Allegato B
Seduta n. 689 del 17/10/2005

TESTO AGGIORNATO AL 19 OTTOBRE 2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

AMORUSO, ASCIERTO, ALBERTO GIORGETTI, LEO, ANTONIO PEPE, CASTELLANI e PORCU. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 23 luglio 2005 la polizia cubana ha arrestato venti oppositori al regime di Fidel Castro, tra i quali anche Marta Beatriz Roque, leader dell'opposizione molto nota all'estero che già nel marzo di due anni fa era stata tra le 75 vittime di una maxi-operazione del regime che aveva scatenato le proteste della comunità internazionale;
nel corso degli anni, di fronte alle periodiche violazioni da parte del regime castrista, l'Unione europea ha più volte espresso ferme parole di condanna, ma senza mai dare un effettivo seguito concreto;
a parere dell'interrogante la finora sterile politica dell'Unione europea nei confronti di Cuba, culminata pochi mesi fa nella sospensione delle sanzioni che erano state imposte dopo i fatti del marzo 2003, necessita di una svolta;
politicamente significativo appare quanto detto da Hans Gert Poettering, capogruppo del PPE, il partito di maggioranza relativa nel Parlamento europeo, alla presidenza britannica della Ue: «Una politica europea credibile verso Cuba non può rifiutare il sostegno morale all'opposizione democratica. La politica della Ue non può fare concessioni ad un regime dove gli oppositori politici sono agli arresti» (vedi il dispaccio Ansa del 25 luglio 2005, ore 15.58) -:
in merito allo specifico episodio del 23 luglio, quali iniziative politiche e diplomatiche ritenga di intraprendere per richiamare il governo cubano al rispetto dei diritti umani e per avere notizie sulla sorte degli arrestati;
se, alla luce del quadro politico delineato in premessa, ritenga di farsi promotore presso gli altri Stati membri della Ue di una forte azione comune verso Cuba con ricadute che vadano ben al di là dell'episodio denunciato.
(4-16132)

Risposta. - Gli sviluppi della situazione a Cuba sul piano politico e sul rispetto dei diritti umani sono costantemente e attentamente monitorati da parte dell'Italia e dei partners dell'Unione europea, sia nei meccanismi a livello comunitario, a Bruxelles, in sede di COLAT (Comitato del Consiglio per l'America Latina), che nelle frequenti consultazioni a livello locale, nell'ambito delle riunioni dei Capi Missione U.E. all'Avana.
Come noto, la politica dell'Unione europea nei confronti di Cuba poggia sulla «Posizione Comune», definita il 2 dicembre 1996. L'obiettivo della Posizione Comune è di incoraggiare il processo di transizione democratica nell'isola caraibica e migliorare le condizioni di vita del popolo cubano. L'Italia ha sempre sostenuto in sede comunitaria l'esigenza che nei rapporti con Cuba l'Unione europea mantenesse una


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forte unità e solidarietà nell'attuazione della Posizione Comune, nonché un dialogo critico e costruttivo con il Governo cubano.
Anche nel corso della 61ma sessione della Commissione per i diritti umani di Ginevra (marzo-aprile 2005) è stata approvata, su iniziativa americana, una risoluzione di condanna della situazione dei diritti umani a Cuba, nella quale il Governo dell'isola caraibica viene invitato a consentire lo sviluppo di istituzioni democratiche e a garantire l'esercizio delle libertà politiche e civili. La risoluzione chiede inoltre alle Autorità cubane di collaborare con il Rappresentante Personale del l'Alto commissario per i diritti umani a Cuba, la giurista francese Christine Chanet impossibilitata sino ad oggi a recarsi nel Paese per espletare le funzioni inerenti al mandato conferitole dalla CDU a causa del persistente rifiuto del Governo cubano di accordarle il visto d'ingresso. L'Italia e tutti gli altri paesi dell'Unione europea hanno co-sponsorizzato tale risoluzione.
Sempre in occasione della 61ma sessione della CDU, la signora Chanet ha comunque presentato un rapporto sulla situazione dei diritti umani a Cuba che, pur registrando gli sforzi di Cuba in materia di diritti economici, sociali e culturali, pone in evidenza l'atteggiamento scarsamente collaborativo delle Autorità dell'isola caraibica nei suoi confronti e ribadisce come, nel campo dei diritti civili e politici, la situazione non sia affatto migliorata. La Rappresentante Speciale ha quindi concluso sottolineando la necessità che il Governo cubano rispetti i diritti fondamentali dei propri cittadini ed ha invitato le Autorità dell'Avana a ratificare i Patti Internazionali sui diritti umani e i relativi protocolli.
Il quadro negativo in materia di rispetto dei diritti umani a Cuba è altresì confermato anche dai Capi Missione UE accreditati a L'Avana, secondo i quali alla popolazione cubana sono negati i diritti civili e politici, così come le libertà fondamentali. In particolare si evidenziano i frequenti arresti e le detenzioni arbitrarie, le minacce e le intimidazioni verso i dissidenti, le deprecabili condizioni di vita dei detenuti all'interno delle carceri, l'assenza di libertà di espressione e informazione, il diniego del diritto di associarsi e riunirsi in assemblea e le restrizioni imposte alla libertà di movimento. I giornalisti continuano a rientrare fra le categorie di persone più duramente colpite dalla repressione del regime castrista.
Le rinnovate pressioni internazionali non sembrano, tuttavia, sortire l'effetto di mitigare l'atteggiamento repressivo delle Autorità del regime. Difatti, come ricordato dall'Onorevole interrogante nell'atto parlamentare in parola, la nuova ondata repressiva messa in atto dal regime di Fidel Castro nei confronti di varie manifestazioni di protesta che si sono succedute nelle scorse settimane, ha portato all'arresto, il 22 luglio 2005, di venti oppositori interni, tra cui Marta Beatriz Roque,
leader del principale movimento di opposizione, la «Assemblea per la Promozione della Società Civile». Da notizie acquisite al riguardo da questo Ministero si è appreso che la Roque è stata rimessa in libertà dopo circa 20 ore di detenzione e che circa la metà dei dissidenti arrestati è stata poi rilasciata nel fine settimana successivo all'arresto; alla data del 27 luglio 2005 risultavano ancora agli arresti nove dissidenti, tra cui anche il più stretto collaboratore di Martha Beatriz Roque, René Gomez Manzano.
A seguito dei fatti del luglio scorso, la Presidenza britannica dell'UE, a nome di tutti i Paesi comunitari, ha emesso una dichiarazione, nella quale è stata espressa l'insoddisfazione e la preoccupazione dell'Europa rispetto alla continua violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali che ha colpito gli oppositori del regime, rei di aver espresso le loro opinioni, e nel contempo ha deplorato l'assenza di nuovi segnali di apertura del governo cubano al di là della liberazione, avvenuta tra giugno e novembre 2004, di circa 75 prigionieri politici. Nella dichiarazione si fa inoltre esplicito riferimento alle Conclusioni su Cuba adottate dal Consiglio Affari Generali e Relazioni Esterne (CAGRE) del 13 giugno 2005, in cui si esprime l'insoddisfazione dell'Unione europea per gli scarsi progressi registrati


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nel settore dei diritti umani. Il Consiglio ha invece accolto con soddisfazione i risultati ottenuti attraverso l'intensificazione dei rapporti con l'opposizione politica pacifica, così come quelli intrattenuti con altri settori della società civile cubana, decidendo di mantenere tale dialogo e, anzi, di approfondirlo, rilevando la necessità che le riunioni dei rappresentanti dell'Unione europea e degli Stati membri con l'opposizione pacifica continuino ad avere luogo. Nelle «Conclusioni» il Consiglio, pur esprimendo insoddisfazione per gli scarsi progressi registrati nel settore dei diritti umani e ferma condanna per gli episodi di arresti ed espulsioni di vari parlamentari e giornalisti europei, ha ritenuto quantomai opportuno mantenere un dialogo con il Governo cubano. In tale ottica deve collocarsi la decisione di prorogare la sospensione delle sanzioni politiche, con particolare riferimento alla politica degli inviti alle feste nazionali e alla possibilità di visite bilaterali ad alto livello decise nel 2003.
A partire dal mese di gennaio 2005 si è registrata una ripresa delle visite ad alto livello: nel mese di marzo 2005, il Sottosegretario agli esteri britannico, Bill Rammell e delegazioni parlamentari francesi e tedesche, nonché la visita del Ministro degli esteri cubano, Perez Roque, in Spagna, Belgio e Lussemburgo. Dal 24 al 27 dello stesso mese è stato a Cuba il Commissario Europeo allo Sviluppo, Louis Michel. Nel corso delle predette visite, il tema dei diritti umani è stato costantemente evocato con forza (come da decisioni prese in sede Unione europea).
Per quanto attiene al secondo quesito posto dall'interrogante, nel ricordare che l'Italia ha sempre sostenuto l'esigenza che nei rapporti con Cuba l'Unione europea mantenesse una forte unità e solidarietà, in particolare nell'attuazione della Posizione Comune del 1996, si ribadisce come gli sviluppi della situazione a Cuba sul piano politico e dei diritti umani siano costantemente e attentamente controllati:
a livello bilaterale, attraverso l'eccellente lavoro di monitoraggio condotto dalla nostra Ambasciata a L'Avana;
a livello multilaterale, tanto
in loco, attraverso le frequenti consultazioni dei Capi Missione dell'Unione europea all'Avana, quanto direttamente da parte dei competenti organi comunitari (COLAT - Comitato del Consiglio per l'America Latina).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

ANNUNZIATA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
le Arti Grafiche Di Mauro sono una storica e prestigiosa azienda di Cava de' Tirreni in provincia di Salerno che dal 1899 opera nel settore della carta stampata;
nel corso degli anni l'attività di questa rinomata azienda si è via via sviluppata mantenendo standard elevatissimi di qualità, rinnovandosi e generando nuove società: nel 1965 viene acquisito il controllo azionario della Litografia Artistica di Reggio Emilia, nel 1967 nasce la Di Mauro Officine Grafiche, e nel 1988 la legatoria IMAG;
flessibilità, affidabilità e cura del cliente sono i tratti che hanno contraddistinto il lavoro di questa impresa nel corso della sua secolare attività e che hanno consentito un sistema di offerta articolato in diversi segmenti, in molti dei quali è stata per anni leader del mercato nazionale ed estero nel settore delle cartevalori, biglietti aerei, navali, ferroviari, etichette, comunicazione aziendale, sviluppando accanto a questi settori anche una importante attività editoriale;
la perdita di importanti commesse, la conseguente riduzione del fatturato e la mancanza di prospettive di sviluppo, così come dichiarato dall'azienda, ha determinato il 28 aprile 2005 la decisione della «Arti Grafiche Di Mauro spa» di cessare


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l'attività di questo storico ramo del Gruppo Di Mauro;
tale provvedimento ha comportato di colpo la perdita del lavoro per gli ultimi 120 dipendenti sopravvissuti ai precedenti tagli operati dall'azienda su un totale di circa 450 lavoratori in forza fino agli anni '90;
il crollo di questa ultima realtà storica, vanto dell'imprenditoria meridionale, ha destato profondo sconforto e preoccupazione nell'intera comunità cittadina che ha visto scomparire, dopo la manifattura tabacchi, l'ennesima realtà di sviluppo economico di un territorio già alle prese con una grave crisi occupazionale che investe tutto il Mezzogiorno;
le notevoli esperienze e le enormi professionalità presenti in questa gloriosa azienda non possono essere abbandonate e perse in un mercato del lavoro sempre alla ricerca di particolari ed avanzate professionalità;
appare evidente quindi la necessità di individuare ogni via d'uscita per tutelare i 120 lavoratori e le loro famiglie improvvisamente catapultate nel baratro della perdita della loro unica fonte di reddito, anche favorendo l'accesso a commesse anche statali, in attesa di un piano di rilancio o di riconversione che veda impegnate le stesse maestranze -:
se il Governo nell'ambito delle proprie competenze non ritenga urgente e necessario un intervento immediato e diretto del Governo per tutelare i lavoratori della «Arti Grafiche Di Mauro» di Cava de' Tirreni, evitando i licenziamenti conseguenti alla chiusura di una delle ultime risorse occupazionali di questa città di circa 50 mila abitanti;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire sulla vicenda rappresentata in premessa per assicurare e garantire la sopravvivenza dello stabilimento «Arti Grafiche Di Mauro» di Cava de' Tirreni, salvaguardando una storica ed importante realtà produttiva del Mezzogiorno dalle elevate potenzialità offerte dalla riconosciuta esperienza e professionalità dei suoi operatori, evitando un danno incalcolabile all'economia di un territorio già investito da una profonda crisi occupazionale ed esposto anche per questo ai pericoli e ai rischi di devianza che la disoccupazione può creare.
(4-14222)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Salerno, è emerso quanto segue. La Società Emilio Di Mauro S.p.A. con sede e stabilimento in Cava dei Tirreni (Salerno), già nell'anno 2001, con provvedimento del Tribunale di Salerno, datato 16 maggio 2002 - Ufficio fallimentare, fu ammessa alla procedura di «amministrazione controllata» per anni due. Detta procedura è stata poi chiusa in data 4 giugno 2003 con provvedimento del Tribunale di Salerno V-IV Sezione civile.
Dopo un successivo periodo di normale gestione (dal giugno 2003 al maggio 2005) lo stesso Tribunale di Salerno - IV Sezione civile - con provvedimento depositato in data 3 giungo 2005, ha ammesso alla procedura di «concordato preventivo» la Società Emilio Di Mauro nominando commissario giudiziale il dottor Vincenzo Piccolo con studio in Salerno.
Con istanza del 14 giugno 2005 il commissario giudiziale ha avanzato istanza di Cassa integrazione guadagni straordinaria a questo Ministero - per procedura concorsuale
ex articolo 3, comma 1 della legge 223 del 1991 e per tutte le maestranze in forza, che alla data dell'accertamento, avvenuto il 14 luglio 2005, erano in n. di 100 (19 impiegati ed 81 operai).
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

ANNUNZIATA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 18 luglio scorso l'intero settore della pesca marittima italiana ha dato luogo a Roma ad una imponente manifestazione pubblica per richiamare l'attenzione


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delle istituzioni e dell'opinione pubblica sulla grave crisi indotta dallo straordinario ed incessante aumento dei prezzi del gasolio che sta portando al collasso l'intero settore della pesca in Italia così come negli altri Paesi comunitari;
il costo del gasolio ha raggiunto ormai livelli insostenibili che incidono fino al 50 per cento sui costi d'impresa, penalizzando gravemente la nostra pesca rispetto ad altri paesi concorrenti dove l'incidenza del costo del carburante è nettamente inferiore;
la crisi del settore,gravata dall'emergenza «gasolio» trova le sue origini in problemi strutturali non risolti, alla mancanza di incisivi interventi governativi a sostegno della nostra economia ittica e ad opportune azioni di tutela da parte dell'Europa;
la gravità della situazione richiede un intervento straordinario sia a livello comunitario che nazionale;
a livello comunitario è necessario richiedere misure e risorse urgenti che rendano possibile l'abbattimento dei costi a favore delle imprese di pesca, partendo dal caro gasolio, ma non trascurando la forte esigenza di una profonda revisione degli attuali regolamenti per la pesca nel Mediterraneo, non completamente in grado di tutelarne l'intrinseca specificità;
inoltre, occorre provvedere al piano strutturale di settore, diverso da quello attuale, inadeguato a fornire un reale strumento di sostegno socio-economico in una congiuntura di notevoledifficoltà del settore pesca;
a livello nazionale, occorre contenere l'emergenza dei costi del carburante attraverso l'adozione di misure efficaci, quali:
1) l'attuazione, di un fermo di pasca più, rigido rispetto, a quello decretato in questi giorni, per interrompere in maniera più efficace il circolo vizioso: più ricavi, più sforzo pesca, più costi di gestione, più sfruttamento delle risorse;
2) un' azione immediata sul fronte degli approvvigionamenti per arginare, anche con l'intervento dell'Antitrust, il monopolio nella distribuzione;
3) l'incentivazione di nuove forme di acquisto del gasolio da pesca per abbattere gli elevatissimi costi delle società di intermediazione, come gli acquisti collettivi, o presso deposito costiero, o i cosiddetti bunkeraggi, che consentono il rifornimento diretto da autocisterna in banchina;
4) la costituzione di un fondo di previdenza rischi;
5) l'introduzione di meccanismi di stabilizzazione del prezzo;
6) l'adozione di agevolazioni fiscali;
l'energica azione dimostrativa esercitata da tutti gli operatori della pesca, ha indotto il Commissario europeo alla pesca, Joe Borg, a formulare, già nei prossimi giorni, le prime proposte concrete per venire in aiuto al settore, messo in ginocchio del caro-gasolio;
sono attese misure a breve termine, con finanze comunitarie sul piano congiunturale, e con un intervento di tipo strutturale sul lungo termine;
tali proposte, comunque, non potranno essere formalizzate prima di settembre, quando la Commissione europea si riunirà nuovamente dopo la pausa estiva -:
quali immediati provvedimenti il Ministro in indirizzo intende adottare per contenere la grave emergenza del settore ittico nazionale ingiunta dagli esorbitanti aumenti del costo del gasolio;
quali azioni intenda operare in sede comunitaria affinché le proposte annunciate in questi giorni tengano conto delle intrinseche specificità e criticità del nostro settore ittico;
quali urgenti misure di sostegno alle imprese intenda adottare, per quanto di propria competenza, al fine di tutelare le imprese ittiche afflitte da una crisi senza


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precedenti nella consapevolezza del rischio che questa emergenza perduri;
quali iniziative, in particolare, intenda assumere per impedire che, per le peculiarità proprie del settore della pesca marittima, l'incidenza dei costi del carburante si possa riflettere negativamente e direttamente sui salari dei lavoratori marittimi data la particolare natura del contratto alla «parte» vigente per il settore, e che tale aumento non venga scaricato a valle del processo produttivo, ossia sui consumatori.
(4-16153)

Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'accento sull'emergenza che sta investendo il settore della pesca a causa dell'aumento del costo del gasolio.
La complessità della questione da tempo interessa il Ministero delle politiche agricole e forestali, in quanto il fenomeno si ripercuote sul reddito delle imprese che esercitano la pesca professionale e sul livello occupazionale dei marittimi imbarcati a bordo delle navi da pesca.
Nel nostro Paese, al fine di fronteggiare tale emergenza sono state poste in essere misure compensative e sgravi sugli oneri sociali e fiscali.
Si tratta di compensazioni finanziarie concesse in funzione della potenza motore del peschereccio e di sgravi fiscali e previdenziali sugli oneri sociali a favore delle imprese alieutiche.
Tali agevolazioni, previste dall'articolo 11 della legge del 23 dicembre 2000, n. 388 (trattamento fiscale delle imprese che esercitano la pesca costiera o nelle acque interne e lagunari), sono state prorogate per l'anno 2005, dall'articolo 1, comma 510, della legge del 30 dicembre 2004, n. 311 (Finanziaria 2005).
Si ricorda, inoltre, che nell'ambito del Reg. CE 1860/04 della Commissione europea, relativo all'applicazione degli articoli 87 e 88 del trattato CE agli aiuti «
de minimis» con il decreto del 9 marzo 2005 ed il successivo decreto attuativo del 18 aprile 2005 è stato attivato a favore di tutte le imprese da pesca marittima un beneficio atto al parziale ristoro dell'aumento dei costi di produzione che hanno colpito l'intero settore.
In ambito europeo, invece, sono oggetto di verifica tra i vari servizi della CE e la Commissione europea numerose ipotesi.
In particolare, si profilano soluzioni di breve e lungo termine, le une per dare immediato sollievo alle imprese di pesca, le altre per affrontare in modo adeguato un problema che, dall'emergenza iniziale, ha ormai assunto caratteristiche di crisi strutturale.
Il Commissario europeo Joe Borg, nell'assicurare il proprio sostegno a proposte articolate, ha presentato una propria proposta sulla quale è in corso la necessaria concertazione con gli altri servizi della Commissione.
Si evidenzia, altresì, che presso gli Uffici competenti è all'esame la possibilità di estendere le agevolazioni IVA e IRAP, già vigenti nel settore agricolo, anche al settore della pesca e dell'acquacoltura; il che porterebbe a realizzare una maggiore equità fiscale per entrambi i comparti.
Infine, si fa presente che è in stato di avanzata elaborazione il Programma triennale nazionale 2005-2007.
Tale programma si fonda su quattro pilastri relativi all'impresa, all'innovazione, allo sviluppo ed all'adeguamento delle relazioni industriali.
In particolare, le innovazioni fanno riferimento all'introduzione di nuovi strumenti assicurativo-finanziari, alla creazione ed allo sviluppo di organismi per la gestione di specifici settori produttivi.
Il programma, quindi, attraverso l'attivazione di un forte processo di rinnovamento, che individua la sostenibilità ambientale ed il depauperamento delle risorse ittiche quali elementi fondamentali del «sistema mare» insieme alla salvaguardia della competitività del settore, mira ad attivare un insieme di strumenti coordinati per il rafforzamento dello stesso, fornendo adeguate certezze a tutti gli operatori.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.


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ARNOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Italia vanta nel proprio panorama industriale produttori e progettisti di impianti di risalita ed impianti a fune per il trasporto di persone e merci, fra i migliori del mondo. A confermarlo ulteriormente è il fatto che l'Organizzazione internazionale del Settore funiviario (OITAF) venne fondata nel 1959 proprio a Milano;
con l'entrata in vigore della direttiva 2000/9/CE recepita con decreto legislativo del 12 giugno 2003 n. 210, che richiede la certificazione degli impianti da parte di organismi notificati indipendenti, tutti gli impianti di nuova costruzione sono soggetti a tale certificazione per poter essere ammessi all'esercizio;
ad oggi, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non sono stati notificati organismi che possano procedere alle certificazione di nuovi impianti, obbligando i produttori italiani a far certificare i propri prodotti in altri Paesi europei come Austria, Germania, Francia, Spagna, per citarne solo alcuni, i quali tutti dispongono di tali organismi;
risulta peraltro all'interrogante che giacciano presso la Direzione generale competente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da molti mesi, richieste di notificazione presentate da organismi, anche a partecipazione pubblica, che detengono sia le qualifiche professionali sia i mezzi di prova per potere effettuare le certificazioni -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario che la sua Amministrazione adotti la massima sollecitudine possibile in ordine alle operazioni di verifica delle qualifiche dei citati organismi nazionali di verifica e se sia in grado di fornire all'interrogante una data approssimativa della conclusione del procedimento in oggetto.
(4-13317)

ARNOLDI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Italia vanta nel proprio panorama industriale produttori e progettisti di impianti di risalita ed impianti a fune per il trasporto di persone e merci, fra i migliori del mondo. A confermarlo ulteriormente è il fatto che l'Organizzazione internazionale del settore funiviario (OITAF) venne fondata nel 1959 proprio a Milano;
con l'entrata in vigore della direttiva 2000/9/CE recepita con decreto legislativo del 12 giugno 2003 n. 210, che richiede la certificazione degli impianti da parte di organismi notificati indipendenti, tutti gli impianti di nuova costruzione sono soggetti a tale certificazione per poter essere ammessi all'esercizio;
ad oggi, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, non sono stati notificati organismi che possano procedere alle certificazione di nuovi impianti, obbligando i produttori italiani a far certificare i propri prodotti in altri Paesi europei come Austria, Germania, Francia, Spagna, per citarne solo alcuni, i quali tutti dispongono di tali organismi;
risulta per altro all'interrogante che giacciano presso la Direzione generale competente del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da molti mesi, richieste di notificazione presentate da organismi, anche a partecipazione pubblica, che detengono sia le qualifiche professionali sia i mezzi di prova per potere effettuare le certificazioni -:
se il Ministro interrogato non ritenga necessario adottare la massima sollecitudine possibile in ordine alle operazioni di verifica delle qualifiche dei citati organismi nazionali di verifica e se sia in grado di fornire all'interrogante una data approssimativa della conclusione del procedimento in oggetto.
(4-13337)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si rappresenta che, allo stato attuale, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha ricevuto istanze di riconoscimento


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soltanto da parte di Certra s.r.l. di Bolzano e di Bureau Veritas Italia s.p.a. di Milano.
In particolare alla prima società citata, con decreto dirigenziale del 16 marzo 2005 pubblicato sulla
Gazzetta Ufficiale n. 73 del 30 marzo 2005, è stato rilasciato il richiesto riconoscimento a seguito della presentazione della documentazione integrativa e dopo l'effettuazione delle visite ispettive presso la relativa sede nonché presso i laboratori convenzionati.
Inoltre, in data 18 marzo 2005, di concerto con il Ministero delle attività produttive, è stata trasmessa la relativa notifica alla, rappresentanza permanente presso l'Unione Europea che, in data 30 marzo 2005, ha attribuito il numero di identificazione.
Per quanto riguarda la seconda istanza, si è ancora in attesa della documentazione integrativa da parte della società interessata ai fini del completamento dell'istruttoria.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Federico Bricolo.

BALLAMAN. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
le vigenti norme in materia di rapporto di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni prevedono che vi siano sia dei diritti che dei doveri con, altresì, delle specifiche responsabilità nei confronti di coloro che prestano servizio presso le P.A. stesse;
nell'eventualità in cui siano stati accertati fatti commessi da pubblici dipendenti che possano integrare gli estremi di reato (e/o altro illecito) nei confronti dei dipendenti stessi devono essere avviate, in base alla rispettiva competenza, le procedure volte alla verifica delle specifiche responsabilità di ciascuno sotto i vari profili: penale, disciplinare, amministrativo e civile;
nel caso in cui le suddette responsabilità siano imputabili, a vario titolo, ad uno o più soggetti, nei confronti degli stessi dovranno quindi trovare concreta applicazione, in varia misura e a seconda della gravità dei fatti attribuiti, le specifiche previsioni normative in materia di responsabilità dei dipendenti pubblici, questo anche a fine di autotutela di ciascuna pubblica amministrazione sia dei propri interessi che della credibilità nei confronti di tutti i cittadini e contribuenti, al servizio dei quali la pubblica amministrazione deve svolgere la propria attività in modo corretto e imparziale in ottemperanza al principio generale stabilito dall'articolo 97 della Costituzione;
è quindi dovere di ogni funzionario o dirigente pubblico, che venga a conoscenza di fatti o comportamenti concreti che possano violare le norme in materia di responsabilità da parte di uno o più pubblici dipendenti, procedere, per quanto di competenza, all'accertamento dei fatti e, se del caso, all'irrogazione delle relative sanzioni nel pieno rispetto delle procedure previste dalle norme di legge e contrattuali;
secondo l'interrogante, non è corretto né, tantomeno, lecito far finta di non vedere e non sapere che una o più persone, al servizio della pubblica amministrazione, abbiano violato i propri doveri commettendo vari tipi di illecito (sia esso penale, amministrativo, disciplinare o civile) e consentire così agli stessi una ingiustificata impunità con contestuale tacito esonero dalle loro responsabilità;
è pertanto opportuno che, periodicamente, siano fatte delle accurate verifiche sia interne agli apparati burocratici dello Stato (ciascuno per il proprio ambito di competenza), sia esterne sugli enti pubblici vigilati, con particolare riferimento agli enti del settore parastatale (enti pubblici non economici), nei confronti dei quali la vigilanza compete al Ministero del lavoro e delle politiche sociali -:
se il ministro interrogato e gli uffici dallo stesso dipendenti abbiano di recente già effettuato specifiche, analitiche ed approfondite


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verifiche in tal senso, con particolare riferimento agli enti pubblici non economici;
in caso di risposta affermativa, quali siano stati i concreti e documentati riscontri oggettivi che gli enti di cui trattasi hanno fornito in merito;
in caso di risposta negativa, invece, quali siano le concrete iniziative che il ministro interrogato ritenga dover adottare in proposito, riferendo altresì delle stesse e dei relativi risultati concreti.
(4-14201)

Risposta. - Relativamente all'asserita impunità, con contestuale tacito esonero dalle relative responsabilità, di dipendenti in servizio presso quest'Amministrazione che abbiano commesso illeciti di varia natura, si comunica che la competente Divisione della Direzione generale delle risorse umane e affari generali, ogniqualvolta acquisisce dati inerenti a comportamenti che possano assumere un qualche rilievo sotto i profili disciplinare, penale e amministrativo, apre e istruisce le relative pratiche.
In particolare per quanto riguarda i profili disciplinari, dalla data di costituzione dell'Ufficio procedimenti disciplinari (giugno 1995) sono stati attivati fino ad oggi n. 803 procedimenti disciplinari, di cui n. 111 tuttora sospesi per la pendenza di processi penali e n. 692 definiti.
Di questi ultimi, n. 259 si sono conclusi - nel pieno rispetto delle procedure previste dalle vigenti norme di legge e contrattuali - con l'archiviazione, n. 32 con l'irrogazione del «rimprovero scritto», n. 196 con l'irrogazione della «multa», n. 158 con l'irrogazione della «sospensione dal servizio», n. 19 con l'irrogazione del «licenziamento con preavviso» e n. 28 con l'irrogazione del «licenziamento senza preavviso».
Inoltre, sono stati adottati provvedimenti nei confronti di n. 4 dirigenti con i quali è stato risolto il rapporto di lavoro per recesso per giusta causa, ai sensi dell'articolo 2119 c.c. e dell'articolo 21, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001.
Nel corrente anno sono stati attivati finora n. 30 procedimenti disciplinari, di cui n. 7 ancora pendenti, n. 4 sospesi per procedimenti penali in corso e n. 19 definiti (n. 5 con l'archiviazione; n. 4 con l'irrogazione del «rimprovero scritto», n. 3 con l'irrogazione della «multa», n. 4 con l'irrogazione della «sospensione dal servizio», n. 2 con l'irrogazione del «licenziamento senza preavviso»).
Sotto il profilo penale, con particolare riferimento alla costituzione di parte civile nei procedimenti penali, sono state aperte fino ad oggi n. 494 pratiche, di cui n. 24 tuttora pendenti e n. 470 definite.
Complessivamente, sono intervenute n. 15 autorizzazioni del Presidente del Consiglio dei ministri alla costituzione di parte civile, e in n. 1 caso si è in attesa di riscontro alla richiesta di autorizzazione. In tali casi lo scrivente Ministero si è costituito per il tramite dell'Avvocatura dello Stato.
Nel corrente anno sono state attivate n. 8 nuove pratiche di costituzione di parte civile, di cui n. 3 ancora pendenti e n. 5 definite.
Dal punto di vista del danno erariale, per il monitoraggio delle costituzioni in mora e delle segnalazioni alla Corte dei conti per ipotesi di responsabilità amministrative di dipendenti o ex dipendenti di questo Ministero coinvolti in procedimenti penali e/o disciplinari, sono state aperte fino ad oggi n. 496 pratiche, di cui n. 212 tuttora pendenti e n. 284 definite.
Complessivamente, sono stati emanati n. 240 atti di costituzione in mora (senza considerare i regolari rinnovi effettuati prima della scadenza del termine quinquennale) nonché n. 341 atti di segnalazione e/o denuncia alla Corte dei conti, a seguito dei quali sono stati attivati altrettanti procedimenti di responsabilità amministrativa dinanzi al giudice contabile.
In merito a questi ultimi procedimenti, sono pervenute a questa Amministrazione n. 23 sentenze di condanna definitiva della Corte dei conti nei confronti di dipendenti o ex dipendenti di questo Ministero e dal 2005 sono state attivate altrettante procedure per il recupero del danno erariale. Di


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tali procedure, n. 8 si sono finora concluse con il totale recupero delle somme di cui questo Ministero risultava creditore.
Si precisa, inoltre, che nel corrente anno sono state aperte finora n. 8 nuove pratiche di monitoraggio del danno erariale (di cui n. 7 definite) e sono stati attivati finora n. 5 nuovi procedimenti di recupero delle somme dovute a seguito di sentenze irrevocabili di condanna della Corte dei conti.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

BELLOTTI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
così come si evince da un articolo tratto dal quotidiano Il Giornale in data 9 giugno 2005, il valore delle importazioni di aglio dalla Cina in Italia sarebbe aumentato del 124 per cento nei primi due mesi del 2005;
non sarebbero, inoltre, aumentate soltanto le importazioni di aglio, ma il deficit italiano sulla bilancia commerciale nei confronti della Cina, nello scorso anno, verrebbe aggravato anche dall'incremento delle importazioni di diversi prodotti agricoli, quali i pomodori concentrati, gli ortaggi congelati, i fagioli, i funghi ed i tartufi essiccati e le mele;
l'industria italiana si trova già in forte difficoltà per la concorrenza, a quanto pare spesso sleale, da parte del cosiddetto dumping cinese e, con l'assottigliarsi delle difese a livello europeo, uguale fenomeno sembrerebbe estendersi all'agricoltura e alle aziende ad essa collegate;
la Cina sarebbe, in questo modo, divenuta il secondo partner extracomunitario dell'Italia nel settore agroalimentare e, con inerenza al caso, il terzo partner extracomunitario per ciò che riguarda l'importazione di aglio;
i produttori di aglio italiani non dovrebbero, inoltre, fronteggiare soltanto la concorrenza cinese ma anche quella degli agricoltori dei paesi dell'Est europeo, che farebbero largo uso di pratiche di contraffazione dei marchi di provenienza, essendo la qualità di pianta ivi coltivata del tutto simile a quella che cresce in Italia;
i coltivatori italiani del settore degli agli si troverebbero per questa ragione in difficoltà, riuscendo a stento a risultare concorrenziali di fronte al fenomeno sopra descritto, e diverse lamentele provengono in special modo dalla provincia di Rovigo in tal senso -:
se sia conoscenza dei fatti esposti in premessa e quali iniziative di propria competenza intenda adottare affinché pratiche di «concorrenza sleale» nel settore del commercio dell'aglio, e nell'agricoltura in generale, verso il nostro Paese possano venire represse, in modo da consentire ai coltivatori italiani di porsi competitivamente nel mercato.
(4-16229)

Risposta. - Con riferimento a quanto evidenziato nell'atto di sindacato ispettivo in argomento, si ricorda che con Reg. (Ce) n. 565/2002 della Commissione è stato istituito un regime di sorveglianza delle importazioni di aglio effettuate a condizioni preferenziali da parte dei Paesi terzi produttori (dazio ad valorem del 9,6 per cento).
Tali contingenti riguardano, in particolare, l'Argentina per un quantitativo di 19.147 tonnellate e la Cina per 13.200 tonnellate.
Nel complesso, il contingente tariffario annuo è pari a 38.370 tonnellate; al di fuori di tali contingenti possono essere effettuate importazioni a condizioni normali con un dazio pari a 9,6 per cento e per un importo specifico di 1.200 euro/tonnellata.
Il predetto regime prevede il rilascio di titoli di importazione ed impone norme specifiche per quanto riguarda la domanda e la validità dei titoli.
Oltre a tali quantitativi, a seguito dell'ingresso di nuovi Stati membri, la Commissione europea ha emanato, sia nel 2004 che nel corso del 2005, cinque regolamenti relativi all'apertura di contingenti autonomi di importazione di aglio, pari ciascuno a


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4.400 tonnellate; ciò al fine di garantire la continuità degli approvvigionamenti del mercato della Comunità allargata a 25 paesi e sempre tenuto conto delle condizioni economiche preesistenti all'adesione nella Comunità dei nuovi Stati membri.
I contingenti supplementari vanno ad aggiungersi ai contingenti trimestrali già fissati con il Reg. (Ce) n. 565/2002.
Su tali quantitativi supplementari, sottoposti dalla Commissione europea al parere degli Stati membri nel corso dei Comitati di gestione ortofrutta, la delegazione italiana, al pari degli altri Paesi produttori, si è sempre dichiarata fortemente contraria ed ha posto in evidenza le gravi difficoltà in cui versa il comparto.
Inoltre, il nostro Paese ha ripetutamente sollevato la problematica relativa ad operazioni di importazioni illegali, sollecitando la Commissione ad attuare maggiori misure di sorveglianza e di controllo; su questo aspetto particolare lo stesso servizio antifrodi comunitario - OLAF - ha chiesto la massima collaborazione da parte di tutti gli Stati membri proprio al fine di reprimere operazioni illegali di importazione.
I quantitativi importati nel corso del periodo gennaio-maggio 2005, comunque, pur registrando un notevole incremento dalla Cina, che è passata da 976 tonnellate a 2.156 tonnellate (+ 120), nel complesso risultano inferiori rispetto all'analogo periodo del 2004, scendendo da 11.981 tonnellate a 10.526 tonnellate.
Infine, quanto ai controlli nazionali volti, innanzi tutto, ad evitare che il fenomeno della massiccia importazione dalla Cina e dall'Est europeo assuma una particolare gravità qualora il prodotto di provenienza extracomunitaria venga successivamente commercializzato con la fraudolenta indicazione dell'origine italiana, nel ricordare che l'Ispettorato centrale repressione frodi ha effettuato sull'intero territorio nazionale negli ultimi due anni numerose azioni di controllo sui prodotti ortofrutticoli importati di più largo consumo, si evidenzia che, alla luce della grave crisi di mercato in cui versa il settore ortofrutticolo e delle richieste, di maggiori controlli avanzate da più parti, lo stesso ispettorato, in concorso con l'agenzia delle Dogane, sta effettuando dallo scorso mese di agosto una ulteriore e specifica azione di controllo a difesa dei produttori nazionali ed a tutela dei consumatori.
I controlli verranno intensificati nei prossimi mesi e, in virtù dell'accordo di collaborazione con l'Agenzia delle Dogane, riguarderanno soprattutto i prodotti importati in modo da verificare con immediatezza il permanere della corretta indicazione dell'origine estera durante tutti i successivi passaggi che portano il prodotto stesso ai consumatori.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

BULGARELLI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
all'interno dell'Alitalia esiste un'importante divisione aziendale dedicata all'informatica che impiega oltre 550 lavoratori, con alti standard di qualità e di professionalità; l'information technology rappresenta infatti per le aziende del trasporto aereo un settore nevralgico per la gestione delle informazioni, per lo sviluppo del traffico e per le politiche commerciali nonché per l'automazione di tutte le attività specifiche di una compagnia (manutenzioni aeromobili, turnazione equipaggi, definizione network, eccetera);
gli accordi sottoscritti dal Governo, dall'azienda e dalle organizzazioni sindacali per il salvataggio ed il rilancio di Alitalia spa, hanno provveduto a ridisegnare l'assetto organizzativo della compagnia, prevedendo la costituzione di Alitalia Fly ed Alitalia Servizi; gli intendimenti della Compagnia palesano, d'altra parte, la volontà di separare il settore informatico dell'Alitalia facendo confluire una parte consistente della divisione informatica in Alitalia Servizi ed una parte restante e di ridotte dimensioni in Alitalia Fly;
notizie apparse sulla stampa, mai smentite dall'attuale management di Alitalia,


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attribuiscono alla società Alitalia Servizi un carattere transitorio in vista della sua cessione o smembramento; d'altra parte, Alitalia spa ha già provveduto a contrattualizzare un rapporto finalizzato alla riorganizzazione dei servizi di informatica e di gestione del personale con le società di ICT Accenture e Eds, che non fanno mistero del proprio interesse rispetto all'acquisizione della divisione informatica;
ma la cessione delle attività svolte dalla divisione informatica comporterebbero un grave ed ulteriore impoverimento della maggiore compagnia aerea italiana, inoltre il crescente ricorso alle consulenze informatiche esterne da parte di Alitalia, oltre a pregiudicare il controllo sull'automazione dei processi tipici della compagnia, evidenzia l'esiguita del personale impiegato nel settore (ben al di sotto dei livelli delle altre compagnie europee) nonostante le dichiarate eccedenze di personale e la mancata stabilizzazione dei lavoratori precari (circa 30), quasi tutti espulsi dalla produzione dopo anni di addestramento e di formazione -:
se non ritenga opportuno impedire lo smembramento della divisione informatica dell'Alitalia ed adottare con celerità un programma per il rilancio del settore informatico e per la creazione di un polo informatico nazionale.
(4-13773)

Risposta. - Il 1o maggio 2005 è stato realizzato il conferimento ad Alitalia Servizi di una serie di attività, tra le quali quelle riguardanti lo sviluppo, la manutenzione e l'esercizio dei sistemi informatici e di telecomunicazioni. Detto conferimento si è sostanziato nel mantenimento in Alitalia di un nucleo di circa 70 risorse con compiti di «governance»; dell'ICT e nella costituzione, all'interno di Alitalia Servizi, di una unità di business per l'esercizio dei sistemi informatici e di telecomunicazioni composta di circa 450 persone.
Il rapporto tra le unità di
business ed Alitalia sarà regolato da un contratto di servizio che specifica l'ambito della fornitura, la durata pluriennale dello stesso, l'esclusiva ed i termini economici.
Quanto sopra risponde alla necessità, definita con il piano industriale della società 2005-2008, di:
aumentare la focalizzazione di Alitalia sul
core business passeggeri;
dotare l'azienda di una struttura industriale coerente con lo scenario di mercato in cui la compagnia si colloca;
valorizzare il
business dei servizi.
In linea con lo spirito del piano industriale, l'unità di
business Servizi Informatici e di telecomunicazioni lavorerà in termini di stretta integrazione con il cliente Alitalia, secondo il piano da quest'ultimo predisposto. Allo stato, pertanto, sembra che l'evoluzione dell'assetto societario che ha interessato tale area sia pienamente rispondente al contenuto degli accordi sottoscritti dalle Organizzazioni sindacali.
Per completezza di informazione, si aggiunge che circa il 30 per cento delle aerolinee mondiali ha già societarizzato ed esternalizzato la propria divisione informatica.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.

