e la sua carriera deve dipendere dai risultati di tale valutazione. Lei sa che oggi non è così; la carriera di un professore universitario dipende soltanto dagli scatti di anzianità.
Bene, signor ministro, se lei parla di valutazione, questo emendamento dovrebbe essere approvato; anzi, di più, ricorderà che questo emendamento era stato già approvato. Le disposizioni che recava erano presenti, infatti, nel testo approvato dalla Camera nel precedente passaggio parlamentare, ma, quando il Governo ha posto la questione di fiducia al Senato, sono state soppresse.
Ci spieghi, signor ministro, come mai è stato soppresso il comma che introduceva il principio di valutazione dei singoli professori: lei è per caso favorevole al mantenimento della situazione attuale, ovvero della carriera sulla base dell'anzianità? Ma se è così, allora non continui a dichiarare sui giornali che lei è per il sistema della valutazione, atteso che nel testo è scritto esattamente il contrario (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima; avverto che seguirà, quindi, la votazione. Onorevole Cima, prego, ha facoltà di parlare.
LAURA CIMA. Signor Presidente, intervengo brevemente per ricordare sia a lei, sia al signor ministro quel terribile striscione che alcuni giovani (peraltro, senza bandiere), simili agli studenti di oggi - che adesso devono scontrarsi con la polizia, con una violenza incredibile, poiché sembra di avere militarizzato la zona! - hanno mostrato a Locri: «Adesso uccideteci tutti!», scritto in trasversale.
Vorrei segnalare ai colleghi, al signor ministro ed al signor Presidente che, in questo momento, stiamo discutendo delle speranze dei giovani! Chiedo, dunque, al ministro Moratti cosa pensi di fare, con il provvedimento in esame, il quale cancella completamente la ricerca, rispetto alle speranze dei giovani. Vuole forse consegnarli, nel sud, nella mani della mafia, della 'ndrangheta e della camorra? Oppure, nel nord, vuole forse farli emigrare in altre nazioni per poter valorizzare la loro intelligenza?
Il ministro Matteoli, che siede vicino a lei, ha sostenuto, nell'audizione testè svolta presso le Commissioni riunite di Camera e Senato, che dobbiamo sviluppare la ricerca per il Protocollo di Kyoto. Mi spieghi, ministro Matteoli: quale ricerca possiamo condurre, nell'ambito del Protocollo di Kyoto, nelle condizioni in cui avete gettato le università?
L'emendamento in esame, allora, cui chiedo di apporre la mia firma, intende quanto meno razionalizzare la situazione esistente, nonché ciò che il ministro Moratti intende far passare con questo provvedimento. Esso, infatti, introduce un criterio che «rompe» le baronie dell'università, perché di questo si tratta ormai!
Vorrei ricordare che ho fatto il Sessantotto e che ho sostenuto quelle lotte che avevano cambiato l'università! Con il vostro Governo, invece, nelle università siamo tornati alla situazione preesistente al Sessantotto, perché vi saranno dei precari a vita, con contratti di 3 mila euro all'anno! Mi spiegate come potranno avere voce in capitolo all'università?
Mi domando, inoltre, che tipo di accesso potranno avere i giovani nella speranza di percepire uno stipendio decente, di poter costruire il loro futuro e di contribuire al progresso ed allo sviluppo sostenibile - per entrare nel campo del ministro dell'ambiente - del proprio paese con il provvedimento in esame!
NITTO FRANCESCO PALMA. Tempo!
LAURA CIMA. Pertanto, credo che la giornata di oggi, nelle piazze e nelle strade di Roma, con la violenza che lo Stato perpetra contro i giovani...
PRESIDENTE. Onorevole Cima, concluda!
LAURA CIMA. ... sia ciò che il vostro Governo offre a quel manifesto «Adesso uccideteci tutti!». Intanto, avete le connessioni (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale) con il Ministero dell'interno...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cima...
LAURA CIMA. ... e con la mafia: vergogna (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, sarei curioso anch'io di vedere dove sia questa violenza dello Stato, ma comunque, lasciamo perdere questa riflessione così in libera uscita della collega Cima!
Vorrei soltanto ribadire, con riferimento agli interventi sulla valutazione dell'attività degli atenei, che il gruppo di Forza Italia ritiene necessario intervenire su tale argomento al fine di chiarire gli obiettivi centrali che il Governo si è prefissato di conseguire. In tal senso, credo si debba dare atto al Governo - poiché sono stati pronunciati diversi interventi che hanno deformato le iniziative, pur discusse in sede di Commissione, assunte dall'esecutivo stesso ed approvate dalla maggioranza - dell'azione svolta per rafforzare l'attività di valutazione nelle università, modificandola in maniera significativa, attraverso un miglior utilizzo degli organismi a ciò preposti introdotti negli atenei nelle precedenti legislature. Mi riferisco, in particolare, a tre iniziative che, in questa sede, meritano di essere ricordate.
Vorrei infatti ricordare, in primo luogo, che il comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca era stato istituito, ai sensi della legge n. 127 del 1997, con l'obiettivo di valutare esclusivamente la ricerca realizzata negli enti di ricerca. Ora, vorrei rilevare che, su richiesta del ministro, detto comitato ha esteso i propri compiti all'intera ricerca. Ciò ha consentito di valutare, per la prima volta, anche l'attività di ricerca svolta nelle università, di cui si avverte oggi un bisogno prepotente, per complessivi 18.500 prodotti, attraverso references internazionali, nonché secondo parametri accolti a livello internazionale.
Occorre rammentare, inoltre, che è stato introdotto un nuovo modello di finanziamento delle università, basato non esclusivamente sul numero degli iscritti, ma anche sulla qualità della ricerca condotta. Si tratta di un'ulteriore riflessione che invito i colleghi del centrosinistra a svolgere.
Da ultimo, il Governo ha inserito, nel disegno di legge finanziaria per l'anno 2006 - come, tra l'altro, si era impegnato a fare - un intervento di razionalizzazione degli organismi esistenti: il comitato nazionale di valutazione del sistema universitario ed il comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca - CIVR -, unificati in un unico organismo, che valuterà complessivamente didattica, ricerca e servizi del sistema dell'università e della ricerca. Tale intervento è stato previsto in attesa dell'istituzione di un'apposita agenzia indipendente, secondo gli orientamenti definiti e concordati a livello europeo. Non a caso l'articolo 62 del disegno di legge finanziaria per l'anno 2006 - che conteneva tali disposizioni - è stato stralciato ed è attualmente all'esame del Senato. Il ministro ha assicurato la Commissione che tale provvedimento sarà peraltro approvato in tempi brevi.
Ritengo che queste osservazioni, sebbene brevi e concise, fossero dovute, perché nel corso del dibattito, per come lo stesso si è sviluppato, si è volutamente ignorato il dato di fatto che costituisce un elemento di novità, proprio quando si affronta il problema della valutazione all'interno dell'università. Di ciò va dato atto sinceramente al Governo (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Prego, onorevole Sasso, ha facoltà di parlare.
ALBA SASSO. Signor Presidente, rispondo all'ultimo intervento dell'onorevole Garagnani. Forse non ci siamo spiegati bene, onorevole Garagnani. Noi proponiamo non organismi di valutazione interna, ma un'authority esterna, organismo ben diverso. Noi siamo convinti che l'università moderna, ministro Moratti, non ha assolutamente da temere da regole trasparenti e snelle, che valorizzino e premino innovazione ed impegno didattico, ma questa vostra riforma non prevede assolutamente ciò.
Onorevole Garagnani, affronto un'ultima questione: siamo sempre di fronte al
gioco delle tre carte. Chiedo scusa se uso tale termine, ma siamo in presenza di una manovra-bis che taglia i fondi all'università. Perché, allora, si insiste nel dire che questo Governo ha investito nelle università? Non è possibile continuare a prendere in giro la gente in questo modo, perché le prese di posizione delle università, degli atenei, e della conferenza dei rettori testimoniano una situazione totalmente diversa, ed il ministro Moratti lo sa bene (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bimbi, alla quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Prego, onorevole Bimbi, ha facoltà di parlare.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, signor ministro, onorevoli colleghe e colleghi, in realtà bisogna chiedersi perché se le università sono assolutamente contente del provvedimento in esame, la maggioranza dei senati accademici ha raccomandato di continuare a fare lezione, ma di farla «in piazza», per dimostrare proprio che la comunità educante dell'università non si riconosce in questo provvedimento, nonostante il lavoro meritorio dei nuclei di valutazione delle università, i quali di sicuro devono contribuire anche a tutto il processo di valutazione (e vi contribuiscono).
D'altro canto, la proposta avanzata dal ministro sul finanziamento delle università e la ripartizione dei fondi, in realtà applica i parametri di cui ha parlato l'onorevole Garagnani in maniera assolutamente automatica e, quindi, iniqua, penalizzando proprio gli atenei che hanno incontrato maggiori difficoltà finanziarie, quelli che sono più «oberati» da studenti e quelli per i quali vi sarebbe bisogno, sì, di valutare la ricerca, ma per finanziarla adeguatamente e, quindi migliorare le performance degli atenei...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bimbi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, noi continuiamo a chiederci per quale ragione voi, colleghi della maggioranza, vogliate approvare, a tutti costi, un provvedimento che non ha trovato alcun consenso nel mondo accademico.
Ministro Moratti, francamente noi non capiamo questa sua ostinazione, che riteniamo insensata.
Il mondo dell'università - dalla conferenza dei rettori alle associazioni della docenza, alle componenti studentesche, a quelle della non docenza, a tutte le categorie sindacali, confederali e non - vi chiede di fare un passo indietro, poiché non vi è condivisione su questo provvedimento: per quale ragione e per quale insensatezza vi ostinate ad andare avanti a tutti i costi? Perché non avete voluto aprire un confronto reale con il mondo dell'università? Perché vi ostinate a raccontare cose che nella società e nel mondo dell'università non hanno alcuna capacità di ascolto? Non potete parlare di meritocrazia e poi, all'interno di un provvedimento di questo tipo, cancellare l'unica disposizione che avrebbe potuto portare ad una valutazione seria nel mondo dell'università, dell'insegnamento e della ricerca, cercando di evitare quelle rendite di posizione, quei baronaggi che di fatto corrispondono ad un vero blocco all'accesso alla carriera universitaria per decine, centinaia di grandi intelligenze e di studenti con una grande vocazione.
Nell'ambito di un disegno di legge che ritenevamo sbagliato vi era una proposta relativa ad un sistema di valutazione nazionale che andava incontro a questa necessità del mondo dell'università. Ebbene, l'unica cosa sensata inserita in questo provvedimento voi, al Senato, l'avete cancellata (Commenti del deputato Rizzi)! Non è rimasto niente in questo provvedimento che corrisponda a qualcosa che sia nell'interesse dell'università! È solo un disegno di legge nell'interesse di qualche lobby
universitaria! Questo è un danno per il paese e per l'università!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Onorevoli colleghi, prendete posto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.30, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Onorevole Patria, vada a votare...
Onorevole Mereu, voti per sé, per cortesia!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 240).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, prendo atto che il ministro ha fatto rispondere l'onorevole Garagnani, e ringrazio comunque il collega per la sua interlocuzione. Risponderò anche a ciò che a detto quest'ultimo.
Tuttavia, signor ministro, ho posto una questione diversa. Qui non stiamo discutendo dell'authority (ne parleremo in seguito), bensì della dinamica retributiva dei professori universitari. Lei sa bene che oggi tale dinamica si svolge mediante scatti di anzianità. Un professore ottiene una cattedra; dopodiché, la sua carriera è determinata esclusivamente da scatti di anzianità. Questo professore sarà bravo o meno; ma avrà la stessa dinamica salariale.
Converrà con me che questo sistema è arcaico. Lei parla sempre di società moderna e della necessità di modernizzare l'Italia. Benissimo, modernizziamo l'università italiana con un semplice criterio di valutazione di merito: un professore bravo guadagnerà più di uno meno bravo. Non è d'accordo con questa regola? Risponda, signor ministro. È la regola che proponiamo di instaurare con questo emendamento.
Allora, se lei boccia emendamenti che, per la prima volta nella storia dell'università italiana, stabiliscono la meritocrazia, non può più usare questa parola; altrimenti dice cose che non corrispondono al vero.
Veniamo, ora, alla questione posta dall'onorevole Garagnani.
Onorevole Garagnani, certo che esiste il CIVR. Ricordo che il comitato per la valutazione e la ricerca fu istituito nel 1999 dai Governi dell'Ulivo e sono d'accordo sul fatto che stia svolgendo un lavoro molto importante. Sono anche d'accordo sul fatto che sia importante, già nell'attuale fondo di finanziamento ordinario dell'università, introdurre dei criteri di valutazione. Quali criteri di valutazione il ministro Moratti ha introdotto nell'annualità 2005? Vogliamo entrare nel merito? L'onorevole Garagnani ha affermato che non vale più soltanto il numero degli iscritti nell'assegnazione dei fondi. Bene, sono d'accordo! Vediamo, però, quale criterio ha aggiunto il ministro Moratti. Il ministro Moratti ha previsto un criterio che si basa su risultato degli esami, cioè le università che danno il più alto ammontare di 30 come voto degli esami prendono più finanziamenti. Ministro Moratti, ritiene che sia un buon criterio? Io non credo, perché con questo criterio si spingono gli atenei a dare 30 a tutti gli studenti, perché così prendono una quota maggiore del finanziamento. Quindi, è un modo sbagliato di parametrare e valutare l'andamento dell'attività dei nostri atenei.
Se vogliamo entrare nel merito, facciamolo, però non potete continuare ad usare la parola «valutazione» come propaganda, quando bocciate emendamenti che, per la prima volta nella legislazione italiana, introducono dei seri criteri meritocratici.
Noi, ministro Moratti, continueremo a portare avanti questa sfida. Lei pensa che può continuare a parlare sui giornali di valutazione in questo modo? Noi dimostreremmo a tutti, adesso, in questi giorni, nelle prossime settimane, nei prossimi mesi e in campagna elettorale, che nella legge c'è scritto esattamente il contrario di quanto lei ha predicato.
Lei mi deve ancora una risposta. Sono due anni che poniamo queste domande, ma non abbiamo ancora ottenuto risposte. Siamo noi che porteremo avanti la sfida sulla meritocrazia. Se voi mantenete questo testo, avrete perso un'occasione storica, perché in questo momento tutta l'università italiana è d'accordo sulla valutazione. Lei, ministro, nel rifiutare di introdurre i criteri di valutazione, perde una grande occasione. Questo era il momento buono per fare davvero una riforma. Invece, lei riporta il sistema indietro, agli scatti di anzianità e ai vecchi sistemi dell'università italiana (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor ministro, ci troviamo di fronte a un disegno di legge molto confuso e contraddittorio. Esso era partito con una sua fisionomia, che pretendeva di essere quella dell'efficienza e che impostava la precarietà totale delle università e del personale universitario. Esso è finito, attraverso un iter parlamentare mal condotto, in una parte della legge che sembra dare l'ope legis agli associati per farli diventare ordinari e ai ricercatori esistenti per farli diventare associati, ma solo sulla carta. Invece, rimane un punto fermo la totale precarizzazione della figura del ricercatore. Si tratta di una cosa gravissima.
Nella legge si dice che i dottorandi, coloro che hanno fatto il dottorato e che hanno titoli assimilati, per sei anni possono ottenere il contratto di ricerca. Dopo di che, signor ministro, a 36 anni, dove mandiamo questi ricercatori che per sei anni hanno svolto la ricerca universitaria? In Italia c'è il nulla al di fuori dell'università e degli enti pubblici di ricerca.
Questi ricercatori come condurranno la loro ricerca e come passeranno in ruolo ordinario gli associati e in ruolo di associati i ricercatori, quando la sua proposta di legge all'articolo 6 afferma chiaramente: «Dall'attuazione delle disposizioni della presente legge non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica»?
Si impone un vincolo alle università, quando si dice loro di far passare i professori dal ruolo di associato a quello di ordinario o i ricercatori al ruolo di associati e di trovare i soldi necessari.
Ma dove li trovano le università i soldi per strutturare il personale? Tali passaggi non sono senza costo. Possono sembrare senza costo nell'immediato, ma subito dopo, negli anni successivi, i costi aumentano. Dove li prendono le università questi soldi? Tutto finirà nel nulla: ciò che è scritto in questa legge diventa puro populismo, perché non ha alcuna base economica per poter essere realizzato.
Come hanno già ricordato i colleghi, lei ripete spesso il termine «valutazione». Tuttavia, non si fa valutazione senza fondi, non si fa valutazione senza finanziarla. Valutare i professori universitari è una cosa seria: non si tratta di mettere intorno ad un tavolo quattro-cinque consulenti e far valutare tutte le università italiane o i professori italiani. Dove sono i fondi? Ministro, dove sono i fondi?
Questa legge molto confusa inizia con una gemma, l'articolo 1, comma 1, palesemente incostituzionale. Per la prima volta, nei quasi dieci anni di mia permanenza nella Commissione cultura della Camera, è capitato che il Governo chiedesse alla sua maggioranza di rinviare alla Commissione affari costituzionali il parere di incostituzionalità che tale Commissione aveva espresso perché lo cambiasse ed esprimesse un parere di costituzionalità, contraddicendo se stessa. Ma è serio questo? Fate una legge che inizia con un
articolo incostituzionale e si chiude con un articolo che nullifica e rende chiacchiere tutto quello che c'è tra l'incostituzionalità del primo articolo e la nullità del sesto articolo. Bisognerebbe essere più seri.
La domanda che ci poniamo è la seguente: perché tanta ostinazione? Anche nell'ultima audizione del CUN e della CRUI in Commissione abbiamo trovato tutti contro questa legge. Dunque, perché questa ostinazione? Per dire che avete fatto una riforma? La cosa mi sembra un po' fanciullesca (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
CARLA ROCCHI. Intervengo su questo emendamento per segnalare che la modifica richiesta rientra in una logica di «sgradimento» di un'attribuzione centrale di qualità, di potenzialità e di caratteristiche che, invece, riteniamo sarebbe più giusto continuare a mantenere in capo agli atenei. In altre parole, mantenere in capo agli atenei le scelte, la valutazione del fabbisogno e, di conseguenza, anche la quantità delle situazioni da aprire a nuovi sbocchi di carriera sembra a noi più idoneo a coprire con chiarezza e trasparenza le necessità del singolo ateneo, nel rispetto dell'autonomia, piuttosto che tornare ad una graduatoria nazionale, sia pure rispondente alle caratteristiche del prerequisito. Non siamo contrari in linea di principio, ma così come il provvedimento ce lo presenta ci fa temere maggiormente tale richiamo al centro quando l'esperienza ci porta sul particolare locale.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Colgo l'occasione della presenza del ministro Moratti in aula per sollecitare la risposta ad un'interrogazione da me presentata qualche mese fa sulla questione del reclutamento delle università. Mi riferisco, in particolare, ad una questione avvenuta nell'università di Bari con una serie di vicende che hanno visto interessata la magistratura. La mia interrogazione non intendeva chiedere al ministro di intervenire nelle vicende della magistratura, per carità. Essa intendeva chiedere al ministro quali fossero le politiche per garantire i tanti onesti, che nelle università vivono e lavorano. Credo non sia fuori tema questa sollecitazione, perché la questione della modifica del sistema di reclutamento, passando dai concorsi locali ai concorsi nazionali, che per due anni abbiamo discusso, è una questione ancora aperta, dal momento che nel testo al nostro esame non è scritto esattamente che si torna ai concorsi nazionali. È bensì prevista un'idoneità nazionale, cioè una lista nazionale. Dopodiché, i concorsi tornano ad essere concorsi locali, che peraltro le università dovranno pagarsi per conto loro.
Credo che, avendo eliminato una proposta di sistema di valutazione sul complesso delle vicende delle università, questo disegno di legge non solo non affronta il problema del reclutamento e delle regole di trasparenza del reclutamento stesso, ma sicuramente rischia di peggiorare una situazione già abbastanza critica (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 235).
Onorevoli colleghi, vedo che si assottigliano le fila. Bisogna che stiate in aula (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo). Richiamo tutti, maggioranza e opposizione, proprio perché si tratta di un provvedimento importante (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo). Credo che stare in Parlamento, onorevoli colleghi, sia una cosa doverosa!
Passiamo alla votazione dell'emendamento Carli 1.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor ministro, anche in questo dibattito parlamentare, così com'è avvenuto negli anni di gestazione di questo provvedimento, lei sceglie di non interloquire con la Commissione, con il Parlamento, con le forze di opposizione, né con il mondo dell'università nella sua interezza. Immagino che lei non ne possa più e che non veda l'ora di andare a fare la conferenza stampa, magari con il Presidente del Consiglio, per riferire agli italiani quali straordinari risultati avete acquisito con questo provvedimento, stracciando sorti magnifiche e progressive per la nostra università.
Abbia però, signor ministro, la consapevolezza che noi staremo attenti a quanto lei dirà e per cortesia non ci parli di meritocrazia o di porte aperte ai giovani. Non ci parli della possibilità di dare un nuovo ruolo ai ricercatori. Non ci parli di concorsi nazionali. Non ci parli della valutazione. Ci parli, piuttosto, di questo provvedimento, misero, pieno di contraddizioni ed incostituzionale, che ha determinato quanto non era mai avvenuto nelle università del nostro paese, cioè uno stato di paralisi degli atenei ed un disagio totale dell'intero mondo accademico! Questi sono i risultati di cinque anni di Governo del centrodestra. Questi sono i risultati di cinque anni di Governo del ministro Moratti; lo dico a lei sottosegretario Aprea, che almeno ha la gentilezza di ascoltare i nostri discorsi.
La verità è che, nel corso di questi anni, vi è stata la totale assenza di un disegno strategico per la qualificazione e lo sviluppo del sistema universitario nel quadro degli obiettivi europei, al fine di fare dell'Europa, entro il 2010, la più competitiva e la più dinamica economia della conoscenza nel mondo. Vi è stata piuttosto l'adozione di provvedimenti caotici e parziali, che hanno interrotto - questo proprio mentre l'università italiana sta crescendo - quel processo di innovazione, che era stato intrapreso nel corso degli ultimi quindici anni, e non solamente nel corso degli ultimi cinque anni del Governo di centrosinistra.
Parlateci piuttosto della progressiva destrutturazione del sistema universitario, parlateci piuttosto della contrazione in termini reali del finanziamento dell'università, del blocco delle assunzioni, della fuga dei cervelli, di quanti giovani decidono di lasciare il nostro paese perché, non trovando spazi, sono costretti ad emigrare o a cambiare mestiere.
Abbiate la dignità di evitare di parlarci di risultati che non siete stati in grado di conseguire nel corso di questi cinque anni, parlateci invece di questo provvedimento e lei, signor ministro, faccia il ministro dell'università e della ricerca e non il ministro della propaganda (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carli 1.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 250).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bulgarelli 1.65.
Ricordo ai colleghi che i tempi sono esauriti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor ministro, il comma 5 è quello che lei ha presentato come il ritorno al concorso nazionale. Sono due anni, infatti, che leggiamo su tutta la stampa italiana che questa legge verrà approvata per riportare a livello ministeriale le procedure concorsuali.
Lei, signor ministro, ha giustificato tale ritorno al concorso nazionale stigmatizzando il fenomeno di localismo che si è determinato nei concorsi dei singoli atenei. Sono ammirato dalla sua capacità di diffondere leggende metropolitane, perché in tale disposizione non si parla affatto di concorso nazionale. Se ne parla nei giornali ma, nella norma, il concorso nazionale non esiste, se attribuiamo a tale denominazione il suo vero significato, vale a dire un bando, la presentazione delle domande e poi un vincitore a seguito di una competizione a carattere nazionale.
