di personale a tempo indeterminato per l'anno 2004 al Ministero della funzione pubblica da parte delle amministrazioni pubbliche per far fronte alle gravi carenze dei rispettivi organici.
Risposta. - L'articolo 3, commi 54 e 55, della legge 24 dicembre 2003, n. 350, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato» (legge finanziaria 2004) ha confermato la procedura autorizzatoria già prevista dall'articolo 34 della legge n. 289 del 2002 (legge finanziaria per il 2002), prevedendo, in deroga al blocco delle assunzioni, il reclutamento nel limite di un contingente di personale corrispondente ad una spesa annuale a regime pari a 280 milioni di euro, mediante l'utilizzo del fondo costituito nell'ambito dello stato di previsione della spesa del Ministero dell'economia e delle finanze con uno stanziamento pari a 70 milioni di euro per l'anno 2004 e a 280 milioni di euro a decorrere dall'anno 2005. Nell'ambito della deroga al divieto di assunzione, che ha riguardato le amministrazioni dello Stato, anche ad ordinamento autonomo, le agenzie, gli enti pubblici non economici, le università, gli enti di ricerca e gli enti di cui all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo n. 165 del 2001, l'articolo 3, comma 55, ha previsto alcuni criteri di priorità e precedenza, dettati da particolari esigenze funzionali ed organizzative nonché la finalità di favorire l'immissione di specifiche professionalità e categorie di personale. In particolare, sono state considerate prioritarie le assunzioni concernenti l'immissione in servizio degli addetti a compiti di sicurezza, al rispetto degli impegni internazionali, alla difesa nazionale, al soccorso tecnico urgente, alla prevenzione e vigilanza antincendi e alla protezione civile, alla tutela ambientale e alla vigilanza antibracconaggio, al settore della giustizia, alla tutela del consumatore e alla sicurezza e ricerca agroalimentare e alla tutela dei beni culturali, nonché dei vincitori dei concorsi espletati alla data del 30 settembre 2003 e del personale ricercatore.
presidente della regione Emilia-Romagna hanno trasmesso una lettera al ministro delle comunicazioni ed al responsabile della Divisione Filatelia di Poste Italiane per sostenere la proposta dell'Associazione;
Risposta. - Al riguardo si ritiene opportuno rammentare che la ricchezza e l'entità numerica delle proposte presentate al fine della predisposizione del programma filatelico annuale sono tali da comportare inevitabili esclusioni, con le quali, tuttavia, non si intende mettere in discussione la valenza simbolica ovvero l'interesse storico, sociale, artistico o culturale di volta in volta evidenziati dai proponenti.
Risposta. - Al riguardo si ritiene anzitutto opportuno precisare che a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire sulla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società la quale, pertanto, organizza secondo le logiche imprenditoriali ritenute più opportune le risorse di cui dispone, al fine di raggiungere il duplice obiettivo di assicurare condizioni di operatività compatibili con una gestione economicamente equilibrata, nonché di garantire un efficiente servizio all'utenza.
previsti interventi di restyling che renderanno gli ambienti più funzionali, confortevoli e maggiormente rispondenti alle esigenze del personale e della clientela.
Risposta. - Il ministero interrogato non dispone di particolari elementi d'informazione in merito a quanto sollevato dall'interrogante, si ritiene tuttavia utile precisare che, dopo l'adozione della Risoluzione 1546, approvata all'unanimità dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel giugno 2004, e la dissoluzione della CPA il 28 giugno 2004, in Iraq non esiste più uno stato di occupazione.
di Genzano, e in corrispondenza di Cetraro) e sotterrate in Basilicata (il collaboratore di giustizia ricorda 100 bidoni in località Coste della Cretagna lungo il torrente Vella, in Valbasento);
Risposta. - Il settimanale l'Espresso del 9 giugno 2005 ha pubblicato un articolo dal titolo «ESCLUSIVO - Parla un boss della 'ndrangheta: così lo Stato ci pagava per smaltire i rifiuti tossici», da cui emergono notizie relative, tra l'altro, a due smaltimenti di ingenti quantitativi di rifiuti tossici e radioattivi e che coinvolgono il Centro Ricerche della Trisaia, ex ENEA e ora SOGIN, di Rotondella (Matera).
cura del personale del Comando Carabinieri per la Tutela dell'Ambiente, nell'ambito di una campagna svolta nell'anno 2004 su tutto il territorio nazionale, sui siti in cui insistono attività correlate all'impiego di radiazioni ionizzanti. Le operazioni di controllo sono state effettuate in collaborazione con funzionari dell'APAT. Sono stati eseguiti accertamenti volti a verificare le condizioni di conservazione dei rifiuti radioattivi prodotti e stoccati presso l'area del sito, nonché le condizioni relative alla sicurezza del sito stesso.
riportando le identiche conclusioni del sopraccitato documento dell'ANPA.
Risposta. - Al riguardo, nel far presente che si risponde per incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, si ritiene opportuno rammentare che a seguito della trasformazione dell'ente Poste Italiane in società per azioni, il Governo non ha il potere di intervenire sulla gestione aziendale che, com'è noto, rientra nella competenza specifica degli organi statutari della società la quale, pertanto, organizza secondo le logiche imprenditoriali ritenute più opportune le risorse di cui dispone, al fine di raggiungere il duplice obiettivo di assicurare condizioni di operatività compatibili con una gestione economicamente equilibrata, nonché di garantire un efficiente servizio all'utenza.
(dalle 5 alle 10 lettere giornaliere) e, pertanto, la presenza di una sola cassetta è stata ritenuta sufficiente, mentre la modesta rilevanza dei flussi di traffico registrati nelle località di Pallottini e di Santa Croce hanno sconsigliato l'attivazione di una cassetta di impostazione nei suddetti centri.
Risposta. - Al riguardo, si fa presente che in data 17 maggio 2005 il Ministro dell'economia e delle finanze ha firmato il decreto, predisposto dal Dipartimento per le politiche fiscali, con il quale il termine di scadenza della sospensione dei termini relativi agli adempimenti ed ai versamenti tributari a favore dei soggetti residenti ovvero aventi sede legale od operativa, alla data del 29 ottobre 2002, nei comuni della provincia di Catania, interessati direttamente dall'eruzione dell'Etna e da ordinanze sindacali di sgombero, è stato differito al 15 dicembre 2005.
Risposta. - La Società Latina gestione immobiliare che, con la Comit Casa, ha proceduto alla dismissione immobiliare delle suddette unità abitative, ha fatto presente che la stipula dei rogiti notarili di compravendita è stata completata il 31 marzo 2005.
Risposta. - Effettivamente la Società Wind Spa ha in atto un programma di riorganizzazione delle attività di controllo e supervisione della rete fissa e mobile, che prevede la costituzione di due poli, centralizzati a Roma e Milano, ove saranno accentrate le attività allo stato svolte dai centri di controllo rete di Milano, Mestre, Roma e Napoli.
di conseguire più elevati standard qualitativi dei servizi a vantaggio della clientela.
Risposta. - La sicurezza della circolazione ferroviaria è una delle condizioni di funzionamento di un sistema complesso correlato alla articolazione di specifici aspetti fondamentali.
infine, l'organizzazione della produzione dei servizi.
velocità rispetto ai limiti imposti dal segnalamento o dai vincoli infrastrutturali e/o da quelli del materiale rotabile.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in esame dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Viterbo, è emerso quanto segue.
Risposta. - Innanzitutto, si rammenta che la Soprintendenza archeologica di Pompei, dotata di autonomia scientifica, organizzativa, amministrativa e finanziaria, si avvale, per le iniziative attinenti la conservazione di quanto già portato alla luce nei due siti archeologici e per tutte le altre attività inerenti la tutela dei siti archeologici che ricadono sotto la sua competenza, delle risorse derivanti dalla legge n. 352 del 1997, così come indicano i bilanci annuali sottoposti all'approvazione del ministero.
Risposta. - La questione del rispetto dei diritti umani in ogni parte del mondo ha sempre formato oggetto di costante e specifica attenzione da parte del Governo italiano, sia in ambito ONU che in ambito Unione europea.
adeguata ed assicurare l'accesso all'acqua potabile.
Risposta. - Il regime di perfezionamento attivo, è disciplinato dagli articoli 114 e seguenti del Regolamento CEE 12 ottobre 1992, n. 2913, che istituisce un codice doganale comunitario e dagli articoli 536 e
seguenti del Regolamento CEE 2 luglio 1993, n. 2454 che fissa talune disposizioni d'applicazione del codice doganale comunitario.
affidatarie di lavori, per diversi miliardi di vecchie lire, non ad esito di una regolare procedura di appalto pubblico, bensì sulla base del criterio della «somma urgenza»;
Risposta. - Il 5 settembre 2001 il comune di Calvanico è stato interessato da un nubifragio che ha causato smottamenti, con invasione di fango e detriti nel centro abitato.
considerato che il vigente ordinamento non attribuisce a questa amministrazione e, per essa ai prefetti, alcuna forma di sindacato governativo sulle scelte compiute dagli enti locali con i propri atti deliberativi.
Risposta. - In ordine alle segnalate modifiche al Piano regolatore del comune di Spinea, si evidenzia che le scelte in materia di assetto urbanistico del territorio sono di esclusiva competenza degli enti territoriali e pertanto questa Amministrazione, se non espressamente interpellata, non ha titolo ad intervenire in proposito.
Risposta. - Al riguardo si fa presente che nell'ordinamento vigente alla classe di concorso 19/A fanno capo diversi insegnamenti presenti nei seguenti tipi di istituto: istituto tecnico commerciale, istituto tecnico per periti aziendali e corrispondenti in lingue estere, istituto tecnico per geometri; istituti tecnici femminili; istituti tecnici industriali; istituti tecnici nautici; istituti tecnici per il turismo; istituti professionali; istituti professionali per non vedenti; istituti d'arte.
Scienze sperimentali, lingue comunitarie, scienze motorie, e ad individuare altresì le discipline caratterizzanti ciascun percorso nelle aree opzionali, obbligatoria e facoltativa.
Risposta. - Attualmente la normativa vigente riconosce il diritto di votare in loco per corrispondenza solo ai cittadini italiani residenti all'estero iscritti nell'AIRE dei comuni, ma non ai connazionali che si trovano a vivere momentaneamente all'estero, compresi gli appartenenti alle Amministrazioni pubbliche e quindi anche i dipendenti del Ministero degli Affari Esteri in servizio all'estero.
dello Stato in servizio all'estero, il diritto di votare nei Paesi in cui si trovano.
circolo didattico di Lamezia Terme venga rispettato il diritto dei docenti ad esprimere le proprie opinioni e ad assumere le decisioni collegialmente nelle sedi appropriate;
Risposta. - Al riguardo si fa presente che nell'ottobre 2004 il direttore generale pro tempore ha disposto una indagine ispettiva al fine di «verificare l'ordinario inizio dell'anno scolastico, con particolare riferimento all'assegnazione dei docenti alle classi».
Risposta. - La difesa delle coste italiane è ormai un'esigenza fondamentale per la tutela del patrimonio litoraneo e per la salvaguardia delle attività economiche ad esso connesse, dimostrato dalla sempre più crescente richiesta di interventi di protezione.
affinché non si vanifichi l'efficacia di ogni intervento di protezione.
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, con la quale viene richiesta al ministero dell'ambiente e della tutela del territorio la costituzione di parte civile nel processo instauratosi nei confronti della società Eternit a seguito dell'inquinamento da amianto a Casale Monferrato e Balangero, si fa in primo luogo presente che i comuni di Casale Monferrato e Balangero ricadono all'interno dei siti di bonifica di interesse nazionale, individuati nell'ambito del programma nazionale, ai sensi della legge n. 426 del 1998, per i quali si è provveduto alla perimetrazione dalle rispettive aree con decreto 10 gennaio 2000.
compatti che friabili prodotti dallo stabilimento Eternit Spa.
significativo. Infatti 30 deputati su 150 vengono designati direttamente dal capo dello Stato. Con le recenti elezioni le urne hanno assicurato 78 deputati sui 120 ad elezione diretta, al partito Zanu-Pf di Mugabe, ai quali vanno aggiunti i 30 di nomina presidenziale, con 108 seggi il governo può contare sui due terzi dei voti della Camera;
Risposta. - L'Italia, insieme con i partners dell'UE e gli Stati Uniti, segue con attenzione e preoccupazione la crisi in Zimbabwe sin dal suo inizio nel 2002. Da quell'anno il Governo del Presidente Mugabe ha dato inizio ad una politica repressiva che viola i diritti umani. Le sue iniziative in campo economico in breve tempo hanno causato un forte regresso del Paese, ora allo stremo e bisognoso di aiuti alimentari.
ha adottato nel 2002 le seguenti sanzioni.
L'UE, sotto Presidenza italiana, ha anche adottato una serie di criteri (benchmarks) per misurare l'eventuale ritorno dello Zimbabwe sulla strada della democrazia e dello Stato di diritto.
abbia interrotto molti dei programmi internazionali di aiuti alimentari.
Risposta. - Si vuole innanzitutto premettere che l'esercizio del diritto di sciopero, previsto nell'articolo 40 della Costituzione, è stato regolamentato dal legislatore con specifiche norme di comportamento che, nel prevedere modalità, termini e condizioni, limitano tale diritto solo a fronte di diritti di pari dignità costituzionale.
Risposta. - In relazione alla interrogazione parlamentare in esame si rappresenta quanto comunicato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Bologna.
Risposta. - Si ricorda in primo luogo che, come già riferito più volte in relazione al problema degli organici, nel nostro Paese, per effetto della denatalità, si è registrata da diversi anni e tuttora si registra una riduzione degli iscritti alle scuole di circa 30.000 unità l'anno e che, a fronte di tale riduzione, si è verificato un progressivo ridimensionamento degli organici dal 1985 in poi.
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'Anas Spa, interessata al riguardo, ha comunicato che il 6 giugno scorso si è tenuta una riunione con le ditte interessate agli espropri, al fine di stabilire modalità e datale per la soluzione dei problemi in essere da lungo tempo.
attuali, con possibili e gravi ripercussioni anche in termini produttivi, occupazionali e sociali;
Risposta. - In ordine alle problematiche prospettate dall'interrogante con il documento di sindacato ispettivo in esame, l'amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato (di seguito, per brevità, «Monopoli»), sentita al riguardo, ha fatto presente che l'articolo 1, commi 284 e 286, della legge 30 dicembre 2004, n. 311 (legge finanziaria per il 2005), ha previsto il riordino della disciplina del settore delle scommesse a quota fissa su eventi sportivi diversi dalle corse dei cavalli e su eventi non sportivi.
quali indicano che il potenziale acquirente sarebbe disposto a garantire occupazione solo al 50 per cento delle persone oggi in organico;
Risposta. - Il 1 gennaio 2005, IBM, nell'ambito di una operazione di outsourcing delle sue attività di servizi informatici, ha ceduto la sua controllata Selfin SpA al gruppo Met-Fin di Milano ed ha confermato, sia al Ministero delle attività produttive che alle organizzazioni sindacali l'impegno commerciale a fornire tutte le garanzie necessarie per assicurare un esito positivo all'operazione di esternalizzazione delle citate attività.
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, Ferrovie dello Stato Spa ha riferito preliminarmente che fin dai primi anni novanta le Ferrovie hanno vietato l'impiego di pietrisco contenente amianto anticipando di fatto lo spirito e il contenuto del decreto ministeriale Sanità del 14 maggio 1996 recante normative e metodologie tecniche per gli interventi di bonifica ivi compresi quelli per rendere innocuo l'amianto previsti dall'articolo 5 comma 1 lettera f) della legge 27 marzo 1992 n. 257.
limitato e circoscritto ancora in opera, non rappresenta un fattore di rischio in quanto quest'ultimo sussisterebbe solo se vi fosse rilascio di fibre in aria.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, la Direzione provinciale del lavoro di Arezzo, interessata in merito all'infortunio mortale occorso a Munsur Mohammad, ha comunicato quanto segue.
dell'INAIL, nel settore edile con l'effettuazione di circa cento ispezioni congiunte all'anno.
Convenzione Internazionale di Ramsar per la tutela delle «Zone Umide» che la pone direttamente sotto l'egida della Comunità Europea, meta di oltre 6000 visitatori l'anno;
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame concernente il progetto per la realizzazione di una discarica in località Basso dell'Olmo nel comune di Campagna (Salerno) e, sulla base di quanto riferito dal Commissario di Governo della regione Campania, si fa presente che, nell'ambito delle attività demandate al Commissario di Governo con le relative ordinanze di protezione civile, sono state poste in essere una serie di iniziative finalizzate all'attuazione del piano regionale di gestione dei rifiuti per il quale sono stati stipulati i contratti rep. n. 52/01 e n. 11503/00 con le società FIBE Spa FIBE CAMPANIA Spa.
Tra gli aspetti a favore si segnala che, trattandosi di una cava di argilla, è possibile procedere ad un intervento di ricomposizione morfologica con l'utilizzo dei volumi di cava per il conferimento di Fos e sovvalli.
Commissario di Governo ha concesso al sindaco una proroga di due giorni al fine di sottoporre la scelta alternativa di «Carrabona» al vaglio del consiglio comunale che, convocato il giorno 16 febbraio 2005 si è espresso in senso contrario.
Conseguentemente la proposta riguardante il sito di Carrabona è stata bocciata in quanto i tempi di allestimento sarebbero stati eccessivamente lunghi.
Risposta. - Occorre premettere innanzitutto che, in base all'articolo 2 della legge 7 marzo 2001, n. 61 recante «norme per la concessione di contributi statali alle Associazioni combattentistiche», il Ministro dell'interno, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze e previo parere delle competenti Commissioni parlamentari, ha provveduto a ripartire, per gli
esercizi finanziari 2001, 2002 e 2003 un contributo a favore delle associazioni combattentistiche di cui alla legge n. 93 del 1994, con le modalità già previste dalla legge n. 549 del 1995, e riproposte dalla legge n. 448 del 2001.
Il contributo erogato in base alle predette disposizioni normative è stato assegnato dopo uno scrupoloso esame della documentazione presentata e dopo un'attenta verifica dell'attività svolta dagli Enti richiedenti.
Risposta. - Innanzitutto occorre premettere che dal 1990, l'intervento finanziario da parte di questo Ministero nei confronti di tale manifestazione si è notevolmente e costantemente ridotto, in quanto l'aumento crescente delle entrate - derivante in larga misura da contributi provenienti
dagli enti locali - ha ridimensionato il disavanzo di bilancio, comportando in tal modo richieste di finanziamenti statali molto più contenute.
Risposta. - La questione del rispetto dei diritti umani in Birmania (Myanmar) continua a formare oggetto di costante attenzione da parte della comunità internazionale.
contrabbando e della produzione di stupefacenti. A tal riguardo, Bangkok necessita inoltre della collaborazione delle autorità birmane nella lotta ai laboratori clandestini di stupefacenti presenti lungo il confine e che continuano a rifornire il fiorente mercato interno thailandese nonostante il rinnovato impegno del Governo thailandese ad una lotta senza quartiere al narcotraffico.
al consolidamento politico, istituzionale ed economico dei paesi dei Balcani occidentali e costituisce il primo passo per l'ingresso di questo paese nell'Unione europea;
Risposta. - L'Italia ha concluso l'iter parlamentare di ratifica dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione (ASA) tra gli Stati membri dell'Unione e la Croazia il 20 luglio 2004, provvedendo al deposito dello strumento di ratifica presso il segretariato generale del Consiglio il successivo 6 ottobre. L'Accordo è entrato in vigore il 1 febbraio 2005.
Croazia rimane distinto dalla forte esigenza di affrontare le questioni bilaterali ancora aperte, a partire da quella relativa ai beni degli esuli in un'ottica europea. Al riguardo, il nostro impegno prioritario verso il vicino sud-orientale (analogamente a quanto avvenuto per la Slovenia) è volto a promuovere un completo adeguamento dei rispettivi ordinamenti giuridici alle norme ed ai principi del diritto comunitario, con particolare riferimento alla non discriminazione su base della nazionalità.
insieme con l'affidabilità dei risultati e la loro comparabilità a livello nazionale ed europeo -:
Risposta. - Si premette che la legge 28 marzo 2003, n. 53, recante delega al Governo per la definizione delle norme generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione professionale, ha previsto anche l'emanazione di decreti recanti norme generali sulla valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione e degli apprendimenti degli studenti.
scientifici; infatti le prove sono state messe a punto attraverso una procedura complessa comprendente una prova sul campo volta ad accertare le caratteristiche metriche e di formulazione di ciascun quesito.
Risposta. - L'atto di sindacato ispettivo in esame, presentato in data 22 novembre 2004, riguarda la legge di riordino della dirigenza dello Stato n. 145/2002, cosiddetta «legge Frattini», ed in particolare la disposizione di cui all'articolo 3, comma 7, che prevedeva per i dirigenti cessati dall'incarico di funzione il conferimento, in sostituzione, di un incarico di studio e di ricerca di durata annuale, ponendo, poi, in evidenza una serie di questioni, la maggior parte delle quali possono ragionevolmente essere considerate definite, in considerazione del tempo trascorso dallo spirare del termine di attuazione della disposizione citata.
dell'incarico di studio, le amministrazioni avrebbero dovuto proporre un incarico dirigenziale secondo le ordinarie procedure di conferimento previste dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 165 del 2001, tenendo conto della fascia di appartenenza, del curriculum vitae e delle esperienze professionali maturate; b) gli incarichi conferiti a soggetti estranei all'amministrazione, ai sensi dell'articolo 19, comma 6, del decreto legislativo n. 165/2001, ai quali, al termine dell'incarico di studio, le amministrazioni non erano obbligate a proporre, né a conferire loro alcun incarico dirigenziale, e pertanto il loro rapporto contrattuale di lavoro con l'amministrazione si sarebbe considerato cessato ad ogni effetto di legge.
carattere incentivante nelle diverse aree organizzative di una medesima struttura organizzativa.
Risposta. - Com'è noto, per il completamento delle procedure di regolarizzazione dei lavoratori extracomunitari prevista dalle leggi nn. 189 e 222 del 2002, l'ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3262 del 31 gennaio 2003 ha autorizzato l'assunzione di 1.250 lavoratori a tempo determinato, di cui 900 a disposizione del Ministero dell'interno e distribuiti fra prefetture e questure e 350 assegnati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali, collocati presso gli sportelli ove era presente tale Ministero.
30 Uffici Immigrazione, individuati sulla base del maggior carico di lavoro, in relazione al volume di arretrato fatto registrare, nonché sulla base delle dotazioni organiche presenti.
Risposta. - Le problematiche legate alla gestione del liceo classico «Romagnosi» di Parma ed ai rapporti tra il dirigente scolastico, professoressa Gabriella Manelli, ed il professor Claudio Mutti, docente di materie letterarie, sono state per lungo tempo oggetto di attenzione e di esame da parte del Ministero e più volte oggetto di verifiche ispettive. Le problematiche stesse si sono comunque risolte con il passare del tempo; inoltre dalle indagini stesse non sono emersi elementi che potessero essere addebitati al dirigente scolastico.
Risposta. - In riferimento alla problematiche evidenziate con l'interrogazione in esame, l'ANAS Spa, interessata al riguardo, ha comunicato che il compartimento Anas della Sardegna ha avviato tutte le attività finalizzate alla definizione delle procedure espropriative cui fa riferimento l'interrogante.
Taranto sono in più occasioni intervenuti sull'argomento senza ottenere alcun ascolto da parte della dirigenza dell'AQP -:
Risposta. - Occorre in via preliminare precisare che l'acquedotto pugliese nell'eseguire l'allacciamento di uno stabile alla rete stradale, stipula un solo contratto di somministrazione intestato al condominio con la emissione di un'unica fattura per i consumi di tutte abitazioni appartenenti al medesimo immobile. Pertanto i vari proprietari versano le proprie quote all'amministratore del condominio, che, acquisito l'importo dovuto, provvede al pagamento della fattura.
Risposta. - Il decreto ministeriale n. 107 del 21 gennaio 2000 concernente il «Regolamento recante norme tecniche per l'adeguamento degli impianti di deposito di benzina ai fini del controllo delle emissioni dei vapori», stabilisce all'articolo 5, comma 2 le modalità ed i tempi previsti per l'entrata in vigore delle disposizioni relative all'aggiornamento degli impianti esistenti.
Quindi, nel caso di depositi che movimentano più di 10.000 t/anno e per cisterne non munite di dispositivo tenuta vapori non è più possibile garantire il caricamento dall'alto.
alla fermata di Velletri (come è personalmente capitato di constatare all'interrogante) i passeggeri delle due ultime carrozze sono costretti a volte, perché non avvisati, a scendere fuori dalle pensiline -:
Risposta. - La sicurezza della circolazione ferroviaria è una delle condizioni di funzionamento di un sistema complesso correlato alla articolazione di specifici aspetti fondamentali.
attualmente viene espletata rispettivamente dal Ministero e dal gestore dell'infrastruttura.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Milano è emerso quanto segue.
Risposta. - In merito a quanto rappresentato dall'interrogante nei presenti atti parlamentari, si sottolinea che il tema del rispetto dei diritti umani, e della libertà religiosa in particolare, forma da tempo oggetto di costante attenzione da parte del Governo italiano e dell'Unione europea.
che tale esercizio continui a rappresentare un canale di comunicazione importante con i Cinesi e debba quindi essere proseguito, pur prevedendo delle modifiche alle attuali modalità operative per renderne i risultati più concreti.
Risposta. - Innanzitutto, si premette che la normativa vigente (decreti ministeriali n. 507 del 1997 e n. 375 del 1999), nel consentire l'ingresso gratuito a siti culturali a numerose categorie, comporta, in via generale, l'emissione di un consistente numero di biglietti di libero ingresso.
Risposta. - In merito all'interrogazione indicata in oggetto, Ferrovie dello Stato S.p.a. ha riferito che il servizio di ristorazione sui treni eurostar è gestito dalla società Cremonini S.p.a. che opera conformemente a quanto previsto dal sistema qualità in ottemperanza all'articolo 7 del contratto n. 295 del 2004 stipulato con Trenitalia S.p.a. ed avente scadenza triennale.
Risposta. - La questione del rispetto dei diritti umani in Myanmar (Birmania) continua a formare oggetto di costante attenzione
da parte della comunità internazionale, che è altresì profondamente impegnata nel favorire il processo di transizione di quel Paese verso la democrazia.
2003, la liberazione del Premio Nobel Aung San Suu Kyi.
illecitamente percepiti ammonterebbero a 400 mila euro;
Risposta. - Con l'interrogazione in esame, l'interrogante chiede di sapere di quali informazioni si disponga in merito all'individuazione di un sistema di frode nel settore delle aziende olearie calabresi nei confronti dei produttori olivicoli al fine di ottenere aiuti comunitari.
lavoratori siano state poste in essere in relazione al loro impegno sindacale -:
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in esame, la Prefettura di Pisa ha comunicato che l'articolo pubblicato sul settimanale «Panorama» del 30 settembre 2004 si riferisce alla vicenda di undici lavoratori della Piaggio di Pontedera, esponenti di «Cambiare rotta», corrente minoritaria della FIOM, espulsi in data 29 luglio 2004 da parte degli organi sindacali competenti su richiesta della segreteria provinciale della stessa organizzazione sindacale.
una rete di depositi fiscali locali di tabacchi che consentono il prelievo delle quantità necessarie all'utenza delle rivendite locali;
Risposta. - Con l'interrogazione cui si risponde, l'interrogante chiede l'intervento del Ministro dell'economia e delle finanze al fine di vigilare sul processo di ristrutturazione e riorganizzazione delle attività distributive della società «Logista Italia S.p.a.»; processo che prevede la chiusura di depositi fiscali della stessa società.
Risposta. - I rapporti politici ed economici tra il nostro Paese ed il Nepal sono buoni anche se non particolarmente intensi (la nostra Ambasciata a Kathmandu è stata chiusa nel 1997). Storicamente non vi sono stati motivi di attrito e di controversia di qualsiasi natura. Il Nepal ha inoltre appoggiato numerose iniziative italiane in campo multilaterale e molte delle nostre candidature negli Organismi internazionali.
della cooperazione regionale e quindi della promozione di pacifiche relazioni nell'area. In particolare l'assistenza europea dovrebbe essere diretta al rafforzamento delle capacità del segretariato dell'associazione, con sede a Khatmandu, anche al fine di facilitare il processo di integrazione regionale.
Villa Pompei, assegnando un ruolo di coordinamento e di sostegno alla Camera di Commercio italo-venezuelana;
Risposta. - Tutti i riscontri effettuati in merito alla riduzione del contributo ministeriale a favore del Comitas nel biennio 2003-2004 dimostrano come detta riduzione non derivi da una - di fatto inesistente - volontà di ridimensionare il sostegno che il Ministero degli esteri assicura all'attività di tale istituzione, ma sia esclusivamente imputabile a fattori oggettivi ed alla doverosa applicazione della vigente normativa contabile.
tra gli enti regionali non sono destinate ai cittadini italiani, tanto da impedire l'avvio di concrete iniziative a favore dei nostri connazionali in Venezuela.
allo scopo di sensibilizzarla all'adozione dei necessari comportamenti precauzionali ed all'adozione di ogni utile misura di prevenzione, nonché allo scopo di fornire una qualificata assistenza alle famiglie dei rapiti nella gestione delle trattative con i rapitori. Questa Amministrazione ha inoltre sollecitato - a livello politico ed anche tecnico -, le autorità locali, sia centrali che periferiche, ad impegnarsi nella lotta alla criminalità e a fornire la necessaria cooperazione istituzionale a tutela della comunità italiana in Venezuela.
italiani residenti all'estero. Per quanto riguarda il Venezuela, il Governo italiano offre annualmente 156 mensilità a studenti venezuelani e 36 mensilità a studenti di nazionalità italiana residenti in Venezuela.
del 2005 del Tribunale Amministrativo Regionale del Friuli Venezia Giulia il Presidente Borea ha dichiarato «non posso a proposito degli uffici di segreteria, nascondermi la gravità della catastrofe, mi pare il termine appropriato, che incombe sul buon andamento dell'attività del Tribunale, catastrofe dovuta al fatto che entro due o tre mesi, salvo miracoli, o ripensamenti, improbabili gli uni e gli altri, la struttura di base su cui tutto si regge verrà letteralmente decapitata»;
Risposta. - Con riferimento all'atto di sindacato ispettivo in esame, il segretariato generale della giustizia amministrativa ha comunicato che la dotazione organica del Tar Friuli-Venezia Giulia, ai sensi del decreto Presidente Consiglio di Stato del 7 marzo 2003, è di 12 unità, incluso il dirigente.
Risposta. - In relazione all'interrogazione presentata dall'interrogante, concernente la limitata operatività degli uffici doganali di Porto Nogaro, causata da una presunta inadeguatezza della dotazione di personale, l'Agenzia delle dogane ha ritenuto utile, preliminarmente, far presente che alla data del 1o gennaio 2005 la dotazione di personale della dogana di Porto Nogaro, pari a 8 unità, risulta inferiore di una sola unità rispetto a quella del 1o gennaio 2004.
dagli stessi operatori, l'agenzia delle dogane ha fatto presente che darà corso ad una procedura di interpello per il trasferimento o distacco di due ulteriori unità di personale. Tale procedura si inserirà in un più ampio progetto di mobilità regionale che avrà, quali criteri di scelta principali, il livello di operatività attuale di tutti gli uffici, i possibili sviluppi dei traffici merci e gli specifici compiti assegnati recentemente dal legislatore all'agenzia delle dogane.
Risposta. - L'articolo 24, comma 1, della legge n. 412/1991 ha istituito, presso il Dipartimento della funzione pubblica, «una anagrafe nominativa, da aggiornare annualmente, in cui dovranno essere indicati tutti gli incarichi pubblici e privati non compresi nei compiti e doveri d'ufficio, con i relativi compensi, ricevuti da tutto il personale delle amministrazioni pubbliche compresi i magistrati e il personale della Banca d'Italia».
agli incarichi affidati a consulenti e collaboratori esterni alla pubblica amministrazione.
linee guida sull'accessibilità ed usabilità dei siti Web del Consorzio mondiale del Web (W3C).
Risposta. - Preliminarmente ed in via generale, si osserva che, come evidenziato dall'interrogante, si stanno gradualmente ampliando gli strumenti mediante i quali gli italiani possono esercitare una piena cittadinanza; se, infatti, cinquanta anni fa era necessario e sufficiente imparare a leggere e scrivere, oggi la nuova alfabetizzazione prevede anche che si sappia utilizzare il computer ed Internet.
Risposta. - Nel mese di giugno 2003, in varie fasi, al centro di accoglienza di Bari Palese sono stati trasferiti 969 cittadini extracomunitari, molti dei quali erano in precedenza sbarcati clandestinamente a Lampedusa.
riconoscendo lo status di rifugiato a 12 persone (7 somali e 5 ghanesi); ha inoltre segnalato alla questura di Bari altri 129 casi (128 somali e 1 ghanese) per il rilascio di un permesso di soggiorno a carattere umanitario.
per dare spazio a speculazioni e insediamenti commerciali e logistici, con una grave perdita di posti di lavoro;
Risposta. - Il 27 novembre 2004, alcuni giovani aderenti al collettivo «Officina disobbediente» realtà legata ai «Giovani Comunisti», hanno occupato abusivamente un fabbricato in disuso sito in via Mac Mahon n. 12, a Garbagnate Milanese, già sede della ex «Fornace Fusi», esponendo dalla recinzione due striscioni «Fornace Occupata» e «Officina disobbedienti ai ribelli al neorealismo».
l'area, affidata, al termine delle operazioni, in custodia giudiziale a rappresentanti della proprietà.
Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, si fa presente quanto riferito dalla Direzione provinciale del lavoro di Padova.
un programma di CIGS ovvero l'introduzione di un contratto di solidarietà;
Risposta. - In relazione alla interrogazione parlamentare in esame, si rappresenta quanto comunicato al riguardo dalla Direzione provinciale del lavoro di Bologna.
Risposta. - Nell'interrogazione parlamentare in esame, l'interrogante chiede di consentire ai dirigenti scolastici di prorogare fino alla fine del corrente anno scolastico le supplenze brevi conferite dai dirigenti medesimi «in attesa dell'avente titolo»; ciò in considerazione che la pubblicazione della graduatoria definitiva degli insegnanti supplenti di seconda e terza fascia è avvenuta, in particolare, in provincia di Belluno, in tempi non compatibili con l'effettivo inizio delle lezioni.
Risposta. - La Direzione regionale del lavoro di Bari ha comunicato che funzionari del Servizio ispezione del lavoro hanno provveduto ad ispezionare l'azienda agricola Colucci Lorenzo nel magazzino ortofrutticolo di Casamassima.
delle cittadine extracomunitarie di nazionalità tunisina sopra indicate.
Risposta. - Oggetto dell'interrogazione è una questione di trasferimento relativa alla signora Valeria Ceschin, residente a San Pietro di Feletto (Treviso), dipendente di ruolo dell'avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia, la quale ha chiesto di essere trasferita o in alternativa assegnata in comando presso l'Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano.
Stato. Il citato articolo regola i presupposti e la durata massima dell'assegnazione, che viene disposta dall'amministrazione di appartenenza con il consenso dell'interessato. Anche in questo caso, le clausole contrattuali non prevedono un intervento del Dipartimento della funzione pubblica.
Risposta. - Al riguardo, nel far presente che si risponde per incarico della Presidenza del Consiglio dei ministri, si ritiene opportuno ribadire che l'operato della Rai per la parte riguardante la gestione aziendale rientra nella competenza del Consiglio di amministrazione della società, nei confronti del quale il Governo non ha la possibilità di intervenire.
n. 151, convertito dalla legge n. 214/2003, ha inserito nel codice della strada nuove pesanti sanzioni a carico dei trasgressori; quindi l'abusivismo in questione è già efficacemente contrastato dalle norme vigenti nel nostro ordinamento;
Risposta. - Nel quadro del fenomeno dell'abusivismo da parte dei conducenti privi di licenza, la regione Lazio ha emanato la legge n. 7 del 14 febbraio 2005, recante «Modifiche ed integrazioni della legge regionale del 26 ottobre 1993, n. 58», concernente il trasporto pubblico non di linea.
o l'autorizzazione; limitazioni che non hanno tenuto conto come l'interrogante ha osservato nell'atto ispettivo in parola, della norma di riferimento statale (articolo 11, comma 2, della legge n. 21 del 1992) e del successivo parere del Consiglio di Stato reso nel 1996 che, per i servizio di noleggio con conducente, ha ritenuto che una sola delle due condizioni (inizio del servizio o prelevamento dell'utente) debba verificarsi nel territorio del comune concedente.
Risposta. - In relazione all'interrogazione in esame, concernente la situazione occupazionale della sede di Roma della società Allaxia, si fa presente quanto riferito dalla Direzione provinciale del lavoro di Roma.
incontro per la soluzione della vicenda, che si è svolto il 18 novembre 2004, presso la citata Direzione provinciale. Nel predetto incontro, la Allaxia ha assunto l'impegno di pagare una parte delle retribuzioni già maturate ed i buoni pasto.
hanno scioperato per otto ore per protestare contro un progetto di riorganizzazione aziendale e riduzione dei costi che prevede l'esubero e la messa in mobilità per 185 lavoratori -:
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, la regione Siciliana - Servizio ispettorato provinciale del lavoro di Catania ha comunicato quanto segue.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Milano è emerso quanto segue.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Napoli è emerso quanto segue.
della competenza complessiva e la valorizzazione della rete fissa e mobile di Wind.
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame concernente il progetto per la realizzazione di una discarica in località Basso dell'Olmo nel comune di Campagna (Salerno) e, sulla base di quanto riferito dal Commissario di Governo della regione Campania, si fa presente che, nell'ambito delle attività demandate al Commissario di Governo con le relative ordinanze di protezione civile, sono state poste in essere una serie di iniziative finalizzate all'attuazione del piano regionale di gestione dei rifiuti per il quale sono stati stipulati i contratti rep. n. 52/01 e n. 11503/00 con le società Fibe spa e Fibe Campania spa.
collettività locali, ha interessato le amministrazioni Provinciali per la localizzazione di aree idonee ad essere utilizzate per la realizzazione dei siti di smaltimento, invitando le stesse a fornire degli elenchi ovvero indicare le linee guida per l'individuazione degli stessi.
Tra gli aspetti a favore si segnala che, trattandosi di una cava di argilla, è possibile procedere ad un intervento di ricomposizione morfologica con l'utilizzo dei volumi di cava per il conferimento di Fos e sovvalli.
salernitani, si è stabilito di adottare la stessa procedura utilizzata per la provincia di Avellino istituendo una commissione di tecnici composta da 3 componenti in rappresentanza della provincia, 1 componente in rappresentanza della prefettura di Salerno ed 1 componente in rappresentanza del Commissariato di Governo. La provincia ha messo a disposizione della suddetta Commissione la documentazione tecnica e cartografica riguardante 22 siti di cave dismesse e abbandonate presenti in Provincia di Salerno.
partecipato una delegazione dei manifestanti, il Capo Dipartimento della Protezione Civile, il Commissario di Governo ed il prefetto di Salerno e in data 27 febbraio 2005 sono stati effettuati sopralluoghi nel sito di Basso dell'Olmo e nel sito di Carrabona.
Conseguentemente la proposta riguardante il sito di Carrabona è stata bocciata in quanto i tempi di allestimento sarebbero stati eccessivamente lunghi.
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame, dagli accertamenti effettuati dalla Direzione provinciale del lavoro di Brindisi, nei confronti della Cooperativa Avvenire, è emerso quanto segue.
riferita al dicembre 2004, sono state regolarmente erogate.
Risposta. - L'Ambasciata d'Italia a Mosca ha segnalato che il 3 giugno 2005 i coniugi Giovanni Piero Fiori e Giovanna Pintus sono stati posti in stato di fermo dalla polizia russa al loro arrivo a Mosca, provenienti dalla località di Barnaul dove si erano recati ad accogliere il minore che avevano adottato attraverso l'associazione accreditata Chiara Onlus di Roma, per presunti maltrattamenti ai danni del minore stesso.
anzitutto i chiarimenti richiesti da parte italiana sulla vicenda e fosse, inoltre, garantito un trattamento imparziale ai nostri connazionali.
Risposta. - Si fa presente innanzi tutto che nessuna area urbana in argomento risulta essere assoggettata agli adempimenti prescritti dalla Direttiva 92/43/CEE «Habitat» in materia di Valutazione di Incidenza.
sicuramente dei punti focali di sviluppo economico e sociale, non solamente per Calabria e Campania ma anche per le altre Regioni del Sud Italia, in quanto, anche in considerazione dei progetti di «autostrade del mare», sono snodi fondamentali del movimento delle merci nell'area del Mediterraneo;
Risposta. - In riferimento al documento di sindacato ispettivo presentato dall'interrogante, concernente l'attività doganale svolta presso i porti di Napoli e di Gioia Tauro delle dogane ha fatto preliminarmente presente che la richiesta di valutare l'eventuale sospensione dell'attività doganale svolta presso i suddetti porti comporterebbe lo spostamento di tutto il traffico connesso ai commerci internazionali extra Unione europea presso altri porti competitors del Mediterraneo (Marsiglia, Algeciras, Malta, eccetera), che acquisirebbero nuove quote di mercato, e italiani, con la conseguente immediata crisi strategica di quelli di cui si tratta, a causa dell'interruzione delle attività connesse a tali traffici e dell'indotto ad esse collegato.
lavoro e di iniziativa economica nei territori di Napoli e Gioia Tauro, con conseguente presumibile incremento dei rischi d'infiltrazione della criminalità organizzata in dette aree.
comparto in argomento ed in quello della sicurezza dei prodotti; l'Agenzia delle dogane, per l'istituzione di una «banca dati delle immagini» derivate dall'utilizzo delle apparecchiature scanner in dotazione alla stessa Agenzia ed alla Guardia di finanza, per potenziare l'attività di ispezione ed analisi dei traffici commerciali internazionali con finalità antifrode.
svolge presso i porti di cui trattasi, che non deve incidere sulla rilevanza strategica che gli scali rivestono rispetto alla ricaduta occupazionale ed economica per il territorio, notevole è l'impegno assicurato dalle Forze di polizia, la cui pregevole attività info-investigativa ha dato luogo a numerose operazioni giudiziarie con arresti, sequestri di armi, esplosivi e droga.
Risposta. - Si fa presente che la questione relativa alla contrattualizzazione del personale dirigenziale di seconda fascia del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti va inquadrata nell'ambito dell'articolato processo di riforma organizzativa - tuttora in corso - che ha interessato questa amministrazione a partire del decreto del Presidente della Repubblica 26 marzo 2001, n. 177, con il quale veniva inizialmente delineata l'organizzazione del Ministero in applicazione dell'articolo 55 del decreto legislativo 30 luglio 1999, n. 300, che ne ha disposto l'istituzione, sancendo l'accorpamento delle funzioni precedentemente svolte dai preesistenti Ministero dei lavori pubblici e Ministero dei trasporti e della navigazione.
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'Anas Spa interessata al riguardo, ha preliminarmente precisato che gli espropri cui fa riferimento l'interrogante sono stati interamente eseguiti dall'Amministrazione provinciale di Novara e, pertanto, il pagamento dei relativi indennizzi è a carico della medesima.
proprietari dei fondi utilizzatori dell'accesso e dalla natura giuridica della strada.
nonostante la regolare conclusione di estenuanti ed onerose procedure concorsuali relative alle assunzioni di personale in settori strategici della pubblica amministrazione, (giustizia, difesa, eccetera), e sebbene molte di queste amministrazioni operino da tempo in condizioni di gravi carenza di personale civile, il reiterato blocco delle assunzioni attuato, di anno in anno, dalle leggi finanziarie fino a quella in vigore, non consente l'assunzione dei relativi vincitori;
dopo anni di studio e nonostante l'impegno profuso, la situazione di incertezza e di precarietà, cui sono costretti i vincitori di concorso, è causa di sconforto anche per le loro famiglie, partecipi dei sacrifici dei loro figli e ansiosi di vederli realizzati;
le lungaggini delle procedure concorsuali e la mancata assunzione hanno fortemente condizionato la vita professionale e quella privata, di tanti giovani obbligandoli anche a rinunciare a diverse opportunità, ed impedendogli di fare progetti a medio e lungo termine;
questa enorme platea di vincitori di concorsi pubblici si è costituita in vari comitati e coordinamenti per cercare di esporre le loro legittime ragioni alle diverse istituzioni interessate ed alle principali cariche istituzionali del Paese;
in questi giorni il Ministro della funzione pubblica ha annunciato che è stata avviata la procedura prevista dall'articolo 3, comma 55, della legge finanziaria per il 2004 per la concessione dell'autorizzazione alle assunzioni di personale da parte delle amministrazioni pubbliche in deroga al divieto di assumere dipendenti pubblici a tempo indeterminato;
il comma 53 dell'articolo 3 della legge finanziaria per il 2004, espressamente dispone che deve essere valutata prioritariamente l'immissione in servizio del personale addetto a compiti connessi ad attività strategiche per il nostro Paese;
inoltre la citata disposizione della legge finanziaria stabilisce, per l'anno 2004, tra l'altro, la valutazione prioritaria dell'immissione in servizio «dei vincitori di concorsi espletati alla data del 30 settembre 2003»;
è di palmare evidenza che i profili professionali relativi ai concorsi in oggetto presentano diverse caratteristiche delle priorità previste dal comma 55, articolo 3 della legge finanziaria in materia di autorizzazioni alle assunzioni -:
se, il Governo, per le ragioni su esposte, non ritenga dover intervenire urgentemente con tutte le azioni necessarie ed opportune di Sua competenza, al fine di garantire la corretta applicazione delle disposizioni di legge che tutelano il legittimo interesse del vincitori del concorsi sopra indicati, ponendo termine ad una situazione di grave ingiustizia.
(4-09323)
con l'interrogazione a risposta scritta n. 4-09323 dell'11 marzo 2004, l'interrogante sollecitava i destinatari in indirizzo ad intervenire urgentemente con tutte le azioni necessarie ed opportune di loro competenza, al fine di garantire la corretta applicazione delle disposizioni di legge che tutelano il legittimo interesse dei vincitori di concorso nella pubblica amministrazione;
a causa del reiterato blocco attuato dalle ultime leggi finanziarie, le amministrazioni pubbliche non possono procedere per l'anno in corso ad assunzioni di personale a tempo indeterminato se non a seguito di una espressa deroga concessa con decreto del Presidente della Repubblica, previa una prima deliberazione del Consiglio dei ministri su proposta dei ministri della funzione pubblica e delle finanze (comma 55 dell'articolo 3 della legge finanziaria per il 2004);
al Ministero della funzione pubblica sono arrivate 19.141 richieste di assunzioni, per una spesa complessiva a regime di 576.823.720 euro, così ripartite:
a) per i ministeri: 2.465 richieste di assunzioni per una spesa complessiva di 72.323.510 euro;
b) per il settore sicurezza 9.177 richieste di assunzioni per una spesa complessiva di 271.890.255 euro;
c) per le agenzie 54 richieste di assunzioni per una spesa complessiva di 2.139.104 euro;
d) per gli enti pubblici non economici 1.876 richieste di assunzioni per una spesa complessiva di 37.002.325 euro;
e) per gli enti di ricerca 749 richieste di assunzioni per una spesa complessiva di 21.346.526 euro;
f) per le università 4.820 richieste di assunzioni per una spesa complessiva di 72.122.000 euro;
il Ministro per la funzione pubblica, avvocato Luigi Mazzella, ha annunciato in data 18 febbraio 2004 che la delibera autorizzatoria per 9 mila nuove assunzioni a tempo indeterminato da parte delle amministrazioni pubbliche per l'anno 2004 sarebbe stata pronta entro la fine di aprile e che le amministrazioni avrebbero potuto procedere alle assunzioni già a partire dal mese di maggio 2004;
nonostante le numerose lettere di protesta fatte pervenire dai vincitori di concorso al Ministro della funzione pubblica e sebbene le suddette assunzioni rivestono carattere di indifferibilità ed urgenza per numerose amministrazioni, a tutt'oggi il Consiglio dei ministri non ha ancora predisposto la relativa delibera autorizzatoria;
dopo anni di studio e di lunghe procedure concorsuali tanti giovani continuano ancora a vivere in una situazione di incertezza e di precarietà che ha fortemente condizionato la loro vita professionale e privata, obbligandoli a rinunciare ad altre opportunità di lavoro ed impedendogli di fare progetti a medio e lungo termine, creando sconforto ed apprensione anche nelle loro famiglie, partecipi dei sacrifici dei loro figli -:
quali siano i motivi che ritardano gravemente l'emanazione da parte del Consiglio dei ministri della delibera autorizzatoria per le 9 mila nuove assunzioni a tempo indeterminato da parte delle amministrazioni pubbliche per l'anno 2004, previste per la fine dello scorso aprile, così come ufficialmente annunciato dal Ministro per la funzione pubblica in data 18 febbraio 2004;
se e quali iniziative il Governo intenda assumere per soddisfare le ulteriori urgenti ed indifferibili richieste di assunzioni
(4-10418)
Con il decreto del Presidente della Repubblica 25 agosto 2004, a seguito di deliberazione del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro per la funzione pubblica e del Ministro dell'economia e delle finanze, sono state, quindi, autorizzate le assunzioni di circa 8.200 unità di cui circa l'80 per cento riservate al settore sicurezza e Forze armate, mentre le restanti 2000 unità sono state distribuite tra le varie amministrazioni interessate dalla deroga proporzionalmente alle richieste da queste formulate e compatibilmente con le risorse del fondo ancora disponibili.
Con particolare riguardo al Ministero della difesa si rappresenta che, a fronte di una richiesta di assunzione di 890 unità di personale civile, ne sono state assegnate con il predetto decreto 511, per una spesa a regime pari a circa 16 milioni di euro, mentre il Ministero della giustizia che aveva richiesto 509 unità di personale, ne ha ricevute in assegnazione 193 per una spesa annua a regime pari a circa cinque milioni di euro.
Il decreto del Presidente della Repubblica di autorizzazione del 25 agosto 2004 ha, comunque, demandato alle singole amministrazioni, e quindi anche ai predetti Dicasteri, la facoltà di individuare le professionalità e le sedi di assegnazione del personale autorizzato con il citato provvedimento.
Il Ministro per la funzione pubblica: Mario Baccini.
fin dall'aprile 2003 l'«Associazione dei familiari delle vittime della strage di Bologna del 2 agosto 1980» aveva inviato al ministero e a Poste Italiane la proposta di emissione di un francobollo commemorativo in occasione del 250 anniversario della strage, che sarebbe caduto nell'agosto 2005, il cui bozzetto doveva scaturire da un concorso rivolto alle scuole ed alle Università, finalizzato anche all'esecuzione di una medaglia in ricordo della strage;
il 10 ottobre 2003, il sindaco di Bologna, il presidente della provincia ed il
anche tramite il direttore della filiale di Bologna di Poste Italiane iniziarono, da allora, i contatti con il ministero e con la Divisione Filatelia per la realizzazione del progetto, con l'intesa che l'Associazione avrebbe indetto il concorso e avrebbe trasferito i primi venti elaborati a Poste Italiane per la decisione finale;
dall'ottobre 2004, dopo aver chiesto chiarimenti in merito alla volontà di partecipazione all'attuazione del progetto da parte del ministero e di Poste Italiane, l'Associazione non ha più avuto notizie, nonostante i continui solleciti;
lo scorso 2 marzo 2005 l'Associazione ha comunque indetto il concorso «per l'esecuzione di un francobollo che il Governo non ha voluto emettere» -:
se il Ministro non intenda adottare tempestivi provvedimenti per dare esecuzione alla proposta dell'Associazione, al fine di esprimere la volontà del Governo di non lasciar passare la commemorazione del 25 anniversario della strage nell'oblio, rinnovando la memoria di quel tragico evento della più recente storia nazionale.
(4-13463)
Tali scelte, infatti, derivano dalla necessità di contenere il numero delle emissioni di carattere commemorativo e celebrativo - che, peraltro, riflette un'esigenza rappresentata da tempo da tutte le categorie interessate - e determinano l'eliminazione di temi, soggetti e ricorrenze pure meritevoli di considerazione.
Ciò premesso, si significa che tra gli elementi di valutazione alla base della definizione del programma filatelico figura quello di evitare di rappresentare nei francobolli, per quanto possibile, catastrofi o avvenimenti tragici che hanno interessato il nostro Paese.
Le eccezioni verificatesi in questi anni si riferiscono a francobolli nei quali più che gli eventi tragici in cui sono risultate coinvolte, sono state ricordate le figure dei protagonisti (i giudici Borsellino e Falcone, il generale Dalla Chiesa, il commissario Calabresi) oppure eventi collegati alla seconda guerra mondiale (l'eccidio della divisione Acqui, l'eccidio di Sant'Anna di Stazzema).
Non risultano essere stati emessi francobolli per ricordare eventi tragici, come i sismi che hanno funestato il nostro Paese o le alluvioni o, caso recente, il 40o anniversario della tragedia del Vajont, avvenimenti per i quali è sempre stata avanzata la proposta di emissione mai accolta dalla Consulta per la filatelia.
Anche nel caso in esame del 25o anniversario della strage della stazione di Bologna la proposta, pur sottoposta nelle sedute del 27 novembre 2003, del 7 luglio e del 29 novembre 2004 all'esame della predetta Consulta - organo collegiale, che, come è noto, coadiuva il Ministro delle comunicazioni nella definizione del programma annuale - non ha trovato accoglimento.
