La seduta comincia alle 9,30.
FRANCESCO PAOLO LUCCHESE, Segretario, legge il processo verbale della seduta di ieri.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, faccio riferimento all'articolo 32, comma 3, del regolamento, con particolare riguardo a due punti. In primo luogo, in quanto vorrei proporre una rettifica in funzione di una effettiva verifica nel merito. Mi pare che ieri l'onorevole Franceschini abbia chiesto non una Commissione di indagine, ma un giurì d'onore.
PRESIDENTE. Ha chiesto un giurì d'onore...
ROBERTO GIACHETTI. Siccome il processo verbale si riferisce ad una Commissione di indagine...
PRESIDENTE. Si tratta di una diversa terminologia in base al regolamento della Camera.
ROBERTO GIACHETTI. Tuttavia, mi pare che, sul regolamento, la fattispecie sia regolata in maniera diversa.
PRESIDENTE. Si parla di «Commissione», ma è la stessa cosa!
ROBERTO GIACHETTI. Per quanto mi riguarda, signor Presidente, intervengo invece in riferimento ad una sua comunicazione resa ieri, a fine seduta, in ordine ai tempi da assegnare nel contingentamento. A tale proposito vorrei chiarire meglio il mio pensiero, in quanto le risposte che ho ricevuto da parte della Presidenza probabilmente non le ho comprese, mentre in quelle fornite dall'onorevole Elio Vito vi è stata un po' di malizia politica nell'interpretazione. Io, in realtà, ho sostenuto una tesi semplice.
Signor Presidente, mi sembrava che lei ieri avesse fatto riferimento alla possibilità di concedere ulteriori tempi in considerazione della sussistenza o meno di una manovra ostruzionistica da parte dell'opposizione, ritenendo tra l'altro che i nostri interventi erano ostruzionistici in quanto non attinenti alla materia in discussione. Dunque, mi sono permesso non di chiedere in modo generico un aumento dei tempi, ma di segnalarle - glielo ripeto in quanto ritengo faccia parte delle sue funzioni - che lei non ha la possibilità di giudicare se, in astratto, i nostri interventi siano o meno pertinenti, ma ha il potere e il dovere di intervenire, in base al regolamento, per toglierci la parola se non rispettiamo il regolamento e se i nostri interventi non sono attinenti alla materia in oggetto. Quindi, vincolare l'aumento dei tempi ad un presunto, generico atteggiamento ostruzionistico a mio avviso è sbagliato.
PRESIDENTE. Sottoscrivo totalmente le sue affermazioni. Ovviamente, se qualcuno interviene fuori tema, ho il dovere di
intervenire nello specifico in quel momento.
Onorevole Giachetti, in ordine al problema del giurì d'onore, la invito a leggere l'articolo 58 del regolamento, relativo alla possibilità di istituire una «Commissione» che giudichi la fondatezza dell'accusa. Dunque, ritengo che la questione possa ritenersi chiarita.
Se non vi sono ulteriori osservazioni, il processo verbale si intende approvato.
(È approvato).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Alemanno, Aprea, Armosino, Baccini, Ballaman, Berlusconi, Berselli, Boato, Bonaiuti, Bono, Brancher, Bricolo, Caligiuri, Cicu, Colucci, Gianfranco Conte, Contento, Cordoni, Cusumano, D'Alia, Delfino, Dell'Elce, Di Virgilio, Dozzo, Giuseppe Drago, Fini, Galati, Giordano, Giancarlo Giorgetti, Giovanardi, La Malfa, Landolfi, Mantovano, Manzini, Maroni, Martinat, Martinelli, Martino, Martusciello, Matteoli, Mauro, Miccichè, Molgora, Moroni, Pecoraro Scanio, Pescante, Pisanu, Piscitello, Possa, Prestigiacomo, Ramponi, Romani, Romano, Rosso, Santelli, Saponara, Scajola, Scherini, Selva, Sgobio, Stefani, Stucchi, Tanzilli, Tassone, Tortoli, Tremonti, Urso, Valducci, Valentino, Vietti, Violante e Vitali sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d'iniziativa dei deputati Soro ed altri; Fontana; Soda; Gazzara ed altri; Benedetti Valentini ed altri; Nespoli; Nespoli; Benedetti Valentini; Benedetti Valentini ed altri: Modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica.
Avverto che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato l'emendamento Saia 2.405.
Avverto che è in distribuzione un fascicolo concernente proposte emendative presentate dalla Commissione.
Ricordo che nella seduta di ieri è stato votato, da ultimo, l'emendamento Cabras 1.151.
PRESIDENTE. Riprendiamo l'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2620 ed abbinate sezione 1).
Dobbiamo ora passare alla votazione dell'emendamento Sgobio 1.109, sul quale il parere della Commissione e del Governo è contrario.
Avverto che è stata avanzata richiesta di votazioni qualificate.
PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.
Per consentire il decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Infatti, intendo porre alla sua attenzione e a quella dei colleghi alcune questioni che riguardano particolarità ed anomalie registrate durante il dibattito svoltosi nella giornata di ieri. Innanzitutto, vorrei fare riferimento al comportamento tenuto dai colleghi della maggioranza... Forse è meglio che attenda qualche istante.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore prendete posto in modo da consentire il regolare svolgimento della seduta.
Onorevole Violante, la prego di proseguire.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, il mutamento del sistema elettorale comporta anche un cambiamento di sistema politico. Quindi, è importante che su tale questione si possa aprire un confronto e che i colleghi della maggioranza, sostenitori di questa legge, esprimano le proprie ragioni. Noi abbiamo posto alcune questioni radicali che riguardano i seguenti profili: la sottrazione agli elettori della possibilità di scegliere i candidati; un eccesso di potere dato ai partiti politici; l'instabilità dei governi a causa dell'alta probabilità che si verifichino maggioranze diverse tra Senato e Camera; un testo confezionato in progress, visto che ogni tanto vengono presentati nuovi emendamenti che ne cambiano la sostanza.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, su questi aspetti vorremmo capire bene quali siano le ragioni del relatore e dei colleghi della maggioranza. È impossibile procedere ad una riforma elettorale senza che parli nessuno dei suoi sostenitori. Lei ieri ha fatto riferimento al nostro ostruzionismo: ebbene, ma cosa dobbiamo fare, bisogna stare tutti zitti a votare e basta (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)? Su quale terreno si può stabilire un confronto con la maggioranza? Quindi, chiedo che venga posta fine a questa anomalia. È chiaro che questo non dipende da lei, bensì dai colleghi parlamentari, dai capigruppo e dai leader della maggioranza. Tuttavia, consideriamo fondamentale che su questa materia i colleghi diano risposte e repliche alle obiezioni che stiamo sollevando. Inoltre, tutti i giornali oggi pongono un punto che riguarda il Presidente dell'Assemblea, relativamente alla segretezza del voto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
GENNARO CORONELLA. Basta!
LUCIANO VIOLANTE. In proposito esistono fotografie (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, poiché dobbiamo lavorare a lungo, cerchiamo di restare sereni, in modo da facilitare le cose. Onorevole Violante, la prego di continuare.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, dicevo che esistono fotografie e dichiarazioni. Il ministro Calderoli è nuovamente tornato, con un'intervista rilasciata oggi ad un quotidiano, sulla questione della segretezza del voto.
Signor Presidente, come lei mi insegna, il Presidente dell'Assemblea, tra le sue poche e fondamentali funzioni, ha quella di garantire la libertà dei parlamentari in genere e, in particolare, quella di espressione del voto. Ebbene, si è visto chiaramente che le tecniche di controllo impediscono tale libertà. Pertanto, signor Presidente, le chiedo di convocare la Giunta per il regolamento per stabilire in quali termini può essere garantita la segretezza del voto (Commenti).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, silenzio per favore!
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, l'articolo 49, terzo comma, del regolamento stabilisce una modalità di votazione segreta veramente garantita. In ogni caso, a garanzia di un diritto fondamentale dei parlamentari, le chiediamo di valutare in quali modi si può garantire la segretezza del voto in queste condizioni.
Francamente la cosa che maggiormente ci colpisce è il fatto che in tutta la giornata di ieri non siano emersi i motivi a sostegno di questo cambio di legge elettorale. Nessuno li conosce. Sappiamo bene che il centrodestra non può presentarsi come coalizione perché la componente dell'onorevole Follini dichiara che non voterà l'onorevole Berlusconi come capo della coalizione. Tuttavia, questi sono problemi politici interni alla coalizione, che voi state scaricando sul paese quando esso ha bisogno di ben altro.
Ieri sera alcune colleghe di Roma hanno citato il caso drammatico di un pensionato che si è ucciso a causa del rischio di sfratto. Ebbene, il Governo ha prosciugato i fondi destinati agli affitti grazie ai quali i comuni potevano dare un sostegno per rispondere alle necessità in questo settore (Commenti).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate... Onorevoli colleghi, vi prego... È perfettamente legittimo che l'onorevole Violante sostenga quello che ritiene opportuno; non possiamo certo cassare le sue dichiarazioni perché non ci fanno piacere! Ma scusate, che modo di fare è...!
LUCIANO VIOLANTE. Capisco, Presidente, che si tocchi un punto debole...
PRESIDENTE. Lei lo tocchi tranquillamente...
LUCIANO VIOLANTE. Lo tocco tranquillamente, grazie: il fallimento delle politiche perseguite finora. Le chiediamo quindi, signor Presidente, di assumere tutte le iniziative, a partire dalla convocazione della Giunta per il regolamento, per garantire la segretezza del voto. Chiediamo che i colleghi spieghino le loro posizioni.
Infine, signor Presidente, ci consenta di esprimere un giudizio. I giornali di oggi riportano dichiarazioni soddisfatte della maggioranza, perché non ci sono stati franchi tiratori o sono stati pochi. Ma il punto è un altro, signor Presidente, onorevoli colleghi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi voglio dire una cosa: se non consentite di parlare, state molto attenti, perché mi obbligate ad assumere delle responsabilità, per cui vi prego...
LUCIANO VIOLANTE. La cosa singolare, signor Presidente, è che i capi della maggioranza sono contenti di aver avuto il
voto dei loro deputati, ma stanno perdendo il voto dei cittadini: questa è la questione politica che intendo sottoporre all'attenzione di tutti (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
In questa situazione le chiediamo, signor Presidente, di sospendere la seduta e di convocare la Giunta per il regolamento prima del primo voto segreto, per garantire a tutti i colleghi della maggioranza che il loro voto sia davvero non controllato e corrispondente alle loro intenzioni.
FILIPPO ASCIERTO. Provocatore!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, mi vedo anch'io costretto a richiamare le osservazioni che le ho sottoposto ieri, perché non c'è dubbio che quanto pubblicato dai giornali di questa mattina, vale a dire le foto riportate da numerosi quotidiani e l'intervista del ministro Calderoli, che reitera le sue posizioni di ieri, non può passare sotto silenzio. Mi rivolgo a lei, quale garante dell'Assemblea, perché credo sia il primo a rendersi conto della gravità di quello che abbiamo letto oggi sui giornali.
Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza: vedete, abbiamo preso atto di ciò che è accaduto ieri e dei risultati. Ci compiaciamo, come voi vi state compiacendo, perché siete riusciti a garantire compattezza. Siamo contenti della vostra gioia. Non è che non abbiamo visto quello che è accaduto. C'è tuttavia un principio che vale più del merito delle votazioni di ieri e di oggi, c'è un principio al quale non vogliamo che il Parlamento rinunci: la garanzia del voto libero, qui dentro, di tutti i parlamentari.
È vero, voi fate questa legge per una convenienza di parte. Lo avete detto, il Presidente del Consiglio ha detto: c'è un'emergenza tecnica, i sondaggi dicono che siamo perdenti, e quindi siamo costretti a cambiare il sistema elettorale. Credo che non smentirà questa affermazione. Voi fate questa legge, che il Presidente del Consiglio ha chiesto al Presidente della Camera di garantire nel risultato finale: ma noi non vi consentiamo, per ottenere questo risultato, di esercitare e consumare violenze procedurali, come quelle che si sono viste e che si sono lette oggi sui giornali.
Vedete, cari colleghi della maggioranza, oggi il ministro Calderoli ha ripetuto questo concetto: ma quale battuta, ora la legge sarà ancora più blindata perché i parlamentari non sanno se è vero o no che il voto segreto si può controllare. Questo era l'effetto che voleva ottenere, e rispetto a ciò, signor Presidente della Camera, lei non può cavarsela dicendo che in privato il ministro Calderoli le ha chiesto scusa. C'è un fatto intimidatorio che viene ostentato in un'intervista ad un giornale, e l'effetto intimidatorio che il ministro Calderoli dice di aver ottenuto.
Di fronte a questo, lei non può cavarsela dicendo che in privato il ministro si è scusato. Allora io dico che non bastano queste parole. E non basta nemmeno la dichiarazione di Giovanardi. Non abbiamo visto una censura rivolta dal Presidente del Consiglio al suo ministro, che ha offeso in questo modo il lavoro del Parlamento.
Nel clima determinatosi, signor Presidente, ne va del prestigio della Camera, ne va anche del prestigio del Governo e di questa maggioranza. È a garanzia vostra, che state votando questa legge che cambia il sistema, che noi formalmente le chiediamo, signor Presidente, di convocare, (come ha già fatto il collega Violante) la Giunta per il regolamento. Ciò affinché si torni ad una modalità di voto prevista dal regolamento (come rilevato ieri dall'onorevole Giachetti) che garantisce la segretezza delle votazioni. Oggi questo è il problema. A lei, signor Presidente, è chiesto di difendere il prestigio del Parlamento, la serietà e l'onorabilità dei singoli parlamentari (Commenti).
Per questo le chiediamo di sospendere la seduta e convocare la Giunta per il
regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, anche noi vorremmo consigliarle di rispettare fino in fondo le prerogative di tutti i parlamentari. So esattamente quello che dico, perché leggo alcune affermazioni di un ministro della Repubblica, che ieri ha sostenuto che stava scherzando. Vorrei capire se scherza ancora. Leggo che questo ministro, Calderoli, dice che subito dopo un voto segreto andava a controllare i tabulati e «...così sapevo chi dei nostri aveva votato diversamente dalle indicazioni. Quando è cominciata spargersi la voce, hanno immediatamente smesso di fare giochetti».
Capisco che c'è una certa intolleranza nei confronti del nostro modo di intervenire, ma vorrei rivolgermi a chi ha a cuore la centralità del Parlamento e il mandato del singolo parlamentare. Oggi, con tanta disinvoltura, il tema della segretezza del voto, e non solo (con le modalità che sono state richiamate dai colleghi), è messo seriamente in discussione.
Per questa ragione le chiediamo, come anche gli altri, di convocare la Giunta per il regolamento.
La seconda questione, signor Presidente, riguarda sempre la stessa intervista. Quindi non viene da questa parte una critica di fondo al funzionamento di questo dibattito. Signor Presidente, è la prima volta nella storia della Repubblica italiana - vorrei che fosse chiaro a tutti! - che si fa una legge elettorale solo a colpi di maggioranza. È la prima volta! Quindi siete di fronte ad un atto che non ha precedenti.
Sentite cosa dice il ministro Calderoli. Egli afferma che al Senato potrebbero esserci, in virtù del vostro sistema, maggioranze diverse. E ride di queste maggioranze diverse. Egli afferma che non sa se «tutti qui dentro, compresi i nostri, hanno ben capito di cosa stiamo parlando e cosa stiamo votando». Non sono parole mie, ma del ministro Calderoli.
Allora mi chiedo: si fa una forzatura di questa natura per la prima volta nella storia repubblicana, perché così è dalla cronaca parlamentare e, contemporaneamente, si affermano queste cose? Voglio capire. Noi non assumeremo mai (perché la nostra è una contrarietà di fondo) un atteggiamento volto al miglioramento di questo testo, perché nasce da esigenze radicalmente diverse. Ma volete spiegarci, invece di stare in silenzio, dopo che ricorrete ad una forzatura di questa natura, le ragioni ed il perché della tenuta di questa legge elettorale? Io credo che questo sia un diritto sacrosanto.
Ci troviamo di fronte ad un atto di forza inaudito, che rischia - mi appresto a concludere, signor Presidente - di essere un precedente nella storia parlamentare.
Lo sappia bene ciascun deputato dell'attuale maggioranza: può essere un precedente! A maggioranza fate le leggi elettorali; dopo, sarà possibile fare, a maggioranza, qualsiasi cosa!
FRANCESCO MARIA AMORUSO. Voi avete fatto di peggio!
ANTONIO LEONE. L'avete già fatto!
MARCO BOATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, premesso che, negli interventi sull'ordine dei lavori, l'aspetto procedurale, come loro capiscono bene, signor Presidente e colleghi, si intreccia con l'aspetto politico-istituzionale, debbo dire che condivido, ovviamente, le considerazioni già svolte dai colleghi Violante, Castagnetti e Giordano, alle quali aggiungerò soltanto qualche ulteriore e breve riflessione.
Signor Presidente, ieri, con molto garbo, come di consueto, lei ha implicitamente criticato l'utilizzazione del tempo
per gli interventi a titolo personale nel corso del dibattito. Potrò scandalizzare qualcuno, ma anch'io sono a disagio per tutto ciò. Tuttavia, signor Presidente, le chiedo, mi chiedo, e chiedo anche ai colleghi: questa situazione è stata determinata dal modo di intervenire dei deputati dei gruppi dell'opposizione o, invece, è stata indotta e determinata dal modo incredibile in cui si sta stravolgendo il sistema elettorale? Lo si sta facendo nel giro di pochi giorni, in quest'aula (successivamente, ciò avverrà, eventualmente, anche nell'aula del Senato), senza alcun dibattito pubblico, senza alcun confronto parlamentare, senza una dialettica tra maggioranza ed opposizione o dentro la maggioranza e persino dentro opposizione! Per la verità, almeno all'interno dell'opposizione, la dialettica c'è stata, perché in quest'aula sono intervenuti colleghi di gruppi che, sul piano - come dire? - ideologico o di principio, sarebbero proporzionalisti ...
ALFREDO BIONDI. E allora ...!
MARCO BOATO. ... come del resto hanno lealmente dichiarato, spiegando, però, perché si oppongono tutti all'imposizione dello stravolgimento della legge elettorale.
Ciò sta avvenendo con emendamenti, subemendamenti, nuovi emendamenti e subemendamenti presentati, di giorno in giorno, o dal Governo o dalla maggioranza o addirittura da componenti della maggioranza i quali chiedono emendamenti della Commissione in cambio del ritiro dei propri. Signor Presidente, le sembra dignitoso quello che sta avvenendo? Questo è ciò che sta avvenendo! La maggioranza si sta autogestendo al proprio interno la legge elettorale del nostro paese, a suon di trattative private su emendamenti e subemendamenti che vengono portati all'esame dell'Assemblea!
Lei, signor Presidente, sia pure con il garbo e con lo stile consueti, in qualche modo scarica la situazione sull'opposizione; ed io, glielo dico da una posizione diversa dalla sua - volevo dire opposta, ma dico diversa -, la vivo con sofferenza: non sono contento neanch'io di come stanno andando le cose.
Questa è la situazione che hanno determinato la maggioranza ed il Governo, a causa del loro imporre unilateralmente e addirittura di non spiegare, di non motivare, di non intervenire, di non confrontarsi, salvo poi lamentarsi se l'opposizione è costretta - starei per dire: è ridotta - ad usare, incivilmente, gli strumenti che sono nelle mani di chi deve servirsi del regolamento parlamentare (l'alternativa è quella di rovesciare il tavolo e di dire che non stiamo più a questo gioco, perché qualcuno sta evidentemente barando).
La seconda considerazione ... Non so chi stia conferendo con lei, signor Presidente, ma se si potesse evitare mentre mi sto rivolgendo ... Ah, vedo che si tratta di un membro autorevolissimo del mio gruppo, però mi stavo rivolgendo al Presidente ...
C'è una seconda questione che intendo sottoporle, signor Presidente, anche se l'hanno già fatto alcuni colleghi (ma vorrei che non si facesse ironia al riguardo).
Ieri è stata posta più volte la questione delle dichiarazioni di Calderoli. Non nutro animosità nei confronti del ministro Calderoli (ogni tanto viene al banco delle Commissioni e facciamo anche qualche battuta). Ma, signor Presidente della Camera, non è immaginabile che, alla presenza del Presidente del Consiglio, si alzi il ministro per i rapporti con il Parlamento e dica che probabilmente quelle del ministro per le riforme istituzionali sulla violazione della segretezza del voto sono boutade! Ma non si rende conto della gravità inaudita che questo comporta rispetto al prestigio dell'istituzione di cui tutti noi facciamo parte (anche lei, Presidente)?
PRESIDENTE. Onorevole Boato...
MARCO BOATO. Condivido ciò che lei ha detto, cioè che, ovviamente, sono al di fuori di qualunque ipotesi di realtà le idiozie - altro che boutade! - del ministro Calderoli. Non è pensabile che, da giorni,
di questo si discuta nelle televisioni e, oggi, sui giornali come di un'ipotesi con un qualche effettivo fondamento, ledendo il prestigio delle istituzioni, ridicolizzando il Governo, esponendo a figuracce il ministro per i rapporti con il Parlamento, con un Presidente del Consiglio che sta in aula in silenzio ed inerte!
In conclusione, signor Presidente, c'è un unico argomento su cui tutti stanno discutendo fuori da quest'aula o, semmai, a bassa voce in quest'aula: la rappresentanza di genere. Bene, questa aula non riesce neanche a discutere pubblicamente del grande problema di una Camera composta per il 90 per cento da uomini e per il 10 per cento da donne che deve cambiare le regole! Questo è umiliante, signor Presidente! Vedo i capannelli delle colleghe bravissime del centrodestra che vanno ad implorare un emendamento (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione)...
CARLA CASTELLANI. Presidente, c'è un limite!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato...
MARCO BOATO. Questa situazione è umiliante per tutti, signor Presidente, ma neanche in questa aula avviene il confronto! Esso avviene nei corridoi, nelle stanze, fuori di qui e tutti sono preoccupati se si voterà a scrutinio segreto per poterglielo bocciare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e della Margherita e DL-L'Ulivo)...!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, con il mio intervento non voglio impedire all'aula di procedere con le votazioni. Tuttavia, non me ne vorranno i colleghi di maggioranza, credo che una piccola replica, senza voler per questo aprire una discussione più generale, all'intervento dei colleghi capigruppo dell'opposizione, che, peraltro, ripropongono questioni già poste nella giornata di ieri, vada fatta, soprattutto, a mio avviso, a tutela del ridicolo al quale si stanno esponendo i colleghi dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
Oggi, leggendo le pagine dei giornali, abbiamo assistito alla polemica assurda che è stata sollevata. Ma perché non considerate, colleghi dell'opposizione, l'ipotesi più rispettosa nei confronti dei parlamentari della maggioranza, e cioè che non sono stati militarizzati (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo), che non c'è stato alcun ordine di votare con il dito medio, indice o anulare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Perché non considerate che non c'è stata alcuna pratica di controllo dei franchi tiratori (che non esistono, ed i voti lo stanno dimostrando)? Semplicemente, vi trovate di fronte ad una maggioranza di centrodestra che è compatta nell'approvare questa legge (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro) e che sarà compatta in campagna elettorale per farvi restare all'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
Perché non siete più rispettosi dei colleghi di maggioranza? È mai possibile che i colleghi della sinistra siano tutti liberi, intelligenti, autonomi e quelli di centrodestra debbano essere per forza dei codardi, degli stupidi, dei vigliacchi, dei militarizzati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Prendete atto della realtà!
Presidente, reputo offensive le dichiarazioni che si stanno facendo e se, mi permette - lei poi la valuterà -, reputo
offensiva anche nei suoi confronti la richiesta di convocare, addirittura a votazioni già iniziate, dopo l'esito dei voti di ieri, dei quali mi auguro prenderete finalmente atto, la Giunta per il regolamento. Ma per deliberare su cosa, Presidente, visto che le prassi sul voto segreto sono consolidate da anni?
In conclusione, Presidente, naturalmente, ognuno è libero di fare opposizione come vuole. Io, personalmente, che ho le mie rimembranze, la mia storia, come i colleghi sanno, sono molto più affezionato, onorevole Violante, ad un'antica sinistra che, in quest'aula parlamentare, aveva difeso il voto palese, che rivendicava il voto palese e non l'utilizzo dei franchi tiratori, come ha fatto l'onorevole Prodi, nemmeno onorevole (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Perché non tornate a quell'antica prassi? Prendete atto della realtà: chiedete il voto palese. Magari, come avete visto ieri, ci guadagnate anche un paio di voti e potremmo così finirla con questa polemica assurda (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
PRESIDENTE. Avverto che, sui temi sollevati dai colleghi intervenuti, darò la parola ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta. Ricordo che per il gruppo Misto è già intervenuto l'onorevole Boato.
ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà
ANDREA GIBELLI. Vorrei anch'io associarmi alle parole formulate dal collega Elio Vito, svolgendo ulteriori considerazioni. Evidentemente, l'attacco rivolto anche oggi al ministro Calderoli non trova nelle sue parole una giustificazione sufficiente; ciò dimostra ancora una volta come gli interventi dei colleghi di centrosinistra non siano critiche dirette al ministro Calderoli, bensì a lei, signor Presidente, che evidentemente non è ritenuto all'altezza di considerazioni svolte nella giornata di ieri, in modo assolutamente preciso, in ordine all'andamento dei lavori.
Questa è la natura strumentale di diversi interventi, che dimostrano come la volontà sia quella di perpetuare l'atteggiamento ostruzionistico rispetto ad una maggioranza che, a buon diritto, può continuare i propri lavori.
Per quanto riguarda le lezioni di democrazia che ancora in quest'aula ci vengono impartite, vorrei ricordare all'onorevole Violante, che in tante occasioni ricorda che è la terza volta che si interviene per modificare la legge elettorale - e vorrei fare riferimento anche a lei, signor Presidente -, tutte le volte che noi abbiamo subito l'interpretazione restrittiva delle norme regolamentari, nel corso della passata legislatura, da parte di chi oggi ci viene ad impartire lezioni di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Si tratta di gente che in questa sede ci dice di ampliare i tempi degli interventi, come lei giustamente ha fatto, su una materia delicata, mentre fuori dal Palazzo dimostra di non credere alle cose che sostiene qui, chiedendo, a sinistra, di rimuovere procuratori della Repubblica perché iscritti ad un club! Questa è democrazia o qualcos'altro (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Oppure propone iniziative politiche nelle quali si tenta di tenere insieme, da un lato, i cartelloni di Mastella nei quali si parla della famiglia e, dall'altro, gli incappucciati: evidentemente, la ragione di questa opposizione è un'altra, vale a dire l'esigenza di costruirsi un nemico per riuscire a stare insieme, dal momento che attraverso il vostro programma non ci riuscite!
La legge elettorale che ci sarà, questa, se passerà, o anche quella attualmente in vigore ... Possiamo dimostrare che oggi parliamo della legge elettorale perché i punti del programma di Governo li abbiamo già realizzati! Potrei fare l'elenco di tutte le riforme che siamo riusciti ad approvare e che voi invece continuate a
sbandierare, visto che non siete in grado di stare insieme nemmeno all'opposizione e che vi limitate a dipingere un nemico.
La vostra posizione non è a favore di qualcosa ma contro qualcun altro: gli elettori se lo ricorderanno (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Vorrei intervenire, pur ritenendo esaustive le considerazioni svolte dall'onorevole Elio Vito. Tuttavia, dal momento che la Presidenza ha invitato ad intervenire ulteriormente - senza obbligo, si intende - vorrei dire ai colleghi della sinistra che siamo rimasti veramente esterrefatti, in particolar modo ieri, ma anche oggi. L'incredibile accusa del voto effettuato con il dito mignolo, anulare, indice - non abbiamo ancora capito - o con il medio (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, mi vogliono spiegare con quale dito ... Fanno tutto con le dita, loro! Sono attrezzatissimi (Commenti dei deputati di Alleanza Nazionale)! Abbiamo ascoltato ieri che questa accusa veniva addirittura rivolta ai banchi di Alleanza nazionale: un anonimo deputato di Alleanza nazionale lo avrebbe detto. Oggi, invece, i giornali dicono che non si tratta più di un anonimo deputato di Alleanza nazionale, bensì di un anonimo o meno anonimo deputato di un altro partito.
La verità, qual è, cari colleghi? Avevate puntato tutto su un'evenienza non verificatasi (Commenti dei deputati Guerzoni e Nannicini); basta leggere le vostre dichiarazioni di qualche giorno fa: un invito a fare i franchi tiratori, rivolto ai deputati del centrodestra, con la certezza che in tale schieramento vi sarebbero state divisioni e fratture. Essendovi resi conto che i calcoli fatti erano completamente sbagliati, state cercando di «buttarla in rissa», ma vi voglio segnalare che da questa parte dell'emiciclo non troverete alcuna sponda. È fatica sprecata cercare di provocare, come state facendo anche questa mattina, con frasi irripetibili, tanto abbiamo capito il vostro gioco: sconfitti sul piano politico, non vi resta che la strada della rissa. Con noi, non ce la farete (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!
DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Bruno, come presidente della Commissione, lei è stato chiamato in causa in riferimento al primo punto affrontato dall'onorevole Violante nel suo intervento. Su questo solo, e non sul resto, le concedo un minuto.
Ha facoltà di parlare, onorevole Bruno.
DONATO BRUNO, Relatore. La ringrazio, signor Presidente.
Ritengo che, più che il primo punto, sia il merito del provvedimento - sul quale ci soffermeremo nel prosieguo dell'esame - ad interessarmi in veste di presidente della Commissione. Si tratta infatti dei lavori che stiamo portando avanti; riportando testualmente l'espressione pronunciata dall'onorevole Violante, essi riguardano un testo «in progress».
Dunque, noi abbiamo depositato - e ritengo siano fatti ormai noti all'Assemblea - proposte emendative della maggioranza; si è aperto, su ciò, un dibattito. Devo anzi aggiungere che sul dibattito apertosi sui due emendamenti sono intervenute anche riflessioni (riportate dalla stampa) della Presidenza della Repubblica.
In questo senso, stiamo lavorando; quindi, ritengo che il presidente Violante facesse riferimento a quelle modifiche e a
quegli aggiustamenti emendativi resisi necessari ad una puntuale riflessione sul testo. Interventi che oggi, a mio avviso, ci consentono anche di considerare il testo scevro da eventuali profili di incostituzionalità, che in qualche modo, lo ribadisco, la maggioranza aveva già segnalato e la stessa opposizione si era fatta carico, in sede di discussione, di sottolineare.
Volevo aggiungere solo un'altra riflessione; poi, il resto sarà valutato nel prosieguo dell'esame. Quando il presidente Violante parla della sottrazione agli elettori della possibilità di esprimere il voto di preferenza...
LUCIANO VIOLANTE. No!
DONATO BRUNO, Relatore. Inviterei il presidente Violante (ma l'avrà fatto sicuramente) a leggere i resoconti della discussione svoltasi in Commissione. I rappresentanti dei quattro partiti dell'opposizione hanno considerato il sistema delle preferenze - e ripeto testualmente quanto dichiarato dal collega Boato - una norma criminogena. L'opposizione, in quella sede, ha ritenuto che avremmo dovuto meglio verificare il riparto allora ipotizzato dei seggi, 50 per cento con le preferenze e 50 per cento con le liste bloccate, atteso che il voto di preferenza ci avrebbe fatto tornare ad una fase politica che era meglio dimenticare, anziché attualizzare.
Quindi, ribadisco che fortunatamente sono tanti gli argomenti che hanno indotto, la maggioranza soprattutto, a migliorare il testo. Di volta in volta, quando si presenterà l'occasione, le chiederò la parola, Presidente.
PRESIDENTE. Confido proprio sul fatto che lei, onorevole Bruno, dia un contributo importante, come relatore e come presidente...
MARCO BOATO. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Volevo, invero, rispondere sulle altre questioni poste. Tuttavia, le darò la parola, onorevole Boato. Ha facoltà di parlare.
MARCO BOATO. Signor Presidente, siccome intratteniamo, con il presidente e relatore Bruno, un rapporto di correttezza indubbio, mi permetto di osservare che non mi sembra corretto riportare, in sede di espressione di un parere, un riferimento ad un intervento in Commissione riferito all'ipotesi di voto di preferenza in circoscrizioni di 9 milioni di abitanti. Io ho asserito che il sistema delle preferenze, rispetto a 9 milioni di elettori, vuol dire costringere ad una...
PRESIDENTE. Bene, allora questo punto è chiarito, onorevole Boato.
Onorevoli colleghi, a parte la questione sollevata dall'onorevole Violante, alla quale confido darà una risposta oggi, nei fatti, e non con le parole, l'onorevole Bruno, in veste di relatore, vorrei dirvi che sono alquanto meravigliato circa il problema sollevato. Infatti, noi leggiamo i giornali di oggi, ma abbiamo ben chiaro anche quanto accaduto nel passato nel nostro paese.
Nel passato, in Parlamento si votava in modo diverso. Chiedo ai colleghi che allora sedevano in Parlamento - penso al mio ex capogruppo, l'onorevole Gerardo Bianco, che in quegli anni guidava il gruppo della Democrazia cristiana - di confermare che nel 1986 si passò, dopo lunghi studi, al sistema elettronico così come oggi è congegnato, perché si riteneva che il sistema delle palline, delle urne e delle schede - come poteva precedentemente essere organizzata la votazione - fosse assolutamente inadeguato a garantire la segretezza del voto. Vi sono centinaia di pagine dei giornali dell'epoca che rappresentarono i pareri unanimi di tutti i gruppi parlamentari!
Onorevoli colleghi, vorrei rispondervi non con delle opinioni, ma con la lettura del regolamento. L'articolo 55, infatti, recita: «La votazione per scrutinio segreto normalmente ha luogo mediante procedimento elettronico. In caso di difetto dei relativi dispositivi, il Presidente fa apparecchiare due urne. Ad ogni votante sono date due palline, una bianca ed una nera, da riporre nelle urne». Vorrei sottolineare
come ciò sia contemplato in caso di difetto del dispositivo di voto, perché nemmeno nell'ambito della previsione regolamentare si ritiene che vi sia un meccanismo capace di tutelare la segretezza del voto in modo migliore.
Questo problema, dal 1986 in poi, non è mai stato sottoposto all'attenzione dell'Assemblea, in nessuna circostanza e da nessuna parte politica (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Allora...
ALFREDO BIONDI. Non vogliono perdere!
PRESIDENTE. Scusatemi, ma vi debbo dire che la stessa...
ROLANDO NANNICINI. E quello che ha detto Calderoli?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)... Onorevoli colleghi, il ministro Calderoli può dire quello che vuole, anche la sciocchezza che il voto segreto non è tale! Per me fanno fede quella che, in quest'aula, è la parola del Presidente, quello che sanno i funzionari della Camera e le scuse formali che sono state rivolte dal Governo! Tutto il resto è una legittima polemica politica, ma non mi può riguardare come Presidente della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
Vorrei aggiungere, onorevoli colleghi, che io ho grande rispetto per l'onorevole Violante, per l'onorevole Castagnetti e per gli altri presidenti di gruppo. Ritengo impropria la convocazione della Giunta per il regolamento; tuttavia, alle 13,30, solo per accedere ad una richiesta in tal senso - cioè per cortesia -, la convocherò.
Non so di che cosa dovrà discutere la Giunta per il regolamento (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
IGNAZIO LA RUSSA. Noooo!
PRESIDENTE. ... perché essa non ha il potere di violare il regolamento stesso! Tuttavia, poiché mi è stata richiesta una convocazione della Giunta per il regolamento, la convocherò per le 13,30. Però adesso, onorevoli colleghi, procediamo nell'esame del provvedimento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sgobio 1.109.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, l'emendamento in esame sopprime alcuni commi dell'articolo 1 che introducono e disciplinano la procedura esecutiva di un sistema elettorale proporzionale. È del tutto evidente - è bene, ormai, che lo sappiano non solo i deputati della I Commissione, ma anche tutti gli altri - che il passaggio ad un sistema elettorale completamente diverso da quello vigente è stato il frutto di un vero e proprio blitz compiuto dalla maggioranza, che ha interrotto un lavoro, serio e concorde, svolto dalla stessa Commissione in ordine ad altre ipotesi correttive dell'attuale legge elettorale. Si è trattato, cioè, di un'iniziativa del tutto unilaterale, concepita e costruita al di fuori dalle aule parlamentari.
La I Commissione - mi rivolgo anche al presidente Bruno, che ha testè interloquito con l'onorevole Violante -, la maggioranza, l'opposizione ed i singoli gruppi parlamentari non hanno effettivamente avuto la possibilità di ragionare sull'opportunità, nonché sul merito, di introdurre un sistema elettorale (e, quindi, un sistema politico) del tutto diverso rispetto quello che abbiamo conosciuto in questi anni.
Onorevoli colleghe e colleghi, signor Presidente della Camera, onorevole presidente della I Commissione, l'esame di questa proposta di legge è cominciato ieri in Assemblea. A quest'ora, sono ancora irrisolti alcuni nodi politici di primaria rilevanza. A quest'ora, ancora non si sa in che modo la maggioranza intenda disciplinare il tema della rappresentanza di genere, in un Parlamento rappresentato in modo vergognoso dal punto di vista, appunto, della rappresentanza di genere. È
una questione ancora aperta. La Commissione affari costituzionali, nel corso delle settimane precedenti, non ha avuto la possibilità di affrontare questo tema. È ancora in discussione il parere da esprimere su emendamenti che pongono il problema dell'incompatibilità per sindaci e presidenti di provincia. È ancora aperta la questione delle minoranze linguistiche. Così stiamo lavorando, colleghi e colleghi! Con i risultati di una forzatura istituzionale peraltro confusa, perché a quest'ora, dopo che l'Assemblea ha cominciato ad esaminare il provvedimento, ancora non si sa come la maggioranza intenda disciplinare questioni di primaria grandezza.
In un'aula parlamentare in cui non vi è interlocuzione - il collega Nespoli ieri diceva che l'opposizione rifiuta il confronto -, la maggioranza non sta pronunciando parola in quest'aula. Non sta difendendo le proprie ragioni, se non con il voto. Non ci dicono, ad esempio, i colleghi di Alleanza Nazionale, che sono stati - non un secolo fa, ma pochissimi anni fa - promotori di un referendum che mirava addirittura ad abolire la quota del 25 per cento di proporzionale, come mai abbiano cambiato idea tanto radicalmente da sposare un sistema elettorale del tutto proporzionale. Qual è la motivazione? Non l'abbiamo ascoltata; non ce la dicono e non avranno il coraggio di dire nemmeno stamattina in quest'aula quale sia la motivazione di questo «ribaltone» del pensiero. Non potete venirci a dire che la motivazione consiste nel dare più stabilità alle coalizioni, perché ciò non avverrà.
Voi avete ottenuto, per effetto del voto del 2001, un ampio margine di maggioranza. Se non avete avuto un Governo stabile, perché avete dovuto cambiare in continuazione i ministri, si tratta di un problema politico che non siete riusciti ad affrontare, non di un problema di carattere elettorale. Non potete, dunque, parlare di frammentazione, perché voi state per abolire anche la soglia minima del 2 per cento per i partiti che faranno parte di una coalizione.
È la paura di perdere che vi ha fatto ammainare una bandiera (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)! Ma, dato che perderete lo stesso, almeno perdete con onore e tenete alta la bandiera per la quale vi siete battuti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Onorevoli colleghi della maggioranza, vorrei commentare questo senso di gaiezza - che trovo un po' inopportuno - che sta scorrendo tra le vostre file.
MASSIMO POLLEDRI. Siete voi gai...
GIANCLAUDIO BRESSA. Voi state approvando una legge che, tanto per cambiare, è lo specchio della vostra anima. È l'ennesima legge imbroglio che voi state approvando, e si tratta di una legge imbroglio non nei confronti di noi deputati dell'opposizione, o delle forze politiche di opposizione in genere, ma per i cittadini italiani, perché è una legge che ridurrà la governabilità di questo paese. E poiché non avete ragioni inspiegabili, non avete ragioni plausibili, farfugliate di «modello tedesco», di grosse koalition.
Ma di cosa state parlando, onorevoli colleghi? Di cosa state parlando? Se volevate trasferire il modello tedesco in Italia, avevate la grande occasione di varare la riforma costituzionale; anziché predisporre quel pasticciaccio brutto ed impresentabile che avete fatto, avreste potuto costruire il modello tedesco. State per varare una legge che prevede un premio di maggioranza che dispiega i propri effetti indipendentemente da qualsiasi rapporto con il conseguimento di tale risultato. State per varare una legge che prevede un premio di maggioranza senza una soglia minima; l'avete scritta talmente male che, se un partito si presenta da solo e non ci sono coalizioni, con il 18 o 20 per cento dei voti può fare il «pieno» dei seggi.
Questo si chiama, in tempi diversi, legge Acerbo! Questo è ciò che state approvando, altro che modello tedesco!
Siete arrivati perfino alla cosa ridicolissima dell'emendamento «seggio fai da te»: tra qualche ora sarete chiamati a votare questo emendamento, per cui saranno ammesse alla ripartizione dei seggi anche le liste che abbiano ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale tra quelle che non hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validamente espressi. Siamo al supermercato elettorale! Ma di cosa state parlando? Altro che modello tedesco! Voi state sostituendo la politica con l'ortopedia elettorale. Non siete più in grado di reggervi in piedi politicamente e vi inventate questa legge elettorale. Non vi serve: state cadendo politicamente a pezzi! Altro che essere allegri per la vostra tenuta numerica! Voi state crollando politicamente: per questo motivo cambiate la legge elettorale.
Volete sapere cosa dicono i vostri leader, che adesso chiamate «capo delle forze politiche»? È il Presidente Berlusconi che ha parlato di metastasi nella maggioranza; è il Presidente Berlusconi che ha parlato di maggioranza bacata; è il Presidente Berlusconi che ha detto che nell'uninominale un elettore della Lega non voterebbe mai un candidato dell'UDC e viceversa! Per cui, il presidente Fini ha avuto modo di concludere affermando che questa legge elettorale è l'unica medicina che può risanare la coalizione. Quindi, compattezza assoluta e presenza tassativa. Questi sono i motivi che vi portano ad essere così compatti. Infatti, è l'unica condizione che avete per stare in piedi.
E, poi, facciamola finita con queste pantomime del modello tedesco! Presidente Berlusconi, Schroeder, quando ha perso le regioni nel suo Land di origine, è andato ad elezioni anticipate, ha chiesto la prova elettorale, ha chiamato il popolo tedesco a valutare l'esito del suo Governo. Lei, Presidente Berlusconi, dopo che ha perso le elezioni regionali, oggi ci propone di cambiare la legge elettorale, perché questo è l'unico modo per tenere insieme la vostra maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
Non solo, signor Presidente Berlusconi, lei non è Schroeder; ma voi non siete un partito tedesco! Voi non sapete neanche dove stanno di casa lo spirito repubblicano e il senso dello Stato che anima quel mondo politico. Voi siete tutt'altra cosa, siete altro, siete tristemente altro (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Per questo motivo, avete paura del voto e, per questo motivo, cambiate la legge elettorale. Ma, per questo motivo, sappiate anche che perderete lo stesso (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Onorevoli colleghi, prendete posto.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Voti favorevoli 242
Voti contrari 325).
Prendo atto che gli onorevoli Camo, Labate, Panattoni, Ranieli, Romani, Rotundo, Savo, Cicu e Soda non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.
ANTONELLO CABRAS. Signor Presidente, penso che la linea scelta dall'opposizione
di presentarsi a questo confronto esclusivamente con emendamenti soppressivi, nel corso del dibattito e, soprattutto, in vista dell'esame dei successivi emendamenti modificativi della maggioranza, si stia puntualmente confermando come opportuna e fondata.
Non c'è dubbio - come è stato ricordato - che tutti voi della maggioranza avete radicalmente cambiato idea rispetto alle opinioni espresse in tema di legge elettorale nella passata legislatura. Non è chiara, però, l'idea che vi siete fatti del nuovo sistema che state tentando di realizzare con queste proposte di cambiamento della legge elettorale. Non si capisce esattamente qual è il tipo di coalizione che avete in testa; o, meglio, molti dubbi nascono leggendo anche le modifiche più recenti che avete proposto.
Avete presentato un emendamento secondo cui il premio di maggioranza andava alle liste che si coalizzavano su un programma e che indicavano o proponevano un candidato Presidente del Consiglio.
Poi avete modificato, con l'ultimo emendamento, questa disposizione prevedendo il premio di maggioranza alle liste che condividono il programma e che indicano il capo di una coalizione.
Trovo che si ponga un interrogativo rispetto a questa vostra correzione. Cosa significa che non è detto che il capo della coalizione diventi il Presidente del Consiglio?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, un po' di tranquillità, altrimenti non si sente il collega...
ANTONELLO CABRAS. Questa vostra disposizione è molto sibillina. Non vi siete più impegnati, come, secondo me, costituzionalmente avreste potuto fare, su un programma e su una proposta di Presidente del Consiglio che lasciava assolutamente intatte le prerogative del Presidente della Repubblica. Invece, parlate del capo di una coalizione, lasciando intendere che non è detto che il capo della coalizione, nell'eventualità in cui questa coalizione vinca le elezioni, possa diventare Presidente del Consiglio. Può darsi che vi sia un accordo sotterraneo, che non è chiaro né trasparente in questo emendamento.
Il secondo aspetto che avete modificato strada facendo, anche qui per rispondere ad una ipotesi di incostituzionalità, come dite voi, riguarda il Senato. La proposta che fate sostanzialmente nasconde venti sistemi politici diversi nel paese. Non solo non ci sono le condizioni che garantiscano una maggioranza, ma potremo avere un Senato diviso in venti regioni, in ciascuna delle quali vi è una maggioranza diversa dall'altra.
Credo che questi due elementi siano sufficienti a dimostrare che non avete assolutamente un'idea chiara di quale sia la direzione e quale l'approdo. Tutte le valutazioni che abbiamo svolto finora e che, probabilmente faremo anche nel corso ulteriore della discussione e - speriamo - anche nel dibattito che proseguirà al Senato, servono a mettere in evidenza che, in realtà, l'unico obiettivo che vi tiene uniti, come non ci stancheremo di ripetere, è l'obiettivo primo di garantire una situazione nella quale il vincitore - se ci sarà un vincitore, perché, per come state prospettando la legge sul Senato, non è detto che vi sia un vincitore alla Camera o che, perlomeno, che chi vince le elezioni alla Camera sia lo stesso che le vince al Senato - non sia assolutamente in condizione di sviluppare un'azione di governo e di garantire stabilità.
Come dire che, siccome siete sicuri di perdere le elezioni, l'obiettivo al quale state lavorando è di garantirvi che non vi sia nessuno che vinca dopo di voi, se sarete sconfitti. Questa, in realtà, è la sintesi sulla quale vi siete cimentati e per la quale state votando a scrutinio segreto in tale maniera compatta.
Tuttavia, questo serve a dimostrare che a voi del paese non ve ne frega assolutamente niente e che l'unica cosa che vi interessa è creare le condizioni affinché, comunque, le prossime elezioni politiche non garantiscano stabilità e governabilità. Come dire: dopo di noi, il diluvio. Gli
elettori giudicheranno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, vorrei intervenire, sia pure nel breve tempo a mia disposizione, per provare ad articolare un discorso che consenta di riflettere sulla situazione che stiamo vivendo nel Parlamento, al di là di quelle che possono essere le pregiudiziali schermaglie tra maggioranza e opposizione.
Noi ovviamente siamo contrari, ma il Parlamento e la maggioranza, unilateralmente, stanno approvando una legge elettorale che produrrà sicuramente degli effetti significativi sulla vita del nostro paese e sul nostro sistema politico.
Qualcuno già comincia a dire che è in dubbio se parlare di un ritorno alla prima Repubblica o di un passaggio alla terza Repubblica. Se così sarà, io propendo per questa seconda ipotesi.
Ovviamente, passare ad una eventuale terza Repubblica non significa necessariamente che tutto andrà per il meglio. Anzi, credo che dobbiamo riflettere proprio su quali saranno le possibili conseguenze di questo cambiamento.
Avevamo introdotto il sistema maggioritario nel nostro paese perché avevamo preso atto di una degenerazione del sistema precedente, peraltro sfociata in una condizione di corruzione diffusa. Al di là di ciò, si registrava un quadro di frammentazione sociale e culturale e si pensava che una versione nobile del maggioritario dovesse coltivare l'ambizione a produrre la decisione politica coniugandola con il discorso della rappresentanza ma senza esporre il nostro sistema ad una condizione di paralisi derivante, appunto, da una frammentazione eccessiva e da una conseguente fotografia nell'ambito del nostro sistema di rappresentanza. Rimaneva, cioè, il problema dell'equilibrio tra rappresentanza e governabilità, ma certamente questa era l'ambizione più nobile di quel tentativo. Sto usando il verbo all'imperfetto perché, per come stanno le cose, mi pare che abbandoneremo repentinamente tale tentativo senza interrogarci sull'esigenza di completare quel tipo di discorso, introducendo miglioramenti e prendendo anche atto dei suoi aspetti positivi. Mi riferisco, in particolare, al rapporto con il territorio, cioè, come dicono gli studiosi, al rapporto tra l'autore della parte democratica e l'attore che la interpreta, ossia tra il cittadino e il suo rappresentante, ed al sistema di alternanza che si stava consolidando. Insomma, se fossimo rimasti all'interno di tale regola credo che avremmo potuto completare il quadro, anche domandandoci, magari, se il doppio turno non potesse rappresentare un completamento ed un perfezionamento di un sistema che prometteva di realizzare la democrazia dell'alternanza, a suo tempo si diceva la «democrazia compiuta», nel nostro paese.