Se questo è il concorso nazionale, nel comma 5 non ve n'è traccia! In tale disposizione vi è qualcosa di diverso, vale a dire la previsione di un concorso per l'idoneità nazionale, che sostanzialmente viene riconosciuta a tutti. Infatti, in presenza di cento posti disponibili, l'idoneità viene riconosciuta a duecento candidati, vale a dire al doppio.
Faccio notare che il Ministero dovrà bandire questo concorso per tutti i settori disciplinari, che nelle varie materie sono 370. Alcuni di questi settori disciplinari sono molto piccoli, con la presenza di un numero assai esiguo di professori; la norma prevede che, anche se non vi sono posti disponibili, si deve comunque bandire il concorso una volta l'anno. Abbiamo fatto un po' di conti e abbiamo appurato che vi sono 30 settori disciplinari che in quattro anni riconosceranno l'idoneità a tutti i professori in ruolo in quel settore. Ipotizzando un posto disponibile l'anno, per 70 settori disciplinari in quattro anni, tutti i professori in ruolo saranno dichiarati idonei; ipotizzando quattro posti disponibili l'anno, per ben 300 settori disciplinari su 370 - vale a dire la stragrande maggioranza - tutti i professori saranno dichiarati idonei.
Dunque, quello che chiamate concorso nazionale - che in realtà è un concorso di idoneità, che tra l'altro viene riconosciuta a tutti - non svolge alcuna funzione selettiva. In tal modo, si torna al concorso locale, in quanto vi è una seconda fase, che si svolge presso l'ateneo, nella quale avviene il confronto comparativo fra i diversi candidati, scegliendo effettivamente il professore.
La situazione non cambia di una virgola rispetto alla vecchia normativa, anzi le lobby universitarie con la vecchia normativa dovevano costruire un puzzle tra idonei e vincitori nei tanti concorsi locali, mentre adesso avranno il compito facilitato perché stileranno una lista di idonei a livello nazionale e poi assegneranno ai singoli concorsi di ateneo il vincitore, che era già deciso in partenza.
Voi state confermando la dinamica attuale. Non è affatto vero che esiste il concorso nazionale; si tratta di una delle tante leggende che il ministro Moratti ha diffuso in questi due anni. Tuttavia, quando queste norme cominceranno ad essere attuate, tutti si accorgeranno che la situazione rimarrà quella esistente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, credo che questo dibattito sia, tra valutazioni nazionali e locali e stante la mancanza di un sistema indipendente di valutazione, tutto italiano e che finisca per essere francamente provinciale.
Se vi fosse una valutazione nazionale per dare idoneità a tutti coloro che la chiedono e se le commissioni utilizzassero i «referees ciechi», che le università e il ministero utilizzano ad esempio per cofinanziare
i progetti di ricerca nazionale, allora le comunità scientifiche potrebbero creare le cosiddette short lists, ovvero le liste di coloro che hanno una preparazione sufficiente per essere scelti dall'ateneo. Certamente ci siamo appena un po' avvicinati a questo processo con l'attuale metodo di concorso, che riconosce agli atenei il diritto di bandire e di controllare in parte i risultati delle selezioni. Ciò va benissimo, non malissimo.
Invece, quando parliamo negativamente delle lobbies universitarie, ci riferiamo al debole modo con cui abbiamo congegnato i concorsi - che con questa proposta sarà ancora più debole - perché sostanzialmente fa sì che vengano facilitati i candidati che appartengono al cosiddetto mainstreaming delle discipline, cioè alle scuole più forti che rappresentano i paradigmi consolidati (sto parlando dei «bravi» e non delle distorsioni peggiori) indebolendo l'innovazione scientifica e quella culturale. È questo il dato di fatto. Se noi avessimo processi di valutazione stringenti, allora sì che potremmo dare completamente in mano agli atenei, a livello locale e partendo dai dipartimenti, la possibilità di selezionare il personale.
La riforma avrebbe dovuto costruire un percorso tale da avvicinarci di più a questa modalità, invece di allontanarcene in misura ancora maggiore, rimettendoci in mano nel migliore dei casi alle più vecchie e consolidate scuole accademiche. Tali scuole spesso si nutrono di alcuni pregiudizi scientifici secondo i quali più si è giovani e meno si è scientificamente produttivi (non è vero e per questo si tengono i giovani senza propri fondi di ricerca e con salari bassi) e se si è donne è meglio aspettare di più (in proposito basta guardare le valutazioni e gli indicatori europei sul mancato sostegno alle carriere delle donne meritevoli, in particolare in Italia). Il risultato porta ad una scarsa innovazione scientifica proprio perché siamo chiusi.
PRESIDENTE. Onorevole Bimbi...
FRANCA BIMBI. Queste sono le scuole dei vecchi, magari bravissimi, che però non permettono ai giovani, alle donne e all'innovazione scientifica di penetrare nel nostro sistema universitario. Con questo metodo di concorsi aggraviamo la situazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.
CARLO CARLI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi al ministro Moratti per dirle che abbiamo giudicato più volte questo provvedimento sbagliato e confuso.
L'abbiamo giudicato portando argomentazioni, articolo per articolo e comma per comma. Se lei avesse ascoltato subito le nostre valutazioni e le nostre critiche, non si sarebbe trovata oggi di fronte all'opposizione, nei confronti del provvedimento, di tutto il mondo universitario, dai rettori ai docenti ed agli studenti, fino alla grande manifestazione che si è svolta oggi davanti a Montecitorio e per le strade di Roma.
Non solo, dunque, riteniamo che il provvedimento in esame sia sbagliato nel merito, ma invitiamo il ministro a riflettere sull'opportunità di una pausa dei lavori e di riaprire un dialogo, nell'interesse degli studenti, del mondo universitario e del futuro del nostro paese, per il quale l'università svolge un ruolo estremamente importante. La vostra sordità provoca danni, nel merito e anche dal punto di vista delle lacerazioni, delle incomprensioni e dello scontro politico che si determina, sia in Parlamento sia nel paese. Dunque, fermatevi e ascoltate il paese (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bulgarelli 1.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 250).
Prendo atto che l'onorevole Pistone non è riuscita a votare.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ritengo che occorra fare chiarezza su alcune questioni riguardanti l'andamento dei lavori. La prima è incardinata nello spirito con il quale lei ha precedentemente richiamato la maggioranza ad una maggiore compattezza...
PRESIDENTE. No, ho parlato di presenza: dato che ho visto i deputati che uscivano a frotte, ho fatto presente che si sta lavorando...
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, si capisce lo spirito e anche l'intenzione. Tuttavia, poco fa lei ha annunziato al collega Tocci che i tempi erano esauriti, anche se in quel momento non lo erano, né per il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, né, tanto meno, per gli altri gruppi dell'opposizione.
Le anticipo fin d'ora, signor Presidente, che, essendo stata compiuta da parte nostra la scelta di un'opposizione costruttiva - stiamo infatti rinunziando a interventi meramente ostruzionistici, e i nostri interventi tentano di convincere la maggioranza, il Governo, il relatore, il Presidente della Commissione, ad accogliere talune delle nostre osservazioni - ci aspettiamo che su un provvedimento così importante vorrà concedere tempi aggiuntivi.
La seconda questione riguarda il rapporto con il ministro Moratti, che proprio non sta funzionando. Mi rivolgo a lei, affinché interceda nei confronti del ministro. Il collega Tocci e la collega Bindi hanno rivolto al ministro alcune precise domande e richieste di chiarimenti. Non vedo per quale motivo, atteso che non vi è alcuna possibilità di allungare i tempi dell'esame del provvedimento, che sono contingentati e si stanno esaurendo, il ministro non risponda almeno alle richieste di chiarimento. Si tratta, peraltro, di un modo sgarbato di avere un'interlocuzione con l'opposizione.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, lei non si è mai potuto lamentare di me sui tempi: non si lamenterà nemmeno oggi.
Per quanto riguarda il ministro, è presente e vigile (spesso ci lamentiamo che i ministri non ci sono): spero anch'io che intervenga ma non posso obbligarla a farlo.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 1.9.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grignaffini. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, vi sono molte parti del provvedimento in esame, anzi direi tutte, che danno l'impressione, leggendole, di essere capitati dentro il Truman show. È un film che sicuramente conoscete tutti, in cui il protagonista crede di vivere una vita vera, con relazioni, amori, sentimenti, disavventure, e invece è tutto completamente virtuale.
Qui siamo un po' in provincia, e quindi la sensazione è più di essere su Scherzi a parte che non al Truman show. Però, ministro Moratti, l'idea, l'impressione sono assolutamente le stesse.
Prima abbiamo già raccontato la grande truffa del sistema di valutazione: grande mostro evocato dal ministro nelle interviste, sulle prima pagine e nel titolo della legge, ma che è assolutamente inesistente all'interno del testo e della sua lettera. Analogamente, ci troviamo di fronte alla questione del concorso nazionale: grande soluzione sbandierata e portata in tutte le trasmissioni televisive come la misura in grado di sanare i concorsi
universitari da tutte le varie situazioni, assolutamente poco credibili, che ne stanno caratterizzando la gran parte.
Ebbene, la tesi che questo provvedimento avrebbe ripristinato il concorso nazionale è falsa. Infatti, di nazionale in questo concorso vi è soltanto l'idoneità. Proviamo a spiegare ai colleghi cos'è una idoneità; lo indica anche il testo e lo chiariscono soprattutto gli Uffici della Camera, i quali sottolineano più volte come «idoneità» voglia rappresentare l'assegnazione non di un ruolo, bensì di un titolo.
È per questo che voi avete aperto l'idoneità a tutte le categorie che stazionano nel mondo dell'università da 20 e 30 anni; perché avete ritenuto che l'idea di regalare un titolo (che non comporta alcun diritto) a migliaia di persone fosse il male minore. Di fatto, i concorsi, anche in questo vostro testo, restano invece di carattere locale.
Allora anche qui andrebbe aperta una piccola parentesi. Al riguardo, vi è un dibattito serio, che non si può ridurre in pochi minuti. Vi è chi ritiene che siano preferibili i concorsi di carattere nazionale, chi quelli di carattere locale. Sono due idee diverse. Nella prima dominano le discipline, che impongono i loro candidati. Nella seconda dominano maggiormente gli atenei, che impongono quelli che ritengono essere più vicini alla domanda del particolare ateneo cui si riferisce quel concorso, e della comunità degli studenti che usufruisce di quel servizio. Personalmente sono più orientata per la seconda idea, ma non è questo in discussione.
Istituiamo le commissioni di carattere nazionale per i concorsi locali? Bene, almeno prevediamo nel testo che questi concorsi non debbano vedere la presenza di un commissario dell'ateneo che bandisce il concorso! È una formula che, in qualche modo, cerca di «incrociare» la doppia istanza ed equivale a introdurre un po' di moralità all'interno del sistema universitario.
Ho fatto riferimento al concetto di virtuale, ai titoli, a una situazione da Scherzi a parte. Inizio seriamente a domandarmi a cosa serva, al ministro Moratti, portare a casa questo disegno di legge che non piace a nessuno nel mondo dell'università (in tutte le sue varie articolazioni), che non produce effetto alcuno, che «esce» da questa Camera con un pregiudizio sulla sua costituzionalità e che sarà ritenuto ridicolo ed inapplicabile non appena ci si renderà conto delle sue articolazioni. Forse anche il ministro Moratti vive nel Truman show e pensa di conquistare Milano con la targhetta con su scritto: «Ho fatto la riforma dell'università» (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 428
Votanti 427
Astenuti 1
Maggioranza 214
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 243).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.10.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, l'emendamento in esame «colpisce» uno degli aspetti centrali del provvedimento che stiamo dibattendo; infatti interessa la delicata questione che vede protagoniste l'autonomia universitaria, gli interventi ministeriali e la copertura finanziaria.
Vorrei dire che questo è proprio il cuore dell'incostituzionalità del provvedimento
in esame: l'abbiamo già detto stamani, illustrando la questione pregiudiziale, ma vogliamo ribadirlo.
Credo non sfugga a nessuno che, quando si parla di profili di incostituzionalità, si fa riferimento ad aspetti che possono avere una dimensione in qualche modo più percepibile o che possono essere in qualche modo più complessi. Questo è un caso di palese incostituzionalità!
Naturalmente, nessuno può prevedere quello che succederà dopo l'approvazione del disegno di legge, ma esso mette in discussione contemporaneamente - e dico contemporaneamente - il principio dell'autonomia degli atenei, configurato e disciplinato quale cardine dall'articolo 33 della Costituzione (alcuni colleghi ne hanno già parlato; ricordo l'intervento di Nicola Rossi, il quale ricordava che si tratta di un principio centrale nella storia dell'università italiana, ma anche di tutte le università e istituti di ricerca), ed il principio, collegato, di cui all'articolo 81 della Costituzione.
Infatti, a proposito della formazione, mediante sorteggio di cinque commissari nazionali, della commissione di ciascuna valutazione comparativa, con una formula che avete sostanzialmente introdotto al Senato, avete stabilito: «Tutti gli oneri relativi a ciascuna commissione di valutazione sono posti a carico dell'ateneo ove si espleta la procedura, come previsto al numero 1)».
Orbene, come si fa, onestamente, a configurare un intervento sull'università che viene definito di riforma - e che alcuni hanno definito di controriforma - che, sostanzialmente, concepisce un sistema di finanziamento basato sull'autonomia, sui bilanci delle università? Ma voi sapete in quali condizioni sono i bilanci delle università? Non riescono a fare una chiamata, a bandire un concorso! Ciò nonostante, tutta l'impalcatura della riforma viene sostanzialmente caricata sui bilanci degli atenei! Questa è un'operazione che racchiude, appunto, una duplice incostituzionalità.
Come ho ricordato in altra occasione, gli enti locali e gli altri soggetti dotati di autonomia sono gelosi della loro autonomia finanziaria: lo sono perché invadere tale sfera significa interferire nelle loro priorità, nelle loro scelte! Ma chi ci dice che, agendo nella maniera che proponete, non condizioniamo la ricerca, facendo in modo che i fondi destinati a scopi di ricerca non vengano indirizzati, invece, all'organizzazione dei concorsi di cui il disegno di legge dispone l'espletamento? Se una legge decide nuovi concorsi, nuove commissioni, nuove attività, deve anche assicurare la copertura per tali finalità!
Questa è un'operazione dal respiro corto, perché sostanzialmente contrasta - due volte nella stessa disposizione! - con la Costituzione, segnatamente con gli articoli 33 e 81, quarto comma. Quelli da me indicati sono i motivi per i quali i Presidenti della Repubblica hanno costantemente rinviato alle Camere i provvedimenti da esse approvati. Anche il Presidente Ciampi l'ha già fatto in relazione alla legge sulla semplificazione amministrativa.
Quindi, come diceva il collega Boccia, noi non stiamo facendo un ostruzionismo fine a se stesso o finalizzato ad una legge più generale la cui necessità abbiamo spesso segnalato: ci misuriamo con voi sul provvedimento in esame. Abbiate la saggezza di eliminare queste incostituzionalità così clamorose (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, giungono notizie di alcuni incidenti, avvenuti negli ultimi minuti nella piazza davanti al Palazzo, di cui sono rimasti vittime anche alcuni operatori delle televisioni...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Innocenti, le posso chiedere una cortesia?
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, le rivolgo soltanto la preghiera di
appurare l'esattezza di quanto ho appena riferito e di verificare cosa sia realmente necessario fare per mantenere tutti, dentro quest'aula e fuori, nervi saldi e pazienza.
Credo vi sia la necessità di gestire queste situazioni con estrema responsabilità, con senso della prudenza e con cautela: da parte di noi parlamentari, senza ricorrere, uscendo, a gesti o ad atteggiamenti che possono creare problemi; da parte di tutti i responsabili, mantenendo la calma...
PRESIDENTE. Grazie...
RENZO INNOCENTI. ...e la necessaria condizione per fare in modo che chi non è d'accordo manifesti nelle forme che ritiene più opportune e democraticamente il proprio dissenso.
GIORGIO BORNACIN. Lascia andare a casa chi vuole farlo!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.10, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato sì 183
Hanno votato no 246).
Vorrei dire all'onorevole Innocenti che accolgo pienamente l'invito alla verifica da lui richiesta. Penso, anzi sono sicuro - lo auspico - che ciascun deputato assumerà un atteggiamento di prudenza e di moderazione, che è necessario, tenendo presente che, come Presidente della Camera, ho anche il dovere di controllare che l'accesso alla Camera dei deputati non venga precluso ad alcun parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Voi sapete, infatti, che è un problema di principio che, oggi, si pone in una direzione, ma domani si potrebbe porre in un'altra direzione.
Credo, comunque, che gli elementi di moderazione cui lei ha fatto riferimento siano importanti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pistone 1.66.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, vorrei sottoporre, ancora una volta, all'attenzione dell'Assemblea la questione della copertura finanziaria di questo provvedimento.
Come abbiamo evidenziato in sede di esame delle questioni pregiudiziali, il provvedimento in oggetto non prevede - peraltro, a nostro modo di vedere, in palese violazione delle disposizioni costituzionali ed ordinamentali - alcuna forma di copertura per i costi aggiuntivi, derivanti dall'organizzazione e dall'espletamento delle prove, per i giudizi connessi alla nuova idoneità scientifica nazionale dei docenti. Inoltre, non è indicata alcuna forma di copertura per i nuovi oneri derivanti da eventuali, più che probabili, contenziosi.
Il provvedimento prevede che venga bandito un concorso nazionale e che le risorse per l'espletamento del medesimo siano da ricercare nei bilanci degli atenei. Ci chiediamo - ed anche su questo vorremmo ricevere una risposta da parte del ministro Moratti - con quali criteri ciò avverrà, per quali atenei e per quali concorsi. Ci chiediamo, inoltre, come sia possibile adottare un decreto ministeriale che bandisca i concorsi con le risorse di un'altra istituzione.
È una questione centrale che dimostra palesemente l'incostituzionalità di questa norma e svela l'assenza della necessaria copertura finanziaria del provvedimento.
Anzi, si caricano sui bilanci degli atenei i costi aggiuntivi che deriveranno dall'applicazione di queste norme. Ma tali norme, per fortuna, non potranno essere applicate perché mancano le risorse finanziarie, visto che i bilanci degli atenei sono già all'estremo.
Se mettiamo in relazione questa situazione con le disposizioni contenute nel disegno di legge finanziaria attualmente all'esame del Senato, riscontriamo un'ulteriore riduzione delle risorse a disposizione delle università.
Si prevede continuamente che gli adeguamenti stipendiali e contrattuali per il personale docente e tecnico-amministrativo, che sono la conseguenza di una contrattazione a livello nazionale, siano a carico dei bilanci degli atenei. Ma tali adeguamenti costituiscono una voce grandissima nell'ambito delle risorse messe a disposizione dell'università. Inoltre, sono previste una decurtazione del fondo di finanziamento ordinario di una cifra pari a 55 milioni ed un'ulteriore riduzione del fondo di 60 milioni di euro per l'edilizia universitaria. A fronte di ciò, non vi è alcuna previsione per il 2007 e per il 2008 di nuove risorse per questo settore importantissimo.
L'intero costo del personale docente e tecnico-amministrativo viene messo a carico delle università. I fondi per i finanziamenti e per il funzionamento delle università vengono contratti e i fondi per l'edilizia vengono ulteriormente contratti e, addirittura, non vengono previsti per gli anni successivi: insomma, personale, strutture, normale gestione dell'università subiscono una riduzione grandissima!
Peraltro, si vuole caricare sui bilanci degli atenei il costo di questo provvedimento. Varrebbe la pena, ministro, che su questo punto lei spendesse una parola, dicendo come pensa di finanziare questi concorsi. Inoltre non ritiene che si stia producendo un'ulteriore, fortissima lesione dell'autonomia delle università?
Tutti questi temi sono stati posti - voglio ripeterlo ancora una volta - in sede di audizione in VII Commissione dal presidente della CRUI, che ha letto una mozione, approvata all'unanimità dall'assemblea straordinaria dei rettori del 13 ottobre scorso, nella quale si rileva il taglio pesantissimo di risorse, che non risolve ma, anzi, aggrava i problemi delle università. Il presidente della CRUI ha detto: «Il combinato disposto di queste norme e della legge finanziaria farà diventare ingestibili gli atenei per i prossimi anni». Questo è quanto ci viene detto: ministro, cosa intende dire su questo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carli. Ne ha facoltà.
Le ricordo, onorevole Carli, che ha un minuto di tempo a disposizione.
CARLO CARLI. Signor Presidente, credo sia veramente giunto il momento da parte del ministro di dare una risposta alle richieste e alle valutazioni che abbiamo avanzato e che continuiamo a prospettare.
In particolare, si tratta di un provvedimento che, oltre ad essere sbagliato, è anche incostituzionale. Subito dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale, se vorrete andare avanti, esso sarà dichiarato non rispondente al dettato costituzionale con riferimento a due punti, che intaccano fortemente l'autonomia delle università, quell'autonomia che è sancita in maniera solenne nell'articolo 33 della Costituzione (uno dei capisaldi del convivere civile, dello sviluppo e della formazione). Quello al nostro esame è un provvedimento che va a confliggere in maniera forte con alcuni princìpi fondamentali della nostra Costituzione e anche della tradizione che l'insegnamento e la ricerca universitaria hanno nel nostro paese.
Inoltre, come già più volte è stato detto, si tratta di un provvedimento che non prevede alcuna spesa: è mai possibile, ad esempio, pensare alla formazione e all'aggiornamento del corpo docente e del personale universitario senza stanziare alcun euro al fine di provvedere a organizzare le diverse forme di aggiornamento che l'evoluzione impone di promuovere? Ecco che
anche questo altro aspetto, che cade in un momento di grande difficoltà finanziaria delle università italiane, cui viene assegnato anche questo compito che va a danneggiare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Carli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
Le ricordo, onorevole Sasso, che ha un minuto di tempo a disposizione.
ALBA SASSO. Signor Presidente, a proposito dell'emendamento al nostro esame, intendo segnalare che la dizione «tutti gli oneri relativi a ciascuna commissione di valutazione sono posti a carico degli atenei» è stato introdotto al Senato.
A tale proposito già i colleghi hanno rilevato come si tratti di una norma che scarica sugli atenei gli oneri relativi ai concorsi. Vorrei chiedere però al ministro Moratti se questo significhi che gli atenei che avranno qualche finanziamento in più a disposizione potranno bandire i concorsi, mentre quelli che non avranno tali risorse non lo potranno fare. Si va in tal modo a creare una disparità di trattamento che è veramente singolare e sbagliata! In questo senso, il disegno di legge ricorda altri provvedimenti adottati in materia di istruzione. Quando il ministro Moratti prevede l'anticipo nella scuola elementare, affermando che i bambini possono entrare nella scuola dell'infanzia a due anni e mezzo ed a cinque e mezzo in quella elementare, enuncia un principio e poi scarica sui comuni l'impegno e tutta la responsabilità delle risorse. Insomma, si tratta di uno di quei provvedimenti che prevedono situazioni difficili da attuare; se lo si potrà fare, bene, altrimenti peggio per chi non riesce ad accedere al concorso...
TITTI DE SIMONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, voglio intervenire per informare lei e tutti i colleghi che in questo momento si stanno ripetendo una serie di cariche della polizia...
PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, alla fine...
TITTI DE SIMONE. No, Presidente, la questione ha a che fare con il provvedimento...
PRESIDENTE. Non è possibile che ogni cinque minuti l'esame del disegno di legge venga interrotto da questi interventi. Ripeto: stiamo seguendo le vicende.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pistone 1.66, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 430
Maggioranza 216
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 244).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Martella 1.11.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ministro Moratti, il suo intervento sull'emendamento Martella 1.11 le darà modo, ovviamente, di puntualizzare anche altri aspetti sui quali dovesse ritenere di fornire precisazioni.