Si fa presente, infine, che in data 4 maggio 2005 la IX Commissione della Camera dei deputati ha approvato la risoluzione n. 7-617 dell'onorevole Meroi recante l'impegno per il Governo di provvedere, nel prossimo programma filatelico, all'emissione di un francobollo a ricordo di tutte le vittime del terrorismo, al fine di mantenere vivo il ricordo dei tragici eventi legati al suddetto fenomeno.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.
nella città di Torre del Greco, città di ben oltre 95.000 abitanti in provincia di Napoli, il servizio postale offerto alla popolazione appare assolutamente inadeguato ed insufficiente a fronte della richiesta sia di servizi postali che finanziari sul territorio, con la conseguenza di arrecare gravi disagi alla totalità degli utenti;
da tempo, e con frequenza praticamente quotidiana, si verificano insostenibili e lunghissime file e sovente, per tale motivo, le Forze dell'Ordine sono costrette ad intervenire per garantire la normale fruibilità del servizio;
a ciò si aggiunga la quasi totale assenza di strutture per anziani e disabili per i quali non esiste un minimo di accoglienza né condizioni relative ai doverosi ed ordinari aspetti funzionali;
si sottolinea, in particolare, la pesante inadeguatezza dell'ufficio postale di Santa Maria della Bruna e la concreta esigenza di un nuovo e più idoneo locale sito nelle vicinanze; nel merito, si contesta quella che appare all'interrogante una gestione alquanto discutibile e poco trasparente delle procedure finalizzate all'individuazione di nuove strutture da adibire ad uffici postali;
si contesta, inoltre, la motivazione, secondo l'interrogante incongrua, della nota datata 19 aprile 2004 nella quale viene data risposta negativa alla richiesta di istituzione di un nuovo ufficio postale per Torre del Greco, in edificio già individuato in via Nazionale, a meno di mille metri dalla sede attuale, all'interno di un'ampia struttura dotata di una notevole area di parcheggio e pronta all'inserimento di tutte le necessarie infrastrutture -:
se intenda adottare iniziative, nell'ambito delle proprie competenze, affinché l'utenza di Santa Maria della Bruna venga al più presto dotata di nuove strutture e di una sede rinnovata, in modo da garantire una migliore funzionalità al servizio postale nel comune di Torre del Greco e nel contempo, alleviare i disagi patiti oramai da troppo tempo dalla popolazione locale.
(4-15289)
Ciò premesso, si fa presente che allo scopo di disporre di elementi di valutazione in merito a quanto rappresentato dall'interrogante non si è mancato di interessare la società Poste che ha precisato che nell'ambito del comune di Torre del Greco sono operanti quattro uffici postali: Torre del Greco propriamente detto, ubicato in via Veneto, Torre del Greco 1 in località S. Antonio, Santa Maria La Bruna in via Nazionale 731, nonché Torre del Greco 2, di recente attivazione, ubicato in via Felice Romano 27.
Stando a quanto riferito dalla società Poste tale ultimo ufficio, che ha completato la copertura del territorio comunale, è dotato di sette sportelli e, tenendo conto della sua posizione, dovrebbe assorbire anche parte della clientela che prima si recava nell'ufficio di via Nazionale ciò che dovrebbe agevolare l'esecuzione dei servizi in tale ultimo ufficio.
Nello stesso tempo, ha continuato Poste italiane, tale struttura favorirà gli abitanti della zona bassa caratterizzata da un'elevata densità abitativa e dalla presenza di numerosi uffici, aziende portuali ed attività commerciali.
A completamento di informazione la medesima società ha comunicato che sia per l'ufficio di Santa Maria La Bruna, sia per quello di Torre del Greco 1 sono
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.
secondo quanto riportato dal quotidiano Il manifesto in data 17 aprile 2005, in Iraq opererebbe una misteriosa unità speciale del corpo dei marines, denominata «gruppo 27», che nel mese di marzo 2005 si sarebbe resa protagonista di numerose atrocità nella zona di Tarmiya, sessanta chilometri a nord di Baghdad;
il quotidiano riporta le testimonianze raccolte tra la popolazione da un giornalista iracheno, secondo le quali due contadini accusati di supportare la resistenza sarebbero stati sgozzati da membri del «gruppo 27», che avrebbero poi dato fuoco alla fattoria presso la quale i contadini lavoravano;
per ragioni di sicurezza le generalità del giornalista iracheno è stata tenuta celata, così come quella di uno dei contadini scampato al massacro perché ritenuto morto dai marines, ma sarebbero state depositate presso il tribunale di Bruxelles;
l'azione dei marines sarebbe stata particolarmente efferata e dopo la feroce esecuzione i militari sarebbero tornati indietro e avrebbero fatto a pezzi il corpo del contadino ucciso; secondo altri testimoni, membri dello stesso «gruppo 27» avrebbero ucciso nei giorni precedenti due giovani autisti, uno dei quali sarebbe stato squartato e i suoi intestini gli sarebbero poi stati messi intorno al collo mentre all'altro sarebbe stato estirpato il cuore -:
se il nostro Governo non ritenga doveroso, in qualità di membro della coalizione di forze occupanti il territorio iracheno, chiedere spiegazioni nelle opportune sedi onde accertare se effettivamente operino in Iraq unità con modalità classiche dei tristemente noti squadroni della morte che si sarebbero rese protagoniste di atrocità che violerebbero qualsiasi regola di ingaggio.
(4-13834)
Il Paese è ormai amministrato da un governo iracheno provvisorio, eletto legittimamente e sovrano, secondo quanto indicato nel dispositivo della stessa risoluzione 1546.
L'Italia non è mai stata «potenza occupante» in Iraq, potendo questa qualifica, ai sensi della risoluzione 1483, essere estesa solamente agli Stati Uniti ed al Regno Unito.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.
il settimanale L'Espresso ha pubblicato nel numero del 9 giugno 2005 un articolo dal titolo «Parla un Boss, così lo Stato pagava la 'ndrangheta per smaltire i rifiuti tossici» dove sono contenute inquietanti rivelazioni sulle criminali convergenze tra malavita internazionale, personaggi di spicco della politica e uomini dello Stato italiano, per lo smaltimento di scorie radioattive e altri rifiuti tossici. Un'enorme business che ha portato all'esportazione di questi pericolosissimi rifiuti in Somalia, all'affondamento di navi cariche di scorie al largo delle nostre coste (il pentito ricorda tre casi allargo di Maratea,
queste rivelazioni ripropongono con forza alcune questioni drammatiche come, ad esempio, morte di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, l'intreccio armi e rifiuti, e la presenza delle scorie radioattive nel Materano che alcune coraggiose inchieste giudiziarie condotte da anni in particolare dalla magistratura sull'affondamento nello Jonio delle cosiddette «carrette del mare», avevano posto all'attenzione, o meglio, secondo l'interrogante, alla disattenzione, del Governo;
la regione Basilicata ha immediatamente predisposto l'attivazione di un gruppo tecnico di supporto alla Giunta regionale, formato da rappresentanti dei competenti uffici regionali, dell'Arpab e del Cnr, «che dovrà compiere ogni utile verifica nei territori in cui, secondo quanto riportato in un servizio del settimanale L'Espresso; indetto la convocazione di un tavolo della trasparenza, e invitato la magistratura e le forze dell'ordine, perché compiano approfondite indagini sulla questione»;
le rivelazioni del pentito ricordano le attività del faccendiere Giorgio Comerio gestore del progetto Oceanic Disposal Management (Odm), e relativa società con sede a Lugano, che dispone di un sito web ancora attivo; ed anche l'impegno di due collaboratori del Sismi Giorgio Giovannini e Giovanni di Stefano -:
di quali notizie disponga il Governo in merito ai fatti denunciati e se non ritenga di dover intervenire urgentemente al fine di acquisire ogni informazione reperibile circa le responsabilità di uomini dello Stato negli accadimenti cui si fa riferimento in premessa;
se non si ritenga di dover urgentemente e con qualsiasi mezzo monitorare tutti i siti terrestri e subaquei passibili di ospitare materiale tossico e radioattivo al fine di bonificare per quanto possibile l'ambiente e di prevenire ulteriori danni alla salute della popolazione.
(4-15160)
I rifiuti in argomento, coinvolti nel primo grosso smaltimento, sarebbero quelli stoccati presso i capannoni dell'allora centro ricerche ENEA di Rotondella (Matera).
La destinazione dei bidoni avrebbe seguito due direttrici: 500 bidoni sarebbero stati trasportati via mare dal porto di Livorno, con destinazione Gibuti, ma scaricati invece a Mogadiscio in Somalia, mentre i rimanenti 100 sarebbero stati seppelliti in Basilicata, nel Comune di Pisticci, in località Coste della Cretagna, lungo l'argine dei fiume Vella.
L'operazione di caricamento e trasporto dei bidoni dal sito di Rotondella sarebbe stata effettuata nella notte tra il 10 e 11 gennaio 1987 ed il pagamento dell'operazione al boss della 'ndrangheta sarebbe stato regolato tramite un faccendiere per conto del dottor Tommaso Candelieri dell'Enea di Rotondella.
Un secondo smaltimento illecito si sarebbe concretizzato tra il novembre 1992 e febbraio 1993, allorquando, sempre il dottor Candelieri, ricontattato dal predetto collaboratore di giustizia, avrebbe dato la disponibilità ad avviare a smaltimento altri 1.000 bidoni di rifiuti tossici e radioattivi, costituiti da fanghi e rifiuti ospedalieri contenenti ossido di uranio, cesio e stronzio.
Sui fatti evidenziati, il dottor Candelieri sta predisponendo la documentazione a supporto della querela che intende sporgere nei confronti del settimanale l'Espresso.
In merito, si rappresenta che il Centro ricerche della Trisaia, sito in Rotondella (Matera), è stato sottoposto a controllo a
Il sito di Rotondella (Matera) ospita l'impianto nucleare ITREC per il trattamento e la rifabbricazione degli elementi di combustibile, realizzato nell'ambito di un accordo stipulato nel 1959 tra il CNRN (Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari) e l'US Atomic Energy Commission, allo scopo di verificare la convenienza tecnico-economica del ciclo «uranio-torio» rispetto ai ciclo «uranio-plutonio».
Con verbale di consegna del 6 agosto 2003 l'impianto ITREC è passato alle dipendenze funzionali della SOGIN S.p.A. ed è inquadrato nella Direzione Disattivazione Impianti Combustibile. La responsabilità dell'impianto è affidata al citato dottor Candelieri Tommaso.
Gli accertamenti non hanno portato a rilevare violazioni alle normative vigenti in materia di radiazioni ionizzanti.
Lo stesso Comando Carabinieri, allo stato, non ha deleghe di indagini di P.G. da parte di alcuna Procura della Repubblica in ordine ai fatti segnalati, ad esclusione di una attività delegata dalla Procura della Repubblica di Paola (Cosenza), circa le vicende relative alla Motonave Jolly Rosso, con la quale si indicavano due siti su cui effettuare dei rilievi e misurazioni di radioattività e i cui esiti negativi sono stati già comunicati alla procura richiedente.
Tuttavia, sono in corso, al riguardo, anche e soprattutto per acquisire elementi informativi e di valutazione sulla delicata vicenda, contatti con i magistrati della procura nazionale antimafia, e segnatamente con il dottor Macrì, responsabile della Sezione Ecomafia, recentemente istituita dal procuratore nazionale Vigna.
Consta che da tempo, sul traffico di scorie radioattive, siano interessate le procure della Repubblica di Reggio Calabria e di Potenza, che al riguardo operano con altri organi di polizia.
Per opportuna conoscenza, si rappresenta che nel 1997 l'ANPA, ora APAT, ha promosso e condotto una campagna di monitoraggio della radioattività ambientale lungo le coste delle regioni Basilicata e Calabria, in collaborazione con il Centro di Riferimento Regionale per il controllo della radioattività ambientale della regione Calabria, del Servizio di Fisica Sanitaria dell'Azienda Sanitaria «Pugliese-Ciaccio» di Catanzaro, dell'Università di Calabria di Arcavacata (Cosenza) e del Presidio Multinazionale di Igiene e Profilassi di Matera. All'indagine hanno partecipato anche il Nucleo Operativo Ecologico dell'Arma dei Carabinieri e l'Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare. A tal proposito il rapporto di tale attività recita: «L'indagine si è resa necessaria a causa del protrarsi delle voci allarmanti e la giusta preoccupazione suscitata presso le Autorità e le popolazioni locali su una possibile contaminazione derivante da affondamento in fondali profondi di navi con a bordo materiali radioattivi e da depositi clandestini di rifiuti radioattivi posti nelle vicinanze delle coste. È stato possibile ottenere un quadro completo ed integrato della situazione della contaminazione dei litorali della regione. Le analisi condotte sulle spiagge, sulle acque costiere e sui sedimenti, nonché su alcuni campioni di pescato, non hanno messo in evidenza la presenza di radionuclidi di origine antropica nella catena trofica dell'ambiente costiero, eccezion fatta per il Cs-137 che è il radionuclide artificiale ubiquitario nell'ambiente marino. Va sottolineato che nei campioni nei quali era stata rilevata la presenza di cesio in quantità misurabile, i valori ottenuti erano confrontabili con quelli presenti nei campioni provenienti da altre regioni italiane e non avevano rilevanza sanitaria».
Peraltro il primo rapporto sullo stato dell'ambiente in Calabria, emesso nel dicembre 2000, fa menzione delle stesse indagini,
Inoltre, sempre per quanto concerne il paventato affondamento di naviglio con a bordo rifiuti radioattivi, l'Agenzia ha effettuato nell'anno 1997, su richiesta della procura della Repubblica di Reggio Calabria - Direzione Distrettuale Antimafia, attività di ricerca nel mar Ionio relativamente all'affondamento di una motonave in riferimento ad ipotesi di traffico illecito di rifiuti radioattivi.
Le ricerche della motonave non hanno sortito esito.
Da quanto detto, le vicende evidenziate nell'interrogazione sono all'attenzione dei vari organi giudiziari che la seguono ormai da tempo, così come sono all'attenzione della Commissione bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti.
Qualora i risultati delle indagini in corso dovessero confermare quanto riportato su l'Espresso, il ministero dell'ambiente e della tutela del territorio porrà in essere tutte le azioni per la salvaguardia della salute e del territorio, senza tralasciare l'avvio della procedura per la promozione dell'azione di risarcimento del danno ambientale, ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 349 del 1986.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il Comune di Cittareale, in provincia di Rieti, è composto da 21 frazioni, disseminate in un territorio piuttosto esteso;
da oltre otto anni, in questo Comune, con la rimozione delle 3 cassette d'impostazione presenti, è stato sospeso, anche, il ritiro quotidiano della posta;
l'ultima cassetta rimasta è collocata all'interno dell'ufficio postale di Cittareale, aperto al pubblico soltanto nelle giornate di martedì, giovedì e sabato, dalle 8 alle 12.30;
la distanza tra la prima frazione del comprensorio comunale e l'ultima è di circa 8 chilometri;
questo disservizio reca un forte disagio alla popolazione residente, in gran parte composta da persone anziane, molte delle quali non dispongono di un mezzo di trasporto -:
se non si ritenga opportuno intervenire presso Poste Italiane Spa affinché, almeno a Cittareale, Pallottini e S. Croce, le località con un maggior numero di abitanti, si provveda alla collocazione delle cassette d'impostazione e di conseguenza alla riattivazione del servizio quotidiano di raccolta.
(4-15303)
Ciò premesso, si significa che la società Poste - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante - ha precisato che l'analisi del servizio di vuotatura delle cassette di impostazione consente di determinare la quantità ottimale delle stesse in un determinato ambito territoriale, in relazione alle esigenze della locale utenza, in modo da arrivare ad una loro razionale distribuzione sul territorio.
Nel caso del comune di Cittareale (Rieti) la quantità della corrispondenza inviata dagli abitanti è risultata molto limitata
Quanto all'ubicazione della cassetta del comune di Cittareale all'interno del locale ufficio postale, Poste italiane ha fatto presente che tale momentanea sistemazione è dipesa dall'esecuzione dei lavori di rifacimento della facciata del palazzo comunale: al termine di tali interventi, la cassetta in parola è stata nuovamente posta all'esterno dell'ufficio a costante disposizione dei cittadini.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.
in relazione agli eventi sismici ed eruttivi del 29 ottobre 2002 che hanno interessato alcuni comuni della provincia di Catania, il commissario delegato Presidente della regione Siciliana con nota n. 5515 del 27 dicembre 2004 chiedeva la proroga della sospensione dei termini relativi ad adempimenti di obblighi tributari, già a suo tempo disposta fino al 31 marzo 2003, ai sensi dell'articolo 9, comma 2, della legge 27 luglio 2002, n. 212 con decreti del Ministro dell'economia e delle finanze, e prorogata quindi fino al 31 marzo 2005 con successive ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri;
il Dipartimento della protezione civile, sulla base della predetta richiesta, riteneva accoglibile l'ipotesi di prorogare i termini inerenti alla sospensione degli adempimenti di obblighi tributari, ciò al fine di non creare disparità di trattamento con le altre Amministrazioni colpite dagli eventi sismici, in particolare con le regioni Molise, Marche ed Umbria, per le quali si continuano a concedere simili sospensioni;
il capo Dipartimento della protezione civile con nota del 7 gennaio 2005 (prot. n. DPC/CG/778) indirizzata al ministero dell'economia e delle finanze, al Gabinetto del Ministro e all'ufficio legislativo-finanze, pregava codesta amministrazione di comunicare, con ogni urgenza, il proprio avviso in merito alla richiesta di proroga, al fine di consentire al Dipartimento di procedere ai successivi adempimenti;
lo stesso capo Dipartimento - con successiva nota del 1 marzo 2005 (prot. n. DPC/CG/0011666) - comunicava al ministero di essere in attesa di riscontro alla nota del 7 gennaio 2005;
un'ulteriore eventuale proroga dei termini tributari non comporterebbe alcun onere aggiuntivo in quanto trattasi di risorse già impegnate dall'ultima legge finanziaria in favore di interventi di calamità naturali (articolo 1, comma 203, legge 30 dicembre 2004, n. 311);
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 4 marzo 2005 è stato prorogato lo stato di emergenza in ordine ai gravi fenomeni eruttivi connessi all'attività vulcanica dell'Etna nel territorio della provincia di Catania ed agli eventi sismici concernenti la medesima area verificatisi nel mese di ottobre 2002;
allo stato attuale risulta che gli uffici interessati dell'Agenzia delle entrate non sappiano ancora come comportarsi dinanzi ai numerosi quesiti di natura interpretativa sollevati da imprese e cittadini residenti nei comuni terremotati -:
per quali motivi il ministero dell'economia e delle finanze non ha ancora ad oggi risposto alle note e ai solleciti del Dipartimento della protezione civile sulla richiesta sopra menzionata e se non ritenga opportuno provvedere con estrema urgenza nella direzione di una proroga, almeno sino alla fine dello stato di emergenza, in considerazione del fatto che la scadenza della sospensione è ormai prossima (31 marzo 2005).
(4-14519)
Nel medesimo provvedimento è stato, inoltre, disposto che i versamenti tributari non eseguiti per effetto della sospensione sono effettuati in unica soluzione entro il 16 dicembre 2005, ovvero, a decorrere da tale data mediante rateizzazione mensile pari, al massimo, ad otto volte il periodo di sospensione.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.
l'alienazione degli immobili ex-INA di Via Taranto 93/95 e Via Enna 20/22 in Roma, attualmente di proprietà dell'immobiliare «Auriga Srl» (gestita dalla «Pirelli Real Estate e C. Spa») è regolata da un accordo privato nazionale siglato il 23 febbraio 2001;
dall'inizio del 2002, gli inquilini di detti immobili hanno costituito un'Associazione denominata Quattro Pini per poter manifestare le loro volontà degli inquilini e in particolare per avanzare tre proposte: l'acquisto in blocco dei palazzi per ottenere in questo modo il minore e migliore prezzo possibile; la conquista di un credito agevolato per chi partecipa all'acquisto in blocco dei palazzi; la possibilità per chiunque non potrà o non vorrà acquistare la casa di poter restare in affitto nell'abitazione dove si trova attualmente e quindi ovviamente il diritto alla casa per tutti;
secondo il suddetto accordo privato, la commercializzazione dei singoli edifici si attiva sulla base di contrattazioni su tavoli specifici che abbracciano i seguenti soggetti: la parte venditrice; gli inquilini organizzati direttamente interessati all'acquisto con il diritto di prelazione; le organizzazioni sindacali degli inquilini;
l'11 settembre 2003, nella città di Roma, si è aperta la procedura di commercializzazione degli immobili ex-INA situati in Via Taranto e di quelli situati nella stessa zona, con il coinvolgimento di 700 famiglie;
la Proprietà sin dall'11 settembre scorso ha espressamente escluso l'Associazione Quattro Pini dal tavolo locale di commercializzazione degli immobili di Via Taranto 95;
nell'assemblea generale del 7 novembre 2003, gli inquilini associati alla «Quattro Pini» decidevano il ritiro della loro delegazione dalle trattative poiché le «parti forti» presenti al tavolo non permettevano loro di esprimersi adeguatamente in sede di trattativa -:
se siano a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
se e quali provvedimenti intendano intraprendere per garantire la salvaguardia del diritto alla casa per le famiglie che si sono affidate all'Associazione Quattro Pini affinché sia raggiunto un accordo equo e congruo sul prezzo e sulle condizioni d'acquisto nei tavoli locali di commercializzazione con la Proprietà dei suddetti immobili.
(4-08429)
La procedura dell'acquisto ha riguardato 555 conduttori, che hanno esercitato il diritto a tale opzione (opzione A). L'opzione B, per l'acquisto del solo usufrutto, è stata esercitata da n. 35 conduttori che procederanno alla stipula del relativo atto per la costituzione del diritto.
Le opzioni C e D sono state esercitate da n. 30 conduttori nei cui confronti si dovrà procedere al rinnovo del contratto di affitto per 9+2 anni o per 3+2 anni a seconda dei requisiti reddituali.
L'opzione E, che ha riguardato n. 27 conduttori, è quella che prevede il rinnovo del contratto con riserva di esercitare in via differita il diritto di acquisto.
In conseguenza di tale modulo organizzativo che prevedeva le varie opzioni, vi è stata l'assunzione dell'impegno da parte di Latina GEI, ad acquistare unità residuali, ovvero nuove proprietà, alloggi con vincolo di rinnovo contrattuale, alloggi con vincolo di opzione differita, alloggi di soggetti inadempienti, ovvero non esercenti alcuna opzione.
In termini globali, n. 647 inquilini (circa il 96 per cento) hanno scelto volontariamente una delle opzioni loro riservate da Latina GEI, la quale ha precisato al riguardo che, al fine di assecondare le esigenze di inquilini in particolare disagio, ha derogato, applicando condizioni di maggior favore, ai vincoli ed ai limiti contrattuali, accettando anche opzioni tardive e/o da parte di soggetti non aventi titolo.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
secondo un articolo apparso il 24 luglio 2004 sull'Editoriale La Verità di Napoli, i lavoratori del gruppo Wind di Napoli hanno aderito ad una manifestazione indetta dalle sigle sindacali SLC-CGIL/FISTeI-CISL/UILCOM-UIL per comunicare il loro dissenso sull'avvio di una razionalizzazione dei centri di controllo nazionali dell'azienda di Ivrea, Milano e Roma e dei centri operativi regionali di Milano, Mestre, Roma e Napoli;
il progetto prevederebbe il concentramento delle attuali sette strutture, in due soli centri di supervisione a Milano e Roma, con il conseguente trasferimento di tutti i lavoratori, per molti dei quali, lo spostamento non è nemmeno previsto sul sito produttivo più vicino;
nello specifico per la sede di Napoli l'azienda prevederebbe il trasferimento di circa 47 lavoratori;
secondo i sindacati la città di Napoli subirebbe un grosso colpo perdendo un centro di eccellenza e i lavoratori sarebbero costretti a scelte dolorose soprattutto per le loro famiglie -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali iniziative intenda adottare per tutelare detti lavoratori e aprire un tavolo di trattative tra le parti interessate i sindacati al fine di trovare una nuova soluzione che non tolga ancora una volta competenze e lavoro al Sud d'Italia.
(4-10788)
Inoltre nel costituendo polo di Milano saranno centralizzate anche le attività attualmente svolte dal centro di controllo nazionale rete e dal gruppo specialistico di Ivrea.
L'attuazione di tale riassetto organizzativo, a giudizio dell'azienda, è dovuto alla necessità di una ottimizzazione del lavoro nelle strutture di field operations, di acquisire maggiore efficienza operativa e soprattutto
Inoltre, sempre in base a quanto dichiarato dalla azienda, le modifiche proposte mirano a valorizzare le professionalità coinvolte e ad un accrescimento del know how dei dipendenti, sia grazie ad una organizzazione del lavoro che consentirà di avere una visione più completa ed integrata della rete e del suo funzionamento, sia in virtù dei processi di affiancamento e di formazione previsti per sostenere l'accrescimento della competenza complessiva e la valorizzazione della rete fissa e mobile di Wind.
Si fa presente, poi, che il predetto programma di riorganizzazione è tuttora in fase di negoziazione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, al fine soprattutto di ridurre al minimo l'impatto sociale sui lavoratori.
In particolare allo stato attuale - per la sede di Napoli - il numero dei lavoratori che potrebbero essere interessati dal piano di trasferimenti è nell'ordine di un massimo di 40 unità, ovvero di uno inferiore, in funzione delle soluzioni che dovessero essere eventualmente individuate a seguito della discussione ancora in corso con le organizzazioni sindacali.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
il grave incidente ferroviario del 7 gennaio 2005 sulla linea ferroviaria Bologna-Verona che è costato la vita a 17 passeggeri e ha provocato numerosi feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni, ha evidenziato l'assenza di sistema di sicurezza nel settore ferroviario -:
quali siano le esatte competenze e le funzioni in materia di sicurezza del trasporto ferroviario fra Stato, Regione e Trenitalia;
in quale modo venga controllata e verificata la sicurezza del trasporto ferroviario e chi sono i diretti referenti per la sicurezza nei rapporti tra gli organismi di Stato e gli altri Enti per la sicurezza del trasporto ferroviario;
quali concrete iniziative intenda adottare perché sia garantita e migliorata soprattutto con interventi tecnici la sicurezza sia sulla linea sopradetta che sulle altre linee della rete ferroviaria italiana;
se non intenda adottare iniziative normative volte a modificare l'attuale legge finanziaria proprio negli investimenti da destinare alla sicurezza ferroviaria e in particolare in Emilia Romagna visto che solo dopo il 2008/9 si avrà il raddoppio della linea Bologna-Verona e cioè l'installazione di tecnologie di sicurezza per prevenire gli incidenti;
se esistano già valutazioni sulla situazione delle carenze in materia di sicurezza del trasporto ferroviario in particolare in Emilia Romagna e in generale su tutta la tratta ferroviaria italiana.
(4-12403)
In particolare si debbono evidenziare le norme e gli standard di sicurezza, tesi a codificare e standardizzare il comportamento degli operatori, e che hanno il compito di regolare tutte le attività connesse con la sicurezza della circolazione ferroviaria; la complessità ed articolazione di tali norme è strettamente correlata alle capacità richieste agli operatori impiegati nell'espletamento di operazioni in sicurezza.
A seguire vi sono le disposizioni operative, il fattore umano (cioè la formazione, l'abilitazione e aggiornamento del personale), la sicurezza intrinseca e l'affidabilità dell'infrastruttura, del segnalamento e degli altri sistemi tecnologici, cui seguono l'affidabilità, l'implementazione tecnologica e la manutenzione del materiale rotabile nonché,
In tale contesto, Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è l'organismo che definisce gli standard e le norme di sicurezza e vigila sulla loro applicazione da parte del gestore dell'infrastruttura, sulla base delle informazioni fornite dallo stesso gestore.
Al gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, l'organo tecnico riconosciuto come dotato di comprovata esperienza, idonee competenze ed adeguata organizzazione in materia di sicurezza, spetta invece il compito di esercitare le funzioni e i poteri pubblicistici già attribuiti da norme di legge o regolamento alla cessata Azienda autonoma ferrovie dello Stato ed al cessato Ente ferrovie dello Stato (decreto ministeriale n. 138 T/2000).
Il gestore dell'infrastruttura è incaricato della costruzione e della manutenzione dell'infrastruttura ferroviaria nonché della gestione dei sistemi di controllo e di sicurezza connessi alla circolazione dei convogli. Esso emana le prescrizioni e le disposizioni attuative in materia di sicurezza di circolazione ferroviaria, in applicazione degli standard e norme di sicurezza definiti dal Ministero e rilascia il certificato di sicurezza alle Imprese ferroviarie ed esercita il controllo su di esse in merito all'applicazione delle norme e standard di sicurezza ed all'applicazione delle disposizioni e prescrizioni.
Le Imprese Ferroviarie sono, invece, titolari della licenza rilasciata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Esse sono abilitate all'utilizzo dell'infrastruttura per mezzo del certificato di sicurezza rilasciato dal gestore dell'infrastruttura.
Trattasi di imprese che hanno, come finalità aziendale, il raggiungimento di margini di profitto su specifiche aree di business e non sono sottoposte alla diretta vigilanza sulla sicurezza da parte del Ministero in quanto il loro operato nell'ambito della sicurezza è sottoposto al controllo del gestore dell'infrastruttura.
Dal punto di vista organizzativo, nell'ambito delle proprie funzioni di controllo sulla sicurezza di sistema, il gestore dell'infrastruttura, sulla base delle norme ministeriali, ha emanato una specifica disposizione che impone a ciascuna impresa ferroviaria l'adozione di un apposito sistema di gestione della sicurezza e la predisposizione su base annuale di specifici piani della sicurezza. A sua volta, il gestore dell'infrastruttura è dotato di un proprio sistema di gestione della sicurezza, soggetto alla vigilanza del Ministero, ed è tenuto a sottoporre allo stesso Ministero un piano annuale della sicurezza, riportante gli obiettivi, gli investimenti e le linee di sviluppo tecnologico che intende adottare per garantire l'esercizio in sicurezza della rete ferroviaria.
L'attività di presidio della sicurezza è pertanto riconducibile essenzialmente alle funzioni distinte di vigilanza a livello di sistema e di controllo di dettaglio, ed attualmente viene espletata rispettivamente dal Ministero e dal gestore dell'infrastruttura.
Nell'ambito delle funzioni sopra delineate il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha svolto e svolge diverse attività finalizzate a garantire proattivamente la sicurezza del trasporto ferroviario.
Premesso quanto sopra, Ferrovie dello Stato Spa ha ritenuto di porre in evidenza che rete ferroviaria italiana Spa comunque sta lavorando per incrementare i già elevati standard di sicurezza della rete: significativo è il contributo offerto all'installazione dei sistemi a tecnologia innovativa che controllano la marcia dei treni attivando la frenatura d'emergenza nel caso di mancato rispetto dei segnali o dei vincoli infrastrutturali.
Il programma di sviluppo ed installazione di tali sistemi prevede la copertura di 10.500 km di rete fondamentale con il sistema controllo marcia treno (SCMT) e la copertura dei rimanenti 5.500 km di rete complementare con il sistema supporto alla condotta (SSC) entro il 2007.
Il sistema controllo marcia treno il cui sviluppo è stato avviato agli inizi del 2000 controlla la marcia dei treni attivando in modo automatico la frenatura di emergenza quando riscontra un mancato rispetto dei segnali da parte del treno o un supero della
L'installazione del sistema controllo marcia treno è iniziata nel 2003 e vede coinvolte le più grandi ed esperte imprese nella tecnologia ferroviaria nel comune sforzo di attrezzaggio in tempi rapidi della rete ferroviaria.
Ad oggi il sistema controllo marcia treno è stato installato su circa 3.000 chilometri di linea ed il programma prevede un piano di installazione di 3.000 km per anno.
Il sistema supporto alla condotta il cui sviluppo è in corso è di più rapida installazione sia a terra sia a bordo. Esso attiva automaticamente la frenatura d'emergenza del treno nell'eventualità che non venga correttamente riconosciuto da parte del personale di condotta tramite azionamento di apposita interfaccia (tasto) l'aspetto dei segnali cui il treno si approssima e comunque nel caso di supero di un segnale a via impedita.
L'avvio delle installazioni è previsto a partire dalla seconda metà del 2005 e si prevede il completamento della copertura sui 5.500 km entro il 2007.
Le linee AV in costruzione saranno dotate del sistema europeo ERTMS/ETCS; il piano prevede l'attrezzaggio contestuale delle cabine di guida dei mezzi a cura delle imprese ferroviarie.
Per quanto concerne infine in particolare la linea Bologna-Verona, Ferrovie dello Stato ha riferito che è previsto l'attrezzaggio con il sistema SCMT entro luglio 2005 e che i lavori di raddoppio, il cui completamento è previsto entro il 2008, sono in corso.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
la Ceme Engineering è una società metalmeccanica che produce elettrovalvole ed ha sede legale a Carugate (Milano) ove sono occupati oltre 200 dipendenti, nel Lazio è presente a Tarquinia con uno stabilimento ove sono impiegati circa 70 dipendenti;
a metà novembre 2004 circa 30 lavoratori della sede di Tarquinia avevano deciso di aderire alla organizzazione sindacale F.L.M.Uniti-C.U.B., dopo aver disdetto ovviamente l'adesione alla Fiom e alle altre OO.SS. di categoria quali Cgil, Cisl e Uil;
da allora la dirigenza della società Ceme Engineering Spa si sarebbe resa artefice di gravi violazioni delle libertà sindacali per indurre i lavoratori ad una riconsiderazione della loro nuova adesione;
secondo quanto emerge anche da articoli di giornali (Il Tempo di Viterbo del 28 dicembre 2004; Il Messaggero di Viterbo del 28 dicembre 2004; Il Corriere di Tarquinia del 28 dicembre 2004) l'Amministratore Delegato avrebbe indetto riunioni con i dipendenti dello stabilimento di Tarquinia nei giorni 30 novembre e 1 dicembre 2004 nelle quali avrebbe dichiarato il proprio sconcerto e disappunto per la decisione dei dipendenti di abbandonare sindacati autorevoli istituzionali per aderire ad organizzazioni minori come la C.U.B. e avrebbe ventilato loro il rischio di favorire il blocco dei futuri investimenti previsti dalla Ceme Engineering per lo stabilimento di Tarquinia;
per protestare contro questi comportamenti, secondo l'interrogante, inqualificabili da parte della dirigenza della suddetta società, la Flm-Uniti il giorno 27 dicembre 2004 ha indetto una manifestazione alla quale avrebbero aderito la maggior parte dei dipendenti dello stabilimento di Tarquinia;
a detta del suddetto sindacato gli interventi discriminatori dell'azienda avrebbero dato i loro frutti tanto che gli aderenti alla C.U.B. sarebbero diminuiti da circa 34 a circa 20 iscritti -:
se sia a conoscenza dei fatti e se questi corrispondano al vero;
quali provvedimenti intenda intraprendere a sostegno del diritto sindacale e di associazione dei lavoratori poiché sanciti e tutelati dalla nostra Costituzione;
qualora venissero confermati i fatti, quali provvedimenti intenda intraprendere nei confronti della Ceme Engineering SpA.
(4-12496)
La Ceme Engineering Spa, appartenente al settore metalmeccanico, opera nella produzione di elettrovalvole, pompe, pressostati e valvole di sicurezza da utilizzare per uso domestico e industriale.
La Società è leader nel settore e fra i clienti annovera importanti società nazionali e internazionali.
La stessa occupa complessivamente circa 300 unita lavorative e dei tre siti produttivi, due sono ubicati in Italia, di cui uno in Tarquinia.
Nell'ultimo periodo la ditta ha assunto a tempo determinato, presso lo stabilimento di Tarquinia, n. 9 lavoratori raggiungendo in detto stabilimento 70 unita.
La ditta, inoltre, ha dichiarato di aver investito, in quest'ultimo periodo, circa 480.000,00 euro per l'acquisto di attrezzature.
Dalle dichiarazioni di parte dei lavoratori, è emerso che nelle riunioni tenute con il personale, l'amministratore delegato - rilevato che in seno allo stabilimento di Tarquinia si era costituito un nuovo sindacato autonomo, denominato FLM UNITI CUB, per effetto del passaggio a detto sindacato degli iscritti della CGIL - ha ventilato l'ipotesi di un blocco degli investimenti nello stesso stabilimento, affermando, altresì, che con i rappresentanti sindacali autonomi non avrebbe avviato trattative, poiché detto sindacato non era legalmente riconosciuto, in quanto i relativi rappresentanti erano contemporaneamente anche rappresentanti sindacali unitari della CGIL.
È risultato, inoltre, che un lavoratore, nipote di una dipendente della ditta transitata dal sindacato CGIL a quello autonomo, assunto con contratto interinale, avuto notizia che altri lavoratori assunti con lo stesso tipo di contratto avevano avuto una proposta di assunzione alle dirette dipendenze della Società Ceme Engineering Spa, poi realizzatasi, ha dichiarato che la sua assunzione, diversamente dai suddetti lavoratori, sarebbe stata condizionata al fatto che si fosse impegnato a convincere la zia e gli altri lavoratori a cancellarsi dal sindacato autonomo.
Il lavoratore non ha effettuato l'intervento richiesto e non risulta essere stato assunto dalla società.
Per i fatti su esposti si è ritenuto di dover informare l'Autorità giudiziaria competente ipotizzandosi il reato di discriminazione sindacale di cui all'articolo 15 della legge n. 300 del 1970.
La ditta, con note acquisite al protocollo nelle date del 18 e 21 marzo 2005, ha sostenuto che i contrasti sindacali sono scaturiti da equivoci e malintesi, che hanno trovato definitivo chiarimento nella conciliazione del 17 marzo 2005, davanti al giudice del lavoro del tribunale di Civitavecchia.
Si ritiene opportuno, infine, rappresentare che l'azienda in parola riveste per la provincia di Viterbo ed, in particolare, per il Comune di Tarquinia notevole importanza per lo sviluppo occupazionale, trattandosi della maggiore realtà produttiva del settore metalmeccanico.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
gli scavi di Ercolano e Pompei soffrono di una serie di problemi che mettono in pericolo le vestigia del passato del parco archeologico: protezioni inesistenti, carenti interventi di consolidamento, infiltrazioni trascurate e urbanizzazione selvaggia;
recentemente è apparso su una nota rivista un articolo, dal quale si evince che il sito archeologico di Pompei e Ercolano è devastato da un'abnorme presenza di piccioni i cui escrementi corrodono i monumenti riportati alla luce;
l'articolo si sofferma, inoltre, su una recente polemica internazionale sulla opportunità di riportare alla luce l'area archeologica della Villa dei Papiri, in considerazione proprio della difficoltà di garantire un alto livello di conservazione dei reperti recuperati -:
come il ministro intenda intervenire per garantire un migliore livello di conservazione dei reperti già riportati alla luce in considerazione dell'unicità del luogo e dell'importanza che gli scavi rivestono nel nostro Paese e di fronte a tutta la comunità internazionale.
(4-14150)
Per quanto riguarda la presenza di piccioni, in particolare ad Ercolano, si rende noto che la locale Soprintendenza ha avviato, dallo scorso gennaio, un progetto, in collaborazione con The Packard Humanities Institute e The British Institute of Rome, nell'ambito dell'Herculaneum Conservation Project, che prevede l'uso di falchi e falconieri per l'allontanamento dei piccioni stessi dall'area archeologica. Tale operazione ha una durata di un anno circa, al termine della quale è previsto un programma di «manutenzione» con voli occasionali, al fine di prevenire l'insediamento di nuove comunità di piccioni.
Per quanto concerne l'ipotesi di riportare alla luce l'area archeologica di Villa dei Papiri, si rende noto che la Soprintendenza ha in corso uno studio di prefattibilità, che si concluderà all'inizio del 2006, i cui esiti consentiranno di valutare le possibili interferenze dello scavo con l'attuale situazione del sito, i costi dell'iniziativa e la sua realizzabilità tecnica, al fine poi di presentare una mirata richiesta di sovvenzione per avviare la ricerca.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.
la Commissione Onu sui diritti umani in un rapporto pubblicato il 31 marzo 2005, e che sarà esaminato nella sua prossima riunione prevista per il 12 aprile 2005 a Ginevra, ha denunciato che dall'invasione dell'Iraq di due anni fa un numero sempre maggiore di bambini iracheni non ha abbastanza da mangiare ed oltre un quarto di loro è vittima di denutrizione cronica;
dal rapporto emerge che il numero di bambini di età inferiore ai cinque anni in condizione di denutrizione è passata dal 4 per cento dell'aprile del 2003, quando fu rovesciato Saddam Hussein, al 7,7 per cento del dicembre 2004;
in Iraq, gran parte della popolazione continua a non avere accesso all'acqua potabile e fonti idriche sarebbero state deliberatamente chiuse dalle forze della coalizione. La privazione di cibo e acqua sarebbe stata usata come arma per piegare la resistenza di Falluja assediata;
il curatore del rapporto, Jean Ziegler, citando uno studio dell'Università John Hopkins, sostiene che «la popolazione irachena ha registrato centomila decessi in più rispetto al numero che si sarebbe potuto prevedere se il Paese non fosse stato invaso. La maggioranza dei decessi è dovuta alla violenza, ma una buona parte deriva dalle condizioni di vita sempre più difficili» -:
se il Governo non ritenga opportuno intervenire durante la prossima riunione della Commissione Onu per i diritti umani e riconoscere gli obblighi extraterritoriali cui sono tenuti tutti i Governi nei confronti del diritto dei popoli ad avere accesso al cibo e all'acqua e al dovere di verificare che i Governi coinvolti non operino in nessun modo che metta a rischio tale diritto.
(4-13603)
Per quanto riguarda, in particolare, la tutela dei diritti umani in Iraq, si sottolinea che, dal punto di vista politico, la legge amministrativa transitoria (una vera e propria Costituzione transitoria, tuttora in vigore) introduce notevoli progressi rispetto agli standard legislativi del Medio oriente, proprio nel campo del richiamo al rispetto dei diritti umani. Viene espressamente proibita ogni discriminazione dovuta a sesso, religione, origine etnica; vengono sancite la libertà di pensiero, di coscienza ed espressione, la libertà di riunione, di associazione, il diritto di voto in elezioni libere, periodiche, regolari, il diritto ad un giusto processo ed alla presunzione d'innocenza. Sono passi in avanti di grande importanza, che introducono nella regione dei concetti e delle libertà sconosciute nel resto del contesto mediorientale.
Dopo le elezioni del 30 gennaio e la nomina delle più alte cariche dello Stato, si è aperta ora nel quadro politico iracheno l'importante fase di dibattito e discussione che porterà alla definizione di una bozza di Costituzione, che sarà poi sottoposta a referendum popolare entro l'ottobre 2005. Il nostro Paese auspica che questi principi così avanzati e finalizzati alla tutela dei diritti umani vengano conservati anche nel testo della Costituzione definitiva. Si segnala a tal fine che il Ministero degli affari esteri italiano d'intesa con le Nazioni Unite, è pronto a sostenere, con iniziative e progetti ad hoc, anche questa fase di drafting costituzionale, se richieste in tal senso verranno avanzate dalle competenti autorità irachene.
Per quanto riguarda, infine, il caso specifico citato nella presente interrogazione, e cioè la tutela del diritto dei popoli all'accesso al cibo e all'acqua, si fa presente quanto segue.
In occasione dell'annuale sessione della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani di Ginevra, l'Italia co-sponsorizza tradizionalmente la proposta di risoluzione sotto il punto 10 dell'agenda dei lavori dal titolo Diritto al cibo. Il testo ribadisce il diritto fondamentale di ciascuno alla libertà dalla fame e dalla povertà, incoraggiando tutti gli Stati ad operare per la piena realizzazione del diritto all'alimentazione sia con azioni concertate a livello internazionale che tramite specifici programmi nazionali per combattere la fame. La risoluzione fa anche menzione del diritto all'acqua nel senso fatto proprio dal Comitato per i Diritti Economici, Sociali e Cuturali delle Nazioni Unite nel 2002, che ha sottolineato, tra l'altro, l'importanza di assicurare risorse d'acqua sufficienti per usi umani ed agricoli al fine di realizzare il diritto ad un'alimentazione adeguata per le comunità umane.
Nel corso della 61a sessione della Commissione dei diritti umani, tenutasi a Ginevra dal 14 marzo al 22 aprile 2005, l'Italia ed i Paesi dell'Unione europea si sono espressi inoltre in materia di diritti economici, sociali e culturali con la dichiarazione della Presidenza lussemburghese a nome dei partners comunitari sotto il punto 10 dell'agenda dei lavori della Commissione. Nel testo della dichiarazione, l'Unione europea ha sottolineato, in generale, l'importanza della good governance per assicurare crescita economica e lotta alla povertà, per la realizzazione dei diritti economici, sociali e culturali. Per quanto concerne, nella specie, il diritto ai cibo, la dichiarazione della Presidenza definisce la fame «un affronto alla dignità umana», esortando gli Stati a prendere le misure necessarie, individualmente e nel quadro della cooperazione internazionale, per proteggere e promuovere il diritto ad un'alimentazione
Da parte italiana si continuerà a seguire, con la massima attenzione e in accordo con gli altri partners europei, la situazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali in Iraq, con particolare riferimento al diritto di accesso all'acqua e al cibo, elementi indispensabili alla sopravvivenza.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
numerose aziende conserviere italiane, acquisterebbero, in regime di temporanea importazione, evitando così di pagare le imposte doganali, concentrato di pomodoro dalla Repubblica Popolare Cinese;
solo una parte del concentrato importato, dopo l'inscatolamento, è realmente destinata al mercato extracomunitario, in particolar modo l'Africa, mentre la restante parte del prodotto sarebbe immessa illecitamente sul mercato italiano e comunitario, evadendo, di fatto, le imposte doganali;
l'evasione delle imposte doganali unitamente al basso costo della manodopera nella Repubblica Popolare Cinese, consente a queste aziende di applicare prezzi impossibili alle aziende italiane che trasformano pomodoro in concentrato;
secondo le stime, il concentrato di pomodoro importato irregolarmente dalla Cina avrebbe conquistato quote di mercato pari a circa il 70 per cento del mercato italiano e comunitario, attualmente l'Italia trasforma circa il 75 per cento del pomodoro presente sul mercato comunitario;
la Repubblica Popolare Cinese, non aderendo al World Trade Organizzation, non è tenuta a rispettare la normativa sugli OGM ed e notorio che i pomodori trasformati sono geneticamente modificati;
ifatti esposti causerebbero, oltre ad un enorme mancato introito per l'erario, quantificabile in svariate decine di miliardi di vecchie lire, un grave danno per l'economia dell'intero comparto di trasformazione agro-alimentare. Le industrie che regolarmente trasformano in concentrato pomodori freschi italiani non riuscendo ad essere competitive perdono di fatto, importanti quote di mercato con le conseguenti ricadute negative sul livello occupazionale;
a subire i danni di quest'illecito comportamento sono anche gli agricoltori italiani, ed in particolar modo quelli della Campania e della Puglia, ai quali verrebbe meno la coltivazione e la relativa produzione del pomodoro tondo per concentrato, coltura molto semplice e di bassi costi ma, innanzitutto, molto resistente alla famosa fitopatia del mosaico del cetriolo, che causano notevoli danni alle altre colture -:
quali provvedimenti intendano adottare per verificare le circostanze esposte con particolare attenzione all'importazione temporanea di concentrato di pomodoro, alle quote di prodotto che sono destinate a paesi terzi extracomunitari e quelle che, invece, sono introdotte illecitamente sul mercato comunitario;
se non ritengano necessari maggiori ed attenti controlli sia in sede doganale sia presso le aziende per evitare l'evasione delle imposte doganali;
infine, per evitare quest'illecito comportamento, non ritengano opportuno applicare alle importazioni di concentrato dalla Repubblica Popolare Cinese imposte doganali fisse, abolendo le licenze di temporanee importazioni.
(4-04852)
Tali norme prevedono la possibilità di importare temporaneamente merce terza in sospensione dal pagamento dei diritti doganali, per essere lavorata, trasformata nella Comunità e poi riesportata.
Il regime di perfezionamento attivo è subordinato al rilascio di un'apposita autorizzazione ai sensi dell'articolo 537 del Regolamento CEE 2454/93 come modificato dal Regolamento 993/01, da parte dell'ufficio doganale competente sullo stabilimento ove vengono effettuate le lavorazioni. In tale autorizzazione vengono indicate le modalità in cui devono essere effettuate le lavorazioni, i mezzi per identificare la qualità della merce all'atto della riesportazione, i tempi entro cui la merce deve essere riesportata (articoli 540-542 Regolamento CEE 2454/93 come modificato dal Regolamento CEE 993/01).
Inoltre, all'atto del vincolo della merce al regime di perfezionamento attivo, deve essere prestata una garanzia per i diritti gravanti sulla merce temporaneamente importata. Tale garanzia viene svincolata nel momento in cui la merce viene riesportata.
Nel caso in cui la merce trasformata (prodotti compensatori) o la merce terza che ancora non ha subito la trasformazione, invece di essere riesportata, viene importata nella Comunità, a tale merce vengono applicati i diritti doganali relativi e cioè il dazio e l'IVA sospesi all'atto del vincolo alla temporanea esportazione (articoli 519-546-547 Regolamento CEE 2454/93 come modificato dal Regolamento CEE 993/01).
La normativa comunitaria prevede che la merce in perfezionamento attivo sia sottoposta a tutta una serie di controlli dall'ufficio doganale competente sullo stabilimento, dal momento di accensione del vincolo, all'appuramento dello stesso. Peraltro, all'atto dell'effettuazione delle operazioni doganali, le merci in questione, per la loro natura, sono soggette ad un ulteriore controllo di natura sanitaria, occorrendo per le stesse un nulla osta sanitario, quale presupposto necessario per gli ulteriori adempimenti da porre in essere.
Tanto premesso, a seguito di apposita istruttoria svolta presso le strutture periferiche dell'Agenzia delle dogane, è emerso che le operazioni di perfezionamento attivo di concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina risultano effettuate presso gli uffici doganali di Napoli e Salerno.
I predetti Uffici hanno comunicato che, dalle verifiche effettuate, è risultato che le società autorizzate lavorano merce extra comunitaria e riesportano il prodotto compensatorio nei paesi terzi.
L'Agenzia delle dogane ha, inoltre, fatto presente che la Direzione regionale di Napoli, al fine di uniformare l'operatività degli uffici dipendenti, ha dettato, nel particolare settore, ulteriori istruzioni procedurali, da applicarsi in modo tassativo, riguardanti il rilascio e la gestione delle autorizzazioni del regime doganale in esame.
A completamento delle operazioni doganali vengono effettuate le prescritte verifiche, presso le ditte beneficiarie, sulla lavorazione della merce, sulle scritture contabili e sulla relativa documentazione commerciale, redigendo appositi verbali di sopralluogo.
La medesima Agenzia ha, infine, riferito che le problematiche relative ad eventuali frodi nello specifico settore vengono affrontate da parte della stessa unitamente a tutti gli organismi coinvolti nell'attività di monitoraggio e controllo (Ministero della salute, Ministero delle attività produttive, Ministero delle politiche agricole e forestali, Carabinieri, Guardia di finanza), anche attraverso verifiche congiunte, scambio di informazioni e riunioni periodiche.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.
come è possibile apprendere da un'interrogazione a firma di Michele Rega, consigliere del comune di Calvanico, nel predetto comune, alcune imprese risultano
peraltro, il comune di Calvanico, a seguito degli eventi alluvionali del 2001, ha conferito ad una ditta, con delibera del 5 settembre 2001, l'incarico di rimozione dei detriti dell'alluvione, per un importo di circa un miliardo e 900 milioni di vecchie lire. Si sottolinea al riguardo che, sin da allora, l'attività di trasporto dei detriti, stoccati provvisoriamente nelle località «Chiaio» e «Piè d'Eco», non sia stata mai interrotta, anzi, le discariche si sarebbero addirittura moltiplicate nelle aree circostanti;
a ciò si aggiunga, come è possibile apprendere dall'esposto-denuncia, di cui è firmatario il medesimo Michele Rega, che il comune di Calvanico, adducendo pur sempre motivi di «somma urgenza», ha deliberato in data 20 aprile 2001 di incaricare due ditte della raccolta e della rimozione dei rifiuti, consentendone lo stoccaggio su di un campo di calcio;
sono evidenti, secondo l'interrogante, da un lato, l'inutilità dei lavori in questione, dall'altro, la mancata oculatezza nella gestione delle risorse pubbliche da parte dell'amministrazione comunale, che ha proceduto con il criterio della «somma urgenza», senza una regolare gara e senza peraltro effettivamente risolvere le problematiche relative alla rimozione dei rifiuti, ma anzi determinando un sostanziale peggioramento della situazione -:
quali iniziative di competenza intenda adottare in relazione ai fatti ed alle problematiche cui si fa riferimento in premessa.
(4-11541)
Per contenere i danni, prestando soccorso alla popolazione, sono intervenuti gli enti interessati.
Nella stessa giornata il sindaco ha affidato i lavori con procedura di «somma urgenza» a diciotto ditte.
Il materiale rimosso è stato depositato in due aree di stoccaggio provvisorio, «Chiaio» e «Piè d'Eco», la prima già interessata da lottizzazione, la seconda di proprietà privata.
Il sindaco ha deciso di affidare ad un tecnico esterno l'incarico di redigere i progetti dei lavori resisi necessari a causa del nubifragio.
Con deliberazione di Giunta del 26 settembre 2001 l'Amministrazione comunale procedeva alla nomina di un tecnico esterno cui veniva affidato l'incarico di redigere i progetti per i lavori urgenti su alcune strade comunali.
Con lo stesso atto deliberativo veniva deciso di disciplinare l'incarico con una convenzione e veniva autorizzata la copertura dei relativi oneri finanziari. Ogni progetto non avrebbe dovuto, comunque, superare l'importo di 800 milioni di lire.
Il 12 dicembre 2001 il tecnico depositava i progetti registrati al protocollo del Comune con il numero 6574 e il successivo 10 gennaio la giunta municipale deliberava di approvare «in sanatoria, ora per allora, gli elaborati progettuali presentati il 12 dicembre 2001 dal tecnico incaricato» e nominava «sempre in sanatoria», il tecnico sopraindicato, «quale direttore dei lavori, per un importo complessivo di oltre sette miliardi di lire».
Il 13 marzo 2002 i carabinieri di Fisciano sequestravano il campo sportivo del comune di Calvanico, in quanto adibito abusivamente a discarica di rifiuti solidi urbani dal comune, informando la Procura della Repubblica presso il tribunale di Salerno. Quest'ultima successivamente ha emesso un avviso di garanzia nei confronti del sindaco pro tempore e del responsabile dell'ufficio tecnico comunale.