Adesso ci troviamo con un colpo a freddo: un sistema proporzionale introdotto unilateralmente dalla maggioranza senza alcuna riflessione adeguata e condivisa su quello che stavamo sperimentando, che peraltro introduce un'istituzionalizzazione delle oligarchie. Si tratta di una deriva richiamata, per questo mi sono permesso di ricordarlo ieri, dallo stesso segretario dell'UDC Follini, una deriva che deprime il processo qualitativo democratico del nostro paese. Non lo dico per un giudizio su coloro che saranno gli oligarchi, ma perché la democrazia si basa sulle regole: se non vi sono regole che permettono una certa condizione, non ci si può affidare alla buona volontà di chi esercita un potere monocratico o oligarchico. Peraltro, prego i colleghi della maggioranza - non dico che consiglio loro, perché credo che consigli ne abbiano ricevuti tanti prima di entrare in aula a votare questa legge - di riflettere su cosa sta per accadere. Avremo un Parlamento sostanzialmente designato: se volessimo ironizzare potremmo addirittura dire che affidando ad istituti di ricerca seri, scelti per lo più dalla maggioranza e per il resto dall'opposizione, potremmo addirittura chiedere
ai leader di partito di indicarci chi deve venire in Parlamento; in questo modo potremmo risparmiare i soldi delle elezioni, visto che siamo in una situazione di crisi. Dunque, avremo un Parlamento sostanzialmente designato. Tra poco voterete la devolution che scardina, anche psicologicamente oltre che istituzionalmente, il nostro sistema; inoltre, una riforma costituzionale che dà poteri assoluti al premier deprimendo il Parlamento. Non mi sembra che tale situazione vada a beneficio del paese. Forse - e sottolineo forse - avete fatto il bene vostro e le vostre convenienze, ma certamente non è il bene del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.
ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, continuiamo ad insistere, anche attraverso gli emendamenti presentati, perché abbiate una capacità di analisi e di attenzione. Quello che state cercando di imporre con una forzatura senza precedenti non è un sistema elettorale razionale e ha molti profili di incostituzionalità. Peraltro, state puntando ad un sistema e ad una proposta con ben sei soglie di sbarramento: non esiste paese al mondo che abbia un sistema elettorale con tante diverse soglie di sbarramento! Sembra quasi un meccanismo per giocare al lotto, piuttosto che un sistema elettorale nazionale.
Su questo non potete far finta di nulla ed insistere, come se fosse normale pensare ad un sistema che alla Camera presenta tre soglie di sbarramento e al Senato ne presenta addirittura altre tre, magari per bloccare, in alcune regioni di particolare interesse per qualcuno dei vostri partiti, taluni avversari scomodi. Mi sembra davvero folle questo ritaglio continuo, emendamento sopra emendamento, di una legge che sembra un'«arlecchinata»! Anche il recupero dei primi non superanti lo sbarramento è obiettivamente un ulteriore paradosso.
Dunque, questo sistema elettorale che proponete non è né un proporzionale puro, né un proporzionale con sbarramento, ma è invece un maggioritario sbilenco, perché attribuisce un premio di maggioranza molto limitato. Per di più, è un sistema che inventa le liste bloccate. Badiamo bene: non è che queste non esistano, perché esse già esistevano ed esistono tuttora con l'attuale legge. Infatti la quota proporzionale del 25 per cento si svolge su liste bloccate. D'altronde queste esistono in Germania, in Spagna, però esistono in paesi dove vige una legge sui partiti, che prevede modalità di coinvolgimento dei cittadini e degli iscritti per comporre le liste elettorali. Noi abbiamo un paese dove il maggiore partito qui rappresentato, Forza Italia, è un partito che sostanzialmente non ha una regola democratica di vita. È un partito azienda, peraltro criticato da molti stessi rappresentanti di Forza Italia, che non ha congressi ed ha invece modalità assolutamente originali - uso un eufemismo - di articolazione democratica.
Vi è dunque una forte preoccupazione, di fronte a norme assolutamente disordinate, che creano un vero e proprio paradosso democratico. Si tratta di una preoccupazione riguardante la tenuta democratica del paese. Dunque non poniamo solo la questione della difficoltà di un cambio di legge elettorale alla vigilia del voto, dopo aver visto i sondaggi, che vi danno sconfitti. Parliamo anche della forzatura che fate, creando un mostro giuridico, con sei soglie di sbarramento e con un meccanismo in cui vi sono liste bloccate, senza che però vi sia una legge sui partiti e sulle regole democratiche per formare tali liste. Si tratta dunque di un peggioramento ulteriore del meccanismo di selezione della classe dirigente e dei rappresentanti istituzionali. Questo è un motivo in più per chiedervi una maggiore riflessione affinché capiate che state per fare al paese un regalo folle (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.
MAURA COSSUTTA. Vede, onorevole Vito, certamente avete dimostrato, con questi voti segreti alla presenza del Presidente del Consiglio, di essere compatti. Io dico che avete anche dimostrato di avere un capo forte, un presidente «padrone». Al di là di ciò, sarà pure una maggioranza che ha dimostrato con questi voti di essere compatta, ma non sta dimostrando di essere una classe dirigente, perché questa è la questione. Presidente, lei prima, mentre parlava dell'onorevole Bianco, faceva riferimento a tempi andati. Vi era una classe dirigente con la quale, anche in modo aspro, ci si poteva contrapporre. Serve una classe dirigente che sappia parlare al paese, che sappia rappresentare le spinte e le istanze, anche anticipandole.
Mi chiedo dunque, con riferimento all'esigenze di questa legge elettorale, quale dibattito pubblico stiate rappresentando in questa aula. Voi, come classe dirigente, chi rappresentate? Qual è la grande idea che state rappresentando, per dire che bisogna cambiare la legge elettorale? A quale paese parlate? Quale paese rappresentate?
Quando vi diciamo che siete arroganti, perché non coinvolgete l'opposizione, facendo a colpi di maggioranza una legge elettorale, vi diciamo proprio che non siete una classe dirigente! Una classe dirigente, quando modifica la legge elettorale, proprio perché è classe dirigente nazionale, non può non parlare con l'opposizione, non può non interloquire con l'opposizione, non può non arrivare ad un accordo con l'opposizione! Questa è dunque la nostra prima critica.
Mi rivolgo inoltre all'onorevole Tabacci, chiedendogli qual è la grande idea che ispira questo cambiamento, visto che sulla devolution avete usato la retorica del cambiamento: «le grandi trasformazioni», «bisogna innovare», «il nuovo», e chi più ne ha più ne metta. Dunque, per cambiare questa legge elettorale, qual è la grande novità che rappresentante, qual è l'anelito? In aula vi è un silenzio totale; solo l'onorevole Tabacci è intervenuto in merito.
È legittimo, anzi dirò di più, è, forse, in parte necessario e doveroso che si sollevino critiche esplicite, serie e rigorose nei confronti del sistema maggioritario. Noi, che siamo proporzionalisti e bipolari, abbiamo sempre affermato che il sistema maggioritario presenta alcuni rischi non solo per il sistema politico, ma anche per il sistema democratico. Mi riferisco, ad esempio, all'aumento dell'astensionismo, al fatto che la governabilità possa presentare un valore in sé rispetto alla rappresentatività e che cresca l'antipolitica (non perché ci si pone contro i partiti, ma per una certa retorica del collegio, per cui vengono candidate le persone note, persino Pippo Baudo).
Mi riferisco anche all'esclusione delle donne, onorevole Prestigiacomo. Il sistema maggioritario ha escluso le donne e voi non le garantite. Soltanto la lista bloccata alternata (una donna ed un uomo) consentirà di raggiungere tale scopo, ma riproporremo l'argomento successivamente.
Onorevole Tabacci, ho sentito quando lei ha criticato insieme a noi la devolution, per i punti critici che si manifesterebbero con riferimento al sistema democratico. Tuttavia, voi, oggi, voterete la legge elettorale e la devolution.
Onorevole Tabacci, non vi è sistema proporzionale forte in un sistema democratico debole. Voi oggi votate la legge elettorale e state per votare la devolution che porterà ad una forma di bonapartismo che utilizzerà il suffragio universale per trasformare le funzioni della Repubblica parlamentare e, quindi, di questo Parlamento.
A cosa servirà la rappresentatività se vi sarà un premierato assoluto, se salterà l'equilibrio dei poteri, se verranno addirittura messe in discussione le funzioni di garanzia del Presidente della Repubblica?
Onorevole Tabacci, il sistema proporzionale esige rigore assoluto in una cultura democratica. Allora, dovrebbe dire in questa sede che non solo lei, che interviene a
titolo personale, ma anche il suo gruppo, che oggi voterà questa legge e la devolution, si è piegato a qualche altra operazione (ne parleremo in seguito).
È un'operazione piccola, tattica, bieca, senza respiro e credo che non le faccia onore (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.
UGO INTINI. Signor Presidente, non mi piace fare in quest'aula propaganda e non sono iscritto al partito della indignazione permanente e, pertanto, aggiungerò poche parole, senza enfasi.
La legge elettorale è, in pratica, parte della Costituzione materiale. È la più alta espressione del sistema democratico; tuttavia, non ci troviamo di fronte in questo momento a padri costituenti, i quali si muovono con serenità nell'interesse del paese e non del proprio, alla ricerca di un consenso vasto. No! Ci troviamo di fronte a responsabili di un voto di scambio e lo scambio lo conosciamo: la devolution a te, il proporzionale a me!
Qualunque cittadino italiano sa che la maggioranza cambia le regole nel proprio interesse, nel quadro di una lotta di potere. Sa che ci troviamo, dunque, di fronte non ai padri costituenti, ma ai protagonisti di una confusa partita di potere. Sa che ci troviamo di fronte ad un voto che nasce dal mercanteggiamento: tu voti la legge anche se hai un collegio sicuro nel maggioritario, io ti do una altro collegio sicuro nella lista bloccata per il proporzionale!
Questo voto nasce anche dall'intimidazione e vorrei tornare sul punto che ha agitato l'inizio della nostra seduta.
Diciamo la verità! La segretezza del voto era sino a ieri psicologicamente per i nostri deputati una certezza, ma dopo le parole del ministro Calderoli, non lo è più. Si è insinuato il dubbio! Il ministro, infatti, ha detto che si va a controllare i tabulati e ci si accorge di come si è votato.
Il ministro non è uno sprovveduto, ma è il responsabile di minacce nei confronti dei suoi deputati. Di questo si tratta. Questo è un segnale rosso, è la spia del degrado cui si è giunti per responsabilità della maggioranza.
Di questo degrado si rende corresponsabile chiunque, Presidente della Camera compreso, faccia finta di non sentire e di non vedere la gravità che è successa.
Occorre intervenire per ristabilire non soltanto la segretezza, ma anche la percezione psicologica della stessa. La segretezza per funzionare deve essere come la moglie di Cesare, vale a dire al di sopra di ogni sospetto, di quel sospetto che ormai ha seminato irreversibilmente il ministro Calderoli.
La maggioranza vuole truccare la partita elettorale mentre è in corso, cambiando le regole; adesso vuole truccare la partita con votazioni altrettanto truccate, ovvero di dubbia regolarità, perché di dubbia segretezza.
A questo punto potremmo anche non partecipare a questo massacro della democrazia e della Costituzione, ritirandoci dall'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Il relatore Bruno ha avuto la cortesia di rispondere, facendo riferimento al voto di preferenza, ad una mia interlocuzione in ordine alla questione della sottrazione all'elettore della possibilità di scegliere il candidato.
Presidente Bruno, non è questa la questione, in quanto un voto di preferenza - come affermato dal collega Boato e da altri - su collegi (pensi al Senato e in Lombardia) con 9 milioni di abitanti, evidentemente vuol dire svolgere una campagna elettorale con costi enormi.
DONATO BRUNO, Relatore. Divisi in tre!
LUCIANO VIOLANTE. D'altra parte, sappiamo tutti che il voto di preferenza è stato uno strumento che ha elevato i costi della politica, producendo anche fenomeni gravi di corruzione.
Oggi l'elettore sceglie tra due candidati proposti dalle coalizioni, conoscendone il nome e il cognome. Voi, attraverso questa proposta, togliete all'elettore qualunque possibilità anche di conoscere chi è il suo rappresentante, in quanto questo è inserito in un listone che può anche non aver letto; ciò perché avete basato i collegi sulle attuali circoscrizioni.
Prescindendo anche dal merito del provvedimento, questa è la ragione per la quale poniamo tale questione, in quanto sottraete una possibilità di scelta agli elettori.
Presidente, vorrei precisare che, quando modificammo il voto da palese a segreto, non fu per la ragione da lei evidenziata, ma per il fatto che il voto segreto, in particolare sulle leggi economiche e finanziarie, aveva portato allo sfascio del bilancio pubblico, grazie ad accordi trasversali in base ai quali venivano approvate leggi senza copertura. Questo fu il punto politico per risanare il bilancio dello Stato e affrontare le questioni finanziarie attraverso una moralizzazione della vita parlamentare. Per questo motivo si passò dal voto palese a quello segreto, con le note eccezioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 585
Maggioranza 293
Voti favorevoli 262
Voti contrari 323).
Prendo atto che l'onorevole Previti non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caldarola. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CALDAROLA. Signor Presidente, colleghi, l'emendamento soppressivo in esame fa riferimento al tema della lista bloccata, del quale poco fa si è discusso.
Tra le novità negative della riforma elettorale, questa probabilmente è la più eclatante. Innanzitutto perché rompe una tradizione recente, ma anche lontana, che è quella della scelta diretta da parte dell'elettore del proprio rappresentante e, in secondo luogo, perché, pur sollevando tale questione senza alcuna motivazione di carattere costituzionale - sia perché non ne avrei titolo sia in quanto non sento di doverla proporre in questa maniera -, si crea uno strano corto circuito fra il deputato eletto senza mandato previsto dalla Costituzione e il deputato eletto con mandato rigido, visto che viene nominato all'interno di uno schema rigido.
Tuttavia, l'onorevole Tabacci sostiene che in tal modo ritornano i partiti. Io che sono un sostenitore del ritorno dei grandi partiti democratici, sono molto attento a questo tipo di discussione. Ma quali partiti tornano? E come tornano? In questa maniera apriamo la strada al blocco del ricambio e all'irrigidimento della classe politica. Non vorrei parlare in questa sede di oligarchie o di quant'altro, ma di qualcosa di più realizzabile e molto visibile persino ad occhio nudo: il blocco del ricambio politico ed anche il mutamento - o addirittura il peggioramento - delle dinamiche interne ai partiti.
Lo scontro tra i partiti per la corsa alla rappresentanza a quel punto diventerà senza limiti: chi perde non si limita soltanto a soccombere, ma scompare dalla vicenda politica. Nei partiti o fai parte del gruppo dirigente o fai parte di una opposizione costituita. Spariscono le figure intermedie ed anche la possibilità di recuperare nella società civile personalità che non fanno parte né dell'uno né dell'altro schieramento.
Onorevole Tabacci, userò un'espressione forte, facendo riferimento ad un esponente della cultura da cui provengo, ovvero Antonio Labriola: «Questa è la ribellione degli scheletri» perché riportate in vita qualcosa di antico. Tuttavia, come prima hanno fatto i colleghi, vorrei riportare l'attenzione su un tema maggiormente di fondo. Vi sarà un effetto di lungo periodo di queste giornate parlamentari perché si sta creando una nuova frattura politica tra italiani. Si tratta di una frattura per tanti aspetti irreversibile. A mio avviso una parte dell'opinione pubblica osserva sconcertata e al momento del voto farà le sue scelte. Non so dove si orienteranno tali scelte, ma mi auguro che andranno dalle mie parti.
Tuttavia, esistono due opinioni pubbliche - che non so quantificare - che, se ieri erano contrapposte, da oggi lo sono ancora di più. Si allargherà il fossato tra queste due parti del paese: è questo adesso il tema nazionale, ovvero una nuova rottura del patto tra italiani.
In tutti i paesi lo scontro politico è forte, ma solo in Italia, in particolare da quando è Capo del Governo e del suo schieramento politico l'onorevole Silvio Berlusconi, tale scontro diventa la ragione e la giustificazione della politica. Penso che l'onorevole Berlusconi sia un uomo politico a tutto tondo, avendone le capacità e soprattutto la furbizia. Tuttavia, vorrei dirgli sommessamente che forse esiste qualcosa che non riesce a cogliere. Mi riferisco alla straordinaria diversità tra la politica e l'economia. In economia può anche accadere che due contendenti si combattano e che poi alla fine raggiungano un compromesso. È accaduto anche qualche mese fa, proprio tra l'onorevole Berlusconi e l'ingegner De Benedetti, che si sono lungamente battuti. Temo che il sistema politico sia stato anche lungamente traumatizzato da questo scontro. Poi è stato possibile arrivare ad un accordo ed anche se non lo hanno portato avanti, sono fatti loro. In politica è più difficile perché non sono in discussione azioni o denaro, ma partecipazione e sentimenti. Temo che questa frattura non sarà sanata. Vi conviene vincere le prossime elezioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su un dato che emerge in tutta la sua negatività dalla struttura della proposta sottoposta alla nostra attenzione e che sta ricevendo il consenso della maggioranza. Tale dato è sempre legato alla stortura contenuta nella logica delle liste bloccate che, di fatto, realizza una sorta di nomina, di designazione, ma anche di incardinamento nel Parlamento di gruppi legati alle oligarchie dei partiti.
Onorevoli colleghi, credo che in un paese il ceto politico dirigente debba porsi anche il problema della qualità della politica.
Quando nella cosiddetta prima Repubblica, più volte evocata nel corso del dibattito di questi giorni, facevamo riferimento ai partiti politici, ci richiamavamo anche a strutture di democrazia capaci di formare ceto dirigente. Non è un caso, guardando anche nella nostra aula, che coloro i quali esercitano un ruolo di guida all'interno delle formazioni politiche presenti nel paese provengano da quell'esperienza, vale a dire dall'esperienza del partito politico, che si realizza peraltro attraverso la selezione dal basso della classe dirigente e dei parlamentari, devoluta nelle mani del cittadino. Oggi abbiamo un
problema di ceto politico dirigente, e questo centrodestra, a parte alcune lodevoli eccezioni, in molti casi ci ha dato occasione di riflettere su quanto sia vero questo assunto. A tale problema, si risponde proponendo le liste bloccate: questo, francamente, non è accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Popolari-UDEUR e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Nespoli, mi dispiace, ma la votazione è già aperta.
Aspettiamo un minuto che i colleghi arrivino...
Una voce: Un attimo...
PRESIDENTE. Un attimo, però se si esce ogni volta, non è possibile tenere aperta due ore la votazione...!
Onorevoli colleghi, rientrate... onorevole Siniscalchi, coraggio...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 229
Voti contrari 307).
Prendo atto che l'onorevole Caminiti non è riuscito a votare.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Colleghi, ma volete stare al posto, invece di fare tutto questo guazzabuglio?
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 553
Maggioranza 277
Voti favorevoli 235
Voti contrari 318).
Colleghi, ricordo che le votazioni proseguiranno per tutta la mattina.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.
SESA AMICI. Signor Presidente, nel corso della seduta di ieri è stato rimproverato a questa opposizione di intervenire spesso con argomenti non attinenti al tema, anzi, in qualche modo, dilatori. L'aspetto più grave, rilevato oggi dal presidente Violante, è il fatto che vi sia stata una discussione politica condotta dall'opposizione con il silenzio assordante della maggioranza.
Infatti, colleghi, il cambiamento del sistema elettorale deve corrispondere anche al cambiamento del sistema politico. Alcune riflessioni del collega Tabacci hanno ripreso questo tema, ma con argomentazioni che tuttavia hanno un sapore che potrebbe definirsi assai triste: cambiare il sistema elettorale per restituire ai partiti la funzione di anello di democrazia richiederebbe che le coalizioni avessero al proprio interno vincoli di programma, di idealità, di grandi occasioni di dibattito pubblico civile, vale a dire l'esatto contrario della vostra proposta. Quest'ultima, infatti, corrisponde esattamente al tentativo di dare stabilità a una coalizione che nel corso di questi anni ha mostrato tutta
la sua fragilità e, soprattutto, la scomposizione di interessi particolaristici delle varie forze che la compongono.
Dunque non ci convince, e non ci convincerà mai, l'idea che un sistema elettorale, da solo, possa risolvere una questione di ordine politico. Al contrario, corre il rischio di accentuarne tutti gli elementi negativi e di non dare maggiore stabilità né alle coalizioni né al Governo. Ma a voi questo non interessa, non è interessato in questi quattro anni, in cui l'azione del Governo è servita semplicemente, di volta in volta, a dar conto a un blocco di interessi, sociali e politici, con i quali avevate costruito la vittoria del 2001. Quegli interessi, nel frattempo, si sono scomposti e si ricompongono, perché la società è molto più seria ed avanzata dei ceti politici, che spesso hanno una funzione di autoconservazione.
Non ci avete quindi proposto di mettere in discussione quanto non andava del sistema maggioritario. Avremmo accettato tale terreno di sfida, e ne è testimone il presidente Bruno. La prima fase della discussione, infatti, era volta ad evidenziare come quel sistema e le sue anomalie potessero essere corrette.
La correzione non significa lo stravolgimento. Voi avete proposto lo stravolgimento e lo avete fatto nell'ambito di una certa logica (come ricordato dal collega Caldarola). Mentre si dovrebbe pensare ad un'ipotesi di paese in cui l'elemento della dialettica - non del consociativismo - e del rispetto delle differenze possa rappresentare una ricchezza per la formazione della classe dirigente. Avete condiviso, anche nelle questioni tecniche e sui sistemi elettorali, l'idea di contrapposizione, di conflitto, con l'assunto che questo, sempre e comunque, garantisca una parte e non il tutto.
Vedete, colleghi, ci sono esempi importanti nella storia dei paesi, nei quali i sistemi elettorali sono, di fatto, strumenti per tentare di porre ordine nel sistema politico. Ma allora il prius non è il sistema elettorale, il prius è il sistema politico, l'idea di paese, di strumenti organizzativi, della funzione dei partiti e di come questi selezionano la classe dirigente del nostro paese.
La crisi dei partiti ha un'origine lontana; ma proprio perché si tratta di una crisi profonda, gli strumenti di analisi e la soluzione dei problemi sono di ben altra natura. Occorrerebbe che le forze politiche avessero la capacità di investire sull'osmosi di una organizzazione che si confronta con l'esterno - e non lo subisce -, e con il quale costruisce insieme un'idea di Italia e di paese.
Tutto ciò è rimasto assente dalla discussione politica ed il fatto che non siete in grado, nemmeno in questa occasione, di spiegare agli italiani e alle italiane perché volete cambiare la legge è la testimonianza di un fallimento politico (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, guardi nel primo e nel secondo settore!
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, doppi voti!
CARLA CASTELLANI. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, ognuno sieda al proprio posto!
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Voti favorevoli 247
Voti contrari 325).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montecchi. Ne ha facoltà.
ELENA MONTECCHI. Signor Presidente, il collega Elio Vito, nel suo intervento molto applaudito di questa mattina, ha chiesto all'opposizione il rispetto dei deputati e delle deputate della maggioranza. Ha ragione il collega, ma questo rispetto lo chiediamo noi. La discussione politica sin qui svolta, dapprima dinanzi alla I Commissione (Affari costituzionali), poi in aula, testimonia di un lunghissimo percorso travagliato (è il caso, ad esempio, dei lavori in Commissione). Il confronto politico poi svoltosi fuori dalla Commissione, ha portato, nella giornata di ieri, ad una maggioranza compatta.
Siamo noi a chiedere il rispetto politico, perché il confronto politico che avviene in questa sede sul cambio di sistema elettorale è un fatto che riguarda solo ed esclusivamente gli equilibri interni alla maggioranza. Questo è il punto.
Noi, collega Elio Vito, non giudichiamo moralmente inferiori i colleghi del centrodestra, ma pretendiamo un confronto politico su un fatto: la modifica del sistema elettorale evoca la modifica delle relazioni politiche in un paese; cambia il rapporto tra i partiti, gli eletti e gli elettori di un paese. E un paese non è di proprietà della maggioranza politica di questa aula! Questo è il punto. Non si è mai detto - lo abbiamo appreso dai giornali - qual è il disegno politico. Qual è esattamente il disegno politico?
Si sono usati argomenti relativi alla presunta - con il maggioritario - dittatura di una maggioranza, ma non siete stati voi a ricordarci i risultati ottenuti in Sicilia (61 a 0) come esito della democrazia? Questo, tra l'altro, ci è stato detto esattamente fino a tre mesi fa.
Il fallimento del maggioritario è stato addebitato al sistema anche se, invece, in questi dieci anni, i punti di crisi del maggioritario sono stati determinati, fondamentalmente, dalla instabilità politica, dalla difficoltà in questo paese di definire delle coalizioni coese dal punto di vista politico. Si è determinato in quest'aula un ricompattamento politico all'interno degli equilibri della maggioranza: questo lo abbiamo denunciato più volte ed è stato particolarmente evidente ieri, quando, a fronte di una proposta relativa ad uno sfondamento dello sbarramento al 2 per cento, si è trovata una soluzione, quasi un premio di consolazione che riguarda il miglior perdente. In ogni caso, ciò significa far acquisire qualche pezzo di microcosmi di forze politiche alla coalizione che, attualmente, governa il paese.
Infine, vi è un asservimento a delle logiche che corrono il rischio di essere politiciste. Vedete, si tratta di un delicato tema che ci ha posto una collega poco tempo fa e sul quale il ministro dell'economia sta investendo molto: mi riferisco al contenimento dei costi della politica. Da noi vige il sistema del finanziamento dei candidati e delle campagne elettorali, che è modellato sul sistema maggioritario. Attraverso la proposta normativa che stiamo discutendo si arriva al paradosso di una moltiplicazione esponenziale dei poteri di spesa di ogni singolo candidato dentro delle grandi liste. A voi, però, queste problematiche interessano esclusivamente per ragioni di demagogia, poiché il modo con il quale la politica nelle istituzioni si rappresenta è del tutto secondario rispetto al modo con il quale si stabilisce un equilibrio usando la legge a fini di coalizione o di interesse delle singole forze politiche. Ecco perché non vi è parità di confronto; infatti in questi mesi avete usato una logica da dittatura della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Voti favorevoli 253
Voti contrari 319).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.488.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, oltre a tutte le considerazioni che abbiamo svolto finora, qualcuno dovrebbe ricordare che queste elezioni non avvengono sulla base dell'ultimo censimento. Il ministro dell'interno si è presentato in Commissione per porci una serie di problemi e sembrava che fossimo tutti concentrati al fine di risolvere il problema dato dal fatto che, attualmente, si vota sulla base del censimento del 1991 e, quindi, sulla base di un dato elettorale del tutto falso.
RICCARDO MARONE. Sembrava che il problema fosse urgente e che ci dovessimo riunire in continuazione in Commissione affari costituzionali per risolvere questa tematica. Convocammo il ministro Pisanu, il quale ci disse che sarebbe venuto la settimana successiva. Vi sono scostamenti nelle circoscrizioni di oltre il 20 per cento. Tutto questo, oggi, è venuto completamente meno: di questo problema nessuno se ne occupa.
La fretta con cui dovete approvare la riforma elettorale in esame ha fatto accantonare il problema della ripartizione in circoscrizioni, della non corrispondenza delle attuali circoscrizioni al censimento del 2001 e, quindi, dell'assoluto squilibrio delle circoscrizioni elettorali rispetto alla realtà del paese.
Con l'emendamento in esame vi proponiamo, appunto, di ragionare nuovamente sulle circoscrizioni, di adeguarle alla realtà del paese ed agli spostamenti fisici, territoriali, che si sono verificati nel paese negli ultimi dieci anni, nonché di far partecipare alla riflessione - in un minimo di democrazia, che voi ignorate cosa sia - le regioni, che, essendo fortemente rappresentative del territorio, sono ovviamente interessate al problema.
Noi proponiamo che almeno si discuta, al fine di rivedere le circoscrizioni sulla base della reale configurazione e della reale distribuzione della popolazione sul territorio.
RICCARDO MARONE. Naturalmente, tutto ciò non avverrà e respingerete l'emendamento, perché non avete interesse. Avete soltanto una fretta dannata di approvare una legge elettorale che non è volta a superare il maggioritario per affrontare il tema del proporzionale: sono temi troppo rilevanti, troppo seri, troppo politici! Queste cose non vi riguardano: voi dovete soltanto approvare una legge elettorale che riduca la sconfitta oramai imminente!
Credo che ci siamo sprecando a discutere di temi alti, qual è la questione se si debba avere un sistema maggioritario o proporzionale: magari ne discutessimo approfonditamente! Forse, sarebbe bene farlo, ma non lo stiamo facendo, nonostante qualcuno cerchi di sostenere che la riforma elettorale ha chissà quale alto obiettivo.
In realtà, essa ha obiettivi molto, molto bassi: quello di non voler rispettare
la volontà popolare; quello di non voler prendere atto della crisi della maggioranza e della crisi del rapporto di quest'ultima con l'elettorato. State solo truccando le carte: state cercando di farvi l'ennesima legge su misura (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il senso del mio emendamento 1.488 è molto chiaro.
Ognuno di noi ricorda le argomentazioni che furono usate quando si passò al sistema elettorale che prevedeva i collegi uninominali: la garanzia di avere un rapporto più diretto ed immediato con l'elettore; la capacità, attraverso collegi piccoli, di instaurare un rapporto diretto tra elettorato e rappresentanti politici alla Camera ed al Senato.
Improvvisamente, tutto questo viene cancellato con un tratto di penna! Vorrei che tutti noi ricordassimo che le liste che troveremo quando ci recheremo a votare la prossima volta, avranno, se questa sciagurata proposta dovesse diventare davvero legge, soltanto i simboli e non i nomi delle persone che saremo chiamati a scegliere come nostri rappresentanti politici per la Camera e per il Senato.
Allora, almeno attraverso un ridisegno delle circoscrizioni, cerchiamo di rendere «vivibile» questo rapporto fra elettore ed eletto! Vi rendete conto che, così come state procedendo, avremo circoscrizioni elettorali vastissime, con milioni di elettori e distanze incommensurabili? Credo sia utile, anzi necessario, ridurre questa astrattezza nel rapporto tra eletto ed elettore che si viene a creare con questa nuova legge elettorale che state proponendo.
Pertanto, vi proponiamo di accettare almeno l'ipotesi che non ci troviamo di fronte a «circoscrizioni mostro», in cui il rapporto tra eletto ed elettore finisce con lo svaporare per la distanza dei chilometri e per il numero di milioni di cittadini che dovrebbero essere rappresentati da un deputato eletto senza nemmeno sapere chi sia, perché nella lista il suo nome non comparirà mai (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.488, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 568
Votanti 563
Astenuti 5
Maggioranza 282
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 329).
Prendo atto che l'onorevole Cicu non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Detomas 1.363.
Chiedo all'onorevole Detomas se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.
GIUSEPPE DETOMAS. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, sulla questione del voto nella regione Trentino-Alto Adige si è aperta una discussione - che ha fatto in modo che il relatore introducesse una norma e che sull'emendamento della maggioranza il relatore stesso esprimesse parere favorevole - che tendeva a risolvere il problema della rappresentanza delle minoranze linguistiche.
Il mio emendamento, in qualche modo, cerca di correggere questa soluzione, che è
assolutamente insufficiente. Da un lato, non viene considerato il fatto che nella regione Trentino-Alto Adige esistono più minoranze linguistiche e che tale regione è composta da due province con due diverse - oggettivamente diverse - composizioni, anche dal punto di vista del numero e del tipo delle minoranze linguistiche.
La scelta del relatore è stata quella di considerare la regione Trentino-Alto Adige un unicum in cui le minoranze linguistiche ladine, mochene e cimbre scompaiono. Inoltre, si è scelto di introdurre una soglia di sbarramento (in questi giorni, si è parlato di tre diverse soglie di sbarramento). In realtà, in questa legge elettorale si prevedono quattro soglie diverse di sbarramento, e quella della regione Trentino-Alto Adige è del 20 per cento, una soglia altissima, che naturalmente è in assoluta contrapposizione con i principi della tutela delle minoranze linguistiche, che non avrebbero bisogno di soglia di sbarramento, perché sono minoranze.
La contraddittorietà dell'emendamento Palma 1.473 è talmente evidente che sono stato costretto a correggere questa proposta emendativa. Credo che il mio emendamento meriti una qualche attenzione, perché corregge le storture della soluzione adottata a maggioranza.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Detomas 1.363, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 585
Votanti 383
Astenuti 202
Maggioranza 192
Voti favorevoli 49
Voti contrari 334).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei riprendere alcune considerazioni svolte dal collega Mattarella sui profili di incostituzionalità, che restano molto gravi in questo testo, nonostante le modifiche introdotte per andare incontro ai rilievi del Quirinale.
Non parlerò, in questa sede, dei premi di maggioranza, in particolare di quelli relativi al Senato, che violano gli articoli 3 e 48 della Costituzione perché stiamo parlando del testo che riguarda la Camera dei deputati. Non parlerò neppure della disposizione sull'indicazione del premier. Ricordo che in sede di discussione sulle linee generali feci questa osservazione per una possibile violazione dell'articolo 92 della Costituzione. Ebbene, fui interrotto da alcuni colleghi della maggioranza, gli stessi colleghi che poi hanno presentato un emendamento per andare incontro a questi rilievi e per sanare parzialmente il vizio rispetto all'articolo 92.
Signor Presidente dell'Assemblea, vorrei che lei, che si è dichiarato garante del rispetto della procedura assembleare (certamente, questo è il suo ruolo), avesse chiaro che, anche se abbiamo rispettato formalmente il regolamento in vari passaggi che riguardano questa proposta di legge, ritengo - lo dico sommessamente - che vi sia stata un'elusione molto chiara del contenuto e dello spirito dell'articolo 72 della Costituzione.
Cito soltanto quattro esempi, perché lei comprenda quanto la forzatura sia stata grave.
Per quanto concerne il maxiemendamento presentato in Commissione sulla legge elettorale, esso non ha sostanzialmente precedenti. Si tratta di un maxiemendamento che ha «capovolto» il testo, trasformandolo da provvedimento di ordinaria amministrazione in uno di carattere eccezionale. Con quale canone è stata valutata l'ammissibilità di quel maxiemendamento? Siamo certi di avere rispettato
lo spirito dell'articolo 72 della Costituzione?
Per quanto riguarda il contingentamento, lei ha parlato di un contingentamento più ampio nel corso di questa legislatura. Tuttavia, l'onorevole Violante ha ricordato che soltanto tre leggi elettorali sono state approvate dopo l'entrata in vigore della Costituzione ed una soltanto è stata approvata nel dissenso, ovvero con la contrapposizione di una parte politica: la cosiddetta legge truffa. Alla luce di quei precedenti, il tempo non mi pare congruo! Non parlerò inoltre dell'osservanza del regolamento, perché altri potranno farlo meglio di me. Sul rilievo che sto per fare, vorrei una risposta precisa dalla Presidenza.
Sul testo al nostro esame non è stato né richiesto né espresso il parere della Commissione bilancio (vi sono persone assai esperte che possono dire se questo sia ammissibile o meno). Vi ricordo che stiamo esaminando ora alla Camera e successivamente potrà approdare al Senato un testo che potrebbe confliggere con la sessione di bilancio. Non mi si venga a dire che una legge che tocca il sistema elettorale non presenta nemmeno il dubbio di incidere su aspetti di bilancio e di natura finanziaria!
In una precedente seduta su un provvedimento richiesto dall'onorevole Innocenti, non si è votato perchè non era stato espresso il parere della Commissione bilancio; in questo caso, noi ignoriamo tranquillamente tale aspetto. Credo che tale questione dovrebbe essere attentamente considerata.
Un altro argomento è stato ricordato dall'onorevole Mattarella: quello secondo il quale i sistemi elettorali devono rappresentare gli elettori e garantire governabilità. Egli ha ricordato il tema della governabilità. Sulla rappresentanza degli elettori i partiti sono sicuramente presenti (l'articolo 49 della Costituzione). Mi domando tuttavia se gli articoli 3, 48 e 67 della Costituzione non richiedano che i cittadini in qualche modo possano esprimersi sulla scelta del candidato. Questo sistema non lederà una singola norma della Costituzione, bensì i combinati disposti, che rappresentano lo spirito della Costituzione stessa.
In conclusione, vedo che oggi il Presidente del Consiglio Berlusconi è più tranquillo perché la maggioranza tiene. Mi sembra che non sia presente in questo momento: tuttavia, devo ricordare che in una trasmissione televisiva, se non ricordo male Ballarò, all'indomani delle elezioni regionali, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi si presentò all'improvviso in trasmissione, presenti anche gli onorevoli D'Alema e Rutelli. Tra le varie cose che disse in quella trasmissione, affermò di conoscere a memoria, sfidando gli altri, la Costituzione.
Mi permetta il Presidente del Consiglio dei ministri di rivolgergli un modesto rilievo da professore di diritto costituzionale: noi, gli studenti che dicono di conoscere soltanto a memoria la Costituzione, li bocciamo! La Costituzione deve essere conosciuta nel suo spirito, ma questa maggioranza parlamentare dimostra di non conoscere perfettamente lo spirito della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-comunisti e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, alle 13.30, cioè prima della conclusione dei lavori antimeridiani, le darò una risposta sulle questioni sollevate.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ciò che il dibattito parlamentare dovrebbe chiarire è se questa riforma rappresenti la riforma della quale abbiamo bisogno oggi. Ancora: se questa riforma consolidi o indebolisca il bipolarismo, ovvero se incrementi o riduca la frammentazione del sistema partitico. Soprattutto, se essa favorisca o meno la capacità dei Governi di durare e di decidere. Sono queste le domande alle quali i sostenitori di questa proposta di ritorno al sistema elettorale proporzionale dovrebbero rispondere e che rappresentano i nodi da sciogliere per migliorare effettivamente il funzionamento della nostra democrazia.
Ho l'impressione che non cambi nulla; avremo le stesse coalizioni «acchiappatutto» di oggi, altrettanto frammentate ed eterogenee, senza quel vincolo coalizionale molto forte rappresentato dal collegio uninominale. In sintesi, avremo coalizioni più deboli e partiti più forti; non è ciò di cui ha bisogno il paese, soprattutto per affrontare i nodi dell'economia, che richiedono e richiederanno scelte coraggiose.
Per ovviare al problema, puntate tutto sul rafforzamento della figura del premier, ma, come abbiamo avuto modo di sottolineare, ciò è in contrasto con l'articolo 92 della Costituzione ed è in contrasto, peraltro, anche con una previsione recata dal progetto di riforma costituzionale che esamineremo nel corso del prosieguo della discussione di quel provvedimento.
In tal modo, si prefigura una transizione ad una democrazia che finisce per essere prigioniera del potere politico della maggioranza; un potere politico impersonato dalla figura del Primo ministro ed una democrazia priva degli strumenti di coordinamento e degli equilibri della tradizione parlamentare. Nel progetto di riforma ed in questa disposizione affiora l'idea di una democrazia priva degli strumenti di equilibrio del parlamentarismo moderno, anche nella versione delle democrazie di tipo dualista, quale quella americana.
Ritengo preoccupante che tale rafforzamento dei poteri del Primo ministro sia sostanzialmente privato dei contrappesi noti in altre esperienze costituzionali. Badate, si cita largamente a sproposito quanto è accaduto e accade nella democrazia tedesca; in quell'esperienza, infatti, la rappresentanza del Bundestag è fortissima. Non bisogna dimenticare che proprio il Bundestag, il Parlamento tedesco, è capace di sorreggere una maggioranza; non si tratta di un soggetto istituzionale minore. Noi riteniamo che la previsione - l'indicazione contenuta, per l'appunto, nel comma 3 dell'articolo 1 del provvedimento in esame - contrasti con questa necessità, contrasti con l'articolo 92 della Costituzione.
Non a caso, un emendamento a firma dell'onorevole Palma propone di sostituire la persona indicata per la carica di Presidente del Consiglio dei ministri con la persona indicata come leader; ma ciò non risolverebbe la questione, né renderebbe meno evidenti i problemi di una democrazia che sarebbe in balia del Primo ministro.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Ronchi, prenda posto; non si vota per procura (Commenti)...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 581
Votanti 576
Astenuti 5
Maggioranza 289
Hanno votato sì251
Hanno votato no325).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.
VALTER BIELLI. Signor Presidente, in una discussione così importante, da parte della maggioranza è stata posta una questione e si è fatta un'osservazione sulle nostre argomentazioni; in particolare, è stato osservato che non era né giusto né opportuno fare riferimento a dichiarazioni rilasciate nel passato, distinguendo tra quanti si erano espressi per il proporzionale e quanti per il maggioritario, quanti a favore del presidenzialismo e quanti contro.
Si è detto che sono polemiche di ieri e quindi sarebbe bene cassarle, anziché inserirle
nel dibattito del presente; ebbene, può essere vero che chi troppo «sparla», poi dica tutto ed il contrario il tutto, ma ritengo che un minimo di verità storica non guasti mai. Anzi, sono tra quanti pensano che un paese ha bisogno, per avere un buon governo, di conoscere il presente e di progettare il futuro ricordando quanto è accaduto nel passato. Il problema vero è che voi volete che non si conoscano l'atteggiamento e le posizioni assunti ieri perché non renderebbero credibile la svolta fatta oggi. È difficile, per chi ha costruito la propria fortuna in maniera strumentale e falsa, avere teorizzato ieri il maggioritario inveendo contro il «proporzionale» e oggi, invece, ergersi a paladini di questa proposta di legge.
Penso soprattutto a lei, onorevole Berlusconi; penso a lei ma, se permette, non vorrei fare un torto neppure al suo vice, Giulio Tremonti, il quale era nel Patto Segni, forza politica che aveva fatto del maggioritario l'unica propria bandiera.
Voi avete cambiato bandiera ed avete compiuto una svolta. Ritengo, tuttavia, che abbiate fatto non solo una svolta, ma una vera e propria giravolta! Ma perché questa giravolta così grande? Credo che vi sia una ragione. Avete sostenuto che intervenite in materia elettorale per problemi di rappresentanza e di governabilità. No: ciò che dite è falso! Non esiste, infatti, un problema di rappresentanza, perché la proposta che avete avanzato è tutto, ma non è utile a garantire un'adeguata rappresentanza elettorale.
Voi sapete, onorevoli colleghi - e mi rivolgo all'intera Assemblea -, che non può esservi rappresentanza in un collegio elettorale composto da nove milioni di abitanti! Infatti, non ci si può incontrare ed i cittadini non potranno conoscere coloro per i quali dovrebbero andare a votare! Pertanto, sotto questo punto di vista, non sussiste un problema di rappresentanza: anzi - ed intendo affermarlo con molta veemenza e forza -, in questo modo la politica si allontanerà ancora di più dai cittadini, creando una frattura democratica all'interno del paese!
Vorrei altresì osservare che potevate avanzare anche un'altra proposta. Infatti, si può anche teorizzare un sistema elettorale su base proporzionale, ma si poteva prendere a modello il sistema in vigore per eleggere i consigli provinciali. Tuttavia, non potevate farlo per una ragione molto semplice: i vostri contrasti, infatti, hanno imposto di scegliere il sistema delle liste bloccate. Ma la lista bloccata non è un fatto democratico, perché, in tal modo, si ledono i diritti non solo di coloro che si recano a votare, ma anche dei candidati che saranno indicati nella lista bloccata, perché vi sarà qualcuno che definirà a priori chi arriverà primo e chi ultimo, senza possibilità di intervenire.
PRESIDENTE. Onorevole Bielli, concluda!
VALTER BIELLI. Ecco perché ritengo opportuno riflettere su tale aspetto.
Mi avvio a concludere, signor Presidente. Ho precedentemente affermato che avete compiuto una giravolta. Signor Presidente del Consiglio, lei ieri ha iniziato a scivolare: si è procurato una storta, ma spero che non faccia pagare a noi i mali della sua insipienza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 576
Votanti 571
Astenuti 5
Maggioranza 286
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 317).
Prendo atto che l'onorevole Giacco non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.59.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, all'interno di questa proposta di legge così complessa, costruita immaginando di poter rispondere alla crisi del centrodestra, si prevedono diversi valori delle soglie di sbarramento (il 2 per cento per le liste collegate ed il 4 per cento per quelle non collegate), nonché la soglia nazionale, gli indici di correzione e le rettifiche che occorre apportare per ottemperare al principio costituzionale dell'elezione del Senato su base regionale. In tutta questa complessità emergono, inoltre, formule normative del tutto superflue, pleonastiche e ridondanti.
Allo scopo perlomeno di semplificare il provvedimento in esame, allora, abbiamo presentato alcuni emendamenti soppressivi di alcune parti del testo, come quello attualmente in esame. Vorrei osservare, infatti, che il comma 2 dell'articolo 1 ripete, in modo peggiorativo, il contenuto dell'articolo 48 della Costituzione, che fa riferimento al dovere civico, alla libertà ed alla segretezza del voto.
Se si vuole proprio riprendere la Costituzione, bisogna interrogarsi sulla scelta del voto di lista, senza possibilità da parte del cittadino elettore di esprimere una preferenza all'interno di tale lista, nel processo di formazione delle liste, atteso che la nostra Costituzione fa sempre riferimento ai deputati o ai senatori, e soltanto quali soggetti che concorrono alla determinazione della politica nazionale fa riferimento ai partiti.
Si sceglie la strada, apparente, di rafforzamento dei partiti in una realtà che ha constatato la scomparsa dei partiti di massa, la nascita del partito-azienda, la nascita di comitati elettorali, la nascita del fenomeno della traduzione in politica delle ricchezze personali, ed altro. Ora, anche se questa legge viene costruita a vostra immagine e somiglianza, o a ciò che credete debba essere la vostra immagine futura di coalizione vincente, vi inviterei ancora una volta a riflettere: vi sono state tre esperienze storiche di forze politiche che, visto ridottosi il proprio consenso nell'imminenza delle elezioni hanno tentato il colpo di modificare le leggi elettorali. I paesi in cui si è assistito a tali esperienze storiche sono stati: la Francia - nel 1985 - l'Australia ed il Giappone. Tutte e tre le forze politiche che tentarono tali colpi - lo dico all'onorevole La Russa, che stamattina, con sicumera, parlava della certezza di avere il consenso del paese - e tutti coloro che, come lei, onorevole La Russa, come Berlusconi, come Fini, come il Presidente Casini, hanno pensato di poter ricostruire il proprio consenso manipolando la legge elettorale, storicamente sono stati sempre puniti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Non soltanto gli italiani vi giudicheranno per l'incapacità di governare; non soltanto vi giudicheranno per tutte le leggi che avete varato per Tizio, per Caio o per Sempronio, per la sequenza continua di manipolazione del potere legislativo, ma anche per aver tentato di frodare, con le regole, il loro consenso (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sciacca. Ne ha facoltà.
ROBERTO SCIACCA. Signor Presidente, come hanno già affermato altri colleghi, noi siamo rimasti molto colpiti dalla disinvoltura con cui la maggioranza ha deciso di cambiare la legge elettorale. Ci siamo stupiti. In realtà, pensandoci bene, ognuno - in questo caso, il Governo Berlusconi e la maggioranza - usa i mezzi che ha, i metodi che conosce. E ciò avviene quando si sente in pericolo; quando si avverte il rischio di perdere il confronto con l'avversario. In fondo, dobbiamo riflettere: qual è la cultura politico-democratica
di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord? L'UDC, poi, è un caso a parte di cui parlerò successivamente.
Per quanto riguarda Forza Italia, si tratta di un partito «di plastica», guidato da un imprenditore che per ottenere profitti non ha mai avuto scrupoli. Alleanza Nazionale ed il suo gruppo dirigente, fino a poco tempo fa, si dichiarava erede del partito fascista (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
ROBERTO MENIA. Sei un fascista!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore! Onorevole Menia, la richiamo all'ordine per la prima volta.
ROBERTO SCIACCA. La Lega Nord è nata per dividere il nostro paese; che cosa può importarle di violare le regole del nostro Stato democratico?
L'UDC, poi, come dicevo, rappresenta un caso a parte, perché al suo interno esiste una vera e propria cultura democratica - non vi è dubbio su ciò -, ma oggi, in tale partito, sta prevalendo un'altra spinta, che ha fatto parte anche della Democrazia Cristiana, ossia l'idea di usare ogni mezzo - ripeto, ogni mezzo - per impedire alla sinistra di andare al Governo. Perciò, penso che la nostra battaglia contro questa legge elettorale ha soprattutto un valore in più, ossia tentare di riaffermare, attraverso l'opposizione che facciamo in aula, una cultura democratica nel nostro paese.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Onorevoli colleghi, prendete posto.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 579
Votanti 575
Astenuti 4
Maggioranza 288
Hanno votato sì 256
Hanno votato no 319).
Prendo atto che l'onorevole Misuraca non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello di cui discutiamo oggi non è un normale provvedimento: stiamo parlando delle regole del gioco. Si stanno violando o, per meglio dire, state violando i meccanismi cardine della democrazia italiana.
Nel nostro paese non si contrappongono, ormai, soltanto due schieramenti politici; si scontrano due modelli culturali, due idee profondamente diverse dello Stato e delle istituzioni. Il nostro, purtroppo, non è più un paese normale. Voi lo avete allontanato dal modello delle democrazie bipolari nelle quali si fronteggiano due schieramenti che, pur differenziandosi nelle proposte di merito, hanno una comune sensibilità democratica. In Italia non è più così. Il vostro modello è, infatti, segnato dalla prevaricazione delle minoranze assurta a modello, dal disprezzo del confronto, dalla forzatura di ogni regola, dall'interesse privato, dal conflitto di interessi, dalla mancanza assoluta di senso dello Stato, dalle istituzioni piegate a vantaggio di pochi, dal fine che giustifica ogni mezzo, dalle leggi ad personam, dall'assenza di ogni senso del limite, dalla spettacolarizzazione della politica, dal culto della personalità del capo, dalla mancanza della parola data, dal disinteresse per i problemi reali, da un classismo senza precedenti, dalla demagogia
e dal populismo imperante (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Piscitello dice ciò che vuole, come lo dite voi. Calma!