Prego, ministro, ha facoltà di parlare.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor
Presidente, invero intervengo per puntualizzare alcuni dei punti che sono stati oggetto di discussione. Anzitutto, devo confessare che mi meraviglio per quanto asserito dai colleghi dell'opposizione. Non mi sono mai sottratta al dibattito, che è durato più di tre anni, attraverso passaggi in Commissione ed in Assemblea - siamo ora giunti alla terza lettura del provvedimento -; dibattito che mi ha visto impegnata non solo in Parlamento ma anche con la comunità accademica e scientifica. Voglio infatti ricordare all'Assemblea come, delle quattordici proposte presentate al Governo dalla Conferenza dei rettori per conto della comunità scientifico-accademica, ben tredici sono stata accolte; molte erano state avanzate anche dall'opposizione, sicché, sinceramente, l'accusa secondo la quale mi sarei sottratta al confronto non è comprensibile (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).
In relazione ai diversi punti illustrati, farò alcune precisazioni circa l'idoneità nazionale ed i concorsi. Orbene, già ora - mi stupisce, onorevole Tocci, che lei non colga tale aspetto - i concorsi sono banditi dalle università sulla base di una lista di idoneità. Quindi, non facciamo null'altro che portare a livello nazionale l'idoneità, lasciando che le università bandiscano poi i concorsi sulla base della programmazione. Dunque, non introduciamo un nuovo principio, che vigeva, invece, già in passato; conferiamo, se mai, maggiore serietà e rigore alle procedure di reclutamento, stabilendo una idoneità nazionale e sostituendo le commissioni locali con la previsione di una commissione nazionale eletta, tra i cui membri si effettua poi un sorteggio al fine di garantire maggiore serietà e trasparenza.
Per quanto riguarda il sistema di valutazione, è stato già chiarito che il Governo non solo non è contrario, ma ha dimostrato di essere favorevole con misure concrete già realizzate.
Mi scuso poi se intervengo anche su tale aspetto, ma il richiamo al sistema di finanziamento delle università che si baserebbe solo sul criterio del numero degli iscritti in corso, tolte le matricole, non è corretto; infatti, abbiamo un sistema di finanziamento nuovo, che si basa su diversi parametri: numero degli iscritti, tolte le matricole ed i «fuori corso»; risultati, in termini non solo di esami sostenuti ma anche di valutazione, da parte degli studenti, della qualità della docenza; coerenza dei percorsi universitari con gli sbocchi professionali; infine, qualità della ricerca.
Quindi, per la prima volta viene introdotto il criterio della qualità della ricerca nel sistema di finanziamento delle università. Dunque, mi scuso, ma ciò che è stato affermato non è corretto.
Il provvedimento in esame deve essere letto nel contesto di una serie di azioni che il Governo ha già posto in essere a favore del miglioramento della qualità complessiva del sistema universitario. Se non teniamo presente ciò, è ovvio ed evidente che il disegno di legge viene visto come un provvedimento che si occupa solamente di una parte e non dell'intero problema dell'innalzamento della qualità della ricerca.
Comunque, vorrei ricordare che il tema che vi sta a cuore, così come sta a cuore a noi, era già contenuto all'interno del disegno di legge finanziaria. Come voi sapete, è stato già stralciato, nel corso dell'esame da parte del Senato, da tale provvedimento, è stato ripresentato come disegno di legge autonomo e c'è il mio personale impegno a farlo approvare in tempi rapidi. Ciò, naturalmente, significa compiere una razionalizzazione del sistema di valutazione, inclusa, ovviamente, anche la possibilità di istituire un'agenzia indipendente.
C'è anche, naturalmente, l'impegno - che ho già assunto con il mondo universitario - di confrontarmi non solo su questo, ma anche su tutti gli altri temi che, in questo momento, sono all'attenzione del Governo. Vorrei evidenziare che ho personalmente chiesto un incontro con i rettori delle università italiane sui temi del disegno di legge finanziaria, delle linee di
programmazione e del sistema di valutazione, nonché sui decreti attuativi del disegno di legge in esame.
Auspico di avere una rapida risposta dai rettori, poiché non ho ancora ricevuto, nonostante l'abbia richiesta, la conferma di una disponibilità, da parte loro, a svolgere un incontro con il ministro (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia! Prosegua, signor ministro.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Ciò contraddice la vostra asserzione circa la mancata disponibilità del Governo al confronto!
A ciò vorrei aggiungere che abbiamo sempre manifestato la nostra disponibilità al confronto anche verso gli studenti. Io personalmente, al di là dei sottosegretari delegati, ho avuto un incontro, a fine luglio, con il Comitato nazionale degli studenti, ed ho dichiarato la mia disponibilità a svolgere un successivo incontro sui temi dello stato giuridico e del reclutamento dei professori universitari. Ebbene, non ho ricevuto alcuna richiesta da parte del Comitato nazionale degli studenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)!
Non solo: oggi ho chiesto al relatore, onorevole Mario Pepe, ed al sottosegretario di Stato Aprea di annunciare nuovamente la mia disponibilità ad incontrare gli studenti presenti fuori dalla Camera per manifestare liberamente e giustamente, come è possibile fare. Gli unici che hanno dichiarato la loro disponibilità ad incontrarmi, tuttavia, sono stati i rappresentanti dei sindacati non studenteschi ed i rappresentanti degli studenti della scuola, ma non di quelli universitari. Quindi, vorrei rimarcare come non mi sia mai sottratta al confronto né in Parlamento, né in Commissione, né presso la comunità scientifica ed accademica.
Ringrazio in ogni caso per i contributi forniti in questa occasione, poiché sono comunque suggerimenti preziosi ed importanti. Se non è stato possibile accettare tutti i contributi offerti al disegno di legge in esame, vorrei dire che altri provvedimenti potranno sicuramente tener conto di tutte le proposte avanzate, nonché di tutti quei contributi che consentiranno al paese di avere un'università più qualificata. Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni).
FABIO GARAGNANI. Brava!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei informarvi che gli onorevoli Tocci, Bimbi e Martella hanno chiesto di parlare per dichiarazione di voto, mentre gli onorevoli Titti De Simone e Selva hanno chiesto alla Presidenza di intervenire sull'ordine dei lavori.
Do pertanto la parola all'onorevole Titti De Simone sull'ordine dei lavori (Commenti). Scusatemi, onorevoli colleghi, ma non è colpa mia, perché gli interventi sull'ordine dei lavori hanno la precedenza.
Prego, onorevole Titti De Simone, ha facoltà di parlare.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, se lei non mi avesse tolto la parola in precedenza, avrei fatto più velocemente, ma non importa.
Voglio solo informare l'Assemblea di alcuni fatti. Non so se faccia parte della capacità di ascolto e di confronto di questo Governo... Su questo apro una parentesi in merito: sono venuti tre volte in Parlamento a dire - tutti, dal CUN alla conferenza dei rettori ed a tutte le associazioni - che questa riforma non la vogliono; non si capisce, pertanto, per
quale motivo questo Governo e questa maggioranza abbiano voluto andare avanti a tutti i costi.
Comunque, come dicevo, non so se faccia parte della volontà di confronto e di ascolto, del tutto inesistente, del Governo, che mi sembra solo uno spot elettorale, ma qualche momento fa un operatore di Telenorba è stato caricato dalla polizia davanti a Palazzo Chigi...
GIULIO ANTONIO LA STARZA. Hanno fatto bene...
TITTI DE SIMONE ...mentre proveniva da una manifestazione autorizzata, qui davanti a Montecitorio. Vorrei chiedere, Presidente... Siamo preoccupati di ciò che sta avvenendo. Le agenzie riferiscono anche di altre cariche della polizia nei confronti di studenti che hanno sciolto la manifestazione - lo ripeto, autorizzata - davanti a Montecitorio e poi sono stati, appunto, caricati nei pressi di via del Corso, mentre si trovano a gruppetti (Applausi polemici di deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
NINO STRANO. Bravi!
TITTI DE SIMONE Bravi? Veramente, un esempio molto positivo per il paese!
Siamo preoccupati per questa situazione e vorremmo avere notizie e chiarimenti su ciò che sta avvenendo.
PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, appare chiaro che il Presidente della Camera non è il ministro dell'interno. Perciò, con riferimento a quello che succede, è evidente che l'unica cosa che posso fare è acquisire informazioni. Se, poi, esercitando il diritto di sindacato ispettivo, voi vorrete chiedere delucidazioni al ministro dell'interno, egli sarà in grado di darle.
Per quanto riguarda la Presidenza della Camera, ci impegniamo a tutelare sia il diritto a manifestare liberamente sia il diritto dei deputati ad arrivare alla Camera senza subire blocchi di alcun tipo.
Prego, onorevole Selva, ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori.
GUSTAVO SELVA. Signor Presidente, sono stato assente per circa un'ora da quest'aula perché, forse rispondendo ad un impulso della mia professione giornalistica, che ho esercitato per molti anni, ho voluto rendermi conto di persona di cosa stesse accadendo davanti a Montecitorio. Ho oltrepassato la barriera formata dai carabinieri e dagli agenti di polizia che si trovavano davanti alle transenne, e mi sono avvicinato a queste ultime. Urlando, seduto su una transenna, uno dei manifestanti ha esclamato: «Faccia di merda, vai via!».
ANDREA RONCHI. Sono democratici!
GUSTAVO SELVA. A parte il fatto che «faccia di merda» non mi sembra proprio un complimento, ciò è stato per me solo un incitamento a restare sul posto. Infatti, credo che il primo diritto di un parlamentare sia anche quello di guardare, di osservare, di rendersi conto di persona di cosa sia una manifestazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).
L'onorevole Cento e l'onorevole Folena hanno cercato di sospingermi, allontanandomi, via via ho ceduto anche ad un certo invito da parte dei carabinieri, non accettando, beninteso - e ciò sia chiaro agli onorevoli colleghi - l'attribuzione che mi si voleva dare di «provocatore». Infatti, non capisco perché dovrei accettare la definizione di «provocatore» se vado a verificare di persona, quale rappresentante della nazione, cosa stia avvenendo davanti alla «casa» nella quale mi trovo ad operare. Altrimenti, la stessa attribuzione bisognerebbe darla, nel caso specifico, all'onorevole Cento ed all'onorevole Folena! Tuttavia, proprio perché mi ero reso conto che la situazione era abbastanza delicata, ho accettato di allontanarmi ed invece di dirigermi - sempre avvicinato dall'onorevole Cento - verso il nostro ingresso,
poiché sentivo il bisogno di bere - non ho infatti ricevuto da parte della Camera dei deputati una bottiglia d'acqua, a differenza dei manifestanti: ma, ad ogni modo, ciò va benissimo - volevo andare al bar Giolitti a prendere una gelato. L'onorevole Cento mi ha ringraziato e mi ha detto «buon gelato»! Mi sono trovato, dunque, all'inizio di via della Missione di fronte ad una «muraglia», già urlante, che mi ha impedito di andare da Giolitti, ossia mi ha impedito di andare dove io, liberamente... Perché avrei dovuto negoziare con questi signori e fare il giro intorno a piazza del Parlamento? La mia libertà è ancora quella di andare dove scelgo io di andare, in una strada in cui un cittadino possa circolare. Il blocco è stato fatto dai manifestanti. E chiedo al Presidente della Camera se anche quel blocco fosse autorizzato (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
Onorevoli colleghi, credo che ciò sia molto, molto grave. Ho accettato anche di discutere, perché ad un certo momento mi sembrava che l'atmosfera si fosse un po' distesa; ma ciò non ha impedito ancora urla, manifestazioni ed altre violenze verbali nei miei confronti. Questo non è un esempio di come si educano i manifestanti e di come questi ultimi debbano comportarsi, soprattutto là dove si fanno le leggi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Prego, onorevole Volontè, ha facoltà di parlare sull'ordine dei lavori.
LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, avevo chiesto in precedenza di parlare e non ruberò molti minuti.
Vorrei soltanto mettere in evidenza, senza alcun commento, che in questa Repubblica e nei dintorni della Camera vigono alcuni diritti: quello di manifestare, quello di esprimere le proprie opinioni purché in maniera composta, ma anche quello della libera circolazione. Ciò vale anche per i deputati, che si possono muovere come tutti i cittadini italiani.
Allora, faccio premura a lei e al vicepresidente Mussi non solo di verificare se i blocchi e le manifestazioni siano stati consentiti, ma anche di verificare se in questa Repubblica (purtroppo, basterebbe guardare alle contestazioni improprie, ad esempio a Torino, sui muri di alcuni edifici religiosi) il Ministero dell'interno consenta che i diritti fondamentali dei cittadini, tra i quali quelli dei deputati, vengano rispettati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prima di dare la parola agli onorevoli Tocci e Bimbi sul merito del provvedimento e, in particolare, sull'emendamento Martella 1.11, su cui è intervenuto il ministro Moratti, vorrei dire che, con il vicepresidente Mussi e con i questori, svolgerò immediatamente un esame della situazione che si è prodotta nella giornata odierna, evitando di dare giudizi, anticipazioni e sentenze senza conoscere la situazione stessa.
Onorevole Volontè, l'unica cosa su cui vorrei rassicurarla è che, già in due interventi nel corso di questo dibattito, pur confuso e frammentato, ho fatto riferimento alla tutela della libertà dei deputati di arrivare e circolare liberamente nei pressi della Camera dei deputati.
BENITO PAOLONE. Non si può! Non è possibile!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, vorrei tornare a discutere dell'università, perché in quest'aula, finalmente, abbiamo l'occasione di interloquire con il ministro. Ministro, è la prima volta che lei mi risponde e ci sono i verbali della VII Commissione cultura a dimostrarlo. La
posso sfidare anche in un giurì d'onore nella lettura dei verbali (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
FILIPPO ASCIERTO. Facciamo il duello!
PRESIDENTE. Onorevole Ascierto, l'onorevole Tocci non ha detto cose folli! Egli sta intervenendo nel dibattito con la naturale polemica politica che ciascuno di noi usa (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Onorevoli colleghi, se volete che questo provvedimento venga esaminato, dovete aiutare la Presidenza! Non è possibile procedere con queste continue interruzioni; oltretutto, è autolesionista da parte della maggioranza.
Prego, onorevole Tocci.
WALTER TOCCI. Veniamo al punto e cerchiamo di chiarire i problemi, altrimenti la discussione diventa inutile.
Sono due anni che si parla della necessità di introdurre in Italia un'authority per la valutazione del sistema universitario. Bene, signor ministro, lei sa che nel testo licenziato dalla Camera in prima lettura, con l'articolo 2, si istituiva l'Autorità per la valutazione. Quindi, tale strumento era già previsto in questo testo: lei lo ha cancellato mediante il voto sulla questione di fiducia al Senato.
Poi, ha introdotto la proposta di istituzione dell'Autorità in un articolo della legge finanziaria. Quell'articolo della legge finanziaria è stato cancellato dalla Commissione bilancio del Senato.
Adesso, lei ci viene a dire che presenterà un disegno di legge per l'istituzione di un'authority. Ma che bisogno c'è di fare un altro disegno di legge, quando l'Autorità era già prevista dall'articolo 2 di questo testo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)?
Ci viene il sospetto che lei non voglia l'authority per la valutazione, perché, se ci fosse un'authority per la valutazione - lo ripeto -, non si potrebbe fare l'università di Lucca per Marcello Pera, non si potrebbe fare l'università di Reggio Calabria annunciata da Berlusconi in favore del suo amico o l'università di Tremonti sull'economia tributaria. Non si potrebbero fare queste «marchette» (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
VINCENZO ZACCHEO. Tocci deve pensare a Roma!
UGO LISI. E Brindisi...!
PRESIDENTE. Onorevole Lisi, la prego...
UGO LISI. Sta dicendo delle cose...
PRESIDENTE. Stavo parlando con il ministro Pisanu...
TOMMASO FOTI. Allora, senti cosa dice!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, dato che mi è stato chiesto di intervenire e di chiedere notizie rispetto ad una certa situazione di cui abbiamo parlato poc'anzi, in questo momento ero al telefono con il ministro dell'interno. Non ho il dono dell'ubiquità. Non posso parlare e sentire contemporaneamente (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
Onorevole Tocci, continui.
WALTER TOCCI. Quando parliamo di valutazione, intendiamo, oltre all'authority, l'introduzione di un principio nuovo e innovativo, ossia la valutazione dei singoli professori. Non può essere che la carriera sia affidata soltanto all'anzianità. Caro ministro, lei su questo aspetto non ci risponde. Perché non vuole introdurre una dinamica retributiva basata sulla valutazione di merito del singolo professore? Sarebbe un ottimo sistema per premiare i migliori. Invece, anche questa norma, che era presente nel testo della Camera, è stata cancellata con il voto di fiducia.
Signor ministro, sulla valutazione è accaduto un fatto nuovo in questi mesi. È il sistema universitario italiano che chiede di essere valutato. Lei non si è accorta di una grande novità.
Lei parla della CRUI. La conferenza dei rettori ha approvato dei documenti ufficiali con i quali si chiede di essere valutati. Essi chiedono l'introduzione di un'autorità indipendente che valuti i risultati dell'università. Lei, quindi, aveva una grande occasione, perché è la prima volta che il sistema universitario italiano chiede a gran voce di essere valutato. Era l'occasione buona per fare una legge sulla valutazione dell'università.
BENITO PAOLONE. Non lo avete fatto per vent'anni!
PRESIDENTE. Onorevole Paolone, la prego. Non è possibile proseguire in questo modo.
WALTER TOCCI. Lei, signor ministro, ha governato per cinque anni con una maggioranza parlamentare tale che non ha avuto mai alcun predecessore. Lei ha avuto la possibilità di fare questa riforma introducendo questa novità e non lo ha fatto.
Rispetto all'anzianità, signor ministro, lei non mi risponde. Nei concorsi è stabilito il criterio di anzianità, ossia i professori che hanno 15 anni di anzianità sono avvantaggiati nel concorso. Le domando: l'anzianità e la meritocrazia possono andare d'accordo? Questi sono i chiarimenti che abbiamo chiesto. Fare i concorsi universitari sulla base dell'anzianità significa tornare agli anni Settanta. Questa è una legge vecchia di trent'anni! Lei è sfortunata, ministro, perché, se avesse fatto una legge così negli anni Settanta, avrebbe ricevuto gli applausi.
Invece, oggi l'università è molto più avanti. Essa chiede di essere valutata, vuole una riforma vera, che voi non siete stati capaci di dare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
BENITO PAOLONE. ...Questo vi disturba...!
PRESIDENTE. Onorevole Paolone, la richiamo all'ordine.
Onorevole Bimbi, parli pure.
FRANCA BIMBI. Spero che questa sera il Blob televisivo faccia vedere le intemperanze dei colleghi di Alleanza nazionale, così ci divertiamo (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...
FRANCA BIMBI. Ci dispiace che il ministro non conosca il significato filosofico - mi viene da dire così, guardando il ministro Buttiglione - della parola «confronto». Vorrei che il ministro Buttiglione lo spiegasse al ministro Moratti. Vorrei che le spiegasse cosa significa il confronto con una cultura filosofica, che certamente è migliore della mia e incomparabile.
Il confronto tra i diversi punti di vista non significa semplicemente ascoltare in maniera passiva e poi continuare come se chi presenta le proprie obiezioni nulla avesse detto.
Questo è stato il significato di confronto utilizzato dal ministro. Infatti, alle obiezioni, oggi come in tutto il periodo precedente, il ministro ha risposto semplicemente ripetendo i suoi assiomi senza scendere sul terreno delle argomentazioni da noi portate. Inoltre, molto spesso ha risposto alla conferenza dei rettori e negli incontri della conferenza dei presidi - ci sono documenti in proposito - dicendo che aveva capito e che sarebbe andata nella loro direzione. La settimana dopo, invece, alla Camera ed al Senato, si è comportata in modo assolutamente diverso.
Non si capisce, altrimenti, perché il 4 ottobre 2004 il presidente della CRUI abbia scritto al Presidente della Camera ed
ai presidenti dei gruppi parlamentari chiedendo di non procedere alla discussione di quel famoso disegno di legge nel quale, secondo il ministro, erano state accettate ben tredici richieste dei rettori. Evidentemente, erano state accettate discorsivamente, come principi, come quando in una conversazione tra persone educate ci si lascia dicendo: ti ho ascoltato, ne terrò conto. Dopo di che, quando si scrive nero su bianco, il presidente della CRUI - che non è uno studente di vent'anni, ma il rettore di un'università, il preside di una facoltà di medicina, una persona che ha alle spalle una carriera scientifica stimatissima - scrive al Presidente della Camera ed ai presidenti dei gruppi parlamentari chiedendo di ritirare il suddetto provvedimento. Così ha fatto la conferenza dei rettori il 13 ottobre 2005.
Anche il 7 ottobre 2004 il professor Tosi, chiamato in Commissione bilancio per l'audizione sulla finanziaria, ha detto: se davvero vi interessa l'università, allora occupatevene seriamente. Quindi, la parola «confronto» ha un significato che il ministro non conosce perché è andata dritta per la sua strada e ha ascoltato esclusivamente le sollecitazioni di alcuni gruppi che chiedevano riserve nei concorsi.
Sia chiaro che la suddetta idoneità scientifica ha due caratteristiche negative, stigmatizzate da tutte le componenti universitarie che hanno responsabilità di Governo: toglie i concorsi di mano all'autonomia universitaria, ma non li toglie dai corridoi delle università. Per quale motivo le valutazioni comparative si fanno presso gli atenei? Per quale motivo gli atenei li pagano? Abbiamo presentato un emendamento soppressivo su tale punto perché sembra un tentativo di corruzione da parte del ministro. Vuoi il concorso in questa università? Fatti la commissione.
Quindi, veramente il ministro non capisce il significato della parola confronto. Questo resta un brutto cambiamento nel metodo di fare i concorsi e non ci avvicina, ma ci allontana dall'Europa. Può raccontarlo come vuole sui giornali: riconosciamo che è brava a presentare sui giornali le intenzioni che avrebbe avuto se non avesse ascoltato le lobby che chiedono concorsi riservati e se avesse capito veramente il significato della parola «confronto» (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor ministro, lei ha ricevuto tre significativi e sonori applausi dalle fila della maggioranza, e ho visto nel suo sguardo anche una certa soddisfazione: non so se sia segno di una ritrovata coesione o sia un incoraggiamento a lei per la fine della legislatura. Il punto è che non ci ha minimamente convinto con quanto ha detto finora. Non solo non abbiamo detto che lei non ha svolto fino in fondo la necessaria azione di confronto e di concertazione, ma abbiamo detto che lei ha recepito poco, talvolta nulla, delle molte istanze che le sono state proposte in più sedi.
Inoltre lei, signor ministro, riesce con un grande garbo, una grande eleganza ed una grande sobrietà, perfino con un certo candore, a sostenere una tesi, che poi però è contraddetta dall'evidenza e dall'oggettività dei provvedimenti che qui si affrontano, che sono molto diversi dalle affermazioni che lei ha fatto.
Poiché lei, signor ministro, ha qui citato i rettori, che, come tutti sanno, governano le università del nostro paese, vorrei ricordarle che il 13 ottobre - oggi è il 25 ottobre - l'assemblea della CRUI ha ribadito il proprio giudizio negativo, nel merito e nel metodo, su quanto finora avvenuto (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)...
CESARE RIZZI. Ma Presidente, gli aveva dato un minuto e poi parla mezz'ora!
PRESIDENTE. Colleghi, gli ho dato un minuto in più!