L'8 giugno 2004 la discarica della località «Piè d'Eco» è stata sottoposta a sequestro penale dall'Arma dei Carabinieri di Fisciano ed è tuttora a disposizione dell'Autorità giudiziaria.
I fatti lamentati dall'interrogante non consentono l'adozione delle iniziative auspicate,
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
il Ministero della pubblica istruzione con proprio decreto il 14 agosto 1961 dichiarava la villa ottocentesca con annesse pertinenze sita nel comune di Spinea (Venezia) - via Roma segnata in catasto ai numeri 76-75-74-73-77/A e 221 - foglio 6 comune di Spinea di interesse particolarmente importante ai sensi della legge 1 giugno 1939, n. 1089; la stessa veniva quindi sottoposta a tutte le disposizioni di tutela contenute nella legge sopracitata, sia per «l'edificio del tipico organismo veneto, piacevole facciata d'interpretazione classica», sia per il «parco con pregiate essenze di alto fusto ed allietato da un laghetto e montagnola»;
attualmente è pendente presso la Soprintendenza ai beni ambientali ed architettonici del Veneto il procedimento per la creazione di una fascia di rispetto (cosiddetto vincolo indiretto) al fine di assicurare l'integrità del complesso immobiliare oggetto di tutela, anche attraverso la sua visibilità, mediante l'imposizione di distanze minime che le eventuali nuove costruzioni dovranno rispettare;
come infatti, rilevato nell'istanza in data 24 novembre 2004 presentata dall'Istituto delle Suore Figlie di S. Giuseppe, ora proprietario, alla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici del Veneto, l'edificazione ravvicinata al parco e alle architetture del complesso vincolato recherebbe gravi danni di tipo paesaggistico e di significato storico e ancor più verrebbe ad alterare la visuale soprattutto del parco che rappresenta una delle poche risorse paesaggistiche rimaste nel territorio del comune di Spinea, in quanto l'ultima Variante al Piano regolatore generale comunale prevede un'edificazione con una distanza di metri 5 dalle mura storiche che perimetrano il parco e una serialità di condomini di altezza media di metri 10,50 e per una consistenza di metri cubi 3.500 -:
se non ritenga di dover intervenire, affinché sia concessa con una certa sollecitudine quanto richiesto alla Soprintendenza ai beni ambientali e architettonici del Veneto, vale a dire una fascia di rispetto ai sensi dell'articolo 21 della legge n. 1089 del 1939 ad ovest della villa lungo tutto il confine che limita la proprietà.
(4-15075)
In merito alla ipotesi di un vincolo indiretto intorno al complesso costituito dalla Villa e dal parco ad essa circostante, già sottoposto nell'insieme a tutela, ai sensi della legge all'epoca vigente (legge n. 1089 del 1939), si fa presente che l'ufficio periferico competente per l'avvio del procedimento di vincolo (Soprintendenza per i beni architettonici ed il paesaggio del Veneto Orientale) ha assicurato che provvederà quanto prima alla definizione di una proposta di vincolo sull'area circostante la villa ed il parco, al fine di tutelare le condizioni di ambientamento e decoro del complesso, oltre che per salvaguardarne la luce e la prospettiva.
Solo una volta che l'ufficio periferico avrà formulato detta proposta ed avrà trasmesso a tutti gli interessati, sarà formalmente avviato il relativo procedimento di tutela indiretta.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.
l'insegnamento del diritto e dell'economia da molti anni è diventato in tutti gli istituti superiori un insegnamento ordinamentale, risultato che ha comportato un aumento del numero delle relative cattedre e delle immissioni in ruolo;
malgrado tale assetto ormai felicemente sperimentato e sedimentato, che peraltro, specie nel Mezzogiorno, ha favorito e favorisce quella educazione alla legalità così tanto auspicata, sembra che si stia perseguendo, per quanto è dato dedurre dalla bozza del decreto legislativo in attuazione della legge 20 marzo 2003 n. 53, il disegno di escludere dal novero delle discipline traversali con speciale valenza formativa proprio la classe A019, relegata a disciplina di indirizzo nel solo liceo economico;
una siffatta previsione, secondo l'interrogante inammissibile, che provoca una vera e propria incredulità, ha generato un vivo allarme e forte preoccupazione nei docenti di discipline giuridiche ed economiche, i quali si sono spesi in una scelta di vita che conducono con professionalità e dedizione;
a parere dell'interrogante, ove si perseguisse tale irrazionale, ingiustificabile obiettivo, che rappresenterebbe un'esecrabile involuzione, si verificherebbero migliaia e migliaia di esuberi (valutati 15.000) con poche, se non nessuna, seria e concreta possibilità di riqualificazione dei docenti esclusi -:
quali siano le vere ragioni che giustificherebbero la cancellazione delle materie giuridiche ed economiche nell'Istituto tecnico industriale («nuovo» liceo tecnologico), nell'Istituto tecnico per geometri, nel Liceo pedagogico (neo Liceo delle scienze umane), nel Liceo Artistico, negli Istituti professionali nonché nella sperimentazione che si sta perseguendo nel liceo classico e scientifico;
piuttosto, sarebbe utile da un punto di vista formativo incrementare l'insegnamento delle materie giuridiche proprio in vista di quelle finalità che la stessa riforma assume di voler perseguire, ma di fatto con tale previsione di cancellazione mostra di negare o di ignorare -:
quali siano, nel caso di una siffatta «cancellazione» secondo l'interrogante deprecata e deprecabile, gli indispensabili, progetti di riqualificazione e di impiego del corpo docente della classe A019 di cui incomprensibilmente e imperdonabilmente pare si voglia celebrare la soppressione.
(4-13087)
Per quanto concerne i licei, i relativi ordinamenti non contengono queste materie anche se insegnamenti di diritto e di economia sono presenti in forme, dislocazioni e misure differenziate nei licei che attuano sperimentazioni, ivi inclusi gli indirizzi che seguono i programmi elaborati dalla commissione Brocca.
Si rileva, tuttavia, che in questi indirizzi sperimentali le nuove discipline sono state introdotte per accumulazione, nell'ottica dell'arricchimento enciclopedico, ma il crescere delle discipline di insegnamento non ha comportato una dilatazione degli orari in quanto si è proceduto contraendo la durata dell'unità oraria di insegnamento.
La riforma del sistema scolastico, che ha la precipua finalità di assecondare la vocazione degli studenti e favorirne il successo formativo, punta ad individuare per ogni liceo un nucleo rappresentativo delle discipline essenziali e vincolanti per tutti gli studenti, quali Italiano, Storia, Matematica,
Si ricorda che la prima stesura del decreto delegato concernente la definizione delle norme generali e i livelli essenziali delle prestazioni sul secondo ciclo del sistema educativo di istruzione e formazione è disponibile sul sito del MIUR dal 18 gennaio 2005; ciò allo scopo di promuovere un ampio dibattito pubblico volto ad acquisire utili suggerimenti in vista della definizione del relativo progetto di riforma. La bozza iniziale è stata infatti via via modificata a seguito di confronti con le regioni, con le organizzazioni sindacali e con le associazioni disciplinari e dovrà ora seguire il suo iter formale che è stato già avviato.
Per ciò che concerne la disciplina denominata «Elementi di diritto ed economia» il Ministero ha proposto di inserire detta disciplina tra le attività ed insegnamenti obbligatori a scelta dello studente in tutti i percorsi liceali, ad eccezione ovviamente del liceo economico nel quale le materie giuridiche ed economiche assumono un ruolo dominante.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
i lavoratori dipendenti del Ministero degli Affari esteri e di altri uffici pubblici che operano presso le rappresentanze italiane all'estero sono iscritti agli albi elettorali dei Comuni di residenza ove dovrebbero assolvere il loro diritto dovere di voto sui quesiti referendari posti al voto il 12 e 13 giugno 2005;
i predetti lavoratori concorreranno nel calcolo dei cittadini votanti o meno nella definizione del quorum;
i medesimi lavoratori saranno impegnati nei giorni 12 e 13 giugno presso le rappresentanze italiane all'estero, anche per permettere ai connazionali emigrati di esprimere il loro voto, e non potranno obbiettivamente esprimere il loro giudizio sui quesiti referendari su cui bisognerà esprimersi negli stessi giorni;
il Ministero degli Affari esteri ha già da tempo posto al Ministero competente il quesito per poter far votare all'estero, presso le relative rappresentanze, i dipendenti pubblici ivi distaccati;
ancora nella giornata del 23 maggio 2005 nessuna disposizione è stata emanata in proposito col rischio di non permettere ai lavoratori di votare con una incidenza negativa nel computo del quorum -:
quali provvedimenti urgenti intende adottare al fine di permettere ai nostri connazionali di esercitare il diritto di voto in merito ai quesiti referendari previsti per il 12 e 13 giugno prossimi, atteso che l'approvazione della proposta soggetta a referendum, a norma dell'articolo 75 comma 4 della Costituzione, dipende anche dalla partecipazione alla votazione della maggioranza degli aventi diritto.
(4-14688)
Come noto, all'inizio dell'attuale legislatura la questione è stata posta all'attenzione della Camera dei deputati ove sono stati presentati due distinti disegni di legge (atto Camera n. 809 dell'onorevole Ramponi e atto Camera n. 880 degli onorevoli Spini e Angioni), tuttora all'esame della Commissione affari costituzionali, diretti a garantire anche ai cittadini italiani temporaneamente residenti all'estero, e quindi anche ai dipendenti
La questione è anche all'attenzione del Comitato permanente anagrafico-elettorale, istituito ai sensi dell'articolo 6 del decreto del Presidente della Repubblica 2 aprile 2003, n. 104 (regolamento di attuazione della legge n. 459 del 2001).
La soluzione del problema comporta l'esigenza di approfondire, in via preliminare, alcune questioni di fondamentale importanza, tra le quali assume particolare rilievo quella relativa all'individuazione dei candidati per i quali i sopra citati connazionali dovrebbero votare, ossia i candidati dei rispettivi collegi italiani oppure quelli della «circoscrizione estero» prevista dalla legge n. 459 del 2001.
La prima soluzione manterrebbe immutato il legame tra gli elettori ed i loro luoghi di residenza, ma comporterebbe enormi difficoltà organizzative sia per i comuni in Italia che per gli uffici consolari (ad esempio, stampa e trasmissione di schede elettorali relative ad innumerevoli collegi elettorali).
La seconda ipotesi, invece, anche se più agevole dal punto di vista organizzativo, comporterebbe l'elezione dei candidati presentatisi nelle quattro ripartizioni elettorali in cui la citata legge suddivide la «circoscrizione estero», con il concorso di connazionali che in quelle ripartizioni risiedono solo temporaneamente, indebolendo così il legame di rappresentatività tra eletti ed elettori alla base di ogni esercizio elettorale.
Il problema è stato affrontato anche all'interno del Ministero degli affari esteri, ove sul tema si è svolto un incontro organizzato dalla direzione generale per il personale alla presenza delle organizzazioni sindacali, nel corso del quale sono state prospettate alcune soluzioni che necessitano di ulteriori approfondimenti da parte delle amministrazioni competenti in vista degli eventuali provvedimenti che dovrebbero necessariamente essere adottati a livello legislativo.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
risulta all'interrogante che presso l'istituto comprensivo statale VI circolo di Lamezia Terme (Catanzaro) in data 1 settembre 2004 la Dirigente del medesimo circolo di fatto non avrebbe permesso al collegio docenti di discutere in merito alle modalità dì applicazione della legge n. 53/2003, e avrebbe rifiutato qualunque confronto con i docenti dell'istituto;
in data 6 ottobre 2004 con circolare n. 5276 la Dirigente avrebbe negato la convocazione di un nuovo collegio docenti, nonostante fosse stata regolarmente avanzata con le firme di più di un terzo degli insegnanti;
su tale episodio in data 12 ottobre 2004 è stata prodotta dagli insegnanti una regolare diffida inviata sia alla Dirigente che al Direttore scolastico regionale il quale, a tutt'oggi, non è ancora intervenuto sulla questione;
i genitori degli alunni frequentanti l'istituto, venuti a conoscenza nei primi giorni di lezione dei fatti e delle nuova organizzazione scolastica (insegnanti diversi per i propri figli e scelte di attività ex novo) decisa dal su indicato discusso collegio dei docenti, non hanno accettato le condizioni di discontinuità cui andavano incontro i loro figli e hanno cercato di incontrare e di farsi ascoltare dalla Dirigente e da altri organi superiori, ma inutilmente;
in seguito ai suddetti inutili tentativi le famiglie hanno espresso il loro disaccordo e messo in atto numerose iniziative di protesta che sono sfociate successivamente nella richiesta di nulla osta al trasferimento dei propri figli in altre scuole della città, per un numero di ben 90 alunni circa e, a tutt'oggi, a due mesi dall'inizio dell'anno scolastico, sono determinati a portare avanti la loro protesta -:
se i fatti corrispondono al vero e se sì quali provvedimenti intenda adottare affinché nell'istituto comprensivo del VI
quali iniziative intende adottare affinché nell'istituto comprensivo di Lamezia Terme venga garantito il confronto tra le diverse componenti della scuola e lo svolgimento della didattica e delle attività ad essa connesse nel pieno rispetto dei diritti delle stesse componenti.
(4-11998)
Dalla indagine effettuata è emerso che nella vicenda non è stato coinvolto tutto il VI circolo didattico di Lamezia Terme ma soltanto il «plesso Francisa» ove i docenti hanno preso posizioni divergenti circa le decisioni assunte dal dirigente scolastico in merito all'assegnazione dei medesimi alle classi.
I criteri per le assegnazioni dei docenti, la ripartizione oraria delle discipline e il loro accorpamento in due ambiti, uno dei quali da assegnare al tutor, sono stati in effetti deliberati regolarmente dal collegio docenti. Analogamente è stata approvata dalla maggioranza dei docenti la proposta del dirigente scolastico di affidare la funzione tutoriale a quei docenti che avrebbero anche insegnato la religione cattolica nella classe loro affidata; soltanto tre docenti si sono astenuti.
Nell'applicare detti criteri sono state escluse dalla nomina ad insegnante con funzioni tutoriali due docenti delle classi terze.
Per quanto concerne le relazioni sindacali va rilevato che il dirigente scolastico con decreto del 14 settembre 2004 ha in effetti proceduto alle assegnazioni dei docenti alle classi senza aver di fatto riunito le organizzazioni sindacali firmatarie del contratto scuola, anche se formalmente aveva provveduto a convocare per l'11 settembre 2004 le RSU della scuola per le informazioni preventive e per la contrattazione d'istituto ed aveva inviato per conoscenza comunicazione alle segreterie provinciali delle organizzazioni sindacali.
Dopo la notifica della convocazione della riunione, pervenivano alla dirigente scolastica le dimissioni della RSU GILDA. Conseguentemente veniva disdetta la riunione con comunicazione inviata ai medesimi destinatari e in data 16 settembre 2004 prendeva avvio l'attività didattica.
Avverso il comportamento del dirigente scolastico la CGIL scuola ha proposto ricorso in quanto l'utilizzazione dei docenti e i criteri per la loro assegnazione alle classi è materia riservata alla contrattazione collettiva integrativa ai sensi dell'articolo 6, lettere a) e b) del CCNL 2002-2005 del comparto scuola, invitando il medesimo dirigente scolastico a convocare le organizzazioni sindacali provinciali.
In ottemperanza alla contestazione della CGIL il dirigente scolastico fissava, con fax del 27 settembre 2004, la convocazione delle organizzazioni sindacali per le ore 15 del 28 settembre 2004, con un preavviso, a parere della CGIL, insufficiente.
Essendosi presentato in orario il solo rappresentante della CISL la segreteria provinciale della CGIL prendeva atto dell'esito nullo della convocazione.
Con decreto del 29 ottobre 2004 il dirigente scolastico confermava la contrattazione d'istituto dell'anno precedente modificandone alcune clausole senza procedere ad una nuova convocazione delle organizzazioni sindacali.
Il tribunale di Lamezia Terme, al quale la CGIL Scuola ha proposto il ricorso, si è espresso in data 14 maggio 2005 ritenendo infondato il ricorso medesimo nella considerazione che la brevità del tempo intercorrente tra il giorno fissato per la contrattazione e l'avviso di convocazione si giustifica con l'esigenza di concludere al più presto possibile le procedure di contrattazione per l'adozione dei conseguenti provvedimenti organizzativi, in quanto le lezioni erano già iniziate.
Riguardo, infine, alle richiesta di nulla osta avanzata dai genitori, si fa presente che dopo una richiesta collettiva di circa n. 80 nulla osta presentata all'inizio dell'anno scolastico, numerosi genitori si sono dissociati e ben presto la questione è rientrata.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
l'Italia è il Paese, nell'ambito delle Nazioni europee, a maggior rischio di erosione delle coste marine;
l'Italia è altresì il Paese con il maggiore chilometraggio di costa;
complessivamente sono già 2.400 i chilometri, su un totale di 7.500, che mostrano evidenti gli effetti di una forte erosione;
il dato è ricavato dalle rilevazioni dell'Osservatorio sull'erosione costiera per il recupero e la valorizzazione dei litorali che, in data 26 gennaio 2005, ha presentato i risultati di una ricerca Nomisma sul valore delle aree costiere e sulle potenzialità economiche delle spiagge italiane;
sulla base dei dati rilevati da Eurosion - progetto della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea - nell'intera Europa ogni anno vengono perduti 15 chilometri quadrati di spiagge;
in Italia negli ultimi anni sono stati perduti quattro chilometri quadrati di costa, ripresi dal mare che ha fatto scomparire interi arenili o comunque li ha fatti fortemente arretrare, con pesantissime conseguenze sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico;
sembra che il trend erosivo registri una crescita addirittura esponenziale, anche perché, forse, difettano adeguate contromisure per contenere il fenomeno;
è vero che su tale fenomeno incidono gli evidentissimi cambiamenti climatici, ma sono indicate come cause primarie dell'erosione costiera le urbanizzazioni lungo i corsi dei fiumi, la cementificazione degli argini, i disboscamenti, le costruzioni di dighe senza adeguate valutazioni di impatto ambientale, con la conseguenza che si è considerevolmente ridotta la capacità dei fiumi di trasportare sedimenti a valle, capacità che da sempre ha costituito un apporto insostituibile per il mantenimento dell'equilibrio naturale delle aree costiere, e, in particolare, delle spiagge -:
se si ritenga serio e meritevole di grande attenzione il problema dell'erosione delle coste e delle spiagge sia dal punto di vista ambientale sia dal punto di vista economico;
se si siano individuati precisi programmi di intervento per agire sulle cause dell'erosione, così come elencate in premessa, al fine di ripristinare l'equilibrio naturale, oggi violato, che ha sempre provveduto, attraverso il trasporto di sedimenti, a mantenere inalterate coste, spiagge ed arenili;
se vi siano programmi europei contro l'erosione costiera, tenuto conto del fatto che il fenomeno riguarda l'intero continente.
(4-12641)
L'amministrazione interrogata si è posta, pertanto, la necessità di avviare una serie di iniziative volte alla conoscenza delle dinamiche geomorfologiche di tutta la costa italiana e dei relativi fenomeni di disequilibrio fisico, finalizzate ad ottenere uno strumento pianificatorio che individui in modo organico gli strumenti di difesa strutturali e non strutturali occorrenti e che tenga conto dei fenomeni e degli effetti, sia a livello di bacino, che a livello litoraneo,
In tale ambito, si è avviata con le regioni e le Autorità di Bacino una serie di incontri volti alla comprensione delle principali problematiche delle coste italiane, delle esperienze maturate e degli strumenti di tutela messi già in atto. Dette azioni sono propedeutiche alla individuazione degli indirizzi e dei criteri per la difesa delle coste.
A livello comunitario, è stata emanata una raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 30 maggio 2002, dove si prevede che entro settembre 2006 venga predisposta da ogni Stato membro una strategia per la gestione integrata delle zone costiere.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
come è noto, la Città italiana più colpita dall'amianto è quasi certamente Casale Monferrato, in provincia di Alessandria;
nel centro alessandrino, infatti, per decenni ha lavorato la fabbrica manifatturiera della multinazionale svizzera titolare del marchi Eternit;
nel corso degli anni '70 la fabbrica occupava circa 2.000 dipendenti, stabilizzatisi in 1.000 circa a cavallo degli anni '80;
si registrò una vera e propria strage di dipendenti per malattie direttamente o indirettamente collegate all'esposizione all'amianto;
all'epoca l'amianto veniva trasportato da camion senza alcuna protezione e le polveri si disperdevano inevitabilmente lungo le strade, tanto che ancor oggi vi sono quaranta/cinquantenni malati, cittadini che non hanno mai lavorato alla Eternit, sì che ha preso corpo il sospetto che fossero i bambini dell'epoca che giocavano in strada quando le polveri venivano disperse senza precauzioni di alcun tipo;
proprio in queste settimane un pool di legali, per conto della Cgil, del patronato Inca e dell'Associazione familiari vittime dell'amianto, ha presentato al procuratore aggiunto di Torino dottor Raffaele Guariniello un documentatissimo e voluminosissimo esposto ipotizzando il reato di omissione dolosa di cautela antinfortunistiche;
l'assessorato all'ambiente della regione Piemonte sta valutando la possibilità di costituirsi parte civile nell'instaurando processo, tenuto conto del fatto che sono stati già stanziati 50 milioni di euro, 25 per Casale Monferrato e 25 per Balangero per bonificare le aree che negli anni passati sono state teatro della strage dell'amianto -:
se non ritenga di dover valutare l'opportunità di una costituzione di parte civile, in assoluta sinergia con la regione Piemonte, per la gravità dell'inquinamento ambientale subìto da Casale Monferrato e da Balangero.
(4-14605)
Il sito di Casale Monferrato comprende il territorio di 48 comuni, dei duali 45 in provincia di Alessandria, 2 in provincia di Vercelli e 1 in provincia di Asti. L'area da bonificare è pari a circa 738,95 Kmq e risulta interessata da una diffusa presenza di amianto sotto forma di materiali sia
Trattandosi di area ad alto rischio ambientale, sono in corso interventi di messa in sicurezza d'emergenza quali la rimozione delle coperture e pennellature in cemento-amianto del capannone Eternit per una superficie totale di circa 60.000 mq; mentre sono già state rimosse quelle a maggior rischio (circa 15.000 mq). Questi interventi termineranno entro il 2005. Sono, inoltre, in corso gli interventi di bonifica del cosiddetto «polverino» d'amianto, materiale molto pericoloso per la sua respirabilità.
Per quanto attiene al Progetto definitivo di bonifica, si fa presente che è già avvenuta la sua approvazione con decreto 29 novembre 2004, attualmente in corso di attuazione.
Con riferimento al sito di Balangero, la sua perimetrazione ricomprende un'area di cava in cui avveniva l'estrazione e la lavorazione dell'amianto, nonché le relative aree di discarica e le vasche di decantazione dei fanghi.
In interventi di messa in sicurezza e risanamento ambientale dell'area hanno interessato il versante di discarica lato Balangero, le vasche di decantazione «Rio Pramollo» ed il Canale scolmatore dell'invaso naturale dell'ex miniera di amianto di Balangero e Corio. È in corso, invece, la sistemazione statica, idrogeologica e idraulica del versante Fandaglia lato Corio.
In tutte le fasi dei suddetti interventi si sta effettuando il monitoraggio ambientale delle fibre di amianto, con particolare riferimento ai fenomeni di aerodispersione.
In data 17 maggio 2005, si è svolta l'asta per l'aggiudicazione al patrimonio della regione Piemonte dell'area in questione da parte della curatela fallimentare. A seguito di ciò si provvederà alla definizione del Progetto definitivo di bonifica.
Ad integrazione delle informazioni in possesso degli On.li interroganti, si evidenzia che è intenzione dell'Associazione Familiari Vittime dell'Amianto presentare entro breve tempo l'ennesimo esposto alla Procura della Repubblica di Casale Monferrato. L'ultimo esposto è quello del 4 aprile proposto dalle Associazioni di Casale, Balangeno e Bagnoli.
Per quanto attiene la richiesta circa l'opportunità di costituzione di parte civile del ministero nell'instaurando processo, si fa presente che, sussistendone i presupposti, il Ministero interrogato promuoverà azione risarcitoria ai sensi dell'articolo 18 della legge n. 349 del 1986, attesa la gravità dell'inquinamento ambientale.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
le elezioni politiche che si sono svolte il 31 marzo 2005 in Zimbabwe hanno nuovamente portato alla vittoria Robert Mugabe, 81 anni, eroe della guerra d'indipendenza dello Zimbabwe e presidente del paese africano dal 1987;
in questo paese l'Aids uccide un bambino ogni 15 minuti, almeno un terzo della popolazione attiva è sieropositiva o malata, la disoccupazione ufficiale è al 70 per cento e l'inflazione viaggia intorno al 500 per cento annuo. La moneta locale, che veniva scambiata contro due dollari Usa nel 1980, anno dell'indipendenza, oggi vale 6.200 dollari al cambio ufficiale e 17 mila dollari al mercato nero;
questi dati rivelano chiaramente che lo Zimbabwe è in preda ad una spaventosa crisi economica, generata in gran parte dalla politica applicata in questi decenni da Mugabe, padre-padrone del paese africano, che nelle due precedenti campagne elettorali, quella del 2000 e quella del 2002, impose al paese abusi, violenze, omicidi e torture per raggiungere i suoi obiettivi elettorali;
nella recente tornata elettorale il governo ha usato violenza e repressione con meno evidenza, anche perché è stata da poco varata una riforma elettorale che introduce un premio di maggioranza particolarmente
le opposizioni guidate da Morgan Tswangirai del Movimento per il cambiamento democratico (Mdc), hanno contestato l'esito delle consultazioni elettorali, denunciando brogli e intimidazioni;
subito dopo le elezioni in un discorso radiofonico con il quale ha comunicato il nome dei nuovi ministri, Mugabe ha detto che il nuovo Governo avrà come compito principale, «guidare lo sviluppo economico del Paese»;
in questi giorni il paese è dilaniato da feroci scontri con le forze dell'ordine generati dall'ultima decisione del presidente Mugabe che ha annunciato la guerra alla vendita ambulante, unica fonte di reddito per l'80 per cento della popolazione locale, 18 mila gli arresti in una settimana per combattere il mercato nero. Gli scontri con le forze dell'ordine hanno provocato danni agli edifici, vetrine infrante, negozi saccheggiati in molti quartieri della capitale Harare. E se questo non bastasse due giorni fa sono state rase al suolo le baracche di lamiera e carta catramata di migliaia di famiglie inurbate a causa della miseria, della fame e dell'inganno propagandistico della «riforma agraria» nelle campagne, lasciando, senza riparo, proprio adesso che le notti sono già gelide, tanta gente già indebolita dall'Aids -:
quali siano le iniziative del Governo in relazione a questi drammatici eventi, sia per quanto riguarda la sicurezza e l'incolumità dei tanti italiani che in questo paese svolgono opere di assistenza umanitaria, sia per le necessarie pressioni sulle autorità locali a testimonianza della grande attenzione e preoccupazione internazionale.
(4-14838)
Ultimamente si è inoltre assistito ad un pesantissimo giro di vite da parte delle forze dell'ordine contro operatori economici e venditori ambulanti del mercato informale e contro l'abusivismo edilizio. Sarebbero state sottoposte a fermo, soprattutto nella capitale, oltre 22.000 persone, mentre in tutto il Paese sarebbero stati distrutti abitazioni e negozi con operazioni («Clean Sweep» e «Restore Order») che avrebbe colpito centinaia di migliaia di persone. Si ha inoltre notizia di ulteriori rastrellamenti.
Sull'insieme degli eventi e sull'evoluzione della situazione vengono mantenute costanti consultazioni tra le ambasciate dell'Unione europea. Sulla base di un dettagliato rapporto dei Capi Missione ad Harare, l'UE ha emesso in data 7 giugno una dichiarazione che condanna apertamente l'operazione e lancia un appello al governo zimbabwano perché ponga fine immediatamente all'intervento, esortandolo al rispetto dei diritti umani ed a mettere in opera politiche tese ad alleggerire le difficili condizioni di vita della popolazione. Le preoccupazioni per le conseguenze di una simile azione sono state espresse a più riprese anche direttamente dalla nostra Ambasciata in occasione di incontri a livello ministeriale e di funzionari.
Gli italiani presenti in Zimbabwe sono circa un migliaio, di cui una quarantina di missionari e 15 operatori di ONG (CESVI, COSV, Terres des hommes Italia). L'Ambasciata ha provveduto ad attivare il piano di emergenza per i nostri connazionali (I livello di allerta).
Per indurre il Governo di Mugabe a rispettare diritti umani, stato di diritto, democrazia e buon governo l'Unione europea
a) divieto di fornire allo Zimbabwe armamenti, formazione, assistenza tecnica ed equipaggiamento che possa essere utilizzato per la repressione interna;
b) divieto di transito e soggiorno all'interno dei Paesi dell'Unione europea per numerosi (120) esponenti del Governo e del Partito governativo (ZANU-PF);
c) congelamento dei fondi eventualmente detenuti presso istituti finanziari europei dai citati esponenti del Governo e dello ZANU-PF;
d) sospensione dei programmi di cooperazione ad eccezione di quelli a diretto sostegno della popolazione, nonché sospensione della firma del programma indicativo nazionale dello Zimbabwe relativo al 9o Fondo Europeo di Sviluppo.
La situazione dei diritti umani in Zimbabwe, forma quindi oggetto di costante attenzione da parte dell'Italia e dell'Unione Europea che non hanno mancato di esprimere a più riprese, come sopra accennato, severe condanne per le gravi violazioni dei diritti umani in quel paese. In particolare, pur non avendo lo Zimbabwe formato oggetto di alcuna risoluzione di condanna per violazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali né nel corso della 61a sessione della Commissione per i Diritti Umani di Ginevra (marzo-aprile 2005), né nel corso della 59a Assemblea Generale delle Nazioni Unite (settembre-dicembre 2004), durante la 61a sessione della CDU la Presidenza lussemburghese, nel discorso generale sullo stato dei diritti umani nel mondo pronunciato a nome dell'Unione europea, ha espresso forte preoccupazione per le gravi violazioni dei diritti umani in Zimbabwe. In particolare la Presidenza ha stigmatizzato l'esteso ricorso alla tortura, le detenzioni arbitrarie e le violenze, invitando le Autorità di Harare a ristabilire la democrazia e lo stato di diritto, a porre fine all'utilizzo delle milizie dell'esercito e delle polizia per intimidire i civili, richiamando infine il Governo dello Zimbabwe al rispetto degli obblighi internazionali in materia di diritti dell'uomo.
Peraltro, va ricordato che l'Unione europea tradizionalmente presenta sia in seno alla III Commissione dell'Assemblea Generale a New York che a Ginevra alla CDU, una risoluzione sui diritti umani in Zimbabwe che, però, fino ad oggi non è stata mai approvata a causa dell'opposizione del Gruppo africano.
L'Unione africana è infatti molto critica verso le sanzioni europee. La «questione Zimbabwe» continua quindi a costituire un ostacolo all'approfondimento delle relazioni tra Unione europea e Unione africana nel suo complesso.
Per quanto concerne più specificatamente le elezioni tenutesi il 31 marzo u.s., l'Unione europea il 4 aprile 2005, ha rilasciato una Dichiarazione in cui, pur constatando alcuni lievi miglioramenti, non ha potuto riconoscere a quelle consultazioni elettorali i requisiti minimi perché le stesse potessero essere definite libere ed imparziali.
Per completezza di informazione si ricorda infine che il Rapporto 2005 di Amnesty International conferma la grave situazione dei diritti umani in Zimbabwe. Secondo tale ONG il Governo avrebbe, infatti, continuato la sua campagna di repressione volta a eliminare l'opposizione politica e ridurre al silenzio ogni forma di dissenso, rendendosi colpevole di torture, aggressioni, detenzioni arbitrarie e reprimendo i media indipendenti; inoltre, sempre secondo il rapporto sopra citato, il Governo zimbabwano a dicembre ha ratificato una legge che proibirebbe ad associazioni straniere di tutela dei diritti umani di operare nello Zimbabwe e avrebbe imposto restrizioni alle organizzazioni locali che si occupano di diritti umani. Infine Amnesty International evidenzia come, nonostante il paese continui a fronteggiare una situazione di insufficienza delle risorse alimentari, il Governo
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Alfredo Luigi Mantica.
la vertenza sindacale in materia di aumenti contrattuali agli autoferrotranvieri è ultimamente e ripetutamente sfociata in scioperi selvaggi dei lavoratori interessati che hanno bloccato quasi interamente importanti città del nostro Paese, come Milano, causando rilevanti danni economici e ingenti disagi a tutti i cittadini, con l'evidente scopo di forzare la trattativa con la minaccia di minare l'ordine pubblico;
detti scioperi si sono tenuti in persistente e aperta violazione delle vigenti norme in materia di diritto di sciopero nei servizi essenziali e dei codici di autoregolamentazione;
questi fenomeni di insorgenza sindacale estrema appaiono del tutto ingestibili da parte dei sindacati confederali, e lo stesso strumento della precettazione dei lavoratori in sciopero ad opera dei prefetti è risultato inefficace nel contenere una dinamica di ribellismo sociale di stampo anarcoide -:
come intenda prevenire il Governo il ripetersi nel futuro di simili degenerazioni che rappresentano un serio rischio per l'ordine pubblico e se non ritenga il Ministro interrogato di vigilare affinché l'antagonismo sociale non comporti problemi di ordine pubblico, soprattutto con riferimento ad alcune iniziative delle frange più estreme del sindacalismo di base.
(4-15396)
Tali limiti costituiscono, a tutti gli effetti, i parametri di regolarità dell'esercizio di sciopero ed il loro mancato rispetto implica la lesione di un diritto costituzionalmente garantito.
In tema di servizi pubblici essenziali, la disciplina contenuta nella legge n. 146 del 1990, e nella successiva legge n. 83 dell'11 aprile 2000, detta una procedura precisa, finalizzata a tutelare i diritti della persona.
Proprio a tutela di tali diritti, l'articolo 8 della legge n. 146 prevede un potere di ordinanza esercitatile dal presidente del Consiglio dei ministri o da un Ministro da lui delegato, per i conflitti di rilevanza nazionale o interregionale.
Se il conflitto è di carattere locale, tale potere spetta al prefetto. L'articolo 9 della stessa legge prevede il regime sanzionatorio nel caso di inosservanza di quanto disposto dalla Autorità nazionale di Governo, a livello centrale o periferico.
Le regole, quindi, ci sono e sono chiare, così come sono chiari gli interessi e i valori in gioco: da un lato il diritto incomprimibile di coloro che attuano lo sciopero a manifestare liberamente le loro opinioni; dall'altro il diritto altrettanto incomprimibile dei cittadini a veder riconosciuti i loro diritti, parimenti garantiti.
A queste indicazioni, in occasione dello svolgimento di scioperi, i prefetti e le Forze dell'ordine si sono sempre attenuti, nel supremo interesse del rispetto della legalità e nella salvaguardia della correttezza delle regole democratiche e di convivenza civile.
Venendo ora ai fatti ricordati dall'interrogante, si fa presente che, per lo scorso 1 dicembre 2003, le Organizzazioni sindacali FILT-CGIL, FIT-CISL, UILT-UIL, UGL e FAISA CISAL avevano proclamato uno sciopero nazionale di otto ore, nell'ambito delle iniziative a sostegno della vertenza riguardante il rinnovo del secondo biennio del Contratto collettivo nazionale del comparto autoferrotranvieri scaduto il 31 dicembre 2001.
Come stabilito dalla normativa che disciplina lo sciopero nei trasporti pubblici, i lavoratori della società ATM avrebbero dovuto astenersi dal lavoro salvaguardando le fasce di rispetto per l'utenza, ossia dalle ore 8.45 alle 15 e dalle 18 sino alla fine del servizio.
Di fatto, i suddetti lavoratori, sin dalle primissime ore del mattino si sono riuniti spontaneamente in assemblea presso tutti i depositi aziendali, impedendo in tal modo l'attivazione dei servizi autofilotranviari e metropolitani.
La conseguenza è stata che oltre 2 milioni di cittadini sono stati privati, senza alcun preavviso, della possibilità di raggiungere i luoghi di lavoro, compresi scuole ed ospedali.
Pertanto lo sciopero, proclamato con inizio alle ore 8.45 è, di fatto, iniziato già nelle primissime ore della mattinata e si è concluso dopo 24 ore. I dipendenti sono rimasti per la maggior parte del tempo nei depositi dell'Azienda in assemblea, per discutere sui problemi contrattuali e sulle iniziative di lotta.
Nel corso della stessa mattinata del 1 dicembre il prefetto di Milano ha incontrato i rappresentanti territoriali e di categoria di Cgil, Cisl e Uil, che ne avevano anche fatto richiesta, per avere elementi di valutazione e di conoscenza su quanto accadeva nell'Azienda e soprattutto per capire se alle ore 15 l'attività lavorativa sarebbe ripresa.
Si aveva conferma che le iniziative erano nate spontaneamente, al di fuori delle direttive dei rappresentanti territoriali e di categoria, che, anzi, si dissociavano dai metodi di lotta adottati dai lavoratori.
Malgrado la richiesta formulata ai rappresentanti di categoria di adoperarsi per la ripresa dell'attività lavorativa dalle ore 15, l'astensione proseguiva per tutta la giornata.
La situazione creatasi nella città, come è a tutti noto, è stata di assoluto disordine, con danni gravi ad ogni attività e alla vita sociale ed economica nel suo complesso. Il traffico ha subìto pesantissimi rallentamenti e, in molte circostanze, ha sfiorato la completa paralisi, tanto da ostacolare e rendere difficoltosa l'azione dei mezzi delle forze dell'ordine e del soccorso pubblico.
Nel corso del pomeriggio, dopo la mancata ripresa del lavoro, il prefetto ha indetto una riunione con il sindaco di Milano e i vertici dell'Azienda per valutare le azioni possibili dinnanzi alla eventuale prospettiva di una prosecuzione dell'astensione nella giornata successiva.
In considerazione della evidente grave compromissione dell'ordine pubblico e dei diritti fondamentali dei cittadini, il prefetto di Milano ha ritenuto di adottare un provvedimento di natura straordinaria, ai sensi dell'articolo 2 del regio-decreto 18 giugno 1931 n. 773, il testo unico in materia di pubblica sicurezza, ordinando la ripresa del servizio nella giornata successiva.
La mattinata del 2 dicembre 2003, i servizi sono iniziati puntualmente e i mezzi di trasporto pubblico hanno funzionato con regolarità.
Si ricorda inoltre che, sempre nell'ambito della medesima vertenza, le organizzazioni sindacali FILT-CGIL, FIT-CISL, UILT-UIL, FAISA CISAL e SLAI COBAS avevano proclamato, per il 15 dicembre 2003, un ulteriore sciopero nazionale di ventiquattro ore.
Per la medesima giornata anche l'organizzazione sindacale COMU aveva proclamato uno sciopero nazionale di quattro ore.
In considerazione del gravissimo turbamento nella vita della città che l'astensione dal lavoro del precedente 1 dicembre aveva comportato, e della circostanza che la società ATM aveva comunicato l'avvenuto ritrovamento di un volantino, in alcuni depositi aziendali, preannunciante l'indizione di un'assemblea dei lavoratori alle ore 4 del medesimo giorno 15 nonché la possibilità che potessero costituirsi ulteriori assemblee non autorizzate, il prefetto di Milano, al fine di garantire le prestazioni indispensabili ad evitare la compromissione del funzionamento dei servizi essenziali allo svolgimento della vita economica e sociale della città, ha adottato un secondo provvedimento di natura straordinaria, ordinando l'effettuazione del servizio secondo i turni predisposti dall'Azienda nel rispetto della normativa di disciplina dello sciopero nei servizi autoferrotranviari.
Anche in tale occasione i servizi di trasporto pubblico hanno funzionato regolarmente.
Si ricorda, inoltre, che il 20 dicembre 2003, dalle prime ore del mattino, il personale delle società che gestiscono il trasporto pubblico in tutta l'area milanese non hanno preso servizio per l'intera giornata senza alcun preavviso.
Solo i dipendenti delle Ferrovie nord Milano esercizio hanno attuato un servizio parziale con inizio del blocco a metà mattinata e riprendendo nel pomeriggio per consentire ai pendolari il rientro a casa.
Tale astensione, che ha coinvolto non solo il capoluogo ma molti comuni della provincia milanese, tra i quali la città di Monza, nonché il collegamento ferroviario con l'aeroporto di Malpensa, ha determinato gravissimi pregiudizi nel funzionamento degli altri servizi pubblici e disagi pesanti per la cittadinanza, con evidenti ripercussioni di ordine pubblico.
Nella mattinata del 20 dicembre il prefetto aveva convocato le organizzazioni sindacali territoriali, per avere elementi di valutazione e di conoscenza, incontrando altresì i rappresentanti del comune di Milano ed i vertici dell'ATM per valutare le azioni possibili per scongiurare il protrarsi della protesta. Si concordava di attendere la conclusione dell'accordo a livello nazionale, del quale, nel frattempo arrivavano notizie di possibile soluzione.
Atteso che la situazione di astensione si era protratta per l'intera giornata del 20 dicembre, continuando ad essere in atto anche nella mattinata del 21, il Prefetto ritenne opportuno procedere alla precettazione per i giorni 22, 23 e 24 dicembre, giornate a ridosso delle festività natalizie.
Nella giornata del 20 dicembre veniva comunque siglato, a livello centrale, l'accordo nazionale che avrebbe dovuto consentire la conclusione della vertenza, ma detto accordo non veniva condiviso a livello locale.
Ciò ha comportato una ripresa delle trattative all'interno di ATM al fine di addivenire ad un accordo integrativo che da un lato assicurasse un recupero di produttività ed efficienza per l'Azienda e, dall'altro, venisse incontro alle aspettative dei lavoratori.
La trattativa in questione si è interrotta il 30 dicembre, per riprendere subito dopo le festività natalizie con due incontri che hanno avuto luogo il 7 e 8 gennaio 2004 presso la prefettura.
Nello stesso momento, però, l'organizzazione sindacale Slai Cobas proclamava, per il giorno 9 gennaio 2004, uno sciopero nazionale di 24 ore: anche in questo caso è stato emesso un provvedimento di precettazione al fine di garantire le fasce di rispetto (dall'inizio del servizi alle 8.45 e dalle 15 alle 18). II provvedimento è stato rispettato ed i servizi si sono fermati soltanto nelle ore programmate di sciopero.
Il successivo 12 gennaio 2004, si è verificata un'altra astensione totale dell'attività lavorativa che si è protratta per l'intera giornata e che ha indotto il Prefetto di Milano ad emettere un provvedimento di precettazione per i giorni 13, 14, 15, 16 e 17 gennaio.
Peraltro, il 13 gennaio, nonostante l'ordinanza, i lavoratori non hanno ripreso l'attività ed i servizi sono tornati a funzionare regolarmente solamente il 14 gennaio, allorché, a seguito di un ulteriore incontro tenutosi in prefettura, presso il Comune di Milano è stato siglato l'accordo aziendale tra ATM e organizzazioni sindacali.
In relazione ai citati episodi la questura di Milano ha trasmesso rapporto all'autorità giudiziaria. Inoltre, sono stati notificati gli avvisi di accertamento di illecito amministrativo, in relazione alla violazione dell'ordinanza - ingiunzione emessa dal prefetto.
Si informa, infine, che la Procura della Repubblica presso il tribunale di Milano - a seguito della compiuta identificazione dei partecipanti alle azioni di interruzione del servizio pubblico - ha proceduto ad iscrivere 4118 procedimenti nei confronti di singoli dipendenti per violazione dell'articolo 340 del codice penale, concernente proprio il reato di interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità.
L'ufficio inquirente ha altresì fatto presente di aver formulato, nell'ambito di ogni procedimento, già dal 21 settembre 2004, richiesta di emissione del decreto penale al giudice per le indagini preliminari.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.
l'azienda «SEBAC» di Ponte della Venturina, nel Comune di Granaglione (Bologna) ha programmato il licenziamento, subito dopo il termine della procedura di mobilità prevista per il 23 dicembre 2004, per 23 lavoratori dei 70 impiegati nello stabilimento;
il ridimensionamento del personale dello stabilimento SEBAC di Ponte della Venturina infligge un duro colpo ai livelli occupazionali ed all'economia della intera comunità del territorio dell'Alta Valle del Reno ove l'azienda rappresenta un'importante realtà produttiva;
grave preoccupazione desta l'atteggiamento assunto della delegazione della SEBAC che nel corso di precedenti colloqui intercorsi con le parti sociali non ha voluto valutare possibili alternative ai licenziamenti anche attraverso soluzioni finalizzate alla salvaguardia dei posti di lavoro -:
se non ritenga urgente istituire un tavolo istituzionale che individui tutte le azioni che possano aiutare l'azienda superare la crisi, con l'obiettivo di preservare l'occupazione ed il lavoro nel territorio dell'Alta Valle del Reno.
(4-12167)
L'azienda Sebac Italia Srl, produce ammortizzatori per mezzi a due e quattro ruote e, dall'anno 2001, versa in uno stato di crisi per la mancanza di commesse da parte di clienti consolidati, come le società Piaggio ed Aprilia.
La società in esame non ha mai usufruito della Cassa integrazione guadagni, tranne che per brevi periodi nell'anno 2003, ma ha fatto ricorso ad assunzioni a tempo determinato per fronteggiare la situazione sopra descritta e per sopperire alle commesse di natura straordinaria.
Il 5 ottobre 2004, la Sebac Italia Srl ha aperto la procedura di mobilità per n. 23 unità operative, di cui 6 impiegati e 17 operai.
Due incontri, esperiti presso la Confapi di Bologna, si sono conclusi senza raggiungere un accordo, dopo di che, le parti sono state convocate anche presso la provincia di Bologna, dove l'azienda in questione ha rifiutato le proposte avanzate in ordine ad un eventuale ricorso agli ammortizzatori sociali.
Tra il 14 e il 16 gennaio 2005 sono state messe in mobilità le 23 unità operative, che però hanno impugnato il licenziamento.
La Direzione provinciale del lavoro di Bologna ha riferito che, in esito al tentativo di conciliazione, è stato sottoscritto un verbale con due diverse modalità di accordo per i lavoratori in questione.
Per 11 lavoratori è stata concordata l'accettazione del licenziamento con la corresponsione di una somma a titolo di incentivo all'esodo, mentre per i restanti lavoratori è stato revocato il licenziamento e gli stessi sono stati riassunti con rapporto di lavoro a tempo determinato, con l'impegno da parte della Sebac Italia Srl di trasformare successivamente tale rapporto, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Per un solo lavoratore è stato redatto un verbale di mancata conciliazione, in quanto le richieste dello stesso sono risultate diverse rispetto all'impugnazione del licenziamento.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
l'interrogante ha appreso da notizie di stampa che sarebbe intenzione del Ministero ridurre di 274 unità il numero delle cattedre in Sicilia; ciò risulterebbe dai dati resi noti dal direttore regionale della scuola relativi agli organici di diritto per il prossimo anno scolastico;
se questi dati venissero confermati le scuole elementari avrebbero 137 posti in meno rispetto all'organico di diritto dell'anno scorso; una cifra che rappresenta più della metà dei tagli nella scuola primaria operati in tutta Italia (251 posti in meno);
a fronte dei 22.869 posti nell'organico di diritto del 2004-05 (nell'organico di fatto, conteggiato sugli alunni effettivamente seduti in classe a settembre, sono diventati 22.927), per l'anno prossimo sono previsti 22.732 posti;
gli alunni iscritti alla primaria sono complessivamente 2.156 in meno ma è anche vero che il taglio così drastico delle cattedre non è proporzionato al calo demografico e non risulta giustificato;
per quanto riguarda le iscrizioni alle scuole medie - che vedono in base ai dati parziali un calo di seimila iscritti - sembrerebbe che il Ministero sia deciso a tagliare 149 posti in Sicilia;
per le superiori è previsto, un piccolo aumento (appena 12 in più rispetto all'organico di diritto dell'anno scorso) ma, ad avviso dell'interrogante, assolutamente insufficiente a controbilanciare il calo della scuola primaria -:
se non ritenga opportuno riconsiderare con urgenza la possibilità di aumentare il numero delle cattedre in Sicilia tenuto conto che la regione è da considerarsi come sede disagiata e ciò anche al fine di prevenire fenomeni di devianza giovanile.
(4-14383)
Già i Governi della precedente legislatura erano consapevoli del sovradimensionamento degli organici del personale della scuola tant'è che la legge finanziaria del 1998 aveva previsto la riduzione del 3 per cento della loro consistenza rispetto a quella del 1997, da realizzare nell'anno 1999. Successivamente la legge finanziaria 2000 aveva previsto la riduzione di un ulteriore 1 per cento rispetto al personale in servizio al 31 dicembre 1999. Il risparmio derivante da tali riduzioni doveva essere destinato alla valorizzazione del personale della scuola. Il risparmio stimato, in effetti, è stato destinato anticipatamente come previsto, mentre le riduzioni d'organico non sono state realizzate. Ne è derivato un rilevante onere non previsto né coperto dalle suddette leggi finanziarie, che le leggi di bilancio successive hanno dovuto coprire.
In questa legislatura il Governo, consapevole della riduzione degli iscritti e della conseguente contrazione degli organici, ha perseguito una strategia di ampliamento del servizio scolastico, attraverso gli anticipi e l'introduzione dello studio della lingua inglese fin dal primo anno della scuola primaria, coprendo tali esigenze con apposite dotazioni organiche. Questa strategia ha consentito di contenere la riduzione delle iscrizioni alla scuola primaria entro il dato medio di 30.000 unità l'anno, dato che se non si fosse così operato sarebbe stato circa doppio.
Gli interventi normativi sugli organici della scuola operati nel corso dell'attuale legislatura mirano ad una migliore utilizzazione delle risorse senza sacrificare i livelli qualitativi e di efficienza del servizio scolastico e senza incidere su quelli occupazionali.
Questi interventi si sono resi necessari per avvicinare il rapporto alunni/docenti ai parametri europei; infatti, il rapporto alunni/docenti nel nostro Paese è il più basso d'Europa: circa 1 a 10 a fronte di un rapporto medio europeo di 1 a 15. Le riduzioni sono compensate in larga misura da incrementi finalizzati alle nuove esigenze. Si ribadisce, inoltre, che le economie di spesa realizzate attraverso gli interventi adottati sono state utilizzate per valorizzare la professionalità docente con conseguenti ricadute positive sulla qualità dei servizi scolastici e dell'offerta formativa.
La legge finanziaria 2005 conferma, per l'anno scolastico 2005/2006, la consistenza numerica della dotazione dell'organico di diritto del personale docente complessivamente determinata per l'anno scolastico 2004/2005. Nell'ambito di tale contingente nazionale il Ministero ha proceduto alla ripartizione dei posti tra le diverse realtà regionali, tenendo a riferimento una serie di dati ed elementi quali la consistenza della popolazione scolastica, i tassi di ripetenza e di abbandono, la configurazione geo-morfologica dei territori interessati, le condizioni socioeconomiche e di disagio dei diversi contesti.
Dato che in alcune realtà, specie nel nord, si sono registrati incrementi della popolazione scolastica, dovuti soprattutto alle iscrizioni di alunni stranieri e che nelle scuole secondarie di II grado a tale fenomeno si è aggiunto quello del maggior afflusso di alunni derivante dagli interventi di recupero di consistenti quote di dispersione scolastica per effetto dell'estensione del diritto-dovere all'istruzione, con provvedimento del 26 aprile scorso, sono stati assegnati ulteriori 650 posti rispetto all'organico consolidato dell'anno scolastico 2004/2005 che, opportunamente distribuiti tra i vari contesti territoriali interessati, hanno incrementato la dotazione organica di diritto per l'anno scolastico 2005/2006. Delle 650 unità; 80 sono state destinate alla Regione Sicilia in aggiunta all'assegnazione iniziale.
Non sono stati rappresentati casi di costituzione delle classi in deroga ai parametri previsti dalle norme vigenti (25 alunni per classe). Dai dati in possesso, ricavabili dal Sistema informativo del Ministero, la media nazionale degli alunni per classe è molto inferiore a quella sopra indicata: nella scuola primaria è di 18, 51; nella secondaria di I grado è di 21,74 e nella secondaria di II grado è di 22,03. In particolare nella Regione Sicilia nella scuola primaria è di 18, 81; nella secondaria di I grado è di 20,96 e nella secondaria di II grado è di 22,25.
Sempre in tale regione si è rilevato, negli ultimi anni, una tendenza costante alla diminuzione globale della popolazione scolastica confermata dal calo di 3228 alunni per l'anno scolastico 2005/2006 rispetto all'anno scolastico 2004/2005.
Tale riduzione è rilevabile maggiormente, oltre che nella scuola dell'infanzia, nella scuola primaria con una riduzione di 2174 alunni, di 6088 nella scuola secondaria di I grado, ed un aumento superiore alle previsioni, di 7162 nella scuola secondaria.
L'Ufficio scolastico regionale, a seguito della diminuzione degli alunni nella scuola secondaria di primo grado, ha utilizzato i posti di tale ordine di scuola nella secondaria di secondo grado. Ciò ha permesso di recuperare ulteriori 46 posti e di incrementare la dotazione organica nelle province ove vi erano maggiori difficoltà.