RINO PISCITELLO. La prova è nel tentativo di cambiare da soli la legge elettorale. A meno di sei mesi dalle elezioni, una delle due squadre che si fronteggeranno decide da sola quali saranno le regole del gioco, scegliendo quelle che le faciliteranno la partita. Sembra quella pubblicità che dice: ti piace vincere facile? Con la differenza che non lo fate per vincere, ma soltanto per perdere con uno scarto minore.
E, davanti al paese scandalizzato, non provate vergogna: vi manca il senso del pudore (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Siete di una sfrontatezza estrema, pronti a negare l'evidenza, come ha fatto ieri Berlusconi con Franceschini.
Siete chiusi nel Palazzo e tentate di resistere per mezzo di un grande imbroglio. Sì, un imbroglio: non credo vi siano altre parole per descriverlo. Avete studiato ogni virgola per ottenerne il massimo vantaggio, a prescindere dalla funzionalità della legge. Avete immaginato un sistema che non garantisce agli elettori la possibilità di scegliere gli eletti e non avete previsto alcuna regola per la democrazia interna dei partiti, che rischiano di trasformarsi tutti in oligarchie al servizio del capo.
Ancora, avete attribuito il premio di maggioranza al Senato regione per regione, rendendolo inutile ed anche totalmente insensato, nonché in contrasto, peraltro, con la ratio della nostra Costituzione.
Avete, di fatto, superato il bipolarismo, attenuando il vincolo coalizionale, dando alle piccole formazioni degli schieramenti un sicuro potere di interdizione (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Tempo!).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Onorevole Piscitello, lei ha ancora un minuto e 30 secondi a disposizione. Colleghi, o l'intervento dall'onorevole Piscitello viene seguito (o anche non seguito, perché non posso obbligarvi a farlo) con un po' di rispetto, oppure sono obbligato a tutelarlo in altri modi. Pertanto, vi prego, onorevoli colleghi!
ALFREDO BIONDI. Però, gli insulti non vanno bene!
RINO PISCITELLO. Avete creato le condizioni migliori per la vostra crisi di consenso e le peggiori per la governabilità del paese. Malgrado questo, avete ancora paura. Avete bisogno di controllare la manina dei vostri: non vi fidate di nessuno! Una militarizzazione dell'Assemblea che non ha precedenti!
La maggioranza di questo Parlamento è sotto ricatto: non votate o vi togliamo il collegio. E, se non basta, si ricorre alle minacce (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
NICOLÒ CRISTALDI. Ma non può dirlo!
UGO LISI. Non è possibile!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!
NICOLÒ CRISTALDI. Però, queste cose non si possono dire (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Onorevole Cristaldi, la richiamo all'ordine per la prima volta (Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si grida: Buffoni!). Onorevoli colleghi, non posso accettare che un'aula parlamentare venga trasformata in questo modo!
Onorevole Piscitello, concluda perché ha ancora 30 secondi...
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, mi hanno interrotto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...!
PRESIDENTE. Va bene, parli, onorevole Piscitello. Concluda.
RINO PISCITELLO. Il ministro Calderoli ha detto che scherzava e che non intendeva parlare male dei nostri servizi informatici. È vero. Il ministro sapeva che il voto segreto è veramente tale. La sua, infatti, non era una preoccupazione: era una minaccia! Era un'intimidazione di stile mafioso a chiunque osasse ribellarsi per ricordargli che sarebbe stato scoperto e punito (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
ANDREA GIBELLI. Buffone!
ENZO BIANCO. È una vergogna!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piscitello...
RINO PISCITELLO. Presidente, per cortesia, solo 30 secondi ...
PRESIDENTE. Va bene, onorevole Piscitello, concluda. Onorevole Ronchi...
RINO PISCITELLO. Perdonatemi, ma siete agli sgoccioli (Dai banchi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale si grida polemicamente: Bravo! - Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si scandisce: Piscitello! Piscitello! - Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
SERGIO COLA. Bravo!
RINO PISCITELLO. Mancano poco più di cento giorni alla fine della legislatura. La gente non ne può più e aspetta le elezioni per cacciarvi! Un'unica parola d'ordine accomuna lavoratori e imprenditori: ve ne dovete andare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
E adesso, anche la fortuna vi ha abbandonato! Non riuscite da tempo a farvene andare bene una. Anche le vostre prove di forza si trasformano a breve in un boomerang e sarà così anche in questo caso. Cambiate la legge elettorale come volete, ma sappiate che le prossime elezioni non le vincerete neanche se si faranno a sorteggio (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, vorrei riprendere il discorso dell'onorevole Leoni sulle modalità, veramente patetiche ed offensive per le donne che abbiano a cuore il loro genere e il loro sesso, con cui si sta sviluppando l'ennesimo chiacchiericcio, che ritorna sempre quando si parla di elezioni sulle cosiddette «quote rosa».
Credo che questo dibattito e le argomentazioni silenziose della Casa delle libertà confermino che siamo veramente al crepuscolo della democrazia rappresentativa, cui voi state dando dei colpi mortali. Avete svuotato la democrazia rappresentativa dall'interno nelle sue ragioni e nei suoi meccanismi fondativi e nel rapporto, che non è più virtuoso, tra Parlamento ed Esecutivo.
Ovviamente è impossibile che in un contesto del genere il problema della presenza femminile nelle istituzioni - perché di questo si tratta: presenza femminile, non rappresentanza di genere; la rappresentanza è solo politica - possa essere affrontata al livello che le competerebbe, alto e complesso, come tutto ciò che riguarda la sostanza della democrazia.
Non si tratta di un ritardo storico, di un difetto di funzionamento delle istituzioni,
ma di una questione centrale dell'ordinamento politico e statuale. Di questo parliamo e abbiamo parlato come movimento femminista e delle donne quando affrontiamo il persistente problema della quasi assenza o della scarsa presenza delle donne. Vi è un ruolo marginale e a latere delle donne nel Parlamento, nella sfera decisionale e in tutte le rappresentanze democratiche. È un problema ancora più di fondo della stessa democrazia, un problema che tocca la natura stessa del patto sociale e della modernità, incapace di assumere i rapporti tra i sessi tra quelli costitutivi e fondativi, quindi, non solo un vulnus della democrazia.
Non faccio altro che ribadire la scandalosità di un Parlamento di maschi, di una tribù maschile che si arroga il diritto di legiferare sul corpo delle donne, come la scandalosa vicenda della legge n. 40 sta a dimostrare. Non si tratta , dunque, solo di un vulnus della democrazia, ma di un ancestrale smacco antropologico, di cui la stessa modernità, a dispetto della sua vocazione universalistica e delle sue utopie egualitarie, continua ad essere prigioniera.
La stessa Costituzione repubblicana, così altamente impegnativa nei suoi grandi principi ispiratori, non ha dato una risposta a questa prigionia della democrazia moderna, che oggi muore e non è stata capace - e rischia di non esserlo più - di ripristinare una logica di solidarietà tra i due sessi. La politica avrebbe tutto da guadagnare: la politica del paese, la politica delle istituzioni democratiche, una politica condivisa che ricerchi le basi di fondo dello stare insieme, e lo stare insieme in maniera paritaria fra donne e uomini è un elemento fondamentale del patto, della democrazia, delle istituzioni. Portando così in basso, come state facendo in questa discussione e nel disegno che è ispirato ad un vero e proprio colpo politico, la discussione sulle regole della democrazia, voi private non solo voi stessi ma tutto il paese e tutta la nostra società della grande opportunità che una discussione a fondo su queste problematiche offrirebbe al nostro paese e alla sua politica (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Il tema del rispetto dei parlamentari e del loro lavoro, sollevato da diversi colleghi ed anche dal collega Vito stamattina, è sicuramente molto serio e delicato. Ancora una volta anche su questo, riferito ai suoi colleghi di schieramento politico, il ministro Calderoli si assume la responsabilità di offenderli quando oggi in un'intervista dice: «Non so se tutti qui dentro hanno capito che cosa stiamo votando, visto che il testo è così complicato». Invece, vorrei augurarmi che i deputati della Casa della libertà abbiano piena coscienza del sistema elettorale e dei suoi effetti che stanno costruendo con il loro voto; abbiano, ad esempio, consapevolezza, dopo anni di grandi difficoltà e lacerazioni dentro la loro coalizione, che stanno costruendo un sistema che prevede coalizioni ancora più fragili perché il deputato che arriverà a Montecitorio risponderà al suo partito e non alla sua coalizione. Anzi, per essere più precisi - non userò la parola oligarchie -, risponderà al gruppo dirigente momentaneo del partito che lo nomina parlamentare. Tutto ciò provocherà una fragilità delle coalizioni perché la coalizione sarebbe tenuta insieme da un programma - e sappiamo quanto labili possono essere - e dalla condivisione non di un Presidente del Consiglio (questo sarebbe incostituzionale), ma di un capo della coalizione, che può essere anch'egli una figura temporanea.
Quindi: coalizioni più fragili; si può tornare alla logica delle «mani libere» (intanto vengo eletto dentro una coalizione e sono un partito che si presenta alle elezioni in una coalizione, poi mi riprendo la mia libertà); si vota per partiti senza conoscere i candidati al Parlamento; si incentiva la frammentazione - che tutti dicono, anche voi, essere il male di questo sistema politico - nella sostanza abolendo
anche la soglia minima del 2 per cento e si rischia di generare l'ingovernabilità, potendo produrre maggioranze diverse e opposte fra Camera e Senato. Capisco che siete talmente sicuri di perdere le elezioni da pensare che questi problemi riguarderanno qualcun altro. Per questo mi auguro, al contrario di quello che dice il ministro Calderoli, che i deputati della Casa della libertà invece sappiano che cosa stanno votando, quali emendamenti bocciano, quali articoli approvano, perché stanno partorendo un «mostro» di carattere istituzionale e un sistema politico-elettorale che avranno l'esperienza di verificare e vedranno quanti mali può fare al nostro paese.
Spero che in particolare se ne rendano conto i colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale - torno su questo aspetto, perché nessuno di loro ha inteso rispondere alle domande che ponevo prima -, che passano dall'abolizione della quota proporzionale del 25 per cento alla condivisione di un sistema interamente proporzionale. Spero quindi che essi se ne rendano conto e che vogliano spiegarci le ragioni di questo ribaltone delle idee, che si sta producendo al loro interno. Altrimenti, chiunque è autorizzato a pensare - ed io lo penso - che, così come «fa novanta», la paura fa anche cambiare le idee che apparivano più radicate.
La paura di perdere le elezioni può portare anche un partito, che aveva raccolto le firme per l'abolizione della quota proporzionale - con un leader, l'onorevole Gianfranco Fini, che ne aveva fatto una ragione di permanenza alla leadership del partito -, a sposare un sistema proporzionale, senza che vengano spiegate (se lo si ritiene e se si ha il coraggio, lo si faccia) le ragioni di questo ribaltone (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente del Consiglio, a leggere oggi i giornali sembrerebbe che lei sprizzi gioia da tutte le parti. Una grande euforia si manifesta attraverso le sue espressioni. Una manifestazione di euforia, che, credo inconsapevolmente, si manifesta anche attraverso gli applausi che sono praticamente «autodemolitori» della maggioranza.
Penso che forse un qualche parere lei potrebbe chiederlo all'onorevole Buttiglione, che è immerso in letture non so se di tedesco o anche di polacco. Gli potrebbe chiedere che cos'è la eterogenesi dei fini; parlo dei «fini» di Giambattista Vico e non certo di Fini, Vicepresidente del Consiglio. Questo per una buona conoscenza delle cose. Per tradurla in termini più popolareschi, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi!
Lei non sa che cosa accadrà domani. Può darsi che gli effetti, in base alla concezione vichiana, siano esattamente opposti a quelli che lei desidera. Ed è quello che io mi auguro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 585
Votanti 584
Astenuti 1
Maggioranza 293
Voti favorevoli 257
Voti contrari 327).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.62.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Se c'è un aspetto che a mio avviso caratterizza l'azione di Governo di questi quattro anni che abbiamo alle spalle credo sia questo continuo ritorno indietro, al passato. A ben analizzare le politiche di Governo, in tema di scuola, di giustizia, di Stato sociale e di pubblica amministrazione, ciò emerge in modo nitido e netto. Un ritorno al passato: vi è una sorta di tentativo continuo di fermare il corso della storia.
Ebbene, anche sulla materia elettorale, e quindi sulla proposta di legge elettorale che stiamo esaminando, non possiamo non pervenire alle stesse identiche conclusioni: si cerca di fermare il corso della storia. La legge, lo hanno detto in molti, qui lo ripeto e lo ribadisco, è sbagliata, iniqua ed ingiusta, e per la verità l'emendamento, in favore del quale sto parlando, colpendo al cuore la proposta stessa, si appalesa estremamente importante, almeno dal mio punto di vista.
Perché il provvedimento in esame è sbagliato, iniquo ed ingiusto? Perché segna, in modo evidente e netto, un ritorno al passato? In questo decennio, il nostro sistema politico, il nostro sistema istituzionale democratico si è sviluppato e svolto, anche tra errori e mancanze, rispetto ad un criterio maggioritario che, a mio avviso, avrebbe dovuto certamente essere corretto, ma nel senso del suo rafforzamento. Viceversa, anziché procedere in questa direzione, con il provvedimento si torna assolutamente indietro e lo si fa attraverso un sistema di norme e di principi di assai dubbia costituzionalità, nonché attraverso un sistema che, a mio avviso, indebolisce fortemente la democrazia del nostro paese.
Giungo a tali conclusioni, perché l'espressione di voto affidata all'elettore è fortemente indebolita. Il voto democratico espresso dal cittadino elettore è un voto, per così dire, impoverito, povero, perché, attraverso di esso, il cittadino elettore non perviene all'indicazione del candidato di sua fiducia, nell'ambito di un partito a sostegno di una coalizione e di un programma, ma deve semplicemente indicare una lista da altri formata, da altri concepita, una lista di candidati da altri voluta (ed il termine «altri» si riferisce esattamente ai vertici apicali dei partiti del nostro paese).
Ciò non è né cosa giusta né buona, giacché il risultato ultimo, grave, gravissimo sarà un deterioramento ulteriore di quel rapporto tra cittadini e politica che già oggi vediamo fortemente e ampiamente compromesso (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maccanico. Ne ha facoltà.
ANTONIO MACCANICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, colgo l'occasione della votazione di questo emendamento per esprimere sinteticamente il mio pensiero, sforzandomi di evitare accenti polemici, anche se sarebbero più che giustificati nella situazione politica che si è determinata.
Non sono pregiudizialmente ostile ai sistemi elettorali proporzionali. Ho usato il termine «sistemi», perché di leggi proporzionali esistono vari modelli (vi è il modello spagnolo, quello tedesco, quello della cosiddetta prima Repubblica), così come non sono pregiudizialmente favorevole ai sistemi elettorali maggioritari, anch'essi di vari modelli (a turno unico, a doppio turno di collegio, a scrutinio di lista e così seguitando).
La legge elettorale con la Costituzione ed i regolamenti parlamentari sono i pilastri di un sistema politico di democrazia parlamentare, come certamente è il nostro. Essi sono strettamente collegati, nel senso che ogni cambiamento ed innovazione nell'uno ha un effetto inevitabile negli altri. Così, ogni cambiamento nella legge elettorale ha diretta influenza sul funzionamento del sistema politico nel suo complesso e credo che sia dovere del legislatore valutare, quando si cambia la legge elettorale, non solo i possibili risultati
immediati, che possono anche essere piccole convenienze, ma anche i possibili effetti sul futuro del sistema politico.
Mi domando: dopo dieci anni di sistema elettorale maggioritario ad un turno, per più del 75 per cento della rappresentanza, quali sono i problemi rimasti aperti in termini di governabilità e di rappresentanza che dovrebbero essere affrontati e risolti, soprattutto quando si pone mano alla legge elettorale a fine legislatura, senza alcun accordo con l'opposizione?
Il vero problema ancora aperto è come superare l'estrema frammentazione partitica, che è fonte di perpetua conflittualità ed instabilità.
Onorevoli colleghi, pensiamo veramente che il provvedimento in esame serva a risolvere questo problema, a creare coalizioni più forti e coese, a cercare di vincere i poteri di veto dei partiti? A me pare sia esattamente l'opposto, in quanto si rende sempre più granitica ed invincibile la frammentazione politica e, quindi, l'inefficienza complessiva del sistema politico.
In tal modo si crea una situazione peggiore di quella della cosiddetta prima Repubblica - onorevole Tabacci - perché allora erano presenti sulla scena politica due grandi partiti, due soggetti politici forti, mentre oggi vi è una miriade di formazioni politiche nessuna delle quali va oltre il 20 per cento del voto dell'elettorato.
Forse con questa legge elettorale ci avvicineremo alla quarta Repubblica francese e, in futuro, per uscirne, dovremo aspettare anche noi un generale De Gaulle? No, onorevoli colleghi, con questa legge si arreca un danno gravissimo al nostro sistema politico, si scredita il proporzionalismo, si indebolisce in modo difficilmente riparabile la nostra democrazia.
Questa legislatura, attraverso tale legge, si assume una responsabilità pesantissima per il futuro del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 573
Votanti 572
Astenuti 1
Maggioranza 287
Voti favorevoli 247
Voti contrari 325).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coluccini. Ne ha facoltà.
MARGHERITA COLUCCINI. Signor Presidente, come già richiesto dai colleghi che mi hanno preceduta, sarebbe interessante conoscere le ragioni che vi spingono a modificare con queste modalità il sistema elettorale vigente. Non mi risulta vi sia stata la vera esplicitazione dell'accelerazione che avete voluto imprimere.
Se veramente si deve mettere la parola «fine» alla stagione del maggioritario, sarebbe utile farlo cercando di capirne fino in fondo le ragioni, anche verificando se il periodo di transizione sia effettivamente trascorso. In realtà, ci troviamo a discutere in un clima di grande confusione.
L'unica logica che, a mio avviso, può rinvenirsi alla base di questa vostra iniziativa è esclusivamente di posizionamento interno. È come se voi vi trovaste qui a sostenere questa proposta con la testa rivolta al futuro, alle prossime elezioni, agli equilibri che si formeranno. E ciò denota, evidentemente, anche una certa preoccupazione!
In tale situazione è estremamente complicato svolgere una riflessione in ordine a
quali possano essere le modalità più idonee ad affrontare quella che voi ritenete un'esigenza del paese e che, a nostro avviso, invece non rientra sicuramente nell'agenda delle priorità. Tutto ciò evidenzia in modo eclatante uno svilimento del ruolo del Parlamento.
Sarebbe stato opportuno discutere delle regole in maniera ponderata, serena, condivisa, prudente e in un clima di reale attenzione verso le esigenze del nostro paese, magari avendo alle spalle un consenso che legittimi tali iniziative; consenso che - come evidenziato anche nelle ultime elezioni - ormai avete perso!
A mio avviso, questa condizione non esiste e quindi dovreste riflettere sull'inopportunità della vostra iniziativa. Evidentemente, tale riflessione non è stata fatta e, al contrario, si rafforza l'idea che voi stiate realizzando un'operazione strumentale al fine di raggiungere un ipotetico accordo da mostrare visibilmente in quest'aula per far quadrare i vostri conti. In tale accordo sono comprese le riforme della Costituzione e delle leggi elettorali, elementi di scambio e di reciproca compensazione, oltre a quanto altro metterete in cantiere da oggi ai prossimi mesi. In questa maniera state tentando di invertire la tendenza, ormai consolidata, che vi vede perdere consenso e voti e che solo una riscrittura non formale o parziale del sistema di elezione può spostare a vostro vantaggio.
Tra l'altro, mi sembra che le finalità da voi addotte, come la volontà di far prevalere il principio della rappresentatività rispetto alla governabilità e alla stabilità, dimostrino grande incoerenza ed incongruenza. Per tali motivi, dovreste fermarvi fin quando è possibile e mettere il Parlamento nelle condizioni di poter svolgere il ruolo che gli compete (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio. Ne ha facoltà.
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in qualità di ultimo parlamentare eletto in un collegio uninominale, quello di Isola Capo Rizzuto-Taverna, desidero svolgere alcune riflessioni, nella consapevolezza di difendere il legame tra eletto e territorio, tra eletto e sindaci, al di là della loro appartenenza politica, e, soprattutto, tra eletto ed elettori. In queste ore, in questi giorni di dibattito sta emergendo la nefandezza della vostra proposta di riforma elettorale, una riforma «ad coalitionem» dopo tante leggi ad personam. Si tratta di una legge che, per giunta, è alimentata da una strana forma di pentitismo politico.
Ascoltate: «(....) Quindi nessuno di loro può parlare di maggioritario. L'amico Giuliano Ferrara dice che in Italia un'unica persona può affermare "Le majoritaire c'est moi": è Silvio Berlusconi. In effetti, abbiamo realizzato con la nostra discesa in campo concretamente il maggioritario»: chi parla è Silvio Berlusconi all'Assemblea nazionale delle donne azzurre. Si tratta di una citazione tratta dal libro L'Italia che ho in mente, edito dalla Mondadori.
Onorevoli colleghi, sono diverse le ragioni che si pongono a fondamento della preferenza per il sistema elettorale vigente, prevalentemente maggioritario, rispetto al testo della proposta in discussione. Essa infatti tratteggia un sistema ibrido e confuso, solo apparentemente proporzionale, mentre in realtà si tratta di un maggioritario camuffato. Merita di essere ricordato che il cosiddetto «Mattarellum» ha mostrato di contenere molto bene il fenomeno della dispersione del voto, concedendo la quasi totalità del consenso attorno ai due poli.
I dati sono evidenti: l'Ulivo e la Casa della libertà hanno raccolto nel corso delle ultime elezioni politiche l'89 per cento dei voti nei collegi ed il 97,6 per cento del totale dei seggi assegnati. Esiti molto simili sono stati registrati al Senato. Già sotto questo profilo la proposta di riforma elettorale presentata è innegabilmente deficitaria. Essa esclude dall'assegnazione dei seggi le coalizioni di liste che abbiano conseguito meno del 10 per cento dei voti, le singole liste collegate alla coalizione che non hanno superato il 4 per cento, le
singole liste non collegate che non hanno superato il 2 per cento, ad eccezione di un emendamento che rappresenta una sorta di premio di fedeltà. A questo meccanismo si aggiungono ulteriori esclusioni determinate dalle fantasiose soglie di sbarramento che proponete di inserire per il Senato, emendando il vostro stesso testo.
Si tratta di esclusioni rilevanti che, nel caso, molto probabile, in cui scattino congiuntamente, possono arrivare a provocare una dispersione pesantissima del consenso e il sostanziale annullamento dei voti espressi da milioni di cittadini italiani. Questa è una vera aberrazione, che snatura il sistema proporzionale. L'aspirazione originaria dei sistemi proporzionali è quella di rappresentare fedelmente il corpo elettorale, evitando che i voti non producano eletti, andando dunque dispersi.
Onorevoli colleghi, non possiamo affermare che il sistema elettorale in vigore sia un meccanismo perfetto, ma non è onesto omettere la presa d'atto che il «Mattarellum» è maturato nel tempo e ha permesso l'avvento, nel sistema politico italiano, dopo la caduta del muro di Berlino, di una democrazia dell'alternanza, assicurando governabilità e maggioranze stabili. Oggi questa conquista è messa in discussione per un interesse smaccatamente di parte. Senza contare l'ulteriore elemento paradossale: altro che le primarie dell'Unione! Saranno le politiche del 2006 la carica dei «senza volto», visto che avete scritto in questa legge che i nomi dei candidati non compariranno sulla scheda! Vi vergognate già ora delle vostre «deportazioni» elettorali, e per questo vi siete premuniti, nascondendole dietro il solo simbolo di partito, sotto cui si esaurisce ogni forma di dialogo con l'elettore. Gli italiani non eleggeranno più parlamentari, ma quote, porzioni di partiti e anche di correnti. Rischiamo di tornare alle trattative notturne, estenuanti e prolungate.
Tutto ciò potrà comportare conseguenze nefaste per il paese, facendogli perdere credibilità nei confronti del popolo italiano e nel contesto internazionale. Queste vostre manovre sono enormemente distanti da qualsiasi accezione di democrazia, così come è stata intesa e praticata negli ultimi sessanta anni.
PRESIDENTE. Onorevole Oliverio...
NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Ci viene in mente qualche altro periodo, quando si parlava di «listone», delle minacce ai parlamentari, del voto controllato: quel periodo della storia che ha mostrato il suo acme nell'idea di trasformare quest'aula in bivacco. Se fosse vivo Aldo Moro, egli si rivolgerebbe a voi, onorevole Follini, citando l'evangelista Matteo, dicendovi con fare mite e sguardo severo: lasciate che i morti seppelliscano i morti. Ma io, ricordandomi una lettura che la liturgia ha proposto alla riflessione dei cattolici alcune domeniche fa, mi chiedo: sentinelle dell'aurora, a che punto è la notte? Ebbene, la notte sta per finire e l'alba è ormai all'orizzonte (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Oliverio.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevoli colleghi, scusate: ciascuno si sieda al suo posto, perché non chiudo la votazione finché ciascuno non è seduto al proprio posto... Seduti, per favore... Ora c'è l'onorevole Rosso, che arriva al suo posto... L'onorevole Romano, sempre in ritardo...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 573
Maggioranza 287
Voti favorevoli 250
Voti contrari 323).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.
MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, rivolgo ai colleghi della maggioranza l'invito a votare con noi per la soppressione del comma 2 dell'articolo 1. Si tratta di risparmiare così ai cittadini italiani la vostra ipocrisia.
Infatti, mentre scrivete nel comma 2 che il voto è un dovere civico e un diritto, scavate, con il testo legislativo in esame, un solco così profondo tra eletti ed elettori che svuoterà quel voto di ciascun potere e che farà regredire il nostro sistema politico ad un Olimpo lontano dalla vita delle persone. Di quell'Olimpo, voi vi sentite divinità crepuscolari. Siete personaggi tragici, direi anche che siete personaggi un po' misogini, considerato ciò che si vedrà in quest'aula da qui a breve, quando esamineremo gli emendamenti relativi alla presenza delle donne nelle liste. Siete preoccupati di restare in vita, a dispetto di ogni regola, a dispetto di ogni consenso. Non proponete un sistema che vi misuri fino in fondo nel rapporto con l'elettorato.
State scappando su un monte; state costruendo una fortezza; state difendendo un'investitura «cesaristica»; state coltivando, in qualche modo, l'illusione che, grazie a questo sistema elettorale, potrete recuperare consensi, che potrete cancellare il tradimento nei confronti del popolo italiano che in tutti questi anni avete celebrato con le vostre leggi. È vero che dall'illusione all'autoinganno e alla manipolazione il passo è breve. Ma vorrei anche dirvi che, vista dalla parte del popolo, dalla parte degli elettori, di chi ci osserva e ci ascolta in questi giorni, quella che state recitando sembra una sceneggiata davvero patetica.
Due sono le possibilità di interpretazione del vostro comportamento politico. O si tratta di mero calcolo; e ne è prova il fatto che questa legge si «costruisce» man mano che affrontate al vostro interno i nodi di opportunità, anzi di opportunismo. Oppure si tratta di un vuoto che state riempiendo con la discussione politica. Direi che sia l'una sia l'altra considerazione, che può svolgere un cittadino attento nei vostri confronti, si rivelano vere.
Stamane, l'onorevole La Russa, in un suo intervento, ha sostenuto che il centrosinistra non vuole riconoscere la propria sconfitta. Io direi all'onorevole La Russa: di quale sconfitta sta parlando? Glielo chiederei perché la mia memoria mi fa rammentare che la sconfitta più recente del centrosinistra risale ormai al 2001. Ma da quell'anno in poi - nel 2002, nel 2003 e nel 2004 - si è evidenziato come, invece, l'elettorato non abbia più considerato seriamente la voce del centrodestra. Se di sconfitta si deve parlare per quegli anni, per gli anni più recenti, si deve parlare della vostra sconfitta; quella sconfitta che oggi non volete riconoscere; quella sconfitta che oggi volete nascondere a voi stessi.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lucidi.
MARCELLA LUCIDI. Ho terminato, signor Presidente.
Parlavo prima di autoinganno per ricordare che i meccanismi elettorali sono una condizione necessaria, ma sicuramente non sufficiente, per trasformare i sistemi politici. Il vostro è un destino inesorabile, ma non sarà un destino cinico e baro, perché la sconfitta del prossimo anno ve la sarete meritata tutta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
Cabras 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 571
Maggioranza 286
Voti favorevoli 255
Voti contrari 316).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, stiamo svolgendo il nostro lavoro, che non si può definire meramente ostruzionistico (Commenti).
Di fronte ad una maggioranza che, come ricordava giustamente ieri il collega Violante, resta completamente silenziosa, anche sulle questioni più importanti da noi poste in evidenza, tentiamo, nei limiti del possibile, con il nostro lavoro all'interno di quest'aula, di farvi ragionare su alcuni aspetti, di farvi cogliere l'essenza delle negatività della modifica che state apportando al sistema elettorale. Abbiamo cercato di fare questo presentando prima delle questioni pregiudiziali, poi delle questioni sospensive.
Voi avete cercato di superare alcune questioni inerenti alle pregiudiziali di costituzionalità presentando - durante l'iter del procedimento e dopo che noi le avevamo formalizzate - alcuni emendamenti, soprattutto di sera...
Avete cercato di superare alcune di tali questioni prevedendo per il Senato - l'altro ramo del Parlamento - un premio di maggioranza su base regionale e ciò in contrasto con quanto da voi precedentemente stabilito; mi riferisco al premio di maggioranza su base nazionale sia per la Camera dei deputati sia per il Senato.
Come voi sapevate sin dall'inizio - e sapete tutt'oggi -, il Senato deve essere eletto su scala regionale in base ad uno specifico articolo della Costituzione. Ebbene, così facendo, voi avete pensato - o pensate - di introdurre, grazie a questa proposta di legge, che speriamo rimanga tale, il premio di maggioranza su scala regionale.
Abbiamo già avuto modo di dire che tutto ciò porterà ad una vera e propria «lotteria» perché in alcune regioni il premio di maggioranza - se l'alleanza supererà il 54 per cento dei consensi - potrebbe essere attribuito a chi rappresenta la minoranza nel paese e viceversa.
Vi è, quindi, la possibilità - non solamente teorica, ma assolutamente concreta - che su scala nazionale sia alla Camera dei deputati sia al Senato si realizzino maggioranze dai connotati politici diversi. E poi ci siete venuti a dire che questa è una proposta di legge che guarda agli interessi del paese e che dovrebbe salvaguardare la governabilità dello stesso! Questa è la prova provata che il vostro intento non è quello di fare il bene del paese; in questo momento così particolare, infatti, si dovrebbe ricercare quel consenso utile a trovare le medicine per far uscire il paese da questa grave crisi, soprattutto di fiducia. Il vostro intento, però, è rendere l'Italia ingovernabile, facendo in modo che, se il centrosinistra avrà la maggioranza nel paese - noi stiamo lavorando per questo - quest'ultimo si trovi comunque in difficoltà al Senato, così da non poter governare.
Ecco, questo - gli italiani debbono saperlo - è quello che volete fare con questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.
MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, cari colleghi, normalmente si cambia il sistema elettorale per rispondere meglio a problematiche di tipo economico e sociale e non per risolvere i problemi elettorali di questa o di quella parte politica.
Su Il Sole 24 Ore del 7 ottobre ho letto un bell'articolo dal titolo «Stabilità, economia e le regole del voto». Il giornalista che lo ha redatto così si esprimeva: «I paesi con un sistema elettorale proporzionale hanno un sistema partitico più frammentato e governi di coalizione più frequenti e instabili. Ciò a sua volta si accompagna ad una politica economica più miope e meno disciplinata: più debito pubblico, più spesa pubblica. In media, un governo eletto con il sistema proporzionale spende il 4-5 per cento del PIL in più, e ha un disavanzo del 2-3 per cento del PIL più grande, rispetto a quelli eletti con il sistema maggioritario. (...) Gli strateghi della Casa delle libertà (...) sperano con questa riforma di trarne qualche piccolo vantaggio alle elezioni imminenti. E non guardano oltre il prossimo voto. Se lo facessero, scoprirebbero che espongono il paese (...) al rischio di fare un grande salto indietro».
La lettura di questo articolo mi ha fatto sorgere una domanda che ora rivolgo ai colleghi del centrodestra; nella situazione economica e sociale del nostro paese, caratterizzata dal crollo dei consumi e delle esportazioni, dal dramma di tante famiglie che con sempre più difficoltà arrivano alla fine del mese, da una crescita del debito pubblico e dal deficit del bilancio dello Stato, possiamo permetterci di tornare al passato, al proporzionale? Credo che fare questo passo indietro sia un grande errore che nel lungo periodo costerà caro agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 564
Votanti 563
Astenuti 1
Maggioranza 282
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 321).
Prendo atto che l'onorevole Testoni non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.9, che avrà luogo a scrutinio segreto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.
MARILDE PROVERA. Signor Presidente, noi siamo un partito convintamene e realmente proporzionalista, da sempre. Ci siamo dimostrati coerenti anche ai tempi in cui tutti, entusiasti, hanno lottato, sull'onda dell'antipartitismo e dell'ubriacatura dell'epoca, per «fare fuori» le possibilità che i partiti offrono in quanto forma organizzata della nostra società.
Noi abbiamo condotto la nostra lotta in modo convinto anche ieri. Infatti, non siamo stati malati ieri, e non lo siamo oggi, di governabilità drogata né siamo inquinati dalla frenesia dei tempi. Pensiamo che il tempo e le modalità di rapporto nelle relazioni con la popolazione e tra forze politiche debbano basarsi sul principio «una testa, un voto» e, quindi, che il diritto di rappresentanza piena nei Parlamenti sia il punto che restituisce forza alla possibilità stessa del paese di recuperare e di andare avanti, che dà forza alla democrazia e che rende necessario un sistema di partiti rispettoso e democratico al proprio interno: rispettoso del mandato popolare, di un mandato ragionato e partecipato, ma anche di un modello di democrazia al suo interno.
Per questo pensiamo, oggi, che sarebbe stata necessaria una discussione più pacata, dopo i disastri di oltre un decennio nel quale hanno prevalso l'individualismo e l'antipartitismo. È necessario ricostruire, nell'interesse di tutti i cittadini, le basi culturali di rapporto, le basi della tolleranza
e del dialogo, una capacità di dialogo e di dibattito in grado di attribuire nuovamente una posizione centrale alla necessaria rappresentanza degli uomini e delle donne, di maggioranze e minoranze non consegnate a patteggiamenti avvilenti (com'è avvenuto e come sta avvenendo in queste ore in cui assistiamo a patteggiamenti che avviliscono lo stesso ruolo delle rappresentanze delle regioni in cui vi sono minoranze linguistiche). È necessario, quindi, farsi protagonisti di una possibilità di cambiamento che ridia forza al Parlamento e ai deputati la rappresentanza, la capacità di rappresentare effettivi orientamenti per ricostruire un futuro attraverso la ricomposizione del Governo e la capacità di discussione parlamentare.
Questo è il compito che Rifondazione comunista si era data quando era contraria alla legge attuale, e si dà oggi, nella misura in cui sarà necessario battersi ancora per la modifica dei pasticci che in questi giorni stiamo combinando.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Provera...
MARILDE PROVERA. In questo modo proseguiremo anche in futuro (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda.
Poiché subito dopo passeremo ai voti, invito i colleghi a prendere posto. Ha facoltà di parlare, onorevole Preda.
ALDO PREDA. Signor Presidente, forse con molta disattenzione, stiamo esaminando una proposta di legge che è relativa alle regole della democrazia. Stiamo discutendo di regole, perché una legge elettorale è sempre stata regole: le regole di una democrazia; le regole per favorire la partecipazione della gente alla vita dello Stato; le regole del rapporto tra elettori ed eletti; le regole del rapporto tra eletti e partiti di appartenenza; le regole per un rapporto volto a far crescere la democrazia nel nostro paese. E le regole debbono essere condivise: se così non è, si produce una sorta di perenne stato di conflittualità che è inspiegabile in una società civile avanzata, in una democrazia avanzata.
I nostri costituenti fecero fatica a trovare regole condivise per la nuova democrazia che doveva sorgere nel nostro paese: varie Commissioni fecero fatica a convergere su alcuni articoli della nostra Costituzione.
La democrazia, oggi, si dibatte in una sorta di paradosso: regole, diritti, doveri, tre principi strettamente legati. Oggi, indebolite le regole, perché non condivise; oggi, con questo provvedimento, aumentate il distacco tra cittadini e le forme di rappresentanza e, quindi, tra cittadini e le istituzioni; oggi, con questo provvedimento, state forzando la mano. Oggi, questa maggioranza si muove senza puntare all'interesse generale, che è quello di una democrazia partecipata e condivisa che guardi ai futuri scenari della globalizzazione e delle democrazie degli altri paesi, che assicuri un forte legame con la società civile, ma semplicemente, molto semplicemente, volete rendere difficile la governabilità di questo nostro paese.
La vostra proposta elettorale sovverte, con legge ordinaria, la Carta costituzionale, prima della riforma costituzionale, in corso d'opera ed in modo ancor più radicale. Essa stabilisce che la maggioranza di Governo sia fissata per legge in almeno 340 deputati alla Camera e 100 senatori al Senato e che tale numero di parlamentari sia assegnato d'ufficio al singolo partito o alla coalizione di partiti, che, con qualsiasi percentuale, abbia anche un solo voto in più di ogni altro partito o coalizione.
Se questa norma fosse stata in vigore nel passato, non ci sarebbe stato bisogno della «legge truffa», non ci sarebbe stato il centrismo, non ci sarebbe stata la solidarietà nazionale, non ci sarebbe stata una democrazia che con fatica ha cercato di avanzare. Con questo sistema elettorale - l'avremo domani nel nostro paese, ma non ce n'è in altra democrazia nel mondo, per quanto maggioritaria; in nessuna democrazia del mondo c'è una simile norma -,
oggi, in Germania, non ci sarebbe stata la grande coalizione. Tra qualche mese, purtroppo, questo sarà il regime che avremo nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monaco. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, rischiamo di smarrire qui il senso e la portata della discontinuità, della rottura che si sta producendo e delle sue conseguenze: un balzo all'indietro - lo abbiamo detto più volte - di quindici, vent'anni, senza le virtù di allora, quando disponevamo di partiti, in crisi già allora, ma partiti, signori partiti.
Qual è dunque la ratio, la logica di questa operazione spregiudicata e, insieme, regressiva? In primo luogo, essa è figlia della disperazione - lo hanno inteso tutti -, è un brutale calcolo delle convenienze: ridimensionare, cioè, una sconfitta annunciata. Naturalmente, non ci riuscirete, ma questo era ed è il proposito. E non ci si venga a raccontare, come fa il Presidente del Consiglio, che stava nel vostro programma... Sappiamo tutti che è stata una decisione estemporanea, furbastra e prepotente. Ve la siete pensata dopo la disfatta delle regionali. Questa operazione è figlia della disperazione ma, anche e soprattutto, delle vostre divisioni - Bressa, questa mattina, ricordava che la parola metastasi, a proposito della condizione della maggioranza, è stata evocata dal Presidente del Consiglio -, è figlia della vostra dissoluzione, nata su spinta dell'UDC per tenersi le mani libere e sbarazzarsi di Berlusconi che poi gliela ha ritorta contro, esponendo all'irrisione il povero Follini, che solo una settimana fa - sembra un secolo - poneva condizioni non negoziabili, alla Follini, quelle cioè che si è puntualmente rimangiato.
Ciò che resta è che questa controriforma è figlia della divisione e produce divisione, produrrà divisione, frammentazione nella rappresentanza parlamentare, instabilità dei governi, partitocrazia senza partiti. Ancora, è testimonianza di irresponsabilità; potremmo confezionare slogan del tipo: sfasciati noi, sfasciamo tutto! Questi sono i vostri slogan. Sabbia nel motore delle istituzioni: muoia Sansone con tutti i Filistei! La politica del tanto peggio, tanto meglio! Questo un po' perché siete spregiudicati, senza scrupoli; un po' perché fate conto di introdurre elementi di divisione e di precarietà nel nostro futuro Governo.
Per Berlusconi, si tratta di una sconfitta strategica: altro che vittoria! Oggi egli mostra di gioire, ma è paradossale ed insieme significativo: Berlusconi è uno sconfitto, non un vincitore. Ciò non soltanto perché questa riforma l'ha subita per pressioni altrui e contro di lui, ma soprattutto perché lui, che si spacciava per il padre dell'innovazione politica, del bipolarismo, della democrazia governante e del ripudio della partitocrazia, oggi presiede al loro funerale, guidato da disperazione, cinismo ed irresponsabilità.
Vi è un ulteriore elemento contraddittorio e paradossale. Berlusconi, cultore della democrazia diretta che degenera nella democrazia plebiscitaria, si assume la responsabilità di consumare, nel chiuso del Palazzo, un atto ed una manovra che sconfessano il pronunciamento, esso sì plebiscitario, dei cittadini del 1993 e del quale proprio Berlusconi è stato il beneficiario, cercando solo di metterci su il cappello!
La coerenza, come è noto, non è esattamente la virtù in cui egli brilla: un tempo, almeno, egli si segnalava per il culto di sé, per la sua nomea di vincitore. Oggi, più modestamente e pur di sopravvivere, il cavaliere disarcionato, nel mentre scende da cavallo, ripristina i vizi, senza le virtù, della prima Repubblica. Ha l'ardire di proclamarsi vincitore: evidentemente, non è messo così bene come invece vorrebbe farci credere (Applausi dei deputati del gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 584
Maggioranza 293
Voti favorevoli 258
Voti contrari 326).
Chiedo all'onorevole Zeller se l'emendamento 1.456, da lui presentato, sia stato ritirato.
KARL ZELLER. No, signor Presidente, non è stato ritirato.
PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 1.456, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 588
Votanti 586
Astenuti 2
Maggioranza 294
Voti favorevoli 67
Voti contrari 519).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.
PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordavo in un precedente intervento che questa maggioranza è simile a quelle squadre di ragazzini che, a corto di attaccanti, tentano di allargare le porte della squadra avversaria per cercare di vincere la partita. Tuttavia, devo dire che in quelle partite che facevamo da piccoli, l'allargamento delle porte della squadra avversaria non serviva mai allo scopo per il quale era studiato: faticavano di più i portieri e i difensori, ma alla fine si imponeva sempre la consistenza delle forze in campo, portando alla vittoria la squadra che aveva buoni attaccanti e buoni difensori. Non era certo la larghezza delle porte a determinare il risultato!
E allora, non sarà con i trucchi che riuscirete a turlupinare il popolo italiano: dovrete mettere in campo altri mezzi, ben più consistenti e molto più difficili da inventare per voi! Dovrete occuparvi dei problemi reali dei cittadini: lo farete, come fino ad ora avete fatto, portando a fondo l'economia e la società italiana.
In questa parte della vostra proposta, che stiamo discutendo, non avete trovato di meglio che, con il collegio regionale, sradicare gli eletti dal rapporto diretto con i cittadini; rapporto che i primi, sia di maggioranza sia d'opposizione, avevano faticosamente e seriamente costruito, grazie alla legge elettorale vigente.
Voi volete cancellare tutto questo e, probabilmente, volete farlo perché avete qualche difficoltà nel rendere conto ai cittadini del vostro operato, di quanto avete fatto in materia di economia, di leggi ad personam e in termini di tenuta della società italiana.
Con il collegio regionale, avrete vita più facile, non soltanto per ragioni relative ai numeri dei seggi ma perché sarete meno chiamati a rendere conto direttamente dei danni prodotti al paese; con il collegio regionale, l'atteggiamento verso il voto è più ideologico, più di schieramento.
Noi vi sfidiamo a raccontare ai cittadini che vi hanno eletto direttamente le malefatte e le misure sbagliate varate in questa legislatura; è esattamente questo che non
siete in grado di fare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Onorevole Sanza...
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 566
Votanti 562
Astenuti 4
Maggioranza 282
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 315).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 578
Votanti 574
Astenuti 4
Maggioranza 288
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 322).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras, che però non vedo...
ANTONELLO CABRAS. Signor Presidente, sono qui! Anche noi teniamo il posto e continuiamo il combattimento...
PRESIDENTE. Prego, onorevole Cabras, ha facoltà di parlare.
ANTONELLO CABRAS. La proposta di legge in esame, come è stato ricordato da molti colleghi intervenuti dianzi, è fondamentalmente basata su tre punti fondamentali: scelta del sistema proporzionale; riduzione al minimo del premio di maggioranza; designazione degli eletti.
Sono i tre punti sui quali avevate elaborato la proposta originaria; sulla base dei recenti dati elettorali, che segnalavano un vostro indebolimento, il sistema elettorale atto in qualche modo a ridurre il danno veniva costruito sulla base di questi tre elementi. Poi, si è prospettato il problema relativo al sistema elettorale del Senato, ipotizzato come fotocopia di quello della Camera; ciò, nonostante l'aggiustamento recato dal vostro emendamento, creerà un profondissimo scompiglio anche fra le vostre file in quanto nessuno è in grado di governare venti sistemi politici diversi e venti proposte politiche diverse.
Infine, non avete minimamente pensato a quanto probabilmente accadrà; facendo «passare» il principio secondo il quale ogni maggioranza si costruisce la propria legge letterale, il meccanismo potrebbe scattare in ogni regione. Sapete infatti che ogni consiglio regionale decide la propria legge elettorale: ebbene, perché mai lo schieramento che fosse sicuro di vincere non dovrebbe essere interessato ad aumentare il premio di maggioranza e, quindi, a ridurre e comprimere la vostra presenza?
PRESIDENTE. Onorevole Cabras...
ANTONELLO CABRAS. In realtà, voi state costruendo un mostro che vi ricadrà interamente addosso e nemmeno voi sarete in grado di controllarne gli effetti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, ritengo non sia inutile, in questo confronto, chiarire almeno un elemento, fin dall'inizio dato quasi per scontato nel dibattito politico; elemento che rappresenta, invece, un clamoroso falso.
Si parla comunemente di questa proposta della maggioranza come di una riedizione del modello toscano; ebbene, per chi ha ascoltato più volte il Presidente Berlusconi parlare della sua intenzione di «detoscanizzare» l'Italia, ciò poteva sembrare l'ennesima incoerenza del premier. In realtà, non è così; si è trattato, piuttosto, di una appropriazione indebita di un modello lontano mille miglia da quanto oggi stiamo discutendo. Lo dico con tranquillità, perché la Margherita toscana, all'approvazione di quel modello, non ha concorso; ha sostenuto, anzi, nel dibattito svoltosi in quel consiglio regionale, la proposta di introdurre il maggioritario anche nelle regioni.
Dico ciò, quindi, da una posizione tranquilla, senza l'obbligo di difendere un progetto che non abbiamo sostenuto; desidero affermarlo, tuttavia, per amore di verità.
Il cosiddetto modello toscano parte innanzitutto da un'idea, vale a dire dal superamento del sistema proporzionale puro e dal dibattito sul modo con cui si potevano introdurre elementi del modello elettorale maggioritario per consolidare, anche a livello regionale, il bipolarismo.
La prima, evidente distinzione che balza agli occhi è il metodo seguito. In Toscana, infatti, si è scelto di avviare un confronto tra maggioranza ed opposizione, con l'impegno, evidente e rispettato, di non approvare a maggioranza alcun provvedimento in materia elettorale. Ciò fino al punto che, quando la maggioranza si è trovata a scegliere tra trovare un accordo al proprio interno od operare una scelta che, a livello istituzionale, privilegiasse il rapporto con l'opposizione, essa ha intrapreso quest'ultima strada, come sanno bene gli esponenti di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e come sa anche il distratto il ministro Matteoli, che parla a vanvera, sui giornali, di incoerenza!
L'unica incoerenza è quella della Casa delle Libertà, che si appropria di un modello istituzionale nel quale una storia ed una civiltà hanno indotto il centrosinistra a scegliere la strada che ho ricordato, ma in questa sede si comporta con bella e silenziosa disinvoltura!
Al di là del metodo adottato, tuttavia, la differenza è del tutto evidente. Se in quel modello di legge elettorale, infatti, tutto fa perno sull'elezione diretta del presidente della giunta regionale, cui le liste sono collegate - e ciò diventa elemento di coesione di una coalizione, rafforzando la netta distinzione tra due progetti e due schieramenti -, nel caso di specie detto fattore manca; anzi, tale elemento è vanamente reso pasticciato da vari accorgimenti, come l'indicazione sulla scheda del leader della coalizione. Ciò incrina le prerogative del Capo dello Stato...
PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, si avvii a concludere!
ANTONELLO GIACOMELLI. ... senza che vi sia, tuttavia, la capacità di trovare risposte veramente convincenti.
L'altro elemento del modello toscano che vorrei evidenziare è rappresentato dal mantenimento di un forte legame con il territorio; nel caso della proposta di legge in esame, invece, si stravolgono le circoscrizioni elettorali, dando vita una sorta di grande ed indistinta lotteria!
Credo che, dopo questo dibattito - nel quale, comunque, maggioranza ed opposizione hanno svolto la loro parte, in un confronto molto serrato -, sia ingiusto che rimanga agli atti di quello che, sicuramente, è uno dei momenti meno nobili della storia del Parlamento il riferimento al modello elettorale della Toscana.
PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, deve concludere!
