Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 678 del 27/9/2005
Back Index Forward

Pag. 6


...
(Interventi)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Bondi. Ne ha facoltà (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).
Onorevoli colleghi, le espressioni di assenso, come quelle di dissenso, fanno parte delle regole democratiche.
Prego, onorevole Bondi.

SANDRO BONDI. Signor Presidente (Commenti dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo)...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, non capisco... calma...

SANDRO BONDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi (Commenti di deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)...

Una voce: Facci sognare!

PRESIDENTE. Onorevole Adduce, per cortesia! La richiamo all'ordine.
Prego, onorevole Bondi, tanto non faccio decorrere il tempo fino a quando non può iniziare a parlare con calma

SANDRO BONDI. ...mi spiace di dover dire che nel corso di questi anni, spero non nel dibattito di oggi, buona parte dell'opposizione ha insistito in atteggiamenti viziati dalla mancanza di rispetto per la verità dei fatti e, spesso, per la dignità delle persone e degli avversari politici (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
In questi mesi, è partita da sinistra una martellante propaganda tesa a descrivere l'Italia come un paese sull'orlo del baratro, se non già nel baratro. Si cerca di cavalcare cinicamente la preoccupazione degli italiani di fronte ai cambiamenti epocali che stanno investendo tutte le economie dei paesi avanzati, indicando naturalmente il Governo Berlusconi come la causa di tutte le difficoltà.
Questa propaganda fa male al paese, ne deprime la fiducia in se stesso e, soprattutto, non risponde alla verità dei fatti. Basta aprire i giornali di oggi per leggere che la ripresa è in atto e si sta consolidando. Non voglio citare quanto è già stato riferito estesamente dal Presidente del Consiglio nel suo intervento. Aggiungo soltanto questa riflessione: come l'opposizione ha commentato e commenta questi segnali di ripresa dell'economia e di consolidamento dello sviluppo? Con la propaganda, come sempre, purtroppo. Anziché prendere atto che qualcosa di positivo sta accadendo, ed è nell'interesse di tutti che accada, gli italiani si sono sentiti ripetere, in tutte le salse, che, dopo tutto, si trattava e si tratta soltanto di decimali. I dati statistici nazionali ed europei indicano senza tema di smentita una diminuzione della disoccupazione in Italia a livelli impressionanti, resa possibile dalla legge Biagi, varata dalla maggioranza per riformare il mercato del lavoro. Anche in tal caso, come reagisce l'opposizione? Cavillando sui metodi di rilevazione dei dati e cercando di spiegare che, in realtà, nonostante


Pag. 7

i dati, le cose non andrebbero poi così bene.
La sinistra ha governato in anni di vacche grasse, eppure ha avuto bisogno di tassare gli italiani per ottenere l'ingresso nell'euro. Non ha saputo, in cinque anni, portare a termine una sola riforma necessaria per preparare adeguatamente il paese alla moneta unica. Inoltre, sui conti pubblici - basti pensare all'ultima legge finanziaria della scorsa legislatura - non ha saputo far tesoro della buona situazione, per avviare un vero risanamento dei conti dello Stato. Eppure, lo ripeto, oggi anche i più moderati del centrosinistra si sentono in dovere di parlare di baratro, di disastro imminente. Non ho paura di chiamare le cose con il loro nome: questo è puramente disfattismo (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo)!
C'è voluto un editoriale di Sergio Romano sul Corriere della sera, giornale in genere tutt'altro che tenero con il Governo e la maggioranza, per poter leggere che qualcosa di buono è stato fatto: sul mercato del lavoro, sulla riforma della previdenza, sull'apertura dei cantieri per le opere pubbliche, e, potremmo aggiungere, sulla riduzione delle tasse, soprattutto per i più poveri, sull'aumento delle pensioni minime, sulla scuola e l'università, sulla riforma della disciplina del fallimento.
Se anche voi, cari amici dell'opposizione, aveste il coraggio di ammetterlo, ne guadagnereste in credibilità di fronte all'opinione pubblica e di fronte ai vostri stessi elettori (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).
Cosa voglio dire con questo? Forse che tutto va a gonfie vele e che la maggioranza non ha nulla da rimproverarsi e nulla da modificare per il futuro? No, non dico questo; non diciamo questo, dal momento che sarebbe assurdo contrapporre al disfattismo della sinistra un trionfalismo di maniera. Noi non siamo trionfalistici (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo). Sappiamo che molto abbiamo fatto, ma che molto di più è necessario per rilanciare l'economia italiana in una congiuntura internazionale tanto difficile. Sappiamo che gli elettori ci chiedono questo, ossia proseguire sulla via delle riforme liberali con il coraggio necessario, ma anche con l'attenzione ai più deboli, tipici di una grande forza popolare come Forza Italia e la Casa delle libertà (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
Noi non siamo trionfalistici. Siamo fiduciosi e ottimisti, questo sì. Vediamo i risultati apprezzabili di quello che abbiamo fatto, pure in un contesto difficile, e siamo spronati a fare di più. Siamo ottimisti perché abbiamo fiducia negli italiani e perché sappiamo che dalla loro capacità, prima ancora che dalla politica, dipenderà il futuro comune, nostro e dei nostri figli. Nella campagna elettorale che ci aspetta voglio pensare che si discuta della realtà del paese e si confrontino le diverse proposte di soluzione ai problemi della gente, senza puntare più alla delegittimazione e alla demonizzazione dell'avversario. Quali siano le nostre proposte è noto a tutti. Aspettiamo di conoscere quelle di Prodi e di Bertinotti...

FRANCESCO GIORDANO. Le diciamo tutti i giorni!

SANDRO BONDI. Oggi il Governo si presenta al Parlamento dopo aver superato con rapidità, serietà ed unità le dimissioni del ministro dell'economia e delle finanze, Siniscalco, nei confronti del quale la sinistra ha avuto un atteggiamento di strisciante, se non aperta, delegittimazione personale, che non le fa onore.
La soluzione trovata, ossia il ritorno dell'onorevole Giulio Tremonti, è una risposta alta e forte alla crisi che si era determinata (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo). Forza Italia, e sono sicuro, tutta la Casa delle libertà saranno nei prossimi giorni al suo fianco affinché si arrivi al varo di una finanziaria di alto profilo, che guardi al futuro del paese, ben oltre le elezioni della prossima primavera; una finanziaria che unisca visione e concretezza, che dia risposte gli italiani.


Pag. 8


Gli italiani non si aspettano che qualcuno abbia la bacchetta magica, ma vogliono da noi che si continui con ancora maggiore lena sulla via delle riforme. I nostri elettori si aspettano da noi che concentriamo le nostre energie sulle soluzioni ai problemi, prima che sulle polemiche e sulla competizione interna alla nostra coalizione.
Le priorità della coalizione devono restare i problemi della gente, non i problemi interni ad essa. Se le primarie diventassero la nostra ossessione, a scapito dell'attività legislativa e di Governo di questi ultimi, ma decisivi mesi, commetteremmo - io credo - un grave errore (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale). E questo non significa non ritenere, come noi riteniamo, che una forma di consultazione, di partecipazione dei nostri elettori, anche nella forma (da discutere) delle primarie, possa ridare linfa alla nostra coalizione, entusiasmo ai nostri elettori e consentire che la pluralità delle storie, delle tradizioni e delle personalità politiche della nostra alleanza rappresentino una prova tecnica del partito unitario che vogliamo costruire.
Da ultimo, svolgo un richiamo alla vicenda della Banca d'Italia. Il Governatore Fazio, un uomo la cui rettitudine morale nessuno ha mai potuto mettere in discussione (Commenti dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo), è stato gettato nel fango da intercettazioni vigliacche e dal loro uso spregiudicato, indegno di un paese libero e garantista (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro). Non esprimo una valutazione tecnica su quanto gli viene imputato; registro che non gli è stato possibile difendersi in modo adeguato di fronte all'opinione pubblica.
Voglio chiedere perciò alla sinistra, che ha attaccato duramente e senza rispetto anche il Governatore Fazio per poter meglio attaccare il Governo, come mai si sia svegliata così tardi, come mai non abbia fatto nulla per modificare le regole di Bankitalia quando era maggioranza, e perché non abbia difeso il ministro Tremonti, poco più di un anno fa, durante lo scontro sulle regole che devono presiedere al funzionamento della Banca centrale (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

ROBERTO GIACHETTI. Ma lo avete cacciato voi!

PRESIDENTE. Onorevole Giachetti, per cortesia! Onorevole Giachetti, l'onorevole Bondi può parlare, così come parlerà dopo il collega Rutelli, e così via tutti gli altri colleghi. Non capisco perché ci debba essere qualcuno che può parlare, mentre altri debbono essere interrotti nel corso dei loro interventi (Commenti dell'onorevole Giachetti). Onorevole Giachetti, la richiamo all'ordine!

SANDRO BONDI. C'è qualcuno che ritiene di avere una superiorità morale che, in realtà, non ha (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Bravo!

SANDRO BONDI. A questo punto, ritengo debba prevalere il senso di responsabilità, ed è giusto aspettarsi, anche dal Governatore, io credo, un gesto di sensibilità istituzionale. Vi sono momenti, comprendo quanto dolorosi, in cui è necessario subordinare alla tenuta e alla credibilità delle istituzioni il desiderio di vedere riconosciute le proprie ragioni e la propria rettitudine morale. Questo è uno di quei momenti. Per il resto, come sempre, il tempo sarà galantuomo.
Anche da come si è conclusa questa vicenda, la maggioranza che sostiene questo Governo non risulta affatto più debole, bensì, per certi aspetti, più forte, soprattutto più consapevole che non esiste un'alternativa credibile a questo Governo e a questa maggioranza. Come ha sostenuto con la consueta intelligenza e onestà l'onorevole


Pag. 9

Umberto Ranieri, il senso del dibattito sul cosiddetto centro ha origine in realtà nella consapevolezza dell'insufficiente tenuta del centrosinistra come coalizione in grado di decidere e di governare.
Il problema è, quindi, la qualità del riformismo della sinistra, così come, non voglio negarlo, la qualità del riformismo della nostra alleanza. Il problema non è perciò, come dimostra l'esempio della Germania, quello di rafforzare i due centri, ma quello di rafforzare la componente riformista all'interno di entrambi gli schieramenti, che riduca, come ha sottolineato giustamente Piero Ostellino, il potere di veto di conservatori e radicali. La soluzione a questi problemi non risiede, quindi, nella tentazione di disarticolare gli schieramenti politici così come sono, travolgendo così anche il bipolarismo, ma di scommettere ancora una volta nella politica, nella sola risposta possibile ai problemi e alle aspettative dei cittadini e del futuro del nostro paese.
È una strada per cui occorre avere coraggio e nobili propositi. Se questa strada prevarrà all'interno di entrambi gli schieramenti, allora gli italiani potranno guardare con fiducia al futuro e non vergognarsi della loro classe politica (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro e della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni).

PRESIDENTE. L'onorevole Bondi ha parlato per 11 minuti e 37 secondi. Lo stesso tempo, quindi, avranno a disposizione anche gli altri colleghi che interverranno.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Fassino. Ne ha facoltà.

