Allegato B
Seduta n. 669 del 13/9/2005


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ECONOMIA E FINANZE

Interrogazione a risposta orale:

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
come si evince da una nota pervenutami dall'Assoconsum, la Napoletanagas,


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società soggetta all'attività di direzione e coordinamento dell'Eni, ha emesso fatture pesanti, comunicazioni di morosità per bollette non pagate, il cui importo, in realtà, risulta regolarmente versato, fatturato sui consumi che superano di gran lunga i metri cubi segnati dai contatori;
non giova a nessuno emettere una serie di bollette che comportano un notevole esborso di denaro senza aver preventivamente informato di ciò le categorie degli utenti -:
di quali informazioni disponga il Ministro interrogato in merito alla vicenda sopra segnalata.
(3-05004)

Interrogazione a risposta immediata in Commissione:
VI Commissione:

LETTIERI e COLASIO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il castello dei Carraresi di Padova porta i segni di una storia che in epoche successive ha lasciato le sue tracce assegnandogli ruoli e significati diversi e segnandolo in maniera indelebile: sistema fortificato fin dalla prima metà del X secolo, ad opera del vescovo, e munito di una torre con il nome di «Turlunga»; attorno al 1242 viene ingrandito e rafforzato da Ezzelino da Romano, che ingloba anche la chiesa di San Tommaso e fa costruire due alte torri, una verso la città e una verso la campagna;
il forte degrado a cui è abbandonato il castello può portare ad una grave perdita di elementi che segnano la storia non solo della città di Padova, ma anche del patrimonio storico-artistico italiano, innestando processi irreversibili che rischiano di mettere in pericolo un'opera di assoluto rilievo e importanza culturale, simbolo ed identità padovana;
il tetto del castello presenta gravi ed evidenti segni di instabilità strutturale, che possono portare in breve tempo ad una ceduta strutturale complessiva, con conseguenze disastrose per la stabilità generale del castello;
il sottosegretario ai Beni Culturali, onorevole Bono, rispondendo ad una interrogazione in Commissione Cultura, spiegava che il castello Carrarese di Padova, di proprietà demaniale, sino all'anno 1991 è stato destinato a sede carceraria e in parte dell'edificio, attualmente, hanno sede alcuni uffici dell'amministrazione penitenziaria;
la soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio del Veneto orientale ha comunicato che dall'anno 1989, unitamente alle sovrintendenze per i beni archeologici e per il patrimonio storico- artistico, ha chiesto in consegna il bene, per destinarlo a sede museale ed utilizzarlo ai fini di esposizione e di valorizzazione di raccolte archeologiche altomedievali e rinascimentali di proprietà dello Stato e degli enti locali, attualmente giacenti in vari depositi e non esposte al pubblico;
a tal fine, già dal 1992, il Ministero dei Beni Culturali - preso atto dell'intenzione dichiarata del Ministero di Grazia e Giustizia di voler dismettere il complesso in questione ha inoltrato, dieci anni fa, al Ministero delle finanze una formale richiesta di consegna del bene;
l'anno seguente, nel 1993, l'amministrazione finanziaria ha comunicato che si sarebbe riservata una valutazione di merito sulla destinazione museale solo dopo aver preso in consegna essa stessa il bene;
nel 1997, la soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio ha avviato il procedimento di vincolo dell'immobile, chiedendone l'iscrizione al demanio storico-artistico; gli atti sono stati definiti l'anno seguente e, successivamente, nel 2001, l'agenzia del demanio ha comunicato l'avvenuta classificazione del complesso tra i beni demaniali, ramo storico-artistico, ai sensi dell'articolo 822 del codice civile;