ANTONELLO GIACOMELLI. Tale regione, infatti, ha dimostrato, anche in un momento difficile, di sapere privilegiare l'intesa istituzionale rispetto alle convenienze
di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 574
Votanti 569
Astenuti 5
Maggioranza 285
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 326).
Prendo atto che l'onorevole Boato non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caldarola. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CALDAROLA. Signor Presidente, per molti aspetti, non sembra che stiamo svolgendo una discussione su una proposta di legge proporzionale. Infatti, tra tutti i transfughi del maggioritario convertiti sulla via di Damasco - una folla! - e tra questi viaggi della speranza che i deputati siciliani verranno a fare dalle sue parti, onorevole Palma, per essere eletti, sembra una legge sui trasporti più che una legge elettorale per introdurre il sistema proporzionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Vorrei cogliere solo un aspetto di questa discussione, vale a dire la sicurezza, espressa dall'onorevole La Russa, circa la certezza della vostra vittoria.
Se questa è la motivazione per varare una legge, vi sono due elementi contrari: uno è storico - lo sottolineava l'onorevole Soda -, ed ovunque si è messo in atto si è perso...
IGNAZIO LA RUSSA. Vinciamo con qualunque sistema, non lo hai capito?
GIUSEPPE CALDAROLA. La Russa, suvvia!
Poiché ho poco tempo a disposizione, proverò a sintetizzare: il sistema maggioritario «enfatizzava» l'elettore infedele, ossia l'elettore non «irregimentato» dentro il voto di appartenenza.
Lo dico anche a lei, signor Presidente: se il prossimo voto si svolgerà sulla base di questa legge, sarà una voto di fedeltà, di «appartenenza», che non solo riguarda poco i piccolissimi partiti, anche quelli che si sono accodati (lei, signor Presidente della Camera, dovrebbe aver capito di chi sto parlando, in questa vicenda), ma, soprattutto, toglie ai cultori dell'idea centrista e dell'idea che vi sia una fascia moderata che si può «dislocare», un argomento di fondo, ossia che una libera scelta sulla base di candidature è una possibilità di passare da uno schieramento all'altro. Tale possibilità non vi sarà più e, soprattutto, ciò produrrà un risultato. Il risultato di fondo sarà che il moderatismo non abiterà più a destra. A destra abiterà un radicalismo fondato sulla rigidissima appartenenza, che esprimerà le forze più forti, non premierà le forze meno forti e toglierà a tutti la possibilità di creare, con il voto «fluttuante», «case», «uffici», «ritrovi». Chi non ha trovato in questa corsa verso Damasco un «ritrovo», non lo ritroverà più.
Non voglio farvi cambiare idea, figuriamoci (Commenti), ma penso che sarete un po' travolti dalle vostre macchinazioni, come diceva un vecchio parlamentare comunista. Sarete travolti da tali macchinazioni perché vi siete studiati un'ipotesi che crea uno straordinario diversivo nella campagna elettorale, quasi che l'opinione pubblica si debba interrogare, in questi mesi, attorno a ciò e non debba fare, pesantemente, un bilancio di cinque anni. Vi è poco da fare: quelli fedeli al centrosinistra
là resteranno; quelli che hanno avuto fregature passeranno da questa parte (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 573
Votanti 570
Astenuti 3
Maggioranza 286
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 316).
Prendo atto che gli onorevoli Orsini e Tarantino non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che tutti gli osservatori, soprattutto quelli che non sono esattamente schierati né con il centrodestra né con il centrosinistra, rispetto al nostro sistema elettorale riconoscano...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Quartiani. Onorevoli colleghi, vi ricordo che al termine di questo intervento avrà luogo la votazione dell'emendamento Bressa 1.70.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Come dicevo, tutti gli osservatori - di vario indirizzo e di varie scuole, anche accademiche - riconoscono la circostanza che il nostro attuale sistema elettorale presenta alcuni limiti. Tutti riconosciamo che tali limiti sono soprattutto quelli di un livello di stabilità non sufficientemente adeguato alle attese del governo del nostro paese. Per l'appunto - è questa la proposta che noi avanziamo con l'emendamento Bressa 1.70, ossia la soppressione del comma 10 dell'articolo 1 -, voi non proponete di garantire maggiore stabilità al sistema: voi proponete invece un meccanismo che crea maggiore instabilità.
Onorevoli colleghi, il comma 10 dell'articolo 1, tra l'altro, assegna il premio di maggioranza, pari a 340 seggi. Ora, considerato che taluno ha fatto osservare che si tratta del 55 per cento dei seggi del plenum, bisogna precisare che non di tale numero si tratta. Si tratta di un numero che assegna alla maggioranza seggi inferiori. Trecentoquaranta sono, infatti, meno del 54 per cento dei seggi. Ciò significa che voi proponete un premio reale più basso. Il che significa che è un sistema frammentato quello che esce da questa proposta di riforma elettorale, fatto di liste di partito che si presentano al voto e che si organizzano dopo il voto in gruppi parlamentari, senza un reale vincolo di maggioranza e di coalizione.
Visto che i collegamenti servono solo ad assegnare i seggi, contribuendo più a definire il metodo di assegnazione che non il sistema elettorale vero e proprio (che, invece, passa, come sappiamo, dal collegio uninominale al plurinominale), questo mini premio di maggioranza, inferiore al 4 per cento, significa che non è garantita la possibilità di governare da parte di nessuna alleanza risultante maggioritaria al voto e che il Presidente del Consiglio che sarà eletto «appenderà» la propria durata al governo ad una componente di maggioranza o a un gruppo parlamentare inferiore al 4 per cento. In altri termini, 24 parlamentari decideranno della vita o della morte di un Governo. Ventiquattro parlamentari sono tre in meno dell'attuale consistenza del gruppo della Lega Nord Federazione Padana!
Signor Presidente, concludo. Se aveste voluto assicurare maggiore stabilità, avreste dovuto prevedere un premio di maggioranza più alto: avreste dovuto dare
almeno il 60 per cento dei seggi. Infatti, con il 60 per cento dei seggi, le regioni, i comuni e le province, da oltre dieci anni, hanno dato stabilità ai loro governi e un governo adeguato alle esigenze dei loro cittadini. Questo non lo avete fatto!
Rivolgo un appello ai colleghi che hanno a cuore la stabilità del sistema italiano, affinché esprimano un voto favorevole sull'emendamento in esame, che ci consentirebbe di rendere una legge elettorale sbagliata un po' meno sbagliata e un po' meno negativa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 542
Votanti 539
Astenuti 3
Maggioranza 270
Hanno votato sì 227
Hanno votato no 312).
Prendo atto che l'onorevole Tucci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Come è stato preannunciato, riprenderemo l'esame del testo unificato in materia elettorale alle 16, con immediate votazioni, e procederemo fino alle 21.
Onorevoli colleghi, mi rivolgo in particolare al ministro Prestigiacomo, oltre che a tante donne parlamentari che mi hanno sollecitato in merito: la Presidenza verifica rigorosamente, anche sulla base dell'istruttoria degli uffici, la possibilità del voto segreto e del voto palese in base alle fattispecie previste dal regolamento. Naturalmente, se nessun gruppo parlamentare richiede il voto segreto, la votazione ha luogo a scrutinio palese. Pertanto, se indìco la votazione segreta su alcuni emendamenti, sicuramente è perché ci sono dei gruppi parlamentari (e, se volete, li posso tranquillamente indicare) che hanno chiesto il voto segreto: dico ciò solo per chiarezza, perché i nostri lavori si devono svolgere con serenità.
All'onorevole Zaccaria vorrei rispondere che la Commissione bilancio non ha espresso il parere sul provvedimento in esame e sugli emendamenti ad esso riferiti.
Al riguardo, rilevo che il provvedimento recante modifiche alle norme per l'elezione della Camera e del Senato, in discussione in Assemblea, costituisce il testo unificato di numerose proposte di legge, nessuna delle quali, in ragione del relativo contenuto, è stata assegnata per l'esame in sede consultiva alla Commissione bilancio. La Commissione affari costituzionali non ha trasmesso il testo unificato elaborato nel corso dell'esame in sede referente alla Commissione bilancio; tale mancata trasmissione è giustificata in quanto il testo reca esclusivamente disposizioni di carattere ordinamentale di un tipo, che sostituiscono disposizioni di carattere ordinamentale di un altro tipo, ma che non incidono sul tema della spesa.
In particolare, gli adempimenti connessi all'effettuazione delle elezioni posti a carico di alcune amministrazioni pubbliche possono ricondursi interamente alle competenze alle stesse attribuite in base alla normativa vigente, né si ravvisano disposizioni di natura finanziaria suscettibili di investire la competenza della Commissione bilancio.
Le medesime considerazioni valgono per quanto riguarda le proposte emendative presentate in Assemblea.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Prima di recarmi alla riunione della Giunta per il regolamento, vorrei sollevare la questione relativa ai lavori di questa sera. Lei ha ripetuto
che si lavorerà fino alle 21. Benissimo; l'importante, però, è sapere che al Senato, anche questa sera, sono convocate Commissioni riunite per lo svolgimento di audizioni sul disegno di legge finanziaria.
PRESIDENTE. A che ora, onorevole Innocenti?
RENZO INNOCENTI. Alle 20,15. Si tratta, quindi, di coordinare i nostri lavori con quelli del Senato.
PRESIDENTE. Certamente, onorevole Innocenti; coordinerò la nostra attività con quella prevista al Senato.
PIETRO MAURANDI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, ho chiesto la parola perché questa mattina, a Cagliari, è accaduto un fatto gravissimo. La Polizia è intervenuta pesantemente contro una manifestazione pacifica di cittadini sulla costruzione di un parcheggio multipiano nel centro della città.
Naturalmente, non mi interessa entrare nel merito della questione che ha dato origine agli scontri. Mi interessa rilevare che era in corso una interlocuzione positiva tra il comitato dei cittadini e il sindaco. Sennonché, sabato notte, l'impresa, assistita dalla Polizia, ha tentato di recintare il cantiere con l'opposizione pacifica di un folto gruppo di cittadini.
La situazione è precipitata stamattina, signor Presidente, quando c'è stato un pesante intervento della Polizia e dei carabinieri. Sono stati strattonati e picchiati numerosi cittadini, fra i quali consiglieri comunali e provinciali. A quanto mi risulta, almeno tre persone sono finite in ospedale.
La manifestazione e il confronto sono tuttora in corso e potrebbero ulteriormente precipitare. Pertanto, vorrei chiedere al ministro dell'interno - che era qui fino a poco fa e mi dispiace che non ci siano più né lui né qualche sottosegretario -, innanzitutto, di spiegare ciò che è successo e perché è successo e, inoltre, di intervenire immediatamente per impedire che la situazione precipiti ulteriormente, perché i cittadini hanno diritto ad un'interlocuzione positiva con l'amministrazione comunale. Da quella interlocuzione devono essere escluse le forze dell'ordine, che vanno impiegate in compiti più utili.
PRESIDENTE. Onorevole Maurandi, rappresenterò senz'altro e tempestivamente la questione da lei posta al ministro.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,35, è ripresa alle 15.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, alle quali risponderanno il ministro dell'interno ed il ministro per i rapporti con il Parlamento.
PRESIDENTE. L'onorevole Mascia ha facoltà di
GRAZIELLA MASCIA. Il giorno 7 ottobre 2005, il settimanale L'Espresso riportava un reportage del giornalista Fabrizio
Gatti che, fingendosi clandestino, ha vissuto nel centro di permanenza temporanea di Lampedusa, sotto il nome di Bilal Ibrahim el Habib. Fabrizio Gatti racconta gli orrori di cui è stato testimone: gente costretta a sedere nel piscio, a camminare a piedi scalzi nei liquami e nelle feci, gente picchiata per gioco da gruppi di carabinieri, gente offesa, umiliata e denudata, forzata ad assistere ai sacrilegi contro la propria religione; persino ragazzini derubati dall'autorità pubblica.
PRESIDENTE. Il ministro dell'interno, onorevole Pisanu, ha facoltà di
BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, non c'è alcuna ragione per chiudere i centri di permanenza temporanea; al contrario, occorre mantenerli, potenziarli e migliorarli. Ciò per almeno tre ragioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Mascia ha facoltà di
GRAZIELLA MASCIA. Signor ministro, mi auguro che su questa vicenda di Lampedusa indaghi anche la magistratura: non ci fidiamo più di voi! Da parte nostra, lo sdegno è immenso, ma la sorpresa è solo parziale.
PRESIDENTE. L'onorevole Ruzzante ha facoltà di
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, mi dispiace che non sia presente il ministro Tremonti; fino a pochi minuti fa era in aula, in occasione dell'esame del provvedimento in materia di riforma elettorale, ma, evidentemente, quando si parla dei problemi dei cittadini, questi vengono ritenuti dal ministro meno importanti.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, la restituzione è avvenuta sotto il profilo delle scelte di politica fiscale, anche con riferimento alla legge finanziaria dello scorso anno, in sede di riforma dell'IRPEF (I e II modulo), in direzione dei redditi più bassi, che sono stati agevolati nel primo e secondo modulo.
PRESIDENTE. L'onorevole Benvenuto ha facoltà di
GIORGIO BENVENUTO. Non ci siamo, signor ministro! È la quarta volta che lei risponde su questo argomento e ogni volta lo fa in una maniera diversa. Sta di fatto che ogni anno (sono tre anni che accade) vengono fatti pagare 500 milioni di euro in
più ai lavoratori che vanno in pensione o cambiano lavoro. Con il prossimo anno saranno due miliardi di euro.
PRESIDENTE. L'onorevole Giuseppe Gianni ha facoltà di
GIUSEPPE GIANNI. Signor Presidente, signor ministro, dopo un settembre nero, un ottobre grigio-scuro! Ancora due morti: ieri una puerpera di 27 anni e, lunedì, un bambino diversamente abile a Siracusa. Nella sanità siciliana c'è qualcosa che non funziona!
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in data 30 settembre, su incarico del ministro della salute, una delegazione composta da tre dirigenti medici, competente in materia di attività e servizi assistenziali, si è recata a Palermo, presso l'assessorato alla sanità, per effettuare accertamenti sui tragici eventi denunciati nell'interrogazione e sulla sanità regionale che, peraltro - occorre affermarlo per onestà -, si qualifica anche per centri di eccellenza, come l'ISMET di Palermo.
informazioni sulle iniziative che l'assessorato intende avviare; incontro con gli organi direzionali delle strutture sanitarie coinvolte negli episodi di decesso, focalizzato sull'analisi dei decessi verificatesi negli ultimi 30 giorni ai quali fa riferimento l'interrogante.
PRESIDENTE. L'onorevole Giuseppe Gianni ha facoltà di
GIUSEPPE GIANNI. Signor ministro, come lei saprà, una rondine non fa primavera. Siamo convinti che l'ISMET di Palermo sia eccellente ed eccezionale, ma comunque non siamo sereni per quanto riguarda il resto della sanità in Sicilia. Lei converrà con me che si sono verificati troppi fatti negativi e che si aggiungono morti a morti, di cui uno ieri a Caltanisetta ed un altro, due giorni fa, a Siracusa.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Esiste anche l'autonomia delle regioni!
PRESIDENTE. L'onorevole Deodato ha facoltà di
GIOVANNI DEODATO. Signor Presidente, onorevole ministro, offrire servizi sanitari che siano efficienti ed accessibili ai cittadini è un obiettivo prioritario del nostro Governo, il quale, nel passaggio al federalismo, si è impegnato ad individuare nuove forme di collaborazione fra Stato e regioni nel settore della sanità. Purtroppo, però, può succedere che i finanziamenti
pubblici approvati per progetti di modernizzazione ed ampliamento delle strutture ospedaliere rimangano bloccati in attesa di ulteriori adempimenti. In particolare, mi riferisco agli 8,780 milioni di euro stanziati per l'ospedale di Abbiategrasso, che non sono ancora disponibili perché si è in attesa della firma di un accordo integrativo tra il ministro della salute, il ministro dell'economia e delle finanze e la regione Lombardia.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in merito a quanto richiesto dall'onorevole Deodato, si precisa che la regione Lombardia, in data 11 ottobre, ha presentato alla competente direzione generale del Ministero della salute la proposta di accordo integrativo di programma per l'utilizzo delle risorse disponibili, inserendo nella proposta di intervento di adeguamento strutturale il presidio ospedaliero Costantino Cantù di Abbiategrasso, che riguarda l'azienda ospedaliera di Legnano.
PRESIDENTE. L'onorevole Deodato ha facoltà di
GIOVANNI DEODATO. Signor ministro, prendo atto che purtroppo l'accordo non è stato ancora firmato; tuttavia, mi dichiaro soddisfatto della sua risposta e ringrazio per la sensibilità dimostrata anche dal ministro della salute nei confronti di questo importante progetto.
risorse al Servizio sanitario nazionale e, in questo caso, anche dalla regione Lombardia, per far sì che l'ospedale di Abbiategrasso divenga finalmente, come un tempo, un polo sanitario di eccellenza.
PRESIDENTE. L'onorevole Pappaterra ha facoltà di
DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, signor ministro, già alla fine di luglio, quando il Governo ha presentato il DPEF, si paventava una scelta molto chiara, vale a dire l'apertura alla cessione ai privati di tratte stradali di competenza dell'ANAS, con l'aggiunta dell'ipotesi, molto concreta, di sottoposizione a pedaggio, soprattutto di tratte autostradali fino ad oggi escluse.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, come è noto, l'ANAS ancora oggi, pur a valle della sua trasformazione da ente pubblico economico in società per azioni, è indiscutibilmente inserita nel perimetro della pubblica amministrazione, ai fini della contabilità pubblica, secondo i canoni dell'Eurostat.
di acquisire in maniera autonoma risorse economiche e finanziarie sul mercato per la realizzazione degli interventi e degli investimenti programmati, a fronte dello sfruttamento economico figurativo di parte della rete stradale ed autostradale in gestione.
PRESIDENTE. L'onorevole Pappaterra ha facoltà di
DOMENICO PAPPATERRA. Signor Presidente, la risposta del ministro, non ci fa dormire sonni tranquilli, perché permangono, come una spada di Damocle, le preoccupazioni esistenti, che credo restino valide anche per il futuro. Emerge con molta chiarezza una volontà, che peraltro si inquadra nella politica finanziaria ed economica di questo Governo, denominata come «finanza creativa», che non ha prodotto fino ad oggi grandi risultati. Quindi, con molta probabilità, anche questo tipo di scelta rischia di essere sbagliata.
PRESIDENTE. L'onorevole Banti ha facoltà di
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, signor ministro, è in corso in questi giorni a Genova la quarantacinquesima edizione del Salone nautico. È questa, ogni anno, un importante occasione per fare il punto su un settore economico di particolare rilevanza nel nostro paese, tuttora in fase di crescita. Si tratta di una crescita estremamente positiva per l'insieme dell'economia, in particolare delle regioni costiere.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, in questa legislatura il Governo ha attuato un lavoro organico e senza precedenti in favore della nautica da diporto, realizzatosi, in particolare, con due importanti provvedimenti attuativi della legge 8 luglio 2003, n. 172: i decreti ministeriali n. 95 e n. 121 del 2005, in materia di noleggio e di iscrizione nel registro internazionale delle navi adibite esclusivamente al noleggio per finalità turistiche.
non possono che svolgersi nel rispetto delle competenze che la legge assegna alle regioni.
PRESIDENTE. L'onorevole Banti ha facoltà di
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, l'ottimismo rassicurante del signor ministro per i rapporti con il Parlamento sconta il fatto - credo - che la sua diretta competenza non riguarda il settore delle infrastrutture e dei trasporti e che, forse, non ha avuto modo di incontrare, anche nei giorni passati, le categorie che di esso si occupano.
PRESIDENTE. L'onorevole Gallo ha facoltà di
GIUSEPPE GALLO. Signor Presidente, il 6 agosto 2005, in località Capo Gallo, al largo delle coste palermitane, l'Atr 72 di proprietà della compagnia aerea tunisina Tuninter, partito da Bari e diretto a Djerba, precipitava dopo un tentativo di ammaraggio. Nel disastro aereo perdevano la vita sedici turisti pugliesi ed un membro dell'equipaggio; ventitré erano i superstiti.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, il Governo ha richiesto informazioni in merito ai quesiti posti dagli onorevoli interroganti all'Agenzia nazionale per la sicurezza del volo, la quale ci ha fatto sapere che, a seguito dell'incidente occorso all'Atr 72 precipitato al largo di Palermo il 6 agosto scorso, ha aperto, come previsto dalla normativa vigente, un'inchiesta tecnica, di sua competenza, finalizzata ad accertare le cause dell'evento stesso.
PRESIDENTE. L'onorevole Gallo ha facoltà di
GIUSEPPE GALLO. Signor Presidente, signor ministro, la ringrazio vivamente per la sua risposta e non dubito che il ministro Lunardi si attiverà nelle sue competenze in questa occasione in cui parliamo di sicurezza aerea, così come in passato, quando portai alla sua attenzione, sempre durante il question time, il problema della sicurezza stradale sulla strada statale 100, direzione Taranto-Bari.
suddetti canali e le pressioni diplomatiche la Tuninter ad indennizzare...
PRESIDENTE. Onorevole Gallo...
GIUSEPPE GALLO. ...i parenti, le vittime ed i superstiti.
PRESIDENTE. Onorevole Gallo...
GIUSEPPE GALLO. In conclusione, Presidente, si potrebbe sperare di porre fine al mercato delle contraffazioni che, nel caso di un Rolex taroccato o di una borsa Vuitton pacchianamente imitata, sono azioni, sì, condannabili, ma che non producono le stesse tragiche conseguenze di un indicatore di carburante proveniente dal mercato dei pezzi di ricambio non certificati. In questo caso, non è l'immagine o la moda della persona ad andarci di mezzo, quanto la vita dei nostri figli, speranzosi e ignari che, partendo con il sorriso sulle labbra per l'agognata vacanza, trovano, invece, la morte.
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, da un articolo apparso sulla stampa, si apprende dell'ennesimo caso di malagiustizia nel nostro paese, dove un uomo di Lecco, riconosciuto colpevole dell'omicidio del figlio di solo due mesi e di molestie sessuali su due bambine, condannato per questo a 19 anni di reclusione, è a piede libero, perché il pubblico ministero, che si è occupato del caso, non ha ritenuto di dover disporre la custodia cautelare in carcere, consentendo, quindi, ad un omicida pedofilo di rimanere in libertà, con il rischio della commissione di ulteriori molestie e violenze a danno di altri bambini.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, purtroppo le cose stanno proprio così, perché il procuratore della Repubblica di Lecco, immediatamente interpellato, ha confermato che il signor Filippo Valerio Tallarico ha riportato, in un brevissimo arco di tempo, due condanne, la prima a cinque anni di reclusione per i reati di tentati atti sessuali nei confronti dei minorenni e la seconda a 14 anni per omicidio volontario nei confronti del figlio minore.
PRESIDENTE. L'onorevole Lussana ha facoltà di
CAROLINA LUSSANA. La ringrazio, signor ministro, per la puntualità e la precisione della risposta, che mette in luce, in tutta la sua durezza, la drammaticità del caso in questione, evidenziando, purtroppo, ancora una volta, come, nel nostro paese, vi sia una certa magistratura che adotta decisioni lontane dal comune sentire dei cittadini. Decisioni che destano sconcerto nei cittadini e che sono ben lontane dal loro bisogno di giustizia e di sicurezza.
altro bambino? E per questi genitori, per questi minori, certo non saranno sufficienti le scuse tardive di qualche buon magistrato di Lecco, il quale opponga di non avervi pensato, di non avervi creduto.
PRESIDENTE. Onorevole...
CAROLINA LUSSANA. Ha ragione il ministro: possiamo intervenire, come abbiamo già fatto, sull'ordinamento giudiziario; ma dobbiamo insistere anche con il CSM, l'organo di autogoverno della magistratura, affinché questi comportamenti vengano censurati.
PRESIDENTE. Onorevole...
CAROLINA LUSSANA. Inoltre, dovremmo, forse - e concludo, Presidente, ringraziandola -, avere il coraggio di portare avanti la proposta avanzata da sempre dalla Lega Nord: l'elezione da parte del popolo dei magistrati dell'accusa. I magistrati dell'accusa devono rispondere ai cittadini, al popolo e farsi interpreti dei loro interessi (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 15,50, è ripresa alle 16,05.
PRESIDENTE. Prima di riprendere l'esame del provvedimento in materia elettorale, onorevoli colleghi, so di interpretare i sentimenti di amicizia che tutti voi nutrite per il popolo rumeno salutando il Primo ministro di Romania, Calin Popescu Tariceanu, che è qui con noi (Applausi).
PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Aprea, Armosino, Baccini, Ballaman, Berlusconi, Berselli, Boato, Bonaiuti, Bono, Brancher, Bricolo, Caligiuri, Cicu, Colucci, Gianfranco Conte, Contento, Cordoni, Cusumano, D'Alia, Delfino, Dell'Elce, Di Virgilio, Dozzo, Giuseppe Drago, Fini, Galati, Giordano, Giancarlo Giorgetti, Giovanardi, La Malfa, Landolfi, Manzini, Maroni, Martinat, Martinelli, Martino, Martusciello, Matteoli, Micciché, Molgora, Moroni, Pecoraro Scanio, Pescante, Pisanu, Possa, Prestigiacomo, Ramponi, Romani, Romano, Rosso, Santelli, Saponara, Scajola, Selva, Sgobio, Sospiri, Stefani, Stucchi, Tanzilli, Tassone, Tortoli, Tremonti, Urso, Valducci, Valentino, Viceconte, Vietti, Violante e Vitali sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta.
PRESIDENTE. Ricordo che nella parte antimeridiana della seduta è stato votato, da ultimo, l'emendamento Bressa 1.70.
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, desidero sollevare una questione adesso perché si è appena concluso il question time, che solitamente si svolge il mercoledì pomeriggio.
le sue parti, affinché sia garantita la presenza del premier. Ormai siamo a fine legislatura e riteniamo che il Presidente del Consiglio, per primo, debba rispettare il regolamento parlamentare, se si vuole che i singoli parlamentari lo rispettino a loro volta.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, intervengo molto brevemente, per associarmi ai rilievi ed alle considerazioni che, opportunamente, il collega Ruzzante ha svolto. Lei sa, signor Presidente che, a quattro anni e mezzo dall'inizio della corrente legislatura, moltissime volte, anche nella Conferenza dei presidenti di gruppo, abbiamo insistentemente sollevato la questione relativa alla sistematica violazione del regolamento per quanto riguarda l'applicazione dell'istituto del question time, sia sotto il profilo dell'obbligo della presenza del Presidente del Consiglio, sia sotto il profilo della mancata presenza dei ministri competenti, quasi sempre sostituiti dal ministro per i rapporti con il Parlamento. Per di più, proprio in questi giorni, ieri ed oggi, abbiamo avuto la presenza in aula - ora non lo vedo - per tutto il giorno, del Presidente del Consiglio. Sarebbe stato logico aspettarsi, per rispetto dell'istituzione parlamentare, che almeno oggi il Presidente del Consiglio adempisse ai suoi obblighi istituzionali. So che lei, signor Presidente, con lettera, qualche volta l'ha richiamato a tale adempimento. Tuttavia, forse dal punto di vista dell'incisività politica ciò non è stato sufficiente. È forse venuta meno, rispetto al Presidente del Consiglio, non dico l'autorevolezza - che spero vi sia - ma sicuramente l'autorità del Presidente della Camera.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, sicuramente concordo con lei e con l'onorevole Ruzzante. Non faccio il difensore delle cause perse. Il Governo sta dando un pessimo esempio nell'inosservanza del regolamento della Camera. Il Presidente del Consiglio deve intervenire al question time, così come lo devono fare i ministri competenti. Noi apprezziamo molto il ministro Giovanardi: tuttavia, anche se sappiamo che egli ha tante conoscenze su molte materie, non può sostituire tutti i ministri.
BEATRICE MARIA MAGNOLFI. Signor Presidente, ieri sera, uscendo da Montecitorio alla fine dei lavori dell'Assemblea, un collega anonimo del centrodestra, rivolgendosi ad un altro collega, ha detto: non so cosa stiamo facendo, ma lo stiamo facendo bene (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Tanoni. Ne ha facoltà.
ITALO TANONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, la giornata parlamentare di ieri non è stata di certo esaltante. Conviene, quindi, dimenticarla al più presto.
ANDREA RONCHI. Questo lo dici tu!
ITALO TANONI. Saranno gli italiani a fermarvi, come hanno già fatto nelle ultime competizioni elettorali votando in massa la coalizione cui appartengo.
CESARE RIZZI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CESARE RIZZI. Presidente, visto che ormai è diventata una moda intervenire tutte le settimane sulle modalità degli interventi nel question time, vorrei far notare al Presidente, che giustamente deve garantire sia la maggioranza che l'opposizione, alcune cose.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Presidente, vorrei svolgere un intervento in dissenso dai colleghi dell'Unione, che continuano ad appellarsi alle regole e al comportamento istituzionale. Forse, i colleghi non hanno compreso bene la situazione. Per fare un esempio, se Al Capone, condannato per frode fiscale negli Stati Uniti d'America, avesse compreso l'importanza dei mezzi di comunicazione, avrebbe comprato quei mezzi e li avrebbe utilizzati per farsi eleggere Presidente degli Stati Uniti (Commenti di deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)... Non ragliate, anche se vi è riuscito molto bene in questi quattro anni e mezzo, non ragliate ancora!
PIERANTONIO ZANETTIN. Non è possibile dire queste cose!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevole Duca, concluda, la prego.
EUGENIO DUCA. Se Al Capone avesse capito l'importanza dei mezzi di comunicazione, ne sarebbe diventato proprietario e sarebbe diventato Presidente, e se per caso Lucky Luciano o Joe Gambino fossero stati inquisiti ed imputati, avrebbero fatto una legge affinché quei reati venissero cancellati.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 559
Prendo atto che l'onorevole Lucchese non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto contrario.
PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, la Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisi ha proceduto all'elezione del presidente in sostituzione del senatore Claudio Petruccioli, cessato dal mandato parlamentare. È risultato unanimemente eletto il deputato Paolo Gentiloni Silveri, cui auguro buon lavoro alla guida della presidenza di questa importante Commissione (Generali applausi).
PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERO RUZZANTE. Presidente, quando un deputato fa delle affermazioni in questa Assemblea, deve essere anche preparato rispetto a quello che dice e sostiene. Poiché mi occupo del question time dall'inizio della legislatura, vorrei ricordare al collega Rizzi che nella scorsa legislatura le sedute concernenti le interrogazioni a risposta immediata furono cento: in cinquanta occasioni, ventisei volte dal vice premier e ventiquattro volte dal premier, il nostro regolamento venne perfettamente rispettato, anche nella sua seconda parte.
PRESIDENTE. Lei ha ragione, onorevole Ruzzante.
CESARE RIZZI. Scusi, Presidente, ma non posso farmi dire queste cose...!
PRESIDENTE. Ho capito, ma, dato che parlava della giornata odierna, l'onorevole Ruzzante ha ragione!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, leggo da un'agenzia di stampa che il Presidente Berlusconi avrebbe dichiarato: troverei interessante che l'UDEUR e la Margherita venissero nel centrodestra (Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). La parola «interessante» la interpreto nel senso di curioso, stravagante.
PRESIDENTE. «Interessante» per lui, avrà detto...!
PIERLUIGI CASTAGNETTI. In effetti, non è stato molto carino, perché ci fa questa offerta nel momento in cui sta finendo la legislatura e state andando all'opposizione. Quindi, è un'offerta che non è proprio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)... Tuttavia, vorrei tranquillizzarlo dicendogli che non ci sarà né legge elettorale né legge di mercato che ci farà cambiare campo o che ci farà entrare in conflitto con la nostra coerenza (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.12.
RICCARDO MARONE. Questa proposta di legge contiene tante e tali norme che servono ad affrontare i problemi che vi riguardano che si va a cimentare anche sul tema dell'incompatibilità dei sindaci.
che non coincide nemmeno con il semestre bianco - è dunque un termine inventato non sappiamo da chi -, e della distinzione tra scioglimento anticipato delle Camere in altri periodi della legislatura e scioglimento anticipato delle Camere al termine della legislatura. Francamente, ritengo che la ratio di questa norma sia incomprensibile. Ricordo che molti parlamentari che oggi siedono in questo Parlamento erano sindaci nel 2001 e si candidarono. Dunque, non riusciamo a comprendere quale sia la ratio di questa norma (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 551
Prendo atto che gli onorevoli Bressa, Boato e Manzini non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che ne avrebbero voluto esprimere uno favorevole.
PIER PAOLO CENTO. Se non ho inteso male, Presidente, l'emendamento Parolo 1.472 dovrebbe subire una riformulazione. Vorrei avere conferma di questo e capire di quale riformulazione si tratta.
PRESIDENTE. Prima di dare la parola al relatore, presidente della I Commissione, onorevole Bruno, saluto il presidente della provincia di Vercelli e la rispettiva delegazione, che assistono ai nostri lavori dalle tribune.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, l'emendamento Parolo 1.472 è stato così riformulato: Dopo il comma 3, aggiungere il seguente: 3-bis. All'articolo 14 del decreto...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Bruno, ma l'onorevole Cento ed altri colleghi sono interessati a tale questione.
DONATO BRUNO, Relatore. La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Parolo 1.472, a condizione che venga riformulato nel modo seguente: Dopo il comma 3, aggiungere il seguente: 3-bis. All'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, sono apportate le seguenti modificazioni: a) al terzo comma, dopo le parole: «con quelli riproducenti simboli» sono aggiunte le seguenti: «, elementi e diciture, o solo alcuni di essi,»; b) al quarto comma, sono aggiunte, in fine, le parole: «anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica».
PRESIDENTE. Onorevole Parolo, conferma di accettare la riformulazione proposta dalla Commissione?
UGO PAROLO. Sì, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
PIER PAOLO CENTO. Sì, signor Presidente, poiché riteniamo che la riformulazione dell'emendamento Parolo 1.472 proposta dalla Commissione sia comprensiva delle ragioni che ci avevano portato alla presentazione del nostro emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 571
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.72.
RENATO GALEAZZI. Signor Presidente, credo che valga proprio la pena di intervenire su questa proposta di legge di riforma elettorale, che qualcuno ha definito un colpo di teatro. Direi proprio di no! Con il taglio del 40 per cento del FUS, il fondo unico per lo spettacolo, non avremo più teatro in Italia: l'opinione pubblica lo deve sapere.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 564
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.74.
ALESSANDRO MARAN. La presente proposta emendativa riguarda una questione chiave, vale a dire la scelta del premier prevista dall'articolo 92 della Costituzione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 570
Prendo atto che gli onorevoli Olivieri, Angioni e Gastaldi non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
GOFFREDO MARIA BETTINI. Signor Presidente, come ricordato da molti colleghi, siamo nel pieno di una brutta pagina della vita parlamentare italiana.
non siamo affatto depressi, semmai siamo sdegnati per il merito della vostra proposta, ma convinti più che mai di vincere. Infatti, se le modalità di voto possono rendere più faticoso l'obiettivo, non possono cambiare la profondità del moto politico che vi sta travolgendo e che non è scritto nel decalogo delle regole elettorali, ma nel disastro nel quale il vostro Governo ha gettato l'Italia e le famiglie italiane.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 580
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.77.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, riprendo il ragionamento del Governo dal punto in cui lo avevo lasciato durante l'intervento di questa mattina. Infatti, avevo osservato che in una delle questioni pregiudiziali di incostituzionalità relative al provvedimento al nostro esame avevamo ritenuto che la proposta di legge, per quanto riguarda il Senato ed il premio di maggioranza, così come prospettata all'aula, anche a seguito del lavoro svolto dalla Commissione di merito, era viziata in modo eclatante e palese da profili di incostituzionalità con riferimento ad una precisa norma della Costituzione, ovvero l'articolo 57. Tale articolo recita che «il Senato della Repubblica è eletto a base regionale».
dichiari l'incostituzionalità della norma e si debba tornare alle elezioni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ciascuno voti per sé...
(Presenti e votanti 580
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.78.
GRAZIA LABATE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come stiamo sostenendo da diverse settimane, questa proposta di modifica del sistema elettorale, per le modalità con le quali si è addivenuti al testo in esame e per i contenuti in esso predisposti, dimostra che il metodo scelto è quello della trattativa privata ed il contenuto nasce da una serie di espedienti volti a far sopravvivere una maggioranza lacerata e disperata, che con colpi di mano gioca l'ultimo atto di una tragicommedia che dura da quattro anni.
dall'attuale sistema elettorale: per voi, non conta mai il principio di realtà, contano i vostri desideri e le vostre necessità. Siete responsabili di questa deriva istituzionale, ma ricordate bene che i pifferi della montagna andarono per suonare, ma furono suonati (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, val la pena ribadire che questa legge è dissennata, nel senso letterale di priva di senno istituzionale e democratico. È dissennata perché strabica, è strabica perché il suo obiettivo non è una nuova architettura istituzionale, ma ha alla sua base il patto tra i contraenti della Casa delle libertà. E non è, purtroppo, una novità.
PRESIDENTE. Concluda, onorevole Giovanni Bianchi.
GIOVANNI BIANCHI. Mi avvio a concludere, signor Presidente.
politica. Questa assenza di politica lo condannerà, però, ad uno sbando ulteriore e, forse, perenne. Lo prevedo. Non me lo auguro per senso dello Stato, con una convinzione: i cittadini sono sovente più saggi degli uomini del palazzo (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 571
Prendo atto che gli onorevoli Campa e Carra non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, la legge elettorale non è altro che la norma che trasforma i voti in seggi.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 564
Prendo atto che l'onorevole Olivieri non è riuscito a votare.
SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, vorrei provare a trasporre le molte cose dette nel corso di queste giornate in un esempio concreto: quindi, vi citerò il mio. Il sottoscritto è stato eletto nel collegio di Rimini nord, nell'ambito del quale ha ottenuto 46.400 voti: la somma dei voti sul proporzionale raccolta dalle forze politiche del centrosinistra dava 40.400 voti, quindi ho preso 6 mila voti in più di quelli che otteneva il centrosinistra (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
NITTO FRANCESCO PALMA. Bravo!
LUIGI OLIVIERI. A voi non è successo, garantito!
SERGIO GAMBINI. Il mio competitore aveva raggiunto una cifra maggiore se si fosse tenuto semplicemente conto del sistema proporzionale: sto parlando di 43 mila voti, 3 mila voti in più di quanti ne ha ottenuti lo schieramento di centrosinistra. Invece, quando si è votato per il maggioritario, egli ha ottenuto 40 mila voti, quindi ha perso più di 3 mila voti rispetto al proporzionale. In definitiva, vi sono stati migliaia di cittadini che hanno scelto non soltanto sulla base dei partiti e del proporzionale, ma sulla base della persona che in quel collegio è stata presentata e di come quest'ultima avrebbe potuto rappresentare gli interessi di quella locale comunità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, l'emendamento in esame tende a sopprimere il comma 3 dell'articolo 14-bis, che è particolarmente importante. Esso stabilisce che i gruppi politici organizzati o le coalizioni depositino il programma elettorale e dichiarino il nome e cognome della persona da loro indicata per la carica di Presidente del Consiglio dei ministri.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 580
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palma 1.450, sul quale il relatore ha espresso parere favorevole purché riformulato. Chiedo all'onorevole Bruno di precisare la riformulazione proposta.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è favorevole sul testo riformulato nei sensi di cui ora dirò, affinché i colleghi possano prenderne nota.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Palma accetta la riformulazione del suo emendamento 1.450 proposta dal relatore.
GIUSEPPE GIULIETTI. Signor Presidente, intervengo non solo sull'emendamento in esame, ma anche sul contesto, che - sa, signor Presidente - è importante come il testo.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
verdi, bianchi e rossi recanti le scritte «Ventesima legge vergogna» e «Perderete comunque» - Il deputato Giachetti, in piedi, alle spalle dello scranno presidenziale, mostra un cartello con la scritta «Ventesima legge vergogna»).
La seduta, sospesa alle 17,10, è ripresa alle 17,25.
PRESIDENTE. Gli episodi che mi hanno portato a sospendere la seduta si qualificano da soli, offendono il Parlamento e le istituzioni (Applausi dei deputati del gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 511
Prendo atto che gli onorevoli Soro e Mattarella hanno erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbero voluto esprimere voto contrario.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei fare un breve commento su quanto abbiamo appena votato. L'emendamento che la maggioranza ha appena approvato introduce per la prima volta nel lessico e nella terminologia della nostra legislazione la parola «capo». Si prevede che i partiti dovranno depositare una dichiarazione in cui indicano il loro capo; le coalizioni dovranno depositare una dichiarazione in cui indicano il loro capo unico.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore.
SERGIO MATTARELLA. Se coloro che si candidano a governare indicano il loro
unico capo, questa indicazione non può che essere per l'incarico di formare il Governo. Questo urta contro le prerogative del Presidente della Repubblica, così come previste dalla Costituzione. Non è soltanto questo il problema: il problema è anche quello di introdurre per i partiti e per le coalizioni nelle nostre leggi la parola «capo».
DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei ricordare all'onorevole Mattarella, che ha preso a cuore questo emendamento, che quest'Assemblea ha introdotto, con l'approvazione della riforma costituzionale, il termine «capo dell'opposizione». Forse, egli era assente quel giorno (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duca. Ne ha facoltà.
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, non mi soffermerò sulla questione relativa al termine «capo», anche perché al riguardo bisognerebbe chiarire a capo di che cosa; invece, vorrei riflettere sulle comunicazioni da lei fatte, signor Presidente, alla ripresa dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevole Duca, il suo gruppo ha esaurito il tempo... Pensavo che lei intervenisse nel merito...
EUGENIO DUCA. Presidente, sto intervenendo sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Dunque, le do la parola per un minuto.
EUGENIO DUCA. No, Presidente, non è previsto un minuto per gli interventi sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Invece sì; infatti, lei sa, onorevole...
MASSIMO POLLEDRI. Cosa vuoi che sappia quello lì...
PRESIDENTE. ...che quando sono esauriti i tempi, in fasi come queste, vengono computati tali termini temporali; comunque, concluda tranquillamente il suo intervento.
EUGENIO DUCA. Stavo terminando il mio intervento, argomentandolo (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)... e chiedendo ai
«raglioni» di stare zitti (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego... Onorevoli colleghi, non è il momento!
EUGENIO DUCA. Tanto non mettete paura a nessuno! Non mettete paura a nessuno, neanche adesso che siete maggioranza: figuratevi un po'!
PRESIDENTE. Ha terminato o no?
EUGENIO DUCA. No.
PRESIDENTE. Allora, termini.
EUGENIO DUCA. Le sto chiedendo, signor Presidente, che i responsabili della maggioranza che hanno esposto quei cartelli siano espulsi dall'aula e non possano continuare a votare. Questo le sto chiedendo, signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 552
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.415, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 551
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palma 1.451.
VALTER BIELLI. Signor Presidente, è vero che l'Assemblea, in questo momento, è poco attenta; però, ritengo sarebbe opportuno riprendere il filo di un discorso che abbiamo sempre provato, come forze di opposizione, a proporre all'attuale maggioranza. Abbiamo cercato comunque un confronto, ma non ci è stata data alcuna possibilità perché mai siete intervenuti sul merito e mai avete spiegato cosa esattamente volete fare. Proveremo ancora a discutere e soprattutto continueremo a fare in modo che le misure peggiori che state portate avanti non abbiano la possibilità di essere condotte a termine.
Abbiamo provato a discutere il nuovo testo ma anche in questo caso, sempre a casa di qualcuno, e non in Commissione ma in altra sede, avete deciso di subemendare ancora.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 552
Prendo atto che l'onorevole Volontè non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
ANTONELLO CABRAS. Signor Presidente, dopo l'intervento svolto dal collega Caldarola nella parte antimeridiana della seduta a proposito del fatto che quella in esame è una proposta di legge più sui trasporti che non in materia di legge elettorale, ho trascorso un po' di tempo a valutare, grazie allo studio effettuato dalla Camera dei deputati, l'applicazione del presente provvedimento sulla base dei risultati delle elezioni regionali svoltesi quest'anno.
problematico sarà, come ho già sostenuto nel mio precedente intervento, farlo per il Senato. Infatti, in considerazione del fatto che, per quanto concerne l'elezione al Senato della Repubblica, ciascuno risolve i propri problemi a casa sua, ritengo sia difficile applicare la legge sul trasporto di cui parlava il collega Caldarola! Dico ciò per evidenziare un ulteriore elemento di fragilità della vostra proposta, vale a dire il fatto che, probabilmente, qualcuno vi ha garantito qualcosa che difficilmente potrà essere realizzato.
PRESIDENTE. Onorevole Cabras, si avvii a concludere!
ANTONELLO CABRAS. Quindi, avete ancora tempo: rifletteteci, nel corso della discussione, e date qualche segno di vita!
PRESIDENTE. Prendere posto, onorevoli colleghi!
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 564
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.89.
CARLO LEONI. Signor Presidente, intervengo sugli emendamenti soppressivi delle parti dell'articolo 1 concernenti le procedure amministrative di deposito delle liste e dei contrassegni, nonché delle dichiarazioni di collegamento. Mi riferisco a quelle dichiarazioni con le quali si dovrà non solo sottoscrivere un programma comune, ma anche indicare il cosiddetto capo della coalizione.
PRESIDENTE. Onorevole Leoni, concluda.
CARLO LEONI. ...ma tutto ciò è parso, ad un certo punto, un po' buffo, perché si
inseriva una terminologia anomala e straniera e poi ci si è chiesti perché l'inglese e non lo spagnolo o il tedesco? Il tedesco sarebbe stato particolarmente imbarazzante: il sinonimo tedesco di leader è Führer. Allora si è scelto il «capo della coalizione», ma è del tutto evidente che tale figura, non essendo assolutamente prevista nell'ordinamento costituzionale - quella del capo dell'opposizione lo è nel testo, ancora provvisorio, della riforma della Costituzione - è, dunque, una figura istituzionalmente inesistente. Ecco, quindi, che si tratterà di un vincolo debolissimo. Nessuno sarà chiamato effettivamente, se non dal punto di vista genericamente politico, a rispettare un impegno del genere. Ecco, quindi, che il cerchio si chiude da dove si era partiti: non vi è alcun vincolo serio di coalizione, alla fine di questo «girone» e, quindi, chi vince non avrà alcuna garanzia di stabilità del lavoro di governo, almeno non più di quello che l'attuale maggioranza aveva in partenza, all'inizio della legislatura, di molte decine di parlamentari e che non è riuscita a mantenere per incapacità politica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Onorevole Ria, ha facoltà di parlare.
LORENZO RIA. Signor Presidente, poche volte quest'aula ha registrato tanta durezza, ma anche tanto scoramento circa il futuro che l'attuale maggioranza va preparando, futuro - beninteso - che non riguarda la maggiore o minore sicurezza con cui il centrosinistra vincerà le prossime elezioni, che non riguarda la maggiore o minore ampiezza della maggioranza che potrà conseguire nelle elezioni politiche del 2006. Tale scoramento riguarda, invece, la degenerazione della politica. Anzi, qualcuno l'ha definita la «morte della politica», sostituita semplicemente dalla furbizia e dal relativismo etico e giuridico.
PRESIDENTE. Onorevole Ria, concluda.
LORENZO RIA. Concludo, signor Presidente. E' una legge per limitare i danni di una maggioranza incapace e senza scrupoli.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 564
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.90.
ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, mi rivolgo al presidente Bruno con un po' di ritardo (perché il Presidente Casini, per così dire, tra virgolette, non mi aveva visto precedentemente chiedere la parola) con riferimento all'emendamento Palma 1.450.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sciacca. Ne ha facoltà.
ROBERTO SCIACCA. Signor Presidente, in due minuti vorrei porre una questione che, in un altro periodo, sarebbe stata considerata un dettaglio secondario.
sommario e stenografico ufficiale della Camera dei deputati, relativo alla seduta di martedì 11 ottobre. Ora, pongo rapidamente, in conclusione, una domanda ed una considerazione, rivolgendomi al Presidente. Perché nel resoconto della seduta le cose non sono state riportate fedelmente, visto che non si trattava di una cena privata?
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 557
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.18.
MARCO FILIPPESCHI. Signor Presidente, la nostra battaglia parlamentare, com'era stato annunciato e come si è visto, è proibitiva, perché c'è stato un aperto ricatto politico di Berlusconi nei confronti dei parlamentari del suo partito. C'è una pressione preventiva oltre ogni limite. Il ministro Calderoli ha messo apertamente in dubbio la segretezza del voto con argomenti tecnici assai precisi ed inquietanti.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non capisco cosa c'è! Onorevole Sgarbi, per cortesia, le auguro di essere presto Presidente del Consiglio, ma non è ancora il caso.
MARCO FILIPPESCHI. Egli si è prestato come garante della manomissione della legge elettorale, con un ruolo personale primario, in accordo tra i partiti, venendo meno così alla sua funzione di garanzia in un momento di grande delicatezza, il più delicato possibile per una Camera legislativa.
PRESIDENTE. Avverto che l'emendamento Bressa 1.18 sarà posto in votazione unitamente alla parte non assorbità dell'emendamento Cabras 1.86.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 564
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.19.
ALESSANDRO MARAN. La proposta in discussione, contrariamente a quel che si va dicendo (Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Sgarbi!) ...
PRESIDENTE. Onorevole Sgarbi, le chiedo la cortesia di allontanarsi, se deve parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Onorevoli colleghi, per cortesia...
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, dicevo che la proposta in discussione, contrariamente a quel che si va dicendo, non ci farebbe fare nessun passo avanti verso il contenimento della frammentazione partitica. Invece, rischierebbe (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevole Maran, prosegua. L'onorevole Sgarbi sta parlando con me, come fanno abitualmente tanti parlamentari.
RENZO INNOCENTI. Non dirlo a noi, ma a loro!
