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PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2620 ed abbinate sezione 3).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.
ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, colgo l'occasione dell'illustrazione del complesso degli emendamenti all'articolo 1 per svolgere pacatamente, se sarà possibile, alcune considerazioni, riferendomi, in modo particolare, a quanto detto dai colleghi della maggioranza.
Questa mattina l'onorevole Tabacci ha ricordato di essere cresciuto, per quanto riguarda la sua esperienza politica, dentro una situazione che un grande politologo definì di «bipartitismo imperfetto». Si tratta di una definizione esatta, che è tuttavia diversa - l'onorevole Tabacci me lo concederà - dal concetto di «bipolarismo». Sono due concetti diversi, anche se la diversità non è infinita. Ora quel sistema lo abbiamo alle spalle, nel senso che vi sono ragioni storiche profonde - riguardanti tanto la scomparsa del Partito comunista italiano quanto la scomparsa, non ricreabile, della Democrazia Cristiana - le quali fanno sì che esso, in ogni caso, non sia riproponibile. Nello stesso tempo, tutti gli osservatori hanno di fronte agli occhi il fatto che il bipolarismo - questo sì, assai imperfetto, perché viziato da una logica compromissoria - non ha funzionato, e quando un sistema non funziona la colpa non è del 25 per cento del proporzionale ma, evidentemente, del 75 per cento del maggioritario.
Inoltre, non sempre i sistemi elettorali puramente proporzionali danno l'esito desiderato, sia dal punto di vista della possibilità di far prevalere l'opinione dei cittadini sia dal punto di vista del grado di efficienza che producono nel sistema. Se facessimo una discussione vera, e non una discussione in cui ci dobbiamo giocare il seggio elettorale di ciascuno di noi, e discutessimo con quel velo di ignoranza che i giuristi, con una bellissima espressione, pretendono vi sia di fronte alla formulazione di una norma generale, potremmo ricordare come la questione sia stata trattata anche teoricamente. Ad esempio, in un famoso teorema, quello dell'incompiutezza del premio Nobel Kenneth Arrow, fu dimostrata matematicamente l'inesistenza di un sistema elettorale perfetto. Dunque, ogni sistema elettorale si muove nel campo dell'approssimazione, e dunque è decisivo, per varare un sistema elettorale, il fatto che in esso si riconoscano parti diverse e confliggenti nel gioco democratico. Proprio perché non esiste un criterio di perfezione cui fare inequivocabilmente riferimento, ciò che conta è il grado di consenso, di «con-divisione» fra parti tra loro confliggenti che non intendono dissestare il sistema ma accettano gli esiti del gioco democratico.
Questa è la ragione di fondo, cari colleghi della destra, per cui non è accettabile che si produca una modifica di un sistema elettorale - qualunque essa sia, fosse verso un sistema iper-maggioritario o una «spruzzatina» di proporzionalismo - senza l'accordo tra le parti politicamente fra loro confliggenti. Questo punto non è valicabile, e infatti non è valicato, dalle vostre osservazioni. Se ne può avere una prova al contrario: nella scorsa legislatura - personalmente non ero deputato - ebbi l'esperienza, insieme a molti esponenti di Governo - vedo qui, ad esempio, il ministro La Malfa -, di partecipare a un tavolo trasversale tra forze della maggioranza e forze dell'opposizione. Partecipavano a quei lavori il senatore D'Onofrio, gli onorevoli Urbani, Molgora e La Malfa e c'era chi rappresentava gli interessi dell'onorevole Berlusconi, che ovviamente arrivò all'ultimo momento. Quel lavoro produsse una proposta di legge per un sistema proporzionale ispirato al modello tedesco, per quanto fosse possibile riprodurre quel modello senza intaccare la norma della Costituzione, ossia senza interessare la specifica novità del cancellierato. Tenemmo una conferenza stampa che creò molto clamore, perché vedeva insieme forze della sinistra e forze dell'opposizione di allora, della destra. Ma tutto si arenò, poiché l'onorevole Berlusconi optò, dopo la conferenza stampa, per i suoi interessi di campagna elettorale, e cioè per l'alleanza con la Lega Nord, che sino a quel punto era rimasta in dubbio.
Su quella base, le convinzioni proporzionaliste dell'attuale maggioranza (ossia dell'opposizione di allora) vennero rapidamente eliminate.
Analoga cosa l'attuale maggioranza sta facendo ora. Per essa, non ha alcun valore il principio di condivisione fra parti tra loro confliggenti. Per essa, il sistema elettorale rappresenta semplicemente una variabile in un gioco la cui finalità è una sola: evitare una sconfitta elettorale, che più di un segno - sociale, politico e anche di sondaggio - prefigura sin d'ora.
Non giochiamo attorno a questo problema. Per tale ragione, noi rifiutiamo allora con molta nettezza la proposta avanzata dalla maggioranza. Naturalmente, non rinunciamo alle nostre convinzioni riguardo al sistema proporzionale, di cui ha parlato oggi anche l'onorevole Russo Spena. Anzi, le rinverdiremo quando andremo - come necessariamente si verificherà - al referendum popolare «oppositivo» nei confronti della sciagurata controriforma istituzionale definita devolution. Quella consultazione sarà necessaria, giacchè la riforma non verrà approvata in seconda lettura dai due rami del Parlamento con la maggioranza qualificata prevista, la sola che può evitare il referendum. E non ho dubbi che la maggioranza degli italiani ristabilirà quelle norme della nostra Costituzione che, non solo secondo il nostro parere, ma anche secondo il parere di giuristi italiani e di un consesso giuridico internazionale, sono tra le migliori d'Europa. Quindi, se me lo consentite, la nostra Costituzione è una delle migliori del mondo.
Noi affronteremo quella campagna elettorale nel prossimo anno non solo con lo spirito di difendere il testo della Costituzione, ma anche con la volontà di ragionare su un ampliamento delle regole democratiche. Penso ad un nuovo rapporto tra forme di democrazia diretta e di democrazia delegata.
Abbiamo un grande problema, signor Presidente della Camera: far rivivere la centralità del Parlamento italiano. Questa centralità non rivive solo con le parole. Se lei consulta gli atti del Servizio studi verificherà facilmente che in questa legislatura, che ormai volge al termine, oltre il 51 per cento delle leggi approvate dal Parlamento sono di origine governativa. Si tratta, cioè, di conversioni in legge di decreti-legge, di leggi delega o di provvedimenti di iniziativa governativa. In altre parole, abbiamo assistito ad una modifica istituzionale assolutamente rilevante: il passaggio da una democrazia parlamentare ad una democrazia «governamentale». In sostanza, il potere legislativo si è spostato dalla sua sede propria, quella elettiva, alla sede del potere esecutivo.
Questo problema non viene risolto di per sé dalla riforma della legge elettorale, ma da un diverso spirito con cui si affrontano tale problema e la questione democratica nel nostro paese. Dico anche che questa tendenza, particolarmente presente nel nostro paese, è purtroppo di carattere generale. Vi è, cioè, la tendenza ad uno svuotamento di funzioni reali negli organi democraticamente eletti quanto a potere legislativo. Di ciò ne è un esempio il Parlamento europeo, il quale, da un lato, è certamente un brillante esempio di applicazione del principio proporzionale, ma, dall'altro, è purtroppo un pessimo esempio, per le regole attualmente vigenti nel contesto dell'Unione europea, quanto a potestà legislativa, che è in mano a forme ed organismi decisi dai Governi nazionali e non dall'organo democraticamente eletto dalla popolazione europea. A tale complessità di problemi questa stessa maggioranza non sfuggirà, anche qualora riuscisse a condurre in porto, in limine mortis, questa modifica delle regole del gioco (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Marone. Ne ha facoltà.
RICCARDO MARONE. Signor Presidente, come tutti possono constatare, abbiamo deciso di presentare, sul provvedimento in esame, solo emendamenti soppressivi; abbiamo fatto questo per molte ragioni. In primo luogo, perché, a nostro avviso, questo provvedimento non ha la
dignità di una legge che meriti cambiamenti nel merito. In secondo luogo, perché noi contestiamo la circostanza che tale provvedimento sia stato presentato in questa maniera.
Una classe politica che governa un paese dovrebbe, a nostro avviso, avere innanzitutto senso dello Stato e dignità istituzionale. Voi avete dimostrato molte volte che tutto questo vi manca. Lo avete dimostrato nelle leggi ad personam e nelle varie leggi che servivano a salvare il Presidente del Consiglio dei ministri, e lo dimostrerete tra poco quando discuteremo il provvedimento destinato a salvare un nostro collega. In questo caso, se possibile, la vicenda è ancora più grave. Una cosa è fare delle leggi-provvedimento, delle leggi ad personam: altra cosa è farsi una legge su misura.
I colleghi che mi hanno preceduto hanno fatto riferimento alle posizioni assunte dai leader della Casa delle libertà; hanno citato, in particolare, le dichiarazioni rilasciate da questi leader che il provvedimento al nostro esame ora smentisce. Ci si dovrebbe chiedere perché vi siete costruiti una legge su misura nella speranza di ribaltare quella che è la volontà popolare. Il paese in questi anni vi ha giudicato molte volte, ha giudicato questo Governo e lo ha più volte condannato.
Voi sapevate e sapete che eravate destinati, con l'attuale sistema elettorale, ad una sconfitta certa alle prossime elezioni politiche. Allora che cosa avete fatto? Avete costruito un sistema elettorale nella speranza di poter ribaltare la volontà popolare. Credo che questo obiettivo non vi riuscirà, ma, vi riesca o non vi riesca, ritengo sia molto triste per il Parlamento dover discutere della legge elettorale, cioè dei cardini della democrazia di un paese, non al fine di ricercare la migliore legge possibile e neanche al fine di approvare una legge che consenta la migliore governabilità possibile, al di là di chi la rappresenti, di questo paese, ma al solo scopo di approvare una legge che, contro la realtà di questo paese, consenta a questa maggioranza di tentare, ancora una volta, di vincere le elezioni. Questo è estremamente grave! E voi lo avete fatto delineando un sistema che prevede, da una parte, le liste bloccate e, dall'altra, la soppressione delle firme nella presentazione delle liste.
Voi avete fatto qualche cosa destinata a far sì che la volontà degli elettori venga completamente meno; e lo avete fatto perché il Presidente del Consiglio dei ministri ha, con la sua solita naturalezza o, addirittura, con la sua solita sfrontatezza, dichiarato che nelle liste saranno inseriti solo quelli che voteranno questa legge. Si tratta di un ricatto istituzionale vergognoso che questa Camera e questo Parlamento non meritavano e che gli italiani comunque comprenderanno. Badate bene: nella storia di questo paese, forzature sulle leggi elettorali sono state tentate e sono anche passate in Parlamento. Ma ricordate che non sono passate nel paese: quando si tentò di forzare la mano rispetto alla legge elettorale, chi governava in quel momento ce la fece, nonostante una durissima opposizione, ma il paese comprese bene che si voleva truffare l'elettorato. Voi state ripetendo quell'esperienza, in maniera molto più dozzinale ed odiosa dal punto di vista del rispetto della volontà popolare.
Ancora una volta, l'operazione non vi riuscirà! Grazie (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare sull'articolo 1 e sulle proposte emendative ad esso presentate, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.
DONATO BRUNO, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Amici 1.400, Pisicchio 1.32, Mastella 1.3, Pisicchio 1.2, Bressa 1.45, Mascia 1.48, Cabras 1.51, Sgobio 1.109, Zaccaria 1.53, Amici 1.54, Boato 1.4, Bressa 1.5, Cabras 1.6 e Bressa 1.488.
Per quanto concerne il subemendamento Zeller 0.1.454.1 vi è un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario,
atteso che vi è un parere favorevole sull'emendamento Palma 1.473, che recepisce lo spirito delle proposte presentate dal collega Zeller; di conseguenza, rivolgo al collega Zeller un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, anche dei suoi emendamenti 1.454, 1.458 e 1.459.
Il parere è, altresì, contrario sugli emendamenti Detomas 1.363, Bressa 1.55, Zaccaria 1.57, Boato 1.59, Zaccaria 1.61, Boato 1.62, Bressa 1.63, Cabras 1.7, Leoni 1.8 e 1.9, Zeller 1.456, Cabras 1.64, Boato 1.65, Bressa 1.67, Amici 1.69, Bressa 1.70, Cabras 1.71 e Boato 1.12.
Per quanto riguarda l'emendamento Maninetti 1.445, se ne chiede l'accantonamento, poiché è in corso una verifica.
La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Cento 1.449, mentre, per quanto riguarda l'emendamento Parolo 1.472, il parere è favorevole purché sia riformulato nei seguenti termini: Dopo il comma 3, aggiungere il seguente: 3-bis. All'articolo 14 del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1957, n. 361, al terzo comma, sono aggiunte, in fine, le parole: anche se in diversa composizione o rappresentazione grafica.
PRESIDENTE. Prendo atto che l'onorevole Parolo accetta la riformulazione del suo emendamento 1.472 proposta dal relatore.
DONATO BRUNO, Relatore. La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bressa 1.72, Amici 1.74, Boato 1.76, Cabras 1.77, Boato 1.78, Amici 1.15 e Bressa 1.414.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Palma 1.450 purché così riformulato: Al comma 4, capoverso Art. 14-bis, comma 3, primo periodo, sostituire le parole da: depositano fino alla fine del comma con le seguenti: che si candidano a governare depositano il programma elettorale nel quale dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo della forza politica. I partiti o gruppi politici organizzati tra loro collegati in coalizione che si candidano a governare depositano un unico programma elettorale nel quale dichiarano il nome e il cognome della persona da loro indicata come unico capo della coalizione. Restano ferme le prerogative spettanti al Presidente della Repubblica previste dall'articolo 92, secondo comma, della Costituzione.
Per quanto riguarda l'emendamento 1.600 della Commissione, se ne raccomanda l'approvazione. La Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Mascia 1.415 e parere favorevole sull'emendamento Palma 1.451 (identico all'emendamento Galante 1.81, che è stato ritirato).
La Commissione esprime parere contrario sugli emendamenti Bressa 1.82, Zaccaria 1.84, Amici 1.79, Montecchi 1.17, Cabras 1.86, Galante 1.88, Amici 1.89, Boato 1.90, Bressa 1.18, Cabras 1.19 e Serena 1.443, mentre invita il presentatore a ritirare l'emendamento Rotondi 1.444, altrimenti il parere è contrario.
La Commissione esprime parere favorevole sull'emendamento Palma 1.452 e parere contrario sugli emendamenti Sgarbi 1.479 e Mascia 1.20; propone invece l'accantonamento dell'emendamento Mascia 1.467.
La Commissione propone, altresì, l'accantonamento dell'emendamento Amici 1.468, riguardante la rappresentanza femminile, e degli emendamenti Bertolini 1.460 e 1.424 (Nuova formulazione), mentre invita il presentatore a ritirare l'emendamento Buontempo 1.447, altrimenti il parere è contrario.
La Commissione raccomanda, inoltre, l'approvazione del proprio emendamento 1.500, mentre esprime parere contrario sugli emendamenti Boato 1.401, Galante 1.91, Leoni 1.93 e 1.94, Mascia 1.21, Cabras 1.96, Bressa 1.97, Leoni 1.22, Mascia 1.23 e Montecchi. 1.24; esprime, invece, parere favorevole sul subemendamento Bressa 0.1.453.1, nonché sull'emendamento Palma 1.453.
La Commissione esprime, altresì, parere contrario sugli emendamenti Boato 1.99, Bressa 1.25, Leoni 1.28 ed 1.100,
Mascia 1.30, Boato 1.301, Zaccaria 1.291, Montecchi 1.276 ed 1.34, Galante 1.292 ed 1.288, Amici 1.98, 1.277, 1.273, 1.402 ed 1.35, Bressa 1.278, Cabras 1.31, Leoni 1.269, Sgobio 1.37, Zaccaria 1.271 ed 1.287, Galante 1.38, Rotondi 1.480, Pisicchio 1.470, Leoni 1.403 e 1.406, Bressa 1.40, Mascia 1.405, Boato 1.404 e 1.407, Sgobio 1.408, Mascia 1.298, Sgobio 1.286, Boato 1.36, Bressa 1.409, Cabras 1.41, Mascia 1.43, sugli identici emendamenti Boato 1.39 e Sgarbi 1.477, nonché sugli identici emendamenti Ciro Alfano 1.469 e Pisicchio 1.471. La Commissione esprime inoltre parere contrario anche sui subemendamenti Amici 0.1.474.1, Boato 0.1.474.2, Cabras 0.1.474.3 e Leoni 0.1.474.4.
La Commissione esprime, invece, parere favorevole sugli emendamenti Palma 1.475, 1.473, 1.481, 1.482, 1.484, 1.485, 1.486 ed 1.474.
La Commissione formula quindi un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Riccio 1.441.
La Commissione raccomanda, infine, l'approvazione dei suoi emendamenti 1.601, 1.602, 1.603 e 1.604.
ANTONIO D'ALÌ, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, il Governo accetta gli emendamenti 1.600, 1.601, 1.602, 1.603 e 1.604 della Commissione e per il resto esprime parere conforme a quello del relatore, concordando con le proposte di modifica e di accantonamento da egli formulate.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, lei ha visto con quanta confusione si è sviluppata questa fase dei nostri lavori, nonostante la buona volontà sua e del relatore. Si tratta del problema che, questa mattina, era stato posto dal collega Innocenti, cui lei ha risposto (la ringraziamo per averlo fatto).
L'articolo 1 del provvedimento in esame, infatti, sostituisce interi articoli del testo unico delle leggi recanti norme per l'elezione della Camera dei deputati. Il problema della confusione è originato dal fatto che tale sostituzione avviene mediante un unico articolo. Se si fosse seguita, invece, la via ordinaria - un articolo ne sostituisce un altro -, non avremmo avuto questa confusione. Vorrei osservare, allora, che tale tecnica è utilizzata al fine di limitare il diritto dell'opposizione di presentare proposte emendative.
Vorrei che ciò fosse chiaro anche a lei, signor Presidente, perché, quando prenderà in esame il provvedimento, si renderà conto delle conseguenze sull'ordine dei nostri lavori di questo tipo di operazioni.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Amici 1.400, che avrà luogo a scrutinio segreto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mascia. Ne ha facoltà.
GRAZIELLA MASCIA. Signor Presidente, pochi minuti fa si è riunito il Comitato dei nove ed abbiamo scoperto che sono stati presentati nuovi emendamenti. Vi è, in particolare, un emendamento che mi ha fatto venire in mente il gioco del biliardo, nel quale si adopera il verbo «acchittare». Tale espressione significa, infatti, colpire la pallina per avvicinarla di più alla sponda del biliardo.
Ecco, detto emendamento è un «acchitto», poiché consentirebbe alla forza politica facente parte di una coalizione che sta sotto al 2 per cento dei voti ma che si avvicina di più a tale soglia di poter essere considerata ai fini dell'assegnazione dei seggi parlamentari. Si tratta, naturalmente, dell'ultimo esempio di una legge costruita «su misura» a favore di una maggioranza che registra una grande crisi di consenso nella società, che ha difficoltà a stare insieme ed a trovare un collante ideologico-culturale e che incontra problemi nel delineare una strategia di lunga durata.
Si tratta di una coalizione che ha preso atto che intere fasce sociali, a partire da quelle più deboli (lavoratori e pensionati), sono state deluse dalle promesse non mantenute: anzi, esse sperimentano condizioni di vita assolutamente al di sotto di ogni aspettativa. Al contempo, sono scontente anche altre categorie sociali, che avevano confidato in promesse di lunga durata: mi riferisco alla promozione della competizione a livello internazionale, a favore della quale questo Governo aveva assicurato grandi prospettive, sulla base di progetti basati sulla flessibilità e sulla precarietà.
Ebbene, oggi la precarietà si diffonde non solo sul lavoro, ma anche nella vita, perché nessuno è più garantito in ordine a nulla, e chi pensava di arricchirsi vive attualmente una profonda crisi esistenziale, anche dal punto di vista della semplice quotidianità!
Data questa crisi di consenso, abbiamo visto, anche in quest'aula, una maggioranza che ha tentato di «tirare a campare», accontentando un giorno una forza politica ed un giorno un'altra. Oggi, invece, avete ritrovato l'unità, su questa proposta di legge elettorale, semplicemente per la ragione che tutti quanti avete paura di subire una sconfitta: dunque, sulla base di tale logica, si cerca di ridurre quanto meno i danni.
Se vi poteva essere un dubbio rispetto alla lettura politica da dare a questa proposta di riforma elettorale, ritengo che quest'ultimo emendamento sia veramente vergognoso dal punto di vista istituzionale e politico, anche rispetto alle parole che voi stessi avete utilizzato per giustificare l'approvazione di questa nuova legge elettorale. Infatti, anche dopo aver ascoltato argomenti che potevano apparire «nobili», come quelli addotti da esponenti dell'UDC, oggi la proposta di legge elettorale appare esattamente per ciò che è: una legge «su misura», come tanti altri provvedimenti che avete varato.
Detto ciò, naturalmente auspichiamo, grazie al voto segreto che ci accingiamo ad esprimere, l'approvazione del primo emendamento soppressivo presentato all'articolo in esame (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mattarella. Ne ha facoltà.
SERGIO MATTARELLA. Signor Presidente, tra ieri sera e questa mattina il Governo e la maggioranza hanno presentato ulteriori proposte di modifica alla proposta di riforma della legge elettorale. Nel pochissimo tempo concesso ai deputati per esaminare questi testi, emerge che non è vero quanto è stato affermato, ossia che tali modifiche abbiano risolto i problemi di incompatibilità con la Costituzione. I problemi sono rimasti e si sono aggravati, signor Presidente. Vi sono molti profili, in tal senso: ne ricordo tre soltanto.
Per quanto riguarda il Senato, vi sarà un premio regionale. Chi arriva primo avrà il 55 per cento dei seggi: una coalizione prenderà tale premio in Lombardia; un'altra in Campania; un'altra ancora in Emilia-Romagna; più avanti, forse nelle prossime elezioni, qualcun altro, con una terza coalizione, in Piemonte, chissà? Ciascuna regione, separatamente, avrà un premio di coalizione per chi arriva primo nella stessa regione. Questo non si può fare! Un premio di maggioranza, che sacrifica l'uguaglianza del voto, può esser previsto per un valore che sia rilevante secondo la Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista), ossia la governabilità, ma i premi regionali alle coalizioni che, in ogni singola regione, risulteranno prime per numero di voti non assicurano la governabilità; al contrario, potrebbero provocare maggioranze diverse tra Camera e Senato e potrebbero determinare al Senato il conseguimento di un maggior numero di seggi a chi ha avuto meno voti. Questo non si può fare! L'uguaglianza del voto non può essere sacrificata per premi di coalizione che non hanno alcun fondamento né perseguono alcun valore costituzionalmente rilevante.
Vengo al secondo profilo, signor Presidente: le soglie di sbarramento. Si possono fare. La soglia di sbarramento sacrifica l'uguaglianza del voto, anch'essa, ma si può prevedere a parità di condizioni e con ragionevolezza, secondo la Costituzione. Vi sono, in questa proposta di riforma, sei - dico sei! - diverse soglie di sbarramento: alla Camera il dieci, il due o il quattro per cento, a seconda delle diverse ipotesi; al Senato il venti, il tre o l'otto per cento. Si aggiunge ora il recupero del miglior perdente - migliore sotto il due per cento -, come nei campionati di calcio! Ciò aggrava la mancanza di ragionevolezza di questa proposta anche con riferimento alle soglie di sbarramento. Si altera la parità di voto e di uguaglianza di condizioni in maniera assolutamente irragionevole (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione). Si tratta di un secondo grave profilo di incompatibilità con la Costituzione!
Passo ora al terzo profilo, signor Presidente, e mi avvio alla conclusione. Ma vi siete accorti che, secondo la vostra riforma, se in una regione con una grande frammentazione di voti nessuna coalizione raggiunge il venti per cento o nessuna lista arriva all'otto per cento, tale regione non avrà senatori, poiché nessuno raggiunge dette soglie di sbarramento? Vi siete accorti che se vi è una regione frammentata - oggi o in un futuro - non avrà senatori, perché le coalizioni che non raggiungono il venti per cento dei voti, o le liste che non arrivano all'otto per cento non ottengono alcun seggio e che vi sono regioni in cui è possibile che ciò avvenga e che, dunque, non solo teoricamente, non avranno parlamentari presenti in Senato? Questo è il terzo - ma, come ripeto, non sono soltanto questi - grave motivo di incompatibilità con la Costituzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Leoni. Ne ha facoltà.
CARLO LEONI. Signor Presidente, quando l'opposizione ha sollevato - e continua a sollevare - la sua denuncia affinché non si compiano atti così unilaterali sul finire della legislatura, la stessa opposizione non ha posto un problema banale di calendario. Come Unione di centrosinistra, non consideriamo illegittimo discutere una legge elettorale di tipo proporzionale. Personalmente, ho un'altra idea ed un'altra preferenza, ma è una cosa, in sé, del tutto legittima. Ciò che non può tuttavia accadere è che una maggioranza parlamentare che, sulla base delle ultime elezioni regionali, non è più maggioranza nel paese e che sa di rischiare la sconfitta alle prossime elezioni politiche, confezioni una legge elettorale del tutto nuova, che si passi da una discussione su correttivi da apportare all'attuale legge elettorale, ad un nuovo sistema elettorale, al solo scopo di rendere le cose più convenienti.
Ciò non per vincere le elezioni, perché voi per primi, colleghi della maggioranza, non credete a questa prospettiva, ma almeno per contenere la sconfitta assolutamente prevedibile ed annunciata. Ciò non si può fare!
Né, per raggiungere questo obiettivo, ossia per confezionare una legge elettorale più conveniente per la propria parte politica ed imporla al Parlamento negli ultimi mesi della legislatura, si può mettere a rischio la stabilità politica del Governo della prossima legislatura.
Ma questo a voi non interessa: siete come quelle armate in rotta, che preferiscono avvelenare i pozzi dietro le loro spalle. In questa logica, non vi è alcuna considerazione per i problemi del paese. Mettere i bastoni fra le ruote ad un futuro Governo di colore diverso dal vostro è ciò che vi tenta in queste ore. Sono ore nelle quali il paese e gli italiani vorrebbero essere governati, vorrebbero avere a palazzo
Chigi e nei ministeri qualcuno che si occupi di loro, del carovita, dei problemi del lavoro e delle imprese.
Invece, gli italiani assistono ad una coalizione e ad un Governo straordinariamente presente oggi in quest'aula, non perché si stia rimboccando le maniche per affrontare uno di questi gravi problemi sociali che riguardano gli italiani, ma perché si vuole occupare del proprio parziale destino, qualunque cosa ciò comporti per il paese.
