Allegato B
Seduta n. 666 del 30/7/2005


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INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTA RISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA

ABBONDANZIERI, GRILLINI, ZANOTTI, TURCO, BATTAGLIA, BOLOGNESI, BURLANDO, MAZZARELLO, ROGNONI e PINOTTI. - Al Ministro della salute, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
in data 7 febbraio 2003 è apparsa su numerosi organi di stampa, tra i quali la Repubblica e La Stampa, la notizia secondo la quale un marittimo genovese di trentacinque anni, sieropositivo, è stato licenziato, perché davanti alla richiesta dell'azienda marittima per la quale lavorava di comunicare ai colleghi di lavoro la sua condizione «al fine di permettere all'equipaggio di prendere precauzioni» ha opposto un netto rifiuto -:
se i ministri interrogati non intendano intervenire per inserire nei programmi dei detti ministeri, così come chiesto dal professor Fernando Aiuti, un'azione di indirizzo nei confronti delle imprese, al fine di spiegare l'assoluta non pericolosità delle persone sieropositive nei normali rapporti quotidiani e di lavoro;
se non si ritenga di istituire una commissione ministeriale al fine di monitorare le eventuali violazioni della legge n. 135 del 1990, che impone l'anonimato per le persone sieropositive proprio al fine di evitare discriminazioni;
se non ritengano di avviare una vasta campagna di informazione e di solidarietà verso le persone sieropositive che risultano tutt'oggi fortemente discriminate e costrette alla clandestinità.
(4-05376)

Risposta. - In merito alla vicenda segnalata nell'atto parlamentare in esame, la Prefettura - Ufficio territoriale del Governo di Genova - ha comunicato che «approfonditi e riservati accertamenti compiuti presso la locale Capitaneria di Porto, l'Ufficio di Sanità marittima e la Polizia di Frontiera di Genova, non hanno fatto emergere elementi tali da comprovare la veridicità delle notizie apparse sulla stampa sul conto del marittimo in questione».
Relativamente alla competenza in materia del Ministero della salute, si segnala che, con il decreto ministeriale 2 dicembre 2004, è stata costituita la Commissione nazionale per la lotta contro l'AIDS per definire una strategia aggiornata di lotta, negli ambiti della prevenzione e della ricerca.
Con il decreto ministeriale 30 dicembre 2004 è stata, inoltre, istituita la Consulta delle Associazioni per la lotta contro l'AIDS, al fine di fornire pareri e formulare proposte, con particolare riguardo alle questioni informative-educative, psico-sociali ed etiche correlate alla prevenzione ed all'assistenza.
Due rappresentanti della Consulta, in alternanza ogni sei mesi, sono componenti della Commissione Nazionale per la lotta contro l'AIDS.
I lavori della Commissione terranno conto dei punti chiave del programma di azione, per la lotta all'AIDS da intraprendere in Europa, già definito con le Dichiarazioni di Dublino e di Vilnius, rese in occasione delle Conferenze internazionali,


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rispettivamente del 23-24 febbraio 2004 e del 16-18 settembre 2004.
In condivisione con quanto raccomandato nel corso delle Conferenze, le azioni da intraprendere avranno come riferimento, tra l'altro, il mondo del lavoro, alla luce della mutata epidemiologia della epidemia di infezione da HIV in Italia.
Gli interventi da realizzare, concordati tra i Ministeri componenti e la Conferenza Stato-Regioni, dovranno favorire una serie di iniziative, volte a contrastare la stigmatizzazione e l'isolamento sociale delle persone sieropositive, assicurando la tutela delle specifiche esigenze di
privacy.
L'Italia sta impegnando costantemente specifiche risorse economiche nella realizzazione di campagne di informazione e di prevenzione dell'infezione da HIV, iniziate da oltre quindici anni e sempre più orientate a specifici gruppi a rischio.
La Consulta delle Associazioni per la lotta contro l'AIDS potrà fornire indicazioni per il completo aggiornamento del manuale «Propositive», contenente linee guida di orientamento all'esercizio dei «diritti delle persone sieropositive» che, successivamente alla valutazione della Commissione Nazionale già citata, sarà sottoposto al parere dell'organo di vertice politico per la relativa pubblicazione.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Domenico Di Virgilio.

AMICI e CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in occasione delle recenti operazioni riguardanti la mobilità dei docenti con nomina a tempo indeterminato diversi tribunali amministrativi regionali e tribunali civili hanno accolto le istanze dei docenti variamente interessati ai passaggi di ruolo;
in particolare nella provincia di Latina il locale tribunale civile-sezione Lavoro, in data 24 agosto 2001, ha accolto un ricorso ex articolo 700 di un gruppo di docenti di scuola secondaria che contestavano la legittimità dei passaggi accordati ai docenti di scuola elementare e dell'infanzia e ha sospeso in via cautelare l'efficacia dei provvedimenti di trasferimento e delle relative graduatorie;
l'ufficio territorialmente competente dell'Amministrazione scolastica ha ignorato, fino ad oggi, la decisione del giudice -:
se il comportamento del locale provveditore agli studi corrisponda o meno ad una direttiva impartita dal ministro;
quale sia l'orientamento del ministro sulla suddetta materia anche di fronte ai giudicati pendenti presso i tribunali amministrativi regionali.
(4-00712)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame con la quale l'interrogante lamenta che il provveditore agli studi Latina pro tempore ha ignorato il provvedimento emanato in data 24 agosto 2001, dalla locale sezione del lavoro, la quale ha accolto un ricorso ex articolo 700 del codice civile di un gruppo di docenti di scuola secondaria che contestavano la legittimità dei passaggi accordati ai docenti della scuola elementare nelle operazioni di mobilità del personale docente per l'anno scolastico 2001-2002, sospendendo in via cautelare l'efficacia dei provvedimenti.
Al riguardo si fa presente che, a suo tempo, avverso l'ordinanza del giudice del lavoro di Latina è stato proposto ricorso al Tribunale di Latina. Successivamente il succitato giudice del lavoro, in sede di decisione di merito, ai sensi dell'articolo 309 del codice di procedura civile ha disposto la cancellazione dal ruolo di udienza della causa instaurata per mancata comparizione delle parti.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

AZZOLINI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il settimanale Panorama nei recenti numeri 13 e 14 ha condotto un'approfondita


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inchiesta sulla gestione del randagismo e dei canili che ha, fra l'altro, evidenziato gravi lacune nell'applicazione della legge 281 del 1991 per la tutela degli animali d'affezione;
da tale inchiesta risulta che il canile di Luogosano (Avellino), convenzionato con diversi Comuni, è di proprietà di un veterinario di sanità pubblica impiegato nella stessa Azienda USL Avellino 2 che dovrebbe controllare la struttura -:
se sia a conoscenza di altri casi del genere nel nostro Paese;
quali iniziative di sensibilizzazione si intendano adottare in merito al problema del randagismo;
se sia stato e in quale modo attuato l'Accordo del 6 febbraio 2003 tra il Ministro della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy, che fra l'altro prevedeva il varo dal 1 gennaio scorso di una banca dati nazionale sull'anagrafe canina;
se e come sia stato attuato e con quali risultati, il decreto ministeriale 28 marzo 2003 sulla disponibilità del fondo istituito dall'articolo 4 della legge 30 luglio 2002, n. 174, concernente la sterilizzazione degli animali di affezione.
(4-13634)

Risposta. - Il Ministero della salute ha sempre segnalato alle autorità locali i casi di cattiva gestione dei canili pubblici e privati, che evidenziano la mancanza delle norme di igiene e di benessere degli animali.
Per quanto riguarda le iniziative intese a ridurre il fenomeno randagismo, si precisa che ogni anno, a partire dal 1991, viene ripartito a favore delle regioni e province autonome il fondo istituito dalla legge 14 agosto 1991, n. 281, «Legge-quadro in materia di animali da affezione e prevenzione del randagismo».
Il Ministero della salute ha recentemente richiesto informazioni agli enti territoriali citati, in merito all'utilizzo di detti finanziamenti e agli obiettivi raggiunti.
In applicazione, inoltre, dell'Accordo 6 febbraio 2003 tra il Ministero della salute, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano in materia di benessere degli animali da compagnia e
pet-therapy nel corso del 2004 sono stati realizzati diversi incontri con le Regioni, finalizzati a:
garantire che dal 1o gennaio 2005 tutte le Regioni adottassero il microchip come sistema di identificazione dei cani;
programmare ed attuare l'Anagrafe canina regionale, da implementare per il livello nazionale, ed istituire l'Anagrafe canina nazionale.
Relativamente al decreto ministeriale 28 marzo 2003 (Determinazione del criterio per la ripartizione tra le Regioni e le Province autonome delle disponibilità del fondo istituito dalla legge 30 luglio 2002, n. 174, concernente la sterilizzazione degli animali di affezione), si precisa che la relativa emanazione ha comportato la ripartizione della somma di euro 750.000,00.
La ripartizione, effettuata sulla base del numero dei cani randagi (circa 600.000) e di quello dei gatti randagi (circa 1.800.000), non ha reso, tuttavia, possibile, per l'insufficienza delle risorse finanziarie disponibili, il raggiungimento, da parte degli enti locali, dei risultati attesi.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

BULGARELLI. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il signor Giovanni Pilloni, 36 anni, originario di Gonnoscodina in provincia di Oristano è elicotterista presso la Marina militare, con il grado di maresciallo; ha partecipato a numerose missioni all'estero - Somalia, Kosovo, Albania e Macedonia - e il 18 dicembre 2004 è tornato da una missione, della durata di sei mesi e 11 giorni, in Iraq;
al suo ritorno, dopo alcune visite, gli è stato diagnosticato presso l'ospedale di Martinafranca un tumore a un testicolo,


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successivamente asportatogli chirurgicamente; si è sottoposto a ulteriori analisi e accertamenti presso l'Ospedale Oncologico Europeo di Milano, dove i medici gli hanno comunicato che il suo era un caso anomalo perché quel tipo di tumore si manifesta solitamente tra i venti e i trent'anni; è stato poi ripetutamente ricoverato nel reparto di oncologia dell'ospedale di Bari, dove ha affrontato una serie di cicli molto pesanti di chemioterapia; nelle interviste, apparse su vari quotidiani e riviste - tra essi quella su La nuova Sardegna del 7 aprile 2004 e quella su Famiglia Cristiana n. 8 del 2005 - il padre Salvatore, grande invalido del lavoro, racconta che il figlio nel corso delle sue missioni ha dovuto operare in «cimiteri» di carri armati distrutti e camminato su tappeti di bossoli di proiettili contenenti uranio impoverito, che in più di un'occasione, insieme ai suoi colleghi, ha dovuto raccogliere senza l'ausilio di maschere protettive e guanti; lo stesso Giovanni ha confermato questa circostanza in varie interviste;
del suo caso, inoltre, si sta occupando la dottoressa Gatti, del Policlinico universitario di Modena, studiosa nota per aver scoperto tracce di metalli pesanti nei tessuti dei militari italiani ammalatisi di tumore al ritorno dalle missioni militari all'estero;
Giovanni Pilloni, padre di una bambina in tenera età, vive una situazione di gravissimo disagio familiare: i genitori del sottufficiale non possono assistere il figlio ricoverato perché il padre è un grande invalido, mentre la madre è rimasta paralizzata dopo un intervento chirurgico ed è costretta a vivere su una sedia a rotelle; attualmente Pilloni è inoltre in aspettativa senza stipendio e incontra forti difficoltà a far fronte alle spese mediche; come da lui stesso dichiarato nell'intervista rilasciata al periodico Famiglia Cristiana, nessun rappresentante delle Forze armate o delle istituzioni si è interessato al suo caso, né si è mai recato a visitarlo in ospedale in occasioni dei ripetuti periodi di degenza sopportati -:
se non ritenga opportuno disporre le necessarie indagini per appurare la veridicità delle affermazioni rilasciate dal Pilloni circa le sue ripetute esposizioni ad armamenti o relitti contenenti uranio impoverito senza l'adozione di alcuna protezione;
se non ritenga opportuno disporre l'apertura della procedura per il riconoscimento della causa di servizio;
se non ritenga doveroso fornire assistenza economica e sanitaria al Pilloni, anche in considerazione delle sue precarie condizioni finanziarie e della condizione di infermità permanente in cui versano entrambi i genitori.
(4-13219)

Risposta. - La Difesa pone grande attenzione sulla tematica dell'uranio impoverito e si è impegnata nella ricerca di verità scientifiche in tutte le direzioni e con la massima determinazione.
Sino ad ora le indagini effettuate e gli studi condotti, sia in ambito nazionale che internazionale, non hanno dimostrato scientificamente l'esistenza di un nesso di causalità tra l'utilizzo di munizionamento contenente uranio impoverito - peraltro mai usato dalle Forze armate italiane - e le patologie riscontrate nei militari.
Ciò detto e prescindendo dai dati di letteratura che individuano ben precise cause predisponenti per la patologia lamentata dal Capo 1a classe della Marina militare Pilloni, la Difesa ha avviato, di recente, un complesso progetto di ricerca e sviluppo in forma di studio prospettico seriale sulle unità militari attualmente operanti nel teatro iracheno.
Con questo studio, denominato Signum - Studio sull'impatto genotossico delle Unità militari - finanziato con la legge n. 68 del 2004, possono essere identificati eventuali nessi di causalità o concausalità esistenti fra fattori genotossici eventualmente presenti nelle aree di operazioni e patologie degenerative.
In tale quadro, quindi, la Difesa è impegnata per acquisire ulteriori elementi di certezza sulla tematica delle patologie contratte dai militari impiegati nelle missioni


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internazionali e procedere fermamente sino alla determinazione di conoscenze scientifiche che consentano di comprendere il fenomeno nei suoi aspetti eziologici, diagnostici e profilattici.
Con riguardo alle forme di assistenza fornite al giovane Pilloni, sono state intraprese diverse iniziative sotto il profilo sanitario, economico e morale.
In particolare:
a) il sottufficiale, che ha chiesto di avvalersi dell'assistenza della Marina militare, è stato inserito, nel mese di aprile 2004, nel «Punto di monitoraggio», costituito all'interno della Forza armata, allo scopo di monitorare tutti i casi di particolare gravità per garantire un servizio di assistenza al personale militare e civile, le cui condizioni di salute e/o critiche situazioni familiari incidano significativamente non solo sul servizio, ma anche sulla qualità della vita dei singolo e della famiglia;
b) è stato concesso un contributo straordinario una tantum alla famiglia;
c) il comando di appartenenza del giovane continua a mantenere i contatti con l'interessato e ne segue gli interventi terapeutici ed i controlli cui si sottopone periodicamente. Inoltre, alcuni suoi colleghi forniscono assistenza, anche morale al sottufficiale attraverso frequenti visite a domicilio e accompagnandolo nei luoghi di cura.

Va altresì sottolineato che:
a) il capo Pilloni è stato sottoposto alle visite mediche periodiche previste per la categoria di appartenenza e dai vari protocolli sanitari pre e post impiego fuori area;
b) ai sensi delle disposizioni di legge decreto legge n. 393 del 2000, convertito in legge n. 27 del 2001, l'interessato può godere della posizione giuridica di aspettativa fino alla sua completa guarigione. Ciò a differenza di quanto stabiliscono le norme che regolano lo stato giuridico del personale dei ruoli del servizio permanente, in base alle quali è prevista la cessazione del rapporto di servizio al superamento del secondo anno di aspettativa per infermità nel quinquennio.
Il Pilloni ha presentato istanza per il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio dell'infermità contratta, in merito alla quale dovrà esprimersi il competente comitato di verifica per le cause di servizio - organo collegiale indipendente - istituito presso il Ministero dell'economia e delle finanze.
Per quanto attiene all'eventuale concessione del trattamento pensionistico di privilegio, lo stesso, potrà essere concesso al Pilloni soltanto alla avvenuta cessazione dal servizio dell'interessato, una volta acquisiti il processo verbale riportante la categoria di pensione alla quale l'infermità è ascrivibile, nonché il parere del predetto comitato di verifica circa il riconoscimento dell'infermità, quale dipendente da causa di servizio.
La pensione privilegiata, eventualmente spettante, sarà quindi liquidata nella misura stabilita in relazione alla categoria di pensione di cui alla Tabella «A», annessa al decreto del Presidente della Repubblica 30 dicembre 1981, n. 834, nella quale l'infermità è ascritta.
Il Ministro della difesa: Antonio Martino.

BULGARELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto statale d'arte di Bologna prese vita nel lontano 16 novembre 1885 come scuola per le arti decorative, per iniziativa del Circolo Artistico Bolognese che a quel tempo aveva come scopo primario «l'incremento delle Belle Arti e l'impegno di promuovere scuole ed esposizioni d'arte permanenti e tutto ciò che poteva migliorare le condizioni degli artisti». Primo presidente della scuola fu Giosuè Carducci che proprio nel 1880 partecipò alla riunione del circolo artistico nella quale si cominciò a discutere la costituzione di una scuola professionale per artisti. Si chiedeva anche la collaborazione


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del sindaco di Bologna, del presidente della Camera di commercio e del prefetto perché gli enti da loro rappresentati collaborassero alla fondazione della scuola e con essa all'apertura di un museo d'arti applicate all'industria, giudicato indispensabile al tipo stesso di scuola e di insegnamento che si voleva attuare. In esso avrebbero dovuto essere raccolte opere artistiche antiche e moderne le quali servissero da modello e dessero argomento di studio e osservazione abituando gli studenti ad avere sotto gli occhi esemplari di buono stile per formare l'educazione dell'occhio al bello». Attraverso l'insegnamento pratico sui «modelli» si voleva determinare competenze che unissero alle capacità tecniche il gusto e l'eleganza nella realizzazione dei prodotti delle arti decorative;
con questo progetto di scuola-museo si intendeva offrire uno strumento di promozione e di stimolo all'industria cittadina. Fu con l'appoggio del deputato bolognese Marco Minghetti allora presidente del consiglio provinciale e l'intervento del Ministero dell'industria e commercio che si riuscirono a superare le resistenze locali nella concretizzazione della scuola unendo i contributi economici di municipio, provincia, circolo artistico, Camera di commercio e Ministero dell'industria. La scuola ha potuto così partire nel 1885 per una fase di sperimentazione con insegnamento serale rivolto soprattutto ai giovani artigiani della città. In tre anni le iscrizioni si quadruplicarono testimoniandone il successo e ciò portò ad approvare definitivamente lo Statuto Organico il 12 marzo 1888 dando finalmente un assetto stabile all'istituzione che la vedrà ancora in crescita agli albori del XX secolo vivendo intensamente il rapporto con il mondo del lavoro e della produzione artistico-professionale. È attraverso le mostre di fine anno che non solo gli addetti ai lavori ma tutta l'opinione pubblica venne ad incontrarsi con la produzione artistica della scuola;
negli anni a seguire fino ad oggi si è accumulata nella scuola una ricca «produzione artistica» testimonianza di una storia delle arti degli ultimi due secoli che spazia dall'intarsio al ferro battuto, terracotta, ceramica, cuoio sbalzato, rilegatura, oggetti in legno per l'arredamento, plastici in gesso e altri materiali, sculture in pietra e marmo, affreschi, pitture a smalto, tempera...serigrafie, plastici e modelli per l'architettura ecc. È inoltre importante ricordare che sono presenti nella scuola anche innumerevoli calchi in gesso non più eseguibili, che riproducono bassorilievi e opere a tuttotondo dei maggiori artisti della storia dell'arte italiana come Michelangelo, Della Quercia, Viligelmo, N. Pisano eccetera;
da molti anni l'insegnamento e la pratica delle discipline artistiche nelle scuole superiori non sono valorizzate, anzi, a detta di insegnanti e studenti, hanno subito una vera e propria penalizzazione in nome di una formazione che privilegia un'ottica aziendale e d'impresa;
in questo contesto il liceo artistico e l'istituto d'arte che hanno formato artisti di rilievo, non trovano da tempo, a parere dell'interrogante, collocazione degna;
il liceo artistico 15 anni fa dovette abbandonare la storica sede di via delle Belle Arti e fu trasferito nell'edificio mussoliniano di via Tomino;
l'istituto d'arte da sempre ubicato nel convento seicentesco dell'isola gesuitica di via Castiglione-Cartoleria, dopo una tragedia mancata negli anni '70 a causa di una caldaia fuori norma, ottenne promessa di ristrutturazione mai portata a termine. Oggi, mentre finalmente compaiono i tecnici per la messa in sicurezza, lo si vuole evacuare per motivi di sicurezza;
il trasloco dell'istituto d'arte e del liceo artistico nell'edificio di via Marchetti (ex Tanari), previsto per il mese di settembre 2005;
l'amministrazione sul piano di utilizzo degli edifici scolastici, la provincia, come convenuto dagli assessori con la dirigenza della scuola e con il presidente del consiglio di istituto del polo artistico,


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si è impegnata a realizzare ulteriori interventi nella sede di via Marchetti relativamente a servizi e impianti, in particolare per quanto riguarda l'adeguamento degli ascensori e dei servizi igienici e l'accessibilità alle persone diversamente abili, verificando anche la possibilità di nuovi spazi didattici;
restano tuttavia aperte le principali problematiche per il futuro del Polo, anche in considerazione del numero crescente delle iscrizioni e considerato che nel territorio regionale sono presenti pochissime realtà scolastiche con questo indirizzo -:
se non si ritenga indispensabile l'intervento presso la Sovrintendenza alle Belle arti e all'I.B.C. (istituto beni cultulari) per la doverosa Catalogazione delle opere della collezione dell'Istituto statale d'arte di Bologna;
se non si valuti opportuno intervenire per garantire l'integrità del sopraccitato patrimonio artistico e se non si ritenga opportuno che detto patrimonio resti inscindibile dall'Istituto statale d'arte di Bologna;
se non si reputi a tal fine necessario prevedere la progettazione di uno spazio adeguato per la fruizione da parte degli studenti e dei docenti del polo artistico per la fruizione del patrimonio artistico di cui sopra, per esposizioni e ad altri fini didattico-laboratoriali che non possono essere realizzati in normali aule scolastiche.
(4-14836)