CAPARINI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Corriere della Sera del 19 giugno 2005 ha pubblicato il seguente articolo: «COMO: La Lega: dialetto a scuola "Il dialetto deve tornare nelle scuole di Como". Lo chiede la Lega Nord per "ridare dignità a un idioma prezioso e antico". Spiega Maurizio Faverio, capogruppo consiliare del Carroccio: "Punteremo sul coinvolgimento delle associazioni culturali che difendono la nostra tradizione e la nostra identità". Faverio intende anche sottoporre l'idea al sindaco, Stefano Bruni, e agli assessori provinciale e comunale alla Cultura. Ma il provveditore Benedetto Scaglione replica con durezza: "Il dialetto non


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è una priorità per la scuola: meglio privilegiare le lingue straniere. Queste ricerche della purezza della razza ci portano ai tempi oscuri del nazismo«";
l'identità culturale dei popoli italiani è un bene primario da valorizzare e promuovere: la sua evoluzione e la sua crescita sono presupposto fondamentale per il progresso personale e sociale, i processi di sviluppo economico e di integrazione interna, l'edificazione di un'Europa fondata sulla diversità nelle culture regionali;
la tutela e valorizzazione della libera espressione delle identità, dei bisogni, dei linguaggi e delle produzioni culturali italiane è condizione fondamentale e impegno integrante dell'azione politica della maggioranza in conformità ai principi della pari dignità e del pluralismo linguistico sanciti dalla Costituzione e a quelli che sono alla base degli atti internazionali in materia, e in particolare nella Carta europea delle lingue regionali e minoritarie del 5 novembre 1992, e nella Convenzione quadro europea per la protezione delle minoranze nazionali del 1 febbraio 1995;
nella prima fase di attuazione della riforma della scuola l'istituto comprensivo Nazareth di Napoli, ad esempio, ha previsto un laboratorio sul dialetto partenopeo, alla scuola di Pizzoferrato (Chieti) l'attenzione è puntata sulla storia e l'ambiente locale mentre nel quinto circolo di Novara i bambini saranno impegnati anche in giochi linguistici e matematici;
a puro titolo d'esempio la Regione Sardegna con la legge regionale 15 ottobre 1997, n. 26 assume come beni fondamentali da valorizzare la lingua sarda - riconoscendole pari dignità rispetto alla lingua italiana - la storia, le tradizioni di vita e di lavoro, la produzione letteraria scritta e orale, l'espressione artistica e musicale, la ricerca tecnica e scientifica, il patrimonio culturale del popolo sardo nella sua specificità e originalità, nei suoi aspetti materiali e spirituali;
a puro titolo di esempio la Regione Piemonte con la legge regionale 10 aprile 1990 n. 26 «tutela, valorizzazione e promozione della conoscenza dell'originale patrimonio linguistico del Piemonte», nello spirito degli articoli 3, 6 e 9 della Costituzione, in attuazione degli articoli 4, 5 e 7 dello Statuto regionale e nell'ambito delle competenze di cui agli articoli 42 e 49 del decreto del Presidente della Repubblica 24 luglio 1977, n. 616, tutela e valorizza l'originale patrimonio linguistico del Piemonte e ne promuove la conoscenza. La Regione considera tale impegno parte integrante dell'azione di tutela e valorizzazione della storia e della cultura regionale, e lo informa ai principi della pari dignità e del pluralismo linguistico sanciti dalla Costituzione;
le dichiarazioni del direttore didattico Benedetto Scaglione sono, a giudizio dell'interrogante, inqualificabili, oltraggiose, indegne del ruolo e dell'incarico ricoperto -:
se il Ministro intenda procedere alla rimozione del direttore didattico Benedetto Scaglione.
(4-16224)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede iniziative nei confronti del dottor Scaglione, responsabile del Centro servizi amministrativi di Como, a seguito delle dichiarazioni da lui rese dopo la pubblicazione sul Corriere della Sera del 19 giugno 2005 del seguente articolo: «COMO: La lega: dialetto a scuola "il dialetto deve tornare nelle scuole di Como"».
Com'è noto, la Repubblica italiana tutela il diritto dei cittadini alla propria identità linguistica. L'articolo 3 della Costituzione stabilisce che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
L'articolo 6 impegna espressamente la Repubblica alla tutela «con apposite norme» delle minoranze linguistiche. In effetti, con la legge n. 482 del 15 dicembre 1999 lo Stato italiano ha provveduto a normare, in attuazione dell'articolo 6 della Costituzione,


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la tutela e la valorizzazione delle cosiddette minoranze linguistiche storiche, promuovendo lo studio delle lingue e delle tradizioni culturali appartenenti ad una minoranza linguistica. La diversità linguistica è peraltro un elemento fondamentale di cultura e democrazia dell'Unione europea, che si adopera anche per tutelare le lingue regionali e minoritarie presenti sul suo territorio.
È opinione largamente diffusa, e sostenuta dal consenso della comunità scientifica, che occorra tutelare e valorizzare, oltre alle minoranze linguistiche storiche, anche i dialetti e gli idiomi italiani, alcuni dei quali assurti a dignità di tradizione scritta e persino letteraria. In questo senso si è orientata l'azione legislativa di numerose amministrazioni regionali, come ricordato nella interrogazione. È tuttavia innegabile che permangano differenze di opinione, estese oltre alla cerchia degli esperti, in ordine al problema specifico della introduzione dello studio e della pratica del dialetto nelle scuole, anche in rapporto a diverse valutazioni sul ruolo degli studi linguistici nella formazione delle giovani generazioni.
In tale contesto, con decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999, n. 275, è stata riconosciuta alle istituzioni scolastiche ampia autonomia in materia didattica, organizzativa e di ricerca e sviluppo. Successivamente, la legge 28 marzo 2003, n. 53, contenente Delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, stabilisce, all'articolo 2, comma 1, lettera
l), che «i piani di studio personalizzati, nel rispetto dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, contengono un nucleo fondamentale omogeneo su base nazionale, che rispecchia la cultura, le tradizioni e l'identità nazionale, e prevedono una quota, riservata alle Regioni, relativa agli aspetti di interesse specifico delle stesse, anche collegata con le realtà locali». Va infine ricordato che la normativa vigente in materia scolastica consente ai soggetti portatori di interessi legittimi di perseguire i loro fini all'interno degli organi collegiali funzionanti a vari livelli di competenza.
Per quanto riguarda in particolare la questione cui fa cenno l'articolo del
Corriere della Sera del 19 giugno 2005, si premette che in Lombardia da tempo sono in atto numerose interessanti iniziative, che vedono spesso operare in sinergia la Regione e l'Ufficio scolastico regionale, volte a valorizzare il vastissimo patrimonio culturale ed artistico del territorio.
La scuola lombarda è sempre più frequentemente chiamata a confrontarsi e misurarsi con altre regioni dell'Unione europea, spesso con esiti comparativi estremamente lusinghieri, come nel caso della recente ricerca OCSE-PISA.
Dall'altro lato, in un'ottica di continuo scambio interno tra culture differenti, è ormai un dato permanente la multietnicità della scuola. Rispetto a queste prospettive, connesse ad una dimensione transnazionale e globale, si è ritenuta indispensabile, quale premessa culturale ed operativa, la sollecitazione ad una ritrovata attenzione al «locale», nella convinzione che una maggiore consapevolezza delle proprie radici ed una conoscenza più approfondita del proprio contesto storico e sociale di appartenenza costituiscano patrimonio irrinunciabile dello studente e del futuro cittadino.
Da decenni gli insegnanti, soprattutto nelle scuole primarie, sviluppano studi e progetti di ambiente e percorsi di analisi del territorio, quasi sempre con il coinvolgimento degli Enti locali. La didattica del territorio, come la didattica museale hanno svolto un ruolo storico nel rafforzare l'identità dei diversi territori nel promuovere il senso di appartenenza, nel diffondere la consapevolezza dei valori locali.
Dal maggio 2003 l'Ufficio scolastico regionale ha stipulato un protocollo d'intesa di durata triennale con la regione Lombardia, per la valorizzazione delle identità culturali e del territorio e l'ampliamento dei rapporti tra autonomie locali e scolastiche.
In tale contesto la regione Lombardia ha dato corso nel triennio 2003-2005 al progetto «Scuola e culture locali», patrocinato


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e finanziato dall'Assessorato alle culture, identità e autonomie, realizzando la pubblicazione di tre volumi, per un totale di 1.776 pagine complessive, che costituiscono un articolato apparato di conoscenze su tutte le dodici province della Lombardia. I tre volumi, distribuiti a tutte le scuole della regione, rappresentano innovative e documentate «piste didattiche», per favorire negli insegnanti di ogni ordine e grado l'orientamento e la conoscenza critica sui singoli territori e sulla regione nel suo insieme, mediante l'individuazione di significativi contenuti disciplinari per lo studio degli ambienti naturali, della storia, delle culture, delle toponomastiche, dei dialetti e delle tradizioni popolari, delle economie e degli sviluppi sociali, delle letterature, delle biografie, nonché delle conoscenze dell'arte, dei Musei, delle Biblioteche, delle Istituzioni culturali e scientifiche locali, degli Archivi.
Da una sollecitazione del Ministro Moratti, immediatamente recepita dall'Ufficio scolastico regionale e dall'Assessorato alla formazione, istruzione e lavoro della regione Lombardia è poi nata ed ha preso corpo l'idea del concorso «Lombardia: una tradizione da promuovere», che è stato realizzato in due edizioni, negli anni scolastici 2002/2003 e 2003/2004.
Il concorso ha visto un'alta partecipazione delle scuole, che hanno dato vita ad ipotesi progettuali di grande originalità, sia per le metodologie didattiche adottate, sia per i risultati ottenuti. Si è evidenziato un approccio estremamente interessante, dato dal connubio tra l'impegno a comprendere i vari aspetti del contesto locale di riferimento e le esigenze formative di una scuola che guarda al futuro, anche attraverso la riscoperta di radici e di tradizioni. I progetti delle 50 scuole vincitrici del concorso, di cui tre appartenenti alla provincia di Como, sono poi stati raccolti in un bel volume, distribuito a tutte le istituzioni.
Tale ambito generale costituisce ormai patrimonio comune ed è oggetto di piena condivisione anche da parte della dirigenza amministrativa dell'Ufficio scolastico regionale.
Quanto alla frase che sarebbe stata pronunciata dal dottor Scaglione, il Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale della Lombardia ha fatto presente che il funzionario è sempre vicino al proprio contesto territoriale e che in ogni occasione si è dimostrato sensibile interprete delle esigenze locali; la frase stessa non manifesta pertanto il reale pensiero del Dirigente in merito allo studio del dialetto e delle tradizioni civiche, ma, inserita in altro contesto intendeva semplicemente esprimere in modo generale la non condivisione di qualsiasi ideale che tenda a creare barriere tra gli esseri umani.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CARBONELLA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in qualità di Presidente Provinciale dell'Associazione Naz.le Mutilati ed Invalidi Civili della Provincia di Brindisi, il dottor Carmelo Palazzo ha legittimamente e meritoriamente denunciato una serie di violazioni inerenti l'applicazione dell'articolo 9 della legge n. 68/99;
le violazioni riguardano le norme per il diritto al lavoro dei disabili, costantemente disattese da parte di aziende e società sia pubbliche che private;
la situazione di grave crisi economica che caratterizza la realtà brindisina non offre grandi spiragli occupazionali;
ancor più difficoltosa e drammatica risulta essere, per una comprensibile infinità di motivi, la condizione di coloro che fanno parte delle categorie cosiddette «protette»;
le denunce avanzate dal dottor Palazzo risultano sufficientemente circostanziate perché basate su elementi ufficiali forniti dagli uffici preposti;
tali elementi confermano infatti, la esistenza di numerose vacanze di posti per


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le categorie protette in molte aziende ed enti della provincia di Brindisi -:
di quali informazioni disponga il ministro interrogato con riferimento al collocamento dei disabili nell'ambito della provincia brindisina.
(4-14511)

Risposta. - Il Dirigente del Servizio politiche attive del lavoro - Formazione professionale - della provincia di Brindisi, ha comunicato di aver inoltrato, in data 13 giugno 2005, alla regione Puglia, per il successivo invio al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, i dati concernenti il monitoraggio dello stato di attuazione della legge n. 68 del 1999 della provincia di Brindisi al 31 dicembre 2004.
Dal colloquio intercorso con la responsabile di detto Servizio è stata definita anche la situazione dei disabili al 30 giugno 2005.
Relativamente alle violazioni denunciate dall'Associazione provinciale mutilati ed invalidi civili, inerenti l'applicazione dell'articolo 9 della legge n. 68 del 1999 da parte di Aziende pubbliche e private, si fa presente che la Direzione provinciale del lavoro di Brindisi, fino al mese di luglio 2005 , aveva ricevuto, da parte del Servizio della provincia, n. 146 segnalazioni di inadempienza e circa 210 denunce presentate dai singoli lavoratori e che, alla stessa data, erano stati esperiti n. 100 accertamenti relativi a tali segnalazioni.
Sono stati adottati, per alcuni casi, provvedimenti sanzionatori a carico dei datori di lavoro privati per inadempienza all'articolo 9 della più volte citata legge n. 68 del 1999 ed effettuate le dovute segnalazioni ai Dirigenti delle pubbliche amministrazioni per gli eventuali provvedimenti previsti dal comma 3 dello stesso articolo.
Da taluni accertamenti nei confronti di Enti pubblici è emerso, inoltre, il mancato adempimento all'obbligo di assunzione dei lavoratori disabili che ha comportato l'invio di apposita comunicazione all'Autorità giudiziaria, ai sensi del suddetto articolo 9 comma 8.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

CARBONI, CABRAS, DILIBERTO, LADU, TONINO LODDO, MAURANDI, REALACCI, PINOTTI, VIANELLO, BANDOLI, PARISI, SORO, MINNITI, CALZOLAIO, FOLENA, VIGNI, SANTINO ADAMO LODDO, RUZZANTE e FUMAGALLI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
i giornali La Nuova Sardegna e L'Unione Sarda, con vasta diffusione in Sardegna, hanno dato notizia della decisione del Comitato organizzatore della Coppa America di vela di escludere Porto Cervo dall'elenco dei possibili luoghi di svolgimento delle gare veliche in seguito a pressioni del Comando della Marina militare degli Stati Uniti di stanza a La Maddalena, motivate da ragioni di sicurezza;
negli stessi giorni il Comando militare americano ha illustrato, in una conferenza stampa tenuta sempre a La Maddalena, la richiesta di un massiccio intervento edificatorio per 33.430 metri cubi nelle località di Vena longa e di Vigna grande, nel territorio comunale di La Maddalena;
la Marina americana è già presente nell'isola di La Maddalena ed in quella vicina di Santo Stefano con quattro insediamenti che sviluppano la volumetria di 11.350 metri cubi;
i dati esposti provengono dalla comunicazione fornita in sede di conferenza stampa dal quartier generale di Napoli della N.S.A. (naval support activity);
risulta, inoltre, dalle note di stampa innanzi richiamate e da un atto di sindacato ispettivo presentato da diversi Consiglieri del centro sinistra al Presidente e del Consiglio regionale della Sardegna che:
a) èormai prossima la chiusura dell'Arsenale Militare di La Maddalena, che comporterà la perdita di 200 posti di lavoro;


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b) ilMinistero della difesa ha deciso di procedere nel piano di riconversione industriale dell'area dell'Arsenale Militare, presentato nel luglio del corrente anno ed affidato all'Agenzia industria e difesa, con l'impiego di sole 65 unità lavorative e di cedere parte della struttura militare (l'arsenale ovest e le strutture delle ex caserme Favarelle e Sauro) alla Marina militare americana;
c) la Marina militare americana intende trasformare il proprio insediamento nelle isole di La Maddalena e di Santo Stefano da punto di appoggio in una vera e propria base di appoggio, con gravi conseguenze per le popolazioni residenti e con gravi danni alla fruibilità del Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena -:
se le notizie riportate in premessa abbiano riscontro di effettività;
se risulta al Governo che siano state avanzate dal Comando militare americano presso ilComitato organizzatore della Coppa America richieste volte ad escludere Porto Cervo dall'elenco dei siti di svolgimento della competizione velistica internazionale;
se il Ministero della difesa intenda chiudere l'Arsenale militare di La Maddalena e cedere parte delle strutture alla Marina militare americana;
quali iniziative intendano assumere:
a) per contrastare ed impedire la realizzazione del progetto edificatorio presentato dal Comando militare americano nelle isole di La Maddalena e di Santo Stefano;
b) per mantenere i livelli occupativi già garantiti al personale civile dell'Arsenale militare anche nell'attuazione del progetto di riconversione presentato nel mese di luglio;
c) per assicurare la piena fruibilità del Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena.
(4-16127)

Risposta. - Sulle questioni sollevate dagli interroganti, il Governo e la Difesa hanno già avuto modo di riferire, rispondendo, in precedenza, ad analoghi atti di sindacato ispettivo.
In tali circostanze sono state chiarite, sia le motivazioni della riqualificazione della base militare di Santo Stefano, sia il carattere di urgenza e la reale portata devi lavori.
In particolare, il progetto non prevede alcun potenziamento della base in questione sia in termini di incremento di personale che di attività operativa, tanto meno, alcun ampliamento dell'area attualmente in uso.
Infatti, gli interventi previsti consistono prevalentemente in opere di bonifica ambientale rispetto a manufatti che, realizzati circa 30 anni fa, risultano ormai obsoleti.
L'esecuzione dei lavori è stata giudicata urgente, stante la necessità improcrastinabile di adeguare i manufatti alle norme in vigore in materia di sicurezza e di protezione fisica di tutto il personale che lavora nell'area anche in chiave anti-terroristica, salvaguardando, comunque, gli aspetti ecologici ed ambientali.
Per quanto concerne il volume delle infrastrutture, le contenute variazioni da apportare sono ampiamente ricomprese nel recupero di superfici oggi destinate, in una situazione di profondo degrado, a depositi di materiali a cielo aperto e relative, soprattutto, all'adeguamento dei manufatti alle norme in materia di sicurezza, protezione fisica e benessere del personale militare e civile che opera in quegli ambienti.
Tali valutazioni sono state istituzionalmente condivise anche dalla Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio di Sassari che, dopo vari sopralluoghi ed incontri
in loco, ha giudicato il progetto migliorativo sotto l'aspetto dell'insediamento nel paesaggio, esprimendo parere favorevole.
Il progetto, proposto dagli statunitensi a fine 2001 e certificato in ambito nazionale per verificarne la rispondenza ai requisiti necessari per il rilascio della dichiarazione di «opera destinata alla difesa nazionale», è stato definitivamente approvato in sede di


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attività di concertazione Stato-Regioni, sotto l'egida della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel corso della riunione tenutasi il 14 gennaio 2004.
Nel merito, è appena il caso di ricordare che in quella stessa sede la regione Sardegna ha ritirato l'istanza con la quale aveva precedentemente chiesto al Governo il riesame dell'intera vicenda.
In quel medesimo contesto, la Difesa si è impegnata a fare propri tutti i suggerimenti e le migliorie progettuali eventualmente proposti dai competenti uffici della regione autonoma Sardegna in merito al progetto, nel rispetto dell'ambiente e del paesaggio: tale impegno è stato, di fatto, già assolto.
Per quanto riguarda, invece, l'arsenale di La Maddalena ed il suo affidamento all'Agenzia industrie difesa, si precisa che esso, conformemente alla vigente normativa, è soggetto ad una procedura che prevede l'esame delle potenziali risorse produttive, allo scopo di individuare nuove finalità istituzionali che contemplino attività a favore della Difesa, di altre amministrazioni e di committenti privati.
In tale contesto rientrano ipotesi progettuali di ristrutturazione e individuazione del personale da far transitare alle dipendenze dell'Agenzia, comunque preventivamente sottoposte alle organizzazioni sindacali.
In particolare, tra gli stabilimenti conferiti per legge (decreto legislativo n. 459 del 1997, decreto legislativo n. 300 del 1999 e decreto del Presidente della Repubblica n. 424 del 2000) all'agenzia, gli arsenali di Messina e di La Maddalena, unitamente allo Stabilimento grafico militare di Gaeta (attribuiti con lo stesso decreto ministeriale del 24 ottobre 2001), rientrano tra quelli interessati al più generale processo di ristrutturazione, con l'obiettivo di produrre a costi competitivi con quelli di mercato.
Per l'arsenale di La Maddalena, è ancora in fase di individuazione la nuova missione da attribuirgli, nel cui ambito è prevista la valutazione del settore cantieristico e la misura delle unità lavorative che vi sarebbero impiegate.
In relazione a ciò, considerato che il precipuo scopo dell'agenzia è - come già detto - quello di avviare un progetto che garantisca il massimo livello occupazionale delle maestranze arsenalizie, deve essere accertata la concreta possibilità di attuare produzioni alternative e/o complementari alla cantieristica presso il citato arsenale.
Alla luce di quanto su esposto e tenuto conto che non è stato ancora varato il piano industriale di rilancio dell'arsenale da parte dell'agenzia, si rassicurano gli interroganti che non è intendimento di quest'ultima avviare iniziative tese alla chiusura della struttura in questione, né è allo studio un'ipotesi in tal senso, tanto meno è in atto alcun contatto con la U.S. Navy per l'eventuale cessione in uso di parte o di tutto il comprensorio arsenalizio.
Avuto riguardo poi all'asserita richiesta - da parte del comando militare americano - volta ad escludere Porto Cervo dall'elenco dei siti di svolgimento della competizione velistica internazionale citata dagli interroganti, questa Amministrazione non dispone di elementi che possano confermare tale ipotesi.
Per quanto concerne, in ultimo, il parco nazionale dell'arcipelago de La Maddalena, si precisa, innanzitutto, che la base militare di Santo Stefano era preesistente alla data di approvazione della legge 6 dicembre 1991, n. 294 (legge quadro delle aree protette).
Successivamente, con la legge 4 gennaio 1994, n. 10, è stato istituito il Parco e con il decreto del Presidente della Repubblica 17 maggio 1996 l'Ente Parco.
Quest'ultima norma specifica che «fatte salve le modalità operative concernenti le utilizzazioni del territorio per esigenze di carattere militare, di competenza dell'amministrazione difesa, l'area del parco è suddivisa in tre zone terrestri e tre zone marine».
Relativamente alla base di Santo Stefano, la navigazione è interdetta nel tratto che va dalla punta Sassu, a nord, alla punta Guardia Moro, a sud.
La zona interdetta, per ragioni di sicurezza, è stata estesa in profondità parallelamente alla costa dopo l'11 settembre


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2001, ma è stato chiesto al competente comando, da parte di quello locale, di riportarla ai limiti originari.
Peraltro, l'Ente Parco «Arcipelago de La Maddalena», interessato in merito alla riqualificazione della base, non ha rappresentato alcuna eccezione. Inoltre, la tipologia ed il livello di attività svolte, il sistema di monitoraggio e controllo messo in atto nell'arcipelago escludono pericoli per l'ambiente e per la salute dei cittadini.
In conclusione, si assicura che il Parco nazionale è certamente fruibile, tolte le limitazioni sopra dette, mentre la presenza americana nell'isola di La Maddalena riguarda uffici, collocati in costruzioni preesistenti appartenenti a privati, nonché abitazioni delle famiglie di militari, anch'esse di proprietà privata.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

CASTELLANI. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 209 del 27 dicembre 2002 per una più efficiente ed efficace azione di prevenzione dell'uso illecito degli apparecchi per il gioco del poker («videopoker»), ha legalizzato il videogioco automatico da intrattenimento new slot con premi erogati secondo legge, nel quale gli elementi di abilità dell'utente sono preponderanti rispetto all'elemento aleatorio;
la normativa, nel ritenere illeciti i giochi d'azzardo puramente aleatori, ha proibito il gioco del poker («videopoker») e la riproduzione anche parziale delle regole fondamentali del programma gioco, da cui possono derivare vincite dipendenti da alea programmata non prevedibile né controllabile dall'utente;
la citata normativa, fissa requisiti obbligatori onde evitare, da parte di chicchessia, manomissioni ed alterazioni sotto qualsiasi forma del programma depositato in memoria, programma che regola tutte le modalità di funzionamento;
la produzione e l'importazione dei giochi sono soggette ad autorizzazione scritta da parte della direzione AAMS del Ministero in indirizzo, una volta accertata la conformità alla normativa vigente dei requisiti stabiliti per la loro idoneità;
non risulta essersi verificato un adeguamento del programma new slot alle vigenti disposizioni di legge, con il conseguente rischio di investimenti sbagliati da parte degli operatori del settore;
si sta rilevando una crescente dipendenza dell'utente dalle new slot dotate di programmi con le stesse regole del gioco del poker e resi sempre più accattivanti grazie ai software di ultima generazione -:
se sia a conoscenza di tale problematica e in caso affermativo, quali urgenti iniziative intenda adottare affinché la normativa vigente sulle new slot venga concretamente rispettata al fine di prevenire tutti quei drammi familiari legati alla dipendenza di tanti giovani e meno giovani dal gioco dei videopoker, ed indirizzare gli operatori del settore verso investimenti corretti.
(4-14668)

Risposta. - Con l'interrogazione in esame l'interrogante, enucleando le principali norme che disciplinano il settore degli apparecchi da divertimento ed intrattenimento, in particolare quelli con vincite in denaro (new slot), richiede:
se si sia verificato un adeguamento del programma
new slot alle vigenti disposizioni di legge;
se si stia rilevando una crescente dipendenza dell'utente dalle
new slot rese sempre più accattivanti grazie ai software di ultima generazione;
se si sia a conoscenza di tale problematica e, in caso affermativo, quali urgenti iniziative si intendano adottare affinché la normativa vigente sulle
new slot venga concretamente rispettata, con il fine di prevenire tutti quei drammi familiari legati alla dipendenza di tanti giovani e meno


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giovani dal gioco dei videopoker, indirizzando gli operatori del settore verso investimenti corretti.

Preliminarmente, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha fatto presente che il «programma new slot» è una delle due direttrici principali definite dal Parlamento con l'emanazione della legge 27 dicembre 2002, n. 289, consistenti:
nella revisione completa del sistema autorizzatorio di produzione ed importazione degli apparecchi da intrattenimento, in base a regole tecniche definite di concerto dal Ministero dell'economia e delle finanze - Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS) e dal Ministero dell'interno - Dipartimento della pubblica sicurezza;
nell'introduzione, per la prima volta in Italia, di apparecchi con vincite in danaro, per i quali è stato previsto un regime di verifica tecnica dei prototipi di modello, secondo le regole di produzione e di verifica tecnica volte alla certificazione dei modelli da parte di AAMS. Questi apparecchi sono stati effettivamente introdotti nel mercato a partire dall'aprile 2004 e soddisfano oggi un importante segmento dell'offerta legale di intrattenimento.

La stessa previsione normativa delle caratteristiche del «gioco» con vincite in danaro e la traduzione in norme amministrative di tali caratteristiche (Decreti interdirettoriali Ministero dell'economia e delle finanze - AAMS di concerto con il Ministero dell'interno - Dipartimento della pubblica sicurezza del 27 ottobre e del 4 dicembre 2003) contengono elementi di sicura deterrenza nei confronti delle patologie di gioco:
1) premio massimo di 50 euro;
2) giocata di 0,50 euro fino ad un massimo di monete inseribili pari a 2 euro;
3) regole di gioco visualizzate sullo schermo degli apparecchi;
4) definizione di un numero massimo di apparecchi per tipologie di esercizi;
5) tutela dei minori con la separazione fisica degli apparecchi a moneta da quelli di altra tipologia;
6) divieto di installazione in pertinenze di scuole ed istituti scolastici;
7) rispetto di particolari dimensioni sociali (divieto di installazione all'interno delle pertinenze di luoghi di cura e di culto).

In questo quadro, la completa informatizzazione del controllo del gioco effettuato sugli apparecchi con vincite in danaro (rete telematica di AAMS, avviata dal mese di novembre 2004), rende più efficace il monitoraggio di qualsiasi tentativo di alterazione dei parametri di gioco tale da eludere le tutele a favore del giocatore che la norma di legge ha individuato e definito.
Risulta invece ad AAMS la diffusione, in un numero elevatissimo di casi, di apparecchi senza vincite in danaro le cui effettive modalità di gioco (e non quelle autodichiarate al momento della richiesta di autorizzazione) erano finalizzate all'offerta di vincite in danaro mediante la contraffazione delle schede di gioco e l'erogazione «sottobanco» delle eventuali vincite, al di fuori di qualsiasi tutela per il giocatore ed in condizioni di concorrenza assolutamente sleale nei confronti degli operatori corretti.
Tale situazione ha comportato una crescita anomala, non in linea con la reale domanda di mercato nello specifico settore: in particolare, è stato riscontrato l'aumento, in soli 7 mesi (da maggio a dicembre 2004), del numero di apparecchi senza vincita in danaro da circa 180.000 ad oltre 240.000: vale a dire un incremento di ben il 33 per cento.
Tale incremento ha riguardato apparecchi per i quali era stata richiesta l'autorizzazione a produrre, distribuire ed installare, mediante autocertificazione di conformità da parte dei produttori, importatori e gestori. In moltissimi casi, a seguito di successivi controlli, l'autocertificazione si è


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rilevata falsa, determinando la revoca delle autorizzazioni rilasciate per oltre 30.000 apparecchi.
In tale quadro, anche su pressanti sollecitazioni della maggior parte degli operatori del settore, che hanno richiesto, nei numerosi incontri avuti, di operare in un sistema di regole chiare e non soggetto ad azioni di concorrenza sleale, tanto più frequenti in situazioni di incertezza normativa, è maturata la decisione di estendere, a partire dal 2005, le procedure autorizzatorie già previste per gli apparecchi con vincita in danaro (verifica tecnica e certificazione dei prototipi di modelli) anche a quelli senza vincite in danaro.
Questa decisione è maturata proprio per contrastare, attraverso il controllo preventivo, la diffusione di apparecchi illegali che, surrettiziamente dichiarati di abilità, in realtà nascondono
software di gioco con prevalenza di elementi di alea tali da favorire comportamenti illeciti di operatori ed esercenti nonché, purtroppo, patologie compulsive a danno dei giocatori e, quindi, del tessuto sociale nel suo complesso.
Sono già state introdotte le opportune modifiche alle procedure autorizzatorie vigenti, in attesa che la nuova regolazione tecnica ed autorizzatoria (attualmente sottoposta alla procedura di informazione presso l'Unione europea entri in vigore.
Da quanto descritto si evince chiaramente che non solo i fenomeni denunciati sono costantemente all'attenzione del Governo, ma che sono già state adottate le iniziative opportune per contrastarli adeguatamente.
L'AAMS, quale amministrazione competente, ha inoltre intrapreso (contemporaneamente all'introduzione sul mercato delle
new slot) campagne pubblicitarie di informazione e sensibilizzazione degli operatori e dei giocatori. In tale contesto, infatti, possono essere annoverati gli spot pubblicitari, comparsi sulla stampa locale e nazionale, unitamente ad altre iniziative tese ad indirizzare verso regole di trasparenza e legalità, un mercato rimasto ai margini per oltre un ventennio.
Per il futuro, l'AAMS ha già avviato i necessari contatti con la Federazione italiana pubblici esercizi (FIPE), al fine di adottare un protocollo d'intesa che individui azioni comuni a sostegno di una maggiore qualificazione tecnica e commerciale dei punti vendita di «gioco», anche in relazione al concetto di «gioco responsabile».
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.

CENNAMO e ROBERTO BARBIERI. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori della WIRPOOL hanno dato vita a numerose iniziative di lotta, l'ultima il 23 giugno scorso, per richiamare l'attenzione del Governo e delle istituzioni locali sulla urgente necessità di sbloccare il «contratto di programma» denominato «GENESIS» che interessa l'area ex ICMI ubicata nella zona orientale della città di Napoli, dove molte realtà produttive vivono una fase di profonda crisi;
il «GENESIS» proposto dal Gruppo Wirpool e che ha fatto registrare la concreta partecipazione e l'impegno delle principali istituzioni locali e della FINTECNA, prevede 19 iniziative produttive con l'impiego complessivo di circa 1000 unità lavorative;
dopo la lunga istruttoria, che ha preso avvio nel dicembre 2002, è attesa per il corrente mese di luglio la deliberazione di approvazione del «contratto di programma» da parte del Cipe, il che consentirebbe il consolidamento produttivo dello stabilimento Wirpool di Napoli e l'immediata rioccupazione di 55 lavoratori ex ICMI, da tempo in mobilità -:
se non ritenga, a fronte della preoccupante crisi industriale che investe l'area metropolitana di Napoli, di assumere ogni utile iniziativa affinché il Cipe nelle programmate sedute del corrente mese luglio provveda ad approvare il contratto di programma GENESIS.
(4-15890)


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Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente che nella seduta del 29 luglio 2005, il CIPE ha approvato il Contratto di Programma Genesis.
Gli investimenti ammessi ammontano a 77.660.300 euro e le agevolazioni concesse ammontano a 37.519.590 euro di cui 18.759.795 a carico dello Stato e 18.759.795 euro a carico della finanza regionale con una occupazione diretta generata di 245 ULA-Unità Lavorative Anno.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.