Si ricorda, infine, che nell'attuale legislatura il Governo ha previsto un quadro normativo che consente ai dirigenti scolastici, nella fase di adeguamento dell'organico di diritto alla situazione di fatto, di sdoppiare classi e di istituire posti per l'intero anno scolastico.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
nel 1991 l'ANAS spa ha emesso alcuni decreti di espropriazione in provincia di Bergamo diretti:
agli Istituti Educativi di Bergamo, per la realizzazione di uno svincolo in direzione Longuelo, ai quali è stato inviato un decreto di occupazione temporanea per 30 mila metri quadri di terreno al confine tra Bergamo e Treviolo. Dopo alcuni accertamenti è risultato che l'ANAS avrebbe occupato 10 mila metri quadri in più del previsto, modificando così il valore di indennità il cui calcolo è, ad oggi, ancora in corso;
all'azienda agricola Dalcio di Sopra, per alcune aree al confine tra Bergamo e Treviolo. Dopo numerose perizie, tuttavia, non è ancora stata emessa la sentenza per stabilire l'indennità definitiva;
alla Ditta Spajani, per la realizzazione del ponte delle «Ghiaie» lato Treviolo. L'Anas ha versato immediatamente circa l'80 per cento dell'esproprio ma non risulta, ad oggi, ancora liquidato il restante 20 per cento -:
considerati il periodo di tempo trascorso dai decreti di espropriazione e le legittime aspettative dei privati e degli Enti interessati ad ottenere gli indennizzi, quali iniziative il Ministro intenda assumere, con i poteri che gli sono propri, presso ANAS spa, per verificare quali siano itempi previsti per il versamento del saldo rimanente spettante alla ditta Spajani, quali siano state le ragioni ostative al pagamento dello stesso e quali siano i tempi e le modalità dei saldi delle indennità definitive.
(4-14540)
Più in particolare, riferisce la società stradale, è stato convenuto quanto segue:
Istituti educativi di Bergamo: in data 15 giugno scorso è stato effettuato un sopralluogo dei tecnici dell'ANAS di concerto con quelli dell'Istituto che ha consentito di definire esattamente la superficie espropriata. Entro il prossimo autunno si provvederà al pagamento del relativo indennizzo;
Azienda agricola Dalcio di Sopra: è stato fissato per il prossimo 7 luglio un incontro tra i legali dell'Anas e della suddetta Azienda agricola, al fine di valutare la possibilità di un accordo extragiudiziale, essendoci la volontà di farlo, per porre fine al contenzioso che si trascina ormai da anni;
ditta Spaiani: è stato versato quale anticipo l'80 per cento della somma spettante per l'esproprio. Nella riunione si è convenuto che il restante 20 per cento sarà corrisposto al termine degli attuali lavori in corso la cui ultimazione è prevista entro l'autunno del corrente anno, dopo aver definito l'esatta area da espropriare;
ditta Pansera: sono stati risolti i motivi ostativi che avevano impedito il pagamento del restante 20 per cento dell'esproprio che sarà corrisposto entro il prossimo mese di settembre.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
il settore delle scommesse sportive è disciplinato dal decreto del Ministro delle finanze 2 giugno 1998, n. 174 (Regolamento sulle scommesse sportive), dal decreto 7 aprile 1999, che approva la Convenzione tipo per l'esercizio delle scommesse sportive al totalizzatore nazionale e a quota fissa, dai decreti interdirigenziali 6 giugno e 2 agosto 2002, dalla legge n. 326 del 2003, dalla legge n. 350 del 2003 (Legge finanziaria 2004) articolo 4, comma 194;
la normativa richiamata stabilisce che la raccolta delle scommesse è affidata ad imprese aggiudicatarie di una concessione di servizi operante in ambito comunale, a seguito di un regolare bando di gara;
queste imprese hanno operato fin dall'inizio della raccolta, 1 gennaio 2000, in situazioni di estremo disagio, dovuto a varie cause tra cui: la sopravvalutata situazione di mercato, che ha determinato una previsione di minimi garantiti spropositatamente più alta rispetto alla reale raccolta e che ha determinato l'intervento del legislatore volto a ridurli; la concentrazione di soggetti concessionari, organizzati di fatto come providers, in luogo di una capillare ed uniforme distribuzione sul territorio; l'elevata imposizione fiscale, ridotta solo dal 2003; la presenza sul territorio italiano, nonostante i divieti normativi, di bookmakers-operatori stranieri (CTD); la mancata puntuale regolamentazione della raccolta attraverso gli strumenti telefonici e telematici, che ha provocato delle vere e proprie aberrazioni di mercato, con l'ingiustificato approfittamento dei vuoti normativi da parte di pochi operatori;
l'amministrazione, spinta da queste problematiche, il 13 aprile 2005 ha emanato una circolare esplicativa della precedente circolare (14 luglio 2002), che è stata per ben 2 anni utilizzata ed interpretata in maniera «audace» da alcuni, dando luogo ad una concorrenza sleale, oltre che abbattere tutti i vincoli legati alla territorialità della concessione;
la disciplina sanzionatoria italiana posta dalla legge n. 401 del 1988 si è applicata poco e con scarsi risultati ai fini della repressione del fenomeno dell'illegalità;
i disagi elencati sono aumentati dalle difficoltà provocate dalla presenza della criminalità, organizzata e non, presente nei territori di maggiore raccolta, come la Campania, da sempre interessata alle attività che comportano la gestione d'ingenti somme di denaro, alle scommesse clandestine, al totonero, al lotto clandestino;
per le suddette ragioni d'ordine pubblico e di moralità, il sistema concessorio, attraverso una rete di concessionari, è necessario per l'espletamento del servizio, che è direttamente ed intimamente legato alla tutela anche dei giocatori;
nonostante i ritardi ed i disagi elencati, le imprese del settore solo nell'anno 2003 hanno fruttato complessivamente all'erario, attraverso l'imposta unica, oltre 67 milioni di euro;
si apprende, che a breve, avverrà la pubblicazione, ad opera dell'Amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, di un bando di gara per il riassetto del settore delle scommesse a quota fissa;
tale bando di gara prevede un consistente allargamento dell'attuale rete dei concessionari delle scommesse sportive attraverso un modello già adottato per la gestione dei concorsi pronostici sportivi (Totocalcio e Totogol), degli apparecchi da intrattenimento (slot), e per la gestione del Bingo;
dalle notizie pubblicate in data 27 maggio 2005 dall'Agenzia di stampa AGICOS, si apprendono dichiarazioni dell'A.A.M.S. la quale asserisce che sia il sindacato SNAI che SNAI Spa, ed altri soggetti interessati a questa sezione di mercato, hanno partecipato a diversi incontri formali e non proprio sull'argomento bando -:
quali iniziative il Ministro intende adottare a tutela dei consumatori e a garanzia della trasparenza delle imprese e della legalità del gioco;
come il Ministro intenda predisporre un progetto di riforma complessivo del settore, che, ove non tenesse conto della situazione attuale del mercato, porrebbe rischi concreti all'attività dei concessionari
quali conseguenze il nuovo bando di gara, promosso da parte dell'amministrazione autonoma dei Monopoli di Stato, porterà sull'attuale sistema concessorio;
quali procedure il Governo intende adottare nei confronti dell'AAMS dopo le dichiarazioni pubblicate il 27 maggio 2005 dall'Agenzia di Stampa AGICOS.
(4-14966)
In particolare, il comma 284 del citato articolo 1 ha disposto il riordino dell'imposta unica sulle scommesse a quota fissa su eventi sportivi diversi dalle corse dei cavalli, di cui all'articolo 4, comma 1, lettera b), numero 2), del decreto legislativo 23 dicembre 1998, n. 504. A decorrere dal 1 gennaio 2005, l'aliquota di tale imposta è fissata nella misura del 33 per cento della quota di prelievo stabilita per ciascuna scommessa.
Il successivo comma 286 del citato articolo 1 ha stabilito, invece, che, con uno o più decreti (da adottare ai sensi dell'articolo 17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400), il Ministro dell'economia e delle finanze provvede al riordino delle scommesse su eventi sportivi diversi dalle corse dei cavalli e su eventi non sportivi, in particolare, per quanto attiene agli aspetti organizzativi, gestionali, amministrativi, impositivi, sanzionatori, nonché a quelli relativi al contenzioso ed al riparto dei proventi.
L'articolo 1, comma 287, della legge n. 311 del 2004, prevede, inoltre, che con provvedimenti del ministero dell'economia e delle finanze-Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato, siano stabilite le nuove modalità di distribuzione delle scommesse a quota fissa su eventi diversi dalle corse dei cavalli e su eventi non sportivi, da adottare nel rispetto della disciplina comunitaria e nazionale, secondo principi di: armonizzazione delle modalità di commercializzazione a quella dei concorsi pronostici; economicità ed efficienza delle reti di vendita, fisiche e telematiche; diffusione capillare delle stesse sul territorio nazionale; sicurezza e trasparenza del gioco; tutela della buona fede dei partecipanti; salvaguardia dei diritti derivanti dall'applicazione del regolamento di cui al decreto del Ministro delle finanze 2 giugno 1998, n. 174, recante norme per l'organizzazione e l'esercizio delle scommesse a totalizzatore ed a quota fissa su competizioni sportive gestite dal CONI.
I Monopoli hanno rappresentato che sono all'esame del Comitato generale per i giochi le linee guida per l'attuazione di quanto previsto dalle citate disposizioni. Al termine dei lavori del predetto Comitato, si provvederà alla stesura dei documenti per la selezione degli operatori di gioco cui affidare attività e funzioni pubbliche in materia di scommesse.
La procedura di selezione, che sarà, in ogni caso, una procedura «aperta» nel rispetto della normativa nazionale e comunitaria, permetterà a tutti gli operatori, anche stranieri, in possesso dei requisiti soggettivi ed oggettivi, di parteciparvi ed, in caso di esito positivo, di operare nel mercato italiano dei giochi.
Infatti, relativamente agli obiettivi fissati dal legislatore, la predetta Amministrazione ha provveduto ad effettuare, in questi ultimi mesi, approfondite analisi sulle potenzialità del mercato italiano ed europeo, nonché sulle differenze tra il mercato del betting italiano e quello dei principali paesi europei, per definire il nuovo sistema distributivo delle scommesse di cui trattasi, tenendo, comunque, quali punti fermi i principi stabiliti dal legislatore nel comma 287, dell'articolo 1 della legge n. 311 del 2004.
In particolare, per quanto riguarda la salvaguardia dei diritti derivanti dall'applicazione del regolamento di cui al citato decreto del Ministro delle finanze 2 giugno 1998, n. 174, i Monopoli - come rappresentato dal Direttore generale durante le audizioni, in data 25 maggio e 1 giugno 2005, presso la VI Commissione (Finanze e Tesoro) del Senato della Repubblica - consentiranno (se adempienti a tutte le obbligazioni previste dalla concessione in essere) di optare tra la sottoscrizione di una nuova concessione per almeno 6 anni, ovvero la scelta di diventare negozi di scommessa per conto dei nuovi concessionari individuati attraverso la procedura di selezione (con condizione di favore rispetto agli altri negozi di scommessa).
Pertanto, i Monopoli, nel progetto di riordino del settore di cui trattasi, intendono salvaguardare gli operatori che hanno avuto il ruolo di «precursori» dello sviluppo delle scommesse sportive in Italia e dei quali, quindi, ritengono di capitalizzare il patrimonio imprenditoriale esistente, supportando coloro che hanno operato, in questi anni, in modo costruttivo, ovvero i concessionari che non presentano debiti o ritardi nel pagamento degli stessi all'Erario o al CONI. Quindi, alle professionalità attualmente esistenti non sarà preclusa la possibilità di continuare ad operare, con profitto, in un mercato più aperto, che provvederà a valorizzarle ulteriormente creando nuovi sbocchi occupazionali.
Infine, in merito alle dichiarazioni dell'Agenzia di stampa AGICOS, i Monopoli hanno fatto presente di intrattenere, per motivi istituzionali, continui rapporti con i più rappresentativi concessionari dei giochi pubblici.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.
la SELFIN spa di Caserta, insieme alla Sistemi Informativi di Roma, è una Società interamente posseduta dalla multinazionale IBM, e dette società nel 2001 sono state già oggetto di fusione e «razionalizzazione», con spostamenti di sede e di personale;
l'organico della società, a Caserta, è di circa 250 dipendenti ed ha uffici a Cagliari e a Palermo con altre 30 persone;
da gennaio 2004 la IBM ha avviato una procedura di esubero, per ora congiunturale, che ha portato ad un contratto di solidarietà, con orario di lavoro ridotto al 50 per cento, per 112 persone;
i dati dell'anno corrente, anche a seguito della mancata volontà da parte di IBM di presentare e discutere un piano di rilancio industriale, fanno presagire un aggravio delle perdite alla chiusura di settembre, che porterà ad una dichiarazione di esubero strutturale con gravi conseguenze per i dipendenti e per il tessuto produttivo cui l'impresa rende servizi;
la finalità dell'azienda è quella di fornire alle imprese del meridione (quindi principalmente a piccole e medie imprese) servizi e prodotti informatici, consulenza gestionale e formazione, e che a questo scopo ha usufruito in passato e continua ad usufruire tuttora di rilevanti finanziamenti pubblici;
si susseguono con insistenza ormai da molti mesi, voci sulla apertura di trattative da parte di IBM con varie società, finalizzate a cedere, tramite la vendita, l'intera azienda o parte di essa;
la IBM ha già utilizzato in passato il sistema della vendita a società esterne (in quel caso Celestica spa) per «risolvere il problema degli stabilimenti di Vimercate (Milano) e Santa Palomba (Roma) che, dopo tre anni dall'avvenuta vendita sono stati in seguito definitivamente chiusi dalla società acquirente;
vi è grande allarme tra le maestranze e nel territorio perché si teme il riprodursi della medesima situazione, ciò è inoltre avvalorato da informazioni circolate le
questa situazione ha già attivato l'interesse delle istituzioni locali preoccupate per il colpo che un simile esito assesterebbe alla struttura produttiva della zona -:
se il Ministro interrogato sia a conoscenza di questa situazione e se la cessione dell'azienda senza precise garanzie occupazionali e produttive, sia compatibile con i finanziamenti ricevuti dalla stessa.
(4-11528)
La strategia della società acquirente Met-Fin, dichiarata nell'ambito degli incontri intrattenuti presso il MAP, è stata, sin dall'inizio, quella di implementare le sinergie tra le sue aziende e la Selfin, al fine di attivarne un processo di integrazione e sviluppo, pur nel rispetto delle individualità di ognuna di esse. In particolare, con l'acquisizione della Selfin, la Met-Fin ha, altresì, dichiarato di voler estendere la sua presenza nel centro e nel sud Italia e di ampliare la gamma dell'offerta alla clientela privata e al mercato della sanità.
Met-Fin, nelle stesse occasioni di incontro al MAP, si è impegnata a mantenere ed a valorizzare, anche con appositi corsi di formazione e con l'immissione di figure con specifica professionalità commerciale, tutto il personale a ruolo Selfin al 31 dicembre 2004 (346 lavoratori).
Da una verifica condotta dal Ministero delle attività produttive sui bilanci del Gruppo Met-Fin al 31 dicembre 2003, ultimi disponibili a quella data, non sono emersi elementi di criticità sulla capacità del Gruppo di poter finanziariamente sostenere gli impegni di rilancio delle attività della Selfin.
Ciò nonostante, il programma di integrazione produttiva illustrato da Met-Fin al momento dell'acquisizione ha registrato, sin dai primi mesi dell'anno, ingiustificati rinvii e lo stesso piano di formazione e di riqualificazione professionale è, di conseguenza, slittato.
Già nel mese di marzo il Gruppo Met-Fin ha evidenziato difficoltà d'ordine finanziario. Le organizzazioni sindacali hanno, infatti, informato, tempestivamente, sia il MAP sia la stessa IBM che alla Selfin non venivano corrisposte le retribuzioni ai dipendenti con la dovuta regolarità e che le condizioni finanziarie in cui si trovava Met-Fin erano tali da non poter assicurare la continuità operativa delle attività informatiche della Selfin.
Il Ministero delle attività produttive sta seguendo, con la necessaria attenzione, l'evolversi della situazione relativa alla Met-Fin e ha richiamato IBM alle responsabilità che le competono, queste non possono esaurirsi nella mera presa d'atto che la cessione di un proprio ramo di attività a soggetti terzi non abbia avuto l'esito sperato, per esclusiva responsabilità del soggetto acquirente a rispettare gli impegni contrattualmente assunti.
Il Sottosegretario di Stato per le attività produttive: Mario Valducci.
nella stazione di Bologna sono state trovate pietre con fibre di amianto nelle massicciate dei binari;
l'utilizzo di pietre ricavate da cave con vene di amianto è vietato da oltre dieci anni;
sorge, nell'interrogante, il sospetto che l'utilizzo di tale materiale sia avvenuto anche dopo tale divieto;
è necessario al fine di garantire la salute dei cittadini che frequentano la stazione;
è necessario, comunque, conoscere in quali zone è stato rinvenuto il materiale-:
se non intenda appurare se le ferrovie hanno utilizzato tale materiale anche dopo il divieto;
in caso affermativo, quanto materiale e dove tale materiale è stato utilizzato.
(4-12610)
La presenza di amianto in alcuni pietrischi costituenti la massicciata ferroviaria riguarda un fenomeno estremamente circoscritto e limitato al pietrisco di più vecchia data che in qualche rarissima situazione è ancora in opera.
Il pietrisco impiegato nella stazione di Bologna centrale è costituito essenzialmente da tre tipologie prevalenti di rocce: porfido, calcare e basalto.
Le cave di pietrisco che a partire dagli anni 90 ad oggi hanno rifornito la stazione di Bologna centrale sono ubicate in Trentino Alto Adige, Veneto, Marche, Umbria.
Le cave fornitrici del pietrisco degli impianti ferroviari vengono certificate per quanto riguarda la qualità sono iscritte in appositi albi di fornitori accreditati da Rete ferroviaria italiana spa e sono costantemente controllate anche a mezzo di indagini petrografiche e mineralogiche realizzate a campione da Rete ferroviaria italiana spa su prelievi di materiale lapideo estratto in cava.
Le cave fornitrici di pietrisco emettono per ciascun contratto di fornitura idonea certificazione sulla qualità mineralogica del materiale lapideo con specifica attestazione circa l'assenza di amianto all'interno del materiale medesimo.
Le pietre ritrovate in stazione di Bologna Centrale, cui si fa riferimento nell'interrogazione, risalgono a forniture di pietrisco del periodo antecedente il 1991. Le suddette pietre si ritrovano ancora in alcune aree della stazione che non sono sottoposte a rinnovamenti del binario con sostituzione completa della massicciata ferroviaria.
Al fine di accertare le zone dove sono tuttora presenti le pietre in questione la stazione di Bologna centrale è stata suddivisa in due macrozone: zona A e zona B.
Zona A comprendente le aree di massicciata ferroviaria costituite da materiale in breccia pietrisco in totale assenza di amianto e/o di materiale con indice di rilascio inferiore a 0,1 determinato secondo quanto stabilito dall'allegato 4 punto A del decreto ministeriale 14 maggio 1996.
Zona B comprendente le aree di massicciata ferroviaria costituite da materiale in breccia pietrisco per il quale si esclude a priori la presenza di materiale con indici di rilascio superiore a 0,1.
La zona B è stata a sua volta suddivisa in 21 aree omogenee all'interno della quali sono state individuate 6 aree omogenee di pietrisco con presenza di rocce serpentinitiche.
Per accertare la presenza di amianto nel pietrisco delle 6 aree omogenee sono stati eseguiti n. 30 campionamenti secondo le modalità concordate nel protocollo d'intesa del 29 novembre 2004, sottoscritto da ASL di Bologna Comune di Bologna e Rete Ferroviaria Italiana spa.
I campioni sono stati consegnati a laboratorio accreditato SINAL ARPA di Reggio Emilia ed, al momento, sono in corso di esecuzione le analisi per la valutazione dell'indice di rilascio.
La presenza di fibre di amianto naturali nel pietrisco di più vecchia data, fenomeno
Occorre comunque evidenziare che Rete Ferroviaria Italiana spa per ogni attività lavorativa riguardante massicciate nelle quali sono presenti elementi di pietrisco residuali contenente amianto adotta tutti gli adempimenti e le cautele di sicurezza previsti dalla normativa decreto legislativo 15 agosto 1991 n. 277.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
nel pomeriggio di martedì 22 marzo un operaio di 26 anni di una azienda tessile di Partina (Arezzo), Mohammad Mansur, ha perso la vita in seguito al ribaltamento del carrello elevatore che stava manovrando;
secondo una prima ricostruzione il mezzo, che era vuoto, si è rovesciato improvvisamente schiacciando il giovane dipendente;
la provincia di Arezzo sta avendo un record negativo e preoccupante di morti e infortuni sul lavoro. Appena pochi giorni fa, a Castiglion Fiorentino, in Valdichiana, un giovane operaio era caduto da un muletto in una ditta che lavora polistirolo, riportando un gravissimo trauma cranico ed è ancora ricoverato al policlinico delle Scotte di Perugia in prognosi riservata;
si impone la necessità di un coordinamento dell'attività degli enti che la legge predispone alla tutela delle condizioni di lavoro, al fine di realizzare una concreta campagna di prevenzione degli infortuni che, con triste e sempre più frequente ricorrenza, avvengono su questo territorio -:
quale sia la dinamica dei fatti che hanno portato alla morte di Mohmmad Mansur;
quali iniziative di sostegno della famiglia dell'operaio deceduto siano state previste;
quali iniziative il Governo intenda assumere in raccordo con gli enti locali per coordinare una efficace azione di prevenzione degli infortuni sul lavoro nonché un concreto monitoraggio sulle condizioni di lavoro della provincia di Arezzo.
(4-13637)
I militari del Comando territoriale dei carabinieri sono intervenuti sul luogo dell'incidente per acquisire notizie in merito alla regolarità del rapporto di lavoro del dipendente deceduto.
Ciò al fine di verificare, con ogni mezzo possibile, la esclusione del triste fenomeno dell'infortunio che avviene «nel primo giorno di lavoro».
Sulla base delle notizie acquisite è stato disposto un accertamento approfondito da parte di un ispettore tecnico e del comandante del nucleo CC, entrambi in servizio presso la suddetta direzione, al termine del quale è emerso che i dubbi erano fondati, nel senso che il lavoratore deceduto non risultava assunto ed assicurato.
Le prime risultanze delle attività ispettive sono state comunicate alla Procura della Repubblica di Arezzo in data 12 aprile 2005.
Si fa presente che la Direzione provinciale del lavoro di Arezzo effettua, in maniera sistematica, congiuntamente ad un rappresentante dell'INAIL, le inchieste amministrative per gli infortuni mortali o che comportano lesioni con prognosi superiore a trenta giorni.
Da anni, poi, vi è un'incisiva attività di vigilanza congiunta in edilizia da parte degli ispettori della già citata Direzione Provinciale, della locale azienda USL, dell'INPS e
La Direzione provinciale del lavoro suddetta ha comunicato, inoltre che, nello scorso mese di aprile si sono tenuti diversi incontri con la partecipazione anche delle Istituzioni locali sul tema della sicurezza del lavoro e l'attuazione del DURC (documento unico di regolarità contributiva).
Tali incontri sono culminati in un'apposita riunione indetta, in data 15 aprile 2005, dal prefetto di Arezzo durante la quale sono stati ribaditi tutti gli impegni in tema di vigilanza e di coordinamento al fine di una più efficace azione di prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
l'attuazione di un'efficace politica di riduzione dei rifiuti e di gestione del ciclo integrato, finalizzata al recupero di materie (così come previste dal Decreto Ronchi) tardano ad essere applicate;
l'attuale sito adibito a discarica a servizio dei CDR e localizzato in località Parapoti di Montecorvino Pugliano, verrà chiuso il prossimo 28 febbraio 2005 così come stabilito in sede ministeriale;
l'attuale dato sulla raccolta differenziata in Regione Campania è fermo all'11 per cento, molto lontano dalle reali potenzialità della differenziazione dei rifiuti, determinando oltremodo un elevato quantitativo da inviare agli impianti di CDR;
l'emergenza rifiuti in Campania ha assunto connotati di evidente gravità tali da indurre il Commissariato di Governo per l'Emergenza Rifiuti ad individuare un ulteriore sito di stoccaggio per la frazione FOS e Sovvallo a servizio dei sette impianti di CDR della Campania;
il sito individuato dal Commissariato di Governo ricade nel Comune di Campagna (Salerno) in località Serralonga-Basso dell'Olmo, i cui lavori dovranno avere inizio il prossimo 31 ottobre;
il Consiglio Provinciale di Salerno all'unanimità ha approvato le linee guida per l'individuazione di siti da destinare a discarica che prevedono una loro collocazione quanto più distante dai centri abitati e dalle attività produttive, ben provvista di viabilità di accesso autonoma e alternativa, geologicamente e ambientalmente compatibile, posta al di fuori delle aree protette e dai SIC, nonché lontane da luoghi di particolare interesse storico, culturale e archeologico, fornita da idoneità idrogeologica;
esiste una mappatura messa a disposizione dall'Assessorato all'Ambiente della Provincia di Salerno la quale indica la presenza, sull'intero territorio provinciale, di novantanove cave dismesse (la località Basso dell'Olmo non ricade in questo elenco);
l'area indicata quale futuro sito di stoccaggio per f.o.s. e sovvalli:
ricade in un'area di particolare pregio ambientale, paesaggistico ed economico;
è soggetta a vincoli idrogeologici;
è circondata da Zone di Protezione Speciale (ZPS) tra cui i Monti di Eboli, Medio Corso dei Fiumi Sele e Tanagro;
è adiacente a Zone di Interesse Comunitario quali il Fiume Sele ed il Fiume Tanagro (SIC - habitat);
dista 500 metri dall'Oasi Naturalistica del WWF di Persano, considerata «Zona Umida» di importanza Nazionale, caratterizzata dalla presenza di ambienti naturali incontaminati, di numerosi uccelli acquatici e di una delle ultime popolazioni italiane di lontra. Per le sue caratteristiche di «Zona Umida» con eccezionale valenza paesaggistica e floro-faunistica, l'Oasi ha ricevuto numerosi attestati e riconoscimenti di qualità, l'ultimo dei quali, in ordine di tempo, è l'inserimento nella
dista 500 metri dal Fiume Sele, a monte dell'invaso di Persano. Tale invaso, è a servizio dei Consorzi di Bonifica Destra e Sinistra Sele, i quali derivano l'acqua ad uso irriguo attraverso due grandi canali adutteri per destinarla alle oltre 15.000 aziende agricole della Piana del Sele;
ricade nelle aree di notevole interesse pubblico (vincolo Ronchey);
è utilizzata per la produzione di olio DOP «Colline Salernitane» di particolare pregio;
è adiacente località Sagginara, area di particolare pregio archeologico e sottoposta a vincolo;
è distante 500 metri dalla futura area di servizio della Salerno-Reggio Calabria (la più grande del Sud Italia) con annesso Museo Archeologico in via di costruzione;
è circondata da aziende agrituristiche;
l'analisi relativa all'idoneità idrogeologica ed ambientale dell'Area Serralonga condotta dal Consulente Scientifico, ordinario di Geologia presso il Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio Università di Napoli Federico II, professor Franco Ortolani è particolarmente negativa in quanto non presenta le caratteristiche di idoneità per la realizzazione di una discarica;
il Consiglio Comunale del Comune di Campagna all'unanimità ha espresso forte e decisa contrarietà all'ipotesi di localizzazione di un sito di stoccaggio nella località Serralonga-Basso dell'Olmo;
tale scelta del sito di Basso dell'Olmo, ha suscitato particolari attenzioni e contrarietà da parte delle Comunità Locali quali Battipaglia, Eboli e Serre, Comunità Montana «Zona Alto e Medio Sele», Comunità del Parco Regionale dei Monti Picentini, IV Commissione Regionale Permanente, Associazioni di Protezione Ambientali Nazionali quali WWF, VAS, Legambiente, LIPU, Italia Nostra, Associazioni di Categoria quali CPO - Consorzio Provinciale Ovicoltori, Coldiretti, ASPO; FILCA CISL ed i Consorzi di Bonifica Destra Sele, Sinistra Sele e di Paestum;
appare contraddittorio esprimere una grande attenzione allo sviluppo economico e alla tutela ambientale di tale area (SIC - ZPS - Oasi Naturalistica - vincoli archeologici, paesaggistici, idrogeologici - marchio DOP, eccetera) e al contempo consentire la realizzazione di tale scempio -:
se non si consideri opportuno sollecitare il Commissariato di Governo per L'Emergenza Rifiuti in Campania ed il Governo, ad attuare una politica incisiva sulla riduzione e differenziazione dei rifiuti ed avviare la realizzazione di impianti di compostaggio;
quali interventi urgenti si intendano attuare al fine di verificare l'idoneità del sito Serralonga-Basso dell'Olmo, visti gli innumerevoli pareri contrari;
se non si ritenga di dover verificare l'esistenza di siti alternativi con minor impatto ambientale ed economico-sociale.
(4-11216)
Com'è noto il piano regionale prevede la realizzazione di n. 7 impianti di C.D.R. e n. 2 termovalorizzatori, oltre ai necessari siti di messa in riserva definitiva di FOS e sovvalli, nonché delle piattaforme di stoccaggio del CDR, queste ultime resesi necessarie nelle more della realizzazione degli impianti di termovalorizzazione.
Il Commissario di Governo, proprio al fine di pervenire a soluzioni condivise dalle collettività locali, ha interessato le amministrazioni provinciali per la localizzazione di aree idonee ad essere utilizzate per la realizzazione dei siti di smaltimento, invitando le stesse a fornire degli elenchi ovvero indicare le linee guida per l'individuazione degli stessi.
In tale contesto, il consiglio provinciale di Salerno ha adottato la delibera n. 78 del 19 luglio 2004, con la quale ha individuato le caratteristiche escludenti la localizzazione di siti da utilizzare per il conferimento dei Fos e sovvalli suddetti.
L'individuazione del sito Basso dell'Olmo del comune di Campagna è emersa in occasione della riunione tenutasi presso la Prefettura di Salerno in data 23 luglio 2004. Il sito, infatti, presenta caratteristiche tecniche rispondenti ai parametri individuati dalla provincia di Salerno con la delibera sopra citata.
In tale occasione, il sindaco del comune di Campagna ha espresso la propria contrarietà alla localizzazione del sito in località Basso dell'Olmo ed ha chiesto un ulteriore attività istruttoria in ordine all'idoneità del sito.
Per tale ragione, il comitato tecnico, nominato con ordinanze commissariali n. 123 del 7 giugno 2004 e n. 140 del 24 giugno 2004, in data 6 settembre 2004, ha stabilito di procedere ad un sopralluogo sul sito per una migliore ricognizione dello stato dei luoghi, avviando contemporaneamente una preliminare verifica della sussistenza delle caratteristiche tecniche del sito stesso. Sulla scorta delle considerazioni geologiche dell'area e con il supporto delle rappresentazioni cartografiche e della documentazione fotografica, in data 16 settembre 2004, è stato effettuato un sopralluogo che ha permesso di evidenziare che il sito:
a) è raggiungibile dall'A3 uscita Campagna, dotato di viabilità indipendente dai centri abitati del comune;
b) non incide sulle fasce di rispetto autostradali e fluviali;
c) non incide sulle aree di Parco della Provincia né su altre aree protette a fini naturalistici;
d) presenta una distanza in linea d'aria da aree urbane perimetrabili superiori ai 1500 m;
e) presenta una distanza dal fiume Sele superiore ai 500 m.;
f) incide su un affioramento argilloso che ne garantisce l'idoneità idrogeologica e la tutela dei corpi idrici profondi;
g) è privo di caratteristiche estetiche di pregio e tale da far ritenere compatibile un'attività di riqualificazione ambientale.
Sulla scorta delle considerazioni sopra esposte, il Commissario ha autorizzato, con ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004, la FIBE Campania alla redazione di un progetto preliminare-definitivo per un intervento di ricomposizione morfologica del sito «Basso dell'Olmo» nel comune di Campagna, con l'utilizzo di volumetrie di cava per il conferimento di FOS e Sovvalli provenienti dagli impianti di produzione del CDR della regione Campania.
Con la medesima ordinanza i tecnici della Fibe sono stati autorizzati all'accesso ai luoghi per procedere alla progettazione in parola, anche al fine di verificare l'esistenza di vincoli ambientali presenti nell'area interessata dall'intervento di cui tener conto nella successiva elaborazione progettuale.
Con nota prot. n. 19115 del 13 ottobre 2004, indirizzata al prefetto di Salerno, il Sindaco del comune di Campagna ha espresso le sue perplessità in ordine alla scelta del Commissario.
Successivamente, in data 18 ottobre 2004, il Consiglio provinciale di Salerno ha chiesto la revoca dell'ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004.
Successivamente, nel mese di novembre si è tenuta una riunione presso il Dipartimento di Protezione civile e, alla presenza del Capo Dipartimento dottor Bertolaso, di rappresentanti della Provincia e di parlamentari salernitani, si è stabilito di adottare la stessa procedura utilizzata per la provincia di Avellino istituendo una Commissione di Tecnici composta da 3 componenti in rappresentanza della Provincia, 1 componente in rappresentanza della Prefettura di Salerno ed 1 componente in rappresentanza del commissariato di Governo. La provincia ha messo a disposizione della suddetta commissione la documentazione tecnica e cartografica riguardante 22 siti di cave dismesse e abbandonate presenti in Provincia di Salerno.
A seguito di approfondito esame la commissione ha concluso i lavori ritenendo tutti i siti esaminati non idonei per il conferimento di FOS e sovvalli provenienti dagli impianti di Cdr.
Pertanto, visti i risultati del lavoro condotto dalla commissione sopra citata, è stata portata avanti l'iniziativa stabilita con ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004.
In data 14 dicembre 2004, la Fibe Campania spa con nota prot. n. FC/04/1291/Ape/ns ha trasmesso il progetto preliminare-definitivo, acquisito in data 15/12/04 al prot. n. 16436/CD RIF. La documentazione è stata depositata presso l'ufficio del Responsabile Unico del Procedimento per una verifica preliminare degli elaborati progettuali e trasmessa anche al Comitato Tecnico.
La Commissione e il RUP hanno espresso, dopo l'esame del progetto presentato dall'Affidataria, parere favorevole con prescrizioni.
Il Commissario di Governo, acquisiti tali pareri e considerato che ogni ritardo nell'adozione delle misure atte a superare lo stato di emergenza nel settore dei rifiuti poteva essere causa di turbativa sociale e di gravi e preoccupanti alterazioni delle condizioni di igiene e sanità pubblica, ha adottato l'ordinanza n. 346 del 31 dicembre 2004, con la quale è stato approvato, ai sensi dell'articolo 27 del Dlgs n. 22/97, il Progetto definitivo per la realizzazione dell'intervento di ricomposizione morfologica della cava in località Basso dell'Olmo del comune di Campagna (SA) con l'utilizzo della Fos e dei sovvalli provenienti da impianti di produzione di CDR, presentato dall'Affidataria del servizio di smaltimento rifiuti solidi urbani, FIBE CAMPANIA spa con alcune prescrizioni indicate nell'ordinanza stessa.
In data 14 febbraio 2005, si è svolta una riunione presso la prefettura di Napoli durante la quale il sindaco di Campagna, dopo aver appreso dell'ordinanza del TAR di Salerno n. 167/05 che ha riconosciuto la legittimità dell'ordinanza di approvazione del progetto di ricomposizione morfologica della cava in località «Basso dell'Olmo» del comune di Campagna, respingendo la domanda di sospensione presentata dal comune stesso, ha espresso le sue preoccupazioni in ordine ai risvolti di ordine pubblico che la decisione giudiziaria avrebbe potuto determinare.
In tale riunione il commissario ha, però, precisato che il paventato problema di ordine pubblico non poteva essere considerato assorbente delle gravissime implicazioni di emergenza sanitaria ed ambientale che la mancanza di un sito per il conferimento della Fos e dei sovvalli avrebbe potuto determinare nell'intera Provincia di Salerno, e che, pertanto, i lavori di allestimento del sito sarebbero, in ogni caso iniziati il 16 febbraio 2005.
In tale occasione, il sindaco di Campagna ha chiesto al commissario di valutare la possibilità di delocalizzare il sito prescelto, offrendo un'altra area individuata in località «Carrabona» dello stesso comune di Campagna, in prossimità dello stoccaggio provvisorio di RSU, utilizzato ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 22 del 1997. Sulla scorta di tale richiesta il
Ciò ha comportato la prosecuzione dei lavori di allestimento del sito di Basso dell'Olmo.
In seguito alle proteste dei cittadini di Campagna sulla localizzazione della discarica in questione, in data 24 e 25 febbraio 2005 si sono svolti una serie di incontri presso la Prefettura di Napoli a cui hanno partecipato una delegazione dei manifestanti, il Capo Dipartimento della Protezione Civile, il Commissario di Governo ed il Prefetto di Salerno e in data 27 febbraio 2005 sono stati effettuati sopralluoghi nel sito di Basso dell'Olmo e nel sito di Carrabona.
Al termine dei sopralluoghi si è svolta una riunione, durante la quale il Capo Dipartimento della Protezione Civile ha comunicato che si darà corso alla realizzazione dell'intervento previsto in località Basso dell'Olmo e che, a tal fine, verranno garantite:
a) operazioni monitorate da un comitato composto da cittadini ed amministratori;
b) controlli igienico sanitari rigorosi da parte del Commissariato, dell'Arpac, dell'Asl Sa2, dell'Istituto Superiore di sanità;
c) chiusura immediata in caso vengano accertate alterazioni dell'equilibrio ambientale ed idrogeologico;
d) indicazione inderogabile del quantitativo di rifiuti da smaltire: al massimo 420.000 metri cubi di Fos;
g) attività per un periodo di 12 mesi (e non più di 15).
Nella predetta riunione, inoltre, si è convenuto che il Commissario procederà, al termine dell'utilizzo del sito di Basso dell'Olmo, ad avviare ogni necessaria procedura per la messa in sicurezza del sito.
Si ricorda inoltre che il sito individuato in località Basso dell'Olmo pur se situato in prossimità di aree tutelate da un punto di vista naturalistico-ambientale, non ricade all'interno di alcuna di esse e risulta oggetto di attività estrattiva (cava di argilla), autorizzata con decreto n. 697/277 del 12 aprile 2001 dal settore Provinciale del Genio Civile di Salerno fino al 7 luglio 2006.
Si aggiunge, infine, che con ordinanza commissariale n. 52 del 1 marzo 2005, è stato disposto che il sito di Basso dell'Olmo resterà in attività fino e non oltre il 31 maggio 2006, ed al punto 5 della medesima ordinanza il commissario delegato si è impegnato a procedere entro quattro mesi allo svuotamento del sito di Carrabona provvedendo a proprie spese al trasporto dei rifiuti presenti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
risulta all'interrogante che il ministero dell'interno abbia destinato all'associazione ex deportati un contributo pari a 377 mila euro -:
se l'associazione di cui in premessa abbia presentato una documentazione comprovante nel dettaglio le modalità di utilizzo della somma ricevuta dal ministero dell'interno a titolo di contributo.
(4-07925)
Per il 2003 il predetto contributo, di un importo complessivo di 377.529,98, è stato ripartito tra le associazioni combattentistiche che ne avevano fatto richiesta nel modo di seguito indicato:
Associazione nazionale perseguitati politici antifascisti (ANPPIA) euro 43.898,83;
Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti (ANED) euro 39.250,72;
Associazione nazionale vittime civili di guerra (ANVCG) euro 294.380,43.
In particolare, si fa presente che per l'Associazione nazionale ex deportati politici, oggetto dell'interrogazione parlamentare, sono stati acquisiti e verificati i seguenti documenti giustificativi: consuntivo 2002; bilancio preventivo 2003; relazione sull'attività realizzata nel 2002 ed attività programmate per il 2003 e 2004.
Si soggiunge, inoltre, che è stata acquisita e controllata anche la documentazione contabile-amministrativa sulle iniziative realizzate nel 2003, il corretto utilizzo del contributo di 39.250,72, nonché l'attività programmata per il biennio 2004-2005 senza riscontrare alcuna irregolarità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.
il comune di Poggio a Caiano - Prato, organizza da ventisei anni un evento culturale a carattere musicale denominato «Festival delle Colline»;
l'iniziativa rappresenta uno degli eventi di più lunga tradizione nel panorama musicale toscano e, proponendo percorsi attraverso la musica di tutto il mondo, si è guadagnata una posizione di spicco tra i Festival europei di musica contemporanea;
l'organizzazione dell'evento ha da tempo carattere regionale, poiché nella stessa sono coinvolti, oltre al comune di Poggio a Caiano, la Regione Toscana, il comune e la Provincia di Prato, il Centro per l'Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato e diversi Comuni della Provincia pratese;
il Festival ha sempre goduto della sovvenzione del ministero per i beni e le attività culturali, sia dell'attuale che dei precedenti Governi: ad esempio nel 2002, a fronte di un numero complessivo di spettatori pari a circa 1500, il ministero interrogato ha stanziato euro 8.000;
per il 2004 il Festival delle Colline ha raggiunto quota 2200 spettatori e si è visto negare ogni tipo di sovvenzione;
il rifiuto di finanziamento è stato motivato in base ad una valutazione della rilevanza del progetto a livello nazionale e della rispondenza del pubblico -:
se il Ministro, alla luce dell'importanza nel panorama culturale della regione Toscana della manifestazione denominata «Festival delle Colline» e sulla base dei dati positivi di rispondenza del pubblico, non intenda rivedere ed accogliere l'istanza di sovvenzione ex articolo 13 decreto ministeriale n. 47/2002 presentata dal comune di Poggio a Caiano - Prato per l'anno 2004.
(4-14899)
Per opportuna informazione, si rende noto che i contributi assegnati da questo Ministero nel 2001, 2002 e 2003 sono stati rispettivamente pari a 8.000,00 euro e a 6539,88 euro.
Nell'anno 2004, la Commissione consultiva per la musica, sulla base delle valutazioni artistiche, dell'afflusso di spettatori paganti e della consistenza delle sovvenzioni locali, ha espresso pareri contrari relativamente ai festival con contributi inferiori a 50.000,00 euro.
Inoltre, è stato ritenuto che le richieste di contributo inferiori a 10.000,00 euro non fossero sufficientemente significative per giustificare l'intervento finanziario statale, e che avrebbero, se accolte, contribuito soltanto ad una polverizzazione dei limitati fondi disponibili.
Nel caso di specie, proprio il consistente intervento da parte degli Enti locali (125.000,00 euro su 155.000,00 di spese totali), a cui si aggiungono gli incassi e gli abbonamenti, ha comportato un disavanzo di appena 8.000,00 euro che, per i criteri sopra esposti, non ha consentito l'assegnazione del contributo ministeriale.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.
nei giorni scorsi l'organizzazione per i diritti umani Human Rights Watch ha denunciato lo spostamento forzato da parte del governo della Thailandia di tremila rifugiati birmani dalle aree urbane ai campi profughi situati al confine col Myanmar;
queste tremila persone, in fuga dalla dittatura comunista dell'ex Birmania, sono state ufficialmente riconosciute dalle Nazioni Unite con lo status di rifugiati in attesa di concessione, grazie alla mediazione dell'Alto commissariato per i rifugiati (UNHCR), dell'asilo politico in un Paese terzo europeo o nordamericano;
la portavoce dell'Agenzia dell'Onu, Kirsten Young, ha dichiarato: «L'UNHCR ha già avviato le pratiche per l'asilo a queste tremila persone, ma ora siamo preoccupati che il loro spostamento al confine col Myanmar possa ritardarne l'iter»;
lo specifico caso denunciato si inserisce in un quadro dai risvolti politici molto preoccupanti, visto che la decisione della Thailandia contrasta con la sua tradizione di accoglienza che l'ha sempre resa un unicum nell'Indocina altrimenti dominata da ferrei regimi comunisti e militari, come ha detto ancora la portavoce dell'UNHCR: «Lo spostamento forzato dei rifugiati è una chiara mossa di Bangkok finalizzata a rinforzare le relazioni con la giunta militare del Myanmar»;
in più, sempre secondo l'UNHCR, si aggiunge la preoccupazione per le condizioni igienico-sanitarie nelle quali sono costretti altri 140 mila rifugiati birmani da lungo tempo ormai dislocati nei nove campi profughi al confine tra i due Paesi -:
se ritenga opportuno intervenire presso le autorità della Thailandia per richiamarle al rispetto dei diritti dei rifugiati;
se non sia da condannare la nuova linea politica del governo thailandese che indirettamente legittima il regime del Myanmar, al quale proprio in queste settimane, a causa delle insopportabili violazioni da esso perpetrate, alcuni degli altri Stati membri vogliono impedire l'assunzione della presidenza dell'Asean per il 2006.
(4-13692)
La Commissione delle Nazioni unite per i diritti umani, nel corso della sua 61 sessione (Ginevra, 14 marzo - 22 aprile 2005), ha adottato anche quest'anno una risoluzione di condanna del Myanmar per gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali. In tale risoluzione viene espressa preoccupazione per le violazioni sistematiche dei diritti dell'uomo che continua a subire la popolazione: si possono citare, tra le altre, le esecuzioni extragiudiziali, le violenze e altre forme di abusi sessuali compiuti sistematicamente dalle forze di sicurezza, il continuo uso della tortura, le detenzioni arbitrarie e ingiustificate dettate da motivi politici, lo sfruttamento del lavoro minorile. La Commissione esprime, inoltre, seria preoccupazione riguardo alla situazione degli sfollati e all'enorme flusso di rifugiati birmani diretti nei Paesi vicini, esortando il Governo del Myanmar a porre fine ai sistematici trasferimenti forzati di persone e ad adoperarsi per eliminare le altre cause che sono all'origine di tale flusso di profughi.
La questione del rispetto dei diritti umani in Birmania ha formato oggetto di attenzione anche da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni unite di New York. Il 16 novembre 2004, infatti, al termine di un processo negoziale condotto dalla Presidenza olandese dell'Unione Europea, è stata adottata all'unanimità dalla terza Commissione dell'assemblea generale la risoluzione - di iniziativa comunitaria - sulla situazione dei diritti umani in Myanmar.
Inoltre, secondo quanto riferiscono i Capi missione Ue accreditati a Yangon, il perdurante reclutamento ed impiego dei bambini-soldato nelle forze militari e in alcuni gruppi armati continua a costituire un problema di vasta proporzione nel Paese, come ha sottolineato anche il Comitato per i diritti del fanciullo il 4 giugno 2004 in sede di valutazione dello stato di adempimento degli obblighi posti dalla Convenzione sui diritti del fanciullo da parte del Governo birmano.
Riguardo infine al fenomeno dell'utilizzo del lavoro forzato da parte delle autorità civili e militari birmane, il 23 febbraio u.s, la delegazione di alto livello dell'ILO (Organizzazione internazionale del lavoro) ha deciso di interrompere la visita nel Paese ritenendo che mancassero le condizioni necessarie per continuare i colloqui con il capo del regime Than Shwe.
Per ciò che attiene, inoltre, al caso specifico evocato nella presente interrogazione, si forniscono i seguenti elementi di informazione:
L'Italia, sia a livello bilaterale sia a livello multilaterale, in ambito Nazioni unite ed Unione europea, guarda con costante attenzione alla questione birmana, avendo ripetutamente richiesto il rispetto dei diritti umani ed un reale processo di democratizzazione nonché, fin dal 30 maggio 2003, la liberazione del Premio Nobel Aung San Suu Kyi.
La questione dei rifugiati birmani in Thailandia fa parte integrante degli argomenti che sono oggetto dei colloqui che periodicamente l'Unione europea ha, a vari livelli, con le Autorità thailandesi. A questo proposito il 24-25 maggio è prevista una visita dei capi missione dell'Unione europea ad alcuni campi profughi presenti al confine tra Birmania e Thailandia e il governo thailandese si è impegnato a non effettuare operazioni di rimpatrio forzato.
La posizione del Governo thailandese nei confronti della Birmania è in parte determinata dalla delicatezza che per Bangkok rivestono i rapporti bilaterali con Yangon. L'atteggiamento del Governo thailandese è infatti condizionato da alcune questioni attinenti la sicurezza nazionale e da alcuni aspetti più propriamente politici.
Esiste, senza dubbio, un grave problema di sicurezza derivante dall'instabilità politica di Myanmar. Recentemente gli attacchi che le truppe governative birmane, alleate con milizie dell'etnia «Wa» stanno portando alle posizioni tenute lungo il confine dalle forze dell'etnia «Shan», hanno causato varie vittime in territorio thailandese oltre ad un afflusso di nuovi profughi. Un crollo del regime di Yangon potrebbe favorire una sorta di smembramento di fatto del Paese e lo scontro aperto tra le milizie etniche presenti lungo il confine spesso anche per ragioni connesse al controllo del
La cautela nelle prese di posizione contro Yangon è poi dettata dalla presenza in territorio thailandese di centinaia di migliaia di immigrati birmani che, da una parte, svolgono una funzione fondamentale per sostenere la crescita economica di questo Paese assicurando manodopera a bassissimo costo, ma, dall'altra, costituiscono una costante preoccupazione per queste Autorità poiché sono in gran parte clandestini e potrebbero rappresentare un polo di attrazione per ulteriori, massicce immigrazioni nel caso Myanmar cadesse in una situazione di grave instabilità interna.
Con riferimento alla particolare richiesta «se non sia da condannare la nuova linea politica del Governo tailandese che indirettamente legittima il regime del Myanmar», si fa presente quanto segue.
L'attuale azione del Governo di Bangkok nei confronti dei rifugiati birmani non rientra in una nuova linea politica adottata dal Primo ministro Thaksin. La Thailandia condivide storicamente una lunga e permeabile frontiera terrestre non solo con Myanmar ma anche con Laos e Cambogia, Paesi tutti caratterizzati da un alto livello di povertà e da precarie condizioni economico-sociali. I problemi derivanti dall'immigrazione clandestina in Thailandia costituiscono una costante e strutturale preoccupazione per le Autorità di Bangkok anche perché risulta difficile, spesso, riuscire a distinguere gli immigrati riconoscibili come rifugiati politici da coloro che invece si muovono alla ricerca di migliori condizioni di vita.
Ciononostante, Bangkok collabora attivamente con l'UNHCR (Alto commissariato ONU per i rifugiati) al fine di garantire accettabili condizioni di accoglienza a favore dei rifugiati birmani presenti nel proprio territorio. Recentemente, il 21 aprile u.s.) l'UNHCR ha fatto stato di una incoraggiante posizione da parte del Governo di Bangkok in risposta alle preoccupazioni espresse dall'UNHCR stessa sulla politica nei confronti dei rifugiati birmani e sulla opportunità di adeguarla alle Convenzioni delle Nazioni unite regolanti la materia. È da rilevare inoltre come nel quadro dei rapporti birmano-thailandesi è significativo il desiderio del Governo thai di svolgere un ruolo di primo piano nella regione anche, e specialmente, nella gestione della questione birmana. Da tempo Bangkok sta infatti esercitando pressioni indirette sul regime birmano e rappresenta uno dei Paesi, nell'area regionale più attivamente impegnato in questa linea d'azione.
Alla luce di quanto sopra, se da un lato la questione dei rifugiati birmani può costituire senza dubbio un argomento di discussione politica con il Governo di Bangkok, dall'altro, tuttavia, non si ritiene opportuno esercitare, in questo momento, misure di condanna poiché provocherebbero un motivo di frizione con un Paese che, fin dal 1 dicembre 2003, quando ha dato vita al cosiddetto Bangkok Process, costituisce un importante interlocutore asiatico nell'azione di pressione politica nei confronti del regime di Yangon.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
nel calendario dei lavori della Camera non figura più l'esame del disegno di legge, già approvato al Senato, di ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione tra le Comunità europee ed i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Croazia dall'altra, fatto a Lussemburgo il 29 ottobre 2001;
il provvedimento rappresenta uno degli strumenti del processo di stabilizzazione e di associazione attraverso il quale l'Unione europea intende contribuire
nel corso della discussione sulle linee generali svoltasi nella seduta dell'8 marzo 2004, il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri, senatore Antonione, ha sottolineato che «l'Italia ha sostenuto pienamente negli ultimi anni - ed intende continuare a sostenere in futuro - gli sforzi riformistici di Zagabria e il suo progressivo avvicinamento alle strutture europee», aggiungendo che «la ratifica dell'Accordo, da parte dell'Italia, rappresenta un concreto riconoscimento dei positivi risultati ottenuti da Zagabria in campo politico, istituzionale ed economico interno, ma anche nel quadro delle azioni con gli altri paesi dell'area»;
in sede di replica il senatore Antonione tuttavia ha aggiunto che «esistono altri problemi di carattere bilaterale con la Croazia. Su tali questioni stiamo trattando ponendoci lo stesso obiettivo già indicato, vale a dire ritenendo che la soluzione dei contenziosi debba trovare ispirazione nei principi dell'Unione europea. Anche per questo motivo, pensiamo che il segnale che il Parlamento potrà dare con l'approvazione di questo provvedimento ci consentirà di ottenere i risultati migliori»;
secondo quanto affermato dal quotidiano di Trieste Il Piccolo del 16 marzo 2004 «sarebbe stato lo stesso Vice Premier Gianfranco Fini a porre un altolà alla ratifica, "finché non giungeranno segnali concreti da Zagabria" come ha dichiarato il deputato triestino Roberto Menia. Atteggiamento confermato indirettamente dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, Carlo Giovanardi, il quale ha detto che della ratifica si parlerà quando ci sarà spazio in aula»;
il resoconto de Il Piccolo aggiunge inoltre che «secondo Guido Brazzoduro, Presidente della Federazione delle associazioni degli esuli, che è in stretto contatto con la Farnesina. Il blocco "non è casuale". Quello che si aspetta è un segnale di disponibilità di Zagabria sull'argomento»: la restituzione dei beni degli esuli -:
quali siano i problemi aperti con la Croazia e qual è la posizione del Governo sull'argomento.