Risposta. - Rispondendo all'interrogazione parlamentare in esame si comunica quanto riferito dal direttore generale dell'ufficio scolastico per Emilia Romagna in merito alla catalogazione delle opere della collezione dell'Istituto statale d'Arte di Bologna.
Con delibera del collegio dei docenti dell'Istituto in parola del 10 maggio 2003 è stata nominata una commissione specifica per il Museo ISART ed il Centro della didattica delle arti con la finalità di schedare, studiare e tutelare i beni artistici, i documenti, il materiale dei due istituti in previsione del loro trasferimento nella sede di via Marchetti.
Al fine di mantenere la tutela e la memoria storica del luogo, l'Istituto ha chiesto alla provincia di mantenere una porzione di edificio in via Castiglione/Cartolerie che, secondo un progetto in via di completamento, dovrebbe permettere l'esposizione dei beni artistici in possesso dell'Istituto medesimo, mantenere e diffondere la tradizione e la memoria della didattica di alcune discipline e lavorazioni, delle quali si va perdendo la conoscenza, allo scopo di creare un laboratorio di didattica delle arti con biblioteca specializzata e gipsoteca, aperta al territorio ed alle scuole.
L'Istituto d'Arte in parola, già da alcuni anni, ha proceduto a schedare ed a catalogare i propri beni a seguito di una convenzione stipulata con la Sovrintendenza ai beni artistici sin dal 1998-1999 con i finanziamenti della Sovrintendenza medesima e della Cassa di risparmio di Bologna: sono state prodotte circa 180 schede di stampe fotografiche e relative riproduzioni informatizzate e realizzate in collaborazione con l'ufficio catalogo ed il gabinetto fotografico della Soprintendenza ai beni artistici e storici di Bologna.
Si rileva anche che all'interno dei corsi di studi dell'Istituto d'Arte è attivo il corso Michelangelo «Beni Culturali» i cui studenti hanno contribuito allo studio di tali documenti.
Sono state predisposte circa 220 schede di precatalogo su oggetti di varie tipologie (disegni, calchi, sculture, opere pittoriche, stampe) rilevate da due studentesse della scuola di specializzazione di Storia dell'Arte dell'università di Bologna, in base ad una convenzione stipulata nell'anno scolastico appena terminato: tale rilevamento che comprende anche il rilievo fotografico professionale di 130 pezzi, è ora nella sua fase conclusiva.
L'opera di catalogo fin qui svolta ha privilegiato gli oggetti di maggior pregio e quelli che correvano il maggior rischio per la conservazione; la scuola di specializzazione di Storia dell'arte e la Soprintendenza ed i Beni artistici e storici, al fine di


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valorizzare e rendere di pubblica conoscenza il patrimonio artistico studiato, hanno dato la loro disponibilità per la prosecuzione della preziosa collaborazione anche nel prossimo anno.
Per quanto riguarda l'esigenza di garantire il citato patrimonio, è stata data assicurazione che del trasferimento delle opere nella nuova sede sono stati avvisati, per la loro collocazione, il Sovrintendente di Bologna ed il responsabile del settore catalogazione; per i beni di proprietà del comune di Bologna, sono stati informati i competenti funzionari al fine di monitorare le operazioni di trasferimento e la relativa collocazione dei beni.
Al termine dei lavori di ristrutturazione della sede di via Castiglione/Cartolerie i suddetti beni costituiranno il Museo che tornerà nella sede originaria e rimarrà, quindi, patrimonio inscindibile dell'Istituto d'Arte, come auspicato dall'interrogante.
Si rileva, infine, come sia stata sempre cura della dirigenza dell'Istituto e della commissione che ha gestito tutte le operazioni descritte conoscere, tutelare, diffondere e pubblicizzare il patrimonio delle due istituzioni scolastiche che non devono essere dimenticate in quanto parte integrante della storia della città di Bologna.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

BURTONE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la dirigenza del CSA di Catania ha comunicato ai rappresentanti degli istituti scolastici che, in merito alla «definizione dei criteri di allocazione e utilizzo delle risorse per gli interventi sulle aree a rischio» per l'anno scolastico 2004/2005, è stata definita una proposta in base alla quale i progetti potranno essere presentati da quelle istituzioni scolastiche il cui indice di disagio raggiunga il 4 per cento;
a tale comunicazione è allegato un elenco di scuole che sono state invitate «a presentare i relativi progetti entro e non oltre il 10 dicembre»;
tale prassi non trova riscontro nella normativa vigente in quanto l'articolo 9 del CCNL prescrive che «le scuole, con riferimento allo specifico contesto territoriale di rischio, accedono ai fondi in questione... privilegiando la dimensione territoriale dell'area» e che «l'individuazione delle aree a rischio va fatta a livello provinciale su iniziativa dei dirigenti dei CSA con i rappresentanti degli Enti locali, del ministero della giustizia e dell'interno e coi rappresentanti delle Organizzazioni sindacali» e l'articolo 3 prevede che «le scuole ricadenti nell'ambito territoriale riconosciuto come aree a rischio possono produrre entro il 15 settembre un articolato progetto per l'anno scolastico 2004/2005 contenente interventi di contrasto alla dispersione e al disagio scolastico e mirati al miglioramento del successo formativo attraverso la trasformazione dei processi di insegnamento - apprendimento in senso qualitativo e con la previsione di eventuali attività aggiuntive»;
dalla comunicazione del 1 dicembre 2004 della Dirigente del CSA di Catania si deduce che è stato introdotto nella provincia un ulteriore livello di contrattazione decentrata non prevista dalla vigente normativa e secondo l'interrogante lesiva delle prerogative delle scuole autonome-:
quali iniziative intenda promuovere per evitare che a Catania si operi, in merito alle attività e ai progetti di cui all'articolo 9 del contratto collettivo nazionale, in violazione della normativa vigente.
(4-12066)

Risposta. - Con riferimento alla interrogazione parlamentare in esame sulla definizione dei criteri per l'utilizzo delle risorse nelle aree a rischio per l'anno scolastico 2004-2005, il direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Sicilia, dopo aver sentito il dirigente del Centro servizi amministrativi dì Catania, ha riferito quanto segue.
Nel pieno rispetto di quanto previsto dall'articolo 2 del contratto integrativo regionale


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annuale concernente la definizione dei criteri di allocazione ed utilizzo delle risorse per gli interventi sulle aree a rischio ed a forte processo immigratorio dell'anno scolastico 2004-2005, siglato dalla direzione regionale e dalle organizzazioni sindacali della scuola il 20 luglio 2004, in data 22 novembre 2004 è stata raggiunta e siglata l'intesa provinciale sulla individuazione delle zone a rischio di Catania e provincia.
Sulla base di una rilevazione effettuata sul 100 per cento delle scuole del territorio, inerente ai fattori di disagio scolastico e sociale, i firmatari dell'intesa convenivano, all'unanimità, di individuare gran parte dell'intera provincia di Catania quale area a rischio e di porre una soglia minima, per la presentazione dei progetti da parte delle scuole, che tenesse conto della percentuale del disagio scolastico, del disagio sociale e degli alunni stranieri accolti nelle scuole.
Quindi, potevano presentare progetti quelle scuole che raggiungevano un tasso di dispersione pari o superiore al 4 per cento calcolato sulla base della seguente formula: percentuale disagio scolastico + percentuale disagio sociale + percentuale alunni stranieri 3.
È, infine, opportuno sottolineare che il TAR Sicilia, con decisione n. 202/2005, ha già rigettato la domanda incidentale di sospensione proposta da genitori e docenti dell'istituto commerciale «Pestalozzi» di Catania, per l'annullamento della nota del 1o dicembre 2004 con la quale il Dirigente del C.S.A. comunicava alle scuole i criteri per l'utilizzo delle risorse nelle aree a rischio per l'anno scolastico 2004-2005, nonché dell'intesa raggiunta il 22 novembre 2004.
Nella decisione richiamata si legge: «Il Tribunale amministrativo regionale della Sicilia - sezione staccata di Catania, terza sezione, adunato in Camera di Consiglio [...] rigetta la domanda incidentale di sospensione ritenuto che «i provvedimenti impugnati non sembrano realizzare le violazioni di legge lamentate, e sembrano, invece, immuni da vizi di illogicità e razionalità».
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

CENTO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
riportando quanto citato già nella mia interrogazione n. 4-10405 del 6 luglio 2004, sembrerebbe evidente che un certo numero di confezioni di latte in polvere siano contaminate dal batterio Enterobacter sakazakii che ha causato delle morti (nel novembre 2004 in Francia due bambini sui 4 che avevano contratto l'infezione sono morti) e colpito molti bambini con gli effetti della meningite o enterocolite necrotizzante provocate da questo germe;
a seguito della riposta data dal Governo alla suddetta interrogazione il 2 novembre 2004, si fa notare quanto segue: l'evidenza scientifica più aggiornata ed autorevole mostra come la contaminazione da Enterobacter Sakazakii degli alimenti per lattanti in polvere sembri essere essenzialmente di tipo intrinseco, cioè presente prima che la confezione venga aperta. A questo proposito si cita l'articolo «Enterobacter Sakazakii and other bacteria in powdered infant milk formula» (Sthephen J. Forsythe, Maternal and Child Nutrition, 1, pp. 44-50) e soprattutto il rapporto formulato dagli esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (scaricabile dal sito OMS all'indirizzo http://www.who.int/foodsafety/publications/micro/mra6/en/) in cui si legge testualmente (Appendice C, pag. 51): «Il contributo relativo della contaminazione intrinseca versus fonti ambientali di presenza dell'E. sakazakii nella formula in polvere ricostituita è di 4:1 (cioè 80 per cento di contaminazione intrinseca). La probabilità per la formula per lattanti sia contaminata è di 0,025 per cento. La probabilità che la formula per lattanti risulti contaminata a causa di esposizione ambientale durante la reidratazione e la preparazione è di 0,00625»;
L'EFSA (European Food Standards Agency) ha recentemente diramato un comunicato


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riguardante i rischi derivanti da contaminazione degli alimenti per lattanti in polvere da parte di micro-organismi, in particolare E. Sakazakii e Salmonella, in cui si raccomanda per i bambini di età inferiore alle 4 settimane, quando l'allattamento al seno non è possibile, l'utilizzo di formula liquida sterile -:
se il ministro sia certo che le attuali diciture obbligatorie sulle etichette degli alimenti per lattanti siano sufficienti ad informare i genitori di questo rischio e del fatto che le formule in polvere non sono prodotti sterili, come dell'importanza di una preparazione e somministrazione adeguata.
(4-12724)

Risposta. - L'Enterobacter Sakazakii è un patogeno emergente, causa di una rara e grave malattia spesso ad esito mortale, prevalentemente veicolato dal latte in polvere per l'infanzia, anche se non mancano casi, in cui è stata accertata l'origine ambientale.
Va precisato che la possibilità dell'infezione è associata all'assunzione, da parte del neonato, di una concentrazione di germi adeguata (dose infettante).
L'eventualità che una tale carica infettante possa essere già presente nel prodotto è remota, in considerazione dei trattamenti tecnologici della produzione, della bassa umidità, del lungo periodo di vita commerciale del prodotto e delle caratteristiche intrinseche del germe, il quale non è protetto dagli
stress ambientali.
Non si può, tuttavia, escludere che nell'ambiente in cui viene preparata la pappata, o per effetto di una preparazione troppo anticipata e/o di una conservazione ad una temperatura inadeguata (maggiore di 4a C) possa essere raggiunta la dose infettante.
A scopo di prevenzione, la preparazione della poppata e la conservazione del latte formulato e idratato necessitano di adeguate misure igieniche nell'ambiente domestico ed in sede ospedaliera.
Diversamente dal latte formulato liquido, che risulta «sterile» per effetto dei trattamenti tecnologici subiti prima della commercializzazione, le formulazioni in polvere presentano una flora microbica residua, composta generalmente da germi saprofiti e da coliformi, che con la reidratazione possono moltiplicarsi se il prodotto non viene consumato entro breve tempo (minore di 2 ore), se viene mantenuto a temperatura ambiente o se non è conservato a temperatura di frigorifero.
Proprio per questa ragione, le indicazioni degli organismi internazionali ed un recente rapporto del Centro nazionale per la qualità degli alimenti e i rischi alimentari dell'Istituto superiore di sanità (Rapporto Istisan 04/13 - Pericoli microbiologici emergenti nell'alimentazione del neonato: il caso Enterobacter Sakazakii), hanno suggerito l'opportunità che le confezioni dei latti in polvere riportino in etichetta dettagliate istruzioni per la loro preparazione, con temperature di reidratazione elevate, e sconsigliando la preparazione troppo anticipata dei biberon.
Risulta che le imprese produttrici di latte in polvere, commercializzato in Italia, hanno provveduto ad apportare le modifiche richieste.
Si segnala, inoltre, che in occasione della discussione, nell'ambito dell'Unione europea, della proposta di modifica della direttiva sulle formule per lattanti e formule di proseguimento (già recepita in Italia con il decreto ministeriale 6 aprile 1994 n. 500), il nostro Paese, proprio in relazione alla problematica legata all'Enterobacter Sakazakii, ha più volte ribadito la necessità di maggiori approfondimenti scientifici sui criteri microbiologi da adottare, sottolineando l'importanza di indicare più dettagliatamente nell'etichetta le avvertenze per la preparazione, comprese le indicazioni sui rischi per la salute derivanti da una preparazione inadeguata.
Il caso dei neonati deceduti e il sospetto che la meningite fosse provocata dall'Enterobacter Sakazakii, contenuto in una formula per lattanti, deve servire a mantenere quali-quantitativamente elevati i controlli.
Il Ministero della salute, pertanto, sta valutando la necessità di una verifica sulla sicurezza dei prodotti in questione, invitando


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gli Assessorati regionali alla sanità ad avviare un monitoraggio e trasmettendone i relativi dati.
Tale monitoraggio, comprensivo anche di una raccolta di informazioni sui criteri adottati, dovrà prevedere controlli a campione sui latti in polvere.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

CIMA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'11 giugno 2003 l'Unione Africana, riunita a Maputo, ha adottato il Protocollo aggiuntivo alla Carta dei Diritti Umani e dei Popoli, con cui vengono aggiunti all'elenco dei diritti delle persone i «diritti delle donne», elencati in 32 articoli e che abbracciano le diverse sfere della vita civile e politica, ma soprattutto stabilendo chiaramente la illiceità della pratica delle mutilazioni genitali femminili;
questo documento rappresenta per l'Africa uno degli atti più significativi che siano stati compiuti negli ultimi decenni, perché con esso le donne africane entrano a far parte della società con la «personalità giuridica» che finora è stata riconosciuta solo agli uomini e apre la strada all'affermazione di valori quali la democrazia e lo stato di diritto che sono stati finora ritenuti erroneamente prerogative dell'occidente;
l'associazione «Non c'è pace senza giustizia» con la collaborazione di decine di organizzazioni di donne africane e del Medio Oriente, gruppi di lavoro di giuristi, esperte, ministre, avvocate, in grado di incidere sulla vita istituzionale dei propri paesi, ha avviato una mobilitazione internazionale affinché il Protocollo di Maputo venga ratificato in tempi brevi e diventi parte integrante delle leggi nazionali;
finora il documento è stato ratificato da dieci Stati e perché entri in vigore serve l'adesione di quindici;
il principale motivo di resistenza dei Paesi africani alla ratifica è rappresentato dall'opposizione delle autorità religiose alla completa abolizione delle mutilazioni genitali femminili che è un dibattito finora lasciato nell'ombra di tabù e silenzi;
perché il cambiamento in atto possa diventare duraturo, è necessario che questa campagna si consolidi e trovi supporto anche in Europa e nei paesi di grande immigrazione appoggiando in questo modo le generazioni di donne e uomini africani che vogliono abbandonare tradizioni inutili e dannose;
è fermo al Senato, in corso di esame in Commissioni Riunite I e II (Affari Costituzionali e Giustizia), dal 22 luglio 2004 il testo unificato C. 3884 (S. 414-B) «Disposizioni concernenti la prevenzione ed il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile» approvato alla Camera il 4 maggio 2004 -:
come il Governo intenda sostenere, presso i Governi dei Paesi africani che non lo hanno ancora ratificato, il Protocollo di Maputo.
(4-13580)

Risposta. - L'Italia svolge un ruolo attivo e preminente a tutti i livelli al fine di promuovere la condizione femminile e combattere ogni forma di discriminazione e violenza nei confronti delle donne. In particolare, l'infibulazione e le mutilazioni genitali femminili costituiscono una grave forma di violenza contro le donne e le bambine, secondo quanto affermato nella Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite Elimination of all forms violence against women (A/RES/591167), adottata per consenso il 22 febbraio 2005 e ribadito nella risoluzione Violence against women adottata dalla Commissione dei Diritti dell'Uomo in occasione della sua 61ma sessione (attualmente in corso a Ginevra dal 14 marzo sino al 22 aprile 2005). L'Italia è tra i Paesi che co-sponsorizzano quest'ultima risoluzione, a riprova dell'attenzione che il nostro Paese riserva al problema delle violenze sulle donne in tutti i fori internazionali. L'impegno italiano per la lotta alle mutilazioni genitali, pratica che viola l'integrità fisica delle bambine e può


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provocare gravi danni alla salute delle donne, è stato riaffermato recentemente in occasione dell'ultima sessione della Commissione delle Nazioni Unite sullo status della donna (CSW), svoltasi a New York dal 28 febbraio all'11 marzo 2005: il Ministro italiano per le pari opportunità, onorevole Stefania Prestigiacomo, nel suo intervento dinanzi alla Commissione ha auspicato un maggiore impegno internazionale nella battaglia contro te mutilazioni genitali, riconoscendo quindi i meriti della UNFPA e dell'UNIFEM per il grande lavoro svolto in questo delicato campo. Anche la dichiarazione della Presidenza lussemburghese a nome dell'Unione europea dinanzi all'assemblea della Commissione ha ribadito l'importanza della lotta ad ogni forma di violenza e mutilazione nei confronti delle donne.
Come correttamente osservato dall'interrogante, il Protocollo di Maputo sui diritti delle donne in Africa, adottato a Maputo il 7 luglio 2003, rappresenta un atto estremamente significativo sulla via dell'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili (MGF) nel continente africano. In particolare, in relazione all'ultimo quesito posto nell'interrogazione in questione, è utile ricordare che il protocollo suddetto fa parte di un testo più vasto, ovvero la «Carta dei Diritti Umani e dei Popoli», approvata dall'Unione Africana a Maputo l'11 giugno 2003, cioè appena due anni fa, che 10 Paesi l'hanno già ratificata e mancano solo altre 5 ratifiche affinché essa entri in vigore. Si può dire che ormai i tempi sono maturi e che entro poco tempo questo importante testo legislativo potrà giungere in dirittura di arrivo tuttavia si tratta di un testo assai complesso, che tocca non solo la questione delle mutilazioni femminili, ma anche molte altre e che dimostra la nuova sensibilità africana verso il tema dei Diritti Umani. La sua ratifica implica, per molti Paesi, l'abolizione o quanto meno la modifica di leggi esistenti. Il complesso lavoro legislativo che la ratifica della Carta di Maputo comporta richiede perciò il suo tempo. A questo si aggiunga che le emergenze da cui sono afflitti molti Paesi africani possono far passare in secondo piano la ratifica della Carta rispetto ad altri interventi legislativi giudicati più urgenti ed altrettanto importanti. Il Governo italiano resterà vigile e continuerà a seguire con la massima attenzione il progresso delle ratifiche, includendo l'argomento nell'agenda dei futuri incontri bilaterali che avremo con i Paesi africani, nonché in quella degli incontri multilaterali tra Unione Europea ed Unione Africana. Quest'azione diplomatica sarà naturalmente intensificata qualora il progresso delle ratifiche dovesse rallentare, ma siamo fiduciosi che ciò non sarà necessario.
È bene infine sottolineare che allo scopo di promuovere e sostenere presso i Paesi africani la lotta alle MGF, in stretta connessione dunque con il Protocollo di Maputo sopracitato, la Cooperazione italiana consapevole del radicamento culturale delle pratiche di mutilazioni dei genitali femminili in taluni Paesi africani, impegna principalmente le sue risorse ed suoi programmi sulla prevenzione e sulla importanza di attuare una capillare opera di sensibilizzazione sul tema, attraverso l'informazione, la formazione e l'educazione, utilizzando anche le associazioni femminili locali, i
leader tradizionali, i programmi scolastici, gli operatori sanitari e gli amministratori locali, in modo da diffondere a tutti i livelli una chiara coscienza di inammissibilità di tali pratiche, contrarie ai diritti fondamentali non solo delle bambine e delle donne, ma di ogni persona.
La lotta contro tale fenomeno è stata rafforzata, da due anni, dalla campagna internazionale «STOP FGM», sostenuta dalla Commissione Europea e implementata dall'«AIDOS» (Associazione italiana donne per lo sviluppo) e da «Non c'è pace senza giustizia», con la partecipazione di otto organizzazioni internazionali.
L'UNICEF, nell'ambito della strategia «Child protection», per il quadriennio 2002-2005, ha rafforzato il proprio impegno per la prevenzione delle mutilazioni dei genitali femminili delle bambine, sostenendo il coordinamento di interventi in diversi paesi africani ed avviando un processo di ricerca e revisione degli indicatori utilizzati per il monitoraggio e la valutazione


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dei progressi compiuti verso l'abbandono della pratica.
Nell'ambito di tale piano d'azione dell'UNICEF, la cooperazione italiana nel 2004 ha finanziato un programma UNICEF del valore di 1,8 milioni di euro e nel 2003 un programma analogo in Kenya del valore di 450.000 euro.
Nell'ambito della campagna «Stop Fgm», le ONG italiane, maggiormente coinvolte, come «Non c'è pace senza giustizia», si sono impegnate per allargare il numero dei Paesi africani coinvolti e puntando alla costruzione di un ambiente culturale, sociale e legale che favorisca l'abbandono della pratica, Le ONG italiane sono state individuate e riconosciute dall'UNICEF quali Organizzazioni specializzate per collaborare all'interno del programma che, sostenuto anche dalla cooperazione italiana, della durata di 24 mesi, si trova attualmente nelle sue fasi finali, tuttavia ancora mantiene una forte presenza locale di persone impegnate a fare opera di sensibilizzazione per la prevenzione e l'eliminazione delle MGF, ed a ratificare il Protocollo addizionale alla Carta Africana dei diritti umani e dei popoli citato, in stretto collegamento con la «Dichiarazione del Cairo per l'eliminazione delle mutilazioni genitali femminili». Tale programma prevede attività di ricerca, di lavoro per la definizione di linee guida sulle politiche da adottare, di informazione, di sostegno all'attività legislativa dei Paesi coinvolti e di revisione degli indicatori relativi alle MGF.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.