ANDREA MARTELLA. I pur numerosi mutamenti introdotti, anche su sollecitazione della CRUI, hanno soltanto ridotto l'impatto più vistosamente controproducente del progetto. La CRUI rileva effetti perversi, che deriverebbero dall'entrata in vigore di questo testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Martella 1.11, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 429
Maggioranza 215
Hanno votato sì 184
Hanno votato no 245).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.12.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Nel comma 5 dell'articolo 1 si tratta la questione dei ricercatori, che è il tema forse più discusso in questi due anni. Al riguardo, si sono confrontate due tesi, molto diverse tra di loro. Il ministro ha proposto di mettere ad esaurimento i ricercatori: ventimila persone da cancellare dai ruoli delle università. La nostra proposta era ed è diversa: trasformare questi ricercatori, almeno quelli che fanno didattica, in una terza fascia docente, nell'ambito di un ripensamento generale della carriera dei professori universitari. Erano due ipotesi diverse, ma molto chiare. Si trattava di un dibattito significativo. Qual è però il risultato? Il risultato è che i ricercatori sono ad esaurimento a partire dal 2013, cioè fra tanti anni, fra due legislature.
Ora abbiamo verificato che in due legislature ormai in questo nostro paese non resiste neppure una legge elettorale, tant'è vero che l'avete cambiata. Accetto scommesse sul fatto che questa piccola norma, questa piccola scadenza, possa resistere due legislature! Quindi, il risultato di tutto questo procedimento è che alla fine non si è deciso nulla, perché la scadenza del 2013 non resisterà. Dunque, alla fine non si è deciso né quello che proponevamo noi, né quello che proponeva il ministro Moratti. Si è arrivati ad un nulla di fatto.
Però, nel frattempo, avete speso due anni per mandare, mi consenta signor ministro, un brutto messaggio di comunicazione. Lei, infatti, che è così attenta alla comunicazione, ha detto a questi 20 mila ricercatori: vi mettiamo ad esaurimento, cioè non abbiamo bisogno di voi. E questo in un paese, come l'Italia, che ha pochi ricercatori. Ce lo dicono le statistiche. Noi abbiamo una quota di ricercatori in rapporto alla popolazione lavorativa che è la metà della media europea ed un terzo degli Stati Uniti d'America. Quindi siamo un paese con pochi ricercatori. In un paese siffatto, dire a 20 mila ricercatori «non abbiamo bisogno di voi» è un atto a mio avviso dannoso per il futuro della ricerca.
Ma, evidentemente, ad un certo punto vi siete accorti di averla fatta grossa e così avete pensato di recuperare questo brutto messaggio, questa mortificazione, attribuendo ai ricercatori un pennacchio, il titolo di professore aggregato. Adesso, nell'ultima versione della norma, si scopre che questo titolo di professore aggregato è un titolo intermittente, cioè vale finché quel ricercatore svolge attività didattica. Quindi mi domando: nel semestre in cui non svolge didattica, un ricercatore potrà chiamarsi professore aggregato? Voi state sostanzialmente dicendo a questi ricercatori: non vi diamo nulla di nuovo, anzi vi diminuiamo i diritti, però vi diamo la possibilità di scrivere sul biglietto da visita «professore aggregato».
Mi domando, ministro Moratti: ma la domenica, quando questo ricercatore non svolge didattica, potrà tirare fuori il suo biglietto da visita e chiamarsi professore aggregato? Oppure dovrà tenere quel biglietto
nella saccoccia? Queste sono dunque le domande che mi pongo. Il paradosso di tutta questa vicenda è che, appena approvato il disegno di legge, i concorsi universitari per professore non si potranno svolgere, l'unico concorso possibile sarà quello per ricercatore, vale a dire per quella categoria che doveva andare ad esaurimento.
Signor ministro, se questa le sembra una riforma...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tocci.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Volpini. Ne ha facoltà.
DOMENICO VOLPINI. Signor Presidente, avevo chiesto la parola in precedenza perché vorrei rivolgere al ministro una domanda. Signor ministro, nella sua replica ci ha detto che ha invitato i rettori ad un confronto e che i rettori non le forniscono risposta; ciò non la fa riflettere? I rettori non sono né dei bambini né tutta gente di sinistra, sono i rettori degli atenei italiani!
Il fatto che i vertici degli atenei italiani non vengano più a parlare con lei, signor ministro, neanche a seguito di un suo invito, la dovrebbe far riflettere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 238).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.13, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 242).
Prendo atto che gli onorevoli Nicotra e Testoni non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Volpini 1.14, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 247).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, il ministro Moratti ha parlato dell'accesso dei giovani all'università. Effettivamente, la sua proposta iniziale poteva non piacere, ma era sicuramente una norma che modificava la situazione; noi l'abbiamo criticata, ma si trattava di una proposta chiara, con la quale si prevedeva la possibilità di accedere alla docenza universitaria tramite un contratto a tempo determinato, stabilendo che la carriera iniziale del professore potesse essere solo quella di un contratto a termine di tre anni rinnovabile fino a sei anni.
Poi, nel corso dell'iter parlamentare, accanto a tale proposta, sono stati aggiunti
nuovamente gli assegni di ricerca già presenti nella vecchia normativa, i contratti di didattica anche a titolo retribuito - riportando in auge la vecchia figura dell'assistente volontario - e, nell'ultima versione, avete reintrodotto il concorso per ricercatore.
Quindi, signor ministro, non potrà smentirmi se le racconto la via crucis di questa normativa. Il giovane che svolge il dottorato, secondo le statistiche, finisce a 29 anni, poi godrà di un assegno di ricerca, successivamente gli sarà attribuito un contratto a tempo determinato per la didattica, poi un contratto di tre anni rinnovabili fino a sei per la ricerca e poi vincerà un concorso per ricercatore. Dunque, quando avrà terminato tutta questa trafila probabilmente sarà arrivato a 50 anni e avrà anche i capelli bianchi.
In questo modo non si garantisce l'accesso dei giovani all'università italiana, in questo modo si sta dicendo ad una schiera di giovani talenti che, nel nostro paese, non c'è posto per loro e che l'unica cosa che possono fare è o cambiare mestiere o recarsi all'estero, anche perché si dovranno svolgere tutti quei concorsi per anzianità di cui parlavamo in precedenza. Mi riferisco ai concorsi dopo 15 anni di anzianità, alle idoneità regalate a tutti, ai concorsi regalati alle diverse lobby; non avete dimenticato proprio nessuno!
Sostanzialmente, state dicendo ai nostri giovani più brillanti che le porte dell'università e della ricerca sono chiuse per un'intera generazione e ciò rappresenta un danno molto serio per il nostro paese.
Riteniamo che la strada da intraprendere sia un'altra: occorre riaprire le porte dell'università e della ricerca ai giovani di talento (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, invidio il ministro Moratti per la sua capacità di fare con tanta convinzione affermazioni che non sempre corrispondono alla realtà. Chi conosce i fatti è in grado di dimostrarle il contrario. Non oggi, ma in altre situazioni lei ha detto che l'opposizione è senza motivazioni e senza proposte. Dunque, vorrei ricordare a lei ed ai colleghi che l'opposizione, sulla questione dei ricercatori, non solo ha presentato un disegno di legge, ma ha anche lavorato per perseguire una politica che prevedesse il riconoscimento della terza fascia di docenza per le tante persone che in questi anni hanno retto la vita delle università. Invece, la vostra proposta di predisporre una sorta di binario morto, un ruolo ad esaurimento da oggi al 2013, sicuramente non riconosce il valore e il merito del lavoro svolto da questo persone.
Inoltre, abbiamo proposto - ed è un aspetto presente nei nostri emendamenti - l'assunzione di ventimila giovani ricercatori. Voi, invece, state allontanando queste figure dall'università perché prefigurate un percorso talmente complesso, difficile, irto di ostacoli e poco remunerato che questi giovani, prima o poi, abbandoneranno gli atenei.
PRESIDENTE. Onorevole Sasso...
ALBA SASSO. È questa la strada per combattere la fuga dei cervelli?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 243).
Prendo atto che gli onorevoli Campa e Nicotra non sono riusciti ad esprimere il loro voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Capitelli 1.69.
Ha chiesto di parlare dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, il ministro Moratti passa per essere vicina alle ragioni dell'impresa, dell'industria e della competitività del nostro sistema economico. Ebbene, vorrei ricordare - così come abbiamo fatto in questi giorni citando i rettori, le organizzazioni sindacali, le organizzazioni studentesche e le associazioni di ogni genere - che anche la Confindustria ha bocciato il testo sulla docenza universitaria. Anzi, ha affermato testualmente che l'impianto complessivo del nuovo testo non rappresenta una proposta efficace per il processo di modernizzazione, di competizione e di autonomia del sistema universitario italiano. Per questo auspica che il Parlamento riesamini in profondità il disegno di legge, recuperando l'impostazione originaria.
Signor ministro, lei continua a dire di aver incontrato ed ascoltato tutti, accogliendo le ragioni di molti. Tuttavia, siamo di fronte al fatto che le più importanti organizzazioni, non solo quelle del mondo universitario italiano, le stanno dicendo che si tratta di un provvedimento sbagliato e non efficace. Quindi, esso avrebbe dovuto essere ritirato, come abbiamo proposto per tutto questo periodo. Invece, lei non solo non ha mai ascoltato la nostra proposta, ma non ha neppure voluto mai aprire un tavolo di discussione effettivo con noi, affinché questo provvedimento potesse essere radicalmente ripensato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 1.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 210
Hanno votato no 239).
Avverto che della serie di emendamenti a scalare, da Capitelli 1.71 a Carra 1.73, porrò in votazione solo il primo e l'ultimo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Capitelli 1.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 434
Maggioranza 218
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 236).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Carra 1.73.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, non ci stancheremo mai di richiamare l'attenzione sul comma 5, che prevede concorsi riservati per le diverse categorie del mondo universitario. Ho detto che si
tratta di concorsi riservati. Inoltre, tale comma prevede un privilegio per i professori più anziani, ovvero quelli che hanno maturato 15 anni di anzianità perché usufruiranno di un vantaggio durante l'esame per professore ordinario o associato. Ovviamente premiare gli anziani significa andare in senso fortemente contrario all'accesso ai giovani. Il ministro Moratti è riuscita, con un'attività di comunicazione, a oscurare queste norme, ma ormai il disegno di legge lo hanno letto in tanti - c'è tanta gente che sa leggere un disegno di legge - e tutti quelli che lo hanno letto si domandano con stupore come sia possibile che il ministro Moratti, per due anni, abbia potuto parlare di meritocrazia, quando si prevedono criteri di anzianità, per i professori più anziani, per concorsi riservati alle diverse categorie.
Quindi, la verità sta venendo a galla. Ministro Moratti, mi consenta di ricorrere a una citazione molto autorevole, quella di Sabino Cassese, che in un editoriale pubblicato sul Corriere della sera, ha così commentato le norme sui concorsi universitari: si rispolvera una vecchia formula, quella della riserva di posti, che premia l'anzianità e non il merito. Ministri le cui parole d'ordine sono merito e qualità aprono un percorso privilegiato sulla base dell'anzianità.
Tale valutazione di Sabino Cassese è oggi fatta propria da tutto il mondo universitario, che si oppone al provvedimento in esame perché vede un grande ritorno al passato, agli anni Settanta, quando vigevano il principio di anzianità e i concorsi riservati. Oggi l'università italiana è molto più avanti. Avrebbe voluto un ministro che attuasse davvero la meritocrazia, ma lei non l'ha fatto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, nel disegno di legge in esame vi è un punto assolutamente squalificante, vale a dire che mai il dottorato di ricerca è considerato titolo necessario per diventare professore universitario. Anzi, per i dottori di ricerca è prevista la didattica integrativa, mentre per figure titolari di contratti, a qualsiasi altro titolo, è previsto l'incarico di insegnamento. Se tali idoneità fossero state idoneità ad associato, con il vincolo dell'obbligo del titolo di dottore di ricerca, allora si sarebbe compiuto un passo in avanti. Invece, tali idoneità sono costruite con l'allargamento a tutta una serie di figure, le quali hanno il merito dell'anzianità. Diamo la pensione a vecchi e degni professori associati, a vecchi e degni professori incaricati stabilizzati, ma non valutiamo i loro titoli scientifici, mentre invece penalizziamo in maniera esplicita chi ha quel terzo titolo, che poi il ministro è andato a condividere a Bruxelles e nei vari incontri a livello europeo.
Si tratta di uno degli aspetti peggiori del disegno di legge, e i nostri emendamenti sono volti a richiamare l'attenzione dei giovani che stanno svolgendo il dottorato di ricerca, che sono dottori di ricerca, che sono medici specializzati, che usufruiscono di assegni di ricerca, sul fatto che per loro, in questo tipo di università e con questo tipo di selezione, non c'è futuro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Carra 1.73, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 249).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bimbi 1.16.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Ne ha facoltà.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, siamo giunti al bluff della proposta in esame. Proprio sulla questione relativa al futuro dei ricercatori si aprono tutte le contraddizioni che il provvedimento porta in sé. Infatti, regalate l'idoneità a migliaia di docenti senza alcuna seria valutazione. Abbiamo insistito molto, nel corso del dibattito parlamentare, sul terreno della valutazione, su cui il ministro ha svolto una sana propaganda. Tuttavia, il disegno di legge in esame, nel merito, è stato del tutto svuotato di tale aspetto importante. Ebbene, ci troviamo esattamente di fronte al bluff di cui è portatore il provvedimento.
Infatti, da un lato regalate un'idoneità senza alcuna seria valutazione, ma solo sulla base di un'anzianità che spesso nulla ha a che fare con il merito, con una valutazione rigorosa sul terreno della ricerca, dei risultati prodotti, dello studio. Dall'altro lato, destinate migliaia e migliaia di giovani ricercatori precari ad un futuro di precarietà senza fine. Questo provvedimento, infatti, introduce un lunghissimo, indefinito e quasi interminabile percorso di precarietà per tutti quei giovani ricercatori, che invece rappresentano una risorsa fondamentale della nostra università e, direi, del nostro paese. A loro attribuite un percorso senza fine di precarietà nella ricerca, nello studio della ricerca, passando da un contratto dall'altro per 10, 15 o 20 anni a 800 euro al mese!
Quale futuro, quale stabilità, quale qualità, quale garanzia di accesso si può prevedere con un meccanismo di questo tipo per quelle migliaia di giovani, di ragazzi e ragazze, che vogliono fare ricerca nell'università pubblica, che vogliono investire sulla ricerca pubblica di qualità e che rappresentano una grande risorsa del nostro paese?
Siamo di fronte ad un bluff, ad un danno che può essere prodotto da questo provvedimento: da un lato vi la «patacca», ossia il riconoscimento di idoneità a chi, spesso, non lo merita, prefigurando un accesso alla carriera che, spesso, avviene senza alcuna valutazione; dall'altro lato sbarrate la strada ai giovani, ai giovani ricercatori, a quelle migliaia di soggetti che oggi sono precari, e che rischiano di rimanere tali per 15-20 anni.
Questa è la politica dell'attuale Governo, e per questo oggi, in migliaia, a Roma lo hanno contestato e continueranno a farlo nel paese e nelle università di questo paese!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Proseguiamo nell'esame di alcuni emendamenti che hanno natura ostruzionistica, ma che tendono a richiamare con forza un problema che, forse, possiamo definire come il «problema dei problemi».
PIERLUIGI MANTINI. Abbiamo a cuore il criterio di merito, a parità di opportunità, come un elemento di progresso sociale e di riconoscimento della libertà degli individui. Ma nelle università direi che il criterio di merito è addirittura obbligatorio, perché è un aspetto essenziale della ricerca e dello sviluppo culturale della didattica nelle università.
Lei, signor ministro, torna invece alle ope legis; torna cioè ai concorsi riservati in vari campi, per gli associati, per i ricercatori, e dimentica, anzi mortifica il criterio del merito. Nelle università avremmo bisogno di progressi, di passi in avanti nei criteri di valutazione, negli standard internazionali, nella formazione delle commissioni: niente in tutto questo. Vi è il ritorno al passato, ad un passato degli anni Sessanta, ad un passato delle baronie, ad un passato, appunto, delle ope legis.
Eppure, abbiamo proposto soluzioni adeguate anche in questo ambito; lo abbiamo fatto in modo concreto e realistico. Abbiamo proposto un sistema di valutazione; abbiamo proposto un sistema articolato per le carriere; abbiamo riconosciuto l'opportunità, nelle condizioni date,
di non sopprimere e di non precarizzare ulteriormente la fascia dei ricercatori, quindi della ricerca; abbiamo proposto di istituire una terza fascia di docenza; abbiamo proposto il recepimento della raccomandazione europea sulla carta dei diritti dei ricercatori; abbiamo proposto innovazioni concrete, ma la sua proposta, sul piano del merito, dell'efficienza è questa: le ope legis.
È triste doverlo constatare, ma si tratta di una misura che va nella direzione opposta agli interessi, non solo dell'università e del paese, ma anche alla sua stessa cultura. Ministro, lei, in questo modo tradisce non solo il principio del merito, ma anche quella stessa cultura aziendalistica d'impresa che dice di voler rappresentare (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, ritengo vi sia la necessità di approfondire le questioni che pone il provvedimento al nostro esame.
Ministro Moratti, nel leggere questo disegno di legge mi chiedo se c'è nelle scelte finali una eterogenesi dei fini o semplicemente un cambio di linea politica in merito alla questione dell'università. Poc'anzi, il collega Mantini ricordava come nel corso di questi anni lei non abbia fatto che parlare di efficienza, di merito e di valutazione, però, adesso, questo disegno di legge contraddice tutte le sue dichiarazioni e le premesse con cui era stato presentato anche nel dibattito parlamentare.
Alla fine, come fanno rilevare tutte le organizzazioni della docenza universitaria, cosa viene fuori da questo disegno di legge? Viene fuori che il testo di questo provvedimento, che si approverà tra un po', dimostra, in primo luogo, la volontà di precarizzare la maggior parte dei rapporti di lavoro futuri all'interno dell'università. In secondo luogo, questo provvedimento, come hanno evidenziato i colleghi che mi hanno preceduto, invece di valutare il merito rappresenta la più grande ope legis che l'università ricordi da molti anni a questa parte. Non solo, ma questo disegno di legge riserva la stabilità ad un numero sempre minore di docenti. Questo è il problema. Vale a dire, la stabilità, e neanche per merito, ma la stabilità sul terreno dell'anzianità. Inoltre, come abbiamo già detto, questo provvedimento mette in discussione il ruolo e la funzione di quanti - i ricercatori - in questi anni hanno permesso il buon funzionamento di questa istituzione (l'università). Ritengo che ciò sia molto grave (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.16, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.17, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 248).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.75. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, desidero soffermarmi nuovamente sulla questione del ritorno al concorso nazionale.
Il ministro Moratti ha argomentato nel suo intervento che il concorso per idoneità nazionale dovrebbe dare delle garanzie per evitare quei fenomeni di localismo che ci sono stati nei concorsi di ateneo. Se questa era l'intenzione, bisognava dare al concorso di idoneità nazionale capacità selettiva. Leggendo la norma prevista a tale riguardo vediamo, invece, che gli idonei sono in numero doppio rispetto ai posti disponibili. Ministro, cerchiamo quindi di confrontarci sulle cose concrete che sono riportate in questo provvedimento. Se quello per l'idoneità nazionale vale per il doppio dei posti disponibili, allora, lei, ministro, dovrà convenire che quel concorso è di basso livello selettivo.
Significa, praticamente, che tutti vengono dichiarati idonei. La partita si sposta, quindi, di nuovo nel concorso locale, nel concorso di ateneo, dove c'è davvero il confronto comparativo tra i diversi candidati. Ebbene, in quel concorso locale si verificheranno gli stessi fenomeni negativi che lei voleva rimuovere!
Come vede, signor ministro, le nostre osservazioni sono molto concrete, molto di merito. Lei non può annunciare il ritorno al concorso nazionale quando ha introdotto nel concorso nazionale il doppio degli idonei rispetto ai posti disponibili: operando quella scelta, lei ha vanificato il potere selettivo del concorso nazionale! Prima dice una cosa, signor ministro, e poi la cancella dalla legge! Prima avanza una proposta, poi la toglie dal provvedimento!
A nostro giudizio, questo modo di procedere ha creato molti equivoci ed un doppio livello di discussione: da una parte, gli annunci e, dall'altra, le disposizioni scritte. Se leggiamo i commenti sui giornali, vediamo che ancora oggi viene annunciato il ritorno al concorso nazionale! Abbiamo dimostrato che il concorso nazionale ...
PRESIDENTE. Onorevole Tocci...
WALTER TOCCI. ... è di fatto vanificato dal raddoppio delle idoneità.
Quindi, siamo di nuovo al concorso locale. Quindi, non cambia nulla. Quindi, non potete utilizzare la parola «riforma» per definire norme che mantengono lo status quo!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grignaffini, alla quale ricordo che dispone di un minuto di tempo. Ne ha facoltà.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, desidero soltanto invitare il ministro Moratti a ritirare la sua firma dal disegno di legge in esame.
Non ci siamo ancora detti fine in fondo una cosa: un conto sono stati le intenzioni del ministro ed il suo disegno di legge originario; un altro conto è il testo che sarà licenziato oggi, che è stato scritto dalla maggioranza parlamentare e dalla Commissione bilancio. In esso non c'è una delle parole o delle intenzioni che il ministro dichiara!
Quindi, per la tutela della sua figura, invitiamo il ministro Moratti a ritirare la sua firma dal provvedimento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.75, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 433
Votanti 432
Astenuti 1
Maggioranza 217
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 236).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.82.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il ministro poteva dire che il quattordicesimo punto da lei non accettato in maniera esplicita in quella che aveva interpretato come «piattaforma dei rettori», riguardava la trasformazione dei ricercatori in professori di terza fascia, non mediante un passaggio di livello, di ruolo, ma con conservazione della stessa posizione giuridica.
Sono molti i paesi che prevedono come posizione iniziale della docenza una figura appartenente, come avevano pensato i rettori, ma anche noi dell'opposizione, ad una terza fascia.
FRANCA BIMBI. La figura corrisponde ad un giovane con dottorato di ricerca, il quale, dopo un periodo di contratto a tempo determinato, riceve una valutazione per una posizione a tempo indeterminato, per la prima posizione a tempo indeterminato.
Si trattava di una proposta che, per un verso, riconosceva un dato di fatto - i ricercatori svolgono, nel 90 per cento dei casi, funzioni di ricerca - e, per un altro verso, poteva permetterci di riavviare, mediante un nuovo disegno di legge sullo stato giuridico, un nuovo percorso...
PRESIDENTE. Onorevole Bimbi...
FRANCA BIMBI. ... con una tenure track per i dottori di ricerca, separando reclutamento e progressione di carriera. Grazie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, desidero riprendere anch'io il tema che il comma 7 ci propone, quello dei ricercatori.
È stato davvero l'aspetto più dibattuto in questi anni di iter parlamentare, ma, per la verità, è stato anche il punto sul quale si trovò un accordo in Commissione cultura della Camera dei deputati. Venne costituito addirittura un Comitato ristretto e furono unificate diverse proposte di legge provenienti da varie parti politiche. All'epoca fu raggiunta un'intesa per legiferare nel modo più rapido possibile sulla situazione dei ricercatori, una condizione per affrontare con maggiore serenità la discussione più generale del riordino della docenza universitaria.
PRESIDENTE. Onorevole Martella...
ANDREA MARTELLA. Tutto questo non ha avuto un seguito, perché, ad un certo punto, è stato presentato il disegno di legge governativo, con più di qualche contrarietà tra i banchi della maggioranza (ricordo gli interventi degli esponenti della maggioranza, in particolare quelli degli onorevoli Napoli e Garagnani).
Oggi, avete impedito il riconoscimento della terza fascia dei docenti universitari, ossia quella dei ricercatori che ammontano a più di ventimila e che, nelle nostre università, svolgono una funzione molto importante per la didattica e per la ricerca. Questi ricercatori, talvolta, hanno mandato avanti l'università, anche a seguito dell'introduzione di nuovi ordinamenti didattici e del moltiplicarsi dei corsi di studio.