(4-09551)
Sia in occasione del Consiglio europeo del giugno 2004, quando è stato accordato all'unanimità lo status di candidato dell'Unione europea alla Croazia, sia del Consiglio europeo del dicembre scorso, quando è stata fissata la data del 17 marzo 2005 per l'apertura dei negoziati di adesione (condizionata alla conferma della piena collaborazione di Zagabria con il tribunale dell'Aja), il Governo italiano si è pienamente adoperato a sostegno delle due storiche decisioni. Tale positivo apporto è stato reso possibile anche grazie all'Accordo raggiunto, il 4 giugno 2004, a Bruxelles, da Italia, Slovenia e Croazia in merito alla questione legata alla decisione unilaterale croata del 3 ottobre 2003, di istituire una esclusiva «Zona di protezione ittica ed ambientale» nell'Adriatico. L'Accordo recepisce la decisione croata di «emendare» il provvedimento originario con l'introduzione di un nuovo comma che dispone che «per i Paesi membri dell'UE, l'applicazione del regime giuridico della zona protetta ecologico-ittica della Repubblica di Croazia, avrà inizio a seguito della stipula dell'Accordo di partenariato in materia di pesca tra la Comunità Europea e la Repubblica di Croazia» (che difficilmente sarà concluso prima dell'ingresso della Croazia nell'UE, così che il provvedimento dispone in pratica che il rispetto della zona di pesca non verrà fatto valere nei confronti degli Stati membri dell'UE).
Il sostegno dell'Italia al cammino di integrazione europea ed euroatlantica della
La rinnovata attenzione dell'Italia per la ricerca di una soluzione equa alla questione dei beni degli esuli italiani d'Istria, Quarnaro e Dalmazia ha permesso l'apertura, per la prima volta, di un tavolo negoziale specifico con la Croazia, avviato dall'ottobre 2002 sulla base di quanto concordato tra il Presidente del Consiglio (allora anche Ministro degli esteri ad interim) Silvio Berlusconi e il Ministro degli esteri croato Tonino Picula, durante un incontro a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 12 settembre 2002. Il negoziato, di cui non sfugge la particolare complessità, è volto all'approfondimento delle legittime aspettative di quanti hanno lasciato i territori dell'ex-Jugoslavia a causa degli eventi bellici, alla luce delle recenti disposizioni innovative della legge croata sulla denazionalizzazione e delle risultanze dei lavori della Commissione di esperti giuridici istituita dal Governo italiano nel dicembre 2001. Tale processo viene condotto in seno ad un gruppo di lavoro misto, costituito ad hoc, che si riunisce periodicamente.
La posizione del Governo italiano sul negoziato è molto chiara e poggia su due linee di fondo: per un verso, la necessità della piena applicazione da parte croata del principio europeo di non discriminazione sulla base della nazionalità, con particolare riferimento alle solo parziali aperture introdotte dalle più recenti innovazioni legislative croate in materia di denazionalizzazione dei beni; per altro verso, l'esistenza di categorie di potenziali beneficiari tra gli esuli che non sono mai state contemplate in accordi internazionali pregressi.
Scopo primario della nostra azione attuale è quello di definire un percorso verso un obiettivo di «riconciliazione» complessiva, in uno spirito compiutamente europeo.
Le esigenze e le legittime aspettative degli esuli sono state tenute in particolare considerazione, attraverso un costante contatto con la Federazione delle associazioni che li rappresentano, in tutte le fasi del negoziato.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
l'Istituto Nazionale di Valutazione del Sistema Scolastico (INVALSI), per conto del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, deve effettuare, a partire l'anno scolastico 2005/05, delle prove di valutazione delle competenze in varie materie, degli alunni della scuola primaria e secondaria di primo grado, per esprimere una valutazione sul livello di competenze fornito dalla scuola;
le date per le prove erano state fissate per i giorni 7, 8 e 9 aprile 2005 ma, non essendo pervenuti per tempo i relativi materiali, le prove in alcune scuole sono state rinviate e, con l'autorizzazione degli Uffici Scolastici Regionali, sono state fissate le nuove date;
questa situazione ha fatto venir meno la contestualità delle prove e ha provocato una inevitabile diffusione preventiva del loro contenuto presso gli alunni e gli insegnanti delle scuole in cui le prove sono state effettuate in tempi successivi;
poiché non risulta che il contenuto delle prove sia stato modificato per quelle scuole che hanno proceduto alla valutazione in date successive, la segretezza del contenuto delle prove stesse è venuta meno, se ne è così compromessa la serietà
per quali ragioni non si sia proceduto alla modifica del contenuto delle prove, una volta venuta meno la loro contestualità;
se non intenda intervenire per appurare le circostanze esposte per correggere la situazione, e per rivedere l'intera procedura di valutazione degli apprendimenti.
(4-13828)
L'articolo 3 della succitata legge prevede, alla lettera b), che l'INVALSI effettua verifiche periodiche e sistematiche sulle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità complessiva dell'offerta formativa delle istituzioni scolastiche e formative, ai fini del progressivo miglioramento e dell'armonizzazione della qualità del sistema di istruzione e di formazione. La stessa norma prevede, inoltre che vengano rideterminate le funzioni e la struttura del predetto istituto.
In applicazione di queste disposizioni, è stato emanato il decreto legislativo 19 novembre 2004, n. 286 di riordino dell'INVALSI al quale compete come sua finalità fondamentale l'azione di valutazione del sistema scolastico e degli apprendimenti, che diviene obbligatoria per tutte le scuole.
Questo provvedimento ha inteso quindi mettere a regime e generalizzare a tutto il sistema educativo le esperienze dei progetti pilota, svoltesi su base volontaria, che già nell'anno scolastico 2003-2004 avevano visto la partecipazione di oltre 9.000 scuole.
A garanzia dell'indipendenza scientifica dell'Ente, il medesimo è stato riconosciuto come ente di ricerca strumentale con personalità giuridica di diritto pubblico ed è stato dotato di autonomia amministrativa, contabile, patrimoniale, regolamentare e finanziaria.
Ne discende che tutte le azioni, le modalità di svolgimento, l'organizzazione dei percorsi, sia pure nei limiti e nell'ambito dei criteri e delle scelte individuate dal Ministero medesimo, vengono stabilite dallo stesso Istituto.
Spetta, invece al Ministero l'emanazione di apposita direttiva di individuazione delle priorità strategiche cui deve conformarsi l'attività programmatica predisposta dall'INVALSI.
La valutazione affidata all'istituto è una valutazione complessiva del sistema educativo di istruzione e di formazione - come già avviene da tempo in tutti i maggiori Paesi europei - che si aggiunge alla valutazione periodica e annuale degli apprendimenti e del comportamento degli studenti, affidata ai docenti.
Per quanto riguarda la rilevazione dell'anno scolastico 2004-2005, occorre far presente che il decreto legislativo, che ha istituito il Servizio nazionale di valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione ed ha riordinato l'omonimo istituto, è stato approvato nel novembre 2004 e ciò ha condizionato i tempi di svolgimento delle prove.
L'INVALSI, su richiesta degli Uffici scolastici regionali, ha indicato il periodo di somministrazione (4-24 aprile) demandando agli stessi uffici il compito di fissare le date di somministrazione all'interno di questo periodo. A causa dei ritardi nella consegna dei materiali, gli uffici scolastici regionali hanno dovuto fissare per le prove una sessione di recupero.
Considerato il carattere della rilevazione, cha ha per fine la valutazione del sistema e non del singolo allievo, e tenuto conto che nelle indagini internazionali la somministrazione delle prove avviene, per prassi, nell'arco di un mese, l'INVALSI non reputa compromessa la serietà e l'affidabilità dei dati.
D'altra parte i quesiti delle prove non si possono variare durante la somministrazione, sia per motivi organizzativi che
Si fa presente, infine, che per evitare il ripetersi per il futuro di circostanze quali quelle verificatesi nell'anno scolastico 2004-2005, il Ministero nella direttiva n. 49 del 6 maggio 2005, attualmente in corso di registrazione alla Corte dei conti, ha stabilito che per l'anno scolastico 2005-2006, la somministrazione delle prove, che sarà obbligatoria nel primo ciclo e facoltativa nel secondo, dovrà essere effettuata contestualmente su tutto il territorio nazionale, prevedendo un'unica data per lo svolgimento delle stesse.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
la legge n. 145 del 2002 sulla dirigenza pubblica, cosiddetta «Legge Frattini», conteneva la previsione che i dirigenti pubblici in carica, pur non essendo giunto a scadenza l'incarico dirigenziale in essere, in base al contratto stipulato con l'amministrazione, potessero essere rimossi dall'incarico di funzione con il conferimento, in sostituzione, di «incarichi di studio e di ricerca» di durata annuale;
sono oggi arrivati a scadenza tali incarichi di studio senza che siano state mai realizzate da parte dei Ministeri interessati quelle «valutazioni di efficienza» che secondo la legge Frattini dovrebbero ispirare le successive decisioni dei singoli Ministeri circa gli incarichi da conferire ai predetti dirigenti;
ad oggi non è stato emanato il regolamento che avrebbe dovuto disciplinare il passaggio dal sistema del ruolo unico della dirigenza statale ai ruoli dei singoli ministeri;
è concreta la possibilità che tali dirigenti pubblici possano subire conseguenze per loro negative sotto il profilo professionale e retributivo, in totale assenza di ogni forma di concreta valutazione sul merito del loro passato e presente;
con atti formali alcuni tra loro hanno già ricevuto comunicazione di retrocessione professionale, con perdita dell'incarico e consistente riduzione del trattamento economico senza alcuna previa valutazione della loro professionalità e dei risultati conseguiti e senza altra motivazione;
nell'esperienza concreta gli incarichi di studio e di ricerca si sono rivelati per lo più «inconsistenti» e raramente si sono configurati come l'attribuzione ai dirigenti allontanati dagli attuali Ministri di compiti rispondenti ad effettive esigenze delle amministrazioni ed all'altezza delle loro capacità professionali;
ciò ha comportato una inevitabile deprofessionalizzazione e demotivazione nei soggetti interessati che ha indotto alcuni, ad esempio, a preferire la strada del pensionamento anticipato piuttosto che continuare a subire una quotidianità lavorativa che spesso configura vere e proprie fattispecie di mobbing;
si è realizzata in tal modo una ingiustificabile e vessatoria mortificazione e dispersione di professionalità dirigenziali consolidate che rappresenta un danno materiale non solo per i diretti interessati ma soprattutto per la Pubblica Amministrazione;
ad avviso degli interroganti, con la legge Frattini il Governo ha esclusivamente inteso realizzare un feroce spoil system volto all'allontanamento di dirigenti ritenuti «sgraditi» all'attuale Governo ed alla loro sostituzione con persone di proprio gradimento;
tale allontanamento è stato realizzato senza alcuna valutazione delle reali capacità professionali e dirigenziali tanto degli uni quanto degli altri -:
quali provvedimenti intenda assumere per garantire il rispetto della professionalità e dei diritti contrattuali dei dirigenti interessati;
in qual modo intenda onorare le ripetute sue affermazioni di impegno per tutelare la professionalità e i diritti contrattuali dei dirigenti pubblici;
quali provvedimenti intenda adottare per indurre le amministrazioni e i ministri interessati a recedere da comportamenti gravemente lesivi degli obblighi contrattuali e del principio costituzionale di imparzialità e autonomia della amministrazione pubblica.
(4-11717)
A tale riguardo, sembra opportuno premettere alcune generali considerazioni in tema di riforma della dirigenza dello Stato.
La riforma della dirigenza, avviata nel corso degli anni '90, al di là dei contrapposti giudizi politici espressi in questi anni, ha avuto il merito di aver dato uno stabile assetto alla dirigenza dello Stato.
Le sue ragioni risiedevano nell'esigenza di porre in primo piano la natura negoziale del rapporto di servizio tra il dirigente e l'amministrazione e di garantire l'imparzialità dell'azione amministrativa, con l'applicazione del principio di distinzione fra poteri di indirizzo e controllo politico-amministrativo, di cui sono titolari gli organi di vertice politico, e i poteri di gestione affidati ai dirigenti.
La sostanziale preoccupazione degli interroganti, è collegata all'attuazione dell'articolo 3, comma 7, della legge 145/2002, cioè alla sorte di quei dirigenti, anche estranei alla Pubblica amministrazione, ai quali sia stato conferito o meno un incarico dirigenziale successivo al termine dell'incarico annuale di studio.
Deve essere evidenziato che l'incarico di studio previsto dall'articolo 3, comma 7, della legge n. 145/2002 costituisce una tipologia di incarico del tutto speciale e transitoria, come richiamato dalla circolare del Dipartimento della funzione pubblica del 31 luglio 2002. Una volta ultimato tale incarico, al dirigente inquadrato nel ruolo unico della dirigenza doveva essere conferito un incarico rientrante nelle tipologie previste dall'articolo 19 del decreto legislativo n. 165/2001. Decorsa l'applicazione della disciplina transitoria degli incarichi di studio prevista dall'articolo 3, comma 7, i dirigenti di prima e di seconda fascia appartenenti al ruolo unico avrebbero avuto diritto al conferimento di un incarico ai sensi dell'articolo 19 del decreto legislativo n. 165/2001 tra quelli disponibili e vacanti nella dotazione organica di ciascuna amministrazione, ed in relazione al posto di funzione conferito sarebbe stato corrisposto il relativo trattamento economico, coperto con le risorse finanziarie disponibili in bilancio a copertura della spesa ordinaria prevista per tutti i posti di funzione dirigenziale compresi nella dotazione organica di ciascuna amministrazione.
I dirigenti titolari di incarichi dirigenziali di livello generale interessati all'applicazione transitoria, come si può desumere dall'allegata tabella, sono stati quarantasei, cosi ripartiti: ventiquattro dirigenti di prima fascia, tredici dirigenti di seconda fascia e nove soggetti estranei al ruolo unico della dirigenza.
Al riguardo, occorre distinguere tra due fattispecie di incarichi: a) gli incarichi conferiti ai dirigenti iscritti nel soppresso ruolo unico della dirigenza, ai quali a conclusione
Al termine dell'incarico di studio si è verificato che su nove estranei, ai quali erano stati conferiti incarichi di livello dirigenziale generale, sette non sono stati confermati, mentre due hanno ricevuto un incarico equivalente, di cui uno nelle amministrazioni del soppresso ruolo unico.
Su tredici dirigenti di seconda fascia otto sono stati collocati a riposo, uno è transitato in altri ruoli, mentre a tre è stato conferito un incarico di livello dirigenziale non generale, uno, infine, è deceduto. Su ventiquattro dirigenti di prima fascia tredici sono stati collocati in quiescenza (pari al 54 per cento), due collocati in posizione di fuori ruolo ed uno in aspettativa (pari al 13 per cento), ad otto è stato conferito un altro incarico dirigenziale di livello generale (pari al 33 per cento). In ogni caso, a seguito della emanazione del decreto del Presidente della Repubblica 23 aprile 2004 n. 108 e dell'attivazione delle procedure per l'istituzione del ruolo dei dirigenti nelle Amministrazioni dello Stato, la gestione amministrativa dei dirigenti compete direttamente alle amministrazioni interessate.
Per quanto concerne, infine, la richiesta sulle misure che il Dipartimento della funzione pubblica «intende assumere per garantire il rispetto della professionalità e dei diritti contrattuali dei dirigenti interessati», si fa presente che la normativa contrattuale può arricchire la disciplina legislativa - cui resta la riserva sulla durata massima degli incarichi, in tema di criteri di scelta, valutazione e revoca degli incarichi - soprattutto integrandola con i contenuti del decreto legislativo n. 286 del 1999, nonché, ferma restando l'inderogabilità della disciplina risultante dagli accordi o contratti collettivi (articolo 9, comma 12-bis, introdotto dall'articolo 3, comma 1, della legge 15 luglio 2002, n. 145), dotando il soggetto privato di idoneo sistema maggiormente garantistico nella predisposizione anche del contratto accessivo, attualmente ritagliato solo sulla parte economica. Si pensi, per esempio, al richiamo ad una più diffusa motivazione in forma scritta dell'affidamento dell'incarico (in relazione alle competenze possedute e desunte dalla documentazione matricolare e curriculare); all'obbligo per le amministrazioni di rendere le informazioni preventive sui posti disponibili ed i criteri adottati in relazione alle scelte effettuate, secondo i principi di trasparenza e pubblicità, in modo da assicurare pari opportunità nell'accesso agli incarichi; ai sistemi di valutazione, nell'ambito dell'autonomia organizzativa dell'ente pubblico (ai sensi dell'articolo 1 del decreto legislativo n. 286 del 1999), nonché ai criteri della valutazione, nel rispetto di quanto stabilito dal predetto decreto legislativo n. 286, che siano oggetto di confronto con le organizzazioni sindacali e siano soggetti ai principi di trasparenza e pubblicità.
Il Dipartimento della funzione pubblica può svolgere un ruolo di promozione di una contrattazione aderente a tali esigenze in alcuni ambiti della disciplina della dirigenza, nel rispetto della inderogabilità della legge e nel pieno rispetto dei principi costituzionali di buon andamento ed imparzialità dell'amministrazione e del principio del servizio del dipendente pubblico nell'esclusivo interesse della Nazione.
D'altra parte, già il sistema premiante, che esplicava i primi effetti già con il C.C.N.L. 1998-2001, prevedeva la differenziazione tra retribuzioni di posizione meno impegnative rispetto a quelle di maggior rilievo, e in generale l'utilizzo in modo selettivo e dissimile delle voci retributive a
Il Ministro per la funzione pubblica: Mario Baccini.
nell'ambito del Progetto E.L.I. (Emersione Lavoro Irregolare) attualmente sono impegnate presso le maggiori Prefetture e Questure d'Italia 450 unità di lavoratori interinali della Società «Obiettivo Lavoro», inquadrati con livello B3;
il loro contratto di lavoro è stato prorogato due volte, e che la scadenza della seconda proroga è prevista al 31 dicembre 2003;
la quantità di istanze ancora da evadere, solo alla Prefettura di Napoli, richiederà una nuova proroga del contratto di lavoro interinale del personale in servizio;
le istanze di regolarizzazione pervenute nella sola provincia di Napoli sono circa 40.000;
il grande impegno e l'elasticità dei lavoratori interinali impiegati presso queste strutture non potrà oggettivamente esaurire la mole delle stesse;
la professionalità acquisita, correlata ad adeguate competenze informatiche, legislative ed amministrative, tenuto anche conto della carenza di organico degli Uffici Territoriali del Governo, andrebbe tutelata -:
se i Ministri ritengano di valutare l'esigenza di non trascurare questa preziosa risorsa professionale, peraltro già perfettamente integrata nelle strutture dove, è impiegata, anche attraverso un pubblico concorso che, riconoscendo e valorizzando questa situazione, individui come requisito determinante la pregressa esperienza professionale svolta da queste unità presso le Prefetture e le Questure al Progetto E.L.I., utilizzando anche gli ulteriori e più celeri strumenti messi a disposizione dalla cosiddetta «Legge Biagi».
(4-08102)
Per procedere a tali assunzioni le predette Amministrazioni sono state autorizzate a procedere a trattativa privata con società di fornitura di lavoro temporaneo.
Si precisa, pertanto, che il rapporto contrattuale è intervenuto esclusivamente fra le citate Amministrazioni e le società di fornitura di lavoro temporaneo prescelte, senza l'instaurazione di alcun rapporto di lavoro diretto tra le Amministrazioni e i singoli lavoratori interinali.
A seguito di un successivo provvedimento autorizzatorio, disposto con ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri, n. 3361, dell'8 luglio 2004 avente ad oggi «Disposizioni urgenti di protezione civile», il Ministro dell'interno è stato autorizzato all'ulteriore utilizzo di personale con contratto di lavoro temporaneo nel limite massimo di 400 unità, in ragione del protrarsi della situazione di emergenza connessa ai tempi di attesa richiesti per il rilascio dei titoli di soggiorno, a fronte di 900 che erano stati destinati anche per le esigenze delle prefetture ai fini dell'emersione di circa 702.000 cittadini stranieri.
È stato, pertanto, stipulato con la società «Obiettivo lavoro» il contratto per l'affidamento della fornitura di tale aliquota di lavoratori interinali, da dislocare presso gli uffici immigrazione delle questure con mansioni di supporto all'attività di rilascio dei titoli di soggiorno.
Pertanto, fino al 31 dicembre scorso, le predette unità sono state reinserite presso
Ciò ha consentito di non disperdere l'esperienza e la professionalità raggiunte dai lavoratori interinali.
L'incremento organico, a carattere temporaneo, è stato previsto unicamente per quelle questure caratterizzate da situazioni di maggiore arretrato.
La presenza di tale aliquota ha consentito di registrare, in linea di massima, un decremento delle istanze giacenti.
Si segnala, infine, l'ordinanza n. 3425 del 20 aprile 2005 del Presidente del Consiglio dei ministri, recante «ulteriori interventi straordinari ed urgenti per il contrasto e la gestione del fenomeno dell'immigrazione clandestina», con la quale il Ministro dell'interno è stato autorizzato al rinnovo dei contratti di fornitura di lavoro temporaneo che consente l'impiego di 1.620 unità complessive e nelle attività del Ministero dell'interno relative a tale emergenza; di queste 550 unità destinate agli uffici territoriali del Governo e 1.070 alle questure.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Michele Saponara.
negli anni scorsi il liceo classico «G.A. Romagnosi» di Parma è stato oggetto di atti ispettivi a causa della cattiva gestione che sarebbe stata profusa dal capo d'istituto, professoressa Gabriella Manelli;
risulta all'interrogante che il comportamento della dirigente Manelli abbia leso la dignità del professor Claudio Mutti, il quale ha avuto il torto di non essere in linea con le idee ritenute accettabili dalla stessa dirigente;
il caso del professor Mutti è finito anche in un libretto dal titolo «La contesa di Parma - Processo al professore» - Edizione Asefi di Milano -:
se non ritenga necessario ed urgente intervenire presso il liceo classico G.A. Romagnosi di Parma, al fine di accertare le responsabilità della situazione creatasi e per restituire la serenità all'interno dell'istituto in questione.
(4-01377)
L'ispettore tecnico incaricato dell'ultima visita ispettiva, effettuata nel novembre 2002 per accertamenti sulla gestione amministrativo contabile dell'istituto e su altre questioni riguardanti il POF, ha evidenziato che le problematiche che hanno interessato l'istituto ruotano intorno ad un nucleo sostanziale che, a parere dell'ispettore, è il contrasto-conflitto tra la dirigente scolastica e l'ex presidente del Consiglio d'istituto; questo contrasto è stato interpretato dall'ispettore «quale sintomo però di una fase di cambiamento e di trasformazione di questo istituto da uno status per così dire "tradizionale" di liceo classico antico e prestigioso, ma legato a situazioni sociali economiche e culturali in rapido mutamento, ad una dimensione di istituto coinvolto nell'esperienza della sperimentazione e, di qui, immesso nella nuova logica dell'autonomia scolastica».
Dalla indagine ispettiva non sono emerse irregolarità nella gestione amministrativa finanziaria del liceo «Romagnosi».
Dopo aver esaminato attentamente la documentazione, ma soprattutto, dopo aver effettuato una visita con un notevole numero di incontri e di colloqui, l'ispettore incaricato ha espresso parere favorevole «a non procedere in alcun modo a sanzioni disciplinari nei confronti della dirigente scolastica».
Per quanto riguarda il caso del professor Mutti, l'ispettore ha evidenziato che la situazione si è risolta nel tempo. La richiesta di trasferimento d'ufficio (a seguito anche di specifica ispezione) è stata archiviata e «nel complesso si è trovato un modus vivendi all'interno dell'istituto tra la dirigente scolastica ed il docente». Lo stesso docente ha dichiarato all'ispettore di non essere e di non volere essere coinvolto nel contenzioso oggetto degli ultimi accertamenti ispettivi «perché il passato è superato».
Le varie visite ispettive effettuate e la particolare assistenza e consulenza prestata per lungo tempo al liceo da ispettore all'uopo incaricato hanno quindi contribuito a far superare le difficoltà del liceo medesimo e a sedare conflitti che, con il passare del tempo, non avevano più ragione di esistere.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
in Sardegna, nell'area del Medio Campidano, poco distante da Cagliari, dovrà essere tra poco realizzata, lungo la strada statale n. 131, la variante Villasanta-Sanluri, attesa, ormai dal 1995, per migliorare la viabilità e, in particolare, per garantire la sicurezza della circolazione, tuttora insidiosa, in quel tratto, per la presenza di numerosi «incroci a raso»;
la realizzazione dell'opera predetta importa, peraltro, l'esproprio di alcune aree, attualmente destinate dai privati proprietari alle colture tipiche di questa zona dell'isola, ove le risorse economiche dei residenti ancor oggi derivano pressoché esclusivamente dall'agricoltura;
si è appreso che le procedure finalizzate all'esproprio di quelle aree sarebbero iniziate nel 1995, ma l'Ente interessato (ANAS) avrebbe finora corrisposto solo una parte delle indennità previste a favore dei proprietari (L'Unione Sarda, edizione del 17 aprile 2005, pagina 37);
i proprietari espropriati lamentano inoltre di non conoscere ancora quale porzione delle loro terre sarà effettivamente acquisita dall'Ente pubblico coinvolto, che, allo stato, avrebbe comunicato solo l'intenzione di acquisire un certa estensione di terreno, senza tuttavia delimitarla (L'Unione Sarda, cit.);
si teme, poi, che, a causa degli espropri e dei lavori necessari per la realizzazione dell'opera, risulti compromessa anche la possibilità di coltivare proficuamente le aree non acquisite dall'ente pubblico. Infatti, il progetto cui ci si dovrebbe attenere prevederebbe l'interruzione di alcune condutture idriche, indispensabili per l'irrigazione di quei campi (L'Unione Sarda, edizione del 29 aprile 2005, pagina 31);
attualmente, sarebbero interessati dalle procedure espropriative circa centocinquanta agricoltori di Sanluri, i quali, denunciando il fallimento di ogni tentativo fin qui da loro pacificamente condotto per ottenere il pagamento delle indennità di esproprio, hanno da ultimo promosso iniziative giudiziarie, in sede civile e penale, e hanno infine bloccato, con pubbliche manifestazioni di protesta, l'attività dei cantieri lungo quel tratto della strada statale n. 131 (L'Unione Sarda, cit.);
si è appreso che, proprio in conseguenza di queste proteste, l'ANAS avrebbe convocato le parti interessate, fissando (per il 2 maggio 2005) un incontro che potrebbe preludere alla composizione della vertenza (L'Unione Sarda, cit.);
si prevede, tra l'altro, che una situazione analoga a quella appena descritta possa a breve riproporsi per la realizzazione di un tratto ulteriore (dal chilometro 32 al chilometro 41) della stessa strada statale n. 131, coinvolgendo, in tal caso, circa cinquecento coltivatori, per la maggior parte residenti a Serrenti e Sanluri (L'Unione Sarda, edizione del 17 aprile 2005, citata);
sembra dunque necessario assicurare l'urgente e definitiva soluzione della procedura cui si è fatto riferimento, evitando l'ingiusta penalizzazione degli agricoltori dell'area interessata, già assillati dalla drammatica crisi del settore, e scongiurando la reiterazione di proteste che, pur essendo pacificamente organizzate e condotte, col passare del tempo risulterebbero meno facilmente controllabili -:
se le notizie in precedenza riferite, relative alle procedure finalizzate all'esproprio delle aree necessarie per la realizzazione dell'opera sopra indicata, trovino conferma nei dati a disposizione del Governo;
quali iniziative siano state finora assunte, o si vogliano prossimamente intraprendere, per assicurare la più rapida composizione della vertenza, corrispondendo, ove possibile, alle richieste degli agricoltori colpiti dagli espropri.
(4-14215)
La società stradale informa che recentemente si sono svolti presso la sede compartimentale gli incontri con i circa 150 agricoltori interessati agli espropri e sono state avviate le intese necessarie per una composizione bonaria della vertenza.
La suddetta società precisa, altresì, che il citato ufficio periferico avendo riscontrato innumerevoli problemi interpretativi ed attuativi nell'applicazione della legge 327/2001, nuova normativa in materia di espropri, ha chiesto la consulenza dell'Avvocatura Distrettuale dello Stato la quale, con un dettagliato parere condiviso sia dall'avvocatura generale sia dalla consulta giuridica dell'Anas ha fornito le linee guida da seguire per una corretta e legittima attuazione della norma.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
da mesi molti cittadini di Taranto e provincia lamentano una situazione di crescente disagio a causa di decisioni e comportamenti a dir poco discutibili assunti dall'Acquedotto Pugliese:
a) interruzione della fornitura dell'acqua in diversi stabili, con la scusa della morosità di alcuni inquilini, penalizzando in tal modo anche quelli che sono stati sempre puntuali e precisi nei pagamenti;
b) minaccia di interruzione di erogazione d'acqua anche per modestissime morosità (che in qualche caso non supera i 20 euro) e assoluta noncuranza per le richieste di liquidazioni di rimborsi di diverse centinaia di euro per bollette pagate erroneamente due volte;
c) enorme ritardo nelle opere di adeguamento che molte comunità attendono per garantirsi un normale servizio idrico. In particolare la città di Mottola, che, malgrado le pressanti e continue richieste del Sindaco, non riesce ancora a vedere eseguiti i lavori necessari per evitare - come accade ormai da mesi - che intere zone dell'abitato restino senza acqua o con erogazioni assolutamente insufficienti e limitate;
d) chiusura di molti uffici periferici con evidenti disagi per gli utenti;
sindaci, amministratori, consiglieri regionali e lo stesso difensore civico di
se non ritenga di intervenire, per quanto di competenza, affinchè l'Ente Acquedotto Pugliese, che opera in regime di monopolio nella gestione di un bene così prezioso com'è quello dell'acqua, offra la sua disponibilità ad un confronto sereno e costruttivo con le istituzioni, gli Enti Locali e le associazioni di categoria interessate, per dare risposte concrete alle popolazioni di terra jonica che chiedono solo il rispetto e la tutela dei propri diritti.
(4-11800)
Nel caso in cui i condomini o alcuni di essi non versino le quote di spettanza, l'amministratore non effettua i pagamenti dovuti e conseguentemente l'acquedotto è costretto a dar corso alla procedura di accertamento della morosità, che si snoda attraverso precisi messaggi.
Infatti all'invito a pagare la somma dovuta, segue un ulteriore avviso con la contestuale messa in mora e diffida a pagare entro un mese dal ricevimento dell'avviso; se anche tale richiesta è disattesa, viene inoltrata, con anticipo, al fine di consentire ripensamenti in extremis, un'ultima comunicazione al cliente moroso con cui viene indicata la data di effettuazione dell'intervento di chiusura della presa d'acqua.
Onde evitare la interruzione della fornitura idrica, che penalizza indiscriminatamente tutti gli abitanti di un'immobile specialmente nei casi in cui risultano pochi i negligenti, è possibile esperire il seguente rimedio: l'amministratore del condominio, nelle more di acquisire gli importi dai condomini ritardatari, può, al fine di scongiurare la sospensione del servizio, prendere contatto con i competenti uffici dell'azienda per definire i termini di una dilazione versando gli importi già acquisiti.
In merito al punto b), premesso che la procedura per il recupero della morosità viene promossa solo nel caso in cui il credito vantato sia superiore a 250,00 euro, la duplicazione di un pagamento può verificarsi solo quando, a fronte di una situazione di morosità relativa a più fatture, l'azienda notifichi, contestualmente ad un sollecito di pagamento, un loro duplicato onde consentire il pagamento di importi relativi a fatture eventualmente smarrite.
Per quanto riguarda i disservizi che hanno interessato alcune vie della parte alta della città di Mottola essi si sono verificati in seguito alla diminuzione del livello d'acqua nel serbatoio cittadino, causata da un'interruzione in uno dei sistemi di pompaggio che alimenta l'abitato; peraltro in pochissimi giorni la situazione è tornata alla normalità.
Si precisa, inoltre, che l'acquedotto, al fine di procedere al miglioramento del servizio idrico integrato (acquedotto, fognatura e depurazione), ha fatto presente che saranno effettuati nella stessa città lavori per un importo di circa due milioni e quattrocentomila euro ed i relativi progetti sono stati già illustrati all'amministrazione civica.
Per quanto concerne, infine, il disagio degli utenti per la chiusura di molti uffici periferici, l'ente acquedotto ha reso noto che, in seguito alla riorganizzazione, è vero che si è proceduto alla chiusura di tre uffici, ma le sedi territoriali di Taranto, Castellaneta, Grottaglie e Manduria sono state potenziate sia nelle funzioni tecniche che in quelle commerciali in modo da assicurare un efficace presidio delle attività di assistenza ai clienti, di gestione delle reti e di pronto intervento su tutta la provincia di Taranto.
Il Ministro per gli affari regionali: Enrico La Loggia.
dal 1 gennaio 2005, con l'applicazione delle norme di cui agli articoli 5 e 6 del decreto ministeriale dell'ambiente n. 107/2000, tutti i depositi di carburanti e raffinerie con movimenti superiori a 10.000 tonnellate sono tenuti ad effettuare la caricazione «a ciclo chiuso» col recupero dei vapori «dal basso»;
una tale modalità di carico è possibile solo con autocisterne di nuova generazione o con mezzi già in circolazione ma modificati con dispositivi adeguati;
gli autoparchi sono in ritardo per gli ammodernamenti richiesti per le seguenti ragioni : a) l'elevatissimo costo dei nuovi mezzi che si aggirano intorno ai 160.000 euro, assolutamente insostenibili per un settore già duramente provato da notevoli difficoltà economiche; b) gli enormi problemi tecnici per l'adeguamento dei mezzi in circolazione per la presenza di sole tre officine specializzate in tutta l'Italia meridionale (che non riescono a smaltire la mole di richieste anche per la difficoltà di approvvigionamento sul mercato dei dispositivi necessari agli adeguamenti stessi, molti dei quali di importazione USA); c) i KIT di adeguamento delle autocisterne hanno ottenuto l'omologazione solo nel mese di novembre 2004;
ad avvertire più pesantemente la gravità della situazione è la raffineria AGIP di Taranto che è uno dei depositi più grandi d'Italia, sicuramente il primo del Sud che, utilizzando giornalmente circa 776 autocisterne, copre 1/5 del fabbisogno nazionale, garantendo il rifornimento di benzina e gasolio oltre che alla Puglia, anche alla Basilicata, alla Calabria e a più della metà della Campania;
di quelle 776 autocisterne, ben 330 risultano non rispondenti alle richiamate norme di cui al decreto ministeriale 107/2000;
se la raffineria AGIP di Taranto dovesse fare affidamento, per il trasporto giornaliero dei carburanti, solo sui mezzi a norma escludendo quelli (330 quasi la metà) non ancora adeguati, oltre a sferrare un duro colpo all'occupazione (già fortemente in crisi) e dell'economia dell'intera zona, arrecherebbe gravissimi danni alle suindicate regioni che si vedrebbero paralizzate, non solo nei trasporti pubblici e privati, ma anche in tutti gli atri settori, la cui sopravvivenza è strettamente legata alla benzina e al gasolio, compresi i servizi essenziali come ospedali, scuole, uffici, caserme, eccetera;
in data 11 gennaio 2005, su richiesta dei rappresentanti delle associazioni degli autotrasportatori e delle organizzazioni sindacali dei lavoratori del settore, si è tenuto presso la Prefettura di Taranto una riunione (cui hanno partecipato, oltre all'interrogante e al consigliere regionale Attanasio, anche alcuni funzionari della raffineria di Taranto), durante la quale, dopo un lungo e approfondito dibattito, è stata rappresentata l'unanime preoccupazione derivante dalle gravi problematiche causate dall'applicazione del decreto ministeriale 107/2000;
le associazioni degli autotrasportatori, pur garantendo la volontà dei propri iscritti a volersi adeguare alle norme previste dal citato decreto, chiedono, per i motivi già menzionati, che si venga loro incontro, rinviando solo di qualche mese la scadenza dei termini per i necessari adeguamenti -:
se non ritenga di promuovere, nel più breve tempo possibile, la convocazione di un incontro, presso il Ministero dell'Ambiente, con i vertici dell'ENI S.p.A. e con le associazioni di categoria, allo scopo di individuare adeguate soluzioni atte a scongiurare il rischio delle prevedibili e dannose ripercussioni economiche e sociali che ricadrebbero sicuramente sulle popolazioni di Puglia, Basilicata, Calabria e Campania, che si vedrebbero dimezzato, per il loro fabbisogno, il rifornimento di benzina e di gasolio, nel caso in cui si decidesse di escludere dal caricamento e dal trasporto dei carburanti le autocisterne non ancora a norma.
(4-12479)
Tale decreto recepisce i contenuti ed i termini della Direttiva 94/63/CE sul controllo delle emissioni di composti volativi (COV). Com'è noto le disposizioni, derivanti dalla normativa comunitaria risultano vincolanti per gli stati membri e le previste scadenze non ulteriormente prorogabili.
Una eventuale proroga dei termini fissati nel decreto ministeriale n. 107/2000 per un adeguamento alla normativa, si potrebbe, infatti, configurare come violazione del diritto comunitario, esponendo, in tale modo, l'Italia all'avvio di una eventuale procedura di infrazione.
Ciò premesso, il decreto n. 107/2000 prevede che le cisterne siano conformi ai requisiti per il caricamento dal basso e che, di conseguenza, anche gli impianti per il caricamento devono essere conformi alle disposizioni previste per poter caricare le cisterne dal basso.
È tuttavia previsto che i terminali possano continuare a rifornire cisterne con il caricamento dall'alto:
a) fino al 2010 per quantitativi movimentati inferiori a 10.000 t/anno (comma 4 articolo 5);
b) per un periodo indefinito nel caso di cisterne a scomparti tarati, attrezzati con dispositivo tenuta vapori (comma 5, articolo 5 e comma 5, articolo 6).
L'interrogazione pone in evidenza come quasi metà delle autocisterne (dovendo caricare presso la raffineria AGIP di Taranto, che certamente movimenta più di 10.000 t/anno) non è munita di dispositivi (tenuta vapori) adeguati e quindi attualmente non è in regola con le disposizioni del decreto n. 107/2000 e che non essendo necessario procedere all'acquisto di una nuova cisterna, è sufficiente attrezzarla con il dispositivo tenuta vapori.
Per quanto riguarda tali dispositivi, alcuni esperti interpellati non hanno confermato l'esistenza di particolari difficoltà nel reperirli sul mercato italiano ed inoltre non risulta confermata la necessità di un'omologazione degli stessi, che peraltro non sembra prevista nelle norme API di riferimento.
Si aggiunge, infine, che la normativa per il trasporto di merci pericolose (ADR), prevede che le cisterne adibite al trasporto di benzina devono essere conformi ad una serie di disposizioni relative a costruzione, prova, marcatura, eccetera ed in particolare al paragrafo 4.3.2.3.3 del succitato ADR «durante il carico e lo scarico delle cisterne, veicoli batteria e CGEM, devono essere prese appropriate misure per impedire che siano liberate quantità pericolose di gas e di vapori».
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
la trasmissione Report ha evidenziato una serie di gravi inadempienze sul piano della sicurezza delle Ferrovie dello Stato;
la sicurezza dei cittadini deve essere la prima cosa da garantire -:
se risponda al vero che il 90 per cento dei treni regionali sia senza interfono perché rotto od addirittura mancante;
se corrisponda al vero che nei treni regionali il personale viaggiante sia composto generalmente da un macchinista ed un capotreno;
se corrisponda al vero che fra i vari disservizi, a causa della mancanza dell'interfono,
se il Ministro interrogato intenda adoperarsi affinché sia garantita maggiore sicurezza agli utenti del servizio ferroviario.
(4-10734)
In particolare si debbono evidenziare le norme e gli standard di sicurezza, le quali hanno il compito di regolare tutte le attività connesse con la sicurezza della circolazione ferroviaria; la complessità ed articolazione di tali norme è strettamente correlata alle capacità richieste agli operatori impiegati nell'espletamento di operazioni in sicurezza.
Si aggiungono le disposizioni operative, il fattore umano (cioè la formazione, l'abilitazione e aggiornamento del personale), la sicurezza intrinseca e l'affidabilità dell'infrastruttura, del segnalamento e degli altri sistemi tecnologici cui segue, l'affidabilità, l'implementazione tecnologica e la manutenzione del materiale rotabile nonché, infine, l'organizzazione della produzione dei servizi.
In tale contesto, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti è l'organismo che definisce gli standard e le norme di sicurezza e vigila sulla loro applicazione da parte del gestore dell'infrastruttura, sulla base delle informazioni fornite dallo stesso gestore.
Al gestore dell'infrastruttura ferroviaria nazionale, l'organo tecnico riconosciuto come dotato di comprovata esperienza, idonee competenze ed adeguata organizzazione in materia di sicurezza, spetta invece il compito di esercitare le funzioni e i poteri pubblicistici già attribuiti da norme di legge o regolamento alla cessata azienda autonoma Ferrovie dello Stato ed al cessato Ente Ferrovie dello Stato (decreto ministeriale n. 138 T/2000).
Il gestore dell'infrastruttura è incaricato della costruzione e della manutenzione dell'infrastruttura ferroviaria nonché della gestione dei sistemi di controllo e di sicurezza connessi alla circolazione dei convogli. Esso emana le prescrizioni e le disposizioni attuative in materia di sicurezza di circolazione ferroviaria, in applicazione degli standard e norme di sicurezza definiti dal Ministero e rilascia il certificato di sicurezza alle Imprese ferroviarie ed esercita il controllo su di esse in merito all'applicazione delle norme e standard di sicurezza e delle disposizioni e prescrizioni.
Le Imprese Ferroviarie sono, invece, titolari della licenza rilasciata dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Esse sono abilitate all'utilizzo dell'infrastruttura per mezzo del certificato di sicurezza rilasciato dal gestore dell'infrastruttura.
Trattasi di imprese che hanno, come finalità aziendale, il raggiungimento di margini di profitto su specifiche aree di attività e non sono sottoposte alla diretta vigilanza sulla sicurezza da parte del Ministero in quanto il loro operato nell'ambito della sicurezza è sottoposto al controllo del gestore dell'infrastruttura.
Dal punto di vista organizzativo, nell'ambito delle proprie funzioni di controllo sulla sicurezza di sistema, il gestore dell'infrastruttura, sulla base delle norme ministeriali, ha emanato una specifica disposizione che impone a ciascuna Impresa ferroviaria l'adozione di un apposito sistema di gestione della sicurezza e la predisposizione su base annuale di specifici piani della sicurezza. A sua volta, il Gestore dell'infrastruttura è dotato di un proprio sistema di gestione della sicurezza, soggetto alla vigilanza del Ministero, ed è tenuto a sottoporre allo stesso Ministero un piano annuale della sicurezza, riportante gli obiettivi, gli investimenti e le linee di sviluppo tecnologico che intende adottare per garantire l'esercizio in sicurezza della rete ferroviaria.
L'attività di presidio della sicurezza è pertanto riconducibile essenzialmente alle funzioni distinte di vigilanza a livello di sistema e di controllo di dettaglio. Essa
Al Ministero, infatti, pur essendo riservata una funzione di vigilanza sul settore ferroviario nel suo complesso, viene specificamente affidata la vigilanza sull'operato del Gestore dell'Infrastruttura. Al gestore dell'infrastruttura è invece affidato il controllo sul rispetto, da parte delle imprese ferroviarie, degli standard e delle norme di sicurezza nonché delle disposizioni e prescrizioni.
Nell'ambito delle funzioni sopra delineate il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti ha svolto e svolge diverse attività finalizzate a garantire proattivamente la sicurezza del trasporto ferroviario.
Si evidenziano, in particolare, i seguenti aspetti: la programmazione degli investimenti prioritari sulla rete ferroviaria nazionale e relativo finanziamento, con particolare riferimento alle tecnologie per la sicurezza ed ai sistemi di controllo marcia dei treni; l'indagine sui Piani di sicurezza del gestore dell'infrastruttura e delle imprese ferroviarie nonché sul fenomeno degli svii dei treni per individuare e classificare le cause degli stessi al fine di verificare eventuali criticità ricorrenti ed intervenire per la loro rimozione; lo studio e definizione delle proposte del gestore delle infrastrutture ferroviarie di modifiche tecnico-normative atte a favorire il processo di transizione verso le nuove tecnologie e, infine, l'azione di monitoraggio e controllo sui fattori di rischio.
Premesso il quadro generale fin qui esposto, al fine di fornire elementi di risposta agli specifici quesiti posti è stata interessata Ferrovie dello Stato S.p.a. che ha riferito quanto segue.
La divisione trasporto regionale ha già da tempo avviato un piano di miglioramento di tutte le carrozze in dotazione per attrezzarle con un nuovo sistema di informazioni a bordo denominato Oboe - On board equipment che consente la localizzazione satellitare dei treni con GPS e l'informazione a bordo con il GPS collegato alla sala operativa.
Il citato sistema Oboe diffonde in modo autonomo i messaggi: di benvenuto con le notizie sul treno (classificazione, numero, origine e destinazione, ora di arrivo); di indicazione delle fermate e di eventuali ritardi anche nelle stazioni di scambio. È anche in grado di trasmettere messaggi vocali estemporanei inviati tramite cellulare da parte del capotreno e di chi autorizzato e abilitato, di tradurre in messaggi sonori tramite scheda di sintesi vocale i messaggi scritti inviati da utenti autorizzati, consentendo in tal modo ai clienti una informazione tempestiva ai clienti.
Si prevede che entro il 2006 tutte le carrozze utilizzate nell'ambito del servizio di trasporto regionale saranno dotate di Oboe.
Trenitalia s.p.a. ha sempre considerato prioritaria la sicurezza dei viaggiatori e del proprio personale e a tal proposito si assicura che siano applicate scrupolosamente tutte le normative in materia di esercizio stabilite da Rete Ferroviaria Italiana s.p.a. gestore della rete per le imprese di trasporto su ferro.
Tali normative prevedono tra l'altro la possibilità di assegnare al capotreno anche funzioni di assistenza al macchinista sui mezzi con la cabina di guida e le carrozze intercomunicanti come i mezzi leggeri e le navette.
Il macchinista può chiedere al capotreno di rimanergli accanto in condizioni particolari della circolazione quali rallentamenti marce a vista guasti agli impianti di ripetizione segnali.
Questa soluzione organizzativa introdotta in Italia già da diversi anni e ormai consolidata nel tempo ha mostrato di garantire lo stesso livello di sicurezza rispetto a quello che prevede l'utilizzazione di due agenti di condotta.
Per quanto concerne infine i disagi in discesa nella stazione di Velletri si fa presente che la lunghezza dei marciapiedi dei suoi 3 binari è tra 196 e 202 metri e permette il ricevimento di tutti i treni del trasporto regionale la cui lunghezza massima è di 150 metri.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
Telecom Italia S.p.A., nel 2003, ha ceduto a TNT Logistic 338 lavoratori e la commessa relativa alla gestione della Logistica, compresi 6 C.R.D. (Centri di raccolta e stoccaggio nazionali di materiali Telecom);
nel maggio dello stesso anno, fu firmato un accordo tra TNT Logistic Italia e le organizzazioni sindacali, che prevede quanto segue:
mobilità per 74 lavoratori;
chiusura di 2 C.R.D. con successivo trasferimento dei lavoratori;
distacco temporaneo per 114 lavoratori ad un'altra società (TNT Global Express) con probabile demansionamento -:
se il Ministro intenda verificare l'attuale situazione lavorativa dei 338 lavoratori;
se il Ministro intenda appurare se la mobilità sia già effettiva;
se i 2 C.R.D. siano stati chiusi e se vi sia stato il trasferimento.
(4-11495)
A seguito della cessione del ramo d'azienda da parte di Telecom S.p.a. a TNT Logistic S.p.a. in data 27 febbraio 2003, e contemporaneamente il passaggio di 338 lavoratori, la TNT Logistic ha iniziato una riorganizzazione interna per la razionalizzazione dei centri e delle funzioni dei propri lavoratori, che prevedeva la chiusura di due C.R.D., con integrazione con altri similari e vicini, e la mobilità per 74 lavoratori, inoltre il distacco, presso un'altra società del gruppo la TNT Global express, di 14 lavoratori.
I due C.R.D. sono già stati chiusi, e sono già stati effettuati i trasferimenti con relativi accordi siglati con le organizzazioni sindacali.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
il 3 gennaio 2005 il vescovo della diocesi di Hebei, l'ottantacinquenne monsignor Filippo Pietro Zhao Zhendong è stato prelevato e rinchiuso in un penitenziario della città di Jiangjiakou;
la notizia è stata resa pubblica dal portavoce di Giovanni Paolo II, Joaquìn Navarro Valls;
al momento, non si conoscono i motivi del suo arresto;
il regime comunista di Pechino continua a scoraggiare il proselitismo religioso e pur avendo una maggiore apertura continua a perseguire i cristiani -:
se non intenda intervenire, presso il governo di Pechino, al fine di ottenere il rilascio del reverendo;
se non si ritenga durante le negoziazioni commerciali tra i due paesi, di avanzare la richiesta di maggiore libertà religiosa.
(4-13672)
il 30 marzo 2005 è stato arrestato nella provincia di Hebei, in Cina, il reverendo Tommaso Zhao Kexiun;
la notizia è stata resa pubblica dal portavoce di Giovanni Paolo II, Joaquìn Navarro Valls;
al momento, non si sa né dove sia né si conoscono i motivi del suo arresto;
il regime comunista di Pechino continua a scoraggiare il proselitismo religioso e pur avendo una maggiore apertura continua a perseguire i cristiani -:
se non intenda, presso il governo di Pechino, al fine di ottenere il rilascio del reverendo;
se non si ritenga, durante le negoziazioni commerciali tra i due paesi, di avanzare la richiesta di maggiore libertà religiosa.
(4-13673)
il 22 marzo 2005 è stato arrestato un collaboratore laico della pastorale di Long Gang, il signor Gao Xinyou;
la notizia è stata resa pubblica dal portavoce di Giovanni Paolo II, Joaquìn Navarro Valls;
al momento, non si sa né dove sia né si conoscono i motivi del suo arresto;
il regime comunista di Pechino continua a scoraggiare il proselitismo religioso e pur avendo una maggiore apertura continua a perseguire i cristiani -:
se il ministro intenda intervenire presso il governo di Pechino, al fine di ottenere il rilascio del reverendo;
se non si ritenga durante le negoziazioni commerciali tra i due paesi, di avanzare la richiesta di maggiore libertà religiosa.
(4-13674)
il 20 marzo 2005 un alto ed anziano prelato appartenente alla Chiesa cattolica cinese, Giacomo Lin Xili, vescovo di Wenzhou (provincia orientale dello Zhejiang) è stato arrestato;
la notizia è stata resa pubblica dal portavoce di Giovanni Paolo II, Joaquìn Navarro Valls;
al momento, non si sa né dove sia né si conoscono i motivi del suo arresto;
il regime comunista di Pechino continua a scoraggiare il proselitismo religioso e pur avendo una maggiore apertura continua a perseguire i cristiani -:
se non intenda intervenire presso il governo di Pechino, al fine di ottenere il rilascio del reverendo;
se non si ritenga durante le negoziazioni commerciali tra i due paesi, di avanzare la richiesta di maggiore libertà religiosa.
(4-13675)
Per quanto riguarda la Cina non si dispone al momento di informazioni dettagliate circa i casi individuali segnalati dall'interrogante; essi saranno tuttavia monitorati nell'ambito dell'azione a tutela della libertà religiosa nel Paese, regolarmente sollevata nel quadro del dialogo strutturato UE-Cina sui diritti umani, che a partire dal 1997, su richiesta cinese, si svolge a cadenza semestrale alternativamente a Pechino e nella capitale europea che detiene la Presidenza di turno dell'Unione europea. Tali consultazioni consentono, infatti, tra l'altro, all'Unione europea di segnalare all'attenzione delle Autorità cinesi casi individuali di violazione dei diritti umani, per i quali vengono sollecitati interventi di clemenza e/o riparazione. Su iniziativa della Presidenza olandese, d'intesa con gli altri partner europei, è stato condotto un esercizio di valutazione del dialogo, le cui conclusioni sono state approvate dal CAGRE (Consiglio affari generali e relazioni esterne dell'Unione europea) dell'11 ottobre ultimo scorso. Il quadro che emerge è fatto di luci ed ombre, ma prevale la convinzione
L'ultima sessione del dialogo strutturato UE-Cina si è svolta in Lussemburgo il 24 e 25 febbraio ultimo scorso. Nel corso di tale incontro, la Presidenza lussemburghese ha nuovamente evidenziato le aree nel campo dei diritti umani nelle quali l'Unione europea spera di vedere realizzati progressi nel breve-medio periodo, soffermandosi in particolare sulla ratifica del Patto internazionale sui diritti civili e politici (ICCPR), il rilascio delle persone detenute in seguito ai fatti del 1989, la promozione ed il rispetto della libertà religiosa e la promozione della libertà di espressione attraverso la rimozione delle restrizioni ai media.
In occasione dei lavori della 61a sessione annuale della CDU (Commissione diritti umani) di Ginevra (14 marzo-22 aprile 2005), la Presidenza lussemburghese, nel discorso pronunciato il 23 marzo ultimo scorso a nome dell'Unione europea sulle violazioni dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali nel mondo, ha posto un'enfasi particolare sul rispetto dei diritti umani in Cina. In tale circostanza la Presidenza ha riaffermato il valore attribuito dall'unione al dialogo strutturato con la Cina come mezzo di comunicazione, capace di contribuire a portare miglioramenti concreti e tangibili circa la situazione dei diritti dell'uomo in quel Paese, grazie alla possibilità di sollevare con le autorità di Pechino le questioni che più suscitano la preoccupazione dell'Unione europea tra le quali, appunto, la questione della libertà religiosa.
Anche in occasione dell'incontro tra i Direttori politici UE-Cina, avvenuto lo scorso 8 aprile a Lussemburgo, è stata ribadita da parte europea la necessità che Pechino faccia ulteriori progressi in materia di rispetto di diritti umani.
È utile altresì ricordare che, in occasione del settimo Summit UE-Cina dell'8 dicembre scorso, l'Unione europea ha dato particolare rilevanza alla discussione del rispetto dei diritti umani in Cina. In particolare, nella dichiarazione congiunta rilasciata alla fine del Summit viene riconosciuto il ruolo svolto dal dialogo UE-Cina sui diritti umani nella promozione della comprensione reciproca. Le parti, inoltre, hanno sottolineato il loro rispetto per gli standard internazionali previsti dai principali strumenti internazionali sui diritti umani ed il loro impegno a cooperare con i meccanismi di tutela dei diritti umani approntati nel quadro del sistema ONU.