CRISTALDI e TAGLIALATELA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
a Napoli la lotta alla criminalità organizzata da parte dello Stato sta dando buoni frutti ma è necessario in ogni occasione dimostrare la presenza dello Stato nel territorio e tale presenza si afferma anche con il mantenimento nel luogo di uffici che in qualche modo siano rappresentativi dello Stato;
a Napoli, nel quartiere Forcella, è stato recentemente chiuso l'unico ufficio postale della zona, costringendo la gente del luogo a spostarsi di diversi chilometri per potere semplicemente ritirare le somme della pensione, sottoponendosi al rischio di scippi e rapine che com'è noto sono numerosi in quella parte della Città;
la soppressione dell'ufficio postale è apparsa all'opinione pubblica come un provvedimento di abbandono del territorio da parte dello Stato;
dalle istituzioni locali, dal mondo ecclesiastico locale e dal mondo del volontariato viene richiesto con forza di riaprire l'ufficio postale di Forcella a Napoli -:
quali urgenti iniziative si intendano intraprendere presso Poste italiane Spa perchè venga ripristinato l'ufficio postale di Forcella a Napoli.
(4-12703)

Risposta. - Nel premettere che si risponde all'atto parlamentare in esame su incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, si ritiene anzitutto far presente che, a seguito della trasformazione dell'Ente poste italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere d'intervenire nella gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, peraltro recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli
standard qualitativi fissati.
Tuttavia, allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito alla paventata soppressione dell'ufficio postale di


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Napoli 9 nel quartiere Forcella, si è provveduto ad interessare la società Poste Italiane la quale ha comunicato che il citato ufficio postale non è stato chiuso ma soltanto temporaneamente allocato presso l'ufficio postale di Napoli Centro, in attesa del suo riposizionamento a seguito dello sfratto dai vecchi locali.
Secondo quanto riferito, i nuovi locali, individuati in Piazzetta Mancini saranno ristrutturati, secondo il noto progetto
lay-out, ed offriranno alla clientela, oltre ad un ambiente più moderno e confortevole anche la disponibilità di sette sportelli, di una sala consulenza e di un dispensatore automatico di banconote (ATM).
In conclusione, la concessionaria ha reso noto che essendo già stata presentata nelle opportune sedi, in data 16 maggio 2005, la prescritta dichiarazione di inizio attività, l'ufficio postale di Forcella verrà, presumibilmente, attivata entro il prossimo mese di ottobre 2005.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

DEIANA e PISA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come riportato dalla stampa (Il Manifesto - 21 settembre) nella giornata del 13 settembre all'apertura dell'anno scolastico nella scuola media Gioacchino Rossigni al Villaggio Prenestino e a Castelverde nella periferia orientale di Roma alcuni rappresentanti dell'Arma dei Carabinieri del comando di S. Vito Romano, si portavano nell'istituto dove rivolgevano domande relative all'andamento scolastico, con particolare riferimento all'attuazione della Riforma Moratti e ad eventuali proteste o scioperi annunciati, al preside, al vicepreside, ad alcuni insegnanti e bidelli dell'istituto;
nell'articolo si evidenziava come tale comportamento non avrebbe riguardato solamente un'investigazione isolata ma avrebbe avuto invece carattere generale e diffuso su tutto il territorio. Lo stesso preside dell'istituto dichiarava «Lunedì 13 settembre sono venuti due carabinieri, che conosciamo di vista, chiedendoci se tutto era in ordine e se erano in corso scioperi, quindi ho domandato se si trattava di un controllo casuale e loro hanno risposto che era un controllo a tappeto»;
l'Arma dei carabinieri ha rilasciato in merito alcuni comunicati stampa non sufficienti però a chiarire se l'episodio fosse legato ad un eccesso di zelo del Comando locale o se effettivamente le disposizioni fossero arrivate dall'alto aggiungendo «È un'attività di routine che di solito si fa all'inizio dell'anno scolastico nelle singole zone per prendere contatti con i dirigenti degli istituti scolastici... un'attività assolutamente normale»;
come hanno denunciato, invece, alle autorità scolastiche e allo stesso Consiglio d'Istituto alcuni insegnanti della Rossini, l'intervento delle forze dell'ordine all'interno di un scuola della Repubblica, con modalità tanto particolari e specifiche, appare un vero e proprio di monitoraggio sull'applicazione della contestata Riforma Moratti e domande tanto mirate su scioperi e proteste potrebbero addirittura di fatto configurare, ad opinione dell'interrogante, atteggiamenti antisindacali e intimidatori nei confronti del personale della scuola -:
se il Ministro fosse al corrente di tale intervento dell'Arma dei Carabinieri, chi e in quale sede abbia preso una decisione tanto grave e lesiva della democrazia e quali provvedimenti intenda mettere in atto per garantire che simili episodi non abbiano più a verificarsi.
(4-11104)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza, del Consiglio dei ministri alla interrogazione parlamentare in esame riguardante l'intervento di due carabinieri presso la scuola media statale «G. Rossini» di via Fosso dell'Osa (Roma).
Al riguardo si fa presente che sulla questione è stato già riferito, in data 22 settembre 2004, in occasione della discussione della interrogazione a risposta immediata n. 3-03737, presentata dall'onorevole Titti De Simone, quando il Ministro per i


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rapporti con il Parlamento ha dichiarato l'assoluta estraneità dell'amministrazione scolastica nella vicenda.
Per completezza di informazione si fa presente che il Comando Generale dell'Arma dei carabinieri, II Reparto-Ufficio Operazioni, ha riferito che «il 13 settembre 2004, in occasione dell'inizio dell'anno scolastico, una pattuglia della stazione carabinieri di San Vittorino Romano, nel corso di una perlustrazione, ha preso contatti con i presidi, i docenti ed il personale di alcune scuole primarie e secondarie di 1o grado ubicate nel territorio di competenza.
L'iniziativa è stata adottata, a livello locale, analogamente agli anni precedenti, per proporre la presenza dell'Arma quale referente per ogni esigenza concernente la sicurezza degli studenti e delle infrastrutture.
Nel contesto ditale attività i militari dell'Arma, presso la scuola media statale «Rossini», hanno avuto un breve colloquio con il Preside, professor Lino Fazio, al quale hanno rivolto domande esclusivamente sui menzionati aspetti di interesse istituzionale, con particolare riguardo al riproporsi di eventuali fenomeni di bullismo. Nella circostanza, non venivano segnalate problematiche sotto il profilo della sicurezza.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato nel Dossier di Legambiente sullo stato di salute degli edifici scolastici, dossier denominato «Ecosistema scuola 2005», il 33,71 per cento degli immobili che ospitano la scuole vive in una condizione di rischio sismico;
in particolare, significativa risulta la condizione in cui versano gli edifici scolastici in Molise ove nel 2002 e nel 2003 il 58,61 per cento degli edifici scolastici era in possesso di certificazione di agibilità statica rilasciata, con una elevata percentuale di edifici, pari ad oltre il 51 per cento, privi di tale requisito;
è evidente la necessità di sollecitare la direzione regionale competente affinché si provveda a dotare tutti gli edifici scolastici di tale certificazione -:
se non ritenga di dover sollecitare la direzione regionale del Molise affinché siano espletate le verifiche ed i sopralluoghi necessari per l'ottenimento della certificazione di agibilità statica degli edifici scolastici della regione.
(4-13983)

Risposta. - Si risponde alla interrogazione parlamentare in esame in merito alla pubblicazione del dossier Legambiente denominato «Ecosistema 2005» sullo stato di salute degli edifici scolastici della regione Molise e si comunica quanto segue.
È da premettere che il MIUR non partecipa direttamente all'attivazione di opere di edilizia scolastica sul territorio, essendone riservata la programmazione alle rispettive regioni e la loro concreta attuazione (realizzazione, fornitura, manutenzione ordinaria e straordinaria, compresi l'adeguamento la messa a norma ed in sicurezza) ai singoli enti locali, comuni province, puntualmente obbligati.
Ciò nonostante l'amministrazione interrogata vi ha spesso fattivamente contribuito,
ad adiuvandum, attraverso l'attribuzione di appositi finanziamenti, sotto forma di mutui accendibili presso la Cassa depositi e prestiti con totale ammortamento a carico dello Stato. In particolare, ai sensi dell'articolo 4 della legge 11 gennaio 1996, n. 23, che ha previsto l'attivazione di piani triennali di programmazione regionale, articolati in singoli piani annuali attuativi, al momento è stata complessivamente attribuita una somma equivalente a circa 4.000 miliardi di lire. Somma, questa, che, in virtù degli indirizzi previsti nei singoli decreti di riferimento, è stata essenzialmente dedicata all'adeguamento ed alla messa a norma degli edifici scolastici (ivi compresa l'eventuale riconduzione a salubrità) favorendo


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così la concreta applicazione, da parte dei competenti Enti locali, della normativa di riferimento (ed in particolare dell'articolo 15 della legge n. 65 del 1999, che prevedeva il completamento di tali attività entro il 31 dicembre 2004, recentemente prorogato al 30 giugno 2006) e che, peraltro, si aggiunge a quelle già erogate in precedenza per analoghe finalità ed ammontanti ad altri 5.700 miliardi di lire.
Con particolare riguardo alle zone collegate al rischio sismico, il MIUR non ha mancato di intervenire ed infatti sono stati espressamente contemplati appositi interventi con la legge 27 dicembre 2002, n. 289, che all'articolo 80, comma 21, nell'ambito del programma delle infrastrutture scolastiche, ha previsto l'inserimento, del programma delle infrastrutture strategiche attraverso un apposito «piano straordinario per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, con particolare riferimento a quelli insistenti nelle zone soggette a rischio sismico, predisposto di concerto con il Ministero delle infrastrutture, da sottoporre, sentita la Conferenza Unificata, al CIPE, che ripartisce parte delle risorse citate, tenuto conto di quanto stabilito dall'articolo 3 della legge n. 23 del 1996». A fronte, poi, delle difficoltà di copertura finanziaria, per favorirne concretamente l'avvio, con la legge 24 dicembre 2003, n. 350 (legge finanziaria 2004) è stata disposta la riserva al piano di una somma non inferiore al 10 per cento delle risorse destinate complessivamente all'attivazione del programma delle infrastrutture strategiche nel quale lo stesso piano s'inserisce, disponibili al 1o gennaio 2004.
Pertanto, oltre al piano generale tempestivamente predisposto e che prevede per i primi interventi al riguardo un considerevole impegno finanziario pari ad 8.000 miliardi di vecchie lire realizzabile attraverso un'adeguata pluriennalità, è stato definito un primo piano stralcio di circa 194 milioni di euro, per 738 interventi, formulato dalle competenti regioni sulla base delle richieste dei rispettivi enti locali ed approvato da un'apposita commissione tecnico/scientifica, costituita presso il Ministero delle infrastrutture di cui fanno parte anche rappresentanti del MIUR, della Protezione civile e delle Regioni.
Tale piano è stato definitivamente approvato dal CIPE nella seduta del 20 dicembre 2004 e la relativa delibera, previa registrazione alla Corte dei conti, sarà pubblicata nella
Gazzetta Ufficiale per il concreto avvio delle attività, mentre a breve si procederà alla predisposizione dei programmi di completamento, sulla base delle linee-guida indicate dalla commissione predetta, inserendo secondo un ordine di priorità decrescente i restanti interventi da effettuare e cominciando con l'utilizzare le risorse ancora disponibili tratte dal 10 per cento di cui si è detto. Tali risorse, secondo le stime del Ministero dell'economia e finanze, dovrebbero consentire un ulteriore volume d'investimenti di circa 270 milioni di euro. Per anticipare le spese per la progettazione delle opere di cui sopra è stata prevista la riserva del 30 per cento del fondo di rotazione presso la cassa depositi e prestiti.
A seguito, poi, del monitoraggio attivato nel 2002 dal Ministero interrogato sulla «cultura della sicurezza nelle scuole» e sostanzialmente rivolto a conoscere lo stato di avanzamento delle attività di competenza dell'Amministrazione scolastica, con particolare riguardo alle iniziative di formazione del relativo personale, si è intervenuti con l'assegnazione di più di 20 milioni di euro annui alle Direzioni regionali, prioritariamente finalizzati all'esercizio di tali attività, anche con la collaborazione dei Vigili del fuoco, con i quali è stata sottoscritta un'apposita convenzione diretta ad agevolarne il compimento. Il monitoraggio ha fatto emergere anche indicazioni afferenti alle attività di diretta pertinenza degli Enti locali quali, a titolo esemplificativo, certificazioni ed attività strutturali; si è provveduto pertanto, ad inoltrarlo, per gli interventi di rispettiva competenza, anche alle rappresentanze degli enti locali competenti.
In ordine, infine, all'ulteriore questione rappresentata dall'interrogante in merito alla conoscenza, da parte dell'amministrazione scolastica di eventuali situazioni di degrado delle strutture scolastiche, ribadito come l'eventuale problematica sostanziale


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rientri comunque nelle attribuzioni istituzionali degli enti locali, si rammenta come l'articolo 7 della legge n. 23 del 1996 attribuisce a questo Ministero la realizzazione e la cura, nell'ambito del proprio sistema informativo e con la collaborazione degli enti stessi, di un'anagrafe nazionale dell'edilizia scolastica, articolata per regioni e diretta ad accertare la consistenza, la situazione e la funzionalità del relativo patrimonio, al fine di attivare uno strumento conoscitivo per i diversi livelli di programmazione.
Tale anagrafe, peraltro, oltre all'essenziale collaborazione delle scuole e degli enti locali, vede il concorso attivo delle regioni, alle quali spetta, in prima istanza, la costituzione della base dati attraverso l'utilizzo di rilevatori, opportunamente formati, che, spostandosi sul territorio di competenza, acquisiscono le informazioni contemplate dalle apposite schede di rilevazione le quali, transitando dai nodi regionali pervengono poi al MIUR.
Attraverso tali informazioni, molteplici e particolarmente articolate, sarà finalmente possibile conoscere, da parte di tutti gli addetti ai lavori, l'effettivo stato degli edifici scolastici pubblici dell'intero territorio nazionale, con particolare riguardo al livello di sicurezza e di agibilità, alle barriere architettoniche, all'affollamento, all'idoneità e salubrità delle strutture e delle zone nelle quali insistono ed ogni altra caratteristica, a fronte della quale poter assumere, secondo le rispettive competenze, le necessarie iniziative.
La rilevazione riguarderà circa 42.000 edifici nei quali operano le quasi 10.800 istituzioni scolastiche statali, con un utenza di più di 9 milioni di persone: tale importante rilevazione sì caratterizza per il coinvolgimento di tutte le componenti interessate (uffici centrali e periferici del ministero, regioni, province, comuni e scuole) in un'ottica di fattiva collaborazione sinergica, esplicatasi, peraltro, fin dall'avvio dell'iniziativa, con una piena condivisione dei contenuti, delle finalità e di tutti i relativi passi procedurali.
L'iniziativa - si ricorda che è contenuta in una legge del 1996 - è stata concretamente avviata.
Il ministero ha posto in essere tutte le attività di competenza, quali, a titolo esemplificativo, la definizione delle schede di rilevazione, la predisposizione del relativo manuale, la formazione dei formatori regionali che devono, a loro volta, formare i rilevatori locali (più di mille sull'intero territorio nazionale), la predisposizione dei nodi regionali, la formazione dei relativi responsabili e l'avvio di procedure pilota: la sua conclusione è prevista per i primi mesi del 2006.
Per quanto riguarda in particolare la regione Molise, il direttore generale regionale ha riferito che nella provincia di Isernia gli edifici scolastici privi di certificazione di agibilità statica sono 10 su un totale di 26, pari al 38,46 per cento ed in quella di Campobasso 12 su 66, pari al 18,18 per cento, per una percentuale complessiva del 23,91 per cento e non del 51 per cento.
Al momento sono in corso d'opera le certificazioni per 14 istituti, corrispondenti al 15,21 per cento del totale e l'amministrazione provinciale di Isernia ha fatto sapere che esistono certificazioni non ancora trasmesse alle rispettive scuole.
Il suddetto direttore generale regionale ha inoltre comunicato che la situazione si sta stabilizzando, sempre compatibilmente con i tempi tecnici connessi alla complessità della problematica e che non mancherà di sollecitare i competenti unti locali ancora inadempienti.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
il 26 aprile 2005 la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento relativa all'introduzione di alcune deroghe alla normativa sulla marchiatura delle uova (COM(2005)215) -:


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quale sia la posizione del Governo italiano su tale argomento, atteso che debbono convivere il principio della tutela del consumatore finale ed il principio della sburocratizzazione e della snellezza dei commerci.
(4-15355)

Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato nell'atto di sindacato ispettivo cui si risponde, si ricorda che la modifica della regolamentazione comunitaria in materia di commercializzazione delle uova, adottata dal consiglio agricolo del 20 giugno 2005 nasce per far fronte ad una esigenza espressa in particolar modo dai nuovi Stati membri dell'Unione europea.
Questi ultimi, infatti, si caratterizzano per la presenza di numerose aziende di piccolissime dimensioni, che commercializzano solo sui mercati locali e che incontrano difficoltà a dotarsi di attrezzature anche di basso costo.
La modifica introdotta consente agli Stati membri, qualora ricorrano determinate condizioni, di concedere deroghe all'obbligo della timbratura delle uova, vendute su di un mercato pubblico locale dai piccoli produttori, con il codice identificativo del produttore.
Considerata la diversa situazione produttiva che contraddistingue il nostro Paese, non si ritiene opportuno che l'Italia si avvalga della possibilità di deroga ne si ritiene che la misura, qualora fosse applicata in altri Stati membri, possa in alcun modo riflettersi sul nostro mercato.
In tale ottica vanno inquadrate le disposizioni del decreto ministeriale del 4 marzo 2005 (
Gazzetta Ufficiale n. 108, dell'11 maggio 2005) laddove viene previsto l'obbligo di timbratura delle uova vendute sui mercati locali per tutti i produttori a partire dal 1o luglio 2005.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.

DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il Consiglio europeo svoltosi a Bruxelles il 16 ed il 17 giugno 2005 ha incoraggiato la Repubblica jugoslava di Macedonia, la Serbia e Montenegro ad intensificare gli sforzi nella prospettiva di una loro futura adesione sottolineando l'importanza dello svolgimento di libere elezioni in Albania;
il Consiglio europeo ha altresì adottato una dichiarazione sul Kosovo in cui si ribadisce che qualsiasi soluzione sullo status futuro del Kosovo dovrà basarsi sulla multietnicità e sul pieno rispetto dei diritti umani compresi quelli dei rifugiati -:
quale sia il concreto significato della dichiarazione sul Kosovo adottata dal Consiglio europeo del 16 e 17 giugno 2005 e, in particolare, quale sia l'indirizzo, sul tema, del Consiglio europeo, atteso che, secondo l'interrogante, continua a regnare l'ipocrisia di coloro che non vogliono prendere posizione né per l'indipendenza né per la semplice autonomia del Kosovo.
(4-15594)

Risposta. - Nella Dichiarazione sul Kosovo adottata dal Consiglio europeo del 16-17 giugno viene riaffermata «l'importanza di salvaguardare il carattere multietnico del Kosovo e di assicurare la tutela dei diritti umani e delle minoranze, ai fini della definizione del futuro status della Provincia».
Il significato concreto della Dichiarazione dovrebbe essere inquadrato nell'ambito del più articolato dibattito sul «valore aggiunto» che l'Unione europea potrà assicurare alla soluzione del problema kosovaro.
A fronte della crisi nei Balcani occidentali, l'Unione europea ha infatti sviluppato una strategia complessiva, volta a favorire la stabilizzazione, lo sviluppo e l'integrazione dei Paesi della regione, ai quali è stato riconosciuto lo
status di «candidati potenziali» all'ingresso nell'Unione europea. (Conclusioni del Consiglio europeo di Santa Maria da Feira - 20 giugno 2000).
Con l'adozione dell'agenda di Salonicco (approvata dal Consiglio europeo del giugno 2003, essa rappresenta un rafforzamento ed


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un arricchimento del preesistente Processo di stabilizzazione ed associazione, mediante l'inserimento al suo interno di strumenti mutuati dall'esperienza del processo di adesione) l'Unione europea ha individuato modalità e strumenti utili a concretizzare la vocazione europea dei Balcani.
Le discussioni sul futuro del Kosovo, attualmente in corso in ambito Unione europea, inquadrato in tale, più ampia, prospettiva, si sviluppa lungo le seguenti linee direttrici:
a) pur mantenendo il proprio sostegno all'attività delle istituzioni provvisorie di autogoverno (PISG), l'Unione europea ha costantemente riaffermato la necessità di concentrare gli sforzi sull'attuazione degli standard prioritari (sicurezza, ritorno dei rifugiati, tutela delle minoranze, stato di diritto) e di un processo di decentramento amministrativo, essenziali per la costituzione di un Kosovo autenticamente multietnico;
b) ad una riduzione del ruolo delle Nazioni unite (che si tradurrà in una ristrutturazione dell'UNMIK), sarà necessario far corrispondere una crescita della presenza dell'Unione europea in Kosovo, segnatamente nei settori dello sviluppo economico e del know how macroeconomico, dello stato di diritto e dell'institution building, dell'assistenza tecnica e finanziaria.

L'azione condotta in sede europea è stata preceduta da un coordinamento in ambito Gruppo di contatto (Stati Uniti, Russia, Italia, Regno Unito, Francia e Germania) che ha abbozzato un percorso ed alcuni princìpi basilari volti a condurre all'elaborazione di un nuovo status per un Kosovo multietnico. Secondo lo scadenzario pattuito nel Gruppo di contatto, è stato di recente avviato l'esercizio della comprehensive Review, di cui è responsabile il norvegese Kai Eide designato dal Segretario Generale dell'ONU. Qualora la Review desse esito positivo, in autunno potrebbe essere nominato, sempre dal Segretario Generale dell'ONU, un inviato speciale con l'incarico di avviare un negoziato sullo status. Il futuro assetto del Kosovo dovrebbe tener conto dei seguenti princìpi e requisiti: lo status finale del Kosovo dovrà rafforzare la stabilità e la sicurezza della regione; lo status dovrà essere pienamente compatibile con i valori e gli standard europei e contribuire alla promozione della prospettiva europea per il Kosovo e per l'intera regione; le parti dovranno cercare un accordo attraverso un dialogo favorito dalla Comunità internazionale (nessuna soluzione che scaturisca da atti violenti o unilaterali potrà essere accettata); i confini non potranno essere definiti sulla base di criteri etnici; non potrà essere presa in considerazione nessuna ipotesi di «partizione» della provincia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

DI GIOIA e BOATO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
i sindaci dei comuni di Pietra Montercorvino e Casalnuovo Monterotaro in provincia di Foggia, hanno minacciato a causa del mancato arrivo dei contributi da parte dello Stato, di consegnare le chiavi dei propri municipi nelle mani del Prefetto di Foggia;
dopo il sisma dell'ottobre 2002 e la commozione iniziale si è registrata, nei fatti, un'assenza dello Stato, con il risultato che neanche un euro è arrivato ai comuni foggiani colpiti dal terremoto;
alla decisione del Governo di far slittare di tre anni il pagamento dei tributi e delle imposte per i cittadini colpiti dal sisma, ha fatto seguito una serie di inaccettabili ritardi e rinvii senza che nessuno abbia assegnato risorse compensative a copertura delle mancate entrate, con il risultato che i comuni colpiti dall'evento sismico rischiano il tracollo economico;
a Casalnuovo Monterotaro, circa 2.000 abitanti e 700 abitazioni abbandonate a causa dei danni provocati dal sisma,


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il sindaco, Antonio Celeste, ha denunciato una situazione ormai al limite del tracollo economico, dove non vi sono più neanche i soldi per cambiare le gomme allo scuolabus, sono state chiuse le fontane pubbliche, soppressa la mensa scolastica, ridotta l'erogazione di energia dell'illuminazione pubblica, tagliate le spese per la manutenzione delle strade;
una situazione simile si vive a Pietra Montecorvino, dove il sindaco, Saverio Lamarucciola, ha dichiarato al Prefetto che, se non vi sarà un intervento del Governo, non vi sono le condizioni per approvare il bilancio;
così facendo il Governo, che ha promesso aiuti e interventi, senza in realtà fare nulla, si è assunto una grave responsabilità ed ha determinato una situazione di nuova emigrazione e di tracollo economico, rischiando di dare un colpo definitivo allo sviluppo di tanti piccoli comuni della provincia di Foggia che, al contrario, dovrebbero essere considerati una ricchezza per tutto il territorio;
appare particolarmente grave agli interpellanti, che si siano abbandonati al proprio destino interi comuni che, in maniera più o meno grave, sono stati colpiti dagli eventi sismici dell'ottobre 2002 senza minimamente considerare gli effetti devastanti che tale comportamento avrebbe creato all'economia, alle amministrazioni locali e soprattutto ai cittadini -:
quali siano le cause del mancato pagamento di quanto dovuto ai comuni della provincia di Foggia, colpiti dall'evento sismico dell'ottobre 2002, e se non si ritenga, quantomeno doveroso, attivarsi immediatamente per riparare ai danni sin qui procurati;
se non si ritenga necessario accertare eventuali responsabilità amministrative in merito a quanto sopra esposto e contemporaneamente passare all'adozione di atti concreti per rispondere alle esigenze di cui in premessa.
(4-15694)

Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, si fa presente quanto segue.
I sindaci dei comuni di Casalnuovo Monterotaro e Pietramontecorvino, duramente colpiti dagli eventi sismici del 31 ottobre 2002, hanno segnalato al prefetto di Foggia e al presidente della regione Puglia, commissario delegato ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 245/2002, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 286 del 2002, la perdurante e grave situazione economico-finanziaria indotta dalle minori entrate registratesi per il mancato introito di tributi locali, soprattutto ICI e TARSU.
Ciò è conseguenza, oltre che dell'emanazione di numerose ordinanze di sgombero di unità immobiliari, anche del differimento del pagamento dei tributi e delle tasse, disposto in base ai decreti del Ministro dell'economia e delle finanze emanati in data 15 novembre 2002 e 9 gennaio 2003 e prorogato al 31 dicembre 2005 con l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3354 del 2004.
Al riguardo si fa presente che in relazione all'evento sismico che ha colpito le regioni Molise e Puglia nell'ottobre 2002, con l'ordinanza n. 3253 del 29 novembre 2002 sono state stanziate le prime risorse finanziarie, nell'ambito delle quali 2.334.453,01 euro sono stati assegnati ai comuni della provincia di Foggia colpiti dall'evento calamitoso in parola.
Per quanto riguarda, in particolare, le località menzionate dalla S.V., si rappresenta che dei sopraindicati 2.334,453,01 euro, al comune di Pietramontecorvino sono stati assegnati 411.850.00,00 euro e 500.775.00,00 euro al comune di Casalnuovo Monterotaro.
Inoltre il commissario delegato è stato autorizzato a contrarre mutui sulla base dei limiti di impegno stabiliti dalle ordinanze n. 3277/03 (pari a 33.396.891,41 euro), n. 3311 del 2003 (pari a 916.188,73 euro) e n. 3332/2004 (pari a 16.400.086,38 euro), per una somma complessiva (netto ricavo) di 50.713.166,52 euro.
Oltre alle suddette provvidenze, la regione Puglia ha reso disponibili fondi propri per circa 3 milioni di euro.
Il commissario delegato ha, inoltre, reperito ulteriori risorse finanziarie per un ammontare di circa 79 milioni di euro,


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derivanti dai 9 milioni di euro stanziati dal Fondo di solidarietà europeo e dai 70 milioni di euro a valere sui fondi CIPE.
La gestione delle disponibilità economiche finalizzate alla realizzazione di tutti gli interventi necessari per il superamento di questa situazione, come è noto, è di competenza del predetto commissario.
A tal fine risulta che questi, a fronte di tali disponibilità, ha assunto, fino al mese di aprile del corrente anno, un impegno finanziario di circa 13,6 milioni di euro, comprensivi di anticipazioni rimborsabili a cura del citato Fondo di solidarietà, previa presentazione di completa e documentata rendicontazione.
Il commissario delegato ha sinora adottato il primo piano di riparto finanziario per la concessione dei contributi ai comuni con un impegno di spesa di circa 16 milioni di euro, nonché il piano di fabbisogno complessivo delle esigenze finanziarie per l'edilizia pubblica e privata quantificato in circa 330 milioni di euro.
È stata emanata la delibera commissariale n. 5 del 18 gennaio 2005 nella quale sono contenute indicazioni sulla progettazione e la realizzazione degli interventi di riparazione e ricostruzione del patrimonio edilizio pubblico e privato.
In relazione alle difficoltà finanziarie del comune di Casalnuovo Monterotaro maggiormente colpito, con l'articolo 6 dell'ordinanza n. 3315 del 2003, al commissario delegato è stato concesso di erogare un contributo straordinario facendovi fronte con le risorse finanziarie derivanti dai mutui previsti nell'ordinanza del Presidenza del Consiglio dei ministri n. 3277 del 2003 a compensazione delle minori entrate del comune per l'anno 2002.
Il Ministero dell'economia e delle finanze, attraverso il Dipartimento della ragioneria generale dello Stato, ha comunicato che con la citata ordinanza sono stati ripartiti in favore della provincia di Foggia due limiti di impegno quindicennali pari a 1.492.920,00 euro e 257.400,00 euro decorrenti, rispettivamente, dall'anno 2004 e 2005 a valere sugli importi autorizzati dall'articolo 1 della legge n. 62/2003, recante misure finanziarie per consentire interventi urgenti nei territori colpiti da calamità naturali.
Inoltre, per compensare le minori entrate non riscosse per effetto delle sospensioni disposte con i decreti del Ministero dell'economia e delle Finanze, ai sensi dell'articolo 5 dell'ordinanza di protezione civile n. 3388 del 2004, il Ministero dell'interno ha concesso ai comuni di Casalnuovo Monterotaro e Pietramontecorvino un'anticipazione sui fondi erariali previsti per il medesimo periodo che verrà portata in detrazione al totale complessivo dei trasferimenti statali.
Ai comuni di Casalnuovo Manterotaro e Pietramontecorvino sono state poi erogate, a titolo di acconto, rispettivamente le somme di 4.354.003,18 euro e di 532.989,62 euro per gli interventi di prima emergenza, per l'autonoma sistemazione e per gli altri oneri connessi alla situazione d'emergenza.
Oltre a ciò, con determinazione commissariale n. 133 del 30 settembre 2004, è stato adottato il primo piano complessivo per le opere pubbliche, nell'ambito del quale sono stati stanziati a favore dei comuni di Casalnuovo Monterotaro e Pietramontecorvino rispettivamente le somme di circa 5.600.000,00 euro e di 600.000,00 euro per l'esecuzione degli interventi di riparazione e/o ricostruzione del patrimonio edilizio privato.
La relativa erogazione avverrà non appena il commissario avrà acquisito i provvedimenti che i sindaci devono adottare per l'approvazione dei progetti e l'assegnazione dei contributi agli aventi diritto.
Infine, sulle problematiche in questione, è stato programmato un apposito incontro con le autorità interessate, per individuare le possibili eventuali azioni da sviluppare in merito.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.

FANFANI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
la super strada E 45 nel tratto della Valtiberina è interessata da un traffico


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sempre più consistente di mezzi pesanti i quali utilizzano tale arteria come alternativa alla Autostrada del sole per il superamento dell'appennino;
molti autotreni ed autoarticolati infatti, provenienti da sud, si immettono nella E 45 ad Orte, raggiungendo poi a nord Cesena e Bologna, mentre altri mezzi escono ad Arezzo e raggiungono la Romagna e l'Emilia attraverso un tratto non ancora completato della E 78 (superstrada dei due mari) immettendosi nella E 45 in Comune di Sansepolcro;
l'alternativa presenta ovviamente profili di grande convenienza economica sia perché le due arterie non scontano pedaggi, sia perché le condizioni orografiche rendono più semplice il superamento dell'appennino in inverno;
per tali motivi il traffico di mezzi pesanti, già intenso, è destinato ad aumentare, anche in considerazione che il prossimo completamento del tratto aretino della E 78, renderà più facile e conveniente l'innesto con la e 45 e quindi tale percorso alternativo;
a fronte di un aumento del traffico pesante verificatosi in misura esponenziale negli ultimi anni, la E 45 presenta gravissimi limiti strutturali che la rendono pericolosissima tanto che sempre più frequenti sono gli incidenti mortali che vi si verificano, soprattutto nel tratto appenninico;
la strada ha infatti solo due corsie senza una corsia per i veicoli lenti nel tratto appenninico, e soprattutto senza la corsia di emergenza;
inoltre la sede stradale ed i viadotti, particolarmente sollecitati dal traffico pesante risentono dei limiti strutturali, per cui nell'anno passato ben due tratti ove alcuni piloni avevano presentato cedimenti sono stati chiusi, e ciò in località Madonnuccia di Pieve Santo Stefano ed in comune di Verghereto;
inoltre il transito pesante crea continui problemi di manutenzione del manto stradale, la cui precarietà è fonte di continui pericoli per la circolazione;
nella situazione descritta è sempre più sentita ed impellente la necessità di procedere ad un adeguamento della sede stradale, mediante la realizzazione sia di una corsia di emergenza in tutto il suo sviluppo, sia mediante la realizzazione di una terza corsia per i veicoli lenti nel tratto appenninico;
sul punto si è recentemente aperto anche un dibattito che ha interessato la pubblica opinione e le amministrazioni locali con differenti filoni di pensiero sulle modalità di finanziamento ed utilizzo dell'opera, sostenendosi da alcuni che la strada debba essere adeguata con danaro pubblico e debba restare priva di pedaggi, e sostenendosi da altri che possa procedersi alla realizzazione delle necessarie opere di adeguamento anche attraverso l'intervento di capitali privati, consentendo il pagamento di pedaggi dal quale andrebbero esonerate le popolazioni interessate e residenti -:
quali siano gli intendimenti del Governo in ordine alle problematiche sopra prospettate, e quali iniziative il Ministro interrogato intenda adottare al fine di dotare la E 45 di una corsia di emergenza per tutto il suo sviluppo e di una terza corsia nel tratto appenninico;
quali siano anche gli intendimenti del Governo in merito al finanziamento delle opere ed al futuro utilizzo della arteria, e se in particolare sia o meno intendimento del Governo ricorrere al finanziamento privato per la realizzazione dell'opera sottoponendo poi l'arteria a pagamento di pedaggi;
se in tale ultima ipotesi sia o meno intendimento del Governo attivarsi perché siano esonerate dal pagamento del pedaggio le popolazioni residenti nei comuni interessati dalla arteria.
(4-13205)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in argomento, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha innanzitutto


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riferito che la E45 rappresenta una valida alternativa alla autostrada A1 e, pertanto, è interessata da un notevole transito di veicoli, soprattutto pesanti, che contribuisce insieme alle abbondanti nevicate del periodo invernale, al degrado della infrastruttura.
A tal proposito, la società stradale informa che dal 2002 ad oggi sono state già eseguite opere per circa 5 milioni di Curo e attualmente sono in corso lavori di pavimentazione per circa 3 milioni di euro.
La riqualificazione della E45 è inserita tra gli interventi di cui alla legge obiettivo.
Nel piano programmatico dell'ANAS, in corso di approvazione, è inserito l'intervento di adeguamento e messa in sicurezza del tratto da San Giustino a Pieve Santo Stefano - 1o stralcio - dal km. 133+685 al km. 148+980, che prevede la sistemazione della sovrastruttura stradale e delle solette dei viadotti e la sostituzione ed integrazione delle barriere e della segnaletica verticale ed orizzontale.
Per completezza di informazione, la società stradale comunica che per la tratta citata nell'atto ispettivo cui si risponde è stata presentata una proposta di
project financing che prevede i seguenti interventi mitigativi: una fascia arbustiva; barriere antirumore con particolare cura architettonica; interventi di ingegneria naturalistica; sistemazione paesaggistica dell'adiacente area di servizio.
Si rappresenta, infine, che la proposta di finanza di progetto, che sarà sottoposta a gara secondo le procedure indicate dalle leggi n. 109/94 e n. 443/01, prevede la trasformazione in autostrada dell'intero itinerario E35-E45 da Meestre a Orte e fino a Civitavecchia.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

FONTANINI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
si stanno verificando, in provincia di Udine, una serie di disservizi da parte delle Poste Italiane, i quali creano una situazione di grave disagio per gli utenti;
in particolare nel comune di Fagagna tali disservizi sono individuati dal reiterato ritardo nel recapito della corrispondenza, con conseguenze inevitabili sul diritto del cittadino a ricevere per tempo la posta;
questi mal funzionamenti stanno diventando strutturali e sembrano dipendere dalla volontà della Direzione Provinciale e Nazionale di ridurre i costi, prescindendo dal mancato servizio che di questa situazione è la causa;
alcuni episodi come quello di non sostituire portalettere in malattia o in ferie, o di non provvedere all'acquisto di nuovi motocicli per sostituire gli attuali inutilizzabili, possono essere presi come esempi palesi di quanto accade a livello strutturale e funzionale;
questo quadro di inefficienza e disagi ha portato i cittadini del comune di Fagagna a presentare un esposto alla procura della Repubblica per interruzione del pubblico servizio, ma non ha sortito gli effetti desiderati -:
se il Ministro intenda chiedere chiarimenti a Poste Italiane Spa; riguardo al genere di politica aziendale che sta adottando nella provincia di Udine e come intenda arginare questa situazione di grave disagio dei cittadini di detta provincia.
(4-13482)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno premettere che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, gli aspetti organizzativi e gestionali rientrano nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio


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nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Gli standard di qualità operano con riferimento all'intero territorio nazionale e i risultati della verifica del mantenimento degli obiettivi fissati, effettuata ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 261/99, sono pubblicati ogni semestre nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana.
Allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in relazione al lamentato ritardo nel recapito della corrispondenza a Fagagna (Udine), ha comunicato che nei primi tre mesi del 2005 le disfunzioni segnalate effettivamente si sono verificate, a causa di concomitanti assenze di parte del personale di ruolo, dovute ad eventi del tutto imprevedibili.
Secondo quanto riferito, l'azienda, al fine di garantire la continuità del servizio nelle sei zone di recapito in cui si articola detto bacino territoriale, è subito intervenuta con l'assunzione di unità precarie.
Stando a quanto comunicato, le nuove risorse, pur se sostenute nell'attività lavorativa dalle altre unità titolari presenti, hanno avuto la necessità di un certo tirocinio per l'apprendimento del lavoro e della toponomastica.
La concessionaria, in relazione ai mezzi aziendali utilizzati per il servizio di recapito ha reso noto che il motomezzo guasto, risultato non riparabile, cui verosimilmente si fa riferimento nell'atto di sindacato parlamentare in esame, è stato sostituito con un altro mezzo idoneo.
A completamento d'informazione, la stessa concessionaria ha fatto presente che, fin dal mese di aprile 2005, il servizio di recapita della corrispondenza a Fagagna risulta del tutto normalizzato.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

GASPERONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
negli spazi elettorali di diversi comuni della provincia di Pesaro (a Fano, in via Canale Albani e in via Strada Flaminia, località Rosciano, zona Lido - a Pesaro, località Villa Ceccolini, località Villa San Martino e negli spazi elettorali in prossimità della Stazione ferroviaria) sono apparsi manifesti di un non meglio precisato «Movimento fascismo e libertà», che non risulta essere presente nella competizione elettorale, e la cui simbologia richiama inequivocabilmente la propria natura fascista, tant'è che adotta quale proprio simbolo il fascio littorio;
ad avviso dell'interrogante si tratta di materiale di propaganda, di chiara matrice fascista che peraltro, turba profondamente la campagna elettorale in corso e scuote la coscienza democratica di questa Provincia -:
se sia a conoscenza di tale fatto e in caso affermativo di quali informazioni disponga in merito.
(4-13612)

Risposta. - Va premesso, innanzitutto, che le elezioni amministrative del 3 e 4 aprile scorso si sono svolte nella provincia di Pesaro e Urbino in modo ordinato e regolare.
Per quanto riguarda, in particolare, la questione sollevata dall'interrogante, si comunica, sulla base di quanto riferito dalla locale prefettura, che in occasione delle citate consultazioni, effettivamente, il «Movimento fascismo e libertà» - coordinamento regionale Marche ha chiesto ad alcuni sindaci di quella provincia la concessione di spazi elettorali riservati alla propaganda indiretta.
Al riguardo, nel far presente che presso la competente questura non risultano esposti o altre comunicazioni da parte di organizzazioni politiche o di privati cittadini contrari alla propaganda in questione, si segnala che, su iniziativa del Sindaco di uno dei comuni interessati, nonché su segnalazione della stessa questura, la locale


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Autorità giudiziaria non ha ritenuto di adottare alcun tipo di provvedimento.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.

JANNONE. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
da diverse settimane nei comuni di Bergamo, Gandino, Cividate al Piano, Ranica e Torre Boldone, a causa dell'assenza di alcuni operatori addetti alla distribuzione della posta, non viene garantito il puntuale recapito della posta;
più di un cittadino per porre rimedio a questa inefficienza, è stato costretto a recarsi agli uffici postali personalmente per ritirare la propria posta;
la giacenza accumulata assume proporzioni incontrollate ed in Costante aumento;
la contrazione del numero degli occupati ha comportato un evidente peggioramento della qualità del servizio reso ai cittadini;
la cronica carenza di personale di Poste SpA, dovuta ad assenze strutturali, crea problemi a tutto il sistema di distribuzione della posta della provincia di Bergamo -:
quali misure siano allo studio per garantire il regolare funzionamento del servizio di gestione della postalizzazione ed un adeguato livello qualitativo del servizio di recapito;
quali iniziative si intendano adottare presso Poste italiane spa per reintegrare, anche solo per brevi periodi d'emergenza strutturale, il personale addetto alla distribuzione del servizio postale.
(4-13046)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno premettere che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, gli aspetti organizzativi e gestionali rientrano nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Gli standard di qualità operano con riferimento all'intero territorio nazionale e i risultati della verifica del mantenimento degli obiettivi fissati, effettuata ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 261/99, sono pubblicati ogni semestre nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in relazione al servizio di recapito della corrispondenza in alcuni comuni del bergamasco ha comunicato che, nel periodo segnalato, alcune disfunzioni effettivamente si sono verificate nel servizio di consegna della corrispondenza nella città di Bergamo a causa del verificarsi di avvenimenti imprevedibili, quali la concomitanza di numerose assenze per infortunio e per malattia dei portalettere, proprio nel periodo di avvicendamento del personale precario che, come noto, necessita di un certo tempo per l'apprendimento del nuovo lavoro.
Secondo quanto riferito, l'Azienda, è prontamente intervenuta per fronteggiare la situazione e limitare i disagi alla clientela, sia mediante il potenziamento dell'organico con un adeguato numero di risorse a tempo determinato, sia incentivando i lavoratori con l'erogazione di ore di lavoro straordinario, sia apportando i necessari correttivi all'organizzazione del recapito stesso fino alla completa normalizzazione della situazione.
Per quanto concerne le località del bergamasco, specificatamente citate nell'atto di


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sindacato ispettivo parlamentare in esame, la concessionaria ha reso noto che nell'ufficio postale di Gandino, che serve quattro zone con quattro unità applicate al servizio di recapito, qualche criticità è derivata sia dalla contemporanea assenza per malattia di due portalettere, sia dall'impossibilità, in quel particolare momento, di poter utilizzare risorse applicate presso altre sedi. Stando a quanto riferito, in tale ufficio la situazione è tornata alla normalità.
La citata società in relazione all'ufficio postale di Cividale al Piano, che serve tre zone con tre unità applicate al servizio di recapito, ha comunicato che la contemporanea assenza per malattia di due portalettere ha determinato qualche difficoltà fino al rientro in servizio degli stessi. Secondo quanto precisato, per far fronte a tale situazione l'azienda aveva provveduto a distaccare l'unità assunta, con contratto a tempo determinato la quale ha subito dato le dimissioni.
In riferimento all'ufficio postale di Torre Boldone, che serve quattro zone di recapito, con cinque unità applicate, la concessionaria ha segnalato che anche in questo caso le criticità riscontrate sono state causate dall'impossibilità di poter sostituire, mediante i normali meccanismi aziendali, la contemporanea mancanza di due portalettere.
In relazione, infine, all'ufficio postale di Ranica, che serve quattro zone di recapito, con quattro unità applicate, la società Poste italiane ha fatto presente che, per far fronte all'assenza per infortunio di un portalettere l'azienda, in un primo tempo, ha fatto ricorso alle altre unità presenti sul territorio; successivamente, a causa dell'assenza per malattia di un secondo portalettere, si sono verificate alcune sporadiche criticità. Attualmente, in base a quanto comunicato, la corrispondenza viene regolarmente recapitata e sono, altresì, in corso di smaltimento talune limitate giacenze.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

GIANNI MANCUSO, DELMASTRO DELLE VEDOVE e GHIGLIA. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
nel Comune di Trecate (Novara) si lamentano forti ritardi nella consegna della corrispondenza, per mancanza di personale;
questo stato perdura ormai da diversi mesi e la posta viene consegnata «a pacchi»;
per ammissione dello stesso ufficio postale si dà la precedenza alla corrispondenza destinata alle vie centrali, dove sono concentrate banche ed uffici;
mediamente la consegna avviene ogni 8-10 giorni, causando anche danni ai destinatari del servizio, privilegiando le lettere riportanti il timbro dell'ufficio postale di partenza, condannando le altre a tempi inaccettabili;
anche il servizio di consegna dei quotidiani viene svolto in maniera, secondo gli interroganti, grossolana - una volta alla settimana - rendendo inutile l'abbonamento -:
quali iniziative intenda adottare nei confronti di Poste Italiane affinché venga ripristinato un adeguato servizio di consegna nel Comune di Trecate (Novara).
(4-12853)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno premettere che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, gli aspetti organizzativi e gestionali rientrano nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel


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caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Gli standard di qualità operano con riferimento all'intero territorio nazionale e i risultati della verifica del mantenimento degli obiettivi fissati, effettuata ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 261 del 1999, sono pubblicati ogni semestre nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in relazione ai lamentati disagi relativi al recapito della corrispondenza nel comune di Trecate (Novara), ha comunicato che nell'ufficio postale in parola il servizio di recapito è articolato su 12 zone, generalmente coperte da un uguale numero di portalettere.
Secondo quanto riferito, tra il mese di dicembre 2004 e il mese di gennaio 2005, sul territorio in questione, effettivamente si sono verificate talune criticità determinate da una concomitanza di fattori imprevisti ed imprevedibili.
Stando a quanto comunicato, durante il periodo di avvicendamento del personale precario che, normalmente, necessita di un certo tirocinio per l'apprendimento del lavoro, si è verificata la contemporanea assenza per infortunio di sei portalettere oltre a qualche breve assenza, per malattia, di altre unità.
A completamento d'informazione la concessionaria ha dichiarato che, allo stato attuale, le zone di recapito sono state interamente coperte, che tutto il corriere viene giornalmente recapitato e che anche le code di lavorazione in precedenza formatesi, sono in via di progressivo smaltimento.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.