CUSUMANO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
il 14 marzo 2005 tutti i sindaci dell'Agrigentino, su iniziativa del coordinamento provinciale dell'Anci e dell'Urps, si sono riuniti nell'Aula Giglia presso la Provincia Regionale di Agrigento, invocando lo stato di calamità naturale;
agricoltura e viabilità sono i due settori sensibilmente colpiti da un inverno lungo e pesante. Le abbondanti piogge e le copiose nevicate hanno distrutto colture e determinato smottamenti in quasi tutto il territorio;
almeno una ventina di comuni sono collegati fra loro da arterie provinciali. Moltissime di queste sono chiuse, intransitabili e pericolose a causa delle frane con notevoli disagi per le popolazioni;
l'altro grave aspetto è rappresentato dal comparto agricolo, messo completamente in ginocchio dalle gelate, oltre che poi ci sono tante aziende zootecniche isolate per colpa di una viabilità ormai quasi cancellata dal maltempo -:
se ritengano opportuno che venga dichiarato lo stato di calamità naturale per tutta la provincia agrigentina, e che si preveda anche l'utilizzazione dei fondi Por Sicilia e della Protezione civile e un programma straordinario per l'adeguamento delle reti varie esistenti con interventi di completamento, manutenzione e messa in sicurezza così come previsto e mai realizzato dalla legge finanziaria regionale del 2003.
(4-13461)

Risposta. - Nel comune di Naro, in provincia di Agrigento, si sono verificati gravi dissesti idrogeologici che hanno provocato dei movimenti franosi. In seguito alla grave situazione determinatasi, il 18 marzo 2005 è stato dichiarato lo stato di emergenza.
Quest'ultimo, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 12 maggio 2005, è stato esteso anche al territorio del comune di Agrigento dove i dissesti idrogeologici hanno coinvolto, importanti edifici della città quali la Cattedrale, il seminario, la curia arcivescovile, la chiesa di Sant'Alvise, la chiesa dell'Itria e numerose abitazioni private ed infrastrutture.
Successivamente, in data 16 luglio 2005, è stata emanata l'ordinanza di protezione civile n. 3450 recante «Primi interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare la situazione emergenziale, inerente ai gravi dissesti idrogeologici con conseguenti movimenti franosi in atto nei territori dei comuni di Naro ed Agrigento».
Con questo provvedimento normativo il presidente della regione Sicilia è stato nominato commissario delegato al fine di fronteggiare lo stato di emergenza confermato, anche, dai sopralluoghi effettuati dai tecnici del Dipartimento della protezione civile.
Il commissario delegato, ai sensi della citata ordinanza 3450, è stato incaricato di realizzare interventi diretti alla rimozione delle situazioni di pericolo, al consolidamento dei terreni ed alla messa in sicurezza degli edifici pericolanti e, ove necessario, alla loro demolizione. Inoltre dovrà intraprendere, tempestivamente, i programmi di indagine previsti dall'articolo 6 della medesima ordinanza, relativi alle analisi di rischio idrogeologico dei comuni interessati dal dissesto, emanare un'apposita direttiva disciplinante la concessione dei contributi per la riparazione o la delocalizzazione degli


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edifici interessati dal dissesto, nonché realizzare le necessarie vie di fuga nell'area della collina di ubicazione degli edifici ecclesiastici.
Le risorse finanziarie previste per l'esecuzione degli interventi, per il territorio del comune di Naro, sono a valere sulle provvidenze rese disponibili ai sensi dell'articolo 1, comma 203, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 mentre, per i dissesti idrogeologici, può contare sull'importo di 1 milione di euro a carico della regione Sicilia e su ulteriori risorse assegnate allo scopo dall'Amministrazione statale e regionale.
Per il consolidamento del territorio del comune di Agrigento, ivi compresi gli edifici privati e le infrastrutture, è stato nominato, come commissario delegato, il direttore dei servizi integrati infrastrutture e trasporti per il Lazio, Abruzzo e Sardegna, che si avvale della somma di 4 milioni di euro circa a carico della regione Sicilia.
I predetti programmi d'indagine, di cui all'articolo 6 dell'ordinanza 3450, ben si armonizzano con la direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004 in materia di previsione e prevenzione dei rischi idrogeologici.
Infatti con l'articolo 6 si dispone che il Commissario delegato, Presidente della regione Sicilia, anche avvalendosi dei centri di competenza di cui alla predetta direttiva (coordinati dal dipartimento della protezione civile), provveda alla realizzazione di una analisi del rischio idrogeologico del territorio colpito dai dissesti, utilizzando anche i dati satellitari integrati con quelli del Global Positioning Sistem (GPS).
Alla regione Sicilia, d'intesa con il dipartimento della protezione civile, è stato attribuito il compito di realizzare indagini geognostiche, geotecniche e di monitoraggio strumentale finalizzato ad accertare le cause del dissesto idrogeologico che ha colpito i comuni di Noto e di Agrigento e di predisporre, secondo quanto previsto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 2004, un sistema di sorveglianza.
Queste attività di prevenzione del rischio idrogeologico rispondono all'esigenza di rendere l'azione di protezione civile mirata non solo ad affrontare l'emergenza provocata dall'evento calamitoso, ma anche a prevenire i possibili scenari, attraverso una approfondita conoscenza del territorio ed a realizzare azioni mirate ed efficaci per la sicurezza della popolazione.
Per quanto riguarda una paventata estensione della dichiarazione dello stato di emergenza, si fa presente che, con una nota del 16 maggio 2005, la regione Sicilia ha chiesto di allargare l'ambito territoriale a tutta la regione, a causa degli eventi meteo avversi e dei conseguenti dissesti e movimenti franosi verificatisi durante la stagione invernale 2004-2005.
In proposito il Capo del dipartimento della protezione civile, il 13 luglio 2005, ha fatto sapere che per procedere alla delibera dello stato di emergenza, ai sensi della legge n. 225 del 1992, è richiesta la verifica della sussistenza di situazioni che, per intensità ed estensione, non possano essere fronteggiate con mezzi e poteri ordinari. Ed è proprio la stessa legge che stabilisce che, una volta appurate le condizioni sopra descritte, la dichiarazione dello stato di emergenza deve determinare, in modo circostanziato, la durata e l'estensione territoriale in stretto riferimento alla natura degli eventi.
Alla luce di quanto prevede la normativa di riferimento, quindi, non risulta possibile attivare la decretazione d'urgenza sulla base di un generico riferimento ai danni provocati dagli avversi eventi meteorologici e dai conseguenti movimenti franosi e dissesti idrogeologici, verificatisi durante la stagione invernale 2004/2005, in tutto il territorio della regione Sicilia.
Inoltre la predetta nota del Capo del dipartimento della protezione civile richiama agli esiti di una riunione, tenutasi a Palermo il 31 maggio 2005, dove è stata condivisa la proposta di istituire un Tavolo tecnico con rappresentanti del dipartimento stesso e dei diversi assessorati regionali competenti per le problematiche idrogeologiche, finalizzato a verificare e a valutare l'esatta portata delle situazioni di rischio ed a realizzare un piano organico e mirato di interventi che comprenda anche le principali


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situazioni d'emergenza che si sono verificate nel corso dell'ultima stagione invernale.
Alla conclusione del predetto Tavolo tecnico, che ha il compito di identificare le relative fonti finanziarie, comprese eventuali forme di cofinanziamento, si potrà valutare se ricorrono i presupposti per procedere alla dichiarazione dello stato di emergenza ai sensi dell'articolo 5, comma 1, della legge n. 225 del 1992, per le singole situazioni di criticità determinatesi in Sicilia.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

DEIANA. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
in attuazione della legge delega n. 137 del 6 luglio 2002, il Governo ha predisposto la soppressione del Centro militare di medicina legale di Bologna e, con ordine di servizio dello Stato Maggiore dell'esercito, è stato disposto il trasferimento in quella sede del Centro di selezione e reclutamento per la regione Emilia-Romagna;
il Centro militare di medicina legale di Bologna fornisce come noto assistenza medico-legale e di diagnostica clinica per tutte le utenze militari, nonché per i carabinieri, Guardia di finanza, polizia di Stato, polizia penitenziaria, vigili del fuoco e Corpo forestale dello Stato di stanza nella regione Emilia-Romagna e svolge, per tali enti, anche le attività di medicina preventiva ed igiene del lavoro (decreto legislativo n. 626 del 1994). I risultati delle indagini diagnostiche vengono, di norma, consegnati agli interessati in giornata;
tratta inoltre, per competenza territoriale, la medicina legale pensionistica-risarcitiva a favore di tutti i dipendenti del Pubblico impiego (ministeri, autonomie locale, SSN, agenzie fiscali), garantendo quindi univocità di criteri di valutazione e di giudizio;
nello specifico, il Centro militare di medicina legale di Bologna tratta le questioni inerenti:
la legge n. 461 del 2000 (dipendenza da causa di servizio, valutazione del danno, idoneità all'attività lavorativa, benefici della legge n. 335 del 1995 relativamente alla inabilità);
la legge n. 210 del 1992 (risarcimento dei danni da trasfusione e da vaccinazioni, nonché, per il personale sanitario ammalatosi durante l'espletamento delle proprie mansioni, i danni derivanti da HIV ed epatite);
i cittadini danneggiati durante le esercitazioni militari e da atti di terrorismo;
la valutazione delle Pensioni di reversibilità in favore degli invalidi civili inabili al lavoro e che beneficiano della pensione del defunto (pensioni di Guerra e non);
i certificati di sana e robusta costituzione per gli aspiranti al lavoro in università, uffici del giudice di pace, Ministero dell'istruzione, eccetera;
profilo sanitario dei VFP1 e rafferma dei VFA;
le attività riguardanti i dipendenti pubblici sono svolte in convenzione con le ASL e con l'INPDAP mentre le attività relative ai dipendenti delle forze armate, di Polizia e dei VVFF sono espressamente e per legge delegate al Ministero delle difesa e in conseguenza alla soppressione del Centro militare di medicina legale di Bologna tutti i lavoratori direttamente interessati (polizia di Stato, Carabinieri, eccetera) dell'Emilia-Romagna sarebbero costretti a onerosi e disagiati spostamenti (Firenze, Padova, Milano) per ottenere l'assistenza che ad altre categorie viene assicurata a livello provinciale;
anche per i dipendenti civili dei ministeri e di altre P.A. si creerebbe, comunque un vuoto organizzativo e di competenze, in attesa che le strutture potenzialmente preposte (INPDAP e/o ASL) possano attrezzarsi per assicurare la correttezza degli adempimenti oggi svolti dal Centro medico legale di Bologna;


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oltre all'evidente danno per gli utenti anche gli stessi dipendenti del Centro si verrebbero a trovare in una situazione lavorativa di estrema difficoltà considerata la scarsa ricettività del Ministero della difesa nel territorio di Bologna (che ha complessivamente perso, tra riorganizzazioni e dismissioni, circa 250 posti di lavoro dal 1998 ad oggi) e la difficoltà di vedersi ricollocati in altre P.A. professionalità così specifiche;
le organizzazioni sindacali territoriali hanno sollecitato un concreto interessamento da parte delle istituzioni, rendendosi ovviamente disponibili ad un confronto finalizzato a verificare tutte le possibili sinergie tra le Amministrazioni interessate e coinvolte, con l'esclusivo obiettivo di garantire diritti e legittimi interessi sia per gli operatori che per gli utenti -:
se il Ministro non ritenga di riconsiderare la scelta relativa alla chiusura di detto centro, non solo per tutelarne il personale e salvaguardare le professionalità e le qualità espresse nel lungo periodo in cui il CMO ha operato, ma anche per garantire sul territorio la presenza di un Centro sanitario altamente specializzato e non disperdere e dissipare la qualificata capacità degli ambulatori diagnostici esistenti e perfettamente funzionanti.
(4-15931)

Risposta. - Da tempo è in atto un articolato progetto di riorganizzazione dello strumento militare che coinvolge ogni sua componente allo scopo di renderlo più idoneo e rispondente alle nuove esigenze.
Al riguardo, si osserva che ai sensi dell'articolo 2 della legge 27 luglio 2004, n. 186 concernente, tra l'altro, disposizioni per la rideterminazione di deleghe legislative, il Governo dovrà emanare i decreti legislativi per procedere alla riorganizzazione delle Forze armate entro il 31 dicembre 2005 (ex articolo 9, legge 27 dicembre 2004, n. 306).
Tali decreti sono finalizzati a meglio modulare l'organizzazione militare alle nuove esigenze, anche al fine di adeguarla alle riduzioni dei livelli organici (190.000 unità) stabilite dalla legge 14 novembre 2000, n. 331, nonché ai nuovi parametri di efficienza cui si ispirano le disposizioni sulla professionalizzazione recate dal decreto legislativo 8 maggio 2001, n. 215.
Nel merito, la soppressione della Commissione medica legale (CML) di Bologna, rientra nell'ambito del complesso processo di riordino che interessa il Comparto sanità militare, in linea con il più ampio progetto di revisione in chiave riduttiva di tutti i settori delle Forze armate.
I conseguenti provvedimenti concernenti gli organismi di ricovero e cura nonché di medicina legale, fra cui anche quello riguardante la Commissione medica legale di Bologna, sono dettati dall'esigenza di conferire a dette unità una più spiccata capacità di proiezione e supporto ai reparti operativi impiegati fuori area.
Il riordino del comparto Sanità militare è, inoltre, motivato dal calo delle esigenze connesse all'attività di medicina legale discendenti dalla sospensione della leva e dal mutato quadro normativo di riferimento, derivante dal decreto del Presidente della Repubblica n. 461 del 2001, che consente anche ai dipendenti dell'amministrazione difesa di accedere al servizio di medicina legale delle Aziende sanitarie locali, anziché a quello militare.
Com'è consuetudine della Difesa nell'affrontare i delicati aspetti connessi all'eventuale reimpiego del personale civile, verranno affrontate le specifiche procedure con le organizzazioni sindacali a livello locale, come previsto dalle norme in vigore.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

DE LAURENTIIS. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
è stata rimessa all'interrogante copia di un esposto da parte di due Consiglieri IRRE Abruzzo (professori D'Orazio e Bernardini) nel mese di dicembre 2004;
lo stesso esposto risulta rimesso il 29 novembre 2004 al Direttore Scolastico Regionale per l'Abruzzo ed al Vice Direttore;


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lo stesso in data 17 dicembre 2004 è stato presentato direttamente agli Uffici ministeriali del dottor Silvio Criscuoli;
dallo stesso risulterebbe, tra l'altro che:
il professor Gaetano Bonetta dalla data della sua elezione a Presidente dell'IRRE Abruzzo (15 gennaio 2004) ha bloccato tutte le attività dell'Istituto, annullando convegni e progetti regolarmente deliberati sia dal Consiglio di Amministrazione che dal C.T.S. (Comitato Tecnico Scientifico) e regolarmente avviati;
il professor Bonetta con nota n. 5244/F9 dell'8 novembre 2004 trasmetteva al consigliere D'Orazio il verbale della seduta del 18 ottobre 2004 che risulterebbe redatto dal medesimo consigliere D'Orazio, nominato a sua insaputa segretario verbalizzante;
la gestione Bonetta ha creato, al di fuori di ogni normativa un «Ufficio del Presidente» con compiti propri del Direttore e creando un clima di tensione e contrasto tra il personale;
il coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico dello stesso IRRE in accordo con il Presidente e altri due Consiglieri ha organizzato al di fuori degli organi statutari dell'IRRE Abruzzo un convegno Mat Media, per cui l'Ente dovrebbe elargire la somma di euro 20.000,00 (ventimila), senza previa delibera da parte del Consiglio di Amministrazione -:
se intenda adottare iniziative in relazione alla situazione su descritta e in particolare predisporre opportuni controlli sulla gestione tecnico-amministrativa dell'IRRE Abruzzo, al fine di verificare il rispetto delle norme statutarie, a tutela della pubblica amministrazione e buon nome dell'Istituto e dei componenti il Consiglio di Amministrazione.
(4-12906)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale l'interrogante chiede iniziative per la risoluzione dei conflitti sorti tra i componenti del consiglio di amministrazione dell'IRRE Abruzzo e il Presidente dell'istituto medesimo.
Al riguardo si fa presente, preliminarmente, che questo ministero è già intervenuto, in passato, per analoghe problematiche, riguardanti lo stesso Ente, segnalando all'ufficio scolastico regionale dell'Abruzzo, cui compete la vigilanza sull'IRRE ai sensi dell'articolo 12 del decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 2001, n. 190, l'esigenza di acquisire informazioni necessarie per intervenire sul piano amministrativo, ovvero di riferire eventuali aspetti connessi all'operatività del consiglio di amministrazione da sottoporre all'attenzione di questo ministero.
Il direttore generale regionale del predetto, ufficio ha quindi comunicato di ritenere superabili le vicende segnalate, almeno sul piano della funzionalità dell'Ente, e per tali motivi non è stato adottato alcun provvedimento da parte di questo Ministero.
Successivamente, anche a seguito di quanto esposto dall'interrogante, si è ritenuto opportuno investire nuovamente della questione il direttore generale regionale dell'ufficio scolastico interessato.
Lo stesso ha ravvisato l'opportunità di verificare il funzionamento dell'IRRE Abruzzo predisponendo un'ispezione e, su sua richiesta, questo Ministero ha segnalato il nominativo di un dirigente a cui affidare l'incarico ispettivo.
A conclusione e sulla base degli esiti dell'ispezione, il direttore generale regionale ha proposto il temporaneo commissariamento dell'istituto e, in attesa dell'espletamento della procedura di rinnovo del consiglio di amministrazione dell'istituto per scadenza naturale del mandato, ha suggerito di conferire l'incarico a persona esterna all'Ente, indicando il nominativo.
Sulla base di tali elementi il ministero, con decreto dell'8 luglio 2005, ha disposto la nomina del commissario straordinario dello stesso IRRE e la contemporanea cessazione


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delle funzioni dell'attuale consiglio di amministrazione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il contenzioso fra cittadini e ministeri è certamente fisiologico ed inevitabile, mentre invece è decisamente evitabile che le strutture pubbliche, quando subiscono sentenze di condanna da parte di giudici civili, non osservino sempre, con la puntualità che sarebbe richiesta e doverosa, il principio della provvisoria esecutività delle sentenze nonostante gravame;
la serietà e l'efficienza di uno Stato si misurano anche attraverso questi comportamenti significativi, portanti rispetto per le sentenze della magistratura italiana -:
quanti siano i provvedimenti giudiziali subiti dal Ministero della salute e quale sia la percentuale dei provvedimenti cui si è data spontanea esecuzione, nonché quale sia il numero delle esecuzioni civili subite, promosse da creditori di prestazioni in forza di sentenza da parte di Tribunali o di uffici giudiziari della Repubblica; da ultimo, in caso di esecuzioni promosse contro il ministero, quali siano le ragioni che hanno indotto il ministero medesimo a non osservare il principio della provvisoria esecutività delle sentenze.
(4-14189)

Risposta. - Con riferimento all'atto parlamentare in esame, si comunica che in merito al contenzioso, instauratosi fra cittadini e Ministero della salute relativamente all'anno 2004, i provvedimenti sono stati i seguenti: n. 15 provvedimenti giudiziali sfavorevoli; n. 5 provvedimenti eseguiti spontaneamente; n. 0 procedure esecutive subite.
Per quanto riguarda il contenzioso derivante dall'applicazione della legge 25 febbraio 1992, n. 210, concernente «Indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie, trasfusioni e somministrazione di emoderivati», si riportano i seguenti dati: n. 900 provvedimenti giudiziali sfavorevoli; n. 800 provvedimenti eseguiti spontaneamente; n. 100 procedure esecutive subite e liquidate.
Per questa tipologia di contenzioso il dato inerente ai provvedimenti eseguiti spontaneamente riguarda anche procedimenti contenziosi relativi ad anni precedenti al 2004.
Il mancato adempimento spontaneo, da parte del Ministero della salute, di taluni provvedimenti, inerenti agli indennizzi di cui sopra, e il conseguente instaurarsi di alcune procedure esecutive, sono effetti riconducibili esclusivamente all'ingente carico di lavoro dell'ufficio competente, preposto alla corresponsione degli indennizzi ai sensi della suddetta legge, e alle conseguenti difficoltà gestionali ed organizzative che limitano la possibilità dell'esecutività delle sentenze nei tempi dovuti.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
da sempre è irrisolto il problema dell'istruzione dei figli dei circensi, tenuto conto che anche per essi si tratta di un diritto-dovere;
le richieste da sempre avanzate dai circensi sono state sostanzialmente «snobbate» forse per il basso numero degli aventi diritto -:
quali iniziative intenda adottare al fine di risolvere in modo razionale e soddisfacente il problema dell'istruzione dei figli dei circensi, atteso che, come è noto, essi, al seguito dei genitori, vagano a cadenza a volte quindicinale, da una città all'altra, con tutti gli intuibili problemi per la frequenza delle scuole elementari, delle medie inferiori e delle superiori.
(4-15524)


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Risposta. - Da diversi anni ormai, questa amministrazione è impegnata sui temi dell'interculturalità; la presenza di alunni con cittadinanza non italiana e di alunni nomadi nelle classi, è oggi uno dei dati di sistema delle politiche educative ed è tra i fronti stabili di impegno organizzativo, progettuale e finanziario.
È stata, infatti, attivata una rete di iniziative per sostenere il processo di integrazione che è riconosciuto come uno dei temi qualificanti dell'intervento educativo sulla popolazione scolastica nel suo complesso e sull'utenza specifica; in questo processo la scuola sta giocando un ruolo determinante, proprio perché è l'istituzione in grado di offrire gli strumenti culturali più avanzati e l'ambiente più naturale per imparare a vivere senza frontiere di mentalità.
Per sostenere l'azione del personale docente, impegnato a favorire l'accoglienza e l'integrazione degli alunni immigrati e/o nomadi, si è provveduto con uno specifico capitolo di finanziamento annuale, a favore delle scuole che, per collocazione territoriale o per scelte educative, si trovano impegnate in prima fila nell'accoglienza e nell'integrazione multi etnica, a sostenere le trasformazioni dell'organizzazione e della programmazione scolastica: tale iniziativa è stata concordata in sede sindacale in occasione della stipula del contratto nazionale del comparto scuola del 1999/2001 e del 2002/2005.
In accordo con l'Opera Nomadi, il 22 giugno 2005, è stato siglato un protocollo di intesa volto a promuovere iniziative per contrastare il fenomeno dell'abbandono e della dispersione scolastica per i minori
Rom, Sinti e Camminanti, cioè figli di circensi.
Nello specifico tale protocollo prevede che, in collaborazione con gli uffici scolastici regionali e le istituzioni scolastiche autonome, vengano realizzate:
iniziative atte a favorire l'inserimento e l'integrazione;
iniziative di formazione specifiche per il personale docente e gli operatori scolastici al fine di raggiungere una migliore comprensione della lingua e della cultura romani, per una maggiore efficacia della scolarizzazione tesa ad assicurare il completamento del ciclo d'istruzione;
interventi di formazione e aggiornamento di docenti e operatori per garantire in modo stabile e continuativo il raccordo tra le culture d'origine e la scuola da definire, insieme con gli uffici scolastici regionali, le regioni e gli enti locali, previa intesa con l'Opera Nomadi;
iniziative di ricerca e di sperimentazione didattica, anche con il sostegno della comunità europea, ed azioni di monitoraggio relativamente al fenomeno dell'abbandono e della dispersione scolastica.

Si fa inoltre presente che questo ministero si rapporta frequentemente con i referenti regionali e provinciali per l'intercultura, attraverso conferenze di servizio e scambi per via telematica, nonché con gli enti locali e diverse associazioni di settore presenti sul territorio.
Le istituzioni scolastiche, per propria parte e nell'ambito dell'autonomia scolastica, accedono ai finanziamenti volti all'arricchimento dell'offerta formativa (legge n. 440 del 1997), che prevede anche interventi a favore dell'accoglienza e dell'integrazione degli alunni stranieri e/o nomadi.
Ad ogni buon fine si ritiene utile riportare di seguito la normativa di riferimento riguardante la problematica in parola:
circolare ministeriale n. 301 del 1989: «Inserimento degli stranieri e/o nomadi nella scuola dell'obbligo», che offre indicazioni circa i criteri di massima cui dovrà ispirarsi l'attività operativa dei competenti organi scolastici;
circolare ministeriale n. 205 del 1990: «La scuola dell'obbligo, e gli alunni stranieri - L'educazione interculturale» contenente, fra l'altro, indicazioni circa l'ammissione dell'alunno straniero e/o nomade nella scuola dell'obbligo, il riconoscimento


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dei titoli di studio, la determinazione della classe d'iscrizione, l'elaborazione di un percorso formativo personalizzato, le opportune strategie e gli interventi specifici da adottare;
legge n. 285 del 1997 contenente disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e per l'adolescenza;
legge 6 marzo 1998, n. 40 sulla «Disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero», articolo 36, punto 1 e decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286 «Testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero», articolo 38, punto 1 «minori stranieri presenti sul territorio sono soggetti all'obbligo scolastico, ad essi si applicano tutte le disposizioni vigenti in materia di diritto all'istruzione, di accesso ai servizi educativi, di partecipazione alla vita della comunità scolastica»;
circolare ministeriale 23 marzo 2000, n. 87 su «Iscrizione dei minori stranieri e/o nomadi alle classi delle scuole di ogni ordine e grado» nella quale si segnala il contenuto del regolamento recante norme di attuazione del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero.

Si fa, inoltre, presente che un numero consistente di alunni nomadi risulta inserito nelle strutture scolastiche statali anche se la loro frequenza appare a volte discontinua e saltuaria; ai camminanti, in particolare, viene attualmente riconosciuta, anche nel corso del medesimo anno scolastico, la possibilità di trasferimento da una scuola all'altra in considerazione degli spostamenti delle attività circensi in diverse località.
Per completezza di informazione si comunica, infine, che nel corso dell'anno scolastico 2003-2004, gli alunni nomadi che hanno frequentato la scuola dell'infanzia sono stati 1.456, la scuola primaria 5.175, la scuola secondaria di I grado 2.519 e la scuola secondaria di II grado 84.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

FASANO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
risulta all'interrogante che negli ultimi giorni nel territorio del Cilento si sono verificati due decessi di bambini di due e tre anni, a causa di infezione da batterio dell'«Escherichia Coli»;
risulterebbero altresì, nell'attualità, ben otto casi accertati di persone affette dalla stessa infezione nel detto territorio;
la concentrazione di affezioni della specie nel solo territorio cilentano appare preoccupante ed eccezionale;
le popolazioni ivi residenti sono terrorizzate da quanto sopra riferito;
tra l'altro l'avanzata stagione turistica della zona rischia di essere gravemente compromessa -:
quali notizie il Ministro interrogato sia in grado di fornire sull'effettiva consistenza di un pericolo di epidemia e sull'eventuale estensione in altre regioni di casi quali quelli verificatisi in Campania;
se e quali provvedimenti intenda assumere, di concerto con le regioni, al fine di prevenire la diffusione della malattia;
se non ritenga opportuno disporre una campagna d'informazione e sensibilizzazione in ambito nazionale, al fine di rendere possibile la tempestiva individuazione di eventuali ulteriori casi di malattia.
(4-15803)

Risposta. - La sindrome emolitico-uremica (SEU) è una patologia che si osserva soprattutto nei bambini, caratterizzata da anemia emolitica, piastrinopenia e, soprattutto, insufficienza renale acuta, che richiede spesso la dialisi.


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Nell'80-90 per cento dei casi la sindrome emolitico-uremica si sviluppa come una complicanza di un'infezione intestinale batterica, sostenuta da ceppi di Escherichia coli, capaci di produrre una potente tossina, detta vero-citotossina o Shiga-tossina; questi batteri vengono pertanto definiti «E. coli produttori di vero-citotossina» o (VTEC).
In una percentuale ridotta di casi, la malattia non è di natura infettiva ma è provocata da cause genetiche (sindrome emolitico-uremica «familiare»).
L'infezione da vero-citotossina è una zoonosi; i vero-citotossina albergano nell'intestino dei ruminanti, in particolare nei bovini, per i quali non sono patogeni, con possibilità di contaminazione della carne e del latte, durante la loro macellazione e mungitura.
Qualora la carne (soprattutto se macinata) sia consumata poco cotta o il latte non venga pastorizzato, il germe può essere trasmesso all'uomo per via alimentare; è possibile anche che l'infezione venga trasmessa con acqua e vegetali contaminati da feci di ruminanti o per contatto diretto con gli animali.
Il periodo di incubazione dell'infezione da vero-citotossina (tempo tra l'ingestione del batterio e l'inizio dei sintomi) è compreso tra 1 e 5 giorni.
Né la sindrome emolitico-uremica né le infezioni da vero-citotossina sono attualmente ricomprese tra le malattie infettive con specifico obbligo di notifica, ai sensi del decreto del ministero della sanità del 15 dicembre 1980.
L'Istituto superiore di sanità (ISS) e il gruppo di lavoro sindrome emolitico-uremica della società italiana di nefrologia pediatrica (coordinato dall'ospedale Bambino Gesù di Roma), hanno attivato dal 1988 un sistema di sorveglianza su base volontaria nei confronti della sindrome emolitico-uremica in età pediatrica, che registra i casi più gravi, osservati dai centri pediatrici italiani specializzati per la dialisi.
Ogni anno vengono osservati 30-40 casi gravi di sindrome emolitico-uremica, per la maggior parte associati ad infezione da vero-citotossina ad eccezione di tre episodi epidemici avvenuti nel 1992, 1993 e 1997, tutti i casi registrati erano da considerare sporadici.
Per quanto riguarda l'episodio epidemico verificatosi in provincia di Salerno, l'ospedale Santobono di Napoli ha ricoverato in data 6, 20 e 26 giugno, tre bambini, provenienti dai comuni di Casal Velino e Vallo della Lucania (Salerno), nel territorio dell'ASL Salerno 3.
Il successivo 5 luglio i campioni clinici dei pazienti sono stati trasmessi all'Istituto superiore di sanità per la ricerca di vero-citotossina, le indagini microbiologiche e sierologiche hanno evidenziato per tutti e tre i pazienti un'infezione da vero-citotossina di sierogruppo O26.
Poiché il sistema di sorveglianza sindrome emolitico-uremica ha registrato, per la provincia di Salerno, un totale di 10 casi tra il 1988 e il 2004, il verificarsi di tre casi, in un periodo limitato di tempo e in un'area geografica molto ristretta, indica l'esistenza di un focolaio epidemico.
Nel mese di luglio, altri quattro casi di sindrome emolitico-uremica (per un totale di 7 casi) sono stati ricoverati presso l'ospedale Santobono nelle seguenti date:
1) 6 luglio; un paziente proveniente da Castrovillari (Cosenza), per il quale si può escludere che il caso sia correlato ai precedenti, sia per assenza di nessi epidemiologici sia perché le indagini di laboratorio hanno evidenziato un'infezione sostenuta da vero-citotossina di diverso sierogruppo (O111);
2) 11 luglio; una paziente proveniente da Santa Maria di Castellabate (Salerno). Le indagini di laboratorio su campioni clinici hanno mostrato evidenza di infezione da vero-citotossina, ma non è stato possibile isolare il ceppo vero-citotossina, né identificare il sierogruppo dello stesso ceppo infettante. Le indagini sui fattori di rischio hanno escluso l'esposizione della paziente a possibili fonti di infezione, comuni ai tre casi epidemiologici;
3) 14 luglio; un paziente proveniente da Poggio Marino (Napoli). Anche questo caso non presenta nessi epidemiologici con


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i casi epidemici. Le indagini di laboratorio sui campioni clinici hanno isolato un ceppo vero-citotossina di sierogruppo O145;
4) 15 luglio; un paziente proveniente da Caserta. Le indagini sui campioni clinici hanno evidenziato un'infezione da vero-citotossina, sierogruppo O26, ma non è stato possibile isolare il ceppo vero-citotossina. Le indagini sui fattori di rischio hanno consentito di escludere l'esposizione del paziente a fonti d'infezione comuni ai tre casi epidemici.

In totale, nel periodo giugno-luglio sono stati identificati sei casi di sindrome emolitica-uremica verificatisi nel territorio della regione Campania.
Tre di questi casi (con un paziente deceduto) sono coinvolti in un episodio epidemico.
Un settimo caso si è verificato nella regione Calabria: i risultati delle indagini microbiologiche e la mancanza di evidenti legami epidemiologici ne escludono il coinvolgimento con il focolaio epidemico.
Il 20 luglio è stato inoltre segnalato all'Istituto superiore della sanità dall'ospedale Meyer di Firenze un caso di sindrome emolitico-uremica all'Isola d'Elba: dai campioni prelevati è stato isolato un ceppo vero-citotossina O26.
La più recente segnalazione di sindrome emolitico-uremica risale al 19 luglio 2005 e riguarda un paziente ricoverato presso l'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma: le indagini sierologiche hanno dato esito positivo nei confronti del sierogruppo O111.
Anche in questi due ultimi casi non vi sono evidenze di un legame con l'epidemia del salernitano.
Dalle informazioni anamnestiche raccolte presso i genitori dei tre pazienti coinvolti nei casi epidemici, sono emersi due possibili fattori di rischio per l'infezione, comuni a tutti e tre i pazienti:
1) soggiorno nella zona di Vallo della Lucania (Salerno) e nella zona costiera nei comuni di Casal Velino e di Ascea (Salerno). I casi 1 e 2, in particolare, avevano in comune il soggiorno in case di vacanza adiacenti e dotate di pozzi autonomi per l'approvvigionamento idrico;
2) consumo di un latticino di produzione tipica locale proveniente dallo stesso caseificio, ossia mozzarella con mortella (formaggio a pasta filata avvolto in foglie di mirto, raccolte nella macchia circostante il caseificio).

Le indagini microbiologiche si sono indirizzate, pertanto, all'approfondimento di tali fattori. L'ASL Salerno 3 e i carabinieri preposti alla tutela della salute e dell'ambiente (NAS e NOE), hanno effettuato campionamenti di acque della rete idrica dell'acquedotto, dei pozzi, del mare e della sabbia del litorale.
L'ASL ha effettuato, inoltre, campionamenti di acque, del latticino e della mortella, nonché prelievi presso il caseificio produttore, e presso l'annesso allevamento bovino e bufalino.
I campioni raccolti sono stati analizzati dai laboratori dell'Agenzia regionale protezione dell'ambiente della Campania (ARPAC) e dell'Istituto zooprofilattico sperimentale della provincia di Salerno, i quali hanno effettuato l'isolamento di ceppi di E. Coli, inviati successivamente all'Istituto superiore di sanità per le indagini di batteriologia speciale, mirate a dimostrare la capacità dei ceppi isolati di produrre la vero-citotossina.
Tutte le indagini, condotte su un numero molto elevato di campioni, hanno dato esito negativo per presenza di vero-citotossina, e le ricerche microbiologiche indirizzate all'approfondimento delle possibili fonti di infezioni da vero-citotossina non hanno consentito di individuare l'origine del focolaio epidemico.
In data 20 luglio 2005, il Ministero della salute ha svolto un'ispezione presso il caseificio produttore ed, inoltre, ha provveduto a costituire un gruppo ministeriale di lavoro, formato da esperti, allo scopo di implementare la sorveglianza della sindrome emolitico-uremica nel territorio nazionale.
L'Istituto superiore di sanità che sta svolgendo attività di indagine microbiologica come laboratorio di riferimento per le infezioni da vero-citotossina per la regione Campania, ha fornito alla Procura della


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Repubblica di Vallo della Lucania che ha avviato un'indagine sull'episodio, alla ASL SA/3 e alla regione Campania materiale informativo sulla sindrome emolitico-uremica e sull'infezione da vero-citotossina, al fine di rendere possibile una corretta informazione alla popolazione, anche sulle misure igienico-preventive da attuare.
Si sottolinea che l'attuale sistema di sorveglianza della sindrome emolitico-uremica e delle infezioni da vero-citotossina comporta frequentemente, come avvenuto in questa circostanza, la possibilità che le indagini condotte sulle matrici ambientali, e soprattutto su quelle alimentari, possano risultare scarsamente informative, poiché i campioni vengono prelevati con ritardo rispetto al momento in cui si è verificata l'esposizione dei pazienti alla fonte d'infezione.
È opportuno precisare, inoltre, in merito all'adozione di misure preventive e di controllo nei confronti della patologia in questione, che gli interventi assistenziali sul territorio, relativi alle malattie infettive e diffusive, costituiscono, da tempo, competenza trasferita alle regioni e province autonome, alle quali, a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione, apportata con la legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, è attribuita anche la potestà legislativa concorrente in materia.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.

FINOCCHIARO e SASSO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
si apprende che è stato applicato a diversi docenti, abilitatisi a mezzo dei corsi riservati ex ordinanza ministeriale 153/99 e seguenti ma con riserva, trattamento diverso da quello riservato ad uno solo di essi, il professor Salvatore Luzzio;
egli infatti ha frequentato un primo corso abilitante (e segnatamente il n. 4 relativo all'ambito disciplinare K04 svoltosi a Catania tra il novembre del 2000 ed il gennaio presso la scuola Perini) ma non ha superato le prove d'esame finali, venendo bocciato insieme ad altri 7 candidati;
tutti i bocciati hanno chiesto di frequentare il successivo corso abilitante bandito con ordinanza ministeriale 1/2001, inibito a chi avesse già sostenuto esami (con qualunque esito) per la medesima abilitazione ed il medesimo ambito disciplinare, sono stati ammessi a seguito della proposizione di ricorsi amministrativi;
di essi, sette sono stati ammessi solo con riserva; soltanto il Salvatore Luzzio senza riserva alcuna;
il conseguente inserimento in graduatoria è avvenuto con le medesime modalità: sette docenti sono stati inseriti con riserva, il professor Luzzio senza riserva alcuna;
le conseguenze di tale situazione si sono ovviamente riflesse negli anni, posto che ai docenti inseriti in graduatoria con riserva non è dato ottenere conferimenti di incarichi in supplenza, mentre il professor Luzzio ha potuto invece lavorare al posto di qualcun altro e vantare un punteggio negli aggiornamenti;
la situazione descritta, se confermata, manifesta un caso evidente di disparità di trattamento fra medesimi soggetti -:
se i fatti descritti corrispondano al vero; in caso affermativo quali disposizioni siano state applicate dall'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia - Centro servizi amministrativi di Catania per giungere a tale disparità di trattamento.
(4-14103)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale l'interrogante chiede chiarimenti in merito a presunta disparità di trattamento verificatesi tra docenti abilitati con riserva nei corsi riservati di cui alle ordinanze ministeriali n. 153 del 1999 e n. 1 del 2001 e successivamente inseriti, sempre con riserva, nelle apposite graduatorie. In particolare si chiede di conoscere la posizione


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del professor Luzzio, che secondo quanto riferito dall'interrogante è stato ammesso, senza riserva alcuna, nelle stesse graduatorie.
Al riguardo si fa presente che il Direttore generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Sicilia, ha precisato che il professor Luzzio, avendo conseguito l'abilitazione per l'ambito disciplinare K04A, con riserva, a seguito della sessione riservata di cui all'ordinanza ministeriale n. 1 del 2001, è stato incluso nelle corrispondenti graduatorie permanenti dell'epoca con riserva.
In data 26 novembre 2001 l'ufficio competente, con decreto motivato n. 6921, aveva provveduto all'esclusione dello stesso alla partecipazione della sessione riservata di esami per il conseguimento dell'abilitazione di cui sopra.
Successivamente, il direttore regionale con decreto prot. 3499/C7/02 del 28 maggio 2002, ha respinto il ricorso gerarchico prodotto dal professor Luzzio avverso il provvedimento di esclusione dal corso riservato e lo stesso veniva cancellato dalle corrispondenti graduatorie permanenti, ove risultava incluso con riserva, nelle classi di concorso A043 e A050.
Pertanto il professor Luzzio, contrariamente a quanto affermato dall'interrogante, risulta in un primo momento incluso nelle graduatorie permanenti con riserva e quindi nella posizione di non poter ottenere supplenze sia da parte del centro servizi amministrativi di Catania sia da parte dei dirigenti scolastici, e successivamente cancellato dalle suddette graduatorie, in quanto venuta meno la relativa abilitazione all'insegnamento per le classi di concorso A043 e A050.
Infine, si precisa che al Centro servizi amministrativi di Catania non risulta che il professor Luzzio abbia prodotto ricorso giurisdizionale contro il decreto di rigetto del ricorso gerarchico e pertanto tutti i provvedimenti consequenziali adottati dallo stesso sono esecutivi. Per tutto ciò il professor Luzzio, nel periodo successivo all'espletamento del corso abilitante riservato, non ha potuto, in nessun caso ottenere conferimenti di supplenza nella provincia di Catania.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

FIORI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il sito Web «MEDICINENON» nell'articolo «le stragi familiari» riferisce che alcuni ricercatori indipendenti avrebbero rilevato in diversi psicofarmaci la causa della tendenza al suicidio e atteggiamenti violenti nei soggetti che ne fanno uso e che le case farmaceutiche produttrici dei suddetti farmaci, si sarebbero difese sostenendo che la causa del suicidio o omicidio fosse la depressione e non il farmaco;
negli Stati Uniti d'America sono state intentate cause collettive a nome delle persone cui erano stati prescritti psicofarmaci, contro la Eli Lilly, la Pfizer e la GlaxoSmithKline, produttori rispettivamente del Prozac (fluoxetine), Zoloft (sertraline) e Paxil (paroxetine);
i ricorrenti hanno dichiarato che le case farmaceutiche avrebbero nascosto la natura assuefacente dei farmaci senza oltre tutto avvertire né informare i medici né i pazienti di tale frangente. Le accuse sono di frode e inganno, negligenza e responsabilità civile. Le richieste sono di risarcimento dei danni e punizione dei colpevoli -:
se e quali iniziative siano state poste in essere dal Ministro interrogato per verificare l'attendibilità delle notizie sopra riportate e per accertare se le accuse rivolte ai suddetti psicofarmaci siano fondate.
(4-13775)

Risposta. - Il problema del possibile rischio, di suicidio associato all'uso di farmaci antidepressivi inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (selective serotonin reuptake inhibitor) è attualmente


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in discussione a livello nazionale ed europeo, con la partecipe e costante presenza dei rappresentanti dell'Autorità sanitaria italiana, oltre ad essere oggetto di numerose pubblicazioni scientifiche su riviste accreditate a livello internazionale.
Si ritiene che il problema della tollerabilità degli selective serotonin reuptake inhibitor, così come qualunque altro quesito riguardante l'efficacia e sicurezza dei farmaci, debba essere affrontato sulla base di fonti accreditate sul piano scientifico.
Al riguardo, l'Istituto superiore di sanità ha sottolineato che, sebbene la maggior parte degli studi abbia raggiunto risultati non conclusivi, in alcuni di essi è stato evidenziato un lieve aumento del rischio di suicidio in pazienti trattati con selective serotonin reuptake inhibitor.
Dei tre articoli apparsi sul
British Medical Journal del 19 febbraio 2005, uno (Gunnel e coll.) riporta che, dall'analisi degli studi presentati dalle ditte farmaceutiche all'agenzia inglese del farmaco, non risulta che i selective serotonin reuptake inhibitor aumentino il rischio di suicidio, anche se tale rischio non può essere escluso.
Un secondo articolo (Ferguson e coll.) riferisce, invece, che, dall'analisi sistematica di tutti gli studi clinici randomizzati e controllati che sono stati pubblicati, emerge l'associazione tra tentativi di suicidio ed uso di selective serotonin reuptake inhibitor in particolare, in pazienti che avevano assunto selective serotonin reuptake inhibitor, il rischio di tentativo di suicidio non fatale era maggiore rispetto a quello osservato, in pazienti trattati con placebo, mentre non sono state rilevate differenze tra selective serotonin reuptake inhibitor ed un'altra classe di antidepressivi (triciclici).
Infine, l'articolo di Martinez e coll. riferisce i risultati di uno studio epidemiologico caso-controllo, condotto in pazienti trattati per la prima volta con antidepressivi; nei pazienti adulti trattati con i selective serotonin reuptake inhibitors non era osservato un rischio maggiore rispetto a quelli trattati con triciclici, mentre un lieve incremento di rischio (circa 1.6 volte) si poteva osservare in pazienti di età uguale o inferiore a 18 anni.
Nel loro insieme, tali studi dimostrerebbero che, nei pazienti adulti, l'uso di selective serotonin reuptake inhibitors può essere associato ad un aumento del rischio di tentato suicidio rispetto al placebo, ma non rispetto ai triciclici.
Questi risultati suggeriscono che il rischio non sia legato tanto ad un singolo farmaco o ad una specifica classe di farmaci, quanto al fatto che, specie nelle prime fasi del trattamento, gli antidepressivi possano causare agitazione e favorire i comportamenti di
self harm ed «ideazione suicidaria».
Il problema quindi non sembra risiedere tanto nel rapporto rischio-beneficio dei selective serotonin reuptake inhibitors che, per trattamenti effettuati nel rispetto delle indicazioni, delle avvertenze e delle controindicazioni, continua ad essere favorevole, quanto nella necessità di un adeguato monitoraggio dei pazienti.
Relativamente al trattamento con i farmaci in questione nell'età pediatrica, un articolo pubblicato recentemente su
Lancet (Whittington e coll. Lancet 2004) suggerisce che dall'esame di dati clinici pubblicati e non pubblicati, e con l'eccezione della fluoxetina, il rapporto rischio-beneficio dei selective serotonin reuptake inhibitor sia da considerarsi generalmente sfavorevole nei bambini.
In merito, l'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha segnalato che l'efficacia e la sicurezza, nella popolazione pediatrica, dei selective serotonin reuptake inhibitors e degli inibitori della ricaptazione della serotonina-norepinefrina (selective norepinephrine reuptake inhibitors), sono state oggetto di una revisione effettuata dal Comitato scientifico per i prodotti medicinali per uso umano (CHMP) dell'Agenzia europea dei medicinali (EMEA), iniziata su richiesta della Commissione europea il 17 dicembre 2004, e conclusasi nella riunione del 19-21 aprile 2005.
La revisione ha riguardato le specialità medicinali contenenti i principi attivi citalopram, duloxetina, escitalopram, fluoxetina, fluvoxamina, mianserina, mirtazapina,


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paroxetina, reboxetina, sertralina e venlafaxina, comprendendo, pertanto, anche le specialità medicinali Prozac, Zoloft e Paxil, a base rispettivamente di fluoxetina, sertralina, paroxetina.
Come già precisato, il comportamento correlato al suicidio (tentativo di suicidio e ideazione suicidaria) e all'ostilità (prevalentemente comportamento aggressivo, comportamento oppositivo e rabbia), sono stati osservati, in fase di sperimentazioni cliniche, più frequentemente in bambini e adolescenti trattati con tali antidepressivi, rispetto a quelli che avevano ricevuto il placebo.
Il Comitato scientifico per i prodotti medicinali per uso umano pertanto, ha raccomandato per tutto l'ambito europeo l'adozione di avvertenze, riguardo questi rischi, rivolte ai medici ed ai genitori; tra queste, la raccomandazione che i medicinali in questione non siano utilizzati nei bambini e negli adolescenti, tranne che per le indicazioni espressamente approvate per tali fasce di età.
Si precisa che la maggior parte di questi prodotti è prescritta nell'Unione Europea per il trattamento della depressione e dell'ansia negli adulti; nessuno di questi medicinali è autorizzato negli Stati membri per il trattamento di tali patologie nei bambini e negli adolescenti, anche se alcuni sono autorizzati nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo, ed uno per il trattamento del disturbo da
deficit dell'attenzione-iperattività.
Per tali casi il Comitato scientifico per i prodotti medicinali per uso umano raccomanda che i pazienti siano monitorati, attentamente per individuare il manifestarsi di comportamenti suicidari, autolesionisti o di ostilità, in particolare all'inizio del trattamento.
La dichiarazione dell'Agenzia europea dei medicinali è stata pubblicata il 25 aprile 2005 sul sito internet dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA).
Tale problematica è stata affrontata anche in vari articoli apparsi rispettivamente sui nn. 2 del 2004 e del 2005 del
Bollettino d'Informazione sui Farmaci (Allegati 1 e 2, disponibili presso il Servizio Assemblea) distribuito in 360.000 copie a tutti i medici e farmacisti e accessi sul sito istituzionale dell'Agenzia italiana del farmaco, nonché sul n. 7-8 2004 (Allegato 3, disponibile presso il Servizio Assemblea) del Farmacovigilanza news, newsletter bimestrale a cura dell'Agenzia italiana del farmaco e del Ministero della salute, interamente dedicata alla farmacovigilanza ed inviata ai responsabili di farmacovigilanza di tutto il Paese.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.