Ai colleghi della maggioranza e del Governo non importa nulla se questa legge elettorale può produrre - come è stato ricordato poco fa - maggioranze diverse tra Camera e Senato e, quindi, determinare una clamorosa instabilità. Non importa nulla se il parlamentare eletto in liste bloccate di partito sarà chiamato e sentirà di rispondere più agli input di partito che a quelli di coalizione e, quindi, si avranno, sia per chi vince e ancor più per chi perde, vincoli di coalizione debolissimi.
Non importa nulla se, dopo averci raccontato che questa nuova legge elettorale servirebbe a superare l'attuale frammentazione, oggi, soltanto per captare la benevolenza di uno dei gruppi interni alla Casa delle libertà, coloro che volevano superare la frammentazione fanno saltare, in un modo un po' grottesco del quale parleremo più avanti, anche quella soglia del 2 per cento, che davvero è una soglia minima per chi sta nella coalizione.
Tutto questo non interessa. Interessa soltanto mettere d'accordo la coalizione e cercare di fare una legge più conveniente non per il paese, non per il sistema politico, ma per la propria parte politica. Tanto meno, ha preoccupato tutti gli esponenti della Casa delle libertà, per andare avanti a tutti i costi, forzare pesantemente le regole di base di una dialettica parlamentare che voi avete voluto far saltare a costo di lasciare le Camere in una condizione di paralisi e di ostruzionismo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
FRANCESCO MONACO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO MONACO. Signor Presidente, vorrei segnalare alla sua attenzione o, più esattamente, alla sua responsabilità, che mi sembra interpellata, due notizie diffuse da agenzie di stampa, che giudico di una gravità inaudita.
La prima è una notizia ANSA delle ore 16, in base alla quale il ministro Calderoli si sarebbe così espresso: «Tutti sanno che il voto, segreto non è. Il voto si fa con delle macchine e dietro le macchine ci sono uomini. E gli uomini sono quelli dell'informatica del Senato come quelli della Camera».
La seconda dichiarazione sarebbe di un deputato di Alleanza nazionale, in questo caso anonimo. Cito: «Ma quale voto segreto? Abbiamo votato tutti con l'anulare dentro la postazione elettorale e il resto della mano fuori ben teso. Così si può capire chi vota cosa» (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
Vede, signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego, abbiamo da lavorare a lungo, per cui calma!
Prego, onorevole Monaco, continui pure.
FRANCESCO MONACO. Soprattutto la prima notizia, in primo luogo perché relativa ad un'affermazione di un ministro e, in secondo luogo, perché mette in discussione un principio delicatissimo, oltre che l'onorabilità - lo sottolineo - dei funzionari della Camera e del Senato, interpella anche la sua responsabilità, signor Presidente (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Monaco.
Sugli «anonimi», ovviamente, non faccio dichiarazioni, perché sarebbero inappropriate e non credo neanche che lei me lo chieda.
Per quanto riguarda la notizia di agenzia relativa alle dichiarazioni del ministro Calderoli, l'ho letta. È chiaro che il voto segreto è assicurato nella sua interezza e nessuno deve avere riserve su questo aspetto. Ne rispondo come Presidente della Camera e ne rispondono tutti i funzionari. Non è una questione che si possa discutere, perché il voto segreto è assicurato al 101 per cento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega Nord Federazione Padana e Misto-Liberal-democratici, Repubblicani, Nuovo PSI - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
GIOVANNI RUSSO SPENA. Lo ha detto Calderoli!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego...
Lo sa bene l'onorevole Violante, che mi ha preceduto nella carica e nella responsabilità di Presidente della Camera. È una cosa fuori discussione!
GIOVANNI RUSSO SPENA. Lo ha detto il ministro Calderoli!
PRESIDENTE. Lo ha detto il ministro Calderoli... Ho preso atto che l'ha detto, ho biasimato questa dichiarazione e ho dato assicurazioni, le più ampie possibili. Più di così non so cosa fare (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e di Rifondazione comunista)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, anch'io, come parlamentare della Repubblica, vorrei esprimere una censura nei riguardi di un ministro che si permette di rendere affermazioni del genere (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). Forse, le sue considerazioni andrebbero rivolte al ministro, piuttosto che parlare del Presidente Violante o di altro (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo). Mi permetta di dire che la sua mi sembra una risposta un poco eccentrica.
Detto questo, signor Presidente, per quanto riguarda l'articolo 1, volevo semplicemente soffermarmi su una considerazione. Mi pare molto triste la condizione di un paese in cui si cambiano le regole per pura convenienza di partito.
Il contenuto di questo articolo, come ha già detto il collega Mattarella, mette in evidenza le conseguenze verso le quali stiamo andando. Stiamo facendo strame della Costituzione. Non lo dico polemicamente, perché mi pare che la considerazione del collega Mattarella sia stata ben argomentata. Credo che a tutti noi si ponga un problema di coscienza su cosa fare.
ANTONIO LEONE. È una superfetazione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Le domando scusa, signor Presidente, ma ero venuto al banco della Presidenza proprio per un problema procedurale.
Stiamo svolgendo le dichiarazioni di voto sul primo emendamento, l'emendamento Amici 1.400, che propone la soppressione dell'intero articolo 1. Credo che questa sia l'occasione non per ripetere considerazioni di carattere più generale, che io stesso ed altri colleghi abbiamo espresso questa mattina in sede di esame delle questioni pregiudiziali di costituzionalità e di merito e della questione sospensiva, ma per ricapitolare come siamo arrivati a questo punto.
Fino al 22 giugno scorso - ne fa fede il presidente Bruno, che è anche relatore dell'attuale testo unificato, ma anche della legge precedente -, abbiamo discusso in Commissione affari costituzionali sulla possibilità di correggere alcuni limitati
punti del sistema elettorale vigente, in particolare, in materia di scorporo, per evitare la sciagura delle «liste civetta» e dell'aggiramento dello scorporo che si è verificato nelle precedenti elezioni.
Il 13 giugno, il presidente Bruno ha presentato un testo base, che è stato adottato dalla Commissione. Il 22 giugno sono scaduti i termini per la presentazione di emendamenti. L'opposizione ha presentato 15 emendamenti a quel testo, accettando pienamente il leale confronto di merito su quelle questioni. I deputati della maggioranza hanno presentato oltre un centinaio di emendamenti. L'opposizione ne presentò, ripeto, 15.
Inopinatamente, dopo un'intera estate passata attraverso scontri, accuse, ricatti, minacce da parte dei vari gruppi della maggioranza - ce li ricordiamo tutti, hanno riempito le pagine dei giornali estivi -, l'8 settembre è stata imposta unilateralmente, con la nostra opposizione, l'improvvisa riapertura dei termini, per la presentazione di emendamenti, che scadeva il 13 settembre. Il 13 settembre il cosiddetto testo Bruno è scomparso, così come è scomparsa la possibilità di un accordo sulla correzione dell'attuale sistema elettorale per gli aspetti sicuramente discutibili, e sono comparsi due maxiemendamenti della maggioranza che stravolgono totalmente l'intero sistema elettorale sia per la Camera, sia per il Senato. Non basta: il 27 settembre, sotto forma non di emendamenti ma di subemendamenti, quindi non modificabili, la stessa maggioranza ha presentato un terzo testo totalmente diverso dal testo Bruno originario e profondamente diverso anche dal testo del 13 settembre. Ieri, la stessa maggioranza ha presentato una nuova serie di emendamenti che cambia in misura rilevante il testo. Pochi minuti fa, in Commissione, abbiamo avuto altri emendamenti, perfino quell'«emendamento fotografia» che consente alla lista di coalizione che non ha raggiunto il 2 per cento di ottenere ugualmente seggi.
Vi siete fatti - lo dico perché questa è la fotografia della realtà, gli emendamenti la raccontano - una sorta di «legge Arlecchino», su misura esclusivamente delle esigenze interne alla maggioranza e dei ricatti, possiamo chiamarli così, interni alla maggioranza stessa. Guardate gli emendamenti presentati, quelli ritirati, quelli presentati e poi ritirati, ed avrete la fotografia di quanto sta avvenendo.
Credo che ciò non sia decente in un Parlamento democratico, che non sia questa la maniera di modificare un sistema elettorale varato dopo il referendum popolare del 3 e del 18 aprile 1993, in cui votarono decine di milioni di italiani, e che sia forse arrivato il momento, con questo voto, di fermare tale sciagurata operazione (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, è stato ricordato che ben 29 milioni di italiani si sono pronunciati a favore dell'attuale sistema elettorale. Credo che in un sistema democratico occorra avere grande rispetto per il popolo, se si è in sintonia con quest'ultimo. Questo Governo, in verità, a partire dal suo Presidente del Consiglio, nel corso degli ultimi quattro anni ha dimostrato di non essere affatto in sintonia con la volontà e con le esigenze popolari.
Credo che i partiti della maggioranza siano ancora in tempo a rivedere la loro posizione ed a non approvare questa legge, che sarà sconvolgente per la stabilità e la governabilità del prossimo Parlamento: si tratta di principi ai quali, a chiacchiere, anche il candidato premier Berlusconi si richiamò (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, anch'io vorrei rimarcare come, con questa legge, il Parlamento, in particolare la maggioranza,
leda quel rapporto di fiducia tra cittadini ed istituzioni che rappresenta la base della nostra democrazia. Un intervento di questo tipo, realizzato fuori da qualsiasi utilità e dalle altre emergenze del paese, rappresenta una forzatura che lede i rapporti tra cittadini ed istituzioni.
Il collega Lettieri ha già ricordato il risultato del referendum. Non si capisce come una maggioranza politica voglia tentare di salvarsi cercando di cambiare le regole. È un atteggiamento intollerabile, che gli italiani non perdoneranno (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, anzitutto chiedo di sottoscrivere l'emendamento soppressivo in esame.
Vorrei poi tornare sul tema delle dichiarazioni del ministro Calderoli perché, signor Presidente, non ho ben compreso le sue rassicurazioni. Vorrei capire se il ministro Calderoli parla per dire qualcosa, se non ha nulla da aggiungere, se non sia opportuna una smentita per la regolarità e la tutela dei nostri lavori, e se non sia opportuno che il Presidente del Consiglio richiami il ministro.
Credo che abbiamo il diritto di sapere se i meccanismi che rendono segreto il voto siano veramente tali o se invece all'interno di quest'aula ci sia qualcuno, magari dipendente o non dipendente, che lede il nostro diritto di sapere che il voto è segreto (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Nel minuto di tempo a mia disposizione, mi limiterò alla seguente citazione: «Il 18 aprile 1993, gli italiani affrontarono il referendum, votando massicciamente (i votanti furono il 77,1 per cento, l'82,7 per cento dei quali si espresse per il «sì»), in favore di una riforma il cui valore formale era l'adozione del metodo maggioritario puro per l'elezione del Senato, ma il cui significato sostanziale era la richiesta di una radicale revisione dei meccanismi della vita politica, con il recupero di un più diretto rapporto tra elettori ed eletti». È una citazione tratta da un comune manuale di diritto pubblico, per quanto autorevole. È cultura comune.
Con la proposta di legge in esame, uccidete proprio quella richiesta di maggiore rappresentatività della politica e di maggiore governabilità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Il collega Boato ha parlato di un' «arlecchinata» ed infatti questa proposta di legge elettorale risulta dissennata, nel senso letterale di «priva di senso istituzionale e democratico». Essa è figlia della dissoluzione della coalizione di maggioranza. È da lì che prende la rincorsa, per indurre sistematicamente la dissoluzione in tutto il sistema politico. Prima vittima ne è la governabilità, sulla quale questa maggioranza ha fondato non solo la sua propaganda, ma gli stessi rilievi all'opposizione per il cambio di Governo nella precedente legislatura. Giustificazione di questa deriva è il rilancio della rappresentanza in nome del sistema proporzionale, ma anche questo è contraddetto dal fatto che i rappresentanti del popolo sono dati nelle mani di una ristretta oligarchia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.
ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo in Europa e dobbiamo dunque confrontarci per darci delle regole comuni, anche nel rispetto delle
regole democratiche. Non si è mai visto, credo in nessuna nazione a noi vicina, che venga cambiata la legge elettorale prima di votare. Si cambia tale legge ora, forse, perché si ha paura di perdere. È normale, in uno Stato democratico, che la riforma elettorale sia fatta assieme. Quello cui assistiamo è veramente uno strappo istituzionale.
Nulla giustifica questa legge di riforma, se non un'opportunità, o meglio, una convenienza elettorale del centrodestra, che pensa di contenere i danni di cinque anni di un Governo che non ha forse raggiunto gli obiettivi...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Piscitello. Ne ha facoltà.
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, desidero riallacciarmi alla vicenda del voto segreto, considerando che quello che stiamo per affrontare è anch'esso un voto segreto.
Personalmente, non sono convinto che il ministro Calderoli pensi che il voto non sia segreto. Ritengo invece che egli sia convinto che gli uffici della Camera abbiano la serietà nota e riconosciuta. Tuttavia, il ministro Calderoli non contesta il fatto che il voto non sia segreto; egli manda invece un messaggio ai colleghi della maggioranza. Perché lo fa? Perché dice che il voto segreto non esiste?
Lo fa perché questo messaggio deve arrivare ad ognuno dei colleghi della maggioranza per dirgli: state attenti! Questa è una chiara intimidazione, di stile puramente mafioso...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Piscitello.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tuccillo. Ne ha facoltà.
RINO PISCITELLO. Signor Presidente, mi ha tolto la parola prima!
PRESIDENTE. Lei aveva a disposizione un minuto di tempo.
RINO PISCITELLO. Appunto, lei mi ha tolto la parola prima!
PRESIDENTE. Assolutamente no! Onorevole Piscitello, mi dispiace, ma lei si sbaglia!
Prego, onorevole Tuccillo.
DOMENICO TUCCILLO. Signor Presidente, vorrei ribadire l'irrazionalità e l'intima contraddittorietà di questa norma, come ha spiegato molto bene precedentemente l'onorevole Mattarella, che, nel tentativo di porre un rimedio ad un'eccezione di incostituzionalità estremamente evidente e palese, finisce per arrecare un danno ancora maggiore.
Le previsioni del premio sul piano regionale con riferimento al Senato darebbero un esito assolutamente casuale e contrario all'obiettivo di governabilità che ci si è posti. Pertanto, per questa ragione siamo favorevoli alla soppressione di tale norma.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, vorrei fare riferimento ai commi 3 e 4 dell'articolo 49 del nostro regolamento. In particolare, secondo le previsioni del comma 3, nello scrutinio segreto i voti sono espressi deponendo nelle urne pallina bianca o pallina nera, ovvero, se si tratta di elezioni, apposita scheda (si dispone, quindi, in un certo modo).
Secondo le previsioni del comma 4 (viene evidenziata un'opportunità), nello scrutinio palese e nello scrutinio segreto i voti possono essere, altresì, espressi mediante procedimenti elettronici.
Signor Presidente, non voglio buttarla in barzelletta, ma, poiché ritengo gravi le affermazioni del ministro Calderoli (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale), per la certezza di tutti noi, non sarebbe improprio che lei valutasse l'ipotesi di procedere con quanto lo stesso regolamento dispone come opportunità,
vale a dire tramite le palline per lo scrutinio segreto, così il ministro Calderoli si potrà dedicare ad altre questioni...
PRESIDENTE. Grazie del consiglio, onorevole Giachetti!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. La risposta quale è?
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, la proposta di riforma elettorale al nostro esame, portata avanti con tanta pervicace ostinazione dalla maggioranza, è ispirata alla più totale approssimazione e ad una incredibile confusione. Pone tanti problemi di compatibilità costituzionale, indebolisce il valore della stabilità del Governo ed il principio di coalizione, svilisce la rappresentanza parlamentare, centralizza tutte le scelte in capo a ristrette oligarchie nazionale, toglie ogni potere di scelta agli elettori: il tutto con l'assenza di una riflessione istituzionale e di un disegno di riordino del potere democratico. È la più clamorosa prova della vostra totale mancanza di senso delle istituzioni e dello Stato.
Per questo motivo, ci appelliamo al senso di autonomia di giudizio e alla libertà di critica di ciascun parlamentare presente in quest'aula.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia).
RENZO INNOCENTI. Colleghi, fatemi parlare e poi il Presidente si esprimerà sul tempo necessario.
Signor Presidente, mi sembra che alcune regole comincino a saltare. Pochi minuti fa abbiamo ricevuto una lettera nella quale lei afferma che sono stati presentati alcuni emendamenti da parte della Commissione; inoltre, viene previsto il tempo necessario per la presentazione di eventuali subemendamenti (all'incirca fino alle 16,45).
Sugli emendamenti presentati sono stati espressi 45 minuti fa i pareri da parte del relatore e del Governo, ma, in tale contesto, è inutile presentare subemendamenti. Secondo la prassi, prima dell'espressione dei pareri sugli emendamenti, dovrebbe esservi tale possibilità; altrimenti, si potrebbe sospendere la seduta e consentire l'esame degli emendamenti per permetterci di esprimere anche le nostre valutazioni di merito.
Si continua, invece, a sfornare emendamenti e subemendamenti per cercare di mettere delle toppe a cose fatte senza né capo né coda, con conseguenze evidenti: difficoltà nel coordinamento dei testi, nonché una certa confusione, anche dal punto di vista interpretativo, come affermato in questa sede. Nonostante ciò, si continua a tenere questo atteggiamento. Le chiedo, pertanto, di assumere una decisione in merito, perché vi sia buonsenso nell'applicazione delle norme che hanno sempre informato i nostri lavori.
Non vedo perché in questa occasione, per la fretta, si debba rischiare di creare precedenti nei nostri lavori che danneggeranno la qualità della legislazione (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, naturalmente, se saranno presentati subemendamenti, sarà garantito un tempo adeguato per il loro esame.
Tuttavia, non vi è dubbio che è inutile procedere in fretta se poi si creano problemi, confusioni, sovrapposizioni e, quindi, una legislazione poco chiara. Dunque, non vi sarà alcun problema anche a sospendere i nostri lavori se ciò dovesse essere necessario.
Siamo in presenza di una serie enorme di interventi a titolo personale, che ritengo nulla abbiano a che fare con i problemi da lei sollevati, onorevole Innocenti, quanto
piuttosto con un atteggiamento rispettabile, ma di ordine generale, assunto dall'opposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Merlo. Ne ha facoltà.
GIORGIO MERLO. Signor Presidente, mi aspetto una sua risposta concreta e convincente alle domande poste poc'anzi dal collega Giachetti. Infatti, proprio intorno alla regolarità, alla certezza e alla trasparenza del voto, si gioca una partita importante con riferimento a questa sciagurata proposta di legge elettorale che il centrodestra ha presentato. Dico ciò perché questa proposta spezza alla radice - come ricordava il collega Mattarella - uno dei principi basilari del nostro ordinamento democratico che si basa sulla condivisione di regole comuni. Chi viola queste regole ha una concezione proprietaria delle istituzioni!
Ritengo che il centrodestra, sotto tale profilo, abbia confermato per l'ennesima volta questa concezione che, tra l'altro, si traduce nello stesso articolato della proposta (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.
ROBERTO RUTA. Signor Presidente, chiediamo la soppressione dell'articolo 1 in quanto sostanzialmente intendiamo sopprimere lo stesso provvedimento.
L'andamento dei lavori - mi rivolgo agli amici della maggioranza - la dice lunga su come abbiate le idee chiare! Continuate a presentare emendamenti in corso di seduta che determinano le regole del gioco, che vanno pensate e scritte compiutamente essendo la base della nostra democrazia. Voi, al contrario, state mettendo in gioco la nostra democrazia presentando in maniera affrettata emendamenti e subemendamenti. Ciò la dice lunga sul vostro senso di responsabilità quando si tratta di stabilire le regole del gioco!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, nella discussione svoltasi questa mattina alcuni deputati del centrodestra hanno sostenuto che questa proposta di legge elettorale non è dettata da squallide convenienze politiche, ma dall'esigenza di ricucire il rapporto tra il consenso e la rappresentanza politica.
Devo dire che l'argomentazione è piuttosto debole per le considerazioni svolte puntualmente dall'onorevole Mattarella, ma anche per alcune scelte particolari contenute in questo articolo 1. L'idea delle liste bloccate non è liberale: si pongono le basi per una classe politica le cui prerogative saranno ancora più odiose per i cittadini, che non andranno più a votare. Il loro voto sarà ininfluente, in quanto altri faranno le scelte.
Ho creduto che in questi anni il nostro impegno fosse anche rivolto a stabilire una fiducia maggiore tra cittadini e politica e ho creduto che ci fosse il comune desiderio di libertà e di dignità delle istituzioni. Oggi facciamo molti passi indietro, anche oltre i tempi del progresso italiano, attraverso una maggiore instabilità e ingovernabilità.
Chiedo ai colleghi della maggioranza di unirsi a noi e di guardare avanti verso il nostro futuro!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, più che entrare nel merito di questo articolo, volevo soffermarmi sulle modalità. Colpisce la difformità tra il lavoro svolto negli anni Novanta per inserire il maggioritario e il modo con cui si cerca di tornare al proporzionale.
Per passare al maggioritario vi sono stati nel paese un enorme dibattito, un referendum e un impegno del Parlamento. In questo caso si fanno le cose di nascosto, leggendo gli emendamenti mezz'ora prima
del voto senza la possibilità di entrare seriamente nel merito. Il paese al di fuori da quest'aula è all'oscuro di tutto e non è coinvolto in nulla, come se la questione fosse solo quella di garantirsi il proprio seggio nella prossima legislatura (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto, cui vorrei aggiungere la mia firma, rappresenta un ulteriore invito, espresso nel linguaggio parlamentare, alla maggioranza perché interrompa il suo percorso unilaterale e militarizzato, questo nuovo strappo che ha trasformato la Casa delle libertà in una caserma. In questa caserma qualcuno si incarica di minacciare e di fare pressioni dalla mattina alla sera, con toni da guerra («i traditori saranno scoperti ed espulsi!»); ciascuno può dire quello che vuole contro l'avversario e il Presidente del Consiglio può dare del falso in aula all'onorevole Franceschini che lo sta semplicemente citando; infine, il ministro Calderoli si permette di inviare un messaggio intimidatorio a tutti i parlamentari della maggioranza, facendo loro sapere che sono tenuti sotto controllo. Ebbene, tutto questo è quanto di più lontano vi sia da un libero e sereno confronto parlamentare (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, vorrei invitare i colleghi della maggioranza, sempre molto attenti a questo dibattito, a votare insieme a me la soppressione dell'articolo 1, perché si tratta di un solo articolo che di fatto sostituisce interamente il testo unico della legge elettorale relativa alla Camera dei deputati.
Cari colleghi della maggioranza, so che siete capaci di tutto, tuttavia mi pare singolare che con un semplice articolo vogliate sostituire una legge intera. Non credo che sia possibile legiferare in questo modo, a meno che lo stratega Calderoli (ora non in aula, ma che ha rilasciato la sua dichiarazione all'ANSA, lanciando il sasso e poi nascondendo la mano), oltre a vigilare sulla non segretezza del voto, non abbia la bacchetta magica per fare tutto e il contrario di tutto, come sempre. Onorevoli colleghi, grazie per il vostro voto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Camo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CAMO. Signor Presidente, credo che questa legge dia un ulteriore colpo al rapporto tra la politica e la società civile, ovvero tra gli elettori e gli eletti, dal momento che restringe notevolmente - o meglio annulla - il potere dei cittadini di scegliere i propri rappresentanti, senza tener conto della confusione che crea tra l'elezione della Camera dei deputati e quella del Senato della Repubblica.
Eppure, quando questa maggioranza è scesa in campo, soprattutto il suo leader, aveva annunciato a tutto il paese che avrebbe ridotto lo strapotere dei partiti, facendo emergere le professionalità e, in sostanza, la società civile. A distanza di poco tempo la stessa maggioranza fa esattamente l'opposto, realizzando una legge che mette tutto in mano ai partiti politici e alle loro oligarchie.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, poche parole per esprimere, da parlamentare libero, il profondo disagio che pervade la coscienza di quanti - ed io tra questi - immaginavano che il Parlamento fosse il luogo ideale in cui produrre democrazia e dove osare maggiore democrazia.
Nel corso di questi ultimi anni abbiamo subìto, a tale riguardo, più di qualche delusione. Ebbene, con questa riforma imposta e non condivisa dobbiamo purtroppo registrare che si sta consumando un atto gravemente lesivo per la democrazia e per la libertà dei cittadini, cui si sottrae la possibilità di scegliere chi deve rappresentarli.
Si consuma, in effetti, un delitto sociale, in quanto si priva il territorio di propri rappresentanti e si nega al cittadino il diritto di decidere chi deve rappresentarlo in Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Diventa sempre più insopportabile che l'Unione europea non riconosca il diritto a conoscere il vero paese di produzione e lasci entrare centinaia di migliaia di capi senza controllare se nella loro produzione siano usate le stesse sostanze cancerogene che i produttori europei hanno il giusto divieto di usare. Altrettanto insopportabile risulta che né il Capo del nostro Governo né il viceministro, che è la sua voce in Europa, conducano una ferma battaglia in difesa di tali principi: così si esprime l'industriale Luciano Barbera in un'intervista pubblicata cinque giorni fa sul quotidiano Libero. Questo la dice lunga sul perché si tenta di portare lo scontro politico, in modo non responsabile, sui temi della legge elettorale, trascurando l'interesse generale del paese.
Vede, signor Presidente del Consiglio, lei forse può comandare la sua maggioranza, ma quanto a governare il paese, è un'altra cosa e non fa per lei (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.
VALTER BIELLI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, siamo tutti consapevoli di discutere non di un aggiustamento di una legge elettorale, ma di un passaggio enorme, da un sistema ad un altro. Credo che un Parlamento possa farlo, ma per passare da un sistema ad un altro è necessario almeno produrre un confronto di merito fra maggioranza e minoranza. Ci siamo trovati, nella I Commissione, a discutere da maggio di un aggiornamento del vecchio sistema; poi, ad un certo momento, ci siamo trovati in quattro e ci avete proposto due subemendamenti che cambiano radicalmente il sistema. Questo, cari colleghi, non solo non è serio, ma umilia un Parlamento serio e democratico ed umilia anche voi, colleghi della maggioranza: in un confronto serio, si possono modificare le leggi elettorali, ma non in questo modo.
