Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 687 del 12/10/2005
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La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 10.

Si riprende la discussione.

(Ripresa esame articolo 1 - A.C. 2620 ed abbinate)

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, la ringrazio per avermi dato la parola. Infatti, intendo porre alla sua attenzione e a quella dei colleghi alcune questioni che riguardano particolarità ed anomalie registrate durante il dibattito svoltosi nella giornata di ieri. Innanzitutto, vorrei fare riferimento al comportamento tenuto dai colleghi della maggioranza... Forse è meglio che attenda qualche istante.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore prendete posto in modo da consentire il regolare svolgimento della seduta.
Onorevole Violante, la prego di proseguire.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, il mutamento del sistema elettorale comporta anche un cambiamento di sistema politico. Quindi, è importante che su tale questione si possa aprire un confronto e che i colleghi della maggioranza, sostenitori di questa legge, esprimano le proprie ragioni. Noi abbiamo posto alcune questioni radicali che riguardano i seguenti profili: la sottrazione agli elettori della possibilità di scegliere i candidati; un eccesso di potere dato ai partiti politici; l'instabilità dei governi a causa dell'alta probabilità che si verifichino maggioranze diverse tra Senato e Camera; un testo confezionato in progress, visto che ogni tanto vengono presentati nuovi emendamenti che ne cambiano la sostanza.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, su questi aspetti vorremmo capire bene quali siano le ragioni del relatore e dei colleghi della maggioranza. È impossibile procedere ad una riforma elettorale senza che parli nessuno dei suoi sostenitori. Lei ieri ha fatto riferimento al nostro ostruzionismo: ebbene, ma cosa dobbiamo fare, bisogna stare tutti zitti a votare e basta (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)? Su quale terreno si può stabilire un confronto con la maggioranza? Quindi, chiedo che venga posta fine a questa anomalia. È chiaro che questo non dipende da lei, bensì dai colleghi parlamentari, dai capigruppo e dai leader della maggioranza. Tuttavia, consideriamo fondamentale che su questa materia i colleghi diano risposte e repliche alle obiezioni che stiamo sollevando. Inoltre, tutti i giornali oggi pongono un punto che riguarda il Presidente dell'Assemblea, relativamente alla segretezza del voto (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

GENNARO CORONELLA. Basta!


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LUCIANO VIOLANTE. In proposito esistono fotografie (Commenti)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, poiché dobbiamo lavorare a lungo, cerchiamo di restare sereni, in modo da facilitare le cose. Onorevole Violante, la prego di continuare.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, dicevo che esistono fotografie e dichiarazioni. Il ministro Calderoli è nuovamente tornato, con un'intervista rilasciata oggi ad un quotidiano, sulla questione della segretezza del voto.
Signor Presidente, come lei mi insegna, il Presidente dell'Assemblea, tra le sue poche e fondamentali funzioni, ha quella di garantire la libertà dei parlamentari in genere e, in particolare, quella di espressione del voto. Ebbene, si è visto chiaramente che le tecniche di controllo impediscono tale libertà. Pertanto, signor Presidente, le chiedo di convocare la Giunta per il regolamento per stabilire in quali termini può essere garantita la segretezza del voto (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, silenzio per favore!

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, l'articolo 49, terzo comma, del regolamento stabilisce una modalità di votazione segreta veramente garantita. In ogni caso, a garanzia di un diritto fondamentale dei parlamentari, le chiediamo di valutare in quali modi si può garantire la segretezza del voto in queste condizioni.
Francamente la cosa che maggiormente ci colpisce è il fatto che in tutta la giornata di ieri non siano emersi i motivi a sostegno di questo cambio di legge elettorale. Nessuno li conosce. Sappiamo bene che il centrodestra non può presentarsi come coalizione perché la componente dell'onorevole Follini dichiara che non voterà l'onorevole Berlusconi come capo della coalizione. Tuttavia, questi sono problemi politici interni alla coalizione, che voi state scaricando sul paese quando esso ha bisogno di ben altro.
Ieri sera alcune colleghe di Roma hanno citato il caso drammatico di un pensionato che si è ucciso a causa del rischio di sfratto. Ebbene, il Governo ha prosciugato i fondi destinati agli affitti grazie ai quali i comuni potevano dare un sostegno per rispondere alle necessità in questo settore (Commenti).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, scusate... Onorevoli colleghi, vi prego... È perfettamente legittimo che l'onorevole Violante sostenga quello che ritiene opportuno; non possiamo certo cassare le sue dichiarazioni perché non ci fanno piacere! Ma scusate, che modo di fare è...!

LUCIANO VIOLANTE. Capisco, Presidente, che si tocchi un punto debole...

PRESIDENTE. Lei lo tocchi tranquillamente...

LUCIANO VIOLANTE. Lo tocco tranquillamente, grazie: il fallimento delle politiche perseguite finora. Le chiediamo quindi, signor Presidente, di assumere tutte le iniziative, a partire dalla convocazione della Giunta per il regolamento, per garantire la segretezza del voto. Chiediamo che i colleghi spieghino le loro posizioni.
Infine, signor Presidente, ci consenta di esprimere un giudizio. I giornali di oggi riportano dichiarazioni soddisfatte della maggioranza, perché non ci sono stati franchi tiratori o sono stati pochi. Ma il punto è un altro, signor Presidente, onorevoli colleghi (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi voglio dire una cosa: se non consentite di parlare, state molto attenti, perché mi obbligate ad assumere delle responsabilità, per cui vi prego...

LUCIANO VIOLANTE. La cosa singolare, signor Presidente, è che i capi della maggioranza sono contenti di aver avuto il


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voto dei loro deputati, ma stanno perdendo il voto dei cittadini: questa è la questione politica che intendo sottoporre all'attenzione di tutti (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
In questa situazione le chiediamo, signor Presidente, di sospendere la seduta e di convocare la Giunta per il regolamento prima del primo voto segreto, per garantire a tutti i colleghi della maggioranza che il loro voto sia davvero non controllato e corrispondente alle loro intenzioni.

FILIPPO ASCIERTO. Provocatore!

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, mi vedo anch'io costretto a richiamare le osservazioni che le ho sottoposto ieri, perché non c'è dubbio che quanto pubblicato dai giornali di questa mattina, vale a dire le foto riportate da numerosi quotidiani e l'intervista del ministro Calderoli, che reitera le sue posizioni di ieri, non può passare sotto silenzio. Mi rivolgo a lei, quale garante dell'Assemblea, perché credo sia il primo a rendersi conto della gravità di quello che abbiamo letto oggi sui giornali.
Mi rivolgo ai colleghi della maggioranza: vedete, abbiamo preso atto di ciò che è accaduto ieri e dei risultati. Ci compiaciamo, come voi vi state compiacendo, perché siete riusciti a garantire compattezza. Siamo contenti della vostra gioia. Non è che non abbiamo visto quello che è accaduto. C'è tuttavia un principio che vale più del merito delle votazioni di ieri e di oggi, c'è un principio al quale non vogliamo che il Parlamento rinunci: la garanzia del voto libero, qui dentro, di tutti i parlamentari.
È vero, voi fate questa legge per una convenienza di parte. Lo avete detto, il Presidente del Consiglio ha detto: c'è un'emergenza tecnica, i sondaggi dicono che siamo perdenti, e quindi siamo costretti a cambiare il sistema elettorale. Credo che non smentirà questa affermazione. Voi fate questa legge, che il Presidente del Consiglio ha chiesto al Presidente della Camera di garantire nel risultato finale: ma noi non vi consentiamo, per ottenere questo risultato, di esercitare e consumare violenze procedurali, come quelle che si sono viste e che si sono lette oggi sui giornali.
Vedete, cari colleghi della maggioranza, oggi il ministro Calderoli ha ripetuto questo concetto: ma quale battuta, ora la legge sarà ancora più blindata perché i parlamentari non sanno se è vero o no che il voto segreto si può controllare. Questo era l'effetto che voleva ottenere, e rispetto a ciò, signor Presidente della Camera, lei non può cavarsela dicendo che in privato il ministro Calderoli le ha chiesto scusa. C'è un fatto intimidatorio che viene ostentato in un'intervista ad un giornale, e l'effetto intimidatorio che il ministro Calderoli dice di aver ottenuto.
Di fronte a questo, lei non può cavarsela dicendo che in privato il ministro si è scusato. Allora io dico che non bastano queste parole. E non basta nemmeno la dichiarazione di Giovanardi. Non abbiamo visto una censura rivolta dal Presidente del Consiglio al suo ministro, che ha offeso in questo modo il lavoro del Parlamento.
Nel clima determinatosi, signor Presidente, ne va del prestigio della Camera, ne va anche del prestigio del Governo e di questa maggioranza. È a garanzia vostra, che state votando questa legge che cambia il sistema, che noi formalmente le chiediamo, signor Presidente, di convocare, (come ha già fatto il collega Violante) la Giunta per il regolamento. Ciò affinché si torni ad una modalità di voto prevista dal regolamento (come rilevato ieri dall'onorevole Giachetti) che garantisce la segretezza delle votazioni. Oggi questo è il problema. A lei, signor Presidente, è chiesto di difendere il prestigio del Parlamento, la serietà e l'onorabilità dei singoli parlamentari (Commenti).
Per questo le chiediamo di sospendere la seduta e convocare la Giunta per il


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regolamento (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

FRANCESCO GIORDANO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, anche noi vorremmo consigliarle di rispettare fino in fondo le prerogative di tutti i parlamentari. So esattamente quello che dico, perché leggo alcune affermazioni di un ministro della Repubblica, che ieri ha sostenuto che stava scherzando. Vorrei capire se scherza ancora. Leggo che questo ministro, Calderoli, dice che subito dopo un voto segreto andava a controllare i tabulati e «...così sapevo chi dei nostri aveva votato diversamente dalle indicazioni. Quando è cominciata spargersi la voce, hanno immediatamente smesso di fare giochetti».
Capisco che c'è una certa intolleranza nei confronti del nostro modo di intervenire, ma vorrei rivolgermi a chi ha a cuore la centralità del Parlamento e il mandato del singolo parlamentare. Oggi, con tanta disinvoltura, il tema della segretezza del voto, e non solo (con le modalità che sono state richiamate dai colleghi), è messo seriamente in discussione.
Per questa ragione le chiediamo, come anche gli altri, di convocare la Giunta per il regolamento.
La seconda questione, signor Presidente, riguarda sempre la stessa intervista. Quindi non viene da questa parte una critica di fondo al funzionamento di questo dibattito. Signor Presidente, è la prima volta nella storia della Repubblica italiana - vorrei che fosse chiaro a tutti! - che si fa una legge elettorale solo a colpi di maggioranza. È la prima volta! Quindi siete di fronte ad un atto che non ha precedenti.
Sentite cosa dice il ministro Calderoli. Egli afferma che al Senato potrebbero esserci, in virtù del vostro sistema, maggioranze diverse. E ride di queste maggioranze diverse. Egli afferma che non sa se «tutti qui dentro, compresi i nostri, hanno ben capito di cosa stiamo parlando e cosa stiamo votando». Non sono parole mie, ma del ministro Calderoli.
Allora mi chiedo: si fa una forzatura di questa natura per la prima volta nella storia repubblicana, perché così è dalla cronaca parlamentare e, contemporaneamente, si affermano queste cose? Voglio capire. Noi non assumeremo mai (perché la nostra è una contrarietà di fondo) un atteggiamento volto al miglioramento di questo testo, perché nasce da esigenze radicalmente diverse. Ma volete spiegarci, invece di stare in silenzio, dopo che ricorrete ad una forzatura di questa natura, le ragioni ed il perché della tenuta di questa legge elettorale? Io credo che questo sia un diritto sacrosanto.
Ci troviamo di fronte ad un atto di forza inaudito, che rischia - mi appresto a concludere, signor Presidente - di essere un precedente nella storia parlamentare.
Lo sappia bene ciascun deputato dell'attuale maggioranza: può essere un precedente! A maggioranza fate le leggi elettorali; dopo, sarà possibile fare, a maggioranza, qualsiasi cosa!

FRANCESCO MARIA AMORUSO. Voi avete fatto di peggio!

ANTONIO LEONE. L'avete già fatto!

MARCO BOATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, premesso che, negli interventi sull'ordine dei lavori, l'aspetto procedurale, come loro capiscono bene, signor Presidente e colleghi, si intreccia con l'aspetto politico-istituzionale, debbo dire che condivido, ovviamente, le considerazioni già svolte dai colleghi Violante, Castagnetti e Giordano, alle quali aggiungerò soltanto qualche ulteriore e breve riflessione.
Signor Presidente, ieri, con molto garbo, come di consueto, lei ha implicitamente criticato l'utilizzazione del tempo


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per gli interventi a titolo personale nel corso del dibattito. Potrò scandalizzare qualcuno, ma anch'io sono a disagio per tutto ciò. Tuttavia, signor Presidente, le chiedo, mi chiedo, e chiedo anche ai colleghi: questa situazione è stata determinata dal modo di intervenire dei deputati dei gruppi dell'opposizione o, invece, è stata indotta e determinata dal modo incredibile in cui si sta stravolgendo il sistema elettorale? Lo si sta facendo nel giro di pochi giorni, in quest'aula (successivamente, ciò avverrà, eventualmente, anche nell'aula del Senato), senza alcun dibattito pubblico, senza alcun confronto parlamentare, senza una dialettica tra maggioranza ed opposizione o dentro la maggioranza e persino dentro opposizione! Per la verità, almeno all'interno dell'opposizione, la dialettica c'è stata, perché in quest'aula sono intervenuti colleghi di gruppi che, sul piano - come dire? - ideologico o di principio, sarebbero proporzionalisti ...

ALFREDO BIONDI. E allora ...!

MARCO BOATO. ... come del resto hanno lealmente dichiarato, spiegando, però, perché si oppongono tutti all'imposizione dello stravolgimento della legge elettorale.
Ciò sta avvenendo con emendamenti, subemendamenti, nuovi emendamenti e subemendamenti presentati, di giorno in giorno, o dal Governo o dalla maggioranza o addirittura da componenti della maggioranza i quali chiedono emendamenti della Commissione in cambio del ritiro dei propri. Signor Presidente, le sembra dignitoso quello che sta avvenendo? Questo è ciò che sta avvenendo! La maggioranza si sta autogestendo al proprio interno la legge elettorale del nostro paese, a suon di trattative private su emendamenti e subemendamenti che vengono portati all'esame dell'Assemblea!
Lei, signor Presidente, sia pure con il garbo e con lo stile consueti, in qualche modo scarica la situazione sull'opposizione; ed io, glielo dico da una posizione diversa dalla sua - volevo dire opposta, ma dico diversa -, la vivo con sofferenza: non sono contento neanch'io di come stanno andando le cose.
Questa è la situazione che hanno determinato la maggioranza ed il Governo, a causa del loro imporre unilateralmente e addirittura di non spiegare, di non motivare, di non intervenire, di non confrontarsi, salvo poi lamentarsi se l'opposizione è costretta - starei per dire: è ridotta - ad usare, incivilmente, gli strumenti che sono nelle mani di chi deve servirsi del regolamento parlamentare (l'alternativa è quella di rovesciare il tavolo e di dire che non stiamo più a questo gioco, perché qualcuno sta evidentemente barando).
La seconda considerazione ... Non so chi stia conferendo con lei, signor Presidente, ma se si potesse evitare mentre mi sto rivolgendo ... Ah, vedo che si tratta di un membro autorevolissimo del mio gruppo, però mi stavo rivolgendo al Presidente ...
C'è una seconda questione che intendo sottoporle, signor Presidente, anche se l'hanno già fatto alcuni colleghi (ma vorrei che non si facesse ironia al riguardo).
Ieri è stata posta più volte la questione delle dichiarazioni di Calderoli. Non nutro animosità nei confronti del ministro Calderoli (ogni tanto viene al banco delle Commissioni e facciamo anche qualche battuta). Ma, signor Presidente della Camera, non è immaginabile che, alla presenza del Presidente del Consiglio, si alzi il ministro per i rapporti con il Parlamento e dica che probabilmente quelle del ministro per le riforme istituzionali sulla violazione della segretezza del voto sono boutade! Ma non si rende conto della gravità inaudita che questo comporta rispetto al prestigio dell'istituzione di cui tutti noi facciamo parte (anche lei, Presidente)?

PRESIDENTE. Onorevole Boato...

MARCO BOATO. Condivido ciò che lei ha detto, cioè che, ovviamente, sono al di fuori di qualunque ipotesi di realtà le idiozie - altro che boutade! - del ministro Calderoli. Non è pensabile che, da giorni,


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di questo si discuta nelle televisioni e, oggi, sui giornali come di un'ipotesi con un qualche effettivo fondamento, ledendo il prestigio delle istituzioni, ridicolizzando il Governo, esponendo a figuracce il ministro per i rapporti con il Parlamento, con un Presidente del Consiglio che sta in aula in silenzio ed inerte!
In conclusione, signor Presidente, c'è un unico argomento su cui tutti stanno discutendo fuori da quest'aula o, semmai, a bassa voce in quest'aula: la rappresentanza di genere. Bene, questa aula non riesce neanche a discutere pubblicamente del grande problema di una Camera composta per il 90 per cento da uomini e per il 10 per cento da donne che deve cambiare le regole! Questo è umiliante, signor Presidente! Vedo i capannelli delle colleghe bravissime del centrodestra che vanno ad implorare un emendamento (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale - Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione)...

CARLA CASTELLANI. Presidente, c'è un limite!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato...

MARCO BOATO. Questa situazione è umiliante per tutti, signor Presidente, ma neanche in questa aula avviene il confronto! Esso avviene nei corridoi, nelle stanze, fuori di qui e tutti sono preoccupati se si voterà a scrutinio segreto per poterglielo bocciare (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e della Margherita e DL-L'Ulivo)...!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato.

ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ELIO VITO. Signor Presidente, con il mio intervento non voglio impedire all'aula di procedere con le votazioni. Tuttavia, non me ne vorranno i colleghi di maggioranza, credo che una piccola replica, senza voler per questo aprire una discussione più generale, all'intervento dei colleghi capigruppo dell'opposizione, che, peraltro, ripropongono questioni già poste nella giornata di ieri, vada fatta, soprattutto, a mio avviso, a tutela del ridicolo al quale si stanno esponendo i colleghi dell'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana).
Oggi, leggendo le pagine dei giornali, abbiamo assistito alla polemica assurda che è stata sollevata. Ma perché non considerate, colleghi dell'opposizione, l'ipotesi più rispettosa nei confronti dei parlamentari della maggioranza, e cioè che non sono stati militarizzati (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo), che non c'è stato alcun ordine di votare con il dito medio, indice o anulare (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Perché non considerate che non c'è stata alcuna pratica di controllo dei franchi tiratori (che non esistono, ed i voti lo stanno dimostrando)? Semplicemente, vi trovate di fronte ad una maggioranza di centrodestra che è compatta nell'approvare questa legge (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro) e che sarà compatta in campagna elettorale per farvi restare all'opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
Perché non siete più rispettosi dei colleghi di maggioranza? È mai possibile che i colleghi della sinistra siano tutti liberi, intelligenti, autonomi e quelli di centrodestra debbano essere per forza dei codardi, degli stupidi, dei vigliacchi, dei militarizzati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Prendete atto della realtà!
Presidente, reputo offensive le dichiarazioni che si stanno facendo e se, mi permette - lei poi la valuterà -, reputo


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offensiva anche nei suoi confronti la richiesta di convocare, addirittura a votazioni già iniziate, dopo l'esito dei voti di ieri, dei quali mi auguro prenderete finalmente atto, la Giunta per il regolamento. Ma per deliberare su cosa, Presidente, visto che le prassi sul voto segreto sono consolidate da anni?
In conclusione, Presidente, naturalmente, ognuno è libero di fare opposizione come vuole. Io, personalmente, che ho le mie rimembranze, la mia storia, come i colleghi sanno, sono molto più affezionato, onorevole Violante, ad un'antica sinistra che, in quest'aula parlamentare, aveva difeso il voto palese, che rivendicava il voto palese e non l'utilizzo dei franchi tiratori, come ha fatto l'onorevole Prodi, nemmeno onorevole (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!
Perché non tornate a quell'antica prassi? Prendete atto della realtà: chiedete il voto palese. Magari, come avete visto ieri, ci guadagnate anche un paio di voti e potremmo così finirla con questa polemica assurda (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!