FRATTA PASINI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
nel mese di giugno 2003 il Sindaco di Verona ha ottenuto dal Ministero della Difesa l'autorizzazione per l'uso di una base dimessa per elicotteri militari, sita a Boscomantico, quale centro di permanenza temporanea di extra-comunitari; il termine di questa utilizzazione di emergenza e di restituzione del sito al Ministero della Difesa era stato inizialmente fissato al 30 settembre 2003 e, successivamente, prorogato al 30 giugno 2004;
in base a quanto sopra esposto, il sito di Boscomantico è utilizzato abusivamente ormai da più di un anno, il che comporta tra l'altro pericoli per il continguo Aeroporto «Berardi», peraltro considerato obiettivo sensibile dopo i fatti dell'11 settembre 2001 -:
se non si ritenga necessario ed urgente attivarsi per impedire il protrarsi dell'utilizzo abusivo, da parte del Comune di Verona, del sito di Boscomantico di proprietà del Ministero della Difesa.
(4-15772)

Risposta. - L'amministrazione comunale di Verona, a seguito dello sgombero, avvenuto nel 2003, di alcuni insediamenti abusivi di nomadi presenti nelle immediate adiacenze dello stadio «Bentegodi», ha provveduto ad alloggiare provvisoriamente un gruppo di donne e bambini di etnia Rom presso un'area militare dismessa dell'aeroporto «Boscomantico» di Verona.
L'uso temporaneo di tale area è stato concesso su autorizzazione di questo ministero


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fino al 31 dicembre 2003, poi prorogato al successivo 30 giugno e, infine, al 31 luglio 2004.
La Difesa, nel mese di luglio 2005, persistendo l'occupazione dell'area militare, ha chiesto all'autorità prefettizia di voler provvedere affinché il sito in questione venisse prontamente restituito nelle sue condizioni originarie.
La restituzione di tale area si è resa necessaria per consentire il suo trasferimento «libera da persone e cose» all'agenzia del demanio in esecuzione dei contenuti del decreto 28 febbraio 2005 emanato in attuazione dell'articolo 1, comma 443, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge «finanziaria 2005»).
In conseguenza della suddetta istanza, la prefettura di Verona ha convocato una seduta straordinaria del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
In tale sede, è stato evidenziato: che sin dal mese di febbraio 2005 era in corso di esecuzione un progetto per la realizzazione di un campo nomadi attrezzato su un terreno di proprietà comunale vicino agli impianti aeroportuali di «Boscomantico», ove trasferire le persone ospitate, nelle strutture di proprietà della Difesa; una concordanza generale riguardo all'ipotesi di non prolungare la permanenza dei nomadi nelle suddette strutture fino al 30 settembre 2005, in presenza della citata istanza di restituzione; che il 31 agosto 2005 sarebbe stato il termine perentorio entro il quale consentire il completamento della nuova struttura ed operare il trasferimento degli attuali occupanti l'area in questione.
Successivamente, il sindaco di Verona ha informato lo scorso 30 agosto l'autorità prefettizia che, nella medesima data, si erano concluse le operazioni di trasferimento della comunità
Rom, già ospitata presso la struttura aeroportuale di «Boscomantico», nel limitrofo nuovo campo sosta.
La definitiva cessione sarà perfezionata non appena il comune di Verona procederà al formale rilascio degli stabili in questione mediante la consegna delle chiavi a questa amministrazione.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

GALANTE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il 31 agosto scadranno gli incarichi dei dirigenti scolastici del Veneto, e il Direttore regionale deve dunque procedere al rinnovo degli incarichi;
con nota del 1 giugno 2005 il Direttore regionale ha fissato i criteri a cui si sarebbe attenuto per tale rinnovo;
i criteri fissati sono i seguenti: «... questa Direzione generale ... intende da un lato iniziare a dare attuazione al principio di rotazione degli incarichi, stabilito dall'articolo 23 del CCNL, al fine di valorizzare la professionalità dei dirigenti scolastici e metterne a frutto le esperienze acquisite in nuovi contesti lavorativi, e dall'altro assicurare la continuità degli incarichi dirigenziali, laddove le condizioni personali e organizzative sembrano garantire il permanere dell'efficiente gestione del servizio scolastico. Ai dirigenti scolastici che, pur potendo beneficiare della rotazione, non dovessero presentare alcuna istanza e non fossero interpellati per un diverso incarico, sarà rinnovato l'incarico presso l'attuale sede di servizio, a meno che non dovessero sussistere condizioni ostative alla permanenza nella stessa sede (accertamenti ispettivi, conclamate situazioni di incompatibilità ambientale). Il dirigente scolastico che intende manifestare la volontà di rinnovo dell'incarico dirigenziale in scadenza 31 agosto 2005 non dovrà produrre alcuna domanda. Resta inteso che la Direzione regionale potrà valutare l'opportunità di affidamento di diverso incarico atto a garantire una migliore efficienza del servizio scolastico»;
Riccardo Carlon, dirigente scolastico del Circolo didattico S. Girolamo di Venezia, è stato trasferito d'ufficio al Circolo didattico Diaz, sempre di Venezia, a parere dell'interrogante senza giustificazione o motivazione alcuna riferibile ai su citati criteri;
il criterio della rotazione, infatti, era previsto dalla precedente normativa (cfr.


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articolo 19 del decreto legislativo 165/2001) ma non lo è dalla vigente legge 145/2002 che, all'articolo 19, prevede esclusivamente quanto segue: «per il conferimento di ciascun incarico di funzioni dirigenziali ... si tiene conto ... delle attitudini e delle capacità professionali del singolo dirigente...»;
il trasferimento al Circolo Diaz non risponde, a parere dell'interrogante, al criterio della valorizzazione della professionalità, in quanto i due Circoli hanno caratteristiche assolutamente simili;
non risponde al criterio della continuità degli incarichi dirigenziali, che viene anzi platealmente contraddetto;
non risponde a alcuno degli altri criteri, con una sola eccezione: nel febbraio del 2005 il direttore scolastico regionale ha disposto un accertamento ispettivo per vari Circoli della provincia di Venezia al fine di verificare il grado di applicazione della «riforma Moratti», accertando che il Circolo S. Girolamo, come peraltro numerosissimi altri Circoli di tutta la regione Veneto, avrebbe adottato, sulla base dell'autonomia scolastica e nell'ambito delle competenze proprie dei collegi dei docenti, soluzioni tese a limitare l'applicazione di alcuni aspetti della riforma, di concerto con le famiglie -:
se il trasferimento del dirigente scolastico Riccardo Carlon sia dovuto a quest'ultimo motivo, e si debba dunque giudicarlo, come fa l'interrogante, un trasferimento «punitivo» e «di rappresaglia» per essere egli stato un punto di riferimento rilevante (con interviste, analisi, conferenze, dibattiti, pubbliche manifestazioni) nella legittima battaglia politica e sindacale degli operatori scolastici, dei genitori e di tantissimi cittadini contro la «riforma Moratti»;
se non si tratti dunque di un trasferimento privo di qualsiasi legittimo fondamento e se, conseguentemente, il Ministro non intenda attivarsi sollecitamente per farlo revocare.
(4-16162)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede di conoscere le valutazioni del Ministero in merito al conferimento di un nuovo incarico al dirigente scolastico del circolo didattico «San Girolamo» di Venezia, da parte del Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto.
Al riguardo si precisa preliminarmente che gli incarichi dirigenziali conferiti nel precedente triennio ai dirigenti scolastici dal Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto scadevano il 31 agosto 2005.
Il responsabile dell'Ufficio scolastico regionale, per assicurare un ordinato avvio dell'anno scolastico, ha provveduto già nel corso del mese di luglio alla programmazione dei nuovi incarichi dirigenziali a valere dal 1o settembre 2005. A tal fine, in applicazione di quanto previsto dall'articolo 4 del Contratto collettivo nazionale di lavoro dell'area V della dirigenza scolastica, ha quindi informato preventivamente le organizzazioni sindacali del comparto circa i criteri per l'affidamento dei nuovi incarichi dirigenziali.
Infatti, nel corso dell'informativa data alle organizzazioni sindacali, alla quale ha fatto seguito apposita circolare indirizzata ai dirigenti scolatici della Regione, il Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale ha esplicitato anche i motivi che potevano comportare l'affidamento dell'incarico dirigenziale presso una diversa istituzione scolastica; ciò nel rispetto delle norme contrattuali che definiscono i diritti del dirigente in ordine alle procedure di rinnovo dell'incarico.
Le norme contrattuali, contenute nell'articolo 23, commi 1 e 4, del su indicato contratto, non disapplicate dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001, nel testo modificato dalla legge n. 145 del 2002, prevedono che, qualora non venga confermato lo stesso incarico precedentemente ricoperto e non vi sia una espressa valutazione negativa, il dirigente scolastico ha diritto ad un incarico che dovrà essere almeno equivalente a quello precedentemente rivestito.


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Invero, presso il circolo didattico «San Giacomo» nel febbraio 2005 è stata disposta visita ispettiva a seguito di un esposto del rappresentante di una agenzia libraria di Venezia per accertare le ragioni della mancata adozione dei libri di testo nell'anno scolastico 2004-2005 in tutti i plessi della stessa istituzione scolastica.
La relazione ispettiva ha confermato il quadro di illegittimità che aveva caratterizzato l'attività degli organi collegiali in ordine alla adozione dei libri di testo rilevando anche la non incisività dell'azione dirigenziale nella vicenda.
Comunque dagli elementi forniti dal Direttore dell'Ufficio scolastico regionale non si rilevano nell'operato del medesimo intenti di «carattere punitivo» in quanto al dirigente scolastico del circolo didattico «San Girolamo» è stato assegnato un nuovo incarico equivalente a quello precedente, ed in particolare, il circolo didattico «Diaz» che è un istituto scolastico di analogo tipo, parimenti ubicato nel centro storico di Venezia, presso il quale il dirigente scolastico può fruire della retribuzione di posizione già in godimento, realizzando così l'equivalenza del nuovo incarico prescritta dal contratto collettivo nazionale di lavoro.
Il provvedimento di attribuzione del nuovo incarico ha quindi il solo intento di assicurare la migliore utilizzazione delle risorse professionali disponibili.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

GROTTO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ildecreto legislativo 22 dicembre 2000, n. 395, come modificato dal decreto legislativo 28 dicembre 2001, n. 478, entrato in vigore i1 31 dicembre 2000, attua la direttiva del Consiglio dell'Unione europea n. 98/76/CEE del 1 ottobre 1998, e riguarda l'accesso alla professione di trasportatore su strada di merci e viaggiatori;
l'articolo 21 del decreto legislativo n. 395 del 2000, dispone «il Ministro delle infrastrutture e trasporti adotta, con proprio regolamento [...] le previste disposizioni attuative», di fatto rinviando l'applicabilità delle norme che, per la loro attuazione, necessitano del citato regolamento ministeriale;
la Conferenza Unificata Stato Regioni enti locali nella seduta del 15 gennaio 2004 si è espressa positivamente sulla bozza di regolamento di cui al sopra citato articolo 21;
sul medesimo schema del regolamento, il Consiglio di Stato nell'adunanza del 14 giugno 2004 ha emesso parere favorevole;
a tutt'oggi, stante lo stato dell'iter di emanazione del citato regolamento, decorsi quasi 3 anni dalla sua previsione, malgrado le numerose sollecitazioni da parte degli Enti Locali esercenti le funzioni attribuite dal decreto legislativo n. 112 del 1998 e disciplinate dal decreto legislativo n. 395 del 2000 il competente ministero non ha ancora provveduto in merito;
gli aspetti che il ministero deve regolamentare non sono particolarmente complessi, come può confermare anche l'analisi del testo approvato dalla Conferenza, unificata, sul quale, come più sopra ricordato, il Consiglio di Stato si è già pronunciato;
per tutto quanto sopra esposto, appare del tutto ingiustificato il protratto inadempimento del ministero rispetto alla volontà espressamente manifestata dal legislatore nel decreto legislativo n. 395 del 2000 -:
se il Ministro sia a conoscenza di quanto illustrato in premessa;
se esistono sostenibili e oggettive ragioni per siffatto ritardo, secondo l'interrogante abnorme, negli adempimenti delle strutture ministeriali competenti, a che punto sia, ad oggi e dopo il parere del Consiglio di Stato, l'iter di formazione del regolamento ex articolo 21 decreto legislativo n. 395 del 2000 e, per ultimo, quando


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il regolamento in questione entrerà, presumibilmente in vigore.
(4-13316)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si fa presente che il regolamento di attuazione del decreto legislativo n. 395 del 2000 modificato dal decreto legislativo n. 478 del 2001 in materia di accesso alla professione di autotrasportatore di viaggiatori e merci, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 189 del 16 agosto 2005 (decreto ministeriale 28 aprile 2005, n. 161).
I rinvii che si sono verificati trovano giustificazione dal fatto che il Consiglio di Stato nell'adunanza del 14 giugno 2004 ha espresso parere favorevole sul medesimo regolamento formulando osservazioni che sono state recepite dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in una nuova stesura del provvedimento.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Uggè.

LETTIERI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la protesta degli autotrasportatori «bisarchisti», che operano per la Fiat di San Nicola di Melfi, è causata soprattutto dal mancato rispetto dell'accordo sottoscritto nel 2003 in sede governativa;
recentemente la maggioranza di centro destra ed il Governo in sede di conversione del decreto sull'autotrasporto hanno respinto uno specifico emendamento, a firma del sottoscritto, finalizzato alla trasparenza e al superamento della intermediazione nei rapporti contrattuali tra l'azienda e gli autotrasportatori;
nei piazzali dello stabilimento di Melfi intanto aumenta il numero delle macchine in attesa di essere trasportate nelle varie parti d'Italia. Se la protesta dovesse continuare inevitabilmente essa inciderebbe negativamente sull'attività produttiva con il conseguente fermo della stessa. Ciò non sarebbe ininfluente per la Fiat, che, come è noto, registra serie difficoltà finanziarie e di mercato, come dimostrano le vicende del «convertendo» delle banche creditrici e dai dati del mercato dell'auto;
le ragioni degli autotrasportatori sono valide e a suo tempo furono riconosciute dallo stesso sottosegretario on. Uggé. I cosiddetti «padroncini», infatti, oltre agli elevati costi del carburante dei pedaggi autostradali delle assicurazioni ecc., sono costretti anche a praticare prezzi ridotti in quanto vi è il costo della intermediazione, che fa capo ad un general contractor;
è giunto il momento che la Fiat decida di stipulare un contratto unico con i singoli autotrasportatori e i loro consorzi senza ricorrere ad un general contractor. È il caso di ricordare che il settore dell'autotrasporto occupa non poche unità lavorative -:
se intenda promuovere in tempi brevi un incontro con le parti sociali al fine di dare una giusta soluzione ad una vertenza, che rischia di pregiudicare la stessa attività dello stabilimento di Melfi.
(4-14165)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si rappresenta che in data 24 maggio 2005 alla presenza del Sottosegretario di Stato Dr. Paolo Uggè si è svolto un incontro tra le Associazioni dei primi vettori e degli autotrasportatori interessati al settore delle bisarche.
In tale sede è stata recepita dalle parti una soluzione della vertenza economica che comprende un adeguamento delle tariffe corrisposte agli autotrasportatori dai primi vettori del 7 per cento a decorrere dal 1o maggio 2005 anche in considerazione di aumenti e/o diminuzioni del costo del gasolio.
È stata inoltre prevista la corresponsione agli autotrasportatori della somma di 3.000 euro per ogni bisarca dei quali 2.000 a titolo di anticipazione sul fatturato da restituirsi entro il mese di novembre 2005 senza interessi e con modalità da concordarsi fra le parti contraenti.


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Per quanto riguarda gli aspetti normativi l'intesa raggiunta fra le parti prevede fra l'altro che l'accordo di settore - cosiddetto lodo Bonforti - protragga i suoi effetti anche in applicazione della legge di delega sul riassetto normativo dell'autotrasporto e sia ricalibrato solo su eventuali indicazioni delle Autorità comunitarie al riguardo.
È inoltre previsto che il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti nell'ambito dell'apposita Commissione paritetica di verifica assicuri controlli sulla corretta applicazione del citato lodo Bonforti e segnali alle competenti Amministrazioni provinciali eventuali violazioni.
È stata infine decisa l'introduzione di una clausola istitutiva di una penale nei contratti con i quali il mandante affida i servizi ai primi vettori da applicarsi qualora le consegne dei beni affidati non siano eseguite e/o assicurate secondo le modalità concordate.
In tale ambito lo stesso mandante valuterà l'eventuale rescissione dei contratti in caso di mancata formalizzazione e di reiterate inosservanze dei rapporti contrattuali fra i primi vettori e gli autotrasportatori.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Paolo Uggè.

LETTIERI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 15 giugno 2005 un violentissimo nubifragio, con pioggia e grandine, ha colpito il territorio della Basilicata, in particolare l'area del Vulture-Melfese-Alto Bradano e quella delle Dolomiti lucane;
i raccolti di pomodoro e di grano sono stati quasi completamente distrutti, le colture stagionali sono state compromesse e nel comune di Pietrapertosa sono morti anche capi di bestiame;
nei comuni colpiti la viabilità rurale è stata in gran parte danneggiata seriamente;
si è trattato di un evento davvero eccezionale che, insieme a quello che colpì tempo fa l'area del Metapontino (nella quale sono in atto manifestazioni popolari per ottenere aiuti sostanziosi), ha danneggiato l'agricoltura lucana, compromesso davvero il reddito degli agricoltori e inciso negativamente sull'intera economia regionale -:
se non intenda riconoscere lo stato di calamità per consentire l'attivazione delle agevolazioni previste dalla vigente legislazione e se non ritenga di dover comunque assegnare ai comuni colpiti un congruo contributo a fondo perduto per il ripristino della viabilità rurale.
(4-15360)

Risposta. - In merito a quanto evidenziato nell'interrogazione in esame, si fa presente che per le avversità atmosferiche che hanno colpito il territorio della Provincia di Potenza il 15 giugno 2005 potranno essere attivati gli interventi del Fondo di solidarietà nazionale, di cui all'articolo 5, comma 2, lettere a), b), c) e d) e comma 3 del decreto legislativo n. 102 del 2004, qualora gli organi tecnici della Regione accertino danni sulla produzione lorda vendibile delle aziende agricole delle aree colpite non inferiori al 30 per cento (20 per cento se trattasi di zone svantaggiate).
Allo stato, la Basilicata, territorialmente competente, non ha ancora avanzato proposte di intervento del Fondo di solidarietà nazionale.
Si assicura che non appena perverranno le proposte regionali, nei termini e secondo le prescritte modalità, l'Amministrazione provvederà all'istruttoria di competenza per l'emissione del decreto di declaratoria.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

LO PRESTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la legge 210/92 prevede un trattamento a titolo di solidarietà, a favore di


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tutti coloro che abbiano contratto, a seguito di trasfusione, l'epatite C;
la legge non prevede però il caso dei cittadini italiani che operati e trasfusi d'urgenza all'estero abbiano contratto tale malattia;
sembra che alcuni giudici avrebbero riconosciuto egualmente in favore di questi ultimi il trattamento economico di cui alla citata legge ritenendo correttamente, che esso, fondato sulla solidarietà, non può escludere coloro i quali abbiano contratto all'estero l'infezioni; ciò in quanto verrebbe a configurarsi una evidente disparità di trattamento, in violazione all'articolo 3 della Costituzione -:
quali iniziative o provvedimenti intende adottare per sbloccare le richieste di indennizzo presentate dai cittadini italiani che abbiano contratto per trasfusioni all'estero, l'epatite C.
(4-14684)

Risposta. - Con riferimento all'atto parlamentare in esame, si precisa che il Ministero della salute ritiene inapplicabile la legge 25 febbraio 1992, n. 210 nei confronti dei cittadini italiani che abbiano riportato danni permanenti a seguito di trasfusioni effettuate in stati esteri, anche se autorizzate da strutture del Servizio Sanitario Nazionale.
Tale assunto trova fondamento nello stesso impianto della legge suddetta, con la quale, nel rispetto dell'articolo 32 della Costituzione, lo Stato italiano ha inteso riconoscere un indennizzo a chi abbia subito un pregiudizio in conseguenza di prestazioni sanitarie effettuate nell'ambito dell'organizzazione sanitaria nazionale.
Non è, peraltro, possibile invocare le disposizioni relative all'assistenza sanitaria all'estero, contenute nella normativa comunitaria o in accordi bilaterali tra Stato italiano e altri Paesi, in quanto le stesse concernono la disciplina della copertura economica dei corrispettivi per le prestazioni sanitarie, effettuate in uno Stato diverso da quello di appartenenza, senza alcun riferimento ad eventuali conseguenze di tipo sanitario, che comportino un danno psico-fisico.
Un eventuale ristoro economico al danno subito per una trasfusione effettuata in uno Stato estero, potrebbe trovare accoglimento solo nell'ambito della normativa dello Stato ove lo stesso si è verificato, non potendosi ravvisare nella vigente normativa italiana alcuna disposizione che consenta di ricomprendere legittimamente, tra le fattispecie indennizzabili, le cure effettuate in uno Stato estero, pur se autorizzate dalla competente autorità italiana.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

LUCÀ e MORGANDO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la Larix s.r.l. è un'azienda produttrice di fibre tessili di Vercelli, nata dieci anni fa da un accordo intercorso tra la Montefibre e la Sinterama di Sandigliano Biellese, in seguito alla chiusura della stessa Montefibre;
risultato dell'accordo era stato l'acquisto di due rami d'azienda con la conseguente acquisizione di un capitale umano pari a quarantacinque dipendenti (che nei dieci anni successivi sono arrivati a ben centoventi unità) e l'affitto dell'immobile destinato all'azienda, direttamente da Montefibre;
la crisi del tessile scoppiata nel 2001, però, ha coinvolto pesantemente anche la Larix;
al fine di fronteggiare l'emergenza, l'azienda stipulava un primo accordo con le organizzazioni sindacali che prevedeva l'accompagnamento alla pensione delle persone in possesso dei requisiti necessari;
in seguito a quell'accordo la Larix ha ottenuto le dimissioni di alcuni lavoratori, e cioè di coloro che sono riusciti a trovare un posto di lavoro più sicuro, (naturalmente fuori da Vercelli) e il numero complessivo di lavoratori impiegati è stato ridotto a novantuno;


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durante questo percorso l'azienda ha fatto ampio ricorso anche allo strumento della C.I.G.O (la cassa integrazione ordinaria), mentre a partire dal 6 febbraio 2003 e stata utilizzata, per i due anni successivi, anche la C.I.G.S. (trattamento straordinario di integrazione salariale) al fine di effettuare una ristrutturazione complessiva;
una volta arrivati alla ristrutturazione dell'azienda sono stati comprati due nuovi testurizzatori, con l'obiettivo di produrre un tipo di filato innovativo, da immettere sul mercato per aumentare la competitività;
fino al novembre 2004 sono proseguiti gli incontri sindacali, in occasione dei quali i vertici dell'azienda hanno spiegato che per la Larix c'era effettivamente un futuro, subordinato però alla riduzione dell'organico una volta finito il periodo di cassa integrazione straordinaria;
il 1 dicembre 2004 le organizzazioni sindacali sono state informate dell'apertura della procedura di mobilita, e dunque, a partire dal 17 febbraio 2005, (data coincidente proprio con la scadenza della C.I.G.S), i lavoratori della Larix verranno «lasciati a casa»;
si è avviata una trattativa con l'azienda per indurla a richiedere un ulteriore periodo di CIGS, ma in essa vi è la convinzione che un'ulteriore procedura di C.I.G.S. rappresenti una grave «perdita d'immagine» dell'azienda;
nella medesima direzione sono stati molto attive, oltre alle organizzazioni sindacali, anche le istituzioni operanti nel territorio, il Comune, la Provincia, il Prefetto, la Diocesi, che hanno, tra l'altro, dato vita ad un tavolo di crisi per Vercelli;
senza un progetto di ricollocazione di almeno il 50 percento dei dipendenti Larix, è quasi impossibile ottenere i due anni di C.I.G.S.;
le persone da ricollocare sono complessivamente 91, 78 operai e 13 impiegati, di un'età media intorno ai quaranta anni e per la maggior parte donne, talvolta separate e con figli a carico, dunque decisamente meno collocabili sul mercato del lavoro;
va inoltre tenuto presente che nella zona di Vercelli sono attive, ormai, solo tre industrie di una certa consistenza, la TMI, operante nel settore tessile, la CERRUTI, operante nel settore metalmeccanico e la POLIOLI, nel chimico, tutte con assunzioni bloccate -:
se i Ministri competenti non ritengano di dover intervenire presso la Larix per sollecitare un piano aziendale e una seria politica di ricollocazione, che serva a scongiurare una grave crisi occupazionale nel territorio del vercellese;
quali iniziative il Governo abbia intenzione di adottare al fine di evitare un progressivo impoverimento dell'intero tessuto industriale della zona di Vercelli.
(4-12129)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, concernente la società Larix di Vercelli, si fa presente quanto riferito, al riguardo, dalla locale Direzione provinciale del lavoro.
La società in questione ha chiesto ed ottenuto da questo Ministero il trattamento di Cassa integrazione guadagni straordinaria (CIGS) per ristrutturazione aziendale, per il periodo dal 17 febbraio 2004 al 16 febbraio 2005, ma al termine del 2004, vista l'inutilità degli sforzi effettuati e preso atto dell'irreversibilità della crisi strutturale del mercato locale, è giunta alla determinazione di cessare ogni attività ed ha presentato una nuova istanza di Cassa integrazione guadagni straordinaria a zero ore per tutto l'organico, per il periodo dal 17 febbraio 2005 al 16 febbraio 2007.
In merito alle iniziative assunte a sostegno dell'occupazione, si fa presente che, il 24 gennaio 2005 presso la Regione Piemonte, si è svolto un incontro tra le rappresentanze datoriali e sindacali della società Larix, alla presenza di rappresentanti di questa Amministrazione, della Regione e della Provincia. Nel predetto incontro sono state concordate le modalità di


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gestione degli esuberi, già individuate nel «piano aziendale» predisposto dalla Provincia di Vercelli.
Nel citato piano sono state, infatti, identificate le aziende disponibili ad assorbire il personale della Larix, previa riqualificazione da conseguirsi attraverso corsi generali e specifici, predisposti sia dalla summenzionata Provincia, che dall'azienda in esame e da altre realtà formative presenti sul territorio, fatta eccezione per eventuali dimissioni volontarie o per coloro che raggiungeranno nel biennio i requisiti per il trattamento di pensione.
L'impegno assunto prevede la riqualificazione del personale in Cigs e l'inserimento occupazionale entro un biennio.
Da ultimo si fa presente che sono state intraprese delle iniziative, per la sottoscrizione di ulteriori accordi per la definizione di ruoli e competenze dei soggetti istituzionali interessati ai processi di ricollocazione.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

LUCCHESE. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro per lo sviluppo e la coesione territoriale. - Per sapere - premesso che:
sarebbe opportuno che di concerto con la Regione siciliana si adottassero iniziative volte a creare le condizioni per un grande sviluppo turistico della Sicilia;
in Sicilia serve un turismo di massa, nazionale ed internazionale, quindi vanno create le condizioni per offrire a basso prezzo la possibilità a tante famiglie di trascorrere le vacanze nell'isola;
attualmente il costo del trasporto aereo e marittimo da e per la Sicilia è proibitivo per le famiglie a reddito fisso, per i pensionati ed altri;
occorre quindi creare agevolazioni e contatti con le grosse compagnie turistiche affinché si offra un prezzo modesto unico albergo+trasporto;
appare necessario creare serie agevolazioni sulle tariffe marittime e sul trasporto aereo per chi intenda trascorrere, almeno una settimana, le proprie vacanze in Sicilia -:
se il Governo intenda adottare iniziative volte a dare una risposta alle esigenze di cui alla premessa.
(4-14365)

Risposta. - Le azioni volte allo sviluppo del comparto turistico vedono in campo una pluralità di soggetti, le cui iniziative talora si sovrappongono nello sviluppo organico del settore e nel razionale utilizzo delle risorse disponibili con effetti a volte «contraddittori».
Proprio in considerazione della necessità di porre in essere un coordinamento delle diverse politiche sia a livello orizzontale che verticale, il Governo ha previsto strumenti di raccordo decisionale ed operativo tra i diversi attori istituzionali del sistema turistico. La legge n. 80 del 2005 di conversione del decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, recante disposizioni nell'ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale prevede, infatti, al fine di assicurare il coordinamento stabile delle politiche di indirizzo del settore turistico in sede nazionale e la sua promozione all'estero, l'istituzione del Comitato Nazionale per il Turismo. Altri strumenti, di conseguenza, potranno essere individuati nel quadro della realizzazione di progetti di valenza strategica per il settore.
Il Governo è quindi impegnato, insieme agli altri enti coinvolti, a definire un permanente processo di armonizzazione e di coordinamento degli interventi, attraverso il quale potrà risultare possibile affiancare efficacemente le iniziative di sostegno diretto alle imprese di settore, che sono per lo più di gestione esclusiva delle Regioni, a eventuali forme di incentivazione di natura indiretta.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giovan Battista Caligiuri.


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LUCCHESE. - Al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
la Fiat ha, di recente, posto in cassa integrazione gli operai dello stabilimento di Termini Imerese;
la stessa azienda, tuttavia, com'è noto, ha consistentemente delocalizzato all'estero la produzione di autovetture, di fatto penalizzando gli stabilimenti italiani e ponendone a serio rischio il mantenimento dei livelli occupazionali -:
quali siano, al riguardo, le valutazioni del Ministro interrogato;
se non ritenga di dover adottare iniziative normative volte a prevedere che le aziende che delocalizzino all'estero la propria attività siano escluse, in generale, dalle agevolazioni e/o dagli aiuti di Stato.
(4-15069)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente che relativamente allo stabilimento di Termini Imerese è all'esame del Comitato interministeriale per la programmazione economica una richiesta di accesso alla contrattazione programmata riferita ad un investimento di 31 milioni di euro oltre a 12,7 milioni di euro per spese di ricerca.
Il piano progettuale prevede che a regime (anno 2007) risultino occupate 1343 unità, oltre ovviamente alle unità lavorative delle aziende dell'indotto.
Attualmente gli investimenti risultano in corso di esecuzione. In particolare, la Fiat sta provvedendo, nelle more della stipula del contratto di programma, alla sostituzione delle linee di produzione con quelle che dovranno consentire la programmata produzione di
«Ypsilon».
La Fiat, in relazione alle circostanze citate nell'atto in esame, ha fatto presente che è stato necessario ricorrere alla Cassa Integrazione, prevedendo, comunque, di azzerare la stessa entro il prossimo mese di ottobre.
La Fiat ha altresì precisato che, relativamente alle delocalizzazioni di cui si tratta nell'interrogazione medesima, il Piano Industriale posto alla base dell'Accordo di Programma del dicembre 2002 non prevede chiusure di stabilimenti in Italia e che l'Azienda intende mantenere i propri impegni.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Giuseppe Galati.