Qual è la ragione vera di questo cambiamento e di questo tentativo così forte? La ragione è molto semplice: c'è qualcuno, non dico tutti voi, ma c'è qualcuno, che si chiama Silvio Berlusconi, che non può accettare di essere dimesso da questo Parlamento e non può accettare di non essere più Presidente del Consiglio! E allora, come ha sempre fatto, ha elaborato, anche in questo caso, la sua legge ad personam (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, con questo provvedimento la maggioranza di centrodestra vuole andare contro la volontà popolare, che nel nostro paese si è espressa chiaramente nel corso di questi ultimi quindici anni con ben due referendum. Il primo vi fu nel 1991, e abolì la preferenza unica. Ma, soprattutto, andate contro il risultato popolare del referendum del 18 aprile 1993, quando l'83 per cento dei cittadini espresse un voto a favore del sistema maggioritario.
Ebbene, voi oggi non spiegate niente, non dite le ragioni per cui volete attuare questo cambiamento e proponete una legge sostanzialmente truffaldina. Infatti,
si tratta di una legge che, come è stato dimostrato nelle simulazioni che perfino il Servizio studi della Camera ha realizzato, mira esclusivamente a indebolire la parte avversaria, che, come tutti sanno e come noi auspichiamo, nella primavera prossima vincerà le elezioni politiche e tornerà al governo del nostro paese.
Molti si chiedono perché fate questa scelta, ma voi a questa domanda non rispondete (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.
LAURA MARIA PENNACCHI. Signor Presidente, nel corso della discussione sulle linee generali, svolta in aula su questa presunta riforma della legge elettorale, ho ascoltato l'onorevole Tabacci sostenere tesi molto incisive circa i difetti - gravi, gravissimi - di questa controriforma. In particolare, l'onorevole Tabacci sosteneva che il dominio dell'oligarchia dei partiti che questa legge introdurrà, combinandosi con l'eccesso di leaderismo cui abbiamo assistito in questi anni, avrebbe rafforzato uno svuotamento dei partiti che non è assolutamente da auspicare, pensando alla funzione storica positiva che i grandi partiti hanno esercitato nel nostro paese. Egli, tuttavia, sosteneva che questi difetti si possono in qualche modo «trangugiare», pensando al fatto che la legge consente, però, un riallargamento del perimetro delle coalizioni e una ridiscussione delle leadership. Ora vediamo che i difetti ci sono, anzi sono aggravati e che il perimetro delle coalizioni non si allarga per nulla; inoltre la leadership è assolutamente confermata: vediamo qui il Presidente del Consiglio, con la sua amabilità...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Pennacchi, ma ha già superato il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
LUIGI BORRELLI. Signor Presidente, il provvedimento di legge di riforma della normativa elettorale è forse il peggiore prodotto di questa maggioranza, che - com'è noto a tutti gli italiani - di leggi impresentabili e finalizzate a salvaguardare gli interessi personali ne ha varate tante. È una legge che vìola i principi fondamentali di uno Stato democratico. È invece una norma di buon senso, di ragionevolezza, di rispetto, di civile convivenza, quella secondo la quale le regole del gioco, ossia le regole della democrazia, si decidano con il più ampio coinvolgimento delle forze democratiche, di maggioranza e di opposizione.
Il percorso seguito in quest'aula è l'esatto opposto: la maggioranza, che avverte di perdere la prossima tornata elettorale, cambia le regole a proprio piacimento. Con questa legge l'Italia sarà ingovernabile; aumenterà il frazionamento della rappresentanza politica, ma alla maggioranza non interessa: l'Italia può andare a rotoli, purché il centrodestra possa ridurre le perdite.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bova. Ne ha facoltà.
DOMENICO BOVA. Signor Presidente, stiamo esaminando una proposta emendativa soppressiva dell'articolo 1 del provvedimento in esame. Come lei comprenderà benissimo (penso lo abbia attentamente letto), l'articolo in questione riguarda questioni veramente significative ed importanti. L'articolo 1, che norma le condizioni con cui dovremmo recarci alle elezioni per il rinnovo della Camera dei deputati, presenta, insieme all'articolo 2, importanti profili di incostituzionalità. Tale aspetto è stato più volte sottolineato dai colleghi intervenuti in quest'aula, nonché da autorevoli costituzionalisti, che hanno affrontato il tema in più sedi, attraverso articoli di stampa (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bova
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, vorrei iniziare il mio intervento con una constatazione: non ho mai visto così tanti colleghi del centrodestra presenti in aula, se non in occasione dei numerosi salvataggi della libertà personale dell'onorevole Previti (Commenti). È proprio vero: quando dovete fare delle marachelle siete tutti compatti, quando invece ci si deve occupare dei veri problemi del paese, non siete nemmeno in condizione di garantire il numero legale!
Quello al nostro esame è un provvedimento che sul serio fa tornare indietro le lancette della politica perché sradica in modo nettissimo il rapporto tra gli eletti e gli elettori e consegna nelle mani di ristrette élite il potere di nominare - di questo si tratta - seicentotrenta rappresentanti del popolo, con il rischio, inoltre, di determinare maggioranze diverse tra Camera e Senato...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Susini.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Presidente, volevo dirle che per noi non è archiviata la dichiarazione del ministro Calderoli (Commenti dei deputati della Lega Nord Federazione Padana - Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Ci attendiamo da lei che almeno inviti il ministro a venirsi a scusare davanti al Parlamento perché l'offesa che ha reso al Parlamento e al personale è incommensurabile (Commenti dei deputati di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo). Come minimo, il ministro Calderoli, prima di entrare in quest'aula, deve, ripeto, venire a scusarsi pubblicamente (Commenti).
Desidero anche soffermarmi su una seconda questione. Un'ora fa il collega Mattarella, riprendendo alcune questioni che sono state sollevate questa mattina dal collega Violante e alla luce anche degli ultimi emendamenti presentati, ha sollevato delle questioni molto serie in ordine al conflitto di questo provvedimento con la nostra Carta costituzionale.
È vero che avete deciso di fare la riforma elettorale da soli, ma abbiate almeno la cortesia di interloquire quando svolgiamo osservazioni così puntuali e così precise. Presidente, so che lei non ha la possibilità di obbligare i colleghi della maggioranza ad intervenire, ma le chiedo almeno la possibilità di chiedere al relatore di interloquire con noi. Se in questo Parlamento, di fronte ad un provvedimento di questa portata, non c'è neanche la possibilità di essere ascoltati e di interloquire quando si sollevano questioni di merito così pregnanti, mi chiedo allora quale sia il ruolo della Presidenza della Camera (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Onorevole Castagnetti, in ordine alle frasi pronunciate dal ministro Calderoli, come tutte le agenzie di stampa hanno riportato, mi sono espresso in termini inequivocabili, netti e chiari. Chi doveva capire, ha capito. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, è venuto dal Presidente della Camera per scusarsi di quelle che, a suo parere, sono state parole che non potevano in alcun modo rappresentare un'opinione del Governo e rispetto alle quali ho espresso nettissimo biasimo.
Per quanto riguarda la sua seconda osservazione, il presidente Bruno è persona assai corretta nel rapporto tra i colleghi, soprattutto quando questi ultimi hanno la serietà e l'intelligenza dell'onorevole
Mattarella, per cui sono certo che darà le risposte di merito ai quesiti formulati dal collega.
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo a norma dell'articolo 57 del regolamento. Le rubo pochi secondi anche perché la mia non è certamente una manovra ostruzionistica.
Presidente, intervengo per chiederle di riflettere su una questione specifica. Noi stiamo ponendo un problema riguardo ad un aspetto che consideriamo non irrilevante. Mi riferisco alla certezza che vi sia, da parte di tutti quanti, segretezza nell'espressione del voto (Commenti dei deputati di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana). Mi rifaccio alla dichiarazione di un anonimo deputato. Presidente, lei provi a vedere se non è vero, come è vero, che votando esclusivamente con il dito anulare, inserendolo dentro il luogo adibito a votazione nello scranno dei deputati, è impossibile, a mio avviso, non identificare come si vota. Presidente, provi, anche con qualunque altro dito, e faccia fare una verifica. Presidente, lei, a differenza nostra, non vota. Ripeto, provi a verificare; faccia fare una verifica agli uffici e si renderà conto che il voto sarà pure anonimo, ma si aggiunge inquietudine - adopero le parole del ministro Calderoli - rispetto al fatto che in quest'aula non è garantita la segretezza del voto (Commenti dei deputati di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana).
Signor Presidente, torno quindi a chiederle, cosa che poi il ministro Calderoli ha anche riconfermato, e lo dico non per fare una boutade, di assumere una decisione riguardo ad una forma di votazione, quella segreta, prevista e considerata certa dal nostro regolamento.
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, rispondo nel merito della questione che lei ha sollevato. Sono assolutamente certo della segretezza del voto, come lo sono stati i miei predecessori (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). So anche distinguere le critiche motivate, che a volte sono formulate da esponenti della maggioranza e dell'opposizione, su questo tema, da quelle che sono legittime affermazioni ma che io non posso inseguire perché ne andrebbe anche della serietà della Camera. La segretezza del voto è assolutamente garantita (Commenti del deputato Castagnetti)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.
SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, questa mattina, con una scorribanda oratoria anche garbata - devo riconoscerlo - l'onorevole Tabacci ci ha impegnati in una discussione anche piuttosto simpatica.
Tuttavia, forzando la mano, il collega ha parlato addirittura dell'esistenza del bipolarismo nella cosiddetta prima Repubblica, ignorando, o fingendo di ignorare, che quello non era - onorevole Tabacci, mi rivolgo a lei - un bipolarismo, ma una divisione per blocchi frutto di una vicenda storica che potremo avere modo di discutere in altre sedi.
Quello che colpisce è che la riforma elettorale, frutto dell'aspra critica a quel sistema elettorale, a quella divisione tra blocchi, fu realizzata, nel 1993 ...
PRESIDENTE. Onorevole Adduce...
SALVATORE ADDUCE. ... con una grande partecipazione popolare. Oggi ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Adduce.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, nel sostenere l'emendamento in esame, mi rivolgo ancora una volta a lei.
Le chiedo scusa per il richiamo, ma le questioni poste in precedenza dai miei colleghi sui tempi per i subemendamenti e sulla segretezza del voto sono cose serie (Commenti del deputato Palma). Occorrerebbe che ci fosse anche qualche suo atto, non solo qualche dichiarazione un po' timida.
Lei, signor Presidente, richiama spesso i precedenti; in questo caso, non ci sono precedenti: non c'è il precedente di un ministro che rende quelle dichiarazioni rispetto al Parlamento né c'è precedente di progetti presentati e continuamente emendati. Non solo c'è il colpo di mano, ma anche la confusione!
EGIDIO STERPA. Basta!
GRAZIANO MAZZARELLO. Quindi, signor Presidente, dia al Parlamento la possibilità di intervenire seriamente - ripeto: seriamente - sul pasticcio che viene presentato! Che almeno sia possibile leggere i continui cambiamenti, le proposte emendative che la maggioranza continuamente propone (Commenti)! Almeno ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mazzarello.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, devo precisare, per correttezza, che il tempo di questi interventi, come sapete, viene conteggiato: tempi aggiuntivi sono disposto a concederne se servono alla discussione, ma non se servono all'ostruzionismo (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
Ha facoltà di parlare, onorevole Castagnetti.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Signor Presidente, se mi consente, non si tratta di ostruzionismo, ma di una questione sostanziale: qui c'è di mezzo la sostanza della correttezza dei lavori parlamentari.
Veda, signor Presidente, è successo un fatto grave: il ministro Calderoli, dopo le sue dichiarazioni (Commenti dei deputati di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevoli colleghi, qui siamo tutti sufficientemente capaci ... L'onorevole Castagnetti ha diritto di parlare!
Prego, onorevole Castagnetti.
PIERLUIGI CASTAGNETTI. Stiamo parlando di un ministro della Repubblica!
Presidente, dopo le sue precisazioni, in una dichiarazione alla stampa, il ministro ha sostanzialmente riconfermato quanto aveva detto. Allora, di fronte alla reiterazione della posizione, le chiedo formalmente di procedere, come le è stato già chiesto dal collega Giachetti, con un metodo di votazione previsto dal regolamento che garantisca la segretezza.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Castagnetti.
Le dichiarazioni di Calderoli - non so se esse siano state «derubricate» a battute dallo stesso ministro - sono prive di fondamento e le ho biasimate con tutta la forza che ho; tuttavia, non intendo prestarmi a manovre di altro tipo sulla base di dichiarazioni dissennate (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, della Lega Nord Federazione Padana - Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.
LAURA CIMA. Signor Presidente, desidero riprendere la prima osservazione dell'onorevole Castagnetti (concordo, ovviamente, anche sull'ultima), quando diceva che il relatore dovrebbe spiegare meglio all'Assemblea le determinazioni in ordine alle proposte emendative.
In particolare, mi riferisco alla richiesta di accantonamento dei due emendamenti
che le deputate del centrosinistra hanno presentato per garantire l'applicazione dell'articolo 51 della Costituzione.
Il fatto che questo provvedimento non abbia minimamente previsto l'applicazione dell'articolo 51 (precedentemente, ho visto la ministro Prestigiacomo girare per l'aula: o non era molto coinvolta oppure non ha la forza di imporre alcunché) è un segnale preciso a tutte le donne di questo paese dell'interesse della maggioranza di promuovere la presenza delle donne all'interno delle istituzioni. Ciò garantirebbe una democrazia reale. Infatti, se fossero solo gli uomini a sedere al banco del Governo (come sta accadendo in questo momento), non vi sarebbe una democrazia sostanziale.
Il relatore non ha spiegato il motivo per cui è stato richiesto l'accantonamento di questi due emendamenti (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cima.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Chiedo di parlare (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e di Rifondazione comunista).
ROLANDO NANNICINI. Il Presidente del Consiglio...!
GIOVANNI RUSSO SPENA. Sì, Berlusconi...!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, naturalmente, se non interessa, allora vuol dire...
Ministro Giovanardi, ha facoltà di parlare.
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che a tutti noi, anche a coloro che siedono in quest'aula da meno tempo, stia a cuore la credibilità del Parlamento (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. ...che è un'istituzione importante; essa deve essere una casa trasparente per tutti gli italiani.
Il Governo non ritiene che questa credibilità possa essere messa a rischio da favole per bambini, come quelle delle mani inserite dentro i meccanismi di voto (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...
Infatti, tutti sappiamo che alcune voci che sono state raccolte in maniera irresponsabile sono destituite di ogni fondamento, perché è impossibile controllare il voto - è sempre stato così, in ogni legislatura - dal modo in cui si inserisce la mano.
ROBERTO GIACHETTI. Provaci!
CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Altre battute attribuite ai ministri, se sono battute, vanno prese per quelle che sono (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo). Se c'era, invece, un fondamento di serietà, se, oltre alla battuta, c'era anche l'intenzione di mettere in dubbio la segretezza del voto di questo Parlamento, il Governo se ne scusa con l'Assemblea (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
ROLANDO NANNICINI. Sono minacce!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grotto, al quale ricordo che ha tre minuti di tempo a sua disposizione. Ne ha facoltà.
FRANCO GROTTO. Signor Presidente, purtroppo, in modo drammatico, i problemi del nostro paese sono altri e non
certamente la riforma della legge elettorale, problemi ben più pressanti e gravi che interessano milioni di cittadini.
Proprio in questi giorni Il Sole 24 ore ha pubblicato la notizia relativa allo scivolone dell'Italia in termini di competitività rispetto agli altri paesi: su 60 paesi, l'Italia è precipitata al trentunesimo posto. Siamo precipitati dopo tre o quattro anni di questo Governo dal ventiduesimo al trentunesimo posto. I dati riportano, quindi, una scarsa competitività del sistema produttivo italiano ed una scarsa capacità di accoglienza per investimenti stranieri.
Quindi, signor Presidente del Consiglio, le rivolgo un appello che poi è lo stesso appello del paese, degli italiani, dei disoccupati, dei precari, delle numerose aziende che, giorno dopo giorno, chiudono, mettono molta gente in cassa integrazione o addirittura licenziano: dedichi il tempo che le rimane per governare questo paese a fronteggiare in modo serio i problemi veri che interessano questo nostro grande paese. Almeno nell'ultimo periodo del suo Governo cerchi di dare qualche risposta positiva, senza cambiare le regole del gioco a partita già iniziata (Applausi dei deputati del gruppo Misto-SDI-Unità Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Zaccaria. Ne ha facoltà.
ROBERTO ZACCARIA. Signor Presidente, spesso ci dimentichiamo dell'articolo 72 della Costituzione (lo ricordava precedentemente l'onorevole Innocenti).
Stiamo esaminando un provvedimento con tempi contingentati. Questi presuppongono che il testo sul quale si discute sia consolidato, conosciuto da tutti.
Vorrei domandarle se ritiene che vi sia in questo Parlamento una parità di condizione tra tutti i parlamentari nel valutare il testo che stiamo esaminando, a causa della presenza di emendamenti, maxiemendamenti e subemendamenti anche dell'ultima ora: sostanzialmente stiamo discutendo su un testo che non è consolidato. La violazione dell'articolo 72 della Costituzione si ripercuote sulla correttezza costituzionale del procedimento (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.
VALDO SPINI. Signor Presidente, intervengo per ringraziare il ministro Giovanardi per il suo squisito gesto di chiedere scusa. In conseguenza di tale gesto, mi permetto di suggerire al Presidente di inibire al ministro Calderoli l'ingresso in aula, poiché il comportamento e le sue dichiarazioni costituiscono una turbativa dell'andamento della votazione (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Prendete posto, per cortesia!
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.400, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 595
Maggioranza 298
Voti favorevoli 263
Voti contrari 332).
Prendo atto che gli onorevoli Spina Diana e Falanga non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pisicchio 1.32.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gerardo Bianco. Ne ha facoltà (Commenti).
Onorevoli colleghi, vi prego! Onorevole Bianco... Onorevoli colleghi, suvvia, un po' di maturità! Prego, onorevole Bianco.
GERARDO BIANCO. Signor Presidente...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego (Commenti)! Onorevoli colleghi, non è interesse di nessuno questo...! Onorevole Bianco, a lei la parola!
GERARDO BIANCO. La ringrazio, signor Presidente. Non sono un proporzionalista pentito, né posso qui ovviamente chiarire le ragioni per cui preferisco quel sistema elettorale. Credo però che una annotazione storica vada fatta: il proporzionale ha svolto nel nostro paese la più grande funzione di integrazione di forze politiche che - come è noto - avevano un rapporto piuttosto difficile all'interno dello Stato italiano. E questo è scritto nella storia.
Ciò che, invece, la maggioranza è riuscita a «combinare» è il rovesciamento dello spirito proporzionale. Si tratta di una capacità di capovolgere ciò che poteva essere positivo e che poteva condurre maggioranza ed opposizione alla scrittura di una legge decente. Siete riusciti a realizzare esattamente l'inverso; siete riusciti a cancellare l'essenza del proporzionalismo, cioè l'esaltazione del ruolo del Parlamento e la sottolineatura della funzione del parlamentare, così com'è scritta nella Costituzione.
Onorevole Tabacci, mi rivolgo a lei che ha sviluppato un primo importante intervento in quest'aula. Mi riferisco al suo intervento piuttosto imbarazzato di oggi e credo che per la sua coscienza lei percepisca come la proposta che ci troviamo davanti distrugga la stessa responsabilità del Parlamento e del parlamentare.
La questione della preferenza non è secondaria; non si tratta di un elemento di poca importanza. Se vi era un valore che il sistema proporzionale poteva introdurre nel nostro sistema era quello di ridurre il peso delle oligarchie. In questo modo invece si sancisce non il potere dei partiti ma quello di una piccola oligarchia, che disporrà del futuro e della possibilità del parlamentare di essere eletto.
Siete riusciti a creare il capolavoro di realizzare il capovolgimento della logica proporzionale da sistema di libertà a modello di asservimento; oltre agli altri di carattere costituzionale già rilevati, questo è l'elemento cruciale. Quando un provvedimento nasce male, onorevole Bruno, non si raddrizza nel tempo, non si riesce a sanare una distorsione che è originaria, risiedendo nella stessa concezione sottostante. Avevate autostrade a disposizione; potevate recepire il modello tedesco o quello spagnolo, forme consolidate nella democrazia europea: avete invece imboccato la strada delle convenienze negoziando nel suk della politica. Tale è l'elemento negativo di questa proposta di legge.
Cari colleghi - mi rivolgo all'onorevole La Russa che avete applaudito - forse non vi rendete conto che si sta consumando, in questa Assemblea, un'incredibile evento, l'eutanasia del Parlamento, l'eutanasia del ruolo del parlamentare - vicenda che rappresenta sempre l'anticamera dell'autocrazia e della tirannide -; ecco perché, da proporzionalista, ritengo che questo testo ne sia ormai la distruzione più profonda e ne cancelli la stessa validità, nella sua ispirazione e nella sua funzione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pisicchio. Ne ha facoltà.
PINO PISICCHIO. Signor Presidente, con questo emendamento intendiamo dare senso, spessore e articolazione normativa alla proposta di riforma proporzionalistica, collocandola, così come è giusto che debba essere, in una dimensione che privilegi il voto di preferenza, analogamente alla proposta Scelba del 1953, di cui si
ripropone lo stesso stilema e che così impropriamente è stata evocata nelle ultime settimane anche da quanti sono stati sottoscrittori della scellerata proposta sottoposta alla nostra attenzione.
Ebbene, vogliamo dibattere di «proporzionale»? Questo è «proporzionale»! Un sistema che preveda voti di lista sì, ma anche voti di preferenza (e dunque la possibilità di scegliere dal basso); un sistema che preveda la possibilità di conferire un premio di maggioranza, alla stregua di quanto avviene all'interno delle nostre realtà regionali; oltretutto, così poco «leaderistico», così poco devoluto alla scelta degli oligarchi che preveda addirittura il recupero dei primi dei non eletti nella dimensione del premio di maggioranza.
PINO PISICCHIO. È questo il sistema proporzionale che ha senso; è questo il «proporzionale» che risponde ad un'idea democratica e partecipata della politica.
Quanto volete proporre voi, evidentemente è altro; è una struttura autoritaria, consegnata nelle mani, soltanto, degli oligarchi (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Popolari-UDEUR).
PRESIDENTE. Passiamo ora, cari colleghi, agli interventi a titolo personale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, intervengo perché condivido il contenuto di questo emendamento. Mi pare purtroppo vi sia qualche distrazione in Assemblea ma, come sottolineava il presidente Gerardo Bianco dianzi, siamo di fronte ad un provvedimento che, sostanzialmente, nega in radice le ragioni per le quali viene presentato. Si priva infatti il cittadino della possibilità di esprimere liberamente qualsiasi opzione per il suo rappresentante, ovvero si recide il rapporto tra rappresentante e rappresentato.
Vi sarebbero, a mio avviso, addirittura i presupposti per un'incostituzionalità sostanziale della proposta, perché non è possibile che il cittadino possa solo esprimere il suo consenso per una lista bloccata. Si tratta di un vero e proprio atto di violenza, compiuto nei riguardi del cittadino; occorre farlo capire agli italiani: da questo momento in avanti non avranno più la possibilità di esprimersi liberamente, ma potranno solamente esprimere un'opzione per una lista: si nega dunque loro una scelta di libertà circa il rappresentante che intendono mandare in Parlamento.
LINO DUILIO. Cari colleghi della maggioranza, vorrei che, almeno su questo aspetto, la vostra coscienza...
PRESIDENTE. Onorevole Duilio, deve concludere!
LINO DUILIO. ... vi induca ad esprimere un voto libero (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Avverto che alcuni colleghi, che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, hanno rinunciato ad intervenire.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, il collega Bressa mi invita a svolgere un bell'intervento... (Commenti).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, lasciate parlare l'onorevole Nespoli! Prego, onorevole Nespoli, ha facoltà di parlare.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, ritengo opportuno chiarire una questione che è stata sollevata, più volte, nel corso di interventi dal carattere palesemente
ostruzionistico. Infatti, molti deputati, evocando il referendum svoltosi nel 1993, dimenticano che in Italia l'istituto referendario ha carattere abrogativo, non propositivo.
Vorrei ricordare che quel referendum, promosso su iniziativa di comitati esterni al Parlamento, fu allora l'unica possibilità concessa per dare uno scossone ad un determinato sistema politico. Non è vero, dunque, che il popolo italiano abbia scelto quella legge o quel modello elettorale, poiché non aveva altra possibilità.
Non vorrei, infatti, che la rievocazione di un referendum che possedeva tali connotazioni diventasse un tabù, oppure una sorta di totem; pertanto, desidero rilevare che, in questa sede, non stiamo modificando, non stiamo stracciando, non stiamo venendo meno e non stiamo mortificando alcuna volontà popolare! Questa, infatti, è l'unica occasione concessa al Parlamento, dalla Costituente in poi, per modificare una legge elettorale.
Vorrei altresì ricordare che, in queste settimane ed in questi ultimi mesi, abbiamo cercato, in tutti i modi, di avviare un confronto di merito con un'opposizione che, su questo terreno (così come in tanti altri), ha tuttavia assunto un atteggiamento preconcetto: essa, infatti, non è aperta al confronto e dice sempre «no»!
Anche l'emendamento in esame è emblematico in tal senso, poiché, ovviamente, rappresenta la posizione di chi vuole inserirsi in un confronto non privilegiando il merito delle questioni poste, ma assumendo, in maniera preconcetta, atteggiamenti di contrarietà. Per queste motivazioni, preannunzio il nostro voto contrario sull'emendamento Pisicchio 1.32.
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Nespoli. Un attimo di pausa, onorevoli colleghi: vorrei salutare, infatti, il gruppo alpinistico Ragni di Lecco, che assiste ai nostri lavori dalle tribune accompagnato dal presidente della provincia e dal prefetto di Lecco (Applausi).
Saluto i «Ragni» e cedo il posto al Presidente Casini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Onorevole Biondi, si rechi velocemente al suo posto, per favore!
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 1.32, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 581
Votanti 579
Astenuti 2
Maggioranza 290
Voti favorevoli 54
Voti contrari 525).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mastella 1.3, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 585
Votanti 583
Astenuti 2
Maggioranza 292
Voti favorevoli 45
Voti contrari 538).
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pisicchio 1.2, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 585
Votanti 582
Astenuti 3
Maggioranza 292
Voti favorevoli 47
Voti contrari 535).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bressa 1.45.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.
FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente, questa mattina si è svolta in quest'aula una discussione che a me pare del tutto impropria e proverò a motivare tale affermazione. È una discussione tra chi sosteneva, presuntivamente, le regioni del proporzionale contro la valutazione sulla legge elettorale maggioritaria. La verità è che non vi è stata una discussione di tale tipo; vorrei dirlo all'onorevole Tabacci, che stamattina ha parlato esattamente di ciò.