PRESIDENTE. Avverto che, sui temi sollevati dai colleghi intervenuti, darò la parola ad un deputato per ciascun gruppo che ne faccia richiesta. Ricordo che per il gruppo Misto è già intervenuto l'onorevole Boato.

ANDREA GIBELLI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà

ANDREA GIBELLI. Vorrei anch'io associarmi alle parole formulate dal collega Elio Vito, svolgendo ulteriori considerazioni. Evidentemente, l'attacco rivolto anche oggi al ministro Calderoli non trova nelle sue parole una giustificazione sufficiente; ciò dimostra ancora una volta come gli interventi dei colleghi di centrosinistra non siano critiche dirette al ministro Calderoli, bensì a lei, signor Presidente, che evidentemente non è ritenuto all'altezza di considerazioni svolte nella giornata di ieri, in modo assolutamente preciso, in ordine all'andamento dei lavori.
Questa è la natura strumentale di diversi interventi, che dimostrano come la volontà sia quella di perpetuare l'atteggiamento ostruzionistico rispetto ad una maggioranza che, a buon diritto, può continuare i propri lavori.
Per quanto riguarda le lezioni di democrazia che ancora in quest'aula ci vengono impartite, vorrei ricordare all'onorevole Violante, che in tante occasioni ricorda che è la terza volta che si interviene per modificare la legge elettorale - e vorrei fare riferimento anche a lei, signor Presidente -, tutte le volte che noi abbiamo subito l'interpretazione restrittiva delle norme regolamentari, nel corso della passata legislatura, da parte di chi oggi ci viene ad impartire lezioni di democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Si tratta di gente che in questa sede ci dice di ampliare i tempi degli interventi, come lei giustamente ha fatto, su una materia delicata, mentre fuori dal Palazzo dimostra di non credere alle cose che sostiene qui, chiedendo, a sinistra, di rimuovere procuratori della Repubblica perché iscritti ad un club! Questa è democrazia o qualcos'altro (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)? Oppure propone iniziative politiche nelle quali si tenta di tenere insieme, da un lato, i cartelloni di Mastella nei quali si parla della famiglia e, dall'altro, gli incappucciati: evidentemente, la ragione di questa opposizione è un'altra, vale a dire l'esigenza di costruirsi un nemico per riuscire a stare insieme, dal momento che attraverso il vostro programma non ci riuscite!
La legge elettorale che ci sarà, questa, se passerà, o anche quella attualmente in vigore ... Possiamo dimostrare che oggi parliamo della legge elettorale perché i punti del programma di Governo li abbiamo già realizzati! Potrei fare l'elenco di tutte le riforme che siamo riusciti ad approvare e che voi invece continuate a


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sbandierare, visto che non siete in grado di stare insieme nemmeno all'opposizione e che vi limitate a dipingere un nemico.
La vostra posizione non è a favore di qualcosa ma contro qualcun altro: gli elettori se lo ricorderanno (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Vorrei intervenire, pur ritenendo esaustive le considerazioni svolte dall'onorevole Elio Vito. Tuttavia, dal momento che la Presidenza ha invitato ad intervenire ulteriormente - senza obbligo, si intende - vorrei dire ai colleghi della sinistra che siamo rimasti veramente esterrefatti, in particolar modo ieri, ma anche oggi. L'incredibile accusa del voto effettuato con il dito mignolo, anulare, indice - non abbiamo ancora capito - o con il medio (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...

IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, mi vogliono spiegare con quale dito ... Fanno tutto con le dita, loro! Sono attrezzatissimi (Commenti dei deputati di Alleanza Nazionale)! Abbiamo ascoltato ieri che questa accusa veniva addirittura rivolta ai banchi di Alleanza nazionale: un anonimo deputato di Alleanza nazionale lo avrebbe detto. Oggi, invece, i giornali dicono che non si tratta più di un anonimo deputato di Alleanza nazionale, bensì di un anonimo o meno anonimo deputato di un altro partito.
La verità, qual è, cari colleghi? Avevate puntato tutto su un'evenienza non verificatasi (Commenti dei deputati Guerzoni e Nannicini); basta leggere le vostre dichiarazioni di qualche giorno fa: un invito a fare i franchi tiratori, rivolto ai deputati del centrodestra, con la certezza che in tale schieramento vi sarebbero state divisioni e fratture. Essendovi resi conto che i calcoli fatti erano completamente sbagliati, state cercando di «buttarla in rissa», ma vi voglio segnalare che da questa parte dell'emiciclo non troverete alcuna sponda. È fatica sprecata cercare di provocare, come state facendo anche questa mattina, con frasi irripetibili, tanto abbiamo capito il vostro gioco: sconfitti sul piano politico, non vi resta che la strada della rissa. Con noi, non ce la farete (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)!

DONATO BRUNO, Relatore. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Onorevole Bruno, come presidente della Commissione, lei è stato chiamato in causa in riferimento al primo punto affrontato dall'onorevole Violante nel suo intervento. Su questo solo, e non sul resto, le concedo un minuto.
Ha facoltà di parlare, onorevole Bruno.

DONATO BRUNO, Relatore. La ringrazio, signor Presidente.
Ritengo che, più che il primo punto, sia il merito del provvedimento - sul quale ci soffermeremo nel prosieguo dell'esame - ad interessarmi in veste di presidente della Commissione. Si tratta infatti dei lavori che stiamo portando avanti; riportando testualmente l'espressione pronunciata dall'onorevole Violante, essi riguardano un testo «in progress».
Dunque, noi abbiamo depositato - e ritengo siano fatti ormai noti all'Assemblea - proposte emendative della maggioranza; si è aperto, su ciò, un dibattito. Devo anzi aggiungere che sul dibattito apertosi sui due emendamenti sono intervenute anche riflessioni (riportate dalla stampa) della Presidenza della Repubblica.
In questo senso, stiamo lavorando; quindi, ritengo che il presidente Violante facesse riferimento a quelle modifiche e a


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quegli aggiustamenti emendativi resisi necessari ad una puntuale riflessione sul testo. Interventi che oggi, a mio avviso, ci consentono anche di considerare il testo scevro da eventuali profili di incostituzionalità, che in qualche modo, lo ribadisco, la maggioranza aveva già segnalato e la stessa opposizione si era fatta carico, in sede di discussione, di sottolineare.
Volevo aggiungere solo un'altra riflessione; poi, il resto sarà valutato nel prosieguo dell'esame. Quando il presidente Violante parla della sottrazione agli elettori della possibilità di esprimere il voto di preferenza...

LUCIANO VIOLANTE. No!

DONATO BRUNO, Relatore. Inviterei il presidente Violante (ma l'avrà fatto sicuramente) a leggere i resoconti della discussione svoltasi in Commissione. I rappresentanti dei quattro partiti dell'opposizione hanno considerato il sistema delle preferenze - e ripeto testualmente quanto dichiarato dal collega Boato - una norma criminogena. L'opposizione, in quella sede, ha ritenuto che avremmo dovuto meglio verificare il riparto allora ipotizzato dei seggi, 50 per cento con le preferenze e 50 per cento con le liste bloccate, atteso che il voto di preferenza ci avrebbe fatto tornare ad una fase politica che era meglio dimenticare, anziché attualizzare.
Quindi, ribadisco che fortunatamente sono tanti gli argomenti che hanno indotto, la maggioranza soprattutto, a migliorare il testo. Di volta in volta, quando si presenterà l'occasione, le chiederò la parola, Presidente.

PRESIDENTE. Confido proprio sul fatto che lei, onorevole Bruno, dia un contributo importante, come relatore e come presidente...

MARCO BOATO. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Volevo, invero, rispondere sulle altre questioni poste. Tuttavia, le darò la parola, onorevole Boato. Ha facoltà di parlare.

MARCO BOATO. Signor Presidente, siccome intratteniamo, con il presidente e relatore Bruno, un rapporto di correttezza indubbio, mi permetto di osservare che non mi sembra corretto riportare, in sede di espressione di un parere, un riferimento ad un intervento in Commissione riferito all'ipotesi di voto di preferenza in circoscrizioni di 9 milioni di abitanti. Io ho asserito che il sistema delle preferenze, rispetto a 9 milioni di elettori, vuol dire costringere ad una...

PRESIDENTE. Bene, allora questo punto è chiarito, onorevole Boato.
Onorevoli colleghi, a parte la questione sollevata dall'onorevole Violante, alla quale confido darà una risposta oggi, nei fatti, e non con le parole, l'onorevole Bruno, in veste di relatore, vorrei dirvi che sono alquanto meravigliato circa il problema sollevato. Infatti, noi leggiamo i giornali di oggi, ma abbiamo ben chiaro anche quanto accaduto nel passato nel nostro paese.
Nel passato, in Parlamento si votava in modo diverso. Chiedo ai colleghi che allora sedevano in Parlamento - penso al mio ex capogruppo, l'onorevole Gerardo Bianco, che in quegli anni guidava il gruppo della Democrazia cristiana - di confermare che nel 1986 si passò, dopo lunghi studi, al sistema elettronico così come oggi è congegnato, perché si riteneva che il sistema delle palline, delle urne e delle schede - come poteva precedentemente essere organizzata la votazione - fosse assolutamente inadeguato a garantire la segretezza del voto. Vi sono centinaia di pagine dei giornali dell'epoca che rappresentarono i pareri unanimi di tutti i gruppi parlamentari!
Onorevoli colleghi, vorrei rispondervi non con delle opinioni, ma con la lettura del regolamento. L'articolo 55, infatti, recita: «La votazione per scrutinio segreto normalmente ha luogo mediante procedimento elettronico. In caso di difetto dei relativi dispositivi, il Presidente fa apparecchiare due urne. Ad ogni votante sono date due palline, una bianca ed una nera, da riporre nelle urne». Vorrei sottolineare


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come ciò sia contemplato in caso di difetto del dispositivo di voto, perché nemmeno nell'ambito della previsione regolamentare si ritiene che vi sia un meccanismo capace di tutelare la segretezza del voto in modo migliore.
Questo problema, dal 1986 in poi, non è mai stato sottoposto all'attenzione dell'Assemblea, in nessuna circostanza e da nessuna parte politica (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)! Allora...

ALFREDO BIONDI. Non vogliono perdere!

PRESIDENTE. Scusatemi, ma vi debbo dire che la stessa...

ROLANDO NANNICINI. E quello che ha detto Calderoli?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)... Onorevoli colleghi, il ministro Calderoli può dire quello che vuole, anche la sciocchezza che il voto segreto non è tale! Per me fanno fede quella che, in quest'aula, è la parola del Presidente, quello che sanno i funzionari della Camera e le scuse formali che sono state rivolte dal Governo! Tutto il resto è una legittima polemica politica, ma non mi può riguardare come Presidente della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro).
Vorrei aggiungere, onorevoli colleghi, che io ho grande rispetto per l'onorevole Violante, per l'onorevole Castagnetti e per gli altri presidenti di gruppo. Ritengo impropria la convocazione della Giunta per il regolamento; tuttavia, alle 13,30, solo per accedere ad una richiesta in tal senso - cioè per cortesia -, la convocherò.
Non so di che cosa dovrà discutere la Giunta per il regolamento (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...

IGNAZIO LA RUSSA. Noooo!

PRESIDENTE. ... perché essa non ha il potere di violare il regolamento stesso! Tuttavia, poiché mi è stata richiesta una convocazione della Giunta per il regolamento, la convocherò per le 13,30. Però adesso, onorevoli colleghi, procediamo nell'esame del provvedimento.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Sgobio 1.109.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Signor Presidente, l'emendamento in esame sopprime alcuni commi dell'articolo 1 che introducono e disciplinano la procedura esecutiva di un sistema elettorale proporzionale. È del tutto evidente - è bene, ormai, che lo sappiano non solo i deputati della I Commissione, ma anche tutti gli altri - che il passaggio ad un sistema elettorale completamente diverso da quello vigente è stato il frutto di un vero e proprio blitz compiuto dalla maggioranza, che ha interrotto un lavoro, serio e concorde, svolto dalla stessa Commissione in ordine ad altre ipotesi correttive dell'attuale legge elettorale. Si è trattato, cioè, di un'iniziativa del tutto unilaterale, concepita e costruita al di fuori dalle aule parlamentari.
La I Commissione - mi rivolgo anche al presidente Bruno, che ha testè interloquito con l'onorevole Violante -, la maggioranza, l'opposizione ed i singoli gruppi parlamentari non hanno effettivamente avuto la possibilità di ragionare sull'opportunità, nonché sul merito, di introdurre un sistema elettorale (e, quindi, un sistema politico) del tutto diverso rispetto quello che abbiamo conosciuto in questi anni.
Onorevoli colleghe e colleghi, signor Presidente della Camera, onorevole presidente della I Commissione, l'esame di questa proposta di legge è cominciato ieri in Assemblea. A quest'ora, sono ancora irrisolti alcuni nodi politici di primaria rilevanza. A quest'ora, ancora non si sa in che modo la maggioranza intenda disciplinare il tema della rappresentanza di genere, in un Parlamento rappresentato in modo vergognoso dal punto di vista, appunto, della rappresentanza di genere. È


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una questione ancora aperta. La Commissione affari costituzionali, nel corso delle settimane precedenti, non ha avuto la possibilità di affrontare questo tema. È ancora in discussione il parere da esprimere su emendamenti che pongono il problema dell'incompatibilità per sindaci e presidenti di provincia. È ancora aperta la questione delle minoranze linguistiche. Così stiamo lavorando, colleghi e colleghi! Con i risultati di una forzatura istituzionale peraltro confusa, perché a quest'ora, dopo che l'Assemblea ha cominciato ad esaminare il provvedimento, ancora non si sa come la maggioranza intenda disciplinare questioni di primaria grandezza.
In un'aula parlamentare in cui non vi è interlocuzione - il collega Nespoli ieri diceva che l'opposizione rifiuta il confronto -, la maggioranza non sta pronunciando parola in quest'aula. Non sta difendendo le proprie ragioni, se non con il voto. Non ci dicono, ad esempio, i colleghi di Alleanza Nazionale, che sono stati - non un secolo fa, ma pochissimi anni fa - promotori di un referendum che mirava addirittura ad abolire la quota del 25 per cento di proporzionale, come mai abbiano cambiato idea tanto radicalmente da sposare un sistema elettorale del tutto proporzionale. Qual è la motivazione? Non l'abbiamo ascoltata; non ce la dicono e non avranno il coraggio di dire nemmeno stamattina in quest'aula quale sia la motivazione di questo «ribaltone» del pensiero. Non potete venirci a dire che la motivazione consiste nel dare più stabilità alle coalizioni, perché ciò non avverrà.
Voi avete ottenuto, per effetto del voto del 2001, un ampio margine di maggioranza. Se non avete avuto un Governo stabile, perché avete dovuto cambiare in continuazione i ministri, si tratta di un problema politico che non siete riusciti ad affrontare, non di un problema di carattere elettorale. Non potete, dunque, parlare di frammentazione, perché voi state per abolire anche la soglia minima del 2 per cento per i partiti che faranno parte di una coalizione.
È la paura di perdere che vi ha fatto ammainare una bandiera (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)! Ma, dato che perderete lo stesso, almeno perdete con onore e tenete alta la bandiera per la quale vi siete battuti (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Onorevoli colleghi della maggioranza, vorrei commentare questo senso di gaiezza - che trovo un po' inopportuno - che sta scorrendo tra le vostre file.

MASSIMO POLLEDRI. Siete voi gai...

GIANCLAUDIO BRESSA. Voi state approvando una legge che, tanto per cambiare, è lo specchio della vostra anima. È l'ennesima legge imbroglio che voi state approvando, e si tratta di una legge imbroglio non nei confronti di noi deputati dell'opposizione, o delle forze politiche di opposizione in genere, ma per i cittadini italiani, perché è una legge che ridurrà la governabilità di questo paese. E poiché non avete ragioni inspiegabili, non avete ragioni plausibili, farfugliate di «modello tedesco», di grosse koalition.
Ma di cosa state parlando, onorevoli colleghi? Di cosa state parlando? Se volevate trasferire il modello tedesco in Italia, avevate la grande occasione di varare la riforma costituzionale; anziché predisporre quel pasticciaccio brutto ed impresentabile che avete fatto, avreste potuto costruire il modello tedesco. State per varare una legge che prevede un premio di maggioranza che dispiega i propri effetti indipendentemente da qualsiasi rapporto con il conseguimento di tale risultato. State per varare una legge che prevede un premio di maggioranza senza una soglia minima; l'avete scritta talmente male che, se un partito si presenta da solo e non ci sono coalizioni, con il 18 o 20 per cento dei voti può fare il «pieno» dei seggi.


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Questo si chiama, in tempi diversi, legge Acerbo! Questo è ciò che state approvando, altro che modello tedesco!
Siete arrivati perfino alla cosa ridicolissima dell'emendamento «seggio fai da te»: tra qualche ora sarete chiamati a votare questo emendamento, per cui saranno ammesse alla ripartizione dei seggi anche le liste che abbiano ottenuto la maggiore cifra elettorale nazionale tra quelle che non hanno conseguito sul piano nazionale almeno il 2 per cento dei voti validamente espressi. Siamo al supermercato elettorale! Ma di cosa state parlando? Altro che modello tedesco! Voi state sostituendo la politica con l'ortopedia elettorale. Non siete più in grado di reggervi in piedi politicamente e vi inventate questa legge elettorale. Non vi serve: state cadendo politicamente a pezzi! Altro che essere allegri per la vostra tenuta numerica! Voi state crollando politicamente: per questo motivo cambiate la legge elettorale.
Volete sapere cosa dicono i vostri leader, che adesso chiamate «capo delle forze politiche»? È il Presidente Berlusconi che ha parlato di metastasi nella maggioranza; è il Presidente Berlusconi che ha parlato di maggioranza bacata; è il Presidente Berlusconi che ha detto che nell'uninominale un elettore della Lega non voterebbe mai un candidato dell'UDC e viceversa! Per cui, il presidente Fini ha avuto modo di concludere affermando che questa legge elettorale è l'unica medicina che può risanare la coalizione. Quindi, compattezza assoluta e presenza tassativa. Questi sono i motivi che vi portano ad essere così compatti. Infatti, è l'unica condizione che avete per stare in piedi.
E, poi, facciamola finita con queste pantomime del modello tedesco! Presidente Berlusconi, Schroeder, quando ha perso le elezioni nel suo Land di origine, è andato ad elezioni anticipate, ha chiesto la prova elettorale, ha chiamato il popolo tedesco a valutare l'esito del suo Governo. Lei, Presidente Berlusconi, dopo che ha perso le elezioni regionali, oggi ci propone di cambiare la legge elettorale, perché questo è l'unico modo per tenere insieme la vostra maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
Non solo, signor Presidente Berlusconi, lei non è Schroeder; ma voi non siete un partito tedesco! Voi non sapete neanche dove stanno di casa lo spirito repubblicano e il senso dello Stato che anima quel mondo politico. Voi siete tutt'altra cosa, siete altro, siete tristemente altro (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)! Per questo motivo, avete paura del voto e, per questo motivo, cambiate la legge elettorale. Ma, per questo motivo, sappiate anche che perderete lo stesso (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Sgobio 1.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
Onorevoli colleghi, prendete posto.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 567
Maggioranza 284
Voti favorevoli 242
Voti contrari 325).