ALESSANDRO MARAN. Dicevo che la proposta di legge in esame rischierebbe di rendere gli effetti ancora più deleteri, eliminando il freno rappresentato dal collegio uninominale e dalle attuali soglie di sbarramento della Camera e del Senato. Essa non servirebbe nemmeno a formare coalizioni meno eterogenee e più stabili.
alla circostanza proposta. Esiste un vincolo che non potete superare, disponendo semplicemente una previsione che non riguarda più il candidato premier, ma quello che è un capo - prima era il leader -, la guida di una maggioranza che identifica in una determinata persona il candidato alla carica di premier. Questo non va bene.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 556
Passiamo alla votazione dell'emendamento Serena 1.443.
ANTONIO SERENA. Signor Presidente, la legge elettorale per la Camera dei deputati prevede che le liste presentate per la quota proporzionale siano sottoscritte da un determinato numero di elettori della circoscrizione. Le cifre fissate dalla legge danno luogo ad una evidente diversità di trattamento per i cittadini a seconda della circoscrizione dove risiedono. Il cittadino italiano intenzionato ad esercitare i suoi diritti di elettorato attivo, a presentarsi, quindi, alle elezioni e a procedere alla raccolta delle sottoscrizioni, deve affrontare questa incombenza con livelli di difficoltà diversi a seconda della circoscrizione. Ad esempio, in Molise, una lista deve essere sottoscritta da 1500 elettori, cioè uno ogni 220 abitanti circa, mentre in Puglia la lista necessita di 4 mila firme, cioè una ogni mille abitanti circa.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 555
Passiamo alla votazione dell'emendamento Rotondi 1.444. Chiedo all'onorevole Rotondi se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore e dal Governo.
GIANFRANCO ROTONDI. No, Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GIANFRANCO ROTONDI. Considero la raccolta delle firme uno degli esercizi di stupidità che ci concediamo e ci infliggiamo reciprocamente, ritenendo che sia
uno strumento di garanzia quello che, viceversa, viene tradito dalle stesse forze politiche che lo difendono.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 564
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgarbi 1.479, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 565
Passiamo al subemendamento 0.1.452.600 della Commissione.
DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
DONATO BRUNO, Relatore. Le chiedo, signor Presidente, di accantonare fino al voto sull'articolo 1 l'esame del subemendamento 0.1.452.600 della Commissione nonché dell'emendamento Palma 1.452.
PRESIDENTE. Avverto che, non essendovi obiezioni, l'esame del subemendamento 0.1.452.600 della Commissione nonché dell'emendamento Palma 1.452 si intende accantonato.
GABRIELE ALBONETTI. In questo clima così acceso è difficile svolgere un confronto sereno. Tuttavia, il clima è acceso non perché noi siamo particolarmente rissosi, ma perché si vuole procedere a modificare una delle leggi fondamentali della convivenza politica a colpi di maggioranza, spinti da motivazioni che nulla hanno a che fare con l'opportunità, riconosciuta, di migliorare il sistema elettorale, al fine di assicurare più rappresentatività e più legame con l'elettore ed una maggiore capacità di governo in una fase complessa della storia del paese. Si tratta invece di motivazioni, che molto hanno a che fare con la preoccupazione di breve periodo di ridurre i danni per la maggioranza, nella prossima campagna elettorale.
di poco in questo momento, ne esce un prodotto che riduce sia la rappresentanza sia il legame con gli elettori, sia la governabilità, affidandosi a maggioranze più ballerine, che non verranno certo rinsaldate da una riforma costituzionale destinata ad essere abrogata dal referendum, soprattutto quando avremo un sistema elettorale proporzionale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 562
Chiedo al relatore, onorevole Bruno, di esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti Mascia 1.467, Amici 1.468 e Bertolini 1.460 e 1.424 (Nuova formulazione), in precedenza accantonati.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Mascia 1.467 e Amici 1.468. Gli emendamenti Bertolini 1.460 ed 1.424 (Nuova formulazione) sono stati ritirati.
ALFONSO GIANNI. Adesso è chiaro!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vorrei darvi una comunicazione.
MARCO BOATO. Chi l'ha fatta?
PRESIDENTE. È chiaro che, in alcuni casi, come voi sapete, la richiesta viene presentata dai gruppi parlamentari, mentre, in altri, dai parlamentari. Quando si giungerà all'esame dell'emendamento per il quale è stato chiesto il voto segreto, farò i nomi dei parlamentari che ne hanno fatta richiesta. Se saranno in aula, bene, altrimenti la richiesta decadrà.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, le stesse considerazioni possono essere svolte anche per l'emendamento successivo. Vorrei che fossero tenuti in considerazione due dati che dovrebbero ispirare...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fassino, ma il Governo dovrebbe esprimere il parere sugli emendamenti precedentemente accantonati. Poi, le darò nuovamente la parola.
BEPPE PISANU, Ministro dell'interno. Signor Presidente, il Governo concorda con i pareri espressi dal relatore.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Fassino. Prosegua pure il suo intervento sull'emendamento Mascia 1.467.
PIERO FASSINO. Signor Presidente, relativamente a questa materia, prima della votazione, vorrei che partissimo da due cifre che credo debbano essere tenute in considerazione nella nostra discussione. Il 54 per cento della popolazione italiana è costituito da donne e, in questo Parlamento, le donne sono rappresentate per circa il 10 per cento. Detto in termini semplici, una democrazia che presenta tali cifre è zoppa!
tutti i giornali; dunque, in generale, vi è una sottorappresentazione grave a tutti i livelli del talento, della professionalità, della capacità, della competenza e del ruolo sociale che le donne hanno in Italia.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, visto che l'onorevole Fassino ha fatto riferimento ai tre emendamenti vertenti sulla materia all'attenzione dell'Assemblea - infatti, non avrebbe avuto senso considerarli singolarmente -, riterrei opportuno svolgere su di essi un'unica discussione e procedere successivamente alle votazioni.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, le chiedo di far procedere alla distribuzione del testo dell'emendamento 1.620 della Commissione nella formulazione letta poc'anzi dal presidente Bruno.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Boccia.
OLIVIERO DILIBERTO. Il fatto che quando si parla di rappresentanza femminile i colleghi della destra escano è un segno che, francamente, la dice lunga sulla loro concezione della democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-L'Unione). È un fatto piuttosto scandaloso.
Commissione. In sostanza, si tratta di una specie di imbroglio, perché nel momento in cui si parla di tre indicazioni a lista bloccata, relativamente ad un genere (e già sappiamo di quale si tratta), il quarto rischia di non scattare e, comunque, tutte le altre rappresentanti, evidentemente femminili, verrebbero collocate alla fine della lista. Quindi, il primo argomento per esprimere voto contrario a questo emendamento è di fatto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzuca Poggiolini. Ne ha facoltà... Onorevole Mazzuca, coraggio, mi ha chiesto di parlare!
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, in realtà, in precedenza avevo capito che avrei parlato dopo altri colleghi...
PRESIDENTE. Invece, faccio parlare lei!
CARLA MAZZUCA POGGIOLINI. Signor Presidente, la ringrazio molto...
promuovano un maggior accesso delle donne nelle istituzioni, nonostante tali leggi siano prescritte dall'articolo 51 della Costituzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, concordo con le osservazioni generali svolte, a nome del centrosinistra, dall'onorevole Fassino, ma intendo comunque richiamare l'attenzione su alcune questioni.
PRESIDENTE. Onorevole Cima...
LAURA CIMA. Concludo, signor Presidente. Invito le colleghe a votare i nostri due emendamenti, in quanto sono gli unici coerenti. La «lista-cerniera» è l'unica che ha sempre premiato le donne in un sistema proporzionale con lista bloccata.
né le donne di destra. Non vi sareste accorti neanche che su questo principio costituzionale dell'articolo 51 non era previsto nulla (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione). Vergogna...!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
UGO INTINI. Signor Presidente, vogliamo una più ampia rappresentanza femminile nelle istituzioni, non per giovare alle donne, ma per giovare alle istituzioni, quindi a noi stessi. Istituzioni più rappresentative sono quelle dove esiste una rappresentanza equilibrata di donne e uomini. Istituzioni più sagge sono quelle dotate di uno stile di guida non maschile, non femminile, ma bilanciato. Perché i due stili di guida sono diversi: vi è bisogno dell'uno e dell'altro. E ciò sarebbe necessario anche nelle aziende.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Castagnetti. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, premetto che il nostro giudizio su questa proposta di legge rimane assolutamente negativo: non sarà mai la nostra legge. Nessun voto come quello che ci accingiamo ad annunciare deve essere interpretato come un tentativo di migliorare questa legge, perché non la condividiamo.
il tema anche ai colleghi dell'Unione del centrosinistra. Introduco, però, una diversa questione legata alla praticabilità, alla possibilità. Noi ci assumiamo la nostra responsabilità poiché riteniamo che un terzo di presenza femminile nelle liste sia possibile per tutti i partiti che fanno parte dell'intero arco parlamentare. Quindi, ciò che è possibile va perseguito e, da parte nostra, vi è il massimo dell'impegno diretto proprio in questa direzione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garnero Santanchè. Ne ha facoltà.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Signor Presidente, onorevoli colleghi, caro onorevole Fassino, le sue parole, che abbiamo appena ascoltato, non ci incantano (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Sappiamo bene che il suo interesse non è quello di aumentare la rappresentanza delle donne in Parlamento ma, forse, il fatto che ella sta cercando di far cadere l'intera legge elettorale (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PIERO RUZZANTE. Tre!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di lasciar parlare l'onorevole Garnero Santanchè poiché, come gli altri, dice quello che ritiene.
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Caro onorevole Fassino, quando lei era al Governo, non mi risulta sia mai riuscito ad ottenere delle azioni positive nei confronti della rappresentanza femminile (Commenti dei deputati Pistone e Bandoli).
PIERO FASSINO. Sei ministri!
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Onorevole Fassino, lei non ci incanta, poiché sappiamo che la sua è propaganda; noi del centrodestra vogliamo portare a casa un risultato graduale e non vogliamo né conflitto né competizione tra generi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
FRANCESCO GIORDANO. Guardati attorno: sono tutti maschi!
ELENA MONTECCHI. Ma cosa dici!
MAURA COSSUTTA. Sei un'ipocrita!
DANIELA GARNERO SANTANCHÈ. Come lei ben si ricorda, questa maggioranza è riuscita ad ottenere la modifica dell'articolo 51 della Costituzione, ed oggi la sua malafede, onorevole Fassino, traspare dalla sua richiesta di votazione segreta sull'emendamento che avete presentato.
è vostro interesse aumentare la rappresentanza delle donne, allora votate l'emendamento che abbiamo presentato (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate, ma ognuno dice le cose che ritiene. Adesso la parola spetta all'onorevole Bondi e io gliela concederò; in ogni caso, debbo completare il «giro» tra i gruppi e ve ne è qualcuno (Margherita, Democratici di sinistra, Rifondazione comunista) che ha avanzato richieste di interventi a titolo personale, per un minuto. Si tratta in tutto di tre interventi che, tra l'altro, verranno svolti da colleghe donne.
EUGENIO DUCA. È una discriminazione, signor Presidente!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego: un po' di tranquillità!
SANDRO BONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, intervengo, a nome del gruppo di Forza Italia, a favore dell'emendamento 1.620 della Commissione ...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, fate un po' di silenzio! Anche qui a destra, per cortesia!
SANDRO BONDI. Credo che ci siano momenti, nella vita politica e parlamentare, in cui si devono prendere decisioni che hanno un valore non soltanto politico, ma anche morale, ideale, civile.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, voi di Forza Italia, scusate, ma fate capannello ad un metro da chi parla! Onorevole Miccichè, la prego, mi faccia la cortesia!
EUGENIO DUCA. Mandali fuori!
SANDRO BONDI. L'emendamento in esame, lo ricordo a me stesso, con umiltà, ai miei amici e colleghi parlamentari di Forza Italia, innanzitutto, ed a quelli della maggioranza di Governo, è frutto di un punto di equilibrio faticosamente raggiunto, un punto di equilibrio ragionevole ed accettabile da parte di tutti ...
MAURA COSSUTTA. Ma quale ragionevole!
SANDRO BONDI. ... un punto di equilibrio che apre prospettive nuove che noi abbiamo il dovere di favorire e di contribuire a realizzare.
ELENA MONTECCHI. Quale trappola?
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Vi prego (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
EUGENIO DUCA. Venduto comunista!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Bondi sta esprimendo (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ... Non mi sembra giusto, dopo quello che si è detto oggi, non consentire all'onorevole Bondi di esprimere la sua opinione. Non posso consentirlo!
SANDRO BONDI. Non cadiamo in quest'ultima trappola che ci tende la sinistra in questo dibattito parlamentare!
PRESIDENTE. Onorevole Giordano, la richiamo all'ordine!
SANDRO BONDI. ... che, mentre attribuisce ai partiti un ampio potere nell'indicazione dei candidati al Parlamento, deve, perciò, prevedere una guida chiara e forte di regole democratiche: nella nostra Costituzione, i partiti politici sono, come ben sapete, strutture democratiche sottoposte a regole democratiche (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
EUGENIO DUCA. Trasformista!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
SANDRO BONDI. Noi siamo stati protagonisti, amici dell'opposizione (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
SANDRO BONDI. Colleghi, vi prego di ascoltare gli altri, con quella sopportazione che anche noi, molte volte, dimostriamo nei vostri confronti (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia)!
EUGENIO DUCA. Ma quale coscienza!
SANDRO BONDI. ...non soltanto rendiamo chiari in quest'aula gli orientamenti...
EUGENIO DUCA. Ma quale coscienza...!
PRESIDENTE. Onorevole Duca, la richiamo all'ordine! Scusi, non è ammissibile questo suo...
EUGENIO DUCA. Chiedo di parlare...
PRESIDENTE. Onorevole Duca, la richiamo all'ordine (I deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana gridano: Fuori!)! Lei non può permettersi di fare nei confronti di chi parla (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti del deputato Duca)... Io tutelo il suo diritto di parlare!
SANDRO BONDI. Presidente, approvando questo emendamento, non soltanto rispondiamo alla nostra coscienza, non soltanto rendiamo atto, in questo Parlamento, degli orientamenti pubblici del nostro partito che devono essere sanciti, anche nel caso di un eventuale voto segreto, ma ci rivolgiamo al paese e saremo giudicati tutti, a seconda delle scelte che compiamo oggi in questo Parlamento.
PRESIDENTE. Onorevole Bondi...
SANDRO BONDI. In conclusione, ricordo che Forza Italia è un movimento politico - lo ricordo a me stesso - che fra i propri elettori ha una quota altissima di donne, di iscritte, di militanti, di simpatizzanti, generose, appassionante! Nelle nostre sedi di partito (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e di Rifondazione comunista)...
FRANCESCO GIORDANO. Non sono qui!
GIOVANNA MELANDRI. Qui non ci sono!
PRESIDENTE. Onorevole Melandri, la prego! Onorevole Bondi, concluda il suo intervento.
SANDRO BONDI. Siamo un partito moderno (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non so cosa fare! Più che richiamare all'ordine e all'educazione...
SANDRO BONDI. Siamo soprattutto un partito che cerca di realizzare una nuova politica proprio grazie alla presenza più massiccia delle donne nella vita politica e nelle responsabilità di potere.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto, per cortesia! Senza un maggiore ordine, non si riesce a procedere.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, parlare della presenza delle donne in politica in un clima di questo genere sicuramente non è facile.
CAROLINA LUSSANA. Noi oggi stiamo approvando un provvedimento di riforma elettorale molto conteso dalla sinistra, osteggiato dalle sinistre in quest'aula con un forte ostruzionismo e nelle piazze.
MAURA COSSUTTA. C'è la Costituzione!
CAROLINA LUSSANA. Ecco dove sta la trappola! Ecco dove sono le vostre contraddizioni ed è brutto che si utilizzino le donne per raggiungere questo tipo di scopo (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Alleanza Nazionale)!
MAURA COSSUTTA. Per voi!
CAROLINA LUSSANA. Diventano uno strumento, un'altra volta, per creare un motivo di scontro con questa maggioranza.
MAURA COSSUTTA. Votate il nostro!
CAROLINA LUSSANA. Perché non ci crediamo (Commenti del deputato Maura Cossutta)? Non si agiti, onorevole collega: non creda alla falsità dell'onorevole Fassino o di quanti sono intervenuti prima di noi!
CAROLINA LUSSANA. Lo dico, anche se sono particolarmente scettica, rispetto all'attuazione di meccanismi di tipo coercitivo o coattivo. Stando così le cose, con questa formula che è stata trovata e che è assolutamente equilibrata, sarebbe realmente un peccato perdere questa occasione. Apprendiamo dai paesi del nord Europa che l'introduzione di formule di questo tipo ha consentito un costante e sensibile incremento della presenza femminile nelle istituzioni e nei parlamenti europei.
civile (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, con questo emendamento noi poniamo oggi una straordinaria questione di democrazia, ovvero quella della presenza femminile nelle istituzioni.
MASSIMO POLLEDRI. Ma basta!
GRAZIELLA MASCIA. I problemi posti dalla Corte costituzionale sono stati superati dall'articolo 51 della Costituzione; non vi sono vie di fuga. A mio avviso, anche dal modo in cui oggi si atteggerà questo voto sull'alternanza nelle liste, vi sarà un giudizio degli elettori e delle elettrici (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, confesso che ho esitato a prendere la parola perché non sono molto soddisfatta del livello del dibattito sviluppatosi in questa Assemblea.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, abbiamo esaurito la fase degli interventi dei gruppi parlamentari. L'onorevole Mazzoni mi ha sottoposto, per così dire, privatamente, venendo al banco della Presidenza, una questione che è stata sollevata anche da altre parlamentari. Debbo dirle che sarà soddisfatta: non si è trattato di un documento, recante le firme per la richiesta di votazione a scrutinio segreto, giunto clandestinamente al Presidente della Camera, che poi lo tiene nel cassetto!
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, avevo chiesto anch'io di parlare!
PRESIDENTE. No, onorevole Duca, lei ha chiesto di intervenire per fatto personale: parlerà dopo, perché si tratta di un contenzioso che ha con me, e non voglio «immiserirla» in altre questioni!
ROSY BINDI. Signor Presidente, ho chiesto di parlare a titolo personale perché ritengo, correttamente, di dover esprimere il dissenso dal mio gruppo in ordine al voto che manifesterò sulle prossime proposte emendative. Infatti, dichiaro che voterò a favore dei due emendamenti che ho sottoscritto: il primo è quello che prevede, nelle liste elettorali, una quota a favore delle donne pari al 50 per cento; il secondo contempla una quota pari ad un terzo delle candidature.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pollastrini. Ne ha facoltà.
BARBARA POLLASTRINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei rivolgermi alle onorevoli Santanchè e Lussana. Vorrei dire loro che mi sono sentita davvero offesa nell'ascoltare colleghe fare certe affermazioni in merito al tentativo, cui non ci siamo sottratti, di individuare soluzioni su un tema che ci sta molto a cuore, vale a dire quello della democrazia e della civiltà legato all'elezione delle donne nel Parlamento italiano.
cui soluzione il mio partito si è adoperato. Voglio, infatti, ricordare, onorevole Garnero Santanchè, che se in quest'aula siamo al 10 per cento, e non al 5 per cento, è perché vi sono stati alcuni partiti - il mio, ma non solo - che hanno una regola interna molto precisa, che fa sì che le donne siano rappresentate adeguatamente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e del gruppo Misto-Comunisti italiani) nelle liste elettorali e siano elette, come avvenuto di recente anche con le due presidenti di regione.
CESARE CAMPA. Tempo, Presidente!
BARBARA POLLASTRINI. In sintesi, noi non possiamo accettare un inganno, ossia il fatto che si voglia gettare, ancora una volta, come con tutta questa legge truffa, fumo negli occhi delle donne e degli uomini di questo paese, prevedendo qualcosa...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pollastrini.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, ritengo che un errore che la parte non femminile di questo Parlamento può riuscire a commettere è lasciare il dibattito esclusivamente nelle mani della componente «rosa». Si tratta di un errore perché, in qualche modo, ciò segnerebbe la rinuncia a considerare un problema centrale di rappresentanza quello della presenza femminile nella politica. Il Parlamento italiano conta solo l'11 per cento di donne, a differenza di quelli dei paesi scandinavi, quali la Svezia, in cui la percentuale di donne è pari al 49 per cento; in Germania tale percentuale si attesta su quote altrettanto alte e in questi giorni viene celebrata addirittura un primo ministro donna.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pisicchio.
ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, lei dovrebbe rivolgersi alle deputate chiamandole con il cognome, senza premettere l'articolo, perché non siamo cose. Altrimenti io la chiamerò il Casini (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)...
PRESIDENTE. Ha ragione! Comunque, se lei mi chiama così, non mi offendo.
ELETTRA DEIANA. Neanche io: le faccio solo rilevare un'incongruenza istituzionale tra i maschi e le femmine.
PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Come si permette?
ELETTRA DEIANA. Chiedo: che bisogno c'è, se non ci sono vincoli, se non ci sono obblighi, di fare addirittura un emendamento? Nessuno! Dico alle colleghe della Casa delle libertà che c'è solo da vergognarsi. Come fate a digerire un simile affronto? Come pensate di rivolgervi al vostro elettorato femminile? Ci state? Vi accontentate delle favole?
PRESIDENTE. Mi rivolgo ora all'onorevole Duca, che aveva chiesto di parlare. Il ... Duca (Commenti) intende intervenire?
EUGENIO DUCA. Signor Presidente, intervengo per dirle che non vi è alcun contenzioso tra me e lei. Ho ritenuto eccessivo il richiamo all'ordine che mi ha rivolto, perché non ho arrecato alcuna offesa. Probabilmente, la foga della seduta l'ha portata ad intendere parole che non ho usato.
PRESIDENTE. Onorevole Duca, nel merito non le posso dare la parola, perché abbiamo stabilito che intervenisse un deputato per gruppo.
ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, le chiedo la cortesia di prestare un attimo di attenzione. Ai sensi dell'articolo 8 del regolamento, le chiedo, per piacere, di chiarire bene a tutti colleghi il significato del voto che stiamo per esprimere. Ognuno è libero di scegliere, ma almeno che voti con la consapevolezza di ciò che sta votando.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, posso chiarire il significato del voto (Commenti). Onorevoli colleghi, un minuto, non ci possiamo «incagliare» due ore su questo! Prosegua, onorevole Boccia.
ANTONIO BOCCIA. Per quanto riguarda l'altro emendamento che si voterà a scrutinio segreto, la collega Bindi ha detto che prevede il 30 per cento di un genere e il 70 per cento dell'altro. Siccome,
signor Presidente, anche qui si fa riferimento al 50 per cento, non vorrei che si ingenerassero degli equivoci.
PRESIDENTE. Colleghi, scusatemi. Non so se è necessario, ma per una questione di questo tipo ritengo di avvalermi di chi la conosce meglio di me, ossia del presidente della Commissione affari costituzionali, il quale, in modo neutro, senza parteggiare, spiegherà il senso dei tre emendamenti, in modo tale che ciascuno possa capire. Successivamente, li porrò in votazione (sul problema del modo in cui porli in votazione interverrò successivamente).
DONATO BRUNO, Relatore. L'emendamento Mascia 1.467 utilizza l'espressione «alternati per genere»: ciò vuol dire uno di un genere e uno dell'altro. Quindi, devono essere certamente rappresentanti in misura del 50 per cento nelle liste.
GRAZIELLA MASCIA. Non è il 30 per cento, ma il 25 per cento!
PRESIDENTE. Scusate, onorevoli colleghi, permettete al presidente della Commissione di chiarire...
DONATO BRUNO, Relatore. Lo leggo: «Ogni genere non può essere rappresentato in una successione superiore a tre e in misura superiore ai due terzi dei candidati». I due terzi dei candidati sono il 30 per cento. «In caso di quoziente frazionato si procede all'arrotondamento dell'unità prossima» (Commenti)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non commentate, perché il presidente Bruno sta spiegando il contenuto dell'emendamento...
DONATO BRUNO, Relatore. Per la prossima legislatura, invece, i generi debbono essere rappresentati in una successione non superiore a due. Il criterio sarà di due di un genere e uno dell'altro. Per la prima volta, invece, è di tre e uno.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare per un chiarimento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente Bruno, può spiegare, per cortesia, ai colleghi quali sono le sanzioni? Non è un problema secondario, perché in un emendamento è prevista la monetarizzazione e nell'altro l'inammissibilità della lista.
PRESIDENTE. Presidente Bruno, ci spieghi...
DONATO BRUNO, Relatore. Si è arrivati alla sanzione...
PRESIDENTE. Ai colleghi non interessa come si è arrivati alla sanzione... L'onorevole Violante ha chiesto quali siano le sanzioni.
DONATO BRUNO, Relatore. È prevista una sanzione amministrativa. Laddove
questo criterio non venga rispettato, il partito deve pagare un'ammenda, per ogni violazione commessa, che va dal 10 al 50 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 587
In relazione ai due emendamenti successivi, Amici 1.468 e 1.620 della Commissione, ricordo che, se nessuno lo richiede - nessun gruppo lo ha richiesto -, la Presidenza dispone la votazione a scrutinio palese.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 586
Prendo atto che l'onorevole Villetti non è riuscito a votare.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 592
(Proteste ed applausi polemici dei deputati dei gruppi di opposizione, che gridano
ritmicamente «Vergogna!»; alcuni di essi espongono cartelli recanti le scritte «Ventesima legge vergogna» e «Perderete comunque» e gridano: «Bravi!»).
Onorevoli colleghi, vi invito alla calma! Onorevoli colleghi!
IGNAZIO LA RUSSA. Siete stati voi!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, la prego di prendere la parola.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, intanto tenga presente che ci sono molti voti di sinistra nella votazione che è stata effettuata. Basta contarli (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)! Basta un minimo di matematica! A meno che non vogliate negare anche il valore della matematica (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani gridano ritmicamente: «Buffoni! Buffoni! Buffoni!»)!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei mi deve dire se accetta l'invito al ritiro del suo emendamento 1.447 (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo). Onorevole Labate, la richiamo all'ordine! Onorevole Duilio (Deputati del gruppo di Alleanza Nazionale espongono cartelli recanti la scritta: «Siete patetici»)! Onorevole Delmastro delle Vedove, la richiamo all'ordine (Proteste dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
LUIGI OLIVIERI. Buffoni! Buffoni! Buffoni!
PRESIDENTE. Onorevole Olivieri!
TEODORO BUONTEMPO. Se nessuno avesse chiesto il voto segreto, probabilmente tutto questo non sarebbe accaduto (I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani gridano: «Vergogna! Vergogna!»).
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, coraggio! Lei mi deve dire se ritira il suo emendamento 1.447 (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo).
TEODORO BUONTEMPO. No, signor Presidente, non lo ritiro e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Mi dispiace che questo mio emendamento venga esaminato in un momento d'aula (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, è per questo che le chiedo di aiutarmi. Parli comunque, per cortesia (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo).
TEODORO BUONTEMPO. Onorevoli colleghi (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevole Cordoni!
KATIA BELLILLO. Si devono vergognare!
PRESIDENTE. Onorevole Bellillo, la richiamo (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
TEODORO BUONTEMPO. Mi dispiace che il mio emendamento sia esaminato in un momento d'aula (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, la seduta è sospesa per cinque minuti, fino a quando non ci sarà un clima che consenta di riprendere i nostri lavori.
La seduta, sospesa alle 19,25, è ripresa alle 19,35.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, do adesso la parola all'onorevole Buontempo. Mi scuso con l'onorevole Buontempo, il quale mi sembra non avesse intenzione di ritirare l'emendamento 1.447 che sarà posto in votazione a scrutinio segreto.
TEODORO BUONTEMPO. Le chiedo scusa io, perché sono rientrato in aula di corsa.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, lei è una razza dura, per cui spero che non si abbatta per così poco!
TEODORO BUONTEMPO. Vorrei, in primo luogo, chiarire che l'eventuale approvazione... Presidente, stanno rientrando...
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, le posso chiedere una cortesia, così intanto prende fiato?
TEODORO BUONTEMPO. Sì, prego!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, intervenga sul suo emendamento, senza riaprire questioni...
TEODORO BUONTEMPO. Ne può stare certo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Buontempo. Il suo emendamento riguarda le preferenze...
TEODORO BUONTEMPO. Si, signor Presidente. La ringrazio per avermi consentito di riequilibrare la respirazione!
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, certamente. Comunque, le comunico che ha terminato il tempo a sua disposizione.
TEODORO BUONTEMPO. Mi avvio a concludere.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sgarbi. Ne ha facoltà.
VITTORIO SGARBI. Signor Presidente, colleghi, le osservazioni del collega Buontempo sembrano talmente sensate che richiamano alla mente la risposta di Giovanni Sartori alla lettera di Follini al Corriere della sera, in cui chiedeva alla sinistra di discutere il merito di questa
legge, la cui approvazione appare ineluttabile, affinché ciò che si accetta regolarmente e normalmente per le elezioni europee, vale a dire un sistema proporzionale puro con le preferenze, diventi la regola di quello che sarà per l'avvenire - vista anche la volontà di Fausto Bertinotti - il sistema elettorale che garantirà nuovamente democrazia e rappresentanza agli elettori. Dunque, la reintroduzione delle preferenze attribuirà al proporzionale la sua identità e la sua verità.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 557
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.401. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, questo emendamento soppressivo cerca di intervenire sul punto in cui il testo si propone di cancellare il secondo periodo dell'articolo 19 del decreto del Presidente della Repubblica n. 361 del 1957.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come ha ricordato l'onorevole Leoni, siamo di fronte ad un ulteriore tentativo di forzare il sistema politico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 554
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, stamane le ho posto una questione relativa al termine dei lavori della seduta pomeridiana. Infatti, è prevista - e, stando alle nostre informazioni, così resta - la convocazione al Senato delle Commissioni bilancio dei due rami del Parlamento in merito all'esame della legge finanziaria. Dal momento che sono in corso audizioni, alle quali ovviamente vorremmo partecipare, constato che mancano 20 minuti all'inizio della seduta...
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, lei ha ragione; tuttavia, il Senato ha comunicato che le audizioni avranno inizio alle 21 di questa sera. Tra parentesi, ritengo che il nostro lavoro avrà termine proprio alle 21. Se, invece, riusciremo a terminare i lavori qualche minuto prima, questo rientra nell'auspicio di tutti, a partire dal Presidente. Comunque, se succederà qualcosa di diverso, sospenderò la seduta.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, fortunatamente, il Governo si è accorto dall'altra colossale incongruenza presente nella vostra proposta. Infatti, vi sarebbe stata la possibilità di candidarsi, non solo in tutte le circoscrizioni della Camera, ma anche in tutte quelle del Senato. Fortunatamente - credo che il merito sia del ministro Pisanu - è emerso un barlume di razionalità e si impedisce la doppia candidatura tra Camera e Senato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 571
Prendo atto che l'onorevole Marinello ha espresso erroneamente voto contrario, mentre intendeva esprimere voto favorevole.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, con l'emendamento che mi accingo ad illustrare proponiamo di sopprimere i commi 8 e 10, che introducono meccanismi cervellotici: le soglie del 2, 4 e 10 per cento, con l'aggiunta, in extremis, della quota cosiddetta «salva Moroni».
potere di ricatto e di condizionamento di partiti e partitini. È una formula congegnata, consapevolmente o inconsapevolmente, in modo da incentivare il trasformismo, i ribaltoni, l'instabilità del sistema politico.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 557
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.97, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 568
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.22, unitamente alla parte non assorbita degli emendamenti Bressa 1.82 e Galante 1.91, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 565
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.23, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 566
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.601 della Commissione.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, in questo caso abbiamo anche la rappresentazione grafica di quello che sarà il rapporto trasparente tra cittadino ed eletto. Come potete constatare, avremo una bellissima scheda piena di tanti «tondini» che devono avere la dimensione di
30 millimetri, ma non ci sarà mai, in nessun caso, il nome della persona che siamo chiamati a mandare in Parlamento. Ciò è sicuramente utile - lo ripeto - ai fini del rapporto di trasparenza tra l'elettore e colui che viene a Roma a rappresentare un cittadino.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 558
Prendo atto che i deputati Nicodemo Nazzareno Oliverio e Zaccaria avrebbero voluto esprimere voto contrario.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, nel 2001, il Presidente Berlusconi proibì ai candidati di Forza Italia di far vedere il loro volto. Nessuno di voi ha potuto fare la campagna elettorale, perché doveva farla Berlusconi per tutti.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 561
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.602 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 566
Passiamo alla votazione del subemendamento Bressa 0.1.453.1.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, ieri ho commesso un errore: ho preteso, stupidamente, di richiamare il Presidente
del Consiglio alla coerenza e al rispetto dei principi delle leggi, rievocando l'etica nicomachea di Aristotele.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Soda.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, purtroppo non potrò essere «alato» come il collega Soda, ma sarò molto più prosaico e illustrerò il senso del mio subemendamento 0.1.453.1.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 554
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.453, nel testo subemendato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 561
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 566
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.99, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 563
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.25, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 564
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 568
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.475, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 571
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.100.
GIUSEPPE CALDAROLA. Signor Presidente, colleghi del centrodestra, Presidente del Consiglio dei ministri, avete avuto due giorni di onnipotenza, e voi sapete che l'onnipotenza è una cosa delicata se si fa riferimento al piano personale, poiché conduce a problemi spesso irrisolvibili. Sul piano politico, può capitare anche di peggio, che poi è quello che è capitato a voi questa sera. Infatti, votando come un solo uomo sulla questione dei generi, vi siete - come dire - cappottati in parcheggio.
PRESIDENTE. Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 566
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.30, unitamente alle parti non assorbite degli emendamenti Zaccaria 1.84 e Leoni 1.93, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 566
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.301, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.291.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il comma 10 è quello che introduce la serie di soglie che consentono alle liste che partecipano alla competizione elettorale di vedersi assegnati i seggi.
PRESIDENTE. Onorevole Bressa...
GIANCLAUDIO BRESSA. ...le difficoltà della vostra maggioranza, ed avete prodotto, ancora una volta, una norma sballata!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippeschi, al quale ricordo che dispone di due minuti di tempo.
MARCO FILIPPESCHI. Signor Presidente, con la nostra battaglia parlamentare, con questi emendamenti che abbiamo presentato, vogliamo difendere il bipolarismo, una conquista per tutti, una delle poche degli ultimi anni che premono davvero ai cittadini, dovuta ad un pronunciamento larghissimo nei referendum.
guado e la frammentazione è già patologica. Non vi curate di fare del male al paese, date prova di essere un ceto politico che pensa per sé, che pensa agli interessi di pochi, che cerca di limitare gli effetti di una sconfitta annunciata sconvolgendo in extremis le regole elettorali.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Filippeschi.
Onorevole Elio Vito, prenda posto, per cortesia! Aspetto che prenda posto l'onorevole Vito, che è un ragazzo atletico...!
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 560
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Montecchi 1.276, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 567
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 1.292, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 569
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.277, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 570
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.278.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, mi perdonerà se non interverrò precisamente sull'emendamento in esame, ma penso sia corretto che i colleghi sappiano, e che rimanga agli atti (anche se le nostre votazioni sono già di per sé agli atti), il dettaglio della votazione segreta n. 49 sull'emendamento 1.620 della Commissione: i presenti e votanti sono stati 592, i voti contrari 452, i voti favorevoli 140.
caloroso (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) da parte di tutti i leader del centrodestra (ricordo per tutti l'onorevole Bondi, che era intervenuto definendo, invece, i nostri emendamenti una trappola).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, mi atterrò al contenuto dell'emendamento in esame, che propone di sopprimere il comma 6, laddove avete individuato, nell'ambito di ciascuna coalizione, la soglia di sbarramento del 2 per cento dei voti conseguiti a livello nazionale. È uno strumento che ha una sua intrinseca ragionevolezza, non condivisibile nell'impianto che avete costruito, ma si capisce perché l'avete introdotto.
PRESIDENTE. Onorevole Bressa...
GIANCLAUDIO BRESSA. Cercate di raschiare il fondo del barile, anche con proposte emendative che fanno sorridere, se non impallidire, voi stessi!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, prendete posto, perché abbiamo diverse votazioni da fare, una dietro l'altra.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 570
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 575
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.269.
CARLO LEONI. Signor Presidente, con l'emendamento in esame proponiamo di
sopprimere i numeri 1) e 3). In quest'ultimo, si disciplinano le famose soglie di sbarramento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 572
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.37, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 567
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.271, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 572
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 1.38, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 569
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.273.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, anche questo emendamento tende a sopprimere il comma 3 che, come ha brillantemente e lungamente ricordato poc'anzi il collega Leoni, introduce il record mondiale di soglie per una legge elettorale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 569
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 569
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.402, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 573
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rotondi 1.480, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 574
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisicchio 1.470.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, vorrei intervenire anche sull'emendamento 1.471.
PRESIDENTE. Onorevole Pisicchio, unifichi...!
PINO PISICCHIO. ...che io ritengo non remota, nella quale il primo non venisse approvato, che mirano a risolvere la condizione ossimorica nella quale si trova questa proposta di legge: da un lato, essa realizza una spinta verso le coalizioni, dall'altro prevede che comunque, anche stando nella coalizione, si debba tenere conto di una soglia di sbarramento. Questa soglia di sbarramento è francamente incomprensibile: è stato respinto un emendamento volto ad eliminare la soglia di sbarramento. Noi proponiamo che la stessa sia all'1 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 575
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Ciro Alfano 1.469 e Pisicchio 1.471, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 574
Passiamo alla votazione dell'emendamento Palma 1.473.
KARL ZELLER. Signor Presidente, la soluzione proposta dal presente emendamento della maggioranza recepisce in parte la nostra proposta emendativa 1.454 a mia prima firma, dianzi ritirata; accoglie, in questo modo, la nostra richiesta principale di introdurre una deroga per le minoranze linguistiche, che non potrebbero in alcun modo superare le soglie rispettivamente del 2 e del 4 per cento.
della Corte costituzionale n. 483 del 1993. La formulazione proposta, a nostro parere è accettabile, anche se perfettibile; avremmo, infatti, preferito un sistema che consentisse l'espressione di preferenze per i singoli candidati al fine di dare più spazio alla volontà dei cittadini.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, mi scuso per la voce alquanto raffreddata.
CESARE RIZZI. Tempo!
MARCO BOATO. Da tale punto di vista, è evidente, signor Presidente, che, dopo aver discusso, ridiscusso, contestato e riaffermato tali punti - anche a livello locale si è avuto un vastissimo dibattito al riguardo -, l'emendamento Palma 1.473 rappresenta comunque un passo avanti rispetto alle gravi obiezioni di incostituzionalità sollevate da tutti i gruppi dell'Unione.
PRESIDENTE. Onorevole Boato...
MARCO BOATO. Termino subito, Presidente. Una logica che per noi è nel suo insieme totalmente inaccettabile.
PRESIDENTE. Onorevole...
MARCO BOATO. Ancora un secondo, Presidente; non sono intervenuto nel corso di tutto il pomeriggio.
condivisa anche dagli altri colleghi dell'Unione - una posizione di astensione dal voto sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, nel proseguire il ragionamento testè formulato dal collega Boato, va forse ricordato che la proposta di legge di riforma elettorale in esame non contemplava - o meglio, spazzava via in modo compiuto - le minoranze linguistiche nel nostro paese. Dopo un dibattito svolto in Commissione, abbiamo potuto constatare come, attraverso l'approvazione di una proposta emendativa in quella sede, una parte di tale ragionamento in ordine all'incostituzionalità delle norme in oggetto, come testè evidenziato dal collega Boato, fosse stata accolta; l'emendamento al nostro esame, inoltre, prevede un'ulteriore modifica in tal senso.
PRESIDENTE. Onorevole Olivieri, si avvii a concludere!
LUIGI OLIVIERI. In primo luogo - e concludo, signor Presidente -, non interessa le altre minoranze linguistiche esistenti nel nostro paese; in secondo luogo, l'emendamento in esame introduce un sistema proporzionale, confliggendo con la nostra preferenza per il collegio uninominale del sistema maggioritario. È per queste ragioni, pertanto, che preannuncio la nostra astensione dal voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, come è stato già ricordato dai colleghi precedentemente intervenuti, l'emendamento in esame sana un vizio di costituzionalità gravissimo: quello di non prevedere una rappresentanza delle minoranze linguistiche, che deve essere garantita ai sensi dell'articolo 6 della Costituzione. Questa poteva essere l'occasione anche per rimediare ad alcune carenze delle leggi vigenti rispetto alle minoranze linguistiche slovena e ladina; ci sarà comunque un'occasione futura per poter provvedere anche a questa parte importante della storia delle minoranze linguistiche italiane.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 567
Sono così preclusi gli emendamenti Leoni 1.403 e Mascia 1.405.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 570
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.481, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 568
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.404, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 571
Avverto che nell'emendamento 1.603 della Commissione, che sarà posto adesso in votazione, alla prima colonna, quinta riga, deve leggersi «quelle che non hanno» e non «quelle che hanno», come compare per un mero errore tipografico.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, si vede che perfino il programma di scrittura del computer non voleva accettare una simile bestialità! Siamo giunti all'esame dell'emendamento che ho più volte (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
ANTONIO LEONE. Come sei garbato...!
PRESIDENTE. Onorevole Antonio Leone, è impazzito?
GIANCLAUDIO BRESSA. Penso che (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. Onorevole Elio Vito, per cortesia! Via, onorevoli colleghi, che stiamo lavorando bene! Prosegua, onorevole Bressa!
GIANCLAUDIO BRESSA. Penso che questa sia (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. Onorevole Bressa, guardi me e continui il suo intervento!
GIANCLAUDIO BRESSA. Grazie, signor Presidente. Penso che questa sia una scelta che difficilmente anche voi, nel vostro più intimo convincimento, possiate accettare! Pertanto, siccome vi ritengo persone perbene, considero l'emendamento in esame un'autentica bestialità!
costruisce il proprio seggio elettorale - è veramente incomprensibile, politicamente, tecnicamente e normativamente. Avete stabilito una serie di soglie e prestabilito che all'interno di una coalizione, per poter essere ammessi alla ripartizione dei seggi si deve ottenere il 2 per cento. Avete ripetuto, non quest'aula - perché in quest'aula vi rifiutate di parlare -, ma nelle dichiarazioni che rilasciate alle agenzie ed alla stampa, che questa legge rende più semplice e migliora il sistema della governabilità e rende più forte anche il sistema politico. Ebbene, ciò è tutto vero al punto tale che siete costretti, per «raccattare» qualche voto, nel tentativo disperato di una vittoria che non vi sorriderà comunque, a sfondare immediatamente una soglia che avete appena fissato. Se questa è coerenza, se questa è razionalità legislativa, lo lascio giudicare a voi!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, fino ad un certo punto posso capire che i colleghi della maggioranza decidono di trasformare la loro attività in una semplice attività di votazione e che non sentono l'esigenza di chiarire, a se stessi, a noi che lo chiediamo ed agli ascoltatori di qualche radio che stanno seguendo i nostri lavori, la logica di alcune proposte che vengono avanzate. Noi abbiamo già avuto occasione di criticare - lo ha appena fatto il collega Bressa - la circostanza che si introduca una norma che stabilisce una soglia così bassa, quale quella del 2 per cento, ma evidentemente tale soglia non accontenta qualcuno all'interno della vostra coalizione. Ed allora, una soglia già così bassa - non so come si possa parlare di «sbarramento» - può essere ulteriormente abbassata e così possono accedere anche coloro che non raggiungono il 2 per cento, ma vi si avvicinano maggiormente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Signor Presidente, noi siamo in totale disaccordo con quello che abbiamo chiamato uno stravolgimento del sistema elettorale. Quando si cambia, infatti, il sistema elettorale, ritengo che bisognerebbe almeno seguire una logica. La logica avrebbe potuto essere, ad esempio, quella della soglia per la singola lista e quella della soglia di coalizione. Il collega Pisicchio ha giustamente ricordato che avrebbe potuto non esservi, all'interno della coalizione, una soglia di sbarramento o avrebbe potuto, con un emendamento, essere, ad esempio, portata all'1 per cento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
1.603 della Commissione, nel testo corretto, accettato dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 565
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.406, non accettato dalla Commissione, né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 565
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.482, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 565
Onorevoli colleghi, l'approvazione di questo emendamento preclude gli emendamenti Boato 1.407, Sgobio 1.286, Montecchi 1.34 ed Amici 1.35. Tale approvazione preclude, altresì, parzialmente, con riferimento ai commi 4 e 5, gli emendamenti Mascia 1.298, Boato 1.287 e Galante 1.288.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 565
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.485, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 565
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.408, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 568
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.486, accettato dalla Commissione e dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 567
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio palese.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 566
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.409, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 566
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 567
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Amici 0.1.474.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 565
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Boato 0.1.474.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 565
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Cabras 0.1.474.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti e votanti 566
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 565
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 568
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 566
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 569
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.604 della Commissione, accettato dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 568
Prendo atto che l'onorevole Riccio accede all'invito al ritiro del suo emendamento 1.441 formulato dal relatore.
IVO COLLÈ. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IVO COLLÈ. Signor Presidente, vorrei farle presente che il parere della Commissione e del Governo sul mio subemendamento 0.1.604.1 è favorevole. È una questione tecnica.
PRESIDENTE. Ha ragione onorevole Collè, ho sbagliato. Vi devo dire la verità: questo è stato un mio errore, e me ne scuso. Dispongo l'annullamento delle votazioni relative al subemendamento Collè 0.1.604.1 ed all'emendamento 1.604 della Commissione, perché non posso portare completamente fuori strada l'Assemblea, dando un'informazione sbagliata.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 570
Indìco nuovamente la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.604 della Commissione, nel testo subemendato, accettato dal Governo.
Dichiaro chiusa la votazione.
(Presenti 575
Vi ringrazio, perché questa sarebbe stata una grossa gaffe...
DONATO BRUNO, Relatore. No, signor Presidente.
PRESIDENTE. Sta bene.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
GUIDO GIUSEPPE ROSSI. Signor Presidente, vorrei intervenire su quanto è avvenuto oggi. Come gruppo, abbiamo deciso di intervenire a fine seduta proprio per consentire uno svolgimento regolare dei lavori e non aumentare la tensione.
PRESIDENTE. Chiedo scusa, ma non vorrei aprire un dibattito su questo, dato che sono stanco anch'io...
TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Onorevole Buontempo, sono stremato anche io alla fine della giornata. Comunque, ha facoltà di parlare.
TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, impiego solo 10 secondi per dire che i commessi dell'aula non possono intervenire se non dà l'ordine il Presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Guido Giuseppe Rossi, se a lei interessa il mio pensiero, visto che si è rivolto a me, io non ho alcuna intenzione di fare sconti, perché le regole valgono analogamente per tutti, per la Lega, come per l'onorevole Giachetti, come per gli altri deputati.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo, onorevole Giachetti?
ROBERTO GIACHETTI. Signor presidente, ritengo che il mio intervento sia utile anche per ciò che lei dovrà decidere in sede di Ufficio di Presidenza.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, scusi se la interrompo, ma ho dimenticato di dare una risposta all'onorevole Guido Giuseppe Rossi in ordine agli assistenti parlamentari. Per quanto riguarda i commessi, ho una responsabilità personale come Presidente della Camera.
SERGIO COLA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
SERGIO COLA. Vorrei solamente ricordare che da un anno è stato approvato il regolamento della Giunta per le autorizzazioni a procedere. Abbiamo reiteratamente sollecitato la calendarizzazione di tale argomento. Rinnovo questo invito poiché si tratta di un risultato molto importante, ottenuto attraverso la partecipazione e il contributo di quasi tutti i componenti della Giunta per le autorizzazioni a procedere.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno della seduta odierna prevede, al termine delle votazioni, la discussione sulle linee generali del disegno di legge: Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 17 agosto 2005, n. 163, recante disposizioni urgenti in materia di infrastrutture, già approvato dal Senato.
ETTORE PERETTI. Grazie, Presidente. La Commissione si è riunita più volte per cercare di concludere l'iter e dare il mandato al relatore su questo provvedimento. Ovviamente, non essendo stati in grado di superare le obiezioni poste al Governo in ordine alla copertura finanziaria, il mandato al relatore non è stato conferito. Pertanto, non siamo nelle condizioni di poter intervenire in Assemblea in sede di discussione sulle linee generali.
PRESIDENTE. Il Governo?
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Ricordandomi un antico mestiere, mi permetto di dire che, apprezzate le circostanze, visti anche i tempi di scadenza del decreto-legge e l'attività parlamentare di questa settimana, il Governo non insiste per la discussione del provvedimento, anche alla luce delle dichiarazioni fatte testé dal relatore della Commissione bilancio.
ERMETE REALACCI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMETE REALACCI. Senza entrare nel merito, vorrei anche io «assolvere» i commessi e vorrei ricordare, per le valutazioni che l'Ufficio di presidenza dovrà esprimere, che la situazione era resa complessa
dal fatto che alcune centinaia di parlamentari, sia della maggioranza sia dell'opposizione stavano compiendo atti irrituali.
PRESIDENTE. Onorevole Realacci, lei assolve chi non è sotto accusa, per cui non vedo che bisogno c'è di assolvere uno che non è sotto processo.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Ho bisogno di capire cosa significano le parole del ministro Giovanardi.
PRESIDENTE. Il ministro Giovanardi ha detto che il Governo rinuncia al decreto-legge, quindi il provvedimento decade.
PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.
Giovedì 13 ottobre 2005, alle 9,30:
Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge:
La seduta termina alle 20.50.
Signor ministro, questa è tortura - che non dovrebbe mai avvenire - e, in questo caso, è tortura su persone che, peraltro, hanno solo la colpa di sfuggire a guerra e fame, ed è per questo che vengono da noi per chiedere aiuto. Non pensa sia il caso e sia tempo di chiudere questi inferni, il centro di permanenza temporanea di Lampedusa e tutti gli altri?