PIERO FASSINO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio dei ministri, io, come credo tutti i nostri parlamentari, ho seguito il suo intervento non solo con attenzione ma anche con attesa, stante che questo suo intervento viene dopo un passaggio politico-istituzionale non marginale, come appunto, le dimissioni del ministro dell'economia e delle finanze.
Via via che lei parlava, ho trovato il suo discorso sempre meno convincente. Dico ciò perché mi è parso che lei abbia cercato di sfuggire alle ragioni delle dimissioni del ministro Siniscalco. Le dimissioni di Siniscalco non sono un incidente di percorso e non sono neanche riferibili esclusivamente ad un dissenso con il Governatore della Banca d'Italia. In realtà, le dimissioni di Siniscalco sono la presa d'atto del fallimento di una politica economica che il Governo ha cercato di perseguire in questi anni. Siniscalco si è dimesso alla vigilia della presentazione al Parlamento della legge finanziaria, perché consapevole che non era più riproponibile per la quinta volta quello che è stato fatto per quattro anni, e cioè presentare una legge finanziaria fondata sulla sovrastima della crescita - dunque, sovrastima delle entrate fiscali - e sulla sottostima della spesa e, per questa via, quindi, conti che quadravano.
Per quattro anni è stato fatto così: l'ha fatto il ministro Tremonti nei primi due anni del suo ministero, l'ha fatto Siniscalco nei successivi due anni. I risultati sono sotto gli occhi di tutti!
Lei può fare l'elenco di tante cose; però, poi, non può eludere, signor Presidente del Consiglio, che dopo quattro anni e mezzo di Governo, di suo Governo, l'Italia realizza un deficit che è oltre il 5 per cento del PIL; un debito pubblico che sta salendo velocemente al 110 per cento del PIL; una condizione di crescita «zero», che registra una pericolosa e preoccupante recessione produttiva ed un affanno di competitività delle nostre imprese; una stagnazione dei consumi; una condizione di incertezza, di insicurezza e di precarietà della nostra economia che è molto lontana da quello che lei si proponeva e, soprattutto, dal sogno che lei aveva evocato e sulla base del quale aveva ottenuto una fiducia!
È proprio questo, io credo, il problema con il quale lei dovrebbe misurarsi: nel 2001, lei ha ottenuto la fiducia di una maggioranza di cittadini italiani; e l'ha


Pag. 10

ottenuta perché si era presentato come un modernizzatore, come un uomo che avrebbe dato ad ognuno maggiori opportunità, maggiori possibilità, che avrebbe fatto crescere il paese e lo avrebbe liberato da mille gravami e vincoli, come colui che avrebbe determinato una nuova fase di espansione e di crescita.
Ebbene, ho già avuto modo di ricordarle - e glielo ricordo anche oggi - che, all'indomani delle elezioni, lei si presentò qui e cominciò il discorso di presentazione del suo Governo con le seguenti parole: «Noi siamo qui con l'ambizione di dare a questo paese la seconda grande modernizzazione conosciuta dall'Italia». Mi colpì la parola «seconda»: se uno dice «seconda», ha in testa una prima modernizzazione alla quale si riferisce; ed ho pensato che lei si riferisse alla grande modernizzazione che l'Italia aveva conosciuto nell'immediato dopoguerra. Presumo che quella fosse l'ambizione. Misuri quanta distanza c'è tra quell'ambizione, su cui lei ha conquistato i consensi di tanti italiani, ed i risultati che presenta oggi al paese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione)!
Faccia i conti con questo fallimento - che segna il fallimento di un'idea -, con cui lei continua a non voler fare i conti davvero: l'idea è che si possa mettere in moto la crescita di questo paese essenzialmente attraverso la leva della riduzione fiscale. Lei ha perseguito per cinque anni questa illusione, che si è dimostrata velleitaria, perché la riduzione fiscale non c'è stata o, quando c'è stata, è stata minima, e la crescita di questo paese, in ogni caso, non c'è stata, perché oggi tutti gli indicatori parlano di un paese fermo, di un paese stagnante, di un paese bloccato nel suo sviluppo e nella sua crescita.
Lei dice che questa è la propaganda dell'opposizione; dice - e l'ha ripetuto anche Bos... mi scuso, l'onorevole Bondi - che noi siamo catastrofisti e pessimisti, e che, anzi, siamo noi ad indurre nel paese una condizione di depressione e di poca fiducia in se stesso. No, guardi, io le dico con grande chiarezza che non è così! Noi in questo paese abbiamo una grande fiducia, perché sappiamo che l'Italia è un grande paese. Uso quest'espressione che non è consueta in Italia: se lei chiedesse ad un italiano come definirebbe l'Italia, nel 99 per cento dei casi si sentirebbe rispondere che l'Italia è un bel paese. No, io sono convinto che l'Italia è un grande paese! L'Italia è un patrimonio straordinario di competenze, di lavoro, di professionalità, di tecnologia, di sapere (Commenti del deputato Biondi).

PASQUALE VIESPOLI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali. Bravo, Fassino...!

PIERO FASSINO. Ma un grande paese ha bisogno di un Governo che sia capace di valorizzare tutto questo ...

NITTO FRANCESCO PALMA. Non di Prodi!

PIERO FASSINO. ... ha bisogno di una guida politica che sia capace di chiamare a raccolta le energie, ha bisogno di avere una guida politica che indichi degli obiettivi, delle mete, delle sfide. Quello che non ha il paese è questo, caro signor Berlusconi! Questa è la crisi politica dell'Italia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione)! Non ha un Governo all'altezza della situazione!
Si discute spesso se la politica sia così importante nella società della tecnologia, di Internet, e via dicendo. Guardando l'Italia, si vede quanto la politica sia importante, perché il blocco italiano è, prima di tutto, il blocco di chi dirige questo paese!
Non siamo solo noi: è Confindustria che, da mesi e mesi, denuncia, ad esempio, la solitudine nella quale sono state lasciate le imprese dall'assenza di una politica industriale che le accompagnasse in mercati più difficili, più competitivi e più aggressivi. Non siamo solo noi: è il presidente


Pag. 11

dell'Associazione nazionale dei costruttori, che lei ha ascoltato - anzi, lo ha ascoltato con crescente irritazione: ero presente ed ho potuto constatarlo -, a denunciare che, negli ultimi due anni, gli investimenti pubblici hanno conosciuto una contrazione preoccupante.
È il presidente della Confcommercio che denuncia una stagnazione di consumi ed una politica che non è stata capace di sostenere la domanda! Le richiamo esempi e rappresentanti di società che non sono certo ascrivibili al fronte del centrosinistra, tanto meno alla mia forza politica!
Si misuri con i dati veri! Faccia i conti con la società italiana! Lei ci ha citato i dati della borsa; ma quante sono le famiglie italiane che possono godere di quei dividendi di cui lei si è vantato (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione)?
Lei sa qual è il reddito medio di una famiglia italiana? Un lavoratore dipendente, oggi, mediamente, percepisce un salario tra i 1.100 ed i 1.350-1.400 euro! Non più di questo! Il 65 per cento dei pensionati italiani riceve una pensione che non supera i 900 euro e «non supera» non vuol dire che tutti la percepiscano! Le cito solo questi dati, ma ne potrei elencare tanti altri, per affermare che la fotografia del paese non è esattamente quella che lei ha fatto. È un po' più complessa e forse bisognerebbe fare i conti con un paese che percepisce una condizione di insicurezza, di incertezza, di precarietà crescente nella propria vita.
Ma poi, ammettiamo davvero che siamo noi a non vedere le cose, ma guardi che, con noi, non le vedono anche milioni di italiani. Lei, quanto meno, come leader politico, ha il dovere di misurarsi con il fatto che, dal 2002 ad oggi, ogni volta che si è votato (e in questo paese si è votato nel 2002, nel 2003, nel 2004 e nel 2005) il centrodestra ha sempre perso le elezioni (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione), ha sempre conosciuto una contrazione dei consensi; e ciò non in virtù di un pregiudizio, perché nel 2001 una maggioranza di italiani il consenso glielo ha dato, e se quegli italiani che cinque anni fa glielo hanno dato poi per i quattro anni successivi non glielo danno più, questo significa una cosa molto precisa, che quella fiducia che avevano in lei si è via via consumata, che si è incrinato un rapporto di credibilità, che si è incrinato un rapporto di consenso (Commenti del deputato Selva).
Poi mi scusi, lei ha fatto finta di non aver letto i giornali negli ultimi giorni o forse non li ha letti perché erano spiacevoli, ma lei ha parlato di una maggioranza di centrodestra che è corrosa da una metastasi. Sono sue parole! Lei ha tenuto una conferenza stampa qualche giorno fa per annunciare che Tremonti sostituiva Siniscalco e al termine della conferenza stampa il leader di un partito che fa parte della sua maggioranza, distante 80 centimetri da lei, ha detto: «Questo signore, secondo noi, non è più idoneo a guidare questo paese» (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione)!
Lei non fa i conti con il fatto che esiste una crisi visibile, neanche più mascherata, nel centrodestra e che i suoi principali alleati sono tutti impegnati a distinguersi da Forza Italia ed a scaricare tutte le responsabilità di una possibile sconfitta elettorale su lei e sul suo partito.

PRESIDENTE. Onorevole Fassino...

PIERO FASSINO. Vorrei evidenziare solo un'ultima cosa. Sarà consapevole, spero, del carattere surreale che sta assumendo l'eventualità che ricorriate alle primarie, perché mentre il centrosinistra ricorre alle primarie per investire il proprio leader della massima fiducia, voi state cercando di andare alle primarie per sfiduciare il leader che avete! È una cosa surreale e pazzesca (Applausi dei deputati


Pag. 12

dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista e Misto-Verdi-l'Unione)!
In conclusione, penso che, di fronte a tutto questo, ci vorrebbe da parte sua un atto di responsabilità e di sensibilità verso il paese, e questo atto di responsabilità e di sensibilità è molto semplice: perché volete trascinare oltre una crisi della vostra maggioranza e del vostro modo di governare per altri mesi e mesi? Non trasformate l'agonia di una maggioranza nell'agonia del paese! Abbiate il coraggio di un atto di responsabilità. Prendete atto di questa crisi, andiamo a chiedere agli italiani chi deve governare e si vada al voto! Gli italiani decideranno.
D'altra parte, lei dice che la nostra è tutta propaganda, che la situazione è tutta diversa e che le cose vanno bene. È allora che paura ha? Se è così, si rivolga agli italiani e gli italiani gli daranno fiducia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Verdi-l'Unione e Misto-Popolari-UDEUR)!
Se è vero - ed è l'ultima considerazione che svolgo - che, in una lettura un po' affrettata e propagandistica che avete fatto, le elezioni tedesche dimostrano che anche chi ha perso le elezioni può recuperare, allora, se è così, se ha questa convinzione di poter recuperare, vada alle elezioni! La verità è che lei sa benissimo (Commenti) che non è così!

CESARE RIZZI. Sono due ore che parla!

PIERO FASSINO. La verità è che lei sa di guidare una maggioranza in difficoltà, un Governo in crescente affanno: lei sa che, in verità, voi non siete in grado di onorare i problemi del paese e vi abbarbicate alla zattera del naufragio, magari cercando di modificare la legge elettorale e di evitare una sconfitta che è possibile e probabile!
Guardate: più continuerete così, più gli italiani vi giudicheranno severamente, e quella severità che già vi hanno dimostrato nelle urne in queste anni ve la manifesteranno ancora di più tra qualche mese (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Ulivo e Misto-SDI-Unità Socialista - Congratulazioni).