Anzitutto, vorrei far riflettere lo stesso onorevole Tabacci sul perché vi è tale conversione - repentina - nella Casa delle libertà sul sistema proporzionale. Non mi pare che le motivazioni che lei, onorevole Tabacci, ha addotto siano esattamente l'humus culturale che sostiene la tesi di questa legge elettorale. La verità è che si sostiene oggi, in maniera del tutto repentina e senza alcuna motivazione politica, questo provvedimento in virtù del fatto che lo stesso determina un rapporto di forza tra le coalizioni molto diverso da quello che si sarebbe determinato con la legge attuale. In questo caso, si guarda all'obiettivo: vi sono interessi privati, di coalizione, che devono essere salvaguardati. D'altronde, come si è notato efficacemente stamattina - a dimostrazione che la discussione non è tra proporzionalisti e maggioritari - dal collega intervenuto sulla questione pregiudiziale di merito presentata dall'onorevole Franceschini, si è esplicitamente affermato che quella di cui si tratta, come noto, non è una legge che propriamente possiamo definire proporzionale. Infatti, si tratta di una legge che, in realtà, ha un unico collegio e non si è mai vista - come lei, forse, mi insegna, onorevole Tabacci - una legge proporzionale che ha contemporaneamente diverse soglie di sbarramento ed un premio di maggioranza. Vi è una logica maggioritaria su un unico collegio nazionale.
Ciò conferma, in maniera del tutto evidente, che ci troviamo di fronte ad un'altra ipotesi. Ritengo che tale altra ipotesi si sia determinata molto sul meccanismo proprio dei processi in corso oggi sul terreno della politica. Voglio schematicamente, per ciò che mi possibile fare nei pochi minuti a mia disposizione, provare a delineare tali processi. Perché vi sono due soglie di sbarramento? Perché, evidentemente - in filigrana - si legge, con questo provvedimento, l'ipotesi della costituzione di una nuova soggettività politica, vale a dire una soggettività politica di centro, che è altra cosa da ciò che lei, onorevole Tabacci, ci ha raccontato stamattina, culturalmente e storicamente. Si tratta di una soggettività politica di centro che, volta per volta - altra cosa anche da un punto di vista numerico, se mi permette -, deciderà, tenendo fermi la barra e l'ancoraggio su tale opzione centrista: se tenere insieme, a seconda degli umori della società una «sinistra» compatibile con detto centro od una destra epurata da qualche estremismo, magari anche da qualche estremismo centrista.
Il nodo, quindi, è che ci troviamo di fronte ad un tentativo di soluzione della crisi del sistema politico che punta a costruire un luogo delle compatibilità. Sa cosa le dico, onorevole Tabacci? Che tale luogo delle compatibilità è però diverso, perché non vi è il personale politico della storia di mediazione di cui lei ha raccontato questa mattina, e perché rischia di farsi legittimare da poteri forti - si pensi alla «conversione» della Confindustria, rapidissima, su questo sistema -, oppure
da settori delle gerarchie ecclesiastiche. Un tempo, la Democrazia Cristiana mediava quegli interessi; oggi, al contrario, fonte di legittimazione di quegli interessi risulta essere proprio tale tipo di personale politico.
Mi spieghi lei, onorevole Tabacci, di cosa stiamo, dunque, discutendo. Stiamo discutendo di una sostanziale idea di immodificabilità della società italiana. Si tenta, insomma, di costruire una «zavorra» su tale terreno.
Infine, vorrei poterle dire che lei non può rivendicare quella storia - al contrario di come ha fatto questa mattina - e ricostruire una centralità del Parlamento, proprio mentre avete rotto gli equilibri di potere che si sono determinati nello stesso Parlamento.
Come fa lei a conciliare la storia che rivendicava questa mattina con la riforma costituzionale che vi apprestate a votare da qui a breve? E non solo per la logica di scambio; ma è del tutto evidente che quella logica e quella riforma - e concludo, signor Presidente - sono in netta contraddizione con lo spirito che declamava questa mattina, perché determinano un disequilibrio di poteri che va esattamente in direzione opposta alla centralità del Parlamento di cui parlava.
Per queste ragioni, noi convintamente esprimeremo un voto contrario sul testo unificato delle proposte di legge in esame (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Amici. Ne ha facoltà.
SESA AMICI. Signor Presidente, ripeteremo fino all'ultimo momento dei tempi che ci sono stati assegnati dalla Presidenza le ragioni di un profondo dissenso rispetto alla legge di riforma elettorale che ci proponete. È un dissenso non solo di merito e di metodo, ma di sostanza politica. Del resto, onorevoli colleghi, in questi pochissimi mesi abbiamo imparato che in politica non esistono più solo le categorie della mediazione, del consenso, della decisione, dell'ascolto e della persuasione, categorie importanti per chi ha sempre vissuto la politica come il punto centrale della costruzione della capacità di governare.
In questi pochissimi mesi, abbiamo scoperto che avete inventato una nuova categoria della politica: la categoria salvifica, che appartiene - lo ricordo a tutti - ad altre sfere e ad altri interessi. È una categoria salvifica, perché ritenete che uno strumento, quello della legge elettorale, possa risolvere un problema che, invece, è tutto di natura politica. E la natura politica della vostra coalizione mette insieme riforma elettorale e riforma della Costituzione per cercare di risolvere una crisi che nasce da lontano e che si accentua giorno dopo giorno.
La crisi della coalizione del centrodestra si evince perfettamente anche dalla lettura degli emendamenti che, di volta in volta, mettete a disposizione dei colleghi parlamentari, non ultimi quelli concernenti le questioni che ricordava poc'anzi il collega Giordano.
Qual è la ragione per cui si pensa a soglie di sbarramento diversificate (si parla del 10 e del 2 per cento), se non proprio quella di salvare la vostra natura politica e di risolvere una difficoltà politica? Ancora peggio è ciò che avviene in Senato, e mi richiamo ai rilievi già espressi dal collega Mattarella. Perché, in questo contesto, avete accolto un ulteriore emendamento, presentato in Commissione, che addirittura abbassa la soglia del 2 per cento? Come dire: in un invito a pranzo, una sedia si trova per tutti, anche per quelli che non raggiungono il 2 per cento!
Allora, non è il sistema elettorale, è la legge elettorale quella che può risolvere la natura intrinseca di una coalizione che fa della sua difficoltà politica, della sua frammentarietà e della sua rissosità un elemento che piega con strumenti elettorali l'insieme del Parlamento e della dialettica politica.
Colleghi, avete usato tante volte paradossi e sofismi, affermando che l'opposizione
poteva contribuire nel merito alla formulazione della legge elettorale. No, colleghi: non si può entrare nel merito con chi propone e ragiona per risolvere le singole questioni delle forze che compongono la Casa delle libertà! Non c'è uno stile né di merito né di ascolto; c'è semplicemente l'arroganza di chi pensa di trovare proprio nello strumento una finalità.
Gli strumenti, invece, sono tali, perché devono rispondere alla capacità della politica di trovare risposte autonome, libere e soggettive. Forzarla non servirà a nulla, perché le forzature - la storia lo insegna - sono solo quelle di chi pensa che governare non è un processo dialettico di consenso, ma è l'occupazione del potere.
Voi, con la vostra legge elettorale, testimoniate, ancora una volta, una difficoltà concettuale e culturale: governare con occupazione del potere. Ma il potere viene dato dai cittadini e dalle cittadine che guarderanno a questa legge proprio nell'ottica di quella operazione che avete voluto inventare: cercare di salvarvi. Voi vi volete salvare, ma i cittadini su questo vi condanneranno (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bressa. Ne ha facoltà.
GIANCLAUDIO BRESSA. Signor Presidente, questo emendamento prevede la soppressione del comma 1 dell'articolo 1, comma che prevede il cambiamento radicale del meccanismo del sistema elettorale, perché stabilisce che la ripartizione dei seggi sia effettuata in ragione proporzionale.
È stato detto da più parti che si tratta di un vero e proprio passo indietro. Io direi che, più che di un passo indietro, si tratta di un improvviso cambio di rotta, un ingiustificato cambio di rotta.
Non voglio ricordare storie molto lontane nel tempo, ma le vicende politiche di questi ultimi anni, a cominciare dalla Commissione bicamerale presieduta dall'onorevole D'Alema, dove, pur non essendo entrati nel merito delle leggi elettorali, il tema fu affrontato in sede di discussione. Allora - eravamo nel 1997 -, furono presentati due ordini del giorno: uno prevedeva il sistema elettorale con un doppio turno e con un ballottaggio tra le due coalizioni e l'altro prevedeva il doppio turno di collegio.
L'ordine del giorno che prevedeva il ballottaggio tra le coalizioni - ricordo che eravamo sempre in un meccanismo maggioritario - portava le firme degli onorevoli Mattarella, Berlusconi, Menia, Dentamaro, Loiero, Cossutta, Pieroni, Boselli e Salvi, ossia di tutte le forze politiche presenti nella Commissione.
Ancora, facciamo un salto di soli due anni: si sono svolti nel 1999 e nel 2000 due referendum per eliminare la quota proporzionale. Il primo di tali referendum era stato promosso da Mario Segni, dall'onorevole Fini e dall'allora onorevole Calderisi e il secondo dal partito radicale.
Ambedue questi referendum non ottennero il quorum, per cui non furono considerati validi. Però stavamo sempre ragionando di un sistema maggioritario.
Vogliamo venire all'ultima fase della precedente legislatura? Ebbene, nella fase finale della XIII legislatura ci fu un tentativo di cambiare la legge elettorale. Tale tentativo si fermò perché la minoranza di allora non voleva che si procedesse a colpi di maggioranza per modificare la legge elettorale.
In quell'occasione, i capigruppo di maggioranza del Senato si limitarono a presentare un ordine del giorno che auspicava un sistema elettorale capace di dare governi e maggioranze stabili, ma anche capace di garantire la rappresentanza della coalizione e dei partiti.
La differenza tra quel tipo di approccio e quello che abbiamo oggi in quest'aula sta tutta qui: tra il voler accettare il confronto, tra il voler confrontare posizioni politiche e, invece, il voler fare - come oggi accade - una prova di forza.
L'unica legge che voi sembrate voler accettare è quella «muscolare» dei voti.
Chi ha i voti comanda. Le leggi elettorali, però, sono per definizione le leggi che regolano il sistema e sono, per definizione, leggi che devono trovare l'accordo di una larga maggioranza parlamentare, perché, altrimenti, non si tratta più di una regola riconosciuta da tutti, ma di una regola volta a soddisfare le opportunità di qualcuno.
Questa mattina ho ascoltato un interessantissimo dibattito sulle questioni pregiudiziali che sono state presentate. Ovviamente, condivido in tutto e per tutto gli interventi svolti dai colleghi Violante, Franceschini e Boato. Mi ha interessato, in qualche modo, l'intervento dell'onorevole Tabacci, il quale, con una dose di semplificazione strumentale elevatissima, ha dipinto una storia che non c'è mai stata in questo paese. Egli ha parlato di bipolarismo durante la fase della prima Repubblica, quando il confronto era tra Democrazia Cristiana e Partito comunista. Ma esso era in atto tra le culture liberali democratiche, socialiste e cattolico-democratiche e marxiste e socialiste!
Questa è una cosa diversa dal bipolarismo, tanto è vero che quella fase storica si è esaurita e che alla fine degli anni Ottanta e all'inizio degli anni Novanta è cominciata una discussione fortissima e profondissima per cambiare i meccanismi elettorali e per far uscire il sistema politico, che si era bloccato, dalla palude in cui era finito.
Allora è cominciata una fase storica che non si è ancora conclusa. Oggi, improvvisamente, con lo scarto che proponete con un brusco passaggio da un sistema elettorale ad un altro, che non è dettato da ragioni di governabilità o dal fatto che il sistema politico deve assestarsi, ma solo da meschine ragioni di convenienza elettorale, state terremotando il sistema. Così facendo, costringerete il paese a fare i conti con una situazione di straordinaria e pericolosissima precarietà. Questo è il senso della vostra legge elettorale, questo è il senso delle vostre proposte, questo è il motivo della nostra opposizione (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista e Misto-Verdi-l'Unione).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, quello che oggi viene consumato è un ultimo esempio di inammissibile arroganza contro l'etica istituzionale, perché non si è mai visto mutare una legge elettorale quando la legislatura sta per finire: è contro il popolo perché falserà il risultato ed è contro lo stesso Parlamento perché offende il rapporto con il territorio degli eletti, la responsabilità degli eletti verso il popolo ed anche la qualità degli eletti. Nel momento stesso in cui sarà affidata ad un'oligarchia partitocratica la scelta di coloro che saranno in quest'aula anche molti di voi, colleghi, che hanno vinto il collegio combattendolo in un confronto contro altri candidati, verranno sostituiti da somari che le oligarchie dei partiti si potranno permettere impunemente di nominare al vostro posto. Auguri!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, ribadisco alcune questioni senza ripeterle perché vorrei aggiungerne altre. Nessun sistema elettorale è perfetto: come dicono tutti, ognuno ha le sue luci e le sue ombre. Però, ci troviamo in una situazione in cui abbiamo buttato a mare circa dieci anni di vita politica del nostro paese senza fare alcuna valutazione seria della situazione che abbiamo sperimentato. Ci troviamo oggi a «prendere o lasciare» un sistema che prevede che il cittadino sia privato di ogni tipo di rapporto che avevamo costruito per quanto riguarda la relazione con il territorio.
Credo vi sia - come dicevo poc'anzi - un problema di coscienza democratica nel varare una proposta che priva sostanzialmente il cittadino della libertà di scegliere
il suo rappresentante. Come è possibile migliorare il nostro sistema democratico se il cittadino sarà un numero al quale si confezionerà una proposta su cui non potrà intervenire? Credo che questo sia impossibile e che sia un danno per il nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, l'emendamento in esame andrebbe approvato perché si inserisce nel quadro di quelle proposte che mirano a migliorare un testo a dir poco inaccettabile. In questi giorni abbiamo rivolto appelli ai colleghi della maggioranza, ai quali mi permetto sommessamente di ricordare che la prossima legislatura vedrà dimezzato questo Parlamento. Ognuno di noi pensa di potersi salvare, ma dobbiamo sapere che con questo sistema sceglieranno pochissime persone e spesso costringeranno, in barba alla rappresentatività territoriale, a candidature extraregionali che certamente cozzeranno con la sensibilità degli elettori.
Non so se questa sia una scelta democratica - certamente non lo è - e se, visto che è una legge di convenienza, convenga effettivamente a chi ritiene di doverla votare. Per quanto mi riguarda, non la voterò perché è una legge ingiusta, antidemocratica e neanche conveniente (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, mi richiamo a quanto diceva il collega Lettieri per ricordare come abbiamo cercato di aprire un dialogo, anche in sede di Commissione, su norme di condivise, perché le leggi elettorali devono essere condivise.
Quello che ci avete ricordato quando eravamo all'opposizione, oggi ve lo ricordiamo noi. L'atteggiamento è però diverso, perché se da parte nostra c'era l'interesse a privilegiare una forma di governo che rappresentasse il bisogno degli italiani di essere ben governati e di avere certezza nel governo, da parte vostra c'è solo un interesse di rappresentanza politica e di sopravvivenza politica. Ma non è questo l'atteggiamento che si aspettano gli italiani da questo Parlamento, dove essi pensano si debbano trattare i problemi reali delle famiglie e di tanta gente che oggi non sa come arrivare a fine mese, anziché lasciare che l'attività dello stesso si blocchi pensando a come far sopravvivere una maggioranza che ormai è in agonia!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Credo che con questa proposta di nuova legge elettorale la maggioranza berlusconiana tenti di espropriare il cittadino elettore del potere di scegliere a chi affidare la propria rappresentanza politica e a chi delegare il potere di governo. In questi anni, nelle elezioni dei comuni, delle province e delle regioni, ma anche in quelle politiche, gli elettori prima di andare al seggio potevano scegliere tra candidati a sindaco, a presidente di provincia, a governatore regionale ed anche la maggioranza di Governo.
Questa vostra proposta di riforma va nella direzione opposta ed è confusa, contraddittoria e pericolosa per la governabilità del paese e la stabilità del nostro sistema politico. In definitiva, voi rompete quel rapporto, che è essenziale, tra l'elettore e gli eletti.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Mantini, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto a titolo personale: si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Le convenienze e i patti realizzati sul tornaconto non sfuggono
anche ad una valutazione etica; tuttavia non è su questo tasto che importa insistere. È sulla mancanza di ordine mentale e di architettura istituzionale che voglio continuare a richiamare l'attenzione. Il collega Giordano ha giustamente messo in rilievo le contaminazioni improprie tra esigenze del maggioritario e logica del proporzionale. Il collega Gerardo Bianco ha con grande acume rilevato la contraddizione interna alla logica proporzionale: uno svuotamento ed un rovesciamento. Sulla circostanza che le oligarchie siano prima oligarchie, e poi di destra e di sinistra, tutta la dottrina è concorde. Il proporzionale vuole che il Governo sia eletto dal Parlamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.
ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che l'attuale legge elettorale avesse bisogno di qualche correttivo, tuttavia in una logica di condivisione. Si è voluto cambiare, ma lo si è voluto fare forse perché il motivo o meglio i motivi erano diversi. Con questa proposta di riforma elettorale non è più il popolo a scegliere. Ci sono delle liste bloccate, e queste non sono più espressione della volontà di scelta del popolo.
Spero sempre che una parte di voi, che sicuramente ha bene operato nei collegi...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tuccillo. Ne ha facoltà.
DOMENICO TUCCILLO. Questa proposta di legge elettorale, finta proporzionale, come hanno spiegato bene l'onorevole Bianco e l'onorevole Giordano, che pure sostengono questo tipo di sistema, è aggravata ulteriormente dal fatto che con la modalità della lista bloccata si scava un solco incolmabile tra eletto ed elettore, fra cittadino e propri rappresentanti in Parlamento.
Questo rapporto, un tempo garantito dalla quota proporzionale con la preferenza che legava l'eletto all'elettore, è stato sostituito in questi anni dal rapporto con il territorio, con il proprio collegio, con la rappresentanza delle istanze e dei bisogni di un territorio, a cui molti di noi, forse non tutti, si sono dedicati con passione e con impegno.
Questa legge e questo sistema scavano un solco incolmabile, allontanando definitivamente ed in modo preoccupante l'elettore, il cittadino dalla propria rappresentanza...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tuccillo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, ogni ipotesi di riforma costituzionale deve essere legata ad una visione generale del funzionamento delle istituzioni, nonché ad un disegno di riordino delle regole del potere democratico.
In questo caso, invece, ogni riflessione di questo tipo è del tutto assente. Vi è un'unica preoccupazione, estremamente squallida, quella di realizzare un accordo di potere all'interno delle diverse componenti della coalizione, in una sorta di successione perversa di provvedimenti, per cui la legge elettorale serve ad una componente, mentre la riforma costituzionale e la devolution ad un'altra parte della maggioranza. Ciò, senza alcuna riflessione sull'assetto del sistema politico, sulla sua evoluzione e sulle sue caratteristiche, nonché sulle necessità di collegare nuove regole elettorali anche al tipo di sistema politico che si intende realizzare e senza tenere in alcun conto i principi fondamentali della stabilità dei governi e del valore delle coalizioni; addirittura, vi è la possibilità di avere, con il premio di maggioranza spalmato su base regionale al Senato, una sorta di attribuzione a macchia di leopardo, con alcune regioni ad una coalizione ed altre regioni ad una ulteriore coalizione.
Una incredibile e gravissima confusione istituzionale...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iannuzzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Merlo. Ne ha facoltà.
GIORGIO MERLO. Signor Presidente, in questo provvedimento vi è un aspetto di particolare gravità, come richiamato con puntualità ed intelligenza dal collega Bianco, concernente il rapporto tra eletto ed elettore.
Per la prima volta, dal secondo dopoguerra in poi, viene a mancare questo rapporto diretto. Noi non abbiamo mai conosciuto a livello di comune, circoscrizione, provincia, regione, Camera, Senato e Parlamento europeo una norma che proibisse al cittadino elettore di scegliere il proprio candidato. È un aspetto che mette in discussione non soltanto un principio cardine del nostro sistema democratico, ma che cancella il ruolo del cittadino elettore.
Vorrei sapere dal centrodestra, da chi ha proposto questo provvedimento cosa significa, ai fini del rilancio della partecipazione democratica, della trasparenza e delle condizioni necessarie a rafforzare la democrazia, questa norma che proibisce al cittadino elettore di scegliere i propri rappresentanti. È una vergogna (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.
ROBERTO RUTA. Signor Presidente, vorrei riprendere i contenuti dell'intervento del collega Merlo, vale a dire il rapporto tra eletto ed elettore.
Finirà esattamente in un modo: la gente voterà un simbolo, senza alcuna indicazione di nome. Si potrà obiettare dicendo che ciò era già previsto con riferimento alla quota proporzionale del 25 per cento, ma, per quanto riguarda quella del 75 per cento, attualmente sono previsti i collegi, il confronto fra le persone. La gente almeno conosceva il nome dei candidati, mentre adesso, in questo provvedimento, è previsto solo un simbolo: è una sorta di democrazia patinata, di democrazia dello spettacolo, quella impersonale!
Il sistema proporzionale che proponete è blindato e - lo ripeto - la gente non sa chi voterà (sa per quale partito vota, ma non quale parlamentare elegge). Mi sembra che la rappresentatività cambi pagina, non appartenendo più all'Italia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ceremigna. Ne ha facoltà.
ENZO CEREMIGNA. Signor Presidente, noto con piacere che, finalmente, non siamo di fronte ad una legge ad personam, ma a leggi ad personas. Si è passati dal singolare al plurale, ma il principio è sempre la stesso, quello di perseguire contro tutti e contro tutto un interesse di parte.
Sono anni che questo Parlamento viene sottoposto a continue violenze, non nei confronti dell'opposizione che - come abbiamo dimostrato in questo periodo - non consente a nessuno di violentarla, ma dei parlamentari della maggioranza, che non soltanto sembrano non rendersi conto delle violenze alle quali sono sottoposti, ma si abbandonano anche ad espressioni di autentico godimento quando vedono verificarsi tali elementi di violenza; come dicono i latini: de gustibus! E, soprattutto, non si rendono conto di essere diventati - ormai da anni e questa volta in maniera ancora più forte - il tramite di una violenza che si esercita sul corpo elettorale.
Nessuno potrà immaginare che, dopo queste continue violenze, ci si possa aspettare consenso da parte del popolo italiano. È proprio a ciò che puntiamo: a svelare di fronte a tutta l'opinione pubblica e a tutto il corpo elettorale la somma incredibile di sconcezze approvate in questa sede con la diretta responsabilità del Governo e con una acquiescenza degna di miglior causa da parte della maggioranza (Applausi dei deputati del gruppo Misto-SDI-Unità Socialista).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, del provvedimento in esame e di questo articolo in particolare, del quale chiediamo la soppressione, ciò che mi sconcerta di più è come il centrodestra, che pure è stato partorito da quel sistema che lo ha generato facendone i successi di questi anni, sia così cinico nel liberarsene frettolosamente.
I successi di quel sistema maggioritario li avete gettati alle spalle e oggi pensate di guadagnarvi, attraverso un nuovo sistema, quei successi che invece il popolo italiano vi ha già negato nelle scorse elezioni regionali.
Ritengo che il sistema elettorale che proponete non vi assicurerà i risultati che state cercando e che soprattutto non appagherà il vostro desiderio di potere. Alle vostre ricerche appassionante di trovare una nuova occasione per sedere in questo Parlamento risponderanno gli italiani nella prossima tornata elettorale. Oggi, tuttavia, vi chiediamo di fare con noi un salto in avanti, una ricerca di dignità di questa istituzione che insieme possiamo riaffermare approvando l'emendamento soppressivo in esame. Votate insieme a noi e ripristiniamo la dignità della nostra funzione!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole SANTAGATA. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, volevo anch'io porre in rilievo un aspetto particolarmente grave contenuto del presente provvedimento, vale a dire quello relativo alla lista bloccata.
Sono stati necessari diversi anni per assicurare un forte collegamento tra i territori e la politica, attraverso la previsione dell'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle regioni nonché del ruolo del parlamentare rispetto al collegio di riferimento. Con questa legge si compie un passo indietro non più sanabile in ordine alla fine di tale rapporto.
I cittadini, che fanno già fatica a restare collegati con la politica, troveranno molto difficile parlare con parlamentari che devono rispondere essenzialmente alla segreteria romana dei loro partiti e che non avranno nessun legame concreto con la loro città e con le loro province.
È un passo indietro non solo nella capacità del Parlamento di interpretare i reali bisogni dei nostri cittadini, ma è un passo indietro per tutta la politica e per la democrazia, che deve essere sempre più domanda di partecipazione. In questi giorni il centrosinistra sta organizzando, per la prima volta, le elezioni primarie che si fondano proprio sulla partecipazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, credo che sia evidente il carattere surreale di questo dibattito. Il paradosso che emerge nel rapporto tra l'importanza dell'argomento e l'assenza di una interlocuzione e di ogni risposta è il sintomo più evidente del malessere che accompagna questa fase e delle responsabilità di chi l'ha così voluta, a cominciare da Silvio Berlusconi.
Dove sono le risposte alle domande poste con puntualità dall'onorevole Mattarella? Dove sono le risposte alle critiche, alle accuse ed alle lacune evidenziate dagli interventi dei colleghi dell'opposizione? Perché non accettate un confronto vero e nel merito nella sede parlamentare? Perché non accettate un'interlocuzione puntuale e precisa sulla proposta da voi avanzata? Avete soltanto blindato le menti e le coscienze, impedendo al Parlamento di svolgere il proprio ruolo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giacomelli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, vorrei rivolgermi nuovamente ai colleghi della maggioranza. Visto che con l'emendamento precedente avevamo chiesto la soppressione dell'intero articolo, con quello in oggetto ci limitiamo a chiedere la soppressione di due commi. Rivolgo nuovamente un appello, nel disinteresse generale: spero che non cada nel vuoto per i pochi che lo ascoltano. Non vi sono garanzie di bipolarismo nella proposta da voi avanzata, nonostante una sorta di indecifrabile premio di maggioranza. Ne potremo e ne potrete vedere di tutti i colori, a seconda di come andranno le elezioni.
Inoltre, vorrei fare riferimento alle cosiddette soglie di sbarramento. Ne esistono tre alla Camera e tre dal Senato. Mi pare che anche in questo caso non ci siamo. L'unico sbarramento che conosco è quello che faremo in campagna elettorale per farvi perdere le elezioni, utilizzando anche questa legge elettorale...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lusetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Camo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CAMO. Signor Presidente, man mano che si procede nei lavori, la vostra proposta appare sempre più una sorta di legge della paura. Infatti, avete paura di perdere e vi affidate al cambiamento del sistema elettorale, al solo scopo di poter modificare le previsioni che vi danno perdenti alle prossime elezioni politiche. Una volta finita la stagione degli slogan e delle illusioni è arrivata ormai quella delle delusioni. Il popolo e i cittadini italiani sono delusi dalla capacità di governo dell'Esecutivo Berlusconi e della sua maggioranza. Quindi, fate ricorso ad una legge che non viene approvata «per» o «con» la gente, bensì «contro» la gente. Quando si compiono tali operazioni, potete stare tranquilli che vi sarà una risposta ormai profondamente incarnata....