La questione viene inoltre sollevata in ogni possibile riunione bilaterale con esponenti del governo cinese. Da ultimo, lo scorso 18 marzo a Roma l'onorevole Ministro ha nuovamente evocato, nel corso del suo incontro con il Ministro degli esteri della Repubblica popolare Cinese Li Zhaoxing, la questione del rispetto dei diritti umani ribadendo la necessità che Pechino compia i passi necessari (come la ratifica del Patto dei diritti civili e politici delle Nazioni unite) per favorire un processo di normalizzazione con l'Occidente.
Come confermato anche da un recente rapporto dei capi missione dell'Unione europea accreditati a Pechino, lo Stato cinese continuerebbe a mantenere il suo forte controllo sulle religioni «ufficiali» e non tollererebbe in alcun modo i culti non riconosciuti. In particolare, il numero crescente di aderenti alle cosiddette «Chiese sotterranee» cristiane spingerebbe le autorità cinesi ad operare notevoli pressioni su di essi per farli aderire alle Chiese riconosciute ufficialmente. Il 2 marzo ultimo scorso, inoltre, sono entrate in vigore delle nuove norme in materia religiosa che impediscono le attività di proselitismo dei religiosi stranieri.
Da parte del Governo italiano e dell'Unione europea si continuerà a seguire con estrema attenzione la situazione della libertà religiosa in Cina e non si mancherà di richiamare il Governo cinese al pieno rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali nel Paese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
come si evince da un articolo a firma di Marilicia Salvia, pubblicato su Il Mattino in data 15 aprile 2005, in Campania sono state effettuate spese alquanto «curiose», così come risulta dal libro bianco della Confesercenti;
il dito è puntato contro le Pubbliche Amministrazioni che hanno avuto una «cattiva» gestione;
tra i numeri dello scandalo è possibile annoverare gli ingressi gratuiti ai musei;
nell'anno 2001 al museo «Archeologico di Napoli» gli ingressi pagati a prezzo pieno sono stati 157.010, quelli ridotti 12.640 e gratuiti 146.390 -:
quali siano le motivazioni che giustifichino un numero così elevato di ingressi gratuiti;
se intenda adottare iniziative volte a determinare per il futuro, la riduzione degli ingressi gratuiti al Museo in questione.
(4-13783)
Nel caso di specie, si evidenzia che il Museo archeologico, essendo una tra le più importanti istituzioni museali d'Italia per le collezioni che ivi sono custodite, è caratterizzato da consistenti flussi turistici nel corso di tutto l'anno, con una massima concentrazione nel mese di dicembre e nel periodo compreso tra febbraio e giugno.
In particolare, il considerevole numero di ingressi gratuiti è determinato principalmente dalle visite di scolaresche, italiane ed estere, che, per esigenze organizzative degli istituti scolastici, si concentrano soprattutto nel periodo marzo-maggio.
Inoltre, in merito ai dati riferiti dall'interrogante, relativi al 2001, si aggiunge che in tale anno, oltre alla Settimana della cultura - che prevede appunto ingresso gratuito per tutti i visitatori - anche in occasione delle Giornate del patrimonio e della Giornata mondiale dei disabili, quest'ultima indetta dall'ONU, è stato disposto, il libero accesso al Museo, come previsto dal comma 2 dell'articolo 4 della normativa di riferimento.
Per opportuna conoscenza, si ritiene, comunque, importante evidenziare che, dal 2000, il turismo culturale nella regione Campania ha registrato, un forte incremento: i musei ed i siti archeologici campani hanno attratto migliaia di visitatori e nel 2004, la Campania è risultata la terza regione italiana per numero di visitatori paganti. Tali dati appaiono in crescita anche nel 2005. Al riguardo, si segnala infine che, recentemente, è stata introdotta, a seguito della nuova organizzazione ministeriale, la previsione di stabilire a livello regionale il prezzo dei biglietti d'ingresso, per meglio rispondere alle esigenze ed alle compatibilità territoriali, nella prospettiva di un rapporto di maggior flessibilità con le istituzioni locali.
Il Sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali: Nicola Bono.
a seguito di una segnalazione pervenuta all'interrogante dall'Assoconsum, si apprende che ordinare un pasto «alla carta» sul ristorante dei treni sta divenendo una impresa ardua;
il personale, molto spesso, viene a trovarsi in situazioni a dir poco «antipatiche» in quanto sprovvisto dei reali pasti da servire;
i viaggiatori, d'altro canto, vorrebbero poter usufruire dei servizi presenti sul treno per rendere il viaggio il più piacevole possibile -:
quali siano le ragioni che impediscono di esplicare il summenzionato servizio nel migliore dei modi;
come si pensi di intervenire per ovviare alla problematica di cui sopra;
quale sia la società alla quale è stato assegnato l'appalto.
(4-13813)
In base all'articolo citato la società Cremonini è tenuta ad organizzare le attività necessarie all'esecuzione del contratto medesimo sulla base della certificazione del sistema di qualità rilasciata da soggetti accreditati ai sensi delle norme europee UNICEI EN 45000.
Al fine di predisporre ogni iniziativa per migliorare il grado di soddisfazione del cliente, è operante un comitato enogastronomico costituito da rappresentanti di Trenitalia S.p.a. e della Cremonini S.p.a. che si riunisce con cadenza bimensile per valutare le variazioni dell'offerta menù.
Alla clientela è offerta la possibilità di optare per un menù fisso oppure «alla carta». I prodotti offerti seguono una rotazione effettuata sulla base di principi di stagionalità, regionalità, varietà ed apprezzamento del cliente.
I menù a prezzo fisso vengono alternati con cadenza massima di quattro giorni per ogni singolo treno e proposti in successione in modo da assicurare la migliore varietà possibile.
I prodotti vengono caricati a bordo in ottemperanza a liste di carico previste dal sistema qualità e approntate in modo da poter presentare l'offerta prevista nei menù. Tuttavia può talvolta accadere che per taluni piatti previsti le scorte possano esaurirsi rispetto ad altre anche in considerazione degli spazi di magazzinaggio necessariamente limitati a disposizione nelle carrozze.
Per un'offerta sempre più conforme alle esigenze della clientela, Ferrovie dello Stato ha in corso su determinati treni eurostar una sperimentazione di implementazione dei menù con ulteriori prodotti e con la presentazione degli stessi con indicazioni più chiare e dettagliate per il cliente.
Il servizio ristorazione è comunque sempre sottoposto a controlli ispettivi da parte di Trenitalia S.p.a. secondo le procedure operative previste dal già citato sistema qualità.
Il Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e per i trasporti: Nino Sospiri.
nel MYANMAR la lega nazionale per la democrazia vinse le elezioni e non le è mai stato consentito di governare;
il segretario generale dell'ONU, Kofi Annan, ha lanciato un duro monito alla giunta militare birmana, affinché vari le riforme democratiche promesse;
da un anno il MYANMAR non permette visite da parte dell'ONU;
è stato arrestato Aung San Suu Kyii, leader del partito NLD di opposizione -:
se non ritenga di adottare iniziative sia presso l'ONU che presso il governo birmano, affinché nel Paese in questione vi sia effettivo rispetto dei diritti civili e politici.
(4-14006)
In tale ottica, constatata non solo l'assenza di miglioramenti, ma anzi il continuo deterioramento della situazione circa il rispetto dei diritti fondamentali, la commissione delle Nazioni unite per i diritti umani (CDU), nel corso della sua 61a sessione annuale (Ginevra, 14 marzo-22 aprile 2005), su iniziativa dell'Unione europea, ha adottato anche quest'anno una risoluzione di condanna del Myanmar per gravi violazioni dei diritti umani e delle libertà fondamentali, in analogia a quanto già avvenuto l'anno scorso durante la 59a Assemblea generale delle Nazioni unite (settembre-dicembre 2004).
Sempre nel quadro dei lavori della 61a sessione annuale della CDU, il brasiliano Paulo Sergio Pinheiro, relatore speciale per il Myanmar, nel corso della presentazione del suo rapporto annuale sul Paese, ha lamentato la scarsa disponibilità, da parte delle autorità locali, a cooperare per la realizzazione dei diritti umani e delle libertà fondamentali. L'attenzione di Pinheiro si è rivolta soprattutto al pieno ed incondizionato rilascio di tutti i prigionieri politici e alla necessità di permettere ai partiti di operare in libertà e pacificamente. Il relatore speciale si è anche soffermato sulle violazioni dei diritti umani nelle aree connotate dalla forte presenza di minoranze etniche, sulla necessità di perseguire i colpevoli di tali violazioni e sull'importanza della cooperazione da parte della comunità internazionale in tutto il processo di transizione del Paese.
È vero, come correttamente segnalato dall'interrogante, che le autorità birmane attualmente negano l'ingresso nel Paese all'inviato Speciale del Segretario generale dell'ONU per il Myanmar, Razali Ismail - la cui ultima visita risale al marzo 2004 - ma è anche vero che il 25 marzo 2005, il Consiglio affari generali e relazioni esterne dell'Unione europea ha prorogato di ulteriori dodici mesi il regime sanzionatorio già in vigore nei confronti della Birmania.
Sul versante opposto vanno, tuttavia, segnalati alcuni timidi segnali di apertura da parte delle Autorità di Yangoon. Nel novembre 2004 la giunta militare di Myanmar ha annunciato l'inizio del rilascio di un cospicuo numero di detenuti che potrebbero essere stati incarcerati a torto dall'unità d'intelligence militare disciolta alla fine di ottobre. Tra i beneficiari del provvedimento si contano alcuni detenuti politici, tra cui spiccano il capo della rivolta studentesca del 1988, alcuni parlamentari eletti nelle elezioni del 1990 ed esponenti del partito di opposizione NLD (National Legue for Democracy), detenuti da vari anni.
Per quanto riguarda il caso specifico del leader dell'opposizione Aung San Suu Kyi, numerosi sono stati gli appelli della Comunità internazionale volti ad ottenerne il rilascio. Il 10 dicembre 2004, in tal senso, è stata emessa una dichiarazione della Presidenza olandese, con la quale l'Unione europea esprime una severa condanna per la sua continua detenzione e ne richiede l'immediato rilascio assieme a quello di tutti i prigionieri politici ancora detenuti. La dichiarazione in parola prosegue poi esortando ancora una volta il Governo di Yangoon a concedere senza ulteriori rinvii all'inviato speciale del Segretario generale dell'ONU per il Myanmar, Razali, ed al relatore speciale dell'ONU, Pinheiro, un accesso totale, libero e senza restrizioni al Paese.
A margine della 7a riunione dei Ministri degli esteri dell'ASEM (Asia-Europe Meeting), svoltasi a Kyoto, il 6-7 maggio 2005, da parte europea è stata reiterata al Ministro degli esteri birmano, U Wing Aung, la preoccupazione per l'assenza di progressi nella situazione interna al Paese, è stata nuovamente richiesta la liberazione del Premio Nobel Aung San Suu Kyi, è stata consegnata una lista di 90 prisoners of concern ed è stata richiesta una accresciuta collaborazione con l'ONU.
Anche l'Italia guarda, da tempo, con costante attenzione, alla questione birmana, avendo ripetutamente richiesto il rispetto dei diritti umani ed un reale processo di democratizzazione nonché, fin dal 30 maggio
Il Governo italiano si è adoperato in tal senso sia a livello multilaterale - in ambito Unione europea e Nazioni unite - che a livello bilaterale.
In ambito Unione europea ha contribuito direttamente, fin dal 1996, all'adozione di una posizione comune dell'Unione europea sulla Birmania che prevede alcune misure sanzionatorie e fa divieto ai Paesi membri di avere incontri ufficiali a livello politico con le autorità di Yangoon. Tale posizione comune è stata ripetutamente modificata e rinnovata, sempre con l'intervento del Governo italiano, da ultimo inasprita con ulteriori misure sanzionatorie, anche di natura economica, dal 25 ottobre 2004.
In ambito Nazioni unite, invece, l'Italia partecipa al Gruppo di lavoro informale sulla Birmania presso il Segretario generale dell'ONU e mantiene regolari contatti con il suo rappresentante speciale per la Birmania, l'ambasciatore Razali Ismail, sostenendo attivamente il suo operato. Continua a fornire, inoltre, il proprio sostegno all'ILO (International Labour Organization) ed a condannare l'uso del lavoro forzato da parte del regime birmano.
Sul piano bilaterale, infine, il Governo italiano ha sempre svolto e continua a svolgere un proprio ruolo in relazione alla situazione birmana, adoperandosi attivamente in numerose occasioni.
Nel dicembre 2003, io stessa ho partecipato a Bangkok, in rappresentanza dell'Italia, al Forum internazionale sulla Birmania, denominato «Bangkok Process», tentativo di soluzione diplomatica della questione, promosso dal Governo tailandese.
La questione birmana viene, inoltre, costantemente affrontata nell'ambito dei molteplici argomenti da me discussi con gli interlocutori asiatici. In particolare, nel 2004 e in questi primi mesi del 2005, nel corso delle mie ricorrenti missioni nel Sud-est asiatico, ho avuto numerosi colloqui su tale questione con l'ambasciatore Razali, con i Ministri degli esteri di Thailandia, Malaysia, Vietnam, Indonesia e Filippine e con esponenti del Parlamento e del
governo in esilio birmano, nonché consultazioni dirette con suoi omologhi europei.
Relativamente alla questione degli arresti domiciliari del Premio Nobel Aung San Suu Kyi, recentemente, sia in occasione del Vertice UE - ASEAN (Association of Southeast Asian Nations) di Jakarta del 9-10 marzo 2005, sia durante il citato vertice ASEM di Kyoto del 6-7 maggio u.s., ho richiesto l'immediata liberazione del leader politico, ribadendo l'esigenza non più rinviabile di includere nel lento e difficile processo di democratizzazione birmana il partito di opposizione al regime, l'NLD, guidato proprio dalla signora Aung San Suu Kyi.
Inoltre in questi ultimi due anni si è proceduto a convocare, a più riprese, per il tramite dei tradizionali canali diplomatici, l'Ambasciatore di Myanmar a Roma per esprimere la forte preoccupazione e il grande disappunto del Governo italiano per la situazione interna al Paese asiatico, dovuta alla mancanza di reali passi in avanti nella democratizzazione e nella riconciliazione nazionale.
L'Italia non cesserà, anche in futuro, di adoperarsi attivamente, sia al livello bilaterale che comunitario, per cercare di promuovere un dialogo costruttivo con le Autorità birmane, al fine di favorire progressi concreti nel rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali nel Paese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
come si evince da un articolo pubblicato sulla Gazzetta del Sud, in data 19 aprile 2005, l'Unione europea ha subito una truffa per la produzione dell'olio d'oliva;
le indagini hanno riguardato 500 produttori d'olio, mentre i contributi comunitari
a seguito dell'indagine è risultata l'esistenza di un sofisticato sistema di frode, compiuto con la realizzazione di fatture per operazioni inesistenti emesse da aziende olearie calabresi nei confronti dei produttori olivicoli, al fine di ottenere aiuti comunitari -:
di quali informazioni si disponga in merito a quanto delineato in premessa;
quali iniziative si intendano adottare al fine di reprimere il fenomeno dei guadagni illeciti e facili.
(4-14017)
Al riguardo, il Comando generale della Guardia di finanza ha riferito che le indagini di polizia giudiziaria, cui fa cenno l'interrogante sono state condotte dal nucleo regionale di polizia tributaria di Bari e dirette dalla Procura della Repubblica di Trani. Dette indagini hanno consentito di individuare un articolato sistema di frode, perpretato mediante l'utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti (auto-fatture) emesse da aziende olearie pugliesi e calabresi nei confronti di produttori olivicoli, finalizzato all'indebita percezione di aiuti comunitari alla produzione di olio d'oliva.
Il citato Comando generale ha precisato che, nell'ambito della menzionata attività operativa, tra l'altro: sono stati controllati complessivamente 493 produttori olivicoli pugliesi e calabresi; sono state eseguite 6 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti responsabili delle ipotesi di reato di cui agli articoli 110, 316-ter 416 del codice penale; è stata accertata l'indebita percezione di contributi comunitari per un importo complessivo di poco superiore a 400.000,00 euro; sono stati sequestrati oltre 7.800 chili di olio «adulterato».
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Daniele Molgora.
in un articolo pubblicato sul settimanale Panorama del 30 settembre 2004, dal titolo «troppo rosse quelle tute blu», vengono trattate le vicende interne alla fabbrica della Piaggio di Pontedera (Pisa);
nel suddetto articolo viene riportato che undici lavoratori iscritti alla Fiom sarebbero sotto osservazione della Digos di Pisa («operai duri e puri, le cui vite sono ora passate al setaccio degli investigatori della Digos di Pisa»), da quanto è dato di capire, in assenza di un'iniziativa della magistratura;
in particolare, oggetto delle indagini sarebbero gli appartenenti alla corrente della Fiom denominata «Cambiare rotta», e guidata da Giuseppe Corrado;
alle dichiarazioni dei diretti interessati, che hanno escluso qualsiasi loro coinvolgimento in attività illecite, sono seguite quelle di analogo tenore delle organizzazioni sindacali, che peraltro hanno anche evidenziato l'impegno sindacale degli stessi a difesa dei diritti dei lavoratori;
è del tutto evidente, che se fossero effettivamente in corso indagini nei confronti degli undici lavoratori appartenenti a «Cambiare rotta», l'informazione sarebbe giunta al giornalista di Panorama direttamente dalla Digos;
i lavoratori di «Cambiare rotta» non sono mai stati coinvolti in alcuna attività illecita;
è quindi fondato il sospetto che le indagini, se effettivamente svolte, sui suddetti
se corrisponda al vero quanto riportato nell'articolo del settimanale Panorama;
in caso affermativo, sulla base di quali elementi la Digos di Pisa stia effettuando indagini nei confronti degli appartenenti a «Cambiare rotta», considerando che gli stessi non sono coinvolti in alcuna attività illecita;
se non ritenga di procedere a verificare come sia stata possibile la fuga di notizie che ha consentito di rendere nota l'operazione.
(4-11220)
Il contrasto insorto all'interno del sindacato di categoria maggioritario nell'ambito della Piaggio, ha avuto ampio risalto sulla stampa locale in ragione della particolare importanza che l'azienda di Pontedera assume per l'economia della provincia.
Inoltre si deve segnalare che tale vicenda è stata richiamata dalla stampa locale in merito ad un episodio di intimidazione nei confronti del signor Domenico Contino, Segretario provinciale della FIOM, dalla cui autovettura il 3 agosto 2004 furono sottratte le chiavi dell'abitazione e della sede della C.G.I.L. di Pontedera.
Non potendosi in effetti escludere che l'episodio in questione fosse connesso con il ruolo svolto dal Contino nella decisione assunta dalla C.G.I.L. di espellere gli undici dissidenti, il comitato di coordinamento tecnico delle forze di polizia nella riunione tenutasi il 5 agosto 2004 ha deciso di adottare a tutela del predetto dirigente sindacale la misura della vigilanza generica radiocollegata presso l'abitazione del medesimo, nonché presso la sede provinciale e quella pontederese della C.G.I.L.
Si evidenzia comunque che la questura di Pisa, interpellata al riguardo, ha comunicato che nessuna attività investigativa è stata svolta nei confronti degli aderenti alla corrente minoritaria della FIOM «Cambiare rotta».
Al riguardo si rappresenta inoltre che la procura della Repubblica di Pisa, letti gli atti dell'interrogazione parlamentare, ha iscritto il procedimento n. 83/05 mod. 45, in relazione al quale, in data 19 gennaio 2005, ha richiesto al locale GIP l'archiviazione.
Nella suddetta richiesta la Procura di Pisa ha rilevato che le circostanze come evidenziate nell'interrogazione parlamentare si sono rivelate, allo stato, del tutto destituite di fondamento.
Invero, il dirigente della DIGOS di Pisa dottor Calabrese ha chiaramente dichiarato al pubblico ministero procedente che alcuna attività investigativa è stata svolta o è in atto di essere svolta nei confronti degli appartenenti alla corrente della FIOM denominata «Cambiare rotta».
La circostanza, del resto, è stata comunicata al prefetto di Pisa, che ne chiedeva contezza, dal questore di Pisa con lettera datata 3 novembre 2004.
Detto procedimento è stato quindi archiviato dal GIP presso il tribunale di Pisa con decreto del 9 febbraio 2005.
Il Ministro della giustizia: Roberto Castelli.
secondo la normativa vigente l'attività di distribuzione dei tabacchi lavorati, affidata alla società privata «Logista Italia spa», è sottoposta alla vigilanza del Ministero;
la capillarità della penetrazione sul territorio del prodotto viene garantita attraverso
il network dei depositi fiscali locali impiantato e collaudato nei decenni passati in regime di monopolio, secondo i criteri dell'efficacia distributiva, è stato assunto dal nuovo regime privatistico, con la stipula di contratti aventi ad oggetto i servizi relativi alla distribuzione dei tabacchi lavorati;
accade ora che, contraddicendo alle più lineari logiche dell'efficacia distributiva, la «Logista Italia spa», abbia deciso di procedere alla cessazione dei contratti con i depositi di più collaudata funzionalità, come nel caso del deposito fiscale locale di Bari, in base a criteri del tutto incomprensibili, arrecando pregiudizi oggettivi alla distribuzione sul territorio e determinando il licenziamento di maestranze -:
se il Ministro non ritenga, nell'ambito dell'attività di vigilanza, intervenire per scongiurare un chiaro pregiudizio al territorio.
(4-14025)
Al riguardo, l'Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato ha fatto presente che, con decreto legislativo 9 luglio 1998, n. 283, le attività produttive e commerciali, già attribuite a detta Amministrazione, sono state trasferite all'Ente tabacchi italiani, il quale, così come previsto dall'articolo 1, comma 6, del citato decreto legislativo, si è trasformato in società per azioni dal luglio 2000.
A decorrere dal 1o ottobre 2001, la indicata società ha conferito il ramo d'azienda divisione distribuzione, con conseguente trasferimento dei rapporti attivi e passivi, all'Etinera S.p.a., appositamente costituita, divenuta in seguito Logista Italia S.p.a.
Pertanto, in considerazione delle citate vicende, non è possibile ipotizzare interventi incisivi di natura pubblica in un processo di riorganizzazione messo in atto da un'azienda totalmente privatizzata.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.
il primo febbraio 2005 il re Gyanendra del Nepal con un colpo di Stato ha destituito il quarto primo ministro del governo nepalese da quando è salito al trono nel 2001; il re ha assunto pieni poteri e sospeso numerose libertà costituzionali; un colpo di Stato cruento che ha generato decine di morti in quanto l'esercito ha sparato sulle persone che erano scese in piazza in numerose manifestazioni di protesta per il golpe realizzato dal Re. il Re, inoltre, ha fatto arrestare numerosi esponenti politici dell'opposizione e numerosi attivisti dei diritti umani e del movimento studentesco che reclamavano maggiore democrazia e il rispetto della carta costituzionale. Il Nepal, inoltre, dal 2002 non ha più un proprio Parlamento;
l'India paese confinante con il Nepal ha subito espresso la sua dura condanna per questa «battuta di arresto» per la democrazia, altri importanti paesi della regione fra cui il Bangladesh, Bhutan, Maldive, Pakistan e Sri Lanka, hanno espresso le loro proteste al Re del Nepal;
per la Banca asiatica dello sviluppo il Nepal, con un reddito pro capite annuo di 241 dollari, è il dodicesimo paese più povero al mondo; da oltre un decenno un conflitto interno fra civili, ribelli e militari ha prodotto un numero altissimo di vittime, con un assoluto non rispetto dei diritti umani e con un preoccupante inasprimento dei rapporti internazionali con i paesi confinanti;
a parere dell'interrogante un passo in avanti, seppur ancora non sufficiente, viene dalla firma di un memorandum d'intesa fra il Nepal e l'Alta commissaria delle Nazioni Unite per i diritti umani, che prevede una presenza internazionale che lavori per il rispetto dei diritti umani nel paese;
alla luce di questo colpo di Stato, in un paese come il Nepal di grande importanza per la sua posizione geostrategica nello scacchiere asiatico, con i conflitti ancora aperti con i ribelli, c'è purtroppo la concreta possibilità dell'apertura di una pericolosa instabilità politico-militare nell'area e con la concreta possibilità di un ulteriore aggravarsi del deficit di democrazia e rispetto dei diritti umani -:
quali siano allo stato attuale le relazioni fra l'Italia e il Nepal;
quale posizione e quali iniziative l'Italia intenda adottare affinché siano favoriti il ristabilimento del processo democratico, il rispetto dei diritti umani così violentemente violati;
quali iniziative diplomatiche, l'Italia abbia assunto o intenda assumere per favorire la distensione nelle relazioni internazionali fra le potenze regionali asiatiche interessate da questo colpo di Stato.
(4-13774)
In seguito al colpo di Stato del febbraio scorso, l'Unione europea ha deciso il richiamo degli Ambasciatori degli Stati membri residenti in Nepal, ha richiesto al Governo nepalese l'immediato ristabilimento delle libertà democratiche e la fine dello stato di assedio, sospendendo al contempo tutti i nuovi progetti di cooperazione.
La preoccupazione dell'Italia e dell'Europa per le violazioni gravi e sistematiche dei diritti umani si è concretizzata nella decisione di co-sponsorizzare, nel quadro dei lavori della 61a sessione della Commissione diritti umani di Ginevra (14-22 aprile 2005), un progetto di risoluzione di iniziativa svizzera sulla cooperazione e l'assistenza tecnica nel campo dei diritti umani in Nepal. Tale risoluzione, approvata il 20 aprile 2005, se da un lato condanna severamente le violazioni dei diritti umani e gli atti di violenza commessi dai membri del Partito Comunista del Nepal, dall'altro registra con favore l'accordo siglato il 10 aprile 2005 tra il Governo nepalese e l'ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani sull'istituzione di un ufficio permanente del UNCHR (Alto commissariato delle Nazioni unite per i diritti umani) nel Paese, il cui mandato consisterà nell'assistere le autorità nepalesi nello sviluppo di politiche e programmi per la protezione e la promozione dei diritti umani, oltre che nel monitorare lo stato delle liberà fondamentali in loco.
Il testo della suddetta risoluzione, che tra l'altro richiama più volte il Governo nepalese all'osservanza degli obblighi internazionali in materia di protezione dei diritti fondamentali, prosegue con la richiesta della Commissione alle autorità del Nepal di porre fine allo stato di emergenza proclamato il 1o febbraio 2005, al fine di ristabilire il rispetto di tutti i diritti civili e politici nel Paese.
Forse anche a seguito di tali pressioni, il primo maggio ultimo scorso il Governo nepalese ha rimesso in libertà il segretario generale del Partito comunista, Modhav Kumar Nepal ed ha tolto lo stato d'assedio. Questi cambiamenti nell'atteggiamento del Re Gyhnendra sono stati apprezzati dal Segretario generale dell'ONU Kofi Annan e lasciano sperare nella possibilità dell'avvio dei negoziati tra le parti in causa.
Inoltre, l'Italia, insieme ai partners comunitari, guarda alla SAARC («South Asian Association for Regional Cooperation» fra India, Pakistan, Bangladesh, Sri Lanka, Maldive, Nepal, Buthan), come ad un importante strumento per lo sviluppo
Infine, si fa presente che si è recentemente conclusa la missione in Nepal del Rappresentante speciale del Segretario generale per i diritti umani degli IDPs (Internationally Displaced Persons, o rifugiati internazionali), lo svizzero Kalin, e del Consigliere speciale sull'Internal Displacement dell'Emergency Relief Coordinator, il neozelandese McNamara. Kalin e McNamara hanno comunicato alla stampa, in occasioni separate, la propria preoccupazione per la situazione degli IDPs in Nepal, definita da McNamara ad uno «stadio di pre-crisi». Quest'ultimo ha inoltre stimato il numero totale degli IDPs nepalesi, sebbene difficile da quantificare, in 100.000/200.000 sfollati interni, in aggiunta a circa mezzo milione di individui rifugiati nella zona di confine tra India e Nepal. Una nota positiva è stata tuttavia espressa da entrambi in vista della prossima apertura dell'ufficio dell'Alto commissariato per i diritti umani sopra citato e del dispiegamento di osservatori internazionali sul territorio del Nepal.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Margherita Boniver.
la situazione sanitaria e d'indigenza degli italiani in Venezuela è prossima alle condizioni estreme di emergenza;
il contributo al COMITAS è sceso dai 50.000 euro a 10.000 euro per il 2004, essendo questo il più antico (fondato nel 1948) ente di assistenza volontaria esistente in Venezuela per l'assistenza agli italo venezuelani indigenti (mensilmente viene fornita assistenza ad oltre 220 famiglie con una erogazione mensile di oltre 10.000 euro in totale e le spese amministrative dell'ente non hanno mai superato il 4 per cento);
le piccole e medie imprese italiane in Venezuela rischiano espropri e vendite forzate a causa della legislazione venezuelana;
gli italiani in Venezuela sono esposti a rischi elevati di sequestro, mancando elementari controlli di sicurezza;
agli studenti della scuola Agustin Codazzi è preclusa la possibilità di proseguire gli studi universitari nel paese ospitante (Venezuela);
negli ultimi 20 anni si è determinato un impoverimento medio delle famiglie italiane in Venezuela -:
per quali enti e per quanti utenti vengano svolte azioni in Venezuela dal Governo italiano a favore degli italiani indigenti e in emergenza sanitaria, compresi quelli di origine italiana naturalizzati;
se si intenda aumentare:
1)il massimale assegnato a ciascun indigente;
2)il volume complessivo dei fondi destinati agli Uffici Consolari;
se il Governo italiano intenda adottare iniziative volte a potenziare in primo luogo il Coasit ed il Comitas, essendo queste le associazioni che si dedicano alla assistenza indiretta e in secondo luogo il tessuto associazionistico e la rete dei Patronati, dei Centri Italo e di FAIV;
se ritenga di adottare urgenti iniziative al fine di correggere il grave errore che ha portato ad una riduzione dei fondi assegnati al COMITAS da 50.000 euro a soli 10.000 euro il contributo per l'anno 2004 per evitarne la chiusura;
se sia stata valutata la priorità di avviare al più presto un programma per il censimento degli indigenti di origine italiana, utilizzando se del caso l'Associazione Civile Cristoforo Colombo, unanimemente riconosciuta come un ente di massima serietà, coinvolgendo la Casa di Riposo
se intenda attivare ulteriori forme di collaborazione nell'ambito della cooperazione decentrata con l'Italia e l'Unione Europea, superando il vincolo del parametro OCSE che impedisce progetti comuni, ove vi sia un reddito procapite di 4 mila dollari come nel caso del Venezuela (cifra contestata dalla comunità italiana), creando forme di collaborazione con tutte le regioni italiane ed europee;
quali organizzazioni italo-venezuelane ricevano finanziamenti dal Governo e quale sia l'entità degli importi negli ultimi quattro anni;
se siano state coinvolte direttamente le Regioni nell'attuazione delle attività di assistenza, soprattutto per quel che riguarda gli interventi medico-sanitari d'emergenza a favore dei connazionali residenti in Venezuela;
quali azioni siano state svolte per tutelare presso il Governo venezuelano le piccole e medie imprese italiane in Venezuela, al fine di poter continuare a svolgere le loro attività, senza essere passibili di espropri o vendite forzate dalla legislazione venezuelana, garantendo quindi il diritto alla libera impresa e incentivando collaborazioni economiche con il sistema imprenditoriale italiano;
se siano state rafforzate le misure di sicurezza ed antisequestro, al fine di proteggere non solo gli imprenditori italiani, ma l'intera comunità italiana con uno stretto rapporto di collaborazione tra il Governo italiano e quello venezuelano;
se siano state adottate urgenti iniziative a favore della scuola italiana AGUSTIN CODAZZI (l'unico istituto che fornisce un vero titolo italiano alla fine dei suoi corsi, Liceo Scientifico, che dopo oltre 50 anni di attività non ha ancora avuto il riconoscimento del titolo da parte delle autorità venezuelane);
se si intendano avviare progetti di Cooperazione Socio Sanitaria e di gemellaggio con Cliniche ed Ospedali Venezuelani per favorire azioni a tutela della salute, vista l'emergenza sanitaria che colpisce anche la comunità italo venezuelana;
se siano stati favoriti accordi scientifici ed Universitari, avendo la UCV (Universidad Central De Venezuela) confermato il suo preciso interesse ad approfondire le tematiche legate ad un maggior sviluppo della collaborazione con Università ed Enti scientifici italiani;
se si sia provveduto a completare l'opera di revisione, aggiornamento e bonifica dell'anagrafe consolare entro i termini necessari, affinché, alle prossime elezioni politiche, tutti i cittadini residenti in Venezuela siano messi in condizione di esercitare il loro diritto di voto in loco;
se ritenga di dover riaprire i termini per il riacquisto della cittadinanza a coloro che in Venezuela l'hanno persa forzosamente negli anni '70;
sesiano state attivate forme di consultazione e coinvolgimento da parte dell'Ambasciatore e delle autorità consolari verso le comunità italiane e gli enti che le rappresentano, a cominciare dal Comites e dal CGI;
se le nostre autorità consolari abbiano coinvolto i rappresentanti del Comites, del Cgie e della comunità nel programma di incontri tecnico-istituzionali che il governo italiano e venezuelano intendono aprire a marzo in Italia.
(4-13327)
Infatti, a fronte di un contributo ministeriale inizialmente stabilito a favore del Comitas di Caracas per il 2003, nella somma di 51.500,00 euro, l'ufficio centrale del bilancio ritenne di ridurlo a soli 37.117,31 euro in quanto, per ammissione dello stesso Comitas il contributo relativo all'anno precedente (2002), pari a 51.645,69 euro, non era stato cambiato in moneta locale a causa dello sciopero generale degli istituti di credito verificatosi nel corso di quell'anno ed era stato, pertanto, correttamente riportato come avanzo di cassa nel bilancio preventivo del 2003. Infatti, il contributo di 51.500,00 euro, se concesso, avrebbe portato nelle casse dell'Ente un totale di 103.145,69 euro (51.645,69 euro relativi al 2002 + 51.500,00 euro relativi al 2003), ben superiore agli 85.195,36 euro richiesti dall'Ente stesso per l'anno 2003.
Nel 2004 il contributo ministeriale fu di 10.000,00 euro a causa di un sostanziale ritardo nella presentazione da parte dell'Ente della domanda di contributo ministeriale (novembre 2004) e l'Amministrazione aveva già provveduto a ripartire la quasi totalità delle risorse disponibili tra i vari enti richiedenti. Inoltre, in una «Nota esplicativa» allegata al bilancio 2003, la responsabile del Comitas afferma di aver ritenuto opportuno effettuare operazioni finanziarie per la salvaguardia del «potere di acquisto» del contributo ministeriale che, seppur motivate da finalità apprezzabili e corredate da successo, cionondimeno non erano compatibili con le procedure contabili ed operative applicabili. Da ciò anche la decisione dell'Amministrazione di adottare maggiore cautela nella concessione del contributo per l'esercizio 2004.
D'altra parte, la riduzione del finanziamento al Comitas è stata accompagnata da un aumento del contributo in favore degli altri enti assistenziali del Venezuela; di modo che nel 2004 il Ministero degli esteri ha incrementato il complesso dello stanziamento assegnato agli enti assistenziali operanti nel Paese (l'ammontare complessivo del contributo è passato ai dai 173.675,00 del 2003 ai 208.300,00 del 2004).
Per il corrente esercizio finanziario lo scrivente Ministero sta valutando con la dovuta attenzione la richiesta di contributo e la relativa documentazione pervenuta dal Comitas e, anche alla luce della complessiva distribuzione dei fondi disponibili tra gli Enti richiedenti, quantificherà in tempi brevi il contributo da assegnare.
Nel corso dell'anno 2004 il Consolato generale d'Italia in Caracas ha ricevuto uno stanziamento complessivo pari ad euro 530.000 e il Consolato a Maracaibo uno stanziamento di euro 170.000, per interventi di assistenza diretta in favore degli italiani indigenti residenti all'estero. Per il corrente esercizio finanziario, a fronte di un finanziamento complessivo rimasto sostanzialmente invariato rispetto allo scorso 2004, sono stati stanziati in favore del Consolato Generale d'Italia in Caracas 545.000 euro e in favore del Consolato a Maracaibo 185.000 euro, con un incremento rispettivamente del 3 per cento e 9 per cento circa.
Per quanto riguarda invece la corresponsione di sussidi in denaro, la circolare ministeriale n. 6 dell'11 giugno 2001 prevede il limite massimo di 1.032 euro pro capite, da erogarsi senza la preventiva autorizzazione ministeriale. Tuttavia, l'Autorità consolare può concedere, previa autorizzazione ministeriale, sussidi di importo maggiore qualora ritenga che la situazione di disagio del connazionale sia particolarmente grave o siano necessari interventi ad hoc per casi specifici.
È ancora il caso di precisare che gli oriundi (stimati dalla nostra Ambasciata in circa 2 milioni) non possono essere assistiti con i fondi dell'assistenza diretta gestiti dai nostri uffici consolari, che devono limitare le erogazioni ai soli cittadini italiani. Gli indigenti oriundi si rivolgono tuttavia alla Missione cattolica italiana, meritoriamente gestita dai padri scalabriani, o alle strutture pubbliche locali.
Per quanto attiene all'eventuale collaborazione tra il nostro Paese ed il Venezuela nell'ambito della cooperazione decentrata si deve considerare che la legge 26 febbraio 1987, n. 49, recante la disciplina sulla cooperazione allo sviluppo, non consente interventi destinati ai cittadini italiani residenti all'estero. Anche le forme di cooperazione
In relazione al quesito sulle attività e finanziamenti concessi alle organizzazioni italiane e locali, è attualmente in corso in Venezuela un solo progetto promosso dalla ONG italiana cooperazione e sviluppo (CESVI), dal titolo «Sostegno alla riattivazione e dinamizzazione del settore cacao nella regione Barlovento». Il contributo di questo Ministero all'iniziativa in parola, avviata nel settembre dello scorso anno, ammonta a 715.689 euro. Nel marzo ultimo scorso è stato inoltre approvato un progetto promosso dal Servizio volontario internazionale (SVI), dal titolo «Attività comunitarie nel campo della salute integrale, dello sviluppo produttivo e dell'attenzione all'infanzia, nel settore denominato "11 de abril, San Felix-Ciudad Guayana"», per il quale è previsto un contributo pari a 110.330,77 euro.
Da quanto risulta a questa Amministrazione, non esiste un sistematico coinvolgimento diretto delle regioni in iniziative a favore dei connazionali indigenti residenti in Venezuela e, come segnalato dalla nostra ambasciata a Caracas, gli stanziamenti regionali in tal senso sono assai scarsi: tuttavia il problema assistenziale, nel suo complesso, viene sempre portato, da parte degli uffici diplomatico-consolari nel Paese, all'attenzione dei numerosi esponenti regionali che compiono visite in Venezuela.
L'ambasciata, inoltre, è intervenuta più volte presso le associazioni regionali colà operanti, affinché queste facciano opera di sensibilizzazione delle giunte delle regioni di riferimento sui problemi dell'assistenza ai connazionali indigenti, auspicando un incremento di aiuti da parte degli organismi regionali.
Per quanto attiene alla tematica dell'assistenza medico-ospedaliera, con le risorse destinate ai Consolati italiani in Venezuela si assistono con puntualità gli italiani indigenti colà residenti che si rivolgono agli uffici consolari per ottenere aiuto di vario genere, dalla corresponsione di un sussidio in denaro, all'assistenza medico-ospedaliera, dall'assistenza legale al rimpatrio in Italia per essere accolti dalle famiglie di origine o in case di riposo per anziani, o l'assistenza nell'inoltro di domande di pensione di invalidità o di vecchiaia. Il Consolato generale d'Italia in Caracas ha stipulato nel corso del 2004 vari atti di cottimo tra i quali spiccano per importanza quello con la Casa di riposo per anziani Villa Pompei (per un ammontare complessivo di euro 38.727,08) dove hanno trovato ricovero e assistenza molti connazionali anziani e privi di mezzi di sostentamento e quello con l'Ambulatorio Campano (per euro 38.727,08) attrezzato ed attivo poliambulatorio in grado di assicurare ai connazionali indigenti un adeguato servizio di diagnosi e cura nella maggior parte delle patologie. Altri euro 79.905,94 sono stati utilizzati per stipulare atti di cottimo con associazioni che si occupano di assistenza domiciliare, con case di cura e di riposo, con centri di assistenza ai malati di AIDS, con enti che provvedono alla distribuzione di materiale sanitario e farmaci. Queste associazioni operano non solo nella capitale ma su tutto il territorio della circoscrizione consolare.
Sulla tutela delle piccole e medie imprese italiane in Venezuela non risulta alla scrivente amministrazione che il Governo venezuelano abbia varato alcuna legislazione che preveda «espropri» o «vendite forzate» di attività imprenditoriali. La normativa riguardante il latifondo, in esame al Parlamento venezuelano, non è riferita alle piccole e medie imprese. Inoltre, nessun piccolo e medio imprenditore italiano risulta si sia rivolto alla nostra rappresentanza diplomatica per denunciare espropri o vendite forzate della propria attività.
Con riferimento al fenomeno dei sequestri di connazionali, il Ministero degli esteri, per mezzo dell'unità di crisi, segue da tempo con attenzione la situazione della sicurezza del Paese ed ha inviato fin dall'aprile 2004, con la collaborazione del Ministero dell'interno, una missione di due esperti antisequestro che ha dato tangibile risultato in termini di rilascio di connazionali e di sensibilizzazione. L'azione promossa da questo Ministero è diretta innanzitutto alla collettività italiana presente in Venezuela,
È attualmente allo studio l'istituzione a Caracas, come proposto dall'Ambasciata d'Italia, di un ufficio permanente con funzioni di coordinamento delle attività antisequestro. In attesa delle determinazioni che verranno adottate, si è in ogni caso provveduto ad avviare la procedura per l'immediato rinnovo della missione degli esperti anti-sequestro che riprenderanno le attività nel Paese.
Circa il mancato riconoscimento da parte venezuelana del titolo di studio finale rilasciato dal locale liceo italiano «Agustin Codazzi», il problema è noto da tempo, ed è stato spesso segnalato alla nostra ambasciata a Caracas, affinché esplorasse le possibilità di soluzione attraverso opportuni contatti con le autorità locali. Su tale punto la situazione si è evoluta solo nel novembre 2004, quando il nostro ambasciatore in Venezuela ha ottenuto di poter attivare un gruppo di lavoro misto, con esperti di entrambe le parti, per studiare una revisione del curriculum atta a comprendere anche le materie obbligatorie per l'ordinamento scolastico locale. Una recente missione in loco dell'ufficio competente di questo Ministero ha contribuito ad accelerare le iniziative intraprese dall'ambasciata. I lavori del gruppo di studio sono ben avviati e vi è una concreta prospettiva di risoluzione del problema in tempi brevi. Dopo la definizione del riconoscimento del titolo di studio e non appena apportate le necessarie modifiche allo Statuto dell'associazione, sarà inoltre possibile inserire l'Istituto scolastico italiano di Caracas nel regime giuridico della parità scolastica con conseguente incremento delle risorse finanziarie attribuite da questo Ministero in relazione alle attività progettuali di promozione culturale italiana effettuate dall'Istituto stesso. Per la gestione dell'Associazione «A. Codazzi», questo Ministero ha assegnato rispettivamente euro 142.000,00 nel 2003 e euro 125.000,00 nel 2004.
Per quanto concerne le relazioni interuniversitarie, le università italiane, nella loro autonomia, stipulano direttamente accordi di collaborazione con Università straniere. Da un rilevamento del Conics risultano in atto 18 accordi di collaborazione con atenei venezuelani e con il coinvolgimento di 11 università italiane tra le quali particolarmente attiva risulta l'università di Palermo con 5 accordi. Gli altri atenei sono: Bologna, Firenze, Milano Politecnico, Napoli Orientale, Padova, Pisa, Roma La Sapienza, Teramo, Torino Politecnico, Viterbo.
Gli accordi interuniversitari possono ricevere finanziamenti governativi prevalentemente da parte del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca scientifica (MIUR), nell'ambito del programma di internazionalizzazione del sistema universitario italiano, articolato su bandi triennali, con procedure di selezione sulla base di progetti presentati dalle università italiane. Con il Venezuela, sono stati finanziati dal MIUR nei due precedenti bandi i seguenti accordi: tra il Politecnico di Torino e la Universidad Nacional de Venezuela, per un corso integrato di laurea con rilascio di titolo finale congiunto in Ingegneria (triennio 1998-2000); tra l'Università per stranieri di Perugia e la Universidad de Zulia-Maracaibo per l'istituzione di doppie lauree per la diffusione e la promozione della lingua e cultura italiana all'estero (triennio 2001-2003).
Il bando relativo al triennio 2004-2006, scaduto il 28 febbraio scorso, prevede di assegnare a collaborazioni interuniversitarie con l'area dell'America Latina 1,5 milioni di euro.
Una ulteriore forma di sostegno indiretto alla cooperazione interuniversitaria è realizzato con la concessione da parte di questo Ministero di borse di studio di livello universitario a cittadini stranieri ed
Grazie agli sforzi compiuti dai nostri Consolati, che si avvalgono della costante e continua collaborazione di personale specializzato nell'inserimento e nella revisione dei dati anagrafici, si sta procedendo alla bonifica degli schedari consolari. Permangono, tuttavia, i noti problemi relativi alla mancata collaborazione tra le liste dei residenti iscritti all'anagrafe consolare e le liste del Ministero degli interni (problema, peraltro, comune a tutti i Paesi ad alta immigrazione italiana).
In relazione al quesito concernente il riacquisto della cittadinanza italiana da parte di ex connazionali residenti in Venezuela, sebbene questo Ministero sia tendenzialmente non contrario alla riapertura dei termini per il riacquisto della cittadinanza italiana di cui all'articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91 vigente in materia, si trova tuttavia obbligato a rilevare che quanto contenuto nella proposta di legge in parola tende a circoscrivere la portata della norma ad una specifica categoria di soggetti, in contrasto con lo spirito della legge 5 febbraio 1992, n. 91, che è saldamente fondata sul concetto di massima uniformità nei criteri di riacquisto del nostro «status civitatis».
In merito all'attuazione di forme di consultazione e coinvolgimento delle comunità italiane, dei Comites e del CGIE da parte delle autorità diplomatico-consolari, la nostra Ambasciata a Caracas e gli Uffici consolari di Caracas e Maracaibo fanno stato, nelle loro comunicazioni, di rapporti di produttiva - ed istituzionalizzata - collaborazione con le rappresentanze della nostra collettività, siano esse elettive (come i membri del CGIE o il Comites, o associative (come i presidenti o i membri delle numerose associazioni italiane) operanti nel Paese. In particolare, frequenti sono le riunioni con i tre consiglieri del CGIE per il Venezuela, durante le quali viene discusso ed approfondito non solo l'odg predisposto dall'Ambasciata italiana, ma qualsiasi tema da loro indicato, al fine di individuare i seguiti operativi. Si rileva che gli incontri con i tre consiglieri del CGIE vengono organizzati dalla nostra Ambasciata non solo alla luce degli obblighi fissati dall'articolo 11 della legge sul CGIE - cui peraltro puntualmente si ottempera - ma anche perché i rapporti con il CGIE vanno al di là del inero quadro istituzionale, e comportano frequenti scambi di vedute sulla situazione politica ed economica del Venezuela, consultazioni sulle visite ufficiali, comuni riflessioni sulle problematiche sociali della collettività.
Per quanto concerne infine l'ultimo quesito posto dall'interrogante, non si comprende quali sono tali «incontri tecnico-istituzionali». Qualora ci si riferisca al «Consiglio Italo-Venezuelano per la cooperazione economica» - organo collegiale istituito per favorire il rafforzamento dei legami economico-commerciali fra i due Paesi -, il compito di preparare, insieme con le competenti Autorità del Governo venezuelano tale «Commissione mista» spetta all'ambasciata e non ai Consolati. In questo quadro, si segnala che ha avuto luogo a Roma i 6 aprile scorso, la prima riunione del Consiglio italo-venezuelano, copresieduta dal sottoscritto, per la parte italiana, e dal Ministro della pianificazione e sviluppo Giordani, per la parte venezuelana. Nel corso della riunione sono state affrontate le tematiche relative alla collaborazione economica in ambito bilaterale e sono stati inoltre istituiti dei gruppi di lavoro nei quali è prevista la partecipazione di imprese dei due Paesi, fra cui le imprese venezuelane costituite da cittadini italiani o di origine italiana.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Giampaolo Bettamio.
nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario per la giustizia amministrativa
i toni inusualmente forti del Presidente del Tar derivano soprattutto dal fatto che cinque dipendenti su dodici peraltro tutti con funzioni dirigenziali stanno per essere collocati in quiescenza;
l'organico in essere del Tar del Friuli Venezia Giulia è già insufficiente ad assicurare il regolare tempestivo funzionamento dell'ufficio e questo recentemente ha provocato, tra l'altro, in un ricorso tendente ad ottenere l'annullamento delle elezioni regionali del 2003 due clamorosi errori formali che vista la delicatezza della vicenda hanno creato sconcerto nell'opinione pubblica più accorta -:
in che modo il Governo intenda attivarsi per assicurare il personale indispensabile al buon funzionamento del Tribunale Amministrativo del Friuli Venezia Giulia.
(4-13268)
Il personale in servizio, alla data del 30 marzo 2005, era di 11 unità, di cui 8 dipendenti di ruolo e 3 dipendenti comandati da altre amministrazioni. Inoltre, nello scorso mese di maggio, sono stati collocati a riposo il dirigente del Tar e il coordinatore (posizione economica C3).
Le difficoltà, lamentate dal presidente del Tar Friuli-Venezia Giulia a garantire il regolare funzionamento dell'ufficio sono effettivamente serie, e ciò per le seguenti ragioni.
In primo luogo va segnalato che, indipendentemente dalle vacanze, la dotazione organica del Tar Friuli-Venezia Giulia è sottodimensionata rispetto al fabbisogno effettivo.
Si tratta in realtà di un'insufficienza che riguarda la pianta organica complessiva del personale amministrativo del Consiglio di Stato e dei Tribunali amministrativi regionali.
È significativo che, come piu volte segnalato al Governo in occasione della relazione annuale al Parlamento sullo stato della giustizia amministrativa, il rapporto tra personale di magistratura e personale amministrativo è di uno a due, largamente inferiore all'analogo rapporto presso gli altri organi giurisdizionali (che è di uno a cinque).
A ciò va aggiunto che l'attuale legge finanziaria, impone l'obbligo della riduzione del 5 per cento della pianta organica. Tale riduzione comporterà un taglio, nell'organico dell'amministrazione, di circa 50 posti di funzione, con ulteriori probabili disagi per il funzionamento degli uffici, in cui già vi è carenza di personale.
In particolare, alla carenza di personale in servizio presso il Tar in questione risulta particolarmente difficile, nell'immediato, fare fronte con nuove assunzioni, stante il blocco delle medesime previsto anch'esso dalla legge finanziaria. Infatti la possibilità di avvalersi d'assunzioni in deroga, ai sensi dell'articolo 1, comma 95 della suddetta legge, è subordinata all'autorizzazione rilasciata dal Dipartimento della funzione pubblica, ed è limitata alle risorse previste, nell'apposito fondo, peraltro per il 2005 particolarmente esiguo. Su tale fondo, inoltre, insiste il mantenimento in servizio, oltre i limiti d'età, del personale che ne faccia richiesta in base alla legge 27 luglio 2004 n. 186, essendo stata equiparata tale procedura ad una nuova assunzione, anch'essa quindi subordinata al rilascio dell'autorizzazione.
Alla luce del quadro normativo su richiamato, per fare fronte alle carenze lamentate, il principale strumento di cui l'Amministrazione ad oggi può disporre è l'istituto del comando. Su segnalazione del presidente del Tar Friuli-Venezia Giulia e in collaborazione con il segretario generale sono, pertanto, in corso contatti con altre amministrazioni intesi ad accertare la disponibilità ad acquisire personale in comando presso il Tar medesimo.
Il Ministro per i rapporti con il Parlamento: Carlo Giovanardi.
sono noti i problemi dell'operatività degli uffici doganali di Porto Nogaro a causa del numero ridotto del personale che vi opera;
ciò si ripercuote negativamente sull'indotto delle imprese che ricorrono abitualmente, per le proprie esigenze, alla dogana;
si evidenzia, inoltre, che con l'ingresso di altri paesi dell'Est nella Unione Europea si è riscontrato negli altri siti doganali della Regione una diminuzione rilevante delle operazioni con un conseguente minore utilizzo del personale addetto;
è necessario, pertanto, alla luce dei precedenti punti evidenziati che debba essere garantita la massima operatività per la struttura di S. Giorgio di Nogaro utilizzando le professionalità esistenti o ricorrendo a strumenti di mobilità incentivata da altre sedi ove ci sia disponibilità di personale -:
quali iniziative urgenti intenda adottare per risolvere i problemi illustrati nella premessa al fine di migliorare la funzionalità degli uffici doganali di Porto Nogaro.
(4-13303)
Peraltro, nel primo bimestre del 2005, rispetto al medesimo periodo del 2004, si è verificato un notevole calo del numero di operazioni doganali di importazione, esportazione e transito, quantificabile in una percentuale del 60,52 per cento, dovuto ad un fortissimo decremento delle esportazioni.
Anche per altri tipi di operazioni registrate manualmente, bollette su dichiarazione verbale, memorandum, accensione di carnet TIR/ATA, si sono registrate diminuzioni significative rispetto alla media dell'anno precedente.
Ciò nonostante, per far fronte ad esigenze contingenti e in relazione alle lamentele di alcune organizzazioni sindacali della provincia di Udine, la direzione regionale delle dogane per il Friuli-Venezia Giulia ha provveduto, oltre a nominare un nuovo capo dogana, trasferendolo dalla dogana di Udine, ad inviare in missione due unità di personale dalla dogana di Udine e da quella di Pontebba.
Tali unità di personale hanno svolto servizio a Porto Nogaro, contemporaneamente o alternativamente, nei mesi da dicembre a marzo riportando il livello di personale a livelli pari e talvolta superiori a quelli dell'anno precedente.