ANTONINO LO PRESTI. Aspetta e spera!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho strappato i fogli del mio intervento, perché gli appunti che mi ero preparato sono stati resi inutili dall'ottimo intervento del nostro Presidente del Consiglio (Commenti), il quale ha puntualmente ...

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi...

IGNAZIO LA RUSSA. Mi sembrava di sentire uno zoo: non ho capito bene!
Dicevo che il Presidente del Consiglio ha puntualmente riassunto i punti salienti del percorso del Governo in questi anni; non ha nascosto, accanto ai tanti dati positivi, che non intendo e non ho bisogno di ripetere, una difficoltà esistente per le famiglie a reddito fisso; non ha nascosto, e non nascondiamo, una difficoltà per le famiglie della quale non occorre, signor Fassino, rallegrarsi ma nei confronti della quale occorre prendere provvedimenti. Ed è quello che puntiamo a fare con la prossima legge finanziaria, a partire dal quoziente familiare e da tutte le altre possibilità che verranno indirizzate a rilanciare la piccola e media impresa, ma soprattutto le famiglie (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia). Avendo strappato l'intervento previsto, posso dedicarmi a fare qualche valutazione sull'intervento del signor Fassino che mi ha preceduto.

Una voce: È onorevole!


Pag. 13

IGNAZIO LA RUSSA. Anche Berlusconi è «onorevole», ma ho sentito chiamarlo «signor» Berlusconi: vuol dire che è la nuova regola, molto inglese, e mi permetto di adeguarmi alla stessa terminologia (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).
Che sarebbe successo, mi permetto di chiedere, se la congiuntura economica nata dopo l'11 settembre, sulla quale non mi attardo (l'abbiamo detto mille volte), avesse avuto per l'Italia la sventura di essere governata dal centrosinistra? Già l'Italia aveva avuto la sventura di vedere l'onorevole Prodi, nell'ansia (che era giustificata) di raggiungere a tutti i costi l'ingresso nell'Europa dell'euro, accettare un cambio subito dimostratosi dannoso per la nostra economia, per i consumi e per i bisogni delle famiglie.
Già avevamo avuto un Prodi che, nel perseguire il giusto obiettivo di entrare nell'area dell'euro, non aveva mimimamente insistito sull'opportunità di una cartamoneta che fosse almeno simile alle vecchie mille lire e non si era neanche lontanamente accorto dell'effetto psicologico diverso che ha avuto far passare l'unica cartamoneta (la più piccola) da mille a quasi 10 mila lire!
Avremmo avuto oggi, se gli italiani nel 2001 avessero premiato la sinistra, un Governo di centrosinistra che si sarebbe ispirato, onorevole Fassino - ritorno alla dizione corretta -, certamente non a quella che lei dice essere un'idea fallita (lei ha parlato del fallimento di un'idea, cioè della convinzione che l'unica leva per lo sviluppo sia la riduzione delle tasse e l'abbassamento del peso fiscale), ma all'idea esattamente opposta: rimediare a tutto ciò che è accaduto con il solito inasprimento delle tasse, mettendo le mani nelle tasche dei cittadini e di Pantalone (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!
Questa sarebbe stata la vostra idea, in ciò sarebbe consistita la vostra soluzione.
Guardi, onorevole, le critiche testé ascoltate mi sembrano veramente speciose: Tremonti! Avete riconfermato Tremonti dopo tutte le polemiche intervenute. Ebbene, non intendo sfuggire ad una tale osservazione. Anche se, certo, non posso sperare che lei legga le mie dichiarazioni di allora - non ho un tale peso - tuttavia, potrebbe delegare ad un suo addetto stampa una simile ricerca; se volesse farlo, scoprirebbe che da destra, e personalmente, abbiamo sempre dichiarato che il ministro Tremonti era il migliore, o tra i migliori, dei ministri dell'economia d'Europa: pur riconoscendo la sussistenza di problemi di comunicazione e, altresì, di difficoltà interne ai partiti, non abbiamo mai messo in discussione la grande capacità e professionalità del ministro Tremonti, che - forse non ve ne siete accorti - da diversi mesi era Vicepresidente di questo Governo; pertanto, già aveva cessato di sussistere tale difficoltà di rapporti tra i partiti che appoggiano il Governo.
Ancora, un'altra obiezione ci viene mossa, a proposito delle primarie; non avremmo soluzioni, non crederemmo nel nostro leader e proporremmo, quindi, le primarie per sfiduciare Berlusconi; a tale riguardo, potrei, per così dire, cavarmela con una battuta, osservando che le vostre primarie vengono indette per accertare se esista un leader. Ma dirò, invece, attenendomi alla verità, che, se si tratta di sfiduciare il proprio leader, voi, Prodi, nella nostra storia, lo avete già sfiduciato dopo solo un anno e mezzo di Governo, senza bisogno di primarie o secondarie (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

Una voce: Ipocriti!

IGNAZIO LA RUSSA. La verità è che, nel centrodestra, vi è confronto e dibattito; vi è la possibilità, certo, di palesare anche differenze sostanziali; peraltro, proprio in concomitanza con la vicenda che dà origine a questo dibattito - le dimissioni del ministro dell'economia - si è avuta la possibilità di un «colpo di reni». Il giorno prima delle dimissioni del ministro Siniscalco, Gianfranco Fini chiedeva un vertice di maggioranza per affrontare congiuntamente i problemi della premiership, della riforma costituzionale, della legge elettorale,


Pag. 14

della finanziaria - appunto, la finanziaria! -, convinto che solo affrontando congiuntamente le questioni vere sul tappeto, non di potere ma reali, si potesse far ripartire la coalizione per battervi nuovamente.
Ritengo che si stia determinando un percorso serio in tale direzione e, dunque, comprendo benissimo la vostra impazienza, il vostro desiderio che si torni a votare con elezioni anticipate. Non vi frena percepire il senso di irresponsabilità insito in chi vuole, pur di cercare di conservare un vantaggio che si fa, giorno dopo giorno, più esiguo, che le votazioni siano indette nel tardo autunno, costi quel che costi all'economia, all'Italia; non vi frena il senso di responsabilità da noi rivelato nel pensare anzitutto alle necessità del paese.
Dunque, caro onorevole Fassino, cari colleghi dell'opposizione, lei ha concluso sostenendo che abbiamo paura delle elezioni; le giro dunque il quesito: ha paura chi sta lavorando fino all'ultimo giorno per adempiere al proprio dovere, realizzare il Governo più lungo della storia repubblicana d'Italia e compiere oltre l'80 per cento del proprio programma? Oppure, ha paura chi ormai teme una sconfitta che assomiglierebbe molto, nel paese, a quella dell'ex ministro Enzo Bianco, dato per vincente nei confronti di Scapagnini, ma poi improvvisamente soccombente di oltre il 10 per cento (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)? Una sconfitta che assomiglierebbe, altresì, a vicende estere che hanno visto recuperi imprevedibili di chi era dato svantaggiato dai sondaggi.
Ritengo che la paura vi stia dettando un'inutile richiesta di votazioni anticipate perché sapete che, domani, la sconfitta sarà alle vostre porte (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rutelli. Ne ha facoltà.

FRANCESCO RUTELLI. Signor Presidente del Consiglio, lei è un esperto della canzone francese, e dunque conosce certamente quel celebre motivo degli anni Trenta, «tout va très bien, madame la marquise», anch'esso diventato popolare, in italiano, con la traduzione diretta «tutto va bene, madama la marchesa»!
Credo che...

Una voce: Bravo!

SILVIO BERLUSCONI, Presidente del Consiglio dei ministri. E sii serio...!

FRANCESCO RUTELLI. ...nella necessità di dare le linee guida al Parlamento - o meglio, ai colleghi della sua maggioranza un po' scoraggiata, poiché escono di qui ed incontrano gli italiani, escono di qui e parlano con la gente in carne ed ossa, escono di qui e si misurano con l'economia reale, con i frutti reali dell'operato di questo Governo -, lei abbia cercato di illustrare oggi, davanti all'Assemblea di Montecitorio, alcune delle linee della sua propaganda elettorale futura. Le dico sinceramente che, se le linee sono queste, la vedo dura per voi!

PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA, Sottosegretario di Stato per le politiche agricole e forestali. Per voi!

FRANCESCO RUTELLI. La vedo dura per voi, e credo che forse l'occasione di oggi avrebbe meritato, signor Presidente della Camera, innanzitutto una risposta in ordine al motivo per cui ci stiamo riunendo, vale a dire su quale argomento è stato richiesto al Presidente del Consiglio di renderci comunicazioni.
Ciò non è avvenuto, e poiché nel suo intervento politico l'onorevole Fassino ha svolto una serie di argomentazioni, alle quali mi richiamo interamente, vorrei svilupparne altre proprio a partire da questa, signor Presidente del Consiglio: ma perché il ministro Siniscalco si è dimesso? In altri termini, per quale motivo voi siete venuti oggi, con il nuovo ministro dell'economia e delle finanze - che, peraltro, è anche il vecchio ministro dell'economia, e che (vorrei altresì ricordarlo) era stato sostituito


Pag. 15

da Siniscalco poiché avevate constatato l'impossibilità di condurre una politica economica credibile -, alla Camera dei deputati?
Lei è convinto, signor Presidente del Consiglio, che oggi il professor Siniscalco sottoscriverebbe le sue dichiarazioni sull'economia, sullo stato dell'economia e sugli obiettivi che il vostro Governo si è prefissato? Mi viene da chiedermi, poiché lei ha citato la costanza degli indirizzi in politica estera: ma per caso l'ex ministro degli affari esteri Ruggiero sottoscriverebbe le sue affermazioni sull'autorità e sull'autorevolezza che l'Italia si è conquistata a livello internazionale?
No: penso che Siniscalco, che ha avuto serie responsabilità nell'attività di Governo in questi quattordici mesi, non potrebbe sottoscrivere quanto lei ha detto, tanto è vero che se ne è andato! Siniscalco, infatti, si è dimesso dichiarando che gli era impossibile condurre, con questa maggioranza, una politica economica coerente e predisporre un disegno di legge finanziaria in grado di risolvere i gravissimi problemi del paese e che, allo stesso tempo, era impossibile definire - ci tornerò tra un attimo - una posizione del Governo in ordine alla vicenda della Banca d'Italia!
Allora, signor Presidente del Consiglio, se lei presenta agli italiani questo «motivetto elettorale» - tutto va bene, tutto è stato fatto per il meglio nelle condizioni possibili -, e se lei ha affermato che l'80 per cento del programma elettorale è stato realizzato, non viene sfiorato dal dubbio - posto che sia vero, e non lo è! - che, magari, quel programma elettorale ha dimostrato di essere «ortogonale» rispetto alle necessità di questo paese...

ALFREDO BIONDI. Eh: ortogonale...?