Prendo atto che gli onorevoli Camo, Labate, Panattoni, Ranieli, Romani, Rotundo, Savo, Cicu e Soda non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.53.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras. Ne ha facoltà.

ANTONELLO CABRAS. Signor Presidente, penso che la linea scelta dall'opposizione


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di presentarsi a questo confronto esclusivamente con emendamenti soppressivi, nel corso del dibattito e, soprattutto, in vista dell'esame dei successivi emendamenti modificativi della maggioranza, si stia puntualmente confermando come opportuna e fondata.
Non c'è dubbio - come è stato ricordato - che tutti voi della maggioranza avete radicalmente cambiato idea rispetto alle opinioni espresse in tema di legge elettorale nella passata legislatura. Non è chiara, però, l'idea che vi siete fatti del nuovo sistema che state tentando di realizzare con queste proposte di cambiamento della legge elettorale. Non si capisce esattamente qual è il tipo di coalizione che avete in testa; o, meglio, molti dubbi nascono leggendo anche le modifiche più recenti che avete proposto.
Avete presentato un emendamento secondo cui il premio di maggioranza andava alle liste che si coalizzavano su un programma e che indicavano o proponevano un candidato Presidente del Consiglio.
Poi avete modificato, con l'ultimo emendamento, questa disposizione prevedendo il premio di maggioranza alle liste che condividono il programma e che indicano il capo di una coalizione.
Trovo che si ponga un interrogativo rispetto a questa vostra correzione. Cosa significa che non è detto che il capo della coalizione diventi il Presidente del Consiglio?

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, un po' di tranquillità, altrimenti non si sente il collega...

ANTONELLO CABRAS. Questa vostra disposizione è molto sibillina. Non vi siete più impegnati, come, secondo me, costituzionalmente avreste potuto fare, su un programma e su una proposta di Presidente del Consiglio che lasciava assolutamente intatte le prerogative del Presidente della Repubblica. Invece, parlate del capo di una coalizione, lasciando intendere che non è detto che il capo della coalizione, nell'eventualità in cui questa coalizione vinca le elezioni, possa diventare Presidente del Consiglio. Può darsi che vi sia un accordo sotterraneo, che non è chiaro né trasparente in questo emendamento.
Il secondo aspetto che avete modificato strada facendo, anche qui per rispondere ad una ipotesi di incostituzionalità, come dite voi, riguarda il Senato. La proposta che fate sostanzialmente nasconde venti sistemi politici diversi nel paese. Non solo non ci sono le condizioni che garantiscano una maggioranza, ma potremo avere un Senato diviso in venti regioni, in ciascuna delle quali vi è una maggioranza diversa dall'altra.
Credo che questi due elementi siano sufficienti a dimostrare che non avete assolutamente un'idea chiara di quale sia la direzione e quale l'approdo. Tutte le valutazioni che abbiamo svolto finora e che, probabilmente faremo anche nel corso ulteriore della discussione e - speriamo - anche nel dibattito che proseguirà al Senato, servono a mettere in evidenza che, in realtà, l'unico obiettivo che vi tiene uniti, come non ci stancheremo di ripetere, è l'obiettivo primo di garantire una situazione nella quale il vincitore - se ci sarà un vincitore, perché, per come state prospettando la legge sul Senato, non è detto che vi sia un vincitore alla Camera o che, perlomeno, che chi vince le elezioni alla Camera sia lo stesso che le vince al Senato - non sia assolutamente in condizione di sviluppare un'azione di governo e di garantire stabilità.
Come dire che, siccome siete sicuri di perdere le elezioni, l'obiettivo al quale state lavorando è di garantirvi che non vi sia nessuno che vinca dopo di voi, se sarete sconfitti. Questa, in realtà, è la sintesi sulla quale vi siete cimentati e per la quale state votando a scrutinio segreto in tale maniera compatta.
Tuttavia, questo serve a dimostrare che a voi del paese non ve ne frega assolutamente niente e che l'unica cosa che vi interessa è creare le condizioni affinché, comunque, le prossime elezioni politiche non garantiscano stabilità e governabilità. Come dire: dopo di noi, il diluvio. Gli


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elettori giudicheranno (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, vorrei intervenire, sia pure nel breve tempo a mia disposizione, per provare ad articolare un discorso che consenta di riflettere sulla situazione che stiamo vivendo nel Parlamento, al di là di quelle che possono essere le pregiudiziali schermaglie tra maggioranza e opposizione.
Noi ovviamente siamo contrari, ma il Parlamento e la maggioranza, unilateralmente, stanno approvando una legge elettorale che produrrà sicuramente degli effetti significativi sulla vita del nostro paese e sul nostro sistema politico.
Qualcuno già comincia a dire che è in dubbio se parlare di un ritorno alla prima Repubblica o di un passaggio alla terza Repubblica. Se così sarà, io propendo per questa seconda ipotesi.
Ovviamente, passare ad una eventuale terza Repubblica non significa necessariamente che tutto andrà per il meglio. Anzi, credo che dobbiamo riflettere proprio su quali saranno le possibili conseguenze di questo cambiamento.
Avevamo introdotto il sistema maggioritario nel nostro paese perché avevamo preso atto di una degenerazione del sistema precedente, peraltro sfociata in una condizione di corruzione diffusa. Al di là di ciò, si registrava un quadro di frammentazione sociale e culturale e si pensava che una versione nobile del maggioritario dovesse coltivare l'ambizione a produrre la decisione politica coniugandola con il discorso della rappresentanza ma senza esporre il nostro sistema ad una condizione di paralisi derivante, appunto, da una frammentazione eccessiva e da una conseguente fotografia nell'ambito del nostro sistema di rappresentanza. Rimaneva, cioè, il problema dell'equilibrio tra rappresentanza e governabilità, ma certamente questa era l'ambizione più nobile di quel tentativo. Sto usando il verbo all'imperfetto perché, per come stanno le cose, mi pare che abbandoneremo repentinamente tale tentativo senza interrogarci sull'esigenza di completare quel tipo di discorso, introducendo miglioramenti e prendendo anche atto dei suoi aspetti positivi. Mi riferisco, in particolare, al rapporto con il territorio, cioè, come dicono gli studiosi, al rapporto tra l'autore della parte democratica e l'attore che la interpreta, ossia tra il cittadino e il suo rappresentante, ed al sistema di alternanza che si stava consolidando. Insomma, se fossimo rimasti all'interno di tale regola credo che avremmo potuto completare il quadro, anche domandandoci, magari, se il doppio turno non potesse rappresentare un completamento ed un perfezionamento di un sistema che prometteva di realizzare la democrazia dell'alternanza, a suo tempo si diceva la «democrazia compiuta», nel nostro paese.
Adesso ci troviamo con un colpo a freddo: un sistema proporzionale introdotto unilateralmente dalla maggioranza senza alcuna riflessione adeguata e condivisa su quello che stavamo sperimentando, che peraltro introduce un'istituzionalizzazione delle oligarchie. Si tratta di una deriva richiamata, per questo mi sono permesso di ricordarlo ieri, dallo stesso segretario dell'UDC Follini, una deriva che deprime il processo qualitativo democratico del nostro paese. Non lo dico per un giudizio su coloro che saranno gli oligarchi, ma perché la democrazia si basa sulle regole: se non vi sono regole che permettono una certa condizione, non ci si può affidare alla buona volontà di chi esercita un potere monocratico o oligarchico. Peraltro, prego i colleghi della maggioranza - non dico che consiglio loro, perché credo che consigli ne abbiano ricevuti tanti prima di entrare in aula a votare questa legge - di riflettere su cosa sta per accadere. Avremo un Parlamento sostanzialmente designato: se volessimo ironizzare potremmo addirittura dire che affidando ad istituti di ricerca seri, scelti per lo più dalla maggioranza e per il resto dall'opposizione, potremmo addirittura chiedere


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ai leader di partito di indicarci chi deve venire in Parlamento; in questo modo potremmo risparmiare i soldi delle elezioni, visto che siamo in una situazione di crisi. Dunque, avremo un Parlamento sostanzialmente designato. Tra poco voterete la devolution che scardina, anche psicologicamente oltre che istituzionalmente, il nostro sistema; inoltre, una riforma costituzionale che dà poteri assoluti al premier deprimendo il Parlamento. Non mi sembra che tale situazione vada a beneficio del paese. Forse - e sottolineo forse - avete fatto il bene vostro e le vostre convenienze, ma certamente non è il bene del nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecoraro Scanio. Ne ha facoltà.

ALFONSO PECORARO SCANIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, continuiamo ad insistere, anche attraverso gli emendamenti presentati, perché abbiate una capacità di analisi e di attenzione. Quello che state cercando di imporre con una forzatura senza precedenti non è un sistema elettorale razionale e ha molti profili di incostituzionalità. Peraltro, state puntando ad un sistema e ad una proposta con ben sei soglie di sbarramento: non esiste paese al mondo che abbia un sistema elettorale con tante diverse soglie di sbarramento! Sembra quasi un meccanismo per giocare al lotto, piuttosto che un sistema elettorale nazionale.
Su questo non potete far finta di nulla ed insistere, come se fosse normale pensare ad un sistema che alla Camera presenta tre soglie di sbarramento e al Senato ne presenta addirittura altre tre, magari per bloccare, in alcune regioni di particolare interesse per qualcuno dei vostri partiti, taluni avversari scomodi. Mi sembra davvero folle questo ritaglio continuo, emendamento sopra emendamento, di una legge che sembra un'«arlecchinata»! Anche il recupero dei primi non superanti lo sbarramento è obiettivamente un ulteriore paradosso.
Dunque, questo sistema elettorale che proponete non è né un proporzionale puro, né un proporzionale con sbarramento, ma è invece un maggioritario sbilenco, perché attribuisce un premio di maggioranza molto limitato. Per di più, è un sistema che inventa le liste bloccate. Badiamo bene: non è che queste non esistano, perché esse già esistevano ed esistono tuttora con l'attuale legge. Infatti la quota proporzionale del 25 per cento si svolge su liste bloccate. D'altronde queste esistono in Germania, in Spagna, però esistono in paesi dove vige una legge sui partiti, che prevede modalità di coinvolgimento dei cittadini e degli iscritti per comporre le liste elettorali. Noi abbiamo un paese dove il maggiore partito qui rappresentato, Forza Italia, è un partito che sostanzialmente non ha una regola democratica di vita. È un partito azienda, peraltro criticato da molti stessi rappresentanti di Forza Italia, che non ha congressi ed ha invece modalità assolutamente originali - uso un eufemismo - di articolazione democratica.
Vi è dunque una forte preoccupazione, di fronte a norme assolutamente disordinate, che creano un vero e proprio paradosso democratico. Si tratta di una preoccupazione riguardante la tenuta democratica del paese. Dunque non poniamo solo la questione della difficoltà di un cambio di legge elettorale alla vigilia del voto, dopo aver visto i sondaggi, che vi danno sconfitti. Parliamo anche della forzatura che fate, creando un mostro giuridico, con sei soglie di sbarramento e con un meccanismo in cui vi sono liste bloccate, senza che però vi sia una legge sui partiti e sulle regole democratiche per formare tali liste. Si tratta dunque di un peggioramento ulteriore del meccanismo di selezione della classe dirigente e dei rappresentanti istituzionali. Questo è un motivo in più per chiedervi una maggiore riflessione affinché capiate che state per fare al paese un regalo folle (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e della Margherita, DL-L'Ulivo).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maura Cossutta. Ne ha facoltà.

MAURA COSSUTTA. Vede, onorevole Vito, certamente avete dimostrato, con questi voti segreti alla presenza del Presidente del Consiglio, di essere compatti. Io dico che avete anche dimostrato di avere un capo forte, un presidente «padrone». Al di là di ciò, sarà pure una maggioranza che ha dimostrato con questi voti di essere compatta, ma non sta dimostrando di essere una classe dirigente, perché questa è la questione. Presidente, lei prima, mentre parlava dell'onorevole Bianco, faceva riferimento a tempi andati. Vi era una classe dirigente con la quale, anche in modo aspro, ci si poteva contrapporre. Serve una classe dirigente che sappia parlare al paese, che sappia rappresentare le spinte e le istanze, anche anticipandole.
Mi chiedo dunque, con riferimento all'esigenze di questa legge elettorale, quale dibattito pubblico stiate rappresentando in questa aula. Voi, come classe dirigente, chi rappresentate? Qual è la grande idea che state rappresentando, per dire che bisogna cambiare la legge elettorale? A quale paese parlate? Quale paese rappresentate?
Quando vi diciamo che siete arroganti, perché non coinvolgete l'opposizione, facendo a colpi di maggioranza una legge elettorale, vi diciamo proprio che non siete una classe dirigente! Una classe dirigente, quando modifica la legge elettorale, proprio perché è classe dirigente nazionale, non può non parlare con l'opposizione, non può non interloquire con l'opposizione, non può non arrivare ad un accordo con l'opposizione! Questa è dunque la nostra prima critica.
Mi rivolgo inoltre all'onorevole Tabacci, chiedendogli qual è la grande idea che ispira questo cambiamento, visto che sulla devolution avete usato la retorica del cambiamento: «le grandi trasformazioni», «bisogna innovare», «il nuovo», e chi più ne ha più ne metta. Dunque, per cambiare questa legge elettorale, qual è la grande novità che rappresentante, qual è l'anelito? In aula vi è un silenzio totale; solo l'onorevole Tabacci è intervenuto in merito.
È legittimo, anzi dirò di più, è, forse, in parte necessario e doveroso che si sollevino critiche esplicite, serie e rigorose nei confronti del sistema maggioritario. Noi, che siamo proporzionalisti e bipolari, abbiamo sempre affermato che il sistema maggioritario presenta alcuni rischi non solo per il sistema politico, ma anche per il sistema democratico. Mi riferisco, ad esempio, all'aumento dell'astensionismo, al fatto che la governabilità possa presentare un valore in sé rispetto alla rappresentatività e che cresca l'antipolitica (non perché ci si pone contro i partiti, ma per una certa retorica del collegio, per cui vengono candidate le persone note, persino Pippo Baudo).
Mi riferisco anche all'esclusione delle donne, onorevole Prestigiacomo. Il sistema maggioritario ha escluso le donne e voi non le garantite. Soltanto la lista bloccata alternata (una donna ed un uomo) consentirà di raggiungere tale scopo, ma riproporremo l'argomento successivamente.
Onorevole Tabacci, ho sentito quando lei ha criticato insieme a noi la devolution, per i punti critici che si manifesterebbero con riferimento al sistema democratico. Tuttavia, voi, oggi, voterete la legge elettorale e la devolution.
Onorevole Tabacci, non vi è sistema proporzionale forte in un sistema democratico debole. Voi oggi votate la legge elettorale e state per votare la devolution che porterà ad una forma di bonapartismo che utilizzerà il suffragio universale per trasformare le funzioni della Repubblica parlamentare e, quindi, di questo Parlamento.
A cosa servirà la rappresentatività se vi sarà un premierato assoluto, se salterà l'equilibrio dei poteri, se verranno addirittura messe in discussione le funzioni di garanzia del Presidente della Repubblica?
Onorevole Tabacci, il sistema proporzionale esige rigore assoluto in una cultura democratica. Allora, dovrebbe dire in questa sede che non solo lei, che interviene a


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titolo personale, ma anche il suo gruppo, che oggi voterà questa legge e la devolution, si è piegato a qualche altra operazione (ne parleremo in seguito).
È un'operazione piccola, tattica, bieca, senza respiro e credo che non le faccia onore (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Intini. Ne ha facoltà.

UGO INTINI. Signor Presidente, non mi piace fare in quest'aula propaganda e non sono iscritto al partito della indignazione permanente e, pertanto, aggiungerò poche parole, senza enfasi.
La legge elettorale è, in pratica, parte della Costituzione materiale. È la più alta espressione del sistema democratico; tuttavia, non ci troviamo di fronte in questo momento a padri costituenti, i quali si muovono con serenità nell'interesse del paese e non del proprio, alla ricerca di un consenso vasto. No! Ci troviamo di fronte a responsabili di un voto di scambio e lo scambio lo conosciamo: la devolution a te, il proporzionale a me!
Qualunque cittadino italiano sa che la maggioranza cambia le regole nel proprio interesse, nel quadro di una lotta di potere. Sa che ci troviamo, dunque, di fronte non ai padri costituenti, ma ai protagonisti di una confusa partita di potere. Sa che ci troviamo di fronte ad un voto che nasce dal mercanteggiamento: tu voti la legge anche se hai un collegio sicuro nel maggioritario, io ti do una altro collegio sicuro nella lista bloccata per il proporzionale!
Questo voto nasce anche dall'intimidazione e vorrei tornare sul punto che ha agitato l'inizio della nostra seduta.
Diciamo la verità! La segretezza del voto era sino a ieri psicologicamente per i nostri deputati una certezza, ma dopo le parole del ministro Calderoli, non lo è più. Si è insinuato il dubbio! Il ministro, infatti, ha detto che si va a controllare i tabulati e ci si accorge di come si è votato.
Il ministro non è uno sprovveduto, ma è il responsabile di minacce nei confronti dei suoi deputati. Di questo si tratta. Questo è un segnale rosso, è la spia del degrado cui si è giunti per responsabilità della maggioranza.
Di questo degrado si rende corresponsabile chiunque, Presidente della Camera compreso, faccia finta di non sentire e di non vedere la gravità che è successa.
Occorre intervenire per ristabilire non soltanto la segretezza, ma anche la percezione psicologica della stessa. La segretezza per funzionare deve essere come la moglie di Cesare, vale a dire al di sopra di ogni sospetto, di quel sospetto che ormai ha seminato irreversibilmente il ministro Calderoli.
La maggioranza vuole truccare la partita elettorale mentre è in corso, cambiando le regole; adesso vuole truccare la partita con votazioni altrettanto truccate, ovvero di dubbia regolarità, perché di dubbia segretezza.
A questo punto potremmo anche non partecipare a questo massacro della democrazia e della Costituzione, ritirandoci dall'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Violante. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Il relatore Bruno ha avuto la cortesia di rispondere, facendo riferimento al voto di preferenza, ad una mia interlocuzione in ordine alla questione della sottrazione all'elettore della possibilità di scegliere il candidato.
Presidente Bruno, non è questa la questione, in quanto un voto di preferenza - come affermato dal collega Boato e da altri - su collegi (pensi al Senato e in Lombardia) con 9 milioni di abitanti, evidentemente vuol dire svolgere una campagna elettorale con costi enormi.


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DONATO BRUNO, Relatore. Divisi in tre!

LUCIANO VIOLANTE. D'altra parte, sappiamo tutti che il voto di preferenza è stato uno strumento che ha elevato i costi della politica, producendo anche fenomeni gravi di corruzione.
Oggi l'elettore sceglie tra due candidati proposti dalle coalizioni, conoscendone il nome e il cognome. Voi, attraverso questa proposta, togliete all'elettore qualunque possibilità anche di conoscere chi è il suo rappresentante, in quanto questo è inserito in un listone che può anche non aver letto; ciò perché avete basato i collegi sulle attuali circoscrizioni.
Prescindendo anche dal merito del provvedimento, questa è la ragione per la quale poniamo tale questione, in quanto sottraete una possibilità di scelta agli elettori.
Presidente, vorrei precisare che, quando modificammo il voto da palese a segreto, non fu per la ragione da lei evidenziata, ma per il fatto che il voto segreto, in particolare sulle leggi economiche e finanziarie, aveva portato allo sfascio del bilancio pubblico, grazie ad accordi trasversali in base ai quali venivano approvate leggi senza copertura. Questo fu il punto politico per risanare il bilancio dello Stato e affrontare le questioni finanziarie attraverso una moralizzazione della vita parlamentare. Per questo motivo si passò dal voto palese a quello segreto, con le note eccezioni.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.53, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 585
Maggioranza 293
Voti favorevoli 262
Voti contrari 323).