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Camo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, più volte ho pensato che la riforma elettorale fosse un elemento essenziale, tanto da dover essere inserita nella Carta costituzionale. Quindi, ho quasi ritenuto che i nostri padri costituenti avessero compiuto un errore. Riflettendo meglio, invece, sono giunto alla conclusione che gli stessi padri fondatori della nostra Costituzione, una delle più complete del mondo, non erano incorsi in alcuna dimenticanza. Infatti, essi immaginavano che in un paese civile e democratico la cultura istituzionale che avrebbe dovuto informare ogni forza politica fosse tale da indurre...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carbonella.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, ho ancora alcuni secondi, non ho raggiunto il minuto...
PRESIDENTE. Onorevole Carbonella, lei non lo ha raggiunto: lo ha superato. In proposito, esiste la registrazione della seduta; altrimenti, secondo lei, perché dovrei togliere la parola? Ripeto: era già andato oltre il tempo a lei concesso.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Roberto Barbieri. Ne ha facoltà.
ROBERTO BARBIERI. Signor Presidente, se c'è un luogo del paese in cui in questi quattro anni avete accusato ripetute sconfitte nelle elezioni parziali, esso è il Mezzogiorno, dove ormai il centrosinistra governa tutte le regioni in cui si è votato e quasi tutte le province e i grandi comuni. Ciò, devo dire, è accaduto anche grazie all'azione del ministro per il Mezzogiorno, Micciché, che, non avendo in pratica perseguito politiche per il Sud, ci ha consentito questo straordinario risultato.
Il paradosso è costituito dal fatto che, invece di dedicarvi a rilanciare una politica
per il Mezzogiorno - nel disegno di legge finanziaria, al di là delle vuote parole del ministro Tremonti, il Mezzogiorno è ancora una volta penalizzato e nella Tabella F sono tagliati circa 14 mila miliardi di vecchie lire per il cofinanziamento dei progetti europei - cercate, attraverso l'escamotage di una legge elettorale, di minimizzare o recuperare un risultato negativo.
Vi do il consiglio, in questi ultimi mesi, di dedicarvi a una politica per il Sud, tanto la sconfitta alle elezioni politiche, come alle amministrative e alle regionali, ci sarà in ogni caso (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Maurandi. Ne ha facoltà.
PIETRO MAURANDI. Signor Presidente, quando eravamo ragazzini, giocavamo a pallone dovunque. Non c'erano, allora, campi di calcio e palestre per i ragazzi: si giocava dove capitava - nelle strade, nelle piazze, in qualche sterrato - e, per segnare lo specchio delle porte, si usava qualche pietra al posto dei pali. Accadeva spesso che una delle squadre improvvisate si trovasse con attaccanti «debolucci» e improbabili, che avevano difficoltà a inquadrare lo specchio della porta, e c'era sempre qualche ragazzino che non giocava e che tifava a bordo campo, il quale, lentamente e impercettibilmente, si metteva a spostare piano piano le pietre che rappresentavano i pali, in modo da allargare lo specchio della porta e dare così una mano a quegli improbabili attaccanti.
È esattamente quello che volete fare voi: nelle partite elettorali del 2002, del 2003, del 2004 e del 2005 vi siete accorti che i vostri attaccanti (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Maurandi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Quartiani. Ne ha facoltà.
ERMINIO ANGELO QUARTIANI. Signor Presidente, la riforma del sistema elettorale che state proponendo al Parlamento e che imponete sostanzialmente al Parlamento e al paese, senza dibattito e senza confronto vero, è una riforma di cui i cittadini italiani non sentivano proprio il bisogno, abituati come sono a eleggere con il sistema maggioritario i loro sindaci, i loro presidenti di provincia, i loro presidenti di regione, i loro parlamentari.
La riforma che voi proponete è, in realtà, il frutto di un'attesa di sconfitta dell'attuale maggioranza. Cosa c'è di meglio, per una maggioranza che dispone dei voti in Parlamento ma non del consenso maggioritario tra gli elettori, se non rendere instabili le istituzioni parlamentari e arduo il governo eventuale del proprio competitore politico? Ma, vedete, così azzoppate la democrazia e il ruolo dell'istituzione Governo, del paese e della Repubblica.
Cari colleghi, riflettete. Ci state trascinando in una crisi di tutto il sistema politico. Riflettete: siamo ancora in tempo per evitare questa deriva (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Nigra. Ne ha facoltà.
ALBERTO NIGRA. Signor Presidente, non è incostituzionale né un attentato alla democrazia cambiare una legge elettorale a fine legislatura, anche con un voto di maggioranza, ma è un grave errore politico, che state compiendo consapevolmente, perché state soggiogando le regole comuni alle esigenze della maggioranza. Come ha spiegato molto bene questa mattina l'onorevole Tabacci, le nuove regole servono per tagliare fuori dai prossimi giochi di maggioranza anche una parte consistente dell'attuale centrodestra. In particolare, l'onorevole Tabacci si rivolgeva
ai deputati dei gruppi di Alleanza nazionale e della Lega nord. Noi riteniamo che da questo punto di vista si stia commettendo un errore per la nostra democrazia - questo sì - e chiediamo, lo abbiamo fatto anche attraverso la richiesta di votazioni segrete, un impeto di libertà da parte di questo Parlamento, che purtroppo continua a non arrivare. Iniziamo a chiederci sostanzialmente quale senso possa continuare ad avere rimanere ancora in quest'aula e votare in questo modo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Buffo. Ne ha facoltà.
GLORIA BUFFO. Signor Presidente, con questa proposta di legge la maggioranza scommette non sulla forza dei partiti, ma sulla debolezza della politica. Questo è anche il segno che voi avete fallito politicamente e, quindi, dovete spendere un'altra moneta. Avevate un progetto politico e sociale che mirava a redistribuire la ricchezza e il potere verso i più forti, a scapito degli altri. Ci avete provato, ma non ci siete riusciti. Avete così reso più debole l'Italia ed avete passato il segno nel favorire voi stessi e pochi altri. Adesso, poiché vi si presenta il conto, voi lo girate ad un altro, lo trasferite all'Italia. Il vostro slogan - ahimè, lo dico con amarezza - è: chi rompe non paga, e i cocci sono di qualcun altro (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Paola Mariani. Ne ha facoltà.
PAOLA MARIANI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, se accettiamo la legittimità del principio che ogni maggioranza può cambiare la legge elettorale - e non parliamo in questo caso di aggiustamenti - a prescindere dal confronto con la minoranza, la conseguenza logica è quella di inserire nel sistema delle regole un elemento di permanente instabilità e precarietà.
È vero, come è già stato detto, che le norme elettorali non fanno parte di quelle norme protette dalla Costituzione, e quindi non necessitano di maggioranze qualificate. Ma questo, finora, per una convenzione non scritta, ma democraticamente consolidata e rispettata, le ha sottratte comunque alla politica degli interessi di parte.
Ma voi ci avete abituato a considerare normale ciò che in altri tempi o in altri paesi mai sarebbe potuto accadere: dal conflitto di interessi alle leggi ad personam. È vero, però, che la legge attuale ha mostrato delle carenze, soprattutto nel garantire la governabilità e la stabilità delle maggioranze che ne possono scaturire. Ma è incredibile come voi non abbiate posto questi problemi, né evidenziato i punti negativi e le cose da cambiare, per prospettare quindi delle soluzioni. Semplicemente, avete calcolato a tavolino quale fosse la legge più consona a rimotivare il vostro elettorato, o, meglio, con quale legge avreste meglio nascosto il fallimento del vostro Governo. E l'avete costruita incuranti del processo positivo che si è instaurato in questi anni con il maggioritario; incuranti delle decisioni scaturite da un referendum popolare; incuranti degli effetti che sul rapporto con gli elettori e con i territori avrà l'introduzione del meccanismo proporzionale a lista bloccata.
Io però non credo che vi ravvedrete. Ci avete fatto capire in questi quattro anni che l'interesse di parte e personale non può sottostare alla ragionevolezza del dialogo e del confronto (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Paola Mariani.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.
FRANCO RAFFALDINI. Onorevoli colleghi, il Presidente del Consiglio, nel settembre
del 2000, ha affermato: non lasceremo che la sinistra cambi la legge elettorale con i propri numeri, calpestando l'opposizione. Oggi dice il contrario.
È quindi il Presidente del Consiglio che oggi - oppure allora - ha detto una bugia e non l'onorevole Franceschini. Il Presidente del Consiglio, sempre allora, sosteneva che, se avesse vinto il centrosinistra, sarebbe stato cancellato il diritto di voto, la libertà del voto, la segretezza del voto. Oggi un membro del Governo Berlusconi, Calderoli, sostiene che per i parlamentari non si è garantita la segretezza del voto. E Berlusconi ride...
In relazione allo stesso provvedimento oggi in discussione, ci sono proposte emendative che, dietro l'idea delle preferenze, individuano un meccanismo di controllo del voto non più segreto per i cittadini. E Berlusconi ride...
Ma le bugie hanno le gambe corte ed il naso lungo (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Olivieri. Ne ha facoltà.
LUIGI OLIVIERI. Signor Presidente, con l'emendamento Bressa 1.45, al nostro esame, proponiamo di sopprimere i commi 1 e 2 dell'articolo 1 del testo unificato delle proposte di legge in discussione.
È evidente che a noi questo provvedimento di riforma della legge elettorale non piace, e non perché abbiamo paura del confronto e del consenso degli italiani. Noi siamo convinti che difficilmente il popolo italiano vi riconfermerà la fiducia che avete ricevuto nel 2001 perché troppo evidente è stato il tradimento del cosiddetto «contratto» che il vostro Presidente del Consiglio dei ministri ha steso, in diretta TV, dinanzi ai cittadini italiani.
Noi siamo assolutamente contrari a questo colpo di mano effettuato attraverso emendamenti, nati al di fuori delle istituzioni proprie - la Camera dei deputati e la Commissione competente -, ed avente il fine di rabberciare con continui interventi le critiche di costituzionalità mosse non solo da noi ma anche da valenti costituzionalisti; critiche che hanno condotto a presentare emendamenti seduta stante, cosa cui probabilmente assisteremo anche nei prossimi giorni nel prosieguo dell'esame del provvedimento, che comunque non hanno condotto al superamento dei problemi di costituzionalità esistenti. A tale riguardo, ricordo l'intervento svolto, da ultimo, dal collega Mattarella, il quale ha posto in rilievo tre ulteriori questioni di costituzionalità.
Voi volete questa legge perché volete male all'Italia. Il vostro interesse è quello di perdere il meno possibile, sapendo che il popolo italiano censurerà i vostri cinque anni di governo, ma voi non avete a cuore il governo del paese, i problemi dell'Italia...
PRESIDENTE. Onorevole Olivieri, concluda.
LUIGI OLIVIERI. ...i problemi di un paese che ha bisogno di un forte Governo e di un Parlamento che sappia sostenere le riforme in un momento di grandi difficoltà economiche (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Preda. Ne ha facoltà.
ALDO PREDA. Signor Presidente, ci troviamo ad operare in un'atmosfera abbastanza strana: è presente il Presidente del Consiglio dei ministri che guarda bene come sono votati i vari emendamenti. È assente per il momento il ministro Calderoli, il quale ha offeso la gestione della Camera dei deputati con illazioni in ordine al voto segreto. Siete sordi a qualsiasi appello, non pensando che, con questo provvedimento, si stanno cambiando le regole della democrazia, della partecipazione e del rapporto tra eletti ed elettori.
Non posso fare appelli a quest'Assemblea che, dinanzi ad un provvedimento blindato, è sorda. Posso però rivolgere un appello a tutti coloro che ci ascoltano su Radio radicale e ci vedono per televisione
affinchè protestino contro questo provvedimento, che toglie poteri e diritti dei cittadini, ed accolgano l'invito a recarsi a votare, domenica prossima, alle elezioni primarie dell'Unione (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bonito. Ne ha facoltà.
FRANCESCO BONITO. Signor Presidente, desidero innanzitutto chiedere di apporre anche la mia firma sull'emendamento Bressa 1.45 che, da qui a poco, sarà sottoposto al voto dell'Assemblea.
L'esame di tale emendamento mi consente di svolgere una rapida riflessione su un tema che la discussione in corso evoca con grande forza. Faccio riferimento al tema del rapporto fra la legge elettorale e la nostra Carta costituzionale. Come hanno ricordato altri colleghi intervenuti prima di me, nel nostro sistema ordinamentale la legge elettorale, com'è noto, non costituisce norma costituzionale. C'è una ragione per la quale i nostri costituenti non previdero la costituzionalizzazione di questa materia: i costituenti disciplinarono una democrazia parlamentare di tipo proporzionale. Tutto questo ha reso possibile una continua modificazione della legge elettorale nel corso della nostra storia repubblicana senza che ciò, a parte una nota vicenda risalente agli anni Cinquanta, costituisse motivo di lacerazione del tessuto democratico del nostro paese. Ma oggi, in questo contesto storico, in una democrazia che ormai si ispira al sistema maggioritario, la costituzionalizzazione della materia elettorale diventa una necessità democratica: lo stiamo dimostrando noi ...
PRESIDENTE. Onorevole Bonito...
FRANCESCO BONITO. ... con questo nostro lavoro e con questa nostra fortissima polemica, che certamente non abbiamo alcuna intenzione di interrompere!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Siniscalchi. Ne ha facoltà.
VINCENZO SINISCALCHI. Signor Presidente, desidero rivolgere un appello ai colleghi del centrodestra, in particolare ai colleghi, deputati di collegio, ai quali non è sfuggito che il primo comma del testo unificato in esame abolisce, sostanzialmente, il collegio.
Ebbene, pur militando essi su fronti opposti, devo dare atto a molti di questi colleghi di avere profuso, nell'interesse dei loro collegi e nelle giornate di venerdì, sabato e lunedì dei mesi trascorsi, un impegno costante per trovare soluzioni spesso trasversali a problemi locali.
Vorrei invitarli ancora una volta a riflettere. Vedete, colleghi, noi stiamo aiutando soprattutto voi, perché dalla stampa di oggi emerge la nettezza della vittoria che noi conseguiremmo anche con la riforma elettorale in esame ...
PRESIDENTE. Onorevole Siniscalchi...
VINCENZO SINISCALCHI. Stiamo aiutando voi e vi invitiamo a non praticare il suicidio. Avete votato le «leggi vergogna» e va bene, ma non era suicidio per voi. Reagite votando con coscienza l'emendamento Bressa 1.45!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Siniscalchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Michele Ventura. Ne ha facoltà.
MICHELE VENTURA. Signor Presidente, è nostra opinione che sia molto grave ciò che sta accadendo.
La maggioranza si è assunta, in modo unilaterale, la responsabilità di cambiare non solo un sistema elettorale, ma un sistema politico. Infatti, cambia l'offerta politica.
Ho una curiosità, signor Presidente, che si traduce in una domanda: secondo l'onorevole Berlusconi, lei è il garante di questa operazione; a noi rimane il dubbio di sapere chi
sia il regista di questa grave rottura: lei, signor Presidente, o l'onorevole Berlusconi (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lolli. Ne ha facoltà.
GIOVANNI LOLLI. Signor Presidente, ho provato ad ascoltare le argomentazioni dei colleghi, stamattina, senza pensare a doppi fini, ma semplicemente riconoscendo la buona fede di chi ritiene che il sistema proposto sia più efficace.
Mi chiedo, però, non essendo io un proporzionalista: perché non avete optato per altre formulazioni del sistema proporzionale che sicuramente non creavano le criticità che questo testo prospetta?
Faccio soltanto un esempio. Non so se avete provato a pensarci, ma in quale situazione ci troveremo, tutti noi, quando dovremo approntare, in alcune circoscrizioni, liste con trenta o quaranta nomi quando, nella migliore delle ipotesi, matematicamente se ne potranno eleggere tre o quattro? Tutti gli altri dove li andremo a trovare? Ma che senso ha mettere in lista persone che non hanno alcuna matematica possibilità di essere elette? Ma capite che sistema squilibrato e poco serio rischia di essere quello che ci proponete (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)?
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lolli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, l'articolo che stiamo esaminando prevede un premio di maggioranza particolarmente consistente anche per la lista o per la coalizione che non superi il 50 per cento dei voti; anzi, non è prevista nemmeno una soglia minima per accedere al premio di maggioranza, per cui potrebbe darsi l'ipotesi che si acceda al premio di maggioranza anche al di sotto non solo del 40, ma anche del 30 per cento.
Ebbene, in tutta la storia politico-parlamentare del nostro paese, dalla seconda metà del dell'Ottocento in avanti, c'è un solo precedente di questo tipo: la legge Acerbo del 1923, presentata dal Governo Mussolini. Ma almeno, signor Presidente, la legge Acerbo prevedeva il voto di preferenza!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, quando, quattro anni e mezzo fa, il Presidente del Consiglio si è presentato non alle Camere, ma alla trasmissione di Bruno Vespa, a spiegare agli italiani quali erano le priorità, le linee cardine del programma che avrebbe portato avanti con la sua maggioranza in questa legislatura, non a caso non compariva minimamente la riforma elettorale.
Comparivano tante altre cose, quelle sulle quali i cittadini avranno la possibilità di valutare e giudicare il Presidente del Consiglio e la maggioranza per ciò che hanno o non hanno fatto. Certamente, non compariva questa riforma elettorale, perché, signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, onorevoli colleghi, solo qualche mese prima, come ha ben ricordato questa mattina l'onorevole Franceschini, i massimi esponenti della Casa delle libertà certamente non avevano questa posizione sulla riforma elettorale sotto il profilo del merito. I colleghi Mattarella, Bressa, Franceschini e tanti colleghi dell'opposizione hanno potuto chiarire quali sono gli elementi tecnici per i quali siamo contrari a questa riforma. L'onorevole Franceschini ha ricordato...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giachetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tocci. Ne ha facoltà.
WALTER TOCCI. Signor Presidente, con il provvedimento in esame si modifica radicalmente la figura del deputato. Con
queste regole, infatti, l'eletto non sentirà più il dovere di conquistare la fiducia dei cittadini, non sentirà il dovere di rispondere alla sua gente, approverà leggi, deciderà sulle sorti della nazione, eleggerà le massime cariche dello Stato, ma non sarà mai sottoposto ad alcuna verifica. Nessun cittadino potrà chiedergli conto del suo operato. Sarà un intoccabile. Dovrà rispondere solo al capo partito che lo ha nominato.
Una Camera composta di donne e uomini che non sono passati al vaglio dei cittadini è un'assemblea più debole, più distante dal paese reale. E questo sarà un danno per tutti, per la maggioranza e per l'opposizione. Evitiamo di abbassare la qualità della classe politica: l'Italia ha bisogno di guide e di istituzioni autorevoli (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Vernetti. Ne ha facoltà.
GIANNI VERNETTI. Signor Presidente, con questa modifica della legge elettorale cambiate le regole del gioco a gioco aperto. Vorrei invitare i colleghi della maggioranza ad una riflessione. Noi chiudiamo una stagione di dieci anni di bipolarismo in questo paese, un bipolarismo che ha permesso il formarsi di grandi coalizioni di Governo, che ha permesso di garantire stabilità e democrazia dell'alternanza, che ha permesso ai comuni e alle province, dal 1993 ad oggi, di avere governi stabili e alle regioni, dal 1995 ad oggi, di essere governate.
Noi riteniamo che questa grande stagione di democrazia, di buon governo del territorio, rischi di finire con un colpo di mano. State compiendo un gravissimo errore; vi invitiamo ancora a ripensarci.
Presidente Berlusconi, non l'abbiamo vista molto in quest'aula! È molto più presente in queste ore di quanto avrebbe potuto e dovuto esserlo in questi anni di dibattito e di discussione sui grandi provvedimenti che interessano il paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Vorrei chiedere, soprattutto ai colleghi dell'opposizione che hanno seguito più direttamente la questione, di prestare attenzione a quanto sto per dire. Dovremmo ora procedere alla votazione dell'emendamento Bressa 1.45. Per quanto riguarda la sottoponibilità a voto segreto degli emendamenti soppressivi di una pluralità di commi di uno stesso articolo, la Presidenza, in relazione al carattere composito di tali emendamenti riconducibili alla eterogeneità dei commi oggetto di soppressione, si è attenuta ad un criterio di prevalenza di carattere numerico. Sono stati, pertanto, ritenuti sottoponibili a voto segreto gli emendamenti soppressivi di un numero prevalente di commi segretabili.
Nel caso in cui i commi segretabili siano in numero pari a quelli non segretabili, il voto sul complesso dell'emendamento sarà effettuato a voto palese in ragione del criterio generale di prevalenza dello scrutinio palese su quello segreto, stabilito dall'articolo 49, comma 1, del regolamento. Diversamente, si dovrebbe procedere al voto per parti separate, vale a dire comma per comma, ma, in tal modo, sarebbe poi precluso il voto sui successivi emendamenti soppressivi dei singoli commi, cosa che probabilmente non è nell'interesse di chi li ha presentati. È evidente, peraltro, che su tali emendamenti soppressivi di singoli commi resta fermo il voto segreto, ove previsto.
Passiamo ai voti.
Ricordo che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio segreto.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Amici 1.45, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 596
Maggioranza 299
Voti favorevoli 264
Voti contrari 332).
Prendo atto che l'onorevole Falanga non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Mascia 1.48.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Russo Spena. Ne ha facoltà.
GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, il collega Giordano nel suo precedente intervento, che condivido, ha articolato un serio confronto con il collega Tabacci, il quale questa mattina aveva tentato con impegno, in maniera molto dignitosa, di attribuire un senso storico-politico al provvedimento al nostro esame.
Vorrei aggiungere soltanto che, nella ricostruzione di un centro virtuoso, Tabacci non può non tener conto dell'indebolimento serio, acuto, della sovranità nazionale e, insieme, del Trattato costituzionale europeo all'interno della crisi della globalizzazione liberista. I tempi sono fortemente cambiati anche da questo punto di vista e il tema oggi emergente è la ricostruzione (come e attraverso quale percorso) di uno spazio pubblico democratico.
Non mi sembra che il provvedimento che stiamo esaminando - pressappochista e sommamente improvvisato, come abbiamo tentato di dimostrare finora - risponda a tale criterio, nemmeno come tentativo; e lo si vede dai quindici emendamenti presentati dalla maggioranza che tentano di rispondere alle giuste obiezioni di incostituzionalità già esplicitate dal Quirinale. È un pasticcio pericoloso. Penso, ad esempio, alle norme sul premier, che verrà indicato come tale con nome e cognome ma senza una indicazione formalmente vincolante; oppure a quella legata allo scoglio del premio di maggioranza al Senato, che è stato superato con la foglia di fico dell'attribuzione del premio alle coalizioni regionali.
Mi pare, in effetti, che non ci troviamo (ho tentato, anche insieme con altri colleghi e colleghe, di dimostrarlo nei precedenti interventi) di fronte ad un sistema realmente proporzionale: lo dico da convinto proporzionalista. Mi pare invece che il timbro di questa manipolazione della maggioranza e del Governo stia proprio nella progressiva dissolvenza delle autonomie e, quindi, del criterio stesso della formazione proporzionale della rappresentanza.
Non è una rappresentanza proporzionale quella che viene ingabbiata dentro un sistema maggioritario e ultrabipolare; non è una rappresentanza proporzionale quella che vede messi insieme premio di maggioranza e sbarramento, anzi un'articolazione di sbarramenti proprio nel senso del rafforzamento bipolare. Non può dirsi «proporzionale» un sistema che vede del tutto negata la centralità della sovranità del Parlamento (dato coessenziale all'idea stessa di proporzionale come formazione alla rappresentanza), nel momento in cui esso, in nome di una democrazia governante (concetto che non amo in quanto credo in una democrazia organizzata, nella quale sia assicurato l'equilibrio istituzionale e delle autonomie), da un lato di fatto squilibra l'intero sistema verso un premierato (in senso gerarchico verso l'alto), mentre dall'altro, negando il sistema costituzionale di un forte decentramento e di forti autonomie regionali, si indirizza verso un sorta di federalismo di tipo liberista e competitivo.
I sistemi istituzionali - l'onorevole Tabacci lo sa benissimo - devono essere equilibrati: lo è il sistema tedesco, che mette insieme, ad esempio, la formazione proporzionale della rappresentanza attraverso il sistema dei lander e quella dell'efficacia dell'esecutivo attraverso la sfiducia costruttiva. È un sistema equilibrato: qui siamo invece in presenza di un sistema squilibrato e costruito sulla disperazione di questa maggioranza che tenta in qualche modo di modellare una legge elettorale su sé stessa.
Ritengo allora che non sia serio discutere in questo modo del profilo più delicato della sovranità del Parlamento, che risiede proprio nella formazione della rappresentanza; le colleghe ed i colleghi che hanno studiato a fondo il tema, sanno benissimo come la questione, appunto,
della formazione della rappresentanza sia coessenziale allo stesso equilibrio costituzionale. È vero quanto osservato da qualche collega della maggioranza, che la disciplina elettorale non è prevista dalla Costituzione; ma, al di là della discussione circa i lavori preparatori della nostra Carta e le ragioni della mancata previsione ...
PRESIDENTE. Onorevole Russo Spena ...
GIOVANNI RUSSO SPENA . ... nessuno può negare che la legge elettorale sia coessenziale all'equilibrio costituzionale. Allora, in questo senso va discussa, e noi proponiamo, come Rifondazione comunista, ma anche all'interno dell'Unione, di discutere complessivamente il tema della democrazia partecipata in quel grande dibattito di massa la cui occasione verrà offerta dal referendum oppositivo avverso la controriforma costituzionale che questa maggioranza sta imponendo al Parlamento (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista e del deputato Biondi).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soda. Ne ha facoltà.
ANTONIO SODA. Signor Presidente, nella parte antimeridiana della seduta, il Presidente del Consiglio dei ministri ha respinto, accusando di falsità chi le rievocava, l'attribuzione di dichiarazioni concernenti il principio fondativo delle democrazie, costituito dalla condivisione delle regole dell'agire politico e istituzionale. Gli altri rappresentanti del centrodestra - lei stesso, Presidente, e l'onorevole Fini - hanno risposto con il silenzio a tali rievocazioni.