FRANCESCO RUTELLI. ... e che, in questi anni, l'insistenza che avete dimostrato sugli slogan della campagna elettorale non è riuscita né ad ottenere la fiducia degli elettori, né a produrre risultati nell'azione di Governo in un'epoca certamente difficile?
Lei indica i segnali di crescita, ma lo ricorda che, cinque anni fa, lei promise agli italiani uno sviluppo di quattro punti percentuali del Prodotto interno lordo all'anno per cinque anni e che, alla fine dei cinque anni del vostro Governo, lascerete un paese che non avrà registrato quattro punti di crescita durante l'intero svolgimento della legislatura?
Si tratta di una situazione che non si è mai verificata nel dopoguerra e che voi non potete paragonare a simili situazioni di altri paesi, poiché nessun paese occidentale a noi paragonabile ha conosciuto una fase di stagnazione - o, in alcuni momenti, di recessione - quale quella cui avete condotto il nostro paese.
Ho anche notato che lei, signor Presidente del Consiglio dei ministri, ha elencato il numero dei provvedimenti che avete approvato. A mio avviso, una parte degli italiani aveva apprezzato che, nel vostro programma elettorale, Tremonti si fosse, al contrario, caratterizzato per misurare le leggi, come diceva, «con il centimetro»: troppe leggi, troppi provvedimenti, troppi decreti-legge, troppe misure, troppa burocrazia! Il segno del fondamentale fallimento della vostra opera di Governo è proprio nel suo orgoglioso rivendicare, signor Presidente del Consiglio, 601 provvedimenti approvati, esattamente il contrario di ciò che le persone si aspetterebbero: non il numero delle misure approvate - la cui qualità ritengo che ciascuno sia in grado di valutare -, ma la qualità dell'attività di Governo ed i suoi risultati.
Giungo al tema della legge finanziaria. Mi vuole spiegare, signor ministro dell'economia, come fa contemporaneamente a proporre - credibilmente - agli italiani che vi sia un ricavato, come sembra dalle indiscrezioni apparse sulla stampa, di 1,8 miliardi dalla lotta all'evasione fiscale e di 3 miliardi dall'estensione del condono fiscale? Ciò è la conferma di una politica che il vostro Governo sta conducendo smantellando la credibilità del fisco e la capacità di raccogliere risorse secondo le modalità corrette. In tal modo, la pretesa di presentare simultaneamente un nuovo condono, un'estensione del condono ed un recupero della capacità dello Stato di


Pag. 16

raccogliere risorse, in un rapporto di fedeltà e di fiducia con i cittadini, è inevitabilmente destinata a fallire.
Allo stesso modo, prendiamo atto, signor Presidente del Consiglio, delle sorprendenti dichiarazioni che sono state fatte - anzitutto da lei e, poi, in nome della maggioranza e del maggior partito oggi rappresentato in Parlamento, dall'onorevole Bondi - a proposito della Banca d'Italia. Ho letto oggi sulla stampa dichiarazioni attribuite al Governatore della stessa Banca d'Italia, il quale dice - o direbbe - «Vede, io le parole del Presidente del Consiglio le debbo studiare bene. Non sono così nette. La sua posizione è complessa.». Con il che si comprende per quale motivo un Governo nel quale, in apparenza, il ministro uscente e quello «rientrante» dell'economia si sono entrambi dichiarati, con nettezza, a favore delle dimissioni del Governatore non ha posto in essere alcun atto formale in merito. Non ha adottato ciò che a ciascun osservatore risulta evidente, ossia una presa di posizione univoca del Consiglio dei ministri, al di là di dichiarazioni, prese di posizioni generiche e lanci di agenzia, che vengono smentiti pochi minuti dopo essere stati emessi da un altro membro del Governo. Ecco le contraddizioni di fondo nelle quali state davvero sprofondando!
Per quanto riguarda la politica economica, ci attendiamo una manovra priva di orizzonte: né di risanamento, né di ripresa dello sviluppo, né di credibilità, ma sempre - e più probabilmente - di impegno pre-elettorale, ragione che probabilmente è all'origine delle dimissioni del ministro Siniscalco e su cui lei, ministro Tremonti, è alla prova davanti al paese. Non vi è credibilità, anche nella vicenda - dolorosa - della Banca d'Italia, e non possiamo pensare che voi la risolviate senza atti formali del Consiglio dei ministri e con i «dispetti» che fate, in ambito internazionale, al Governatore della Banca d'Italia. Ci vuole, allo stesso tempo, più rigore, più chiarezza e serietà (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Popolari-UDEUR)! E sarebbe giunto il momento che ciò voi lo facciate in modo inequivocabile.
D'altronde, abbiamo constatato che un altro dei «motivetti» della campagna elettorale, signor Presidente del Consiglio, sarà quello dell'euro.
Anche a questo riguardo, vorrei dire al Presidente del Consiglio e al ministro dell'economia e delle finanze che questo motivetto dimentica alcuni passaggi. Fondamentalmente, sono tre.
Il primo: l'adesione alla moneta comune fu varata, all'inizio degli anni Novanta, dal Governo Andreotti. Allora era ministro l'onorevole De Michelis, che firmò tale atto. È una scelta che tutto il paese ha sottoscritto. L'unico Governo che ha fatto davvero delle scelte conseguenti, difficili e dolorose (altro che le vacche grasse di cui parlava il collega Bondi!) è stato il Governo Prodi. La capacità del paese di entrare in Europa è stata legata alla formidabile rincorsa all'ingresso nell'euro operata dal Governo dell'Ulivo guidato da Prodi. E di questa rincorsa e del risanamento (ricordiamo tutti chi era, allora, il ministro del tesoro) voi avete goduto i frutti, sino allo straordinario taglio del debito! Il Presidente del Consiglio ha citato tre volte il debito con cui si deve misurare.

PRESIDENTE. Onorevole Rutelli...

FRANCESCO RUTELLI. Ma i Governi dell'Ulivo hanno ridotto il debito del paese di quasi 14 punti. Nel 2006, il Fondo monetario internazionale ha annunciato che il debito, con questo Governo, tornerà al 107 per cento! Voi state sfasciando definitivamente ciò che l'Ulivo aveva costruito e su cui aveva creato le condizioni di una ripresa (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, Misto-Comunisti italiani, Misto-Verdi-l'Unione e Misto-Popolari-UDEUR)!
Signor Presidente, il terzo ed ultimo passaggio riguardava proprio l'attuazione dell'euro: lì è mancato il vostro Governo. Ma, riguardo a ciò, ci confronteremo nel


Pag. 17

corso della campagna elettorale. È una campagna elettorale annunciata - e concludo, signor Presidente - dal vostro desiderio di modificare la legge elettorale.
È singolare che lei, signor Presidente del Consiglio, nel suo intervento, non abbia fatto alcun riferimento ai nodi politici con cui si misura il Parlamento.
Signor Presidente del Consiglio, c'è la vostra proposta di riforma elettorale o no? La state modificando ogni giorno che passa. Ma si pensa, per caso, che ad ottobre, a novembre, nei mesi precedenti le elezioni, saremo in condizioni di misurarci con un sistema elettorale totalmente cambiato?
Il signor Presidente del Consiglio mi permetterà di citare quanto egli ha affermato, esattamente cinque anni fa, su questo tema: «Niente riforme, nessuna possibilità di intesa sulla legge elettorale con una maggioranza che vuole approfittare della forza dei propri numeri per calpestare i diritti della minoranza. Non lasceremo che si cambi la legge a colpi di voto. Ci batteremo, faremo ostruzionismo, non riusciranno senza il nostro consenso». Sino ad un richiamo al Capo dello Stato. Ancora, parole di Silvio Berlusconi: «Vogliono fare la nuova legge elettorale da soli, ma noi non glielo consentiremo. Si sono per anni riempiti la bocca di maggioritario e adesso hanno rispolverato il proporzionale per tentare di battere il centrodestra».
Queste sono le sue parole esattamente di cinque anni fa, e noi gliele ribaltiamo contro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Popolari-UDEUR)!
Non potete pensare di fare una modifica della legge elettorale a colpi di maggioranza, a poche settimane dall'inizio della campagna elettorale, senza neppure avere il coraggio di portare in Parlamento questa riforma! È la terza volta, in pochi giorni, che, nel desiderio di trovare un'intesa al vostro interno, la state modificando!
L'ultima questione su cui vorrei sfidarla, signor Presidente del Consiglio, è lo scandalo della cosiddetta legge ex Cirielli. Mi rivolgo anche ai colleghi della maggioranza e all'onorevole Cirielli, che l'ha sconfessata. Quante decine di migliaia di provvedimenti di scarcerazione, quante decine di migliaia di procedimenti saranno cancellati, signor Presidente del Consiglio?

SERGIO COLA. Ma che scarcerazioni...?

FRANCESCO RUTELLI. Ce le volete dare queste cifre? Ce li volete dire questi numeri? Vi rendete conto che la stanchezza degli elettori e l'insofferenza verso questo Governo nascono dall'evidenza di questo squilibrio? Un Governo deciso nel difendere l'interesse di pochi, incapace nel governo del paese.

PRESIDENTE. Onorevole Rutelli...

CESARE RIZZI. Tempo! Sono 20 minuti che parla!

FRANCESCO RUTELLI. Per questo motivo, non siamo pessimisti, come lei ci ha detto. Siamo ottimisti. Pensiamo che l'Italia abbia i talenti per cambiare e il popolo italiano ha già deciso di cambiare maggioranza. Avremo una grande responsabilità, ma ci stiamo preparando a raccogliere l'eredità che voi ci lasciate, perché sappiamo che il popolo italiano si prepara ad attribuirla al centrosinistra (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-SDI-Unità Socialista, Misto-Verdi-l'Unione e Misto-Popolari-UDEUR - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della Scuola media statale Luciano Allegretti di Monteprandone, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Ha chiesto di parlare l'onorevole Volontè. Ne ha facoltà.