L'unico risultato che ottenete è quello di umiliarli, mettendo il loro ruolo ad esaurimento e non riconoscendo quanto hanno realizzato fino a questo momento. Proponete solo di regalargli, come una specie di elemosina, il titolo di professore aggregato. Si tratta di una beffa accompagnata da un danno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Colasio 1.82, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rusconi 1.83, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 437
Maggioranza 219
Hanno votato sì 191
Hanno votato no 246).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Titti De Simone 1.28.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, i ricercatori universitari sono la colonna del nostro sistema universitario. Solo ventimila persone e la maggior parte fa didattica, oltre che ricerca. Se non ci fossero questi ventimila ricercatori, butteremmo le nostre università. Queste persone portano avanti il proprio lavoro con passione, con impegno e con stipendi di mille euro al mese. Mortificare questa categoria è davvero un danno per la ricerca italiana.
Questi ricercatori dovevano essere inseriti organicamente nella docenza universitaria perché, appunto, svolgono tale funzione. La nostra proposta è di inserire una terza fascia di docenza all'interno di un ripensamento generale della carriera del professore universitario. Voi avete insistito sull'idea di mettere ad esaurimento il ruolo del ricercatore ed avete posticipato la scadenza al 2013. Noi chiediamo di posticiparla fino al 2020.
È un modo per sottolineare il fatto che vogliamo mantenere questa figura, anzi vogliamo valorizzarla, perché l'Italia non si può permettere di mortificare le persone che fanno ricerca. Noi abbiamo bisogno di più ricercatori, abbiamo bisogno di incoraggiare i giovani a fare questa scelta. Il segnale che avete mandato, invece, è stato quello di mortificare questa professione, recando un danno al paese. Senza la ricerca l'Italia non potrà affrontare le sfide competitive che si presenteranno nei prossimi anni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.
CARLA ROCCHI. Signor Presidente, intervengo per una sensazione di già visto, di già sperimentato e forse di già sofferto che emerge da questo passaggio particolare.
Cosa viene proposto al Parlamento? Si stabilisce che, per usufruire della possibilità di coprire determinati ruoli nella gerarchia universitaria, si possa attingere ad una serie di figure variamente definite, come è accaduto negli anni Settanta, quando, così come non si negava ad alcuno il titolo di commendatore (così si diceva all'epoca), non si negava ad alcun passante la possibilità di avere una caratteristica preferenziale per l'accesso ai ruoli universitari.
Mi domando se giovi a qualcuno, se si tratti di un ripescaggio di tutto ciò che è su piazza e che anticipi le posizioni di precarietà che verranno ricordate? Infatti, nell'emendamento in esame ciò che sorprende, me in particolare, è il fatto che venga considerata una figura precaria, in molti casi ancora da costituirsi: ci preoccupiamo
di attingere a figure precarie, alcune delle quali già esistono ed hanno una titolarità, altre invece ancora da determinarsi.
Capisco che questo Governo abbia una particolare tendenza a posizioni di precarietà, ma che addirittura si pensi di precostituire una riserva per posizioni precarie ancora da definire è qualcosa che sembra un «vizio» anche rispetto alla tendenza ad apprezzare situazioni di precarietà, le quali, certo, non fanno bene né agli studiosi né alla comunità accademica nel suo complesso!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Titti De Simone 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 441
Maggioranza 221
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 244).
Prendo atto che l'onorevole Bielli non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.19.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, vorrei unirmi alle voce autorevolissima dei colleghi che hanno parlato fino ad ora e che hanno espresso il loro disappunto e rivolto critiche aspre a questo provvedimento.
Mi rendo conto che le polemiche esistenti nella nostra società, nel mondo universitario e tra gli studenti siano tali da farci comprendere che, evidentemente, qualcosa non funzioni. E allora, io mi stupisco del fatto che il ministro dica: «Abbiamo fatto di tutto, abbiamo parlato, ci siamo confrontati». Ritengo che dai confronti, dagli incontri e dagli insegnamenti debbano venire fuori provvedimenti condivisi, davvero utili e che vadano nel senso riformatore e anche che ciò non sia tale per i 20 mila ricercatori (è di questo che stiamo parlando in questo momento) che dovrebbero essere il fiore all'occhiello per l'Italia e per il nostro mondo universitario: così non è, perché non è dando loro la medaglietta o il titolo di «professore aggregato» che essi possano accontentarsi! I ricercatori sono stati mortificati nel momento in cui è stato loro spiegato che sarebbero stati posti in ruoli ad esaurimento, così da non sentirsi più spinti e motivati in un lavoro che dovrebbe essere, invece, francamente molto apprezzato.
Dunque, chiedo ancora, e credo di avere in questo senso poche speranze, di ripensare e rivedere il provvedimento e le proposte arrivate dalle opposizioni, le quali hanno presentato emendamenti di tipo non ostruzionistico, ma assolutamente di merito e nel merito. Ad esempio, quella sulle commissioni di valutazione rispetto al criterio dell'anzianità quale metro di giudizio è assolutamente una proposta di merito, non accettata, anzi bocciata da questo Parlamento in maniera irresponsabile.
Penso che occorra fare molta attenzione a questi mondi che sono i settori che ci qualificano all'estero, che ci qualificano nel comparto universitario, nel confronto con le altre università e i ricercatori di tutto il mondo.
Ecco perché i nostri ricercatori, spesso e volentieri, sono costretti ad emigrare anziché rimanere in Italia, orgogliosi di essere italiani (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 435
Maggioranza 218
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 238).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sasso 1.76.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, il comma 8 dell'articolo 1 stabilisce che i concorsi si svolgano di nuovo a livello del singolo ateneo; tutti possono controllare l'incipit di detto comma: «Le università procedono alla copertura dei posti di professore (...) a conclusione di procedure (...) che assicurino la valutazione comparativa dei candidati (...)». Quindi, siamo di nuovo al concorso locale e non è assolutamente vero che vi sia il concorso nazionale.
Ma la situazione è ancora più grave in quanto il sistema delle idoneità nazionali determinerà una massa di idonei; un numero molto alto, tale da costituire un formidabile strumento di pressione sulle università, sui cui bilanci si scaricheranno tendenzialmente i costi.
Se consideriamo i dati ufficiali, apprendiamo che il turn over, nei prossimi quattro anni, sarà di 4.500 posizioni di ruolo. Siccome è costume delle università - non ritengo sia giusto ma è l'andamento abituale - che, per ciascun pensionamento, si liberino due posti nuovi di professore, ebbene, prendendo per valido tale coefficiente, i 4.500 posti diventeranno 9.000. Considerando, poi, che le idoneità sono il doppio dei posti disponibili, avremo circa 18.000 idonei, presso a poco la metà dell'attuale docenza. Quindi, state innescando una bomba perché le singole università si troveranno con 18.000 idonei e dovranno provvedere a bandire il concorso locale senza alcun finanziamento aggiuntivo. State creando una pressione formidabile per una nuova sanatoria, per un nuovo ope legis, ovvero per ripetere quelle operazioni che abbiamo visto - lo ribadisco - trent'anni fa. Operazioni che hanno portato all'università italiana gravi danni, che ancora non abbiamo smaltito.
Il problema, quindi, andava affrontato diversamente; bisognava introdurre risorse a favore delle università per aprire i concorsi ai giovani in quanto, senza risorse aggiuntive, non sarà mai possibile l'accesso di costoro alla docenza universitaria.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 1.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 245).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambale 1.77.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, tali valutazioni comparative sono le vecchie «chiamate» e, a tale riguardo, si determina il primo nodo del rallentamento dei concorsi, che non dipende, come ha sostenuto ieri il sottosegretario Aprea, dal livello di informatizzazione del Ministero, ma esattamente dalla circostanza secondo la quale, come è pure stato riconosciuto ieri dal sottosegretario, non verranno banditi nuovi concorsi finché non siano chiamati tutti gli idonei.
Quindi, quali valutazioni comparative compio se so che, per poter fare concorrere
un mio ricercatore o un «associato» ovvero un bravo dottore di ricerca, devo chiamare anche l'ultimo della lista di idoneità? Non è una valutazione comparativa: è un obbligo imposto agli atenei, contrario non solo all'autonomia ma anche al merito ed al buonsenso scientifico.
Secondariamente, comunque le valutazioni comparative sono destinate ad operare nei riguardi di chi consegua l'idoneità; però, al comma 12 dell'articolo, sono indicati i soggetti che diventeranno professori ordinari senza neanche il conseguimento dell'idoneità, e senza neppure una valutazione comparativa. Vi rendete conto di quale pasticcio sia stato fatto su tale punto?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambale 1.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 436
Maggioranza 219
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 244).
Prendo atto che l'onorevole Cardiello non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Grignaffini 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, siccome non vorrei che si affermasse che non abbiamo presentato proposte precise in ordine ai necessari miglioramenti da introdurre nell'ambito del provvedimento in esame, desidero soffermarmi brevemente sui temi del concorso e del sistema di reclutamento dei professori universitari.
Il ministro ha affermato che si ritornerà al concorso nazionale; tuttavia, come abbiamo già sostenuto, non è così. Infatti, non vi è alcuna traccia di concorso nazionale; si produrrà solamente un ulteriore blocco dei concorsi, e dunque della capacità di effettuare un turn over all'interno delle università.
Vorrei ricordare che, nel corso della prima lettura del provvedimento in esame da parte della Camera dei deputati era stato approvato, in sede di Commissione, un nostro emendamento che prevedeva di riconsiderare l'intero tema, garantendo lo svolgimento di concorsi seri e trasparenti ed eliminando gli scandali di nepotismo e di clientelismo che sappiamo possono scoppiare delle nostre università.
In altri termini, proponevamo di apportare miglioramenti alla normativa vigente in materia di concorsi locali, prevedendo che ciascun settore scientifico-disciplinare eleggesse, ogni due anni, una lista di commissari nazionali, prevedendo l'opportuna regola della non immediata rieleggibilità. Proponevamo, altresì, che la commissione di ciascun concorso fosse formata semplicemente sorteggiando cinque commissari nazionali, ad esclusione dei docenti appartenenti all'ateneo interessato.
Ci sembrava fosse una proposta molto seria, che comportava sicuramente alcuni vantaggi considerevoli, come l'omogeneità del giudizio nel corso del biennio, l'imprevedibilità della composizione della commissione di concorso e la responsabilizzazione della comunità disciplinare. Ci sembrava altresì opportuno che detta commissione dovesse essere obbligata a raccogliere sui candidati giudizi anonimi, anche comparativi, da parte di esperti stranieri, tenendone conto al momento della selezione del candidato più meritevole.
Si trattava, dunque, di una proposta seria ed importante per affrontare il tema del reclutamento dei professori universitari, decisivo per le nostre università. Ricordo
che questo testo era stato approvato in sede di Commissione (mi sembra si trattasse di un emendamento proprio a mia firma)...
PRESIDENTE. Onorevole Martella, concluda!
ANDREA MARTELLA. ... tuttavia anche questa proposta è stata soppressa nel corso dell'esame del presente disegno di legge da parte del Senato!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grignaffini 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 244).
Prendo atto che gli onorevoli Fasano, Cardiello e Gallo non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sasso 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sasso. Ne ha facoltà.
ALBA SASSO. Signor Presidente, vorrei segnalarle che avevo chiesto di intervenire sui due emendamenti precedentemente votati; ad ogni modo, interverrò per dichiarazione di voto sul mio emendamento.
Il reclutamento dei docenti, per come è disciplinato dal disegno di legge in esame, rappresenta una questione che creerà molte aspettative, numerosi contenziosi e molti pasticci, come ha testè evidenziato l'onorevole Martella. Infatti, l'idoneità nazionale (che viene «contrabbandata» per concorso nazionale) rappresenta solo un prerequisito per partecipare ai concorsi banditi dagli atenei.
Vorrei segnalare che, in questi anni, abbiamo già osservato una strana tipologia di professori, vale a dire i docenti vincitori di concorso senza presa di servizio. Si tratta di docenti che hanno vinto un concorso, ma per i quali l'ateneo non dispone delle risorse finanziarie per assumerli, o comunque per retribuirli in base al titolo che hanno conseguito.
Credo sia un problema molto serio, tuttavia vorrei osservare che il provvedimento in esame non consente veramente di effettuare assunzione locali, lasciando invece in sospeso tutta la questione della trasparenza del reclutamento, nonché della garanzia che tale reclutamento avvenga effettivamente sulla base del merito.
Vorrei rilevare, allora, che tutta questa «macchina» che avete messo in moto non risolve nessuno dei problemi che affliggono l'università: né quello di un reclutamento trasparente, né quello dell'assunzione dei giovani, né quello della stabilità del personale docente, che rappresenta, comunque, una garanzia per la qualità e l'efficacia della ricerca e della didattica universitaria.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, parlo per dichiarazione di voto sull'emendamento Sasso 1.53, che ha per oggetto due semplici parole che nella loro concezione di fondo nascondono un'idea profondamente arretrata dell'università. Recita, infatti il comma 10 dell'articolo unico di questo provvedimento: «Sulla base delle proprie esigenze didattiche e nell'ambito delle relative disponibilità di bilancio (...)». Anche tale riferimento al bilancio suona un po' ironico, perché poco oltre si dice: «(...) le università possono conferire incarichi di insegnamento gratuiti o retribuiti (...)».
Ricordo che negli anni Settanta, quando si attraversava l'Italia per ottenere,
in qualche università, un incarico - anche gratuito -, i giovani professori o insegnanti che, pur di avere un incarico di insegnamento accettavano l'incarico gratuito, diventavano strumento di potere immenso. Infatti, vi era nelle università, la possibilità di dare a Tizio l'incarico retribuito ed a Caio l'incarico gratuito, perché, magari quest'ultimo era «figlio di un dio minore». Si torna, in altre parole, all'idea che l'università la possono fare soltanto i ricchi, soltanto coloro che sono «figli di papà», come si diceva una volta! Ciò è estremamente pericoloso, onorevoli colleghi della maggioranza. Voi, da un lato promuovete tutti e fate tutti «cavalieri» e, dall'altro, vi sono i giovani, o magari addirittura alcuni professori di talune università straniere che potranno venire ad insegnare gratuitamente in Italia, perché pagati dalla propria università di provenienza.
Voi inserite il tarlo profondo del precariato nella struttura di base dell'università. Considerate che si tratta di un principio profondamente antidemocratico, che contrasta l'articolo 3 della Costituzione, che voi dimenticate molto spesso, ossia con il principio di uguaglianza. Come potete pensare che l'università si fondi sulla gratuità dell'insegnamento dei giovani? Questo è precariato allo stato puro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 1.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 246).
Prendo atto che gli onorevoli Cardiello, Gallo e Fasano non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sasso 1.21.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà (Commenti).
Onorevoli colleghi, vi sono ancora quattro emendamenti da votare! Per cortesia! Prego, onorevole Tocci, parli pure.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, si prevede l'incarico di insegnamento a titolo gratuito. Nelle università italiane vi sono, oggi, giovani che insegnano per mille euro al mese, altri giovani che insegnano per cinquecento euro al mese, ed altri ancora che per insegnano per cento euro l'anno!
Voi, colleghi della maggioranza, tagliate la testa al toro e affermate il principio dell'insegnamento a titolo gratuito. È in tal modo che volete incentivare i giovani alla ricerca scientifica, ossia prospettando loro una carriera universitaria a titolo gratuito? Vi è una crisi di vocazione scientifica, vi è bisogno di scienziati, di ricercatori, di esperti di tecnologie e in questo paese voi dite ai giovani di entrare all'università senza stipendio, senza retribuzione? Questo è il futuro che prospettate ai nostri giovani migliori?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sasso 1.21, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 247).
Prendo atto che gli onorevoli Cardiello, Gallo e Fasano non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lolli 1.87, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 242).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Gallo, Cardiello e Fasano non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.88.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Martella. Ne ha facoltà.
ANDREA MARTELLA. Signor Presidente, analizzando uno tra gli ultimi emendamenti presentati, vorrei riproporre all'attenzione dell'Assemblea le molte proposte che avevamo avanzato nel corso di questo lungo iter parlamentare. Ciò affinché non si possa dire che abbiamo detto solamente dei «no» ed affinché non si possa affermare che non abbiamo presentato proposte concrete per ripensare radicalmente questo provvedimento.
Abbiamo proposto il varo di un programma straordinario per il reclutamento, entro i prossimi sei anni, di 6 mila giovani professori da inserire nelle università, nella didattica e nella ricerca; una durata massima complessiva di quattro anni per i contratti di ricerca e di docenza destinati ai dottori di ricerca; un tetto massimo per il numero dei professori a contratto non superiore al numero dei posti di professore di terza fascia; la differenziazione delle prove concorsuali per il reclutamento da quelle per il passaggio tra le fasce; criteri nuovi e trasparenti per la composizione delle commissioni concorsuali e per la chiamata degli idonei per la copertura dei posti di professore delle tre fasce.
Queste erano le proposte più significative e le soluzioni alternative che avevamo proposto nel dibattito, affinché si potesse giungere finalmente al varo di una riforma necessaria ed urgente, della quale avete ancora una volta perso...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Martella.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, l'onorevole Martella ha illustrato i contenuti delle proposte sullo stato giuridico che avanzeremo appena vinte le elezioni.
EMERENZIO BARBIERI. Nel 2021! Cominciate, cominciate!
FRANCA BIMBI. In questo senso, il fatto che i concorsi per ricercatori si possono fare fino al 2013 ci dà un po' di tempo; ma cominceremo subito dopo il 9 aprile.
Quelli sono i principi di riferimento.
Vorrei anche dire al ministro che il suo appuntamento con il direttivo della CRUI è previsto per il 2 novembre. Dunque, la CRUI ha risposto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.88, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 250).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Fasano, Gallo e Cardiello non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bimbi 1.22, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 247).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Fasano, Gallo e Cardiello non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Colasio 1.23.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, con il comma 14 dell'articolo 1 si introduce il contratto a tempo determinato per i giovani professori: poteva essere uno strumento da utilizzare. Anche noi abbiamo presentato emendamenti che andavano in questa direzione, a nostro giudizio scritti anche meglio sul piano normativo. Tuttavia, il fatto sostanziale è che non ci sono le risorse per attivare questi nuovi contratti. Pertanto, si attiva un nuovo strumento, ma si lasciano le università senza finanziamenti.
Nel comma precedente, però, si indica una strada diversa alle università, le quali possono nominare dei professori senza concorso, sulla base del finanziamento di un'impresa privata. Quindi, ci saranno professori che, senza essere sottoposti ad alcuna prova di idoneità, soltanto perché trovano un'impresa che finanzia quel progetto, diventeranno a tutti gli effetti professori di un ateneo. In altri termini, siamo all'acquisto del titolo di professore. Così come nel Seicento vi era l'acquisto delle cariche pubbliche, voi avete introdotto l'acquisto privato della carica di professore!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Colasio 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 246).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Fasano, Gallo e Cardiello non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Tocci 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, il problema dell'introduzione di una precarizzazione selvaggia emerge all'interno del disegno di legge, in particolare negli ultimi commi che disciplinano i contratti. Noi non siamo assolutamente contrari ai contratti a tempo determinato, in particolare se questi ultimi sono fatti per sostenere il percorso verso il reclutamento di giovani con dottorato di ricerca, specializzati e così via.
Purtroppo, anche questo comma mette sullo stesso piano chi ha una laurea specialistica, chi ha una vecchia laurea e, addirittura, qualsiasi dipendente universitario che sia riconosciuto come qualificato ed i dottori di ricerca. Si tratta, quindi, di un percorso in cui (grazie anche al principio della gratuità) la precarizzazione non è solo selvaggia, ma anche ingiusta a norma di legge. Ritengo che i dottori di ricerca potranno proporre ricorso con riferimento a questo tipo di contratti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Tocci 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo, e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 247).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Gallo, Fasano e Cardiello non sono riusciti a votare.
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (vedi l'allegato A - A.C. 4735-B sezione 5).
Non so, tuttavia, se l'onorevole ministro ha potuto prendere visione degli ordini del giorno.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, ritengo siano necessari pochi minuti per poter almeno guardare gli ordini del giorno, che non sono ancora in distribuzione.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, se mi consente, dato che i presentatori degli ordini del giorno dovrebbero conoscerli, mi ero premurato di sapere se il ministro ne aveva preso visione...
ANTONIO BOCCIA. Il ministro non può averli letti!
PRESIDENTE. Il ministro, in effetti, ha potuto visionare solo i primi 38 ordini del giorno presentati, come lei saggiamente rileva, in questo esercitando quell'azione di supplenza che lo ha reso famoso!
Io sarei favorevole ad una soluzione che ci consentisse di procedere con speditezza, ma con serenità. Potremmo esaurire l'esame degli ordini del giorno, semplificandoli un po', entro la serata, rinviando le dichiarazioni di voto finale e il voto sul provvedimento a domani mattina.
Pertanto, sospendo la seduta per cinque minuti per consentire al ministro di valutare compiutamente gli ordini del giorno presentati.
Invito i colleghi a rimanere in aula perché alla ripresa della seduta avranno luogo immediate votazioni.
La seduta, sospesa alle 19,20, è ripresa alle 19,25.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame degli ordini del giorno presentati.
Ricordo ai gruppi di opposizione che i tempi assegnati a ciascuno di essi sono esauriti; pertanto, dopo il parere del Governo, procederemo immediatamente alla votazione degli ordini del giorno.
Qual è il parere del Governo?
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe n. 9/4735-B/1 e Maggi n. 9/4735-B/2, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Rodeghiero n. 9/4735-B/3, accetta l'ordine del giorno Emerenzio Barbieri n. 9/4735-B/4, accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Antonio Russo n. 9/4735-B/5, accetta gli ordini del giorno Gambale n. 9/4735-B/6, Giovanni Bianchi n. 9/4735-B/7, Lettieri n. 9/4735-B/8 e Camo n. 9/4735-B/9 e non accetta l'ordine del giorno Carbonella n. 9/4735-B/10.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Mario Pepe n. 9/4735-B/1, Maggi n. 9/4735-B/2, Emerenzio Barbieri n. 9/4735-B/4, Gambale n. 9/4735-B/6, Giovanni Bianchi n. 9/4735-B/7, Lettieri n. 9/4735-B/8 e Camo n. 9/4735-B/9 accettati dal Governo, e Rodeghiero n. 9/4735-B/3 e Antonio Russo
n. 9/4735-B/5, accolti dal Governo come raccomandazione, non insistono per la votazione. Prendo atto che l'onorevole Carbonella insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4735-B/10.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carbonella n. 9/4735-B/10, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 394
Maggioranza 198
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 218).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Cardiello, Gallo e Fasano non sono riusciti a votare.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo accetta l'ordine del giorno Banti n. 9/4735-B/11 e non accetta l'ordine del giorno Molinari n. 9/4735-B/12.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Banti non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4735-B/11, accettato dal Governo, mentre l'onorevole Molinari insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4735-B/12, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Molinari n. 9/4735-B/12, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 429
Votanti 427
Astenuti 2
Maggioranza 214
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 234).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Cardiello, Gallo e Fasano non sono riusciti a votare.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo accetta l'ordine del giorno Frigato n. 9/4735-B/13 e non accetta l'ordine del giorno Bottino n. 9/4735-B/14.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, chiedo la votazione anche degli ordini del giorno del gruppo della Margherita accettati dal Governo.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bottino n. 9/4735-B/14, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 431
Maggioranza 216
Hanno votato sì 192
Hanno votato no 239).