ANGELA NAPOLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
a seguito dell'espletamento del corso-concorso riservato a coloro che avevano avuto l'incarico triennale di preside incaricato, sono stati assunti, dal 1 settembre 2004, circa 1.300 Dirigenti Scolastici;
i citati nuovi Dirigenti, però, vengono retribuiti con uno stipendio inferiore ai Dirigenti titolari, e, persino, inferiore rispetto a quanto percepito da un Dirigente incaricato;
infatti, ai nuovi Dirigenti non viene concessa la retribuzione individuale di anzianità di cui dispongono i titolari e non beneficiano dell'indennità di dirigenza, disposta, invece, per quelli incaricati -:
se non ritengano necessario ed urgente adottare le opportune iniziative utili ad eliminare la predetta sperequazione.
(4-14380)

Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame l'interrogante lamenta che ai dirigenti scolastici assunti in ruolo dal settembre 2004, a seguito dell'espletamento del corso concorso riservato indetto con decreto ministeriale del 17 dicembre 2002, non viene corrisposta né la retribuzione individuale di anzianità né l'indennità di dirigenza che vengono corrisposte, invece, la prima ai dirigenti titolari e la seconda ai presidi incaricati.
A tale riguardo, va preliminarmente osservato quanto segue.
Come è noto, i neo assunti non beneficiano della cosiddetta RIA (retribuzione individuale di anzianità), in quanto la stessa è prevista una sola volta e solo per quei direttivi che sono diventati dirigenti scolastici nel settembre 2000, ai sensi dell'articolo 39, commi 1 e 2, del C.C.N.L. del 1o marzo 2002 per l'area V della dirigenza scolastica; i neo assunti non beneficiano neppure della indennità di dirigenza, in quanto non più presidi incaricati ma dirigenti scolastici con retribuzione omnicomprensiva. Lo stesso articolo 39, inoltre, nulla dispone in ordine alla fattispecie relativa all'inquadramento di presidi incaricati vincitori del corso concorso riservato.
Va altresì considerato che il passaggio dalla posizione di preside incaricato a quella di dirigente scolastico non può configurarsi


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quale passaggio di carriera, giacché la funzione di preside incaricato attiene all'espletamento di un incarico di carattere temporaneo, consistente, nello svolgimento delle funzioni superiori e come tale retribuito (questo è l'avviso espresso dall'amministrazione nella nota n. 244 del 2 maggio 2005, indirizzata alla Direzione provinciale dell'ufficio del lavoro di Roma).
Per le sopra esposte considerazioni il problema prospettato - che è comunque all'attenzione dell'Amministrazione - dovrà essere esaminato, e potrà essere eventualmente risolto, in sede di contrattazione collettiva nazionale, compatibilmente con l'accertata disponibilità di risorse all'uopo destinabili.
A questo proposito, si fa presente che l'atto di indirizzo emanato in data 29 dicembre 2004 dal Dipartimento della funzione pubblica (ufficio relazioni sindacali - servizio contrattazione collettiva), relativo al contratto collettivo nazionale per il quadriennio normativo 2002/2005 ed il primo biennio economico 2002-2003 per l'area V della dirigenza scolastica, prevede che «l'ARAN assorbirà nel testo del predetto contratto tutte le disposizioni contrattuali applicabili alla dirigenza dell'area V, disponendo con norma finale la abrogazione dei preesistenti contratti collettivi, in modo da divenire la fonte unica contrattuale per la dirigenza dell'area di contrattazione».
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

NUVOLI. - Al Presidente del Consiglio dei Ministri. - Per sapere - premesso che:
il 3 giugno 2005 a Mosca, una coppia di coniugi sassaresi (Giovanni Fiori e Giovanna Pintus) è stata bloccata dalla polizia aeroportuale russa a seguito di accuse di una hostess di volo, rivelatesi infondate, di maltrattamenti verso il loro figlio adottivo russo;
l'interrogante, presente in quel periodo a Mosca con una delegazione parlamentare, ha immediatamente sensibilizzato le autorità istituzionali (Presidente della Duma) e diplomatiche (ambasciatore e console italiani);
a distanza di venti giorni dall'accaduto, purtroppo, pur non essendo emerso niente di provato a carico dei coniugi sassaresi e col figlio adottivo con problemi di salute e tolto alla loro custodia, permane una situazione che vede bloccata a Mosca la coppia ancora divisa inopinatamente dal loro figlio adottivo;
da informazioni assunte, sembra che i tempi di definizione della situazione si debbano allungare a dismisura e che l'autorità giudiziaria russa sia orientata a celebrare un processo dall'intento esemplare contro le adozioni internazionali sia pure senza lo straccio di una prova a carico dei coniugi sardi -:
se non ritenga opportuno, come ritiene l'interrogante, farsi carico in prima persona del problema al fine di risolverlo rapidamente e positivamente.
(4-15400)

Risposta. - L'Ambasciata d'Italia a Mosca ha segnalato che il 3 giugno 2005 i coniugi Giovanni Piero Fiori e Giovanna Pintus sono stati posti in stato di fermo dalla polizia russa al loro arrivo a Mosca, provenienti dalla località di Barnaul dove si erano recati ad accogliere il minore che avevano adottato attraverso l'associazione accreditata Chiara Onlus di Roma, per presunti maltrattamenti ai danni del minore stesso.
È stato quindi aperto un procedimento penale a carico dei connazionali, assistiti dall'avvocato Serghej Evghenevich Kadirov, presidente del Consiglio del collegio degli avvocati di Mosca, riconosciuto esperto in materia.
L'autorità giudiziaria, l'8 giugno scorso, ha deciso di non procedere alla sospensione della patria potestà dei coniugi Fiori e di trasferire il minore presso una struttura pubblica specializzata di Mosca. È stata nel contempo concessa ai genitori adottanti la possibilità di visitare il minore che, secondo quanto riferito dall'Ambasciata, ha reso


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dichiarazioni contrastanti sui presunti maltrattamenti ricevuti.
Il signor Fiori, non essendo indagato, avrebbe potuto lasciare in ogni momento il territorio russo, previa informazione alla polizia che conduce le indagini preliminari e all'organo di tutela che ha in custodia il minore. La signora Pintus, alla quale venivano attribuiti in via esclusiva i maltrattamenti, non poteva lasciare il Paese, e doveva invece rimanervi per tutto il periodo delle indagini preliminari e, in caso di rinvio a giudizio, per tutto il tempo della durata del processo (sei-otto mesi circa).
Per la chiusura delle indagini preliminari era necessario il parere di una Commissione medica per certificare la natura dei segni rinvenuti sul corpo del minore all'epoca dei fatti, alla luce della documentazione a suo tempo prodotta dalle autorità medico-ospedaliere coinvolte nel caso. La Commissione si è riunita il 1o luglio scorso ed il caso si è chiuso con la completa assoluzione della signora Fiori per insussistenza di prove materiali nonché con il riconoscimento del diritto di quest'ultima a chiedere il risarcimento dei danni per quanto occorsole.
La spiacevole vicenda, che ha costretto i coniugi Fiori a restare in Russia per più di un mese, separati dal figlio adottivo, si è positivamente conclusa lo scorso 6 luglio, con il ritorno dell'intera famiglia in Italia.
Si fa presente che l'Ambasciata a Mosca ha prestato ai signori Fiori costante assistenza, anche durante i loro incontri con il minore e con le competenti Autorità di giustizia. Ha altresì effettuato passi ai più alti livelli volti a richiedere di accelerare al massimo i tempi del procedimento penale in corso e di garantire la massima trasparenza e tutela dei diritti dei nostri connazionali.
Il Ministro Fini è intervenuto personalmente sull'Ambasciatore russo a Roma che ha fornito assicurazioni circa la conclusione in tempi brevi dell'indagine, nel rispetto dei diritti sia dei genitori che del minore.
La vicenda e stata altresì portata all'attenzione della delegazione di parlamentari italiani, presente a Mosca in quei giorni, impegnata nei lavori della Grande Commissione italo-russa del 6 e 7 giugno scorsi. Sono stati sensibilizzati al caso dei coniugi Fiori, il Vice primo Ministro, Zhukov, il presidente della Duma di Stato, Gryzlov e la presidente della Commissione per le questioni familiari e femminili della Duma, Lachova affinché potessero essere forniti anzitutto i chiarimenti richiesti da parte italiana sulla vicenda e fosse, inoltre, garantito un trattamento imparziale ai nostri connazionali.
Si auspica che l'episodio resti un caso isolato, alla luce dell'ottima collaborazione tra Italia e Russia in materia di adozioni e di tutela dell'infanzia, confermata dalle assicurazioni fornite in un comunicato ufficiale del MID nonché dai dati statistici. Nel 2004, infatti, la Russia è stato il Paese con il quale si è registrato il maggior numero di adozioni di minori da parte di coppie italiane (736 su 3.398 minori adottati).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

ONNIS. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
secondo dati recentemente diffusi dalla stampa locale, in Sardegna, e segnatamente a Cagliari e nell'area circostante, si sarebbe registrato nell'ultimo decennio un rilevante incremento del numero di giovanissimi, di età compresa tra i dodici e i sedici anni, affetti da alcolismo (Il Giornale di Sardegna, edizione del 6 maggio 2005, pagina 27);
secondo gli operatori del settore, i giovani tra i quattordici e i trent'anni sono ormai le persone più esposte al rischio di contrarre una dipendenza dall'alcol;
la birra (63 per cento del gradimento) risulterebbe essere la sostanza alcolica più appetita tra i giovani, mentre Cagliari viene individuata come la città italiana nella quale è maggiore il consumo di quella bevanda, reperibile sul mercato a prezzi relativamente bassi;


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negli ultimi dieci anni, il consumo di birra nella città capoluogo avrebbe fatto registrare un incremento pari addirittura al cinquanta per cento;
anche i superalcolici (30 per cento del gradimento) sarebbero frequentemente consumati dai giovani, spesso - secondo quanto viene denunciato dalla fonte sopra citata - in dosi sproporzionate e tali, comunque, da creare pericoli per la salute dell'assuntore e per la sicurezza dei terzi, che, ad esempio, possono incolpevolmente rimanere coinvolti in devastanti sinistri stradali;
quanti, a Cagliari e nell'hinterland, sono impegnati nella lotta contro l'abuso di alcol, evidenziano che la dipendenza da tali sostanze può essere guarita, ma contemporaneamente segnalano l'importanza di un'attenta e capillare opera di informazione preventiva, che illustri i danni fisici e psichici, nonché i gravi disagi psicologici, connessi al consumo smodato di quelle bevande;
viene tra l'altro evidenziato il risultato, potenzialmente negativo, di alcune promozioni pubblicitarie, che, invogliando indiscriminatamente al consumo di alcol, sono capaci di raggiungere e suggestionare anche le personalità più giovani e perciò meno consapevoli -:
quali dati siano a disposizione del Governo, a proposito della diffusione delle patologie collegate all'abuso di alcol, in Sardegna e, in particolare, a Cagliari e nell'area circostante;
se risulti al Governo un incremento del numero di giovani che - in Italia e, in particolare, in Sardegna e nell'area cui sopra si è fatto più specifico riferimento - sono dediti al consumo eccessivo di bevande alcoliche o lamentano comunque patologie collegate all'abuso di tali sostanze;
quali iniziative siano state assunte, o si vogliano prossimamente assumere, in relazione al problema che è stato sopra evidenziato, in particolare, al fine di assicurare un'adeguata informazione, capace di disincentivare l'abuso di alcol e di incoraggiarne, piuttosto, il consumo consapevole e oculato.
(4-14382)

Risposta. - Il Ministero della salute ha recentemente segnalato, nell'ambito della relazione annuale al Parlamento sull'attuazione della legge 30 marzo 2001, n. 125 «Legge quadro in materia di alcol e problemi alcolcorrelati», i fenomeni emergenti dell'aumento del consumo alcolico giovanile e dei comportamenti di consumo alcolico a rischio.
La relazione viene predisposta, ai sensi dell'articolo 8, della legge citata sulla base dei dati annualmente trasmessi dalle regioni (articolo 9, comma 2).
Dalla rilevazione annuale sulle attività dei competenti servizi territoriali, l'utenza di tali servizi nella regione Sardegna risulta essere in crescita, solo a partire dall'anno 2001, a fronte di un costante incremento annuale a livello nazionale a partite dall'anno 1996.
In merito, inoltre, alle dimissioni ospedaliere, nell'anno 2002 il tasso di ospedalizzazione per patologie totalmente attribuibili all'alcool è stato, nella stessa regione, pari a 205 per 100.000 abitanti, superiore al dato medio nazionale, pari a 177,1.
La regione con il più alto tasso di ospedalizzazione per tali patologie è stata la Valle D'Aosta (560 per 100.000) seguita dalla provincia autonoma di Trento, dal Veneto e dalla Liguria.
In considerazione della rilevanza dei fenomeni in esame nel nostro Paese, il Ministero della salute ha elaborato un piano triennale nazionale «Alcol e salute», da implementare con la collaborazione delle regioni, previsto nell'ambito dei programmi di prevenzione e delle risorse attribuite al Centro nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie (CCM), istituito con la legge 26 maggio 2004, n. 138, concernente interventi urgenti per fronteggiare situazioni di pericolo per la salute pubblica.
Nel Piano sono state individuate alcune aree strategiche prioritarie con le relative


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azioni da realizzare, ai fini della prevenzione dei danni correlati al fenomeno alcoolismo.
Sono ricompresi i seguenti settori: informazione/educazione; bere e guida; ambienti e luoghi di lavoro; trattamento del consumo alcolico dannoso e dell'alcol dipendenza; responsabilità del mondo della produzione e distribuzione; capacità sociale di fronteggiare il rischio derivante dall'uso dell'alcol; potenzialità delle organizzazioni non governative; monitoraggio del danno alcolcorrelato e delle relative politiche di contrasto.
Relativamente, in particolare, all'area dell'informazione, il Piano si propone di sviluppare nella popolazione generale e nei gruppi più vulnerabili una maggiore conoscenza e consapevolezza del danno provocato alla salute e al benessere individuale, familiare e sociale.
Un ulteriore obiettivo è quello di sviluppare, nei bambini e nei giovani, la potenzialità di effettuare scelte favorevoli alla salute e al benessere psichico-fisico.
È prevista l'attivazione di una collaborazione con la scuola (dalla materna alle classi superiori), per l'adozione di un programma di promozione della salute di ampio respiro, in cui trovino spazio adeguato le azioni di prevenzione del danno alcolcorrelato e l'educazione a comportamenti individuali idonei ad arginare le pressioni «sociali» al bere.
Il Piano è attualmente all'esame della Conferenza - Stato regioni.
Per quanto riguarda la specifica situazione della regione Sardegna, relazione inoltrata al Ministero della salute dall'Assessorato dell'igiene, sanità e dall'assistenza sociale, ai sensi della citata legge n. 125 del 2001 è disponibile presso il servizio Assemblea).
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Domenico Di Virgilio.

PECORARO SCANIO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro dell'interno, al Ministro per gli italiani nel mondo. - Per sapere - premesso che:
in occasione dei referendum del 12 e 13 scorsi, come previsto dalla legge 459 del 27 dicembre 2001 contenente le norme per (esercizio del diritto di voto dei cittadini italiani residenti all'estero, le rappresentanze consolari all'estero erano tenute ad informare gli iscritti AIRE della pratica, prevista per le elezioni politiche e le consultazioni referendarie, dell'opzione su dove esercitare il diritto al voto;
in base a quanto previsto dalla legge sopra citata, l'opzione andava esercitata entro il decimo giorno successivo alla indizione delle votazioni;
l'onorevole Monica Frassoni, Presidente del Gruppo Verdi/Ale al Parlamento europeo, non avendo ricevuto dal Consolato di Bruxelles alcuna informazione sul nuovo obbligo per l'esercizio dell'opzione ha scoperto solo recandosi al seggio elettorale a Brescia, dove normalmente esercita il suo diritto al voto, di essere stata esclusa dagli elenchi delle elettrici nazionali e, conseguentemente, non ha potuto esprimere il suo voto;
il Consolato Generale d'Italia di Bruxelles, come risulta anche dalla risposta alla nota di protesta inviata dall'onorevole Frassoni, non ha attivato, come sarebbe stato ragionevole, alcun canale di comunicazione diretta con ciascuna e ciascuno dei connazionali con diritto di voto, limitandosi ad iniziative informative generalizzate e casuali, di fatto non garantendo a tutte e tutti gli iscritti AIRE in Belgio che avessero voluto votare in Italia di poter effettivamente esercitare il proprio diritto di voto nel territorio nazionale;
una semplice lettera personalizzata, oltre che più efficace avrebbe anche comportato un risparmio nella spesa -:
le ragioni per le quali il Consolato Generale d'Italia a Bruxelles non abbia attivato forme di comunicazione diretta con i connazionali iscritti all'AIRE in Belgio;
se situazioni simili siano state segnalate per altre nostre rappresentanze consolari, in paesi diversi dal Belgio;


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quali iniziative si intendano intraprendere per impedire che simili violazioni dei diritti dei connazionali all'estero si verifichino anche in occasione dei prossimi appuntamenti elettorali.
(4-15302)

Risposta. - L'obbligo da parte degli elettori residenti all'estero che scelgono di votare in Italia di darne comunicazione scritta alla rappresentanza diplomatica o consolare è espressamente previsto dall'articolo 4 della legge n. 459 del 2001, nel quale, al comma 4, è anche specificato che «l'eventuale opzione è valida esclusivamente per una consultazione elettorale o referendaria e che deve essere esercitata nuovamente in occasione della successiva consultazione».
L'articolo 4, comma 5 del regolamento di esecuzione della citata legge (decreto del Presidente della Repubblica n. 104 del 2003) precisa, inoltre, che «è onere dell'elettore accertare l'avvenuta ricezione dell'opzione, qualora inviata per posta, da parte dell'ufficio consolare che, su sua richiesta, ne rilascia apposita ricevuta».
Per quanto riguarda l'attività di informazione da parte della rete diplomatico-consolare, l'articolo 2, comma 1 della legge 459 non prevede comunicazioni
ad personam, ma si limita ad attribuire alle rappresentanze diplomatiche e consolari il compito di informare periodicamente gli elettori sulle modalità del voto per corrispondenza e sul diritto di opzione utilizzando «tutti gli idonei strumenti di informazione, sia in lingua italiana che nella lingua degli stati di residenza».
A tal fine, in vista dell'appuntamento referendario del 12 giugno scorso, il Ministero degli affari esteri ha dato istruzioni alle sedi all'estero di condurre una capillare campagna informativa con l'obiettivo di rammentare ai cittadini italiani residenti all'estero le modalità del voto per corrispondenza e la possibilità di esercitare il diritto di opzione per il voto in Italia, dando ampia diffusione ad un testo di comunicazione predisposto dallo stesso Ministero, nel quale, tra l'altro, venivano fornite tutte le indicazioni necessarie per esercitare il diritto di opzione sopra indicato e veniva anche allegato il relativo modulo da far pervenire al competente ufficio consolare.
In adesione alle citate istruzioni ministeriali, il Consolato a Bruxelles, sia prima dell'indizione dei referendum che successivamente, ha condotto un'accurata opera di informazione, utilizzando i propri spazi espositivi ed il proprio sito web, alcune edizioni della Lettera Consolare diffusa anche via
e-mail a molti connazionali residenti nella circoscrizione, radio locali, la stampa locale e quella della comunità italiana, nonché le associazioni italiane ed il locale Comites.
Viceversa, l'obbligo da parte delle sedi all'estero di informare - con un'apposita comunicazione inviata ai cittadini italiani maggiorenni residenti all'estero, iscritti negli schedari consolari - sulla possibilità di esercitare l'opzione per il voto in Italia, è previsto, come si evince dall'esame comparato degli articoli 4, comma 4 della legge 459/2001 e 2 del regolamento di attuazione, solo in fase di prima applicazione della legge stessa.
Il citato articolo 4, comma 4, infatti, recita testualmente: «Entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge le rappresentanze diplomatiche e consolari, sulla base delle istruzioni impartite a tal fine dal Ministero degli Affari Esteri, informano, con apposita comunicazione, l'elettore della possibilità di esercitare l'opzione per il voto in Italia specificando in particolare che l'eventuale opzione è valida esclusivamente per una consultazione elettorale o referendaria e che deve essere esercitata nuovamente in occasione della successiva consultazione».
In ottemperanza alle disposizioni sopraindicate, tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003, in concomitanza con la fase organizzativa dell'appuntamento referendario del 2003, la rete diplomatico-consolare ha puntualmente svolto i relativi adempimenti provvedendo ad inviare al domicilio dei sopra citati cittadini un foglio informativo sulle modalità di voto per corrispondenza, comprendente anche una sezione contenente specifiche indicazioni sulla possibilità di optare per il voto in Italia - nella quale, tra l'altro, veniva precisato che l'opzione è


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valida per una singola consultazione elettorale o referendaria - nonché il modulo per esercitare tale diritto.
Non sembra pertanto ravvisabile alcuna omissione nell'applicazione della legge sul voto all'estero da parte della rete diplomatico-consolare in generale ed in particolare per quanto riguarda il consolato denerale a Bruxelles, il quale, non avendo ricevuto da parte dell'onorevole Monica Frassoni la prescritta comunicazione relativa all'opzione per il voto in Italia, ha legittimamente provveduto ad inviarle il plico elettorale presso il suo domicilio in Belgio.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'Assoconsum, ha segnalato all'interrogante, come si evince anche da un comunicato Ansa, che ci sono state altre 5 morti a causa del pollame malato proveniente dalla Cina;
a distanza di diversi mesi dal verificarsi del primo decesso a causa del problema di cui sopra, siamo in presenza di un fenomeno che non è più straordinario -:
se non sia il caso di valutare la possibilità di chiudere le frontiere ai paesi del Sud-Est Asiatico per l'importazione di pollame;
quali strategie intenda adottare al fine di evitare la diffusione di questo morbo in Italia;
se non sia il caso di garantire controlli più rigidi su tutti i polli, già presenti in Italia, prima di immetterli sul mercato.
(4-12395)

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un comunicato Ansa, datato 14 gennaio 2005, il virus dei polli ha già fatto la quinta vittima in due settimane;
si tratta di una donna di 35 anni, morta in Vietnam per l'influenza dei polli, dopo aver manifestato febbre alta e disturbi respiratori dopo aver mangiato carne di pollo infetto due settimane prima -:
quali misure intendano adottare per evitare che altre persone possano morire a seguito di questo virus che colpisce i polli;
se non sia il caso di aumentare i controlli sulle importazioni alimentari;
se sulla merce venduta siano apposte etichette che indichino la provenienza del prodotto così come richiesto dall'Assoconsum.
(4-12464)

Risposta. - L'epidemia di influenza aviaria da virus influenzale A di sottotipo H5N1, riscontrata negli allevamenti avicoli di nove Paesi del Sud-Est asiatico, si è manifestata, in tre ondate successive, a partire dalla fine del 2003 ed è tuttora presente.
Sino ad oggi, nei Paesi colpiti sono morti o sono stati abbattuti, al fine di bloccare l'epizoozia, più di 120 milioni di animali.
Contemporaneamente all'infezione negli animali, dal dicembre 2003, si sono verificati anche casi di infezione umana da
virus influenzale H5N1: l'infezione nell'uomo è stata documentata in Vietnam, Thailandia e Cambogia.
In altri Paesi della stessa area geografica (Cina, Indonesia, Malesia, Giappone, Laos e Corea del Sud) non sono stati riportati casi di infezione nell'uomo, malgrado si siano verificati numerosi focolai da
virus H5N1 nelle specie aviarie domestiche.
Nel mese di gennaio 2005, in corrispondenza con la terza ondata di influenza aviaria nel pollame, sono stati riscontrati due casi di infezione umana, la cui fonte di contagio è stata associata, dalla stampa locale, all'ingestione di carni e sangue di animali infetti (polli ed anatre).