MARIOTTI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la stazione ferroviaria di Vasto-San Salvo sulla linea adriatica è tra le più importanti nella tratta tra Ancona e Foggia, perché serve un'area vasta a cavallo delle due regioni Abruzzo e Molise caratterizzata da un forte sviluppo intersettoriale e, la competitività delle imprese in essa ubicate, dipende sempre più dalla qualità dei servizi offerti alla mobilità delle merci e delle persone;
la presenza di grandi imprese multinazionali come la Denso e la Pilkington, lo sviluppo turistico costiero che attrae diverse centinaia di migliaia di presenze giornaliere nel periodo estivo, la forte mobilità pendolare verso le città di Pescara, Ancona e Bologna sia per ragioni di lavoro che di studio, attribuiscono al trasporto ferroviario ed alla stazione di Vasto-San Salvo una importanza strategica per l'intero comprensorio;
dal 9 maggio 2005, in un modo che all'interrogante appare improvviso ed ingiustificato il gestore del Bar-Buffet della stazione ha chiuso l'attività interrompendo un servizio indispensabile verso i cittadini viaggiatori ed i lavoratori, considerando che nel raggio di 500 metri non esistono punti di ristoro -:
se il Governo sia a conoscenza del disservizio creatosi nella stazione di Vasto-San Salvo;
se l'ufficio Ferservizi di Ancona conosca il problema;


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come il Governo intenda risolvere il problema con la rapidità dettata dalle circostanze che ci vede in piena stagione turistica e la stazione ferroviaria registra afflussi continui di turisti.
(4-15526)

Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a., nel premettere che contro la T.L. s.n.c. di La Verghetta Antonio & C. titolare di un contratto di locazione per la gestione del caffè ristoratore situato nella stazione di Vasto, ha riferito che è stata avviata una azione legale per morosità con procedura di pignoramento mobiliare.
A seguito dell'improvvisa chiusura dell'esercizio in data 8 maggio 2005 legata a motivi strettamente familiari e stante il protrarsi dei tempi per la riapertura, il polo territoriale di Ancona di Ferservizi s.p.a. ha provveduto ad attivare dal 1o agosto 2005 un punto di ristoro, gestito dalla società FAST Service Italia s.r.l. con sede a Roma, al fine di assicurare temporaneamente il servizio ai viaggiatori.
Allo stato attuale, la società ferroviaria ha in corso di valutazione le proposte avanzate da altri operatori per l'affidamento della gestione dell'esercizio.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

MUSSI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
nella serata di martedì 12 aprile 2005, a Piombino (Livorno) un incendio di vaste proporzioni ha seriamente danneggiato alcuni impianti dello stabilimento «La Magona d'Italia - Gruppo Arcelor», specializzato in prodotti laminati d'acciaio sottili zincati e preverniciati;
fortunatamente l'evento non ha provocato vittime, anche grazie al pronto intervento dei vigili del fuoco e delle forze dell'ordine;
le conseguenze di questo evento rischiano di avere pesanti ripercussioni sul tessuto economico e sociale della città di Piombino;
le organizzazioni sindacali, le istituzioni locali - comune, provincia di Livorno e regione Toscana - hanno già espresso le loro preoccupazioni per la salvaguardia dei posti di lavoro e l'auspicio che si arrivi al più presto alla riapertura dello stabilimento;
venerdì 15 aprile prossimo, il direttore generale del Gruppo Arcelor Guy Dollè sarà a Piombino per un incontro con gli enti locali;
quali impegni urgenti intenda assumere il Governo per garantire la salvaguardia dei posti di lavoro dello stabilimento interessato dall'incendio -:
se non ritengano necessario, i ministri interrogati, di attivarsi prima dell'incontro di venerdì 15 aprile affinché siano compiuti tutti i passi affinché da parte del Gruppo Arcelor vengano assunti impegni precisi per la riapertura dello stabilimento, con adeguati investimenti tesi sia a ripristinare i settori dello stabilimento distrutti dal rogo sia a garantire un rilancio delle attività dello stabilimento toscano.
(4-13751)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento, la Direzione provinciale del lavoro di Livorno ha comunicato quanto segue.
In data 12 maggio 2005 sono stati sentiti, presso la suddetta Direzione, i responsabili dello Stabilimento «La Magona d'Italia», di Piombino, specificatamente sulle cause e sulle conseguenze dell'incendio avvenuto in detto stabilimento il 12 aprile 2005.
È stato confermato che l'incendio ha interessato la sezione gabbie e la relativa zona sottostante dell'impianto di laminazione a freddo
«tandem».
È stato, altresì, assicurato che non vi sono stati danni di alcun rilievo agli operai.
I danni agli impianti sono stati di notevole entità, ma va precisato che grazie


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al tempestivo intervento dei Vigili del fuoco e delle maestranze presenti, gli stessi sono stati contenuti al punto tale che la Direzione aziendale ha potuto confermare che non vi saranno interventi di sostituzione di macchinari e, pertanto, non vi saranno ripercussioni sull'attività produttiva, tali da interessare le condizioni economiche e lavorative dell'azienda.
Dai dirigenti aziendali è stato, tuttavia, anticipato, che sarà avanzata una richiesta di Cassa integrazione ordinaria che riguarderà non più di 100 lavoratori in turni settimanali in un periodo di circa sei settimane.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 16 aprile 2004 è stata diramata la risposta agli atti ispettivi n. 4-06589 e n. 4-08017 rispettivamente dell'11 giugno e dell'11 novembre 2003;
innanzitutto la citata risposta appare all'interrogante più che frutto di adeguate indagini ispettive, il risultato di documenti difensivi prodotti dalla persona chiamata in causa negli atti ispettivi stessi;
all'interrogante appare priva di legittimo significato la motivazione adottata dal dirigente scolastico regionale della Calabria nel rivedere la decisione di risoluzione del contratto nei confronti della dirigente scolastica Vincenzina Mazzuca perché «i fatti contestati erano avvenuti molto tempo prima rispetto alla data di adozione del recesso e, pertanto, difettava il richiesto requisito di immediatezza del provvedimento»;
appare all'interrogante incomprensibile, altresì, che il direttore scolastico regionale Panetta non abbia fatto la citata valutazione nel momento di emanazione del decreto di recessione;
l'interrogante non è a conoscenza se la professoressa Mazzuca abbia dato la giustificazione del grande calo di alunni iscritti al Liceo Classico «Campanella», registrabile da quando la stesso lo dirige;
l'espressione del parere contrario da parte del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, al trasferimento d'ufficio per incompatibilità di permanenza nella Scuola della Mazzuca, è datato 29 febbraio 2000 e riguarda pregressi comportamenti assunti dalla stessa;
le norme vigenti impongono al Direttore Scolastico Regionale, non più al Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, la valutazione per i comportamenti illegittimi assunti in epoca successiva dalla dirigente Mazzuca;
in merito, poi, all'iniziativa, secondo l'interrogante illegittima e priva di fondamento, di revoca del proprio provvedimento, assunta dopo oltre due mesi dal direttore scolastico regionale, nel timore di un ipotetica, ma molto remota, possibilità di soccombenza giudiziaria in un procedimento mai avviato, l'interrogante precisa che la giurisprudenza sancisce l'impossibilità dell'applicazione del principio dell'autotutela e, quindi, nega al direttore Panetta l'assunzione di qualsiasi iniziativa amministrativa in tal senso;
appare strano che, pur in assenza di un ricorso agli Organi Giudiziari competenti da parte della dirigente scolastica, il direttore Panetta, con una velocità sorprendente, quanto, secondo l'interrogante, sospetta, dopo un breve incontro con l'interessata, ha adottato la revoca del proprio provvedimento;
all'interrogante non è stato dato alcun riscontro alla richiesta di conoscenza da chi è stata accompagnata la dirigente Mazzuca durante la sua visita effettuata al direttore Panetta il giorno 5 giugno 2003, medesimo giorno di emanazione dell'atto prot. n. 81/ris contenente l'annullamento del provvedimento di recessione del contratto;


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nel decreto, più volte citato, di recessione il direttore scolastico regionale, ha testualmente scritto «...che nel corso di rapporto di lavoro la professoressa Mazzuca si è resa autrice di una serie di comportamenti di gravità tale da essere ostativi alla prosecuzione del rapporto di lavoro per essersi volontariamente posta in contrasto con le norme che regolano la dirigenza scolastica, assumendo i seguenti comportamenti: arbitraria ed irrazionale gestione delle risorse economiche, ritardo colposo nell'approvazione del POF, assunzione di spese non preventivamente autorizzate dall'organo collegiale competente, incapacità di gestire i rapporti con tutte le componenti scolastiche, causando pertanto il cattivo andamento della stessa scuola, oltre che gravissime forme di conflitto»;
appare davvero assurdo all'interrogante che, a soli due mesi di distanza, il direttore Panetta abbia potuto rinnegare i gravi fatti su esposti e che la stessa Amministrazione centrale possa rispondere all'interrogante ignorando la gravità degli addebiti contestati alla Mazzuca;
preso atto che in data 2 aprile 2004 è stata disposta l'ennesima visita ispettiva affidata a due dirigenti tecnici del MIUR, finalizzata ad accertare i fatti ed i comportamenti che hanno dato luogo ai procedimenti assunti dal dottor Panetta, l'interrogante non comprende come la risposta ai precedenti atti ispettivi sia stata data senza attendere l'esito della citata indagine ispettiva;
per nulla sereno è, poi, il rapporto con le RSU, come si evince dai documenti già in possesso del MIUR, dai quali emerge una personale interpretazione e conseguente applicazione della legge da parte della dirigente tale da creare diverse polemiche che hanno investito anche l'assegnazione dei docenti alle classi e la formazione delle stesse;
in merito agli addebiti recentemente mossi da due docenti sulle modalità di svolgimento delle elezioni suppletive, l'Avvocatura dello Stato, su richiesta della Dirigente, ha espresso il proprio parere limitatamente all'ipotizzato mancato insediamento degli eletti, senza però esprimere giudizi di sorta sulle procedure seguite per l'indizione delle elezioni;
il TAR di Reggio Calabria, in data 21 aprile 2004, con sentenza n. 418/04 depositata il 27 giugno 2004, confermata l'assoluta illegittimità della circolare adottata dalla dirigente scolastica per indire le elezioni scolastiche suppletive e sancendo l'illegittimità delle procedure seguite per le operazioni di voto, con il conseguente annullamento dei risultati elettorali, dei relativi atti di nomina e l'imputazione delle spese di giudizio all'Amministrazione scolastica soccombente;
secondo l'interrogante, l'approvazione del POF non può assolutamente essere considerata indice di ritrovata serenità, giacché la Dirigente non ha posto le condizioni per far approvare il Programma annuale ed il conto consuntivo 2002;
la commissaria, nominata dal direttore scolastico per varare il Programma Annuale 2004 ed il conto consuntivo 2002, pur se dotata di grande competenza e determinazione, ha lavorato fra mille difficoltà, tanto che in prossimità della scadenza del termine concesso, ha inspiegabilmente rimesso l'incarico, con la conseguenza che al termine del corrente anno scolastico il Liceo non è dotato del Programma Annuale. Non è stato inoltre redatto il bilancio consuntivo relativo all'anno 2003, mentre rimangono in attesa di verifica quelli degli anni precedenti;
nonostante ciò la dirigente Mazzuca ha impegnato notevoli spese, senza, peraltro, la preventiva deliberazione del Consiglio d'Istituto;
sono state inoltre poste al vaglio sia dei Revisori dei conti che degli Organi ministeriali competenti le attività relative alla gestione dei POF;
in atto risulta ancora giacente un ultimo ricorso - reclamo inoltrato ai vari Organi competenti avverso il comportamento tenuto dal Commissario ad acta,


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rag. Procopio, nominato dal dottor Panetta per approvare il Conto Consuntivo 2002 del Liceo, che il Consiglio d'Istituto non aveva potuto approvare per il mancato ed ingiustificato esame da parte dei Revisori dei Conti del Conto Consuntivo precedente relativo all'anno 2001, dal quale era necessario reperire alcuni dati di partenza per l'anno successivo -:
se non ritenga urgente e moralmente onesto disporre ulteriori e approfonditi accertamenti;
se non ritenga di dover immediatamente invitare il direttore scolastico regionale ad assumere il provvedimento di recessione dell'incarico alla professoressa Mazzuca per incompatibilità ambientale e per la cattiva gestione, peraltro profusa anche in altri Istituti dove la stessa ha prestato precedentemente servizio;
se non ritenga, altresì, di dover assumere provvedimenti, anche nei confronti del direttore scolastico calabrese, dottor Panetta.
(4-10623)

Risposta. - Nell'atto di sindacato ispettivo in esame, l'interrogante, a seguito delle risposte fornite dall'Amministrazione alle interrogazioni n. 4-06589 e n. 4-08017, torna nuovamente sulla vicenda riguardante la dirigente del Liceo classico statale «Tommaso Campanella» di Reggio Calabria e sulle circostanze che avevano indotto il Direttore generale regionale pro tempore a rivedere il proprio provvedimento di risoluzione del rapporto di lavoro della dirigente medesima e a reintegrarla nelle proprie funzioni.
La questione può considerarsi superata.
Infatti, l'attuale Direttore scolastico regionale per la Calabria, con provvedimento del 13 luglio 2005, ha disposto l'assegnazione della dirigente in argomento ad altra istituzione scolastica con effetto dal 1o settembre 2005. Questo provvedimento è stato assunto dal nuovo Direttore generale regionale in sede di definizione del quadro degli affidamenti, mutamenti d'incarico e mobilità professionale dei dirigenti scolastici della Calabria per l'anno scolastico 2005-2006, considerato che tutti i precedenti incarichi avevano scadenza al 31 agosto 2005.
Quanto all'
ex Direttore scolastico regionale per la Calabria, cui si fa riferimento nell'interrogazione, si comunica che l'Amministrazione ha assegnato al medesimo un equivalente incarico in altra regione.
Con riguardo, poi, agli esiti dell'indagine ispettiva disposta dal Ministero in data 2 aprile 2004, si informa che dalla stessa non sono emersi elementi sostanzialmente diversi rispetto a quelli precedentemente acclarati e che contribuirono a creare un clima di latente conflittualità tra le componenti scolastiche del Liceo in parola. Ed infatti le irregolarità di tipo amministrativo contabile che emergono dagli atti ispettivi in discorso spesso derivano dalla difficoltà di pervenire a conclusioni e decisioni condivise e di percorrere tutte le fasi di una corretta gestione amministrativa, dato il permanente clima conflittuale in seno al Consiglio di Istituto ed alla Giunta esecutiva.
È da ritenere che il provvedimento emanato dall'attuale Direttore generale regionale per la Calabria in data 13 luglio 2005 - con il quale, come già detto, la dirigente scolastica di cui trattasi è stata destinata ad altra istituzione scolastica a decorrere dal 1o settembre 2005 - potrà concretamente contribuire allo svolgimento dell'attività del Liceo classico «Campanella» in un clima di serenità.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il decreto ministeriale 20 aprile 2005 ha determinato le modalità ed i contenuti della prova di ammissione al corso di laurea specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria per l'anno accademico 2005-2006;


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il citato decreto ministeriale 20 aprile 2005 dispone in via sperimentale per l'anno accademico 2005-2006 una graduatoria nazionale e, pertanto, gli studenti potranno risultare iscritti presso sedi universitarie diverse da quella di residenza e fuori dalla Regione;
peraltro, a partire dall'anno accademico 2005-2006 è stato previsto l'avvio di un processo di graduale riduzione del numero delle immatricolazioni;
la riduzione dei numeri dei posti è stata predisposta presso le sedi universitarie che presentano maggiori disponibilità;
la graduatoria sperimentale nazionale stilata su risultanze delle prove sostenute nelle singole sedi universitarie potrebbe provocare ad avviso dell'interrogante un riversamento di iscritti da una Regione ad un'altra, con conseguente creazione di difficoltà anche di natura economica, già di per sé gravosa a livello universitario, per i suoi non residenti;
le Commissioni preposte alla prova di ammissione in questione, pur dovendo seguire identiche modalità e dettagliati compiti, saranno diverse per ogni Ateneo e potranno, quindi, mantenere i comportamenti diversi durante la vigilanza, che non potranno non riversarsi sulla definizione della graduatoria nazionale;
la prova di ammissione è prevista per il 20 luglio 2005, troppo ravvicinata alle prove dell'esame di Stato sostenute dai candidati tutti -:
se non ritenga necessario ed urgente iniziative volte a sospendere l'applicazione della graduatoria nazionale fino a quando non verrà garantita una distribuzione territoriale equa di posti ai corsi di laurea specialistica in Odontoiatria e Protesi Dentaria.
(4-14714)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame con il quale l'interrogante, ritenendo poco equa la distribuzione territoriale dei posti dei corsi di laurea specialistica in odontoiatria e protesi dentaria, conseguente alla sperimentazione di una graduatoria nazionale, disposta dal decreto ministeriale 20 aprile 2005, auspica la sospensione della predetta iniziativa si rappresenta quanto segue.
La legge 2 agosto 1999 n. 264, recante norme in materia di accessi ai corsi universitari dispone che il corso di laurea specialistica in odontoiatria e protesi dentaria sia programmato a livello nazionale e che, annualmente, con decreto del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sentito il Ministero della salute, sia determinato il numero dei posti disponibili su tutto il territorio nazionale, e si provveda alla ripartizione degli stessi tra i diversi Atenei.
Per la individuazione dei posti, a norma della legge citata, si deve tener conto anche del fabbisogno di professionalità del sistema sociale e produttivo.
Relativamente all'anno accademico 2005-2006, il citato Ministero della salute, con parere espresso in data 17 marzo 2005 ha, in coerenza con quanto già evidenziato nel precedente anno, richiamato ancora una volta la necessità di contenere il numero delle immatricolazioni ai corsi di laurea in medicina e chirurgia, in odontoiatria e protesi dentaria e in medicina veterinaria, alla luce delle indicazioni fornite dagli ordini professionali circa la conferma di un
trend in riduzione.
Nella stessa nota, peraltro, viene riferito che dai dati forniti dal Coordinamento regionale in seno alla Conferenza Stato-Regioni, per quanto riguarda l'offerta formativa, risulta un fabbisogno inferiore al precedente anno accademico.
È stato, peraltro, richiesto ai singoli Atenei di comunicare l'offerta potenziale formativa deliberata dai rispettivi organi accademici con riferimento ai parametri di cui all'articolo 3, comma 2, della stessa legge n. 264 del 1999 ed è stato acquisito, nel merito, in data 17 maggio 2005, il parere del Comitato nazionale di valutazione del sistema universitario.
In analogia con quanto effettuato negli anni accademici precedenti, c'è stata pertanto la necessità di correlare il fabbisogno del servizio sanitario sul territorio nazionale


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alla offerta formativa degli atenei. Ciò ha indotto il Ministero ad operare un riequilibrio fra le diverse sedi, riconducendo l'offerta proposta alla programmazione definita per l'anno accademico precedente in quegli Atenei che ne prevedevano l'incremento e accogliendo il numero dei posti per gli altri Atenei che ne proponevano la riduzione.
Relativamente alla prova di ammissione, secondo le modalità ed i contenuti definiti a norma della più volte citata legge n. 264 del 1999, con decreto ministeriale in data 20 aprile 2005, è stato effettivamente stabilito che, in via sperimentale, per l'anno accademico 2005-2006 venisse disposta una graduatoria nazionale e che le immatricolazioni avvenissero nel rispetto della posizione di merito dei partecipanti e della individuazione di una delle sedi scelte dagli stessi in ordine di preferenza.
Si è avvertita, infatti, la necessità di evitare il fenomeno ormai diffuso, che in alcune sedi universitarie fosse facilitata l'immatricolazione per effetto di risposte ai quesiti oggetto della prova in numero decisamente inferiore rispetto ad altre Università.
Al fine di evitare ogni possibile problema legato alla diversità di comportamento delle commissioni tutte le procedure sono state curate per garantire agli studenti lo svolgimento della prova in piena regolarità, richiamando anche l'attenzione dei singoli responsabili del procedimento di Ateneo, sulla necessità di una seria vigilanza durante la prova, soprattutto in considerazione della circostanza che gli studenti potranno risultare iscritti presso sedi universitarie diverse rispetto a quella in cui hanno svolto la prova.
Al fine di sopperire al conseguente aggravio economico di questi studenti si è provveduto a disporre l'esonero di una quota pari al 50 per cento della contribuzione.
In merito alla data prevista per le prove questa è stata fissata per il 20 luglio in quanto per poter garantire il regolare avvio dell'anno accademico era necessario che si potessero definire tutte le procedure di immatricolazione entro il mese di settembre.
Tale data è stata considerata valida, sebbene fosse piuttosto ravvicinata alla prove dell'esame di Stato, nel presupposto che non fosse richiesta ai partecipanti una preparazione aggiuntiva rispetto ai programmi della scuola secondaria superiore ai quali i quesiti oggetto della prova sono stati correlati.
Si è voluto altresì evitare alle famiglie degli studenti ulteriori aggravi economici susseguenti all'esigenza, spesso manifestatasi, di iscrivere i propri figli ad uno dei tanti corsi che istituzioni, le più varie per serietà e tipologie, propongono sul mercato.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

PAPPATERRA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con progetto L.S.U., approvato dalla C.C.I. il 31 luglio 1995 del Dipartimento Protezione Civile Servizi di Formazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sito in Via Ulpiano 11 a Roma e più volte prorogato, sono stati avviati al lavoro 322 lavoratori di provenienza dalla Basilicata, Calabria, Campania e Puglia;
successivamente i suddetti lavoratori sono stati assegnati al settore Protezione Civile delle rispettive Giunte Regionali per lo svolgimento del progetto L.S.U. «Progetto Interregionale per rilievo della vulnerabilità sismica dell'edilizia...», anch'esso più volte prorogato;
detti lavoratori dal 13 luglio 1999 sono stati utilizzati nel progetto L.P.U. n. 3556 Ferrovie dello Stato S.p.A., più volte prorogato;
nel 2000 è stato avviato un processo di stabilizzazione con la costituzione della cooperativa di produzione e lavoro «Meridionale Servizi s.r.l.», con sede in Bari in Via Torre Tresca n. 14, che, previa convenzione


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sottoscritta il 6 dicembre 2000 con le Ferrovie dello Stato S.p.A., ha provveduto all'assunzione dei lavoratori interessati a part-time;
la Meridionale Servizi ha assicurato tale rapporto di lavoro part-time sino al 30 giugno 2005; infatti, con nota n. 325/05 del 24 maggio 2005, ha comunicato il licenziamento a molti lavoratori con decorrenza a partire dal 1 luglio 2005, partendo dal presupposto che sarebbero venute meno le commesse delle Ferrovie dello Stato -:
quali iniziative si intendano assumere nei confronti delle Ferrovie dello Stato e della Meridionale Servizi per il rispetto della convenzione, a suo tempo sottoscritta, al fine di assicurare la continuità e la congruità delle commesse e la sicurezza del posto di lavoro, sia pure a part-time, al fine di evitare di restituire alla disoccupazione decine di lavoratori.
(4-15203)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in argomento, si fa presente quanto segue.
In data 28 giugno 2005 è stato sottoscritto, in sede ministeriale, un accordo per l'erogazione di sostegno al reddito nei confronti dei lavoratori licenziati dalla Società meridionale servizi (78 unità).
Le Regioni partecipanti hanno concordato di inserire i lavoratori presenti sul territorio nel Programma di ricollocazione di lavoratori svantaggiati, promosso dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali tramite Italia Lavoro S.p.A., ai sensi dell'articolo 30 della legge n. 448 n. 2001.
In base a tale impegno delle Regioni, il Ministero ha ritenuto che ricorrano le condizioni per poter ammettere i citati lavoratori ai benefici di cui all'articolo 1, comma 155, della legge n. 311 del 2004, a decorrere dal 1o giugno 2005 e fino al 31 dicembre 2005.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
nel quartiere Secondigliano, tenuto conto della forte densità abitativa e dell'ampiezza del territorio, sono attualmente presenti tre uffici postali, tra quali, quello in Via Dante, è ubicato in posizione centralissima, facilmente raggiungibile dal Corso Secondigliano, ed il cui bacino di utenza è costituito da tutti gli esercizi commerciali della zona;
per l'ubicazione, l'ufficio di Via Dante raccoglie l'utenza anche del vicino quartiere di Miano;
da circa cinque mesi è stato inaugurato un nuovo ufficio postale in Via del Cassano, destinato ad accorporare anche le competenze ed il personale dell'ufficio di Via Dante, malgrado sia ubicato in posizione decentrata rispetto ai quartieri di Secondigliano e Miano;
ad avviso dell'interrogante, gli uffici ed i servizi pubblici debbono principalmente essere rispondenti ai bisogni del cittadino e non solo a quelli del bilancio -:
se il Ministro interrogato intende adoperarsi affinché sia evitato lo spostamento dell'ufficio postale di Via Dante, spostamento che costringerebbe i cittadini residenti a Corso Secondigliano, e nelle immediate vicinanze, a faticosi spostamenti.
(4-11352)

Risposta. - Con riferimento all'atto ispettivo in argomento, si fa presente che dagli accertamenti condotti dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Napoli e dalle notizie fornite dalla Società Poste Italiane S.p.A. è emerso quanto segue.
L'ufficio postale Napoli 8, ubicato in via Dante, è stato chiuso nel mese di luglio 2004, atteso che lo stesso era stato dichiarato inidoneo dai competenti organi tecnici aziendali e non consono a fornire adeguati standard di sicurezza ed agibilità sia per il personale che per la clientela.
Al fine di fronteggiare la domanda della clientela residente e nell'impossibilità di


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reperire in zona locali idonei alla realizzazione di un ufficio adeguato per spazi ed attrezzature, la società ha deciso di riposizionare, sempre all'interno del quartiere di Secondigliano, l'Ufficio di Napoli 60 in via del Cassano; il che ha garantito di soddisfare le esigenze dei popolosi rioni Fiore e Berlingieri.
Inoltre, proprio in considerazione delle istanze pervenute anche dalla locale circoscrizione, dal 15 giugno 2005 la società ha potenziato l'offerta di sportelli attuando il doppio turno di apertura presso l'Ufficio di Napoli 76 sito in Corso Secondigliano, il quale è stato sottoposto ad interventi di riqualificazione delle strutture che hanno riguardato la ristrutturazione degli sportelli, la creazione di una sala da adibire all'attività di consulenza alla clientela, e la realizzazione di una pensilina esterna all'ufficio, al fine di migliorare ulteriormente l'accoglienza della clientela.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
sembrerebbe che la normativa (articolo 2112 c.c. e successive modifiche, articolo 47 Legge 481, Legge 30, Direttiva CE 23 del 2001) che regola le cessioni di ramo d'azienda da parte di Telecom Italia spa, sia utilizzata dalla stessa in modo improprio;
la Telecom sembra aver agito in passato e continui ad agire al di fuori della normativa per attuare dei «licenziamenti a breve-medio termine»;
la Telecom ha proceduto a cedere una decina di «presunti» rami d'azienda;
le summenzionate cessioni non comportano che i partners dell'operazione acquisiscano direttamente il «ramo», e quindi i lavoratori, nell'azienda madre, ma costituiscono sempre una nuova ditta, c.d. «newco», creata su misura per l'occasione;
il solo costo del personale dell'azienda è di gran lunga superiore al profitto che questa può trarre dai servizi offerti a Telecom e solo grazie ad una generosa commessa iniziale riesce a coprire il costo dei dipendenti ed offrire un valore aggiunto che rappresenta il solo vero business per i partners;
nella maggior parte dei casi, si tratta di attività obsolete o costose, la «newco» non trova altre commesse sul mercato ed è costretta a chiudere i battenti, provocando ripercussioni sui lavoratori;
Telecom, ultimamente, ha ridotto l'importo della commessa ancor prima della scadenza contrattuale, «costringendo» le aziende acquisitrici, per salvare il proprio profitto, a ricorrere alla mobilità;
tali cessioni comportano che i lavoratori si ritrovano ad essere ceduti ad aziende, accondiscendenti, sapendo, a priori, di non riuscire a sopravvivere sul mercato;
varie sentenze hanno stabilito la nullità di alcune cessioni e centinaia di ricorsi alla Magistratura, sono a tutt'oggi ancora in corso -:
se il Ministro intervenga al fine di far chiarezza in merito alla summenzionata situazione ed al reale e corretto uso della normativa in questione;
se il Ministro intenda verificare quanti siano i lavoratori che, a seguito delle suddette «manovre» aziendali, hanno perso il posto di lavoro.
(4-11474)

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
la prossima cessione da parte di Telecom è prevista per il prossimo 1 novembre e riguarderà quello che resta


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del settore «Manutenzione Immobili ed Impianti Tecnologici» ed i servizi ambientali pulizie, rifiuti speciali, aree verdi eccetera);
i lavoratori interessati saranno circa 350 di Telecom e circa 100 di EMSA Immobiliare (azienda del gruppo Telecom), per le stesse attività di cui sopra;
prima di effettuare la «cessione di ramo», Telecom si è assicurata gran parte delle attività di competenza del settore delle Manutenzioni, distribuendole od in altri settori della stessa Telecom (Gestione tecnica), oppure in altre Aziende già esternalizzate dal Gruppo (IMSER, ceduta nel 2000 - PIRELLI Property, ceduta nel 2002);
la cessione di cui sopra avrà come probabili conseguenze:
a) che un numero considerevole di lavoratori dovrà lasciare, dopo 10-20-30 anni di servizio, una società solida per andare a finire in un'azienda neo costituita;
b) i lavoratori oggetto della cessione sono tutti tecnici ed i loro costi diverrebbero troppo alti da sopportare -:
se i timori e le perplessità dei lavoratori corrispondano al vero e, in caso affermativo, si intenda intervenire a tutela dei diritti dei lavoratori delle aziende Telecom e EMSA, la stabilità del cui rapporto di lavoro potrebbe essere seriamente compromessa dalla cessione in questione.
(4-11476)

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
Telecom Italia S.p.A. ha ceduto, nel 2000, alla Newco Imser (Azienda costituita da Beni Stabili - Lehman Brothers - Telecom Italia) 90 lavoratori;
successivamente la stessa Imser ha ceduto parte dei dipendenti alla Newco Telemaco (società immobiliare);
parte dei fabbricati Imser sono confluiti nei fondi immobiliari costituiti da Pirelli Real Estate, parte sono stati venduti ed i lavoratori si occupano della manutenzione dei pochi stabili rimasti ad Imser;
dei 90 lavoratori, 64 hanno fatto ricorso alla magistratura e quest'ultima, nel dicembre 2003, ha ritenuto nulla la cessione;
anche Telecom Italia ha fatto ricorso, i lavoratori non sono ancora stati reintegrati -:
se il Ministro intenda accertare i motivi che hanno impedito il reintegro dei lavoratori;
se il Ministro intenda appurare quando i lavoratori saranno reintegrati.
(4-11492)

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
Telecom Italia S.p.A. ha ceduto alla Newco Telepost (Pirello R.S, FM - TNT - Comdata) 256 lavoratori (Telecom ed Emsa immobiliare) con la commessa relativa alle attività di protocollo-posta ed archivi cartacei;
i lavoratori di Emsa provenivano da una precedente cessione di ramo effettuata da TIM ed IT Telecom nel novembre 2003 -:
quali siano le valutazioni dei Ministri interrogati in merito alla salvaguardia dei posti di lavoro e della professionalità dei lavoratori Telecom che sarebbero state cedute senza effettive garanzie occupazionali e se siano stati rispettati i princìpi previsti dalla normativa vigente in materia di cessione di ramo d'azienda.
(4-11497)

Risposta. - Con riferimento alle interrogazioni in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma è emerso quanto segue.


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La decisione in ordine alle esternalizzazioni di alcune attività è stata presa dalla Telecom Italia S.p.A., nell'ambito dei propri poteri discrezionali e di scelte di politica economica finalizzate alla razionalizzazione dell'attività.
Tali scelte sono state, in ogni caso, concordate con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, nell'ambito di un primo accordo di massima sottoscritto presso questo Ministero in data 28 marzo 2000, e di ulteriori accordi sottoscritti in data 27 maggio 2002, 10 giugno 2003 e 12 novembre 2004.
Gli
outsourcing realizzati hanno riguardato i sottoelencati settori aziendali, per i quali si riporta anche il numero delle unità interessate e le rispettive date di efficacia delle cessioni:
manutenzione beni immobili ad Imser S.p.A., azienda neocostituita dalla Società beni stabili, Lehman Brothers e Telecom (90 risorse), a dicembre 2000;
stampa delle bollette telefoniche alla Printel S.p.A., società del gruppo Poste Italiane (circa 70 risorse), a febbraio 2001;
gestione beni immobili a società di Pirelli Real Estate (circa 125 risorse), a giugno 2002;
gestione flotta di autovetture aziendali a
Savarent Fleet Service, società di gruppo Fiat (circa 150 risorse), a gennaio 2002;
logistica operativa (magazzino, gestione conti deposito, gestione rifiuti, gestione rottamazioni) a TNT Logistics Italia S.p.A., società del gruppo TNT Italia (circa 350 risorse), a marzo 2003;
Help desck Management di IT Telecom S.p.A. (gestione postazioni informatiche) a società del gruppo Hewlett Packard (circa 600 risorse), ad aprile 2003;
Document Management di Telecom Italia ed Emsa (società del gruppo Telecom Italia) verso Telepost S.p.A., società partecipata da TNT Mail, Pirelli Real Estate e Comodata (circa 250 risorse), a marzo 2004;
servizi ambientali e manutenzioni di Telecom Italia ed Emsa verso MP
Facility, società partecipata al 50 per cento da Pirelli Real Estate e Manutencoop (circa 450 risorse), a novembre 2004.

Le cessioni attuate nel triennio 2002-2004, hanno riguardato personale occupato in n. 17 regioni, numero 6 settori operativi e complessivamente n. 1894 lavoratori.
Con specifico riferimento all'interrogazione n. 4-11492, si rappresenta che n. 62 lavoratori, occupati presso le sedi di Roma e Torino, coinvolti nella cessione alla Imser del ramo d'azienda riguardante l'attività di manutenzione di immobili, di cui al precedente punto 1, hanno promosso ricorso al magistrato del lavoro ottenendo sentenza favorevole di primo grado.
Più in particolare si riferisce che il tribunale ha dichiarato «la nullità della cessione dei contratti di lavoro dei ricorrenti e per l'effetto... la sussistenza di un rapporto di lavoro dei medesimi con Telecom Italia S.p.A. -
omissis -».
Nelle motivazioni della sentenza il giudice ha asserito che la cessione del ramo di cui trattasi non sarebbe avvenuta in conformità al disposto dell'articolo 2112 del c.c. per la mancanza di autonomia funzionale del ramo ceduto (costituito pochi mesi prima della cessione) e per violazione degli accordi sindacali in materia di controllo della società cessionaria da parte della società cedente.
Avverso tale sentenza Telecom Italia ha interposto appello e la prima udienza è stata fissata per il 28 novembre 2005.
Nel frattempo, peraltro, i lavoratori interessati continuano a prestare la loro attività lavorativa, alcuni alle dipendenze della Imser, altri della Telemaco Immobiliare cui la stessa Imser ha, a sua volta, ceduto parte delle proprie attività.
Ulteriori ricorsi riguardanti la cessione delle attività di
Document Management verso Telepost S.p.A. sono stati promossi da 68 lavoratori ed i giudizi sono ancora pendenti.
Per quanto concerne il rispetto delle procedure di cui alla legge 29 dicembre 1990, n. 428 si rappresenta che la Telecom


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Italia S.p.A. si è sempre attenuta alle disposizioni di cui all'articolo 47 della medesima legge, dimostrando di aver provveduto a comunicare tempestivamente, alle organizzazioni sindacali più rappresentative, tutte le cessioni sopra elencate.
Si fa presente, infine, che per le cessioni di cui ai paragrafi 1, 2, 3, 4 e 5 la società ha sottoscritto appositi verbali di riunione, presso l'Unione industriali di Roma, mentre, per le restanti cessioni, le procedure sindacali si sono concluse con lo scadere del termine di dieci giorni stabilito dalla legge.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
Telecom Italia SpA ha ceduto, nel 2002, alla Newco Tess 250 lavoratori con commessa relativa all'amministrazione del personale;
la cessione venne presentata come un'opera di razionalizzazione interna dell'attività;
alla Tess, che al momento della cessione era del Gruppo Telecom, sarebbero confluiti lavoratori di varie Aziende del Gruppo che svolgevano la stessa attività;
un anno dopo Tess (personale e commessa) fu ceduta ad Accenture e l'operazione si trasformò in una esternalizzazione vera e propria -:
se il Ministro intenda appurare la situazione professionale dei 250 lavoratori.
(4-11494)

Risposta. - La decisione in ordine alle esternalizzazioni di alcune attività è stata presa dalla Telecom Italia S.p.A., nell'ambito dei propri poteri discrezionali e di scelte di politica economica finalizzate alla razionalizzazione dell'attività.
Tali scelte sono state, in ogni caso, concordate con le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative, nell'ambito di un primo accordo di massima sottoscritto presso questo Ministero in data 28 marzo 2000, e di ulteriori accordi sottoscritti in data 27 maggio 2002, 10 giugno 2003 e 12 novembre 2004.
Premesso ciò, si riferisce quanto emerso dagli accertamenti effettuati dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Roma.
Nel mese di novembre 2000 la soc. Telecom Italia S.p.A. ha ceduto alla soc. Tele Payroll Services S.p.A. (in breve TE.ss S.p.A.), propria controllata al 100 per cento, il ramo d'azienda avente ad oggetto lo svolgimento dei servizi relativi all'Amministrazione del personale e, con l'osservanza dell'articolo 47 della legge n. 428 del 1990, sono state cedute n. 353 risorse umane.
Con apposito Accordo quadro, inoltre, venivano stabilite le condizioni generali relative al servizio di gestione di tutti gli adempimenti amministrativi in materia di personale dipendente, fornito da Te.ss. S.p.A. alla stessa Telecom Italia S.p.A. ed alle altre società controllate del Gruppo Telecom (cosiddetta procedura di
outsourcing).
Successivamente le società del Gruppo Telecom interessate hanno singolarmente aderito al predetto Accordo quadro, stipulando ciascuna singoli accordi con la Soc. Te.ss. S.p.A., mirati a definire le attività di proprio interesse da affidare alla gestione di quest'ultima.
La Soc. Finsiel S.p.A., pure facente parte del Gruppo Telecom, a decorrere dal 1o febbraio 2002, cede anch'essa a Te.ss. il proprio ramo d'azienda relativo all'Amministrazione del personale, trasferendo contestualmente n. 28 risorse umane.
A tale ultimo riguardo, in sede di procedura sindacale, si è provveduto ad armonizzare il trattamento economico e normativo dei dipendenti, assoggettando anche il personale trasferito alla norma del Contratto collettivo nazionale di lavoro del settore Telecomunicazioni, anziché quello precedente del settore Metalmeccanico.
Nel mese di dicembre 2002, sulla base di un contratto stipulato con Telecom Italia, la Soc. Accenture HR Services International


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Limited (in breve denominata Accenture HR) ha acquisito il controllo esclusivo di Te.ss. S.p.A., con piena efficacia a decorrere dal 1o marzo 2003 a seguito del nulla osta dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato.
Nel corso dell'anno 2003 è stata conclusa a sensi dell'articolo 24 della legge n. 223 del 1991 la procedura, avviata nel mese di luglio 2002 dalla Soc. Te.ss. S.p.A., per il collocamento in mobilità di n. 30 lavoratori. La procedura ha interessato i lavoratori in possesso dei requisiti per l'accesso alla pensione. Con accordo sindacale del 30 luglio 2002 è stato fissato il possesso dei requisiti pensionistici quale criterio di individuazione dei lavoratori da collocare in mobilità ed è stata altresì sancita l'adesione volontaria dei singoli lavoratori interessati alla procedura medesima. La facoltà di aderire alla procedura è stata concessa, peraltro, anche a coloro che non possedevano i requisiti pensionistici.
Attualmente l'organico di Te.ss. S.p.A., inteso quale settore azienda e originariamente appartenente ai rami di Telecom Italia S.p.A. ed oggi appartenente a tutti gli effetti alla soc. Accenture HR S.p.A., ammonta a n. 398 unità, alle quali continua ad applicarsi il trattamento economico e normativo sancito dal Contratto collettivo nazionale di lavoro Telecomunicazioni.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Ansa, del 10 dicembre 2004, l'Alitalia da una parte licenzia per esubero di personale e dall'altra assume due nuovi dirigenti esterni;
la summenzionata azienda, nei mesi precedenti, ha denunciato 3.700 esuberi;
l'arrivo di questi due dirigenti è previsto nel settore Sicurezza, nonostante nella stessa area siano previsti 17 esuberi su 56 addetti -:
se il Ministro intenda verificare quali siano i motivi per i quali siano stati scelti dirigenti esterni e a quanto ammontino le loro retribuzioni.
(4-12027)

Risposta. - In relazione alla interrogazione parlamentare in esame, si fa presente quanto riferito, al riguardo, dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma.
Negli ultimi mesi dell'anno 2004, la società Alitalia ha provveduto a modificare la precedente organizzazione, creando due nuovi settori: «Normativa e analisi della minaccia» ed «Operational Audit», aventi rispettivamente il compito di elaborare le procedure in tema di sicurezza, di verifica della stessa sicurezza, nonché di gestione dei rischi. Tale riorganizzazione è seguita all'entrata in vigore delle nuove norme internazionali dell'International Air Transport Association e delle direttive nazionali dell'Ente azionale per l'aviazione civile, dettate per gli eventi terroristici, accaduti a New York nel settembre 2001.
L'azienda in esame, nell'ambito della procedura di mobilità avviata nel 2004, ha subito l'esodo volontario di risorse umane di notevole esperienza, occupate nell'Area della sicurezza e, pertanto, nell'impossibilità di reperire pari professionalità all'interno dell'azienda medesima, ha fatto ricorso all'assunzione di due nuove unità in possesso dei requisiti professionali richiesti (diploma di laurea in Scienze della sicurezza ed ingegneria gestionale, specializzazione in Scienza della sicurezza esterna ed interna, esperienze maturate presso altre aziende a livello internazionale).
Le due unità in esame sono state assunte, il 1o novembre 2004, con contratto a tempo indeterminato, con la qualifica «Quadro» e retribuite, secondo quanto riferito dall'azienda, al pari delle figure professionali equivalenti presenti in azienda.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.