Prendo atto che gli onorevoli Cardiello, Gallo, Giuseppe Gianni e Fasano non sono riusciti a votare.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Merlo n. 9/4735-B/15 e Boccia n. 9/4735-B/16 ed accetta l'ordine del giorno Bressa n. 9/4735-B/17, se riformulato nel senso di inserire in fine, dopo le parole «Carta europea dei ricercatori» le parole «, nell'ambito
degli enti di ricerca». Il Governo accetta gli ordini del giorno Garagnani n. 9/4735-B/18 e Perrotta n. 9/4735-B/19 (Nuova formulazione), non accetta gli ordini del giorno Carra n. 9/4735-B/20, Franceschini n. 9/4735-B/21, Zaccaria n. 9/4735-B/22, Realacci n. 9/4735-B/23, Lusetti n. 9/4735-B/24, Giachetti n. 9/4735-B/25, Vernetti n. 9/4735-B/26, Nicodemo Nazzareno Oliverio n. 9/4735-B/27, Villari n. 9/4735-B/28 e Tuccillo n. 9/4735-B/29 ed accetta come raccomandazione l'ordine del giorno Tanoni n. 9/4735-B/30, se riformulato nel senso di eliminare la parola «normative».
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Bressa accetta la riformulazione proposta dal Governo e non insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4735-B/17. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Merlo n. 9/4735-B/15 e Boccia n. 9/4735-B/16 e quelli dall'ordine del giorno Carra n. 9/4735-B/20 all'ordine del giorno Tuccillo n. 9/4735-B/29, non accettati dal Governo, insistono per la votazione. Constato l'assenza dell'onorevole Tanoni, presentatore dell'ordine del giorno n. 9/4735-B/30: si intende vi abbia rinunziato.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Merlo n. 9/4735-B/15, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 425
Maggioranza 231
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 236).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Cardiello, Fasano e Gallo non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Boccia n. 9/4735-B/16, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 430
Maggioranza 216
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 244).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni, Cardiello, Fasano e Gallo non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carra n. 9/4735-B/20, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 247).
Prendo atto che gli onorevoli Giuseppe Gianni e Gallo non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Franceschini n. 9/4735-B/21, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 440
Maggioranza 221
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 246).
Prendo atto che l'onorevole Gallo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Zaccaria n. 9/4735-B/22, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 250).
Prendo atto che l'onorevole Gallo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Realacci n. 9/4735-B/23, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 440
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 247).
Prendo atto che l'onorevole Gallo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lusetti n. 9/4735-B/24, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 434
Votanti 431
Astenuti 3
Maggioranza 216
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 243).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giachetti n. 9/4735-B/25, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 446
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Vernetti n. 9/4735-B/26, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nicodemo Nazzareno Oliverio n. 9/4735-B/27, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Villari n. 9/4735-B/28, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Tuccillo n. 9/4735-B/29, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 251).
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo accetta gli ordini del giorno Stradiotto n. 9/4735-B/31 e Sinisi n. 9/4735-B /32, purché riformulato, mentre non accetta l'ordine del giorno Squeglia n. 9/4735-B/33.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno da Stradiotto n. 9/4735-B/31 a Squeglia n. 9/4735-B/33; si intende che vi abbiano rinunciato.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Bimbi n. 9/4735-B/34 a Amici n. 9/4735-B/43.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Bimbi n. 9/4735-B /34 a Amici n. 9/4735-B/43, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bimbi n. 9/4735-B/34, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Volpini n. 9/4735-B/35, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 447
Maggioranza 224
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Soro n. 9/4735-B/36, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Santino Adamo Loddo n. 9/4735-B/37, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 456
Astenuti 3
Maggioranza 229
Hanno votato sì 209
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rusconi n. 9/4735-B/38, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Abbondanzieri n. 9/4735-B/39, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Adduce n. 9/4735-B/40, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Agostini n. 9/4735-B/41, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 246).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Albonetti n. 9/4735-B/42, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 447
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Amici n. 9/4735-B/43, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 244).
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno da Angioni n. 9/4735-B/44 a Diana n. 9/4735-B/76.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno da Angioni n. 9/4735-B/44 a Bellini n. 9/4735-B/47; si intende che vi abbiano rinunciato.
Prendo atto che l'onorevole Benvenuto insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4735-B/48, non accettato dal Governo.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Benvenuto n. 9/4735-B/48, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 451
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 248).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Bettini n. 9/4735-B/49; si intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Bielli n. 9/4735-B/50 e Bogi n. 9/4735-B/51, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bielli n. 9/4735-B/50, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bogi n. 9/4735-B/51, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 247).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Bolognesi n. 9/4735-B/52; si intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Bonito n. 9/4735-B/53 e Borrelli n. 9/4735-B/54, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Bonito n. 9/4735-B/53, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 448
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Borrelli n. 9/4735-B/54, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 447
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 249).
Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno da Bova n. 9/4735-B/55 a Buglio n. 9/4735-B/57; si intende che vi abbiano rinunciato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Cabras n. 9/4735-B/58 e Caldarola n. 9/4735-B/59, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cabras n. 9/4735-B/58, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Caldarola n. 9/4735-B/59, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 208
Hanno votato no 251).
Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno Calzolaio n. 9/4735-B/60 e Capitelli n. 9/4735-B/61; si intende che vi abbiano rinunciato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Carli n. 9/4735-B/62 e Cazzaro n. 9/4735-B/63, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Carli n. 9/4735-B/62, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cazzaro n. 9/4735-B/63, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 252).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Cennamo n. 9/4735-B/64; si intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che l'onorevole Chianale insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4735-B/65, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Chianale n. 9/4735-B/65, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 250).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Chiti n. 9/4735-B/66; si intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Cialente n. 9/4735-B/67 a Crucianelli n. 9/4735-B/71, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cialente n. 9/4735-B/67, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Coluccini n. 9/4735-B/68, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 442
Votanti 441
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 239).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cordoni n. 9/4735-B/69, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crisci n. 9/4735-B/70, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 445
Votanti 444
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Crucianelli n. 9/4735-B/71, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 454
Maggioranza 228
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 253).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Dameri n. 9/4735-B/72; si intende che vi abbia rinunciato.
Prendo atto che l'onorevole Di Serio D'Antona insiste per la votazione del suo ordine del giorno n. 9/4735-B/73, non accettato dal Governo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Di Serio D'Antona n. 9/4735-B/73, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 432
Maggioranza 217
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 244).
Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno da De Brasi n. 9/4735-B/74 a Diana n. 9/4735-B/76; si intende che vi abbiano rinunciato.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Duca n. 9/4735-B/77 e Filippeschi n. 9/4735-B/78.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Finocchiaro n. 9/4735-B/79: si intende vi abbia rinunciato.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Fluvi n. 9/4735-B/80, Fumagalli n. 9/4735-B/81, Galeazzi n. 9/4735-B/82.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Gambini n. 9/4735-B/83: si intende vi abbia rinunciato.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Gasperoni n. 9/4735-B/84, Giacco n. 9/4735-B/85, Giulietti n. 9/4735-B/86, Grandi n. 9/4735-B/87, Grignaffini n. 9/4735-B/88, Grillini n. 9/4735-B/89, Innocenti n. 9/4735-B/90, Kessler n. 9/4735-B/91, Labate n. 9/4735-B/92, Leoni n. 9/4735-B/93, Lolli n. 9/4735-B/94, Lucà n. 9/4735-B/95, Lucidi n. 9/4735-B/96, Lulli n. 9/4735-B/97, Luongo n. 9/4735-B/98.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Magnolfi n. 9/4735-B/99...
BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Presidente, sono presente.
PRESIDENTE. Ha cambiato posto?
BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Sono sei mesi che ho cambiato posto!
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Magnolfi.
Prego, signor ministro.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Magnolfi n. 9/4735-B/99.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno Manzini n. 9/4735-B/100 e Maran n. 9/4735-B/101: si intende vi abbiano rinunciato.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Paola Mariani n. 9/4735-B/102.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Raffaella Mariani n. 9/4735-B/103: si intende vi abbia rinunciato.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Mariotti n. 9/4735-B/104, Marone n. 9/4735-B/105, Martella n. 9/4735-B/106, Maurandi n. 9/4735-B/107, Mazzarello n. 9/4735-B/108.
PRESIDENTE. Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Melandri n. 9/4735-B/109: si intende vi abbia rinunciato.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta l'ordine del giorno Meta n. 9/4735-B/110.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dei presentatori degli ordini del giorno Minniti n. 9/4735-B/111 e Montecchi n. 9/4735-B/112.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo non accetta gli ordini del giorno Motta n. 9/4735-B/113 e Nannicini n. 9/4735-B/114.
PRESIDENTE. Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Duca n. 9/4735-B/77 e Filippeschi n. 9/4735-B/78, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duca n. 9/4735-B/77, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Filippeschi n. 9/4735-B/78, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 251).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Fluvi n. 9/4735-B/80 a Galeazzi n. 9/4735-B/82, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fluvi n. 9/4735-B/80, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 453
Maggioranza 227
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fumagalli n. 9/4735-B/81, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Galeazzi n. 9/4735-B/82, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 253).
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Gasperoni n. 9/4735-B/84 a Magnolfi n. 9/4735-B/99, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Gasperoni n. 9/4735-B/84, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giacco n. 9/4735-B/85, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Giulietti n. 9/4735-B/86, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 437
Votanti 436
Astenuti 1
Maggioranza 219
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grandi n. 9/4735-B/87, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grignaffini n. 9/4735-B/88, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 446
Maggioranza 224
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Grillini n. 9/4735-B/89, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 448
Maggioranza 225
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Innocenti n. 9/4735-B/90, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 449
Maggioranza 225
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Kessler n. 9/4735-B/91, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Labate n. 9/4735-B/92, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Leoni n. 9/4735-B/93, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 450
Maggioranza 226
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lolli n. 9/4735-B/94, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lucà n. 9/4735-B/95, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lucidi n. 9/4735-B/96, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 205
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Lulli n. 9/4735-B/97, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Luongo n. 9/4735-B/98, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 438
Votanti 435
Astenuti 3
Maggioranza 218
Hanno votato sì 188
Hanno votato no 247).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Magnolfi n. 9/4735-B/99, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 450
Astenuti 3
Maggioranza 226
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 252).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Paola Mariani n. 9/4735-B/102, non accettato dal Governo, insiste per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Paola Mariani n. 9/4735-B/102, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 254).
Prendo atto che i presentatori dagli ordini del giorno da Mariotti n. 9/4735-B/104 a Mazzarello n. 9/4735-B/108, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mariotti n. 9/4735-B/104, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 460
Votanti 458
Astenuti 2
Maggioranza 230
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marone n. 9/4735-B/105, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Martella n. 9/4735-B/106, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 452
Maggioranza 227
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 254).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Maurandi n. 9/4735-B/107, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Mazzarello n. 9/4735-B/108, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 255).
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Meta n. 9/4735-B/110, non accettato dal Governo, insiste per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meta n. 9/4735-B/110, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 451
Maggioranza 226
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 252).
Prendo atto altresì che i presentatori degli ordini del giorno Motta n. 9/4735-B/113 e Nannicini n. 9/4735-B/114, non accettati dal Governo, insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Motta n. 9/4735-B/113, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 450
Astenuti 1
Maggioranza 226
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nannicini n. 9/4735-B/114, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 268).
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Il Governo esprime parere contrario sugli ordini del giorno Nieddu n. 9/4735-B/115, Nigra n. 9/4735-B/116, Oliverio n. 9/4735-B/117, Olivieri n. 9/4735-B/118, Giacomelli n. 9/4735-B/119, Iannuzzi n. 9/4735-B/120, Ladu n. 9/4735-B/121, Marcora n. 9/4735-B/122, Marino n. 9/4735-B/123, Meduri n. 9/4735-B/124, Milana n. 9/4735-B/125, Morgando n. 9/4735-B/126, Burtone n. 9/4735-B/127, Cardinale n. 9/4735-B/128, D'Antoni n. 9/4735-B/129, Delbono n. 9/4735-B/130, Duilio n. 9/4735-B/131, Fanfani n. 9/4735-B/132, Fioroni n. 9/4735-B/133, Fistarol n. 9/4735-B/134, Papini n. 9/4735-B/135, Pasetto n. 9/4735-B/136, Piscitello n. 9/4735-B/137, Reduzzi n. 9/4735-B/138, Ria n. 9/4735-B/139, Rocchi n. 9/4735-B/140, Rosato n. 9/4735-B/141, Ruggero Ruggeri n. 9/4735-B/142, Ruggieri n. 9/4735-B/143, Ruta n. 9/4735-B/144 e Santagata n. 9/4735-B/145.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno Nieddu n. 9/4735-B/115 e Nigra n. 9/4735-B/116 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nieddu n. 9/4735-B/115 , non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 449
Astenuti 1
Maggioranza 225
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Nigra n. 9/4735-B/116, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 247).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Oliverio n. 9/4735-B/ 117: s'intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che il presentatore dell'ordine del giorno Olivieri n. 9/4735-B/118 insiste per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Olivieri n. 9/4735-B/118, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 449
Astenuti 4
Maggioranza 225
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 249).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Giacomelli n. 9/4735-B/119: s'intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Iannuzzi n. 9/4735-B/120 a Cardinale n. 9/4735-B/128 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Iannuzzi n. 9/4735-B/120, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 446
Astenuti 2
Maggioranza 224
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ladu n. 9/4735-B/121, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 446
Astenuti 3
Maggioranza 224
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 248).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marcora n. 9/4735-B/122 non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 436
Votanti 435
Astenuti 1
Maggioranza 218
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 241).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Marino n. 9/4735-B/123, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 245).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Meduri n. 9/4735-B/124, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Milana n. 9/4735-B/125, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Morgando n. 9/4735-B/126, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Burtone n. 9/4735-B/127, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 449
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato sì 200
Hanno votato no 249).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Cardinale n. 9/4735-B/128, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 256).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno D'Antoni n. 9/4735-B/129: s'intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Delbono n. 9/4735-B/130 a Fanfani n. 9/4735-B/132 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Delbono n. 9/4735-B/130, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 456
Astenuti 2
Maggioranza 229
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 253).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Duilio n. 9/4735-B/131, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fanfani n. 9/4735-B/132, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 206
Hanno votato no 253).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Fioroni n. 9/4735-B/133: s'intende che vi abbia rinunziato.
Prendo atto che i presentatori degli ordini del giorno da Fistarol n. 9/4735-B/134 a Ruta n. 9/4735-B/144 insistono per la votazione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Fistarol n. 9/4735-B/134, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato sì 203
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Papini n. 9/4735-B/135, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 252).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Pasetto n. 9/4735-B/136, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 441
Votanti 440
Astenuti 1
Maggioranza 221
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 242).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Piscitello n. 9/4735-B/137, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 443
Votanti 442
Astenuti 1
Maggioranza 222
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 244).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Reduzzi n. 9/4735-B/138, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ria n. 9/4735-B/139, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 207
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rocchi n. 9/4735-B/140, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 445
Maggioranza 223
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 250).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Rosato n. 9/4735-B/141, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 201
Hanno votato no 251).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruggeri n. 9/4735-B/142, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 461
Maggioranza 231
Hanno votato sì 204
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruggieri n. 9/4735-B/143, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 460
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'ordine del giorno Ruta n. 9/4735-B/144, non accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 202
Hanno votato no 251).
Constato l'assenza del presentatore dell'ordine del giorno Santagata n. 9/4735-B/145: s'intende che vi abbia rinunziato.
È così esaurito l'esame degli ordini del giorno presentati.
Onorevoli colleghi, adesso dovremmo passare al voto finale.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, mi risulta che oggi sia l'ultimo giorno utile per esprimere il voto su una questione pregiudiziale riferita al disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 211 del 2005. Pertanto, le chiedo di sospendere l'esame del disegno di legge in discussione, rinviandone il seguito alla seduta di domani e di passare alla trattazione del successivo punto dell'ordine del giorno, relativo alla predetta questione pregiudiziale, in modo da procedere con regolarità, secondo quanto prescrivono le norme regolamentari, così come abbiamo fatto fino a questo momento anche con le votazioni.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, sono le 19,45. I tempi sono esauriti; tuttavia, darò diritto di parola a ciascuno.
Io non ho difficoltà ad accedere alla proposta che lei ha formulato e che io avevo avanzato un'ora fa, ma che è stata respinta dall'onorevole Boccia in un colloquio informale che, come lei avrà potuto constatare, si è svolto davanti a tutti i colleghi. Se i colleghi della maggioranza accettano, possiamo procedere in tal senso; altrimenti, andremo avanti con le dichiarazioni di voto finale e, successivamente con l'esame della questione pregiudiziale. Io non ho difficoltà anche perché bisogna essere preveggenti...
Ascoltiamo l'opinione dell'onorevole Antonio Leone, dal momento che non intendo forzare alcunché e c'è il tempo per fare tutto. Non ho difficoltà ad accedere alla proposta formulata dall'onorevole Innocenti, ma a questo punto voglio verificare se siano d'accordo maggioranza e opposizione, e ciascuno si assumerà la propria responsabilità.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, dal momento che si tratta di una proposta già formulata...
PRESIDENTE. Io l'ho fatta, ma...
ANTONIO LEONE. ... che poi è caduta nel nulla con la presentazione di 150 ordini del giorno, ritengo si possa proseguire con le dichiarazioni di voto finale sul provvedimento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo dunque alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, in primo luogo prendo atto della grande disponibilità, che è stata testè manifestata, a consentirci una pausa...!
Un risultato tangibile, onorevole ministro, questa riforma lo ha determinato: ha prodotto livelli di consenso mai raggiunti all'azione di protesta indetta da tutte le figure professionali che attengono alla didattica e alla ricerca universitaria. Infatti, la filosofia che sostiene la riforma dell'ordinamento giuridico dell'università italiana è ispirata a principi regressivi, che sembrano dettati da un legislatore del tutto inconsapevole delle modalità con cui l'università italiana si organizza e svolge il suo ruolo di alta cultura.
Un primo elemento emerge con tutta evidenza dal concerto normativo sottoposto alla nostra valutazione: una volontà di «precarizzare» la docenza universitaria. Anche quelle norme che sembrano assecondare il principio di una più rigorosa selezione della docenza, come il concorso nazionale a cadenza annuale, con la previsione di una disponibilità di posti maggiorata del 20 per cento, in realtà si rivelano un escamotage per mantenere una sacca di precari senza un incarico effettivo, disponibile solo in caso di necessità.
E che dire dell'abolizione della differenza tra tempo pieno e tempo parziale, che comporterà l'inevitabile penalizzazione del lavoro universitario, interpretato come attività collaterale e subalterna, da affiancare a quella professionale, con perdita di qualità della docenza?
Ma l'aspetto più eclatante riguarda il destino dei ricercatori. Come è noto, e come è stato ampiamente ricordato oggi, anche con la presenza, fuori di quest'aula, dei precari manifestanti e dei ricercatori manifestanti, la riforma stabilisce che non siano istituiti nuovi ricercatori: si darà luogo a contratti di collaborazione coordinata e continuativa, i famosi co.co.co.
Per anni abbiamo denunciato tutti, maggioranza e opposizione, il gap nel settore della ricerca scientifica. Per anni abbiamo discusso tutti, maggioranza e opposizione, della necessità di garantire una dignità accademica alla figura dei ricercatori, asse portante delle attività didattiche e formative dei nostri atenei. Per tutta risposta, la riforma abolisce i ricercatori, dando loro la dignità professionale dei co.co.co.
Abbiamo idea di come funzionino le nostre università, o pensiamo che didattica e ricerca siano funzioni da affidare al grande slancio motivazionale di un precario? Questa riforma precarizza il lavoro accademico; prevede addirittura - è stato ricordato nel corso del dibattito - un precariato di 29 anni: questo è il tempo che il ministro considera quale percorso di gavetta, passando per una serie di contratti di cui non si comprende bene la natura, fino al concorso universitario nazionale per l'ordinariato.
Chi aspirerà ancora, nonostante questa riforma, alla carriera universitaria, dovrà rinunciare per 29 anni a qualunque certezza, con il rischio, dopo anni di studio, di ritrovarsi senza alcuna reale opportunità.
Questo insieme sgangherato di norme (come lo ha definito il rettore Fabiani dell'ateneo Roma 3), colpisce la dignità dell'università italiana, che ha bisogno di ben altri interventi, capaci di muoversi in direzione diametralmente opposta. Abbiamo la metà della media dei ricercatori europei, e i meno pagati d'Europa. Ciò nonostante, la nostra produzione scientifica è nella media europea e i nostri migliori competono con i migliori del mondo. Se vogliamo sottrarre il paese alla recessione, dobbiamo puntare decisamente sugli investimenti in ricerca, soprattutto quella di base, che vede l'università come momento centrale, poiché solo con essa è possibile una nuova stagione di competitività.
Il rettore Tosi, presidente della conferenza dei rettori delle università italiane, ha lanciato un appello che noi condividiamo: una costituente per la nuova università. Il riferimento è ad una grande assise nazionale, capace di ridefinire la missione ed il senso dell'università nel nostro paese, discutendola con tutte le forze politiche, sociali, produttive e professionali.
È questo il progetto cui sentiamo di dover partecipare, non questa riforma, che condanna l'università italiana ad un destino declinante e non competitivo (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Popolari-UDEUR).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bulgarelli, al quale ricordo che ha cinque minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
MAURO BULGARELLI. Signor Presidente, con queste dichiarazioni di voto finale sul provvedimento, intendiamo affermare il nostro fermo «no» a questo disegno di legge.
Tale provvedimento, in materia di docenza universitaria, ha incontrato la ferma opposizione di professori, ricercatori e studenti, perché trasformerebbe l'università in una vera e propria appendice del mercato, la sottometterebbe alla logica di impresa, cancellerebbe in essa ogni traccia di servizio pubblico, precipiterebbe il corpo docente nella spirale del precariato a vita, a tutto discapito della qualità del servizio offerto agli studenti.
Come è accaduto per tutte le riforme varate da questo Governo, a partire dalla
pessima legge n. 30 del 2003, anche quella universitaria riproduce, infatti, l'impronta liberista che caratterizza le politiche del lavoro. Tale riforma si rifà alla ricetta della flessibilità, della mobilità, della dequalificazione, del tempo determinato e del lavoro sottopagato. Anche i docenti, in particolare i ricercatori, devono assoggettarsi a questa logica dell'insicurezza - spacciata dal ministro Moratti per formazione continua -, finendo per essere ricattabili, perché facilmente rimpiazzabili da figure professionalmente di basso profilo e di dubbie competenze.
La logica in questo senso è chiara: tagliare drasticamente il corpo dei ricercatori e dei futuri docenti, e sostituirle con una serie di figure deboli e non garantite, che suppliscano, in termini di manovalanza, al lavoro nei dipartimenti (già oggi affollati da professori a contratto, da dottorandi e da assegnisti) e al funzionamento dell'attività didattica.
Secondo gli estensori della legge, questo è l'indirizzo che si è affermato in tutto il mondo, ma ciò non è vero. Nonostante la precarizzazione del lavoro impazzi ovunque, e dunque anche nella scuola, in USA e in Canada il 98 per cento degli ordinari e associati ha un ruolo permanente; in Gran Bretagna, dopo un periodo di prova di tre-quattro anni, accade lo stesso; in Germania e Austria, tutte le categorie di professori, dalla «C2» alla «C5», hanno contratti a tempo indeterminato, mentre l'abilitazione («C1») è garantita dall'università; in Francia, per il ruolo di professore, è necessaria l'abilitazione, ma essa non si ottiene per concorso, bensì per titoli, e i docenti di vario grado godono tutti di posizioni permanenti; analoga situazione vi è in Spagna.
Come se non bastasse, il salario medio dei docenti europei è circa il doppio di quelli italiani. Tutto ciò ha una conseguenza ovvia: la migrazione incessante di cervelli verso altri paesi e la distruzione della ricerca pubblica in Italia. Già oggi, moltissimi ricercatori italiani lavorano stabilmente in università straniere e si calcola che con il varo di questa riforma, ad essi se ne aggiungeranno altri 30 mila.