Da quanto sopra esposto si evince che attualmente il personale in servizio presso la dogana di Porto Nogaro è comunque sufficiente a garantire lo svolgimento di tutti i servizi in considerazione del fatto che, negli anni precedenti, 10 o al massimo 11 impiegati portavano a termine un numero di operazioni più che doppio.
Tuttavia, in previsione di un eventuale aumento dell'operatività portuale previsto
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.
secondo gli obblighi previsti dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e dalla legge 23 dicembre 1996, n. 662, le amministrazioni pubbliche che conferiscono o autorizzano incarichi retribuiti ai propri dipendenti sono tenute a comunicare al Dipartimento della Funzione Pubblica l'elenco degli incarichi conferiti per ciascuno dei propri dipendenti e i compensi relativi all'anno precedente, nonché l'elenco relativo ai collaboratori esterni;
in caso di inadempimento, la normativa prevede il ricorso a sanzioni che si concretizzano nel divieto di conferire nuovi incarichi fino all'effettivo adempimento;
dal 2001, il Dipartimento ha stabilito che l'invio dei dati, fino ad allora possibile anche attraverso apposito supporto magnetico, venga effettuato esclusivamente per via telematica, al fine di rendere più agevole la raccolta dei dati, attribuire un grado di qualità più elevato alle informazioni raccolte e garantire una maggiore semplicità di gestione dei dati;
l'amministrazione del comune di Santa Maria La Longa, in provincia di Udine, riferisce che la trasmissione dei dati è resa estremamente difficoltosa a causa di un collegamento telematico continuamente bloccato, la cui scarsa efficienza costringe i dipendenti del comune ad impiegare dalle 20 alle 50 ore per riuscire a completare l'invio di tutti i dati;
la questione è stata segnalata negli ultimi quattro anni dal comune attraverso telefonate e lettere di protesta (tra cui una lettera del 23 giugno 2003 ai Ministri interessati), rimaste senza risposta o evase con argomentazioni generiche -:
se il ministero intenda adottare le necessarie iniziative atte a rendere il collegamento telematico adeguato ed efficiente, permettendo così la regolare trasmissione dei dati e riducendo il tempo impiegato dai dipendenti pubblici per l'invio dei dati;
se il Ministro consideri gli adempimenti di cui sopra utili rispetto le finalità di cui alle norme citate.
(4-10797)
L'anagrafe è attualmente regolata dall'articolo 53, comma 12 e seguenti, del decreto legislativo n. 165 del 2001 (che ha sostituito senza variazioni l'articolo 58 del decreto legislativo n. 29 del 1993). Le pubbliche amministrazioni che conferiscono o autorizzano incarichi retribuiti ai propri dipendenti devono comunicare entro il 30 giugno di ciascun anno, in via telematica o su apposito supporto magnetico, al Dipartimento della funzione pubblica l'elenco degli incarichi conferiti o autorizzati ai dipendenti stessi nell'anno precedente, con l'indicazione dell'oggetto dell'incarico e del compenso lordo previsto o presunto. Devono inoltre comunicare entro il 30 giugno e il 31 dicembre di ogni anno i dati relativi
L'adempimento relativo all'anagrafe delle prestazioni, in piena linea con i progetti di digitalizzazione in atto presso il Dipartimento, è stato nel tempo completamente informatizzato. Nel maggio 2001 il Dipartimento ha attivato un sito Internet dedicato (www.anagrafeprestazioni.it) che permette alle amministrazioni di effettuare per via telematica sia le comunicazioni relative agli incarichi conferiti o autorizzati ai propri dipendenti nell'anno precedente che le comunicazioni semestrali relative all'elenco dei collaboratori esterni e dei soggetti cui sono stati affidati incarichi di consulenza.
Con la circolare n. 198 del 31 maggio 2001, è stato introdotto l'obbligo per le amministrazioni di trasmettere i dati utilizzando esclusivamente il sito www.anagrafeprestazioni.it, specificando che il sito è stato realizzato «al fine di rendere più agevole la raccolta dei dati, attribuire un grado di qualità più elevato alle informazioni raccolte». Questa soluzione privilegia l'obiettivo di disporre in tempo rapido di dati in formato immediatamente elaborabile e relativi ad un elevato numero di amministrazioni. Le amministrazioni, previa una registrazione a seguito del primo accesso all'applicativo e all'individuazione di un responsabile del procedimento, inseriscono i dati relativi ai propri incarichi via web. L'adempimento on-line ha permesso una radicale semplificazione delle procedure di comunicazione, agevolando il lavoro delle pubbliche amministrazioni che possono collegarsi al sito 24 ore su 24 nel corso di tutto l'anno, immettere un po' alla volta le informazioni richieste, inviarle definitivamente una volta complete, verificare in ogni momento i dati inseriti, e correggere, sempre via web, eventuali errori di compilazione. Questa tipologia di trasmissione ha sostituito la comunicazione mediante e-mail e floppy disk, utilizzata in precedenza.
Il successo dell'adozione dell'adempimento on-line è emerso dal costante aumento delle comunicazioni pervenute al Dipartimento nel corso degli anni. Proprio il crescente numero delle comunicazioni, sommato al rapido evolversi delle tecnologie informatiche, ha reso opportuna una riprogettazione della banca dati e del sito dell'Anagrafe. Il sito attivato nel maggio del 2001 è risultato, già da tempo, non più in grado di supportare il notevole incremento di accessi che tende a verificarsi in prossimità delle scadenze di legge e che causa in molti momenti della giornata il blocco del servizio creando disagi alle amministrazioni.
Allo scopo di poter garantire un servizio efficiente per la trasmissione telematica delle comunicazioni si è resa necessaria la realizzazione di un nuovo software, con conseguente riprogettazione dell'applicativo e potenziamento dell'infrastruttura di rete al fine dì migliorare le performances complessive. La riprogettazione dell'applicativo, orientata al potenziamento dello stesso, è stata inoltre occasione di un'attenta analisi rivolta alla revisione del modulo per la raccolta dei dati, alla creazione di nuove funzionalità utili alle amministrazioni ed all'introduzione di strumenti d'ausilio per gli utenti come una «guida on-line all'adempimento» ed una raccolta di domande (faq), che potrebbero risultare comuni a molte amministrazioni, cui viene data una risposta predefinita. Nel capitolato tecnico con la società che ha sviluppato l'applicativo è stata richiesta un'infrastruttura di rete in grado di permettere a 600 amministrazioni di accedere in contemporanea con tempi di risposta inferiori a 4 secondi, incrementando così notevolmente le performance complessive del sito.
Il nuovo sito è attivo on-line dal 24 gennaio 2005 e renderà da un lato meno gravosi gli adempimenti per le amministrazioni e, dall'altro, più completa e uniforme la raccolta dei dati, permettendo anche di limitare errori di rilevazione, di imputazione e di risposta parziale. È inoltre, conforme alla direttiva in materia di digitalizzazione della pubblica amministrazione del Ministro per l'innovazione e le tecnologie del 2002 ed agli standard definiti dalle
A supporto delle amministrazioni è stato attivato un Call center in grado di gestire le code d'attesa e smistare opportunamente il traffico all'operatore più competente su un particolare aspetto.
Il Ministro per la funzione pubblica: Mario Baccini.
lo sviluppo dell'infrastruttura di banda larga con tecnologia ADSL rappresenta un passaggio essenziale per la crescita sociale, culturale ed economica;
la provincia di Lecce è coperta a macchia di leopardo dal servizio di linea ADSL, con la scopertura di circa la metà dei Comuni salentini che sono ancora privi di questo importante servizio sempre più irrinunciabile per il lavoro, lo studio e la diffusione della società dell'informazione;
va sottolineato il fatto che la mancanza di una connessione veloce e permanente, a costo fisso ed a telefono libero, rappresenta un concreto ostacolo allo sviluppo ed un limite per la competitività del Salento;
tale situazione sta determinando proteste diffuse da parte degli utenti, con la nascita di comitati spontanei «pro banda larga» nei comuni sprovvisti del servizio -:
quali iniziative intende adottare il Governo per rimuovere gli ostacoli alla diffusione della cittadinanza digitale nella Provincia di Lecce e se i Ministri interrogati non ritengano di dover sollecitare Telecom a predisporre un progetto per la infrastrutturazione dell'intero Salento della tecnologia ADSL, evitando che si realizzi un nuovo gap sul terreno delle moderne tecnologie che penalizzi ancora una volta le aree più deboli del Paese.
(4-11234)
Il Governo ha assunto, al riguardo, rilevanti iniziative; già con l'approvazione nel maggio 2002 delle Linee guida per lo sviluppo della società dell'informazione è stato definito chiaramente l'impegno a modernizzare il Paese «sviluppando un modello di società dell'informazione che migliori la qualità della vita e prevenga da esclusioni di qualsiasi natura» e numerosi interventi concreti sono stati realizzati.
In sostanza è in atto, con il fattivo intervento del Governo, una vera e propria «Riforma digitale» che interessa tutti gli ambiti della nostra società; l'innovazione digitale è infatti una risorsa per l'integrazione sociale, la crescita della conoscenza, la creazione di moderni servizi in settori come il lavoro, la salute, l'istruzione, la giustizia, lo sviluppo di rapporti efficienti con le pubbliche amministrazioni.
In relazione, poi, allo specifico problema sollevato circa la diffusione della tecnologia ADSL, le società fornitrici del servizio, interessate al riguardo, hanno comunicato che i piani di copertura del servizio sono stati definiti tenendo conto sia dell'entità della clientela, sia delle difficoltà realizzative legate al territorio in cui il servizio viene fornito, anche al fine di estenderlo in tempi brevi alla maggior parte delle aree del Paese.
Ciò ha reso possibile assicurare il servizio ADSL, già nel dicembre 2004, a circa l'8 per cento della clientela; si tratta di un dato che rende l'offerta di tale servizio nel nostro Paese del tutto paragonabile, quando non superiore, a quella raggiunta dai principali gestori europei ed internazionali.
Per quanto riguarda la provincia di Lecce, in particolare la società Telecom ha fatto presente che la percentuale attuale di copertura del servizio è pari al 76 per cento della popolazione, percentuale destinata a registrare un ulteriore incremento nel corso del 2005.
In termini più generali, la problematica evidenziata nell'interrogazione a cui rispondo trova origine sia in motivazioni economiche che in ragioni tecniche.
In effetti, a seguito della liberalizzazione delle telecomunicazioni in Europa, le strategie di dispiegamento di nuove infrastrutture da parte degli operatori del settore sono sempre di più assoggettate a logiche strettamente economiche, legate alle leggi della domanda e dell'offerta e alla valutazione del ritorno degli investimenti.
A ciò si aggiungono, in alcune aree, anche problemi tecnici oggettivi che possono impedire l'utilizzo delle infrastrutture materiali già disponibili, richiedendo al contempo ulteriori specifici interventi di base.
Si è quindi venuta a determinare una situazione a macchia di leopardo, per cui anche alcune zone tra le più avanzate del Paese si trovano ad affrontare il problema del divario digitale in termini di infrastrutture e accesso a banda larga.
La fornitura del servizio ADSL rappresenta ovviamente un'assoluta priorità per il Governo; sono quindi allo studio soluzioni strategiche e piani tecnici volti a favorire la diffusione del servizio, estendendo la copertura anche nelle zone che finora non è stato possibile raggiungere; in particolare è stato avviato, negli ultimi anni, in collaborazione con i diversi soggetti interessati, un sistema di monitoraggio continuo del fenomeno per identificare e sostenere i possibili interventi finalizzati a stimolare lo sviluppo della banda larga sull'intero territorio nazionale.
Inoltre, di concerto con il Ministro delle comunicazioni, ho promosso la costituzione di due società operative, Infratel e Innovazione Italia, con il preciso obiettivo di favorire lo sviluppo della banda larga nelle regioni del Mezzogiorno e nelle altre aree svantaggiate del Paese, sia con riferimento alla componente infrastrutturale che a quella dei servizi.
Gli interventi riguardano anche il sostegno alla domanda pubblica di connettività, a livello nazionale e locale, che nelle intenzioni del Governo rappresenta un volano capace di generare una diffusione della banda larga anche verso i cittadini e le imprese attualmente esclusi dalla copertura del servizio.
Con la recente approvazione del decreto legislativo n. 42 del 2005, si è, infatti, avviata la realizzazione del Sistema pubblico di connettività (SPC), il più grande e complesso progetto mai realizzato in Italia nel campo delle telecomunicazioni e telematica, una sorta di «Autostrada del Sole» digitale, destinato a collegare in banda larga tra loro tutte le amministrazioni pubbliche, centrali e locali, in modo omogeneo, efficiente, veloce e sicuro. Proprio in tale contesto, attraverso l'SPC si prevede di collegare al resto del Paese quelle aree ancora non servite dall'ADSL a causa della bassa densità di popolazione, estendendo il sistema di connettività, attraverso accordi con le Regioni, ai piccoli Comuni delle aree svantaggiate del Sud anche in modalità wireless, con standard Wimax e Wi-Fi.
Inoltre per colmare il divario digitale con le aree più avanzate del Paese, è stato avviato un programma per lo sviluppo della banda larga nelle Regioni meridionali con un finanziamento di 300 milioni di euro, di cui 150 per lo sviluppo delle infrastrutture e 150 per la realizzazione di servizi multimediali.
Sempre nel Sud è in corso di realizzazione un progetto per una rete di 120 centri di accesso pubblici ad Internet e 500 «chioschi».
Concludendo, si ritiene che siano state assunte iniziative idonee a prevenire il rischio del divario digitale che tende effettivamente a penalizzare, come sostenuto dall'interrogante, soprattutto le aree più deboli del Paese; a tal fine, come sopra evidenziato, sono state impegnate, compatibilmente con il quadro finanziario generale, anche rilevanti risorse, con particolare attenzione proprio alle aree a maggior rischio di esclusione.
È pertanto da reputare che l'esigenza espressa nel presente atto di sindacato ispettivo abbia già trovato dovuta attenzione ed impegno nelle iniziative del Governo.
Il Ministro per l'innovazione e le tecnologie: Lucio Stanca.
la Commissione centrale per il riconoscimento dello status di rifugiato, tra il giorno 17 giugno 2003 e 21 giugno 2003 ha proceduto all'audizione, presso il Centro di prima accoglienza di Bari Palese, di circa 430 richiedendi asilo;
per ragioni che non sono state rese note, sono stati ascoltati dalla Commissione esclusivamente circa 250 cittadini somali e 174 cittadini pakistani;
i cittadini pakistani sono stati sottoposti ad identificazione dell'identità a mezzo della rappresentanza consolare del Pakistan appena giunti nel centro di accoglienza e prima dell'accesso alla procedura per la richiesta di asilo;
tale procedura appare agli interroganti gravemente irregolare;
le aree di provenienza dei richiedendi asilo, la Somalia, e la zona dei Kashimir per molti cittadini pakistani, appaiono aree di forte instabilità politica e ove sono in corso guerre e situazioni di violenza generalizzata;
l'attuale periodo di transizione tra le disposizioni previste dalla legge n. 39 del 1990 e quelle previste dalla legge n. 189 del 2002, non ancora rese operative perché mancanti di regolamento di attuazione, possono essere fonte di incertezza su alcuni aspetti procedurali, con particolare riferimento all'accesso alla tutela giurisdizionale ovvero a forme di riesame gerarchico della eventuale decisione negativa assunta in prima istanza;
il diritto d'asilo costituisce un diritto soggettivo perfetto della persona, costituzionalmente garantito, e che pienamente rispettato deve essere, quindi, il principio dell'accesso effettivo ad una tutela giurisdizionale;
nei riguardi dei richiedendi asilo, la cui istanza sia stata eventualmente rigettata, non risulta in alcun modo possibile assumere provvedimenti di allontanamento dal territorio nazionale diretti verso i paesi dai quali gli interessati lamentano di subire una persecuzione, senza che sia possibile procedere, su richiesta degli interessati, ad una revisione, in sede giudiziaria o almeno amministrativa, della prima decisione negativa -:
se non intenda adottare iniziative normative al fine di garantire che i richiedendi asilo, le cui istanze d'asilo fossero respinte in prima istanza dalla Commissione centrale, possano accedere ad una effettiva tutela giurisdizionale, qualora lo richiedano, o ad altre forme di riesame della eventuale decisione negativa;
come intenda garantire il rispetto delle normative internazionali e di diritto interno, ed in particolare dell'articolo 19 della legge n. 189 del 2002, che vietano il respingimento e l'espulsione di uno straniero verso territori ove la sua vita e la sua sicurezza siano minacciate.
(4-06737)
L'identificazione degli stessi è avvenuta da parte dei funzionari, presenti in Italia, del paese di provenienza, con il quale vi è questo tipo di collaborazione, come avviene per ogni soggetto a rischio di espulsione.
Di questi, 167 pakistani, 139 somali e 8 ghanesi hanno presentato domanda per il riconoscimento dello status di rifugiato ed hanno atteso nel centro per essere ascoltati dalla Commissione centrale.
La Commissione si è recata a Bari e, nei giorni dal 17 al 21 giugno 2003, ha esaminato, pertanto, complessivamente 314 richieste,
Come tale ultima circostanza dimostra, l'eventuale sussistenza di situazioni di fatto che determinano il divieto di espulsione di cui all'articolo 19 del testo unico sull'immigrazione viene accertata dalla Commissione centrale al momento della valutazione delle richieste di riconoscimento.
La Commissione, pertanto, una volta verificata l'assenza dei presupposti per il riconoscimento dello status di rifugiato ai sensi dell'articolo 1/A della Convenzione di Ginevra del 1951, ma la presenza, comunque, di pericoli di persecuzione in caso di espulsione, formula una raccomandazione alla locale questura per il conseguente rilascio di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.
Si rileva, tra l'altro, che tale permesso, a seguito delle recenti modifiche introdotte dal decreto del Presidente della Repubblica n. 334 del 2004, attuativo delle disposizioni della legge n. 189 del 2002, consente l'esercizio di attività lavorativa e può essere convertito in quello per lavoro subordinato o autonomo.
A seguito del diniego delle istanze degli altri extracomunitari che non avevano alcun titolo a rimanere sul suolo nazionale, sono stati loro notificati i provvedimenti negativi e i conseguenti decreti prefettizi di espulsione.
L'11 luglio 2003, gli avvocati di 66 extracomunitari, nel frattempo trattenuti in centri di permanenza, hanno depositato al tribunale di Bari le istanze di annullamento dei decreti prefettizi di espulsione, previa sospensione degli stessi. Il successivo 4 agosto l'organo giurisdizionale ha rigettato i predetti ricorsi.
Le decisioni della Commissione sono state assunte collegialmente dai componenti e hanno tenuto conto del parere del rappresentante dell'Alto commissario delle Nazioni unite per i rifugiati che ha partecipato alle sedute con funzioni, allora, ancora consultive e divenute oggi, a seguito dell'attuazione delle relative disposizioni della citata legge n. 189 del 2002, assolutamente identiche a quelle degli altri componenti.
Le disposizioni di legge in questione e il regolamento attuativo adottato con il decreto del Presidente della Repubblica 16 settembre 2004, n. 303, sono volte ad accelerare le procedure e a rendere le stesse più efficaci e, al tempo stesso, più garantite con l'istituzione di commissioni territoriali presenti nei luoghi di maggior afflusso.
Con le nuove norme la valutazione sarà certamente più completa grazie alla partecipazione piena dei rappresentanti dell'alto commissario ONU per i rifugiati che avranno diritto di voto nelle commissioni e con la possibilità di un riesame delle decisioni da parte dell'organo amministrativo di secondo grado garantendo la presenza sul territorio, nelle more, del richiedente asilo.
Nel caso di presentazione del ricorso all'autorità giudiziaria, il sistema di tutela viene, inoltre, integrato con le nuove disposizioni che prevedono la valutazione del prefetto in merito alla permanenza in Italia nel periodo di tempo necessario per la decisione del ricorso.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Giampiero D'Alia.
mercoledì 2 febbraio, alle ore 8 di mattina, con un'ingente operazione di polizia è stata sgomberata la «Libera Fornace», un'occupazione giovanile dello stabile «la Fornace» sito a Garbagnate Milanese;
lo stabile, occupato nel novembre 2004, è situato in un'area abbandonata da anni, immersa nel verde del Parco delle Groane ma vicina al centro della città. Un'area ideale come spazio di aggregazione, per sviluppare socialità e cultura, una delle tante aree dimesse che caratterizzano il territorio in grande trasformazione del Nord ovest milanese, dove l'insediamento della fiera cancella aree industriali
la «Libera Fornace» è stata un luogo di socialità e autogestione in cui gruppi musicali locali vi hanno trovato un posto dove liberare energia e creatività. Nell'occupazione hanno preso forma mostre, cineforum, teatro (ma l'impegno è stato rivolto anche ad offrire servizi quali lo sportello di consulenza e assistenza sindacale per i lavoratori precari), iniziative antiproibizioniste di informazione sulle sostanze stupefacenti;
sabato 29 gennaio molti cittadini di Garbagnate hanno partecipato al corteo per la difesa dello spazio, per segnalare la presenza di aree dimesse, e suggerirne una riprogettazione collettiva, l'utilizzo per scopi sociali;
la proprietà dell'area immediatamente dopo l'occupazione ha sporto denuncia, ma, a seguito di un incontro tra il collettivo e il sindaco di Garbagnate Milanese, questi ha dichiarato la propria disponibilità ad offrire uno spazio ad Officina Disobbediente, dopo la presentazione di un progetto ed il deposito di uno Statuto di associazione (che è avvenuta nella giornata di giovedì 2 dicembre 2004) -:
secondo l'interrogante è importante che sia garantito un nuovo spazio in cui portare avanti i progetti già avviati nei locali de La Fornace e che avevano trovato ampio consenso fra gli abitanti della città;
quali siano i motivi che abbiano portato allo sgombero dei locali di Libera Fornace.
(4-12830)
Il collettivo nel corso dello scorso anno si era messo in risalto per aver organizzato alcune iniziative inserite nell'ambito della più ampia campagna nazionale «contro il carovita ed il precariato» e aveva offerto in occasioni di varie manifestazioni la propria solidarietà ai lavoratori di diverse aziende dell'hinterland milanese, quali la Kone, la Veam e soprattutto l'Alfa Romeo di Arese.
Nella stessa giornata del 27 novembre, le sorelle Alessandra e Maria Cristina Fusi, in rappresentanza della proprietà, hanno presentato presso la stazione carabinieri di Garbagnate Milanese formale querela contro gli occupanti, chiedendo contestualmente lo sgombero dei locali.
Sulla base di tale denuncia, la Procura della Repubblica di Milano ha aperto un procedimento penale per «invasione di terreni o edifici» e «danneggiamento» a carico di sei partecipanti all'occupazione.
Come riportato anche nelle cronache locali di alcuni quotidiani, nei primi giorni dell'occupazione il sindaco di Garbagnate e altri esponenti della giunta comunale hanno incontrato una rappresentanza dei giovani, i quali, nel giustificare l'occupazione con la mancanza di spazi d'aggregazione, hanno dichiarato di essere disposti a corrispondere un canone per l'affitto dei locali.
La proposta non è stata accolta favorevolmente dalla famiglia Fusi, che ha ribadito la propria ferma volontà di rientrare in possesso dei locali.
Il 27 gennaio scorso, il giudice per le indagini preliminari, considerato che le condizioni igienico-strutturali delle unità immobiliari costituivano un pericolo per la sicurezza degli occupanti e ritenendo che la libera disponibilità dell'immobile in capo agli stessi occupanti potesse portare a più gravi conseguenze il reato, ha disposto il sequestro preventivo dell'area ed il contestuale allontanamento degli occupanti.
Quando nella mattinata del 2 febbraio, in esecuzione di tale provvedimento, le Forze di polizia si sono recate sul posto per procedere allo sgombero, gli occupanti abusivi avevano già di loro iniziativa abbandonato
Nel corso del periodo di occupazione, gli aderenti al collettivo «Officina disobbediente» hanno dato vita presso la struttura, ribattezzata «Libera fornace», a diverse iniziative culturali e ricreative, quali mostre fotografiche, proiezioni di film e concerti dal vivo, organizzando inoltre incontri e dibattiti ai quali hanno partecipato anche rappresentanti politici e sindacali. Il 29 gennaio hanno indetto una manifestazione con corteo per le vie di Garbagnate al fine di rivendicare «spazi di socialità ed il riutilizzo delle aree dismesse», alla quale hanno partecipato circa 200 persone, tra cui diversi esponenti dei centri sociali milanesi.
I giovani si sono anche costituiti in Associazione, presentando in comune una bozza di statuto, priva peraltro di valore legale e giuridico.
Dopo che l'area era stata posta sotto sequestro giudiziario, il 5 febbraio gli stessi associati hanno occupato la sala consiliare del comune, forzando l'ingresso e lanciando lacrimogeni.
A seguito di tale episodio, il 16 febbraio successivo, il prefetto di Milano ha incontrato il sindaco di Garbagnate Milanese, insieme al questore ed al comandante provinciale dell'Arma dei Carabinieri. L'amministrazione comunale, in quella occasione, si è dichiarata pronta al dialogo con tutti i soggetti interessati, istituendo, se del caso, un tavolo di confronto sulle politiche giovanili, ma ha posto come condizione che sia rispettata la legalità.
Gli sviluppi della situazione continuano ad essere oggetto di attenzione da parte della prefettura di Milano.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Antonio D'Alì.
la Lander s.p.a. con sede a Vigonza (Padova), sta attraversando un periodo di crisi che comporterà il licenziamento di quasi tutti i dipendenti e la cessazione dell'attività produttiva dello stabilimento di Vigonza, mantenendo solo l'attività commerciale;
si tratta di un'azienda di fondamentale importanza per il tessuto economico ed occupazionale della Provincia di Padova, che occupava più di 120 dipendenti sino al 1992;
nel giugno 1993 ha avviato una prima procedura di mobilità che ha visto il licenziamento di 24 dipendenti e, successivamente, è stata acquistata dal Gruppo francese «Plastic Omnium»;
nel novembre 1996 vi è stata una seconda procedura di mobilità che ha visto il licenziamento di 16 dipendenti e le dimissioni di altri 12 dipendenti;
una ulteriore procedura di mobilità del giugno 2004 ha visto il licenziamento di altri 7 dipendenti, la presentazione di un piano industriale che prevedeva il raggiungimento del pareggio di bilancio nel 2006, attraverso l'aumento di redditività delle vendite, la riduzione del 5 per cento in due anni dei costi d acquisto, il recupero di produttività nel comparto produttivo del 5 per cento in due anni;
nel novembre del 2004 è stata avviata una quarta procedura di mobilità, con la richiesta di riduzione del personale di 47 dipendenti su 62, oltre alla cessazione dell'attività produttiva nello stabilimento di Vigonza, allo scopo di mantenere solo l'attività commerciale -:
se il Ministro sia al corrente di quanto sta avvenendo presso gli stabilimenti della Lander s.p.a. di Vigonza (Padova);
cosa intenda fare il Ministro per far fronte alla grave crisi che sta investendo tali stabilimenti che rappresentano una fondamentale risorsa occupazionale per il territorio della Provincia di Padova;
se non intenda intervenire per fare in modo che si eviti la chiusura degli stabilimenti produttivi e che si salvino i molti posti di lavoro a rischio.
(4-12443)
Il 26 novembre 2004, la società Plastic Omnium Lander S.p.a. (di seguito denominata POL) ha avviato una procedura di mobilità per n. 47 lavoratori dichiarati in esubero e, in data 21 gennaio 2005, la POL e la società Fasern S.r.l. (di seguito denominata Fasern) hanno avviato la procedura per un eventuale trasferimento del ramo di azienda della POL, nel quale sono addetti n. 15 lavoratori, con l'impegno da parte della Fasern ad assumere fino a 20 lavoratori.
Il 3 febbraio 2005, le sopra citate società e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto un accordo, presso la provincia di Padova, in base al quale, con effetto dal 12 febbraio 2005, n. 20 lavoratori, previo consenso, possono passare senza soluzione di continuità alle dipendenze della Fasern, con la conservazione dell'anzianità di servizio e dell'inquadramento, nonché del relativo trattamento economico, mentre si procederà al licenziamento dei rimanenti lavoratori.
In tale accordo la società POL si è impegnata a stanziare a favore dei lavoratori collocati in mobilità un «monte incentivi» pari a complessivi 540.000,00 euro, a fronte della rinuncia da parte dei dipendenti alla impugnazione dei licenziamenti e all'accettazione della collocazione in mobilità. Inoltre, la Pol si è impegnata ad erogare la somma di 10.000,00 euro alla provincia di Padova per la formazione e ricollocazione professionale del personale in mobilità.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
l'azienda Sebac Italia srl, con sede legale in Pontedera (Pisa) con lettera datata 2 ottobre 2004, ha avviato la procedura per la collocazione in mobilità di 23 dipendenti occupati presso l'unità produttiva situata a Ponte della Venturina, comune di Granaglione (Bologna), adducendo motivi di riduzione delle attività;
la fase di trattativa in sede locale si è conclusa il 19 novembre 2004, con un mancato accordo tra le parti;
successivamente la trattativa è passata, secondo quando prevede la norma prevista dagli articoli 4 e 24 della legge 27 luglio 1991, n. 223, presso la sede competente della Provincia di Bologna per proseguire l'esame della situazione aziendale e verificare le possibilità di accordo tra azienda e organizzazioni rappresentative dei lavoratori;
a tal fine le parti si sono incontrate presso la sede del servizio lavoro della Provincia di Bologna nelle date 23 dicembre 2004, 3 gennaio 2005 e 10 gennaio 2005, per valutare approfonditamente i motivi che hanno determinato la situazione dichiarata di eccedenza e le ragioni per cui l'azienda sostiene di non poter adottare soluzioni idonee a porre rimedio alla grave situazione di crisi e ad evitare la mobilità;
l'azienda, nell'ultimo incontro, ha proposto la conversione dei 23 licenziamenti collettivi in 12 licenziamenti collettivi con incentivi all'esodo pari al valore corrispondente a sei mensilità di indennità di mobilità e della trasformazione di 14 rapporti di lavoro a tempo pieno in contratti a part-time verticali con la riduzione dell'orario pari al 50 per cento e la soppressione del premio fisso annuo aziendale, rinegoziabile non prima di tre anni;
a fronte di tale proposta, secondo gli interroganti, palesemente irricevibile da parte delle organizzazioni sindacali e dei rappresentanti dei lavoratori, questi ultimi l'hanno comunque presa in esame ed approfonditamente discussa, mentre l'azienda ha respinto la proposta della Provincia di Bologna, accettata dalle organizzazioni sindacali, che prevedeva l'assorbimento degli esuberi dichiarati, attraverso
la trattativa si è conclusa con la sottoscrizione di un mancato accordo tra le parti;
l'azienda costituisce una possibilità d'occupazione in una realtà di crinale dell'Appennino emiliano e toscano (che coinvolge i comuni di Granaglione, Porretta Terme, Castel di Casio, Sambuca Pistoiese) in cui si aprirebbero seri problemi sociali se questa, come altre possibili crisi industriali, non trovasse una soluzione positiva;
gli insediamenti industriali nelle realtà di montagna richiedono un costante monitoraggio al fine di garantirne la permanenza -:
quali misure intende assumere il Governo a proposito di tale situazione di crisi industriale, se intenda convocare le parti per verificare le effettive ragioni di difficoltà, se sia disponibile a favorire interventi di sostegno all'impresa ed ai lavoratori, volti a consentire la permanenza di una unità produttiva che ha un carattere fondamentale per l'economia di quella realtà.
(4-12611)
L'azienda Sebac Srl, produce ammortizzatori per mezzi a due e quattro ruote e, dall'anno 2001, versa in uno stato di crisi per la mancanza di commesse da parte di clienti consolidati, come le societa Piaggio ed Aprilia.
La società in esame non ha mai usufruito della Cassa integrazione guadagni, tranne che per brevi periodi nell'anno 2003, ma ha fatto ricorso ad assunzioni a tempo determinato per fronteggiare la situazione sopra descritta e per sopperire alle commesse di natura straordinaria.
Il 5 ottobre 2004, la Sebac Italia Srl ha aperto la procedura di mobilità per n. 23 unità operative, di cui 6 impiegati e 17 operai.
Due incontri, esperiti presso la Confai di Bologna, si sono conclusi senza raggiungere un accordo, dopo di che, le parti sono state convocate anche presso la provincia di Bologna, dove l'azienda in questione ha rifiutato le proposte avanzate in ordine ad un eventuale ricorso agli ammortizzatori sociali.
Tra il 14 e il 16 gennaio 2005 sono state messe in mobilità le 23 unità operative, che però hanno impugnato il licenziamento.
La Direzione provinciale del lavoro di Bologna ha riferito che, in esito al tentativo di conciliazione, è stato sottoscritto un verbale con due diverse modalità di accordo per i lavoratori in questione.
Per 11 lavoratori è stata concordata l'accettazione del licenziamento con la corresponsione di una somma a titolo di incentivo all'esodo, mentre per i restanti lavoratori è stato revocato il licenziamento e gli stessi sono stati riassunti con rapporto di lavoro a tempo determinato, con l'impegno da parte della Sebac Italia Srl di trasformare successivamente tale rapporto, con un contratto di lavoro a tempo indeterminato.
Per un solo lavoratore è stato redatto un verbale di mancata conciliazione, in quanto le richieste dello stesso sono risultate diverse rispetto all'impugnazione del licenziamento.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
già nel mese di settembre, gli istituti scolastici della Provincia di Belluno si sono attivati, in collaborazione con il CSA e gli Enti locali, per garantire la funzionalità scolastica e la continuità didattica per l'inizio dell'anno scolastico;
alla fine del mese del gennaio, quindi cinque mesi dall'apertura, in coincidenza di scrutini e predisposizione delle pagelle, il C.S.A., in data 24 gennaio 2005, ha pubblicato la graduatoria definitiva degli insegnati supplenti di 2 e 3 fascia. Tra gli altri, sono interessati gli insegnanti di sostegno, e, quindi, i docenti e le classi con maggior bisogno di attenzione;
la pubblicazione delle nuove graduatorie, che correttamente tengono in considerazione la specializzazione, arriva in estremo ritardo, quando già i posti vacanti sono stati coperti, a partire dal mese di settembre 2004, da insegnati che potrebbero ora essere scavalcati da altri colleghi e perdere la continuità della cattedra;
se i dirigenti scolastici dovessero ricevere richieste di cambiamento di sede per chi ha ottenuto, in virtù della nuova graduatoria, un punteggio maggiore, ci sarebbero, serie ripercussioni sulla continuità della attività scolastica -:
se il Ministro intenda farsi promotore di un provvedimento che consenta ai Dirigenti scolastici di prorogare la nomina degli insegnanti in servizio fino alla fine del corrente anno scolastico.
(4-13160)
Si fa presente che, pur comprendendo i motivi posti alla base della richiesta dell'interrogante, la stessa non può trovare accoglimento in quanto, una volta pubblicate le graduatorie definitive di istituto, la normativa vigente obbliga i dirigenti scolastici a sostituire con gli aventi titolo i supplenti temporanei già nominati sulla base di graduatorie non piu valide.
Quanto al ritardo segnalato, va precisato che l'inconveniente si è verificato solo per questo anno scolastico in quanto, a seguito dell'emanazione della legge n. 143 del 4 giugno 2004 e della legge n. 186 del 27 luglio 2004, alcune graduatorie permanenti sono state pubblicate con ritardo e, conseguentemente, anche la procedura del conferimento di supplenze da parte dei capi di istituto ha subito ritardi. In proposito, è tuttavia opportuno ricordare che a fine luglio 2004 la situazione delle nomine e del conferimento delle supplenze era fortemente pregiudicata. Infatti il Parlamento, con il voto favorevole di tutti i gruppi, ha definito i nuovi criteri per la riformulazione delle graduatorie permanenti il 27 luglio, circa due mesi dopo il termine del 31 maggio fissato dalla legge per la loro formulazione, a termini già quasi scaduti per effettuare le operazioni di nomina, che per legge devono completarsi entro il 31 luglio. La impossibilità di definire le graduatorie entro il 31 luglio è stata avvertita dal Parlamento medesimo, che si è preoccupato di prorogare per il 2004-2005 il predetto termine fissandolo al 25 agosto; il che significa che anziché avere due mesi per effettuare le operazioni di nomina, come previsto dalla legge, l'amministrazione ha avuto 25 giorni per ridefinire le graduatorie secondo i nuovi criteri e provvedere alle nomine a decorrere dall'anno scolastico 2004-2005.
I competenti uffici dell'Amministrazione scolastica centrale e periferica hanno quindi profuso grande impegno lavorando a pieno ritmo tutta l'estate, compresa anche la settimana di ferragosto, ed hanno fatto fronte alle molteplici e complesse operazioni di avvio dell'anno scolastico, ivi comprese quelle riguardanti la stipula dei 15.000 contratti di assunzione in ruolo autorizzati con decreto del Presidente della Repubblica 19 novembre 2003 a decorrere dal 2004-2005.
Il Sottosegretario di Stato per l'istruzione, per l'università e per la ricerca: Valentina Aprea.
il signor Lorenzo Colucci titolare dell'omonima ditta individuale, con sede in Rutigliano (Bari), alla via Bechelet n. 29 e sede operativa in Casamassima alla via Nuova Acquaviva (Bari) 3 km 1700, si è reso responsabile di atteggiamenti palesemente discriminatori nei confronti di alcune sue dipendenti: Dellai Faten, Hammami Naima, Ghozzi Samira di nazionalità tunisina che hanno cominciato a prestare regolare servizio presso la suddetta azienda dal 25 settembre 2004, come risulta dal contratto stipulato tramite l'intervento del rappresentante CGIL per l'emigrazione;
le tre lavoratrici sono in possesso di regolare autorizzazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e della direzione provinciale del lavoro;
le condizioni e gli orari di lavoro a cui le tre lavoratrici erano sottoposte, risultavano al di fuori di quanto previsto nel contratto da loro preventivamente stipulato;
le tre lavoratrici si sono rivolte al sindacato per far valere i propri diritti e rispettare gli accordi contrattuali, disattesi dal loro datore di lavoro;
in risposta alle legittime richieste delle lavoratrici, Lorenzo Colucci le ha repentinamente licenziate;
il titolare dell'Azienda di cui sopra, si è reso responsabile di una serie di atti discriminatori, vessatori e altamente lesivi dei diritti e della dignità delle lavoratrici, nonché illegittimi e antisindacali -:
se i Ministri non ritengano necessario avviare delle procedure di controllo al fine di verificare l'effettivo stato di servizio dei dipendenti della ditta del signor Lorenzo Colucci ed, eventualmente, di porre in atto quanto necessario per garantire i diritti dei lavoratori suoi dipendenti.
(4-12529)
Nel corso di tale ispezione sono state trovate intente al lavoro ed ascoltate 24 lavoratrici, tra le quali le cittadine extracomunitarie di cittadinanza tunisina Dellai Faten, Hammami Naima e Ghozzi Samira.
Dall'esame della documentazione aziendale del lavoro e sulla base delle dichiarazioni rese dalle lavoratrici, nonché dai successivi accertamenti con l'acquisizione di ulteriori dichiarazioni rese dai lavoratori, anche comparate tra di loro, è stato accertato che le lavoratrici extracomunitarie, non assunte regolarmente, percepivano una retribuzione oraria di 2,30 euro e lavoravano settimanalmente tra le 48 e le 60 ore.
Per quanto sopra il suddetto Servizio ispezione del lavoro ha adottato i provvedimenti di propria competenza in relazione alle violazioni di seguito specificate: a) omesso invio al competente Centro territoriale per l'impiego, entro 5 giorni dall'assunzione, della comunicazione prescritta; b) mancata comunicazione all'INAIL del codice fiscale dei lavoratori occupati; c) mancata consegna all'atto dell'assunzione delle dichiarazioni sottoscritte dalle lavoratrici extracomunitarie; d) omessa istituzione, mancata o infedele compilazione del registro di impresa; e) mancata comunicazione all'INPS delle giornate di lavoro effettuate; f) superamento del limite previsto per la durata settimanale dell'orario di lavoro; g) per aver consegnato ai lavoratori prospetti paga contenenti indicazioni di retribuzione di importo diverso da quello effettivamente corrisposto.
Inoltre, il già citato Servizio ispezione del lavoro della Direzione provinciale del lavoro di Bari ha interessato la Procura della Repubblica presso il tribunale di Bari per i reati di estorsione, sfruttamento e discriminazione razziale commessi nei confronti
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
la signora Valeria Ceschin, nata a Conegliano il 24 settembre 1950 e residente in via Pianale, 79 a San Pietro di Feletto (Treviso), in servizio di ruolo presso l'Avvocatura distrettuale dello Stato di Venezia dal maggio 1996, ha reiterato, il 27 aprile 2004, l'istanza presentata in data 3 febbraio 2003, chiedendo il trasferimento o in alternativa il comando presso l'Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano (Treviso), sito in Via XXVIII Aprile n. 1, con la qualifica di Dattilografo;
questa istanza è ampiamente giustificata, ai sensi della legge n. 104 del 1992, articolo 33, comma 5, essendo il marito cieco civile e del decreto-legge n. 165 del 2001, articolo 30, concernente la mobilità volontaria;
la condizione del marito ulteriormente aggravatasi e la distanza tra la propria residenza e il luogo di lavoro, dovrebbero indurre le amministrazioni interessate ad accogliere tale richiesta per consentire alla signora Ceschin di essere più vicina e presente in modo da poter ovviare alle difficoltà derivanti dalla invalidità del marito -:
se il Ministro intenda, e con quali iniziative, intervenire presso le amministrazioni interessate al fine di dare alla signora Ceschin una risposta positiva rispetto ad una richiesta degna della più attenta e sollecita considerazione.
(4-11404)
In merito, il trasferimento dell'interessata può essere attuato o in via provvisoria, mediante l'attivazione di un'assegnazione temporanea o in via definitiva, mediante passaggio diretto dal ruolo del personale amministrativo dell'avvocatura dello Stato al ruolo del personale dell'Istituto sperimentale per la viticoltura di Conegliano. In entrambi i casi la procedura viene gestita direttamente dalle amministrazioni interessate e non è previsto dalla normativa un nullaosta del Dipartimento della funzione pubblica.
In particolare, in ordine alla mobilità volontaria, l'articolo 30 del decreto legislativo n 165/2001 consente il trasferimento per mobilità concordata dei dipendenti delle amministrazioni indicate all'articolo 1, comma 2, del medesimo decreto. Tale disposizione prevede che le amministrazioni pubbliche possono ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento. Il trasferimento è disposto previo consenso dell'amministrazione di appartenenza. Quindi, salvo ulteriori previsioni e criteri fissati dai contratti collettivi, per effettuare questa mobilità sono necessari: il nulla osta dell'amministrazione di appartenenza, la domanda di trasferimento dell'interessata, la volontà di acquisizione dell'amministrazione di destinazione e la sussistenza della vacanza del posto in organico corrispondente alla professionalità da acquisire. Conseguentemente, in base alla normativa vigente, il passaggio per mobilità avviene mediante un accordo diretto fra i tre soggetti interessati, senza necessità di un provvedimento del Dipartimento della funzione pubblica.
In ordine al comando, l'assegnazione temporanea è disciplinata dall'articolo 4 del CCNL del 16 maggio 2001 relativo al comparto ministeri, applicabile anche ai dipendenti dei ruoli dell'Avvocatura dello
Infine, per quanto riguarda l'applicazione nei confronti dell'interessata della normativa contenuta nella legge n. 104/1992, «Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti per le persone handicappate», le agevolazioni delle quali la dipendente vorrebbe beneficiare non trovano in realtà applicazione nei rapporti tra amministrazioni diverse, ma all'interno della stessa amministrazione di appartenenza. Infatti, l'articolo 33, comma 5, della citata legge attribuisce al famigliare lavoratore che assista con continuità un parente o un affine entro il terzo grado handicappato, il diritto di scegliere, ove possibile, la sede di lavoro più vicina al proprio domicilio, solo nell'ambito della propria amministrazione. Nella specie, tuttavia, l'Avvocatura distrettuale dello Stato ha un'unica sede a Venezia.
Il Ministro per la funzione pubblica: Mario Baccini.
nel 2004 il giornalista Massimo Fini ha ricevuto l'incarico di condurre la trasmissione su Rai 2 «Cyrano», ma, a registrazione già avvenuta della prima puntata, nel mese di ottobre il direttore della Rete Rai, Antonio Marano, ha convocato lo stesso giornalista comunicandogli che sulla sua presenza era stato posto un «veto politico e aziendale»;
da allora all'affermato giornalista-scrittore è stata definitivamente preclusa la presenza nelle televisioni nazionali (vedi articolo apparso su Il Gazzettino di Venezia il 17 settembre 2004);
lo stesso Fini su Il Gazzettino-Cultura del 14 gennaio 2005 afferma che la recente censura del «Cyrano» di Rai 2 sarebbe stata ordita del giornalista Socci in accordo e su impulso di ambienti della Presidenza del Consiglio dei ministri -:
se tali affermazioni corrispondano al vero, se esistano specifici motivi che ostano all'apparizione del noto opinionista in tv e quali valutazioni abbiano potuto dare luogo ad un simile ostracismo.
(4-12555)
Ciò chiarito, si comunica che la società Rai - interessata in merito a quanto rappresentato dall'interrogante - ha precisato che è prassi aziendale evitare, salvo i casi in cui la completezza dell'informazione lo richieda, di avere rapporti di collaborazione con persone che hanno in atto un contenzioso con l'azienda medesima.
Il Ministro delle comunicazioni: Mario Landolfi.
il Consiglio della regione Lazio, nel quadro del fenomeno dell'abusivismo posto in essere da conducenti privi di licenza, ha approvato, in data 24 novembre 2004, la proposta di legge n. 673 del 13 aprile 2004 successivamente incorporata dalla legge regionale n. 7 del 14 febbraio 2005 concernente la modifica ed integrazione della precedente legge regionale n. 58/1993 di disciplina del settore dei taxi e del noleggio con conducente mediante autovettura;
all'identifico fine di reprimere tali fenomeni di abusivismo, il Parlamento italiano con decreto-legge 27 giugno 2003,
secondo l'interrogante, la nuova normativa approvata dalla regione Lazio viola di fatto il principio della libera iniziativa economica (articolo 41 della Costituzione), limita la concorrenza in violazione delle norme comunitarie e della stessa Costituzione [articolo 117, comma 2, lettere a) ed e)] ed introduce una discriminazione tra gli imprenditori del Lazio e quelli di altre regioni italiane in dispregio dell'articolo 120 della Costituzione;
tale deliberazione non consente a noleggiatori e tassisti del Lazio di esercitare la propria attività nei termini previsti dalla legge 13 gennaio 1992, n. 21;
in particolare, la legge nazionale, in conformità anche al parere espresso dal Consiglio di Stato (Sezione II, 11 dicembre 1996, n. 1665), prevede che i titolari di licenza dei taxi e di noleggio con conducente, al fine del libero esercizio della propria attività, possono legittimamente iniziare il servizio dal territorio del comune che ha rilasciato l'autorizzazione o la licenza ovvero possono prelevare il cliente dal medesimo territorio;
relativamente al noleggio con conducente, il Consiglio di Stato, in applicazione della legge n. 21/1992, ha stabilito che di regola il servizio non inizia con il prelevamento dell'utente, e che ai fini del corretto esercizio dell'attività imprenditoriale, è sufficiente che la rimessa da cui inizia il servizio si trovi nel territorio del comune che ha rilasciato l'autorizzazione, anche se l'utente viene prelevato in un comune diverso;
ad avviso dell'interrogante, la legge approvata dalla regione non rispetta le norme sulla concorrenza stabilite dallo Stato con la legge n. 21/1992 vietando ai soli noleggiatori del Lazio di potere esercitare liberamente l'impresa, così come previsto dal diritto comunitario dalla Costituzione e dalla legge nazionale;
la legge regionale, secondo l'interrogante, discrimina le imprese del Lazio anche in riferimento alle gare per l'affidamento di servizi di noleggio, limitando illegittimamente la capacità operativa delle imprese e la libertà di stabilimento;
il vulnus dei principi costituzionali e comunitari operato dalla regione Lazio espone lo Stato italiano ad una responsabilità giuridica anche nei confronti dell'Unione europea, che potrebbe aprire una procedura di infrazione per mancato rispetto delle regole di concorrenza e di libertà di impresa;
la deliberazione legislativa pone in serio pericolo i livelli occupazionali nel Lazio, con il rischio, fondato, di chiusura di decine di aziende e migliaia di operatori;
gli stessi uffici della regione Lazio hanno espresso forti dubbi di legittimità della proposta di legge approvata, invasiva delle prerogative dello Stato e lesiva del diritto comunitario -:
se non si intenda porre in essere ogni iniziativa istituzionale, giuridica, politica a tutela delle norme costituzionali e comunitarie palesemente lese dalla legge regionale n. 7 del 14 febbraio 2005.
(4-13425)
Per quanto riguarda in particolare le attività svolte con taxi e con autovetture da noleggio con conducente, le modifiche apportate si sono concretizzate in limitazioni per gli operatori del settore, in quanto viene loro richiesto che sia l'inizio del servizio che il prelevamento dell'utente debba iniziare nel comune che ha rilasciato la licenza
Tuttavia occorre precisare che la regione Lazio ha legiferato in materia avvalendosi della competenza residuale ex articolo 117, comma 4, della Costituzione e, quindi, ha regolamentato il settore in forza e nei limiti di una competenza esclusiva che la stessa Costituzione le riconosce e garantisce.
Conseguentemente il Consiglio dei Ministri, nella seduta del 15 aprile 2004, ha deliberato di non promuovere, per la legge in premessa indicata, la procedura di impugnativa dinanzi alla Corte Costituzionale.
Comunque non è da sottacere la circostanza che la regione, dopo un periodo di applicazione della nuova normativa, potrà, nell'ambito della sua autonomia, attivare le opportune iniziative per una ulteriore modifica della disposizione di legge surrichiamata.
Il Ministro per gli affari regionali: Enrico La Loggia.
il 28 gennaio 2004, i dipendenti della sede capitolina della società di ricerche demoscopiche «Allaxia», riuniti in assemblea, hanno annunciato che i vertici aziendali hanno avviato le procedure di licenziamento collettivo per 70 dipendenti, tra consulenti e lavoratori delle sedi di Roma, Milano, Firenze e Vicenza;
da notizie in possesso dell'interrogante risulta che, durante le festività natalizie, è stata inviata alle rappresentanze sindacali di «Allaxia» la lettera con la quale è stata aperta la procedura di licenziamento collettivo, ai sensi della legge 223/91, giustificando tale provvedimento con lo stato di gravissima crisi in cui versa il mercato della consulenza italiana;
mentre sugli organi di informazione si moltiplicano le voci sulle intenzioni di «Allaxia» di acquisire il gruppo «HDC», fondato da Luigi Crespi, allo scopo di creare un polo tutto italiano delle ricerche demoscopiche, la stessa «Allaxia» avvia le procedure di licenziamento collettivo: una contraddizione che mette in luce la natura meramente finanziaria delle strategie di «Allaxia», che, ad un anno e mezzo dall'acquisto della «Consiel», la maggiore società di consulenza italiana, già ricapitalizzata per l'occasione da «Telecom Italia», non è stata in grado di sviluppare il mercato e valorizzare le importanti competenze;
le rappresentanze sindacali della sede «Consiel» di Roma, nella quale sono stati annunciati circa 25 licenziamenti, contestano le procedure seguite da «Allaxia» sia nel merito che nel metodo -:
se non ritenga opportuno intervenire presso i soggetti interessati al fine di aprire un tavolo di trattativa, utile a scongiurare i licenziamenti annunciati dai vertici della società, salvaguardando gli attuali livelli occupazionali, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori coinvolti e individuando soluzioni aziendali alternative che non mettano in pericolo il lavoro dei dipendenti.
(4-08708)
La citata Direzione rappresenta, che secondo quanto dichiarato da due dipendenti della società, rappresentanti sindacali Filcams CGIL, che dal mese di settembre 2004 si è ulteriormente aggravato il ritardo nel pagamento delle spettanze ai lavoratori. Questi ultimi hanno richiesto, pertanto, un
Il 14 dicembre 2004, in sede di verifica di quanto convenuto precedentemente, la società in esame ha dichiarato di non poter corrispondere le retribuzioni dei mesi di ottobre, novembre, dicembre e della tredicesima mensilità, almeno, fino al mese di gennaio 2005.
Nel frattempo, la società Allaxia ha avviato un processo di riassetto societario che oltre a prevedere il trasferimento da Bruxelles a Milano di WIP, società che prenderà il nome di Allaxia Holding, nuova capogruppo, ha privilegiato alcune attività (comunicazione integrata, marketing e sistemi informativi) e ne ha cedute altre (ricerche di mercato), al fine di migliorare la situazione debitoria.
La società in esame ha, inoltre, avviato, il 3 dicembre 2004, una procedura di conferimento in conto capitale delle risorse dalla sede di Roma ad una società di nuova costituzione.
I lavoratori e le rappresentanze sindacali unitarie (RSU) non concordano sulla scelta datoriale per le conseguenti ripercussioni occupazionali e a ciò va aggiunto che la Fisacat, le RSA della sede di Roma e la Filcams hanno proposto ricorso contro la procedura della cessione del ramo d'azienda «comunicazione e marketing» alla società Allaxia integrata S.r.l., per la violazione dei diritti d'informazione, seguita dalla società in questione. In seguito, in data 23 marzo 2004, le parti hanno raggiunto un'intesa, da ratificare presso il tribunale di Roma, sulla riapertura della procedura di trasferimento, con la partecipazione anche dei dipendenti della sede di Roma.
La vertenza, al momento, si è conclusa con il trasferimento, alla nuova società, del solo personale addetto al marketing, mentre per gli altri dipendenti non è prevista altra ricollocazione.