Pag. 18

LUCA VOLONTÈ. Signor Presidente, onorevole Presidente del Consiglio, onorevoli ministri, onorevoli colleghi, viene da pensare che l'11 settembre sia stato un incubo di tutti noi, visto che nessuno dell'opposizione lo ricorda per gli effetti economici che esso ha avuto non solo per gli Stati Uniti, ma anche per il resto del mondo.
Risale a qualche giorno fa il dibattito che si è svolto in quest'aula sulle dimissioni del ministro dell'economia e delle finanze, il professor Domenico Siniscalco. In quella sede avevamo ricordato, noi soli, come ci trovassimo di fronte ad un'occasione decisiva per il rilancio dell'azione del Governo e per il recupero di credibilità della coalizione, in vista degli importanti passaggi dei prossimi mesi.
Ricordo le parole di allora del nostro segretario, l'onorevole Marco Follini: serve un grande senso di responsabilità, cui concorrano tutte le parti politiche, quale che sia il loro colore o la loro bandiera.
Noi, in questi mesi e in questi anni, in modo crescente e tormentato, ma sempre autentico, siamo stati l'anima critica di questa maggioranza. Abbiamo sempre cercato di costruire, abbiamo cercato di correggere, ci siamo assunti in pieno la responsabilità di ciò che abbiamo fatto e così - aggiungo - sarà anche in vista del prosieguo della legislatura e della legge finanziaria.
È vero che qualche luce si vede all'orizzonte del panorama economico. Tuttavia, siamo appassionati, a ridosso della finanziaria, ad accompagnare le molte situazioni che ancora non vanno nel nostro paese, alcune, troppe, tutte figlie di un passato degli ultimi decenni. Lo sviluppo è lento, le nuove disuguaglianze avanzano velocemente, il sistema delle imprese è frammentato e, a volte, refrattario alle innovazioni, le famiglie faticano a raggiungere dignitosamente la fine del mese, sempre meno vedo culle piene di bimbi e sempre più trovo i giovani che cercano il lavoro dei propri padri. Troppi, troppi, veramente troppi sono i mercati che attendono liberalizzazioni vere e non passaggi di mano, com'è accaduto nella scorsa legislatura, dal monopolio pubblico al monopolio privato.
Nel 2001, il tema proposto era quello dell'abbassamento delle aliquote. Ora più che mai il tema principale è quello di proseguire sulla via dell'equità fiscale per difendere il potere d'acquisto delle famiglie, oltre che spingere le imprese alla virtù dell'innovazione.
L'UDC ha dato un contributo generoso ad entrambe le situazioni critiche sottoposte all'attenzione del Governo e della sua maggioranza nell'ultimo fine settimana. Auguriamo buon lavoro al ministro dell'economia e delle finanze, il professor Giulio Tremonti, e gli assicuriamo la nostra piena disponibilità e collaborazione nell'elaborazione della manovra economico-finanziaria nei passaggi parlamentari che porteranno alla sua approvazione.
Negli ultimi anni è stata nostra cura ripetere i tre motivi di contenuto, ricordati in sintesi e con precisione dal Presidente del Consiglio all'atto di ricevere la fiducia al suo nuovo Governo nell'aprile del 2005: la famiglia, l'impresa e il Mezzogiorno sono al centro dell'azione del Governo.
Proprio nell'ultimo decreto sulla competitività, grazie all'impegno del Vicepresidente del Consiglio dei ministri di allora, l'onorevole Marco Follini, all'intero gruppo della sussidiarietà, guidato dall'onorevole Lupi, e all'intera UDC, si è colta una grande opportunità di introdurre in Italia la deducibilità a favore del volontariato, più generalmente nota come «più dai, meno versi».
Ci attendiamo che anche su questa strada si prosegua per dare sviluppo e valore al privato sociale e al volontariato italiano. L'idea del 5 per mille da destinare a tale mondo innoverebbe e premierebbe finalmente una componente fondamentale dello sviluppo, non solo economico, assolutamente dimenticata dai Governi della scorsa legislatura.
Il chiarimento di allora ha fatto perno su tre elementi della politica economica, ossia la famiglia, le imprese e il Mezzogiorno. Su questo terreno ribadiamo al ministro Tremonti e al Presidente del


Pag. 19

Consiglio dei ministri la nostra collaborazione e condivisione di tutte quelle scelte che vedranno crescere il potere di acquisto delle famiglie, combatteranno la denatalità, ridurranno selettivamente l'IRAP - una tassa certamente non voluta dal nostro Governo -, amplieranno e includeranno nuove aree del paese in uno sviluppo duraturo e svilupperanno il volontariato.
I pochi giorni che ci separano dalla presentazione della manovra finanziaria al Parlamento portano con sé un segnale incoraggiante di metodo, del quale siamo stati e restiamo custodi gelosi. L'incontro di domani con le parti sociali costituisce un importante segno di inizio, che confidiamo non rimanga isolato. Il metodo del dialogo sociale e della concertazione è tanto più importante ora, in una fase difficile come quella in cui viviamo, di quanto non lo fosse cinque anni fa. Si tratta di una finanziaria rigorosa sul debito pubblico e rispettosa degli accordi europei, ma anche attenta ai bisogni delle famiglie, delle imprese e, appunto, del Mezzogiorno.
Da qualche tempo, per parte nostra, è emersa la necessità di marcare una discontinuità nella coalizione, un gesto reso opportuno anche dai risultati elettorali di tutte le elezioni amministrative; in questo senso va il chiarimento politico intervenuto nel vertice di giovedì scorso. La condivisione di far svolgere le primarie fra gli elettori del centrodestra è un'occasione per il rilancio dell'alleanza. Le primarie non sono e non devono essere viste con sofferenza, né con ossessione o insofferenza. Esse sono un'opportunità grande per la coalizione, per la sua ripresa, per la sua compattezza e per la sua riapertura alla società. Le critiche nervose, che ho ascoltato anche in quest'aula, sulla scelta delle primarie nella Casa delle libertà, che vengono dal centrosinistra, sono un ulteriore conferma della bontà di quella decisione.
Dunque, i tre cardini e il lavoro comune sulla manovra economica, da un lato, e le primarie, dall'altro, sono il contributo di collaborazione e di impegno comune di coesione, che ci vedono partecipi, attivi e schietti. Mantenere entro questi due argini la nostra azione sarà compito comune, da svolgersi nell'interesse del paese e della coalizione. Dice un antico adagio: io cammino perché ho una meta. Bene, la strada del sentiero è segnata e giovedì scorso è stata di nuovo verificata. Ora non ci resta che procedere con generosità, lealtà e convinzione.
Ho ascoltato parole che, evidentemente, non volevo ascoltare. Elezioni anticipate? Davanti alla situazione economica e al pericolo di attentati, presente ai nostri occhi da mesi, da anni, ed ancora oggi ribadito, ciò sarebbe un puro gesto di irresponsabilità politica. Di questo nessuno di noi vuole macchiarsi (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.

ANDREA GIBELLI. Presidente Berlusconi, in quest'aula oggi abbiamo sentito tante cose dai banchi del centrosinistra. A volte viene il sospetto che questi signori non abbiano mai governato questo paese; varrebbe la pena ricordare a chi lo ha governato per cinque anni la situazione che abbiamo trovato, oltre che la mentalità che abbiamo dovuto subire per anni.
Noi abbiamo costruito con lei, Presidente Berlusconi, un'alleanza, politica innanzitutto, alla luce del sole, che aveva due punti forti: un programma elettorale e, soprattutto, la necessità di contrastare due nemici del paese, uno interno, l'altro esterno. I nemici del paese rappresentano, oggi come allora, il cosiddetto partito-Stato, cioè quel partito del vecchio compromesso storico che ha governato il paese dal 1996 al 2001, che ha minato il futuro di molte generazioni di nostri concittadini.
È bene ricordare che hanno impostato una mentalità di governo che ha minato le basi della nostra società. Hanno sostanzialmente minato quello che, a nostro avviso, rappresenta il punto centrale della società, la famiglia, parlando spesso a


Pag. 20

sproposito nei contenuti ed oggi proponendo soluzioni diverse rispetto a quel sistema di valori, a cui noi facciamo riferimento, che si ispira al concetto di famiglia come risulta all'articolo 29 della Costituzione. Inoltre, essi hanno minato il lavoro delle imprese e dei lavoratori. Oggi abbiamo sentito parlare l'onorevole Fassino di salari; ebbene, vorrei ricordare che loro hanno minato quel lavoro, attraverso una legge sull'immigrazione selvaggia, a firma degli onorevoli Turco e Napolitano. Vale la pena ricordare queste persone quando si parla di lavoro (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Si parla tanto di pensionati e delle fasce più deboli; però, è stato questo Governo che ha migliorato da subito le condizioni di queste categorie di soggetti. Era una promessa fatta nel 2001, che è stata da noi mantenuta. Invece loro, figli del partito-Stato, dal 1996 al 2001 hanno sempre e solo alimentato l'assistenzialismo, senza dare risposte a chi si era consumato le mani per rendere questo un bel paese, come diceva l'onorevole Fassino (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Fuori dai nostri confini ci sono stati tanti nemici, e ci sono anche oggi. Bisogna ricordare gli assalti di quei paesi che, con la scusa dell'Europa unita, hanno tentato e tentano di comprare tutto, crediti ed imprese.
Pertanto, dobbiamo opporci a chi considera questo paese una colonia ed introdurre misure adeguate, a fronte di chi pensa di giungere nel nostro paese per comprare tutto a prezzo di saldo!
Bisogna anche ricordare chi è stato l'artefice della situazione che ci siamo trovati ad affrontare in questi quattro anni. La password di ingresso è stata data da un signore che oggi ci dà lezioni: è il «signor euro», il signor Romano Prodi che ci ha lasciato questa eredità ed oggi da lui non accettiamo sicuramente lezioni di politica (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Per quanto riguarda la vicenda di Bankitalia e del Governatore, riteniamo siano evidenti le condizioni, anche di natura politica, sottese alla medesima. Tuttavia, signor Presidente Berlusconi, occorre sottolineare sul piano politico un'anomalia tutta italiana. Dobbiamo stare molto attenti al fatto che sono le procure a decidere le maggioranze politiche, societarie e bancarie di questo paese (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!

PIETRO ARMANI. Bravo!

ANDREA GIBELLI. Rispetto alle accuse mosse nei nostri confronti anche oggi, come apparso sui giornali, traspare sempre quell'atteggiamento manicheo di chi pensa che le leggi di questo paese debbano essere interpretate per gli amici ed applicate per i nemici, e noi siamo qui per fermare questo atteggiamento!

GIOVANNI RUSSO SPENA. E le mogli...?

ANDREA GIBELLI. Quanto al ministro dell'economia e delle finanze, auguriamo all'onorevole Giulio Tremonti un buon lavoro per il disegno di legge finanziaria. Sappiamo che in passato è stato difensore delle imprese e degli istituti di credito, ma oggi serve passare dalle parole ai fatti!
Prendendo a prestito le parole del Presidente del Consiglio, si rende necessario, come è stato detto da lei, onorevole ministro Tremonti, non solo parlare di dazi, ma introdurre dazi per salvare le nostre imprese in agonia ed in estinzione (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! Non vi è alcun sistema paese che possa reggere attraverso la concorrenza sleale.
Oggi è assolutamente necessario introdurre determinate misure, e lo possiamo ancora fare. Se fosse necessario, dovremmo prendere a prestito le esperienze di altri paesi europei; quando l'Europa, latitante, non assume certe decisioni, bisognerebbe avere il coraggio di adottare


Pag. 21

misure unilaterali come paese singolo, al fine di salvare il nostro sistema produttivo. Noi, con lei, queste cose le possiamo fare (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Per quanto riguarda il disegno di legge finanziaria, si parla di famiglia, di persone e di imprese, ma riteniamo che questa sia l'occasione per riempire di contenuto tali concetti.
È assolutamente necessario presentarsi davanti al paese e seguire una strada, Presidente Berlusconi, e tocca a lei spiegare le risorse e le riforme poste in essere in questi anni.
Negli ultimi mesi si è parlato maggiormente di riforme elettorali, di forme della maggioranza, ma abbiamo il dovere morale di dire al paese che cosa abbiamo compiuto in questi anni: la riforma della scuola e della leva, la nuova legge sull'immigrazione, sui lavori pubblici, sul welfare, sulla giustizia, e la riforma costituzionale. Misure che, spesso, sono passate in secondo piano. Tocca a lei parlarne e far capire a tutti i nostri concittadini il valore di un cambiamento politico iniziato quattro anni fa!
Naturalmente, sorge una domanda: come mai siamo riusciti a fare tutto ciò? Se si desse spazio solo alle polemiche, risulterebbe impossibile aver fatto queste cose.
La nostra alleanza politica (glielo dice uno della Lega Nord, che non è mai andata troppo per il sottile, quando occorreva sensibilizzare la maggioranza sul solco del cambiamento indicato nel 2001) è composta, a nostro avviso, da diverse anime: quella laica e cattolica, mentre il suo cemento è rappresentato dal perimetro del federalismo, che oggi sta entrando nella sua fase finale.
Insieme siamo stati capaci di definire un giusto equilibrio tra un nuovo modello di società e una forma di Stato; non a parole, ma a fatti siamo stati in grado di combinare la sussidiarietà orizzontale con quella verticale, rispetto ad uno slogan, che non è più elettorale, perché è un fatto politico: più società, meno Stato! Oggi, siamo reduci da un importante momento politico, il «devolution day» di Reggio Calabria, con il quale la riforma costituzionale, partendo dal nord, è riuscita a coinvolgere tutto il sud d'Italia.
Naturalmente, non abbiamo alcun timore di presentarci di fronte al corpo elettorale, dal momento che, come avversario politico, abbiamo un centrosinistra che, non avendo alcun tipo di valori di riferimento, relativizzando tutto è riuscito a tenere insieme tutto e il contrario di tutto: gli «incravattati» della Margherita con gli «incappucciati» di Rifondazione comunista. Questi sono i nostri avversari e contro costoro ci confronteremo in termini elettorali (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)!
Intendo terminare il mio intervento pronunciando la parola con la quale la nostra coalizione ha vinto: libertà! Oggi la voglio ripetere perché rappresenta la differenza esistente tra noi e loro (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia, di Alleanza Nazionale e dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro - Congratulazioni)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giordano. Ne ha facoltà.