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Tale associazione, tuttavia, non è stata confermata dagli esperti dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che seguono sul posto l'evolversi della situazione e collaborano alle indagini epidemiologiche; sul sito internet dell'Organizzazione Mondiale della Sanità sono, peraltro, accessibili tutte le relative informazioni.
La diffusione dei focolai di influenza aviaria nei Paesi del Sud-est asiatico rappresenta un grave pericolo per la sanità pubblica, ma le misure sanitarie di controllo, adottate a livello europeo e nazionale, hanno sinora dimostrato la loro efficacia.
Relativamente alle modalità di contagio nei confronti dell'uomo, le evidenze scientifiche hanno dimostrato che avviene solo attraverso l'inalazione del
virus, in ambienti con elevata concentrazione dell'agente infettivo (come gli allevamenti avicoli), o a seguito della manipolazione di animali infetti o di loro parti, mentre non esistono, ad oggi, correlazioni epidemiologiche che possano dimostrare la trasmissione dell'infezione attraverso il consumo alimentare.
I dati finora riscontrati indicano che l'epizoozia di influenza aviaria in Asia risulta endemica nella Regione, con la conseguente possibilità di casi di infezione nell'uomo.
Tuttavia, sino ad oggi, non sono stati confermati casi di trasmissione interumana di
virus H5N1, né vi sono prove di riassorbimento genetico tra virus influenzali umani ed aviari.
Per quanto riguarda le strategie rivolte ad evitare la diffusione dell'infezione in Italia, si segnala che nell'ambito del Centro nazionale per la Prevenzione ed il Controllo delle Malattie (CCM), istituito dal Ministero della salute, è operativo il sottocomitato scientifico «Influenza e pandemie influenzali», con l'apporto di esperti nazionali delle pubbliche amministrazioni coinvolte, per la valutazione epidemiologica internazionale relativa al rischio di pandemia influenzale.
Il sottocomitato valuta periodicamente l'attuazione e l'aggiornamento del Piano pandemico nazionale, già elaborato nel 2002, per fronteggiare un'eventuale pandemia influenzale nel nostro Paese.
In merito all'eventualità della chiusura delle frontiere ai Paesi del Sud-Est Asiatico per l'importazione di pollame, occorre sottolineare che le importazioni di pollame vivo, uova da cova e da consumo, pulcini di un giorno, carni di pollame, uccelli ornamentali a scopo commerciale o a seguito di viaggiatori e, comunque, di tutti gli animali o loro prodotti appartenenti a specie sensibili all'influenza aviaria, sono state da tempo bandite nel territorio comunitario, se di provenienza dai Paesi del Sud Est Asiatico colpiti dall'epidemia di influenza aviaria altamente patogena da stipite H5N1.
Trattandosi di materia armonizzata a livello comunitario (diversamente, il divieto alle importazioni adottato da uno Stato membro sarebbe vanificato dalle importazioni degli Stati membri che non si fossero orientati in tal senso), il provvedimento di chiusura è stato adottato in forma di decisione comunitaria, approvata secondo la procedura prevista dal Comitato veterinario permanente della Catena alimentare e della Salute animale, successivamente alla comunicazione ufficiale dei primi focolai alla Commissione UE e all'O.I.E (
Office Internazionale des Epizooties). Tale decisione, (n. 2004/122/CE e successive modifiche) viene periodicamente rivista, sulla base dell'evoluzione dell'epidemia, ed è pubblicata nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee.
La chiusura delle frontiere comunitarie e sicuramente efficace ed i funzionari veterinari, in servizio presso i Posti di Ispezione Frontaliera dell'Italia, unitamente a quelli degli altri Stati membri UE, vigilano costantemente affinché venga fatto rispettare il divieto. È stato, inoltre, accertato che i Paesi colpiti hanno emanato disposizioni che vietano ai veterinari ufficiali di emettere certificazioni di scorta nei riguardi di partite di carni ed animali per le esportazioni.
Dall'inizio del diffondersi dell'epidemia da
virus H5N1 nel Sud-Est Asiatico, (metà del mese di dicembre 2003), e successivamente alla conseguente chiusura delle importazioni dai Paesi colpiti (di fatto, tali


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importazioni riguardavano solo le carni di pollame dalla Thailandia, in quanto il pollame vivo o le carni di pollame da altri Paesi del Sud-Est Asiatico erano già state vietate per altri motivi), non si è verificata nessuna introduzione illecita, ad eccezione di un tentativo di introdurre illegalmente dalla Thailandia in Belgio 2 aquilotti, risultati infetti.
Si precisa, inoltre, che i programmi di controllo sistematici sulla eventuale presenza di
virus dell'influenza aviaria vengono svolti in Italia ed in altri Stati membri dell'UE già dal 2000, e sono annualmente approvati in sede di Comitato veterinario permanente della Catena Alimentare e della Salute Animale e co-finanziati dalla Commissione europea.
Per quanto riguarda l'auspicato, da parte dell'interrogante, aumento dei controlli sulle importazioni alimentari, si fa presente che il vigente divieto d'importazione «assorbe» tutte le possibili forme di controllo, necessitando solamente un'idonea vigilanza su eventuali violazioni del divieto stesso, nelle forme e modalità sopra precisate.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
come si evince da un articolo a firma di Alba Piazza, pubblicato su Libero, mercoledì 15 dicembre 2004, sono molti gli animali a quattro zampe che si ammalano durante i viaggi di importazione e poi muoiono tra le braccia dei nuovi padroni;
si tratta di cuccioli che al momento dell'acquisto appaiono in salute, perché viene loro somministrato del cortisone per attenuare i sintomi delle infezioni e poi nell'arco di pochi giorni si ammalano, talvolta in maniera irreparabile;
un altro articolo apparso sullo stesso quotidiano si fa menzione della «Mostra del cucciolo», un carrozzone itinerante, ospitato ogni fine settimana in città diverse che vende gli animali che ha con sé;
gli acquirenti sono pronti a sborsare dai 300 ai 1.200 euro, a volte senza lo straccio di una ricevuta fiscale, pronti ad incontrare i venditori in luoghi improbabili, pur di portare a casa un cucciolo che da lì a poco conquisterà i loro cuori;
la Guardia di Finanza sta svolgendo un'indagine sulle persone sospette e scartabellando i documenti in attesa di una verifica fiscale per valutare se le norme doganali siano state effettivamente aggirate -:
se il Ministro intenda intervenire con un certa celerità per far sì che episodi come quello denunciato nella premessa non abbiano proseliti;
se il Ministro intenda adottare le opportune iniziative di carattere normativo atte a prevedere sanzioni nei confronti dei responsabili.
(4-12426)

Risposta. - Il commercio degli animali da compagnia e la loro protezione, in particolare durante il trasporto, vengono disciplinate dalla normativa nazionale e comunitaria.
Infatti in ambito nazionale, l'Accordo del 6 febbraio 2003, tra il ministero della salute e le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, all'articolo 5, dispone in merito all'attività di commercio degli animali, condizioni e requisiti, quali la generalità della persona responsabile, l'indicazione della specie animale da compagnia che si intende commerciare, il possesso di una qualificata formazione professionale o di una comprovata esperienza nel settore degli animali da compagnia.
Per quanto attiene al commercio degli animali importati da altri Paesi, la normativa specifica prevede misure idonee a prevenire il commercio illegale degli animali e a tutelare il loro benessere, nonché le sanzioni in caso di violazione degli obblighi stabiliti.
Tale normativa ricomprende:
a) il decreto legislativo 12 novembre 1996, n. 633, di attuazione della Direttiva 92/65/CEE, che stabilisce norme sanitarie


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per gli scambi e le importazioni nella Comunità di animali;
b) il Regolamento (CE) 998/2003 del Parlamento Europeo e del Consiglio, che stabilisce le condizioni di polizia sanitaria applicabili ai movimenti a carattere non commerciale degli animali da compagnia tra gli Stati Membri ed in provenienza dai Paesi terzi.

I cani, i gatti e i furetti, sia se spediti per fini commerciali, sia se movimentati al seguito dei rispettivi proprietari, devono essere identificati singolarmente tramite tatuaggio o microchip, secondo quanto stabilito dall'articolo 10 della direttiva già citata, nonché devono essere muniti del passaporto individuale (decisione 2003/803/CE);
a) il decreto legislativo 30 gennaio 1993, n. 28 e successive modifiche, di attuazione delle direttive 89/662/CEE e 90/425/CEE relative ai controlli veterinari e zootecnici di taluni animali vivi e su prodotti di origine animale applicabili negli scambi intracomunitari;
b) la direttiva 91/628 CEE e successive modifiche, relativa alla protezione degli animali durante il trasporto.

Si segnala, infine, la nota del mistero della salute del 3 novembre 2004, concernente il divieto di introduzione in Italia di cani, gatti e furetti di età inferiore a tre mesi, sia se spediti per fini commerciali sia se movimentati al seguito dei rispettivi proprietari.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

PERROTTA. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
a seguito di una segnalazione pervenuta dall'Assoconsum in riferimento ad un comunicato dell'Adnkronos, datato 21 gennaio 2005, si legge che oltre 15 mila tonnellate di alimenti surgelati, importati dalla Cina, sono stati sequestrati, dalla Guardia di Finanza, in un deposito a Paliano (provincia di Frosinone);
si trattava di alimenti destinati, principalmente, ai ristoranti «etnici» -:
come sia possibile che episodi come quello di cui sopra, continuino a verificarsi;
se non si ritenga di adottare le opportune iniziative atte a rivedere i sistemi che prevedono i controlli;
se non sia il caso di adottare iniziative di carattere normativo volte a prevedere misure più severe nei confronti dei responsabili, così da scoraggiarli dal compiere atti simili.
(4-12581)

Risposta. - Le misure di tutela sanitaria per le importazioni, da Paesi terzi, di prodotti di origine animale sono determinate dall'Unione Europea, e sono incentrate su un sistema di garanzie, così articolato:
a) riconoscimento del Paese terzo e suo inserimento in un elenco comunitario, sulla base delle garanzie fornite in materia di sanità animale e sanità pubblica;
b) garanzie sanitarie relative al prodotto in importazione, secondo un modello di certificato sanitario che deve essere sottoscritto dalle competenti autorità del Paese terzo e accompagnare tutte le partite importate nell'UE;
c) riconoscimento, ove previsto, degli stabilimenti esportatori e inserimento degli stessi in un elenco comunitario.

La verifica del rispetto, da parte del Paese terzo, delle disposizioni sanitarie comunitarie è affidato alla Commissione europea che l'esercita anche attraverso ispezioni in loco, per valutare l'organizzazione dei controlli sanitari e la rispondenza degli stabilimenti esportatori alle normative comunitarie.
Al momento dell'importazione nell'UE, la verifica della rispondenza dei prodotti di origine animale importati a tali misure sanitarie è affidata ad una rete di Posti d'Ispezione frontaliera comunitari di cui


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fanno parte i Posti d'Ispezione frontaliera (P.I.F.) italiani, quali uffici periferici del Ministero della salute.
Per quanto riguarda specificatamente le importazioni dalla Cina, al momento queste sono regolate dalla decisione della Commissione 2004/621/CE, di modifica della decisione 2002/994/CE, recante le misure di protezione nei confronti di prodotti di origine animale importati da tale Paese.
La decisione citata consente, infatti, di importare dalla Cina solo alcune tipologie di prodotti di origine animale, alcuni dei quali devono, all'atto dell'importazione, essere accompagnati da un'attestazione, nella quale le Autorità cinesi dichiarano che i prodotti, prima, dell'invio, sono stati sottoposti ad analisi chimica, idonea a garantire la mancanza di pericoli per la salute umana.
Per quanto riguarda l'argomento oggetto dell'interrogazione, si fa presente che il Comando generale della Guardia di Finanza del Ministero dell'economia e delle finanze ha informato il Ministero della salute che, in data 19 gennaio 2005, è stato posto sotto sequestro un quantitativo di 12.000 chili di prodotti surgelati provenienti dalla Cina.
Tali prodotti, di origine animale e vegetale, sono stati oggetto di contrabbando aggravato, in violazione degli articoli 282, 292, 295, secondo comma, del decreto del Presidente della Repubblica 27 gennaio 1973, n. 43, concernente le disposizioni legislative in materia doganale.
La questione delle importazioni illegali dalla Cina è stata più volte affrontata a Bruxelles nel corso del Comitato Permanente della catena alimentare e salute degli animali; il Ministero della salute ha sollecitato la Commissione europea affinché vengano attivati interventi congiunti in tutti gli Stati membri, unitamente al coinvolgimento delle competenti Autorità cinesi, al fine di arginare all'origine le importazioni illegali di prodotti di origine animale.
Gli Uffici di Sanità marittirna, aerea e di frontiera (USMAF) del Ministero della salute, inoltre, competenti per i controlli sugli alimenti di origine vegetale, stanno effettuando controlli documentali sistematici ed analitici, a campione sui prodotti provenienti da Paesi terzi, compresa la Cina.
Per un controllo più coordinato ed incisivo sugli alimenti, il Ministero della salute ha istituito un Gruppo centrale per la riorganizzazione dei propri uffici periferici, che assicuri una efficace collaborazione tra PIF e USMAF, con un interscambio di informazioni per le importazioni di prodotti di origine animale e vegetale, provenienti da Paesi terzi.
Una volta entrati nel territorio dello Stato membro gli alimenti importati da Paesi terzi sono sottoposti ai controlli, ufficiali di tipo igienico-sanitario che i competenti organi (in Italia, le regioni tramite le Aziende sanitarie locali) effettuano secondo una precisa programmazione.
Nel caso segnalato dall'interrogante, gli alimenti surgelati sequestrati, entrati illegalmente nel territorio comunitario, sono sfuggiti quindi ai controlli degli Uffici frontalieri italiani o di altri Stati membri.
Il ministero della salute, a tutela della salute pubblica, oltre ad attivarsi in sede comunitaria, per realizzare interventi congiunti di controllo sugli alimenti con il funzionale coinvolgimento delle Autorità cinesi, intende intensificare, attraverso le competenti autorità sanitarie locali, i controlli ufficiali nel territorio nazionale, indirizzandoli verso i ristoranti «etnici» e i depositi di grossisti del settore.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

PISTONE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
come riportato dall'agenzia di stampa Adnkronos delle ore 14.10 del 20 settembre 2004, un dirigente della media «Gioacchino Rossini» di via Fosso dell'Osa, nella zona Casilina di Roma, che ha preferito restare anonimo, ha testualmente affermato: «il 13 settembre alcuni agenti dell'Arma dei carabinieri sono entrati nella scuola e ci hanno domandato se qualche membro del personale scolastico era in sciopero, per protestare contro la riforma Moratti. Dopo aver detto loro che le lezioni


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procedevano regolarmente i carabinieri sono andati via. Si è trattato di un'informazione volante, gli agenti sono rimasti in istituto una decina di minuti. Quanto a noi siamo rimasti sorpresi dell'accaduto, evidentemente si tratta di episodi che non rientrano nella routine quotidiana di una scuola»;
a parere dell'interrogante, se la notizia suddetta fosse confermata, si tratterebbe di un fatto grave ed inquietante -:
se non ritenga opportuno adoperarsi presso i soggetti interessati al fine di accertare la veridicità della notizia e, qualora confermata, se non ritenga opportuno intervenire affinché fatti di questo tipo, che si configurano come vere proprie ispezioni nei luoghi di lavoro, per ragioni, quali il controllo di chi sciopera, che sono invece diritti espressamente garantiti e tutelati dalla Costituzione italiana, non abbiano più a ripetersi.
(4-10952)

Risposta. - Si risponde su delega della Presidenza del Consiglio dei ministri alla interrogazione parlamentare indicata in esame riguardante l'intervento di due carabinieri presso la scuola media statale «G. Rossini» di via Fosso dell'Osa (Roma).
Al riguardo si fa presente che sulla questione è stato già riferito, in data 22 settembre 2004, in occasione della discussione della interrogazione a risposta immediata n. 3-03737, presentata dall'onorevole Titti De Simone, quando il Ministro per i rapporti con il Parlamento ha dichiarato l'assoluta estraneità dell'amministrazione scolastica nella vicenda.
Per completezza di informazione si fa presente che il Comando generale dell'Arma dei carabinieri, II Reparto - ufficio operazioni, ha riferito che «il 13 settembre 2004, in occasione dell'inizio dell'anno scolastico, una pattuglia della stazione carabinieri di San Vittorino Romano, nel corso di una perlustrazione, ha preso contatti con i Presidi, i docenti ed il personale di alcune scuole primarie e secondarie di I grado ubicate nel territorio di competenza.
L'iniziativa è stata adottata, a livello locale, analogamente agli anni precedenti, per proporre la presenza dell'Arma quale referente per ogni esigenza concernente la sicurezza degli studenti e delle infrastrutture.
Nel contesto di tale attività i militari dell'Arma, presso la Scuola media statale «Rossini», hanno avuto un breve colloquio con il preside, professor Lino Fazio, al quale hanno rivolto domande esclusivamente sui menzionati aspetti di interesse istituzionale, con particolare riguardo al riproporsi di eventuali fenomeni di bullismo. Nella circostanza, non venivano segnalate problematiche sotto il profilo della sicurezza».
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

POLLEDRI. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
l'Anas, Compartimento di Bologna, il Comune di Castelnovo Monti, la Provincia di Reggio Emilia e la Regione Emilia Romagna, a seguito di intese istituzionali, hanno finanziato il progetto per la «razionalizzazione delle intersezioni dal chilometro 67+200 al chilometro 67+650 della strada statale n. 63 del Valico del Cerreto»;
una parte di tale progetto relativo alla «razionalizzazione della intersezione della strada statale 63 con via Roma, via Matilde di Canossa e via Bismantova», finanziato dall'Anas nel 2003 per 100.000 euro su un costo complessivo di 637.494 euro, è stato oggetto di aspre critiche e ripetute polemiche sui quotidiani locali, soprattutto per la mancata informazione della popolazione sulle scelte progettuali da parte dell'amministrazione comunale;
l'intervento stradale è meglio conosciuto dalla cittadinanza locale come «la rotonda dell'ospedale», poiché il progetto scelto dal Comune di Castelnovo Monti, invade proprio il parco dell'Ospedale di S. Anna, occupando 200 metri quadrati di


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verde ed avvicinando l'infrastruttura stradale agli edifici ospedalieri;
secondo l'interrogante il progetto crea considerevoli svantaggi all'organizzazione dell'accessibilità all'area ospedaliera, richiedendo lo spostamento dell'ingresso del pronto soccorso, e soprattutto incrementa il traffico stradale, convogliando in un percorso rotatorio gran parte del traffico in entrata e in uscita dal Paese;
secondo i cittadini locali la rotatoria non risolve i problemi creati dalle intersezioni della strada statale 63 con via Matilde di Canossa e via Bismantova, lasciando, nelle migliori delle ipotesi, immutati i problemi attuali;
uno studio sull'impatto atmosferico, commissionato dai progettisti, ha rilevato un incremento preoccupante dei valori degli inquinanti atmosferici causati dall'avvicinamento del traffico stradale al corpo ospedaliero, che registra previsioni di progetto aumentate del 60 per cento per il monossido di carbonio CO, del 30 per cento per le polveri sottili PM10, che già attualmente superano i limiti di legge, e del 25 per cento per gli ossidi di azoto NOx;
lo studio di impatto acustico allegato al progetto tecnico evidenzia che i limiti di emissione acustica previsti dalla zonizzazione comunale per l'area di pertinenza dell'ospedale, pari a 50 dB(A), come limite diurno, e a 40 dB(A), come limite notturno, non vengono rispettati nell'area ospedaliera -:
se il Ministro non intenda intervenire presso l'Anas per bloccare l'intervento della realizzazione della Rotonda dell'Ospedale nel Comune di Castelnovo Monti, i cui lavori sono stati già appaltati dall'amministrazione comunale con la determinazione dirigenziale n. 127 del 22 luglio 2004 e per verificare l'opportunità di un intervento risolutivo del Compartimento Anas di Bologna ai fini di una risoluzione tecnica più appropriata che preveda l'allontanamento della rotatoria dall'ospedale mediante una traslazione in direzione Nord-Nord Ovest.
(4-14028)

Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS spa, interessata al riguardo, ha comunicato che il compartimento ANAS di Bologna, competente per territorio, ha espresso parere favorevole al progetto di intersezione dal chilometro 67+200 al chilometro 67+650 della statale 63 «del Valico del Cerreto» con le vie Matilde di Canossa e Bismantova redatto a carico del comune di Castelnuovo Monti.
È peraltro noto che una rotatoria adeguata, eliminando gli incolonnamenti e le ripartenze sulle strade senza diritto di precedenza, snellisce notevolmente il traffico con innegabile vantaggio anche dal punto di vista dell'inquinamento. Ciò potrebbe compensare l'avvicinamento della sede stradale alle strutture ospedaliere.
La società stradale fa presente in fine che la rotatoria è in fase di avanzata esecuzione per cui non sarebbe più possibile modificare il tracciato, mentre potranno essere realizzate le opere di attenuazione dell'impatto acustico ed atmosferico previste nello studio di impatto e mitigazione ambientale che correda la progettazione.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
«...È arrivato anche in Italia il mais Bt10 della Syngenta oppure no? E quante tonnellate sono effettivamente entrate in Europa nell'arco dei quattro anni in cui il prodotto non autorizzato è stato confuso con il Bt11?...»;
questa è una sola delle tante domande che in questi giorni le associazioni ambientaliste, in particolare Legambiente, le associazioni dei consumatori e le organizzazioni agricole rivolgono al Governo italiano perché fornisca tempestivi chiarimenti sulla vicenda della circolazione in Europa del mais bt10, resistente agli antibiotici


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e quindi privo di licenza per l'Europa, dopo che la rivista scientifica Nature ha diffuso la notizia della diffusione del mais geneticamente modificato Bt10 erroneamente prodotto e distribuito dalla multinazionale Syngenta dal 2001 al 2004;
sempre la rivista Nature ha evidenziato la resistenza agli antibiotici che caratterizza il mais Bt10, accidentalmente prodotto e commercializzato dalla Syngenta, è una differenza enorme rispetto al Bt11 autorizzato. La sua diffusione è un fatto gravissimo;
l'atteggiamento della Syngenta è da considerarsi inaccettabile, scorretto e inquietante. Le sue ammissioni a puntate sanno tanto di presa in giro su un fronte, quello della salute dei consumatori, dove è impensabile minimizzare i rischi. Che la resistenza agli antibiotici delle piante ogm possa creare danni alla salute è un pericolo da non sottovalutare, tanto che l'Autorità europea per la sicurezza alimentare ha raccomandato ai Paesi membri di limitare alle sperimentazioni sul campo i prodotti transgenici resistenti all'ampicillina. La mancanza di trasparenza della Syngenta è quindi inaccettabile e il Bt10 non può continuare a circolare impunemente;
sembrerebbe ora che l'Unione Europea possa decidere di sospendere l'importazione dagli Usa di farine animali dopo l'introduzione di questo organismo geneticamente modificato e non autorizzato, il mais Bt10 -:
se intenda verificare con urgenza la presenza di mais Bt10 nel nostro Paese e di conseguenza procedere al suo ritiro immediato dal mercato qualora venga reperito;
quale sia la posizione del Governo italiano e quali passi stia intraprendendo per garantire i cittadini italiani ed europei dall'introduzione non legale di organismi geneticamente modificati.
(4-13843)