La reazione del Presidente del Consiglio non suscita meraviglia, poiché egli stesso, forse, non ha conoscenza né consapevolezza del sistema di valori e disvalori cui ha improntato, di volta in volta, la sua vita sociale, imprenditoriale e politica. Ma la lettura delle dichiarazioni rese dal Presidente della Camera dei deputati, allora rappresentante del centrodestra, e dal presidente Fini, hanno richiamato alla mia memoria l'Etica Nicomachea di Aristotele (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)... Colleghi, è giusto che questi mormorii li conserviate per voi!
PRESIDENTE. Ha ragione, onorevole Soda; le chiedo scusa. Onorevoli colleghi, per cortesia!
ANTONIO SODA. Ebbene, Aristotele, nell'Etica Nicomachea, sosteneva che è giusto chi si conforma alla legge e ne rispetta i principi.
ANTONIO SODA. Ed è indubbio che tra i principi delle democrazie, fondativo è quello secondo il quale le leggi elettorali - vale a dire, i meccanismi attraverso i quali i voti espressi dal popolo si traducono in seggi parlamentari - devono essere il frutto di una convenzione e venire elaborate, discusse e approvate dall'insieme delle forze politiche; devono quindi essere il risultato della condivisione delle regole comuni sulle quali si basa il gioco della democrazia.
Prima ancora di tutti i rilievi di illegittimità costituzionale fatti a proposito delle previsioni di questo provvedimento, è la violazione di tale principio - affermato con forza dall'allora rappresentante del centrodestra Casini, dall'attuale Presidente del Consiglio e dal presidente Fini - che noi vi contestiamo. Infatti, la lacerazione di questo principio determina inevitabilmente una tensione nel sistema costituzionale, provocando un conflitto tra le forze politiche; e sul conflitto, non si governa il paese, non se ne affrontano i problemi, non se ne risolvono le crisi.
Nel merito, vorrei formulare alcune osservazioni all'indirizzo dell'onorevole Tabacci e della sua lettura della storia politica degli ultimi cinquant'anni del nostro paese. È vero, infatti, che anche un sistema elettorale proporzionale può muovere
l'assetto politico del paese verso il bipolarismo; d'altra parte, chi può negare che, in quell'epoca, due grandi forze politiche raccoglievano il consenso del 70 per cento degli italiani?
Quel sistema, tuttavia, non funzionava in termini bipolari non tanto a causa dei meccanismi elettorali, quanto per l'esistenza delle fratture ideologiche che avevano determinato la conventio ad excludendum del Partito comunista italiano.
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. Tuttavia, qual è la lezione che lei deve trarre da quell'epoca, onorevole Tabacci? Allora, queste due forze politiche, l'una per visione culturale ed ideologica (la Democrazia cristiana), l'altra per prassi democratica e per il processo di trasformazione che ha subito lo stesso Partito comunista sul terreno della teoria delle libertà, non hanno mai messo in discussione il principio della condivisione delle regole.
PRESIDENTE. Onorevole Soda, per rispettare le regole bisogna che concluda!
ANTONIO SODA. Questo, onorevole Tabacci, è il messaggio che viene dalla sua storia, che lei ha letto male e che non vuole considerare!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Soda...
ANTONIO SODA. Orbene, questo sistema...
PRESIDENTE. La prego di concludere, onorevole Soda: glielo chiedo con tutto il cuore!
ANTONIO SODA. Concludo, signor Presidente. Questo sistema, nel merito, presenta una tale ibridazione dei meccanismi elettorali (Commenti dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana) che soltanto delle fantasie...
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. ... malate come la vostra potevano concepire! Basti vedere tutte le proposte...
PRESIDENTE. Onorevole Soda, deve concludere!
ANTONIO SODA. ... di riforma che avete prodotto e che volete portare all'attenzione, compresa la riforma costituzionale, perché sono sistemi che non riescono a funzionare sul piano della democrazia (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
GIORGIO BORNACIN. Tempo!
PRESIDENTE. Onorevole Soda, l'ho già invitata a concludere...!
ANTONIO SODA. Capisco, signor Presidente. Capisco questa loro difficoltà (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale) nel comprendere...
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. Io concludo...
PRESIDENTE. Lei deve capire che il regolamento e le regole, che lei ha testè ricordato, devono essere applicate anche in questa sede! Il tempo a sua disposizione è superato!
ANTONIO SODA. Ho però...
PRESIDENTE. Io ho una notevole tolleranza, ma non posso disporre...
ANTONIO SODA. Signor Presidente, io...
PRESIDENTE. ... di ciò che mi è impedito dal regolamento.
ANTONIO SODA. Io ho però diritto di parlare in un'aula (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)...
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Basta!
ANTONIO SODA. ... che mi consenta di avere un minimo di concentrazione!
PRESIDENTE. Onorevole Soda, lei si rivolga sempre alla Presidenza, che ha una grande attenzione!
ANTONIO SODA. Allora, signor Presidente, mi faccia concludere...
ANTONIO SODA. ... chiedendo a loro di non mormorare come se fossero in una stalla (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
ROBERTO MENIA. Basta!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Soda.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Soro. Ne ha facoltà.
ANTONELLO SORO. Signor Presidente, condivido...
PRESIDENTE. Prego i colleghi di avere un po' di compassione nei confronti del Presidente, che ha una visione più tollerante rispetto alla media! Prego, onorevole Soro, prosegua pure.
ANTONELLO SORO. Condivido la definizione che il Presidente Casini ha dato del ministro per le riforme. Egli lo ha definito «dissennato», termine che significa soggetto privo di ragionevolezza, che agisce al di fuori di qualunque senso logico, che è privo di senno.
Tuttavia, trovo giusta tale definizione per motivi affatto diversi da quelli richiamati da numerosi miei colleghi. In altri termini, non credo che il ministro Calderoli avesse in mente di perseguire un obiettivo come l'intimidazione, perché, se lo avesse avuto, sarebbe stato davvero dissennato. Non credo, infatti, che questa maggioranza abbia bisogno di farsi intimidire per esprimere, a scrutinio segreto, un voto favorevole sulla proposta di legge in esame.
Temo che questi deputati della maggioranza, invece, siano assolutamente convinti di votare a favore del provvedimento in esame. Come potrebbero, infatti, provare incertezze, dubbi, pudori e timori nel votare questo progetto di legge i deputati che, per cinque anni, hanno approvato, in materia di giustizia, una serie di leggi che hanno ricevuto una definizione sicuramente non gradita a questa maggioranza, quale quella di «leggi vergogna»?
Come potrebbero tali deputati della maggioranza, che per cinque anni hanno assecondato le stime del ministro dell'economia e delle finanze, la sua creatività, quando quest'ultimo sovrastimava la crescita e le entrate e sottostimava la spesa, producendo il risultato di abbattere di cinque punti l'avanzo primario nei nostri conti pubblici, come potrebbe una maggioranza che ha fatto queste cose, trovare sconveniente approvare questa legge, questo «mostro» che viene proposto al Parlamento e alla società italiana? Si tratta di una legge che introduce un meccanismo di «nomina» del Parlamento, un meccanismo non di elezione ma, appunto, di nomina del Parlamento da parte di una cerchia ristretta di dirigenze, di una oligarchia - come si suole dire -, che è assolutamente estraneo a qualunque modello che ci sia stato possibile confrontare nelle democrazie occidentali e che richiama, invece, i modelli che nel secolo scorso hanno caratterizzato i regimi autoritari in Europa e quelli, appunto, di nomina del Parlamento.
Si tratta di una legge che, in qualche modo, cancella la possibilità di un rapporto diretto tra il cittadino e l'eletto nel proprio territorio, ciò che rappresentava la conquista del referendum del 1993, ciò che voleva riformare la politica avvicinandola ai cittadini. Questa legge, invece, cancella qualsiasi tipo di relazione, fino al punto che nella scheda non sarà indicato neppure il nome dei cittadini italiani destinati ad essere parlamentari; i «nominati» saranno sconosciuti per il cittadino, che
dovrà fidarsi ciecamente di un orientamento deciso in un palazzo di molto lontano non solo dalle singole città e dalle nostre comunità locali, ma anche dalla conoscenza mediatica, perché probabilmente sarà impossibile far sapere ai cittadini chi sono i parlamentari «nominati» in una certa circoscrizione.
ANTONELLO SORO. In questa legge si infligge un colpo durissimo a quell'impianto bipolare della nostra democrazia, che è cosa diversa da quella immaginata nell'intervento dell'onorevole Tabacci di questa mattina. La conquista del bipolarismo, che ha visto protagonisti molti di quei colleghi che oggi siedono tra le file della destra e che, senza pudore, hanno rinnegato tale esperienza e quelle battaglie di cambiamento della politica italiana, voleva anzitutto affermare il principio che il cittadino è arbitro di decidere quali debbano essere il Governo e la maggioranza che per cinque anni guidano il nostro paese. Si introduce un meccanismo, caratterizzato da incertezza, labilità dei confini e possibilità di cambiamenti durante la corsa, da possibilità di «compravendite» attraverso un meccanismo di legame della coalizione che si gioca tutto in quello scritto depositato in un tribunale, e non più nel vincolo forte che gli elettori stabilivano attraverso il mandato elettivo nel territorio, attraverso la coalizione che si confronta.
PRESIDENTE. Onorevole Soro, si avvii a concludere.
ANTONELLO SORO. Bene, questo «mostro», in fondo, è coerente con la logica che ha informato cinque anni di questa legislatura, ossia quella di scambiare l'interesse generale con quello di chi detiene la guida del Governo. Si riassume interamente l'idea generale della politica del Presidente del Consiglio, di questo imprenditore geniale che ha governato l'Italia quasi fosse una sua proprietà, piegando le regole ai propri interessi.
PRESIDENTE. Onorevole Soro, concluda.
ANTONELLO SORO. Con questa legge, l'onorevole Berlusconi riassume e riagguanta, con larghezza e con pienezza, la leadership di questa coalizione, piegando tutti e cancellando qualsiasi resistenza, essendo un leader di una coalizione che ha questa filosofia: gli interessi di parte prima degli interessi generali. Auguri, onorevole Follini (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Soro.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fanfani. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE FANFANI. Signor Presidente, vorrei richiamare, ancora una volta, l'attenzione di questa Camera sui guasti della riforma in esame, soprattutto in relazione alla crasi del rapporto tra eletto e territorio. Una cosa è un sistema nel quale i partiti siano costretti a designare candidati di qualità, che si confrontino personalmente nel territorio, perché da questo confronto personale esca colui che è più gradito all'elettorato. Altra cosa è che ci si confronti attraverso il sistema delle preferenze, pure in un sistema proporzionale. Altra cosa ancora è che si adotti una legge, come quella in esame, con la quale le oligarchie di partito riusciranno a determinare, a livello nazionale, tutto ciò che è determinabile e, sostanzialmente, la composizione di questa Assemblea.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, mi vorrei rivolgere garbatamente al Presidente del Consiglio. Signor Presidente, ho notato - e credo di non aver osservato
male - che lei si irrita un po' quando le ricordano alcune sue dichiarazioni del passato, che definisce «non veritiere».
Ebbene, vorrei ricordare una dichiarazione molto recente, che è verificabile e che, quindi, ritengo inattaccabile. Noi, signor Presidente, siamo contro questa legge, perché «è una legge per la quale si vota con le liste bloccate, facendo designare ai segretari dei partiti e ai loro cari l'intera rappresentanza parlamentare. Nell'incertezza tra premio di maggioranza e soglia di sbarramento si decide di farli tutti e due (abbiamo visto che sono previste varie soglie) in modica quantità. Inoltre, per consolare i leader dei partiti della fatica di battezzare mille parlamentari, si consente loro di candidarsi in tutte le circoscrizioni, disancorandoli da qualsiasi legame territoriale». Questa è una dichiarazione dell'onorevole Follini...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Duilio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, quando si parla di legge elettorale bisogna avere la consapevolezza che nessuna legge elettorale è perfetta e che, quindi, essa può essere sicuramente modificata. Ovviamente, poiché le regole devono valere per tutti, occorre concordarle, cosa che non è stata fatta.
In questo caso, si fa di più: infatti, ogni legge della Repubblica può essere sottoposta a referendum; questa legge, invece, non può essere assoggettata a referendum, in quanto non ci sono i tempi tecnici, eventualmente si decidesse di chiedere il pronunciamento del popolo.
Ecco perché è una legge ricattatoria, nel senso che volete imporre, apparentemente in maniera democratica - vedo qui una certa militarizzazione della...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lettieri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, continuo l'intervento del mio collega, che sottolineava come in quest'aula non si riesca ad entrare nel merito del problema che stiamo sollevando. C'è un atteggiamento di chiusura troppo duro su questo tema che, invece, riguarda le regole essenziali della democrazia. Non possiamo pretendere il rispetto delle regole della democrazia da parte dei cittadini, se poi in quest'aula non siamo capaci di trovare le modalità per intenderci, per capire quali sono gli elementi per comunicare serenamente ai nostri concittadini che la legge elettorale di un paese deve servire per rappresentare il voto reale e non per rappresentare la volontà di una maggioranza nel reiterare e conservare il potere.
Questa è la differenza tra il nostro approccio culturale e politico rispetto al vostro. Il vostro è un tentativo di sopravvivenza; il nostro è la volontà di realizzare, tramite un voto democratico, il diritto dei cittadini di avere un Governo che li rappresenti (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, vorrei dedicare ancora una riflessione alle dichiarazioni rese dal ministro Calderoli; non mi riferisco a quelle riguardanti la segretezza del voto, ma alla sua dichiarazione di pochi minuti fa, secondo cui, con questa legge elettorale, non sarebbero più utili le elezioni primarie.
Credo, e ritengo di non sbagliare, che sia vero esattamente il contrario, a meno che il ministro Calderoli non ritenga davvero che si debba consegnare il paese all'idea perenne di liste bloccate di partiti, contrari all'articolo 49 della Costituzione, privi di meccanismi democratici di verifica delle scelte.
Credo che, proprio alla luce di questa legge elettorale, che speriamo ancora di fermare per una vostra resipiscenza dovuta alla chiarezza e alla persuasione delle nostre motivazioni, e che introduce un sistema con liste bloccate...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mantini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, vorrei aggiungere la mia firma a questo emendamento e spendere questo breve minuto per ringraziare il Presidente Berlusconi, che onora questa aula e questi lavori con una presenza assidua ed attenta sin da questa mattina. Si tratta di una presenza che, per la verità, non abbiamo mai conosciuto in questi anni, neanche quando abbiamo discusso di cose ben più importanti e vicine ai problemi del paese e di tutti gli italiani.
Signor Presidente Berlusconi, mi auguro che almeno domani, nel momento in cui vi sarà lo svolgimento del question-time, un momento regolamentato della vita del nostro Parlamento, che lei ha sempre sfuggito e che non ha mai avuto modo di prendere in considerazione, lei voglia essere presente per rispondere alle domande dei colleghi di maggioranza e di minoranza sui temi che interessano il paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, vi è un convitato di pietra in questo dibattito, evocato vuoi dai banchi dell'opposizione, vuoi anche, come il caso dell'onorevole Tabacci, dai banchi della maggioranza: le oligarchie. Si tratta di oligarchie in mano alle quali, di fatto, andrà la designazione di questo Parlamento.
Credo che sia utile chiedersi brevemente da dove nascano queste oligarchie. Esse nascono dal voto. Questo è l'unico paese, dopo la caduta del muro di Berlino, che ha azzerato il sistema dei partiti politici di massa, da destra a sinistra e da sinistra a destra. Ciò non è successo in Francia, non è successo in Germania e non è successo neppure nel piccolo Lussemburgo.
Cosa significa? Ciò significa che le oligarchie, non tanto per progetto, non tanto per scalata, quasi piuttosto per disperazione, sono costrette a gestire questo...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giovanni Bianchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.
ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, stiamo cambiando questo sistema politico, ossia il sistema elettorale, in un breve lasso di tempo, in tre giorni di votazioni a maggioranza. Questa è la sola maggioranza che, alla fine del suo mandato - ritengo non potendo essere soddisfatta del probabile risultato -, cambia la regole del gioco.
Una volta - devo dire non tanto tempo fa -, ogni cambiamento avveniva dopo un periodo lungo di dibattito. C'erano anche delle scelte popolari. Mi pare che due referendum avessero contribuito anche a questi cambiamenti. Quindi, c'era una decisione condivisa, suffragata anche da indicazioni e scelte popolari.
Con questa legge, questa particolare legge...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bottino.
Constato l'assenza dell'onorevole Giachetti, che aveva chiesto di parlare per dichiarazione di voto si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tuccillo. Ne ha facoltà.
DOMENICO TUCCILLO. Qualche anno fa, in un'assemblea della Confindustria, Presidente Berlusconi, gli industriali chiesero a questo Governo di non litigare più e di assicurare la governabilità del paese. Lei rispose simpaticamente chiedendo il 51 per cento dei voti a Forza Italia.
Poiché, con tutta la benevolenza, tale ipotesi resta piuttosto improbabile, vorrei chiederle: a suo parere, con questa legge
elettorale aumenterà o diminuirà la litigiosità tra i partiti? Aumenterà o diminuirà la conflittualità tra i partiti? Migliorerà la governabilità del nostro paese, come così insistentemente chiedono imprenditori, cittadini e famiglie? Penso che lei si appresti ad arrecare un danno abbastanza serio al nostro paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, per la prima volta con questa proposta di riforma della legge elettorale realizziamo una clamorosa discontinuità nella storia della nostra legislazione in materia di regole elettorali. Sempre, in questo paese, quando abbiamo dovuto varare leggi elettorali lo abbiamo fatto in un clima unitario e largamente condiviso in Parlamento e tra le grandi culture politiche. È accaduto con le leggi elettorali ispirate al principio proporzionale che dal 1948 al 1994 hanno condotto all'elezione del Parlamento; è accaduto col «Mattarellum»; è accaduto col «Tatarellum» per l'elezione dei consigli regionali e dei presidenti; è accaduto con la legge sull'elezione diretta dei sindaci e dei presidenti delle province, la legge n. 81 del 1993. Ora realizzate, per un mero calcolo di potere, un'operazione politica assolutamente meschina senza tutelare alcun valore, e realizzate anche la rottura di tale costante che ha visto, tra l'altro, nella migliore storia democratica del nostro paese, le grandi forze politiche popolari, la Democrazia cristiana ed il Partito comunista, come veniva ricordato poc'anzi, mai in disaccordo sul funzionamento delle istituzioni...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iannuzzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Merlo. Ne ha facoltà.
GIORGIO MERLO. Se c'è un elemento che emerge con chiarezza da questa legge è che si riportano indietro le lancette della storia ad una stagione in cui l'ingovernabilità e l'instabilità parlamentare la facevano da padrone. Mi risulta che l'unico elemento che categorie, fasce sociali e l'intero popolo italiano chiedono alla politica è di garantire la governabilità a livello parlamentare. Mi chiedo come sia possibile garantire la governabilità, la stabilità delle alleanze attraverso un sistema elettorale che, di fatto, penalizza ed emargina definitivamente l'elettore. Si riduce la partecipazione popolare, si riducono gli spazi democratici attraverso la lista bloccata, si cancella il ruolo del cittadino e si consegna la composizione del Parlamento italiano nelle mani di poche persone.
Con questa legge non soltanto si offusca la democrazia, ma si inizia un percorso che rallenterà il processo democratico del nostro paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.
ROBERTO RUTA. Signor Presidente, il distacco tra la gente e la politica è stato sempre un tema molto discusso. Si tratta del tema della rappresentatività: sentire i propri rappresentanti vicini alle esigenze dei cittadini che esprimono il consenso, che esprimono fiducia. È un tema antico come antica è la politica. Ebbene, con questa legge vi è una novità: l'unica affezione che i cittadini dovrebbero avere è nei confronti dei simboli, delle bandierine e non dei nomi, dei cognomi, delle persone in carne ed ossa. Non si potrà dire: quella è una brava persona, una persona che merita, che ci rappresenta davvero. No, si vota un simbolo, una bandierina, senza scegliere una persona vera. Questo è il limite della politica patinata, della politica spettacolo che non consente di decidere se una persona merita il voto o no. Mi dispiace che siate voi a proporre tale legge. Poco conta se l'hanno fatto in altra parte. Stiamo parlando....
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Ruta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, non c'è bisogno di essere accaniti sostenitori del maggioritario per rivolgere alcune critiche ed esprimere perplessità rispetto alla proposta di legge in esame. Basta pensare alla mia terra, la Puglia, una regione di 4 milioni di abitanti che, secondo quanto previsto dal comma 2 di questo articolo, dovrebbero esprimere il loro voto come un diritto e come un dovere e con una sorta di promozione da parte della Repubblica. Temo che chiunque si affanni anche nel cercare di costruire un rapporto con 4 milioni di persone possa lasciare nel cassetto questa sua ambizione e molto più modestamente immaginare di rivolgere la sua attenzione e le sue battaglie all'interno del partito. Ciò affinché in quel luogo chiuso si possa scegliere e decidere le sorti di un deputato in Parlamento e soprattutto decidere le sorti di una nazione.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, questa prima giornata di confronto, che va verso la conclusione, ci consegna l'immagine di una maggioranza blindata, silenziosa e sorda ad ogni tentativo di confronto e quasi timorosa che ogni argomento possa far emergere le crepe, le divisioni e le opposte visioni che la percorrono. Ciò che la tiene insieme è la presenza, vorrei dire minacciosa, del Presidente Berlusconi, il quale viene qui per assicurarsi che tutti ubbidiscano alla pressione che è stata esercitata, che tutti si dimostrino disponibili a subire le imposizioni e soprattutto che non emerga un vero dibattito politico. Non appena questo è quasi accaduto, dopo l'intervento dell'onorevole Tabacci...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Signor Presidente, mi rivolgo sempre ai colleghi della maggioranza, invitandoli a votare questo emendamento. Vi chiedo un gesto di trasgressione verso il vostro padrone (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana)! Votate questo emendamento, perché questa riforma elettorale si preoccupa solamente di cooptare in Parlamento alcuni nomi. Non riuscirete ad esprimere una politica vera!
Vi chiedo di analizzare attentamente questi emendamenti. Fate un gesto vero, politico, serio. Occupatevi della politica (Commenti del deputato Vascon)! La ringrazio onorevole Vascon dei suggerimenti che mi sta dando! Infatti l'onorevole Vascon voterà l'emendamento; me lo ha spiegato in questo momento.
Abbiate voglia di fare politica seriamente! Confrontatevi con il territorio. Parlate con la gente e cercate di essere i rappresentanti del popolo. Non fatevi cooptare in Parlamento! Non serve! La politica è una cosa seria! Vi chiedo con la passione (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo) ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lusetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Camo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CAMO. Con notevole sforzo e con lentezza, questo paese stava tentando di uscire dalla fase di transizione, per la verità abbastanza lunga. Con questa proposta di riforma elettorale, in realtà noi ci riportiamo indietro di oltre dieci anni, riaprendo così un nuovo capitolo di transizione. Questo perché non sappiamo quali saranno i risultati che questa legge porterà nel paese. Non sappiamo che cosa succederà nel Senato, dal momento che il paradosso può essere quello di avere in una Camera una certa maggioranza e nell'altra addirittura l'opposto. Questa è una delle possibilità...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Camo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Vorrei continuare il mio ragionamento, chiedendomi perché mai una maggioranza che dispone di oltre cento parlamentari matura a fine legislatura una riforma elettorale di questo genere. Come potete immaginare che i cittadini possano credere ad un qualcosa di nobile e non ad un golpe istituzionale? Come i cittadini devono giudicare il fatto che voi li private della possibilità di esercitare il diritto di scegliere un proprio rappresentante?
Quale idea il popolo italiano si farà di questo Governo, di questa maggioranza che mette mano alle leggi elettorali, quando il vero problema è che la stessa è frantumata e prigioniera dei problemi, degli sgarbi (non mi riferisco a Vittorio), degli sgarbi veri che voi vi fate (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana)...?
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Carbonella.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, credo che il provvedimento in esame dimostri, anche per il clima determinato dalla stessa maggioranza, che si intende forzare il livello istituzionale del nostro paese, ma non se ne avvertiva il bisogno.
Dovremmo poter esaminare con tranquillità il disegno di legge finanziaria, con tutti i gravi problemi che vi sono dietro. In tale contesto, non possiamo fare altro che presentare interrogazioni, ad esempio sul fatto che non è stato onorato l'accordo con la Francia per la costruzione delle fregate multimissione, un vero e proprio schiaffo alla Marina militare del nostro paese. Non possiamo, quindi, affrontare i problemi seri che riguardano i posti di lavoro, l'economia, ma dobbiamo discutere di come cambiare (è del tutto sbagliata) la legge elettorale.
Pertanto, vorremmo che gli emendamenti da noi presentati fossero approvati, perché, in tal modo, fermeremmo questa sciagurata volontà di ridurre il peso, il ruolo del Parlamento, per cercare di affrontare i problemi che interessano davvero il paese, i pensionati, i lavoratori ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Banti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Gasperoni. Ne ha facoltà.
PIETRO GASPERONI. Signor Presidente, signori del Governo, onorevoli colleghi della maggioranza, voi non state intervenendo sulla legge elettorale, ma state stravolgendo il sistema elettorale e, con esso, tentate di stravolgere il sistema politico. In questo modo, buttate a mare dieci anni di storia politica e lo fate nel più totale disinteresse verso un confronto con un'opposizione che - non dimenticatelo - è minoranza in questa sede, ma è già maggioranza nel paese. È una minoranza che si trova nell'impossibilità di concorrere a definire le regole che sono di tutti. Questo è lo strappo democratico e voi lo sapete!
La certezza della vostra sconfitta vi induce a gesti ed a comportamenti che finiranno per far pagare il costo agli italiani, perché la stabilità del sistema che state perseguendo costerà ai lavoratori, ai pensionati, ai giovani, nonché alle imprese. State riproponendo in peggio...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gasperoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Guerzoni. Ne ha facoltà.
ROBERTO GUERZONI. Signor Presidente, ancora una volta, con questa proposta di legge elettorale, si è compiuta una scelta che dimostra la totale irresponsabilità della maggioranza di centrodestra. È una scelta disperata e cinica: disperata,
perché comunque non riuscirete a cambiare il giudizio che gli italiani si sono fatti del vostro Governo e della vostra azione di governo; cinica, perché si tratta di una scelta, con la quale gettate a mare ciò che di positivo è stato compiuto in ordine al rapporto fra la politica, il territorio ed i cittadini, introducendo un meccanismo che creerà ancora più instabilità, nonché concorrenza tra le forze politiche all'interno delle stesse coalizioni. Minate alle radici il bipolarismo per il quale, nel passato, vi siete battuti!
Vi pongo una domanda: siete poi così sicuri che questa legge, che pensate di approvare con la forza dei numeri, supererà il vaglio della verifica costituzionale? O fra qualche settimana dovrete prendere atto che state compiendo una scelta (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...?