FRANCESCO GIORDANO. Signor Presidente del Consiglio, oggi registrate il fallimento della vostra compagine governativa.
Le analogie precedenti stanno a zero: esiste un dato che riguarda voi in questo preciso momento. Non c'è soltanto l'ennesimo ricambio di uno dei punti chiave della politica di un Governo: il Ministero dell'economia e delle finanze. Tra l'altro, lei non motiva per nulla le ragioni del cambio. Se fosse solo un conflitto tra Siniscalco e Fazio, l'onorevole Tremonti avrebbe ragioni di gran lunga superiori per non accettare quell'incarico.
Si registra il fallimento di un impianto di politica economica e sociale; infatti, con un'acrobatica e disinvolta operazione da fine corsa, ritornate - come al gioco dell'oca - da dove eravate partiti: da


Pag. 22

Tremonti a Tremonti! Tentate di negare una verità politica che da mesi è sotto gli occhi di tutti. È finito il collante che vi ha tenuto insieme in questi anni. Siete divisi sulle strategie di fondo; è fallita l'ipotesi neoliberista, è fallito l'impasto con il populismo fondato su una previsione del tutto sbagliata ed erronea di crescita economica. Non regge più neanche il collante ideologico, l'atlantismo di guerra in cui avete coinvolto il paese per garantire - come affermato dal Presidente Berlusconi - ciò che chiamate l'affidabilità verso i partner americani, il conservatorismo culturale e l'autoritarismo, che ha negato ogni forma di autonomia della società e delle istituzioni.
Avete dilapidato e perso un consenso sociale significativo e pensate illusoriamente, ciascuno per proprio conto, di afferrare e riconquistare un qualche brandello di consenso, saccheggiando, in una contesa penosa, le esigue risorse finanziarie. In questo modo pensate di accaparrarvi le risorse ancora disponibili, con la speranza di tutelare - presidente Fini - solo piccoli segmenti sociali di riferimento. È questo il problema di fondo per il quale voi non potete e non avreste dovuto predisporre questa legge finanziaria, ed è questa la ragione della presenza di Tremonti nella sua veste politica di distributore di prebende e di risorse sempre più scarse!
Quella di oggi è chiaramente una fragilissima tregua armata, perché non passa giorno - lo si è visto anche in questo dibattito - in cui le vostre divisioni sul vertice della coalizione, sui contenuti come sulle prospettive, non emergano in tutto il loro spessore.
Vi abbiamo chiesto un sussulto di dignità per fornire al paese una politica alternativa, ma non ne siete capaci. Organizzeremo una campagna per le elezioni politiche anticipate. Vi siete fatti un'idea della devastante cronaca di questi mesi? È caduta drammaticamente la credibilità della Banca d'Italia.
C'è un Presidente del Consiglio che, alla vigilia di un importante appuntamento internazionale, sfiducia il Governatore della Banca d'Italia, il quale resta, imperterrito, al suo posto. Vorrei dirle sommessamente: non si rende conto che, in questa maniera, l'inamovibilità di Fazio suona anche come una sfiducia sull'autorevolezza politica e morale di questo Governo? Non suona forse anche così?
Il Ministero dell'economia e delle finanze viene ridotto ad un centro di distribuzione di risorse scarse per future prebende; tutto ciò accade in un paese che registra una situazione difficile della finanza pubblica, le cui stime relative al deficit oscillano fra il 5 ed il 6 per cento, senza la garanzia di un controllo nazionale sull'offerta di moneta e senza autorità economiche e monetarie dotate di una credibilità in campo internazionale. Se le agenzie di rating diranno che il nostro paese è in gravi difficoltà e dovessero quindi «declassarlo», lei sa bene che si avrebbe un effetto sui tassi che inciderebbe in maniera significativa sui titoli di Stato in scadenza. Pertanto, le difficoltà della nostra economia inciderebbero significativamente sull'assetto complessivo del nostro paese.
Soprattutto, si avverte un malessere sociale che investe l'intero lavoro dipendente. Si registrano una crisi occupazionale di tante aziende diffuse nel territorio, una perdita secca del potere d'acquisto delle retribuzioni e delle pensioni, una progressiva e disastrosa precarizzazione di tutti i rapporti di lavoro, che alimenta tanta insicurezza e tanta instabilità.
L'ISTAT parla di una quota di sommerso che ha raggiunto i 217 miliardi di euro (+ 6,4 per cento); il Censis parla di un consistente aumento di tutti lavoratori irregolari. È solo il frutto di una crisi europea, come lei ci ha spiegato? Non è così, Presidente del Consiglio!
Se lei leggesse i dati relativi ai singoli paesi dell'Unione europea, scoprirebbe, come ricorda oggi il Codacons in una sua indagine, che le nostre retribuzioni si attestano al livello più basso in tutta l'Unione europea. Scoprirebbe, ad esempio, che siamo in tal senso inferiori semplicemente al Portogallo. Ciò mentre vi sono potenzialità che in altri paesi dell'Unione


Pag. 23

europea si stanno mettendo in moto. Per esempio, si scopre che la produzione manifatturiera in Germania sta avviando una nuova dinamica e che esiste un'inversione della dinamica dei consumi in Francia.
Il problema reale è quindi rappresentato da una patologia. Sarebbe invece necessaria una guida certa per redistribuire il reddito e drenare risorse dalla rendita al lavoro, garantendo per questa via i rinnovi contrattuali. Sarebbe necessaria una guida per intervenire nel Mezzogiorno d'Italia e rilanciare così uno spazio pubblico nell'economia, dotandosi finalmente di una reale politica industriale, al fine di introdurre un salario sociale per i giovani.
Voi fate l'esatto contrario: pensate ad un disegno di legge finanziaria nel quale comincia a delinearsi la possibilità di un'ulteriore riduzione dello Stato sociale. Scaricherete, come temo (e spero di essere contraddetto), sugli enti locali un «taglio» molto significativo delle risorse, che produrrà, quale effetto, una tassazione indiretta su tanta parte della società italiana. Vi sono infatti rincari delle bollette della luce e del gas; aumenti diffusi ovunque e, come si è visto nell'indagine del Codacons, è corretto parlare di un'Italia - questo è il paese reale, presidente Berlusconi - nel quale l'incremento dei prezzi è di gran lunga superiore rispetto alla Francia e alla Germania (a Roma vi sono prezzi più alti rispetto a Berlino ed a Parigi!).
Voi non siete in grado di garantire a questo paese un'inversione di rotta: uno studio di una associazione italiana, la Private banking, parla di una crescita doppia delle famiglie ricche italiane rispetto alla media europea. Addirittura, in percentuale vi sarebbero più ricchi in Italia che negli Stati Uniti d'America.
Tutti sanno che i profitti delle grandi aziende italiane sono cresciuti del 56 per cento e che la rendita finanziaria immobiliare ha toccato vertici mai raggiunti, e vi è un livello di tassazione che grida vendetta al cospetto di Dio rispetto al livello di tassazione del lavoro dipendente. Questa è la vera questione morale del paese, questa è la polarizzazione sociale che avete costruito in questi anni nel nostro paese.
L'ho vista ieri in televisione, ministro Tremonti, e sa cosa mi ha particolarmente colpito? Mi ha colpito la sua affermazione secondo la quale nel nostro paese non c'è una rottura dell'equilibrio sociale e non c'è una rottura della coesione sociale: voi non avete le lenti per guardare la società reale, voi non avete gli strumenti politici per cambiare rotta; la vostra è una coazione a ripetere, il paese reale è un'altra cosa, il paese reale è un paese che sta soffrendo drammaticamente, il paese reale sarà il paese che costruirà con noi un'alternativa alla vostra linea di politica economica e sociale (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, il Presidente del Consiglio deve lasciare la Camera per recarsi al Senato, ma sono presenti entrambi i Vicepresidenti del Consiglio, che seguiranno il resto del dibattito.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Cusumano. Ne ha facoltà.

STEFANO CUSUMANO. Signor Presidente, signor Presidente del Consiglio, siamo in presenza di un rito che si ripete, il rito, oramai abituale, della presa d'atto da parte del Parlamento della sostituzione, per intervenute dimissioni, del ministro dell'economia e delle finanze.
Le dimissioni di Siniscalco sono la punta dell'iceberg di una politica economica e finanziaria fallimentare, che ha prodotto la stagnazione dei consumi, la crisi del sistema industriale, l'aumento del debito pubblico e una preoccupante inversione di tendenza rispetto ai segnali di ripresa e di nuova intrapresa, specie nel mondo giovanile, del quinquennio 1996-2001. Vi è una dichiarata solitudine dei mondi vitali, con cui bisogna tornare a lavorare per costruire un futuro certo per il paese.
Abbiamo, in questi quattro anni, vissuto con forte preoccupazione le varie fasi