Prendo atto che l'onorevole Previti non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.54.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caldarola. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDAROLA. Signor Presidente, colleghi, l'emendamento soppressivo in esame fa riferimento al tema della lista bloccata, del quale poco fa si è discusso.
Tra le novità negative della riforma elettorale, questa probabilmente è la più eclatante. Innanzitutto perché rompe una tradizione recente, ma anche lontana, che è quella della scelta diretta da parte dell'elettore del proprio rappresentante e, in secondo luogo, perché, pur sollevando tale questione senza alcuna motivazione di carattere costituzionale - sia perché non ne avrei titolo sia in quanto non sento di doverla proporre in questa maniera -, si crea uno strano corto circuito fra il deputato eletto senza mandato previsto dalla Costituzione e il deputato eletto con mandato rigido, visto che viene nominato all'interno di uno schema rigido.
Tuttavia, l'onorevole Tabacci sostiene che in tal modo ritornano i partiti. Io che sono un sostenitore del ritorno dei grandi partiti democratici, sono molto attento a questo tipo di discussione. Ma quali partiti tornano? E come tornano? In questa maniera apriamo la strada al blocco del ricambio e all'irrigidimento della classe politica. Non vorrei parlare in questa sede di oligarchie o di quant'altro, ma di qualcosa di più realizzabile e molto visibile persino ad occhio nudo: il blocco del ricambio politico ed anche il mutamento - o addirittura il peggioramento - delle dinamiche interne ai partiti.


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Lo scontro tra i partiti per la corsa alla rappresentanza a quel punto diventerà senza limiti: chi perde non si limita soltanto a soccombere, ma scompare dalla vicenda politica. Nei partiti o fai parte del gruppo dirigente o fai parte di una opposizione costituita. Spariscono le figure intermedie ed anche la possibilità di recuperare nella società civile personalità che non fanno parte né dell'uno né dell'altro schieramento.
Onorevole Tabacci, userò un'espressione forte, facendo riferimento ad un esponente della cultura da cui provengo, ovvero Antonio Labriola: «Questa è la ribellione degli scheletri» perché riportate in vita qualcosa di antico. Tuttavia, come prima hanno fatto i colleghi, vorrei riportare l'attenzione su un tema maggiormente di fondo. Vi sarà un effetto di lungo periodo di queste giornate parlamentari perché si sta creando una nuova frattura politica tra italiani. Si tratta di una frattura per tanti aspetti irreversibile. A mio avviso una parte dell'opinione pubblica osserva sconcertata e al momento del voto farà le sue scelte. Non so dove si orienteranno tali scelte, ma mi auguro che andranno dalle mie parti.
Tuttavia, esistono due opinioni pubbliche - che non so quantificare - che, se ieri erano contrapposte, da oggi lo sono ancora di più. Si allargherà il fossato tra queste due parti del paese: è questo adesso il tema nazionale, ovvero una nuova rottura del patto tra italiani.
In tutti i paesi lo scontro politico è forte, ma solo in Italia, in particolare da quando è Capo del Governo e del suo schieramento politico l'onorevole Silvio Berlusconi, tale scontro diventa la ragione e la giustificazione della politica. Penso che l'onorevole Berlusconi sia un uomo politico a tutto tondo, avendone le capacità e soprattutto la furbizia. Tuttavia, vorrei dirgli sommessamente che forse esiste qualcosa che non riesce a cogliere. Mi riferisco alla straordinaria diversità tra la politica e l'economia. In economia può anche accadere che due contendenti si combattano e che poi alla fine raggiungano un compromesso. È accaduto anche qualche mese fa, proprio tra l'onorevole Berlusconi e l'ingegner De Benedetti, che si sono lungamente battuti. Temo che il sistema politico sia stato anche lungamente traumatizzato da questo scontro. Poi è stato possibile arrivare ad un accordo ed anche se non lo hanno portato avanti, sono fatti loro. In politica è più difficile perché non sono in discussione azioni o denaro, ma partecipazione e sentimenti. Temo che questa frattura non sarà sanata. Vi conviene vincere le prossime elezioni (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.

PINO PISICCHIO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione dei colleghi su un dato che emerge in tutta la sua negatività dalla struttura della proposta sottoposta alla nostra attenzione e che sta ricevendo il consenso della maggioranza. Tale dato è sempre legato alla stortura contenuta nella logica delle liste bloccate che, di fatto, realizza una sorta di nomina, di designazione, ma anche di incardinamento nel Parlamento di gruppi legati alle oligarchie dei partiti.
Onorevoli colleghi, credo che in un paese il ceto politico dirigente debba porsi anche il problema della qualità della politica.
Quando nella cosiddetta prima Repubblica, più volte evocata nel corso del dibattito di questi giorni, facevamo riferimento ai partiti politici, ci richiamavamo anche a strutture di democrazia capaci di formare ceto dirigente. Non è un caso, guardando anche nella nostra aula, che coloro i quali esercitano un ruolo di guida all'interno delle formazioni politiche presenti nel paese provengano da quell'esperienza, vale a dire dall'esperienza del partito politico, che si realizza peraltro attraverso la selezione dal basso della classe dirigente e dei parlamentari, devoluta nelle mani del cittadino. Oggi abbiamo un


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problema di ceto politico dirigente, e questo centrodestra, a parte alcune lodevoli eccezioni, in molti casi ci ha dato occasione di riflettere su quanto sia vero questo assunto. A tale problema, si risponde proponendo le liste bloccate: questo, francamente, non è accettabile (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Popolari-UDEUR e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.54, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Nespoli, mi dispiace, ma la votazione è già aperta.
Aspettiamo un minuto che i colleghi arrivino...

Una voce: Un attimo...

PRESIDENTE. Un attimo, però se si esce ogni volta, non è possibile tenere aperta due ore la votazione...!
Onorevoli colleghi, rientrate... onorevole Siniscalchi, coraggio...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 536
Maggioranza 269
Voti favorevoli 229
Voti contrari 307).

Prendo atto che l'onorevole Caminiti non è riuscito a votare.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.4, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Colleghi, ma volete stare al posto, invece di fare tutto questo guazzabuglio?

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 553
Maggioranza 277
Voti favorevoli 235
Voti contrari 318).

Colleghi, ricordo che le votazioni proseguiranno per tutta la mattina.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.

SESA AMICI. Signor Presidente, nel corso della seduta di ieri è stato rimproverato a questa opposizione di intervenire spesso con argomenti non attinenti al tema, anzi, in qualche modo, dilatori. L'aspetto più grave, rilevato oggi dal presidente Violante, è il fatto che vi sia stata una discussione politica condotta dall'opposizione con il silenzio assordante della maggioranza.
Infatti, colleghi, il cambiamento del sistema elettorale deve corrispondere anche al cambiamento del sistema politico. Alcune riflessioni del collega Tabacci hanno ripreso questo tema, ma con argomentazioni che tuttavia hanno un sapore che potrebbe definirsi assai triste: cambiare il sistema elettorale per restituire ai partiti la funzione di anello di democrazia richiederebbe che le coalizioni avessero al proprio interno vincoli di programma, di idealità, di grandi occasioni di dibattito pubblico civile, vale a dire l'esatto contrario della vostra proposta. Quest'ultima, infatti, corrisponde esattamente al tentativo di dare stabilità a una coalizione che nel corso di questi anni ha mostrato tutta


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la sua fragilità e, soprattutto, la scomposizione di interessi particolaristici delle varie forze che la compongono.
Dunque non ci convince, e non ci convincerà mai, l'idea che un sistema elettorale, da solo, possa risolvere una questione di ordine politico. Al contrario, corre il rischio di accentuarne tutti gli elementi negativi e di non dare maggiore stabilità né alle coalizioni né al Governo. Ma a voi questo non interessa, non è interessato in questi quattro anni, in cui l'azione del Governo è servita semplicemente, di volta in volta, a dar conto a un blocco di interessi, sociali e politici, con i quali avevate costruito la vittoria del 2001. Quegli interessi, nel frattempo, si sono scomposti e si ricompongono, perché la società è molto più seria ed avanzata dei ceti politici, che spesso hanno una funzione di autoconservazione.
Non ci avete quindi proposto di mettere in discussione quanto non andava del sistema maggioritario. Avremmo accettato tale terreno di sfida, e ne è testimone il presidente Bruno. La prima fase della discussione, infatti, era volta ad evidenziare come quel sistema e le sue anomalie potessero essere corrette.
La correzione non significa lo stravolgimento. Voi avete proposto lo stravolgimento e lo avete fatto nell'ambito di una certa logica (come ricordato dal collega Caldarola). Mentre si dovrebbe pensare ad un'ipotesi di paese in cui l'elemento della dialettica - non del consociativismo - e del rispetto delle differenze possa rappresentare una ricchezza per la formazione della classe dirigente. Avete condiviso, anche nelle questioni tecniche e sui sistemi elettorali, l'idea di contrapposizione, di conflitto, con l'assunto che questo, sempre e comunque, garantisca una parte e non il tutto.
Vedete, colleghi, ci sono esempi importanti nella storia dei paesi, nei quali i sistemi elettorali sono, di fatto, strumenti per tentare di porre ordine nel sistema politico. Ma allora il prius non è il sistema elettorale, il prius è il sistema politico, l'idea di paese, di strumenti organizzativi, della funzione dei partiti e di come questi selezionano la classe dirigente del nostro paese.
La crisi dei partiti ha un'origine lontana; ma proprio perché si tratta di una crisi profonda, gli strumenti di analisi e la soluzione dei problemi sono di ben altra natura. Occorrerebbe che le forze politiche avessero la capacità di investire sull'osmosi di una organizzazione che si confronta con l'esterno - e non lo subisce -, e con il quale costruisce insieme un'idea di Italia e di paese.
Tutto ciò è rimasto assente dalla discussione politica ed il fatto che non siete in grado, nemmeno in questa occasione, di spiegare agli italiani e alle italiane perché volete cambiare la legge è la testimonianza di un fallimento politico (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, guardi nel primo e nel secondo settore!

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, doppi voti!

CARLA CASTELLANI. Signor Presidente...

PRESIDENTE. Colleghi, per cortesia, ognuno sieda al proprio posto!

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Voti favorevoli 247
Voti contrari 325).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Montecchi. Ne ha facoltà.

ELENA MONTECCHI. Signor Presidente, il collega Elio Vito, nel suo intervento molto applaudito di questa mattina, ha chiesto all'opposizione il rispetto dei deputati e delle deputate della maggioranza. Ha ragione il collega, ma questo rispetto lo chiediamo noi. La discussione politica sin qui svolta, dapprima dinanzi alla I Commissione (Affari costituzionali), poi in aula, testimonia di un lunghissimo percorso travagliato (è il caso, ad esempio, dei lavori in Commissione). Il confronto politico poi svoltosi fuori dalla Commissione, ha portato, nella giornata di ieri, ad una maggioranza compatta.
Siamo noi a chiedere il rispetto politico, perché il confronto politico che avviene in questa sede sul cambio di sistema elettorale è un fatto che riguarda solo ed esclusivamente gli equilibri interni alla maggioranza. Questo è il punto.
Noi, collega Elio Vito, non giudichiamo moralmente inferiori i colleghi del centrodestra, ma pretendiamo un confronto politico su un fatto: la modifica del sistema elettorale evoca la modifica delle relazioni politiche in un paese; cambia il rapporto tra i partiti, gli eletti e gli elettori di un paese. E un paese non è di proprietà della maggioranza politica di questa aula! Questo è il punto. Non si è mai detto - lo abbiamo appreso dai giornali - qual è il disegno politico. Qual è esattamente il disegno politico?
Si sono usati argomenti relativi alla presunta - con il maggioritario - dittatura di una maggioranza, ma non siete stati voi a ricordarci i risultati ottenuti in Sicilia (61 a 0) come esito della democrazia? Questo, tra l'altro, ci è stato detto esattamente fino a tre mesi fa.
Il fallimento del maggioritario è stato addebitato al sistema anche se, invece, in questi dieci anni, i punti di crisi del maggioritario sono stati determinati, fondamentalmente, dalla instabilità politica, dalla difficoltà in questo paese di definire delle coalizioni coese dal punto di vista politico. Si è determinato in quest'aula un ricompattamento politico all'interno degli equilibri della maggioranza: questo lo abbiamo denunciato più volte ed è stato particolarmente evidente ieri, quando, a fronte di una proposta relativa ad uno sfondamento dello sbarramento al 2 per cento, si è trovata una soluzione, quasi un premio di consolazione che riguarda il miglior perdente. In ogni caso, ciò significa far acquisire qualche pezzo di microcosmi di forze politiche alla coalizione che, attualmente, governa il paese.
Infine, vi è un asservimento a delle logiche che corrono il rischio di essere politiciste. Vedete, si tratta di un delicato tema che ci ha posto una collega poco tempo fa e sul quale il ministro dell'economia sta investendo molto: mi riferisco al contenimento dei costi della politica. Da noi vige il sistema del finanziamento dei candidati e delle campagne elettorali, che è modellato sul sistema maggioritario. Attraverso la proposta normativa che stiamo discutendo si arriva al paradosso di una moltiplicazione esponenziale dei poteri di spesa di ogni singolo candidato dentro delle grandi liste. A voi, però, queste problematiche interessano esclusivamente per ragioni di demagogia, poiché il modo con il quale la politica nelle istituzioni si rappresenta è del tutto secondario rispetto al modo con il quale si stabilisce un equilibrio usando la legge a fini di coalizione o di interesse delle singole forze politiche. Ecco perché non vi è parità di confronto; infatti in questi mesi avete usato una logica da dittatura della maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 572
Maggioranza 287
Voti favorevoli 253
Voti contrari 319).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.488.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.

RICCARDO MARONE. Signor Presidente, oltre a tutte le considerazioni che abbiamo svolto finora, qualcuno dovrebbe ricordare che queste elezioni non avvengono sulla base dell'ultimo censimento. Il ministro dell'interno si è presentato in Commissione per porci una serie di problemi e sembrava che fossimo tutti concentrati al fine di risolvere il problema dato dal fatto che, attualmente, si vota sulla base del censimento del 1991 e, quindi, sulla base di un dato elettorale del tutto falso.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 11,40)

RICCARDO MARONE. Sembrava che il problema fosse urgente e che ci dovessimo riunire in continuazione in Commissione affari costituzionali per risolvere questa tematica. Convocammo il ministro Pisanu, il quale ci disse che sarebbe venuto la settimana successiva. Vi sono scostamenti nelle circoscrizioni di oltre il 20 per cento. Tutto questo, oggi, è venuto completamente meno: di questo problema nessuno se ne occupa.
La fretta con cui dovete approvare la riforma elettorale in esame ha fatto accantonare il problema della ripartizione in circoscrizioni, della non corrispondenza delle attuali circoscrizioni al censimento del 2001 e, quindi, dell'assoluto squilibrio delle circoscrizioni elettorali rispetto alla realtà del paese.
Con l'emendamento in esame vi proponiamo, appunto, di ragionare nuovamente sulle circoscrizioni, di adeguarle alla realtà del paese ed agli spostamenti fisici, territoriali, che si sono verificati nel paese negli ultimi dieci anni, nonché di far partecipare alla riflessione - in un minimo di democrazia, che voi ignorate cosa sia - le regioni, che, essendo fortemente rappresentative del territorio, sono ovviamente interessate al problema.
Noi proponiamo che almeno si discuta, al fine di rivedere le circoscrizioni sulla base della reale configurazione e della reale distribuzione della popolazione sul territorio.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 11,42)

RICCARDO MARONE. Naturalmente, tutto ciò non avverrà e respingerete l'emendamento, perché non avete interesse. Avete soltanto una fretta dannata di approvare una legge elettorale che non è volta a superare il maggioritario per affrontare il tema del proporzionale: sono temi troppo rilevanti, troppo seri, troppo politici! Queste cose non vi riguardano: voi dovete soltanto approvare una legge elettorale che riduca la sconfitta oramai imminente!
Credo che ci siamo sprecando a discutere di temi alti, qual è la questione se si debba avere un sistema maggioritario o proporzionale: magari ne discutessimo approfonditamente! Forse, sarebbe bene farlo, ma non lo stiamo facendo, nonostante qualcuno cerchi di sostenere che la riforma elettorale ha chissà quale alto obiettivo.
In realtà, essa ha obiettivi molto, molto bassi: quello di non voler rispettare


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la volontà popolare; quello di non voler prendere atto della crisi della maggioranza e della crisi del rapporto di quest'ultima con l'elettorato. State solo truccando le carte: state cercando di farvi l'ennesima legge su misura (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.

GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, il senso del mio emendamento 1.488 è molto chiaro.
Ognuno di noi ricorda le argomentazioni che furono usate quando si passò al sistema elettorale che prevedeva i collegi uninominali: la garanzia di avere un rapporto più diretto ed immediato con l'elettore; la capacità, attraverso collegi piccoli, di instaurare un rapporto diretto tra elettorato e rappresentanti politici alla Camera ed al Senato.
Improvvisamente, tutto questo viene cancellato con un tratto di penna! Vorrei che tutti noi ricordassimo che le liste che troveremo quando ci recheremo a votare la prossima volta, avranno, se questa sciagurata proposta dovesse diventare davvero legge, soltanto i simboli e non i nomi delle persone che saremo chiamati a scegliere come nostri rappresentanti politici per la Camera e per il Senato.
Allora, almeno attraverso un ridisegno delle circoscrizioni, cerchiamo di rendere «vivibile» questo rapporto fra elettore ed eletto! Vi rendete conto che, così come state procedendo, avremo circoscrizioni elettorali vastissime, con milioni di elettori e distanze incommensurabili? Credo sia utile, anzi necessario, ridurre questa astrattezza nel rapporto tra eletto ed elettore che si viene a creare con questa nuova legge elettorale che state proponendo.
Pertanto, vi proponiamo di accettare almeno l'ipotesi che non ci troviamo di fronte a «circoscrizioni mostro», in cui il rapporto tra eletto ed elettore finisce con lo svaporare per la distanza dei chilometri e per il numero di milioni di cittadini che dovrebbero essere rappresentati da un deputato eletto senza nemmeno sapere chi sia, perché nella lista il suo nome non comparirà mai (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.488, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 568
Votanti 563
Astenuti 5
Maggioranza 282
Hanno votato
234
Hanno votato
no 329).

Prendo atto che l'onorevole Cicu non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Detomas 1.363.
Chiedo all'onorevole Detomas se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIUSEPPE DETOMAS. No, signor Presidente, e chiedo di parlare per dichiarazione di voto.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, sulla questione del voto nella regione Trentino-Alto Adige si è aperta una discussione - che ha fatto in modo che il relatore introducesse una norma e che sull'emendamento della maggioranza il relatore stesso esprimesse parere favorevole - che tendeva a risolvere il problema della rappresentanza delle minoranze linguistiche.
Il mio emendamento, in qualche modo, cerca di correggere questa soluzione, che è


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assolutamente insufficiente. Da un lato, non viene considerato il fatto che nella regione Trentino-Alto Adige esistono più minoranze linguistiche e che tale regione è composta da due province con due diverse - oggettivamente diverse - composizioni, anche dal punto di vista del numero e del tipo delle minoranze linguistiche.
La scelta del relatore è stata quella di considerare la regione Trentino-Alto Adige un unicum in cui le minoranze linguistiche ladine, mochene e cimbre scompaiono. Inoltre, si è scelto di introdurre una soglia di sbarramento (in questi giorni, si è parlato di tre diverse soglie di sbarramento). In realtà, in questa legge elettorale si prevedono quattro soglie diverse di sbarramento, e quella della regione Trentino-Alto Adige è del 20 per cento, una soglia altissima, che naturalmente è in assoluta contrapposizione con i principi della tutela delle minoranze linguistiche, che non avrebbero bisogno di soglia di sbarramento, perché sono minoranze.
La contraddittorietà dell'emendamento Palma 1.473 è talmente evidente che sono stato costretto a correggere questa proposta emendativa. Credo che il mio emendamento meriti una qualche attenzione, perché corregge le storture della soluzione adottata a maggioranza.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Detomas 1.363, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 585
Votanti 383
Astenuti 202
Maggioranza 192
Voti favorevoli 49
Voti contrari 334).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.55.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.

ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, vorrei riprendere alcune considerazioni svolte dal collega Mattarella sui profili di incostituzionalità, che restano molto gravi in questo testo, nonostante le modifiche introdotte per andare incontro ai rilievi del Quirinale.
Non parlerò, in questa sede, dei premi di maggioranza, in particolare di quelli relativi al Senato, che violano gli articoli 3 e 48 della Costituzione perché stiamo parlando del testo che riguarda la Camera dei deputati. Non parlerò neppure della disposizione sull'indicazione del premier. Ricordo che in sede di discussione sulle linee generali feci questa osservazione per una possibile violazione dell'articolo 92 della Costituzione. Ebbene, fui interrotto da alcuni colleghi della maggioranza, gli stessi colleghi che poi hanno presentato un emendamento per andare incontro a questi rilievi e per sanare parzialmente il vizio rispetto all'articolo 92.
Signor Presidente dell'Assemblea, vorrei che lei, che si è dichiarato garante del rispetto della procedura assembleare (certamente, questo è il suo ruolo), avesse chiaro che, anche se abbiamo rispettato formalmente il regolamento in vari passaggi che riguardano questa proposta di legge, ritengo - lo dico sommessamente - che vi sia stata un'elusione molto chiara del contenuto e dello spirito dell'articolo 72 della Costituzione.
Cito soltanto quattro esempi, perché lei comprenda quanto la forzatura sia stata grave.
Per quanto concerne il maxiemendamento presentato in Commissione sulla legge elettorale, esso non ha sostanzialmente precedenti. Si tratta di un maxiemendamento che ha «capovolto» il testo, trasformandolo da provvedimento di ordinaria amministrazione in uno di carattere eccezionale. Con quale canone è stata valutata l'ammissibilità di quel maxiemendamento? Siamo certi di avere rispettato


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lo spirito dell'articolo 72 della Costituzione?
Per quanto riguarda il contingentamento, lei ha parlato di un contingentamento più ampio nel corso di questa legislatura. Tuttavia, l'onorevole Violante ha ricordato che soltanto tre leggi elettorali sono state approvate dopo l'entrata in vigore della Costituzione ed una soltanto è stata approvata nel dissenso, ovvero con la contrapposizione di una parte politica: la cosiddetta legge truffa. Alla luce di quei precedenti, il tempo non mi pare congruo! Non parlerò inoltre dell'osservanza del regolamento, perché altri potranno farlo meglio di me. Sul rilievo che sto per fare, vorrei una risposta precisa dalla Presidenza.
Sul testo al nostro esame non è stato né richiesto né espresso il parere della Commissione bilancio (vi sono persone assai esperte che possono dire se questo sia ammissibile o meno). Vi ricordo che stiamo esaminando ora alla Camera e successivamente potrà approdare al Senato un testo che potrebbe confliggere con la sessione di bilancio. Non mi si venga a dire che una legge che tocca il sistema elettorale non presenta nemmeno il dubbio di incidere su aspetti di bilancio e di natura finanziaria!
In una precedente seduta su un provvedimento richiesto dall'onorevole Innocenti, non si è votato perchè non era stato espresso il parere della Commissione bilancio; in questo caso, noi ignoriamo tranquillamente tale aspetto. Credo che tale questione dovrebbe essere attentamente considerata.
Un altro argomento è stato ricordato dall'onorevole Mattarella: quello secondo il quale i sistemi elettorali devono rappresentare gli elettori e garantire governabilità. Egli ha ricordato il tema della governabilità. Sulla rappresentanza degli elettori i partiti sono sicuramente presenti (l'articolo 49 della Costituzione). Mi domando tuttavia se gli articoli 3, 48 e 67 della Costituzione non richiedano che i cittadini in qualche modo possano esprimersi sulla scelta del candidato. Questo sistema non lederà una singola norma della Costituzione, bensì i combinati disposti, che rappresentano lo spirito della Costituzione stessa.
In conclusione, vedo che oggi il Presidente del Consiglio Berlusconi è più tranquillo perché la maggioranza tiene. Mi sembra che non sia presente in questo momento: tuttavia, devo ricordare che in una trasmissione televisiva, se non ricordo male Ballarò, all'indomani delle elezioni regionali, il Presidente del Consiglio dei ministri Berlusconi si presentò all'improvviso in trasmissione, presenti anche gli onorevoli D'Alema e Rutelli. Tra le varie cose che disse in quella trasmissione, affermò di conoscere a memoria, sfidando gli altri, la Costituzione.
Mi permetta il Presidente del Consiglio dei ministri di rivolgergli un modesto rilievo da professore di diritto costituzionale: noi, gli studenti che dicono di conoscere soltanto a memoria la Costituzione, li bocciamo! La Costituzione deve essere conosciuta nel suo spirito, ma questa maggioranza parlamentare dimostra di non conoscere perfettamente lo spirito della nostra Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-comunisti e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Onorevole Zaccaria, alle 13.30, cioè prima della conclusione dei lavori antimeridiani, le darò una risposta sulle questioni sollevate.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maran. Ne ha facoltà.

ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ciò che il dibattito parlamentare dovrebbe chiarire è se questa riforma rappresenti la riforma della quale abbiamo bisogno oggi. Ancora: se questa riforma consolidi o indebolisca il bipolarismo, ovvero se incrementi o riduca la frammentazione del sistema partitico. Soprattutto, se essa favorisca o meno la capacità dei Governi di durare e di decidere. Sono queste le domande alle quali i sostenitori di questa proposta di ritorno al sistema elettorale proporzionale dovrebbero rispondere e che rappresentano i nodi da sciogliere per migliorare effettivamente il funzionamento della nostra democrazia.


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Ho l'impressione che non cambi nulla; avremo le stesse coalizioni «acchiappatutto» di oggi, altrettanto frammentate ed eterogenee, senza quel vincolo coalizionale molto forte rappresentato dal collegio uninominale. In sintesi, avremo coalizioni più deboli e partiti più forti; non è ciò di cui ha bisogno il paese, soprattutto per affrontare i nodi dell'economia, che richiedono e richiederanno scelte coraggiose.
Per ovviare al problema, puntate tutto sul rafforzamento della figura del premier, ma, come abbiamo avuto modo di sottolineare, ciò è in contrasto con l'articolo 92 della Costituzione ed è in contrasto, peraltro, anche con una previsione recata dal progetto di riforma costituzionale che esamineremo nel corso del prosieguo della discussione di quel provvedimento.
In tal modo, si prefigura una transizione ad una democrazia che finisce per essere prigioniera del potere politico della maggioranza; un potere politico impersonato dalla figura del Primo ministro ed una democrazia priva degli strumenti di coordinamento e degli equilibri della tradizione parlamentare. Nel progetto di riforma ed in questa disposizione affiora l'idea di una democrazia priva degli strumenti di equilibrio del parlamentarismo moderno, anche nella versione delle democrazie di tipo dualista, quale quella americana.
Ritengo preoccupante che tale rafforzamento dei poteri del Primo ministro sia sostanzialmente privato dei contrappesi noti in altre esperienze costituzionali. Badate, si cita largamente a sproposito quanto è accaduto e accade nella democrazia tedesca; in quell'esperienza, infatti, la rappresentanza del Bundestag è fortissima. Non bisogna dimenticare che proprio il Bundestag, il Parlamento tedesco, è capace di sorreggere una maggioranza; non si tratta di un soggetto istituzionale minore. Noi riteniamo che la previsione - l'indicazione contenuta, per l'appunto, nel comma 3 dell'articolo 1 del provvedimento in esame - contrasti con questa necessità, contrasti con l'articolo 92 della Costituzione.
Non a caso, un emendamento a firma dell'onorevole Palma propone di sostituire la persona indicata per la carica di Presidente del Consiglio dei ministri con la persona indicata come leader; ma ciò non risolverebbe la questione, né renderebbe meno evidenti i problemi di una democrazia che sarebbe in balia del Primo ministro.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.55, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Ronchi, prenda posto; non si vota per procura (Commenti)...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 581
Votanti 576
Astenuti 5
Maggioranza 289
Hanno votato
251
Hanno votato
no325).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.57.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.

VALTER BIELLI. Signor Presidente, in una discussione così importante, da parte della maggioranza è stata posta una questione e si è fatta un'osservazione sulle nostre argomentazioni; in particolare, è stato osservato che non era né giusto né opportuno fare riferimento a dichiarazioni rilasciate nel passato, distinguendo tra quanti si erano espressi per il proporzionale e quanti per il maggioritario, quanti a favore del presidenzialismo e quanti contro.
Si è detto che sono polemiche di ieri e quindi sarebbe bene cassarle, anziché inserirle


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nel dibattito del presente; ebbene, può essere vero che chi troppo «sparla», poi dica tutto ed il contrario il tutto, ma ritengo che un minimo di verità storica non guasti mai. Anzi, sono tra quanti pensano che un paese ha bisogno, per avere un buon governo, di conoscere il presente e di progettare il futuro ricordando quanto è accaduto nel passato. Il problema vero è che voi volete che non si conoscano l'atteggiamento e le posizioni assunti ieri perché non renderebbero credibile la svolta fatta oggi. È difficile, per chi ha costruito la propria fortuna in maniera strumentale e falsa, avere teorizzato ieri il maggioritario inveendo contro il «proporzionale» e oggi, invece, ergersi a paladini di questa proposta di legge.
Penso soprattutto a lei, onorevole Berlusconi; penso a lei ma, se permette, non vorrei fare un torto neppure al suo vice, Giulio Tremonti, il quale era nel Patto Segni, forza politica che aveva fatto del maggioritario l'unica propria bandiera.
Voi avete cambiato bandiera ed avete compiuto una svolta. Ritengo, tuttavia, che abbiate fatto non solo una svolta, ma una vera e propria giravolta! Ma perché questa giravolta così grande? Credo che vi sia una ragione. Avete sostenuto che intervenite in materia elettorale per problemi di rappresentanza e di governabilità. No: ciò che dite è falso! Non esiste, infatti, un problema di rappresentanza, perché la proposta che avete avanzato è tutto, ma non è utile a garantire un'adeguata rappresentanza elettorale.
Voi sapete, onorevoli colleghi - e mi rivolgo all'intera Assemblea -, che non può esservi rappresentanza in un collegio elettorale composto da nove milioni di abitanti! Infatti, non ci si può incontrare ed i cittadini non potranno conoscere coloro per i quali dovrebbero andare a votare! Pertanto, sotto questo punto di vista, non sussiste un problema di rappresentanza: anzi - ed intendo affermarlo con molta veemenza e forza -, in questo modo la politica si allontanerà ancora di più dai cittadini, creando una frattura democratica all'interno del paese!
Vorrei altresì osservare che potevate avanzare anche un'altra proposta. Infatti, si può anche teorizzare un sistema elettorale su base proporzionale, ma si poteva prendere a modello il sistema in vigore per eleggere i consigli provinciali. Tuttavia, non potevate farlo per una ragione molto semplice: i vostri contrasti, infatti, hanno imposto di scegliere il sistema delle liste bloccate. Ma la lista bloccata non è un fatto democratico, perché, in tal modo, si ledono i diritti non solo di coloro che si recano a votare, ma anche dei candidati che saranno indicati nella lista bloccata, perché vi sarà qualcuno che definirà a priori chi arriverà primo e chi ultimo, senza possibilità di intervenire.

PRESIDENTE. Onorevole Bielli, concluda!

VALTER BIELLI. Ecco perché ritengo opportuno riflettere su tale aspetto.
Mi avvio a concludere, signor Presidente. Ho precedentemente affermato che avete compiuto una giravolta. Signor Presidente del Consiglio, lei ieri ha iniziato a scivolare: si è procurato una storta, ma spero che non faccia pagare a noi i mali della sua insipienza (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.57, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 576
Votanti 571
Astenuti 5
Maggioranza 286
Hanno votato
254
Hanno votato
no 317).


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Prendo atto che l'onorevole Giacco non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.59.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.

ANTONIO SODA. Signor Presidente, all'interno di questa proposta di legge così complessa, costruita immaginando di poter rispondere alla crisi del centrodestra, si prevedono diversi valori delle soglie di sbarramento (il 2 per cento per le liste collegate ed il 4 per cento per quelle non collegate), nonché la soglia nazionale, gli indici di correzione e le rettifiche che occorre apportare per ottemperare al principio costituzionale dell'elezione del Senato su base regionale. In tutta questa complessità emergono, inoltre, formule normative del tutto superflue, pleonastiche e ridondanti.
Allo scopo perlomeno di semplificare il provvedimento in esame, allora, abbiamo presentato alcuni emendamenti soppressivi di alcune parti del testo, come quello attualmente in esame. Vorrei osservare, infatti, che il comma 2 dell'articolo 1 ripete, in modo peggiorativo, il contenuto dell'articolo 48 della Costituzione, che fa riferimento al dovere civico, alla libertà ed alla segretezza del voto.
Se si vuole proprio riprendere la Costituzione, bisogna interrogarsi sulla scelta del voto di lista, senza possibilità da parte del cittadino elettore di esprimere una preferenza all'interno di tale lista, nel processo di formazione delle liste, atteso che la nostra Costituzione fa sempre riferimento ai deputati o ai senatori, e soltanto quali soggetti che concorrono alla determinazione della politica nazionale fa riferimento ai partiti.
Si sceglie la strada, apparente, di rafforzamento dei partiti in una realtà che ha constatato la scomparsa dei partiti di massa, la nascita del partito-azienda, la nascita di comitati elettorali, la nascita del fenomeno della traduzione in politica delle ricchezze personali, ed altro. Ora, anche se questa legge viene costruita a vostra immagine e somiglianza, o a ciò che credete debba essere la vostra immagine futura di coalizione vincente, vi inviterei ancora una volta a riflettere: vi sono state tre esperienze storiche di forze politiche che, visto ridottosi il proprio consenso nell'imminenza delle elezioni hanno tentato il colpo di modificare le leggi elettorali. I paesi in cui si è assistito a tali esperienze storiche sono stati: la Francia - nel 1985 - l'Australia ed il Giappone. Tutte e tre le forze politiche che tentarono tali colpi - lo dico all'onorevole La Russa, che stamattina, con sicumera, parlava della certezza di avere il consenso del paese - e tutti coloro che, come lei, onorevole La Russa, come Berlusconi, come Fini, come il Presidente Casini, hanno pensato di poter ricostruire il proprio consenso manipolando la legge elettorale, storicamente sono stati sempre puniti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Non soltanto gli italiani vi giudicheranno per l'incapacità di governare; non soltanto vi giudicheranno per tutte le leggi che avete varato per Tizio, per Caio o per Sempronio, per la sequenza continua di manipolazione del potere legislativo, ma anche per aver tentato di frodare, con le regole, il loro consenso (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Sciacca. Ne ha facoltà.

ROBERTO SCIACCA. Signor Presidente, come hanno già affermato altri colleghi, noi siamo rimasti molto colpiti dalla disinvoltura con cui la maggioranza ha deciso di cambiare la legge elettorale. Ci siamo stupiti. In realtà, pensandoci bene, ognuno - in questo caso, il Governo Berlusconi e la maggioranza - usa i mezzi che ha, i metodi che conosce. E ciò avviene quando si sente in pericolo; quando si avverte il rischio di perdere il confronto con l'avversario. In fondo, dobbiamo riflettere: qual è la cultura politico-democratica


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di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega Nord? L'UDC, poi, è un caso a parte di cui parlerò successivamente.
Per quanto riguarda Forza Italia, si tratta di un partito «di plastica», guidato da un imprenditore che per ottenere profitti non ha mai avuto scrupoli. Alleanza Nazionale ed il suo gruppo dirigente, fino a poco tempo fa, si dichiarava erede del partito fascista (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

ROBERTO MENIA. Sei un fascista!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per favore! Onorevole Menia, la richiamo all'ordine per la prima volta.

ROBERTO SCIACCA. La Lega Nord è nata per dividere il nostro paese; che cosa può importarle di violare le regole del nostro Stato democratico?
L'UDC, poi, come dicevo, rappresenta un caso a parte, perché al suo interno esiste una vera e propria cultura democratica - non vi è dubbio su ciò -, ma oggi, in tale partito, sta prevalendo un'altra spinta, che ha fatto parte anche della Democrazia Cristiana, ossia l'idea di usare ogni mezzo - ripeto, ogni mezzo - per impedire alla sinistra di andare al Governo. Perciò, penso che la nostra battaglia contro questa legge elettorale ha soprattutto un valore in più, ossia tentare di riaffermare, attraverso l'opposizione che facciamo in aula, una cultura democratica nel nostro paese.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.59, non accettato dalla Commissione né dal Governo. Onorevoli colleghi, prendete posto.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 579
Votanti 575
Astenuti 4
Maggioranza 288
Hanno votato
256
Hanno votato
no 319).

Prendo atto che l'onorevole Misuraca non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Zaccaria 1.61.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.

RINO PISCITELLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello di cui discutiamo oggi non è un normale provvedimento: stiamo parlando delle regole del gioco. Si stanno violando o, per meglio dire, state violando i meccanismi cardine della democrazia italiana.
Nel nostro paese non si contrappongono, ormai, soltanto due schieramenti politici; si scontrano due modelli culturali, due idee profondamente diverse dello Stato e delle istituzioni. Il nostro, purtroppo, non è più un paese normale. Voi lo avete allontanato dal modello delle democrazie bipolari nelle quali si fronteggiano due schieramenti che, pur differenziandosi nelle proposte di merito, hanno una comune sensibilità democratica. In Italia non è più così. Il vostro modello è, infatti, segnato dalla prevaricazione delle minoranze assurta a modello, dal disprezzo del confronto, dalla forzatura di ogni regola, dall'interesse privato, dal conflitto di interessi, dalla mancanza assoluta di senso dello Stato, dalle istituzioni piegate a vantaggio di pochi, dal fine che giustifica ogni mezzo, dalle leggi ad personam, dall'assenza di ogni senso del limite, dalla spettacolarizzazione della politica, dal culto della personalità del capo, dalla mancanza della parola data, dal disinteresse per i problemi reali, da un classismo senza precedenti, dalla demagogia


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e dal populismo imperante (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, l'onorevole Piscitello dice ciò che vuole, come lo dite voi. Calma!

RINO PISCITELLO. La prova è nel tentativo di cambiare da soli la legge elettorale. A meno di sei mesi dalle elezioni, una delle due squadre che si fronteggeranno decide da sola quali saranno le regole del gioco, scegliendo quelle che le faciliteranno la partita. Sembra quella pubblicità che dice: ti piace vincere facile? Con la differenza che non lo fate per vincere, ma soltanto per perdere con uno scarto minore.
E, davanti al paese scandalizzato, non provate vergogna: vi manca il senso del pudore (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)! Siete di una sfrontatezza estrema, pronti a negare l'evidenza, come ha fatto ieri Berlusconi con Franceschini.
Siete chiusi nel Palazzo e tentate di resistere per mezzo di un grande imbroglio. Sì, un imbroglio: non credo vi siano altre parole per descriverlo. Avete studiato ogni virgola per ottenerne il massimo vantaggio, a prescindere dalla funzionalità della legge. Avete immaginato un sistema che non garantisce agli elettori la possibilità di scegliere gli eletti e non avete previsto alcuna regola per la democrazia interna dei partiti, che rischiano di trasformarsi tutti in oligarchie al servizio del capo.
Ancora, avete attribuito il premio di maggioranza al Senato regione per regione, rendendolo inutile ed anche totalmente insensato, nonché in contrasto, peraltro, con la ratio della nostra Costituzione.
Avete, di fatto, superato il bipolarismo, attenuando il vincolo coalizionale, dando alle piccole formazioni degli schieramenti un sicuro potere di interdizione (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Dai banchi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale si grida: Tempo!).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi! Onorevole Piscitello, lei ha ancora un minuto e 30 secondi a disposizione. Colleghi, o l'intervento dall'onorevole Piscitello viene seguito (o anche non seguito, perché non posso obbligarvi a farlo) con un po' di rispetto, oppure sono obbligato a tutelarlo in altri modi. Pertanto, vi prego, onorevoli colleghi!