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si sottolinea la volontà del Ministero dei Beni Culturali di avere in consegna il bene, riservando ad un momento successivo l'individuazione del modello di gestione più idoneo a garantire, con la partecipazione delle amministrazioni locali e dei soggetti privati interessati la sua valorizzazione storico-artistica;
il Ministero dei beni e delle Attività Culturali ha dichiarato, in risposta di un'ulteriore interrogazione di voler seguire con molta cura e con molta attenzione la pratica presso il Ministero dell'economia delle finanze, al fine di concludere in tempi brevi questo iter procedurale che ormai pare, a giudizio del sottosegretario onorevole Bono, sia diventato decennale;
a tal riguardo, proprio a seguito della interpellanza, il sottosegretario onorevole Bono si è premurato di far trasmettere, in data 11 dicembre 2002, una nota di sollecito da parte del gabinetto del Ministero dei Beni Culturali al suddetto Ministero dell'economia;
il 26 febbraio 2005 dirigenti del Demanio, in una riunione istituzionale a Padova, alla presenza del Sindaco di Padova, dichiaravano che il Ministero della Giustizia aveva avviato una procedura dismissiva decidendo di restituire al demanio il bene in oggetto;
il Ministero di Grazia e Giustizia recentemente ha precisato, in risposta ad una ulteriore interpellanza, di aver bloccato la procedura dismissiva e che l'edificio del castello Carrarese di Padova è inserito nell'elenco del decreto del Ministero della giustizia che individua cinquantanove istituti da dismettere e da trasferire al demanio, ai fini del successivo trasferimento alla Patrimonio dello Stato Spa. -:
se sia vero che il Ministerodella Giustiziaabbia provveduto a attivare una procedura dismissiva del Castello Carrarese verso il Ministero dell'economia e delle Finanze, quali effetti giuridici abbia prodotto e a che punto sia tale procedura e se il Ministero dell'economia e delle finanze abbia accertato preventivamente il vincolante parere del Ministero dei Beni e delle attività culturali necessario per l'inserimento del Bene stesso nella Patrimonio dello Stato Spa, finalizzato ad una vendita.
(5-04711)

Interrogazioni a risposta in Commissione:

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Stampa di mercoledì 7 settembre 2005, alla pagina 21, con un articolo dal titolo «Tango-bond, la banca ripaga 200 mila euro» a firma di Luigi Grassia non soltanto offre la notizia di una nuova sentenza contro gli istituti di credito per la collocazione dei cosiddetti «tango-bond», ma offre una interessante novità per un inedito orientamento giurisprudenziale che, ancor più, aggrava la posizione delle banche;
secondo quanto pubblicato dal quotidiano torinese, un investitore di Rovigo ha ottenuto dal Tribunale di Roma un rimborso di 200.000,00 euro, mentre un imprenditore varesino ha ottenuto il rimborso di 183.000,00 euro ed una risparmiatrice di Firenze il rimborso di 40.000,00 euro;
la prima significativa novità è che sono stati riconosciuti interessi cedolari in misura variante fra l'8 e l'11 per cento, in luogo dei semplici interessi legali;
la novità più importante è che per la prima volta è stato riconosciuto il rimborso ad un investitore professionale, mentre sino ad oggi le domande giudiziali di rimborso erano riconosciute soltanto ai piccoli risparmiatori ritenuti più facilmente raggirabili;
in verità è doveroso sottolineare come i «bond» argentini fossero già a rischio molti anni prima del cosiddetto «default» in quanto non hanno mai ottenuto buoni «rating» dalle agenzie internazionali, mentre gli istituti di credito, che avrebbero dovuto far sottoscrivere una


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informativa sull'elevato rischio, hanno continuato a consigliare come «sicuri» i titoli medesimi;
è ancora una volta necessario sottolineare l'altra gravissima scorrettezza, consistente nel fatto che molti istituti, agendo da operatori, in realtà si sono liberati di titoli presenti nel loro portafoglio, liberandosene in ... tempo utile;
di fronte a tali novità giurisprudenziali - peraltro confermative della assoluta ed indiscutibile responsabilità delle banche - continua ad essere letteralmente «assordante» il silenzio del governo che da una parte dichiara di voler tutelare il risparmio e dall'altra tace sulla spoliazione, per responsabilità degli istituti di credito, di oltre un milione di risparmiatori;
sotto tal profilo - come peraltro già rilevato da precedenti atti di sindacato ispettivo (tutti, purtroppo, senza risposta) - è bene ricordare come anche l'Avvocato Castelli - considerato una vera e propria autorità in tema di controversie con le banche per le obbligazioni - ha dichiarato che «la via dell'arbitrato proposta dal comitato Stock è lunga e non porterà da nessuna parte perché fra un anno scadranno i termini della prescrizione» confermando che il comitato in realtà finisce con il distrarre i risparmiatori dalla controparte certamente soccombente e solvibile (le banche) per indirizzarli verso una controparte non necessariamente soccombente e di scarsissima solvibilità (lo Stato argentino);
appare francamente incomprensibile a giudizio dell'interrogante, il silenzio del governo su una situazione che, come detto, coinvolge oltre un milione di risparmiatori che rischiano di veder prescritti i loro diritti nei confronti delle banche collocatrici dei titoli -:
se, finalmente, il Governo, uscendo da un silenzio che all'interrogante appare, incomprensibile, irritante e poco dignitoso, intenda assumere iniziative concrete a difesa del risparmio, ad esempio adottando iniziative perché sia informato il milione di risparmiatori beffati della opportunità di avviare azioni nei confronti delle banche (tenuto conto dell'esito di tutte le cause promosse dai risparmiatori in tutti i Tribunali d'Italia), della urgente necessità di interrompere la prescrizione nei confronti della medesime, inoltre assumendo i doverosi contatti con l'ABI per avviare seri tavoli di trattativa con la presenza di autorevoli rappresentanti del ministero che verifichino che ai risparmiatori venga riservato un trattamento serio e rispettoso, nonché informando circa il dubbio risultato che può offrire l'arbitrato internazionale proposto dal comitato Stock.
(5-04715)

