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articolo pubblicato dal quotidiano di Palermo L'Ora, omissioni gravissime;
la permanenza presso il Tribunale di Ragusa del dottor Agostino Fera, attuale Procuratore della Repubblica, costituisce un problema non più eludibile in ordine al regolare funzionamento della giustizia nella circoscrizione giudiziaria di sua competenza;
nella sua lunga carriera di magistrato tutta trascorsa nel palazzo di giustizia di Ragusa, ove ha operato per quasi quarant'anni, ha potuto radicarsi, stringere amicizie con la classe imprenditoriale e politica della città e legarsi a circoli esclusivi come il Lyons Club. Come può avvenire in simili circostanze, tale presenza duratura ha finito con l'alimentare inimicizie e ostilità particolari. Alle voci legittimamente critiche sul conto del magistrato e della sua imparzialità, da tempo si rincorrono voci eterogenee, che oltre a lederne la dignità personale, alimentano confusione ed ulteriori pregiudizi sui restanti magistrati del distretto che invece conducono una vita privata consona al ruolo dagli stessi rivestito;
la spregiudicata ed inefficiente gestione della procura di Ragusa ha oramai superato il limite della tolleranza. Gli uffici requirenti del tribunale di Ragusa non hanno dato esempio di buona amministrazione. Sono infatti documentabili decine di casi di denunce, querele ed esposti per i quali, inspiegabilmente, non si è mai proceduto e che hanno finito con l'avvalorare il giudizio, sempre più diffuso tra la comunità iblea, di una giustizia monca;
nei confronti del dottor Agostino Fera sono in atto indagini preliminari disposte dalla Procura della Repubblica di Messina per il reato di cui agli articoli 323 e 110 del codice penale («abuso di ufficio in concorso») e quella di Palermo per il reato di cui all'articolo 368 del codice penale («calunnia»). Inoltre quattro magistrati di Reggio Calabria sono in atto indagati per «abuso di ufficio in concorso»;
nel 1972 il dottor Fera, in veste di sostituto procuratore delegato dall'allora procuratore capo dottor Francesco Pugliesi, si occupò dell'istruttoria riguardante il delitto Tumino da cui sarebbe poi derivata la uccisione del giornalista Giovanni Spampinato il quale in ordine ai sospetti che ricadevano su Roberto Campria, figlio dell'allora presidente del tribunale di Ragusa, ebbe modo di ipotizzare in un suo
i deficit gravissimi di quell'istruttoria, allora subdorati e condannati con asprezza all'indomani dell'omicidio Spampinato da esponenti della cultura, del giornalismo e della politica del calibro di Giorgio Chessari, Miriam Mafai ed Achille Occhetto, vengono oggi conclamati, ad oltre trent'anni di distanza, dal libro-dossier «Morte a Ragusa» ed. Edi.bl.si;
nel corso di un processo tenutosi a Messina e conclusosi il 23 ottobre 2004, il dottor Fera avrebbe accusato quali responsabili dell'uccisione del giornalista Spampinato le stesse testate giornalistiche, L'Ora e L'Unità sulle quali scriveva il cronista ragusano offendendo, a seguito di tali dichiarazioni, la memoria dello stesso e la dignità dell'informazione civile e per le quali non ha neanche avvertito la necessità di rispondere alle relative censure mossegli pubblicamente da esponenti della cultura italiana e della società civile;
il foglio on-line «accadeinsicilia», che ha reso pubbliche le dichiarazioni infamanti del dottor Fera e le testimonianze di sdegno che ne sono seguite, è stato oscurato in via preventiva in sede di accertamento civile, dal giudice del tribunale di Ragusa dottor Vincenzo Saito, su istanza di un avvocato strettamente legato al dottor Fera per ragioni di patrocinio professionale. L'oscuramento, fortemente lesivo dell'articolo 21 della costituzione, che sotto l'aspetto della competenza territoriale risulta essere illegittimo perché ricadrebbe sotto la diversa competenza dei fori di Modica (sede del responsabile del sito internet) e di Arezzo (sede del provider Aruba Technorail), alimenta, in via oggettiva, gravissimi dubbi circa l'influenza che il dottor Fera, forte del ruolo rivestito presso il tribunale, possa aver avuto su questo ed altri provvedimenti palesemente illegittimi;
a seguito di nuove testimonianze, assumibili anche in via giudiziaria, sussistono oggi le condizioni perché venga riaperta l'istruttoria sul delitto Tumino e si faccia piena luce sulle circostanze che portarono alla uccisione del cronista Giovanni Spampinato. Tuttavia il ruolo di pm delegato che ricopriva all'epoca della vicenda il dottor Fera e quello di procuratore della repubblica che ricopre oggi presso lo stesso tribunale di Ragusa costituiscono, secondo l'interrogante, un ostacolo oggettivo alla riapertura del caso giudiziario seppure fortemente voluta, coram populi, dall'intera società civile ragusana;
secondo l'interrogante, per le ragioni fin qui esposte ricorrono gli estremi per procedere alla rimozione del dottor Fera dal palazzo di giustizia di Ragusa; la condizione di plurindagato del dottor Agostino Fera per fatti inerenti la sua funzione è incompatibile con il ruolo rivestito dallo stesso, ruolo che si presterebbe all'inquinamento delle indagini in corso a suo carico; la permanenza per oltre trentasette anni nella sede del Palazzo di Giustizia di Ragusa del predetto procuratore, alternando le funzioni di inquirente a quelle di giudicante, costituisce già da sé una forma di incompatibilità ambientale e funzionale -:
quali iniziative urgenti intende adottare al fine di riparare ai danni irreversibili che cagiona all'intero ordine giudiziario il permanere oltremodo del procuratore Fera presso il Tribunale di Ragusa.
(4-17118)