La prima è che senza tali centri non potremmo applicare gli accordi di Schengen e dovremmo uscire dal sistema. La seconda è l'aumento tumultuoso della pressione migratoria dal Sub-Sahara e dal Corno d'Africa. La terza è l'esigenza di distinguere i clandestini veri e propri dai richiedenti asilo e da coloro che hanno diritto ad altre forme di protezione umanitaria. Peraltro, senza i centri di permanenza temporanea, sarebbe praticamente impossibile effettuare le espulsioni e, quindi, aumenterebbero a dismisura i clandestini che, come è noto, costituiscono oggi la principale fonte di approvvigionamento del lavoro nero, della prostituzione e della manovalanza criminale; ma, soprattutto, si lascerebbe libero il campo alla criminalità organizzata che gestisce e sfrutta l'immigrazione clandestina su scala internazionale. Non abbiamo alcuna intenzione di farlo; al contrario, vogliamo combattere con ogni mezzo i trafficanti e tutelare le loro vittime.
Per questo, abbiamo bisogno di strutture specializzate come i centri di permanenza temporanea, che intendiamo rendere sempre più efficienti ed accoglienti.
Quanto alle recenti denunce di stampa sul centro di Lampedusa, attendo a breve termine l'esito delle verifiche che ho disposto e mi riservo di tenerne informato il Parlamento.
In questi anni, i casi che noi abbiamo denunciato, dovuti agli abusi ed alle condizioni che abbiamo verificato quando abbiamo messo piede in questi centri, sono stati decine. Voi negate sempre, ma intanto cercate di rendere impossibile il nostro lavoro di sindacato ispettivo, negate l'ingresso ai giornalisti, ai consiglieri regionali, alle associazioni, e, quando noi ci rechiamo in tali centri, chiedete il preavviso di molte ore per poter coprire le magagne.
Questi centri sono illegittimi in sé. Rinchiudete delle persone in queste galere senza che abbiano commesso alcun reato e, quando li mandate fuori da lì, spesso lo fate attraverso espulsioni collettive, magari in Libia, a volte senza una identificazione certa, senza diritto alla difesa e senza informazioni sui propri diritti. Questi centri sono dei grandi business che costano migliaia di euro ai cittadini italiani, luoghi di sofferenza su cui qualcuno si arricchisce.
Già anni fa mi recai a Lampedusa e trovai la stessa situazione descritta oggi da questo coraggioso giornalista: gente in baracche di alluminio con temperature esterne di 40 gradi, bagni intasati, materassi a terra sventrati; situazione che ho denunciato all'autorità sanitaria.
Diceste allora che si trattava di una situazione temporanea, che dovevate cambiare gestione. Oggi gestisce la Misericordia ed i risultati sono questi!
Un dossier dell'ARCI sugli sbarchi e le violazioni dei diritti umani a Lampedusa è stato consegnato qualche settimana fa ad una delegazione di parlamentari europei. Avete detto che sono bugie, ma le bugie, signor ministro, le dite voi! Chiudete, per favore, il centro di Lampedusa e tutti i centri di permanenza temporanea. Ne guadagneranno le casse dello Stato e la civiltà del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!
Il Governo, tre anni fa, con la riforma fiscale Tremonti, ha messo pesantemente le mani in tasca agli italiani, aumentando il prelievo fiscale sul trattamento di fine rapporto dal 18 al 23 per cento. Ogni anno avete sottratto dalle tasche dei lavoratori italiani che andavano in pensione oltre 500 miliardi ... milioni di euro (mille miliardi delle vecchie lire). E pensare che continuate a parlare ed a promettere di ridurre le tasse!
Il gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo ha più volte sollevato questo tema, chiedendo semplicemente quando questi soldi sarebbero stati restituiti ai pensionati ed ai lavoratori italiani.
Avete più volte assunto l'impegno di dare una risposta a questa nostra richiesta, ma non l'avete mai mantenuto. È tipico di questo Governo non mantenere gli impegni, ma la nostra pazienza, caro ministro, ha un limite ed anche quella degli italiani!
Nel 2006, come è noto, sarà discussa in Parlamento la proposta del Governo che va in direzione della riduzione del costo del lavoro, il cosiddetto cuneo fiscale, delle politiche familiari (si parla di 1 miliardo e 400 milioni di euro; a tale proposito, prima si è parlato di miliardi di euro, ma si tratta di 500 milioni di euro, non di 500 miliardi di euro; anch'io faccio ancora fatica ad orientarmi fra euro e lire, ma vi è differenza tra milioni e miliardi di euro e, quindi, qualche volta le cifre sono un po' ballerine) e del Mezzogiorno.
Il Governo ha ben presente anche il problema concernente la liquidazione che, naturalmente, nel quadro delle compatibilità finanziarie necessarie - non in occasione di questo disegno di legge finanziaria in cui le scelte assunte e presentate al Parlamento vanno in una certa direzione -, verrà affrontato.
Vi siete impegnati ad applicare la clausola di salvaguardia. Non vi chiediamo di diminuire le tasse, ma di non farle pagare di più. Le risposte che lei ci fornisce (il provvedimento è stato approvato alla Camera, ma è praticamente insabbiato al Senato) dimostrano che, dopo averci raggirato, ci prendete in giro!
Vi chiediamo di ripristinare la clausola di salvaguardia. Possibile che questo Governo, quando si tratta di salvare Previti o gli interessi del Presidente del Consiglio con l'assicurazione Mediolanum - infatti, il Presidente Berlusconi è insaziabile: adesso si vuole prendere anche il TFR dei lavoratori -, quando si tratta di proporre una legge elettorale per salvare le proprie poltrone, ha fantasia, decisione e capacità di affrontare i problemi? Vi chiediamo di applicare la clausola di salvaguardia ai lavoratori, ai pensionati che, praticamente, avete raggirato e ai quali continuate a far pagare il 33 per cento in più.
Signor ministro, non le daremo tregua. Continueremo ad insistere, in quanto riteniamo che non possiate solo promettere, ma che dobbiate anche realizzare i fatti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
Qualche giorno fa, persino l'assessore ha avuto da ridire sui suoi direttori generali, affermando che probabilmente, se la scelta fosse stata sua, avrebbe scelto in maniera diversa e migliore.
Certo, la situazione del sistema sanitario siciliano non appare rosea: si registrano lunghe liste di attesa per le comuni prestazioni diagnostiche e ospedaliere, turni massacranti per i medici, un aumento smisurato nel piano di dismissione, una grande emigrazione sanitaria verso le regioni del nord, con dispendio di energie economiche per la regione e per le famiglie.
Chiediamo al Governo se non ritenga necessario avviare una serie di indagini, atteso che noi contribuiamo alla gestione e al mantenimento della sanità in Sicilia e se non ritenga urgente accertare le cause dello stato di decadenza del sistema sanitario siciliano, al fine di procedere al più presto ad un miglioramento dello stesso sistema.
La delegazione ha svolto le seguenti attività: partecipazione alla riunione di insediamento della commissione della regione Sicilia sulla sicurezza dei pazienti, la quale ha il compito di analizzare le procedure assistenziali e il livello di dotazione tecnologica delle strutture sanitarie; incontro con i funzionari dell'assessorato per illustrare le attività svolte dal Ministero in tema di sicurezza dei pazienti ed acquisire
Da una prima sommaria analisi sono emerse alcune criticità relative alla documentazione sanitaria, all'utilizzo delle apparecchiature, alla comunicazione e formazione del personale sanitario.
Per l'individuazione delle cause e dei fattori che possono aver determinato o concorso a produrre i cosiddetti «eventi sentinella», si è in attesa che le aziende sanitarie coinvolte diano seguito, per il tramite dell'assessorato, al completamento delle indagini, secondo le modalità previste dal protocollo per il monitoraggio degli «eventi sentinella», predisposto dal Ministero della salute.
Si sottolinea che il Ministero ha attivato, fin dal 2004, un gruppo di lavoro sul rischio clinico, proprio con l'obiettivo di promuovere il sistema di monitoraggio degli eventi avversi. Per quanto concerne la regione, sono state intraprese le seguenti iniziative: l'attivazione delle funzioni ispettive in capo al Dipartimento ispettorato regionale sanitario, con l'ispezione delle strutture sanitarie coinvolte in questi eventi; l'istituzione della commissione della regione Sicilia sulla sicurezza dei pazienti, che prevede la partecipazione anche di esperti esterni, unitamente al supporto tecnico del citato Dipartimento ispettorato e del personale delle aziende sanitarie; l'adesione immediata delle strutture sanitarie, a seguito di una nota dell'assessore alla sanità, al protocollo di monitoraggio già richiamato; la costituzione di un gruppo di lavoro misto tra il Ministero della salute e la regione Sicilia per la valutazione epidemiologica dei dati delle schede di dismissione ospedaliera; la verifica, da parte dell'assessorato, dei registri della manutenzione delle apparecchiature, anche su richiesta ministeriale.
Tutte queste attività intraprese sono state condotte in un clima di leale e piena collaborazione e di positivo interscambio tra lo Stato e la regione Sicilia, quali favorevoli presupposti per i futuri rapporti interistituzionali.
Nella sanità c'è qualcosa che non funziona. Persino in Campania si verifica l'infiltrazione camorristica ed ovunque vi è un diffuso senso di scoramento e di angoscia che questo Governo deve in qualche modo colmare. Signor ministro, comprendo il senso del suo intervento e della sua risposta; tuttavia, credo che si debba fare di più con urgenza in Sicilia, in Campania e nel resto del paese.
Ciò premesso, signor ministro, le chiedo di sapere se sia stato o quando sarà sottoscritto questo accordo e, soprattutto, quando saranno resi utilizzabili i fondi da destinare all'ospedale di Abbiategrasso.
Il Ministero della salute procederà nei tempi il più possibile solleciti alla fase istruttoria di valutazione della documentazione trasmessa, da sottoporre, in seguito, all'esame del nucleo ministeriale di valutazione e verifica degli investimenti pubblici per il competente parere.
Fatto salvo l'accertamento di compatibilità finanziaria con le risorse disponibili nel bilancio dello Stato, la documentazione sarà inviata al Ministero dell'economia e delle finanze per l'acquisizione del concerto, ed infine alla Conferenza Stato-regione, per la necessaria intesa.
Il Ministero della salute concorda ed auspica, come richiesto dall'onorevole interrogante, che si possa pervenire quanto prima alla sottoscrizione dell'atto integrativo in questione per consentire l'adeguamento del servizio sanitario assistenziale offerto ai cittadini dell'area geografica interessata a parametri di maggiore efficienza e sicurezza.
Sono fiducioso, come lei, che grazie all'impegno del ministro della salute a collaborare con la regione Lombardia e con il ministro dell'economia e delle finanze i fondi stanziati per l'ospedale di Abbiategrasso vengano presto sbloccati.
Sono soprattutto soddisfatto perché dal previsto ammodernamento ed ampliamento dell'ospedale Costantino Cantù trarranno beneficio i malati, le persone anziane, i disabili, gli operatori sanitari e tutti i cittadini. Disponendo, infatti, sul proprio territorio di un ospedale provvisto di nuovi centri specialistici, dotato di attrezzature all'avanguardia e munito di personale numericamente adeguato ai nuovi compiti, i pazienti che risiedono nell'area abbiatense e magentina non saranno più costretti ad emigrare presso altre strutture, anche molto distanti, come purtroppo, con qualche frequenza, avviene oggi. In tal modo, inoltre, si ridurranno sensibilmente i tempi e le liste di attesa. D'altra parte, grazie alla realizzazione degli interventi previsti, anche il personale medico e quello ospedaliero in servizio presso l'ospedale di Abbiategrasso saranno collocati in un ambiente più consono allo svolgimento delle professioni sanitarie, e quindi maggiormente qualificato e qualificante per lo sviluppo della loro professionalità.
Occorre dunque prendere atto, signor ministro, dell'eccellente azione svolta dal nostro Governo per destinare maggiori
In conclusione, signor ministro, nel ringraziarla desidero esprimere l'apprezzamento per gli sforzi compiuti dal Governo Berlusconi per assicurare a tutti i cittadini un miglior livello di assistenza sanitaria.
Nei giorni scorsi, tale previsione del DPEF è divenuta realtà, in quanto, con la conversione del decreto-legge sulle infrastrutture, la riforma dell'ANAS e la sua uscita dal perimetro della pubblica amministrazione prendono quota e si intraprende dunque una strada che sta fortemente preoccupando l'utenza - per tali pedaggi che non sono figurativi bensì reali - e, soprattutto, i lavoratori dell'ANAS e di tutto il comparto, che il 30 settembre hanno proclamato uno sciopero generale, per comprendere come il Governo intenda garantire l'unitarietà della rete stradale nonché le clausole di salvaguardia per il futuro dei lavoratori stessi.
Chiediamo pertanto al Governo se tale previsione sia reale, dal momento che la norma è stata introdotta nel corso dell'esame da parte del Senato (il decreto deve ancora essere esaminato dalla Camera), e quali iniziative intenda assumere per la salvaguardia dei livelli occupazionali e dei diritti dell'utenza.
Affinché tale condizione venga a cessare - naturalmente nell'ambito di politiche europee di integrazione e di ammodernamento, quelle che Prodi ci ha sempre ricordato e che sono ampiamente condivise - occorre che l'ANAS copra più del 50 per cento dei propri costi mediante ricavi di mercato, intendendosi per tali tutti i ricavi percepiti a condizioni di mercato e correlati anche al rischio di impresa. Per pervenire a tale risultato, occorre una radicale trasformazione delle modalità con cui attualmente l'ANAS acquisisce le risorse economiche e finanziarie per la propria attività: occorre, cioè, che l'ANAS possa sviluppare e offrire beni e servizi, assicurandosi i relativi ricavi, ponendosi sul mercato in condizione di concorrenza e assumendosi in pieno il rischio di impresa.
A tale scopo, sono state delineate ipotesi che potrebbero consentire di perseguire l'obiettivo dell'uscita dal perimetro della pubblica amministrazione con contestuale riduzione dei trasferimenti pubblici per investimenti. È stato approvato in prima lettura dal Senato, come ha ricordato l'onorevole interrogante, un emendamento che prevede una sostanziale modificazione del rapporto ANAS-Stato.
Tale emendamento comporta la modifica del rapporto intercorrente tra l'ANAS e lo Stato in ordine alle attività svolte per la gestione della rete, e quindi la possibilità
Infatti, qualora l'ANAS fosse l'abilitata a sfruttare economicamente, mediante pedaggiamento, per un periodo di tempo predeterminato parte della rete autostradale e stradale in gestione, i ricavi così conseguiti potrebbero consentire di non dover ricorrere a risorse pubbliche, in «conto aumento di capitale», per effettuare i propri investimenti.
Tali ricavi, anche se conseguiti mediante incasso di pedaggi figurativi corrisposti dallo Stato, si configurerebbero, in questa accezione, come ricavi da mercato, essendo connessi ad una attività a rischio economico, collegata a livello tariffario ai volumi di traffico, e coprirebbero una quota ben superiore al 50 per cento dei costi di gestione.
Pertanto, con queste azioni (sia l'iniziativa del Governo attraverso il DPEF, sia l'iniziativa parlamentare del Senato che successivamente verrà esaminata dalla Camera) non si intende assolutamente «spacchettare», ma rilanciare il ruolo e la funzione dell'ente, prevedendo per esso la possibilità di operare in maniera più incisiva sul mercato.
Nel merito, signor ministro, le ricordo che ieri la VIII Commissione della Camera ha licenziato il proprio parere sul decreto-legge in materia di infrastrutture. Lo stesso presidente Armani, che ne è il relatore, pur essendo ovviamente favorevole a questa scelta, di rilevante importanza, inerente la fuoriuscita della società in oggetto dal perimetro della pubblica amministrazione, ha sollecitato il Governo a far sì che soprattutto alcuni tratti e alcune reti stradali compiano un salto qualitativo prima di essere sottoposte a pedaggio autostradale. Il riferimento era al grande raccordo anulare, ad alcune reti viarie del centro nord, ma soprattutto alla Salerno-Reggio Calabria. In relazione a quest'ultima, lei, signor ministro saprà (lo ha confermato il ministro Lunardi), che, allo stato, si tratta di un cantiere aperto. Lo stesso Lunardi, per sua ammissione, ha confermato che prima del 2010 difficilmente quella tratta potrà essere percorsa come una vera e propria autostrada.
Permangono quindi tutte le nostre preoccupazioni. Lei oggi ha affermato che non vi sarà lo «spacchettamento». Ne prendiamo atto. Questa idea di non rendere unitaria la rete stradale, la rete viaria nazionale, aveva ingenerato enormi preoccupazioni, soprattutto nei lavoratori e nelle regioni. Il 30 settembre, infatti, era stata siglata un'intesa proprio in questa direzione.
Noi vigileremo, naturalmente, per comprendere fino in fondo come il Governo intenda procedere, sapendo che, per quanto ci riguarda, lotteremo fino in fondo per evitare che vi possano essere fuoriuscite senza controllo e, soprattutto, degli «spacchettamenti» senza che venga garantita l'unitarietà della rete stradale.
Però è un settore non esente da persistenti difficoltà ed incertezze. Proprio sabato scorso, in occasione della giornata inaugurale, i rappresentanti del settore non hanno mancato di sottolineare come la recente, pur positiva in sé, entrata in vigore del codice della nautica non abbia rimosso fino in fondo lo stato di incertezza e, anzi, lo abbia in qualche modo aggravato. Si è parlato espressamente di confusione normativa che continua a caratterizzare, e non dovrebbe, il mondo delle attività connesse alla nautica da diporto. Ora si attendono i regolamenti applicativi del codice. Vi è sempre il rinvio a qualcos'altro, purtroppo, nel mondo burocratico.
Ebbene, al di là di ogni adempimento meramente burocratico, sembra giusto chiedere al Governo di accorciare i tempi di emanazione degli stessi regolamenti e di chiarire in che modo si vorrà giungere a questo importante appuntamento.
Anche la recente emanazione del codice della nautica da diporto, contenuto nel decreto legislativo n. 171 del 2005, si inquadra all'interno della delega legislativa della citata legge n. 172 del 2003. Quindi, non può, certo, dirsi che il Governo sia stato insensibile alle richieste ed alle esigenze del settore che, peraltro, ha pubblicamente e più volte manifestato apprezzamento per la condotta dell'esecutivo e, in particolare, del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti per lo sviluppo di un comparto economico in precedenza sottovalutato.
Il codice della nautica da diporto, adottato con il citato decreto legislativo n. 171 del 2005, prevede l'emanazione, entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore - e cioé 90 giorni a partire dal 15 settembre 2005 - di un decreto ministeriale, al fine di disciplinare alcune materie specificamente indicate. Quindi, non si tratta di regolamenti attuativi, ma dell'emanazione di un'unica normativa semplificata di natura procedimentale, i cui tempi di adozione scadranno il prossimo 15 dicembre.
L'amministrazione è già al lavoro ed è seriamente impegnata affinché, anche con il contributo degli operatori del settore, si giunga per tempo alla definizione degli adempimenti prescritti, naturalmente attraverso un'unica normativa che sia la più semplice e chiara possibile.
Infine, si evidenzia che molti dei provvedimenti che dovranno confluire nel decreto attuativo del codice sono già esistenti e disciplinati, e, poiché essi non richiedono una urgente modificazione, l'adozione dell'atto finale ne risulta altamente semplificata.
Il problema infrastrutturale che viene denunciato nell'interrogazione in esame non è, peraltro, completamente riconducibile all'azione del Governo, essendo, come è noto, la materia di responsabilità delle regioni ormai da alcuni anni. Ad ogni buon conto, giova richiamare al riguardo il programma «Italia navigando», fortemente voluto e supportato dal Governo, che testimonia l'attenzione per lo sviluppo di una rete di porti turistici anche nel Mezzogiorno d'Italia. Le azioni governative, peraltro - lo debbo ricordare ancora una volta -, alla luce della vigente Costituzione,
Pur riconoscendo che il codice della nautica, entrato in vigore nel mese di settembre, rappresenta comunque un passo avanti, è persistente lo stato di disagio rappresentato dal fatto che altre erano le attese rispetto a tale adempimento. Si sperava - ed ora si spera nel successivo provvedimento di dicembre - in una notevole semplificazione della burocrazia relativa al quadro della nautica. Si tratta di una semplificazione iniziata - mi permetto di ricordarlo - nella precedente legislatura quando, con la cosiddetta legge Burlando, si avviò un importante processo di incoraggiamento ad un settore sino a quel momento in forte difficoltà, attualmente non ancora risolta.
Pertanto, è da sottolineare l'esigenza di accorciare almeno di alcune settimane, se possibile, il tempo che ci separa dal 15 dicembre. Tale periodo deve essere ben utilizzato dal Governo per emanare i provvedimenti necessari, in collegamento con le categorie interessate; mi riferisco agli enti locali, alle regioni e a quanti sono impegnati a far sì che la nautica italiana possa rappresentare una significativa bandiera dell'economia del nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Aperte tempestivamente le inchieste, dalla procura di Palermo prima e da quella di Bari immediatamente dopo, i rispettivi pubblici ministeri stanno operando sinergicamente. Dai primi risultati delle indagini resi noti emergeva che una delle cause della sciagura era da addebitare alla mancanza di carburante. Dopo tale accertamento, si appurava che l'indicatore dei serbatoi, sostituito il giorno prima della sciagura in Tunisia, non era adatto al modello Atr 72, bensì all'Atr 42. L'inchiesta si allarga a 360 gradi e si cerca anche di chiarire se la Tuninter fosse in rapporti con una società tunisina di materiale aeronautico taroccato.
I pubblici ministeri delle procure baresi e palermitana chiedevano tempestivamente al magistrato tunisino che si occupa dell'indagine, con rogatorie internazionali, tutti i documenti relativi al rifornimento ed alla sostituzione dei pezzi sul velivolo precipitato e sulla sua manutenzione ordinaria e straordinaria.
Signor ministro, le chiedo pertanto se sia a conoscenza dei fatti esposti e, qualora essi rispondano al vero, se non ritenga opportuno promuovere adeguate iniziative, nell'esercizio delle sue funzioni di vigilanza e controllo, al fine di garantire la sicurezza dei voli e degli apparecchi aerei e, altresì, al fine di fornire ai cittadini italiani adeguata informazione su quanto tragicamente accaduto nelle acque palermitane.
Nell'ambito di tale inchiesta, a seguito di alcune evidenze emerse, l'Agenzia nazionale ha indirizzato all'Agenzia europea due raccomandazioni urgenti di sicurezza finalizzate all'immediata rimozione di un elemento di criticità per la sicurezza del volo. In particolare, l'Agenzia ha rilevato che era stato installato sul citato Atr 72 incidentato un indicatore di quantità carburante del tipo utilizzabile soltanto sull'Atr 42 e che tale strumento, proprio perché tarato per l'Atr 42, forniva indicazioni non corrispondenti all'effettiva quantità di carburante presente nei serbatoi dell'Atr 72.
Una delle due raccomandazioni di sicurezza emanate è già stata integralmente recepita dall'Agenzia europea, l'altra è stata, per il momento, recepita parzialmente. Copie di tali raccomandazioni sono reperibili nel sito web dell'Agenzia.
L'Agenzia precisa, inoltre, che le cosiddette scatole nere sono state aperte e lette nei laboratori tecnici, che sono l'unico soggetto, in Italia, in grado di svolgere tale tipo di attività. Sui dati contenuti nelle stesse grava, tuttavia, il segreto d'ufficio. Peraltro, si sottolinea soltanto - questo si può e si deve dire - che le scatole nere installate sull'Atr 72 precipitato erano del tipo previsto per l'aeromobile in questione e che i dati contenuti nelle stesse sono leggibili, a riprova del loro regolare funzionamento durante il volo.
Per quanto concerne la scritta British airways engineering presente su una delle due scatole nere, sono in corso accertamenti per capire i motivi della sua presenza. Comunque, dall'inchiesta non stanno emergendo, al momento, elementi tali da mettere in discussione l'originalità e la genuinità delle due scatole nere.
L'Agenzia fa anche sapere che le due scatole nere, a prescindere dalla loro originalità o meno, non hanno contribuito in alcun modo al verificarsi dell'incidente.
Tornando al problema di oggi, confido nella stessa solerzia per risolvere il problema, relativo questa volta alla sicurezza aerea che interessa tutti noi che viaggiamo in aereo per lavoro o per vacanza e che lo scorso agosto ha colpito la mia terra, la Puglia, e, in particolare, la mia città natale, Gioia del Colle, con tre giovanissime vittime.
Signor ministro, ringrazio, altresì, il Governo per aver disposto prontamente la somma di un milione e mezzo di euro per il recupero tempestivo delle due scatole nere del velivolo precipitato.
Confido nell'intervento del Ministero degli esteri per seguire i rapporti con la Tunisia e rendere più fruttuosa la collaborazione tra i due paesi per la risoluzione della questione dell'Atr 72. Tuttavia, è giunto il momento che si assuma il formale impegno di rendersi soggetto attivo, per quanto di sua spettanza e competenza, affinché il lavoro dei magistrati italiani non sia reso vano da eventuali comportamenti omissivi ed ostruzionistici dello Stato tunisino. È doveroso nei confronti soprattutto dei congiunti delle vittime promuovere qualsiasi iniziativa atta ad agevolare il compito del giudice, e non solo.
Ruolo fondamentale può rivestire lo Stato italiano, per indurre attraverso i
Infine, sento di rivolgere al Governo una raccomandazione, affinché per la sicurezza dei voli si attivi una vera e propria cultura dei controlli e si disciplini il commercio dei pezzi di ricambio con figure professionali, a differenza di quanto accade oggi, per cui chiunque può svolgere tale compravendita.
Si chiede al Governo cosa intenda fare per accertare i fatti ed eventualmente sanzionare il comportamento dei magistrati coinvolti nella vicenda, che, proprio quando il Parlamento sta intervenendo con severità nei confronti degli «orchi pedofili», inasprendo le pene, dimostrano con scelte assai discutibili di non saper rispondere alle esigenze di giustizia e di sicurezza della società civile.
Per quanto riguarda la prima condanna, il pubblico ministero ha riferito di non aver ritenuto opportuno richiedere misure cautelari in considerazione della non particolare gravità dei fatti (naturalmente, secondo la sua interpretazione).
Per quanto riguarda la seconda condanna a 14 anni, per omicidio volontario nei confronti del figlio piccolissimo, il pubblico ministero, dopo la condanna, ha ritenuto di non applicare misure cautelari, quanto piuttosto ha sottolineato l'esigenza di un supporto psicologico e di assistenza sociale all'indagato cresciuto in una situazione familiare molto degradata.
Ricordo che in ambedue i casi i giudici hanno comminato sanzioni più severe di quelle richieste dal pubblico ministero. È altrettanto chiaro che il fatto che non siano state applicate misure cautelari ha generato nella pubblica opinione un profondo sconcerto, rischiando di alimentare ulteriormente fra i cittadini il senso di sfiducia nella giustizia.
Non entro nel merito delle modalità attraverso le quali è avvenuto l'omicidio e della descrizione della violenza che è stata perpetrata nei confronti della piccola vittima. Ciò rende ancora più incomprensibili determinate decisioni; naturalmente, ci si domanda come sia possibile che, pur nel rispetto del principio della non colpevolezza fino a sentenza passata in giudicato, non siano state adottate misure atte a salvaguardare la primaria esigenza di tutelare la collettività dal rischio del ripetersi di condotte delittuose particolarmente gravi.
Come noto, ed in questo rispondo a nome del ministro della giustizia, il Governo ed il ministro non possono sostituirsi ai magistrati nel merito dell'esercizio della giurisdizione, anche se il caso Izzo, il quale, appena scarcerato, ha nuovamente ucciso, così come altri episodi destano grandissimo allarme sociale, riproponendo un discorso sul quale questo Parlamento più volte si è soffermato. Si tratta di quello relativo alla professionalità e alla necessità di una capacità di selezione dei magistrati per far fronte ai compiti loro assegnati; inoltre, si rimarca la necessità di una sintonia che deve esistere tra i reati gravissimi, denunciati con forza dall'opinione pubblica ed anche in sede parlamentare - è il caso, ad esempio, di quelli che concernono la tutela dei minori - e le pene comminate, al fine di non assistere a sconcertanti prese di posizione che mettono a rischio l'incolumità di tutti, attraverso la possibile reiterazione del reato.
Pertanto, si auspica che gli strumenti giurisdizionali siano tali da correggere tale interpretazione e, nel contempo, il Governo non può che censurare determinati comportamenti, naturalmente dal punto di vista politico, e sottolineare l'allarme sociale che deriva da soluzioni giurisprudenziali incomprensibili all'opinione pubblica.
Quando avvengono tali avvenimenti, generalmente si dà la colpa alle leggi; in questo caso, le leggi esistono: come ho ricordato dianzi e come ha, altresì, ricordato lei, signor ministro, questo Parlamento si sta dotando di una legislazione molto severa per contrastare il fenomeno della pedofilia. Purtroppo, taluni magistrati, che dovrebbero applicare le leggi, le applicano sempre a garanzia di chi, i reati, li commette, e non, invece, di chi li subisce, persino quando si tratti di piccole vittime, di minori: sempre dalla parte di Caino e mai da quella di Abele!
Vero è che nessuno vuole una giustizia sommaria e nel nostro ordinamento giuridico esiste la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio; ma il caso di Lecco ha in sé elementi davvero inquietanti. Il pubblico ministero, in un primo momento, non aveva chiesto l'imputazione per omicidio volontario, formulando invece l'ipotesi di morte conseguente a maltrattamenti; si viene addirittura a scoprire che il soggetto molestatore e omicida era stato a sua volta molestato da piccolo, sicché, se certamente è giustificato l'aiuto psicologico, sussiste, però, anche un alto rischio di recidiva. Sappiamo, infatti, che i pedofili che siano stati, a loro volta, molestati da bambini tornano a commettere reati; dunque, cosa dovremmo aspettare? Le lacrime di qualche altra mamma? Di qualche altro papà? Di qualche
Ecco, il mondo della magistratura dovrebbe fare autocritica; ritenevo, peraltro, che il caso Izzo, il caso del mostro del Circeo rimesso in libertà, potesse esserci di insegnamento: faceva, addirittura, l'assistente sociale e, una volta libero, ha ucciso nuovamente una madre e la sua giovane figlia. Ebbene, pensavo ciò e, invece, ancora una volta prendiamo atto di decisioni assai discutibili da parte del magistratura. Cosa può fare quindi il Governo?
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.
Vorrei esprimere al Primo ministro anche la solidarietà dei deputati italiani e di tutti gli italiani per le gravi calamità naturali che hanno portato alla morte di diversi cittadini rumeni: vi siamo vicini con tutto il cuore (Applausi)!
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantaquattro, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.
Avverto che nell'emendamento 1.603 della Commissione, a pagina 67 del fascicolo degli emendamenti, prima colonna, quinta riga, deve leggersi «quelle che non hanno» e non «quelle che hanno», come compare per un mero errore tipografico.
Avverto, altresì, che sono stati ritirati gli emendamenti Bertolini 1.460, 1.424 (Nuova formulazione), 2.462 e 2.413 (Nuova formulazione) e Collè 2.409.
Signor Presidente, intervengo, in particolare, per un richiamo al regolamento. Vorrei ricordare che più volte, nel corso del dibattito svoltosi in questi giorni, abbiamo giustamente fatto riferimento al nostro regolamento, ritenendo che dovesse essere rispettato in tutti i suoi articoli. Desidero fare, allora, un riferimento all'articolo 135-bis del regolamento della Camera, che ha introdotto le interrogazioni a risposta immediata, il cui svolgimento avviene, di norma, il mercoledì ed in diretta televisiva.
Signor Presidente, vorrei segnalare che l'articolo 135-bis - lei lo conosce, ma intendo ricordarlo a quei colleghi che, magari, hanno una consapevolezza minore - chiarisce che lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata presenta due caratteristiche. La prima è il question time premier, che dovrebbe svolgersi due volte ogni mese; l'altra è che, nello svolgimento di interrogazioni a risposta immediata, non possano rispondere, ad esempio, i sottosegretari di Stato, ma esclusivamente i ministri competenti per le materie oggetto delle interrogazioni presentate. Si tratta, ovviamente, di un problema di tutela non solo delle opposizioni, ma di tutti i gruppi parlamentari che presentano al Governo interrogazioni a risposta immediata.
Allora, signor Presidente, le sottopongo due questioni. La prima riguarda il question time premier, il quale, indipendentemente da quanto è previsto dal nostro regolamento, abitualmente e puntualmente non viene rispettato dal Presidente e dai Vicepresidenti del Consiglio dei ministri.
Si è svolto 127 volte il question time, dall'inizio della legislatura. Al question time non è mai stato presente - una sola volta - il Presidente del Consiglio, nonostante oggi il medesimo sia rimasto in quest'aula fino alle 13,30. Egli non è mai stato presente al question time, nonostante vi siano esempi, fuori dei nostri confini nazionali - mi riferisco al Parlamento del Regno Unito -, in cui il premier è presente al question time ogni settimana, rispondendo alle interrogazioni dei parlamentari. Si sono visti, in occasione dello svolgimento del question time solo, quattro volte, il vicepresidente Fini ed, una volta, il vicepresidente Follini. Quindi, noi chiediamo il rispetto del regolamento.
Oggi vorrei porre una seconda questione, signor Presidente. Vi è, infatti, una seconda previsione contenuta nell'articolo 135-bis del regolamento che non viene rispettata: dovrebbero venire a rispondere al question time i ministri competenti. Ebbene, il mio gruppo oggi aveva scelto di porre una questione, ossia quella relativa al prelievo fiscale a carico dei lavoratori che hanno raggiunto l'età pensionabile e che, quindi, hanno diritto al trattamento di fine rapporto. Vi è stato un aumento del 33 per cento della tassazione, a causa delle scelte del ministro dell'economia e delle finanze, onorevole Tremonti. Il ministro Tremonti era qui fino alle 13,30. Al question time era presente il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi. Quest'ultimo non ha risposto solo all'interrogazione a risposta immediata proposta dal gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, ma ha risposto a sette interrogazioni a risposta immediata su otto, in sostituzione del ministro Tremonti, del ministro Storace, del ministro Lunardi e del ministro Castelli.
Allora, noi chiediamo, signor Presidente, il rispetto del regolamento, in tutte
In secondo luogo, chiediamo anche l'applicazione della seconda previsione dell'articolo 135-bis del regolamento, che stabilisce che debbano venire a rispondere, quando si tengono le interrogazioni a risposta immediata, solo ed esclusivamente i ministri competenti. Il ministro Giovanardi non può essere competente per sette materie su otto, ogni mercoledì pomeriggio!
Chiediamo il rispetto del nostro regolamento, signor Presidente.
Questo biasimo è assolutamente sincero. Francamente, devo dire che non è un biasimo nuovo: lo rinnovo ancora in questa circostanza, dicendo che quanto affermato oggi dall'onorevole Ruzzante rappresenta non solo il suo gruppo politico, ma rappresenta totalmente anche il pensiero del Presidente della Camera. Prenderò una nuova iniziativa in questo senso e spero che sia più efficace delle precedenti.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.71.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Magnolfi. Ne ha facoltà.
Colleghi, io vi capisco: se vi guardate un attimo intorno, capirete anche voi cosa sta succedendo. Non penso né a ricatti né a minacce; questo assolutamente no! Penso che voi siate contenti della vostra determinazione unitaria: è bello essere orgogliosi per la tenuta della coalizione, di fronte ad una prova parlamentare che si prospettava difficile.
I vostri leader vi hanno motivato a dovere, hanno lavorato sul senso di appartenenza, che è un sentimento nobile. I vostri leader, del resto, sono presenti in aula da due giorni, quando a volte, in ordine a provvedimenti anche molto importanti per il paese e per i cittadini, è difficile avere l'interlocuzione di un ministro; non parliamo, poi, del Presidente del Consiglio, che in quattro anni e mezzo non è mai intervenuto nello svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata!
Al di là delle modalità di questa battaglia parlamentare, concentratevi sui contenuti. Al di là dei doveri verso i capi e verso i leader, vi è un dovere nei confronti degli elettori, che deve valere più di tutti, perché è il più importante. Molti di voi in campagna elettorale - ne sono certa e ce lo ricordiamo - non hanno svolto i ragionamenti che abbiamo ascoltato in questa aula da parte dell'onorevole Tabacci. Non hanno fatto l'elogio della prima Repubblica. Anzi, molti di voi hanno sfoggiato un programma opposto, anche con molta retorica. Avete invitato a votarvi per fare una politica nuova, per voltare pagina, contro i vecchi vizi della politica, per dire basta al consociativismo, alla partitocrazia, ai ribaltoni, ai trasformismi, alla politica «dei due forni», per dire basta ai governi balneari, sempre sotto ricatto, per dire basta ai governi che non decidono, perché sono sempre condizionati dal potere di interdizione o dal potere di veto. Ai vostri elettori avete detto tutto questo ed avete detto che il maggioritario era stabilità e trasparenza. Il Presidente del Consiglio ha parlato di religione del maggioritario.
Con minore enfasi, tuttavia, credo che sia un sistema dove chi vince governa, mentre se agisce male va a casa e governano gli altri, come avviene in tante democrazie avanzate che, non a caso, sono chiamate democrazie dell'alternanza.
Con questa riforma voi rinnegate tutto questo e rinnegate gli elettori che vi hanno creduto. In un paese normale le riforme si fanno per i cittadini e non per tutelare se stessi e i propri interessi (ora gli interessi giudiziari, ora quelli economici o, come in questo caso, gli interessi politici).
Cosa vorrebbero i cittadini elettori quando vanno a votare? Poniamoci questa domanda; in fondo, non è una domanda difficile, ma è proprio quella cui si deve rispondere ogni volta.
Allora, provo a rispondere: innanzitutto, i cittadini elettori vorrebbero sapere per chi votano, e con questa riforma voi, in pratica, glielo impedite. I cittadini elettori vorrebbero scegliere i candidati migliori per rappresentare un territorio, e con questa riforma voi glielo impedite. Essi vorrebbero essere certi che gli eletti, una volta ricevuto il loro consenso, poi manterranno un'attenzione vigile e costante sui problemi del territorio, che saranno presenti e non dimenticheranno gli impegni assunti in campagna elettorale: voi glielo impedite, perché questa riforma allarga così tanto le circoscrizioni che gli elettori non potranno controllare l'operato dei propri deputati e dei propri senatori.
Ma soprattutto, i cittadini vorrebbero che il loro voto fosse utile per garantire stabilità e governabilità al paese, per risolvere gli enormi problemi economici dell'Italia, per contenere la spesa pubblica, che è fuori controllo, per dare certezza alle imprese e per non essere richiamati a votare dopo pochi mesi. Voi impedite tutto ciò.
C'è un rischio enorme che anche voi correte. È inutile parlare del dovere civico di andare a votare. Il rischio è quello della disaffezione, della fuga dalla partecipazione e dell'allontanamento dalla politica. Ciascuno di voi si sta assumendo questa enorme responsabilità (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
La proposta di legge che stiamo discutendo stravolge completamente il sistema elettorale attualmente in vigore nel nostro paese. Ci state imponendo una legge elettorale che, così com'è articolata nel provvedimento in esame, andrà ad indebolire e a destabilizzare il sistema democratico della nostra nazione.
In questi anni ci avete fatto ingoiare ogni genere di nefandezze, risolvendo i vostri problemi personali e non quelli degli italiani. Avete approvato leggi su misura, il più delle volte lesive della collettività, calpestando ogni principio di civiltà giuridica.
La legge proporzionale attualmente in discussione nasce da una richiesta di un partito dell'attuale maggioranza e voi l'avete portata avanti senza alcuna convinzione, ma con l'intento di quietare le esigenze e i malumori nati all'interno della maggioranza stessa, anziché concordare con l'opposizione un provvedimento di così grave e rilevante impatto per il nostro paese.
Superando le vostre contraddizioni, ancora una volta avete utilizzato la logica della spartizione interna, accontentando, una dopo l'altra, tutte le vostre componenti, senza trascurare il ricorso al poco nobile strumento del ricatto.
Al nostro manifesto disappunto avete replicato con risposte insoddisfacenti ed inaccettabili. Vi siete trincerati dietro ragionamenti che, per la loro infondatezza, riuscivano incomprensibili anche ai partiti della vostra coalizione, motivando la vostra scelta con l'obiettivo di garantire la governabilità, la stabilità e il buon funzionamento delle istituzioni. Nulla di più falso! Il sistema maggioritario, infatti, ha garantito stabilità nelle ultime legislature sia ai Governi di centrosinistra, sia ai Governi di centrodestra.
Oggi state calpestando la decisione che gli italiani hanno già assunto, a stragrande maggioranza, il 18 aprile 1993, scegliendo appunto il sistema di voto maggioritario attualmente in vigore. Saremmo stati anche disposti ad accettare delle limitate correzioni all'attuale «Mattarellum», ma, purtroppo, non ci è stato consentito.
L'unico vero motivo per cui ci state imponendo questa legge proporzionale è quello di tentare di capovolgere il risultato elettorale delle prossime elezioni politiche, ma ciò non sarà consentito, non da noi, che siamo soccombenti a causa della vostra forza numerica in quest'aula, ma dagli italiani. Dovete prendere atto, infatti, che siete maggioranza in quest'aula, ma che non lo siete più nel paese.
È tali questi motivi che noi ostacoleremo questo provvedimento in ogni modo e diremo con profonda convinzione: no, no e poi no a questa inutile e sciagurata legge (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
In questa legislatura, il ministro Giovanardi in genere ha risposto a tutte le interrogazioni a risposta immediata, ma non si può dire altrettanto per quanto riguarda la scorsa legislatura. Sapete benissimo che la funzione delle interrogazioni a risposta immediata è quella di affrontare avvenimenti di attualità, rispetto ai quali non avrebbe alcun valore parlare del tempo passato. Guarda caso, ogni qualvolta veniva presentata da noi un'interrogazione urgente su problemi di scottante attualità, il ministro non poteva essere presente e veniva rinviata la discussione. Questa è la differenza tra l'attuale legislatura e quella passata.
Caro Ruzzante, prima di intervenire su determinati argomenti, cerca di informarti e ricordati bene ciò che accadeva nella passata legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Forza Italia)!
Quindi, cari colleghi dell'Unione, basta chiedere il rispetto delle regole a chi delle regole ha fatto strame dal primo momento! Basta, per favore (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.71, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 555
Astenuti 4
Maggioranza 278
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 312).
Infatti, in un solo caso venne sostituito il ministro competente con il ministro per i rapporti con il Parlamento. Solo nella giornata odierna, invece, l'ha sostituito sette volte!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
Stranamente, si prevede che, in caso di scioglimento delle Camere - questo è il comma che vogliamo sopprimere con tale emendamento -, valga la regola che ci si può dimettere nei sette giorni successivi, quando lo scioglimento delle Camere viene effettuato centoventi giorni prima della scadenza; ma poi, con un emendamento della maggioranza, si prevede che per i sindaci parlamentari, cioè quelli che non hanno avuto la sensibilità di dimettersi da parlamentari per fare i sindaci, non scatti l'incompatibilità.
Questo modo di legiferare, che è ad personam, come sempre, prima riguardava il Presidente del Consiglio, poi Previti, ma ormai riguarda quasi ogni deputato di questa maggioranza. Ciascuno inserisce un pezzetto di legge, per quanto lo riguarda. I sindaci parlamentari di questa maggioranza hanno inserito un emendamento che prevede che non si applichi l'incompatibilità tra la carica di sindaco e quella di parlamentare, per cui possono candidarsi. Contestualmente, si prevede però, come dicevo, una norma abbastanza incomprensibile, che discrimina in materia di scioglimento anticipato delle Camere.
Non capisco il significato della previsione di un termine di centoventi giorni,
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.12, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 546
Astenuti 5
Maggioranza 274
Hanno votato sì 232
Hanno votato no 314).
Avverto che l'emendamento Maninetti 1.445 è stato ritirato.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cento 1.449.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.
Prego, onorevole Bruno.
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sul fatto che stiamo esaminando l'emendamento Cento 1.449, sul quale è stato espresso il parere contrario da parte della Commissione.
L'onorevole Cento ha chiesto al relatore se il successivo emendamento, Parolo 1.472, sia stato riformulato.
Onorevoli colleghi, il presidente Bruno adesso leggerà la riformulazione del suddetto emendamento.
Chiedo all'onorevole Cento se intenda ritirare il suo emendamento 1.449.
Si tratta di una materia che non riguarda solo il tema elettorale, ma è una tutela generale della correttezza e della trasparenza nella presentazione dei simboli nelle competizioni elettorali. È unicamente per questo motivo che, ritirando il nostro emendamento 1.449 ed accettando la riformulazione dell'emendamento Parolo 1.472, ci riteniamo soddisfatti. Pertanto, preannunzio l'espressione del voto favorevole su tale emendamento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Parolo 1.472, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 569
Astenuti 2
Maggioranza 285
Hanno votato sì 564
Hanno votato no 5).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galeazzi. Ne ha facoltà.
Il Governo Berlusconi ci ha impoverito, ma sicuramente adesso sta esagerando, perché ci sta togliendo anche gli spettacoli teatrali. Su tale questione credo che tutta l'Assemblea debba riflettere, per impedire che il mondo della cultura sia falcidiato dal disegno di legge finanziaria, che colpisce al cuore l'attività teatrale in tutta Italia.
Qualcuno definisce tutto ciò come un colpo di coda; penso che sia l'ultimo colpo di questo Governo, che sta veramente danneggiando il paese a tutti i livelli. In realtà, non si tratta di un unico colpo di coda: pensiamo alla devolution, all'ex Cirielli, a questo disegno di legge finanziaria. Quindi, c'è una ricomposizione di questa maggioranza su una serie di argomenti che non sono di interesse generale. Questi problemi non fanno bene al paese! La legge finanziaria non fa bene al paese! La devolution non fa bene al paese! Questa legge elettorale non fa bene al paese!
Molti colleghi hanno parlato di inconvenienti, di gravi danni, di instabilità, di non governabilità, di cambiamento del sistema politico. Tutto ciò farà male al paese!
Questa saldatura non avviene su un interesse generale, ma su interessi particolari di un gruppo di potere che vuole mantenere questa maggioranza. Questo è sicuramente il danno peggiore che possiamo compiere, perché non si fa politica, ma si lavora per mantenere il potere che, oramai, questa maggioranza non merita più (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.72, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 559
Astenuti 5
Maggioranza 280
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 316).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
Si tratta di un argomento sul quale, nelle scorse settimane, si sono soffermati in molti. Ricordo quanto evidenziato dal presidente dell'Associazione italiana costituzionalisti, Sergio Bartoli, il quale ha sottolineato che questa è una norma che si scontra anche con il potere del Capo dello Stato di sciogliere le Camere. Infatti, prima di procedere allo scioglimento, il Presidente della Repubblica - sostiene Bartoli - deve tentare tutte le possibili soluzioni; ma, se il Presidente del Consiglio è indicato al momento del voto, che alternative ha il Capo dello Stato?
Specie con il profilarsi del ritorno al proporzionale, ci troviamo di fronte ad un progetto nel quale circola un'idea di democrazia sostanzialmente nuova rispetto all'impianto originario della nostra Costituzione. Una democrazia prigioniera del potere politico della maggioranza concentrato nella figura della Primo ministro, una democrazia priva degli strumenti di coordinamento e degli equilibri propri della tradizione parlamentare.
Quindi, in questo progetto di riforma, affiora una democrazia che contrasta con il costituzionalismo moderno, con tutti i pesi e contrappesi sperimentati nelle democrazie occidentali. Riteniamo sia preoccupante che il rafforzamento dei poteri del Primo ministro, così come previsto in questa norma, sia sostanzialmente privo di quei contrappesi conosciuti nelle esperienze costituzionali moderne.
Si tratta di un nodo centrale che riproponiamo anche con il presente emendamento, sul quale vi invitiamo ad esprimervi in coerenza con le previsioni contenute nella Costituzione vigente (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.74, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 563
Astenuti 7
Maggioranza 282
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 319).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.76.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bettini. Ne ha facoltà.
Ancora una volta sono emersi una prepotenza, un eccesso di furbizia, di manovra oscura, di costrizione e di pressione al vostro stesso interno, colleghi della maggioranza, che certamente turberanno ed allontaneranno da voi ampi strati dell'elettorato.
Oggi, qualche giornale sottolinea una sorta di depressione nel centrosinistra. Vorrei rassicurare tutti, ricordando che
Cari colleghi, se noi non siamo depressi, la vostra euforia mi pare davvero o ingenua o stolta! Leggo ancora sui giornali di patti segreti tra i leader, ma i patti segreti saranno poca cosa a fronte della inevitabile dinamica che il ritorno al proporzionale renderà fortissima ed ineluttabile: la ricostituzione di un polo centrista, il tentativo di rompere il bipolarismo italiano e di ricostituire posizioni di rendita politica.
Mi rivolgo soprattutto ai colleghi di Alleanza Nazionale, che rimpiangeranno queste giornate, ricordandole come giornate amare, fonte di nuove divisioni anche al proprio interno e di nuovi tentativi di emarginazione proprio di quel partito.