Pag. 24

di una crisi seria della maggioranza di centrodestra e l'affiorare costante e mai interrotto di contrasti in settori decisivi per le politiche del governo di un paese, dalla politica estera alla politica della sicurezza e alla politica economica e finanziaria, da Ruggiero a Scajola, da Tremonti a Siniscalco. Non sono bastati gli interminabili vertici di maggioranza, con la conseguente crisi di Governo e il rimpasto di alcuni mesi fa, per illimpidire il campo di azione del Governo e della sua maggioranza, per allontanare le tensioni e le marcate differenziazioni sulle più decisive materie per il futuro del paese, dalle politiche finanziarie alle politiche sociali e alle riforme nei diversi campi, ultima, in ordine di tempo, la riforma elettorale, costruita nel chiuso di un'arrogante logica di maggioranza, senza un confronto serio, in tempi idonei, con l'opposizione.
Su tutto ciò pesa enormemente la grave crisi di credibilità, nel contesto europeo ed internazionale, del nostro paese e delle nostre istituzioni, messe all'angolo da un'improvvida resistenza del Governatore della Banca d'Italia e dal pasticcio politico-istituzionale, farcito di pressappochismo e di superficialità, che ha portato alla sfiducia formale nei confronti del dottor Fazio da parte del Presidente del Consiglio, senza che siano stati posti in essere i percorsi più idonei per liberare il campo da un'ingombrante presenza, che al di là del giudizio di merito sul suo operato, che spetta alla competenza autonoma di altre autorità, ricrea nel paese un preoccupante sentimento di sfiducia verso tutte le istituzioni. In particolare, ciò accade verso un'istituzione, la Banca d'Italia, che è stata considerata un vero e proprio santuario, al di sopra di ogni sospetto e di ogni interferenza.
Anche in ragione di ciò, il quadro politico istituzionale ed economico-sociale è fortemente debilitato, corroso, prigioniero di un'impotenza drammatica che rischia di ricacciare il paese nella grave spirale del qualunquismo e del disprezzo verso le istituzioni, la politica e i partiti come conseguenza del gravame di una miscela che mette insieme (a causa dei gravi limiti dell'azione di governo e delle tante aspettative deluse dal facile ricorso a promesse grossolane ed impossibili) disagio sociale, carenze di risorse e difficoltà degli enti locali a governare la quotidianità.
Tutto ciò dà vita ad un indistinto sentimento di rabbia e di protesta che esige scelte nette e coraggiose, anche in ordine alla prossima finanziaria, più volte annunziata, poi ritirata ed ora in fase di approfondimento. Si tratta di una manovra che viaggia verso i 25 miliardi di euro, che produce nuove incertezze, non recupera la centralità delle politiche di sviluppo per le aree più deboli del paese e si presenta limitata rispetto all'esigenza di colmare le falle del debito pubblico. Il rischio è lo sforamento rispetto ai parametri concordati. Sullo sfondo, vi è il fantomatico gettito della cartolarizzazione, che ha offerto, per quel che si dice, la possibilità di allocazioni solo cartolari e di entrate verosimilmente molto inferiori alle previsioni. Si tratta di un'altra falla consistente.
Segnalo anche le difficoltà nello svolgimento del lavoro parlamentare, in ragione di un mai concluso chiarimento nella Casa delle libertà e di un groviglio inestricabile di punti programmatici in permanente contenzioso, che dovrebbero indurre la maggioranza a liberare il campo ed a consentire nel breve periodo il ricorso alle urne per la formazione di un nuovo Parlamento e di un nuovo Governo con una nuova maggioranza.
Questo è il nostro auspicio ed è ciò che chiedono i Popolari-Udeur (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Popolari-UDEUR, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Villetti. Ne ha facoltà.

ROBERTO VILLETTI. Signor Presidente, le dimissioni del ministro Siniscalco alla vigilia della presentazione della legge finanziaria e la sua sostituzione al dicastero dell'economia e delle finanze con Giulio Tremonti non sono un incidente di


Pag. 25

percorso, né uno dei tanti episodi traumatici che hanno costellato il cammino dei due Governi presieduti dall'onorevole Berlusconi.
È ormai evidente a tutti che ci troviamo di fronte non solo ad una crisi profonda, ma ad un vero e proprio disfacimento dell'attuale maggioranza parlamentare ed al tramonto della leadership di Berlusconi. Non è solo da parte dell'opposizione che si pone l'accento sulla portata e la profondità della crisi in atto e sul rischio fondato che una sconfitta annunciata si trasformi in una disfatta.
Questa crisi può essere interpretata solo come il risultato delle divisioni interne all'attuale maggioranza, che sono evidenti e che nessuno può negare. In realtà, ciò che ha creato le tensioni ed i conflitti a tutti noi noti è il fallimento delle politiche finora messe in atto, seguite da un ultimo anno di sostanziale immobilismo. Vi è poco da girare intorno per capire di cosa si tratta. I guai che dobbiamo affrontare sono chiari a tutti: l'Italia ha un'economia reale ferma e i conti pubblici fuori linea. A tutto ciò si deve aggiungere l'aggravante storica di uno stock da record del nostro debito che incombe. Infatti, un aumento dei tassi di interesse farebbe a sua volta crescere il servizio per gli interessi, riducendo ancor più i margini delle manovre di bilancio.
Ora, torna a via XX settembre Giulio Tremonti, un tecnico che è diventato un politico ormai esperto, e per questo motivo fa pesare più di ogni altra considerazione la politica. Nel suo primo mandato ha cercato di evitare, attraverso condoni, cartolarizzazioni ed altri espedienti, una stretta di sbilancio, allo scopo di non soffocare sul nascere non certo una ripresa, che non c'è mai stata, ma la speranza di una ripresa. Ma non si è solo limitato a questo: ha puntato tutte le sue carte sugli sgravi fiscali sull'imposta sul reddito personale, al dichiarato fine di stimolare i consumi e quindi dare un qualche impulso alla crescita. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: vi è stata non la crescita, bensì alcuni segni di recessione e, ora, siamo alla crescita zero. Si è, inoltre, creato un deficit occulto ancora più esteso, che sta emergendo sempre più nella sua portata.
La riduzione delle imposte personali è stata socialmente iniqua. Nulla si è fatto sul fronte dei prezzi; lavoratori dipendenti e pensionati sono stati così penalizzati; la flessibilità si è trasformata spesso in permanente precarizzazione; disagio e sfiducia sono assai diffusi. Ora, non sappiamo neanche in che cosa consisterà la legge finanziaria targata Tremonti. Ma neppure un mago della finanza creativa potrà riuscire ad offrirci una ricetta miracolosa, capace di illudere qualcuno, con la quale si potranno superare le gravi difficoltà cui andiamo incontro.
Il Governo è immobile; non c'è nemmeno l'abbozzo di una strategia e neppure il tentativo di guardare al futuro. La maggioranza è solo occupata e preoccupata di imporre una nuova legge elettorale, per cercare di ridurre il danno di una sconfitta annunciata. Più la situazione si fa grave, più il centrodestra, come se si sentisse già all'opposizione, insiste nel chiedere che cosa il centrosinistra farà quando sarà al Governo per favorire la ripresa economica. Così facendo, si dimostra che non si sente neppure più la responsabilità di dover governare; ed è paradossale che questa sfida venga proprio da chi ha contribuito a creare un'eredità così pesante. Lo si fa con l'evidente scopo di farci dire che aumenteremo le tasse invece di diminuire le spese, cosa questa che, del resto, non è riuscita ai Governi di centrodestra. Noi non temiamo questa domanda perché punteremo, contemporaneamente, a diminuire le tasse, per alleggerire il cuneo fiscale e contributivo, e ad aumentarle nei confronti di chi evade e di chi può permettersi di pagare di più, come nel caso delle rendite finanziarie.
La nostra azione mirerà non solo a risanare con la necessaria gradualità i conti pubblici, ma a spostare risorse sul fronte dell'innovazione tecnologica, della ricerca, della scuola e della formazione professionale, dell'uso e della valorizzazione del nostro patrimonio ambientale,


Pag. 26

naturale ed artistico, che sono le chiavi dello sviluppo della nuova era della globalizzazione.
Oggi, come hanno dimostrato le recenti elezioni regionali ed amministrative, la maggioranza dei cittadini ha perso fiducia nel centrodestra. Il crollo di credibilità dell'Italia, cui ha purtroppo contribuito il Governatore della Banca d'Italia, il quale è parso privo di qualsiasi sensibilità istituzionale, sarà il primo banco di prova per il Governo che uscirà dalle urne. Occorrerà, infatti, recuperare la credibilità dell'Italia.
La democrazia dell'alternanza non può mutare orientamenti e maggioranze. Il vostro turno è finito! L'unico che sembra non accorgersene è il Presidente del Consiglio dei ministri, l'onorevole Berlusconi, che descrive un'Italia che non c'è; un'Italia felice, contenta e gaudente che non c'è; ci sono, invece, italiani che non l'hanno più votato perché sono scontenti e, quindi, contro questa maggioranza e questo Governo.
Se i pronostici saranno rispettati, toccherà all'Unione di centrosinistra governare, e noi, onorevoli colleghi, lo faremo con un'etica pubblica, un rigore finanziario e uno spirito di innovazione che il centrodestra, in questi quattro anni e mezzo di legislatura, non è riuscito ad avere. E soprattutto lo faremo, se avremo il mandato degli elettori, nella convinzione che è necessario mettere in campo nuove politiche. La vostra politica ha fallito! Ora tocca a noi cercare di dare al paese una nuova speranza (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-SDI-Unità Socialista, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Sgobio. Ne ha facoltà.

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a me è parso che il Presidente del Consiglio dei ministri, invece di rendere un'informativa al Parlamento a margine di una crisi apertasi nel suo Governo con le dimissioni del ministro dell'economia e delle finanze, abbia voluto svolgere qui, alla Camera, un discorso di chiusura di legislatura.
Ha fatto un elenco di leggi che sono state approvate in questo paese negli ultimi quattro anni, ha recitato un rosario di eventi economici che indicherebbero in crescita o in avvio di crescita questo paese ed ha citato dati ed informazioni, alcuni dei quali sono indubbiamente veri - l'ultimo - ed altri poco, ma davvero poco credibili.
Il dato vero è che, in effetti, non tutto il paese risente di una crisi economica così pesante come la sinistra la presenta: c'è una parte del paese che la vede con gli occhi del nostro Presidente del Consiglio; c'è una parte del paese che, in questi ultimi anni, ha visto accrescere il proprio reddito, il proprio patrimonio: è quella parte che, negli ultimi anni, ha visto crescere il patrimonio di impresa di circa l'11 per cento. Ma la stragrande maggioranza del paese, signor Presidente del Consiglio, la stragrande maggioranza dei cittadini di questo paese vive un'altra vita, vive una vita completamente diversa dalla sua, ha altri punti di riferimento: non ha la borsa come punto di riferimento e di crescita, ma il giorno del mese fino al quale riesce a sbarcare il lunario con lo stipendio o con la pensione!
Il Presidente del Consiglio ha citato, tra l'altro, uno studio dell'università di Siena - molto generica come indicazione - secondo cui questo Governo e questa maggioranza hanno raggiunto l'80 per cento dei propri obiettivi, degli obiettivi che si erano posti. Non nutro grandi dubbi sul fatto che ciò possa essere vero. Avrei, però, la curiosità di leggere da quale punto sia partita l'università di Siena per fissare gli obiettivi e quali obiettivi essa abbia indicato come raggiunti.
Indubbiamente, non sarebbe vero se dicessimo che questo Governo non ha fatto niente, che non ha raggiunto alcuni importanti obiettivi che si era posto. Facciamo qualche esempio banale.
Se questo Governo si era posto l'obiettivo di ridurre il peso dei salari sull'economia e se si era posto l'ulteriore obiettivo di contenere i salari, indubbiamente c'è