ALFREDO BIONDI. Però, gli insulti non vanno bene!

RINO PISCITELLO. Avete creato le condizioni migliori per la vostra crisi di consenso e le peggiori per la governabilità del paese. Malgrado questo, avete ancora paura. Avete bisogno di controllare la manina dei vostri: non vi fidate di nessuno! Una militarizzazione dell'Assemblea che non ha precedenti!
La maggioranza di questo Parlamento è sotto ricatto: non votate o vi togliamo il collegio. E, se non basta, si ricorre alle minacce (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

NICOLÒ CRISTALDI. Ma non può dirlo!

UGO LISI. Non è possibile!

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia!

NICOLÒ CRISTALDI. Però, queste cose non si possono dire (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Onorevole Cristaldi, la richiamo all'ordine per la prima volta (Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si grida: Buffoni!). Onorevoli colleghi, non posso accettare che un'aula parlamentare venga trasformata in questo modo!
Onorevole Piscitello, concluda perché ha ancora 30 secondi...


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RINO PISCITELLO. Signor Presidente, mi hanno interrotto (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...!

PRESIDENTE. Va bene, parli, onorevole Piscitello. Concluda.

RINO PISCITELLO. Il ministro Calderoli ha detto che scherzava e che non intendeva parlare male dei nostri servizi informatici. È vero. Il ministro sapeva che il voto segreto è veramente tale. La sua, infatti, non era una preoccupazione: era una minaccia! Era un'intimidazione di stile mafioso a chiunque osasse ribellarsi per ricordargli che sarebbe stato scoperto e punito (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!

ANDREA GIBELLI. Buffone!

ENZO BIANCO. È una vergogna!

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piscitello...

RINO PISCITELLO. Presidente, per cortesia, solo 30 secondi ...

PRESIDENTE. Va bene, onorevole Piscitello, concluda. Onorevole Ronchi...

RINO PISCITELLO. Perdonatemi, ma siete agli sgoccioli (Dai banchi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale si grida polemicamente: Bravo! - Dai banchi dei deputati del gruppo di Forza Italia si scandisce: Piscitello! Piscitello! - Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

SERGIO COLA. Bravo!

RINO PISCITELLO. Mancano poco più di cento giorni alla fine della legislatura. La gente non ne può più e aspetta le elezioni per cacciarvi! Un'unica parola d'ordine accomuna lavoratori e imprenditori: ve ne dovete andare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
E adesso, anche la fortuna vi ha abbandonato! Non riuscite da tempo a farvene andare bene una. Anche le vostre prove di forza si trasformano a breve in un boomerang e sarà così anche in questo caso. Cambiate la legge elettorale come volete, ma sappiate che le prossime elezioni non le vincerete neanche se si faranno a sorteggio (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Deiana. Ne ha facoltà.

ELETTRA DEIANA. Signor Presidente, vorrei riprendere il discorso dell'onorevole Leoni sulle modalità, veramente patetiche ed offensive per le donne che abbiano a cuore il loro genere e il loro sesso, con cui si sta sviluppando l'ennesimo chiacchiericcio, che ritorna sempre quando si parla di elezioni sulle cosiddette «quote rosa».
Credo che questo dibattito e le argomentazioni silenziose della Casa delle libertà confermino che siamo veramente al crepuscolo della democrazia rappresentativa, cui voi state dando dei colpi mortali. Avete svuotato la democrazia rappresentativa dall'interno nelle sue ragioni e nei suoi meccanismi fondativi e nel rapporto, che non è più virtuoso, tra Parlamento ed Esecutivo.
Ovviamente è impossibile che in un contesto del genere il problema della presenza femminile nelle istituzioni - perché di questo si tratta: presenza femminile, non rappresentanza di genere; la rappresentanza è solo politica - possa essere affrontata al livello che le competerebbe, alto e complesso, come tutto ciò che riguarda la sostanza della democrazia.
Non si tratta di un ritardo storico, di un difetto di funzionamento delle istituzioni,


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ma di una questione centrale dell'ordinamento politico e statuale. Di questo parliamo e abbiamo parlato come movimento femminista e delle donne quando affrontiamo il persistente problema della quasi assenza o della scarsa presenza delle donne. Vi è un ruolo marginale e a latere delle donne nel Parlamento, nella sfera decisionale e in tutte le rappresentanze democratiche. È un problema ancora più di fondo della stessa democrazia, un problema che tocca la natura stessa del patto sociale e della modernità, incapace di assumere i rapporti tra i sessi tra quelli costitutivi e fondativi, quindi, non solo un vulnus della democrazia.
Non faccio altro che ribadire la scandalosità di un Parlamento di maschi, di una tribù maschile che si arroga il diritto di legiferare sul corpo delle donne, come la scandalosa vicenda della legge n. 40 sta a dimostrare. Non si tratta , dunque, solo di un vulnus della democrazia, ma di un ancestrale smacco antropologico, di cui la stessa modernità, a dispetto della sua vocazione universalistica e delle sue utopie egualitarie, continua ad essere prigioniera.
La stessa Costituzione repubblicana, così altamente impegnativa nei suoi grandi principi ispiratori, non ha dato una risposta a questa prigionia della democrazia moderna, che oggi muore e non è stata capace - e rischia di non esserlo più - di ripristinare una logica di solidarietà tra i due sessi. La politica avrebbe tutto da guadagnare: la politica del paese, la politica delle istituzioni democratiche, una politica condivisa che ricerchi le basi di fondo dello stare insieme, e lo stare insieme in maniera paritaria fra donne e uomini è un elemento fondamentale del patto, della democrazia, delle istituzioni. Portando così in basso, come state facendo in questa discussione e nel disegno che è ispirato ad un vero e proprio colpo politico, la discussione sulle regole della democrazia, voi private non solo voi stessi ma tutto il paese e tutta la nostra società della grande opportunità che una discussione a fondo su queste problematiche offrirebbe al nostro paese e alla sua politica (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.

CARLO LEONI. Il tema del rispetto dei parlamentari e del loro lavoro, sollevato da diversi colleghi ed anche dal collega Vito stamattina, è sicuramente molto serio e delicato. Ancora una volta anche su questo, riferito ai suoi colleghi di schieramento politico, il ministro Calderoli si assume la responsabilità di offenderli quando oggi in un'intervista dice: «Non so se tutti qui dentro hanno capito che cosa stiamo votando, visto che il testo è così complicato». Invece, vorrei augurarmi che i deputati della Casa della libertà abbiano piena coscienza del sistema elettorale e dei suoi effetti che stanno costruendo con il loro voto; abbiano, ad esempio, consapevolezza, dopo anni di grandi difficoltà e lacerazioni dentro la loro coalizione, che stanno costruendo un sistema che prevede coalizioni ancora più fragili perché il deputato che arriverà a Montecitorio risponderà al suo partito e non alla sua coalizione. Anzi, per essere più precisi - non userò la parola oligarchie -, risponderà al gruppo dirigente momentaneo del partito che lo nomina parlamentare. Tutto ciò provocherà una fragilità delle coalizioni perché la coalizione sarebbe tenuta insieme da un programma - e sappiamo quanto labili possono essere - e dalla condivisione non di un Presidente del Consiglio (questo sarebbe incostituzionale), ma di un capo della coalizione, che può essere anch'egli una figura temporanea.
Quindi: coalizioni più fragili; si può tornare alla logica delle «mani libere» (intanto vengo eletto dentro una coalizione e sono un partito che si presenta alle elezioni in una coalizione, poi mi riprendo la mia libertà); si vota per partiti senza conoscere i candidati al Parlamento; si incentiva la frammentazione - che tutti dicono, anche voi, essere il male di questo sistema politico - nella sostanza abolendo


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anche la soglia minima del 2 per cento e si rischia di generare l'ingovernabilità, potendo produrre maggioranze diverse e opposte fra Camera e Senato. Capisco che siete talmente sicuri di perdere le elezioni da pensare che questi problemi riguarderanno qualcun altro. Per questo mi auguro, al contrario di quello che dice il ministro Calderoli, che i deputati della Casa della libertà invece sappiano che cosa stanno votando, quali emendamenti bocciano, quali articoli approvano, perché stanno partorendo un «mostro» di carattere istituzionale e un sistema politico-elettorale che avranno l'esperienza di verificare e vedranno quanti mali può fare al nostro paese.
Spero che in particolare se ne rendano conto i colleghi del gruppo di Alleanza Nazionale - torno su questo aspetto, perché nessuno di loro ha inteso rispondere alle domande che ponevo prima -, che passano dall'abolizione della quota proporzionale del 25 per cento alla condivisione di un sistema interamente proporzionale. Spero quindi che essi se ne rendano conto e che vogliano spiegarci le ragioni di questo ribaltone delle idee, che si sta producendo al loro interno. Altrimenti, chiunque è autorizzato a pensare - ed io lo penso - che, così come «fa novanta», la paura fa anche cambiare le idee che apparivano più radicate.
La paura di perdere le elezioni può portare anche un partito, che aveva raccolto le firme per l'abolizione della quota proporzionale - con un leader, l'onorevole Gianfranco Fini, che ne aveva fatto una ragione di permanenza alla leadership del partito -, a sposare un sistema proporzionale, senza che vengano spiegate (se lo si ritiene e se si ha il coraggio, lo si faccia) le ragioni di questo ribaltone (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà.

GERARDO BIANCO. Signor Presidente del Consiglio, a leggere oggi i giornali sembrerebbe che lei sprizzi gioia da tutte le parti. Una grande euforia si manifesta attraverso le sue espressioni. Una manifestazione di euforia, che, credo inconsapevolmente, si manifesta anche attraverso gli applausi che sono praticamente «autodemolitori» della maggioranza.
Penso che forse un qualche parere lei potrebbe chiederlo all'onorevole Buttiglione, che è immerso in letture non so se di tedesco o anche di polacco. Gli potrebbe chiedere che cos'è la eterogenesi dei fini; parlo dei «fini» di Giambattista Vico e non certo di Fini, Vicepresidente del Consiglio. Questo per una buona conoscenza delle cose. Per tradurla in termini più popolareschi, il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi!
Lei non sa che cosa accadrà domani. Può darsi che gli effetti, in base alla concezione vichiana, siano esattamente opposti a quelli che lei desidera. Ed è quello che io mi auguro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zaccaria 1.61, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 585
Votanti 584
Astenuti 1
Maggioranza 293
Voti favorevoli 257
Voti contrari 327).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Boato 1.62.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.

FRANCESCO BONITO. Se c'è un aspetto che a mio avviso caratterizza l'azione di Governo di questi quattro anni che abbiamo alle spalle credo sia questo continuo ritorno indietro, al passato. A ben analizzare le politiche di Governo, in tema di scuola, di giustizia, di Stato sociale e di pubblica amministrazione, ciò emerge in modo nitido e netto. Un ritorno al passato: vi è una sorta di tentativo continuo di fermare il corso della storia.
Ebbene, anche sulla materia elettorale, e quindi sulla proposta di legge elettorale che stiamo esaminando, non possiamo non pervenire alle stesse identiche conclusioni: si cerca di fermare il corso della storia. La legge, lo hanno detto in molti, qui lo ripeto e lo ribadisco, è sbagliata, iniqua ed ingiusta, e per la verità l'emendamento, in favore del quale sto parlando, colpendo al cuore la proposta stessa, si appalesa estremamente importante, almeno dal mio punto di vista.
Perché il provvedimento in esame è sbagliato, iniquo ed ingiusto? Perché segna, in modo evidente e netto, un ritorno al passato? In questo decennio, il nostro sistema politico, il nostro sistema istituzionale democratico si è sviluppato e svolto, anche tra errori e mancanze, rispetto ad un criterio maggioritario che, a mio avviso, avrebbe dovuto certamente essere corretto, ma nel senso del suo rafforzamento. Viceversa, anziché procedere in questa direzione, con il provvedimento si torna assolutamente indietro e lo si fa attraverso un sistema di norme e di principi di assai dubbia costituzionalità, nonché attraverso un sistema che, a mio avviso, indebolisce fortemente la democrazia del nostro paese.
Giungo a tali conclusioni, perché l'espressione di voto affidata all'elettore è fortemente indebolita. Il voto democratico espresso dal cittadino elettore è un voto, per così dire, impoverito, povero, perché, attraverso di esso, il cittadino elettore non perviene all'indicazione del candidato di sua fiducia, nell'ambito di un partito a sostegno di una coalizione e di un programma, ma deve semplicemente indicare una lista da altri formata, da altri concepita, una lista di candidati da altri voluta (ed il termine «altri» si riferisce esattamente ai vertici apicali dei partiti del nostro paese).
Ciò non è né cosa giusta né buona, giacché il risultato ultimo, grave, gravissimo sarà un deterioramento ulteriore di quel rapporto tra cittadini e politica che già oggi vediamo fortemente e ampiamente compromesso (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maccanico. Ne ha facoltà.

ANTONIO MACCANICO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, colgo l'occasione della votazione di questo emendamento per esprimere sinteticamente il mio pensiero, sforzandomi di evitare accenti polemici, anche se sarebbero più che giustificati nella situazione politica che si è determinata.
Non sono pregiudizialmente ostile ai sistemi elettorali proporzionali. Ho usato il termine «sistemi», perché di leggi proporzionali esistono vari modelli (vi è il modello spagnolo, quello tedesco, quello della cosiddetta prima Repubblica), così come non sono pregiudizialmente favorevole ai sistemi elettorali maggioritari, anch'essi di vari modelli (a turno unico, a doppio turno di collegio, a scrutinio di lista e così seguitando).
La legge elettorale con la Costituzione ed i regolamenti parlamentari sono i pilastri di un sistema politico di democrazia parlamentare, come certamente è il nostro. Essi sono strettamente collegati, nel senso che ogni cambiamento ed innovazione nell'uno ha un effetto inevitabile negli altri. Così, ogni cambiamento nella legge elettorale ha diretta influenza sul funzionamento del sistema politico nel suo complesso e credo che sia dovere del legislatore valutare, quando si cambia la legge elettorale, non solo i possibili risultati


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immediati, che possono anche essere piccole convenienze, ma anche i possibili effetti sul futuro del sistema politico.
Mi domando: dopo dieci anni di sistema elettorale maggioritario ad un turno, per più del 75 per cento della rappresentanza, quali sono i problemi rimasti aperti in termini di governabilità e di rappresentanza che dovrebbero essere affrontati e risolti, soprattutto quando si pone mano alla legge elettorale a fine legislatura, senza alcun accordo con l'opposizione?
Il vero problema ancora aperto è come superare l'estrema frammentazione partitica, che è fonte di perpetua conflittualità ed instabilità.
Onorevoli colleghi, pensiamo veramente che il provvedimento in esame serva a risolvere questo problema, a creare coalizioni più forti e coese, a cercare di vincere i poteri di veto dei partiti? A me pare sia esattamente l'opposto, in quanto si rende sempre più granitica ed invincibile la frammentazione politica e, quindi, l'inefficienza complessiva del sistema politico.
In tal modo si crea una situazione peggiore di quella della cosiddetta prima Repubblica - onorevole Tabacci - perché allora erano presenti sulla scena politica due grandi partiti, due soggetti politici forti, mentre oggi vi è una miriade di formazioni politiche nessuna delle quali va oltre il 20 per cento del voto dell'elettorato.
Forse con questa legge elettorale ci avvicineremo alla quarta Repubblica francese e, in futuro, per uscirne, dovremo aspettare anche noi un generale De Gaulle? No, onorevoli colleghi, con questa legge si arreca un danno gravissimo al nostro sistema politico, si scredita il proporzionalismo, si indebolisce in modo difficilmente riparabile la nostra democrazia.
Questa legislatura, attraverso tale legge, si assume una responsabilità pesantissima per il futuro del paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.62, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 573
Votanti 572
Astenuti 1
Maggioranza 287
Voti favorevoli 247
Voti contrari 325).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.63.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coluccini. Ne ha facoltà.

MARGHERITA COLUCCINI. Signor Presidente, come già richiesto dai colleghi che mi hanno preceduta, sarebbe interessante conoscere le ragioni che vi spingono a modificare con queste modalità il sistema elettorale vigente. Non mi risulta vi sia stata la vera esplicitazione dell'accelerazione che avete voluto imprimere.
Se veramente si deve mettere la parola «fine» alla stagione del maggioritario, sarebbe utile farlo cercando di capirne fino in fondo le ragioni, anche verificando se il periodo di transizione sia effettivamente trascorso. In realtà, ci troviamo a discutere in un clima di grande confusione.
L'unica logica che, a mio avviso, può rinvenirsi alla base di questa vostra iniziativa è esclusivamente di posizionamento interno. È come se voi vi trovaste qui a sostenere questa proposta con la testa rivolta al futuro, alle prossime elezioni, agli equilibri che si formeranno. E ciò denota, evidentemente, anche una certa preoccupazione!
In tale situazione è estremamente complicato svolgere una riflessione in ordine a


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quali possano essere le modalità più idonee ad affrontare quella che voi ritenete un'esigenza del paese e che, a nostro avviso, invece non rientra sicuramente nell'agenda delle priorità. Tutto ciò evidenzia in modo eclatante uno svilimento del ruolo del Parlamento.
Sarebbe stato opportuno discutere delle regole in maniera ponderata, serena, condivisa, prudente e in un clima di reale attenzione verso le esigenze del nostro paese, magari avendo alle spalle un consenso che legittimi tali iniziative; consenso che - come evidenziato anche nelle ultime elezioni - ormai avete perso!
A mio avviso, questa condizione non esiste e quindi dovreste riflettere sull'inopportunità della vostra iniziativa. Evidentemente, tale riflessione non è stata fatta e, al contrario, si rafforza l'idea che voi stiate realizzando un'operazione strumentale al fine di raggiungere un ipotetico accordo da mostrare visibilmente in quest'aula per far quadrare i vostri conti. In tale accordo sono comprese le riforme della Costituzione e delle leggi elettorali, elementi di scambio e di reciproca compensazione, oltre a quanto altro metterete in cantiere da oggi ai prossimi mesi. In questa maniera state tentando di invertire la tendenza, ormai consolidata, che vi vede perdere consenso e voti e che solo una riscrittura non formale o parziale del sistema di elezione può spostare a vostro vantaggio.
Tra l'altro, mi sembra che le finalità da voi addotte, come la volontà di far prevalere il principio della rappresentatività rispetto alla governabilità e alla stabilità, dimostrino grande incoerenza ed incongruenza. Per tali motivi, dovreste fermarvi fin quando è possibile e mettere il Parlamento nelle condizioni di poter svolgere il ruolo che gli compete (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nicodemo Nazzareno Oliverio. Ne ha facoltà.