Chi rimarrà ad insegnare da noi? E perché mai dovrebbe farlo, visto che il suo lavoro può essere apprezzato altrove e ben altrimenti remunerato? Di conseguenza, quale sarà l'offerta formativa per gli studenti? Con quali figure professionali essi avranno a che fare nel corso della loro carriera scolastica? Quali opportunità e quali stimoli avranno per essere a loro volta indirizzati verso il mondo della ricerca?
I danni devastanti per il funzionamento e per il futuro dell'università, introdotti dalla precarizzazione delle carriere dei docenti, sono ulteriormente potenziati dalla logica di impresa che dovrebbe governare la ricerca e sostanzialmente privatizzarla. Da un lato, infatti, precarizzando la ricerca si induce una competizione esasperata tra i ricercatori e, dunque, si contribuisce a normalizzare il lavoro intellettuale. Ciò perché ci troveremo di fronte ad una competizione non fondata sulle capacità e sulle competenze, giacché non vi sarebbero per i ricercatori sedi, tempo e disponibilità per coltivarle, bensì governata dalla necessità di sbarcare il lunario; uno strumento, questo, formidabile, di controllo sullo sviluppo di saperi critici e innovativi. Dall'altro, la privatizzazione, l'esasperazione e il travisamento del concetto di autonomia porteranno alla proliferazione di università fantoccio. Basti pensare che il Governo nel solo 2004 ha autorizzato la istituzione di ulteriori cinque università private e che i finanziamenti erogati per l'università privata nel 2005 sono superiori del 12,9 per cento rispetto a quelli del 2002 e che in un recente provvedimento legislativo è stato introdotto un ulteriore incremento di tali somme del 7 per cento; aumento, quest'ultimo, sottratto al fondo di finanziamento ordinario delle università pubbliche. Ancora una volta a farne le spese saranno, oltre ai docenti, gli studenti, il cui tasso di dispersione scolastica è già altissimo, i quali saranno i destinatari di un sapere dequalificato confezionato su misura.
In conclusione, tutte queste cose i docenti, gli studenti e le loro famiglie le conoscono bene, e per questo sono scesi in
piazza a decine di migliaia per chiedere che questa legge-truffa sia ritirata perché è una norma contro chi lavora, contro chi studia e contro chi, le famiglie degli studenti, deve sopportare gli oneri economici.
Noi pensiamo che questa straordinaria e ritrovata voglia di protagonismo sia l'unico paradossale merito della riforma Moratti e, insieme, l'ipoteca più forte della sua bocciatura all'interno delle università (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e Misto-SDI-Unità Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mancini. Ne ha facoltà.
GIACOMO MANCINI. Signor Presidente, noi Socialisti voteremo contro questo provvedimento. Pur essendo tra coloro che ritengono che il sistema universitario italiano presenti limiti, anacronismi e arretratezze, e per questo necessiti di una riforma radicale, siamo fermamente convinti che con questo disegno di legge il Governo consegni al paese una università meno competitiva e meno meritocratica.
Il provvedimento al nostro esame ha avuto un iter lungo e accidentato ed ha posto in rilievo in maniera evidente tutti i limiti di strategia del Governo della destra. L'Italia è tra i paesi occidentali quello che investe meno in ricerca e in istruzione. I nostri ricercatori, in percentuale, sono la metà di quelli dei paesi europei e addirittura un terzo di quelli degli Stati Uniti d'America. Non invertire, anzi alimentare, questa drammatica situazione significa per il nostro paese perdere, o peggio ancora, rinunciare ad affrontare la sfida della competitività. Siamo indietro rispetto a tutti gli standard europei e questo significa per l'Italia segnare il passo rispetto alle nazioni forti e ricche, ma anche mettersi in coda ai paesi che da poco sono entrati nell'Unione europea che hanno ricchezze economiche limitate, ma che sono guidati da una classe dirigente giovane che investe sulla crescita dei propri migliori talenti.
Nelle nostre università studiano e lavorano intelligenze di primo livello che chiedono, anzi reclamano, anche attraverso gli slogan delle manifestazioni di questi giorni e di queste ore, di avere a disposizione maggiori risorse e maggiori mezzi per continuare il loro percorso formativo, per accrescere le loro conoscenze e per ottenere la propria soddisfazione personale e con essa contribuire alla crescita del nostro paese. Il Governo della destra ha la grave colpa di rispondere loro premiando l'anzianità e frustrando i meriti, costruendo un sistema che agevola chi possiede patrimoni familiari e che mette barriere insuperabili davanti a chi affronta la sfida della vita esclusivamente munito del suo talento, delle sue capacità e della sua passione. Questo è profondamente ingiusto! È ingiusto per l'Italia ed è ingiusto, ancora di più, per le zone più arretrate e più povere del nostro paese.
La scorsa settimana, il Parlamento ha discusso della Calabria, regione che mi onoro di rappresentare in Parlamento, e della drammaticità della situazione del suo ordine pubblico. Il ministro dell'interno è venuto qui a dirci che provvederà con l'invio di un contingente eccezionale per dare maggiore incisività alla presenza dello Stato. Signor Presidente, colleghi, noi riteniamo che lo Stato dimostri di esserci se, oltre alle forze dell'ordine, manda ai giovani calabresi, ai ragazzi di Locri, il messaggio che fanno bene a studiare, che fanno bene ad alimentare le loro intelligenze, perché proprio attraverso di esse possono sconfiggere la barbarie dell'illegalità e, insieme, costruire un futuro più libero.
Invece, signor ministro, con il provvedimento in esame mandate a quei giovani un messaggio terrificante: voi dite loro che, per quanti sforzi facciano, il loro futuro sarà segnato in modo negativo. Questo è devastante!
Signor Presidente, nel corso della prima conferenza stampa a Downing Street di un premier laburista dopo diciotto anni di amministrazione conservatrice, ad una giornalista che gli chiedeva quali sarebbero state le tre priorità del suo Governo, Tony Blair rispose: education, education, education! La cifra principale
del successo del New Labour alla guida dell'Inghilterra rappresenta per noi, oggi, la traiettoria per il nostro impegno e per il futuro Governo del nostro paese.
Noi Socialisti faremo di un'equa e giusta politica dell'istruzione la nostra bandiera, per costruire una nuova politica dell'uguaglianza e delle opportunità, indirizzata a dare piena cittadinanza al più ampio numero di persone. Contro le ingiustizie della destra, noi, insieme a tutta l'Unione di centrosinistra, lavoreremo per una comunità più giusta, più equa, con maggiori opportunità e più diritti, per tutti e per ciascuno! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mancini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.
FRANCA BIMBI. Signor Presidente, enormemente amareggiati per l'occasione persa, restiamo altrettanto enormemente contrari al disegno di legge in esame, riguardante il reclutamento e lo stato giuridico dei professori universitari.
Esso peggiorerà i difetti dell'università italiana; e il perché è già noto. Già Weber, all'inizio del secolo scorso, notava come le caratteristiche patrimoniali della riproduzione della docenza, in cui le carriere degli allievi dipendevano prevalentemente dalla lealtà ad un maestro, contribuissero alla caduta di qualità delle università tedesche. Non solo. Mentre indeboliva la selezione del merito, il sistema baronale stratificato affossava anche la nascente organizzazione dipartimentale, cioè delle strutture della ricerca, che già allora veniva considerata da alcuni la più favorevole all'innovazione scientifica ed alla promozione della ricerca (rispetto ai sistemi di organizzazione tradizionali delle cattedre e delle facoltà).
Quindi, al di là dei principi conclamati, questi concorsi tenderanno a privilegiare le gerarchie formali piuttosto che il principio di parità nell'accesso al lavoro scientifico.
Nelle prassi consolidate della selezione accademica, accadrà che l'attività di ricerca non verrà adeguatamente valorizzata, mentre sarà l'impegno didattico, che inizia con il precariato non pagato a supporto del proprio docente di riferimento, a costituire un criterio implicito, ma cruciale, per il reclutamento e le promozioni. Questo è il risultato che otterrete: l'accentuazione dei difetti di patrimonialismo e di corporativismo, quelli esattamente che volevamo tutti superare.
In positivo, vorremmo dire anche quali sono, a nostro avviso, le qualità di una buona definizione del reclutamento, dei diritti e dello stato giuridico dei professori universitari. Lo ripeto: è impossibile essere un buon docente universitario senza far ricerca ed è impossibile produrre innovazione culturale e scientifica senza gli stimoli della comunità invisibile con cui si corrisponde, che è sempre di respiro internazionale, sia che sia dietro la porta accanto o a migliaia di chilometri.
La qualità della buona tradizione universitaria si fonda da sempre sulla preminenza della competizione tra scuole di ricercatori, nella ricerca della verità, per scoprire i segreti della natura, della vita e della morte, rispetto alla trasmissione dei saperi consolidati. Perciò, la didattica efficace si fonda sugli avanzamenti scientifici e gli apprendimenti devono essere costantemente ricondotti all'attitudine critica del metodo scientifico, nella verifica costante del rapporto tra autonomia della scienza e aspettativa delle società. La cooperazione scientifica strutturata e la disseminazione non casuale dei risultati costituiscono altrettanti aspetti cruciali dello sviluppo scientifico e, quindi, vanno, ancora oggi, considerati modalità imprescindibili dell'organizzazione delle attività universitarie; su questo volevamo un'agenzia per la valutazione.
Noi, all'interno della missione pubblica dell'istruzione universitaria, consideriamo positivamente anche le aperture e le commistioni con le domande che provengono da altre istituzioni pubbliche, dal mercato, dal privato dell'impresa profit e non profit
e delle professioni, ma non nel modo con cui è stato fatto con questo disegno di legge.
La considerazione della scienza e della formazione universitaria come beni pubblici è quello che volevamo sottolineare. Prendiamo le distanze dalla loro mercantilizzazione nel senso della riduzione della gratuità del sapere all'utile sociale immediato, all'utile economico. Questo non esclude, però, il rapporto con il mercato. Ma i rapporti con le imprese devono essere collegati alla valutazione stringente dei docenti che collaborano con le imprese stesse e la ricerca applicata va sostenuta a partire da un grosso sostegno alla ricerca libera e alla ricerca di base.
Questo è il contesto in cui vanno disegnati i diritti e i doveri del docente universitario sia in senso individuale che collettivo, integrando le scelte autonome del singolo docente rispetto ai contenuti dell'insegnamento con l'organizzazione complessiva dell'offerta didattica.
Smettiamo di discutere sul numero dei docenti rispetto agli studenti, sul numero delle ore di insegnamento e anche sul rapporto quantitativo tra personale di ruolo a tempo indeterminato e a contratto a tempo determinato. Queste discussioni hanno poco senso se manca un'efficace valutazione di tutte le attività di ricerca, di didattica e di gestione; un'assegnazione di risorse incentivanti sia...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevole Baiamonte, per cortesia, capisco che la stanchezza può giocare brutti scherzi, ma rimaniamo calmi.
Onorevole Bimbi, le chiedo scusa, continui.
FRANCA BIMBI. Mi riferivo alla necessità di un'assegnazione di risorse incentivanti sia per l'impegno del singolo che per le decisioni strategiche delle strutture che lo assumono; alla rilegittimazione del tempo pieno, anche attraverso incentivi organizzativi ed economici per lo svolgimento delle attività professionali prevalentemente intra moenia; ad un tutorato capace di sostenere il mantenimento del percorso di marcia di ogni singolo studente e lo sviluppo di tecnostrutture di supporto alla ricerca e alla didattica che responsabilizzino anche il lavoro prezioso del personale tecnico-amministrativo e che accompagnino la complessità crescente dei compiti dei docenti e dei responsabili delle strutture.
Sono soprattutto le figure della docenza stabile (gli ordinari, gli associati e, almeno in una fase di transizione, i professori di terza fascia che iniziano la carriera) a costituire il riferimento per la definizione del COR, di una comunità scientifica di pari in cui le distinzioni debbano discendere prioritariamente dai meriti scientifici, secondariamente da altri parametri, quali quelli relativi (Una voce dai banchi della Lega Nord Federazione Padana: Tempo!) alle disposizioni o alla capacità di organizzare e guidare gruppi di ricerca, l'impegno didattico o di suscitare un consenso adeguato per l'assunzione delle responsabilità di governo ai vari livelli.
PRESIDENTE. Onorevole Bimbi...!
FRANCA BIMBI. Avremmo voluto subito introdurre elementi di innovazione: l'obbligo del titolo di dottorato, garanzie previdenziali per i contratti post hoc a tempo determinato, costituzione della terza fascia, distinzione tra reclutamento e promozioni, meccanismi di ringiovanimento della classe docente e, semmai, di allocazione delle risorse che incentivi soprattutto la qualità dei risultati delle strutture e delle persone. Questo è mancato e su questo il ministro non ha operato in alcun modo un confronto.
Per questi motivi siamo assolutamente contrari a questo disegno di legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, abbiamo svelato l'inganno di una propaganda fatta dal ministro e che non corrisponde al testo che sta per essere sottoposto all'approvazione finale.
Abbiamo dimostrato che non vi è la meritocrazia, anzi che vi sono concorsi basati sul principio di anzianità, che vi sono concorsi riservati a favore di questa o quella categoria del mondo universitario. Abbiamo dimostrato che non vi è l'accesso ai giovani, né quel ringiovanimento dell'università italiana che è un problema urgente davanti a noi.
Abbiamo dimostrato che con queste norme un giovane, per arrivare alla docenza universitaria, deve affrontare una via crucis molto lunga: dapprima l'assegno di ricerca, poi il contratto di insegnamento, poi il contratto di sei anni, poi ancora il concorso per ricercatore e, infine, la docenza universitaria. Alla fine di questo percorso si arriva a cinquant'anni, e cioè in età matura: avete quindi bloccato l'accesso della nuova generazione, dei giovani brillanti e di talento che ci sono nelle università italiane.
Abbiamo dimostrato che sullo status dei ricercatori dopo due anni di discussione si è arrivati ad un nulla di fatto: noi avevamo proposto la terza fascia, voi avevate proposto la messa in esaurimento di questo ruolo; il risultato è che non è passata né la nostra ipotesi né la vostra, poiché la scadenza del 2013 per la messa ad esaurimento è una norma che sicuramente verrà cancellata.
Avete però mortificato il ruolo dei ricercatori, avete mortificato il lavoro di persone che sono preziosissime per lo sviluppo delle nostre università e soprattutto in un paese come l'Italia, che ha un basso numero di ricercatori, è davvero una forma di autolesionismo mortificare l'attività di chi fa ricerca.
Abbiamo dimostrato come assolutamente non sia vero che si torni ai concorsi nazionali; piuttosto, vi è una idoneità nazionale che viene sostanzialmente regalata a quasi tutti i professori, sicché non si effettua alcuna selezione a livello nazionale e, di nuovo, i giochi si faranno a livello di concorsi locali. Quindi, non si modifica alcunché rispetto alla situazione attuale.
Ma soprattutto abbiamo dimostrato che voi non volete il sistema della valutazione; ne parlate, ne fate un motivo di propaganda ma, quando si giunge a definire le norme, sopprimete la previsione dell'authority per la valutazione. Previsione che era stata già inserita nel testo approvato in prima lettura dalla Camera e che il ministro Moratti ha inteso sopprimere al Senato, appunto con il voto di fiducia. Quindi, oggi l'università italiana manca di un sistema di valutazione, di un'authority indipendente quale quella da noi proposta.
Avete negato anche il principio di valutazione dei professori, che sarebbe invece uno strumento molto importante per superare, anche in questa materia, quel vecchio criterio di sviluppo della carriera universitaria basato, soltanto, sugli scatti di anzianità.
Quindi, non rimane nulla delle parole pronunciate dal ministro Moratti in questi due anni; il suo bilancio come ministro è piuttosto gramo: nessun provvedimento organico, ma solo tagli ai finanziamenti ed alle risorse; passi indietro rispetto all'autonomia universitaria; nuove forme di centralismo burocratico.
È un provvedimento, quindi, inutile e dannoso: dannoso appunto perché contiene disposizioni che portano indietro le lancette del sistema universitario italiano; ma soprattutto inutile perché non risolve alcuno dei problemi che sono all'ordine del giorno dell'università italiana. E in questa materia, rimanere fermi significa andare indietro: in questo momento, infatti, in tutti i paesi europei - in grandi paesi - si stanno affrontando importanti progetti di riforma.
LUIGINO VASCON. Basta! Tempo!
WALTER TOCCI. Penso alla Gran Bretagna, alla Spagna, alla Francia. Si possono avere idee e pareri diversi su detti progetti di riforma in discussione in Europa, ma certamente si tratta di interventi impegnativi per quei paesi. Da noi, invece, non si muove nulla e voi portate all'approvazione un provvedimento che costituisce un'accozzaglia di norme burocratico-amministrative, per l'appunto un passo indietro per l'università italiana.
Ciò ci mette quindi in una posizione di arretratezza rispetto alla competizione internazionale; questo rimanere fermi porta ad un ulteriore aggravamento della situazione di crisi della nostra università. Oggi, invece, vi sarebbe bisogno di un impegno straordinario di riforma perché si presenta un fenomeno importantissimo, l'aumento delle immatricolazioni: una nuova generazione di giovani italiani guarda con interesse all'alta formazione; aumentano le immatricolazioni del 20 per cento, dopo che per l'intero decennio degli anni Novanta le iscrizioni erano, invece, diminuite.
Soprattutto, dinanzi alle sfide - che sono ormai all'ordine del giorno - della società della conoscenza, vi sarebbe certo bisogno di una grande riforma dell'università italiana: voi non l'avete fatta.
Il ministro aveva condizioni molto vantaggiose e favorevoli per operare tale cambiamento: è l'unico ministro che ha avuto cinque anni di tempo e, più di chiunque altro tra i suoi predecessori, il sostegno di una maggioranza dai numeri molto ampi. Ha sprecato questa occasione favorevole; cinque anni sono passati invano, senza alcun serio progetto di riforma per l'università italiana.
Se questo provvedimento, con i concorsi per anzianità e con quelli riservati, fosse stato presentato trent'anni fa, nel contesto dell'università degli anni Settanta ed Ottanta, probabilmente avrebbe riscosso l'applauso perché in quegli anni, di leggi simili, ne sono state approvate tante.
Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale: Tempo!
WALTER TOCCI. Oggi, invece, questa «vecchia» legge viene contestata da tutto il mondo universitario, in tutte le sue componenti, con una unanimità che non si è mai verificata dianzi.
Ciò significa che oggi l'università italiana è più avanti delle proposte avanzate dal Governo; significa che oggi è diffusa e profondamente radicata l'esigenza di riformare l'università nel nostro paese. È a tale profondo bisogno di riforma che noi dovremo corrispondere nella prossima legislatura, con il Governo di centrosinistra, dopo il favorevole risultato elettorale.
Questa spinta riformatrice proveniente dal mondo universitario sarà per noi una grande risorsa per varare la vera riforma dell'università che voi non avete saputo realizzare (Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale: Tempo!).
CESARE RIZZI. Tempo!
WALTER TOCCI. Noi approveremo la vera riforma, basata sull'accesso dei giovani alla docenza universitaria e sul rilancio della ricerca libera, senza la quale non si può parlare di università (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Noi istituiremo davvero un sistema di valutazione, premiando il merito. Noi rilanceremo l'autonomia delle università, ma accompagnandola al principio di responsabilità, attraverso una riforma della governance universitaria. Questa sarà la riforma della prossima legislatura (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Voi chiudete questa legislatura con un nulla di fatto e con alcuni ritorni al passato. L'unico merito che possiamo riconoscere al ministro Moratti è quello di aver saputo raccontare favole che non avevano e non hanno alcuna corrispondenza con le norme recate dal provvedimento in esame.
Da questo punto di vista, bisogna ammettere che esiste una differenza tra il ministro Moratti ed il Presidente del Consiglio. Il Presidente Consiglio è un uomo che possiede una sua spontaneità perché, quando afferma una falsità, gli italiani lo capiscono subito. Anche questi giorni, infatti, ha sostenuto che la RAI è in mano alla sinistra (Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza Nazionale: Tempo!) e tutti gli italiani si sono messi a ridere (Commenti del deputato Delmastro Delle Vedove)!
Quando, invece, il ministro Moratti racconta una cosa non vera, lo fa con garbo e candore, come se fosse davvero così! Riesce, cioè, a dire una falsità senza farsene
accorgere (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Ciò, tuttavia, non durerà a lungo, perché chiunque abbia letto o esaminerà il disegno di legge in esame si accorgerà che non vi è...
PRESIDENTE. Onorevole Tocci, si avvii a concludere! .
WALTER TOCCI. ...riportato quanto proclamato dal ministro Moratti.
Il ministro Moratti ha solo un'esigenza: quella di poter sostenere che ha fatto approvare il disegno di legge per l'università, a prescindere da qualsiasi contenuto. Ella non prova alcun interesse verso il contenuto del provvedimento in esame: l'unico interesse che il ministro Moratti ha, infatti, è quello di poter affermare che ha varato la legge a favore dell'università, ed è quindi pronta ad accettare la candidatura a sindaco di Milano (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
Ci ha costretto, in questa sede, a scrivere un volantino per la campagna elettorale per l'elezione a sindaco di Milano, non una riforma dell'università! La riforma è tutta da scrivere: sarà la prossima legislatura, sarà il Governo di centrosinistra a varare la vera riforma dell'università italiana (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Emerenzio Barbieri (Commenti)... Onorevoli colleghi, scusate, ma cosa c'è qui: un'eccitazione generale? Diamo un po' di bromuro?
Prego, onorevole Emerenzio Barbieri, ha facoltà di parlare.
EMERENZIO BARBIERI. Signor Presidente (Commenti), aderendo alle «amichevoli sollecitazioni» di tanti amici appartenenti non solo al gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, ma all'intera Casa delle libertà, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto finale (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
PRESIDENTE. Onorevole Emerenzio Barbieri, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti. Vorrei aggiungere che il consenso ricevuto è rivolto sicuramente non solo alla sua persona, ma anche al gesto!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maggi. Ne ha facoltà.
ERNESTO MAGGI. Signor Presidente, sensibile alle «sollecitazioni» che provengono da tutti i banchi della maggioranza, nel preannunziare il voto favorevole del gruppo di Alleanza Nazionale sul provvedimento in esame, mi richiamo all'intervento svolto, nella seduta di ieri, in sede di discussione sulle linee generali (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto, per cortesia.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Titti De Simone. Onorevoli colleghi, per cortesia, vi prego di fare un po' di calma, poiché l'onorevole Titti De Simone deve poter svolgere la sua dichiarazione di voto come gli altri deputati intervenuti.
Prego, onorevole Titti De Simone, ha facoltà di parlare.
TITTI DE SIMONE. Anche perché avevo chiesto di parlare...
PRESIDENTE. Come, onorevole Titti De Simone?
TITTI DE SIMONE. Anche perché avevo chiesto di parlare, signor Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, vorrei informarla che anche gli altri deputati intervenuti in sede di dichiarazione di voto avevano precedentemente chiesto la parola!
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente (Commenti), intendiamo ribadire le ragioni del nostro dissenso nei confronti del provvedimento in esame.
Lo facciamo, anzitutto, pensando a ciò che è successo oggi a Roma, una città che è stata attraversata - signor Presidente, sarebbe opportuno che i colleghi ascoltassero e qualora non volessero farlo, che uscissero dall'aula - da un'importante mobilitazione, da un'importante manifestazione. Decine di migliaia di studenti di tutti gli atenei italiani, insieme a ricercatori, docenti, organizzazioni sindacali, rappresentanti tutti del mondo accademico, hanno potuto manifestare, per l'ennesima volta, loro contrarietà ed il loro dissenso nei confronti di una riforma che noi definiamo «controriforma», che l'università pubblica italiana non vuole. Si tratta di un provvedimento che è stato costruito senza un adeguato consenso, senza una adeguata condivisione, collaborazione, partecipazione e confronto da parte del mondo dell'università.