Da ultimo, la Direzione provinciale del lavoro riferisce che, il 23 marzo 2005, i lavoratori hanno percepito la mensilità di dicembre 2004.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
i 350 dipendenti della «Cesame», azienda catanese che fabbrica sanitari in ceramica, in questi giorni, stanno attuando diverse e anche drammatiche forme di mobilitazione, per protestare contro un progetto di riorganizzazione aziendale e riduzione dei costi che prevede l'esubero e la messa in mobilità per 185 lavoratori;
i lavoratori, che dall'agosto dello scorso anno non ricevono i salari, chiedono alle istituzioni locali e nazionali di attivarsi affinché le banche concedano i crediti necessari all'azienda e utili per acquisire liquidità e disegnare un certo e sicuro piano di rilancio economico e occupazionale -:
se non ritengano opportuno adoperarsi, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso le parti affinché sia scongiurata la decisione annunciata dall'azienda e, a difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori, individuare soluzioni alternative capaci di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e garantire continuità produttiva all'azienda, in un'area geografica già purtroppo attraversata da una grave e profonda crisi economica e occupazionale.
(4-08860)
il 15 luglio 2003 i 350 dipendenti della «Cesame», azienda catanese che fabbrica sanitari in ceramica, della quale una società ha rilevato la maggioranza azionaria,
se non ritengano opportuno adoperarsi, ciascuno per i propri ambiti di competenza, presso le parti affinché sia scongiurata la decisione annunciata dall'azienda e, a difesa dei diritti e della dignità dei lavoratori, individuare soluzioni alternative capaci di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali e garantire continuità produttiva all'azienda, in un'area geografica già purtroppo attraversata da una grave e profonda crisi economica e occupazionale.
(4-06966)
La Ditta Cesame Spa, nei primi anni '90 ha registrato una secca inversione di tendenza negli andamenti economici.
Nell'esercizio 2002 è stato deliberato un piano industriale per il risanamento della società, predisposto ed aggiornato nel 2003, che prevedeva sia interventi a breve, quale la Cassa integrazione guadagni straordinaria per i dipendenti, sia interventi di medio termine sulle strategie commerciali e produttive.
L'aggravarsi del disequilibrio economico, le difficoltà sorte nelle trattative con il personale dipendente, uniti all'indisponibilità della compagine societaria a procedere alla prevista ricapitalizzazione, ma soprattutto la situazione finanziaria della società ha reso insostenibile l'attuazione del piano, determinandone lo stato di insolvenza, così come dichiarato dal tribunale di Catania in data 26 novembre 2003, ai sensi del decreto legislativo n. 279 del 1999.
Le RSU CISL e CGIL hanno riferito che, dall'agosto 2003, i dipendenti hanno manifestato per chiedere l'accesso alla legge che disciplina l'amministrazione straordinaria delle grandi imprese in stato d'insolvenza, salvare così l'attività produttiva e ottenere il credito bancario, all'epoca bloccato, che consentisse il pagamento dei tre/quattro mesi di stipendio arretrati.
Dopo l'ammissione alle predette procedure il sindacato non ha indetto altre manifestazioni di protesta, tenuto conto anche che è stato accettato il ricorso alla CIGS con una rotazione generale.
I predetti RSU hanno fatto, inoltre, osservare che nel periodo in questione non ci sono stati licenziamenti arbitrari, ma solo esodo volontario per raggiunti limiti di età e ricorso alla mobilità volontaria.
Infatti il personale occupato dalla Cesame Spa (attualmente composto da n. 315 dipendenti), dal dicembre 1998 ad oggi e diminuito complessivamente di n. 118 unità, per dimissioni volontarie per raggiunti limiti di età o per mobilità a carattere volontario, dietro accordo con le organizzazioni sindacali.
In data 27 febbraio 2004 è stata concordata con le organizzazioni sindacali una procedura di mobilità per un totale di n. 40 dipendenti, di cui ad oggi n. 17 già avviati.
Infine dal 6 marzo 2004 al 28 febbraio 2005 è stato fatto ricorso alla CIGS a rotazione proporzionale, che, prorogata al 31 agosto 2005, interesserà n. 312 dipendenti.
Si rappresenta, poi, che a seguito del precitato stato di insolvenza del 26 novembre 2003, lo stesso tribunale di Catania, acquisita la relazione depositata ex articolo 28 del decreto legislativo n. 270 del 1999 dal commissario giudiziale e, visto il parere reso ex articolo 29 del medesimo decreto legislativo dal Ministero competente, con decreto depositato in data 19 gennaio 2004 ha dichiarato l'apertura della procedura di amministrazione straordinaria della Cesame Spa e conseguentemente il Ministero delle attività produttive ha proceduto, con decreto del 30 gennaio 2004, alla nomina del commissario straordinario.
Il commissario straordinario, con il suo programma ex articolo 54 decreto legislativo n. 270 del 1999, depositato presso il tribunale di Catania in data 1o luglio 2004, ha adottato l'indirizzo della cessione dei complessi aziendali, che dovrebbe concludersi entro il primo semestre 2005.
La procedura di vendita, come previsto dall'articolo 63 del decreto legislativo più volte citato, garantirà la prosecuzione, per almeno un biennio, delle attività imprenditoriali e con la garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali stabiliti all'atto della vendita stessa.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
la Dun & Bradstreet, azienda del settore delle informazioni sul credito, ha prospettato una riduzione di 105 dipendenti, pari al 40 per cento dell'organico, nella sua filiale italiana;
i suddetti tagli verranno effettuati nelle aree customer service, operations, amministrazione vendite e contabilità fornitori entro aprile 2005: a breve è prevista l'apertura della procedura di mobilità;
i lavoratori direttamente coinvolti sono impiegati nella sede di Milano e nelle filiali di Torino e di Bari;
da notizie provenienti da ambienti sindacali si apprende che le riduzioni occupazionali connesse alla preannunciata esternalizzazione e delocalizzazione delle attività, prevedono la possibilità di reimpiego per solo 20 lavoratori del customer service, mentre per circa 80 vengono escluse prospettive occupazionali in Dun & Bradstreet o nell'azienda acquirente le attività, il cui nominativo sarà ufficializzato entro poche settimane;
contro i licenziamenti e per ottenere delle prospettive occupazionali è stato, pertanto, i lavoratori hanno già annunciato manifestazioni e presidi di protesta -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti e della dignità dei lavoratori, al fine di convocare un tavolo di trattativa utile ad individuare, insieme alle parti, soluzioni e misure alternative a quelle annunciate dai vertici aziendali, capaci di salvaguardare gli attuali livelli occupazionali.
(4-11043)
La società Dun & Bradstreet Spa, consociata del gruppo D&B Corporation con sede negli Stati Uniti a Murray Hill (New Jersey), è una delle banche dati business più grande al mondo, e offre servizi che permettono di conoscere l'affidabilità delle imprese e ridurre i rischi commerciali; trovare nuovi clienti in base alle discriminanti volute (dimensioni, settore, presenza territoriale, affidabilità, eccetera); trattare meglio le forniture, individuando nuovi fornitori e qualificandoli; contare su un unico interlocutore per informazioni provenienti da più fonti e su aziende operanti in tutto il mondo.
Dalla documentazione visionata presso la sede legale è emerso che in data 29 ottobre 2004, la Dun & Bradstreet Spa ha comunicato, ai sensi degli articolo 4 e 24 della legge n. 223 del 1991, l'intenzione di ridurre il proprio personale dipendente di 84 lavoratori, su un organico di 259 unità, in quanto le iniziative intraprese fin dall'anno 2000, risulterebbero insufficienti a garantire il raggiungimento degli obiettivi di competitività sul mercato interno e internazionale.
Pertanto la società ha identificato nelle funzioni customer operations e finance, le attività che nel contesto globale europeo e italiano devono essere ridotte e/o dismesse, per acquistare i relativi servizi sul mercato internazionale da un partner globale in grado di garantire la massima efficienza ed il miglior livello di aggiornamento tecnologico.
In particolare l'esubero strutturale riguarda n. 60 unità a Milano, 15 unità a Bari e 9 unità a Torino.
Si fa presente che in data 31 gennaio 2005, si è concluso con la sottoscrizione di un verbale di «non accordo», l'esame congiunto presso l'Unione del commercio del turismo e dei servizi della provincia di Milano, tra la Direzione aziendale e le organizzazioni sindacali in quanto non era dato possibile risolvere, in sede sindacale, il problema degli esuberi.
Dai colloqui intercorsi con la Direzione aziendale e con i rappresentanti sindacali aziendali della sede milanese, risulterebbe un effettivo problema occupazionale per circa 15 o 20 lavoratori, poiché: circa 20 lavoratori verranno posti in mobilità fino al raggiungimento dei requisiti pensionistici; circa 14 lavoratori verranno ricollocati nell'ambito aziendale e/o aziende del gruppo; per circa 7 lavoratori sono in corso attività di outplacement e incentivazione all'esodo.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
il 15 ottobre 2004, i lavoratori di Wind Spa di Napoli e Pozzuoli, insieme ai colleghi di tutta Italia, hanno proclamato uno sciopero nazionale per l'intero turno di lavoro indetto da Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil, per protestare contro il comportamento dell'azienda, che, secondo quanto da loro sostenuto, «mette a rischio la professionalità dei lavoratori»;
secondo le organizzazioni sindacali di categoria, sotto accusa, c'è il progetto di riorganizzazione del comparto «Rete» con un conseguente trasferimento obbligato di 120 lavoratori, di cui solo a Napoli 47, dalle loro sedi verso Roma e Milano;
sempre secondo le organizzazioni sindacali suddette, tale trasferimento avrebbe «non solo ricadute disastrose sul piano sociale e sulla vita di ogni singolo lavoratore ma va a minare sempre più la già preoccupante situazione lavorativa del Sud, che continua a perdere lavoro e soprattutto importanza nel settore delle telecomunicazioni» -:
se non ritengano opportuno intervenire, presso i soggetti interessati, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, al fine di tutelare i diritti, la dignità e la professionalità dei lavoratori coinvolti, individuando, insieme alla parti, soluzioni alternative a quelle annunciate dai vertici aziendali, in un'area già purtroppo interessata da altre e gravi crisi occupazionali.
(4-11315)
Effettivamente la Società Wind Spa ha in atto un programma di riorganizzazione delle attività di controllo e supervisione della rete fissa e mobile, che prevede la costituzione di due poli, centralizzati a Roma e Milano, ove saranno accentrate le attività allo stato svolte dai centri di controllo rete di Milano, Mestre, Roma e Napoli.
Inoltre nel costituendo polo di Milano saranno centralizzate anche le attività attualmente svolte dal centro di controllo nazionale rete e dal gruppo specialistico di Ivrea.
L'attuazione di tale riassetto organizzativo, a giudizio dell'azienda, è dovuto alla necessità di una ottimizzazione del lavoro nelle strutture di field operations, di acquisire maggiore efficienza operativa e soprattutto di conseguire più elevati standard qualitativi dei servizi a vantaggio della clientela.
Inoltre, sempre in base a quanto dichiarato dalla azienda, le modifiche proposte mirano a valorizzare le professionalità coinvolte e ad un accrescimento del know how dei dipendenti, sia grazie ad una organizzazione del lavoro che consentirà di avere una visione più completa ed integrata della rete e del suo funzionamento, sia in virtù dei processi di affiancamento e di formazione previsti per sostenere l'accrescimento
Si fa presente, poi, che il predetto programma di riorganizzazione è tuttora in fase di negoziazione con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, al fine soprattutto di ridurre al minimo l'impatto sociale sui lavoratori.
In particolare allo stato attuale - per la sede di Napoli - il numero dei lavoratori che potrebbero essere interessati dal piano di trasferimenti è nell'ordine di un massimo di 40 unità, ovvero di uno inferiore, in funzione delle soluzioni che dovessero essere eventualmente individuate a seguito della discussione ancora in corso con le organizzazioni sindacali.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
all'alba del 23 febbraio 2005 un uomo di 33 anni, Carmine Iuorio, di Campagna (Salerno) - che stava manifestando insieme con altre 300 persone sull'autostrada A3, dove dal 21 febbraio scorso è bloccato il transito sul tratto tra Sibari e Battipaglia, per la protesta dei cittadini di Campagna contro il sito dei rifiuti di Basso dell'Olmo - è morto all'ospedale di Eboli, per arresto cardiocircolatorio;
la morte di Carmine Iuorio, che è purtroppo la drammatica conseguenza dei livelli di esasperazione che ha raggiunto la vicenda, ha lasciato sconcertati gli abitanti del luogo, i quali, appena appresa la notizia, si sono recati sul posto a rafforzare il presidio ed a manifestare l'intenzione di andare avanti nella protesta;
la suddetta tragica morte segna dolorosamente il punto insopportabile a cui è giunta la questione dei rifiuti e, oltre a procurare profonda tristezza, chiama il Governo nazionale a trovare una soluzione definitiva e risolutiva al problema;
a parere dell'interrogante va risanata la frattura che, in tutto questo tempo, si è venuta a creare tra cittadinanza e Istituzioni;
da parte del Governo mancano ancora risposte e soluzioni certe e definite, tenuto conto ad esempio del fatto che il sindaco di Campagna, Biagio Luogo - che sin dall'inizio della protesta è in strada con i suoi concittadini - ha più volte chiesto al commissario di governo per l'emergenza rifiuti in Campania, Corrado Catenacci, di essere ricevuto senza ottenere però nessuna risposta -:
se non ritengano opportuno intervenire, ciascuno per gli ambiti di propria competenza, presso i soggetti interessati, al fine di dare ascolto ai locali rappresentanti istituzionali, nell'intento di individuare una soluzione concreta e il più possibile condivisa dalla popolazione del luogo.
(4-13197)
Com'è noto il piano regionale prevede la realizzazione di n. 7 impianti di C.D.R. e n. 2 termovalorizzatori, oltre ai necessari siti di messa in riserva definitiva di Fos e sovvalli, nonché delle piattaforme di stoccaggio del CDR, queste ultime resesi necessarie nelle more della realizzazione degli impianti di termovalorizzazione.
Il Commissario di Governo proprio al fine di pervenire a soluzioni condivise dalle
In tale contesto, il consiglio provinciale di Salerno ha adottato la delibera n. 78 del 19 luglio 2004 con la quale ha individuato le caratteristiche escludenti la localizzazione di siti da utilizzare per il conferimento dei Fos e sovvalli suddetti.
L'individuazione del sito Basso dell'Olmo del comune di Campagna è emersa in occasione della riunione tenutasi presso la Prefettura di Salerno in data 23 luglio 2004. Il sito, infatti, presenta caratteristiche tecniche rispondenti ai parametri individuati dalla Provincia di Salerno con la delibera sopra citata.
In tale occasione, il sindaco del comune di Campagna ha espresso la propria contrarietà alla localizzazione del sito in località Basso dell'Olmo ed ha chiesto una ulteriore attività istruttoria in ordine all'idoneità del sito.
Per tale ragione, il comitato tecnico, nominato con ordinanze commissariali n. 123 del 7 giugno 2004 e n. 140 del 24 giugno 2004, in data 6 settembre 2004, ha stabilito di procedere ad un sopralluogo sul sito per una migliore ricognizione dello stato dei luoghi, avviando contemporaneamente una preliminare verifica della sussistenza delle caratteristiche tecniche del sito stesso. Sulla scorta delle considerazioni geologiche dell'area e con il supporto delle rappresentazioni cartografiche e della documentazione fotografica, in data 16 settembre 2004 è stato effettuato un sopralluogo che ha permesso di evidenziare che il sito:
a) è raggiungibile dall'A3 uscita Campagna, dotato di viabilità indipendente dai centri abitati del Comune;
b) non incide sulle fasce di rispetto autostradali e fluviali;
c) non incide sulle aree di Parco della Provincia né su altre aree protette a fini naturalistici;
d) presenta una distanza in linea d'aria da aree urbane perimetrabili superiori ai 1.500 m;
e) presenta una distanza dal fiume Sele superiore ai 500 m.;
f) include su un affioramento argilloso che ne garantisce l'idoneità idrogeologica e la tutela dei corpi idrici profondi;
g) è privo di caratteristiche estetiche di pregio e tale da far ritenere compatibile un'attività di riqualificazione ambientale.
Sulla scorta delle considerazione sopra esposte, il commissario ha autorizzato, con ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004, la Fibe Campania alla redazione di un progetto preliminare-definitivo per un intervento di ricomposizione morfologica del sito «Basso dell'Olmo» nel comune di Campagna, con l'utilizzo di volumetrie di cava per il conferimento di Fos e sovvalli provenienti dagli impianti di produzione del CDR della regione Campania.
Con la medesima ordinanza i tecnici della Fibe sono stati autorizzati all'accesso ai luoghi per procedere alla progettazione in parola, anche al fine di verificare l'esistenza di vincoli ambientali presenti nell'area interessata dall'intervento di cui tener conto nella successiva elaborazione progettuale.
Con nota prot. n. 19115 del 13 ottobre 2004, indirizzata al prefetto di Salerno, il sindaco del comune di Campagna ha espresso le sue perplessità in ordine alla scelta del commissario.
Successivamente, in data 18 ottobre 2004, il consiglio provinciale di Salerno ha chiesto la revoca dell'Ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004.
Successivamente, nel mese di novembre si è tenuta una riunione presso il Dipartimento di Protezione Civile e, alla presenza del capo dipartimento dottor Bertolaso, di rappresentanti della provincia e di parlamentari
A seguito di approfondito esame la Commissione ha concluso i lavori ritenendo tutti i siti esaminati non idonei per il conferimento di Fos e sovvalli provenienti dagli impianti di Cdr.
Pertanto, visti i risultati del lavoro condotto dalla Commissione sopra citata, è stata portata avanti l'iniziativa stabilita con l'ordinanza n. 237 del 30 settembre 2004.
In data 14 dicembre 2004 la Fibe Campania spa, con nota prot. n. FC/04/1291/Ape/ns ha trasmesso il progetto preliminare-definitivo, acquisito in data 15 dicembre 2004 al prot. n. 16436/CD RIF. La documentazione è stata depositata presso l'ufficio del Responsabile Unico del Procedimento per una verifica preliminare degli elaborati progettuali e trasmessa anche al Comitato Tecnico.
La Commissione e il RUP hanno espresso, dopo l'esame del progetto presentato dall'Affidataria, parere favorevole con prescrizioni.
Il Commissario di Governo, acquisiti tali pareri e considerato che ogni ritardo nell'adozione delle misure atte a superare lo stato di emergenza nel settore dei rifiuti poteva essere causa di turbativa sociale e di gravi e preoccupanti alterazioni delle condizioni di igiene e sanità pubblica, ha adottato l'ordinanza n. 346 del 31 dicembre 2004 con la quale è stato approvato, ai sensi dell'articolo 27 del decreto legislativo n. 22 del 1997, il Progetto definitivo per la realizzazione dell'intervento di ricomposizione morfologica della cava in località Basso dell'Olmo del comune di Campagna (Salerno) con l'utilizzo della Fos e dei sovvalli provenienti da impianti di produzione di CDR, presentato dall'Affidataria del servizio di smaltimento rifiuti solidi urbani, Fibe Campania spa, con alcune prescrizioni indicate nell'Ordinanza stessa.
In data 14 febbraio 2005, si è svolta una riunione presso la Prefettura di Napoli durante la quale il sindaco di Campagna, dopo aver appreso dell'ordinanza del TAR di Salerno n. 167 del 2005 che ha riconosciuto la legittimità dell'ordinanza di approvazione del progetto di ricomposizione morfologica della cava in località «Basso dell'Olmo» del comune di Campagna, respingendo la domanda di sospensione presentata dal comune stesso, ha espresso le sue preoccupazioni in ordine ai risvolti di ordine pubblico che la decisione giudiziaria avrebbe potuto determinare.
In tale riunione il commissario ha, però, precisato che il paventato problema di ordine pubblico non poteva essere considerato assorbente delle gravissime implicazioni di emergenza sanitaria ed ambientale che la mancanza di un sito per il conferimento della Fos e dei sovvalli avrebbe potuto determinare nell'intera provincia di Salerno, e che, pertanto, i lavori di allestimento del sito sarebbero, in ogni caso iniziati il 16 febbraio 2005.
In tale occasione, il sindaco di Campagna ha chiesto al commissario di valutare la possibilità di delocalizzare il sito prescelto, offrendo un'altra area individuata in località «Carrabona» dello stesso comune di Campagna, in prossimità dello stoccaggio provvisorio di RSU, utilizzato ai sensi dell'articolo 13 del decreto legislativo n. 22 del 1997. Sulla scorta di tale richiesta il commissario di Governo ha concesso al sindaco una proroga di due giorni al fine di sottoporre la scelta alternativa di «Carrabona» al vaglio del consiglio comunale che, convocato il giorno 16 febbraio 2005 si è espresso in senso contrario.
Ciò ha comportato la prosecuzione dei lavori di allestimento del sito di Basso dell'Olmo.
In seguito alle proteste dei cittadini di Campagna sulla localizzazione della discarica in questione, in data 24 e 25 febbraio 2005 si sono svolti una serie di incontri presso la prefettura di Napoli a cui hanno
Al termine dei sopralluoghi si è svolta una riunione, durante la quale il capo dipartimento della Protezione Civile ha comunicato che si darà corso alla realizzazione dell'intervento previsto in località Basso dell'Olmo e che, a tal fine, verranno garantite:
a) operazioni monitorate da un comitato composto da cittadini ed amministratori;
b) controlli igienico sanitari rigorosi da parte del Commissariato, dell'Arpac, dell'Asl Sa2, dell'Istituto Superiore di sanità;
c) chiusura immediata in caso vengano accertate alterazioni dell'equilibrio ambientale ed idrogeologico;
d) indicazione inderogabile del quantitativo di rifiuti da smaltire: al massimo 420.000 metri cubi di Fos;
e) attività per un periodo di 12 mesi (e non più di 15).
Nella predetta riunione, inoltre, si è convenuto che il commissario procederà, al termine dell'utilizzo del sito di Basso dell'Olmo, ad avviare ogni necessaria procedura per la messa in sicurezza del sito.
Si ricorda inoltre che il sito individuato in località Basso dell'Olmo pur se situato in prossimità di aree tutelate da un punto di vista naturalistico-ambientale, non ricade all'interno di alcuna di esse, risulta oggetto di attività estrattiva (cava di argilla), autorizzata con decreto n. 697/277 del 12 aprile 2001 dal settore provinciale del Genio Civile di Salerno fino al 7 luglio 2006.
Si aggiunge, infine, che con ordinanza commissariale n. 52 del 1o marzo 2005 è stato disposto che il sito di Basso dell'Olmo resterà in attività fino e non oltre il 31 maggio 2006, ed al punto 5 della medesima ordinanza il commissario delegato si è impegnato a procedere entro quattro mesi allo svuotamento del sito di Carrabona provvedendo a proprie spese al trasporto dei rifiuti presenti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
il 1 marzo 2005, i 90 dipendenti della Cooperativa «Avvenire», che lavorano all'interno dell'Ospedale «Perrino» di Brindisi, svolgendo mansioni di portantini, fattorini e di addetti alle pulizie della struttura, hanno protestato davanti ai cancelli del nosocomio, perché da circa due mesi non percepiscono lo stipendio, nonostante l'Ospedale abbia già pagato alla Cooperativa le somme legate alle prestazioni di servizio -:
se non ritenga opportuno intervenire presso i soggetti interessati, a tutela dei diritti, della dignità e delle professionalità dei lavoratori interessati, nell'intento di garantire loro sia le spettanze salariali arretrate e sia un futuro occupazionale certo e tranquillo.
(4-13275)
Sono stati ascoltati due rappresentanti sindacali interni della Cooperativa ed il responsabile del servizio della medesima che opera all'interno dell'ospedale Perrino di Brindisi.
I tre lavoratori hanno dichiarato che, a seguito dello sciopero dei dipendenti della Cooperativa Avvenire, del 1o marzo 2005, le retribuzioni relative ai mesi di gennaio e febbraio 2005, nonché la 13a mensilità
Gli stessi lavoratori hanno, poi, reso noto che, alla data del 6 aprile 2005, i dipendenti erano in attesa solo della retribuzione del mese di marzo 2005, retribuzione che verrà erogata non appena la Cooperativa consegnerà all'ospedale Perrino le fatture delle prestazioni di servizio rese.
Si fa presente, infine, che dall'indagine eseguita è stato accertato che l'AUSL BR/1 di Brindisi, tenuto conto che la Cooperazione Avvenire ha comunicato e confermato che non intende accettare proroghe dell'appalto oltre il 31 marzo 2005, con delibera n. 796 del 9 marzo 2005, ha assegnato l'espletamento dello stesso alla Cooperativa Ancona, la quale ha assorbito tutto il personale in forza alla Cooperativa Avvenire, onde evitare l'interruzione del pubblico servizio di ausiliariato presso l'ospedale Perrino.
Il Sottosegretario di Stato per il lavoro e per le politiche sociali: Maurizio Sacconi.
i coniugi sassaresi Giovanni Piero Fiori e Giovanna Pintus, divenuti genitori, a seguito di sentenza di adozione del 2 giugno scorso, del piccolo K., nato a Barnaul in Russia l'8 Giugno 1998, si imbarcarono con il bambino, il giorno successivo la sentenza, sul volo in partenza dall'aeroporto di Barnaul per il previsto ritorno in Italia, con scalo a Mosca;
trascorsa circa un'ora dal decollo K. mostrava segni di comprensibile nervosismo, probabilmente spaventato sia dal viaggio che dal cambiamento di vita che lo aspettava;
i genitori, preoccupati perché il bambino disturbava gli altri passeggeri e saltava sui sedili, cercavano di riportare la calma, limitandosi a sgridarlo e provvedendo a ricondurlo al proprio posto al fine di allacciargli nuovamente la cintura di sicurezza;
K. finalmente, si tranquillizzava e, allungandosi in mezzo ai genitori, si addormentava sereno fino all'atterraggio;
arrivati all'aeroporto di Mosca, i coniugi Fiori venivano fermati da una persona in abito grigio che senza qualificarsi, dopo aver chiesto i passaporti, li ritirava, facendo altrettanto con quelli degli altri passeggeri;
dopo 40 minuti tutti venivano portati, senza spiegazione alcuna, al posto di polizia situato al piano superiore dell'aeroporto. Da quel momento i signori Fiori non hanno più visto K., intravedendolo solo attraverso un vetro;
in seguito, grazie alla presenza di un interprete e di un funzionario dell'Ambasciata d'Italia, apprendevano di essere accusati di maltrattamenti ai danni del bambino;
sul piccolo sarebbero stati riscontrati alcuni trascurabili segni sulle gambe, che il bambino aveva già riferito di avere riportato durante una caduta dalla bicicletta, avvenuta nell'istituto il giorno precedente alla partenza durante la festa di saluto con i suoi compagni di classe;
dopo aver pagato una cauzione di 25 mila dollari, non prevista da alcuna legge, i coniugi venivano rimessi in libertà e rientravano in possesso dei passaporti con l'impegno scritto, però, a non lasciare la Russia;
la coppia rischia di perdere il figlio appena adottato e la madre una pesante condanna;
la vicenda in oggetto si inserisce in un clima reso assai teso dalla violenta campagna dei partiti nazionalisti contro le adozioni internazionali di bambini russi;
tra il 2000 e il 2004 sono stati 1.455 i minori russi adottati da italiani, a fronte di 3 milioni di bambini abbandonati nel Paese e di circa 1 milione presente negli orfanotrofi -:
quali iniziative il Governo intenda prendere per:
fare in modo che il Governo della Federazione russa disponga l'immediata restituzione del piccolo K. ai genitori;
inoltrare al governo russo una protesta ufficiale per l'ignobile e ingiustificato trattamento posto in essere dall'equipaggio del volo Barnaul-Mosca e dalla polizia aeroportuale di Mosca ai danni di due cittadini italiani;
rivedere i rapporti con la Federazione russa in materia di adozioni internazionali, da sempre fonte di speranza per giovani coppie senza figli ma, soprattutto, per minori abbandonati.
(4-15368)
È stato quindi aperto un procedimento penale a carico dei predetti, assistiti dall'avvocato Serghej Evghenevich Kadirov, presidente del Consiglio del Collegio degli avvocati di Mosca, riconosciuto esperto in materia.
L'autorità giudiziaria, l'8 giugno scorso, ha deciso di non procedere alla sospensione della patria potestà dei coniugi Fiori e di trasferire il minore presso una struttura pubblica specializzata di Mosca. È stata nel contempo concessa ai genitori adottanti la possibilità di visitare il minore che, secondo quanto riferito dall'ambasciata, ha reso dichiarazioni contrastanti sui presunti maltrattamenti ricevuti.
Il signor Fiori, non essendo indagato, avrebbe potuto lasciare in ogni momento il territorio russo, previa informazione alla polizia che conduce le indagini preliminari e all'organo di tutela che ha in custodia il minore. La signora Pintus, alla quale vengono attribuiti in via esclusiva i maltrattamenti, non poteva lasciare il Paese, e doveva invece rimanervi per tutto il periodo delle indagini preliminari e, in caso di rinvio a giudizio, per tutto il tempo della durata del processo (sei-otto mesi circa).
Per la chiusura delle indagini preliminari era necessario il parere di una commissione medica per certificare la natura dei segni rinvenuti sul corpo del minore all'epoca dei fatti, alla luce della documentazione a suo tempo prodotta dalle autorità medico-ospedaliere coinvolte nel caso. La Commissione si è riunita il 1o luglio scorso ed il caso si è chiuso con la completa assoluzione della signora Fiori per insussistenza di prove materiali nonché con il riconoscimento del diritto di quest'ultima a chiedere il risarcimento dei danni per quanto occorsole.
La spiacevole vicenda, che ha costretto i coniugi Fiori a restare in Russia per più di un mese, separati dal figlio adottivo, si è positivamente conclusa lo scorso 6 luglio, con il ritorno dell'intera famiglia in Italia.
Si fa presente che l'ambasciata a Mosca ha prestato ai signori Fiori costante assistenza, anche durante i loro incontri con il minore e con le competenti Autorità di giustizia. Ha altresì effettuato passi ai più alti livelli volti a richiedere di accelerare al massimo i tempi del procedimento penale in corso e di garantire la massima trasparenza e tutela dei diritti dei nostri connazionali.
Il Ministro Fini è intervenuto personalmente sull'ambasciatore russo a Roma che ha fornito assicurazioni circa la conclusione in tempi brevi dell'indagine, nel rispetto dei diritti sia dei genitori che del minore.
La vicenda è stata altresì portata all'attenzione della delegazione di parlamentari italiani, presente a Mosca in quei giorni, impegnata nei lavori della Grande commissione italo-russa del 6 e 7 giugno scorsi. Sono stati sensibilizzati al caso dei coniugi Fiori, il vice primo Ministro, Zhukov, il presidente della Duma di Stato, Gryzlov e la presidente della commissione per le questioni familiari e femminili della Duma, Lachova affinché potessero essere forniti
Circa, infine, l'ultimo quesito posto dall'interrogante, non si può che ribadire l'auspicio che l'episodio resti un caso isolato alla luce dell'ottima collaborazione tra Italia e Russia in materia di adozioni e di tutela dell'infanzia, confermata dalle assicurazioni fornite in un comunicato ufficiale del MID nonché dai dati statistici. Nel 2004, infatti, la Russia è stato il Paese con il quale si è registrato il maggior numero di adozioni di minori da parte di coppie italiane (736 su 3.398 minori adottati).
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Roberto Antonione.
se corrispondono a verità le gravi dichiarazioni rese alla cronaca fiorentina, del 15 marzo 2005 di un quotidiano nazionale del sottosegretario all'ambiente on. Roberto Tortoli secondo il quale l'accordo convenuto tra Stato-regione e comune di Firenze per il sottopasso ferroviario della città sarebbe un'operazione inutile e che lo stesso sottosegretario «farebbe di tutto per far saltare l'intero progetto»;
quali siano le posizioni di merito del Governo in materia tenuto conto della grande importanza della Alta Velocità per il paese e della delicatezza delle sue ricadute in termini infrastrutturali e territoriali su Firenze e se condivida il metodo di queste citernazioni;
se in questa luce le richieste di integrazioni alla documentazione presentata per la valutazione di impatto ambientale sullo scavalco di Castello siano da attribuire al merito dello scavalcamento stesso o ad una più generale opposizione al progetto di attraversamento di Firenze concordato tra Governo ed enti territoriali interessati.
(4-13432)
In merito all'espletamento del procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale, esso venne attivato dalla società Italfer in data 9 aprile 2004.
Il parere espresso in data 14 aprile 2005, con il n. 685, riguarda la pronuncia di compatibilità ambientale per il progetto ferroviario della penetrazione urbana di Firenze della linea A.C. dal km. 1+784, e lo stesso progetto, era già stato assoggettato ad una precedente procedura di VIA.
L'ulteriore procedura di VIA si è resa necessaria in quanto il progetto è stato ritenuto modifica sostanziale del progetto già valutato con parere della Commissione VIA depositato nella Conferenza dei Servizi del 3 marzo 1999.
L'istruttoria che ha caratterizzato il lavoro della Commissione ha necessitato di una serie di approfondimenti e chiarimenti; la documentazione è stata presentata dal proponente in data 23 settembre e 9 novembre 2004, 21 gennaio e 6 aprile 2005.
Allo stato, avendo parimenti acquisiti i pareri del Ministero per i beni e le attività culturali e della regione Toscana, è in via di predisposizione lo schema di decreto di compatibilità ambientale da sottoporre alla firma dei Ministri concertanti.
Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio: Altero Matteoli.
i porti di Gioia Tauro e di Napoli, in continua espansione, potrebbero rappresentare
purtroppo, questi porti continuano a rappresentare una fonte di lucrosi interessi e traffici illeciti per 'ndrangheta e camorra, come testimoniano gli ingenti sequestri di partite di droghe e di migliaia di prodotti contraffatti, quali occhiali, vestiti, alimenti, sigarette;
più volte a livello parlamentare, imprenditoriale, prefettizio, di Direzione Investigativa Antimafia, di Commissione Antimafia, è stato manifestato allarme e preoccupazione per la situazione venutasi a creare in questi porti, e gli interventi volti a fronteggiare la minaccia criminale hanno sì registrato importanti risultati, ma non risolutivi;
la situazione di radicata e pervasiva illegalità su tutte le attività portuali di Napoli e Gioia Tauro crea enormi danni, da un lato impedendo di fatto lo sviluppo di una sana economia territoriale, a tutto vantaggio della criminalità che investe i proventi ottenuti per rafforzarsi sul territorio nazionale, dall'altro al comparto manifatturiero italiano che assiste impotente all'invasione incontrollata sul mercato interno di prodotti illegalmente importati e sdoganati;
i prodotti alimentari, inoltre, non essendo sottoposti a controlli, qualora posti in commercio possono rappresentare un pericolo per la salute e per la sicurezza dei consumatori;
si ravvisa la necessità da parte del Governo di predisporre azioni forti mirate alla protezione della legalità, alla tutela delle regole della concorrenza, in particolare per i prodotti dell'industria manifatturiera e alla salvaguardia dei consumatori -:
se non ritengano opportuno sospendere l'attività doganale nei porti di Napoli e Gioia Tauro sino a quando non saranno risolti i problemi di diffusa illegalità ivi radicati.
(4-13405)
I danni determinati dalla «situazione di radicata e pervasiva illegalità su tutte le attività portuali di Napoli e Gioia Tauro» che, secondo quanto rappresentato nell'interrogazione, impediscono «di fatto lo sviluppo di una sana economia territoriale» non sembra possano essere rimossi, ad avviso dell'Agenzia delle dogane, eliminando tout court i traffici internazionali di questi porti e sospendendone la relativa attività doganale, inclusa l'azione di contrasto alle importazioni illegali, a meno di non ritenere che i prodotti contraffatti e di contrabbando vengano commercializzati in Italia ed in tutta Europa solo perché possono essere sbarcati a Napoli ed a Gioia Tauro. Al contrario, è facile prevedere che nel momento in cui s'impedisse di sbarcare o imbarcare tali merci a Napoli ed a Gioia Tauro, si avrebbe uno spostamento in altri porti italiani ed europei, con la paradossale conseguenza che le merci illegali arriverebbero, comunque, sul mercato interno da altri porti italiani ed europei, mentre la parte sana del traffico commerciale - sicuramente prevalente - non produrrebbe più i suoi effetti benefici in termini di
Ciò premesso, l'Agenzia delle dogane ha evidenziato gli indici di positività che i porti di Napoli e Gioia Tauro registrano nello svolgimento delle loro attività (grazie all'impiego di risorse umane pari a 55 doganieri nel primo e 42 doganieri nel secondo porto). In particolare, nella sezione di Napoli Porto, nel corso del 2004, sono state selezionate, in totale, per il controllo documentale, scanner e per il controllo fisico ben 14.584 dichiarazioni, con una media mensile di 1.215 dichiarazioni verificate: di queste, 860 hanno presentato difformità. Presso la dogana di Gioia Tauro sono state presentate, nel 2004, 1.561.299 bollette d'importazione, ne sono state controllate 330.334 e, di queste, 6.492 sono risultate difformi.
Inoltre, dalla efficace attività di controllo svolta dagli uffici doganali di Napoli e Gioia Tauro è derivato uno straordinario contributo all'innalzamento della capacità di contrasto delle dogane europee al traffico illegale di merci. I risultati di tale attività sono stati, nel 2004, rilevanti: complessivamente, sono stati sequestrati - da parte di queste due dogane - più di 700 containers di merci, di origine prevalentemente cinese, appartenenti ai settori merceologici a rischio (indumenti, tessili, giocattoli, orologi, accessori di abbigliamento, materiale elettrico ed elettronico, sigarette, droga, armi), con l'accertamento di oltre 800 violazioni di natura penale e amministrativa (contraffazione, falsa o fallace indicazione di origine - ai sensi dell'articolo 4, comma 49, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 -, contrabbando, violazione di divieti economici, violazione delle norme sulla sicurezza generale dei prodotti, sulla circolazione dei rifiuti, delle armi, eccetera). Il numero totale dei prodotti posti in sequestro è stato superiore a 31 milioni di pezzi, per un valore stimato al momento della verbalizzazione superiore a 150 milioni di euro.
Con riferimento, poi, alla preoccupazione più volte manifestata «a livello parlamentare, imprenditoriale, prefettizio, di direzione investigativa antimafia, di Commissione antimafia, ... per la situazione venutasi a creare in questi porti», l'Agenzia delle dogane ha sottolineato le importanti collaborazioni realizzate con la Guardia di finanza, a livello regionale e centrale, per la creazione degli uffici integrati di analisi dei rischi e le azioni di collaborazione e di scambio informativo attivate con la Direzione investigativa antimafia nazionale, proprio in relazione alle connessioni tra traffici internazionali illegali di merci e criminalità organizzata.
Infine, si deve sottolineare il grande impegno profuso dall'Agenzia delle dogane per l'istituzione, presso gli scali marittimi di Napoli e Gioia Tauro, degli uffici C.S.I. (Iniziativa per la Sicurezza dei Container) con la dogana statunitense, iniziativa, questa, finalizzata a garantire la sicurezza dei container e che risponde sia agli accordi bilaterali assunti dal nostro Paese con gli USA, sia all'accordo di mutua assistenza amministrativa, in materia doganale, tra la Comunità europea e gli USA, recentemente ampliato per ricomprendervi la C.S.I.
Il Comando generale della Guardia di finanza ha, a sua volta, riferito preliminarmente che il Corpo, quale forza di polizia a competenza generale in materia economica e finanziaria, anche al fine di assicurare il regolare svolgimento degli scambi commerciali con l'estero, opera in stretta connessione con l'Agenzia delle dogane negli spazi doganali, per impedire l'illegale introduzione di prodotti nel territorio dello Stato e dell'Unione europea.
Al fine di pervenire a forme strutturate di collaborazione, la Guardia di finanza ha stipulato un protocollo d'intesa con: Confindustria, per realizzare una mirata attività conoscitiva nello specifico settore dell'importazione, produzione, distribuzione e commercializzazione di prodotti recanti marchi contraffatti o realizzati in violazione delle norme in materia di diritto d'autore; le competenti articolazioni del Mistero delle attività produttive, finalizzato a razionalizzare e meglio orientare, in chiave strategica, i reciproci sforzi per ottenere una sinergica e più penetrante azione di contrasto nel
In particolare, per quanto concerne la situazione nel porto di Napoli, il predetto Comando generale ha rappresentato che, nel mese di novembre 2003, a seguito di un apposito incontro, promosso a livello centrale dai rappresentanti dell'Agenzia delle dogane e della Guardia di finanza, per una valutazione congiunta della complessiva attività di vigilanza prestata a Napoli, si è convenuto sulla necessità di razionalizzare le procedure di selezione dei carichi da sottoporre a controllo, prevedendo la condivisione dei risultati delle rispettive analisi dei rischi, al fine di individuare i carichi sospetti, prima ancora dell'esaurimento delle formalità di svincolo delle merci.
Le intese raggiunte sono state formalizzate in un apposito protocollo siglato, il 9 marzo 2004, dai vertici locali delle due Amministrazioni, con cui sono state definite le modalità dell'azione di contrasto all'introduzione nel porto di merci illegali, prevedendo, inoltre, a livello provinciale, un'azione di coordinamento degli accessi e delle verifiche «a posteriori» presso gli operatori economici destinatari delle partite di merci importate.
Nel quadro dei predetti accordi si inserisce, tra l'altro, l'istituzione di un «Ufficio integrato di analisi dei rischi», nel cui ambito l'Agenzia delle dogane garantisce ai militari designati dal Corpo l'accesso informatico ai dati del sistema AIDA (Automazione, integrata dogana ed accise) con il profilo di «osservatore», mentre la Guardia di finanza condivide con l'Agenzia le informazioni elaborate dal sistema G.A.Doc. (Gruppo analisi documenti) di analisi dei rischi, già funzionante presso le proprie strutture investigative.
Con l'immediata condivisione delle informazioni relative alle merci in entrata, anche il personale del Corpo è, pertanto, posto nella condizione di effettuare l'analisi dei rischi sin dalla fase dell'accertamento doganale e di confrontarne i risultati con quelli dell'analoga attività svolta centralmente dall'Agenzia delle dogane, così da individuare, di concerto, i carichi da esaminare in maniera più approfondita.
Per quanto riguarda la situazione del porto di Gioia Tauro, il Comando regionale della Calabria ha riferito che l'attività presso tale porto, dalla data di avvio ad oggi, ha avuto un rilevante incremento nella movimentazione di containers. Infatti, dai circa 24.000 containers movimentati nel 1999, se ne prevedono oltre 3.500.000 per l'anno in corso.
In considerazione della normativa doganale attualmente vigente, nonché della strategica rilevanza che l'area portuale di Gioia Tauro riveste, il Comando generale della Guardia di finanza ha comunicato di aver istituito, presso la Compagnia di Gioia Tauro, un'apposita articolazione - denominata S.A.R.T.I.C. (Squadra di analisi rischi traffici illeciti in containers) - che effettua un costante monitoraggio delle merci in transito, in modo da sottoporre ad ispezione solo i containers sospetti, selezionati a seguito di valutazione di precisi elementi di rischio sulla base di un programma di analisi appositamente elaborato.
Il predetto Comando generale ha fatto presente, inoltre, che i traffici illeciti individuati nell'ambito portuale attraverso l'attività operativa svolta nello specifico contesto, solo in parte sono riconducibili ad interessi di organizzazioni criminali locali o nazionali.
L'esame della documentazione doganale posta a corredo delle spedizioni di merci oggetto di sequestro ha, infatti, rivelato che, nella maggior parte dei casi, tali merci erano destinate a paesi dell'area Mediorientale, dell'ex Unione Sovietica o dell'ex Jugoslavia, mentre soltanto in minima parte erano destinate all'importazione definitiva sul territorio nazionale o verso nazioni appartenenti all'Unione europea.
In proposito, il Ministero dell'interno, per quanto di competenza, ha rappresentato che, per far fronte alle infiltrazioni della criminalità organizzata nell'attività che si
In particolare, presso il porto di Gioia Tauro, è stato istituito, con provvedimento del Capo della Polizia del 19 agosto 2004, l'autonomo ufficio di Polizia di Frontiera-Scalo marittimo che, operando nell'area portuale, consentirà un più capillare controllo di quell'ambito.
Il medesimo Dicastero ha, infine, comunicato che, presso il porto di Gioia Tauro, è operativo, dal 1o luglio 2004, il progetto «International shipping and port security», elaborato dopo gli eventi dell'11 settembre 2001, che assicura un adeguato grado di protezione del traffico marittimo, anche da pericoli di possibili attentati terroristici ed inoltre, in tale ottica, è stato finanziato un progetto, nell'ambito del P.O.N.-Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia, per la realizzazione di ulteriori misure rispetto a quelle già attive.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Manlio Contento.
l'attuale ministero delle infrastrutture e trasporti è il risultato di varie riforme e modifiche organizzative, non ancora completamente attuate, l'ultima delle quali ha comportato l'accorpamento degli ex ministeri dei lavori pubblici e dei trasporti e della navigazione;
in questa situazione di incompiutezza ed incertezza, l'attività ministeriale è stata comunque garantita da tutta l'attuale dirigenza;
in concomitanza a tali mutamenti organizzativi, la dirigenza di I fascia, nel corso degli ultimi due anni, ha beneficiato di ben due consistenti aumenti retributivi con relativa formalizzazione degli incarichi;
la dirigenza di II fascia non ha invece visto disciplinate le modalità di conferimento dei propri incarichi che, comunque, ha continuato ad espletare, garantendo così la continuità dell'azione amministrativa;
questa situazione di precarietà, causata dal dispregio delle più elementari norme, determina nei dirigenti di II fascia, uno stato di grave disagio ed incertezza del ruolo e della funzione svolta, con il risultato di sottoporre la categoria e i singoli dirigenti anche a situazioni a rischio di mobbing, con conseguenti riflessi negativi sull'attività amministrativa;
l'amministrazione, in tale stato di incertezza, sta avviando procedimenti finalizzati ad equiparare, giustamente, il maturato economico dei dirigenti di II fascia ex lavori pubblici con quelli ex trasporti; purtroppo, non avendo reperito adeguate risorse economiche per integrare il relativo «fondo per la retribuzione di posizione e di risultato» dei dirigenti di II fascia, l'amministrazione pretende, ad avviso dell'interrogante in modo del tutto illegittimo ed iniquo, di attuare la perequazione riducendo l'attuale retribuzione dei dirigenti ex trasporti al fine di incrementare quella dei dirigenti ex lavori pubblici -:
se e come il Ministro intenda provvedere per definire l'assetto organizzativo del proprio dicastero e conferire gli incarichi dirigenziali di II fascia;
se e come il Ministro intenda provvedere al reperimento delle necessarie risorse economiche per garantire la perequazione tra tutti i dirigenti di II fascia del ministero delle infrastrutture e trasporti, senza apportare alcun danno economico per i dirigenti ex trasporti;
se e come il Ministro intenda provvedere ad un aumento retributivo anche per i dirigenti di II fascia dell'intero ministero in modo analogo a quanto avvenuto per i dirigenti di I fascia.
(4-07821)
In particolare, il citato regolamento n. 177 del 2001 prevedeva, a livello di organizzazione centrale, l'articolazione del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti in quattro dipartimenti e l'istituzione, all'interno degli stessi, di diciannove direzioni generali.
Con decreto del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti 28 dicembre 2001, n. 1751, si procedeva, quindi, all'individuazione, nell'ambito degli Uffici istituiti con il predetto decreto del Presidente della Repubblica n. 177 del 2001, delle unità organizzative dirigenziali di secondo livello ed alla definizione dei relativi compiti.
Solo a seguito dell'entrata in vigore del richiamato decreto ministeriale n. 1751 del 2001, potevano, pertanto, essere avviate le iniziative per la graduazione delle posizioni dirigenziali di seconda fascia e la regolamentazione delle procedure di conferimento degli incarichi, propedeutiche alla stipula dei relativi contratti individuali.
Con specifico riferimento alla definizione della graduatoria delle posizioni dirigenziali, di particolare complessità si è rivelata l'attività posta in essere dall'Amministrazione, impegnata, attraverso il coinvolgimento di tutte le strutture interessate, nell'elaborazione di proposte metodologiche. Proposte che, nel rispetto dei criteri generali fissati dal vigente C.C.N.L., dovevano tener conto, da un lato, della necessità di ricondurre a logiche di valutazione unitaria le differenti realtà organizzative e funzionali proprie delle strutture già appartenenti ai soppressi Ministero dei lavori pubblici e Ministero dei trasporti e della navigazione e, dall'altro, dovevano risultare in grado, in fase applicativa, di fornire soluzioni adeguate alla note problematiche connesse all'esigenza di perequazioni dei trattamenti retributivi dei dirigenti di seconda fascia provenienti dai soppressi Ministeri.
Per quanto concerne l'ulteriore profilo della regolamentazione delle procedure per il conferimento degli incarichi ai dirigenti di seconda fascia, con decreto ministeriale 30 settembre 2003, n. 5, venivano determinati i criteri generali per l'affidamento (l'avvicendamento e la revoca) degli incarichi medesimi, mediante la previsione di modalità procedurali tese ad ottimizzare l'utilizzo del personale dirigenziale disponibile, secondo criteri di trasparenza e pubblicità.
Nel frattempo, le innovazioni normative conseguenti all'entrata in vigore del decreto legislativo 12 giugno 2003, n. 152, con il quale venivano, tra l'altro, apportate modifiche agli articoli 42 e 43 del decreto legislativo n. 300 del 1999, ponevano le basi per l'ulteriore riordino della struttura organizzativa del Ministero.
Infatti, il citato decreto legislativo n. 152 del 2003, nel confermare, a livello centrale, la struttura dipartimentale dell'Amministrazione ne prevedeva l'articolazione in un numero non superiore a sedici Direzioni generali, in luogo della diciannove originariamente previste.
In tale contesto e nella prospettiva, quindi, degli imminenti mutamenti organizzativi, la fase di contrattualizzazione dei dirigenti di seconda fascia non ha potuto trovare completamento ed è stata, pertanto, differita al termine del processo di riforma organizzativa dell'Amministrazione.
Al riguardo, per quanto riguarda l'adozione del decreto ministeriale attuativo del regolamento di riorganizzazione emanato con decreto del Presidente della Repubblica 2 luglio 2004, n. 184 con il quale saranno individuati gli Uffici dirigenziali di secondo livello, si comunica che il provvedimento medesimo, sottoscritto in data 19 aprile 2005 (decreto ministeriale 19 aprile 2005, n. 321), è stato registrato dalla Corte dei Conti in data 1o luglio 2005.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.
lungo l'attuale strada statale 659 della Valle Antigorio e Formazza, nel comune di Crodo e più precisamente nel tratto fra le località Rencio Inferiore e Bagni di Crodo, nel 1966 (quando la strada ora statale era ancora strada provinciale sottoposta alla amministrazione provinciale di Novara) furono eseguiti lavori di allargamento della carreggiata;
a seguito delle pratiche di esproprio da parte di quella amministrazione a carico dei proprietari dei fondi a fronte della strada, furono proposti rimborsi ma (nonostante che i lavori siano stati poi effettuati) non si procedette né alle operazioni di effettivo esproprio né al pagamento degli indennizzi, tanto che oggi quei terreni risultano ancora di proprietà dei privati di allora o loro eredi;
nonostante che più volte in questi anni i proprietari abbiano richiesto il pagamento degli espropri nulla è stato concluso, con un palleggiamento di responsabilità tra Anas, provincia di Novara e l'attuale provincia del Verbano Cusio Ossola che ne è subentrata in quella parte di territorio;
ad oggi, l'ANAS chiede a quegli stessi proprietari il pagamento dei canoni di accesso alla strada statale dai fondi privati, quando agli stessi neppure è stato ancora versato l'indennizzo di esproprio -:
se il Ministro e l'ANAS siano a conoscenza di questa intricata situazione;
se sia corretto chiedere canoni per terreni di proprietà privata quando gli stessi non siano ancora stati pagati ai legittimi proprietari;
il perché di questi ritardi ed in quali tempi si ritiene saranno liquidati;
se, più in generale, non si ritenga di dover rivedere il sistema del pagamento dei canoni di accesso su strade statali soprattutto di montagna, quando accedano alla strada viottoli o strade secondarie provenienti da fondi agricoli che interessano una pluralità di proprietari e per i quali sia quindi effettivamente difficile stabilire chi siano quelli effettivamente chiamati a pagare il canone che - per essere liquidato - prevede una pratica burocratica dal costo enormemente superiore al canone stesso;
tenuto conto che i predetti accessi non si pagano nei centri abitati, perché l'ANAS non compia una seria ricognizione per accertare gli effettivi tratti di «centro abitato» evitando di pretendere canoni non dovuti e tenendo presente che la sola rivendicazione del proprio diritto da parte dei proprietari comporta una spesa ingente, spropositata rispetto ai canoni richiesti e comunque non dovuti, e per le cui pratiche l'ANAS dovrebbe poi rifondere le spese sostenute.
(4-14219)
Per quanto riguarda i canoni concessori, la società stradale ribadisce che gli stessi sono comunque dovuti indipendentemente dalla tipologia dei rapporti esistenti tra i
In particolare non sussiste alcuna specifica ragione per cui alcune categorie di utenti siano esonerate dall'obbligo di versamento del canone di accesso in relazione al regime giuridico della strada gravata essendo il canone concessorio dovuto anche ove a monte della proprietà prospiciente la strada ve ne siano molte altre che utilizzano lo stesso accesso. In tal caso il canone per l'accesso sarà dovuto all'ente concedente pro quota da tutti i comproprietari che ne godono iure domini.
Per quanto riguarda, infine, l'ammontare della somma dovuta (canone) per l'utilizzazione della strada, l'Anas informa che questa viene determinata, ai sensi dell'articolo 24 del decreto legislativo n. 285 del 1992, dall'ente concedente valutando: le soggezioni che derivano dalla strada o autostrada quando la concessione rappresenta l'oggetto principale dell'impresa; il valore economico risultante dal provvedimento di autorizzazione o concessione; il vantaggio che l'utente ricava dal rilascio del provvedimento di autorizzazione o concessione.
Il Viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: Ugo Martinat.