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, in qualità di ultimo parlamentare eletto in un collegio uninominale, quello di Isola Capo Rizzuto-Taverna, desidero svolgere alcune riflessioni, nella consapevolezza di difendere il legame tra eletto e territorio, tra eletto e sindaci, al di là della loro appartenenza politica, e, soprattutto, tra eletto ed elettori. In queste ore, in questi giorni di dibattito sta emergendo la nefandezza della vostra proposta di riforma elettorale, una riforma «ad coalitionem» dopo tante leggi ad personam. Si tratta di una legge che, per giunta, è alimentata da una strana forma di pentitismo politico.
Ascoltate: «(....) Quindi nessuno di loro può parlare di maggioritario. L'amico Giuliano Ferrara dice che in Italia un'unica persona può affermare "Le majoritaire c'est moi": è Silvio Berlusconi. In effetti, abbiamo realizzato con la nostra discesa in campo concretamente il maggioritario»: chi parla è Silvio Berlusconi all'Assemblea nazionale delle donne azzurre. Si tratta di una citazione tratta dal libro L'Italia che ho in mente, edito dalla Mondadori.
Onorevoli colleghi, sono diverse le ragioni che si pongono a fondamento della preferenza per il sistema elettorale vigente, prevalentemente maggioritario, rispetto al testo della proposta in discussione. Essa infatti tratteggia un sistema ibrido e confuso, solo apparentemente proporzionale, mentre in realtà si tratta di un maggioritario camuffato. Merita di essere ricordato che il cosiddetto «Mattarellum» ha mostrato di contenere molto bene il fenomeno della dispersione del voto, concedendo la quasi totalità del consenso attorno ai due poli.
I dati sono evidenti: l'Ulivo e la Casa della libertà hanno raccolto nel corso delle ultime elezioni politiche l'89 per cento dei voti nei collegi ed il 97,6 per cento del totale dei seggi assegnati. Esiti molto simili sono stati registrati al Senato. Già sotto questo profilo la proposta di riforma elettorale presentata è innegabilmente deficitaria. Essa esclude dall'assegnazione dei seggi le coalizioni di liste che abbiano conseguito meno del 10 per cento dei voti, le singole liste collegate alla coalizione che non hanno superato il 4 per cento, le


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singole liste non collegate che non hanno superato il 2 per cento, ad eccezione di un emendamento che rappresenta una sorta di premio di fedeltà. A questo meccanismo si aggiungono ulteriori esclusioni determinate dalle fantasiose soglie di sbarramento che proponete di inserire per il Senato, emendando il vostro stesso testo.
Si tratta di esclusioni rilevanti che, nel caso, molto probabile, in cui scattino congiuntamente, possono arrivare a provocare una dispersione pesantissima del consenso e il sostanziale annullamento dei voti espressi da milioni di cittadini italiani. Questa è una vera aberrazione, che snatura il sistema proporzionale. L'aspirazione originaria dei sistemi proporzionali è quella di rappresentare fedelmente il corpo elettorale, evitando che i voti non producano eletti, andando dunque dispersi.
Onorevoli colleghi, non possiamo affermare che il sistema elettorale in vigore sia un meccanismo perfetto, ma non è onesto omettere la presa d'atto che il «Mattarellum» è maturato nel tempo e ha permesso l'avvento, nel sistema politico italiano, dopo la caduta del muro di Berlino, di una democrazia dell'alternanza, assicurando governabilità e maggioranze stabili. Oggi questa conquista è messa in discussione per un interesse smaccatamente di parte. Senza contare l'ulteriore elemento paradossale: altro che le primarie dell'Unione! Saranno le politiche del 2006 la carica dei «senza volto», visto che avete scritto in questa legge che i nomi dei candidati non compariranno sulla scheda! Vi vergognate già ora delle vostre «deportazioni» elettorali, e per questo vi siete premuniti, nascondendole dietro il solo simbolo di partito, sotto cui si esaurisce ogni forma di dialogo con l'elettore. Gli italiani non eleggeranno più parlamentari, ma quote, porzioni di partiti e anche di correnti. Rischiamo di tornare alle trattative notturne, estenuanti e prolungate.
Tutto ciò potrà comportare conseguenze nefaste per il paese, facendogli perdere credibilità nei confronti del popolo italiano e nel contesto internazionale. Queste vostre manovre sono enormemente distanti da qualsiasi accezione di democrazia, così come è stata intesa e praticata negli ultimi sessanta anni.

PRESIDENTE. Onorevole Oliverio...

NICODEMO NAZZARENO OLIVERIO. Ci viene in mente qualche altro periodo, quando si parlava di «listone», delle minacce ai parlamentari, del voto controllato: quel periodo della storia che ha mostrato il suo acme nell'idea di trasformare quest'aula in bivacco. Se fosse vivo Aldo Moro, egli si rivolgerebbe a voi, onorevole Follini, citando l'evangelista Matteo, dicendovi con fare mite e sguardo severo: lasciate che i morti seppelliscano i morti. Ma io, ricordandomi una lettura che la liturgia ha proposto alla riflessione dei cattolici alcune domeniche fa, mi chiedo: sentinelle dell'aurora, a che punto è la notte? Ebbene, la notte sta per finire e l'alba è ormai all'orizzonte (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Oliverio.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.63, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevoli colleghi, scusate: ciascuno si sieda al suo posto, perché non chiudo la votazione finché ciascuno non è seduto al proprio posto... Seduti, per favore... Ora c'è l'onorevole Rosso, che arriva al suo posto... L'onorevole Romano, sempre in ritardo...

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 573
Maggioranza 287
Voti favorevoli 250
Voti contrari 323).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, rivolgo ai colleghi della maggioranza l'invito a votare con noi per la soppressione del comma 2 dell'articolo 1. Si tratta di risparmiare così ai cittadini italiani la vostra ipocrisia.
Infatti, mentre scrivete nel comma 2 che il voto è un dovere civico e un diritto, scavate, con il testo legislativo in esame, un solco così profondo tra eletti ed elettori che svuoterà quel voto di ciascun potere e che farà regredire il nostro sistema politico ad un Olimpo lontano dalla vita delle persone. Di quell'Olimpo, voi vi sentite divinità crepuscolari. Siete personaggi tragici, direi anche che siete personaggi un po' misogini, considerato ciò che si vedrà in quest'aula da qui a breve, quando esamineremo gli emendamenti relativi alla presenza delle donne nelle liste. Siete preoccupati di restare in vita, a dispetto di ogni regola, a dispetto di ogni consenso. Non proponete un sistema che vi misuri fino in fondo nel rapporto con l'elettorato.
State scappando su un monte; state costruendo una fortezza; state difendendo un'investitura «cesaristica»; state coltivando, in qualche modo, l'illusione che, grazie a questo sistema elettorale, potrete recuperare consensi, che potrete cancellare il tradimento nei confronti del popolo italiano che in tutti questi anni avete celebrato con le vostre leggi. È vero che dall'illusione all'autoinganno e alla manipolazione il passo è breve. Ma vorrei anche dirvi che, vista dalla parte del popolo, dalla parte degli elettori, di chi ci osserva e ci ascolta in questi giorni, quella che state recitando sembra una sceneggiata davvero patetica.
Due sono le possibilità di interpretazione del vostro comportamento politico. O si tratta di mero calcolo; e ne è prova il fatto che questa legge si «costruisce» man mano che affrontate al vostro interno i nodi di opportunità, anzi di opportunismo. Oppure si tratta di un vuoto che state riempiendo con la discussione politica. Direi che sia l'una sia l'altra considerazione, che può svolgere un cittadino attento nei vostri confronti, si rivelano vere.
Stamane, l'onorevole La Russa, in un suo intervento, ha sostenuto che il centrosinistra non vuole riconoscere la propria sconfitta. Io direi all'onorevole La Russa: di quale sconfitta sta parlando? Glielo chiederei perché la mia memoria mi fa rammentare che la sconfitta più recente del centrosinistra risale ormai al 2001. Ma da quell'anno in poi - nel 2002, nel 2003 e nel 2004 - si è evidenziato come, invece, l'elettorato non abbia più considerato seriamente la voce del centrodestra. Se di sconfitta si deve parlare per quegli anni, per gli anni più recenti, si deve parlare della vostra sconfitta; quella sconfitta che oggi non volete riconoscere; quella sconfitta che oggi volete nascondere a voi stessi.

PRESIDENTE. Concluda, onorevole Lucidi.

MARCELLA LUCIDI. Ho terminato, signor Presidente.
Parlavo prima di autoinganno per ricordare che i meccanismi elettorali sono una condizione necessaria, ma sicuramente non sufficiente, per trasformare i sistemi politici. Il vostro è un destino inesorabile, ma non sarà un destino cinico e baro, perché la sconfitta del prossimo anno ve la sarete meritata tutta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Cabras 1.7, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 571
Maggioranza 286
Voti favorevoli 255
Voti contrari 316).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.8.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.

LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, stiamo svolgendo il nostro lavoro, che non si può definire meramente ostruzionistico (Commenti).
Di fronte ad una maggioranza che, come ricordava giustamente ieri il collega Violante, resta completamente silenziosa, anche sulle questioni più importanti da noi poste in evidenza, tentiamo, nei limiti del possibile, con il nostro lavoro all'interno di quest'aula, di farvi ragionare su alcuni aspetti, di farvi cogliere l'essenza delle negatività della modifica che state apportando al sistema elettorale. Abbiamo cercato di fare questo presentando prima delle questioni pregiudiziali, poi delle questioni sospensive.
Voi avete cercato di superare alcune questioni inerenti alle pregiudiziali di costituzionalità presentando - durante l'iter del procedimento e dopo che noi le avevamo formalizzate - alcuni emendamenti, soprattutto di sera...
Avete cercato di superare alcune di tali questioni prevedendo per il Senato - l'altro ramo del Parlamento - un premio di maggioranza su base regionale e ciò in contrasto con quanto da voi precedentemente stabilito; mi riferisco al premio di maggioranza su base nazionale sia per la Camera dei deputati sia per il Senato.
Come voi sapevate sin dall'inizio - e sapete tutt'oggi -, il Senato deve essere eletto su scala regionale in base ad uno specifico articolo della Costituzione. Ebbene, così facendo, voi avete pensato - o pensate - di introdurre, grazie a questa proposta di legge, che speriamo rimanga tale, il premio di maggioranza su scala regionale.
Abbiamo già avuto modo di dire che tutto ciò porterà ad una vera e propria «lotteria» perché in alcune regioni il premio di maggioranza - se l'alleanza supererà il 54 per cento dei consensi - potrebbe essere attribuito a chi rappresenta la minoranza nel paese e viceversa.
Vi è, quindi, la possibilità - non solamente teorica, ma assolutamente concreta - che su scala nazionale sia alla Camera dei deputati sia al Senato si realizzino maggioranze dai connotati politici diversi. E poi ci siete venuti a dire che questa è una proposta di legge che guarda agli interessi del paese e che dovrebbe salvaguardare la governabilità dello stesso! Questa è la prova provata che il vostro intento non è quello di fare il bene del paese; in questo momento così particolare, infatti, si dovrebbe ricercare quel consenso utile a trovare le medicine per far uscire il paese da questa grave crisi, soprattutto di fiducia. Il vostro intento, però, è rendere l'Italia ingovernabile, facendo in modo che, se il centrosinistra avrà la maggioranza nel paese - noi stiamo lavorando per questo - quest'ultimo si trovi comunque in difficoltà al Senato, così da non poter governare.
Ecco, questo - gli italiani debbono saperlo - è quello che volete fare con questa proposta di legge (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Stradiotto. Ne ha facoltà.

MARCO STRADIOTTO. Signor Presidente, cari colleghi, normalmente si cambia il sistema elettorale per rispondere meglio a problematiche di tipo economico e sociale e non per risolvere i problemi elettorali di questa o di quella parte politica.


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Su Il Sole 24 Ore del 7 ottobre ho letto un bell'articolo dal titolo «Stabilità, economia e le regole del voto». Il giornalista che lo ha redatto così si esprimeva: «I paesi con un sistema elettorale proporzionale hanno un sistema partitico più frammentato e governi di coalizione più frequenti e instabili. Ciò a sua volta si accompagna ad una politica economica più miope e meno disciplinata: più debito pubblico, più spesa pubblica. In media, un governo eletto con il sistema proporzionale spende il 4-5 per cento del PIL in più, e ha un disavanzo del 2-3 per cento del PIL più grande, rispetto a quelli eletti con il sistema maggioritario. (...) Gli strateghi della Casa delle libertà (...) sperano con questa riforma di trarne qualche piccolo vantaggio alle elezioni imminenti. E non guardano oltre il prossimo voto. Se lo facessero, scoprirebbero che espongono il paese (...) al rischio di fare un grande salto indietro».
La lettura di questo articolo mi ha fatto sorgere una domanda che ora rivolgo ai colleghi del centrodestra; nella situazione economica e sociale del nostro paese, caratterizzata dal crollo dei consumi e delle esportazioni, dal dramma di tante famiglie che con sempre più difficoltà arrivano alla fine del mese, da una crescita del debito pubblico e dal deficit del bilancio dello Stato, possiamo permetterci di tornare al passato, al proporzionale? Credo che fare questo passo indietro sia un grande errore che nel lungo periodo costerà caro agli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.8, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 564
Votanti 563
Astenuti 1
Maggioranza 282
Hanno votato
242
Hanno votato
no 321).

Prendo atto che l'onorevole Testoni non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Leoni 1.9, che avrà luogo a scrutinio segreto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, noi siamo un partito convintamene e realmente proporzionalista, da sempre. Ci siamo dimostrati coerenti anche ai tempi in cui tutti, entusiasti, hanno lottato, sull'onda dell'antipartitismo e dell'ubriacatura dell'epoca, per «fare fuori» le possibilità che i partiti offrono in quanto forma organizzata della nostra società.
Noi abbiamo condotto la nostra lotta in modo convinto anche ieri. Infatti, non siamo stati malati ieri, e non lo siamo oggi, di governabilità drogata né siamo inquinati dalla frenesia dei tempi. Pensiamo che il tempo e le modalità di rapporto nelle relazioni con la popolazione e tra forze politiche debbano basarsi sul principio «una testa, un voto» e, quindi, che il diritto di rappresentanza piena nei Parlamenti sia il punto che restituisce forza alla possibilità stessa del paese di recuperare e di andare avanti, che dà forza alla democrazia e che rende necessario un sistema di partiti rispettoso e democratico al proprio interno: rispettoso del mandato popolare, di un mandato ragionato e partecipato, ma anche di un modello di democrazia al suo interno.
Per questo pensiamo, oggi, che sarebbe stata necessaria una discussione più pacata, dopo i disastri di oltre un decennio nel quale hanno prevalso l'individualismo e l'antipartitismo. È necessario ricostruire, nell'interesse di tutti i cittadini, le basi culturali di rapporto, le basi della tolleranza


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e del dialogo, una capacità di dialogo e di dibattito in grado di attribuire nuovamente una posizione centrale alla necessaria rappresentanza degli uomini e delle donne, di maggioranze e minoranze non consegnate a patteggiamenti avvilenti (com'è avvenuto e come sta avvenendo in queste ore in cui assistiamo a patteggiamenti che avviliscono lo stesso ruolo delle rappresentanze delle regioni in cui vi sono minoranze linguistiche). È necessario, quindi, farsi protagonisti di una possibilità di cambiamento che ridia forza al Parlamento e ai deputati la rappresentanza, la capacità di rappresentare effettivi orientamenti per ricostruire un futuro attraverso la ricomposizione del Governo e la capacità di discussione parlamentare.
Questo è il compito che Rifondazione comunista si era data quando era contraria alla legge attuale, e si dà oggi, nella misura in cui sarà necessario battersi ancora per la modifica dei pasticci che in questi giorni stiamo combinando.

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Provera...

MARILDE PROVERA. In questo modo proseguiremo anche in futuro (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Preda.
Poiché subito dopo passeremo ai voti, invito i colleghi a prendere posto. Ha facoltà di parlare, onorevole Preda.

ALDO PREDA. Signor Presidente, forse con molta disattenzione, stiamo esaminando una proposta di legge che è relativa alle regole della democrazia. Stiamo discutendo di regole, perché una legge elettorale è sempre stata regole: le regole di una democrazia; le regole per favorire la partecipazione della gente alla vita dello Stato; le regole del rapporto tra elettori ed eletti; le regole del rapporto tra eletti e partiti di appartenenza; le regole per un rapporto volto a far crescere la democrazia nel nostro paese. E le regole debbono essere condivise: se così non è, si produce una sorta di perenne stato di conflittualità che è inspiegabile in una società civile avanzata, in una democrazia avanzata.
I nostri costituenti fecero fatica a trovare regole condivise per la nuova democrazia che doveva sorgere nel nostro paese: varie Commissioni fecero fatica a convergere su alcuni articoli della nostra Costituzione.
La democrazia, oggi, si dibatte in una sorta di paradosso: regole, diritti, doveri, tre principi strettamente legati. Oggi, indebolite le regole, perché non condivise; oggi, con questo provvedimento, aumentate il distacco tra cittadini e le forme di rappresentanza e, quindi, tra cittadini e le istituzioni; oggi, con questo provvedimento, state forzando la mano. Oggi, questa maggioranza si muove senza puntare all'interesse generale, che è quello di una democrazia partecipata e condivisa che guardi ai futuri scenari della globalizzazione e delle democrazie degli altri paesi, che assicuri un forte legame con la società civile, ma semplicemente, molto semplicemente, volete rendere difficile la governabilità di questo nostro paese.
La vostra proposta elettorale sovverte, con legge ordinaria, la Carta costituzionale, prima della riforma costituzionale, in corso d'opera ed in modo ancor più radicale. Essa stabilisce che la maggioranza di Governo sia fissata per legge in almeno 340 deputati alla Camera e 100 senatori al Senato e che tale numero di parlamentari sia assegnato d'ufficio al singolo partito o alla coalizione di partiti, che, con qualsiasi percentuale, abbia anche un solo voto in più di ogni altro partito o coalizione.
Se questa norma fosse stata in vigore nel passato, non ci sarebbe stato bisogno della «legge truffa», non ci sarebbe stato il centrismo, non ci sarebbe stata la solidarietà nazionale, non ci sarebbe stata una democrazia che con fatica ha cercato di avanzare. Con questo sistema elettorale - l'avremo domani nel nostro paese, ma non ce n'è in altra democrazia nel mondo, per quanto maggioritaria; in nessuna democrazia del mondo c'è una simile norma -,


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oggi, in Germania, non ci sarebbe stata la grande coalizione. Tra qualche mese, purtroppo, questo sarà il regime che avremo nel nostro paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Monaco. Ne ha facoltà.

FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, rischiamo di smarrire qui il senso e la portata della discontinuità, della rottura che si sta producendo e delle sue conseguenze: un balzo all'indietro - lo abbiamo detto più volte - di quindici, vent'anni, senza le virtù di allora, quando disponevamo di partiti, in crisi già allora, ma partiti, signori partiti.
Qual è dunque la ratio, la logica di questa operazione spregiudicata e, insieme, regressiva? In primo luogo, essa è figlia della disperazione - lo hanno inteso tutti -, è un brutale calcolo delle convenienze: ridimensionare, cioè, una sconfitta annunciata. Naturalmente, non ci riuscirete, ma questo era ed è il proposito. E non ci si venga a raccontare, come fa il Presidente del Consiglio, che stava nel vostro programma... Sappiamo tutti che è stata una decisione estemporanea, furbastra e prepotente. Ve la siete pensata dopo la disfatta delle regionali. Questa operazione è figlia della disperazione ma, anche e soprattutto, delle vostre divisioni - Bressa, questa mattina, ricordava che la parola metastasi, a proposito della condizione della maggioranza, è stata evocata dal Presidente del Consiglio -, è figlia della vostra dissoluzione, nata su spinta dell'UDC per tenersi le mani libere e sbarazzarsi di Berlusconi che poi gliela ha ritorta contro, esponendo all'irrisione il povero Follini, che solo una settimana fa - sembra un secolo - poneva condizioni non negoziabili, alla Follini, quelle cioè che si è puntualmente rimangiato.
Ciò che resta è che questa controriforma è figlia della divisione e produce divisione, produrrà divisione, frammentazione nella rappresentanza parlamentare, instabilità dei governi, partitocrazia senza partiti. Ancora, è testimonianza di irresponsabilità; potremmo confezionare slogan del tipo: sfasciati noi, sfasciamo tutto! Questi sono i vostri slogan. Sabbia nel motore delle istituzioni: muoia Sansone con tutti i Filistei! La politica del tanto peggio, tanto meglio! Questo un po' perché siete spregiudicati, senza scrupoli; un po' perché fate conto di introdurre elementi di divisione e di precarietà nel nostro futuro Governo.
Per Berlusconi, si tratta di una sconfitta strategica: altro che vittoria! Oggi egli mostra di gioire, ma è paradossale ed insieme significativo: Berlusconi è uno sconfitto, non un vincitore. Ciò non soltanto perché questa riforma l'ha subita per pressioni altrui e contro di lui, ma soprattutto perché lui, che si spacciava per il padre dell'innovazione politica, del bipolarismo, della democrazia governante e del ripudio della partitocrazia, oggi presiede al loro funerale, guidato da disperazione, cinismo ed irresponsabilità.
Vi è un ulteriore elemento contraddittorio e paradossale. Berlusconi, cultore della democrazia diretta che degenera nella democrazia plebiscitaria, si assume la responsabilità di consumare, nel chiuso del Palazzo, un atto ed una manovra che sconfessano il pronunciamento, esso sì plebiscitario, dei cittadini del 1993 e del quale proprio Berlusconi è stato il beneficiario, cercando solo di metterci su il cappello!
La coerenza, come è noto, non è esattamente la virtù in cui egli brilla: un tempo, almeno, egli si segnalava per il culto di sé, per la sua nomea di vincitore. Oggi, più modestamente e pur di sopravvivere, il cavaliere disarcionato, nel mentre scende da cavallo, ripristina i vizi, senza le virtù, della prima Repubblica. Ha l'ardire di proclamarsi vincitore: evidentemente, non è messo così bene come invece vorrebbe farci credere (Applausi dei deputati del gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Leoni 1.9, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 584
Maggioranza 293
Voti favorevoli 258
Voti contrari 326).

Chiedo all'onorevole Zeller se l'emendamento 1.456, da lui presentato, sia stato ritirato.

KARL ZELLER. No, signor Presidente, non è stato ritirato.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Zeller 1.456, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 588
Votanti 586
Astenuti 2
Maggioranza 294
Voti favorevoli 67
Voti contrari 519).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.64.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.

PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ricordavo in un precedente intervento che questa maggioranza è simile a quelle squadre di ragazzini che, a corto di attaccanti, tentano di allargare le porte della squadra avversaria per cercare di vincere la partita. Tuttavia, devo dire che in quelle partite che facevamo da piccoli, l'allargamento delle porte della squadra avversaria non serviva mai allo scopo per il quale era studiato: faticavano di più i portieri e i difensori, ma alla fine si imponeva sempre la consistenza delle forze in campo, portando alla vittoria la squadra che aveva buoni attaccanti e buoni difensori. Non era certo la larghezza delle porte a determinare il risultato!
E allora, non sarà con i trucchi che riuscirete a turlupinare il popolo italiano: dovrete mettere in campo altri mezzi, ben più consistenti e molto più difficili da inventare per voi! Dovrete occuparvi dei problemi reali dei cittadini: lo farete, come fino ad ora avete fatto, portando a fondo l'economia e la società italiana.
In questa parte della vostra proposta, che stiamo discutendo, non avete trovato di meglio che, con il collegio regionale, sradicare gli eletti dal rapporto diretto con i cittadini; rapporto che i primi, sia di maggioranza sia d'opposizione, avevano faticosamente e seriamente costruito, grazie alla legge elettorale vigente.
Voi volete cancellare tutto questo e, probabilmente, volete farlo perché avete qualche difficoltà nel rendere conto ai cittadini del vostro operato, di quanto avete fatto in materia di economia, di leggi ad personam e in termini di tenuta della società italiana.
Con il collegio regionale, avrete vita più facile, non soltanto per ragioni relative ai numeri dei seggi ma perché sarete meno chiamati a rendere conto direttamente dei danni prodotti al paese; con il collegio regionale, l'atteggiamento verso il voto è più ideologico, più di schieramento.
Noi vi sfidiamo a raccontare ai cittadini che vi hanno eletto direttamente le malefatte e le misure sbagliate varate in questa legislatura; è esattamente questo che non


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siete in grado di fare (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.64, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Onorevole Sanza...

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 566
Votanti 562
Astenuti 4
Maggioranza 282
Hanno votato
247
Hanno votato
no 315).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Boato 1.65, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 578
Votanti 574
Astenuti 4
Maggioranza 288
Hanno votato
252
Hanno votato
no 322).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.67.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cabras, che però non vedo...

ANTONELLO CABRAS. Signor Presidente, sono qui! Anche noi teniamo il posto e continuiamo il combattimento...

PRESIDENTE. Prego, onorevole Cabras, ha facoltà di parlare.

ANTONELLO CABRAS. La proposta di legge in esame, come è stato ricordato da molti colleghi intervenuti dianzi, è fondamentalmente basata su tre punti fondamentali: scelta del sistema proporzionale; riduzione al minimo del premio di maggioranza; designazione degli eletti.
Sono i tre punti sui quali avevate elaborato la proposta originaria; sulla base dei recenti dati elettorali, che segnalavano un vostro indebolimento, il sistema elettorale atto in qualche modo a ridurre il danno veniva costruito sulla base di questi tre elementi. Poi, si è prospettato il problema relativo al sistema elettorale del Senato, ipotizzato come fotocopia di quello della Camera; ciò, nonostante l'aggiustamento recato dal vostro emendamento, creerà un profondissimo scompiglio anche fra le vostre file in quanto nessuno è in grado di governare venti sistemi politici diversi e venti proposte politiche diverse.
Infine, non avete minimamente pensato a quanto probabilmente accadrà; facendo «passare» il principio secondo il quale ogni maggioranza si costruisce la propria legge letterale, il meccanismo potrebbe scattare in ogni regione. Sapete infatti che ogni consiglio regionale decide la propria legge elettorale: ebbene, perché mai lo schieramento che fosse sicuro di vincere non dovrebbe essere interessato ad aumentare il premio di maggioranza e, quindi, a ridurre e comprimere la vostra presenza?

PRESIDENTE. Onorevole Cabras...

ANTONELLO CABRAS. In realtà, voi state costruendo un mostro che vi ricadrà interamente addosso e nemmeno voi sarete in grado di controllarne gli effetti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.


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ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, ritengo non sia inutile, in questo confronto, chiarire almeno un elemento, fin dall'inizio dato quasi per scontato nel dibattito politico; elemento che rappresenta, invece, un clamoroso falso.
Si parla comunemente di questa proposta della maggioranza come di una riedizione del modello toscano; ebbene, per chi ha ascoltato più volte il Presidente Berlusconi parlare della sua intenzione di «detoscanizzare» l'Italia, ciò poteva sembrare l'ennesima incoerenza del premier. In realtà, non è così; si è trattato, piuttosto, di una appropriazione indebita di un modello lontano mille miglia da quanto oggi stiamo discutendo. Lo dico con tranquillità, perché la Margherita toscana, all'approvazione di quel modello, non ha concorso; ha sostenuto, anzi, nel dibattito svoltosi in quel consiglio regionale, la proposta di introdurre il maggioritario anche nelle regioni.
Dico ciò, quindi, da una posizione tranquilla, senza l'obbligo di difendere un progetto che non abbiamo sostenuto; desidero affermarlo, tuttavia, per amore di verità.
Il cosiddetto modello toscano parte innanzitutto da un'idea, vale a dire dal superamento del sistema proporzionale puro e dal dibattito sul modo con cui si potevano introdurre elementi del modello elettorale maggioritario per consolidare, anche a livello regionale, il bipolarismo.
La prima, evidente distinzione che balza agli occhi è il metodo seguito. In Toscana, infatti, si è scelto di avviare un confronto tra maggioranza ed opposizione, con l'impegno, evidente e rispettato, di non approvare a maggioranza alcun provvedimento in materia elettorale. Ciò fino al punto che, quando la maggioranza si è trovata a scegliere tra trovare un accordo al proprio interno od operare una scelta che, a livello istituzionale, privilegiasse il rapporto con l'opposizione, essa ha intrapreso quest'ultima strada, come sanno bene gli esponenti di Alleanza Nazionale e di Forza Italia e come sa anche il distratto il ministro Matteoli, che parla a vanvera, sui giornali, di incoerenza!
L'unica incoerenza è quella della Casa delle Libertà, che si appropria di un modello istituzionale nel quale una storia ed una civiltà hanno indotto il centrosinistra a scegliere la strada che ho ricordato, ma in questa sede si comporta con bella e silenziosa disinvoltura!
Al di là del metodo adottato, tuttavia, la differenza è del tutto evidente. Se in quel modello di legge elettorale, infatti, tutto fa perno sull'elezione diretta del presidente della giunta regionale, cui le liste sono collegate - e ciò diventa elemento di coesione di una coalizione, rafforzando la netta distinzione tra due progetti e due schieramenti -, nel caso di specie detto fattore manca; anzi, tale elemento è vanamente reso pasticciato da vari accorgimenti, come l'indicazione sulla scheda del leader della coalizione. Ciò incrina le prerogative del Capo dello Stato...

PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, si avvii a concludere!

ANTONELLO GIACOMELLI. ... senza che vi sia, tuttavia, la capacità di trovare risposte veramente convincenti.
L'altro elemento del modello toscano che vorrei evidenziare è rappresentato dal mantenimento di un forte legame con il territorio; nel caso della proposta di legge in esame, invece, si stravolgono le circoscrizioni elettorali, dando vita una sorta di grande ed indistinta lotteria!
Credo che, dopo questo dibattito - nel quale, comunque, maggioranza ed opposizione hanno svolto la loro parte, in un confronto molto serrato -, sia ingiusto che rimanga agli atti di quello che, sicuramente, è uno dei momenti meno nobili della storia del Parlamento il riferimento al modello elettorale della Toscana.

PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, deve concludere!

ANTONELLO GIACOMELLI. Tale regione, infatti, ha dimostrato, anche in un momento difficile, di sapere privilegiare l'intesa istituzionale rispetto alle convenienze


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di maggioranza (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.67, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 574
Votanti 569
Astenuti 5
Maggioranza 285
Hanno votato
243
Hanno votato
no 326).

Prendo atto che l'onorevole Boato non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Caldarola. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE CALDAROLA. Signor Presidente, per molti aspetti, non sembra che stiamo svolgendo una discussione su una proposta di legge proporzionale. Infatti, tra tutti i transfughi del maggioritario convertiti sulla via di Damasco - una folla! - e tra questi viaggi della speranza che i deputati siciliani verranno a fare dalle sue parti, onorevole Palma, per essere eletti, sembra una legge sui trasporti più che una legge elettorale per introdurre il sistema proporzionale (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
Vorrei cogliere solo un aspetto di questa discussione, vale a dire la sicurezza, espressa dall'onorevole La Russa, circa la certezza della vostra vittoria.
Se questa è la motivazione per varare una legge, vi sono due elementi contrari: uno è storico - lo sottolineava l'onorevole Soda -, ed ovunque si è messo in atto si è perso...

IGNAZIO LA RUSSA. Vinciamo con qualunque sistema, non lo hai capito?

GIUSEPPE CALDAROLA. La Russa, suvvia!
Poiché ho poco tempo a disposizione, proverò a sintetizzare: il sistema maggioritario «enfatizzava» l'elettore infedele, ossia l'elettore non «irregimentato» dentro il voto di appartenenza.
Lo dico anche a lei, signor Presidente: se il prossimo voto si svolgerà sulla base di questa legge, sarà una voto di fedeltà, di «appartenenza», che non solo riguarda poco i piccolissimi partiti, anche quelli che si sono accodati (lei, signor Presidente della Camera, dovrebbe aver capito di chi sto parlando, in questa vicenda), ma, soprattutto, toglie ai cultori dell'idea centrista e dell'idea che vi sia una fascia moderata che si può «dislocare», un argomento di fondo, ossia che una libera scelta sulla base di candidature è una possibilità di passare da uno schieramento all'altro. Tale possibilità non vi sarà più e, soprattutto, ciò produrrà un risultato. Il risultato di fondo sarà che il moderatismo non abiterà più a destra. A destra abiterà un radicalismo fondato sulla rigidissima appartenenza, che esprimerà le forze più forti, non premierà le forze meno forti e toglierà a tutti la possibilità di creare, con il voto «fluttuante», «case», «uffici», «ritrovi». Chi non ha trovato in questa corsa verso Damasco un «ritrovo», non lo ritroverà più.
Non voglio farvi cambiare idea, figuriamoci (Commenti), ma penso che sarete un po' travolti dalle vostre macchinazioni, come diceva un vecchio parlamentare comunista. Sarete travolti da tali macchinazioni perché vi siete studiati un'ipotesi che crea uno straordinario diversivo nella campagna elettorale, quasi che l'opinione pubblica si debba interrogare, in questi mesi, attorno a ciò e non debba fare, pesantemente, un bilancio di cinque anni. Vi è poco da fare: quelli fedeli al centrosinistra


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là resteranno; quelli che hanno avuto fregature passeranno da questa parte (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 573
Votanti 570
Astenuti 3
Maggioranza 286
Hanno votato
254
Hanno votato
no 316).

Prendo atto che gli onorevoli Orsini e Tarantino non sono riusciti a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.70.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, credo che tutti gli osservatori, soprattutto quelli che non sono esattamente schierati né con il centrodestra né con il centrosinistra, rispetto al nostro sistema elettorale riconoscano...

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Quartiani. Onorevoli colleghi, vi ricordo che al termine di questo intervento avrà luogo la votazione dell'emendamento Bressa 1.70.

ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Come dicevo, tutti gli osservatori - di vario indirizzo e di varie scuole, anche accademiche - riconoscono la circostanza che il nostro attuale sistema elettorale presenta alcuni limiti. Tutti riconosciamo che tali limiti sono soprattutto quelli di un livello di stabilità non sufficientemente adeguato alle attese del governo del nostro paese. Per l'appunto - è questa la proposta che noi avanziamo con l'emendamento Bressa 1.70, ossia la soppressione del comma 10 dell'articolo 1 -, voi non proponete di garantire maggiore stabilità al sistema: voi proponete invece un meccanismo che crea maggiore instabilità.
Onorevoli colleghi, il comma 10 dell'articolo 1, tra l'altro, assegna il premio di maggioranza, pari a 340 seggi. Ora, considerato che taluno ha fatto osservare che si tratta del 55 per cento dei seggi del plenum, bisogna precisare che non di tale numero si tratta. Si tratta di un numero che assegna alla maggioranza seggi inferiori. Trecentoquaranta sono, infatti, meno del 54 per cento dei seggi. Ciò significa che voi proponete un premio reale più basso. Il che significa che è un sistema frammentato quello che esce da questa proposta di riforma elettorale, fatto di liste di partito che si presentano al voto e che si organizzano dopo il voto in gruppi parlamentari, senza un reale vincolo di maggioranza e di coalizione.
Visto che i collegamenti servono solo ad assegnare i seggi, contribuendo più a definire il metodo di assegnazione che non il sistema elettorale vero e proprio (che, invece, passa, come sappiamo, dal collegio uninominale al plurinominale), questo mini premio di maggioranza, inferiore al 4 per cento, significa che non è garantita la possibilità di governare da parte di nessuna alleanza risultante maggioritaria al voto e che il Presidente del Consiglio che sarà eletto «appenderà» la propria durata al governo ad una componente di maggioranza o a un gruppo parlamentare inferiore al 4 per cento. In altri termini, 24 parlamentari decideranno della vita o della morte di un Governo. Ventiquattro parlamentari sono tre in meno dell'attuale consistenza del gruppo della Lega Nord Federazione Padana!
Signor Presidente, concludo. Se aveste voluto assicurare maggiore stabilità, avreste dovuto prevedere un premio di maggioranza più alto: avreste dovuto dare


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almeno il 60 per cento dei seggi. Infatti, con il 60 per cento dei seggi, le regioni, i comuni e le province, da oltre dieci anni, hanno dato stabilità ai loro governi e un governo adeguato alle esigenze dei loro cittadini. Questo non lo avete fatto!
Rivolgo un appello ai colleghi che hanno a cuore la stabilità del sistema italiano, affinché esprimano un voto favorevole sull'emendamento in esame, che ci consentirebbe di rendere una legge elettorale sbagliata un po' meno sbagliata e un po' meno negativa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bressa 1.70, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 542
Votanti 539
Astenuti 3
Maggioranza 270
Hanno votato
227
Hanno votato
no 312).

Prendo atto che l'onorevole Tucci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Come è stato preannunciato, riprenderemo l'esame del testo unificato in materia elettorale alle 16, con immediate votazioni, e procederemo fino alle 21.
Onorevoli colleghi, mi rivolgo in particolare al ministro Prestigiacomo, oltre che a tante donne parlamentari che mi hanno sollecitato in merito: la Presidenza verifica rigorosamente, anche sulla base dell'istruttoria degli uffici, la possibilità del voto segreto e del voto palese in base alle fattispecie previste dal regolamento. Naturalmente, se nessun gruppo parlamentare richiede il voto segreto, la votazione ha luogo a scrutinio palese. Pertanto, se indìco la votazione segreta su alcuni emendamenti, sicuramente è perché ci sono dei gruppi parlamentari (e, se volete, li posso tranquillamente indicare) che hanno chiesto il voto segreto: dico ciò solo per chiarezza, perché i nostri lavori si devono svolgere con serenità.
All'onorevole Zaccaria vorrei rispondere che la Commissione bilancio non ha espresso il parere sul provvedimento in esame e sugli emendamenti ad esso riferiti.
Al riguardo, rilevo che il provvedimento recante modifiche alle norme per l'elezione della Camera e del Senato, in discussione in Assemblea, costituisce il testo unificato di numerose proposte di legge, nessuna delle quali, in ragione del relativo contenuto, è stata assegnata per l'esame in sede consultiva alla Commissione bilancio. La Commissione affari costituzionali non ha trasmesso il testo unificato elaborato nel corso dell'esame in sede referente alla Commissione bilancio; tale mancata trasmissione è giustificata in quanto il testo reca esclusivamente disposizioni di carattere ordinamentale di un tipo, che sostituiscono disposizioni di carattere ordinamentale di un altro tipo, ma che non incidono sul tema della spesa.
In particolare, gli adempimenti connessi all'effettuazione delle elezioni posti a carico di alcune amministrazioni pubbliche possono ricondursi interamente alle competenze alle stesse attribuite in base alla normativa vigente, né si ravvisano disposizioni di natura finanziaria suscettibili di investire la competenza della Commissione bilancio.
Le medesime considerazioni valgono per quanto riguarda le proposte emendative presentate in Assemblea.

RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO INNOCENTI. Prima di recarmi alla riunione della Giunta per il regolamento, vorrei sollevare la questione relativa ai lavori di questa sera. Lei ha ripetuto


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che si lavorerà fino alle 21. Benissimo; l'importante, però, è sapere che al Senato, anche questa sera, sono convocate Commissioni riunite per lo svolgimento di audizioni sul disegno di legge finanziaria.

PRESIDENTE. A che ora, onorevole Innocenti?

RENZO INNOCENTI. Alle 20,15. Si tratta, quindi, di coordinare i nostri lavori con quelli del Senato.

PRESIDENTE. Certamente, onorevole Innocenti; coordinerò la nostra attività con quella prevista al Senato.

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