Non è solo dai banchi dell'opposizione che provengono questo dissenso e questa critica nel merito, tra l'altro sottolineata dagli emendamenti che noi abbiamo presentato e che hanno tentato, fino all'ultimo, di modificare l'impianto di questo provvedimento, ma è appunto dal mondo dell'università - per intendersi dalla conferenza dei rettori, dal CUN, da tutte le organizzazioni confederali, dai sindacati, da tutte le organizzazioni della docenza, dal mondo dell'università, dunque, nella sua complessità - che si muove questa critica. Noi vogliamo ribadire, in questa sede, il non senso di questo Governo e di questa maggioranza nell'aver voluto proseguire nell'approvazione del provvedimento avendo davvero tutto il mondo dell'università contro. Forse dovremmo dire «grazie» al ministro Moratti, perché, con l'arroganza con cui questa maggioranza ha voluto proseguire in questa strada, senza consenso e senza partecipazione, noi abbiamo visto unirsi, in queste settimane, tutto il mondo dell'università, fino ad arrivare alla grande manifestazione di oggi (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
GIULIO ANTONIO LA STARZA. Basta!
TITTI DE SIMONE. Vedete, ciò che è successo oggi a Roma, onorevoli colleghi, non è un episodio sporadico di una manifestazione contro un Governo e contro un provvedimento. Siamo convinti che ciò che oggi si è materializzato qui, a Roma, ha qualcosa in più, che sia nato qualcosa che coinvolge decine migliaia di giovani di questo paese, cui voi state sbarrando la strada di un università pubblica, decine di migliaia di ricercatori precari, che sono una grande risorsa per la nostra università e per la ricerca pubblica di questo paese, a cui questo Governo e questa maggioranza sbarrano l'accesso, destinandoli o ad una precarietà senza fine, che danneggia la qualità della nostra ricerca e della università pubblica o ad un ricatto continuo o, ancora, ad una mercificazione oppure, infine, ad emigrare, espatriare, andare all'estero (Commenti del deputato Rizzi)...
LUIGINO VASCON. Basta!
TITTI DE SIMONE. ...a regalare ad altre università le nostre intelligenze ed i nostri talenti.
Tutto ciò va contro il paese, va contro la qualità, contro l'università pubblica (Commenti di deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevole Titti De Simone, per favore, si avvii a concludere.
TITTI DE SIMONE. Va contro migliaia di studenti e ragazze e ragazzi, cui voi sbarrate la strada, mentre regalate ad una
lobby accademica, solo sulla base dell'anzianità - abdicando, dunque a quella sbandierata meritocrazia, «sirena» cui noi non abbiamo mai voluto, ovviamente, aderire - l'idoneità, senza una valutazione seria e trasparente.
PRESIDENTE. Onorevole Titti De Simone, concluda, per favore!
TITTI DE SIMONE. Concludo, signor Presidente, dicendo che altre cose avrebbero fatto bene all'università e noi, in questa sede, le abbiamo sostenute. Crediamo che questa mobilitazione e questo movimento di giovani non si possa fermare, e non si fermerà. E sarà una delle forze di questo paese che presenterà il conto a questo Governo ed a questa maggioranza il 9 aprile per costruire un'alternativa (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, nel dichiarare il voto favorevole del gruppo di Forza Italia sul provvedimento in esame, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi).
PRESIDENTE. Onorevole Garagnani, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti). Non abbiamo fretta, onorevole Innocenti...
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, non abbiamo fretta. Le vorrei chiedere di far lasciare dopo la votazione - come ha fatto altre volte - le luci del tabellone accese, in modo da individuare eventuali doppi voti.
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, farò così.
Onorevoli colleghi, sono presenti in aula l'onorevole Deodato e l'onorevole Giovanni Bianchi, segretari di Presidenza.
Colleghi, innanzitutto, abbassatevi; ognuno prenda posto, perché se siete in piedi non riesco ad effettuare il controllo.
In secondo luogo, se vi sarà il numero legale - non lo so - avverto che, subito dopo si svolgeranno l'esame e la votazione della questione pregiudiziale sul disegno di legge di conversione del decreto-legge n. 211 del 2005. Ci vorrà complessivamente un quarto d'ora, ma vi prego di non lasciare l'aula.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 4735-B, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
RENZO INNOCENTI. Presidente, guardi lassù! Me lo fai proprio di fronte!
Una voce dai banchi del gruppo di Alleanza nazionale: Cosa vuoi?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate! Per favore! Onorevole Innocenti, parli con me. Mi segnali se ci sono irregolarità.
RENZO INNOCENTI. Secondo settore...
PRESIDENTE. Secondo settore, dove?
RENZO INNOCENTI. Penultima fila... Adesso si cambia...
PRESIDENTE. Secondo settore, penultima fila...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Vivi applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Applausi polemici dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
(Nuove disposizioni concernenti i professori e ricercatori universitari e delega al Governo per il riordino del reclutamento dei professori universitari) (Approvato dalla Camera e modificato dal Senato) (4735-B):
(Presenti e votanti 259
Maggioranza 130
Hanno votato sì 259
Sono in missione 63 deputati).
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Conversione in legge del decreto-legge 17 ottobre 2005, n. 211, recante misure urgenti per il raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica e disposizioni in materia aeroportuale (Deputati dei gruppi della maggioranza si avvicinano ai banchi del Governo per le congratularsi con il ministro Moratti).
Onorevoli colleghi! Ministro Moratti, mi aiuti per cortesia!
PRESIDENTE. Avverto che è stata presentata la questione pregiudiziale di costituzionalità Michele Ventura ed altri n. 1 (vedi l'allegato A - A.C. 6139 sezione 1).
Onorevoli colleghi, per cortesia!
La questione pregiudiziale Michele Ventura ed altri n. 1 è stata sottoscritta dall'onorevole Bielli e dall'onorevole Soda.
Avverto che, a norma dei commi 3 e 4 dell'articolo 40 e del comma 3 dell'articolo 96-bis del regolamento, la questione pregiudiziale può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà, altresì, intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
L'onorevole Soda ha facoltà di illustrare la questione pregiudiziale Michele Ventura ed altri n. 1, di cui è cofirmatario.
Onorevoli colleghi, vi prego di defluire! Ministro Moratti, mi aiuti, per cortesia! Vada fuori se deve ricevere i complimenti!
Onorevole Soda, coraggio! Sto lavorando perché ci sia regolarità. Prego, onorevole Soda.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, lei certamente (Il ministro Moratti si dirige verso l'uscita dell'aula - Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Dai banchi dei gruppi di maggioranza si scandisce ritmicamente: Letizia! Letizia!)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevole Soda, coraggio. Adesso siamo a posto.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, lei ricorderà un decennio fa, durante la crisi di un sistema politico...
RENZO INNOCENTI. Presidente, c'è troppa confusione!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego. Non mettetemi in difficoltà. Vi prego... Stiamo lavorando ed è stata una giornata difficile. Consentiamo all'onorevole Soda di parlare. Onorevole La Russa, le chiedo una mano, per cortesia!
Onorevole Soda, continui pure.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, come dicevo, lei ricorderà un decennio fa, durante la crisi di un sistema politico, del tutto equivalente a quella che sta attraversando questo Parlamento in questi momenti convulsi di agonia del centrodestra, come si emanassero costantemente da parte di Governi scarsamente legittimati nel paese i decreti-legge.
Vi fu l'intervento del Capo dello Stato e quello della Corte costituzionale e sembravano acquisiti due principi: l'uno riguardante la necessità che i decreti-legge che comportavano oneri finanziari per lo Stato avessero la copertura finanziaria prevista dalla Costituzione; l'altro riguardante la straordinaria necessità ed urgenza come legittimazione esclusiva per l'assunzione da parte del Governo dei poteri legislativi nei sistemi parlamentari affidati alle due Camere.
Oggi assistiamo ad un ritorno di queste prassi violatrici della Costituzione e questo decreto-legge né è un esempio. Questo decreto-legge, signor Presidente, oltre alla eterogeneità delle materie che affronta, espressamente all'ultimo comma prevede che ben quattro fondamentali articoli del testo non abbiano immediata vigenza (Commenti del deputato Vascon).
GIORGIO PANATTONI. Stai zitto, maleducato!
PRESIDENTE. Onorevole Soda, le chiedo scusa... Adesso, però, può parlare. Si parla abitualmente in queste condizioni.
ANTONIO SODA. Sto parlando, come faccio abitualmente, con un po' di calma.
Questo decreto-legge contiene eterogeneità di materie e, soprattutto, vi sono quattro articoli e, in particolare, l'articolo 13, che espressamente prevedono la non entrata in vigore il giorno stesso della emanazione del decreto, ma alcuni mesi dopo, il 1o gennaio 2006.
Quando i nostri costituenti scrissero l'articolo 77 della Costituzione, ebbero chiaramente in mente la necessità e l'opportunità che il Governo si sostituisse al Parlamento e assumesse in sé i poteri propri del Parlamento, cioè l'emanazione delle leggi, ad una sola condizione, ossia che vi fosse, nel paese, nella comunità, nella società, nella sua economia o nei suoi rapporti sociali, la «straordinaria» necessità ed urgenza di provvedere.
Il testo dell'articolo 77 va coordinato con l'articolo 70 e seguenti della Costituzione concernenti il procedimento legislativo. I costituenti previdero un sistema di formazione delle leggi in cui vi fossero la più ampia partecipazione democratica dei deputati e dei senatori, un'adeguata istruttoria (la funzione delle Commissioni) ed un ampio dibattito nelle Assemblee, in un sistema ispirato ad un bipartitismo perfetto. La volontà del costituente fu quella di sancire la legittimità dell'assunzione da parte del Governo dei poteri propri del Parlamento solo ove si dovesse fronteggiare una situazione definita di straordinaria necessità e di particolare urgenza.
Orbene, mi chiedo come si possa emanare un decreto-legge che non ha di fronte a sé una situazione economica, una situazione sociale, una condizione naturale o, comunque, una necessità che imponga l'emanazione immediata di una norma di prescrizione, di comportamento, di divieto. Signor Presidente, lei dovrebbe essere anche garante di questo. Se lei legge l'articolo 13 del decreto-legge in esame troverà che al secondo comma è scritto testualmente: le disposizioni di cui all'articolo 4. Tale articolo prevede la disciplina della razionalizzazione dell'incremento dell'efficienza del settore del controllo del traffico aereo. La materia in sé si presta all'emanazione di un decreto-legge. Se accade un evento, si verifica una lacuna normativa, si deve fronteggiare una situazione di pericolo del traffico aereo vi è necessità di norme: il Governo assume i poteri del Parlamento ed emana tali norme. In questo
caso, invece, si dettano prescrizioni e discipline, peraltro lunghe, modificando un altro decreto-legge, e si rinvia l'entrata in vigore al 1o gennaio.
Si va avanti così, si prescrive che anche l'articolo 5 non entri immediatamente in vigore. Tale articolo prevede interventi in favore della sicurezza degli impianti. Dunque, la questione è semplice: se tali interventi sono urgenti ed immediati e rispondono al criterio di straordinaria necessità ed urgenza, allora il Governo ben avrebbe fatto ad assumere i poteri propri del Parlamento. In questo caso, invece, si dettano tali discipline di intervento ma le si rinviano al 1o gennaio.
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. Signor Presidente, vedo che non coglierò nel segno con nessuna di tali considerazioni. Però, lei che è il Presidente della Camera, si dovrebbe porre anche il problema se ci siamo incamminati nuovamente nella strada in cui il Parlamento viene spogliato delle sue prerogative, delle sue funzioni, dei suoi poteri. Dovrebbe essere lei il primo baluardo, non un deputato dell'opposizione!
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale Michele Ventura ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 260
Maggioranza 131
Hanno votato sì 3
Hanno votato no 257
Sono in missione 62 deputati).
Avverto che la discussione sulle linee generali avrà luogo in altra seduta.
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, della quale la I Commissione permanente (Affari costituzionali), cui era stata assegnata in sede referente, ha chiesto, con le prescritte condizioni, il trasferimento alla sede legislativa, che propongo alla Camera a norma del comma 6 dell'articolo 92 del regolamento:
AZZOLINI ed altri: «Disposizioni in materia di esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo» (5872).
PRESIDENTE. Comunico che sarà iscritta all'ordine del giorno della seduta di domani l'assegnazione, in sede legislativa, della seguente proposta di legge, che propongo alla Camera a norma del comma 1 dell'articolo 92 del regolamento:
alla VII Commissione (Cultura):
S. 3625. - Senatori ASCIUTTI ed altri: «Disposizioni in materia di spettacolo» (Approvata dalla VII Commissione permanente del Senato) (6147) - Parere delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
PRESIDENTE. Comunico che, a norma dell'articolo 16-bis, comma 1, del regolamento, ho chiamato a far parte del Comitato per la legislazione, in sostituzione del deputato Luigi Maninetti, dimissionario, il deputato Antonio Marotta.
GABRIELLA PISTONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, desidero lasciare agli atti della seduta che, nel corso della votazione n. 20, ho purtroppo inavvertitamente votato dalla postazione n. 212. Chiedo dunque umilmente scusa, perché l'ho fatto davvero senza volerlo, e chiedo pertanto di considerare nullo il mio voto.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Pistone.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Vorrei lasciare agli atti della Camera, dopo una giornata nel corso della quale abbiamo sentito del moralismo da parte della sinistra, che non solo dei parlamentari di centrodestra hanno subito intimidazioni fuori di qui, ma anche un ministro della Repubblica, il ministro Calderoli, ha subito intimidazioni da persone che erano qua fuori. Altro che studenti! Erano i militanti dei partiti della sinistra reazionaria (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
PRESIDENTE. Naturalmente ho incaricato i deputati questori e il Vicepresidente Mussi di effettuare un accertamento sereno e serio al riguardo.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Mercoledì 26 ottobre 2005, alle 10:
(ore 10 e ore 16)
1. - Assegnazione a Commissioni in sede legislativa delle proposte di legge nn. 5872 e 6147.
2. - Seguito della discussione del disegno di legge:
Conversione in legge del decreto-legge 9 settembre 2005, n. 182, recante interventi urgenti in agricoltura e per gli organismi pubblici del settore, nonché per contrastare andamenti anomali dei prezzi nelle filiere agroalimentari (6063-A).
- Relatore: Misuraca.
(ore 15)
3. - Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(al termine delle votazioni)
4. - Discussione del testo unificato delle proposte di legge:
PISAPIA ed altri; MAZZONI; FINOCCHIARO ed altri: Istituzione del garante dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale (411-3229-3344-A).
- Relatore: Palma.
PROPOSTE DI LEGGE DI CUI SI PROPONE L'ASSEGNAZIONE A COMMISSIONI IN SEDE LEGISLATIVA
I Commissione permanente (Affari costituzionali):
AZZOLINI ed altri: «Disposizioni in materia di esecuzione delle pronunce della Corte europea dei diritti dell'uomo» (5872).
VII Commissione (Cultura):
S. 3625. - Senatori ASCIUTTI ed altri: «Disposizioni in materia di spettacolo» (approvata dalla VII Commissione permanente del Senato) (6147) - Parere
delle Commissioni I, V e della Commissione parlamentare per le questioni regionali.
La seduta termina alle 20,50.
EMERENZIO BARBIERI. Onorevoli colleghi, l'iter del provvedimento che disciplina l'attività e il reclutamento dei docenti universitari è stato segnato da una striscia di polemiche e reazioni provenienti sia da parte dell'opposizione, sia da una certa parte del mondo accademico; le une motivate da pregiudizi ideologici nei confronti della cultura riformista di questo Governo, le altre dalla paura di vedere infranto il sistema di privilegi che avevano consolidato nel tempo. Lasciatecelo dire: questa protesta, questa discesa in piazza è stata grottesca per una serie di evidenti motivi. La riforma, innanzitutto, non lede i diritti dei ricercatori, al contrario, ne favorisce il riconoscimento dopo anni di lavoro attraverso il titolo di professore aggregato e riservando loro appositi concorsi nazionali, senza contare che il turn over che scatterà nei prossimi anni fornirà loro maggiori opportunità, mentre, di converso, ai giovani specializzandi verrà data l'opportunità di ottenere contratti di ricercatore della durata di tre anni rinnovabili per altri tre.
Diciamolo chiaramente: negli Stati Uniti e nell'Unione europea i contratti a tempo determinato sono la regola, non l'eccezione. La cosiddetta fuga dei cervelli non è stata causata dalla durata del contratto, dal miraggio del posto fisso, ma dalla convenienza economica dei contratti.
La colpa, dunque, non è dei fondi pubblici limitati; quello che manca è la capacità di questo sistema di attrarre i finanziamenti privati, ma d'altronde chi investirebbe in un settore dove il personale è anziano, demotivato e stretto in gabbie corporative che ne limitano l'operatività? Qualcuno ha parlato di sindrome da impiego fisso: si scende in piazza non per rivendicare un ruolo ed una funzione fondamentale per il progresso del paese ma per rivendicare il posto fisso, lo scatto di anzianità. In nessun paese europeo o negli USA, ripeto, il ricercatore ha il posto fisso; chi fa ricerca deve essere valutato sulla base del merito e dei risultati e non sulla anzianità acquisita. In questi anni abbiamo assistito negli atenei ad un loro impiego distorto; ne hanno fatto sostanzialmente dei docenti di fatto con tutti gli obblighi derivanti in termini di lezioni ed esami, e tutto è successo a discapito della loro attività di ricerca.
Non vogliamo dare loro la colpa, anzi loro sono stati vittime di una sciagurata gestione e bisognava comprendere il loro stato d'animo e i loro timori: sobbarcarsi, sottopagati, ore di lezione e di esami pur di rimanere attaccati al carro della facoltà o, nella peggiore delle ipotesi, del barone di turno.
Ed è sembrata quanto mai sospetta la scesa in campo dei professori accanto ai precari della ricerca, una solidarietà che è parsa più che altra motivata dal timore di perdere i propri privilegi e le proprie rendite di posizione.
La riforma della Moratti spezza l'arroccamento del mondo accademico, intacca privilegi e premia il merito; altro che arretramento! Le barricate innalzate da rettori e baroni, sono contro gli interessi dei giovani ricercatori. Una resistenza al cambiamento di una gestione personalistica del sistema universitario a discapito della qualità dell'insegnamento.
Questa è la vera novità contro cui si scaglia chi non vuole modificare lo status quo. La riforma cambia il sistema dei concorsi universitari e del reclutamento dei docenti eliminando la rete di clientele e nepotismo che si è stratificata nel tempo. Che questa non sia la nostra fantasia lo dimostra l'inchiesta in corso su alcuni concorsi nell'Università di Firenze. Un intreccio in cui tutto veniva pianificato a tavolino, una potente lobby che ha nuociuto
al buon nome della docenza italiana e che nulla ha a che fare con il mondo scientifico.
Viene pertanto ristabilito il principio del merito, l'unico principio che può garantire un miglioramento della competitività culturale del sistema universitario italiano. Ad una selezione puramente personalistica si sostituisce una selezione basata sui meriti scientifici.
Non pensiamo, certamente, che il testo che stiamo per approvare sistemerà tutto in un baleno, per troppo tempo si è stati immobili e troppo consolidate sono ancora le resistenze al cambiamento, ma cogliamo questa opportunità e diamo un chiaro segnale di cambiamento ai nostri giovani ricercatori che hanno sostenuto in questi anni il peso di una casta convinta di essere inattaccabile e incurante dei danni provocati dal suo atteggiamento egoista.
I punti principali del provvedimento sono facilmente rinvenibili: si va dall'introduzione di un nuovo sistema di reclutamento dei professori universitari, attraverso una idoneità nazionale quale presupposto per la successiva chiamata da parte dell'università, all'introduzione delle figura del ricercatore a tempo determinato ma dedicato esclusivamente all'attività di ricerca; da un parte si risolve il problema dei ricercatori universitari che lavorano da tempo nell'università, per i quali sono previste riserve e maggiorazioni nell'ambito dei giudizi di idoneità, dall'altra si garantisce il riconoscimento di professore aggregato a coloro che non intendessero partecipare o non superassero questi giudizi di idoneità; è possibile l'assunzione di studiosi stranieri o italiani impegnati all'estero per chiamata diretta così come sarà possibile attivare la cattedra di professore straordinario di durata temporanea sulla base di convenzioni con imprese o enti esterni all'università e totalmente a carico di questi.
Il testo appare pertanto equilibrato e non desta quelle preoccupazioni paventate dall'opposizione; semmai preoccupa chi non vuole perdere una rendita di posizione che si è costruito in anni e anni di malcostume.
Annuncio pertanto il voto favorevole del gruppo Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro.
FABIO GARAGNANI. Quanto è accaduto in questi giorni all'Università di Bologna dimostra, al di là di ogni dubbio, la validità della legge di riforma che il Parlamento ha approvato, definendo una volta per tutte l'idoneità nazionale dei docenti ed il relativo concorso unico all'interno del quale le singole università potranno attingere, evitando provincialismi o eventuali favoritismi. Il fatto che le commissioni giudicatrici siano composte da docenti esterni all'ateneo interessato è un'ulteriore conferma della novità della riforma, come pure la possibilità di attingere con contratti di natura privata a docenti di altre università sprovincializzando in questo modo i nostri massimi istituti di cultura.
Gli stessi ricercatori hanno la possibilità di raggiungere una loro qualificazione professionale attraverso la possibilità di partecipare a concorsi fino al 2013; in questo modo potranno trovare una collocazione stabile tutte quelle figure che vengono da un troppo lungo precariato creato dalla legislazione fallimentare del centro sinistra: mi riferisco ai dottori di ricerca, borsisti, assegnisti ai quali la legge offre una doppia opportunità, ossia passare al ruolo stabile di ricercatore fino al 2013 e sottoporsi ogni anno ad una valutazione della maturità scientifica e conseguire l'idoneità nazionale per professore associato o ordinario eliminando rendite di posizione ed elevando in sostanza il livello degli studi con la possibilità di ampliare la ricerca, la formazione e gli scambi culturali.
La valutazione dell'attività degli atenei rappresenta anche per il gruppo di Forza Italia un obiettivo centrale.
Ritengo doveroso dare atto dell'azione incisiva svolta dal Governo per rafforzare nelle università l'aspetto della valutazione, attraverso un migliore utilizzo degli organismi di valutazione introdotti negli atenei nella precedente legislatura.
Mi riferisco in particolare a tre iniziative che ritengo particolarmente importanti e significative.
Il comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca era stato istituito, ai sensi della legge n. 127 del 1997, con l'obiettivo di valutare esclusivamente la ricerca realizzata negli enti di ricerca.
Su richiesta del ministro, il CNR ha esteso i propri compiti a tutta la ricerca e questo ha consentito di valutare per la prima volta, anche la ricerca nelle università, per complessivi 18.500 prodotti attraverso «Referees» internazionali e secondo parametri accolti a livello internazionale.
Inoltre, è stato inaugurato un nuovo modello di finanziamento delle università che, anziché esclusivamente sul numero degli iscritti, si basa anche sulla qualità della ricerca.
Il Governo ha inoltre inserito nel disegno di legge finanziaria per il 2006, come si era impegnato a fare, un intervento di razionalizzazione degli organismi esistenti: il Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario (CNVSU) e il comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca CIVR, unificati in un unico organismo che valuterà complessivamente didattica, ricerca e servizi del sistema dell'università e della ricerca (questo intervento è stato previsto in attesa della istituzione di un'apposita Agenzia indipendente secondo gli orientamenti accolti a livello europeo). L'articolo 62 del disegno di legge finanziaria, che conteneva queste disposizioni è stato stralciato ed è ora all'esame del Senato (A/S 3613-quinquies).
Ho avuto peraltro assicurazioni dal ministro che tale provvedimento verrà approvato in tempi brevi.