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gasperoni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lulli. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, sono convinto che la discussione odierna sulla legge elettorale rappresenti la certificazione del fallimento del vostro Governo.
La vostra è stata una maggioranza parlamentare come mai è accaduto nella storia repubblicana. Eppure, oggi il paese è depresso e, di fronte ai problemi delle imprese, sul piano della competizione internazionale, delle famiglie che presentano difficoltà di bilancio, degli operai che hanno stipendi da vergogna, l'unica cosa che sapete fare è contrattare fra di voi: io ti voto la devolution, se mi dai la legge elettorale; io ti voto la ex Cirielli se riesci a varare una legge di ritorno al proporzionale. Credo che così...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lulli.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bielli. Ne ha facoltà.
VALTER BIELLI. Precedentemente avevo fatto riferimento alla necessità di stabilire un confronto tra maggioranza e opposizione. Ciò non è avvenuto ed oggi la situazione è paradossale: le leggi elettorali si approvano per garantire governabilità e stabilità, ma ciò che voi ci proponete è esattamente l'opposto della governabilità e della stabilità.
Vi invito a riflettere su un piccolo problema: si può garantire la rappresentanza e la governabilità pensando che tutto si basa su una lista bloccata per grandi circoscrizioni in cui i cittadini non possono neanche indicare una preferenza? Siamo arrivati al punto che qualcuno decide e gli altri, rispetto a tale decisione, possono solo esprimere un «sì» o un «no».
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Pennacchi. Ne ha facoltà.
LAURA MARIA PENNACCHI. Autorevoli esponenti della maggioranza hanno evidenziato limiti gravi del provvedimento in esame nel fatto che si attribuisce un grande potere alle oligarchie dei partiti e che ciò si combina con l'eccesso di leaderismo che abbiamo visto in questi anni e che, tuttavia, tali difetti potevano essere trangugiati per il fatto che questa legge consentirebbe di ridiscutere i perimetri delle coalizioni e la leadership delle stesse.
Ora, i difetti sono peggiorati ulteriormente, i perimetri delle coalizioni non saranno posti in discussione in quanto di coalizioni non si potrà più parlare e la leadership della maggioranza di centrodestra è saldamente in sella.
Vediamo qui presente il Presidente del Consiglio che in cinque anni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Pennacchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bellini. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BELLINI. Signor Presidente, ritengo che la discussione che stiamo svolgendo non approderà ad una soluzione utile al nostro paese ma tenderà a dividere, come avete fatto sempre nel corso di questi anni. Infatti, mai avete pensato di costruire insieme alle istituzioni e ai partiti politici che avrebbero potuto contribuire a creare una situazione nella quale tutti potessero ritrovarsi.
Quando, nel 1999, furono approvate due importanti modifiche della Costituzione per consentire l'elezione diretta dei presidenti delle regioni a statuto ordinario e a statuto speciale, ciò avvenne con il voto...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bellini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Borrelli. Ne ha facoltà.
LUIGI BORRELLI. Questa vostra trovata di cambiare la legge elettorale prima delle elezioni non è una novità assoluta; infatti, nella mia regione, l'Abruzzo, la maggioranza uscente di centrodestra ha fatto la stessa cosa: ha provato a cambiare la legge elettorale per rendere incandidabili i sindaci. Ebbene, il risultato è stato che le elezioni le ha perse clamorosamente!
Voi vi avviate a ripetere la stessa esperienza. Siamo contrari a questo abuso che la maggioranza sta ponendo in essere e non solo vi sarà il nostro fermo voto contrario, ma anche la condanna senza appello della stragrande maggioranza degli italiani.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bova. Ne ha facoltà.
DOMENICO BOVA. Signor Presidente, questa mattina, e in verità anche nel pomeriggio, dai colleghi intervenuti sono state affrontati diversi aspetti, tra cui quelli politici, con argomenti che motivano il nostro dissenso. Inoltre, sono stati affrontati i profili di incostituzionalità della legge. In particolare, abbiamo sottolineato tre aspetti: il potere del Presidente della Repubblica, la soglia di sbarramento e le modalità di elezione del Senato. A me interessa sottolineare un ulteriore aspetto, finora non sufficientemente sviluppato, che a mio avviso vìola una norma della nostra Costituzione, quando si afferma....
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Bova.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Susini. Ne ha facoltà.
MARCO SUSINI. Signor Presidente, questa legge, oltre a presentare rilievi istituzionali e costituzionali evidentissimi, è inaccettabile sul piano politico perché mina al cuore il bipolarismo, incoraggia i ribaltoni, induce al trasformismo, favorisce le maggioranze variabili. Si tratta di un'operazione che è evidente frutto della disperazione di una classe dirigente allo sbando, che sente sul collo il fiato della sconfitta. È l'ultimo colpo di teatro di un Presidente del Consiglio che ha già deciso, come ci ha annunciato, di imbarcarsi per Tahiti.
Ebbene, noi gli auguriamo buon viaggio e lunga permanenza perché è indegno che costringa questa maggioranza ad occuparsi, anziché dei veri problemi del paese, dell'ennesima legge truffa, dell'ex Cirielli, della vergogna costituita dalla devolution. Avete la responsabilità enorme di avere trasformato (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Susini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Fluvi. Ne ha facoltà.
ALBERTO FLUVI. Signor Presidente, comprenderà che quella appena iniziata sarà una settimana di lavoro difficile con un confronto, come si può arguire dall'avvio del dibattito di questo pomeriggio, molto serrato. Non si compiono atti unilaterali a fine legislatura e non si impone
a colpi di maggioranza, come state facendo, la riforma della legge elettorale, soprattutto quando si disegna un cambiamento di sistema. Non siamo di fronte ad un provvedimento che rivede la legge elettorale attuale, bensì ad un vero e proprio cambiamento di sistema. La vostra è una maggioranza che ormai non è più tale nel paese e che cerca, cambiando le regole del gioco, di limitare i danni. Anche da questo è visibile....
PRESIDENTE. Grazie onorevole Fluvi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mariotti. Ne ha facoltà.
ARNALDO MARIOTTI. Signor Presidente, in sintonia con la volontà popolare, chiaramente espressa il 18 aprile 1993, noi vogliamo impedire che in quest'aula passi questa legge truffa.
Signor Presidente Casini, chiedo a lei di essere garantito nella mia onorabilità di parlamentare. Sono amareggiato, mi sento offeso e truffato da questa maggioranza e dal suo metodo truffaldino di legiferare. Sono cofirmatario della proposta di legge n. 2620, di cui è primo firmatario l'onorevole Soro. Tale proposta si proponeva di limitare lo scorporo di coalizione e, quindi, di compiere una operazione di trasparenza, eliminando le «liste civetta». Non potevo immaginare di espormi così a truffatori professionisti, sul piano politico ed istituzionale, pronti ad approfittare dell'occasione per imporre una legge elettorale che stravolge...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mariotti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Adduce. Ne ha facoltà.
SALVATORE ADDUCE. Signor Presidente, visto che ho a disposizione pochissimo tempo, riprendo il mio ragionamento. Quello che maggiormente colpisce in questa discussione sono gli irriverenti paragoni che si fanno con altre epoche della nostra storia recente, ad esempio quella che ha portato alla modifica del 1993 della legge elettorale, con il passaggio dal sistema proporzionale puro al maggioritario con collegi.
Allora ci fu una grande consultazione e una grande partecipazione democratica, coronate da un referendum popolare, in cui la larghissima maggioranza del corpo elettorale si espresse chiaramente per un nuovo sistema.
Oggi vi siete invece riuniti da soli, in una camera buia, e avete deciso di fare strame...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Adduce.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Filippeschi. Ne ha facoltà.
MARCO FILIPPESCHI. Signor Presidente, nel corso del dibattito si è sentita una maggioranza senza argomenti, balbettante, perché la legge che stiamo votando è indifendibile. È un pasticcio che contrasta con la Costituzione, come ha ben illustrato l'onorevole Mattarella. È il tentativo di limitare i danni di una sconfitta elettorale annunciata, e in tal modo si darebbe un colpo micidiale al bipolarismo, ad una conquista, una delle poche, che preme ai cittadini italiani, dovuta ad un pronunciamento larghissimo nei referendum.
Il bipolarismo è un bene di tutti. La legge elettorale ha funzionato e ha persino retto al fallimento della vostra esperienza, vi ha garantito fino ad oggi quella stessa maggioranza che ora vorreste utilizzare anche con un'intimidazione politica dei parlamentari. La presenza del Presidente...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Filippeschi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sabattini. Ne ha facoltà.
SERGIO SABATTINI. Signor Presidente, questa volta non le chiedo di avvertirmi quando sono giunto a metà del tempo a disposizione...!
La proposta di riforma elettorale in esame, che in qualche misura ha il fascino di riportarci indietro nel tempo, si presenta, per le modalità e per l'obiettivo che si pone, come il tentativo di riaprire una partita. Si tratta di una partita molto chiara, cari signori della maggioranza: cercate di ricostruire un rapporto al vostro interno, magari pensando, ad un certo punto, di recuperare i voti che non avreste in alcune delle regioni cosiddette «rosse» del nostro paese, e magari pensando, nella prospettiva, di cambiare il cavallo con cui vi presenterete alle elezioni. Ebbene, questo disegno, che può riaprire la partita...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Sabattini.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Mazzarello, al quale seguirà l'onorevole Albonetti, per poi passare alla votazione. Ne ha facoltà.
GRAZIANO MAZZARELLO. Signor Presidente, devo dire che pensavo già piuttosto male, come la maggioranza degli italiani, di questo Governo e di questa maggioranza, ma non pensavo davvero che potessero scendere così in basso. Non mi riferisco solamente al colpo di mano di una legge elettorale grave, come quella che avete presentato. Non mi riferisco solo al fatto che continuate a presentare modifiche strada facendo. Mi riferisco al fatto che non solo avete bloccato il Parlamento e non si riesce a parlare dei problemi veri degli italiani, ma avete anche una grande confusione. È possibile che su una legge così delicata e così importante - importante per voi, almeno, visto che noi lo consideriamo un colpo di mano e un fatto gravissimo - siate costretti ogni quarto d'ora a presentare emendamenti, emendamenti agli emendamenti...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Mazzarello.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Albonetti, dopo il cui intervento si passerà alla votazione. Ne ha facoltà.
GABRIELE ALBONETTI. Signor Presidente, abbiamo assistito, oggi pomeriggio, ad alcune scene di giubilo nella maggioranza, probabilmente perché ha superato lo «spaghetto» dei primi voti segreti e ha mostrato che è in grado di tenere, almeno per il momento, su questo provvedimento.
Tuttavia, inviterei il centrodestra a una maggiore moderazione e ad un atteggiamento più riflessivo, perché non è detto che non stiate procurandovi, con le vostre mani, una rovina ancora peggiore, soprattutto perché ci offrite uno straordinario argomento per parlare al popolo, anche al vostro popolo, nella prossima campagna elettorale, e dirgli che gli avete voluto sottrarre anche quella poca sovranità, sulla scelta degli eletti, che aveva conquistato da dodici anni a questa parte.
Ritengo che, oltre che per tutti i guai che avete procurato al paese in questi anni...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Albonetti.
Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mascia 1.48, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 590
Votanti 585
Astenuti 5
Maggioranza 293
Hanno votato sì 254
Hanno votato no 331).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Cabras 1.51.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Coluccini. Ne ha facoltà.
MARGHERITA COLUCCINI. Signor Presidente, tentiamo di spingere ulteriormente la maggioranza a considerare inopportuna questa iniziativa, che definirei estemporanea, se non altro per il fatto che l'esigenza di riformare il sistema elettorale è un'esigenza tutta vostra. Se solo foste portati ad ascoltare ciò che si muove nel paese, cogliereste tutt'altre necessità, tanti altri bisogni ed aspettative e non certo questo vergognoso e forzato «serrate le file», che state attuando a vostro esclusivo uso e consumo.
Nel testo in esame sono presenti delle incongruenze costituzionali, che sono state già autorevolmente richiamate, ma soprattutto è presente una visione, un modello di paese che volete forgiare a vostra immagine e somiglianza. Si tratta di una distorsione di cui, francamente, non si avverte il bisogno: è una prospettiva d'incertezza ed instabilità, a cui volete affidare il nostro futuro, solo perché oggi è per voi più importante limitare i danni di una preannunciata sconfitta, verso la quale vi state muovendo senza guardarvi alle spalle, alle macerie che lasciate.
Non è soltanto grave il fatto che i leader del vostro schieramento abbiano cambiato idea nel corso del tempo, diventando proporzionalisti da maggioritari, e viceversa, con stupefacente disinvoltura. Non è soltanto grave che questo testo non sia nato nelle aule parlamentari. Non è solo grave che, alla fretta con cui avete messo in piedi questa iniziativa, abbiate abbinato anche errori e molta arroganza. Io credo che sia tanto più grave che lo facciate consapevolmente; che con questo atto vogliate soltanto coprire il vostro fallimento, la vostra impresentabilità. Altrimenti, tutto questo non si spiega.
Mi rivolgo a lei, signor Presidente del Consiglio. Lei è stato eletto con il sistema maggioritario, quello vigente. Non le sembrerebbe corretto ed onesto chiedere il giudizio degli elettori consentendo loro di utilizzare lo stesso metro di giudizio, lo stesso sistema con il quale nel 2001 la maggioranza degli italiani le diede fiducia? O questo non è per lei comprensibile? È così sconveniente prendere atto che le regole valgono sempre, in un contesto democratico come il nostro?
Le prospettive di instabilità, di ingovernabilità, di frammentazione del sistema politico presenti nella vostra proposta, non sono certo un'invenzione: sono contenute nel sistema che avete inventato e che porterà questo paese ad essere sempre più incerto del proprio futuro, sempre più disorientato; esattamente il contrario di quello che, invece, a nostro giudizio, occorrerebbe (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, intervengo sull'emendamento Cabras 1.51, soppressivo di gran parte dei commi dell'articolo 1 del testo in esame. È davvero opportuno, però, riprendere e concludere il ragionamento che, in precedenza, ho dovuto interrompere per rispettare i tempi a mia disposizione. Tale ragionamento riguarda, per esattezza, la critica alla posizione espressa dal ministro Calderoli in relazione alle primarie e alla loro funzione alla luce di questa legge elettorale.
Ma come pensate di garantire credibilità alla politica con un sistema completamente bloccato nella formazione delle liste, nella frammentazione tra le liste? Credo, come ricordavo poc'anzi, che valga esattamente il contrario.
Le primarie dovrebbero essere un metodo su cui riflettere proprio alla luce della prospettiva, che mi auguro ancora lontana, di un ritorno al proporzionale con liste bloccate, perché è necessario che la politica offra le proprie scelte alla verifica democratica dei cittadini. Dico ciò conoscendo quanto sia grave l'impostazione che voi avete dato a molte delle questioni di fondo che riguardano la rappresentatività e la conversione dei voti in seggi e dei seggi in governabilità. Mi riferisco, in particolare, al fatto, e di ciò avremo modo di discuterne più approfonditamente
nel prosieguo dell'esame del provvedimento, che questo provvedimento di riforma elettorale, come ha anticipato il collega Mattarella, non è in grado di garantire l'elezione del Senato. Non si tratta di un caso di scuola, ma è un'ipotesi concreta, anche realistica, perché, come voi sapete, se in una regione non si raggiunge il 20 per cento di coalizione o non vi sono partiti che superino l'8 per cento (per chi si presenta autonomamente), vi è la concreta possibilità di non eleggere nessuno. In pratica, in un sistema elettorale regionale frammentato non si produrrebbe alcuna elezione di senatori. È evidente che la legge di riforma elettorale per questo stesso motivo è incostituzionale ed è, come tale, da correggere, sempre se avrete la responsabilità e l'onestà di correggerla in questa sede. Ma ancora, l'attribuzione regionale dei premi di maggioranza finisce per essere assolutamente casuale determinando la possibilità, anch'essa molto concreta, di maggioranze diverse tra Camera e Senato. Avete fatto ricorso a questa soluzione per aggirare, in qualche modo, il divieto, posto con chiarezza dall'articolo 57 della Costituzione, a proposito della elezione al Senato su base regionale. Tale soluzione, da voi suggerita e proposta, non funziona, e voi dovrete darne atto nel prosieguo dell'esame del provvedimento. Ancora, come diceva assai bene il collega Mattarella, con questo provvedimento viene violato il principio di uguaglianza del voto, che potrebbe non essere rispettato in modo formale solo a favore della governabilità, cosa che questo sistema elettorale non garantirebbe.
Siamo, dunque, di fronte a problemi profondi, di cui voi dovete farvi carico, e a problemi non secondari come, ad esempio, quello relativo alla rappresentanza delle minoranze linguistiche e alla pari opportunità di genere su cui, comunque, avremo modo di soffermarci più approfonditamente nel corso dell'esame del provvedimento.
Onorevoli colleghi, noi riteniamo essenziale concludere la fin troppo lunga transizione italiana con lo sviluppo della democrazia competitiva, di un bipolarismo maturo dove è il cittadino sovrano a scegliere con il voto il Governo del proprio paese. Abbiamo bisogno di Governi stabili e di una politica credibile. Ciò dipenderà dalle riforme costituzionali e istituzionali, dalla legge elettorale e dalla condotta dei soggetti politici, che mi auguro sappiano reagire con scelte in grado di garantire la governabilità e la credibilità della politica, guardando con responsabilità al futuro dell'Italia e non al suo passato (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.
LINO DUILIO. Signor Presidente, riprendo il discorso svolto in precedenza anzitutto per evitare che appaia uno sgarbo nei confronti dell'onorevole Follini avere fatto un riferimento virgolettato alla sua lettera (che ho rammentato al Presidente Berlusconi): volevo semplicemente dire che ci era parso un segno di speranza il fatto che, all'interno di questa maggioranza, si facessero considerazioni che potevano condurre a valutare anche l'opportunità di cambiare la legge elettorale senza approdare alla situazione stigmatizzata, appunto, dall'onorevole Follini, al quale va tutta la mia stima per la predetta lettera al Corriere della Sera.
Questa è la situazione nella quale ci troviamo. Non facciamo il gioco delle parti, ma stiamo semplicemente affermando, Presidente Berlusconi, che abbiamo creduto nella possibilità di costruire la democrazia dell'alternanza in questo paese e riteniamo che, in questo modo, con una legge che scippa il cittadino della possibilità di esprimere anche una preferenza sul suo rappresentante, si torni indietro e non si vada avanti.
Poiché lei molte volte ha detto: credo che qui ognuno sia in buona fede, le volevo...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Duilio.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Folena, che credo parli a nome del suo gruppo. Ne ha facoltà.
PIETRO FOLENA. Signor Presidente, proseguendo il ragionamento già svolto in precedenza dai colleghi Giordano e Russo Spena, c'è un tema, che attraversa questa nostra discussione, che, senza ipocrisie, dovremmo sforzarci di fare emergere un po' più apertamente. Esso riguarda la natura, la fisionomia dei partiti politici dell'epoca del maggioritario ed anche la qualità della rappresentanza e, diciamocelo francamente, lo stato di salute, nel complesso non edificante, di cui la politica gode, la distanza crescente che tutti noi avvertiamo, nella nostra esperienza, tra popolo ed élite, tra dirigenti e diretti, tra governanti e governati.
La conseguente domanda che credo ci dobbiamo porre è la seguente. Al di là ed accanto alle considerazioni fin qui svolte, la proposta avanzata dalla maggioranza - pur sapendo che i sistemi elettorali non risolvono la questione del modo di essere dei partiti, in qualche modo anche indipendente ed autonoma - è in grado di sanare una parte dei problemi che oggi esistono nei rapporti tra politica e cittadini o, piuttosto, rischia di farli precipitare in modo ancor più drammatico?
Parliamoci chiaro: le difficoltà del sistema maggioritario che ci siamo dati nel 1993, che pure ha avuto il merito di garantire un'alternanza nel corso di questi anni, non sono un dato di questi mesi. Del resto, se ne discusse nel 2000 e nel 2001, al termine della precedente legislatura, perché tutti avevano la percezione dell'insufficienza e dell'imperfezione del sistema così com'era configurato. Diciamoci con chiarezza che il collegio maggioritario uninominale a turno unico aveva, nella sua ispirazione, ad esempio nell'ispirazione esplicita di Mariotto Segni e di altri promotori del referendum, l'ipotesi politica di un sistema bipartitico: prima o poi, il collegio maggioritario a turno unico avrebbe favorito la costruzione di due partiti politici (in Gran Bretagna ve ne sono tre, ma uno dei tre è, diciamo, scarsamente rappresentato, pur avendo una forza in termini proporzionali assai più elevata).
Non è un caso, del resto, che sistemi di altra natura, ad esempio quello a doppio turno vigente per le elezioni comunali e provinciali, si siano dimostrati molto più corrispondenti ad una tradizione multipartitica. Credo che la pluralità dei partiti politici e l'impossibilità, in Italia, di andare a due partiti politici non derivi da una resistenza conservatrice, ma faccia parte della fotografia della società italiana e delle grandi tradizioni culturali di questo paese.
Il nostro è un paese in cui non si può ridurre la dialettica politica a due partiti politici.
A proposito di oligarchie, visto che giustamente tanti colleghi hanno sollevato questo problema, ricordo che anche la formazione delle liste dei candidati nei collegi uninominali maggioritari, realizzate sui tavoli della coalizione, aveva qualcosa di oligarchico.
Siamo di fronte ad una malattia nella quale, nel corso di questi anni, si sono fortemente accentuati i processi di estrema personalizzazione e di americanizzazione della politica; il costo della politica per farsi eleggere è diventato sempre più elevato! Qualcuno ha scritto che esiste il rischio di una moderna plutocrazia, con la formazione, a tutti i livelli, non solo nazionale, di un moderno notabilato, una specie di regressione storico-politica rispetto ai grandi partiti popolari nati dalla Resistenza e dalla Costituzione repubblicana!
Se questi sono i problemi, la risposta dovrebbe essere quella di avviare un serio dibattito ed un confronto, perché si costruiscano in questo paese partiti radicati, popolari, democratici che abbiano una loro vita realmente democratica. Abbiamo affermato che il sistema tedesco potrebbe essere una giusta evoluzione di questa vicenda italiana. Invece, la soluzione che proponete prende il peggio del sistema maggioritario e lo mescola con il peggio del sistema proporzionale. Come è stato detto molto efficacemente, non è un sistema
proporzionale, ma è il maggioritario a collegio nazionale, che accentuerà la distanza tra i cittadini e la politica!
La strada è un'altra. La strada è quella di ripartire con un vero meccanismo partecipativo e democratico e queste sono le ragioni del nostro sostegno a questo emendamento e della nostra ferma opposizione ad una legge che non sarà né più democratica né più in grado di garantire che in questo paese i principi della Costituzione repubblicana si realizzino pienamente (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Rosato. Ne ha facoltà.
ETTORE ROSATO. Signor Presidente, intervengo per riaffermare la nostra contrarietà a questo provvedimento. Nel corso del dibattito sono intervenuti tanti colleghi, al fine di evidenziare la debolezza di fondo del rapporto che, con questa normativa, si verrà ad instaurare tra cittadini e istituzioni e di rimarcare il significato in senso profondamente antidemocratico delle liste bloccate: i cittadini non potranno scegliere nulla e saranno solo le segreterie nazionali ad imporre le scelte di chi deve rappresentare i territori.
Non credo che questo possa essere considerato un passo in avanti della società nel suo desiderio di essere rappresentata al meglio nel mondo della politica. Credo, invece, si tratti di un passo indietro rispetto ad un rapporto già difficile con i nostri elettori.
Caro Presidente, mi richiamo a lei, nel tentativo di riportare serenità all'interno di questo dibattito e nel rapporto tra cittadini ed istituzioni (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.
MARIO LETTIERI. Signor Presidente, lei sarà stanco di ascoltare i nostri interventi ripetitivi, ma sono grato alle televisioni, perché trasmetteranno le immagini del «pienone» dell'aula che non si verifica mai! È perché sono presenti il Presidente del Consiglio, i ministri più importanti che non sono mai stati presenti, quando si è discusso di pensioni, di lavoro, di giovani disoccupati (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)! Adesso sono qui, ubbidienti, come soldatini!
Certo, è vostro dovere votare, ma è vostro dovere venire sempre in quest'aula quando si discutono argomenti che riguardano i cittadini normali, le famiglie normali, quelle che stentano ad arrivare a fine mese, quelle persone che non riescono a soddisfare la quarta settimana del mese.
Onorevole Presidente del Consiglio, lei di questo non ha mai parlato in quest'aula (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana) ...!
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...!
MARIO LETTIERI. Non è mai venuto quando si sono votati questi provvedimenti: è venuto qui soltanto e semplicemente quando sono state votate le questioni ad personam (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Lettieri.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Frigato. Ne ha facoltà.
GABRIELE FRIGATO. Signor Presidente, intendo anch'io sottoscrivere questo emendamento e, riprendendo il ragionamento svolto poco fa, vorrei rilevare positivamente la presenza del Presidente Berlusconi e del Governo al gran completo, cosa che raramente abbiamo visto nel corso di questa legislatura!
Nel caso specifico, mi rivolgo a lei, Presidente Casini, a proposito della continua e reiterata assenza dell'onorevole Berlusconi dal settimanale appuntamento
in quest'aula per rispondere alle interrogazioni a risposta immediata, generalmente nella giornata del mercoledì.
Le chiedo, Presidente Casini, la cortesia di ricordare all'onorevole Berlusconi il dovere che egli ha di rispettare il Parlamento, in particolare per quanto è definito nel regolamento della Camera dei deputati, proprio con riferimento alle modalità di svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo) ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Frigato.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.
GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, il discorso fin qui svolto da molte parti ha riproposto il tema delle oligarchie, intese come altre rispetto ai partiti: partitocrazia senza partiti. Tutta la dottrina è concorde in questo senso (da destra Pareto e Mosca, da sinistra Michels): il problema è come andare oltre e come uscire dalla transizione infinita.
Credo che non sia corretto pigiare sempre e soltanto il pedale delle regole: le regole elettorali servono, non risolvono da sole.
Per questo motivo il problema della ricostruzione dei partiti attraverso le culture politiche è centrale e viene persino prima rispetto a quello delle regole. Se così non sarà, avremo (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo) ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Giovanni Bianchi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Bottino. Ne ha facoltà.
ANGELO BOTTINO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, sono d'accordo sulla soppressione dei commi di cui all'emendamento in esame, al quale vorrei aggiungere la mia firma.
Vorrei però anche dire che siamo veramente alla fine della legislatura e che, in vista delle prossime scadenze, questo centrodestra vuole sfornare una serie di riforme che la maggior parte dei cittadini non riesce a capire. Altre sono le vere esigenze e necessità quotidiane: il cittadino che segue tutte le iniziative quale giudizio può dare? Quale sconforto può avere un giovane o, meglio, i molti giovani che ci seguono e che forse non capiscono?