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PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo pubblicato su Il Mattino, il 6 gennaio 2005, nei cantieri si continua a lavorare senza regole e senza garanzie per gli operai;
dall'inizio dell'anno ci sono state altre due vittime, una a Napoli ed un'altra a Caserta;
nei mesi addietro vi era stata una mobilitazione, accompagnata da controlli piu rigidi, che aveva portato al sequestro di parecchi cantieri;
la misura di cui sopra è però servita a ben poco, poiché si è ripreso a costruire senza permessi e ciò significa incentivare l'abusivismo ed il lavoro nero -:
se il Ministro intenda dar luogo ad ispezioni a partire da quelle ditte che vincono le gare con un ribasso superiore al 40 per cento, in particolare nel territorio del comune di Napoli;
se il Ministro ritenga di dover assumere le necessarie iniziative atte a garantire la sicurezza dei lavoratori ed a frenare il fenomeno del «lavoro nero».
(4-12326)

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Amalia De Simone, pubblicato su Il Mattino, il 6 gennaio 2005, il papà di Franco Iacomino, ragazzo di 33 anni morto a seguito di una caduta dall'impalcatura, è amareggiato perché le istituzioni lo hanno abbandonato;
dopo la tragedia ci fu una gara di solidarietà ed ora a distanza di tre mesi tutti si sono dimenticati;
il ragazzo di cui sopra lavorava in nero in un cantiere di Ercolano, per 350 euro settimanali;
il signor Franco Iacomino lascia una moglie di 24 anni, disoccupata ed una figlia di 18 mesi:
se non sia il caso di effettuare maggiori controlli in modo da evitare il proliferare del lavoro nero e di prendere provvedimenti più rigidi e severi nei confronti di coloro che lo incentivano.
(4-12364)

Risposta. - In ordine alle interrogazioni suindicate, concernenti chiarimenti in ordine all'azione del Governo in merito al fenomeno del lavoro nero si fa presente che, nell'ambito dell'attività di vigilanza, questo Ministero ha programmato verifiche ispettive finalizzate, soprattutto, al miglioramento dei risultati qualitativi dell'attività, da realizzarsi mediante una più mirata selezione delle realtà aziendali da sottoporre a controllo, con riguardo a quelle aziende maggiormente a rischio sotto il profilo del «lavoro sommerso».
Gli ambiti di attività oggetto di una più attenta azione di vigilanza sono il settore edile, il lavoro irregolare di cittadini stranieri immigrati, il lavoro del settore agricolo e quello dei pubblici servizi, nonché il lavoro minorile.
In considerazione, infatti, della gravità del fenomeno infortunistico e della diffusione di forme di lavoro irregolare nel settore edile, si è reso necessario intensificare l'azione ispettiva, soprattutto, verso le piccole e medie aziende, non iscritte alla Casse edili e al settore degli appalti pubblici.
Tali interventi saranno finalizzati a verificare sia le complessive condizioni di sicurezza ed igiene dei luoghi di lavoro sia l'eventuale esistenza di fenomeni di cosiddetto lavoro nero.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
il numero delle amministrazioni che hanno comunicato per l'anno 2003 al


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Dipartimento della Funzione Pubblica di aver conferito od autorizzato incarichi ai propri dipendenti è pari a 5.509, cui vanno ad aggiungersi 10.304 scuole per un totale di 15.813 amministrazioni pubbliche;
complessivamente i dipendenti, cui sono stati conferiti od autorizzati incarichi nel corso del 2003, sono stati 80.658 per un totale di 150.858 incarichi -:
a quanto ammonti, in riferimento al 2000, il numero medio di incarichi liquidati per soggetto.
(4-13188)

Risposta. - L'articolo 53, comma 12 e seguenti, del decreto legislativo n. 165 del 2001 dispone che le pubbliche amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 2 e all'articolo 3 che conferiscono o autorizzano incarichi retribuiti ai propri dipendenti devono comunicare entro il 30 giugno di ciascun anno in via telematica o su apposito supporto magnetico al Dipartimento della Funzione Pubblica l'elenco degli incarichi conferiti o autorizzati ai dipendenti stessi nell'anno precedente, con l'indicazione dell'oggetto dell'incarico e del compenso lordo previsto o presunto. Il Dipartimento della Funzione Pubblica, entro il 31 dicembre di ciascun anno, riferisce al Parlamento sui dati raccolti.
L'adempimento relativo all'Anagrafe delle Prestazioni è stato nel tempo completamente informatizzato. Nel maggio 2001 il Dipartimento attivò un primo sito Internet dedicato (
www.anagrafeprestazioni.it) che permetteva alle amministrazioni di effettuare per via telematica tutte le comunicazioni relative agli incarichi conferiti o autorizzati ai propri dipendenti nell'anno precedente.
Con la circolare n. 198 del 31 maggio 2001, è stato introdotto l'obbligo per le amministrazioni di trasmettere i dati utilizzando esclusivamente il sito. Inoltre, dal 24 gennaio 2005 è attivo il nuovo sito Anagrafe delle Prestazioni, che ha semplificato e velocizzato notevolmente l'adempimento per le amministrazioni interessate, incrementando la qualità dei dati raccolti.
Dalla Relazione al Parlamento sull'Anagrafe delle Prestazioni per l'anno 2000, redatta sulla base dei dati trasmessi per via telematica al Dipartimento della Funzione Pubblica nel corso dell'anno 2001 e fino a parte del 2002, si rileva che il numero medio di incarichi liquidati per dipendente è 1,66.
Il Ministro per la funzione pubblica: Mario Baccini.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
così come evidenziato dall'Assoconsumi di Siena la nuova nota 3 del CUF, ha disposto un nuovo criterio di valutazione dei pazienti con problemi cardiovascolari, a proposito del farmaco Esapent, (anticolesterolo);
ben 12 enti scientifici hanno protestato contro le prescrizioni del CUF (è possibile la mutuabilità solo nel caso di infarto);
il farmaco non sembra avere sul mercato un generico sostitutivo;
come al solito le società farmaceutiche fanno «cartello» visto che tutti i medicinali simili costano circa 20 euro -:
i motivi per cui il medicinale ed i suoi simili non siano a carico del servizio sanitario nazionale.
(4-13706)

Risposta. - L'argomento in esame nell'interrogazione parlamentare concerne il regime di rimborsabilità a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) stabilito dalla nota 13 (e non dalla nota 3, come segnalato dall'interrogante) per le tre categorie dei farmaci deputati al trattamento della ipercolesterolemia e delle ipertrigliceridemie familiari, primarie e secondarie (fibrati, statine ed altri ipolipemizzanti ed ipotrigliceridemizzanti, quali gli omega-3-trigliceridi).
In particolare, gli omega-3 etilesteri sono presenti in tre specialità medicinali, «Esapent», «Eskim» e «Seacor», poste a carico del Servizio Sanitario Nazionale per


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i pazienti con pregresso infarto del miocardio e per quelli affetti da dislipidemie familiari.
Le limitazioni per la rimborsabilità stabilite nella nota 13 sono state determinate secondo prove di efficacia e di sicurezza presenti nella letteratura scientifica.
In particolare, uno studio italiano ha confermato l'efficacia degli omega-3-etilesteri nella riduzione della mortalità solo in soggetti che sono stati già colpiti da infarto del miocardio (prevenzione secondaria) (GSSI-Prevenzione Investigators - Gruppo Italiano per lo Studio della sopravvivenza nell'infarto miocardio - Dietary supplementation with n-3polvunsaturated fatty acids and vitamin E after myocardial infarction: results of the GISSI-Prevenzione trial. Lancet 1999; 354:447-445).
Le evidenze scientifiche suggeriscono di non utilizzare per la strategia terapeutica la valutazione del singolo fattore di rischio (ad es. livello di colesterolo o di trigliceridi), identificando l'esistenza di un rischio di contrarre un evento cardiovascolare (ictus o infarto) sulla base delle carte di rischio, sviluppate su coorti di popolazione seguite negli anni, realizzate in Italia dall'Istituto superiore di Sanità.
Sulla base di tali carte, capillarmente distribuite a tutti i 360.000 medici italiani attraverso il Bollettino di Informazioni sui Farmaci e reperibili sul sito internet dell'Agenzia Italiana del Farmaco, ogni medico di medicina generale può calcolare, per ciascun singolo paziente, il rischio cardiovascolare assoluto ed ammettere il soggetto alla prevenzione primaria o secondaria con uno dei farmaci della Nota 13.
La revisione della nota citata non solo non taglia i livelli assistenziali, ma allarga la rimborsabilità sulla base della valutazione del rischio globale assoluto del singolo paziente, indipendentemente dal valore biochimico, nella norma o alterato, dei livelli di colesterolemia e ipertrigliceridemia.
La decisione di assumere come criterio di rimborsabilità non un valore di laboratorio ma la condizione di rischio del paziente, oltre a recepire uno dei risultati più rilevanti della ricerca clinica ed epidemiologica, rappresenta un concreto adeguamento del criterio della rimborsabilità alla evoluzione delle conoscenze scientifiche.
Questa nuova decisione regolatoria è stata inoltre collegata ad un progetto di ricerca promosso e finanziato dall'AIFA denominato studio RiACE (Rischio Assoluto Cardiovascolare-Epidemiologico).
Tale studio, svolto in collaborazione con i medici di medicina generale, consentirà di valutare, nella pratica clinica corrente, la trasferibilità, l'applicazione e i risultati delle carte di rischio, segnando un passaggio culturale importante nel collegare la decisione regolatoria alla attività di ricerca, e consentendo che l'ammissione alla rimborsabilità, oltre a costituire l'accesso alle terapie, diventi allo stesso tempo strumento di formazione e di ricerca per la medicina generale.
Il Ministro della salute: Francesco Storace.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i nidi aziendali dovrebbero essere il fiore all'occhiello di ogni azienda privata;
il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha stanziato fondi a favore di questa iniziativa;
l'articolo 70 della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria 2002) ha istituito un fondo per gli anni 2002-2003-2004 a favore ed a sostegno della costruzione e la gestione di asili nido;
la Corte costituzionale con la sentenza n. 17 del 2003 ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della norma citata -:
quali iniziative di carattere normativo si intendano adottare in merito alla problematica citata con particolare riferimento ai finanziamenti.
(4-13805)

Risposta. - La Corte costituzionale, con sentenza n. 370 del 2003 ha ritenuto la disposizione dell'articolo 70 della legge n. 448 del 2001 (finanziaria 2002), in cui è


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prevista l'istituzione di un fondo a destinazione vincolata a sostegno degli asili nido, in contrasto con l'articolo 117, quarto comma, della Costituzione, in quanto disporrebbe in «ambiti affidati alla potestà residuale delle regioni», nonché con l'articolo 19 della Costituzione, il quale «non consentirebbe la creazione di fondi statali a destinazione vincolata».
Ne consegue che lo Stato non può destinare finanziamenti agli Enti locali vincolati alla creazione di asili nido, in quanto la materia è di competenza delle Regioni.
Per quanto attiene, invece, l'istituzione del Fondo destinato al finanziamento ai datori di lavoro che realizzano, nei luoghi di lavoro, asili nido e micronidi per i figli dei dipendenti ex articolo 91 legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria per il 2003), si rappresenta che la Corte Costituzionale, con sentenza n. 320 del 2004, ribadendo i contenuti di precedenti pronunce, circa i fondi con vincolo di destinazione in materie di competenza delle regioni, quale appunto la materia dello sviluppo del sistema di asili nido, ha dichiarato l'illegittimità del Fondo stesso.
A seguito della citata sentenza della Corte costituzionale, questa Amministrazione ha richiesto un parere al Consiglio di Stato sugli esiti dei progetti già selezionati. Tale parere, formulato in data 15 febbraio 2005 dall'Adunanza della Commissione Speciale istituita per tale specifica circostanza, ha confermato il principio «dell'efficacia della dichiarazione di illegittimità costituzionale ex tunc».
In ordine a quanto sopra menzionato, si fa presente che questa Amministrazione è impegnata a ricercare ogni possibile soluzione, affinché i beneficiari della misura, individuati da una Commissione ministeriale che ha selezionato i progetti, non siano danneggiati dall'annullamento delle disposizioni di legge in esame e anche in considerazione della primaria rilevanza che questo Ministero annette allo sviluppo dei servizi a sostegno della famiglia e della prima infanzia.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Grazia Sestini.

PERROTTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Ansa del 21 aprile 2005, le organizzazioni non governative italiane sono davvero preoccupate per la crisi politico istituzionale in Ecuador;
alla base di questa ulteriore crisi vi sono motivi, quali la costituzione di uno Stato multietnico e multiculturale, basato sull'equità economica e sullo sviluppo materiale, spirituale, culturale eccetera;
il governo italiano è già intervenuto in delicate situazioni che assillano il governo dell'Ecuador, come ad esempio l'annullamento del debito -:
se non ritenga di intervenire presso il Governo dell'Ecuador affinché possa essere garantito il diritto alla piena libertà d'espressione per tutti coloro che vogliono dimostrare, in maniera pacifica e propositiva, il proprio malcontento;
se il Ministro interrogato intenda attivarsi affinché anche gli altri Stati procedano alla cancellazione del debito estero nei confronti dell'Ecuador, già oppresso da problemi considerevolmente delicati.
(4-13973)

Risposta. - Sotto il profilo dei diritti umani e delle libertà fondamentali l'Ecuador non ha formato oggetto di alcuna risoluzione di condanna per violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali né nel quadro della 61ma sessione della Commissione ONU per i diritti umani di Ginevra (marzo-aprile 2005), né nel corso della 60ma sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni unite settembre-dicembre 2004). Tuttavia, nell'ambito della 61ma sessione della Commissione ONU per i Diritti umani di Ginevra, è stato presentato il rapporto del Relatore speciale Rodolfo Stavenhagen sulla situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali delle popolazioni indigene; questi, nel trattare la questione dell'Ecuador, paese dove il 40 per cento della popolazione è indigena, ha espresso preoccupazione per le continue


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intimidazioni e minacce di morte ricevute dagli attivisti indigeni a causa del loro impegno per la promozione e protezione dei diritti umani e ha invitato il Governo ad adottare misure speciali per proteggere i diritti degli indigeni.
L'ONG Amnesty International, nel suo «Rapporto annuale 2004», aveva rilevato l'esistenza di una situazione ancora critica dei diritti umani in Ecuador: «tribunali di polizia», che non sarebbero né imparziali né indipendenti, continuano a rivendicare la loro competenza nell'indagare e perseguire agenti di polizia accusati di gravi violazioni dei diritti umani, mentre restano frequenti le minacce e le intimidazioni verso coloro che hanno denunciato casi di tortura e maltrattamenti. A detta di Amnesty International e di altre ONG attive nella tutela e promozione dei diritti umani, il malfunzionamento della macchina giudiziaria garantirebbe in tal modo un clima di impunità per i presunti violatori dei diritti umani. Il rapporto rileva inoltre le reiterate intimidazioni e minacce di morte rivolte agli attivisti indigeni, soprattutto nelle zone petrolifere, e i numerosi casi di tortura e maltrattamento ai danni dei detenuti. Negli ultimi mesi inoltre Amnesty International ha registrato un forte incremento di atti intimidatori contro l'opposizione che per lo più rimangono impuniti.
Per quanto riguarda più specificatamente la libertà di stampa e di espressione l'ONG Reporters Sans Frontières ha espresso preoccupazione per la situazione dei media e condanna gli attacchi contro la stampa occorsi durante la crisi politica che ha scosso il paese.
Infine anche la Presidenza dell'Unione europea ha segnalato con allarme, in una sua dichiarazione del 21 aprile 2005, la situazione politica e sociale in Ecuador, richiedendo al paese di compiere tutti gli sforzi necessari a rinforzare il processo democratico e le istituzioni dello Stato, nel rispetto del diritto e delle libertà fondamentali. Tutto ciò premesso, in ogni passaggio della crisi politico-istituzionale è stata d'altra parte garantita la libertà di espressione degli organi di stampa nazionali, il cui operato è stato anzi fondamentale per la presa di coscienza della popolazione rispetto alle violazioni della Costituzione operate dal precedente Governo.
Dopo la destituzione del Presidente Gutierrez - provocata dalla crisi scoppiata proprio a seguito dell'ingiustificata repressione dei manifestanti politici antigovernativi - il nuovo Presidente Alfredo Palacio, ed il suo Governo, hanno dichiarato di ritenere la libertà di espressione popolare come elemento fondamentale della democrazia e si sono impegnati in questo senso.
Per quanto concerne il secondo quesito posto dall'interrogante, il 13 giugno 2003 l'Ecuador ha firmato con i Paesi creditori membri del Club di Parigi la sua ottava Intesa multilaterale di ristrutturazione debitoria (riscadenzamento temporale) per un ammontare di circa USD) 82 milioni. L'Italia ha partecipato alla ristrutturazione con una quota di USD) 20,98 milioni (circa 16,83 milioni di euro) interamente per crediti commerciali.
Il nostro Paese è il primo creditore bilaterale dell'Ecuador al Club di Parigi, con una quota del 25,33 per cento seguito nell'ordine da Israele (17,9 per cento) Giappone (13,1 per cento), Stati Uniti (12,6 per cento), Francia (10,2 per cento), Regno Unito (7,8 per cento), Germania (4,8 per cento), Norvegia (3,8 per cento) Canada (2,2 per cento) e Spagna (2,2 per cento). L'Accordo bilaterale applicativo della suddetta Intesa è stato firmato a Quito l'11 febbraio 2005.
Il 26 maggio 2005 si è conclusa la missione del Fondo monetario internazionale in Ecuador. Lo
staff del Fondo monetario internazionale ha ben accolto il piano di riforme strutturali fra cui spicca quella dedicata alle imprese pubbliche che avrà come effetto secondario una riduzione della spesa pubblica e del drenaggio fiscale. Non è stata segnalata la necessità di ulteriori interventi dal lato del debito estero.
L'Ecuador non è un Paese eleggibile in linea di principio a misure di cancellazione debitoria in quanto non rientra tra i Paesi IDA-only-HIPC (Paesi che hanno un debito estero insostenibile) e non ha Accordi in corso con il Fondo Monetario Internazionale.


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Qualora dovesse verificarsi una crisi debitoria l'Ecuador potrà essere nuovamente invitato al Club di Parigi per negoziare un trattamento del debito estero, sulla base delle indicazioni del Fondo monetario internazionale e a seguito della firma di un accordo con quest'ultimo a sostegno della bilancia dei pagamenti.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ENPAF - Ente nazionale di previdenza ed assistenza farmacisti - ha lo scopo di attuare la previdenza e l'assistenza in favore degli iscritti, dei loro famigliari e dei superstiti nei limiti e con le modalità stabilite dallo statuto e secondo le previsioni del regolamento di previdenza ed assistenza;
oggi l'ENPAF è diviso in due sezioni, una per l'assistenza e l'altra per la previdenza, e provvede all'una e all'altra anche a mezzo di sedi o delegazioni provinciali o regionali -:
se il Governo nomini qualcuno dei consiglieri di amministrazione e se ve ne sono in scadenza per quest'anno e per il 2006;
se il ministero del lavoro esercita una qualsiasi «sorveglianza»;
quanto costa annualmente il funzionamento del consiglio d'amministrazione.
(4-15059)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in esame, si comunica quanto riferito dall'Ente nazionale di previdenza e di assistenza farmacisti.
L'attuale Consiglio di amministrazione, eletto dal Consiglio nazionale dell'Ente nell'assemblea del 14 aprile 2005, si è insediato il 24 maggio 2005 e resta in carica quattro anni. Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha provveduto, con nota prot. 6/3PP/21359/11 del 16 maggio 2005, a confermare i propri funzionari dottoressa Antonella Ferrini quale rappresentante in seno al Consiglio di amministrazione di questo Ente nonché la dottoressa Anna Concetta Curtilli quale membro effettivo del Collegio sindacale, con funzioni di presidente. Fanno inoltre parte del Consiglio di amministrazione il dottor Roberto Iadicicco, designato dal Ministero della salute in propria rappresentanza con nota prot. GAB/3498-P/I8dd/15 del 20 aprile 2005, nonché il dottor Massimo Marconi, confermato in propria rappresentanza dal Ministero dell'economia e delle finanze con nota prot. 0050314 del 19 aprile 2005.
Per quanto riguarda il costo annuo per il funzionamento del Consiglio di amministrazione, nonché di tutti gli altri Organi statutari dell'ENPAF, costituiti dal Presidente, dal Consiglio nazionale, dal Comitato esecutivo e dal Collegio dei sindaci, tale costo è rilevato nella Categoria 1a delle Spese correnti del Conto consuntivo dell'Ente ed ammonta, per l'esercizio 2004, a 195.152,35 euro.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'ENPAIA - Ente nazionale di previdenza per gli addetti e per gli impiegati in agricoltura - svolge la sua attività sull'intero territorio nazionale e gestisce le seguenti forme di previdenza: assicurazione contro gli infortuni professionali ed extra-professionali, trattamento di previdenza ed accantonamento del trattamento di fine rapporto -:
se il Governo nomini qualcuno dei consiglieri di amministrazione e se ve ne sono in scadenza per quest'anno e per il 2006;


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se il ministero del lavoro esercita una qualsiasi «sorveglianza»;
quanto costa annualmente il funzionamento del consiglio d'amministrazione.
(4-15060)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, si fa presente quanto rappresentato al riguardo dall'Ente nazionale di previdenza per gli addetti e gli impiegati in agricoltura (ENPAIA).
Ai sensi del decreto legislativo n. 509 del 1994, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali ed il Ministero dell'economia esercitano una funzione di controllo sull'attività degli enti privatizzati, tra cui l'ENPAIA (ora Fondazione), attraverso la formulazione di pareri od osservazioni in merito ai bilanci, alle variazioni di bilancio, sulle modifiche statutarie e dei regolamenti, anche mediante la presenza diretta di propri rappresentanti, nominati espressamente in seno al Consiglio di amministrazione ed al Collegio dei sindaci dei singoli enti.
Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, con nota prot. n. 6/3PP/23574/10 del 28 dicembre 2004, ha proceduto alle nomine del proprio rappresentante in seno al Consiglio di Amministrazione della Fondazione ENPAIA e del proprio rappresentante, con la funzione di presidente, nel Collegio dei Sindaci. I mandati per i citati designati hanno una scadenza fissata nel 2009.
Per quanto concerne le spese inerenti al Consiglio di amministrazione, le stesse sono state quantificate, nel bilancio consuntivo del 2004, in 616.939,00 euro. Colgo l'occasione per inviarle cordiali saluti.
Il Ministro del lavoro e delle politiche sociali: Roberto Maroni.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono stati approvati progetti per oltre 50 miliardi di euro, di cui il 47 per cento destinato a lavori concentrati nel Sud;
negli ultimi anni sono stati «messi in piedi» molti cantieri al fine di apportare migliorie al nostro Paese;
in riferimento alla realizzazione dell'asse ferroviario ad Alta Velocità Padova-Mestre, sono stati spesi, fino ad oggi, 439 milioni di euro -:
se sia iniziata la costruzione;
quale percentuale di lavori è già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori.
(4-15085)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che, per la realizzazione del quadruplicamento della tratta ferroviaria Padova-Mestre, ad aprile scorso sono state eseguite opere per complessivi 167 milioni di euro.
L'intervento, in fase di realizzazione con un avanzamento dei lavori pari al 36 per cento prevede una spesa complessiva di 467 milioni di euro ed è completamente finanziato a carico dei fondi del Contratto dir programma.
L'attivazione funzionale del quadruplicamento in questione è prevista per il mese di dicembre 2006, mentre l'ultimazione di tutti i lavori è prevista per il dicembre 2007.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
sono stati approvati progetti per oltre 50 miliardi di euro, di cui il 47 per cento destinato a lavori concentrati nel Sud;
negli ultimi anni sono stati «messi in piedi» molti cantieri al fine di apportare migliorie al nostro Paese;


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in riferimento alla realizzazione del nodo ferroviario di Palermo, sono stati spesi, fino ad oggi, 624 milioni di euro -:
se sia iniziata la costruzione;
quale percentuale di lavori sia già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali siano i tempi previsti per il completamento dei lavori.
(4-15087)

Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato s.p.a. ha riferito che per la realizzazione del nodo di Palermo sono state ultimate opere per complessivi 211 milioni di euro.
L'intervento di cui è prevista la realizzazione per fasi funzionali presenta un avanzamento dei lavori pari al 20 per cento.
La realizzazione dell'opera prevede una spesa complessiva di 1.073 milioni di euro, con completamento a luglio del 2010.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.

PERROTTA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica. - Per sapere - premesso che:
la Corte di giustizia europea ha condannato l'Italia in quanto discrimina gli insegnanti stranieri che aspirano all'assunzione nella nostra scuola pubblica;
le giustificazioni adottate dall'Italia, che ha commesso una disparità solo nel caso delle graduatorie parentali, non hanno soddisfatto la Corte di giustizia europea -:
cosa intenda fare per applicare il principio comunitario, secondo il quale, l'esperienza professionale acquisita dal cittadino di uno Stato membro nel suo paese, debba essere valutata allo stesso modo di quella maturata in Italia.
(4-15101)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare indicata in esame l'interrogante lamenta la mancata applicazione del principio comunitario secondo il quale l'esperienza professionale acquisita nel proprio Paese dal cittadino di uno Stato membro dell'Unione europea deve essere valutata allo stesso modo di quella maturata in Italia.
È da ritenere che l'interrogante abbia inteso fare riferimento alla valutazione dei titoli ai fini della integrazione e aggiornamento delle graduatorie permanenti di cui all'articolo 401 del testo unico delle disposizioni legislative vigenti in materia di istruzione.
A questo proposito, si comunica che il problema prospettato può considerarsi superato in quanto il suddetto principio è stato recepito dalla legge 4 giugno 2004, n. 143, che ha convertito, con modificazioni, il decreto-legge 7 aprile 2004, n. 97, recante disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico 2004-2005, nonché in materia di esami di Stato e di Università.
Infatti, al punto B.3) e) della tabella di valutazione dei titoli per la rideterminazione dell'ultimo scaglione delle graduatorie permanenti allegata al suddetto decreto-legge, come risulta dalle modifiche introdotte dalla citata legge di conversione, è previsto che «a decorrere dall'anno scolastico 2005-2006 il servizio prestato nelle scuole italiane all'estero e nelle scuole materne o elementari o negli istituti di istruzione secondaria o artistica nei Paesi appartenenti all'Unione europea è equiparato al corrispondente servizio prestato in Italia».
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

PERROTTA. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere- premesso che:
sono stati approvati progetti per oltre 50 miliardi di euro, di cui il 47 per cento destinato a lavori concentrati nel Sud;


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negli ultimi anni sono stati «messi in piedi» molti cantieri al fine di apportare migliorie al nostro Paese;
in riferimento alla realizzazione del completamento Linea 1 della metropolitana di Napoli: Dante-Centro Direzionale, sono stati spesi, fino ad oggi, 689 milioni di euro -:
se è iniziata la costruzione;
che percentuale di lavori è già stata eseguita;
quanto sia stato stanziato per la realizzazione di quest'opera;
quali sono i tempi previsti per il completamento dei lavori.
(4-15174)

Risposta. - In merito all'interrogazione in argomento si rappresenta che il costo complessivo della tratta «Dante - Centro direzionale Napoli» della linea 1 della metropolitana di Napoli, giusta delibera CIPE n. 141 del 27 dicembre 2002 di approvazione del progetto, ammonta a 689 milioni di euro coperti dai seguenti finanziamenti:
milioni di euro 90,38 legge n. 135 del 1997 - aree depresse;
milioni di euro 90,38 legge n. 208 del 1998 - aree depresse;
milioni di euro 180,76 legge n. 211 del 1992;
milioni di euro 125,00 legge n. 443 del 2001 - legge obiettivo;
milioni di euro 12,00 fondi POR Regione Campania;
milioni di euro 190,44 mutui Comune di Napoli, per un totale di 688,96 milioni di euro.

Alla data del 30 aprile 2005, ultimo rilevamento contabile oggi disponibile, i lavori ammontano a 215,41 milioni di euro IVA inclusa.
In relazione ai tempi previsti per il completamento dell'opera, gli stessi hanno subito uno slittamento dovuto ai molteplici rinvenimenti archeologici.
Tuttavia, in data 30 dicembre 2004, l'Amministrazione comunale ha approvato un aggiornamento del programma lavori che ne prevede l'ultimazione entro il 31 dicembre 2009.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Federico Bricolo.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince da una segnalazione pervenuta all'interrogante, dall'Assoconsum, vi è stato un ritiro preventivo di 103 quintali di alimenti contaminati dal Sudan rosso I;
l'operazione di cui sopra è stata realizzata dai forestali italiani che hanno, così, coinvolto, un marchio ed una ditta che appartengono al Gruppo Arena;
tra i vari prodotti sono stati sequestrati più di 70 quintali di sugo surgelato e stoccato in pellettes, cioè cubetti pronti per essere utilizzati dall'industria di trasformazione, tutti conservati presso la Central Frigo srl di Porto d'Ascoli;
si tratta di prodotti, frutto di precedenti ritiri eseguiti dalla stessa azienda produttrice e di passati sequestri ordinati dagli organi giudiziari, ancora ammucchiati nei silos in cui di solito avviene lo smistamento di ciò che deve essere messo in commercio -:
quali iniziative si pensi di adottare al fine di evitare che prodotti contaminati continuino ad essere immessi sul mercato;
se non sia il caso di effettuare controlli più rigidi;
per quali motivi non si sia proceduto come è previsto.
(4-15344)


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Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato dall'interrogante, il Dipartimento di Prevenzione - Servizio veterinario - dell'Azienda Sanitaria Unica Regionale delle Marche, Zona Territoriale n. 12, ha fornito i seguenti elementi informativi:
con la nota prot. N. 30.3.4.11831 del 1 giugno 2004, il Servizio veterinario Igiene e Qualità nutrizionale degli Alimenti della Regione Marche ha segnalato che, presso lo stabilimento della ditta Nova Surgelati di Grottammare (AP) era stato accertato l'utilizzo di peperoncino contenente Sudan 1 già dal 27 marzo 2003;
a seguito di tale segnalazione il suddetto Servizio è intervenuto presso lo stabilimento della ditta Nova Surgelati, accertando che i prodotti contenenti Sudan 1 (zuppa di pesce e sugo alla marinara) erano stati già da tempo commercializzati e non erano state avviate procedure volontarie di ritiro del prodotto da parte della ditta produttrice;
la ditta citata, pertanto, attivava la procedura di ritiro dei prodotti, fornendo la lista dei clienti ai quali erano stati distribuiti;
il Servizio competente procedeva all'attivazione del sistema di allerta in data 23 giugno 2004, contestualmente inviando notizia di reato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Fermo (AP);
successivamente la Procura di Fermo incaricava, per lo svolgimento delle indagini, il Corpo Forestale dello Stato - Coordinamento Provinciale di Ascoli Piceno, che ha eseguito, su disposizione dell'Autorità Giudiziaria, il sequestro dei lotti della merce incriminata;
il Servizio veterinario Igiene degli Alimenti di origine animale di Termoli, con nota del dicembre 2004, segnalava la presenza di peperoncino contaminato da Sudan i su alimenti (pennette alla puttanesca e sugo in
«pellets» alla puttanesca), prodotti nello stabilimento Ipagel di Termoli (CB) per conto della ditta Novasurgelati, inviati, il primo, in deposito presso fa ditta Centralftigor Marconi di Porto d'Ascoli in attesa della commercializzazione e il secondo presso la ditta Nova surgelati, nello stabilimento di Grottammare, per la sua utilizzazione, dove constatato la presenza di Sudan 1, veniva stoccato presso la ditta Centraifrigor Marconi;
a seguito di sopralluoghi, che rilevavano la giacenza di tali prodotti presso il deposito frigorifero della ditta Centraifriogor Marconi per una quantità di 244 cartoni complessivi, gli stessi venivano lasciati in custodia sotto la responsabilità della Ditta in argomento, ai sensi della delibera regionale n. 128 del 9 ottobre 2003;
il servizio citato procedeva, inoltre, a comunicare alle Autorità Sanitarie, competenti per territorio, la lista dei clienti a cui era stato consegnato il prodotto (pennette alla puttanesca), successivamente l'Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro giudiziario del prodotto.

Per quanto concerne le iniziative messe in atto dal Ministero della salute, si comunica che l'emergenza Sudan è emersa nel Maggio 2003. Già da allora il Ministero della salute si è attivato, dando seguito alle segnalazioni di allerta rapida e comunitarie, o effettuando notifiche al sistema di allerta comunitario, per i prodotti contaminati fabbricati in Italia e commercializzati in territorio extranazionale.
Relativamente ai controlli ufficiali sul territorio nazionale, gli Assessorati alla Sanità delle Regioni e Province Autonome sono stati invitati a proseguire, per l'intero anno 2005, con il «Piano Nazionale di Monitoraggio» relativo alla presenza di Sudan I, II, III e IV nel peperoncino, nel
curry e nei loro derivati. Tale monitoraggio prevede il campionamento di peperoncino essiccato, tritato o polverizzato, curry, insaccati, formaggi, paste alimentari, salse, sughi e condimenti, prodotti da forno, olive (farcite o aromatizzate con peperoncino), prodotti ittici aromatizzati al peperoncino (tonno, alici, ecc....), con un numero minimo di campioni per regione, pari a 20 campioni per milione di abitanti, con particolare riguardo ai prodotti tipici regionali. Il Ministero della salute, inoltre, con nota


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del 20 luglio 2005, ha invitato i medesimi Assessorati a rafforzare i controlli ufficiali nel territorio nazionale, tramite le ASL competenti, sugli alimenti interessati per la ricerca del Sudan I, II, III e IV.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

PERROTTA. - Al Ministro per i rapporti con il Parlamento, al Ministro per l'innovazione e le tecnologie. - Per sapere - premesso che:
il servizio per il Controllo parlamentare della Camera dei deputati ha effettuato un monitoraggio delle risposte del Governo nei confronti del Parlamento, in riferimento al mese di marzo del 2005;
al secondo posto vi è il Ministro dell'Innovazione e della Tecnologia;
il ministero in questione è riuscito a soddisfare il 92,30 per cento delle richieste;
bisogna, anche, far presente che il summenzionato ministero, durante il mese di marzo, ha ricevuto una ventina di atti di sindacato ispettivo -:
quante siano le persone impiegate ad espletare questo tipo di lavoro;
quali siano i tempi medi di risposta agli atti di sindacato ispettivo dei ministeri in questione.
(4-15459)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo esame, il Dipartimento per l'innovazione e le tecnologie della Presidenza del Consiglio dei ministri, interpellato al riguardo, ha comunicato quanto segue.
Per quanto riguarda la percentuale di riscontro ed i tempi medi di risposta agli atti ispettivi rivolti al Ministro per l'innovazione e le tecnologie, si segnala, innanzi tutto, che si è sempre cercato di rispondere in modo tempestivo ed esauriente, considerando il sindacato ispettivo un aspetto di gran rilievo istituzionale e politico dell'attività parlamentare; con particolare riguardo, poi, al periodo citato dall'interrogante si è registrata, dal secondo semestre del 2003, oltre ad una progressiva eliminazione dell'arretrato, riferito ad interrogazioni pendenti e determinato dalla complessità dell'istruttoria, anche una riduzione considerevole dei suddetti tempi.
Il monitoraggio effettuato dal Servizio del controllo parlamentare della Camera dei Deputati, richiamato dall'interrogante, si riferisce ad una pluralità di atti di sindacato ispettivo (interpellanze, interrogazioni a risposta scritta, interrogazioni a risposta orale, mozioni eccetera) che presentano caratteristiche molto diverse tra loro, tali da influire significativamente sui tempi e le modalità di risposta; si ritiene quindi opportuno precisare che con riferimento alle interrogazioni a risposta scritta, è attualmente riscontrabile un intervallo temporale medio di circa 45-60 giorni tra la data di presentazione dell'atto e quella di pubblicazione della risposta, ferma restando l'influenza sui tempi della complessità dell'istruttoria; per quanto riguarda poi le interrogazioni a risposta orale e le interpellanze si evidenzia che non è possibile fornire dati puntuali, poiché i tempi medi di risposta sono, altresì, determinati dall'andamento dei lavori parlamentari ed in particolare dalla calendarizzazione di sedute di Assemblea dedicate appunto all'attività di sindacato ispettivo.
Si è, comunque, sempre proceduto con tempestività, tanto che in alcuni casi gli stessi presentatori degli atti ispettivi hanno dichiarato la propria soddisfazione al riguardo in sede di risposta.
In merito alla richiesta relativa al numero di persone impiegate nel settore in questione, occorre sottolineare che la dotazione di personale degli Uffici di Gabinetto che collaborano con il Ministro per l'innovazione e le tecnologie è esigua e senza dubbio insufficiente rispetto ai compiti assegnatigli; a tale scarsità di risorse si è sempre fatto fronte con l'efficienza delle modalità organizzative e con l'impegno e la produttività dei singoli, in un contesto di piena collaborazione e sinergia tra i diversi Uffici; in particolare per quanto concerne il coordinamento e l'acquisizione degli elementi


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informativi (dal Dipartimento, dal CNIPA e dagli altri Ministeri competenti) e la predisposizione delle risposte agli atti ispettivi parlamentari, è competente l'Ufficio legislativo, che, nell'ambito delle proprie ristrettissime disponibilità, ha potuto destinare all'espletamento di tale lavoro una sola unità, peraltro non in via esclusiva.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

PISAPIA, MAURA COSSUTTA e ZANOTTI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'articolo 49 della legge 20 maggio 1985, n. 222, dispone che «Al termine di ogni triennio successivo al 1989, una apposita commissione paritetica, nominata dall'autorità governativa e dalla Conferenza Episcopale Italiana, procede alla revisione dell'imposto deducibile di cui all'articolo 46 e alla valutazione del gettito della quota IRPEF di cui all'articolo 47, al fine di predisporre eventuali modifiche»;
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri è stata periodicamente nominata, e inserita in maniera organica all'interno della Presidenza del Consiglio-Ufficio studi e rapporti istituzionali, una Commissione governativa avente il compito di procedere alla revisione del gettito IRPEF al fine di predisporre eventuali modifiche;
il 31 ottobre 2004 è scaduto il triennio previsto dalla legge per compiere la valutazione di cui all'articolo 49 della legge n. 222 del 1985 e in pari data ha terminato il suo mandato la Commissione governativa avente il compito di procedere alla revisione del gettito IRPEF al fine di predisporre eventuali modifiche -:
quali siano state le risultanze della valutazione compiuta dalla Commissione governativa avente il compito di procedere alla revisione del gettito;
quali siano state le risultanze della valutazione compiuta dalla Commissione paritetica di cui all'articolo 49 della legge n. 222 del 1985 allo scadere del triennio nel 2004, e nei trienni precedenti;
se risponda al vero la notizia di una notevole crescita, in questi ultimi anni, del gettito complessivo dei fondi derivanti dall'otto per mille e destinati ai soggetti aventi diritto;
se tale crescita sia stata tale da determinare un eccesso circa la somma ritenuta necessaria per la realizzazione delle finalità cui i fondi sono destinati e in particolare per il sostentamento del Clero della Chiesa Cattolica;
se non si intenda procedere ad una rideterminazione dell'aliquota IRPEF diversa dall'otto per mille per assicurare le finalità previste dalla legge.
(4-16340)

Risposta. - I meccanismi che regolano la ripartizione della quota dell'otto per mille dell'IRPEF sono contenuti nella legge 20 maggio 1985, n. 222. In forza del disposto dell'articolo 47, secondo comma, «una quota pari all'otto per mille dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, liquidata dagli uffici sulla base delle dichiarazioni annuali, è destinata, in parte, a scopi di interesse sociale o di carattere umanitario, a diretta gestione statale e, in parte, a scopi di carattere religioso a diretta gestione della Chiesa cattolica. Le destinazioni di cui al comma precedente vengono decise sulla base delle scelte espresse dai contribuenti in sede di dichiarazione annuale dei redditi. In caso di scelte non espresse da parte dei contribuenti, la destinazione si stabilisce in proporzione alle scelte espresse». Dette quote «sono utilizzate «...» dalla Chiesa cattolica per esigenze di culto della popolazione, sostentamento del clero, interventi caritativi a favore della collettività nazionale o di paesi del terzo mondo» (articolo 48). «La Conferenza episcopale italiana determina annualmente le destinazioni delle somme ricevute ai sensi dell'articolo 47 nell'ambito delle sole finalità previste dall'articolo 48» (articolo 41, primo comma).