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'attuale status giuridico della Banca d'Italia pone seri problemi di natura costituzionale;
la Costituzione della Repubblica non affronta in modo esplicito il tema della configurazione giuridica della Banca d'Italia;
peraltro la carta costituzionale elenca in modo positivo gli unici organi «indipendenti» dello Stato: Parlamento, Governo, Presidenza della Repubblica, Corte Costituzionale e Magistratura;
poiché la Banca d'Italia non è definita «organo costituzionale» in alcuna parte della Costituzione, essa correttamente è da considerare non indipendente ma sottoposta al potere dello Stato;
gli attuali azionisti della Banca d'Italia - che sono le banche private - potrebbero e dovrebbero essere espropriati con le procedure previste dalla legge -:
se condivida la tesi secondo la quale la Banca d'Italia non può essere considerata, dal punto di vista giuridico, Autorità «indipendente» e che, dunque, deve essere sottoposta al potere dello Stato, nelle forme e con le modalità che saranno ritenute opportune;


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in caso contrario, e tenuto conto del fatto che, tutti concordano nel sottolineare la «indipendenza» della Banca d'Italia, se non ritenga inaccettabile, che un potere indipendente dello Stato sia rimesso alla volontà delle banche, azionisti della Banca d'Italia e che dunque sia maturo il tempo per una valutazione seria delle iniziative da assumere per sottoporre la Banca d'Italia al potere dello Stato.
(5-04717)

Interrogazione a risposta scritta:

PERROTTA. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'Inpdap ha messo in vendita, nel maggio scorso, 13 appartamenti di sua proprietà nel Centro Direzionale di Napoli, occupati abusivamente, mediante asta pubblica;
nella quasi totalità, si tratta di immobili occupati, per subentro, in data antecedente al 2003 e per i quali esiste un acceso contenzioso, poiché trattasi di inquilini che hanno regolarmente pagato l'affitto alla «Romeo immobiliare», per conto della stessa Inpdap, su bollettini di pagamento del contenzioso in corso;
detti inquilini hanno prodotto varie istanze, tra cui atto di diffida nei confronti della SCIP, dell'Inpdap e degli stessi notai a non espletare le aste se non dopo attenta verifica dello stato del contenzioso in corso;
su tali basi giacciono, oltre che contenziosi innanzi al giudice civile, ricorsi al TAR di prossima decisione in riferimento alle lamentate condizioni dei ricorrenti;
da una informale indagine risulta che nel Centro Direzionale di Napoli sarebbero oltre 35 gli appartamenti ritenuti inoptati con contenzioso, occupati abusivamente, e casi dubbi;
la valenza della documentazione prodotta dai ricorrenti, una presumibile vittoria delle loro ragioni, porterebbe ad un risarcimento notevolmente maggiore delle somme incassate dall'asta;
gli stessi ricorrenti avevano chiesto una soluzione compromissoria, partecipando anche, in difesa del loro diritto, alle aste che sono state vinte da società immobiliari e/o loro prestanomi, con offerte oltre euro 100mila sul prezzo base dell'asta -:
quale sia lo stato di fatto di tutti gli appartamenti che insistono nel Centro Direzionale di Napoli;
perché su una richiesta così accorata dei ricorrenti gli Uffici, nelle loro dirigenze, non hanno valutato caso per caso la documentazione prodotta, consultando i delegati ai singoli casi;
per quale motivo non si sia proceduto nella vendita degli immobili effettivamente occupati abusivamente con violenza o di quelli nei confronti dei quali non è stato esercitato il diritto di opzione; o di quelli che risultano effettivamente liberi;
se non si intendano adottare iniziative volte a ricercare una soluzione di compromesso con gli inquilini che ancora occupano le abitazioni vendute all'asta.
(4-16524)