Risposta. - Il regolamento (CE) 1829/2003 del Parlamento europeo e del Consiglio disciplina gli alimenti ed i mangimi geneticamente modificati, stabilendo, fra l'altro, una specifica procedura di autorizzazione per la loro commercializzazione; tali prodotti, prima di essere immessi nel mercato comunitario, devono essere sottoposti ad una valutazione della sicurezza.
Negli anni '90 la società Syngenta sviluppò due linee di mais geneticamente modificato: il BT 10 ed il BT 11.
Lo sviluppo del mais BT 10 venne interrotto a favore del BT 11, autorizzato dagli Stati Uniti e, successivamente, dall'Unione europea come alimento per il consumo umano ed animale.
Il 22 marzo 2005 le Autorità americane hanno informato la Commissione europea della presenza accidentale di mais BT 10 nel mercato europeo.
A causa della somiglianza molecolare con la linea BT 11, il mais BT 10 è stato inavvertitamente seminato negli Stati Uniti, nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2004, ed esportato nell'Unione europea come mais BT 11.
Il 23 marzo 2005 la Commissione europea ha informato gli Stati membri dell'accaduto attraverso il sistema di allerta rapido, richiedendo contestualmente alle Autorità americane ed alla società Syngenta ulteriori informazioni sul mais BT 10, in particolare, sul metodo specifico per la ricerca dell'evento BT 10 e del relativo materiale di riferimento.
Il 1o aprile 2005 è stato diramato un comunicato stampa, con la precisazione che 10 Kg di semi di mais BT 10 erano entrati a scopo di ricerca nell'Unione Europea (in Francia ed in Spagna), e che i materiali risultati da queste ricerche sono stati distrutti.
Nello stesso comunicato veniva indicato che circa 1.000 tonnellate di BT 10 erano state esportate nell'Unione europea come BT 11, per l'alimentazione animale ed umana.
In data 12 aprile 2005 è stata indetta a Bruxelles una riunione del Comitato permanente della Catena alimentare e Sanità animale - Sezione OGM, alla quale ha partecipato una delegazione del Ministero


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della salute, per discutere della suddetta presenza accidentale di BT 10 nell'ambito comunitario.
Il
Joint Research Centre (JRC), Laboratorio comunitario di riferimento per gli OGM, ha indicato la procedura analitica che gli Stati Membri potevano adottare per differenziare il mais BT 10 e BT 11, in assenza di un metodo specifico per il BT 10, informando che una metodica specifica per il mais BT 10 sarebbe stata convalidata e resa disponibile entro la fine del mese di aprile.
La Commissione europea ha anche riferito che solo il
«corn gluten feed», sottoprodotto della lavorazione del mais, utilizzato per la produzione di mangimi, è risultato esportato nell'Unione europea e che si può escludere l'esportazione di alimenti per uso umano ottenuti da BT 10.
Nella stessa riunione, dopo ampio dibattito, tutte le delegazioni hanno concordato sull'opportunità di adottare, in tempi brevi, misure restrittive all'importazione, quale monito per gli altri Paesi produttori ed esportatori di mais nel mercato europeo.
In occasione del Consiglio Agricoltura del 26 aprile 2005 gli Stati membri, tra cui l'Italia, hanno approvato le misure d'urgenza proposte dalla Commissione, volte ad impedire l'importazione accidentale di derrate alimentari contenenti organismi geneticamente modificati della linea «BT 10». Dette misure, notificate con decisione C (2005) 1257 def. prevedono che le importazioni dagli Stati Uniti d'America di mangimi a base di glutine di mais (codice CN 2309 9020) e trebbie di birra (codice CN 2303 3000), specificati all'articolo 1 della decisione, debbano essere accompagnate da un rapporto di valutazione, emesso da un laboratorio accreditato, che certifichi l'assenza di «BT 10». In mancanza di tale rapporto, all'operatore stabilito nel territorio della Comunità, che è responsabile della prima immissione del prodotto sul mercato, incombe l'obbligo di sottoporre i prodotti sopra citati a test, per accertare che non contengano organismi geneticamente modificati «BT 10».
In caso contrario, gli Stati membri sono tenuti ad informare la Commissione per il tramite del sistema di allarme rapido per gli alimenti e mangimi.
L'articolo 3 della citata Decisione prevede, inoltre, che gli Stati membri adottino provvedimenti appropriati, compreso il campionamento casuale e l'analisi, sui prodotti citati all'articolo 1, già presenti sul mercato al fine di verificarne l'assenza di organismi geneticamente modificati «BT10». Sono, inoltre, tenuti ad informare la Commissione dei risultati che risultino positivi, per il tramite del suddetto sistema di allarme rapido, e ad adottare provvedimenti appropriati per assicurare che i prodotti contenenti organismi geneticamente modificati «BT 10» non siano commercializzati.
Al di là del singolo caso in esame, si sottolinea che le tematiche sugli organismi geneticamente modificati affrontate in sede comunitaria sono seguite dal nostro Paese con grande impegno e rigore. Tale impostazione è emersa anche recentemente in occasione del Consiglio Agricoltura del 30-31 maggio 2005. In quella sede, l'Italia ha chiesto che l'Autorità europea di Sicurezza degli Alimenti (AESA), cui spetta valutare le richieste di commercializzazione di organismi geneticamente modificati, non si limiti ad analizzare i dati scientifici forniti dal richiedente, ma effettui, sia direttamente o tramite laboratori abilitati, la verifica sperimentale dei dati in questione. La richiesta italiana, sostenuta da Grecia, Spagna, Slovenia, Ungheria e Lussemburgo, sarà esaminata dalla Commissione nell'ambito della prossima revisione del regolamento istitutivo dell'AESA.
Il ministero della salute ha informato costantemente degli sviluppi della vicenda i propri uffici periferici, e le competenti autorità regionali (note del 22 e 23 aprile 2005), richiamando l'attenzione sulle categorie merceologiche, oggetto delle misure di controllo, previste dalla decisione citata, e sulla necessità di trasmettere la metodica analitica diramata dal
Joint Research Centre per la ricerca del mais BT10.
Contestualmente, il Centro di referenza nazionale per la ricerca degli organismi geneticamente modificati, istituito con decreto del Ministro della salute dell'8 maggio


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2002, ha provveduto ad informare direttamente i laboratori coinvolti nelle analisi del controllo ufficiale.
Nel corso della riunione del Comitato permanente menzionato, tenutasi il 19 maggio 2005 l'Irlanda e l'Olanda hanno informato gli Stati Membri che le partite di mais sottoposte alle restrizioni, di cui alla decisione comunitaria in questione e controllate dalle loro Autorità portuali, sono risultate non contaminate dal mais BT10.
Il ministero della salute è, da sempre, intervenuto, a livello nazionale e comunitario, per garantire i cittadini italiani dal rischio dell'introduzione illegale di organismi geneticamente modificati non autorizzati.
In tale ottica, è stato emanato il decreto legislativo 21 marzo 2005 n. 70 concernente le disposizioni sanzionatorie per violazione dei regolamenti CE 1829/2003 e 1830/2003, relativi agli alimenti ed ai mangimi geneticamente modificati.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

REALACCI, MOSELLA, LETTIERI e ANNUNZIATA. - Al Ministro della salute, al Ministro delle attività produttive. - Per sapere - premesso che:
il 21 maggio 1981 l'Assemblea Mondiale della Salute adottò il Codice Internazionale sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno, risultato della consultazione tra l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ed i suoi paesi membri (e quindi anche l'Italia), l'UNICEF, le compagnie produttrici di alimenti per (infanzia, alcune ONG ed un gruppo di esperti in nutrizione, allo scopo di proteggere la salute dell'infanzia, sanzionando la scorretta commercializzazione ed ogni forma di promozione dei sostituti del latte materno;
fra le premesse del Codice si legge fra l'altro che «l'allattamento al seno è un modo incomparabile per garantire il nutrimento ideale e la crescita sana e lo sviluppo dei lattanti; esso forma una base biologica ed emotiva unica per la salute sia del bambino che della madre;le proprietà antiinfettive del latte materno aiutano a proteggere i neonati dalle malattie»;
il Codice è stato seguito da numerose Risoluzioni, che ne ampliano la portata e ne chiariscono il significato, le quali hanno lo stesso peso;
nel 2002 l'Assemblea Mondiale della Sanità ha approvato la Strategia Globale sull'Alimentazione dei Lattanti e dei Bambini che fra l'altro raccomanda, come misura di salute pubblica, che tutti i neonati siano allattati esclusivamente al seno fino a sei mesi e che l'allattamento al seno continui, con adeguata alimentazione complementare, fino a due anni ed oltre;
l'Italia ha sottoscritto il Codice fin dal 1981, come anche tutte le successive risoluzioni, compresa la Strategia Globale;
la legislazione italiana non ha recepito il Codice e le successive Risoluzioni nella loro interezza ed il decreto ministeriale n. 500 del 1994, emanato in conseguenza di una direttiva impartita dalla Commissione europea nel 1991, è in molte sue parti più debole del Codice e delle successive Risoluzioni e per questo motivo le associazioni dei consumatori ne avevano chiesto urgentemente la modifica;
la Lega Consumatori Acli-Toscana ha analizzato in dettaglio il decreto ministeriale n. 46 del 2 febbraio 2005 arrivando alla conclusione che «il nuovo decreto sulla pubblicità dei latti artificiali, entrato in vigore lo scorso 20 aprile, è un grande inganno per i consumatori: non contribuirà a ridurre i prezzi dei prodotti e non servirà a proteggere l'allattamento al seno dalle pressioni commerciali delle aziende produttrici»;
la stessa Lega Consumatori Acli era fra le 14 associazioni dei consumatori aderenti al CNCU, che in una lettera inviata nel giugno 2004 al Ministro della Salute, avevano chiesto l'adeguamento della legislazione italiana al Codice Internazionale e successive risoluzioni;


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il nuovo provvedimento, sempre secondo il giudizio della suddetta associazione di consumatori, come la stampa nazionale e locale ha significativamente riportato nei giorni scorsi «non solo è lontano anni luce dal recepire le raccomandazioni del Codice, ma addirittura non apporta significativi cambiamenti nemmeno rispetto al precedente decreto ministeriale n. 500 del 6 aprile 1994»;
da una analisi comparata del testo del decreto ministeriale n. 46 del 2005 con il testo del Codice Internazionale e successive Risoluzioni risultano palesi difformità che ne possono pregiudicare gli effetti in modo non trascurabile;
in particolare il nuovo decreto ministeriale n. 46 del 2005 non porta alcuna novità rispetto al vecchio decreto ministeriale n. 500 del 1994 circa i divieti imposti su pubblicità ed omaggi alle mamme, i quali continueranno ad applicarsi solo agli alimenti per lattanti (i cosiddetti latti 1), adatti ai primi mesi di vita del neonato; nessuna restrizione è prevista, invece, per gli alimenti di proseguimento (latti 2), né per tutti gli altri prodotti definiti dal Codice come sostituti del latte materno (cioè oltre ai latti di proseguimento e di crescita, gli omogeneizzati, le tisane e ogni altro cibo e bevanda presentati come adatti a bambini di età inferiore a sei mesi), i biberon e le tettarelle;
intorno al quarto mese di vita del bambino, nel delicato momento dello svezzamento, si concentra il maggiore sforzo pubblicitario delle aziende nei confronti delle mamme con il risultato di portare molte mamme ad introdurre altri cibi prima del tempo o peggio ad interrompere l'allattamento al seno passando al latte artificiale, come dimostrano i risultati di un recente studio realizzato dall'Istituto Superiore di Sanità;
riguardo ad una più seria regolamentazione dei congressi medici e di altri eventi scientifici, il nuovo decreto vieta - pena la revoca dei crediti formativi ECM agli operatori sanitari - la sponsorizzazione ed il contributo economico di qualsiasi genere e in qualsiasi forma da parte delle industrie produttrici di alimenti per lattanti; lo stesso provvedimento lascia però aperta una «scappatoia», in quanto dal divieto sono esentati i congressi proposti dalle società scientifiche accreditate e autorizzati dal Ministero della Salute;
le associazioni dei consumatori avevano chiesto ai Ministri della Salute e delle Attività Produttive nuove norme sull'etichettatura dei prodotti, regole più severe sulle modalità di diffusione del materiale informativo alle mamme, listini pubblici con i prezzi di cessione del latte e sanzioni economiche più pesanti per i trasgressori; tuttavia nel nuovo decreto ministeriale n. 46 del 2005 nessuna di queste richieste è stata accolta;
le uniche vere novità introdotte dal nuovo provvedimento sono lo stop alle forniture gratuite di latte artificiale negli ospedali, già chiesto da una circolare ministeriale del 2001 e mai messo in pratica, ed il divieto di pubblicità del «latte 1» sulle riviste mediche specializzate, che la stessa associazione considera «un passo avanti certo, ma non basta», anche perché rimangono consentite le pubblicità del «latte 2», volte evidentemente a promuovere anche il «latte 1» della stessa marca;
la vera risposta al problema dei prezzi resta quindi, accanto alla protezione dell'allattamento al seno mediante il rispetto del Codice Internazionale e le successive pertinenti Risoluzioni, la promozione ed il sostegno dell'allattamento materno attività che, in base al nuovo decreto ministeriale n. 46 del 2005, sarà demandata alle singole regioni e sulla quale ad esempio la Regione Toscana ha già deliberato (Del. G.R. n. 1095 del 2 novembre 2004) di promuovere l'allattamento al seno, con una serie di iniziative che sono in linea con il dettato dei documenti OMS -:
quali iniziative il Ministro della Salute intenda adottare allo scopo di limitare gli abbandoni dell'allattamento materno, in modo che aumentino i tassi di allattamento esclusivo al sesto mese e di durata


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dell'allattamento fino a due anni e oltre, come da raccomandazioni OMS approvate dall'Italia;
quali iniziative, anche normative, i Ministri interrogati intendano adottare per limitare in modo più efficace, come espresso nella stessa ratio del decreto ministeriale n. 46 del 2005, la pubblicità non solo per il «latte 1», ma anche per il «latte 2» di proseguimento e gli altri sostituti del latte materno, biberon e tettarelle compresi, visto che la maggior parte degli abbandoni dell'allattamento si verifica proprio dopo 3-4 mesi dal parto, presumibilmente anche a causa della massiccia promozione di sostituti del latte materno di prodotti mirati a questa fascia di età (pubblicità, omaggi, campioni, baby club eccetera);
quali siano le ragioni per cui al pari di altri paesi europei ed extraeuropei, il nostro paese non si sia ancora adeguato affinché sulle etichette dei prodotti per l'alimentazione infantile appaia la dicitura «dal sesto mese compiuto» anziché «dal 4 mese»;
con quali criteri il ministero intenda stabilire le esenzioni dal divieto di sponsorizzazione ai congressi proposti dalle società scientifiche «autorizzate»;
quali provvedimenti infine siano pianificati per realizzare concretamente la completa applicazione del Codice Internazionale OMS/Unicef sulla Commercializzazione dei Sostituti del Latte Materno e le successive Risoluzioni.
(4-14454)

Risposta. - L'organizzazione mondiale della sanità considera l'allattamento al seno uno degli obiettivi prioritari a livello mondiale ed ha reso disponibili diversi strumenti per la valutazione della situazione nei diversi paesi. Tra tali strumenti, sono ricomprese le schede per la raccolta e la valutazione dei dati relativi alle modalità di alimentazione dei lattanti e dei bambini, alle patologie infantili, alle politiche nazionali e ai relativi programmi operativi.
La promozione della salute materno- infantile è, tradizionalmente, in Italia, considerata strategica, come dimostrato dagli obiettivi specifici previsti nei Piani sanitari nazionali, compreso quello vigente.
Il portale del Ministero della salute ha reso facile l'accesso all'informazione sulla legislazione nazionale e regionale, alle principali risoluzioni dell'organizzazione mondiale della sanità e ad altri documenti internazionali di notevole interesse, al decalogo dell'organizzazione mondiale della sanità per la promozione dell'allattamento al seno negli ospedali, e ad una sintesi dei dati relativi alle indagini nazionali.
È stato costituito, inoltre, un gruppo di lavoro ministeriale, al quale partecipano esperti e rappresentanti dei consumatori e delle categorie professionali coinvolte.
Obiettivi di tale tavolo tecnico sono:
valutare la situazione italiana, relativamente all'alimentazione del lattante e bambino, sulla scorta delle linee guida elaborate dall'organizzazione mondiale della sanità;
disegnare un sistema di monitoraggio dell'allattamento al seno che, usando metodi e definizioni standardizzate, fornisca dati comparabili tra le diverse Regioni, utili a stabilire la reale prevalenza e durata dell'allattamento al seno;
verificare periodicamente i prezzi dei sostituti del latte materno.

È stato elaborato un documento rappresentativo della policy nazionale sull'alimentazione nella prima infanzia, quale passaggio essenziale e preliminare ad ogni ulteriore attività in questo contesto secondo le indicazioni organizzazione mondiale della sanità.
Per quanto riguarda il decreto del Ministro della salute 22 febbraio 2005, n. 46 «Regolamento recante norme per la pubblicità dei prodotti sostitutivi del latte materno - Modifica dell'articolo 7 del decreto del Ministro della sanità 6 aprile 1994, n. 500», si segnala che il medesimo, nell'intento di assicurare la massima tutela all'allattamento al seno ed agire sui motivi dell'elevato


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costo degli alimenti per lattanti in Italia, ha introdotto le seguenti disposizioni:
il divieto di qualunque tipo di donazioni (attrezzature) e forniture gratuite di prodotti alle strutture preposte alla nascita e alla cura del lattante;
il divieto di sponsorizzare congressi e manifestazioni scientifiche, fatta eccezione per i congressi proposti dalle società scientifiche accreditate e autorizzati dal Ministero della salute;
il divieto di attribuire i crediti formativi per l'Educazione continua in Medicina (ECM) ad eventi organizzati con il contributo di imprese produttrici di alimenti per lattanti;
la restrizione totale della pubblicità dei sostituti del latte materno, o alimenti per lattanti, che viene estesa anche alle pubblicazioni specializzate in puericultura e al materiale informativo e didattico destinato agli operatori del settore, pediatri compresi;
la disciplina, demandata alle Regioni, delle visite, presso ospedali e studi medici, degli informatori scientifici delle imprese produttrici di alimenti per lattanti.

Si è ritenuto, tuttavia, necessario, sulla base di più approfondite considerazioni, predisporre uno schema di regolamento, in fase di definizione procedurale, che comporterà l'abrogazione del citato decreto n. 46 del 2005.
Le disposizioni previste si raccordano a quelle vigenti in materia di congressi e convegni su tematiche attinenti all'alimentazione della prima infanzia, ai sensi del decreto del Ministro della salute del 16 gennaio 2002, concernente la diffusione di informazioni corrette ed adeguate sull'alimentazione dei lattanti e dei bambini.
Pur confermando l'impianto generale del precedente decreto, il provvedimento
in itinere fa salve le donazioni di attrezzature destinate ad istituzioni pubbliche, anche convenzionate, e consente alle imprese produttrici di predisporre materiale informativo ad uso esclusivo della classe pediatrica, conformemente al decreto del 16 gennaio 2002.
Vengono introdotte disposizioni innovative, quali:
l'onere, per le imprese produttrici, di comunicare anche al pubblico, per il tramite delle Associazioni dei consumatori, i prezzi di cessione dei latti artificiali ai vari canali distributivi;
una specifica procedura di autorizzazione ministeriale per i convegni e le manifestazioni scientifiche proposte dalle società più qualificate nel settore della pediatria, a favore delle quali, a tale condizione, è ammesso il contributo delle imprese produttrici di alimenti per lattanti, consentendo anche il riconoscimento dei crediti formativi Ecm;
i requisiti di cui le predette società scientifiche devono essere in possesso per proporre congressi e manifestazioni scientifiche ai fini dell'autorizzazione ministeriale.

Il nuovo schema di decreto, pertanto, salvaguarda le posizioni più garantiste a tutela dell'allattamento al seno; facilitando, anche, nel contempo, l'applicabilità delle misure volte a rimuovere le cause dell'elevato prezzo degli alimenti per lattanti.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Cesare Cursi.

REALACCI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
«...Lì, partendo dalle scale, passando per i pianerottoli e arrivando finalmente alle stanze simbolo del potere - la Sala Verde e la sala del Consiglio dei ministri - ha preso corpo la rivincita dei fumatori: il divieto è andato in fumo. Il liberi tutti ha una data simbolica: il 23 aprile, giorno del licenziamento di Girolamo Sirchia. Insieme al padre della legge se n'è andato una sorta di timore reverenziale ma soprattutto è svanita una promessa. Purtroppo raccontò il ministro della Salute - ho avuto la conferma che se decidi un provvedimento giusto c'è una minoranza


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che mette in atto una sorta di piacere torvo a distruggerlo...». Questa disdicevole circostanza è raccontata nell'articolo del quotidiano nazionale la Repubblica, a firma di Mario Calabresi e pubblicato sabato 28 maggio 2005;
l'attuale Ministro della salute, fumatore incallito, quella legge non l'ha mai amata. «...La vivo come una grande ingiustizia, fa sentire i cittadini colpevoli di un reato che non hanno commesso...», dichiarò alla vigilia dell'approvazione del divieto. Poi, indossati i panni del successore di Sirchia, si è sentito in dovere di dichiarare dopo il giuramento al Quirinale: «Ho smesso di fumare». Salvo procedere ad una piccola rettifica due giorni dopo: «Io sto cercando di smettere, ma non ci può essere una tirannide sanitaria dei medici e un ministro non può dire in che cosa consiste il vivere bene e la convivenza sociale». E a promettere incentivi per «riservare aree maggiori ai fumatori». Parole graditissime che hanno allentato i freni inibitori. Questo scenario emerge, sempre, dalla lettura dell'articolo di la Repubblica;
sembrerebbe inoltre che, nella grande sala Verde di palazzo Chigi, sia stato il ministro degli esteri a rompere il tabù. Pochi secondi e la stessa libertà se l'è presa anche il Ministro delle riforme. La scena si è poi ripetuta in Consiglio dei ministri, al primo piano, e ancora l'altro ieri sera nella Sala Verde, durante la trattativa per il rinnovo del contratto dei ministeriali -:
se quanto pubblicato dal quotidiano la Repubblica corrisponda a verità e in caso positivo cosa intenda fare per porre fine ad una circostanza disdicevole e imbarazzante che, nei fatti, secondo l'interrogante, si fa beffe di uno dei pochi provvedimenti positivi che questo Governo abbia adottato e come intenda intervenire per sanzionare i responsabili e ristabilire il rispetto delle regole in un luogo avente anche un altissimo valore simbolico.
(4-14974)

Risposta. - Secondo quanto disposto dall'articolo 19 del decreto-legge 9 novembre 2004 n. 266 convertito in legge, con modificazioni, dall'articolo 1, della legge 27 dicembre 2004, n. 306, il 10 gennaio 2005 sono divenute esecutive le disposizioni concernenti la tutela della salute dei non fumatori, previste dall'articolo 51, comma 6, della legge 16 gennaio 2003, n. 3.
Il segretariato generale della Presidenza del Consiglio dei ministri, interpellato al riguardo, ha comunicato che il Dipartimento per le risorse umane e strumentali, prima ancora dell'entrata in vigore della nuova normativa ha provveduto a dare disposizioni in merito ai Capi dipartimenti e ai Capi degli uffici.
In particolare: nel dicembre 2004 si è provveduto ad acquisire ed apporre presso tutte le sedi della Presidenza del Consiglio dei ministri i cartelli di divieto di fumo, che sono stati posizionati, come disposto dalla normativa, negli ingressi, nelle zone di accesso ai diversi ambienti e nelle zone comuni dei palazzi in uso, compresa la sede di Palazzo Chigi; nel dicembre 2004, si è provveduto ad una prima ricognizione delle sedi (16) per individuare i responsabili dell'osservanza delle norme e gli eventuali locali destinati ai fumatori, da attrezzare nel rispetto dei requisiti tecnici previsti dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 23 dicembre 2003 contenente il regolamento di attuazione dell'articolo 51 della legge n. 3 del 2003; in data 29 dicembre 2004, sono state date indicazioni a tutti i capi dei Dipartimenti e degli uffici della presidenza per dare immediata attuazione alla nuova normativa al momento dell'entrata in vigore; sono stati rimossi i posacenere collocati negli spazi comuni delle sedi della Presidenza; in data 28 maggio 2005, con nota del datore unico di lavoro, sono state fornite ai dirigenti Capi dei dipartimenti e degli uffici ulteriori indicazioni per verificare lo stato di attuazione della normativa.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.