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L'articolo 49 dispone poi che al termine di ogni triennio un'apposita Commissione paritetica, nominata dall'autorità governativa e dalla Conferenza episcopale italiana, proceda alla valutazione del gettito della quota dell'otto per mille dell'IRPEF di cui all'articolo 47, al fine di predisporre eventuali modifiche.
La suddetta Commissione, riunitasi negli scorsi mesi di marzo e aprile per esaminare i rendiconti relativi al quinto triennio 2002-2004, è stata concorde nel ritenere che il sistema di sostentamento del clero (articolo 46) e di finanziamento degli scopi a diretta gestione della Chiesa (articolo 47) disegnato dalla legge n. 222 del 1985, ha dato nuovamente prova di sostanziale buon funzionamento ed ha concordemente ritenuto di non dover proporre modifiche al meccanismo vigente.
Nel corso dei lavori della Commissione paritetica la Conferenza Episcopale Italiana ha informato la Parte governativa di aver introdotto, al fine di una migliore verifica circa l'utilizzo delle somme dell'otto per mille IRPEF erogate alle diocesi, l'obbligo per le diocesi di trasmettere ogni anno alla Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana due distinti e dettagliati rendiconti relativi ai criteri di assegnazione e di erogazione delle somme ricevute dalla CEI.
Detti rendiconti sono predisposti dall'economo diocesano, verificati dal consiglio diocesano per gli affari economici e sottoscritti dal Vescovo diocesano. Devono essere pubblicati nel bollettino ufficiale della diocesi e trasmessi per la divulgazione al Servizio diocesano per la promozione del sostegno economico alla Chiesa.
Nell'ipotesi in cui una diocesi non presenti il rendiconto delle somme ricevute nell'anno precedente, la Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana è autorizzata a rinviare il versamento delle somme derivanti dalla quota dell'otto per mille dell'IRPEF dovute per l'anno corrente, sino all'effettiva ricezione del medesimo.
Lo schema di rendiconto predisposto dalla Conferenza Episcopale Italiana sulla base dell'esperienza maturata e delle osservazioni della Parte governativa nel corso delle verifiche dei precedenti trienni, costituisce senz'altro, per l'autorità ecclesiastica e per lo Stato, un utile strumento di verifica dell'utilizzazione delle diverse somme.
In relazione ai fondi che la Chiesa Cattolica utilizza per il sostentamento del clero si richiama l'articolo 44 della legge 20 maggio 1985, n. 222, il quale dispone che «La Conferenza episcopale italiana trasmette annualmente all'autorità statale competente un rendiconto relativo alla effettiva utilizzazione delle somme di cui agli articoli 46, 47 e 50, terzo comma, e lo pubblica sull'organo ufficiale della stessa Conferenza. Tale rendiconto deve comunque precisare:
a) il numero dei sacerdoti che svolgono servizio in favore delle diocesi; b) la somma stabilita dalla Conferenza per il loro dignitoso sostentamento; c) l'ammontare complessivo delle somme di cui agli articoli 46 e 47 destinate al sostentamento del clero, d) il numero dei sacerdoti a cui con tali somme è stata assicurata l'intera remunerazione; e) il numero dei sacerdoti a cui con tali somme è stata assicurata una integrazione; f) l'ammontare delle ritenute fiscali e dei versamenti previdenziali e assistenziali operati ai sensi dell'articolo 25; g) gli interventi finanziari dell'Istituto centrale a favore dei singoli Istituti per il sostentamento del clero; h) gli interventi operati per le altre finalità previste dall'articolo 48. La Conferenza episcopale italiana provvede a diffondere adeguata informazione sul contenuto di tale rendiconto e sugli scopi ai quali ha destinato le somme di cui all'articolo 47».
La CEI ha sempre regolarmente adempiuto gli obblighi di legge, accompagnando il rendiconto con alcune annotazioni esplicative e pubblicando il testo sul «Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana», nonché su altri organi di stampa. Esso è accessibile a tutti sul sito
Internet della CEI.
Da tale rendiconto possono agevolmente dedursi le destinazioni dei fondi in relazione alle finalità previste dalla legge.
L'articolo 45 della legge 23 dicembre 1998, n. 448 al comma 7 prevede che «La quota dell'8 per mille dell'IRPEF, di cui al secondo comma dell'articolo 47 della legge


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20 maggio 1985 n. 222, e la somma di cui all'ultimo comma dell'articolo medesimo sono determinate sulla base degli incassi in conto competenza relativi all'IRPEF, risultanti dal rendiconto generale dello Stato. La medesima procedura è adottata per le quote spettanti alle Confessioni acattoliche aventi diritto. Con le medesime modalità sono determinate la quota dell'otto per mille dell'IRPEF e la somma corrisposta a titolo di anticipo di cui all'articolo 30 della legge 22 novembre 1988, n. 516; all'articolo 23 della legge 22 novembre 1988, n. 517; all'articolo 4 della legge 5 ottobre 1993, n. 409; all'articolo 27 della legge 29 novembre 1995, n. 520; all'articolo 2 della legge 20 dicembre 1996, n. 638» (le leggi menzionate dalla riportata norma sono quelle di approvazione delle intese stipulate ai sensi dell'articolo 8 della Costituzione con le seguenti Confessioni religiose: Unione Italiana delle Chiese cristiane avventiste del 7o giorno; Assemblee di Dio in Italia; tavola valdese; Chiesa Evangelica Luterana in Italia; Unione delle comunità Ebraiche Italiane).
La consistenza del dato contabile è, comunque, essenzialmente collegata alla liberalità dei contribuenti che esprimono la propria volontà in sede di dichiarazione annuale dei redditi.
Il meccanismo delineato per l'attribuzione dell'otto per mille riconosce infatti la centralità della libera determinazione dell'individuo ed è configurato in modo tale da garantire anche possibilità di scelta non solo tra le varie confessioni religiose, ma anche a favore dello Stato. La somma relativa alla ripartizione delle scelte non espresse non affievolisce, peraltro, tale contabilità.
Dal 1985 ad oggi è complessivamente aumentato il numero dei contribuenti, ma è anche aumentato il numero dei contribuenti esonerati dall'obbligo della dichiarazione. A ciò si deve aggiungere il fatto che ha sempre maggiore diffusione la trasmissione per via telematica del modello unico. Ciò contribuisce a diminuire sensibilmente il numero delle opzioni espresse.
Tale circostanza genera in ogni caso una situazione di proporzionale bilanciamento in quanto gli importi dell'otto per mille per i quali non viene espressa specifica opzione, vengono ripartiti tra tutti i soggetti concorrenti - Stato compreso - in misura proporzionale alle scelte comunque espresse.
Per quanto concerne infine l'ipotesi di variazioni alla procedura attualmente adottata per la determinazione della quota dell'otto per mille IRPEF, è opportuno tenere presente che le norme contenute nella legge n. 222 del 1985, furono predisposte da una Commissione paritetica italo-vaticana costituita ai sensi dell'articolo 7, numero 6, dell'Accordo di modificazione del Concordato lateranense del 18 febbraio 1984, e formalmente approvate il 15 novembre 1984, con separato, protocollo, dalla Repubblica Italiana e dalla Santa Sede. In virtù dello specifico richiamo dell'articolo 7 dell'Accordo, esse si collocano a pieno titolo nel contesto concordatario e pertanto potrebbero essere modificate solo bilateralmente.
Peraltro la modifica dell'aliquota dell'otto per mille coinvolgerebbe anche tutte le confessioni religiose che, a seguito della stipula dell'intesa di cui all'articolo 8 della Costituzione, partecipano al sistema del finanziamento indiretto.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

PISTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto nazionale di astrofisica (INAF) è stato ristrutturato con decreto legislativo n. 138 del 4 giugno 2003, il quale recita all'articolo 7 che: «Il consiglio di amministrazione ha compiti di indirizzo e programmazione generale dell'attività dell'ente. Il consiglio di amministrazione, su proposta del presidente: ... delibera il piano triennale dell'ente e i relativi aggiornamenti, sentito il consiglio scientifico;»;
all'articolo 15 del suddetto decreto legislativo, inoltre, è previsto che:
a) «1. L'I.N.A.F. opera sulla base di un piano triennale di attività, formulato e


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aggiornato annualmente. Il piano triennale definisce gli obiettivi, i programmi di ricerca, i risultati socio-economici attesi, nonché le correlate risorse, in coerenza con il programma nazionale per la ricerca di cui all'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204. Il piano comprende la pianificazione triennale del fabbisogno del personale, sia a tempo indeterminato sia a tempo determinato»;
b) «2. Il piano triennale dell'ente ed i relativi aggiornamenti annuali, deliberati dal consiglio di amministrazione, sono approvati dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, ai sensi del decreto legislativo 5 giugno 1998, n. 204. Decorsi 60 giorni dalla ricezione del piano triennale e senza osservazioni da parte del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il piano si intende approvato. Sul piano triennale e sui relativi aggiornamenti annuali, per gli ambiti di rispettiva competenza, sono richiesti i pareri dei Ministri dell'economia e delle finanze e per la funzione pubblica che devono esprimersi entro 30 giorni, decorsi i quali si prescinde dal parere»;
c) «3. L'I.N.A.F., previo confronto con le organizzazioni sindacali, ai sensi dell'articolo 9 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, determina in autonomia gli organici del personale e le assunzioni nelle diverse tipologie contrattuali, nei limiti stabiliti dai piani di cui al presente articolo, dandone comunicazione al Ministero dell'economia e delle finanze ai fini del monitoraggio della spesa pubblica»;
la scadenza per la presentazione del predetto piano triennale è fissata tra pochissimi giorni;
del piano triennale non è stata trasmessa copia né al Consiglio Scientifico né (per la parte di loro competenza) alle Organizzazioni Sindacali;
il presidente dell'INAF ha istituito, in data 7 aprile 2005, di sua iniziativa e completamente al di fuori della normativa esistente un «Gruppo temporaneo di consulenza» con lo scopo dichiarato dal Presidente stesso «di creare un filo diretto tra il presidente e le strutture di ricerca, il più possibile indipendente da rapporti gerarchici o gestionali, con lo scopo principale di ottenere in modo continuativo notizie aggiornate sulla percezione e interpretazione dell'implementazione della riforma da parte delle Strutture e su eventuali problemi e difficoltà specifiche»;
in data 7 aprile il presidente è stato ulteriormente sollecitato al rispetto delle corrette procedure di confronto sul piano triennale e su quanto disposto in merito al passaggio del personale CNR nell'INAF e che in assenza di risposta il sindacato provvederà alla propria tutela in sede giurisdizionale, con esito di pressoché certa condanna dell'ente a causa dell'evidente inadempienza -:
quali iniziative si intendano adottare per:
1) prolungare la scadenza della presentazione del piano triennale dell'INAF, in modo da lasciare agli aventi diritto (consiglio scientifico e organizzazioni sindacali) un tempo adeguato per esprimere il proprio parere (per altro, obbligatorio a norma di legge) sulla proposta che verrà loro presentata;
2) richiamare il presidente dell'INAF ad un corretto rapporto con il consiglio scientifico e con le organizzazioni sindacali (e quindi con il personale dell'Istituto che CS e OOSS rappresentano) invece di ricorrere a propri consulenti personali i quali non hanno ovviamente alcuna rappresentatività.
(4-13756)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo indicato in esame con il quale l'interrogante, avendo evidenziato alcune presunte anomalie verificatesi nell'iter di formulazione del Piano triennale dell'INAF, chiede la proroga della scadenza fissata per la sua presentazione auspicando anche l'instaurazione di un più corretto rapporto con il Consiglio scientifico e le organizzazioni sindacali di categoria si rappresenta quanto segue.


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Per quanto concerne la lamentata mancanza di confronto con il Consiglio scientifico sui contenuti del Piano triennale dell'Ente il Presidente dell'INAF, al quale sono stati richiesti elementi istruttori sulla questione, ha chiarito che questo organo, nominato, come prescritto e nei tempi previsti dal Regolamento di Organizzazione e Funzionamento, pubblicato in
Gazzetta Ufficiale il 24 dicembre 2004, è stato insediato il 5 aprile 2005 e si è successivamente riunito il 22 aprile e 13 maggio 2005.
Al fine di consentire al Consiglio di esaminare il Piano triennale le parti di competenza di questo ultimo erano state fatte pervenire (per via elettronica) ai membri di questo organo già nella fase di preparazione alla riunione prevista per il suo insediamento. È stata inoltre richiesta, per le vie brevi, una proroga alla trasmissione del Piano triennale, avvenuta effettivamente in data 27 maggio 2005.
Pertanto, il Piano è stato regolarmente analizzato dal Consiglio scientifico prima della sua trasmissione al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
Si precisa che i verbali delle riunione del Consiglio Scientifico sono attualmente disponibili, in rete, all'indirizzo
www.inaf.it.
Per quanto concerne, invece, la convocazione delle Organizzazioni Sindacali l'istituto smentisce che questa non sia regolarmente avvenuta ed indica nel 20 e nel 27 aprile le date fissate per gli incontri svolti per consentire l'analisi delle parti di competenza del Piano triennale, ed in particolare del documento contenente l'elenco del personale degli Istituti ex-CNR transitanti nell'INAF e la riduzione della pianta organica ex articolo 1, comma 93, della Legge finanziaria 311/04.
Peraltro, l'elenco del personale ex-CNR era stato predisposto dall'INAF e presentato alle OO.SS. già in data 12 gennaio 2005 ed attendeva l'approvazione del Presidente del CNR per la sua definitiva applicazione, mentre la circolare della Funzione pubblica prot. DFP/14115/05/1.2.3.1, con la quale sono state definite le modalità di applicazione del predetto comma 93, è stata emessa in data 11 aprile 2005.
Infine, in merito al Gruppo temporaneo di Consulenza, la cui costituzione è stata criticata nella interrogazione in oggetto, questa è avvenuta in quanto prevista dall'articolo 5, comma 7, del Regolamento di organizzazione e funzionamento dell'INAF.
In conclusione, da quanto sopra esposto, nell'ambito delle attività svolte dall'ente non si evincono elementi di scorrettezza nei confronti né dei membri del Consiglio Scientifico (presieduto, come da decreto legislativo 138/03, dal Presidente stesso) né nei confronti delle Organizzazioni Sindacali, alcune delle quali hanno, anzi, espresso apprezzamento per l'accoglimento di alcuni loro suggerimenti nella ridefinizione della pianta organica dell'Ente.
Il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca: Letizia Moratti.

PISTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
dal prossimo anno, secondo un recente protocollo d'intesa tra Miur e Poste Italiane, i libri di testo saranno ordinabili via Internet o tramite call center e recapitati a domicilio alle famiglie interessate, le cui prenotazioni ed i cui pagamenti avverranno in contrassegno e carta di credito;
il suddetto protocollo, inizialmente, interesserà 11.000 istituti scolastici;
secondo quanto affermato dal Ministro dell'istruzione, università e ricerca, così facendo, le famiglie italiane «eviteranno code alle librerie e ulteriori ritardi, dato che sarà possibile ordinare con facilità i libri per via telematica e riceverli per tempo al recapito preferito»;
il servizio in oggetto ha però dalle pesanti e complesse implicazioni per gli operatori del settore, che lamentano, anche in un telegramma indirizzato allo stesso Ministro dell'istruzione, università e ricerca - a firma del presidente dell'Associazione


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librai Italiani (A.L.I.), Rodrigo Dias - di non esser stati in alcun modo coinvolti o comunque sentiti in merito;
secondo l'A.L.I. «l'iniziativa mette in serio pericolo la sopravvivenza delle librerie di scolastica e degli operatori editoriali promotori e distributori con tutte le conseguenze a livello sociale e occupazionale che ciò comporta»;
la stessa A.L.I. si dichiara dispiaciuta del fatto che le competenti «categorie» non siano state «neppure consultate prima di prendere una decisione che avrà degli effetti così importanti»;
a tutt'oggi l'Associazione suddetta non ha avuto alcuna risposta dal Ministero;
secondo quanto affermato da molti operatori del settore, oltre alle Direzioni Scolastiche interessate e alle Poste Italiane, nell'iniziativa sarebbe coinvolto un terzo soggetto, ovvero la Bol Italia (Bol books on line Italia S.p.A.) libreria on-line che appartiene per il 50 per cento al gruppo Mondadori e per il restante 50 per cento al gruppo Bertelsmann uno dei più grandi gruppi editoriali del mondo -:
se non si ritenga opportuno e urgente convocare i soggetti interessati, tra cui l'associazione in questione, nell'intento di dare risposte certe alle preoccupazioni avanzate dall'A.L.I., soprattutto in merito alle negative ricadute occupazionali che tale iniziativa potrebbe avere sul settore;
se corrisponda al vero che Poste Italiane abbiano coinvolto nella gestione operativa del servizio di rilevanza pubblica di distribuzione dei testi scolastici la società Bol Italia, e se ciò sia avvenuto di concerto e sotto il controllo dei ministeri competenti e se, in particolare ci si sia accertati dell'efficienza e degli standard di qualità del servizio.
(4-15973)

Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, concernente il protocollo d'intesa recentemente sottoscritto da questo Ministero e da Poste Italiane S.p.A. per la prenotazione e la distribuzione dei libri di testo per le scuole secondarie di primo e secondo grado.
Si fa presente, innanzi tutto, che l'iniziativa congiunta di cui trattasi intende offrire, su tutto il territorio nazionale, alle famiglie degli alunni delle scuole secondarie di 1o e 2o grado che riterranno di aderire all'iniziativa stessa, un servizio inteso a garantire la consegna dei testi scolastici presso il proprio domicilio in tempo utile per l'avvio dell'anno scolastico; ciò anche al fine di evitare conseguenze negative sul regolare inizio e svolgimento dell'attività didattica riferibili alla non completa disponibilità dei libri di testo da parte di tutti gli alunni.
In particolare, il servizio di cui trattasi - che è stato sperimentato con successo nel 2004 con la Direzione generale dell'Ufficio scolastico regionale per la Lombardia - permetterà alle famiglie degli studenti di prenotare, via
Internet o via Call Center, i libri di testo sulla base delle adozioni deliberate dall'istituzione scolastica ai prezzi di copertina, senza costi aggiuntivi per la prenotazione e la consegna.
Il pagamento dei testi potrà essere effettuato dalle famiglie con differenti modalità, quali ad esempio: contrassegno, carta di credito, addebito diretto su conto corrente postale o carta Poste
Pay.
Poste Italiane integrerà inoltre il servizio con la possibilità di ottenere un finanziamento, rimborsabile in 12 mesi, per l'acquisto dei libri ordinati.
Le famiglie potranno controllare lo stato dell'ordine consultando il sito di Poste Italiane. I testi scolastici ordinati saranno poi recapitati mediante la rete logistica di Poste Italiane presso l'indirizzo richiesto alle famiglie, in orari in precedenza concordati con esse.
Questo servizio permette di introdurre un elemento di innovazione verso le famiglie, aggiungendo un'opzione ai tradizionali canali di reperimento dei testi ed evitando in tal modo possibili tempi di attesa nelle librerie, in quel ristretto arco temporale in cui avviene l'acquisto dei testi da parte delle famiglie e degli alunni.


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Non sono previsti oneri per l'esecuzione del protocollo, né per il Ministero né per le scuole, sia che esse aderiscano al protocollo, sia che non aderiscano. Il protocollo, quindi, mentre non prevede obblighi ed oneri per il Ministero e per le scuole, offre invece vantaggi per le famiglie; esso, infatti, semplifica il ciclo di acquisizione dei libri di testo e determina un ampliamento dell'area distributiva, reso possibile dalla non esclusività del protocollo stesso.
Va precisato che, nel rispetto del principio dell'autonomia, spetta esclusivamente alle singole scuole aderire all'iniziativa; l'adesione, pertanto, è assolutamente a discrezione delle scuole nell'esplicazione dell'autonomia loro riconosciuta dall'ordinamento. Le famiglie, successivamente, saranno a loro volta libere di usufruire del servizio; la specifica transazione economica avviene fra la famiglia che acquista e l'Ente Poste Italiane che vende il libro scolastico, dopo averlo a sua volta acquistato tramite i normali rivenditori e direttamente presso gli editori.
Inoltre, l'intesa prevede che, sulla base delle adesioni ricevute dagli istituti scolastici e dalle famiglie, Poste italiane e questo Ministero verificheranno, attraverso una Commissione bilaterale, se vi siano le condizioni per praticare un'offerta economicamente più vantaggiosa per le famiglie.
L'iniziativa, quindi, è di rilevante utilità sociale e contribuisce ad attenuare i disagi delle famiglie e degli alunni derivanti, in particolare, dalle attese in libreria per acquistare e prenotare testi che talvolta non trovano.
L'intesa tende perciò ad assicurare alle famiglie un servizio più pratico, sicuro e conveniente e si inserisce in una precisa politica del Ministero volta al contenimento del costo dei libri - tra i più alti a livello europeo - che pesano sempre più sul bilancio delle famiglie in genere e di quelle economicamente disagiate in particolare. A quest'ultimo proposito va ricordato che da tre anni è stato congelato il tetto di spesa per i libri di testo e che ogni anno l'Amministrazione eroga un contributo di 103 milioni di euro per l'acquisto dei libri da parte delle famiglie meno abbienti.
Ciò premesso, per quanto riguarda le comprensibili preoccupazioni degli operatori della filiera libraria, va evidenziato che, come già rilevato, l'accordo di cui trattasi non attribuisce alcuna situazione di esclusiva a favore di Poste Italiane. Qualora altri soggetti offrissero analoghi servizi, l'Amministrazione è disponibile a sottoscrivere nuovi protocolli d'intesa e a tal fine in questi giorni si stanno avviando momenti di consultazione; è da ritenere che da questo confronto potranno nascere nuove idee e nuove iniziative che consentano di conciliare le esigenze delle famiglie e degli studenti con quelle degli operatori medesimi.
Il tutto si svolge in un quadro di trasparenza e nell'esclusivo interesse dell'utenza.
Quanto, poi, alla richiesta contenuta nell'ultimo capoverso del testo dell'interrogazione, questa Amministrazione non è a conoscenza di alcun accordo sottoscritto da Poste Italiane con terzi per la distribuzione dei libri scolastici; si ribadisce in proposito che il protocollo non attribuisce alcuna esclusiva a Poste Italiane per la gestione del servizio in questione e che non sussiste alcun onere né a carico del Ministero né a carico delle scuole. Di conseguenza da parte di questa Amministrazione non è stato effettuato alcun controllo su soggetti terzi eventualmente coinvolti a qualunque titolo da Poste Italiane nel servizio di distribuzione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

RAINISIO. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio generale della Comunità Montana Argentina-Armea in relazione a quanto comunicato dalla Direzione Scolastica Regionale Liguria al Dirigente del 1 circolo di Taggia, Dott. Rosario Michero, circa l'adeguamento dell'organico funzionale del Circolo, ha espresso una decisa


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protesta per la riduzione dei 2 posti di Scuola comune e di 1 posto di sostegno che verrà attuata a partire dall'anno scolastico 2005/2006;
i Comuni ubicati in tale zona della provincia di Imperia vivono una particolare situazione economica, sociale e culturale;
le scuole di Triora, Molini di Triora e Montalto Ligure sono ubicate in zona di montagna particolarmente tutelate dalla legge e sono già bacini di raccolta da frazioni distanti diversi chilometri dal capoluogo e quindi risultato di vari accorpamenti attuati a seguito di razionalizzazione scolastica operata sul territorio;
il 1 Circolo Didattico di Taggia necessita, nel rispetto della normativa vigente e per un effettivo adeguamento alle esigenze del Circolo stesso, del seguente organico funzionale:
n. 56 posti di scuola comune;
n. 05 posti (di cui n. 1 per 19 ore) per l'insegnamento specializzato per il sostegno a minori portatori di handicap psicofisico;
n. 03 posti per docenti specialisti per l'insegnamento della lingua straniera inglese;
colpire ulteriormente il diritto allo studio, continuare a ridurre il livello minimo dell'organico che mette in discussione il regolare avvio dell'anno scolastico 2005-2006, significa rendere progressivamente invivibile ai giovani il nostro entroterra -:
se ritenga dover intervenire urgentemente per impedire che mere scelte burocratiche possano mettere in grave difficoltà e disagio la popolazione di una intera valle.
(4-15886)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame nella quale l'interrogante lamenta una riduzione dell'organico 2005/2006, relativamente ai posti di scuola comune e di sostegno del I Circolo di Taggia (Imperia) e si comunica quanto segue.
La legge finanziaria 2005 del 31 Dicembre 2004 ha confermato, per l'anno scolastico in parola, la consistenza numerica della dotazione dell'organico di diritto del personale docente complessivamente determinata per l'anno scolastico 2004/2005.
Nell'ambito di tale contingente nazionale si è proceduto alla ripartizione dei posti tra le diverse realtà regionali, tenendo a riferimento una serie di dati ed elementi quali la consistenza della popolazione scolastica, i tassi di ripetenza e di abbandono, la configurazione geo-morfologica dei territori interessati, le condizioni socio-economiche e di disagio dei diversi contesti.
Sulla base delle comunicazioni fornite dai competenti Direttori generali regionali, l'assegnazione delle risorse di organico per l'anno scolastico 2005/2006 si è rilevata sufficiente a garantire, nei vari contesti, un servizio qualitativamente e quantitativamente adeguato alle necessità.
Riguardo al Circolo didattico di cui si tratta, in presenza di un numero di alunni inferiore soltanto di una unità, rispetto allo scorso anno, il numero delle classi è rimasto invariato e quello dei posti di scuola primaria è stato aumentato di una unità; sono stati inoltre assegnati 4 posti di sostegno e 3 di lingua inglese, per un totale di 61, con un rapporto medio alunni/docenti pari ad 8,3/1, fra i più bassi del territorio ligure e nazionale.
Infine, proprio in considerazione della situazione socio ambientale del territorio, è stato anche possibile consentire che la Scuola primaria di Taggia potesse funzionare con un numero di classi a tempo pieno molto elevato, 20 su 31, con un rapporto, quindi, quattro volte superiore rispetto a quello delle altre scuole della Regione.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.


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RUZZANTE. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
con legge n. 120 del 2002 il nostro Paese ha ratificato e dato esecuzione al Protocollo di Kyoto che in data 16 febbraio 2005 entrerà in vigore;
in attuazione della direttiva 2001/77/CE è stato emanato il Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, recante norme volte alla promozione dell'energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell'elettricità;
l'articolo 6 del Decreto Legislativo sopra richiamato, stabilisce una serie di disposizioni per gli impianti di potenza non superiore a 20 kw, prevedendo che, entro 6 mesi dall'entrata in vigore del decreto, l'Autorità per l'energia elettrica emani la disciplina delle condizioni tecnico-economiche del servizio di scambio dell'energia elettrica prodotta da impianti alimentati da fonti rinnovabili con potenza nominale non superiore a 20 kw;
l'articolo 7 dello stesso Decreto Legislativo, riguardante le disposizioni specifiche per il solare, impegna il Ministero per le attività produttive, di concerto con il Ministro dell'ambiente, ad adottare, entro 6 mesi dalla data di entrata in vigore del decreto, uno o più decreti con i quali definire i criteri per l'incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte solare;
tali criteri riguardano in particolare: i requisiti dei soggetti che possono beneficiare degli incentivi, le caratteristiche degli impianti, le modalità per determinare l'entità degli incentivi e la possibilità di prevedere l'utilizzo dei certificati verdi attribuiti al Gestore della rete dall'articolo 11, comma 3 del Decreto Legislativo 16 marzo 1999 n. 79;
nello stabilire le modalità per la determinazione dell'entità degli incentivi, il decreto ministeriale dovrà prevedere, per l'elettricità prodotta con conversione fotovoltaica da fonte solare, una specifica tariffa incentivante di importo decrescente e di durata tale da garantire un'equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio;
il Ministro delle attività produttive non ha ancora provveduto ad emanare i decreti previsti dall'articolo 7 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, ritardando nel nostro Paese l'introduzione, su larga scale, di una fonte di energia rinnovabile che permetterebbe un primo significativo passo verso gli impegni assunti con la ratifica del Protocollo di Kyoto -:
se il Ministro per le attività produttive, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, non intenda provvedere al più presto all'emanazione dei decreti previsti dall'articolo 7 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387;
quali iniziative intenda adottare il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio per fare in modo che, anche nel nostro Paese, vi sia un'ampia diffusione delle fonti di energia rinnovabili, in linea con quanto prevede la legge n. 120 del 2002 che ha ratificato e dato esecuzione al Protocollo di Kyoto.
(4-12890)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, tenuto conto anche delle informazioni ricevute dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio.
Il Governo, attraverso l'attività di produzione normativa, è impegnato nella promozione di un sistema energetico che utilizzi, in modo razionale, le fonti rinnovabili e che consenta la diversificazione rispetto ai combustibili fossili, con l'obiettivo primario di renderlo meno fragile e ridurne in modo sostanziale l'impatto ambientale.
In questa direzione sono stati emanati dal Governo due provvedimenti: il decreto legislativo n. 387 del 29 dicembre 2003 e la legge n. 239 del 23 agosto 2004 recante il riordino del settore energetico.
Il primo provvedimento, di recepimento della Direttiva 77/CE/2001, rafforza il sistema


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vigente di promozione delle fonti energetiche rinnovabili, aumentando l'obbligo di produrre energia rinnovabile in capo ai produttori di energia termoelettrica, semplificando le procedure autorizzative, promuovendo le tecnologie solari per la produzione di energia elettrica (fotovoltaico e solare termodinamico). Si è, quindi, potenziata la preesistente politica di promozione ed, in particolare, è stato rafforzato l'obbligo in capo ai produttori di energia elettrica convenzionale (centrali termoelettriche) di immettere nel mercato una quota obbligatoria di energia elettrica da fonti rinnovabili crescente ogni anno dello 0,35 per cento. Nel 2004 i produttori di energia elettrica hanno dovuto immettere sul mercato il 2,35 per cento dell'energia elettrica da fonte rinnovabile, 2,7 per cento nel 2005 e così via.
Il secondo provvedimento prevede il riordino del settore energetico spingendo il completamento del processo di liberalizzazione del mercato elettrico, processo necessario per estendere il numero di soggetti sul mercato in grado di produrre e distribuire energia elettrica ed aumentare l'offerta, con la speranza di ottenere in Italia una progressiva e sensibile riduzione delle bollette al cittadino.
Ciò premesso, l'articolo 7 del decreto legislativo sopra citato, prevede che il Ministro dell'attività produttive, di concerto con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, d'intesa con la Conferenza unificata adotti uno o più decreti con i quali saranno definiti i criteri di incentivazione della produzione di energia elettrica da fonte solare. Lo stesso articolo precisa che, per l'elettricità prodotta mediante conversione fotovoltaica della fonte solare, sia prevista una specifica tariffa incentivante, di importo decrescente e di durata tali da garantire una equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio. Si tratta di una innovazione significativa, in quanto, per la prima volta nel nostro Paese, sarebbe introdotto uno specifico incentivo strutturale a sostegno della produzione di energia elettrica dalla fonte solare.
In attuazione del richiamato articolo 7 decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, sono stati predisposti due schemi di provvedimenti: il primo, per l'incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare; il secondo, per l'incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti solari termodinamici. Entrambi sono stati oggetto di confronto con gli operatori interessati già dall'estate del 2004.
L'avvio formale dell'
iter di approvazione di detti decreti è stato tuttavia rallentato dall'esigenza di tenere nel debito conto talune successive indicazioni del Parlamento, espresse dapprima con l'ordine del giorno del 30 luglio 2004 n. 9/3297C/7, accolto dal Governo, poi nell'ambito della discussione sulla legge comunitaria 2004, infine approvata e promulgata come legge 18 aprile 2005, n. 62. Quest'ultima, all'articolo 15 - comma 1 -, delega il Governo ad attuare la nuova direttiva sul mercato interno dell'elettricità, nel rispetto di criteri direttivi tra i quali: «sviluppare l'impiego delle nuove fonti rinnovabili di energia e della cogenerazione attraverso strumenti di mercato, prevedendo il riordino degli interventi esistenti con misure anche differenziate per tipologie di impianto e introducendo meccanismi di incentivazione basati su gare per la promozione delle soluzioni tecnologiche più avanzate, e ancora lontane dalla competitività commerciale». La fonte solare ricade tra le nuove fonti rinnovabili di energia e la conversione fotovoltaica è, senz'altro, tra le soluzioni tecnologiche più avanzate e ancora lontane dalla competitività commerciale.
Al fine di evitare l'emanazione di provvedimenti di efficacia e durata incerte, i due schemi di provvedimenti sono stati pertanto opportunamente aggiornati per tener conto della volontà del Parlamento. A breve saranno avviati all'iter di approvazione.
Con riferimento al secondo quesito posto dall'interrogante, si rappresenta che in attesa della partenza del meccanismo di incentivazione in conto energia del fotovoltaico, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio ha avviato programmi di incentivazione in conto capitale per le


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tecnologie solari fotovoltaico e termico, al fine di dare ampia diffusione alle fonti rinnovabili, in linea con quanto previsto dal Protocollo di Kyoto.
In particolare, è stato promosso il Programma «Tetti fotovoltaici» che prevede la realizzazione di impianti fotovoltaici di piccola taglia (fino a 20 kW) connessi in rete. Sono stati realizzati migliaia di impianti sugli edifici italiani per una potenza complessiva pari a circa 14 MW alla fine del 2004. A regime, questi impianti porteranno una riduzione delle emissioni in aria di anidride carbonica pari a 15.700 tonnellate all'anno.
È stato promosso, inoltre, il Programma «Solare termico», articolato in più misure nazionali e regionali, che prevede la realizzazione di impianti solari termici sugli edifici italiani per la produzione di acqua calda sanitaria, riscaldamento degli ambienti e riscaldamento dell'acqua delle piscine. Il programma ha portato all'installazione di circa 45.000 mq nel 2003 e si prevede l'installazione di ulteriori 130.000 mq nel biennio 2004-2005. Quando saranno completati, questi impianti determineranno annualmente una riduzione delle emissioni in aria pari a circa 60.000 tonnellate di anidride carbonica.
Infine, nell'ambito della Convenzione stipulata tra il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e MCC Spa, prevista nell'articolo 5, comma 2 del decreto ministeriale n. 337 del 20 luglio 2000 (pubblicato nella
Gazzetta Ufficiale n. 273 del 22 novembre 2000), sono stati destinati Euro 25.822.844,95 al cofinanziamento, mediante la corresponsione di contributi in conto capitale da parte del Ministero dell'ambiente, di investimenti per la tutela ambientale relativi all'uso delle energie rinnovabili.
Si tratta di agevolazioni per le piccole e medie imprese per la realizzazione delle seguenti tipologie di impianti:
impianto fotovoltaico connesso alla rete per la produzione di energia elettrica di potenza nominale compresa tra 20 e 50 kW;
impianto eolico connesso alla rete per la produzione di energia elettrica di potenza nominale compresa tra 20 e 100 kW;
impianto solare termico per la produzione di calore a bassa temperatura di superficie captante lorda compresa tra 50 e 500 mq;
impianto termico a cippato o
pellets da biomasse per la produzione di calore di potenza nominale compresa tra 150 e 1000 kW.

La pubblicazione in Gazzetta del relativo bando è prevista per novembre 2005.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.

RUZZANTE. - Al Ministro delle attività produttive, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con lettera del 1 marzo 2005, il Calzaturificio M.N.C. di Bottazzin, che opera a Noventa Padovana (Padova), ha comunicato ai lavoratori la messa in liquidazione della società e la cessazione di ogni attività, con conseguente risoluzione di tutti i rapporti di lavoro in essere con messa in mobilità;
tale decisione, nata da una mancanza di commesse e dalla riduzione drastica della clientela (secondo quanto precisato dall'azienda), riguarderà tutto il personale per un totale di ben 104 lavoratori;
si tratta della ennesima azienda della provincia di Padova che chiude i battenti, impoverendo drasticamente il tessuto economico produttivo padovano -:
se il Governo sia al corrente della messa in liquidazione del Calzaturificio M.N.C. di Bottazzin di Noventa Padovana (Padova);
se il Governo, vista la situazione in cui versa l'azienda, non intenda intervenire per fare in modo che i lavoratori possano usufruire della cassa integrazione;
se il Governo, visto l'ingente numero di aziende della provincia di Padova che in


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questi ultimi anni hanno chiuso i battenti o fortemente ridimensionato i loro organici, non intenda intervenire con misure di sostegno straordinarie alle aziende in crisi, in modo da evitare il ripetersi di eventi come quello descritto in narrativa.
(4-13901)

Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si rappresenta quanto segue, anche sulla base delle notizie fornite dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
Nel mese di febbraio 2005, si apprendeva dai giornali locali la notizia che la società MNC di Bottazin di Noventa Padovana (Padova) cessava l'attività per mancanza di commesse, a causa della crisi che investe il settore calzature, e dichiarava di non voler utilizzare lo strumento della CIGS.
Il 1o marzo 2005 la ditta ha aperto la procedura di mobilità, ai sensi della legge n. 223/91, e comunicato che l'assemblea straordinaria dei soci, in data 25 febbraio 2005, aveva deliberato la messa in liquidazione della società nonché la cessazione di ogni attività produttiva con la conseguente risoluzione dei rapporti di lavoro con i 102 lavoratori in organico.
A seguito dell'esito negativo dell'ennesimo incontro fra i sindacati e la proprietà, le parti venivano convocate nel mese di aprile 2005 presso gli uffici della Provincia di Padova per esperire il tentativo di conciliazione.
Dopo numerosi incontri svolti al tavolo provinciale, la parti sono addivenute, il successivo 29 aprile 2005, ad un accordo in base al quale 93 lavoratori sono stati posti in mobilità ed i restanti 9 in CIGS per 12 mesi.
I lavoratori collocati in mobilità sono stati inseriti nelle apposite liste e la Provincia di Padova ha attivato le procedure di sostegno e supporto per la loro ricollocazione nel mondo del lavoro, prevedendo anche lo svolgimento di attività di
outplacement.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.