Ma la vostra euforia è stolta, perché mal si addice allo stato d'animo degli italiani di oggi, che si aspettano parole sui salari, sui prezzi, sul lavoro, sulla casa e sulla salute. L'euforia sarebbe apprezzata se nascesse da qualche buona notizia in questi campi; invece, l'euforia su una legge che tenta di salvare ancora lorsignori non può suscitare altro che sdegno e disgusto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.76, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 291
Voti favorevoli 255
Voti contrari 325).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà
Voi avete cercato di superare tale evidente e clamoroso profilo di incostituzionalità, prevedendo che il premio di maggioranza, anziché essere assegnato come in origine su base nazionale, sia assegnato su base regionale. Tuttavia, così facendo siete incorsi (e vi è stato detto, mi limito soltanto a ripeterlo) in un altro eclatante vizio di incostituzionalità, con la conseguenza che, se anche la legge ottenesse non solo il consenso del Parlamento (eventualità che ovviamente è nei nostri poteri cercare di impedire), ma anche la promulgazione del Presidente della Repubblica, esisterebbe la sacrosanta possibilità che dopo sei mesi la Corte costituzionale, chiamata a pronunciarsi da qualche giudice di merito sulla base di una sospensiva,
Signor Presidente, onorevoli colleghi, faccio notare questo perché esiste il secondo comma dell'articolo 48 della Costituzione che forse maggioranza e Governo non hanno ben valutato. Tale comma recita che «il voto è personale ed eguale». L'aggettivo «eguale» significa che il premio di maggioranza, un vulnus rispetto al sistema della proporzionalità, può essere legittimamente preso in considerazione solo nel caso in cui vi sia un altro principio di valenza costituzionale che viene posto in essere. Tale valore è costituito dalla governabilità, ovvero dalla certezza che vi sia una reale maggioranza nel paese e che le istituzioni siano effettivamente rappresentative di quel voto.
Invece, con la modifica che avete apportato «fuori sacco» e che saremo chiamati a votare (in proposito preannuncio il nostro voto contrario), avremo la possibilità, non solo teorica ma concreta, di un Senato della Repubblica con una maggioranza diversa rispetto alla Camera dei deputati. In quel caso il voto non sarebbe più eguale, perché il principio del premio di maggioranza sarebbe utilizzato in modo improprio, violando i criteri della ragionevolezza e risultando, quindi, ampiamente incostituzionale. Meditate su questo punto perché se così avverrà (e sarà facile che così avvenga) avrete purtroppo dimostrato nuovamente che, anziché volere il bene del paese, state solo cercando di truffare quel consenso che sicuramente gli italiani ci concederanno.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.77, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 291
Voti favorevoli 255
Voti contrari 325).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Labate. Ne ha facoltà.
Non consideriamo illegittimo discutere di una legge elettorale di tipo proporzionale. Personalmente ho un'altra idea, contestuale al rinnovamento del sistema politico di cui abbiamo urgenza e bisogno. Tuttavia, ciò che sorprende è che la discussione sui correttivi abbia tracimato gli argomenti di connessione tra sistema politico e strumento elettorale e abbia travolto il neonato sistema maggioritario per far emergere i relitti del vecchio sistema proporzionale, con tutto ciò che esso comporta nella distorsione dei rapporti tra cittadini elettori ed eletti.
Avete confezionato una legge elettorale più conveniente per voi, per contenere la sconfitta, che è assolutamente prevedibile ed è nelle cose, perché il popolo italiano ha capito che non può più affidarsi ad illusionisti e prestigiatori per guardare al futuro con sicurezza e speranza. Non vi importa se con questo sistema pasticciato mettete a rischio la stabilità politica del Governo delle prossime legislature: no, non vi interessa; dopo di voi, il diluvio.
Non contano per voi i ben 29 mila italiani che si sono pronunciati a favore
La logica è quella della riduzione del danno di una sconfitta prevista. Questa legge è figlia della dissoluzione della coalizione di maggioranza, e da lì prende la rincorsa per indurre sistematicamente la dissoluzione in tutto il sistema politico. Si è detto che il cambio di legge elettorale comporta il cambiamento del sistema politico, il passaggio dalla seconda alla terza Repubblica, da un maggioritario con alcuni difetti a un cosiddetto proporzionale in cui non è dato scorgere l'ombra di una sola virtù.
Come il collega Intini, non mi sono iscritto al partito dell'indignazione permanente, e quindi provo ad argomentare. Certo è che per un nuovo corso politico non si poteva scegliere ingresso peggiore e più dimesso. La prima vittima è la governabilità, intorno alla quale, non a caso, abbiamo insieme coltivato il senso del maggioritario e la sua legittimazione. Sulla governabilità questa maggioranza ha fondato non solo la propria martellante propaganda, ma gli stessi rilievi all'opposizione per il cambio di governi nella precedente legislatura. Giustificazione di questa nuova deriva è il rilancio della rappresentanza in nome di un sedicente sistema proporzionale.
Ebbene, il collega Gerardo Bianco, con grande acume, ha rilevato quanto centrale e fondativo sia nel sistema proporzionale il rapporto tra eletto ed elettore. Anche questo rapporto viene contraddetto e svuotato dal fatto che i rappresentanti del popolo sono strappati al territorio e non consegnati alle decisioni dei partiti, ma nelle mani di una ristretta oligarchia. Sulla circostanza che le oligarchie prima siano oligarchie e poi siano di destra o di sinistra, tutta la dottrina è concorde.
Il sistema proporzionale vuole che il Governo sia eletto dal Parlamento; con l'alzata d'ingegno di questa proposta di legge avremo un Parlamento designato dal retrobottega del Governo.
Come si è arrivati a tanto? Il problema che ci riguarda tutti è l'uscita da quella che Gabriele De Rosa ha definito la «transazione infinita». Sappiamo che la sua data di inizio, anche per il nostro paese, coincide con la caduta del muro di Berlino: la fine definitiva della guerra fredda produce in Italia la fine dei partiti di massa, da destra e sinistra e da sinistra a destra. Non è accaduto così in Germania o in Francia, ma neppure in Lussemburgo.
Questa circostanza ci consegna il compito di ricostruire le forze politiche. Questo è anche il senso e il rischio della transizione. Ma le forze politiche si ricostruiscono con la politica, con la cultura politica, che non è relativa ai libri, ma, piuttosto, ai progetti e alle modalità di partecipazione dei cittadini.
Le regole, compresi i metodi elettorali, aiutano, non risolvono il problema. Questa maggioranza paga qui lo stesso difetto mostrato nella vicenda della riforma costituzionale: affidarsi ai marchingegni piuttosto che alla politica. È quasi una colpa originale.
Con questo marchingegno, sperate di superare il guado elettorale con i resti di un esercito allo sbando, per assenza di
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.78, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 570
Astenuti 1
Maggioranza 286
Voti favorevoli 251
Voti contrari 319).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.15.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
Una convenzione: ha senso mettere mano alla legge elettorale quando muta il sistema politico, dopo grandi fatti o dopo un terremoto che modifica la geografia dei soggetti politici, oppure quando la società esprime spinte che le istituzioni e le loro norme non sono più in grado di rappresentare.
Naturalmente, la legge elettorale può mutare anche per la scelta soggettiva dei protagonisti politici. Quello che, però, non può accadere - perché non siamo più nella fisiologia delle democrazie sane - è che un soggetto politico imbracci la legge elettorale come una clava da tirare sulla testa degli altri soggetti politici, in questo caso dei competitori. Ciò perché quando non c'è l'accordo - un accordo ampio - su come trasformare i voti in seggi, cioè su come tenere conto della volontà dell'elettorato, la competizione non è più sulle politiche, sui progetti economico-sociali, ma diventa una competizione sulle regole del gioco. E questo è molto grave, perché non si va affatto nella direzione di una politica sorvegliata, nella quale si debbono condividere alcuni comportamenti fondamentali.
Ora, a voi conviene questa legge; contingentemente conviene a tutti quanti, a qualcuno dei partiti del centrodestra non converrà in futuro. Lo ha già ricordato il mio collega Bettini. La volete perché avete fretta di incassare subito un vantaggio.
In ogni caso, dietro la ragione che vi spinge a volere caparbiamente questa legge non potete nascondere che vi è un fatto concreto e irriducibile, e cioè che i voti voi dovete procacciarveli cambiando le norme poiché la politica che avete fatto in questi anni i voti non ve li porta, ma ve li toglie: da qui la fretta e l'ansia di rimediare in questo modo.
La vostra è una dichiarazione di debolezza, di fallimento politico: una debolezza che, purtroppo, volete far pagare ad altri e cioè al sistema istituzionale del nostro paese che voi state «affettando» come fanno certi vandali quando si trovano davanti ad un grande quadro del Louvre o del Prado. Una coltellata alla Costituzione, una lacerazione a quella norma secondo cui le leggi elettorali debbono essere condivise, uno sfregio all'autonomia della magistratura, uno sbrego all'indipendenza dell'informazione, per non parlare di tutte quelle leggi che hanno reso meno uguali gli italiani tra loro perché qualcuno di voi doveva essere ingiustificatamente privilegiato, a danno - ahimè - della credibilità di tutto il paese.
Per queste ragioni abbiamo presentato questo emendamento, per dire fino alla fine agli italiani che dietro questo imbroglio c'è il vostro fallimento.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.15, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 561
Astenuti 3
Maggioranza 281
Hanno votato sì 248
Hanno votato no 313).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.414.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.
Colleghi, se guardate i vostri dati di elezione, troverete tanti esempi come questo: si tratta dei principi che hanno consentito nel corso di questo decennio di rinnovare la democrazia del nostro paese e quella speranza nella quale tanti di noi e tanti cittadini hanno creduto. È stato un processo complesso, difficile e travagliato quello che ha portato a questo tipo di rinnovamento; oggi credo sia assurdo e insensato pensare di cancellare con un tratto di penna - affrettato soltanto a causa della misera convinzione di poter ridurre la sconfitta elettorale attraverso il cambio del sistema - questo processo storico che ha rinnovato profondamente la democrazia italiana. È una grave responsabilità quella che viene assunta a causa di un calcolo davvero misero che viene attuato da parte di questa maggioranza. Rischiamo di cancellare la speranza di tanti cittadini del nostro paese.
È del tutto evidente che si tratta di una promessa elettorale: non può essere un vincolo costituzionale garantito perché, se così fosse, esso sarebbe in contrasto con le prerogative del Presidente della Repubblica previste dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione. Ciò è talmente vero che la stessa Presidenza della Repubblica ha fatto pervenire al Governo un'informazione secondo la quale si nutrivano, rispetto a tale formulazione, forti perplessità. Infatti, presentate un emendamento in cui fate esplicitamente salve le prerogative del Presidente della Repubblica previste dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione. A maggior ragione, allora, abbiamo di fronte non un impegno istituzionale, non un vincolo costituzionale, ma una semplice promessa elettorale.
Allora, cosa significa questo se vogliamo valutare con attenzione, sotto il profilo della costituzionalità, il provvedimento che sottoponete all'Assemblea? Significa che la formulazione lede l'articolo 1 della Costituzione ed il principio della sovranità popolare ivi sancito: sulla base di una semplice promessa elettorale, che può anche non essere mantenuta, prevedete un premio che dispiega i suoi effetti indipendentemente da qualsiasi rapporto con il conseguimento del risultato.
Quindi, se avete in qualche modo sanato la possibile incostituzionalità sotto il profilo della lesione delle prerogative del Capo dello Stato, non siete riusciti, nemmeno con la nuova formulazione, a sanare il rilevato vulnus costituzionale all'articolo 1, vale a dire al principio della sovranità popolare e, se mi consentite, probabilmente, anche al principio dell'eguaglianza del voto di cui all'articolo 48 della Costituzione.
Pertanto, per quanti sforzi abbiate fatto, il provvedimento non riesce a superare i limiti di costituzionalità che noi abbiamo ripetutamente segnalato.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.414, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 575
Astenuti 5
Maggioranza 288
Hanno votato sì 255
Hanno votato no 320).
Nel primo periodo, la parola: «leader» verrebbe sostituita dalle parole: «capo della forza politica». Il testo dell'emendamento proseguirebbe nel modo seguente: «I partiti o i gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale», anziché «il programma elettorale». Anche nel secondo periodo, la parola: «leader» verrebbe sostituita dalla parola «unico capo».
Sul testo in tal modo riformulato il parere è favorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulietti. Ne ha facoltà.
Paradossalmente, il mio potrebbe anche essere definito un intervento in dissenso dal gruppo. Infatti, ascoltando le motivazioni dei colleghi del centrodestra, superato un certo fastidio per qualche frase un po' goliardica ed estremizzata, ho provato un forte senso di solidarietà, più umana che politica. Ho capito, signor Presidente che l'amore e la paura - sebbene ci troviamo in un'aula parlamentare, i sentimenti hanno posto anche qui - non sempre sono controllabili: sono pulsioni irrefrenabili che, spesso, tradiscono i pensieri più nascosti, talvolta anche quelli che non si raccontano nemmeno a se stessi. L'amore è un sentimento che avete manifestato più volte. Cosa c'è di più bello (lo dico senza ironia), in un mondo arido e cinico - peraltro, in una sede pubblica, ma si tratta di un piccolo particolare -, che risolvere i problemi e i guai degli amici?
I miei colleghi dell'Unione chiamano impropriamente «legge vergogna» questi autentici gesti di amore, rappresentati dalla legge sul conflitto di interesse (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani), dalla legge Gasparri, dal falso in bilancio, dai provvedimenti ad personam sulla giustizia!
Cosa c'è di più bello che regalare una legge ad un amico? È bellissimo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Le ragioni dell'amore mi sono note e vi sono note! Le avete manifestate, partecipando in modo meraviglioso, anche goliardico, sempre a queste sedute, almeno a quelle meno importanti (mi riferisco a quelle sulle pensioni, sul lavoro, ma non voglio tediarvi). Quelle del terrore sono, invece, nuove, affondano nella paura di perdere (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), nel terrore che proprio voi, pensando di essere forti, avete manifestato con le vostre parole in modo limpido in quest'aula. Avete detto al paese che siete convinti di perdere, che non credete più nella politica, che non avete una proposta forte economica e sociale. Vi serve un trucco, vi serve un gioco di prestigio (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Ma, vedete, forse la paura vi spingerà persino ad essere irriconoscenti con l'amico e a cambiarlo prima del traguardo; ma è un problema vostro: vi esprimerò solidarietà (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Credete di aver dato una prova di forza, ma avete dato una straordinaria prova di debolezza politica (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani).
Da qui la mia solidarietà, perché la paura è una brutta bestia e avete messo in moto una macchina - lo ha detto molto bene il collega Caldarola - che, nel breve periodo, vi darà qualche ebbrezza, ma nel medio periodo scoprirete quale drammatico orrore, quali veleni avete inserito nella vita democratica ed istituzionale! Vi si ritorceranno contro (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Questa - vi do un dato di cronaca, non vi interesserà; poi sarete tristi, tra qualche mese - è la ventesima legge vergogna! Forse la peggiore, ma la graduatoria francamente è difficile. Purtroppo per voi - e rinnovo la solidarietà -, non vi basterà! Perderete comunque (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani)!
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.450...
(Segue la votazione - I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione espongono cartelli
Onorevoli colleghi (I deputati del gruppo di Alleanza Nazionale espongono cartelli recanti la scritta «Siete patetici»)...! Lasciate stare...! Sospenderò la seduta per manifesta impossibilità (I deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione gridano ritmicamente «Vergogna! Vergogna!»)...!
Onorevoli colleghi, annullo l'indizione della votazione (Commenti)...!
Ho capito: non so cosa farci! È un problema di cattivo gusto!
Sospendo la seduta per cinque minuti.
L'esibizione di un cartello alle spalle del Presidente della Camera non umilia la Presidenza, ma tutti voi (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
L'Ufficio di Presidenza discuterà comunque di quanto accaduto al termine dell'iter del testo unificato delle proposte di legge in materia di riforma elettorale.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.450, nel testo riformulato, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 510
Astenuti 1
Maggioranza 256
Hanno votato sì 305
Hanno votato no 205).
Prendo altresì atto che l'onorevole Zanella non è riuscita ad esprimere il proprio voto, mentre avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Prendo atto infine che l'onorevole Testoni non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.600 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.
La parola «capo» entra per la prima volta nella terminologia delle nostre leggi (Applausi dei deputati del gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). È appena il caso di sottolineare che questa formulazione, così come è nella stesura attuale, aggrava il problema delle prerogative del Capo dello Stato.
Ci rendiamo conto e, soprattutto, vi rendete conto - lo dico con allarme - di cosa significa?
Per quanto riguarda il tenore dell'emendamento in esame, noi abbiamo voluto con esso introdurre, invece che la parola leader (che tradotta significa guida), un termine italiano. L'esigenza è che vi sia appunto un soggetto, che poi l'onorevole Mattarella ci può aiutare ad identificare, in linea con il pensiero che tutta la Commissione ha avuto (e parlo della maggioranza). Questo in modo da indicare, per il partito, il capo della forza politica, o, per la coalizione, il capo della coalizione.
Non credo che ciò rappresenti un'offesa lessicale; né vengono meno le prerogative del Capo dello Stato. È ultroneo, secondo il mio modo di vedere, ma abbiamo voluto inserirlo nell'ultima parte dell'emendamento per non dare adito a queste interpretazioni, che certamente non sono in linea con lo spirito dell'emendamento stesso.
Ebbene, penso si sia verificato oggi, in quest'Assemblea, un fatto gravissimo: parlamentari della maggioranza, non dell'opposizione - i quali protestano contro un provvedimento liberticida e truffaldino deciso dal «capo» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale) - ma, ripeto, della maggioranza, hanno costretto il Presidente a sospendere i lavori dell'Assemblea, questi «raglioni» (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale), che hanno saputo fare solo questo in quattro anni e mezzo...
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.600 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 544
Astenuti 8
Maggioranza 273
Hanno votato sì 350
Hanno votato no 194).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 546
Astenuti 5
Maggioranza 274
Hanno votato sì 226
Hanno votato no 320).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.
Sono tante le misure criticabili di questo provvedimento delle quali anche voi avete piena consapevolezza; ne avete piena consapevolezza per molte ragioni. Infatti, avete cercato di migliorare il provvedimento, non in corso d'opera, ma fuori dall'Assemblea, tentando di mettervi d'accordo in altre sedi per verificare se era possibile limitare gli errori. Non avete mai fatto ciò in Commissione, ma sempre a casa di qualcuno; non so dire a casa di chi, ma so che siete in qualche modo i famosi quattro. Infatti, sono sempre quattro che si ritrovano, quattro esponenti dei quattro partiti del centrodestra.
Tale operazione, portata avanti da questi quattro personaggi, si è esplicitata in ogni occasione ed in ogni momento. Avete portato in Commissione un testo e ci avete fatto discutere per tre mesi, poi ad un certo punto ne avete presentato un altro.
Avete espropriato la Commissione ed il Parlamento della possibilità di discutere sul merito; l'onorevole Violante ha avuto modo di sostenere che il vostro era un modo di legiferare in progress: non era in progress; era un modo di legiferare «in regressione», nel senso che ci avete espropriato della possibilità di discutere sul merito (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.451, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 546
Astenuti 6
Maggioranza 274
Hanno votato sì 332
Hanno votato no 214).
Avverto che, a seguito dell'approvazione dell'emendamento Palma 1.451, devono ritenersi integralmente assorbiti gli emendamenti Montecchi 1.17 e Mascia 1.21.
Devono altresì ritenersi parzialmente assorbiti, con riferimento al richiamo al comma 5, anche l'emendamento Bressa 1.82, che pertanto verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Leoni 1.22; l'emendamento Zaccaria 1.84, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Mascia 1.30; l'emendamento Amici 1.79, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Cabras 1.41; l'emendamento Cabras 1.86, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Bressa 1.18.
Devono, inoltre, ritenersi parzialmente assorbiti, con riferimento al richiamo al comma 7, l'emendamento Galante 1.91, che pertanto verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Leoni 1.22; l'emendamento Leoni 1.93, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Mascia 1.30, e l'emendamento Leoni 1.94, che verrà posto in votazione, nella parte residuale, assieme all'emendamento Cabras 1.41.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Galante 1.88.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.
Forse, il collega Caldarola non ha fatto questi calcoli, ma nella metà delle regioni, metà degli eletti devono effettivamente trasferirsi in altri collegi; o meglio, se, come si dice in giro, negli emendamenti e negli accordi raggiunti tra di voi - che non compaiono nel fascicolo -, è stata in qualche modo garantita la riconferma dei deputati della maggioranza (visto che stiamo approvando un provvedimento in base al quale il popolo non elegge più i parlamentari, ma conferma, con il proprio voto, le designazioni compiute dai gruppi dirigenti dei partiti), una parte di essi dovranno trasferirsi!
Ciò, ovviamente, per quanto riguarda la Camera dei deputati, mentre un po' più
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Galante 1.88, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 283
Voti favorevoli 239
Voti contrari 325).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
Questa vicenda, al di là del linguaggio grottesco, ha tuttavia una storia politica dietro di sé. Infatti, quando essa è iniziata, al di fuori delle aule parlamentari - mi riferisco a ciò che leggemmo sui giornali all'inizio del mese di settembre - circolavano, tra i cosiddetti «saggi» o «esperti», le prime bozze di un'ipotesi di legge elettorale proporzionale. Qualcuno, allora - se non ricordo male, si trattava del presidente di Alleanza nazionale, onorevole Fini -, pose un problema, almeno in base a quanto leggemmo sui giornali. Egli, infatti, ammonì che, senza un forte vincolo di coalizione, detta proposta di legge sarebbe risultata «indigeribile» per la sua parte politica.
Allora, ci si è messi, con un certo affanno, al lavoro a cercare un vincolo di coalizione forte. Lo si è trovato, in un primo momento, dicendo: condivisione del programma e condivisione dell'indicazione del premier. Non ci si è resi conto, almeno non subito, che questa seconda scelta cozzava clamorosamente con i poteri del Presidente della Repubblica, previsti dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione. Si è detto: «ohibò, tentiamo di mettervi riparo!». Allora, si sono poste in essere due operazioni. La prima è stata quella di scrivere, nell'emendamento testè approvato, che sono fatte salve le prerogative di cui all'articolo 92 della Costituzione. Ci mancherebbe altro che una legge ordinaria scrivesse il contrario delle previsioni costituzionali! Successivamente, si è fatta un'altra marcia indietro, un'altra operazione: non possiamo dire «indicazione del premier», ed allora diciamo «condivisione del leader della coalizione»...
La gravità di tutto ciò che è successo può essere colta in due semplici istantanee: quando fu presentata per la prima volta la proposta di riforma costituzionale e non solo noi, ma tutti gli organi di informazione più qualificati affermarono che si era svolta una «verifica politica» di maggioranza ed il suo verbale finale era stato chiamato riforma costituzionale. Così è successo per il sistema elettorale del Parlamento della Repubblica. Avete fatto un altra «verifica di maggioranza» ed il suo verbale è divenuto la riforma elettorale che questo paese dovrà subire. Tutti conoscono con chiarezza i motivi di questa proposta e le sue aspettative, che riguardano non soltanto un «addolcimento» della sconfitta elettorale della Casa delle libertà nelle elezioni che si svolgeranno nei prossimi mesi, ma soprattutto l'ingovernabilità, le divaricazioni, le occasioni di conflitto e l'abnorme potere di veto che questa riforma consegna alle più minuscole forze politiche.
Questa è una legge «contro»: non è una legge «per». Questa è una legge ideologicamente consegnata per la fare del male al paese...
In questi anni, è avanzata una pratica di governo che ha guardato solo all'utilità di pochi, se non di pochissimi. In questi anni, si è imposta una pratica individuale interessata e cinica della politica e delle sue scelte, delle istituzioni e delle scelte istituzionali.
Per tale motivo, abbiamo queste responsabilità, colleghi del centrosinistra. La prima è quella di ricostruire la forza morale, la tensione etica, il senso di destino collettivo della nostra nazione e dei suoi cittadini. Pertanto, il nostro «no» a questa legge, è un «sì» alla ricostruzione morale, politica ed economica di un'Italia che oggi non si riconosce più, dopo quattro anni del vostro Governo, nei suoi valori etici e culturali fondamentali.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.89, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 563
Astenuti 1
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 323).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.
Presidente Bruno, lei sostiene che il richiamo alle prerogative del Presidente della Repubblica è ultroneo. Mi permetto di dissentire con lei, perché a me sembra semplicemente contraddittorio: non è ultroneo e la ragione è molto semplice. È del tutto chiaro che, se si cambia la Costituzione, si può prevedere un altro meccanismo. Ma con questa Costituzione non può che esserci il riferimento alle prerogative spettanti al Presidente della Repubblica. Questa è una conseguenza della prima parte: significa che l'indicazione del leader, o di come lo vogliamo chiamare, è semplicemente un'indicazione nominativa e non ha alcuna effettiva influenza politica.
Ciò ha, però, una conseguenza sulla coalizione, perché significa che la proporzionalità con cui si va a votare, se mai dovesse venire approvata questa legge, non ha alcun vincolo sotto il profilo del punto di riferimento della coalizione. Quindi, anche la discussione sulla parola «capo» è priva di senso. Infatti, «capo» è troppo ed è troppo poco. È troppo se invade il ruolo del Presidente della Repubblica, e non lo può fare. È troppo poco, se invece è semplicemente un'indicazione che può essere disattesa in qualunque momento.
In realtà, qui c'è un nucleo fondamentale dell'incostituzionalità di questo provvedimento, almeno fin tanto che voi non avrete approvato - e non l'avrete approvata! - una riforma costituzionale. Comunque, non lo farete in tempo utile. Quindi, questa legge è veramente insensata!
Ricordo all'onorevole Sciacca che ha due minuti di tempo a disposizione.
In un giornale pubblicato su Internet, Aprile on line, è iscritto quanto segue: Pier Ferdinando Casini, Presidente della Camera, è venuto meno alle regole di quel galateo non scritto. In una fase concitata dell'aspro confronto sulle pregiudiziali presentate dal centrosinistra contro la riforma elettorale, nel tentativo di bloccare uno scambio di battute tra il premier e il deputato Dario Franceschini, si è rivolto a Berlusconi con un repentino «Silvio!», dopo aver usato altri modi per richiamarlo all'ordine. Alcuni notisti parlamentari, commentando quell'amichevole «Silvio!», lo hanno interpretato come prova della rinsaldata unità nella Casa delle libertà. Quel tono confidenziale sarebbe la conferma del ritrovato feeling tra i personaggi più rappresentativi della destra. Quel «Silvio!», ovviamente, è finito su Blob, che lo ha mandato in onda più volte. L'episodio, di conseguenza, non può essere cancellato, come invece è avvenuto nel resoconto
La considerazione è la seguente: in molti ormai sostengono - noi ne prendiamo atto - che lei, signor Presidente, ha partecipato attivamente a definire le nuove regole elettorali, senza il consenso dell'opposizione.
Lei, in questi quattro anni e mezzo, si era conquistato una credibilità. Ma ora, ci dispiace dirlo, ci sembra sempre più difficile definirla un Presidente imparziale (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.90, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 279
Voti favorevoli 237
Voti contrari 320).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Filippeschi. Ne ha facoltà.
Mi duole dirlo, ma c'è un Presidente della Camera che si è prestato come garante della manomissione della legge elettorale, con un ruolo (Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Sgarbi!) ...
Onorevole Filippeschi, continui a parlare.
Emerge un'enorme questione democratica, aperta in Italia dall'avvento di Berlusconi. La destra porta agli estremi una logica proprietaria ed illiberale delle istituzioni, con la forzatura di ogni equilibrio tra i poteri dello Stato e nel rapporto tra maggioranza e minoranza parlamentare, che ieri ha prodotto le «leggi vergogna» e domani minaccia di manomettere anche la legge sulla par condicio.
In questa situazione, mentre in aula l'Unione fa il suo dovere, con la compattezza che vediamo, serve anche una risposta dal basso. Penso che una risposta importante stia anche nella consultazione primaria che si svolgerà domenica prossima (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), e da quest'aula rivolgo un appello a chi ci ascolta a votare per dare una risposta, anche con quel voto, alla vicenda che qui si è aperta e per consolidare i contenuti della nostra battaglia.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.18 e sulla parte identica, non assorbita, dell'emendamento Cabras 1.86, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 283
Voti favorevoli 243
Voti contrari 321).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.
Onorevole Maran, la prego, continui a parlare.
Onorevoli colleghi, state zitti perché sta parlando l'onorevole Maran (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
La vera ragione della proposta di riforma elettorale della Casa delle libertà è molto più semplice ed è quella illustrata dall'onorevole Gambini.
La Casa delle libertà ottiene più voti nell'arena proporzionale, dove i partiti si presentano da soli, rispetto all'arena maggioritaria, dove la coalizione si presenta con i suoi candidati comuni. Questo perché l'elettorato di centrodestra tende a votare i partiti della Casa delle libertà, ma non sempre i suoi candidati nei collegi. Il guaio è che, per cercare di mettere una pezza a questa situazione, il fulcro attorno al quale ruota la proposta è quello dell'investitura popolare, ora del capo e non del candidato Presidente. È questo un elemento che prevale su tutto e su tutti, sui diritti dell'opposizione, ma anche su quelli della maggioranza parlamentare, sulla dialettica, che deve essere mantenuta all'interno dell'Assemblea elettiva, sulle prerogative del Capo dello Stato, sugli strumenti di garanzia, specie in un regime che viene proposto di nuovo come proporzionale, in esplicita contraddizione con quanto previsto dall'articolo 92 della Costituzione.
Presidente, cari colleghi, vale la pena insistere su questo, perché si tratta di un elemento di contraddizione che non può essere sanato semplicemente riproponendo formule lessicali che possano meglio adattarsi
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 553
Astenuti 3
Maggioranza 277
Hanno votato sì 235
Hanno votato no 318).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Serena. Ne ha facoltà.
È evidente la diversità di trattamento, in palese contrasto con l'articolo 3 della Costituzione italiana, che dispone che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali. Propongo, quindi, che il numero minimo di sottoscrizioni richieste venga fissato percentualmente sulla popolazione in misura di una sottoscrizione ogni mille abitanti; arrotondato per eccesso alla decina superiore, il numero massimo è pari al doppio del numero minimo.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Serena 1.443, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 546
Astenuti 9
Maggioranza 274
Hanno votato sì 33
Hanno votato no 513).
Nelle ultime elezioni regionali, a me è capitato di vivere il paradosso di partiti che chiedevano l'arresto di un giudice di pace che aveva riconosciuto valide, autenticandole, quelle firme. Per una nostra rappresaglia politica, questo distinto signore di settanta anni non è stato arrestato, ma è stato rimosso dall'incarico di giudice di pace.
Pertanto, dico con franchezza che abolirei la raccolta delle firme. Ad ogni modo, il mio emendamento, anche se non può giungere all'obiettivo massimale di abrogare la stupidità, può quanto meno ridimensionarla.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Rotondi 1.444, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 545
Astenuti 19
Maggioranza 273
Hanno votato sì 26
Hanno votato no 519).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 556
Astenuti 9
Maggioranza 279
Hanno votato sì 4
Hanno votato no 552).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.20.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Albonetti. Ne ha facoltà.
Nonostante gli sforzi dell'onorevole Tabacci e di pochi altri volenterosi, i quali hanno svolto interventi dignitosi, al fine di dare una patina di nobiltà a quest'operazione, pur sapendo di doversi accontentare
Ne esce altresì fuori una nuova forma del sistema politico, che farà del male al paese e non darà alla politica la forza di riprendersi dalla caduta di credibilità, che l'accompagna da alcuni anni. Se vi fosse ancora una parte di voi che avesse una qualche ripresa di consapevolezza di quello che qui si sta facendo, si potrebbe davvero riallacciare il filo di un dialogo e di un confronto. Ma se questa consapevolezza non c'è, voi capite che non ci resta che fare, di quello che qui sta accadendo, un cavallo di battaglia per la prossima campagna elettorale, chiamando gli elettori a giudicarvi, non solo sui guasti profondi che sono stati inferti all'economia e alla società del paese, ma anche sui danni provocati alla politica come strumento utile per guidare il paese fuori da questo pantano (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.20, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 322).
La Commissione ha, inoltre, presentato l'emendamento 1.620, del quale raccomando l'approvazione. Ne do lettura: Al comma 6, capoverso articolo 18-bis, comma 2, primo periodo, aggiungere, infine, le parole: «in cui ogni genere non può essere rappresentato in una successione superiore a tre ed in misura superiore ai due terzi dei candidati; in caso di quoziente frazionario si procede all'arrotondamento all'unità prossima». Conseguentemente: Al medesimo capoverso, aggiungere, infine, il seguente comma: «3. Alle liste che non rispettino i requisiti previsti al comma 2 in merito all'alternanza ed alla rappresentanza di genere, il rimborso per le spese elettorali di cui alla legge 3 giugno 1999, n. 157, e successive modificazioni, viene ridotto del 10 per cento per ogni violazione, in misura direttamente proporzionale al numero delle violazioni, fino ad un massimo del 50 per cento». Aggiungere, infine, il seguente comma: «12. Dalla seconda elezione successiva all'entrata in vigore della presente legge, nelle liste di cui all'articolo 18-bis, comma 2, del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, a pena di inammissibilità, ogni genere è rappresentato in una successione non superiore a due. Le norme relative all'alternanza e alla rappresentanza di genere di cui all'articolo 1, comma 6, capoverso articolo 18-bis, comma 2, si applicano fintanto che lo scarto di eletti nazionale tra i due generi risulti superiore al 15 per cento».
È stata fatta richiesta di votazione a scrutinio segreto sugli emendamenti Amici 1.468 e 1.620 della Commissione e successivi analoghi emendamenti riferiti all'articolo 2, che mirano tutti ad introdurre un principio di alternanza di genere nelle liste elettorali, in alcuni casi unitamente alle previsioni di quota per i generi all'interno delle liste, ed altre disposizioni.
Onorevoli colleghi, la richiesta, mi riferisco a quella richiamata in precedenza, prima dell'interruzione dell'onorevole Boato, è accolta. Gli emendamenti, infatti, nel quadro del sistema elettorale prefigurato dal provvedimento in esame, che prevede le elezioni attraverso liste cosiddette bloccate, sono tali da incidere in concreto sul meccanismo di individuazione dei candidati eletti, ponendo un vincolo che, per la ragione anzidetta, finisce per assumere la consistenza di una caratteristica essenziale del sistema elettorale medesimo.
Onorevoli colleghi, penso che il concetto potrà essere più chiaro se richiamo un esempio concreto. Quando è stato affrontato il tema delle elezioni europee, non è stato previsto il voto segreto per la semplice ragione che l'ordine di lista del voto nelle elezioni europee, essendovi le preferenze, non determinava automaticamente l'elezione. Questo è un caso diverso, perché l'ordine di lista determina l'elezione. Pertanto, si ricade in una fattispecie del regolamento che non ammette dubbi.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.467.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.
Peraltro, questa forma di zoppia si ritrova anche in altri livelli istituzionali; infatti, nonostante i passi in avanti compiuti negli ultimi anni, anche a livello regionale e locale, dopo le ultime tornate elettorali, non superiamo una presenza di donne del 14-15 per cento.
Non solo, segnalo a questo Parlamento - anche per la funzione di guida del paese che gli è propria - che tale forma di sottorappresentanza delle donne non è soltanto un aspetto della politica, ma purtroppo incide anche sulle forme di organizzazione della società. Basti ricordare che, in questo momento, in Italia, non vi è nessun rettore di università che sia una donna e che sono pochissime le donne che assumono l'incarico, ad esempio, di amministratore delegato di grandi imprese. Tant'è vero che, quando ciò accade, diventa una notizia che viene riportata su
Partendo da ciò, abbiamo proposto due emendamenti sui quali chiediamo il voto favorevole di tutta l'Assemblea: il primo, volto ad assicurare un equilibrio che consenta la presenza nelle liste di una composizione paritaria; il secondo, in subordine, che consenta una rappresentanza pari almeno ad un terzo delle candidature sottoposte al voto degli elettori.
In merito a tale sollecitazione, siamo confortati da alcuni atti che questo Parlamento ha già approvato. Mi riferisco alla modifica dell'articolo 51 della Costituzione che, nel nuovo testo, prevede un impegno specifico a promuovere la rappresentanza femminile in tutti i livelli politici e istituzionali; al recepimento di una raccomandazione dell'Unione europea che raccomanda ai paesi membri di garantire almeno un terzo a ciascuno dei due sessi nelle rappresentanze istituzionali; al recepimento della stessa indicazione nelle leggi per l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto ordinario e a statuto speciale. Per tali ragioni, chiediamo di sostenere i nostri emendamenti.
Consideriamo, invece, largamente inadeguata la proposta della maggioranza di Governo, in quanto essa riduce la rappresentanza femminile al 25 per cento - meno di quanto indicato dalla direttiva comunitaria - e prevede un meccanismo sanzionatorio privo di qualsiasi rilevanza.
Sottolineo che, nel testo originario della proposta della maggioranza di Governo, era previsto un meccanismo sanzionatorio efficace, che stabiliva l'inammissibilità della lista qualora non presentasse i requisiti di rappresentanza di genere stabiliti dalla legge. Quella sanzione è stata eliminata ed è stata sostituita con un meccanismo sanzionatorio di carattere monetario, puramente formale, irrilevante e facilmente aggirabile.
A riprova di ciò sta il fatto che l'inammissibilità - vale dire il meccanismo sanzionatorio precedente - è stata prevista a partire dal 2011. Allora, perché non prevederla immediatamente, in modo da rendere più efficace la norma?
Queste sono le ragioni per le quali chiediamo di esprimere un voto favorevole sui nostri emendamenti, ritenendo invece inadeguato e non accettabile quello proposto dalla Commissione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Diliberto. Ne ha facoltà.
Comunque, signor Presidente, entrando nel merito, ritengo del tutto inefficace, rispetto all'obiettivo che apparentemente si pone, l'emendamento presentato dalla
Inoltre, vi sono delle argomentazioni di principio, e la prima di esse è stata già richiamata dall'onorevole Fassino. Si prevedono sanzioni di natura pecuniaria, e quindi aggirabili. Tuttavia, anche se non lo fossero, tali sanzioni sarebbero comminate ai partiti che non rispettassero il dettato di tale norma. Questo vuol dire che esiste una risarcibilità del diritto in grado di tramutare il diritto stesso in niente.
Inoltre, rifiutiamo a monte l'idea della quota, della nicchia, della riserva. Infatti, in questa maniera si mette nero su bianco la discriminazione, tanto più che stiamo parlando di liste bloccate e non di un sistema con le preferenze. Con quest'ultimo sistema si può anche mettere il 50 per cento di donne (o di uomini) in lista, ma saranno gli elettori a decidere. Tuttavia, nel nostro caso esiste una responsabilità a monte di coloro che predispongono le liste, ovvero dei partiti.
Ed ancora, la nostra Costituzione, così come riformata all'articolo 51, stabilisce esplicitamente che bisogna tendere alla parità e non alla quota. Da questo punto di vista, si può dire che il concetto della parità tra i sessi nella rappresentanza politica è diventato - e per fortuna! - valore costituzionale, che deve essere pertanto rispettato nella legge ordinaria.
Voi state cambiando la legge elettorale secondo un criterio proporzionale. Ebbene, le donne in Italia sono più del 50 per cento della popolazione e, dunque, proprio in ragione di tale proporzione sarebbe equo che esistesse una rappresentanza alternata, in modo da garantire a donne ed uomini parità anche nelle rappresentanze della Camera e del Senato della Repubblica.
In conclusione, vorrei far notare che il gruppo che ho l'onore di rappresentare è piccolo, ma già oggi ha oltre il 30 per cento di rappresentanza femminile. Ne siamo orgogliosi. Inoltre, i dati diramati da Arcidonna, organizzazione politica femminile (dati ufficiali eventualmente a disposizione dei colleghi), indicano che questo partito vanta negli enti locali (comuni, province e regioni) il 45 per cento di donne all'interno di queste istituzioni.
Volete sapere come si fa? È semplice. In un piccolo partito, dove dovrebbe essere più difficile raggiungere tali percentuali visto che i posti a disposizione sono meno, basta che il consigliere eletto (ad esempio, uomo) si riequilibri con un assessore, che non viene scelto dagli elettori, bensì dai partiti. Dunque, dipende dai partiti stessi la volontà politica di rappresentare o meno le donne.
Ebbene, quale che sia l'emendamento che verrà approvato in proposito, il nostro gruppo ha l'ambizione, come scelta politica, di portare nel prossimo Parlamento una rappresentanza paritaria dei due sessi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Comunisti italiani).
Credo si possa aggiungere poco - ma ho voluto ugualmente prendere la parola - all'intervento dell'onorevole Fassino, per la sua completezza, per il senso di responsabilità e per la visione di quelli che sono i risultati, nella società italiana, dell'avversione all'introduzione di leggi positive che
Oggi vi è l'occasione della riforma della legge elettorale, da noi non voluta e da noi osteggiata per i modi, per il merito e per i motivi che sono stati sottolineati e ripetuti da tutti i colleghi del centrosinistra. Si tratta di un'occasione che, nel breve tempo, non è ripetibile. Per tale motivo, non abbiamo aderito all'idea di presentare soltanto emendamenti soppressivi, ma anche gli emendamenti in esame, richiesti a gran voce da tutto il mondo femminile. Tale mondo, infatti, nelle sue massime espressioni associative - alcune rappresentanze si trovavano alla Camera ieri mattina e si sono incontrate con alcune colleghe - non hanno fatto altro che chiedere che anche l'Italia si ponga al livello di paesi come la metà dei paesi africani, come l'Afghanistan, come le nazioni più giovani dal punto di vista democratico, che pure hanno previsto, all'interno dei loro parlamenti, un'adeguata rappresentanza femminile.
Certo, capisco che per chi detiene un potere volto a fini personalistici l'idea di aprire alle donne, che di per se stesse rappresentano una cultura di servizio e assai poco di potere (ovviamente non posso generalizzare, ma ciò vale per la maggioranza), costituisca comunque un pericolo. Tale pericolo per il centrosinistra invece non esiste, perché per il centrosinistra la politica delle donne equivale alla politica, una politica di servizio, di responsabilità, di senso dello Stato e delle istituzioni.
In primo luogo, come ha fatto rilevare l'onorevole Diliberto, è vergognoso che quando si inizia a discutere di questo tema i banchi della maggioranza si svuotino, così come i banchi del Governo. Infatti, care colleghe della destra, non avete neppure i sottosegretari, che poco fa erano tutti schierati - tutti uomini - e che sono usciti!
Dunque, ci troviamo di fronte ad una mediazione al ribasso, vergognosa nell'ambito europeo, in cui siamo, come sapete, il fanalino di coda per quanto riguarda la presenza delle donne nei luoghi decisionali, a cominciare dalle massime istituzioni elettive, come il Parlamento. È vergognoso che si accetti un emendamento della Commissione, che non prevede peraltro neppure l'inammissibilità, in virtù del quale i piccoli partiti, come il mio, non avranno probabilmente neppure una donna eletta, come lei sa, onorevole Bruno: l'alternanza di tre e uno vuol dire infatti che vi saranno tre uomini - sarà infatti così, i tre capilista saranno tutti uomini - e una donna. Questo è l'escamotage che voglio denunciare: dal momento che avete previsto che ci si possa candidare in tutte le circoscrizioni, la stessa donna verrà magari candidata in tutte le circoscrizioni, ma poiché può essere eletta soltanto in una, nelle altre passeranno anche il quarto, il quinto e il sesto uomo.
Questo escamotage mi pare ridicolo.
Chiedo a tutti i colleghi di responsabilizzarsi. Il nostro paese continua a fare una pessima figura: siamo arretrati rispetto anche alla Costituzione dell'Iraq, nella quale si prevede una rappresentanza di donne maggiore di quella prevista in questa legge dalla maggioranza.
Se non avessimo presentato le nostre due proposte emendative, su questo tema non sarebbero intervenute né la Commissione
Per avere istituzioni più rappresentative si può fare una forzatura; ci si può porre un obiettivo massimo, un tempo si diceva come i bolscevichi (da «bolshoj», che vuol dire «massimo»). In linea di principio, e come obiettivo finale, siamo d'accordo. Un obiettivo massimo e giusto sarebbe quello del 50 per cento di quota femminile. Però ci poniamo un obiettivo realistico, da menscevichi: basterebbe ottenere lo standard richiesto dall'Unione europea, il 30 per cento di rappresentanza femminile. Questo è l'obiettivo minimo che ci poniamo, e lo facciamo con convinzione e senza retorica. Questa, pertanto, è la proposta che appoggeremo convintamente.
Non appoggeremo la proposta della maggioranza di Governo, perché confonde i problemi di principio con quegli economici. Non si può accettare, infatti, che un principio solenne possa essere violato semplicemente pagando una somma di denaro. Oserei dire che questo è perfettamente nello stile aziendale del Presidente del Consiglio. Ma non è nel nostro stile.
Invitiamo dunque anche i deputati della maggioranza a votare una norma semplice e senza clausole che la aggirino furbescamente. Invitiamo a votare la norma europea (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
Ciò premesso, in questa fase stiamo discutendo di un problema molto serio, cioè della rappresentanza di genere. Usciamo dall'ambiguità del linguaggio: stiamo discutendo della rappresentanza femminile, che tutti riconosciamo essere inadeguata nel nostro Parlamento. Ripeto, lo riconosciamo. Anche il mio gruppo avverte le conseguenze di questa insufficiente rappresentanza. Per tale ragione, sosteniamo, lo affermiamo con assoluta chiarezza, l'emendamento Amici 1.468, che corrisponde ad un impegno che dovrebbe essere condiviso da tutti.
Abbiamo recepito la direttiva europea che propone la presenza di donne nelle liste pari di un terzo. Questo emendamento recepisce la direttiva europea. Vi è un dovere politico, un dovere morale del Parlamento di rispettare l'impegno che abbiamo assunto. Noi, esplicitamente, sosteniamo questa tesi.
Sull'altra proposta, l'emendamento 1.467 della collega Mascia, avremmo potuto anche non pronunciarci. Con molto realismo, riteniamo che su tale proposta, che pure è stata sottoscritta da colleghe del mio gruppo, avremmo potuto argomentare richiamando la sentenza della Corte costituzionale n. 422 del 1995, che eccepisce la correttezza costituzionale di un emendamento così formulato.
In ogni caso, non mi voglio nascondere dietro un argomento che, pure, è di rilevanza costituzionale; quindi, intendo sottoporre
Per questa ragione, lo ripeto, dichiariamo il nostro voto favorevole all'emendamento Amici 1.468. Contestualmente, annunciamo la nostra contrarietà nei confronti dell'emendamento presentato dalla Casa delle libertà, e di conseguenza voteremo contro. Si tratta di un'ipocrisia, di una presa in giro: è finito il tempo in cui si poteva scherzare su questo tema. Noi non vogliamo scherzare, non vogliamo prendere in giro le donne e non vogliamo fare finta di assumere una posizione per poi negarla. Infatti, quando si prevede solo una sanzione amministrativa, ciò vuol dire che si stanno prendendo in giro le donne.
Per questa ragione, la nostra posizione riflette una grande responsabilità ed un grande realismo; soprattutto, chiedo che essa venga apprezzata proprio sotto il profilo della praticabilità, della possibilità e, nel dire questo, mi rivolgo anche ai colleghi della Casa delle libertà affinché, in qualche modo, prendano in considerazione le nostre ragioni (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
Noi siamo abituati ai fatti e non alle parole. Quando lei e la sua componente (Commenti dei deputati Lucidi e Montecchi)...
Noi non abbiamo paura e vorremmo procedere, sugli emendamenti che ci riguardano, con votazione palese. Rivolgo un appello all'intera opposizione: se veramente
Pertanto, completeremo il «giro» e, successivamente, darò la parola, per un minuto, ad un deputato per gruppo, in particolare alle colleghe Bindi, Deiana e, se ho inteso bene, Pollastrini. Questo è il criterio che seguiremo; dopo di che, si voterà.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bondi. Ne ha facoltà.
Prego, onorevole Bondi.
Prosegua, onorevole Bondi.
Si tratta, anche in questo caso, di scelte che vanno oltre il merito del provvedimento che stiamo discutendo. Soprattutto, onorevoli colleghi, si tratta di scelte che parlano al cuore ed alla coscienza del paese - che in questo momento ci sta guardando -, di scelte da cui dipende il nostro futuro, il futuro del nostro paese. Questo, amici, è il momento di dare un segnale chiaro, di dare un segnale forte al paese, alla coscienza del paese.
Io sono convinto delle tante buone ragioni di questa proposta di nuova legge elettorale - buone ragioni che corrispondono ad un interesse generale del nostro paese -, che risponde a problemi che riguardano sia la maggioranza di Governo sia l'opposizione e che apre una prospettiva politica che dovremo costruire con la nostra volontà, con i nostri progetti politici, d'ora in avanti, nel mare aperto della politica.
L'emendamento in esame, amici ...
Prosegua, onorevole Bondi.
Cari amici, non cadiamo nella trappola, nell'ultima trappola che ci tende la sinistra nel corso di questo dibattito parlamentare (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
Onorevole Bondi, le chiedo scusa io! Continui pure.
L'emendamento in esame, cari amici, è coerente con l'impianto di questa legge; è coerente, ripeto, con l'impianto di questa proposta di nuova legge elettorale (Commenti del deputato Giordano)...
Abbiamo modificato l'articolo 51 della Costituzione. Noi, con il ministro Prestigiacomo, siamo stati protagonisti della modifica dell'articolo 51 della nostra Costituzione - certamente, con un ampio consenso parlamentare, ma, voglio ricordarlo, per iniziativa diretta, da protagonista, del ministro Prestigiacomo - per analizzare uno dei punti cardine della nostra Costituzione, quello appunto della rappresentanza femminile, non soltanto nella vita politica del nostro paese.
Con questo provvedimento, cari amici, oggi abbiamo la possibilità e, soprattutto, il dovere di dare una prima attuazione a questa importante modifica costituzionale.
Dunque, approvando questo emendamento, amici, non solo rispondiamo alla nostra coscienza...
Onorevole Bondi, continui pure.