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RODEGHIERO. - Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere - premesso che:
con D.D.G. pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale 4 serie speciale, n. 94 del 16 novembre 2004 è stato bandito il «Corso-concorso selettivo di formazione per il reclutamento di dirigenti scolastici per la scuola primaria e secondaria di primo grado e per la scuola secondaria superiore e per gli istituti educativi»;
il comma 1 dell'articolo 4 del decreto sopra richiamato stabilisce che al corso-concorso è ammesso il personale docente ed educativo delle istituzioni statali che abbia maturato, dopo la nomina in ruolo, un servizio effettivamente prestato di almeno sette anni con possesso di laurea, nei rispettivi settori formativi;
il successivo comma 3 dell'articolo 1 dispone che «si considera valido soltanto il servizio effettivamente prestato nelle scuole statali a partire dalla data di effettiva assunzione nel ruolo docente ed educativo con esclusione dei periodi di retrodatazione giuridica»;
la posizione giuridico-professionale del docente di religione cattolica stabilizzato (titolari di una cattedra) risulta del tutto unica, stante il fatto che il ruolo degli insegnanti di religione cattolica è stato istituito con la legge 18 luglio 2003 n. 183, concernente «Norme sullo stato giuridico degli insegnanti di religione cattolica degli istituti e scuole di ogni ordine e grado», ed il concorso riservato per i posti di insegnante di religione cattolica è stato indetto con D.D.G. 2 febbraio 2004;
detti insegnanti stabilizzati non possono, quindi, partecipare al corso-concorso per dirigenti scolastici, in quanto sono stati assunti in ruolo solo dopo il superamento del corso-concorso dello scorso anno per insegnanti di religione cattolica: essi si trovano quindi nell'oggettiva impossibilità di possedere il requisito dei sette anni di servizio effettivamente prestato nelle scuole statali a partire dalla data di effettiva assunzione nel ruolo, anche se, con molta probabilità, hanno insegnato per molti anni, ricoprendo magari anche il ruolo di collaboratore vicario del dirigente scolastico;
il recente corso-concorso per dirigenti scolastici non tiene di conseguenza conto dell'attività professionale pregressa di detti insegnanti di religione cattolica -:
se il Ministro non ritenga necessario assicurare che anche i docenti di religione cattolica, in possesso di Laurea o titolo equivalente riconosciuto dallo Stato, già stabilizzati da almeno sette anni e vincitori del recente concorso per posti di insegnante di religione cattolica, possano essere ammessi al corso-concorso per il reclutamento dei Dirigenti Scolastici di recente bandito, senza dovere aspettare altri sette anni.
(4-12676)

Risposta. - Si risponde all'interrogazione parlamentare in esame concernente la richiesta di partecipazione al corso-concorso selettivo di formazione per il reclutamento dei dirigenti scolastici, indetto con decreto direttoriale del 22 novembre 2004, da parte dei docenti di religione che hanno superato i concorsi riservati, per esami e titoli, a posti di insegnanti di religione indetti con decreto direttoriale del 2 febbraio 2004.
In particolare, la richiesta tende a consentire la partecipazione al suddetto corso-concorso, dei docenti di religione che abbiano prestato sette anni di servizio, ancorché il servizio stesso sia stato prestato senza la nomina in ruolo.
A tale riguardo, si fa presente quanto segue.
Come è noto, il decreto ministeriale 22 novembre 2004 prevede che al suddetto corso-concorso selettivo per dirigenti scolastici è ammesso il personale docente ed educativo che abbia maturato dopo la nomina in ruolo un servizio effettivamente prestato di almeno sette anni con possesso di laurea, conformemente a quanto stabilito dall'articolo 29 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive modificazioni e integrazioni.


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Tenuto conto che il ruolo degli insegnanti di religione cattolica è stato istituito con la legge 18 luglio 2003, n. 183, e che il concorso riservato per i posti di insegnante di religione è stato indetto il 2 febbraio 2004, l'Amministrazione si è trovata nella obiettiva impossibilità di ricomprendere i docenti di religione cattolica tra i possibili partecipanti al corso-concorso per dirigenti scolastici, considerando il chiaro dettato normativo.
In tale contesto, per consentire la partecipazione della tipologia dei docenti di religione cattolica al corso-concorso in argomento, si sarebbe dovuto prescindere dai sette anni di servizio di ruolo per tutti i docenti, il che avrebbe comportato una violazione della legge.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SASSO, GRIGNAFFINI e CAPITELLI. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
la variazione di alunni in Puglia e più precisamente nella provincia di Bari, prevista nelle tabelle diffuse dal sistema informatizzato ministeriale, è pari allo 0,55 per cento in meno. Si giunge a tale percentuale sottraendo a 267.181 posti di Bari del 2004-2005 i 265.656 alunni previsti per il 2005/06. A fronte di tale modesta flessione, è assolutamente inaccettabile, secondo le interroganti, che si imponga una diminuzione di posti pari al 6,90 per cento (in media in ogni scuola che ha tra i 500 e 700 alunni vengono diminuiti 2 unità di collaboratori scolastici);
la presenza nei ruoli provinciali del personale ATA di oltre 120 collaboratori scolastici, giudicati dai competenti organi collegiali sanitari soltanto parzialmente idonei al servizio di istituto, genera un ulteriore incremento di riduzione funzionale del servizio, che aggrava non soltanto l'efficacia delle attività affidate a tali professionalità scolastiche, ma espone le scuole a responsabilità progressive per insufficiente assistenza e vigilanza ai minori che sono accolti nelle aule;
l'acquisita esistenza di una pluralità di edifici di dimensioni che necessitano di sorveglianza, come nel caso di ambienti distribuiti su più piani o in aree molto estese, che caratterizza notoriamente la struttura edilizia di gran parte delle istituzioni scolastiche dell'ampia Provincia di Bari, enfatizza l'insufficienza delle dotazioni organiche programmate per il 2005-2006, che ha il più elevato rapporto d'Italia tra alunni e posti, 1 a 52, aspetto non secondario se si considerano le questioni di problematicità dei professionali e dei gravi episodi di microcriminalità e di bullismo precoce che le cronache, spesso troppo tardi, denunciano;
ad avviso delle interroganti, la richiesta di ammissione alla scuola dell'infanzia di 1.050 bambini che compiranno i tre anni di età fra il 31 gennaio ed il 28 febbraio 2006 costituisce un oggettivo fattore che impone il recupero di almeno parte degli organici ATA, «tagliati» dalla dotazione della Provincia, tenuto conto che in alcuni Comuni ci sono le condizioni per accogliere i più piccoli, previa sottoscrizione delle intese previste dalla legge 53;
l'elevato numero di portatori di handicap (più di 4.134 alunni, a fronte di circa 1.900 posti per docenti) e la diffusa condizione di disabili gravi inseriti nelle sezioni e nelle classi della scuola pubblica statale, in piena sintonia con la normativa vigente, risulta un ulteriore elemento di grave complessità, se si considera che il contratto di lavoro affida al collaboratore scolastico la cura e l'accesso ai servizi della persona disabile;
non appare razionale che, per l'anno scolastico 2005/06, si mantenga l'accantonamento di 548 posti, quale quota provinciale riservata dall'ordinamento all'operazione di esternalizzazione dei servizi di pulizia. Poiché la dotazione complessiva provinciale del 2005/06 è stato previsto


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che sia ridotta del 2 per cento, pari allo scorso anno, ne dovrebbe razionalmenteconseguire un'analoga riduzione percentuale della predetta quota di 548 posti accantonati per l'esternalizzazione -:
come il Ministro intenda intervenire per venire incontro alle particolari contingenze della situazione del personale ATA nelle scuole pugliesi e per garantire la qualità dell'offerta formativa nel suddetto territorio.
(4-14451)

Risposta. - In merito all'interrogazione parlamentare in esame si riferisce quanto comunicato dal direttore generale dell'ufficio scolastico regionale per la Puglia.
L'articolo n. 35 della legge finanziaria 27 dicembre 2002, n. 289 ha previsto una riduzione del 6 per cento dei collaboratori scolastici conseguente alla terziarizzazione del servizio di pulizia adottato, secondo la vigente normativa, da numerose istituzioni scolastiche nel triennio 2003-2005 questa riduzione non deve essere inferiore al 2 per cento per ogni anno.
Nel 2003/2004 e 2004/2005 la suddetta riduzione è stata regolarmente effettuata in ragione di 3.200 posti per anno; per il prossimo anno scolastico 2005/2006 sarà portata a compimento la prevista riduzione del 6 per cento.
Si precisa che per la determinazione dell'organico di ciascuno dei tre anni di applicazione della finanziaria non è stato considerato il solo elemento della riduzione annua del 2 per cento in quanto lo stesso deve essere rapportato all'andamento della popolazione scolastica. In sostanza, la riduzione complessiva di 9.600 posti, corrispondente al 6 per cento dei 160.000 posti di organico dei collaboratori scolastici, è riferita a situazioni di invarianza, nel triennio, del numero di alunni.
Nelle regioni nelle quali tale dato è mutato, il decremento dei posti è stato apportato in misura maggiore o minore del 6 per cento in funzione, rispettivamente, della diminuzione o dell'incremento degli alunni.
Il dato relativo agli alunni non ha, però, rappresentato l'unico elemento al quale si è fatto ricorso per la quantificazione degli organici: infatti, anche per il 2005/2006, come nei due anni precedenti, ad integrazione della modifica delle tabelle di calcolo degli organici di istituto, sono stati utilizzati specifici indicatori di contesto, riferiti alle peculiarità socio-economiche ed a quelle scolastiche delle varie realtà territoriali. Il ricorso a tali indicatori ha consentito, come nei primi due anni di applicazione della finanziaria, di mitigare taluni effetti negativi derivanti dal calo della popolazione scolastica, effetti negativi che sarebbero risultati decisamente più rilevanti se gli organici fossero stati determinati unicamente applicando le suddette tabelle di calcolo.
In tutte le regioni nelle quali, nel triennio, è stata registrata una diminuzione degli alunni, la riduzione dell'organico risulta proporzionalmente inferiore e le relative dotazioni quindi, quantificate con modalità congrue, non solo rispetto ai criteri enunciati, ma anche con riferimento alle misure di contenimento adottate in quelle Regioni con caratteristiche e condizioni sostanzialmente similari e nelle quali l'andamento della popolazione scolastica è stato caratterizzato da analoghe peculiarità.
La regione Puglia, oltre che per ragioni di calo demografico, ha visto una maggiore riduzione degli organici del personale in parola in quanto con 2500 ex lavoratori socialmente utili (L.S.U.) e 211 contratti di appalto stipulati originariamente dagli Enti locali, la regione stessa si colloca ai primi posti tra quelle nelle quali è stata effettuata la terziarizzazione precedentemente citata, per una spesa annua complessiva di circa 79.000,00 euro.
In particolare nella provincia di Bari la riduzione di 130 unità del personale in parola è conseguente alla presenza sul territorio di circa 500 ex lavoratori socialmente utili e di 88 contratti di appalto, e si sostanzia in una flessione di poco più del 2 per cento rispetto a quella del corrente anno scolastico.
Peraltro, se si considera che alla data del 1o settembre 2005 avverrà il collocamento in pensione di oltre 230 collaboratori scolastici dei quali circa 40 per inidoneità fisica, si può ritenere che la nuova quantificazione


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dell'organico, adeguatamente distribuito tra le 346 istituzioni scolastiche della provincia, sia sufficiente ad assicurare la vigilanza degli ambienti e l'assistenza base degli alunni disabili.
Si fa presente, infine, che con l'avvio del prossimo anno scolastico sarà sempre possibile adeguare l'organico di diritto alla situazione di fatto, apportando variazioni alla consistenza delle dotazioni d'istituto in presenza di gravi e documentate esigenze che devono essere rappresentate dai dirigenti scolastici.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.

SAVO. - Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
il comune di Ceprano (Frosinone) e i responsabili dell'Autostrada del sole hanno approvato negli anni passati il progetto di spostamento a nord del casello autostradale esistente;
i cepranesi, sono contrari alla realizzazione dell'opera, perché crea squilibri commerciali con danno economico, ed in particolare danneggia 15 famiglie che da sempre abitano nei luoghi dove si intende realizzare l'opera progettata;
nei prossimi giorni vanno a conclusione due controversie giudiziarie promosse dagli abitanti del luogo a difesa dei loro interessi;
il giorno 20 maggio 2005, accompagnati dalle Forze dell'ordine, si sono presentati alcuni operai per attuare uno sminamento preliminare all'esecuzione dei lavori e a nulla sono valse le vibrate proteste degli abitanti, si sono verificati purtroppo degli scontri con qualche ferito;
i dimostranti da tempo hanno proposto al comune di Ceprano lo spostamento dell'opera almeno a 50 metri più a nord rispetto al progetto attuale, dove non esistono abitazioni, non si crea danno all'ambiente ed il suolo appartiene al demanio pubblico: e nessuno li ha ancora ascoltati;
i lavori che si intendevano intraprendere sono ad avviso dell'interrogante in violazione del comma 3, articolo 1, della legge n. 1 del l978 -:
quali iniziative urgenti intenda adottare a salvaguardia degli interessi dei cittadini di Ceprano, in attesa del pronunciamento del Tribunale di Frosinone, affinché venga espresso parere sull'impatto ambientale e venga spostato almeno di 50 metri a nord il casello autostradale che si intende realizzare, anche attraverso la rivisitazione del progetto riportando la tranquillità in loco.
(4-14702)

Risposta. - I lavori di spostamento del casello di Ceprano sulla autostrada A1 sono iniziati il 17 maggio 2005, prima della scadenza dei tre anni prevista dal dispositivo autorizzativo di ANAS in ottemperanza dei termini previsti dall'articolo 1 della legge n. 1 del 1978.
In merito alla proposta di spostamento di circa 50 metri verso nord dello svincolo in progetto, la società stradale fa conoscere che questa presenta alcune problematiche sia dal punto di vista tecnico sia da quello amministrativo. Difatti, detto spostamento non solo andrebbe a coinvolgere alcune abitazioni, compresa quella di uno dei soggetti ricorrenti, ma comporterebbe il necessario ripetersi di tutte le varie procedure autorizzative con un allungamento dei tempi non prevedibile.
Tuttavia, al fine di ridurre l'impatto acustico e visivo dell'intervento, la società stradale garantisce che sono state apportate in sede progettuale tutte le possibili soluzioni migliorative, compresa la realizzazione delle barriere antirumore a ridosso delle abitazioni maggiormente interessate e di un muro prefabbricato con faccia a vista in pietra per ridurre la zona di occupazione prospiciente il fabbricato più vicino.
Dette soluzioni progettuali si ritiene possano contribuire a ridurre al minimo l'insorgenza dei disagi prospettati nell'interrogazione venendo incontro sia alle legittime


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richieste delle popolazioni locali coinvolte sia all'esigenza di procedere con l'attuazione di un opera di fondamentale importanza.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.

TUCCI. - Al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261 - Attuazione della Direttiva 97/67/CE concernente regole comuni per lo sviluppo del mercato interno dei servizi postali comunitari e per il miglioramento della qualità del servizio, all'articolo 1 definisce «attività di preminente interesse generale» la fornitura dei servizi relativi alla raccolta, allo smistamento, al trasporto ed alla distribuzione degli invii postali nonché la realizzazione e l'esercizio della rete postale pubblica;
in particolare l'articolo 2 del citato decreto legislativo individua nel Ministero delle comunicazioni l'Autorità di regolamentazione del settore postale che espleta le competenze attribuitegli dal decreto-legge 1 dicembre 1993, n. 487, convertito, con modificazioni dalla legge 29 gennaio 1994, n. 71, relative alla verifica ed al rispetto degli obblighi connessi all'espletamento del servizio;
il comune di Ginosa in provincia di Taranto conta 22.099 residenti, nella prevalenza lavoratori del settore agricolo, pertanto impegnati per le proprie attività nelle ore antimeridiane;
lo sportello postale per decisione della direzione provinciale opera esclusivamente nelle ore antimeridiane causando un grave disagio e disservizio per la popolazione residente -:
quali iniziative intenda eventualmente adottare al fine di assicurare il servizio a tutela dagli utenti cittadini di Ginosa.
(4-13084)

Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno premettere che, a seguito della trasformazione dell'ente Poste italiane in società per azioni, gli aspetti organizzativi e gestionali rientrano nella competenza degli organi statutari della società.
Il Ministero delle comunicazioni - quale Autorità nazionale di regolamentazione del settore postale - ha tra i propri compiti quello di verificare il corretto espletamento del servizio universale erogato da Poste italiane.
Tale attività è volta ad accertare che la qualità del servizio svolto su tutto il territorio nazionale risponda ai parametri fissati dalla normativa comunitaria e nazionale, recepiti nel contratto di programma, e a adottare idonei strumenti sanzionatori nel caso in cui si dovesse verificare il mancato rispetto degli standard qualitativi fissati.
Gli standard di qualità operano con riferimento all'intero territorio nazionale e i risultati della verifica del mantenimento degli obiettivi fissati, effettuata ai sensi dell'articolo 12 del decreto legislativo n. 261 del 1999, sono pubblicati ogni semestre nella
Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
Allo scopo di poter disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante, si è provveduto ad interessare la società Poste italiane la quale, in relazione all'orario di apertura dell'ufficio postale di Ginosa, in provincia di Taranto ha comunicato che fin dal 1o marzo 2005, grazie all'impiego di due nuove unità, l'ufficio in esame osserva il doppio turno di apertura.
Secondo quanto riferito in base agli accordi raggiunti con una rappresentanza dei pensionati di Ginosa, è stata avviata, contestualmente, una campagna di sensibilizzazione rivolta alla clientela affinché la riscossione dei ratei di pensione avvenga nel rispetto del calendario predisposta dall'Azienda.
A completamento d'informazione, la società Poste italiane ha reso noto che le due iniziative in parola concorreranno alla sensibile riduzione dei tempi di attesa e al superamento delle eventuali criticità connesse.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.


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ZANELLA. - Al Ministro delle politiche agricole e forestali. - Per sapere - premesso che:
domenica 12 giugno 2005 nel comune di Monselice (Padova) si è tenuta una manifestazione denominata «Festa della Contea nel mondo Tolkieniano» promossa dall'amministrazione comunale attraverso la neo costituita associazione «Isengard» di Monselice, con il patrocinio della Società Rocca, del Ministero delle politiche agricole e forestali, assessorati alle politiche giovanili del comune di Monselice e della provincia di Padova;
per la realizzazione di questa manifestazione risulta essere stato elargito, oltre ad un contributo di 8.500 euro da parte dell'amministrazione comunale, un secondo contributo di 15.000 euro da parte del Ministero delle politiche agricole e forestali per un totale di 23.500 euro;
la manifestazione, secondo gli organizzatori, avrebbe dovuto richiamarsi ai personaggi dell'opera di Tolkien, attraverso giochi di ruolo, eventi musicali ed esposizioni. Risulterebbe, invece che la manifestazione, pensata inizialmente come evento culturale di più giorni coinvolgente la Società Tolkieniana Italiana, sia stata consegnata di fatto a persone, associazioni, gruppi musicali che si rifanno all'esperienza neofascista della destra sociale missina degli anni 70-80;
alla vigilia della manifestazione la Società Tolkieniana Italiana ha riportato nel proprio sito - www.tolkien.it - l'annullamento dell'evento sino a quel momento inserito fra gli appuntamenti italiani di questo tipo di manifestazioni specificando: «Festa della contea - evento annullato dall'11 giugno 2005 al 12 giugno 2005 - Monselice (Padova). Per motivi burocratico-amministrativi la manifestazione è stata annullata dal comune di Monselice»;
la manifestazione così modificata si è incentrata nell'evento musicale della «Compagnia dell'anello» gruppo musicale la cui storia, pubblicizzata nel sito - www.compagniadellanello.net - si richiama esplicitamente agli ambienti della destra sociale missina degli anni 70-80, delle esperienze di questa area con i «campi Hobbit» -:
sulla base di quale finalità legata all'attività del Ministero per le politiche agricole e forestali siano stati stanziati 15.000 euro per patrocinare questa manifestazione che desta nell'interrogante perplessità sia sul piano dell'assoluta non attinenza con le politiche agricole e forestali, sia per come è stata organizzata, passando da evento culturale ampio a semplice kermesse ad esclusivo utilizzo locale di una associazione neocostituita e di un gruppo musicale che utilizza simbologie celtiche e si rifà esplicitamente alla tradizione della destra sociale missina degli anni '70 ed '80.
(4-15207)

Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato nell'interrogazione in argomento, preme evidenziare che il MiPAF aveva ritenuto ammissibile a contributo, per l'importo di euro 15.000,00, la richiesta del comune di Monselice di realizzazione dell'iniziativa «Festa della contea», programmata per i giorni 21 e 22 maggio 2005.
Tale ammissibilità trovava il proprio fondamento nella caratterizzazione dell'iniziativa, laddove era prevista l'esposizione di prodotti agricoli ed agroalimentari della tradizione veneta; ciò in linea con le finalità di promozione previste nel settore dal decreto ministeriale del 17 febbraio 2003.
Nel caso specifico però, considerato che la eventuale liquidazione del contributo può essere concessa solo sulla base degli atti giustificativi diretti a comprovare la natura dell'iniziativa e della sua stessa caratterizzazione, si evidenzia che non è stato emanato alcun provvedimento di concessione del beneficio contributivo e, conseguentemente, non è stato erogato l'importo di cui si fa cenno nell'atto.
Il Ministro delle politiche agricole e forestali: Giovanni Alemanno.