SANDI. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
alcuni dipendenti dello stabilimento di Feltre (Belluno) dell'ex Alumix gruppo non fallito ma messo in liquidazione (Efim, oggi Alcoa), hanno richiesto ai commissari liquidatori dell'ente i curricula necessari al completamento delle pratiche al fine di poter usufruire dei benefici della legge 257/92 (Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto);
le richieste sono state inoltrate in diversi periodi a cominciare dalla primavera del 2003 ma i commissari liquidatori hanno risposto, nelle scorse settimane, di essere impossibilitati ad esaudirle in quanto sprovvisti della documentazione necessaria alla stesura;
per quanto a conoscenza dell'interrogante la suddetta documentazione si trova ancora presso lo stabilimento di Feltre;
appare all'interrogante necessario completare il procedimento inviando un addetto dell'Alumix, unica titolare del diritto di accesso, a prendere visione dei dati richiesti e stilare in loco i curricula di cui sopra;
la persona incaricata potrebbe usufruire, qualora necessario, dell'aiuto del personale ivi presente -:
se il Ministro intende farsi promotore di una iniziativa come sopra descritta per completare le pratiche dei dipendenti dell'ex Alumix dello stabilimento di Feltre mettendoli così in condizione di usufruire dei benefici della legge 257/92.
(4-14078)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, si fa presente quanto rappresentato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Belluno.
La Direzione del personale dell'azienda Alcoa ha manifestato la propria completa disponibilità ad inviare alla società Alumix, in quanto titolare del rapporto di lavoro nel


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periodo interessato, le cartelle personali dei dipendenti attualmente conservate presso lo stabilimento.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SERENA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
il «Giorno della Memoria», istituito con legge 20 luglio 2000, n. 211, per ricordare le vittime della Shoah, si è risolto in una serie di manifestazioni svoltesi il 27 gennaio scorso in tutta Italia;
nel corso di tali manifestazioni, alle quali sono stati invitati molti esponenti della sinistra, non si è fatto il minimo cenno ad altri immani olocausti, quali ad esempio le foibe, i massacri dei Kmher Rossi in Cambogia, le stragi contro i campi palestinesi, i bombardamenti americani contro le popolazioni civili dal 1945 ai giorni nostri, il lancio dell'atomica su Nagasaki ed Hiroshima, le vittime degli embarghi economici;
come ammoniva Gianbattista Vico, la civiltà nasce con il culto di tutti i morti, a prescindere dalla loro appartenenza politica, sociale o razziale -:
se non intenda assumere le opportune iniziative volte ad estendere il «Giorno della Memoria» alle vittime di tanti olocausti volutamente dimenticati, a giudizio dell'interrogante, per convenienza politica.
(4-02159)

Risposta. - Il «Giorno della Memoria» è stato istituito con la legge n. 211 del 20 luglio 2000, la quale prescrive che nella giornata del 27 gennaio siano attivate, anche nelle scuole, iniziative per ricordare lo sterminio e la persecuzione del popolo ebraico.
Per dare maggiore risalto a tale importante ricorrenza il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca bandisce ogni anno un concorso, in collaborazione con l'Unione delle comunità ebraiche e sotto l'Alto patronato del Presidente della Repubblica, sui temi della Shoah e della lotta all'antisemitismo riservato alle classi dell'istruzione primaria e dell'istruzione secondaria di primo e secondo grado.
Larghissima è la partecipazione delle scuole e degli studenti, che rispondono con elaborati originali. Dopo un'accurata selezione dei lavori (disegni, racconti,
poster, ricerche e prodotti multimediali) effettuata presso gli Uffici scolastici rionali, una Commissione nazionale mista (Miur - Comunità ebraica) sceglie le classi vincitrici, una per ciascun tipo di scuola.
Ogni anno viene, inoltre, allestita una mostra dei lavori selezionati, che nel 2003 sono stati esposti presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma e nel 2004 nelle sale del Ministero dell'istruzione. Anche nell'anno scolastico 2004/2005 il concorso si è svolto con successo e si è concluso il 14 gennaio 2005 con la proclamazione dei vincitori.
Si fa, inoltre, presente che, con decreto del ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca n. 5450 del 28 agosto 2003, d'intesa con il Ministero degli Affari Esteri, è stata costituita la Delegazione Italiana dell'
International Task Force, organismo internazionale fondato a Stoccolma nel 1998, su iniziativa della Svezia, con lo scopo di promuovere, nei paesi membri e in altri, associati attraverso progetti di partenariato, iniziative culturali didattiche e accademiche dirette a mantenere viva la memoria collettiva della Shoah.
È stato anche costituito un Comitato scientifico che si compone di esponenti del Dicastero dell'istruzione, del mondo della cultura, dell'Unione delle Comunità ebraiche e di organizzazioni non governative e
onlus operanti nel campo scientifico, con il compito di svolgere un'azione consultiva, di carattere culturale e accademico.
Per mettere a disposizione tutto il materiale documentale e le informazioni relative all'
International Task Force, nel sito Internet del Ministero dell'istruzione è stata avviata un'apposita pagina web.


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Con riguardo alle vittime delle foibe, si fa presente che la legge 30 marzo 2004, n. 92, riconosce il 10 febbraio quale «Giorno del ricordo». Nella suddetta giornata sono previste iniziative per diffondere, tra i giovani delle scuole d'ogni ordine e grado, la conoscenza dei tragici eventi.
Con circolare del 27 gennaio 2005 il Ministero dell'Istruzione ha invitato gli Uffici periferici a sensibilizzare le istituzioni scolastiche e, in particolare, i docenti perché promuovano, nell'ambito dei percorsi didattici e dell'offerta formativa, momenti di studio, di riflessione e d'approfondimento sui temi del rispetto della persona, della libertà, della democrazia, della convivenza pacifica, della collaborazione e solidarietà tra i popoli.
Si fa presente, infine, che un altro momento di riflessione sui valori della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, nasce in occasione della solennità civile del 4 ottobre, giorno riconosciuto come tale con la legge del 10 febbraio 2005, n. 24. Nelle scuole d'ordine e grado sono previste cerimonie, iniziative, incontri dedicati ai valori universali di cui i santi patroni speciali d'Italia San Francesco e Santa Caterina da Siena sono espressione.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
i dieci lavoratori dell'impresa edile «Consortile scarl» di Ramacca (Catania), che non ricevono lo stipendio dal mese di luglio 2004, sono in sciopero a tempo indeterminato;
la protesta è stata proclamata da Filca Cisl e Fillea Cgil che sono accanto ai lavoratori per sostenerne le ragioni;
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che, a tutt'oggi, i lavoratori non hanno notizie certe sulla data di pagamento delle loro spettanze -:
se non ritenga opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, che da alcuni mesi non ricevono il salario.
(4-11184)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Regione Siciliana - Servizio ispettorato provinciale del lavoro di Catania, presso la Soc. Ramacca S.C. a r.l. è emerso quanto segue.
Il comune di Ramacca (Stazione appaltante dei lavori di cui è risultata aggiudicataria la ditta in esame), con Determinazione n. 55 del Responsabile del Servizio gestione del territorio si è sostituito nei pagamenti di tutte le spettanze dovute ai lavoratori della Società Ramacca S.C. a r.l., trasmettendo alla cassa regionale di Catania i mandati di pagamento in data 14 aprile 2005, con nota n. 6161 del 13 aprile 2005.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 9 novembre 2004, i dipendenti della Fuzzi dello stabilimento di Baragiano (Potenza), azienda tessile con sede centrale in provincia di Rimini, hanno proclamato lo stato di agitazione per protestare contro la decisione dell'azienda di collocare in cassa integrazione, a causa di un calo delle commesse, otto operai per 13 settimane, a partire dal prossimo 22 novembre;
la Filtea-Cgil e Uilta-Uil locale hanno chiesto un incontro urgente alla società prima dell'avvio del periodo di cassa integrazione, riguardo alla quale hanno sollecitato la sospensione di ogni decisione;
i lavoratori della Fuzzi di Baragiano vivono con profonda ansia e giustificata angoscia la delicata situazione, preoccupati per il progressivo ridimensionamento dell'attività produttiva dello stabilimento;


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da notizie in possesso dell'interrogante, risulta che la fabbrica suddetta è stata realizzata, circa due anni fa, con i benefici del contratto d'area -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, convocando un tavolo di confronto per discutere della crisi dell'azienda e scongiurare la suddetta decisione, salvaguardando gli attuali livelli di lavoro e garantendo ai lavoratori stessi un futuro certo e sicuro, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi crisi occupazionali.
(4-11583)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in argomento, concernente la società Fuzzi S.p.A., si fa presente quanto rappresentato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Potenza.
Dagli accertamenti è emerso che le maestranze attualmente in forza sono n. 21, di cui n. 5 assunte con Contratto di formazione e lavoro e n. 1 in aspettativa dall'8 gennaio 2005. L'orario di lavoro è disposto su due turni giornalieri, dal lunedì al sabato (dalle ore 6.00 alle ore 14.00 e dalle ore 14.00 alle 22.00) ed uno centrale (dalle ore 8.30 alle ore 12,30 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00).
A tutt'oggi è in funzione solo il reparto tessitura dove è necessaria la presenza dei dipendenti occupati nel turno centrale per l'esecuzione delle varie fasi lavorative consistenti nella preparazione dei filati e dei teli, dei campioni, delle commesse e dell'imballaggio.
Dal mese di dicembre 2004, sono stati interrotti n. 2 rapporti di lavoro, di cui uno per dimissioni ed uno per fine contratto di formazione e lavoro.
Le organizzazioni sindacali, a seguito della verifica ispettiva, hanno fornito una relazione nella quale rappresentano, a loro avviso, la possibilità dell'azienda di riprendere il ciclo di lavorazione dei reparti attualmente in disuso e l'elevata professionalità acquisita dai dipendenti, condizioni entrambe favorevoli ad una ripresa di competitività sul mercato.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO e MAURA COSSUTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
con deliberazione n. 827 del 30 novembre 2004 del Direttore Generale dell'ASL n. 2 di Castrovillari (Cosenza), che si uniformerebbe alla Delibera della Giunta Regionale n. 850 del 15 novembre 2004, è stato deciso di procedere all'accorpamento delle postazioni di Guardia Medica ricadenti nel territorio di competenza del Distretto di San Marco Argentano (Cosenza);
con tale deliberazione si prevede la riduzione da dieci a cinque postazioni di Guardia Medica e la soppressione di quelle presenti nei comuni di Sant'Agata d'Esaro (Cosenza) e San Donato di Ninea (Cosenza);
nei comuni di Terranova di Sibari, Tarsia, San Lorenzo del Vallo e Spezzano Albanese, sempre in provincia di Cosenza e tutti ricadenti sotto la competenza della suddetta Asl, le postazioni di Guardia Medica dovrebbero essere eliminate e sostituite da una unica, che dovrebbe funzionare per tutta la popolazione facente parte del comprensorio dei comuni in oggetto;
la riduzione e il conseguente accorpamento delle postazioni di Guardia Medica avvengono in un territorio vasto, che comprende molte campagne e numerosissime frazioni, distanti tra loro e non facilmente raggiungibili;
la deliberazione dall'ASL n. 2 di Castrovillari (Cosenza) è stata adottata senza alcuna concertazione né con i sindaci dei comuni interessarti né con le rappresentanze sindacali dei medici convenzionati;


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il suddetto provvedimento rischia di creare danno alla tutela della salute pubblica e rischia di produrre un grave e pericoloso vuoto di assistenza sanitaria alle popolazioni interessate;
le motivazioni addotte nella deliberazione sarebbero da ricercare nella mutata «funzione» e «denominazione» del servizio sanitario di Guardia Medica, che si trasformerebbe in un non meglio precisato «servizio di continuità assistenziale»;
in realtà, la «funzione» della Guardia Medica (come da articolo 48 e successivi del decreto del Presidente della Repubblica 28 luglio 2000, n. 270) era e continua ad essere finalizzato «alle urgenze notturne, festive e prefestive attraverso interventi ambulatoriali, domiciliari e territoriali richiesti dall'utente o dalla Centrale Operativa»;
da notizie in possesso degli interroganti, tale provvedimento sarebbe purtroppo la conseguenza diretta del disastrato bilancio economico in cui versa l'Azienda Sanitaria Locale;
sempre da notizie in possesso degli interroganti risulta che la popolazione coinvolta dalla suddetta deliberazione si sta mobilitando, tanto che nei comuni di Sant'Agata d'Esaro e San Donato di Ninea è partita una raccolta firme tra i cittadini, tendente a sensibilizzare le istituzioni locali -:
se non ritenga di attivarsi affinché nel Piano sanitario nazionale sia prevista l'inderogabilità del principio per cui le postazioni di guardia medica debbano essere in numero sufficiente a rispondere alle esigenze della popolazione residente e uniformemente distribuite sul territorio.
(4-12427)

Risposta. - La problematica rappresentata nell'atto parlamentare, relativa ad aspetti organizzativi di erogazione di servizi sanitari nell'ambito di una specifica realtà territoriale, concerne in via prioritaria la sfera delle competenze regionali.
Per effetto, inoltre, della disciplina normativa contenuta nella legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3 «Modifiche al titolo V della parte seconda della Costituzione» al Ministero della salute non competono poteri di natura organizzativa e gestionale nei confronti dei servizi sanitari regionali.
La Regione Calabria, tramite la competente Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Cosenza, ha comunicato che l'Accordo Collettivo nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale, approvato in data 23 marzo 2005, nell'ambito di una integrale revisione della medicina di base, ha previsto la trasformazione della guardia medica in un'attività coordinata sul territorio, in modo di garantire la continuità dell'assistenza 24 ore su 24, mediante forme associative e la costituzione di «
équipe territoriali».
A fronte di tale più articolata organizzazione, lo stesso Accordo ha rideterminato il fabbisogno dei medici di continuità assistenziale di ciascuna Azienda Sanitaria, secondo un rapporto ottimale di un medico ogni 5000 abitanti.
In sede di contrattazione decentrata le Regioni, per particolari esigenze determinate anche da specifiche caratteristiche geomorfologiche, possono indicare, per ambiti definiti di assistenza, un diverso rapporto, in aumento o in diminuzione; la variabilità del rapporto non può comunque essere maggiore del 30 per cento. Fino a quando non saranno assorbiti eventuali esuberi rispetto al suddetto rapporto ottimale le Aziende non possono attribuire ulteriori incarichi.
La tendenza del legislatore è, dunque, quella di ridurre le postazioni di continuità assistenziale prevedendo, alfine di conciliare esigenze diametralmente opposte, forme alternative che garantiscano efficienti prestazioni».
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
la Società H3G ha comunicato che, ai sensi dell'articolo 47 della legge n. 428 del


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1990, intende trasferire in affitto, entro il 1 aprile 2005, alla società Ericsson Network Services Italia un ramo dell'azienda che comprende:
attività di progettazione, pianificazione, esercizio e manutenzione di infrastrutture di telecomunicazione;
progettazione, pianificazione, esercizio e manutenzione di sistemi informativi funzionali all'erogazione del servizio di telefonia mobile di terza generazione;
altre attività tecniche ancillari all'esercizio della licenza individuale per la prestazione del servizio pubblico di comunicazioni mobili di terza generazione secondo lo standard UMTS; tutte le sue infrastrutture che comprendono circa 6200 impianti di telefonia;
contestualmente verrà sottoscritto con la società Ericsson un contratto di appalto di servizi avente per oggetto lo svolgimento di servizi connessi ai punti sopra detti;
le motivazioni dell'operazione, addotte dalla H3G spa, vanno individuate nella necessità di recuperare l'efficienza indispensabile per finanziare lo sviluppo della società contenendo nel contempo gli attuali costi di gestione;
questo trasferimento interesserà 760 lavoratori, dislocati attualmente nelle varie sedi che la H3G ha distribuite su tutto il territorio nazionale, solo a Roma sono interessati circa 200/250 lavoratori, a cui verrà applicato, da parte della società Ericsson Italia, il contratto collettivo di lavoro dei metalmeccanici mentre attualmente hanno il contratto collettivo delle telecomunicazioni;
le Organizzazioni sindacali di categoria, nell'incontro svoltosi il 31 gennaio 2005 con le controparti della H3G spa e con la società Ericsson Network Services Italia, hanno ribadito il loro dissenso a questo tipo di accordo che rischia di coinvolgere anche altri settori aziendali e non tutela adeguatamente i lavoratori coinvolti sia da un punto di vista occupazionale che contrattuale;
di fronte alle richieste delle Organizzazioni Sindacali, come il mantenimento delle sedi di lavoro, il no ad ulteriori cessioni o scorpori di altri settori aziendali, garanzie occupazionali serie per tutta la durata dell'affitto (no a licenziamenti o ad ulteriore mobilità) e la garanzia per tutti i lavoratori di rientrare in H3G spa una volta finito il periodo di affitto, non sono state accolte dalle controparti -:
se sia a conoscenza di quanto esposto in premessa;
se, nell'ambito delle sue competenze, intenda attivare un Tavolo di concertazione tra le parti al fine di verificare se, all'interno della trattativa in corso, vengono tutelate le legittime richieste dei lavoratori interessati da questo trasferimento.
(4-12976)

Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Milano è emerso quanto segue.
La H3G ha affittato ad Ericsson, a decorrere dal 1o aprile 2005 e per un periodo di cinque anni, i rami d'azienda in cui sono raccolti progettazione, pianificazione, realizzazione, esercizio e manutenzione delle infrastrutture di comunicazione e dei sistemi informativi.
Circa 760 tecnici di rete e di Itdi H3G sono confluiti in Ericsson che, a sua volta, si occuperà della gestione ordinaria della rete e delle infrastrutture di servizi multimediali e dei sistemi informativi a supporto dei servizi di rete.
I dipendenti trasferiti con il ramo d'azienda affittato, sono andati ad operare in Ericsson.
Sono, altresì, state pianificate per i lavoratori, con il contributo delle organizzazioni sindacali alcune garanzie quali:
a) conservazione del posto di lavoro dei dipendenti addetti al ramo per un periodo di trenta mesi dalla data di sottoscrizione del contratto definitivo (in tale


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arco temporale Ericsson non potrà procedere a licenziamenti collettivi);
b) garanzia di riassunzione dei dipendenti di provenienza H3G, che dovessero risultare eccedenti, rispetto alle esigenze imprenditoriali di Ericsson, alla scadenza del contratto d'affitto o in caso di suo scioglimento anticipato,
c) mantenimento del contratto collettivo nazionale del lavoro delle Telecomunicazioni per tutta la durata del contratto d'affitto.

Tale accordo, stipulato con un partner di livello mondiale nelle infrastrutture di rete, quale Ericsson, garantisce il 100 per cento dei posti di lavoro e permette di mantenere in Italia Know-how e competenze.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 27 aprile 2005, 600 lavoratori degli stabilimenti della Whirlpool Europe Srl, azienda leader degli elettrodomestici, hanno scioperato e manifestato, attorno alla sede di Cassinetta di Biandronno (Varese), per protestare contro la decisione assunta dai vertici aziendali, che ha annunciato alle organizzazioni sindacali di categoria che, entro il 2007, nell'ambito del programma di ristrutturazione, avvierà procedure di mobilità per mille dipendenti in esubero;
l'avvio delle procedure di mobilità annunciate dall'azienda è atteso entro venerdì 29 aprile 2005;
negli stabilimenti di Cassinetta di Biandronno, che producono frigoriferi e cucine, sono impiegati 2.300 dipendenti, 500 quelli a Comerio (Varese), sede della direzione generale di Whirlpool Europe;
secondo quanto affermato dai vertici aziendali, «il piano di ristrutturazione si è reso necessario per far fronte in tempi rapidi al costante calo di competitività in alcuni segmenti di produzione che ha avuto come conseguenza una progressiva perdita di volumi produttivi destinati a riflettersi sui livelli occupazionali dell'area di Varese» -:
se non ritengano opportuno e urgente intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori coinvolti, nell'intento di scongiurare quanto deciso dai vertici aziendali e garantire loro un futuro occupazionale certo e sereno.
(4-14038)

Risposta. - In relazione alla interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta quanto comunicato al riguardo dalla Direzione Provinciale del Lavoro di Varese.
La società Whirlpool Europe S.r.l., appartenente alla Whirlpool Corporation, con sede in Benton Harbor - Michigan (USA), è la società italiana cui fanno capo le attività produttive degli stabilimenti di Cassinetta di Biandronno (Va), Trento, Siena e Napoli, nonché la sede di Comerio (Va).
La società, operante nel settore della produzione e della commercializzazione di elettrodomestici con i marchi Whirpool, Bauknecht, Ignis, Polar e Landen, occupa nella sede di Comerio e nell'unità produttiva di Cassinetta l'organico sinteticamente riassunto nella tabella seguente:
Sede Comerio: Dirigenti 134; Quadri ed impiegati 420; Equiparati 0; Operai 3; Totale 557.
Sede Cassinetta di Biandronno: Dirigenti 44; Quadri ed impiegati 764; Equiparati 10; Operai 2382; Totale 3200.
TOTALE: Dirigenti 178; Quadri ed impiegati 1184; Equiparati 10; Operai 2385; Totale 3757.

L'azienda, con lettera del 2 maggio 2005, ha comunicato alle RSU aziendali ed alle organizzazioni aziendali di categoria l'apertura


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della procedura di mobilità, ex artt. 4 e 24 della legge. n. 223/1991, per 783 dipendenti in esubero e di dover procedere ad una riduzione collettiva del personale occupato attualmente sia presso la sede di Comerio (Va), sia presso l'unità produttiva di Cassinetta di Biandronno (Va). Il dettaglio degli esuberi è riportato nella tabella seguente:
Sede Comerio: Quadri ed impiegati 73; Equiparati 0; Operai 0; Totale 73.
Sede Cassinetta di Biandronno: Quadri ed impiegati 138; Equiparati 5; Operai 567; Totale 710.
TOTALE: Quadri ed impiegati 211; Equiparati 5; Operai 567; Totale 783.

L'eccedenza di personale sopra evidenziata, secondo le ragioni addotte dall'azienda, è dovuta alla perdita progressiva di competitività che si protraeva da almeno due anni dovuta in parte al costante decremento dei prezzi al consumo per le dinamiche di mercato, sia al progressivo aumento dei costi delle materie prime, nonché al costo della manodopera per unità di prodotto.
Negli ultimi due anni l'azienda, per adeguare le proprie capacità produttive alla predetta congiuntura negativa, ha usufruito della cassa integrazione guadagni ordinaria, per il settore
cooling (frigoriferi), con un progressivo utilizzo che nel periodo 28 marzo 2005-10 aprile 2005, ha raggiunto 70.678 ore per n. 1.035 lavoratori.
L'evolversi del quadro congiunturale in una situazione di difficoltà strutturale della complessiva capacità competitiva della società, ha indotto ad interventi più incisivi. Infatti, la Whirlpool Europe S.r.l. ha rivisto le proprie strategie, impostando e consolidando nuovi assetti produttivi, per conseguire significativi contenimenti dei costi e rilanciare la competitività dei siti di Cassinetta di Biandronno e di Comerio.
Le strategie aziendali sono orientate verso un diverso
mix di prodotti, privilegiando segmenti a più elevato contenuto tecnologico con margini di profittabilità maggiori, senza abbandonare la fascia medio-bassa dei prodotti che, comunque, rappresenta il cuore del mercato dell'elettrodomestico.
La risoluzione del rapporto di lavoro per n. 783 lavoratori è preordinata nell'arco temporale di anni 3 (2005-2007) e, nel corso dell'anno 2005, è prevista la risoluzione del rapporto di lavoro per n. 465 lavoratori, mentre la restante parte sarà collocata in mobilità tra il 2006 ed il 2007, per l'abbandono di alcune produzioni e l'adozione di interventi migliorativi dell'efficienza, secondo i criteri di ridefinizione degli assetti produttivi degli stabilimenti.
La Whirlpool Europe S.r.l. ha predisposto un programma industriale, oggetto della trattativa tuttora in corso con le organizzazioni sindacali, in cui è ribadita innanzitutto la determinazione dell'azienda di assicurare a Comerio il ruolo direzionale per le sue attività in Europa e, più in generale, la volontà di continuare per il futuro l'impegno industriale nello stabilimento di Cassinetta di Biandronno.
Gli interventi predisposti prevedono l'introduzione di nuovi prodotti in prevalenza destinati ai prodotti di «alta gamma», l'adozione di programmi innovativi tesi ad elevare il livello tecnologico di tutto il sistema logistico-produttivo e l'implementazione di un piano di miglioramento della qualità.
In termini finanziari gli investimenti globali previsti ammontano a circa 100 milioni di euro per il periodo 2005-2008, ripartiti tra attività progettuale e processi produttivi e comprensivi anche di un importante investimento per la formazione e l'aggiornamento professionale. I nuovi progetti previsti per i prossimi anni ammontano a circa 40.
In particolare, presso lo stabilimento di Cassinetta di Biandronno, l'azienda per l'area
cooking (piani e forni di cottura), intende attuare una strategia di innovazione del prodotto, con il lancio di nuovi progetti nel periodo 2005-2008, con l'inserimento di una nuova piattaforma progettata ad hoc per la realizzazione di piani destinati all'«alta gamma». Inoltre, intende implementare un piano per elevare sotto il profilo tecnologico la linea produttiva e i processi, così da rafforzare ulteriormente


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la competitività dei prodotti. La realizzazione di tale piano e la sua realizzazione dovrebbero permettere allo stabilimento di Cassinetta di mantenere nel tempo un adeguato livello di competitività, così da innovare i processi produttivi, ottimizzare i costi, migliorare la prestazione e ridurre il costo per unità di prodotto.
Per l'area
cooling (frigoriferi), la società prevede un radicale cambiamento del layout e della struttura organizzativa di fabbrica che dovrebbe garantire un recupero di competitività dello stabilimento su tutti i prodotti della gamma e su tutte le componenti di costo. Inoltre, intende adottare una strategia di prodotto aggressiva che prevede l'introduzione di nuovi progetti tra il 2005 ed il 2008 ed in tale ottica lo stabilimento di Cassinetta si sposterà su prodotti ad alto valore. Anche nell'area cooling il miglioramento della qualità è un argomento centrale del piano industriale e si riproduce alla durata del prodotto, alla sua affidabilità, alla qualità percepita e alle prestazioni offerte.
Infine, per il Centro direzionale di Comerio e gli Enti centrali, la Whirlpool Europe S.r.l. ha confermato la volontà di assicurarne il ruolo per le sue attività in Europa. Il Centro direzionale è pertanto interessato da un piano volto a razionalizzare e semplificare i processi, anche con l'ausilio delle tecnologie informatiche. Sono previste revisioni organizzative con l'obiettivo di ridimensionare i costi di struttura e le spese generali di gestione. Le aree di intervento individuate sono la logistica ed il Service/SPC
(Spare Parts Center), il centro distributivo ricambi ed i call centers dei diversi paesi.
Nell'ultimo incontro con le organizzazioni sindacali, l'azienda ha mostrato disponibilità a rivedere i volumi produttivi previsti per i prossimi anni con interventi mirati soprattutto al miglioramento delle performance ed a più efficaci strategie distributive. Tali opportunità potrebbero consentire di rivedere, seppure in misura lieve, il numero dei lavoratori da porre in mobilità.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il gruppo Marzotto ha annunciato la chiusura del suo stabilimento di Mortara, in provincia di Pavia, e la conseguente collocazione in mobilità di 141 lavoratori dell'impianto, dedicato alla pettinatura della lana;
l'azienda ha motivato tale decisione con la «difficoltà di saturazione degli impianti», provocata della «perdita di volumi produttivi» e della «concorrenza con il mercato cinese»;
la Marzotto, nelle scorse settimane, aveva separato le attività tessili da quelle dell'abbigliamento, costituendo due società: la «Gaetano Marzotto Filati», formata dalle aziende tessili che pesano per il 10 per cento nel fatturato dell'azienda, e la «Valentino Fashion Group», cui fanno capo i brand dell'abbigliamento come Valentino, Hugo Boss e Marlboro, che pesano per il 90 per cento sul fatturato di Marzotto;
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che sulla decisione del gruppo hanno influito anche queste recenti operazioni societarie -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela della dignità, dei diritti e delle professionalità dei lavoratori coinvolti da questa decisione, al fine di scongiurare quanto annunciato dai vertici aziendali, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali, in un'area già purtroppo attraversata da altre e gravi vertenze.
(4-15079)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, si fa presente quanto rappresentato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Pavia.
La società Marzotto, in data 13 maggio 2005, ha aperto la procedura di mobilità per il proprio personale ritenuto in esubero.


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La situazione è stata affrontata presso questo Ministero, in data 26 luglio 2005, alla presenza del Sottosegretario On. Roberto Rosso. In tale sede è stata raggiunta un'intesa finalizzata sia alla riduzione dell'impatto sociale conseguente alla chiusura del sito produttivo di Mortara (Pavia) della Marzotto S.p.A., sia alla creazione di opportunità di ricollocazione per le eccedenze di personale.
Infine, il 28 luglio 2005, l'azienda e le parti sociali hanno stipulato, presso la Regione Lombardia, un accordo sindacale, con il quale è stata conclusa positivamente la citata procedura di mobilità.
In particolare, è stata concordata la chiusura dello stabilimento di Mortara, a far data dal 31 luglio 2005 ed il personale occupato, pari a 135 lavoratori, sarà così collocato: n. 6 unità verranno poste in mobilità al 1o agosto 2005, in base al criterio del possesso dei requisiti di accesso alla pensione nel periodo di mobilità; n. 129 unità verranno collocate in CIGS per crisi aziendale per cessata attività a zero ore a decorrere dal 1o agosto 2005 ed, infine, n. 12 addetti, ricompresi nei 129, accederanno gradatamente alla CIGS entro il 31 dicembre 2005.
Si fa presente, da ultimo, che per quanto riguarda l'ipotizzata interrelazione tra la chiusura dello stabilimento e lo scorporo del settore abbigliamento della società, l'azienda in esame esclude ogni correlazione, precisando che le motivazioni, note ai lavoratori e non controverse, ineriscono alla crisi strutturale del prodotto tessile italiano.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

SGOBIO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
i lavoratori dei siti Barilla sono in agitazione contro il piano industriale presentato dal gruppo nell'ottobre del 2004 e che prevede la chiusura dello stabilimento di Matera, del Mulino di Termoli e del bakery di Caserta, oltre che il trasferimento del Centro di ricerche Corial da Foggia a Parma;
nonostante il totale rigetto espresso da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil al suddetto piano, l'azienda è intenzionata a proseguire sulla strada della riorganizzazione;
di fronte alla volontà dei vertici aziendali cresce la preoccupazione dei lavoratori di perdere il posto, di finire in cassa integrazione o in pre-pensionamento;
il Mulino di Termoli, infatti, è stato venduto, ai lavoratori del Corial di Foggia sono già arrivate le prime lettere di trasferimento mentre a Caserta nessuno prevede più a riparare i macchinari guasti data l'imminente chiusura della linea;
l'azienda, di fronte alle sollecitazioni dei lavoratori, ha risposto dicendo che l'unica cosa che non può fornire in questo momento sono le garanzie;
secondo la Flai Cgil, la Barilla, un'azienda presentata dal Governo come leader nel settore dell'industria alimentare italiana, «non può pensare di rilanciare l'economia attraverso chiusure e trasferimenti» -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela della dignità, dei diritti e delle professionalità dei lavoratori interessati, al fine di convocare un tavolo di trattativa capace di scongiurare la decisione dell'azienda e nell'intento di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali, in aree del paese già purtroppo attraversate da altre e gravi vertenze.
(4-15228)

Risposta. - In ordine alla interrogazione in esame, si fa presente quanto rappresentato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Parma.
Dagli accertamenti è emerso che, dopo la presentazione del piano industriale, avvenuta il 29 ottobre 2004, il sindacato ha chiesto, ripetutamente, il ritiro del piano


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medesimo e nel corso dell'ultimo incontro, avvenuto nel marzo 2005, ha subordinato la prosecuzione delle trattative al ritiro del piano industriale.
L'azienda ha ritenuto di dover proseguire, comunque, nell'attuazione di quanto programmato, dando corso alla vendita del Mulino di Termoli previo trasferimento di alcuni tecnici presso lo stabilimento di Parma e, nell'intera area meridionale sono già iniziate le trasformazioni programmate che vedranno un investimento complessivo di oltre 40 milioni di euro. Inoltre, è stata confermata la completa disponibilità a favorire, con sostegni economici che dovranno essere individuati, l'inserimento lavorativo in altre realtà di coloro che si troveranno fuori dal processo produttivo, Inoltre, si informa che è già iniziata la costruzione del «mega mulino» di Pedrignano (Parma).
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.

ZANELLA. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
nel centro storico di Venezia sono rimasti due soli circoli didattici: San Girolamo e Diaz;
il circolo didattico San Girolamo di Venezia, che comprende 6 scuole elementari, è caratterizzato da una forte collaborazione tra docenti, genitori e dirigente scolastico ed è uno dei Circoli in cui la mobilitazione contro la legge 53/2003 è stata più forte, unanime e continuativa;
il direttore del circolo San Girolamo, dottor Riccardo Carlon, è noto in città per le sue posizioni di tutela della scuola pubblica e di elaborazione, nelle sue scuole, di un Piano dell'Offerta formativa ricco ed articolato e volto a mantenere le condizioni di apprendimento, di rispetto dei tempi, e dei ritmi di tutti i soggetti, di organizzazione del lavoro collegiale preesistenti all'introduzione della Riforma con il decreto 59 dello scorso anno;
in data 31 agosto 2005 verranno a scadere tutti i contratti stipulati con i Dirigenti Scolastici che dovranno pertanto essere rinnovati, per un triennio, a decorrere dal giorno i settembre 2005. In questa occasione, come riportato nei giorni scorsi dalla stampa locale, la dirigente regionale del MIUR ha proceduto allo spostamento d'ufficio, dalla sede di titolarità del direttore Riccardo Carlon senza che egli ne avesse fatto richiesta;
i genitori degli alunni del Circolo e gli stessi docenti hanno ripetutamente protestato contro questo trasferimento e da più parti è stata avanzata l'ipotesi che alla base di tale decisione ci sia una motivazione di carattere disciplinare per le posizioni del dott. Carlon nei confronti della riforma;
già a febbraio 2005, a conferma di tale ipotesi, il direttore regionale scolastico avrebbe disposto un accertamento ispettivo nei confronti di alcuni circoli della Provincia, tra cui quello di San Girolamo, da cui è risultato che la maggior parte dei Circoli avevano adottato, sulla base dell'autonomia scolastica e nell'ambito delle competenze proprie dei collegi docenti, soluzioni tese a limitare l'applicazione di alcuni aspetti della Riforma muovendosi di concerto con le richieste delle famiglie;
l'efficienza del dirigente Carlon a S. Girolamo non è mai stata messa in dubbio ed è documentata da vent'anni di iniziative, Piani dell'Offerta Formativa e da importanti fatti concreti: costante aumento di alunni e classi, rilancio dell'unica scuola rimasta nel sestriere veneziano della Giudecca, livelli di collaborazione degli insegnanti altissimi -:
se il Ministro sia a conoscenza della situazione e quali siano le sue valutazioni in merito;
se il Ministro non ritenga di intervenire urgentemente per verificare se la decisione di trasferire il dottor Carlon non abbia a che fare con le iniziative prese dal medesimo nei confronti della Riforma.
(4-16139)


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Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante chiede di conoscere le valutazioni del Ministero in merito al conferimento di un nuovo incarico al dirigente scolastico del circolo didattico «San Girolamo» di Venezia, da parte del Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto.
Al riguardo si precisa preliminarmente che gli incarichi dirigenziali conferiti nel precedente triennio ai dirigenti scolastici dal Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale per il Veneto scadevano il 31 agosto 2005.
Il responsabile dell'Ufficio scolastico regionale, per assicurare un ordinato avvio dell'anno scolastico, ha provveduto già nel corso del mese di luglio alla programmazione dei nuovi incarichi dirigenziali a valere dal 1o settembre 2005. A tal fine, in applicazione di quanto previsto dall'articolo del Contratto collettivo nazionale di Lavoro dell'area V della dirigenza scolastica, ha quindi informato preventivamente le organizzazioni sindacali del comparto circa i criteri per l'affidamento dei nuovi incarichi dirigenziali.
Infatti, nel corso dell'informativa data alle organizzazioni sindacali, alla quale ha fatto seguito apposita circolare indirizzata ai dirigenti scolatici della Regione, il Dirigente generale dell'Ufficio scolastico regionale ha esplicitato anche i motivi che potevano comportare l'affidamento dell'incarico dirigenziale presso una diversa istituzione scolastica; ciò nel rispetto delle norme contrattuali che definiscono i diritti del dirigente in ordine alle procedure di rinnovo dell'incarico.
Le norme contrattuali, contenute nell'articolo 23, commi 1 e 4, del su indicato contratto, non disapplicate dall'articolo 9 del decreto legislativo n. 165 del 2001, nel testo modificato dalla legge n. 145 del 2002, prevedono che, qualora non venga confermato lo stesso incarico precedentemente ricoperto e non vi sia una espressa valutazione negativa, il dirigente scolastico ha diritto ad un incarico che dovrà essere almeno equivalente a quello precedentemente rivestito.
Invero, presso il circolo didattico «San Giacomo» nel febbraio 2005 è stata disposta visita ispettiva a seguito di un esposto del rappresentante di una agenzia libraria di Venezia per accertare le ragioni della mancata adozione dei libri di testo nell'anno scolastico 2004-2005 in tutti i plessi della stessa istituzione scolastica.
La relazione ispettiva ha confermato il quadro di illegittimità che aveva caratterizzato l'attività degli organi collegiali in ordine alla adozione dei libri di testo rilevando anche la non incisività dell'azione dirigenziale nella vicenda.
Comunque dagli elementi forniti dal Direttore dell'Ufficio scolastico regionale non si rilevano nell'operato del medesimo intenti di «carattere punitivo» in quanto al dirigente scolastico del circolo didattico «San Girolamo» è stato assegnato un nuovo incarico equivalente a quello precedente, ed in particolare, il circolo didattico «Diaz» che è un istituto scolastico di analogo tipo, parimenti ubicato nel centro storico di Venezia, presso il quale il dirigente scolastico può fruire della retribuzione di posizione già in godimento, realizzando così l'equivalenza del nuovo incarico prescritta dal contratto collettivo nazionale di lavoro.
Il provvedimento di attribuzione del nuovo incarico ha quindi il solo intento di assicurare la migliore utilizzazione delle risorse professionali disponibili.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.