Pag. 27

riuscito! Non a caso le indicazioni che vengono da questo Governo parlano di contratti dei dipendenti pubblici che attendono di essere rinnovati ormai da mesi e mesi! Probabilmente, l'università di Siena ha considerato quello appena menzionato come un obiettivo raggiunto!
Un altro obiettivo che questo Governo si era imposto, o posto, era, ad esempio, quello della modernizzazione del mercato del lavoro: come negare che anche questo obiettivo sia stato raggiunto? Il mercato del lavoro non sarà stato proprio modernizzato, ma estremamente precarizzato, questo sì!
È indubbio che qualche risultato il Governo l'ha raggiunto: ha cancellato diritti dei quali i lavoratori italiani godevano da decenni, ha cancellato prassi, ha cancellato il collocamento pubblico: ha cancellato tutto ciò che aveva dato sicurezza e speranza ai cittadini italiani, ha cancellato le norme e le riforme che avevano fatto crescere questo paese. Come negare che si tratti di obiettivi raggiunti?
La stessa cosa dicasi del colpo quasi mortale inferto alla previdenza pubblica con la riforma varata in questi anni! E che dire della cosiddetta riforma della scuola? La scuola diventa sempre più di classe! Se il Governo si era posto questo obiettivo, certamente lo ha centrato in pieno!
La scuola di oggi, che, per fortuna, non è ancora del tutto operante (infatti, hanno realizzato la riforma, ma non sono riusciti a trovare le risorse per metterla in atto), è orientata ad espellere dal diritto allo studio le fasce meno abbienti della nostra popolazione. È un ritorno al passato. Ma se questo era l'obiettivo del Governo, indubbiamente è stato raggiunto.
Presidente, lei ha fatto un elenco interminabile delle leggi varate da questo Governo che avrebbero cambiato il paese. Ma come ha fatto a non ricordare, tra tutte quelle citate, il falso in bilancio? Anche quello è un obiettivo raggiunto, forse due volte: in Parlamento e fuori da esso, come conseguenza diretta.
Un Presidente del Consiglio che veramente volesse rispondere agli italiani, dopo il gesto compiuto dal ministro Siniscalco, dopo la dichiarazione di estrema sfiducia nei confronti di questo Governo che si è manifestata con le dimissioni del ministro Siniscalco, avrebbe dovuto venire in Parlamento, questo sì, ma per dire che rassegnava le dimissioni e per chiamare gli italiani ad esprimere un nuovo voto per un nuovo Governo che dovrebbe avere realmente il compito di guidare il paese fuori dalle secche nelle quali la politica economica del Governo Berlusconi l'ha cacciato.
Veda, Presidente: l'Italia è diversa da quella che lei ha voluto rappresentare in questa sede. Amici della Lega, noi abbiamo cittadini italiani che non sentono la concorrenza degli extracomunitari nella ricerca del lavoro. In Italia, il lavoro potrebbe esserci per gli uni e per gli altri. Il problema vero è che i cittadini italiani, i lavoratori italiani vivono una vita che, giorno dopo giorno, diventa sempre più di stenti: i dividendi della borsa non raggiungono quelle famiglie che vivono di stipendi.
L'onorevole Fassino ha indicato la forbice degli stipendi. Gli stipendi medi percepiti in questo nostro paese sono di 1.000, 1.100, 1.300 euro al mese, quando va bene. Ma vi è un'altra Italia...

PRESIDENTE. Onorevole Sgobio...

COSIMO GIUSEPPE SGOBIO. ...un'Italia che vive nel sud, nelle zone maggiormente sottosviluppate del paese, che vive di stipendi notevolmente più bassi, che vive di precariato, in condizioni ormai quasi di miseria. A quell'Italia, all'Italia dei giovani e dei pensionati, il Presidente del Consiglio oggi avrebbe dovuto dare risposte.
La finanziaria che state per approvare non va in questa direzione. È una finanziaria che non parla a questa parte del paese. È, ancora, una finanziaria truffa, come quelle che sono state approvate negli anni precedenti.
Presidente del Consiglio Berlusconi, non so quali siano i suoi rapporti con la sua maggioranza, con i suoi alleati. Non so se essi siano metastasi o se ritengano lei


Pag. 28

ormai di impedimento alla crescita della sua coalizione!
So che per il bene del paese, forse anche per il suo bene, suo e della sua coalizione, farebbe bene a rassegnare le dimissioni, a chiamare gli italiani a votare per le elezioni di un nuovo Parlamento e di un nuovo paese.
Aspettare cinque mesi in questa agonia significa ridurre il paese in condizioni ancora più disastrose di quanto non lo sia già in questo momento. E questo sarebbe un atto di responsabilità, piuttosto che quello di approvare una nuova legge elettorale truffa per ingannare gli italiani (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Comunisti italiani, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Ulivo)!

PRESIDENTE. Onorevole Sgobio, in termini di tempo lei ha fatto il record!
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, il Presidente del Consiglio sta perdendo l'ultima occasione per rendere un servizio vero al nostro paese.
La scelta di non dare le dimissioni, di restare al suo posto, costi quel che costi, senza essere in grado di guidare l'Esecutivo, sempre a rischio di confusione e convulsioni, senza nessuna idea di come risolvere i problemi pressanti che attanagliano le vite concrete dei cittadini, è una sciagura in sé e soprattutto per il paese.
Non farò oggi l'elenco dei disastri causati da più di quattro anni di vostro malgoverno e dei vantaggi personali ricavati dagli interventi legislativi mirati a risolvere questioni (basta leggere i giornali di oggi), che riguardano direttamente o indirettamente il premier; intendo invece sottolineare con forza la colpa grave, se non il dolo, e l'arrogante pervicacia con cui irresponsabilmente portate l'Italia ad una pericolosissima deriva.
La situazione economica e sociale, non da oggi, avrebbe richiesto una terapia d'urto, come invocano di continuo le parti sociali, ed una capacità di chiamare a raccolta davvero tutte le energie del paese. Per far questo sono però necessarie alcune condizioni che a voi mancano completamente, quali cultura di governo, competenza, autorevolezza nazionale e internazionale, profondo senso di responsabilità e grande rispetto per i sacrifìci degli italiani e delle italiane, il cui frutto nel giro di pochi anni avete dilapidato: un patrimonio di fiducia e credibilità, di tenuta solidale del sistema, oltreché di ricchezza materiale, è stato profondamente intaccato.
Pensiamo poi a quale danno, forse irreparabile, si produrrebbe per le istituzioni se dovesse passare la vostra riforma costituzionale, ridotta a mera merce di scambio nel mercato interno alla vostra maggioranza, o la legge elettorale pensata per sovvertire i risultati del voto!
E sicuramente ne vedremo delle belle con la prossima legge finanziaria, tornata, come nel gioco dell'oca, ad essere affidata al principale autore dei nostri malanni e del tracollo dei conti pubblici, il ministro Tremonti, sponsor della finanza dei condoni e delle una tantum, che ora promette rigore e lotta all'evasione e alla speculazione, dopo essere stata la sua politica lievito per l'una e per l'altra.
La nostra opposizione sarà netta, senza equivoci, nella convinzione che solo con la fine di questo Governo, di questa maggioranza si potrà operare l'inversione di rotta necessaria e indispensabile per restituire fiducia, per dare nuovo slancio all'economia, per conquistare fino in fondo giustizia sociale, quella distributiva, per garantire tutela dell'istituzione e soprattutto fedeltà vera al patto costituzionale (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani).

PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Milioto, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rotondi. Ne ha facoltà.

GIANFRANCO ROTONDI. Signor Presidente, la democrazia cristiana, apprezzando l'intervento dell'onorevole Berlusconi, desidera, altresì, ringraziarlo della


Pag. 29

circostanza che questo Governo non ci ha reso noiosa la legislatura. Infatti, se è vero che, con la coalizione di governo dei cinque anni precedenti, si sono avuti cinque Presidenti del Consiglio (compreso quello non eletto), è altresì vero, però, che l'attuale maggioranza ha introdotto il criterio del ministro che, per così dire, va e viene; novità pure rilassante per chi, ogni tanto, deve lasciare l'incarico.
Quindi, un «ben tornato» a Tremonti, cui va un ringraziamento per l'opera svolta in precedenza; ringraziamento che ritengo di potergli rivolgere avendo io fatto parte di quanti, all'epoca, contestarono la sostituzione di Tremonti e non si stupiscono, oggi, del fatto che Siniscalco, per così dire, tagli velocemente la corda. Infatti, Siniscalco - diremmo con linguaggio non politico - era un impiegato in posizione di comando presso il Governo; quindi, poiché i suoi «danti causa» sono vicini alla vittoria elettorale, egli, poco elegantemente, prende congedo e torna nell'amministrazione di provenienza.
Quella di quest'anno non sarà, probabilmente, una legge finanziaria elettorale; ritengo, però, che un partito che si chiama democrazia cristiana abbia il diritto di chiedere al Presidente del Consiglio di esprimere anche il centro nei numeri che il disegno di legge finanziaria proporrà agli italiani.
Gli italiani, peraltro, osservano con scetticismo le dispute teologiche che oggi si vogliono far passare per democristiane; ma nel dibattito su fecondazione ed unioni di fatto, la democrazia cristiana ha condiviso più l'opinione del Vicepresidente Fini che non le dispute teologiche, sicché sbagliano quanti vorrebbero risolvere la questione cattolica in semplici assonanze teologiche. In politica, l'espressione cattolica, più che disputa teologica, è risposta ai problemi della gente, della famiglia, dei bisognosi. Questi ultimi non appartengono più alle categorie del passato; sono, piuttosto, i nuovi bisognosi, che vivono del reddito fisso. È apprezzabile che il Presidente del Consiglio vi abbia fatto riferimento; i nuovi poveri sono famiglie che vivono con un solo stipendio: dovendo pagare, per esempio, per i loro bambini, asili esosi, costoro si pongono, sovente, il problema se generare una nuova vita. Discorsi che la gente fa e di cui ho sentito dibattere sovente l'Assemblea; discorsi, però, che devono trovare un riscontro nei numeri della nuova finanziaria, di cui, tra breve, questa Assemblea, si occuperà.
La democrazia cristiana è l'unico partito non schierato in questo Parlamento, che alle elezioni regionali non ha sostenuto né la Casa delle libertà né l'Unione; è un partito che ha chiesto con forza il sistema proporzionale, ma ha un sacro rispetto del maggioritario, al punto di votare tutte le leggi che questo Governo propone perché ricorda che i suoi deputati siedono in questo Parlamento eletti con l'indicazione, nel simbolo elettorale, della scritta «Berlusconi Presidente».

PRESIDENTE. Onorevole...

GIANFRANCO ROTONDI. Non mi esimo, però, dal muovere una critica per il modo in cui il Governo ha liquidato la vicenda Fazio; modo ambiguo, tremebondo, al di sotto di quanto ci si attendeva da una coalizione che ha fatto del garantismo la sua cultura di riferimento. Nel momento in cui il giustizialismo forcaiolo, dopo l'assalto alla democrazia cristiana e l'aggressione al centrodestra, imbocca la via dell'attentato ad una delle istituzioni più autonome e significative del nostro ordinamento, dal centrodestra non ci si attendeva un allineamento acritico sulle posizioni di chi si vuole liberare di un Governatore scomodo. Perciò, la democrazia cristiana condivide l'invito del ministro Tremonti a Fazio a dimettersi, ma con una variante; noi chiediamo a Fazio di dimettersi per fare, di questa campagna aggressiva, l'occasione di una scelta di coscienza e di una nuova avventura civile cui guardano con fiducia molti cattolici italiani, e certamente quanti si riconoscono nella democrazia cristiana.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

Back Index Forward