La crisi dei valori politici è crisi di idee e per questo è veramente sconvolgente riproporre un tema - mi riferisco alla modifica elettorale - che impone altre scelte. La gente non capisce e non capirà (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo) ...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Bottino.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giachetti. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, intervengo per tornare sugli argomenti che avevo tentato di proporre precedentemente, ricordando come nelle proposte che il Presidente del Consiglio aveva illustrato agli italiani nel 2001 ovviamente non compariva, onorevole Berlusconi, la riforma elettorale in senso proporzionale...
SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. Era nel programma!
ROBERTO GIACHETTI. Penso che sia vero, certo! Non c'era! Non mi pare che (Commenti) ... Non si adiri e... stia tranquillo, Presidente!
PRESIDENTE. Ma a quale Presidente si riferisce, onorevole Giachetti?
ROBERTO GIACHETTI. Al Presidente del Consiglio!
PRESIDENTE. Credevo dicesse a me di stare tranquillo!
ROBERTO GIACHETTI. Se non sono stato sufficientemente rispettoso: potrei dire «onorevole Presidente del Consiglio»; comunque stavo parlando con il Presidente del Consiglio, il quale, cortesemente, interloquiva con me. Lei, Presidente, dalla sua posizione non lo vede; lei ci richiama quando interrompiamo...
Sono felice di poter interloquire con il Presidente del Consiglio (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale); quindi, signor Presidente, stavo spiegando al Presidente del Consiglio - ma non ho capito se egli contestava quanto asserivo - che, nel programma elettorale illustrato nella trasmissione televisiva di Bruno Vespa nel 2001, nel famoso catalogo delle buone intenzioni, non compariva la riforma elettorale. Perché, signor Presidente? Perché sei mesi prima, lei, signor Presidente - come ha ricordato il collega Franceschini -, ma, come ancora ricordava sempre l'onorevole Franceschini, anche l'onorevole Fini, attuale Vicepresidente del Consiglio, dichiarava esattamente l'opposto.
SALVATORE CICU, Sottosegretario di Stato per la difesa. Bugiardo!
GUIDO VICECONTE, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti. Non è vero!
ROBERTO GIACHETTI. Il problema è che dichiarava l'opposto anche il Presidente del Consiglio, allora; oggi, invece, smentisce, ma l'onorevole Franceschini lo contesta. D'altra parte, questa è la realtà: sembra una situazione da avanspettacolo...
ROBERTO GIACHETTI....da una parte, lo è; dall'altra, è una situazione drammatica. Ci troviamo dinanzi ad una imposizione al Parlamento...
PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, sono stato assai indulgente...
ROBERTO GIACHETTI. Ho concluso, Presidente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Tuccillo. Ne ha facoltà.
DOMENICO TUCCILLO. Tra le argomentazioni più usate in questi giorni, Presidente, per persuadere i parlamentari della bontà di questo sistema, vi è l'osservazione secondo la quale, finalmente, con questo provvedimento, non si dovrà più fare campagna elettorale né rispondere alle esigenze del territorio, alle richieste dei sindaci, dei consiglieri comunali, dei semplici cittadini, di tutti coloro che si rivolgono al parlamentare quale punto di congiunzione naturale tra il livello locale di istanze politiche e quello sovracomunale.
Non mi pare un grande passo avanti né una grande conquista; con questa legge elettorale avremo parlamentari disancorati dal territorio, spaesati e, per ciò stesso, più deboli.
DOMENICO TUCCILLO. Parlamentari non eletti, ma nominati dai partiti (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo), e per questo un Parlamento estremamente....
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Tuccillo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Iannuzzi. Ne ha facoltà.
TINO IANNUZZI. Signor Presidente, voglio riprendere un profilo trattato con grande chiarezza dall'onorevole Mattarella; mi riferisco ai problemi di compatibilità costituzionale che questa vostra pasticciata e confusa ipotesi di riforma elettorale solleva relativamente alla distribuzione del premio di maggioranza, al Senato della Repubblica, a ciascuna coalizione che avrà riportato il maggior numero di voti in ogni distinta regione. Ne
consegue una violazione del principio di eguaglianza del voto, che ha piena valenza costituzionale e la cui lesione può essere giustificata soltanto in nome di un altro valore che trovi riconoscimento costituzionale, ad esempio la governabilità e la stabilità dell'esecutivo.
Ma la stabilità dell'esecutivo postula premi di maggioranza attribuiti a livello nazionale, non già premi di maggioranza variabili, in una sorta di vestito di Arlecchino, a seconda della coalizione che ha ricevuto in quella regione un maggior numero di voti. Ne consegue, quindi, anche il grave rischio della possibilità di esiti elettorali differenti nelle consultazioni per la Camera e per il Senato, nonché, inoltre, il seguente rischio. Al Senato, la coalizione che ha riportato il minor numero di voti complessivo ma che ha ottenuto i premi di maggioranza in una serie di regioni, potrebbe conseguire la maggioranza dei seggi; un autentico e gravissimo pasticcio, che confligge con la Costituzione.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Iannuzzi.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Merlo. Ne ha facoltà.
GIORGIO MERLO. Intervengo solo per rivolgere una domanda all'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro; ho ascoltato, l'altro giorno, il ministro Baccini sostenere, in un dibattito, una tesi curiosa: le liste bloccate sono un fenomeno secondario. Ora, noi, stamattina, abbiamo ascoltato una lunga dissertazione dell'onorevole Tabacci sul bipolarismo; abbiamo, altresì, ascoltato il silenzio assordante dell'onorevole Follini. Ebbene, mi rivolgo all'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, partito di antiche tradizioni, che si rifà alla tradizione di libertà e democrazia della Democrazia cristiana, e vorrei sapere qual è la profonda novità nelle liste bloccate presenti all'interno di questa legge letterale.
Se l'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, in questo dibattito, ci spiega come si rinnova - o, meglio, come si seleziona - la classe dirigente del nostro paese attraverso le liste bloccate, fa un grande cortesia, a noi e a tutto il paese (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Merlo.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Ruta. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Signor Presidente, non le nascondo una certa amarezza, sopraggiunta a quest'ora...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Santagata, ma ho dato la parola all'onorevole Ruta.
Prego, onorevole Ruta.
ROBERTO RUTA. Bene, Presidente, utilizzerò il minuto che ho a disposizione per evidenziare solo una questione. Credo occorra dire agli elettori di Forza Italia, ancorché diminuiti in questi anni, che, quando si recheranno alle urne, non sapranno per chi voteranno. In altri termini, non sapranno se, con il loro voto, aiuteranno ad eleggere, ad esempio, Pisanu o Cesare Previti!
Senza nulla togliere all'uno o all'altro, ritengo che, come cittadini italiani, debbano sapere chi votano. Ebbene, essi non sapranno a chi servirà quel voto! Credo che ciò valga per ogni partito e che rappresenti un limite fortissimo alla democrazia, poiché si tratta di un modo per nascondere le scelte e per decidere in pochi chi eleggere, con nomi e cognomi! Non è una democrazia vera, poiché manca di un elemento fondamentale...
PRESIDENTE. Onorevole Ruta, si avvii a concludere!
ROBERTO RUTA. ... vale a dire il rapporto con la gente!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Sinisi. Ne ha facoltà.
GIANNICOLA SINISI. Signor Presidente, nel mio breve intervento intendo richiamare una considerazione di carattere costituzionale formulata dall'onorevole Mattarella. Infatti, il principio di ragionevolezza, che deve presiedere ad ogni norma, soprattutto nel confronto tra situazioni diseguali, dovrebbe in questo momento ispirarci per prendere atto che stiamo introducendo un sistema profondamente iniquo, che produrrà squilibri nel nostro quadro politico e che, soprattutto, non garantirà la governabilità nel nostro paese.
Mi domando, signor Presidente, se sia ragionevole che un sistema che si dichiara essere teso a garantire la libertà di voto ai cittadini possa conculcarli fino al punto da rendere del tutto inutile la stessa espressione del voto. La ringrazio, signor Presidente, poiché il suo sguardo mi fa capire che il tempo a mia disposizione è esaurito, e pertanto concludo il mio intervento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Santagata. Ne ha facoltà.
GIULIO SANTAGATA. Purtroppo, signor Presidente, l'intervento svolto dall'amico Ruta non ha lenito la mia amarezza! Tale amarezza deriva dal fatto che noi - ci metto anche un tocco di autocritica - stiamo esaminando una proposta di legge che cambia la storia di questo paese, a mio avviso oggettivamente in peggio. Tuttavia, stiamo discutendo il provvedimento in uno strano modo: da parte nostra, vi è un po' di incomprensibile depressione, ma, dall'altra, vi è un'ancora più incomprensibile euforia da parte dei colleghi del centrodestra.
Sembra che evitare i franchi tiratori sia stato l'unico obiettivo della giornata, ma credo che siamo in questa sede per un altro motivo, vale a dire per cercare di dare al paese leggi almeno «potabili». Non riesco francamente a capire come il Parlamento possa continuare, in questo modo, ad esaminare un provvedimento di tale portata quando, fuori di qui, il paese si interroga sulle soluzioni da dare ai numerosi problemi che lo assillano.
Vorrei francamente dire che mi sembra che dovremmo trovare tutti un registro...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Santagata!
GIULIO SANTAGATA. ... leggermente più (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Giacomelli. Ne ha facoltà.
ANTONELLO GIACOMELLI. Signor Presidente, vorrei dissentire dai numerosi colleghi dell'Unione che hanno insistito nel richiamare il Presidente Berlusconi alle questioni di sensibilità istituzionale e di rispetto delle regole e della verità. Vorrei dissentire perché, ormai, sono proprio queste le questioni verso le quali il Presidente del Consiglio ha già dimostrato di avere scarsa attitudine e scarsa familiarità.
Egli, infatti, in questa come in altre occasioni, ha mostrato di essere molto più portato a supportare una leadership ormai usurata - la sua - con i ricatti politici, le minacce agli alleati e le intimidazioni di fini intellettuali, come il ministro Calderoli.
Il Presidente Berlusconi, insomma, somiglia - ed è una nemesi storica curiosa - a quelle...
PRESIDENTE. Onorevole Giacomelli, si avvii a concludere!
ANTONELLO GIACOMELLI. ... dittature dell'Europa (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia)...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Giacomelli! Calma, onorevoli colleghi!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Lusetti. Ne ha facoltà.
RENZO LUSETTI. Il vero problema, onorevoli colleghi, è che nel nostro paese vi sono otto sistemi elettorali diversi per otto istituzioni differenti! Con questa vostra
proposta di legge, anziché semplificare, complicate ulteriormente i problemi in materia elettorale, attraverso numerose incongruenze, come ha spiegato molto bene, in precedenza, l'onorevole Mattarella.
Per quanto concerne il Senato, infatti, è previsto un premio di maggioranza che sacrifica l'uguaglianza del voto; inoltre, potremmo giungere anche al paradosso di avere maggioranze diverse alla Camera ed al Senato. Come è garantita la vostra tanto decantata governabilità con il provvedimento in esame?
Infine, onorevoli colleghi - lo dico all'onorevole Tabacci, che in questo momento è impegnato al telefono -, se è vero che vi siete ispirati al modello tedesco, dov'è tale modello? Con sei soglie di sbarramento, dov'è, onorevole Tabacci, il modello tedesco? È una proporzionale «all'italiana», incapace di selezionare una vera classe dirigente....
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Lusetti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Camo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CAMO. Signor Presidente, quando affermiamo che questa legge è contro la gente, lo diciamo in riferimento al referendum popolare svoltosi il 18 aprile 1993, con il quale gli italiani si sono pronunciati a favore del sistema maggioritario. Mentre dalla società proviene una richiesta di rafforzamento del sistema maggioritario, voi rispondete con questa legge, che ci porta indietro di molti anni ed inserisce meccanismi di confusione che aumenteranno l'incertezza che caratterizza in questa fase il nostro paese e, nel contempo, accentuano l'allontanamento dei cittadini dalla politica, dal momento che si restringono gli spazi di democrazia, arrivando addirittura non più all'elezione diretta dei parlamentari, ma alla «nomina» degli stessi da parte dei partiti e, circostanza ancor più grave, da partiti personali, che non offrono alcuna garanzia sul terreno...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Camo.
Onorevoli colleghi, vi avverto che sta per esaurirsi il tempo riservato agli interventi a titolo personale. Dopo di che consentirò ancora gli interventi a titolo personale, addebitandone il tempo ai gruppi di appartenenza degli oratori.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Carbonella. Ne ha facoltà.
GIOVANNI CARBONELLA. Signor Presidente, continuo a chiedermi come questa maggioranza possa mai pensare di convincere i cittadini che questa riforma - oserei dire capricciosa - serva alla stabilità ed alla governabilità del paese e non, invece, ad uno scambio, ad una «partita di giro»: io do a te una legge pseudoproporzionalista, io do a te la devolution e voi date a me il nulla osta sui problemi della giustizia.
Il paese è stanco, stremato, sfiduciato; avrebbe bisogno di lavoro, occupazione, sviluppo del Mezzogiorno, di politiche per i giovani e per gli anziani. Voi, invece, fate «teatrino», quel «teatrino» tanto contestato dal Presidente del Consiglio (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Banti. Ne ha facoltà.
EGIDIO BANTI. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, vorrei segnalare quello che mi sembra un paradosso, logico prima ancora che politico, in questa discussione: voi sostenete che la nuova legge elettorale garantirà più governabilità, ma lo dite dopo cinque anni in cui avete governato ininterrottamente, con lo stesso Presidente del Consiglio, anche se formando due Governi e con molti rimpasti. Allora, la migliore governabilità non è per i numeri, ma per gli uomini, e come può esservi una nuova e migliore governabilità se voi stessi dite che la nuova legge vuole garantire la rielezione a tutti coloro che sono già in Parlamento? Sono gli stessi che hanno garantito meno governabilità
in cinque anni! Mi sembra una contraddizione evidente, signor Presidente.
PRESIDENTE. Avverto che, essendo esauriti i tempi a disposizione per gli interventi a titolo personale, attribuirò a coloro che lo chiederanno un ulteriore tempo per gli interventi a titolo personale, detraendolo dal gruppo di appartenenza del richiedente.
RENZO INNOCENTI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, noi stamattina abbiamo posto una questione correlata al modo in cui questo provvedimento giunge all'esame dell'Assemblea. Lei ci ha fornito una risposta di attenzione, ma successivamente - a nostro parere - le cose sono rimaste come erano, nel senso che non vi è stato alcun tipo di valutazione ulteriore sui tempi necessari ad esaminare compiutamente il provvedimento. Lei ha fatto riferimento al fatto che il testo è redatto in modo tale da non articolarsi in modo organico su articoli, commi, e così via. Da ciò discende anche il contingentamento dei tempi.
Lei, signor Presidente, può fare ciò che crede, ma questo è un punto sul quale da noi non potrà ricevere un consenso, perché noi, se il testo del provvedimento lo avessimo avuto - così come sarebbe stato necessario - in modo organico, avremmo beneficiato di un contingentamento più ampio e, quindi, della possibilità per tutti di emendare di più e di avere anche maggiore tempo a disposizione.
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, la mia posizione è molto chiara. Non ho mai negato la possibilità di intervenire. Evidentemente, qui si tratta di qualcosa di diverso: infatti, non credo che questi interventi a titolo personale (40 per ogni emendamento che dobbiamo votare) rispondano alla logica di un approfondimento. Basta ascoltarli: il più delle volte, sono le legittime (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)... Non ho bisogno di applausi, anzi mi danneggiano. Vorrei dire che tali interventi sono legittime contestazioni generali sulla legge elettorale, che (per carità!) rispetto, sia come Presidente della Camera sia come vecchio parlamentare.
Sono assolutamente disponibile a concedere tempi aggiuntivi (Commenti dei deputati del gruppo di Forza Italia), nella misura in cui si parla del contenuto. In questo caso, per rispetto nei vostri confronti, ho fatto presente che, essendo esauriti i tempi per gli interventi a titolo personale, ho due strade da seguire: posso abbreviare i tempi degli interventi a titolo personale o posso dare la parola e addebitare il tempo ai gruppi. Quando i gruppi avranno esaurito i tempi, evidentemente, sarò chiamato ad assumere un'altra decisione, ossia quella di concedere eventualmente tempi supplementari. Sono due questioni diverse. Volevo solo segnalarvi questo, dicendo che avrei addebitato i tempi ai gruppi.
Il problema che lei pone, onorevole Innocenti, è legittimo, ma è un'altra questione. Non è che 50 interventi a titolo personale su ogni emendamento fanno parte del ragionamento che lei legittimamente pone: è un'altra cosa!
RENZO INNOCENTI. Signor Presidente, lo stesso contingentamento degli interventi a titolo personale è legato al criterio con cui è redatto il testo.
ELIO VITO. Così ci mettiamo un mese!
RENZO INNOCENTI. È ovvio, quindi, che quelle che le ho posto non sono due questioni distinte, ma discendono da un'unica causa, ossia da un testo che è stato predisposto, nella redazione e anche nel merito, in modo da determinare questa mancata utilizzazione dei diritti da parte dell'opposizione. Signor Presidente, questo è il punto!
Mi permetta, però, anche di svolgere un'osservazione. Vorrei capire quali sono
gli interventi fuori tema. Tutti gli interventi danno il loro contributo di critica anche aspra, come è giusto che sia...
PRESIDENTE. L'ho detto: legittima critica.
RENZO INNOCENTI. Allora, volete sindacare anche il contenuto? Volete mettere il bavaglio anche su questo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani)?
PRESIDENTE. Onorevole Innocenti, evidentemente lei non ha capito o io mi sono spiegato male. Se mi sono spiegato male, le chiedo scusa; però, è inutile approfondire il discorso (Commenti del deputato Innocenti). Figuriamoci se mi permetto di sindacare gli interventi! Ho detto che sono legittime critiche alla riforma elettorale. Non sono mica un bambino dell'asilo!
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare per un richiamo al regolamento.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ROBERTO GIACHETTI. Signor Presidente, siccome non ho capito neanche io, forse è utile per tutti provare a comprendere se...
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego!
ROBERTO GIACHETTI. Sono giustamente un po' stanchi, ma non è colpa loro.
Signor Presidente, in base all'articolo 39 del regolamento, mi permetterei di sottoporle la seguente riflessione. Lei, inevitabilmente, fa una connessione tra quello che diciamo a titolo personale e il fatto che gli interventi non sono attinenti alla materia: ciò la porta sostanzialmente a non darci dei tempi aggiuntivi.
Signor Presidente, mi permetto di dirle sommessamente, come ho fatto in altre occasioni, che lei, a mio avviso, in questo caso, non ha la facoltà di agire in questo modo. Infatti, lei ha la facoltà di vincolare il deputato a ciò che dice, in base all'articolo 39 del regolamento: quando questi interviene lei lo deve richiamare all'argomento e, qualora esso non si attenga all'argomento, gli toglie la parola.
Tuttavia, lei non può preventivamente sindacare ciò che dico. In questo caso - e concludo - le sarà difficile dimostrare (vi sono miliardi di precedenti al riguardo) che le cose che stiamo dicendo non hanno attinenza non con una virgola di un emendamento, ma con una materia come questa. Peraltro, signor Presidente, ciò alla luce delle forzature obiettive realizzate per contrastare non un ostruzionismo (perché in termini di contingentamento è difficile fare ostruzionismo), ma un'azione dovuta alla compressione che state imponendo a noi e al paese con questa legge elettorale (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).
PRESIDENTE. Colleghi per il seguito dell'esame della proposta di legge elettorale è stato previsto un contingentamento pari a 16 ore. Segnalo che si tratta del contingentamento più ampio che sia stato predisposto nel corso della XIV legislatura per il seguito dell'esame di un progetto di legge ordinario.
Peraltro, al suo interno è stato concesso un tempo particolarmente elevato ai gruppi, pari a 10 ore e 35 minuti, di cui 5 ore e 6 minuti ai gruppi e alle componenti di opposizione e 5 ore e 29 minuti ai gruppi e alle componenti di maggioranza.
Anche nella XIII legislatura, dove pure per il seguito dell'esame di due provvedimenti sono stati previsti contingentamenti complessivamente superiori alle 16 ore, i tempi attribuiti ai gruppi sono sempre stati inferiori.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Signor Presidente, non voglio danneggiarla ricordando - lei mi ha
preceduto - che questo contingentamento dei tempi è quello più ampio mai dato nella storia della Repubblica (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione). Dico che lei ha fatto bene, perché si tratta di una legge importante. Inoltre, lei questa mattina ha annunciato, senza che noi protestassimo, perché lo comprendiamo, di aver triplicato il numero degli emendamenti da segnalare da parte dell'opposizione.
Vorrei solo ricordare ai colleghi Innocenti e Giachetti che nella scorsa legislatura - chiamo in causa il Presidente Violante: non me ne vorrà, perché egli, in qualche modo, è stato l'artefice di questa importante riforma del regolamento - abbiamo votato un nuovo regolamento della Camera, improntato ad un criterio, ossia quello della programmazione dei lavori parlamentari.
Noi lo votammo - ed eravamo all'opposizione -, perché ritenemmo che una democrazia parlamentare moderna, che vuole rispondere correttamente alle esigenze del paese, al di là del fatto che le risposte che vengono date ci dividono nel merito, deve attenersi al criterio della programmazione dei lavori parlamentari (Commenti del deputato Maura Cossutta), che è garanzia di maggioranza ed opposizione, perché i deputati sanno che quella determinata settimana, quel giorno, sono in discussione, secondo il calendario, quei provvedimenti, con quote garantite per il Governo, per la maggioranza e per l'opposizione. Questo regolamento è stato votato da tutti. Discende dal criterio della programmazione dei lavori parlamentari, che - lo ripeto - è un criterio proposto dal centrosinistra, da noi accettato e da tutti condiviso, il criterio del contingentamento dei tempi, perché, altrimenti, la programmazione dei lavori parlamentari non potrebbe trovare alcuna concreta attuazione.
In questo caso, stiamo parlando di un provvedimento che ha già avuto un esame non contingentato nello scorso mese di settembre, per quanto limitato. Però vi erano 300 iscritti a parlare sul complesso degli emendamenti (Commenti dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo) e - come avvenne per il provvedimento sulla par condicio, che, nella stessa settimana, 15 giorni dopo vide l'esame contingentato - siamo passati all'esame contingentato.
Qui, signor Presidente, vedo una contraddizione anche nella critica. Se avete la preoccupazione di non approvare una legge elettorale a fine legislatura, voi dovreste accelerare la conclusione e il voto della legge elettorale e non portarla a gennaio (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale - Applausi polemici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)!
ROBERTO GUERZONI. Ma siate seri!
ELIO VITO. Tant'è, Presidente. Oggi abbiamo votato 5 o 6 emendamenti. Con il criterio del collega Innocenti o del collega Giachetti, secondo cui non ci dovrebbe essere un limite del tempo contingentato e tutti i colleghi possono giustamente intervenire a titolo personale un minuto o 30 secondi, per votare i 150 emendamenti che il Presidente della Camera vi ha generosamente, ma opportunamente, concesso (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)... Sì, generosamente, perché, guardate, che la generosità va apprezzata, visto che noi non abbiamo avuto la fortuna di avere un Presidente così generoso nella scorsa legislatura e non ci siamo lamentati (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)!
Quindi, almeno, se c'è un Presidente generoso, apprezzatelo (Applausi polemici dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione)! Mi pare singolare che lo criticate pure!
PRESIDENTE. Scusate, non magnificate troppo le mie doti!
Onorevole Elio Vito, concluda.
ELIO VITO. Quindi, atteniamoci alle norme e alle regole che abbiamo stabilito. Il contingentamento dei tempi è in omaggio alla programmazione dei lavori parlamentari.
GABRIELE FRIGATO. Presidente, lo fermi!
ELIO VITO. Noi non possiamo fare in modo che non venga rispettata la programmazione che ci siamo dati, ossia concludere l'esame del provvedimento entro questa settimana. Se state utilizzando male il tempo a vostra disposizione, evidentemente dovete anche farvi carico delle conseguenze. Anche qui richiamo un famoso intervento del Presidente Violante, rivolto proprio al sottoscritto, quando terminammo il tempo sul provvedimento relativo alla par condicio e, allora, nell'arco di una giornata, furono votati a raffica i nostri 400 emendamenti (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Il Presidente Violante lo ricorderà.
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, le chiederei una consulenza...
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà. Chiederò dopo la consulenza all'onorevole Boccia!
LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, non intervengo sul passato, ovviamente, ma sul presente (Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego, per cortesia...
LUCIANO VIOLANTE. Colleghi, vi dovete rendere conto di una cosa. Nella storia della Repubblica questa è la terza volta in cui si affronta una legge elettorale nazionale. È chiaro questo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)?
Ed è la prima volta che avviene in questo modo, senza nessuno della maggioranza che dica una parola - ripeto, una parola - a difesa di questo testo, perché questo testo è indifendibile (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)! Vergognatevi! Non dite una parola e vi stanno militarizzando! Non vi fanno votare (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana)! Il Presidente del Consiglio non è mai venuto in aula, mai venuto in aula per tutta la legislatura, e viene soltanto adesso, quando si tratta di salvare l'onorevole Previti, di tutelare il falso in bilancio, o di privarvi del diritto di votare liberamente in quest'aula. Questa è la vergogna cui stiamo assistendo in questi giorni! Per questo ci stiamo battendo e continueremo a batterci. Questo è tutto, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione - Commenti dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell"Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Applausi polemici dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Onorevole Boccia, ci sarebbero ancora diciotto interventi ed avevo preannunciato che la seduta sarebbe terminata alle 20,30: allora, o rinviamo a domattina i diciotto interventi a titolo
personale, spezzando l'unitarietà di questa fase procedurale, oppure si potrebbero svolgere adesso per poi passare alla votazione e, quindi, aggiornare la seduta a domani mattina. Ripeto: si tratta di diciotto interventi a titolo personale. Per me è indifferente...
IGNAZIO LA RUSSA. Facciamoli ora!
PRESIDENTE. Prendo atto che i deputati che avevano chiesto di parlare per dichiarazione di voto rinunciano ad intervenire.
Passiamo dunque ai voti. Avverto che la prossima votazione avrà luogo a scrutinio palese.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Cabras 1.51, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 578
Votanti 573
Astenuti 5
Maggioranza 287
Hanno votato sì 252
Hanno votato no 321).
Prendo atto che l'onorevole Lamorte non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Avverto che domani l'esame del provvedimento proseguirà dalle 9,30 alle 13 e dalle 16 alle 21. Alle 15 avrà luogo lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.
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