Oggi, abbiamo il dovere di non deludere la metà del paese e, soprattutto, di non tradire i principi sui quali si fonda il nostro impegno politico (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lussana. Ne ha facoltà.
La questione che pone l'emendamento è molto seria e meriterebbe sicuramente di essere affrontata non in un clima di forte scontro, di forte contrapposizione politica che, invece, sta contraddistinguendo i nostri lavori.
Ebbene, ora la sinistra ci lancia una possibilità di accordo sulle «quote rosa»: sulla presenza femminile si è disposti a dialogare!
Le «quote rosa» diventano un gagliardetto rosa da agitare in quest'aula o nelle piazze!
Cari colleghi, lo dico da donna e lo dico con rammarico. Li abbiamo visti in questi giorni i vostri risolini. Per questa ragione, non crediamo al vostro ravvedimento operoso. Non crediamo alla vostra convinzione di voler veramente approvare questo emendamento.
Vorrei citare alcuni dati: in questo emendamento si parla dell'inammissibilità relativamente alla presentazione delle liste da parte di quei partiti che non rispettano i criteri indicati. Ebbene, mi sembra che nei lavori di Commissione la questione dell'inammissibilità sia stata prospettata da qualcuno del centrosinistra.
Le contraddizioni potrebbero essere ancora evidenziate dal fatto che questo emendamento riprende una normativa comunitaria, introdotta per la prima volta, sebbene in maniera differente, per le elezioni europee: in quell'occasione, un solo partito non ha rispettato la «quota rosa». Questo partito è quello del presidente Mastella, che mi sembra appartenere non allo schieramento del centrodestra, bensì a quello dell'Unione e del centrosinistra.
È peccato parlare di un argomento di questo genere in tale clima: voterò l'emendamento convintamente, anche perché ritengo che la presenza delle donne in politica rappresenti sicuramente un valore aggiunto.
Vorrei però che si svolgessero alcune riflessioni, perché su questo emendamento vi sono stati molti equivoci. È stato richiamato il fatto che in questa legislatura noi abbiamo approvato una riscrittura dell'articolo 51 della Costituzione. Ebbene, l'articolo 51 della Costituzione novellato fa riferimento all'esigenza di garantire condizioni di eguaglianza e, a tal fine, prevede che la Repubblica promuova, con appositi provvedimenti, le pari opportunità tra donne ed uomini. Oggi noi abbiamo la possibilità di farlo, ma non attraverso le «quote rosa», che sono «quote panda», per categorie perfette.
Non sono una corsia preferenziale: si dà un'indicazione ai partiti e si prevede una penalizzazione per quanto concerne i rimborsi elettorali. Non c'è dunque alcun vincolo, né alcuna obbligatorietà. Resta la discrezionalità da parte dei partiti. Le donne non hanno bisogno di corsie preferenziali. Le donne meritevoli saranno sicuramente candidate dai partiti ed i cittadini sapranno giudicare quei partiti che garantiranno una maggiore presenza di donne nelle loro liste. Questo vogliono le donne: non vogliono invece essere considerate al pari di categorie protette, ma vogliono una maggiore sensibilizzazione. Questo emendamento, per come è concepito, è molto importante e va nella giusta direzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Per questo, onorevoli colleghi, niente risolini, né vincoli, né corsie preferenziali: votate questo emendamento perché le donne in politica hanno una sensibilità maggiore e possono, molto concretamente, comprendere le problematiche della società
Sappiamo che le questioni irrisolte nel nostro paese relativamente alla democrazia sono ancora molte; tuttavia, questa è talmente ingiusta, palese ed arcaica che nessuno la può negare, neanche il più conservatore degli uomini.
Devo dire che quando sento alcuni uomini in quest'aula parlare di realismo a tale proposito, penso soltanto che abbiano paura di perdere il posto.
Quando sento le donne parlare di realismo - o, addirittura, di trappole per far saltare la legge elettorale -, mi fanno solo tristezza.
Noi abbiamo contestato e contrastato questa proposta di legge, che non ci piace. Avremmo voluto dibattere in altri termini di tali questioni; ma vogliamo, tuttavia, per la prima volta, proporre un emendamento di merito. Esaminando questo provvedimento, peraltro, avremmo voluto discutere di crisi della politica, che è crisi della democrazia, dei diritti, delle libertà; crisi istituzionale, che scaturisce da un pensiero unico del mercato il quale sposta fuori dalle aule del Parlamento i luoghi di decisione. Ma, se la sfera economica ha preso tanta autonomia da imporsi come unico orizzonte nelle relazioni materiali e simboliche, ciò è avvenuto anche perché essa ha creduto di potersi lasciare alle spalle o di potere assimilare totalmente le questioni della sessualità, di aver lasciato indietro o di avere rimosso le problematiche del corpo.
Eppure, tra le regioni di insicurezza e di precarietà che registriamo ogni giorno nel nostro paese, vi sono tante domande relative alle trasformazioni prodotte dalla scienza, dalla medicina e dalle tecnologie, alle questioni della vita e della morte, nonché a quelle, appunto, legate ai corpi con i quali si nasce. È anche per questa ragione che, nonostante i deliri di onnipotenza che dominano il mondo e gli autoritarismi imposti in queste aule istituzionali, la politica non può fare a meno delle presenze femminili. Da tale punto di vista, la composizione di questa Assemblea vede la percentuale femminile più bassa nella storia della Repubblica; è uno degli effetti del maggioritario e della personalizzazione della politica, che privilegia gli uomini, possibilmente ricchi e forti.
Ma in questo provvedimento, che voi proponete e nel quale si prevedono liste bloccate, io ritengo sia contenuta un'opportunità, vale a dire la responsabilità di scegliere prima, di dichiarare anticipatamente chi si intende candidare. Questa proposta di legge, con questa modalità, costringerà tutti i partiti a dichiarare prima chi intendono portare in Parlamento e, quindi, li obbligherà anche a chiarire se vogliono riservare alle donne il 50 per cento dei seggi di questa Assemblea.
La lista bloccata, si è osservato, affida alle segreterie dei partiti le scelte e le decisioni; è assolutamente vero: la responsabilità sarà tutta delle segreterie dei partiti, ed è per tale ragione che il mio gruppo, Rifondazione comunista, oggi ha in Parlamento sei uomini e sei donne, essendoci assunti tale responsabilità con una lista bloccata.
Dunque, noi poniamo una straordinaria questione di democrazia cui nessuno può sfuggire.
Ritengo che l'argomento che stiamo affrontando non sia di parte; esso ripropone piuttosto l'antica questione della democrazia nel nostro paese. Sfortunatamente, ad eccezione dei pochissimi colleghi intervenuti, che ringrazio, il dibattito si è ridotto agli interventi di poche colleghe che ancora si impegnano in questa battaglia. Personalmente, non sono tra quante credono nella validità delle quote, perché sono convinta che questo processo democratico si debba compiere all'interno dei partiti. Però, accetto tali passaggi e li sostengo normalmente in queste aule come male minore per cercare di avvicinare poi il risultato che tutti quanti, a mio avviso, dovremmo auspicare.
Sono abbastanza avvilita per come si è sviluppata la discussione; ritengo che abbiamo umiliato un grande valore. Soprattutto - lo confesso con molta onestà -, ritengo che tali discussioni vadano affrontate con minore ipocrisia e con il coraggio di rappresentare le proprie posizioni. Perciò - e mi rivolgo al Presidente, che aveva fatto un accenno al riguardo stamattina -, vorrei sapere chi chiede il voto segreto.
Ciò perché, al di là delle motivazioni tecniche in ordine alla richiesta di votazione a scrutinio segreto, rispetto a tale richiesta vi è una motivazione la cui dignità morale mi permetto di biasimare profondamente, perché questo modo di agire non è corretto (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Infatti, se c'è una battaglia da condurre, bisogna farlo a viso scoperto!
Personalmente, cercherò di continuare a condurre tale battaglia nel mio partito. Per ora, potete dirmi che il risultato è minimo, perché siamo solo 2 donne su circa 30 deputati. Ebbene, vorrei osservare che, più o meno, ci manteniamo in linea con la media di questo Parlamento!
Spero di riuscire ad aprire un varco nel mio partito, affinché le donne possano essere di più, ma oggi chiedo ai deputati, in primo luogo ai miei colleghi, di avere il coraggio di affermare, con un voto palese, le proprie idee (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e di Forza Italia)!
È chiaro che dovrò leggere le firme dei richiedenti; chi è in Assemblea potrà confermarle o ritirarle. Ricordo che avevo detto, anche come atto di liberalità, poiché mi sembra si tratti di un argomento appassionante per tutta l'Assemblea, che avrei concesso la parola, per due minuti, ad un deputato per gruppo e, per un minuto, ad un rappresentante del gruppo Misto; successivamente, tuttavia, non potrò accettare altre richieste di intervento.
Darò pertanto la parola, per due minuti ciascuno, agli onorevoli Bindi, Pollastrini, Pisicchio, Alberta De Simone e Deiana.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bindi. Ne ha facoltà.
Onorevole Bindi, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
Pur apprezzando l'onestà ed il realismo del mio gruppo, non posso che distinguermi sul primo emendamento (quello della quota pari al 50 per cento), poiché credo che solo votando a favore di detta proposta emendativa saremmo davvero in grado di costringere la politica italiana a fare i conti con il 50 per cento del paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Aggiungo, inoltre, che non voterò a favore dell'emendamento 1.620 della Commissione. Mi dispiace per le colleghe del centrodestra che si sono adoperate in tal senso e che hanno anche raggiunto un obiettivo. Sembra un obiettivo molto importante, soprattutto a giudicare dalle parole e dall'enfasi dell'intervento svolto dall'onorevole Bondi, il quale ha invitato ad un recupero di senso etico nel votare a favore dell'emendamento presentato dalla Commissione. Tuttavia, care colleghe, vorrei osservare che tale emendamento consiste in questo: il 15 per cento delle donne italiane dovrà aspettare cinque anni per essere inserito al quarto posto nelle liste elettorali (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Se per voi questo è un passo avanti, allora vi dico francamente che preferisco che non sia approvata alcuna norma di legge, per poi condurre la mia battaglia all'interno del mio partito (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Comunisti italiani)!
Su questo tema - che ci sta molto a cuore ed a cui non ci siamo per nulla sottratte - noi, alla fine, abbiamo assunto una posizione seria, coerente e coraggiosa, quale quella del mio gruppo - di tutto il gruppo e del segretario del partito, onorevole Piero Fassino - perché anche sull'emendamento legato alla presenza delle donne nelle istituzioni e nella politica conduciamo e vogliamo condurre un gioco contro quella che io ritengo effettivamente una vera e propria «controriforma» ad una legge truffa.
Ritengo, infatti, che questa sia una vera e propria «controriforma» ad una legge truffa. Noi eravamo totalmente disponibili a trovare una mediazione saggia, oltre che a presentare il relativo emendamento - in cui mi riconosco profondamente, al pari di quanto affermava l'onorevole Rosy Bindi, e che già anticipa un idea di società e di politica, ossia quella del «50 per cento», con la presenza alternata donne-uomini - che abbiamo aggiunto, unitariamente, come donne dell'Unione, una proposta emendativa in base alla quale ci saremmo accontentate del 30 per cento, naturalmente alternando donna, uomo, uomo e donna e prevedendo quella sanzione di inammissibilità che avrebbe reso tale norma cogente. Ritengo che si sia trattato di una scelta di coerenza, di attenzione e di sensibilità rispetto ad una questione alla
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio, al quale ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione. Prego, onorevole Pisicchio, ha facoltà di parlare.
Nei paesi del nord si era raggiunto un obiettivo di maggiore e più nutrita presenza, la più vicina possibile alla quota che demograficamente si sviluppa all'interno dei paesi, perché, in qualche modo, si è aiutato tale processo. Questa è la ragione per cui noi condividiamo la proposta formulata sotto forma di emendamento dalle colleghe dell'Unione, ossia l'emendamento Amici 1.468. Con lo stesso senso di partecipazione e di condivisione, crediamo che questo dibattito e questa votazione debbano svolgersi in piena libertà, senza alcun tipo di costrizione a livello psicologico. È questa la ragione per cui noi crediamo che sia giusto, in grande libertà ed in grande serenità, votare a favore...
Onorevole Duca, possiamo ritenere risolto il contenzioso tra di noi?
Onorevoli colleghi, prendete posto, perché tra breve si dovrà votare. Ah, no, c'è la Deiana, che aveva chiesto di parlare a titolo personale; poi darò la parola all'onorevole Duca. Prego, onorevole Deiana, ha facoltà di parlare.
Intervengo contro l'emendamento della maggioranza: quote al ribasso e senza vincolo di inammissibilità per chi non le rispetti. Dico che il genio truffaldino del Presidente Berlusconi ha colpito ancora, ha sparigliato le carte di questo gioco femminile.
Allora, vi dico con molta franchezza, care colleghe, che voi riducete una grande questione di democrazia. Non si tratta di quote, non si tratta di questione femminile, cara collega Mazzoni. Si tratta delle regole fondamentali del patto sociale dello stare insieme tra donne e uomini e, quindi, di far derivare da lì la democrazia con le sue regole e le sue procedure; regole e procedure che si elaborano nel tempo, a seconda delle soggettività che si mettono in movimento. Voi state riducendo questa grande questione. Per quanto riguarda l'Italia, vi è un Parlamento quasi monosessuato: si tratta di una questione democratica nazionale. Siamo, infatti, agli ultimi posti delle graduatorie dei paesi a livello mondiale.
Voi riducete questa grande questione ad una questione di sopravvivenza, di piccoli pezzi di ceto politico che si accorgono della questione soltanto quando si arriva al redde rationem e quando c'è da salvaguardare la propria posizione personale.
Invece, si tratta di una questione fondamentale della democrazia, che va affrontata e che andrà affrontata fuori dalla retorica dell'articolo 51 della Costituzione, caro Bondi; articolo 51 modificato, anche quello, senza vincoli e, quindi riducibile, ancora una volta, a pura retorica elettoralistica (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Invece, nel merito...
In particolare, signor Presidente mi ha indotto a rivolgerle questa domanda la collega Rosy Bindi, la quale ha affermato di votare in un certo modo sull'emendamento Mascia 1.467, a scrutinio palese, che prevede che le liste siano composte la prima di un genere, la seconda di un altro genere, la terza di un altro genere (Commenti)...
Allora, è bene che lei chiarisca o faccia chiarire ai presentatori il senso di questi emendamenti.
Inoltre, signor Presidente, è bene che si capisca cosa significa la seconda parte di questi due emendamenti, quando si dice che nessun genere può essere rappresentato in misura inferiore alla metà. Se sono alternati, uno di un genere e uno dell'altro, è evidente che, nel caso di eletti dispari, questo emendamento creerebbe dei problemi di non poco conto.
Allora, è necessario che sia chiarito il senso di questi voti.
Cercate di stare attenti, colleghi, così evitiamo di dover ripetere cose già dette.
Onorevole Bruno, ha facoltà di parlare.
L'emendamento Amici 1.468 prevede che siano «alternati per genere e in cui, in ogni caso, nessun genere può essere rappresentato in misura superiore ai due terzi». Ciò significa due di un genere e uno dell'altro.
L'emendamento della Commissione 1.620 prevede una quota non inferiore al 30 per cento. Rispetto a tale quota, il criterio è di tre di un genere e uno dell'altro genere (Commenti).
Per quanto riguarda la prossima legislatura...
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.467, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 573
Astenuti 14
Maggioranza 287
Hanno votato sì 177
Hanno votato no 396).
Avverto tuttavia che, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, ultimo periodo, del regolamento, è stata richiesta, dal prescritto quorum di deputati, la votazione a scrutinio segreto. Ricordo che, ai sensi dell'articolo 52, comma 3, chi ha sottoscritto una richiesta di votazione a scrutinio segreto deve essere presente al momento del voto, altrimenti la sua firma si intende ritirata.
C'è bisogno di un tempo tecnico per tale verifica, perché i nominativi vanno immessi nel sistema elettronico.
Pertanto, chiamerò uno ad uno chi ha sottoscritto la richiesta; naturalmente chi vuole ritirare la propria firma può farlo anche ora: Cusumano; Pisicchio; Oricchio; Iannuccilli; Potenza; Luigi Pepe; Mongello; Borriello; Ostilio; Buemi; Ceremigna; Grotto; Di Gioia; Alberini; Mancini; Bottino; Ruggieri; Gerardo Bianco; Filippo Mancuso; De Franciscis; Molinari; Zappaterra; Martinelli; Montecuollo; Villari; Canelli; Santino Adamo Loddo; Carbonella; Duilio; Burtone; Banti; Emerenzio Barbieri; Stagno d'Alcontres; Capuano; De Laurentiis.
Tra i firmatari sono assenti l'onorevole Santulli e l'onorevole Damiani. Vi è un numero sufficiente di firmatari per la proposta: pertanto, il voto su questi emendamenti sarà a scrutinio segreto.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.468, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 585
Astenuti 1
Maggioranza 293
Voti favorevoli 187
Voti contrari 398).
Ricordo che anche la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indico la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.620 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 297
Voti favorevoli 140
Voti contrari 452).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Buontempo 1.447. Chiedo all'onorevole Buontempo se acceda all'invito al ritiro (I deputati Olivieri, Zanotti e Grillini espongono cartelli recanti la scritta: «Perderete comunque» - Deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo gridano: «Brava Santanchè!»).
Prego, onorevole Buontempo (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Popolari-UDEUR, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
Prego, onorevole Buontempo, proceda pure.
Presidente, se continua così o sospende la seduta oppure non posso svolgere il mio intervento!
Colleghi, che cosa c'è (Vivi, reiterati commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Popolari-UDEUR e Misto-Verdi-l'Ulivo)...? Ho capito, il voto è stato (Commenti)... Prego, onorevole Buontempo.
Prego, onorevole Buontempo.
L'eventuale approvazione di questo emendamento non creerebbe alcun danno al quadro generale e all'architettura legislativa sulla quale è articolato il provvedimento in esame di riforma elettorale.
Mi sarei aspettato che il presidente della Commissione e la Commissione avessero quanto meno accantonato l'emendamento in esame, proprio perché lo stesso tende a trovare un punto di equilibrio e di sintesi tra coloro che contestano la lista bloccata e coloro che contestano la preferenza. Pertanto, il mio emendamento tendeva a trovare una via di uscita, un equilibrio, anche perché - onorevole Presidente e mi rivolgo a tutti i presidenti dei partiti - il sistema proporzionale non rappresenta meno democrazia, ma più democrazia. Il sistema proporzionale è, infatti, utilizzato in Europa; si tratta, inoltre, di un sistema, quello previsto, molto vicino a quello con il quale si eleggono i sindaci, i consigli comunali e regionali.
Pertanto, il sistema proporzionale è la fotografia del consenso popolare, mettendo in evidenza quanti voti ha ciascuna partito.
Nel passato, vi sono stati, in alcuni momenti, episodi di degenerazione, ma non ci dobbiamo dimenticare che questo sistema ha retto per cinquant'anni la vita del nostro paese ed oggi non lo si può criminalizzare, come è stato fatto nel corso del dibattito.
Sono sempre stato favorevole al sistema proporzionale per note vicende di attaccamento alle mie idee, alla mia storia, al mio passato, ma quando si è passati al sistema maggioritario sono stato eletto per ben tre volte in collegi senza alcun paracadute di sicurezza, con il voto dei cittadini.
Il sistema maggioritario aveva iniziato a funzionare nel rapporto con i cittadini, ma nello stesso tempo non ha funzionato perché i partiti sono aumentati e perché la rissosità dall'esterno si è trasferita all'interno dei partiti.
Presidente, chiedo un po' di silenzio da parte dell'Assemblea...
Pur essendo favorevole al sistema proporzionale con la previsione della preferenza da subito, parlando con i colleghi, mi sono reso conto che, per chi è stato eletto con il sistema maggioritario ed è deputato da cinque o dieci anni, passare da un bacino di 115 mila abitanti ad un corpo elettorale a cui chiedere la preferenza (pensate a Roma e provincia, alla Puglia, alla Calabria) costituisce una penalizzazione. Ritengo che quei colleghi debbano essere rispettati!
Per tale motivo, ho presentato questo emendamento, il quale prevede che il sistema della lista bloccata è valido per la prima legislatura dopo l'approvazione di questa legge, mentre per le successive è possibile esprimere la preferenza. Infatti, in caso contrario, questa legge sarebbe contestata dai cittadini, che si vedrebbero sottratto il diritto di scegliere un partito, una coalizione che dà il premio di maggioranza e la persona che li deve rappresentare.
Approvando l'emendamento in esame, che rinvia all'elezione successiva a quella del 2006 il voto di preferenza, si troverebbe il giusto equilibrio per un sistema proporzionale sano, vicino alla gente, che valorizza le identità dei partiti, salvando la coalizione.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Buontempo 1.447, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 279
Voti favorevoli 70
Voti contrari 487).
Nella legislazione attuale esiste la previsione per la quale non è possibile candidarsi in più di tre circoscrizioni. A mio avviso, si tratta di una facoltà già ampia. Togliendo tale facoltà, vi sarebbe la possibilità di candidarsi in ciascuna circoscrizione.
Tale norma, all'interno di una legge che già vanifica del tutto il rapporto tra il candidato parlamentare e il territorio, introduce una facoltà di un'ampiezza smisurata. Abbiamo cercato di comprendere cosa si nasconde dietro tale norma, e vorrei che in merito riflettessero i colleghi di Alleanza Nazionale, della Lega e dell'UDC. Evidentemente, vi è la tentazione, a mio avviso attribuibile all'attuale Presidente del Consiglio, che lo ha già fatto altre volte, di candidarsi in tutte le circoscrizioni per drenare il maggior numero possibile di voti della Casa delle libertà a favore delle liste di Forza Italia.
Credo che tale previsione non solo contravvenga all'idea generale secondo la quale è necessario che l'eletto e il candidato abbiano un rapporto più stretto con il territorio, ma sia chiaramente un'altra norma costruita ad hoc per un'operazione propagandistica ed immediata, studiata per la prossima campagna elettorale in modo da regolare i conti interni alla Casa della libertà.
Come abbiamo ripetutamente ricordato, il nuovo meccanismo elettorale trasforma il paese in un unico gigantesco collegio uninominale. L'abolizione del divieto di presentarsi in più di tre circoscrizioni comporta una paradossale personalizzazione della politica. Dunque, si avrà la possibilità di avere un candidato premier che si presenta capolista in tutte le circoscrizioni, rendendo quindi assoluto il suo predominio, non solo sulla sua coalizione, ma anche sulla competizione elettorale. Tutto questo è un ulteriore «scasso» di un sistema che fa della trasparenza nel rapporto tra elettore ed eletto una cosa che lascio a voi giudicare.
Pertanto, spero che votiate in senso contrario a tale norma, e quindi a favore dell'emendamento Boato 1.401.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.401, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 552
Astenuti 2
Maggioranza 277
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 308).
Passiamo alla votazione dell'emendamento 1.500 del Governo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.500 del Governo, accettato dalla Commissione.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 334
Astenuti 237
Maggioranza 168
Hanno votato sì 326
Hanno votato no 8).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.96.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
Si tratta di un meccanismo assurdo, tale da creare la seria possibilità di determinare maggioranze diverse tra Camera e Senato, prefigurando quindi una situazione di paralisi del paese. Tale meccanismo è stato costruito per aumentare il
Vi chiediamo dunque di fermarvi. Vi chiediamo di fermarvi perché la posta in gioco è qualcosa di più alto e di più nobile della sorte di questa o quella parte politica: è in gioco la funzionalità e l'efficienza del sistema politico, è in gioco la stabilità dei Governi, è in gioco la possibilità di aprire, sul serio e finalmente, un circolo virtuoso di riforme e di innovazione, delle quali il paese ha bisogno come il pane e che voi, nonostante abbiate cento deputati in più, non siete stati in grado di garantire.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.96, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 550
Astenuti 7
Maggioranza 276
Hanno votato sì 234
Hanno votato no 316).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 563
Astenuti 5
Maggioranza 282
Hanno votato sì 246
Hanno votato no 317).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 559
Astenuti 6
Maggioranza 280
Hanno votato sì 242
Hanno votato no 317).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 561
Astenuti 5
Maggioranza 281
Hanno votato sì 247
Hanno votato no 314).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 1.601 della Commissione, accettato dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 544
Astenuti 14
Maggioranza 273
Hanno votato sì 426
Hanno votato no 118).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Montecchi 1.24.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
Questo fu il diktat di Berlusconi nel 2001. Ora, quel diktat che riguardava Forza Italia è stato inserito nella proposta di legge in esame: non esistono più i candidati sulle schede elettorali, i cittadini non sapranno chi diventerà parlamentare. Si voterà soltanto un simbolo, dalle urne uscirà poi la sorpresa di chi è parlamentare. Dunque, ci troveremo di fronte all'impossibilità di un rapporto corretto tra elettorato ed eletto, perché nessun cittadino può sapere, recandosi a votare, quale sarà il soggetto che lo andrà a rappresentare. Si è dunque tradotto in legge quanto nel 2001 Silvio Berlusconi decise per il suo partito.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Montecchi 1.24, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 555
Astenuti 6
Maggioranza 278
Hanno votato sì 240
Hanno votato no 315).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 560
Astenuti 6
Maggioranza 281
Hanno votato sì 318
Hanno votato no 242).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.
Il suo silenzio, la sua euforia, la sua esaltazione per il successo, conseguito nell'ossequiosa osservanza dei suoi ordini, mi hanno ricordato la figura di don Gonzalo, di manzoniana memoria.
Manzoni ripercorre la tragedia della peste nel Seicento: malattia, miseria, fame, abbandono, morte. In Italia, al quinto anno dell'era di Berlusconi, non siamo certamente giunti a queste sventure, per l'intelligenza, la capacità, l'operosità e la creatività del nostro popolo. Ma, tuttavia, nel paese vi è crisi economica, finanziaria, industriale (Commenti).
Non vi è possibilità di comparazione fra i due eventi, ma vi sono profonde analogie nel comportamento dei due governanti, quello dell'epoca e l'attuale. Scrive il Manzoni: don Gonzalo (come Berlusconi) pare avesse una grave smania di acquistarsi un posto nella storia, la quale infatti non poté - dice sempre il Manzoni - non occuparsi di lui, ma per ben altre ragioni di quelle sognate da don Gonzalo.
A chi gli rappresentava il pericolo incombente su Milano, don Gonzalo rispose proprio come Berlusconi risponde di fronte ai problemi del paese: non so cosa farci. Con tutto ciò - dice don Gonzalo -, si cercasse di riparare alla meglio e si sperasse nella provvidenza; quella provvidenza che, illusoriamente, per il desiderio di tornare in quest'aula, pensate possa essere rappresentata dalla controriforma elettorale.
Ma, ancor di più, l'analogia è puntuale se pensiamo alla fine di don Gonzalo - la fuga da Milano - e alla programmata aspirazione di Berlusconi a muovere verso le dolcezze, non solo climatiche, dei paradisi caraibici (Commenti).
La partenza di don Gonzalo - scrive Manzoni - fu trista per lui, perché venne rimosso. Il popolo lo incolpava della fame sofferta sotto il suo Governo. All'uscir, dunque, di carrozza in viaggio da Milano, venne fischiato; e la moltitudine che inseguiva, e precedeva, e circondava la carrozza, gridava: va via la carestia; va via il sangue dei poveri (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
Ecco la fine...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Come ricordavo in precedenza, ci troveremo di fronte ad una scheda totalmente priva di nomi. Questa è una netta cesura nel rapporto tra eletto ed elettore.
Probabilmente, qualcuno di voi si è accorto dell'abnormità di questa circostanza e ha pensato di poterla correggere facendo in modo che si possa anche votare non apponendo la croce su un simbolo, ma scrivendo il nome. È un metodo piuttosto discutibile per consentire la rappresentazione della propria volontà elettorale: capite perfettamente che, essendoci numerosi candidati nella lista, a seconda del nome e del modo con cui lo si scrive, il voto potrebbe essere facilmente riconoscibile.
Tutti sappiamo che l'articolo 48, secondo comma, della Costituzione, dice che il voto deve essere segreto. Il vostro emendamento tutto fa meno che lasciare questa segretezza del voto. È un'ulteriore infamia che avete aggiunto ad una pessima legge che vi accingete a votare. Fortunatamente, qualcuno ha pensato bene che il nostro subemendamento possa togliervi qualche problema dal punto di vista della costituzionalità.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Bressa 0.1.453.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 550
Astenuti 4
Maggioranza 276
Hanno votato sì 540
Hanno votato no 10).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 552
Astenuti 9
Maggioranza 277
Hanno votato sì 320
Hanno votato no 232).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.98, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 565
Astenuti 1
Maggioranza 283
Voti favorevoli 241
Voti contrari 324).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 562
Astenuti 1
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 322).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 563
Astenuti 1
Maggioranza 282
Voti favorevoli 240
Voti contrari 323).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.28, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 562
Astenuti 6
Maggioranza 282
Hanno votato sì 243
Hanno votato no 319).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 564
Astenuti 7
Maggioranza 283
Hanno votato sì 322
Hanno votato no 242).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caldarola.
Durante i pochi minuti che ho a disposizione voglio fare alcune considerazioni. In primo luogo, lo storico del futuro che si dovrà occupare del passaggio tra prima e seconda Repubblica troverà in una emeroteca - un posto dove vi sono i giornali - quantità incredibili di articoli, volumi e testimonianze. Lo storico del futuro che si occuperà del cambiamento del sistema politico, attuato attraverso questo provvedimento, troverà un resoconto di due giorni di dibattito: si è mutato tutto in due giorni. Vi pare questo un esempio abbastanza povero per chi intende candidarsi nuovamente a guidare il paese?
Io, al contrario di alcuni miei colleghi, non dirò che noi abbiamo già vinto, e non perché non abbia la medesima convinzione, ma perché non voglio togliermi lo sfizio di una campagna elettorale giocata interamente dall'opposizione. Si tratta di una campagna elettorale che sarà giocata su un tema democratico - mi riferisco al cambiamento di un sistema politico che non troverà posto nel resoconto degli storici -, oltre che sui grandi temi che riguardano il nostro paese.
Essendomi occupato di giornalismo, io i giornali li leggo e deduco che tutto ciò avviene anche perché si racconta che vi è uno scambio riguardante una certa postazione per il Presidente del Consiglio dei ministri attuale e per il Presidente della Camera dei deputati. Non vi è una postazione per l'onorevole Fini, perché quando si comincia da figlio di un Dio minore si rischia di restarci. Ebbene, tutto ciò è una motivazione ben povera per proporre agli italiani una modifica così radicale del sistema politico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 284
Voti favorevoli 234
Voti contrari 332).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 284
Voti favorevoli 236
Voti contrari 330).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 568
Maggioranza 285
Voti favorevoli 237
Voti contrari 331).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Come abbiamo ripetuto in più occasioni, ci troviamo di fronte ad un meccanismo del tutto particolare: c'è un premio di maggioranza senza che vi sia un elemento istituzionale che garantisca che la limitazione dell'eguaglianza del voto, della parità del voto, vada al fine di garantire una maggiore governabilità.
Ci troviamo, cioè, di fronte ad un possibile vizio costituzionale, perché si eliminano quelle che sono le garanzie fondamentali dell'eguaglianza del voto, dell'espressione sovrana del popolo, «attaccandole» ad una semplice promessa, ad una promessa politica, e non ad un dato istituzionale.
Ancora una volta, vi siete trovati a fare un po' di confusione tra quello che è il progetto di riforma della Costituzione (che non è stato ancora approvato), quelli che sono i vostri desideri e quelle che sono ...
Ha facoltà di parlare, onorevole Filippeschi.
La destra, incurante della Costituzione, sta azzerando una legge che, nonostante i suoi difetti, ha funzionato, garantendo responsabilità di scelta degli elettori, stabilità, alternanza, e che ha persino retto al fallimento catastrofico, economico-sociale e civile, della prova di governo di Berlusconi, garantendo per quattro anni e mezzo quella maggioranza tanto ampia quanto sprecata che oggi viene usata per impedire di governare a chi vincerà le prossime elezioni.
Colpendo il bipolarismo, la destra sta scavando un baratro tra società e politica proprio quando l'Italia avrebbe bisogno di stabilità e di efficienza del Governo per risalire la china e costruire il futuro.
Colleghi della destra, voi cercate di imporre, imponete, avete imposto - alla Lega, mi pare - di tornare ai sistemi della prima Repubblica (Commenti del deputato Rizzi), che ressero fino a quando vi furono grandi partiti legittimati, mentre oggi il sistema politico è ancora in mezzo al
Per tutto questo, io credo, dovrete pagare un prezzo molto alto in termini di consenso. Credo che anche l'occasione delle primarie dell'Unione di domenica prossima, di una consultazione...
Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.291, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 281
Voti favorevoli 236
Voti contrari 324).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 284
Voti favorevoli 242
Voti contrari 325).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 285
Voti favorevoli 239
Voti contrari 330).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 569
Astenuti 1
Maggioranza 285
Voti favorevoli 243
Voti contrari 326).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.
Cosa significa? Che circa 190 o, forse, 200 colleghi del centrodestra hanno votato contro quell'emendamento, che pure era stato sostenuto in modo molto forte, molto
D'altronde, voi che avete espresso un voto contrario, bocciando una vostra proposta - che, invece, formalmente, avreste dovuto sostenere in modo eclatante, al fine di introdurre un minimo di tutela, secondo voi, per quanto riguarda l'altro genere -, l'avete fatto, forse, perché vi siete resi conto che quello proposto era un «emendamento farsa», una presa in giro, e che forse sarebbe stato opportuno non introdurlo nell'ordinamento giuridico, qualora il Senato avesse approvato questo provvedimento.
Diventa, allora, del tutto straordinario l'emendamento che esamineremo tra breve, quando stabilite che la soglia del 2 per cento è una finta soglia, perché anche il miglior quoziente, al di sotto del 2 per cento, potrà essere ammesso alla ripartizione dei seggi. Ci troviamo di fronte ad una possibilità di un «fai da te» elettorale, per cui ciascuno si costruisce la possibilità di fare qualche seggio a proprio uso e consumo.
Mi chiedo sempre quale sia la razionalità che vi sostiene nel fare queste cose e la risposta è semplicissima: la paura di perdere!
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.278, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 564
Astenuti 6
Maggioranza 283
Hanno votato sì 244
Hanno votato no 320).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.31, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 288
Voti favorevoli 248
Voti contrari 327).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
Già altri colleghi hanno evidenziato come l'Italia conquisti il primato per numero di soglie di sbarramento tra Camera e Senato: si stabilisce (per la Camera) il 10 per cento per la coalizione, il 4 per cento per i partiti che non si coalizzano, il 2 per cento per i partiti che sono all'interno della coalizione. Ma, come ha ricordato poco fa il collega Bressa, questo 2 per cento, in realtà, è agevolmente sforato al ribasso. Vedremo, infatti, che c'è una previsione che consente, tra le forze politiche che non raggiungono il 2 per cento, a quella che ci si avvicina di più di accedere agli stessi benefici.
Allora, oltre alla assurdità ed alla finalizzazione quasi personale di una norma del genere, come potete dire ancora che passate dal sistema maggioritario a quello proporzionale per superare la frammentazione? A parte il fatto che non si è mai vista una combinazione premio di maggioranza-soglie di sbarramento, qui siamo di fronte ad un incentivo enorme all'ulteriore frammentazione in partiti e partitini, alla quale, per varie ragioni, non ha risposto la legge elettorale attuale (almeno non del tutto), ma che, con questa proposta di legge elettorale e con le norme che introducete, può addirittura dilagare!
Ne parleremo quando arriveremo ad uno specifico emendamento in proposito, che è stato uno degli ultimi regali fatti ad hoc, trattati dentro e fuori le aule parlamentari, che produrrà esattamente il risultato da me evidenziato. Una moltiplicazione delle soglie di sbarramento, ma soprattutto un incentivo alla moltiplicazione...
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.269, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 287
Voti favorevoli 243
Voti contrari 329).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 284
Voti favorevoli 237
Voti contrari 330).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 287
Voti favorevoli 247
Voti contrari 325).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 285
Voti favorevoli 244
Voti contrari 325).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Tuttavia, vorrei tornare sull'argomento introdotto in precedenza: voi riuscite a «sfondare» questo record mondiale prevedendo anche la possibilità che la soglia del 2 per cento sia una soglia virtuale. Ora, la musa ispiratrice di questo emendamento, per cui è possibile aggiudicarsi i seggi anche se non si raggiunge il 2 per cento, ieri teorizzava la seguente motivazione: primum vivere, deinde philosophari.
Credo che, se un partito decide di ricorrere a questi meschini strumenti di ortopedia elettorale per essere rappresentato in Parlamento, ha poca vita politica davanti a sé. Molto meglio sarebbe che ciascuno, in questa sede, si assumesse la responsabilità della rappresentanza di un'idea politica, della rappresentanza di una forza politica, di un progetto politico, affidando agli elettori la decisione se meriti o meno di essere rappresentato in Parlamento. Immaginare di utilizzare queste stampelle è assolutamente improprio, inutile ed anche umiliante per chi vi fa ricorso.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.273, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 285
Voti favorevoli 243
Voti contrari 326).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 568
Astenuti 1
Maggioranza 285
Voti favorevoli 244
Voti contrari 324).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 287
Voti favorevoli 245
Voti contrari 328).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 573
Astenuti 1
Maggioranza 287
Voti favorevoli 73
Voti contrari 500).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
Si tratta di due emendamenti, il secondo dei quali interverrebbe soltanto nell'ipotesi...
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 1.470, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 574
Astenuti 1
Maggioranza 288
Voti favorevoli 98
Voti contrari 476).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 288
Voti favorevoli 72
Voti contrari 502).
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zeller. Ne ha facoltà.
Tale meccanismo rende possibile, anche in futuro, la rappresentanza parlamentare delle minoranze linguistiche presenti sul territorio della provincia autonoma di Bolzano; è evidente che si presuppone un voto compatto delle minoranze per garantire una certa rappresentatività.
Tale soluzione è conforme alla Costituzione ed ai principi indicati dalla sentenza
Annuncio, quindi, il nostro voto favorevole su questo emendamento della maggioranza.
Sin dall'inizio, vale a dire da quando, il 13 settembre, sono stati presentati gli emendamenti Palma 1.500 e 2.500 che cambiavano totalmente la legge elettorale vigente, tutte le forze politiche dell'Unione hanno fatto rilevare che, oltre all'inaccettabilità di carattere generale di un tale stravolgimento unilaterale della legge elettorale, sussistevano anche una serie di evidenti profili di incostituzionalità: dal contrasto con l'articolo 57, primo comma, della Carta costituzionale, in relazione al Senato; alla questione del due distinti premi di maggioranza per Camera e Senato, alla precostituzione del primo ministro, in conflitto con l'articolo 92 della Costituzione, e via dicendo.
Tra le varie questioni indicate, vi era la seguente; mentre con il sistema elettorale attualmente in vigore - che noi auguriamo resti vigente, auspicando che l'iter di questa proposta di legge non si compia con l'approvazione -, ebbene, mentre, appunto, con il sistema attuale vi è la possibilità di una rappresentanza in Parlamento, attraverso il sistema uninominale maggioritario, anche per le forze politiche che siano espressione, in parte, di gruppi linguistici minoritari, con l'impostazione seguita dagli emendamenti allora presentati in Commissione ciò non sarebbe stato più possibile. Ciò era in palese contrasto con la tutela delle minoranze linguistiche garantita dall'articolo 6 della Costituzione e affermata anche per quanto riguarda la materia elettorale dalla giurisprudenza costituzionale.
Esistono però problemi che restano aperti; intanto, il fatto che questo emendamento si colloca nel contesto della logica che informa questa proposta di legge elettorale...
Poi, aggiungo che, siccome questo emendamento è finalizzato a dare la giusta rappresentanza anche alle minoranze linguistiche presenti nelle regioni a statuto speciale in cui vi è una particolare tutela, l'aver inserito in questo emendamento una soglia del 20 per cento significa aver apprestato...
Ebbene, ciò significa aver predisposto una «norma fotografia» ritagliata solo su una di queste forze politiche - la Südtiroler Volkspartei -, che ha pieno diritto di essere rappresentata in Parlamento. Ma da questa soglia rimangono completamente esclusi i ladini, gli sloveni del Friuli-Venezia Giulia, nonché altre minoranze linguistiche che hanno pari dignità, anche se consistenza rappresentativa minore.
Questo è il motivo per il quale esprimo - ma credo che la mia posizione sia
Onorevole Olivieri, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
Vorrei ricordare, infatti, come vi fossero due scelte non condivisibili: da un lato, la soglia del 20 per cento nella circoscrizione elettorale per i partiti rappresentanti le minoranze linguistiche e, dall'altro, l'obbligo di quei partiti di non apparentarsi con nessuna delle coalizioni nazionali. Si trattava, come abbiamo denunciato anche in sede di Assemblea, di un vero e proprio ricatto. Adesso, queste disposizioni vengono soppresse grazie all'emendamento Palma 1.473 al nostro esame, ma permangono comunque alcuni limiti.
Onorevole Bressa, le ricordo che anche lei ha due minuti di tempo a disposizione.
È chiaro che la nostra mancata accettazione, sotto il punto di vista politico, di questa nuova legge elettorale non ci può consentire di votare a favore; pertanto, preannunzio che esprimeremo un voto di astensione sull'emendamento in esame.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.473, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 339
Astenuti 228
Maggioranza 170
Voti favorevoli 320
Voti contrari 19).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.40, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 569
Astenuti 1
Maggioranza 285
Voti favorevoli 238
Voti contrari 331).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 567
Astenuti 1
Maggioranza 284
Voti favorevoli 343
Voti contrari 224).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 286
Voti favorevoli 239
Voti contrari 332).
Passiamo, dunque, alla votazione dell'emendamento 1.603 della Commissione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
Onorevole Bressa, le ricordo che ha due minuti di tempo a disposizione.
Allora, dicevo che questo emendamento - che è stato soprannominato Ikea, perché uno va, si sceglie i «pezzi» di voti e si
Ed allora, per favore, dopo aver parlato di semplificazione del sistema politico, di sistema maggioritario che ha prodotto un'eccessiva frammentazione da correggere, qualcuno di voi ha il coraggio, gli argomenti e la forza per alzarsi e spiegare a noi ed a chi segue i lavori parlamentari per quale ragione non bastava nemmeno una soglia così bassa, quale quella del 2 per cento, e perché andare sotto tale soglia semplificherebbe la rappresentanza politica? È del tutto evidente che tale previsione è, invece, un incoraggiamento ad un'ulteriore frammentazione.
Ma ciò che è del tutto irrazionale ed incoerente è che si affermi il 10 per cento, che si affermi il 2 per cento, che si affermi il 4 per cento (al Senato il 20, l'8 ed il 3) e, successivamente, si dica che vi è anche la «quasi soglia», del «quasi 2 per cento». Ciò fa semplicemente ridere! Fa pena!
È una legge elettorale pensata in questo modo, puramente e semplicemente con una logica di scambio politico interno all'attuale maggioranza. Non è così che si possono stabilire le regole fondamentali per la espressione della sovranità popolare!
Per tali motivi, voteremo contro l'emendamento in esame.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Maggioranza 283
Voti favorevoli 317
Voti contrari 248).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 283
Voti favorevoli 235
Voti contrari 330).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 564
Astenuti 1
Maggioranza 283
Voti favorevoli 331
Voti contrari 233).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.484, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Maggioranza 283
Voti favorevoli 330
Voti contrari 235).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 563
Astenuti 2
Maggioranza 282
Voti favorevoli 326
Voti contrari 237).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 566
Astenuti 2
Maggioranza 284
Voti favorevoli 223
Voti contrari 343).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 566
Astenuti 1
Maggioranza 284
Voti favorevoli 334
Voti contrari 232).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.36, unitamente alla parte non preclusa degli emendamenti Sgobio 2.98, Leoni 2.87 e Cabras 2.88, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 561
Astenuti 5
Maggioranza 281
Hanno votato sì 237
Hanno votato no 324).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 561
Astenuti 5
Maggioranza 281
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 322).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.41, unitamente alla parte non assorbita degli emendamenti Amici 1.79 e Leoni 1.94 non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 566
Astenuti 1
Maggioranza 284
Voti favorevoli 241
Voti contrari 325).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 283
Voti favorevoli 237
Voti contrari 328).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 283
Voti favorevoli 236
Voti contrari 329).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Maggioranza 284
Voti favorevoli 242
Voti contrari 324).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Leoni 0.1.474.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 562
Astenuti 3
Maggioranza 282
Hanno votato sì 239
Hanno votato no 323).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Palma 1.474, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 565
Astenuti 3
Maggioranza 283
Voti favorevoli 335
Voti contrari 230).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.43, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 562
Astenuti 4
Maggioranza 282
Hanno votato sì 236
Hanno votato no 326).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Collè 0.1.604.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
Votanti 345
Astenuti 224
Maggioranza 173
Voti favorevoli 27
Voti contrari 318).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 566
Astenuti 2
Maggioranza 284
Voti favorevoli 341
Voti contrari 225).
Passiamo ai voti.
Avverto che le prossime votazioni avranno luogo a scrutinio segreto.
Indìco nuovamente la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sul subemendamento Collè 0.1.604.1, accettato dalla Commissione e dal Governo.
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 351
Astenuti 219
Maggioranza 176
Voti favorevoli 333
Voti contrari 18).
(Segue la votazione).
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
Votanti 574
Astenuti 1
Maggioranza 288
Voti favorevoli 340
Voti contrari 234).
Prima di votare l'articolo 1, chiedo al relatore se possiamo riprendere l'esame del subemendamento 0.1.452.600 della Commissione, precedentemente accantonato.
Devo ora dare alcune comunicazioni relative alla programmazione dei lavori della seduta di domani. Domani la seduta inizierà alle 9,30, con votazioni fino alle 13,30 e, nel pomeriggio, dalle 15,30 alle 21.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
Ciò che è accaduto oggi, tuttavia, è molto grave e noi lo possiamo dire, visto che in quest'aula siamo stati protagonisti di scelte politiche molto precise - mi riferisco, ovviamente, allo striscione che è stato srotolato da diversi esponenti del nostro gruppo, tra i quali il sottoscritto -, che hanno causato una conseguenza politica molto grave, che abbiamo accettato. In conseguenza della nostra scelta, è stata disposta l'espulsione e l'interdizione dai lavori parlamentari per un periodo da cinque a otto giorni, a seconda dei deputati che hanno partecipato a quell'iniziativa.
Ebbene, oggi è avvenuto qualcosa di molto grave. Lei sa bene che un deputato dell'opposizione, l'onorevole Giachetti, cui va la mia stima personale, alle sue spalle ha esibito, per diversi secondi, assolutamente indisturbato, un cartello con una scritta particolare.
Lei ha convocato l'Ufficio di Presidenza. Io confido che l'Ufficio di Presidenza, da lei presieduto, adotti lo stesso metro di giudizio che è stato adottato nei mesi passati. Ciò non per volontà di semplice vendetta, ma perché i gesti politici, in questa Camera, devono avere una conseguenza politica. Se ciò non avverrà, ovviamente si creerà un precedente molto pericoloso, che, ovviamente, potrà essere utilizzato anche da altri deputati.
Nell'ambito dell'episodio che sto citando c'è stata, quanto meno, una grave disattenzione da parte degli assistenti parlamentari, i quali o sono stati molto disattenti - mi riferisco ai commessi d'aula che erano alle sue spalle -, oppure - ma non voglio pensare a questa ipotesi - sono stati accondiscendenti nel lasciare il deputato Giachetti diversi secondi alle spalle della Presidenza.
Anche su questo aspetto spero che la Presidenza riesca a dare una risposta chiara e ragionevole, e sono sicuro che la darà (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana).
Vorrei affrontare tale argomento solo in sede di Ufficio di Presidenza, perché non mi sembra appropriato aprire in questa sede e in questo momento una discussione su di esso.
Non entro minimamente nel merito della questione, ma vorrei soltanto dirle, dal momento che sono stati chiamati in causa i commessi...
I commessi hanno agito esattamente in questo modo perché io, preavvertito del fatto che vi sarebbero stati disordini, ho stabilito che essi non dovessero assolutamente interferire con azioni che avrebbero potuto dar luogo a fraintendimenti; pertanto, i commessi hanno la mia totale approvazione per come si sono comportati.
Il presidente della V Commissione ha scritto in data odierna una nuova lettera, nella quale ha reso noto che la Commissione medesima ha convenuto in ordine all'esigenza di un ulteriore differimento dell'inizio della discussione in Assemblea, facendo presente che la Commissione medesima non è stata in grado di concludere l'esame in sede referente, perché il rappresentante del Ministero dell'economia e delle finanze ha manifestato l'impossibilità di fornire tutti gli elementi di chiarimento che erano stati sollecitati.
A questo punto chiedo al presidente della V Commissione e, soprattutto, al Governo se vogliano fornire indicazioni sul proseguo dei lavori.
Do la parola al relatore, onorevole Peretti, che interviene in vece del presidente della Commissione.
SORO ed altri*; FONTANA; SODA**; GAZZARA ed altri; BENEDETTI VALENTINI ed altri; NESPOLI; NESPOLI; BENEDETTI VALENTINI; BENEDETTI VALENTINI ed altri: Modifiche alle norme per l'elezione della Camera dei deputati e del Senato della Repubblica (2620-2712-3304-3560-5613-5651-5652-5908-6052-A)
- Relatore: Bruno.
*I deputati dei gruppi dei Democratici di Sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, delle componenti SDI-Unità Socialista e Popolari-UDEUR del gruppo Misto e il deputato Damiani hanno ritirato la loro sottoscrizione dalla proposta di legge.
**Il deputato Soda ha ritirato la sua sottoscrizione dalla proposta di legge.